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SAGGI Media digitali, atteggiamenti e opinioni degli italiani su un sistema dell’informazione che cambia di Fabio Giglietto, Lella Mazzoli, Federico Montanari, Giulia Raimondi PROBLEMI DELL’INFORMAZIONE ANNO XXXIX, N. 2, AGOSTO 2014 Digital media, attitudes and opinions of Italians on a changing news media system Based on telephone interviews with a representative sample of the Italian adult population (18 +), the survey NEWS-ITALY has investigated – since 2011 – the views and preferences of Italian news consumers. The article presents the results of a research that, drawing on the data of NEWS-ITALY 2014 survey (N = 1,013), has focused on the relation- ship between different ways of consuming news in digital format and the opinions and attitudes of respondents regarding their search and consumption of information. More specifically, through a comparison between different regression models, we were able to assess the role played by the use of internet, smartphone/tablet and social networking sites for getting information, in influencing Italians’ opinions regarding their experience with news. The analysis shows a significant effect of the use of the internet for getting news on respondents’ opinions regarding their experience of information overload, their encounter with news as a result of relatives and friends’ suggestions and their preference for get- ting news form sources contradicting their own opinions and views. Keywords: news, internet, information overload, mobile, sns Introduzione L’ecologia dei media sta cambiando. E sta cambiando il sistema dell’in- formazione. Il progressivo affermarsi di internet e dei media digitali e

Media digitali, atteggiamenti e opinioni degli italiani su un sistema dell'informazione che cambia. Digital media, attitudes and opinions of Italians on a changing news media system

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SAGGI

Media digitali, atteggiamenti e opinioni degli italiani su un sistema dell’informazione che cambiadi Fabio Giglietto, Lella Mazzoli, Federico Montanari, Giulia Raimondi

PROBLEMI DELL’INFORMAZIONE – ANNO XXXIX, N. 2, AGOSTO 2014

Digital media, attitudes and opinions of Italians on a changing news media system

Based on telephone interviews with a representative sample of the Italian adult population (18 +), the survey NEWS-ITALY has investigated – since 2011 – the views and preferences of Italian news consumers. The article presents the results of a research that, drawing on the data of NEWS-ITALY 2014 survey (N = 1,013), has focused on the relation-ship between different ways of consuming news in digital format and the opinions and attitudes of respondents regarding their search and consumption of information. More specifically, through a comparison between different regression models, we were able to assess the role played by the use of internet, smartphone/tablet and social networking sites for getting information, in influencing Italians’ opinions regarding their experience with news. The analysis shows a significant effect of the use of the internet for getting news on respondents’ opinions regarding their experience of information overload, their encounter with news as a result of relatives and friends’ suggestions and their preference for get-ting news form sources contradicting their own opinions and views.

Keywords: news, internet, information overload, mobile, sns

Introduzione

L’ecologia dei media sta cambiando. E sta cambiando il sistema dell’in-formazione. Il progressivo affermarsi di internet e dei media digitali e

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la conseguente necessità di rinnovamento dei media tradizionali han-no influito sulle modalità di produzione, diffusione e consumo delle notizie.

Tante sono state le riflessioni e le ricerche che hanno preso spunto da questi temi e tante ne stanno emergendo. Negli Stati Uniti il dibattito è particolarmente attivo, ma le trasformazioni – diventate ormai di portata globale – stanno interessando sempre più il mondo della ricerca e quello dei professionisti dell’informazione. Internet sta modificando profondamente il modo di fare giornalismo. L’industria dell’editoria non si arrende alla crisi del settore e sta rispondendo a questa transizione con nuovi investimenti, fatti proprio sulle piatta-forme digitali. Che si tratti di un atteggiamento realistico o nostalgico (Shirky 2014) ai lettori poco importa, anzi sembrano apprezzare queste nuove opportunità. Come testimonia l’Innovation Report del New York Times («The New York Times» 2014), le pubblicazioni online, e quindi l’innovazione digitale, paiono essere una sempre più valida alternativa, oltre che una strada obbligata, all’editoria tradizionale. E ancora, The State of News Media 2014 («Pew Research Journalism Project» 2014), che annualmente pubblica un rapporto sulle trasformazioni dei media e dell’informazione, sottolinea i cambiamenti dei comportamenti dei consumatori di news di conseguenza all’affermarsi dei media digitali.

In Italia l’attenzione verso questi temi è andata crescendo ne-gli ultimi anni. L’indagine News-Italia (Osservatorio News-Italia), alla sua quarta edizione, ha cercato, dal 2011 a oggi, di mettere a fuoco que-ste trasformazioni, osservando gli atteggiamenti e le opinioni degli ita-liani su un sistema dell’informazione in fase di radicale trasformazione.

Nonostante l’avvento sempre più massiccio dei media digitali, i media tradizionali rappresentano ancora oggi una realtà molto forte nel panorama informativo, anche in quello italiano. La televisione, medium mainstream per eccellenza, è il mezzo più seguito per informarsi (Greenslade 2014), mostrandosi predominante rispetto agli altri media tradizionali, alcuni dei quali, carta stampata in primis, stanno invece vivendo un particolare momento di crisi. In Italia nel 2011 i quotidiani nazionali informavano più di due terzi degli italiani, oggi invece è poco meno della metà ad aggiornarsi leggendo articoli o approfondimenti sulla carta stampata.

Internet, invece, segue il trend internazionale e vive un periodo di ascesa all’interno del sistema dell’informazione (Osserva-

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torio News-Italia, 2014; Censis, 2013; Istituto Nazionale di Statistica, 2013). Secondo i dati dell’Osservatorio News-Italia, nel nostro Paese si è passati dal 51% del 2011 al 62% di coloro che consumano news in rete e che scelgono questa piattaforma quale medium – comple-mentare o alternativo rispetto a quelli tradizionali – per informarsi in un giorno normale. Le news online sembrano essere diventate più popolari di quelle cartacee. Anche il rapporto News Consumption in the UK 2014 (Ofcom 2014) mette in evidenza questa tendenza: più di quattro persone su dieci utilizzano internet, anche attraverso app, per seguire news o aggiornamenti.

Questi dati portano a pensare a una riorganizzazione com-plessiva delle pratiche di news-making, pratiche che appartengono sem-pre meno esclusivamente ai professionisti dell’informazione e sempre più frequentemente a quelli che una volta erano meri consumatori di news. Internet, e la sua fruizione attraverso i dispositivi mobili, sem-brano aver rivoluzionato il modo di approcciare alla notizia e quindi di informarsi. Da un lato hanno offerto nuove occasioni di informazione e hanno permesso di avere una fruizione e una copertura delle news più esaustiva; dall’altro è necessario andare a osservare le scelte dei consumatori di news che sembrano essere sempre più orientate a un atteggiamento critico e di tipo valutativo.

A questo proposito, lo scenario che l’osservatorio presenta sembra essere il seguente. Ci troviamo di fronte a una forte crescita di accesso a siti web di quotidiani nazionali (2014: 39%, +7% rispetto al 2013) e di emittenti televisive (2014: 23%), blog di giornalisti (2014: 18%, +6% rispetto al 2013), podcast di programmi radiofonici (2014: 9%), social network (2014: 24%), Twitter in particolare (Osservatorio News-Italia)1. L’esposizione continua e crescente a una sempre maggiore quantità di informazione, che è amplificata dai media digitali, sembra aver reso il consumatore più coinvolto nell’organizzare e nel gestire un palinsesto informativo personale e di fruirne secondo le proprie abitu-dini e i propri interessi. Si affida a più fonti, dalle 2 alle 5 piattaforme informative, e lo fa quotidianamente, magari anche più volte durante la giornata (2014: 88%) (Osservatorio News-Italia), costruendo così un vero e proprio patchwork informativo (Mazzoli 2012).

1 Per il lavoro e la metodologia utilizzata dall’Osservatorio News-Italia si veda www.news-italia.it.

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Un’altra tendenza riguarda l’importanza dell’informazione fruita tramite tecnologia mobile (smartphone, tablet o qualsiasi altro dispositivo portatile). Un modo di consumare informazione, quello in movimento, che piace al 42% degli italiani (2014: 42%, 2013: 41%, 2012: 31%, 2011: 28%) ma viene apprezzata soprattutto dalle classi di età più giovani. Come vedremo successivamente nella parte del nostro articolo dedicata ai risultati dell’indagine, la variabile età sembra in-cidere sui modi di utilizzo dei media digitali, in particolare per quanto riguarda il mobile e i social media.

L’aspetto partecipativo, relativo alla condivisione di notizie tramite social network – fruite sempre più attraverso i dispositivi mo-bili – diventa rilevante all’interno dei comportamenti di consumo. Sui social network si condivide e ci si informa, lo fa il 24% degli italiani che consuma le news in rete. Questo aspetto, emerso in modo prepon-derante in questi ultimi anni e reso possibile dai media digitali, sembra contribuire alla trasformazione dell’opinione pubblica. La facilità di condivisione e di partecipazione all’informazione – nelle sue diverse forme, dal commento di una notizia al tweet durante una trasmissione televisiva o all’intervento postato su Facebook – influisce sulla costru-zione delle opinioni e degli atteggiamenti degli italiani nei confronti del sistema dell’informazione (Mazzoli 2013). L’utilizzo dei media digitali permette di essere, oltre che consumatori, anche produttori, o meglio gestori, di informazione. Si tratta di una sorta di duplicità: un atteggiamento passivo e al tempo stesso attivo. Passivo nel ricevere le news proposte dall’agenda dettata dai media mainstream, poi ripresa e amplificata dalla rete, e attivo nel ricercare approfondimenti, curio-sità, informazioni aggiuntive che vanno a completare la notizia stessa e che rendono il consumatore più critico e attento nei confronti del sistema stesso dell’informazione. Queste pratiche e atteggiamenti dei nuovi consumatori di news possono essere pensate come modalità di costruzione di frame (Lakoff 2006), che vanno a conferire coerenza ai contenuti ricercati in rete.

A partire dall’edizione 2014 di News-Italia, e come appro-fondiremo nella parte metodologica e di presentazione dei dati, l’analisi mira a comprendere come l’avvento dei media digitali abbia modificato e trasformato gli atteggiamenti e le opinioni degli italiani sul sistema dell’informazione. In termini meno formali, abbiamo utilizzato i dati disponibili per rispondere a domande di comune interesse quali: Inter-

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net aumenta la nostra percezione di essere bersaglio di una quantità di informazioni che supera la nostra capacità di gestirle? I dispositivi mobili come smartphone e tablet e i siti di social network acuiscono ulteriormente questa sensazione di information overload o piuttosto la alleviano? Informarsi attraverso Internet ci rende più critici e meno soddisfatti del sistema dell’informazione? Internet, siti di social net-work e dispositivi mobili influiscono sulle motivazioni che ci spingono a informarci? E come, infine, l’uso di questi strumenti influenza la frequenza e il punto di vista delle informazioni che cerchiamo?

Analisi della letteratura. Forme, identità, audience e pratiche discorsive

Tenendo conto di questo scenario, la letteratura sui media digitali, re-lativa al consumo delle notizie e delle informazioni, sembra articolarsi secondo alcune direttrici che ora andremo a illustrare.

Una prima e più generale linea è quella riguardante il rap-porto fra trasformazione delle forme della rete (che sembrano conferma-te anche per lo scenario italiano, cfr. Censis 2013) e atteggiamenti degli utilizzatori. Da un lato la letteratura sottolinea come sia importante analizzare la progressiva ibridazione fra media tradizionali, digital e social media, con conseguente trasformazione delle loro funzioni – è il caso della radio in rapporto a Facebook (Bonini 2014); o della tele-visione in relazione ai tweet degli spettatori (Mazzoli 2014; Giglietto, Selva 2014); o in rapporto alle nuove possibilità che, proprio attraverso l’analisi di questi tweets, si vengono a creare nello studio dei Tv ratings (Wakamiya et al. 2011). Questa ibridazione sembra farsi, essa stessa, promotrice di una reinvenzione dei comportamenti, così come dei valori profondi che stanno alla base degli atteggiamenti degli utilizzatori.

Fenomeni etichettati, da tempo, con un termine «spesso usato, e talvolta abusato» (cfr. per una discussione critica, Barra et al., in Tosoni 2011, 63-64), di «convergenza» fra media (Jenkins 2006); o, ancora, tendenze definite, sotto altre forme, prima ancora da Bolter e Grusin (1999), con il noto termine di rimediazione, sembrano ora mutare in ampiezza e intensità. Sono in molti a sottolineare la necessità di specificare meglio tali concetti passe-partout: in questo senso si veda la proposta di Manovich, secondo il quale ci troviamo di fronte a casi

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sempre più marcati di deep remix (2013). Vale a dire di ibridazione profonda delle forme di espressione e di contenuto mediali e non più di semplice convergenza. Il concetto stesso di patchwork mediale (Mazzoli 2012), cioè di costruzione personalizzata dei modi di fruire e mixare le fonti dei diversi media da parte degli utilizzatori, sembra dilatarsi ancora di più e radicalizzarsi in profondità ed estensione. La letteratura definisce la corrispondente situazione d’uso come multi-faceted context (Mazza 2013), in cui convivono diverse pratiche culturali e molteplici articolazioni discorsive. Ma, al tempo stesso, questo universo sfaccet-tato è sottoposto anche a forme di pressione, di «canalizzazione» e di controllo: grazie a un uso sempre più massiccio di sistemi di filtraggio, di costruzione e di ricostruzione dell’immensa quantità di informazioni e contenuti.

Gli studiosi sottolineano come i digital e social media di-ventino, così, da un lato, sempre di più commonplace e pervasive nel loro saper catturare individui e istituzioni a diversi livelli della vita sociale (Ito et al. 2009, xii, 17-35 e passim); ma, al tempo stesso, in grado di indurre forme nuove di partecipazione. Tuttavia la cosa che pare più interessante è che vi sia una sorta di continua tensione fra questi due poli: tensione che attraversa le stesse piattaforme e social networks. In un suo lavoro più recente Jenkins (Jenkins et al. 2013) insiste su questo punto: ci troviamo di fronte a un continuo inseguirsi delle due tendenze: tra forze bottom-up e top-down. Tale tensione fra «top-down business and grassroots, spontaneous and open-handed cultures need to be explored in all its constitutive ambiguity» (Mazza 2013, 6), fra internet Industries e participatory cultures, non produce opposizioni lineari. Di qui per Jenkins (2013) la necessità di introdurre il concetto di spreadability (diffusività) dei contenuti nei media digitali come correttivo all’idea di stickiness (persistenza) dei contenuti stessi. Non si tratta tanto di contrapporre due modelli, afferma Jenkins, ma di mostrare i limiti e la rigidità del modello tradizionale di business della comunicazione (su questo, anche boyd 2014, 25). Se de Certe-au (1980) avrebbe definito le produzioni grassroots come tattiche di resistenza dal basso, contrapposte a strategie, commerciali, dall’alto, o Stuart Hall avrebbe potuto classificarle come resistenza attraverso (nuovi) rituali, uno studioso delle forme testuali/estetiche dei digital media come Manovich (2013) sottolinea come oggi le strategie e le tattiche, inseguendosi, siano strettamente intrecciate.

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Come si collegano queste tendenze agli esiti della ricerca qui presentata? Questa tensione sembra valere, a maggior ragione, per quanto riguarda il news-making e soprattutto la ricerca e il con-sumo di notizie. In fondo, le stesse pratiche ibride degli utilizzatori, dal prosumerism al produserism (Bruns 2008) non rappresentano che l’altra faccia di tali tensioni. E, per quanto riguarda la ricerca e il consumo di news, ci troviamo ben al di là dell’idea tradizionale di gatekeeping; secondo Bruns (2008), verso forme di gatewatching: gli utenti diventano parte di reti in cui, per quanto riguarda la ricerca di informazioni, si costituiscono gerarchie attraverso una ad hoc merito-cracy contingente. E, a tale proposito, proprio lo studio dell’utilizzo dei dispositivi mobile diventa sempre più rilevante, come dimostrato sia dalle ricerche sopra citate che da alcuni dati che emergono dal lavoro di analisi che presentiamo di seguito. Quello che ci pare interessante, proprio in rapporto alle domande di ricerca proposte da questo arti-colo, è il carattere della tecnologia mobile: di essere tipica di utenze e di pubblici giovani, soprattutto per quanto riguarda l’accesso ai social network, ma non solo; si tratta di tecnologie che mettono in gioco e trasformano la forma stessa dei media digitali (boyd 2014; Scifo 2011). Non soltanto li rendono fruibili ovunque ma permettono una sorta di ulteriore riaddomesticamento (Vittadini 2011) di queste tecnologie, rendendole sempre disponibili nella vita quotidiana e, al contempo, in grado di garantire una più omogenea presenza dei media digitali. E qui emerge una ulteriore tendenza di studio. Quella relativa alle forme tec-nologiche e alle pratiche a esse correlate: secondo la letteratura diventa sempre più necessario un approfondimento in direzione degli studi STS (Science and Technology Studies) e dell’analisi tecno-semiotica degli oggetti e delle interfacce (Locatelli 2013; Scifo 2011). Tema che va al di là dell’intento del presente articolo, ma che è importante ricordare per comprendere i dati della ricerca presentati nei paragrafi successivi, in particolare per quanto riguarda lo studio degli utilizzatori di media digitali attraverso le tecnologie mobili e la loro «addomesticazione» (Scifo 2011; Vittadini 2011; Aroldi 2010).

Infine, i social networks (boyd 2011; Westlake 2008) posso-no essere visti anche come grandi sistemi di messa in forma discorsiva: attraverso cui gli utenti mettono in atto pratiche identitarie di discorso sociale. Diventa così importante valutare i modi di costruzione di rela-zioni di «prossimità» e di «intimità» (boyd 2011; Pescoe in Ito 2011,

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117-120), in rapporto con le forme di partecipazione e con gli stessi processi di produzione dell’informazione e della comunicazione (Bonini 2014). Le molteplici forme culturali presenti nella rete restituiscono, a loro volta, differenti identità, diverse modalità di auto-rappresentazione, che possiamo pensare come nuovi tipi di riflessività: in grado di dare origine a pratiche di inclusione comunicativa (Boccia Artieri 2012) e dunque di formazione di communities. Tali ambiti culturali attivano processi continui di negoziazione delle identità proposte da queste stesse culture. Ed è qui l’altro aspetto di una rete multi-faceted: non differenze e varietà, ma anche forme di aggregazione all’interno della rete stessa e delle piattaforme offerte solo dai media digitali.

Allora, più in specifico, una ulteriore direttrice seguita dalla letteratura sul consumo dei media digitali è quella relativa al tema dell’identità in rete, della sua produzione e riproduzione. Il concetto di identità mediata non è certo nuovo; ma in questi ultimi anni esso ha as-sunto una notevole centralità proprio grazie all’emergere del fenomeno dei social media (Andrejevic 2011; Papacharissi 2011). Il concetto di identità oggi sembra collegarsi a quello di una sorta di self-branding (Tse 2008, in Bonini 2014). Secondo questi studiosi, Facebook, in particolare, ma anche altri social networks (pensiamo soprattutto a Twitter) sembrano svolgere questa funzione: di costituire, mantenere e levigare una identità-in rete. Bonini (ib.) sottolinea, (anche Westlake 2008) come questo lavoro di costituzione/mantenimento di identità sia collegabile ai fenomeni analizzati, seppure in epoca «pre-internet», da Goffman, e dal suo approccio drammaturgico alla vita quotidiana: secondo questa idea, la forma dell’identità dei soggetti viene prodotta/mantenuta nell’interazione attraverso forme di impression management, giochi di faccia e di espressione (Bonini 2014, cit. Goffman 1959). Pri-ma i computer e poi i social networks sembrano essersi fatti carico di queste forme di gestione «della faccia» (pensiamo a tutta la questione della reputazione e del business relativo). Siti, o pagine personali di Facebook possono essere visti anche come nuove protesi: estensioni «di faccia» (Bonini 2014; Westlake 2008).

Ritroviamo così anche un nuovo interesse per gli audience studies: nel loro aver saputo riarticolare la classica ipotesi relativa a cosa i pubblici fanno con i media. La questione riguarda i compor-tamenti attivi degli utenti: dal modello Encoding/Decoding di Hall ai lavori seminali di Silverstone (Vittadini 2011), si passa all’interesse per

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le pratiche di uso dei media digitali. A questo riguardo altri studiosi insistono nell’indagare le forme di news consumption nel rapporto fra media tradizionali e media online (Mitchelstein, Boczkowski 2010); chiedendosi se, in realtà, in questo passaggio, non vi sia piuttosto una relativa stabilità nei modi di consumare notizie. E se, inoltre, non sia necessario analizzare veri e propri repertoires d’uso delle news e patterns of news consumptions (legate a tipi di diversa esposizione mediale, ad esempio politica o ideologica); ipotizzando tipologie a un livello micro – come i news seekers o i news avoiders o ancora gli omnivors – che si muoverebbero al di sotto delle macro-tendenze descritte dalle statistiche (Su Sun Kim 2011, 92 e passim).

Metodologia

L’indagine che presentiamo in queste pagine si focalizza sul rapporto fra opinioni sul sistema dei media, sull’utilizzo delle piattaforme e sugli atteggiamenti nella ricerca e nel consumo dell’informazione. Nello spe-cifico ci siamo chiesti se (RQ1) variabili quali l’età del soggetto, l’uso di internet, l’uso di siti di social network e l’uso di dispositivi mobili influenzino le opinioni sul sistema dei media (Information Overload, Bias, Satisfaction) e (RQ2) se le stesse variabili influenzino gli atteggia-menti nella ricerca (Interest, Curiosity o Socially driven) e nel consumo di notizie (Homophily e Frequency).

Per rispondere a queste domande di ricerca abbiamo utiliz-zato alcuni item dell’indagine NEWS-ITALIA edizione 2014. L’indagine è stata svolta attraverso interviste telefoniche a un campione (N=1.013) rappresentativo della popolazione italiana adulta per genere, classe d’età e provincia di residenza. Le interviste sono state condotte fra l’8 e il 17 gennaio 2014.

Oltre la metà del campione ha usato internet per informarsi (62%), quattro su dieci (42%) lo hanno fatto usando un dispositivo mobile (tablet o smartphone). All’incirca un quarto del campione (24%) ha inoltre dichiarato di ricevere informazioni attraverso siti di social network come Facebook e Twitter.

Nel corso dell’intervista venivano inoltre poste alcune do-mande riguardanti l’opinione degli intervistati sul sistema dei media e i loro atteggiamenti nella ricerca delle notizie. Rispetto alle opinioni,

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poco meno di due terzi del campione (71%) si è detto molto o abba-stanza d’accordo rispetto al fatto che «la quantità di notizie e infor-mazioni disponibili è eccessiva» (Information Overload). Otto su dieci (83%) concordano sul fatto che oggi «la maggior parte delle fonti di informazione è schierata» (Bias). Oltre la metà del campione (62%) si è dichiarato inoltre molto o abbastanza soddisfatto del «lavoro svolto dai maggiori organi di informazione nel coprire tutte le notizie e gli argomenti di loro interesse» (Satisfaction). Il grado di accordo rispetto a queste affermazioni è stato misurato usando una scala Likert (da 1 -Molto in disaccordo- a 4 -Molto d’accordo).

Rispetto invece agli atteggiamenti di ricerca, la scelta dei temi è guidata dall’interesse per il 37% del campione (Interest driven), dalla curiosità (Curiosity driven) per il 36% e dalle segnalazione di amici, parenti e conoscenti (Socially Driven) per il 28% degli inter-vistati. Il grado di accordo rispetto alle tre affermazioni proposte era espresso dagli intervistati su una scala di tre valori (3 Molto bene, 2 Parzialmente, 1 Per Nulla). Per quanto riguarda gli atteggiamenti di consumo, il campione ha dichiarato di privilegiare le fonti che non hanno un punto di vista (52%) rispetto a quelle che condividono (17%) o hanno un diverso punto di vista rispetto al proprio (29%). Abbiamo misurato questo atteggiamento (Homophily) su una scala a tre valori (1 diverso punto di vista, 2 nessun punto di vista, 3 stesso punto di vista). Infine, per quanto riguarda la frequenza del consumo di informazione (Frequency), la stragrande maggioranza del campione ha detto di informarsi quotidianamente o più volte al giorno (88%). Questa variabile è stata misurata su una scala a cinque valori (da 4 - Quotidianamente o più volte al giorno a 0 – Mai).

Opinioni e atteggiamenti degli intervistati sul sistema dei media

Per comprendere l’influenza dell’età degli intervistati, del loro uso o meno di internet, dispositivi mobili e siti di social network per informarsi sulle opinioni e sugli atteggiamenti degli intervistati, abbiamo condotto un test one way-ANOVA per confrontare le medie dei punteggi ottenuti dalle diverse categorie di intervistati sulle diverse variabili prese in con-siderazione ed evidenziare le differenze che, molto difficilmente, possono

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essere frutto del caso e sono dunque statisticamente significative. Valori di F più alti e soglie di significatività (p) vicine allo 0 indicano che le differenze nelle medie fra i diversi gruppi (ad esempio chi usa internet per informarsi e chi non lo usa) non è attribuibile al caso.

Tab. 1. Valori medi riportati dal campione sulle diverse variabili dipendenti

MEAN SD MIN MAX NOPINIONI Information Overload 2.82 0.77 1 4 1,004

Satisfaction 2.62 0.77 1 4 1,000Bias 3.18 0.74 1 4 991

ATTEGGIAMENTI DI RICERCA

Socially Driven 2.32 0.68 1 3 1,010Interest Driven 2.03 0.73 1 3 1,002Curiosity Driven 2.25 0.65 1 3 1,001

ATTEGGIAMENTI DI CONSUMO

Homophily 1.87 0.68 1 3 994Frequency 3.82 0.53 0 4 1,013

Rispetto alle opinioni (tab. 2) si può subito rilevare una differenza statisticamente significativa (p<.001) nel giudicare i media schierati, fra chi utilizza internet e siti di social network per informarsi e chi, invece, non ne fa uso. Chi si informa su internet tende dunque a giudicare i media schierati più di quanto non faccia chi si informa attraverso i mezzi di comunicazione tradizionali. Internet, uso di dispo-sitivi mobili e siti di social network non sembrano invece influire sulla percezione di overload informativo o sulla soddisfazione dei soggetti rispetto alla copertura che il sistema dei media fa degli argomenti che stanno più a cuore. L’età sembra invece giocare un ruolo chiave in relazione alla percezione di ricevere troppe informazioni e alla soddi-sfazione rispetto alla copertura delle notizie di interesse.

Tab. 2. One Way-Anova sulle opinioni sul sistema dei media (F values)

Information Overload Satisfaction Bias

Classe di età 11.65 *** 13.01 *** 1.18

Internet News Consumer 6.506 * 6.485 * 20.58 ***

Mobile News Consumer 6.151 * 3.57 . 5.154 *

SNS News Consumer 0.56 0.367 10.8 **

Soglie di significatività statistica: 0 ‘***’ 0.001 ‘**’ 0.01 ‘*’ 0.05 ‘.’ 0.1 ‘ ’ 1

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Per quanto riguarda gli atteggiamenti di ricerca delle infor-mazioni (tab. 3), appare evidente che sia l’età che l’uso di internet (in particolare in mobilità) siano collegati a una esplorazione delle notizie guidata dalla curiosità.

Tab. 3. One Way-Anova sugli atteggiamenti nella ricerca di informazione (F va-

lues)

Socially Driven Interest Driven Curiosity Driven

Classe di età 3.917 * 0.88 10.65 **

Internet News Consumer 7.454 ** 0.274 13.67 ***

Mobile News Consumer 2.649 0.224 12.4 ***

SNS News Consumer 0.205 0.323 8.642 **

Soglie di significatività statistica: 0 ‘***’ 0.001 ‘**’ 0.01 ‘*’ 0.05 ‘.’ 0.1 ‘ ’ 1

L’utilizzo di internet e dei siti di social network, come fonte di informazione, modifica in modo significativo la scelta fra fonti con un punto di vista uguale al nostro, contrario o neutro (p<0.001). L’età sembra invece essere una variabile importante per comprendere ritmo e frequenza di accesso ai contenuti informativi (tab. 4).

Tab. 4. One Way-Anova sugli atteggiamenti nel consumo di informazione (F values)

Homophily Frequency

Classe di età 1.02 19.93 ***

Internet News Consumer 8.409 ** 0

Mobile News Consumer 1.293 1.068

SNS News Consumer 4.346 * 0.029

Soglie di significatività statistica: 0 ‘***’ 0.001 ‘**’ 0.01 ‘*’ 0.05 ‘.’ 0.1 ‘ ’ 1

Per meglio comprendere le possibili interazioni fra le di-verse variabili indipendenti (età, uso di internet, di dispositivi mobili e siti di social network), abbiamo condotto una regressione gerarchica mettendo a confronto tre diversi modelli. Questa tecnica consente di appurare quanto le differenze osservate fra le medie possano essere il frutto di interazioni fra le variabili indipendenti. L’uso di internet, ad esempio, è molto più diffuso fra le fasce giovanili della popolazione rispetto a quelle adulte. Senza questo tipo di analisi non è possibile

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comprendere quanto le differenze osservate in precedenza in rela-zione, ad esempio, alla categoria di utenti che usano internet siano attribuibili alla più giovane età o, effettivamente, all’uso di internet. I diversi modelli partono misurando l’effetto della sola variabile età (Modello I) e introducono successivamente l’uso di internet (Modello II) e quello di dispositivi mobili e siti di social network (Modello III). Le variabili che, quando inserite, aumentano la capacità del modello di descrivere il fenomeno (6 R2 > 0) e che rimangono significative, influiscono sulla variabile dipendente a prescindere dall’effetto delle altre variabili. Un valore di ȕ positivo indica che al crescere della variabile indipendente (ad esempio l’età), cresce anche la variabile dipendente (ad esempio la percezione di information overload). Un valore negativo di ȕ evidenzia invece una relazione opposta fra va-riabile indipendente e dipendente.

Opinioni

In nessun caso i modelli risultano in grado di prevedere una parte significativa della varianza (R2 < .5). In altri termini l’insieme delle variabili indipendenti prese in esame (età, uso di internet, mobile e SNS) pur incidendo sugli atteggiamenti, sulle opinioni e sulle modalità di ricerca dell’informazione non spiegano, da sole, queste differenze. I modelli di regressione mettono tuttavia in luce che le differenze sta-tisticamente significative osservate rispetto all’information overload e alla soddisfazione (cfr. tab. 2) dei consumatori di news in rete sono in gran parte spiegabili con la più giovane età di questi utenti (tabb. 5 e 6). Il differente giudizio rispetto alla presenza di fonti schierate è invece prevalentemente imputabile all’uso di internet. L’aggiunta della variabile Internet News Consumer ha infatti un pur minimo effetto positivo (6 R2 = 0.019) sulla capacità del modello di spiegare la varianza nel giudizio che gli intervistati hanno dato all’afferma-zione «oggi la maggior parte delle fonti di informazione è schierata» (tab. 7).

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Tab. 5. Al crescere dell’età aumenta la percezione di ricevere troppe informazioni

Modello I Modello II Modello IIIȕ ȕ ȕ

Classe di età 0.06 *** 0.05 * 0.05 *Internet News Consumer -0.06 -0.06Mobile News Consumer -0.04SNS News Consumer 0.06R2 0.01 0.01 0.01(6 R2) 0 0

Soglie di significatività statistica: 0 ‘***’ 0.001 ‘**’ 0.01 ‘*’ 0.05 ‘.’ 0.1 ‘ ’ 1

Tab. 6. Al crescere dell’età aumenta la soddisfazione verso il lavoro svolto dal sistema dei media

Modello I Modello II Modello IIIȕ ȕ ȕ

Classe di età 0.06 *** 0.05 ** 0.05 **Internet News Consumer -0.06 -0.09Mobile News Consumer 0.03SNS News Consumer 0.07R2 0.01 0.01 0.01(6 R2) 0 0

Soglie di significatività statistica: 0 ‘***’ 0.001 ‘**’ 0.01 ‘*’ 0.05 ‘.’ 0.1 ‘ ’ 1

Tab. 7. Chi usa Internet percepisce il sistema dei media come schierato

Modello I Modello II Modello IIIȕ ȕ ȕ

Classe di età -0.002 0.02 0.02Internet News Consumer 0.24 *** 0.24 ***Mobile News Consumer -0.05SNS News Consumer 0.11R2 0.001 0.02 0.02(6 R2) 0.019 0

Soglie di significatività statistica: 0 ‘***’ 0.001 ‘**’ 0.01 ‘*’ 0.05 ‘.’ 0.1 ‘ ’ 1

Usare internet per la ricerca di informazioni modifica dun-que il nostro atteggiamento verso il sistema dei media aumentando la soglia di attenzione verso i media schierati. Al crescere dell’età aumenta invece il nostro livello di soddisfazione verso la copertura delle notizie di interesse.

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Media digitali

Atteggiamenti di ricerca

Anche la pratica di affidarsi a chi ci sta intorno per scoprire notizie e informazioni interessanti sembra essere collegata all’utilizzo delle piat-taforme digitali. In questo caso oltre all’uso di internet, anche quello dei siti di social network si dimostra un «predittore» significativo. L’impatto di queste due variabili è però opposto. Mentre il semplice uso di internet è associato a una minore identificazione nella pratica di scoprire notizie in modo sociale (ȕ=-0.14), l’uso dei social network (ȕ=0.11) ha l’effetto opposto (tab. 8).

Nessuna delle variabili nel modello si è dimostrata un «pre-dittore» significativo dell’atteggiamento che abbiamo chiamato «inte-rest» (tab. 3). Il livello medio di identificazione con la frase «Mi piace imbattermi in notizie riguardo argomenti e questioni sulle quali non mi ero molto concentrato in precedenza» (definito curiosity driven in tab. 4) non sembra essere influenzato significativamente dalle variabili che abbiamo preso in considerazione.

Tab. 8. Per chi usa siti di social network, amici e parenti diventano una fonte impor-tante per la scoperta delle informazioni

Modello I Modello II Modello IIIȕ ȕ ȕ

Classe di età 0.03 * 0.01 0.02Internet News Consumer -0.1 * -0.14 *Mobile News Consumer 0.007SNS News Consumer 0.11 *R2 0.003 0.008 0.012(6 R2) 0.005 0.004

Soglie di significatività statistica: 0 ‘***’ 0.001 ‘**’ 0.01 ‘*’ 0.05 ‘.’ 0.1 ‘ ’ 1

In generale gli atteggiamenti di ricerca delle informazioni non sembrano essere particolarmente influenzati dall’età o dall’uso di internet, dispositivi mobili e siti di social network. L’unico effetto si-gnificativo si registra sull’atteggiamento che abbiamo definito «socially driven». Amici e parenti diventano una fonte di scoperta di informa-zioni soprattutto per gli utenti di siti di social network. Interessante sottolineare come questo effetto sia specifico dell’uso di siti di social network e non di internet in generale che invece rende, probabilmente

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grazie alle potenzialità di ricerca e connessione diretta con le proprie fonti di interesse, meno importante il ruolo giocato da amici e parenti nell’accesso alle informazioni.

Atteggiamenti di consumo

Chi si informa su internet privilegia le fonti che condividono un punto di vista diverso mostrando così un atteggiamento meno omofilico rispetto a chi fa uso dei mezzi tradizionali (tab. 9). Al crescere dell’età cresce anche la frequenza con la quale ci si informa (tab. 10). In misura mi-nore, anche l’utilizzo di internet incide positivamente sulla frequenza con la quale ci si informa.

Tab. 9. Modello di multi-regressione gerarchica su homofily

Modello I Modello II Modello III

ȕ ȕ ȕClasse di età 0.015 -0.005 -0.004Internet News Consumer -0.134 ** -0.148 *Mobile News Consumer 0.061SNS News Consumer -0.065R2 0.001 0.008 0.01(6 R2) 0.007 0.002

Soglie di significatività statistica: 0 ‘***’ 0.001 ‘**’ 0.01 ‘*’ 0.05 ‘.’ 0.1 ‘ ’ 1

Tab. 10. Modello di multi-regressione gerarchica su frequency

Modello I Modello II Modello IIIȕ ȕ ȕ

Classe di età 0.052 *** 0.065 *** 0.067 ***Internet News Consumer 0.084 * 0.077 .Mobile News Consumer -0.007SNS News Consumer 0.037R2 0.019 0.024 0.024(6 R2) 0.005 0

Soglie di significatività statistica: 0 ‘***’ 0.001 ‘**’ 0.01 ‘*’ 0.05 ‘.’ 0.1 ‘ ’ 1

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Media digitali

Gli italiani che usano internet tendono a privilegiare fonti in-formative che esprimono un punto di vista diverso dal proprio. Internet offre l’opportunità di entrare in contatto con visioni diverse del mondo e lontane da quelle a cui siamo abituati. Questo contatto può generare inizialmente il rifiuto, radicalizzare il punto di vista e innescare lo scon-tro (basti vedere i commenti dei lettori in calce ai principali quotidiani di informazione online). L’esposizione a punti di vista diversi ci rende tuttavia, al tempo stesso, consapevoli dell’esistenza di questi punti di vista. Questa consapevolezza è quello che può spingere alla ricerca di fonti di informazioni che contengano punti di vista diversi dal nostro allo scopo di formarci un’opinione più completa ed equilibrata.

Internet, dispositivi mobili e siti di social network non sembrano invece influenzare la frequenza con la quale ci si informa. Questa variabile è invece condizionata significativamente dall’età degli intervistati. Al crescere dell’età cresce anche la frequenza con la quale ci si informa. Se questo dato può condurci alla conclusione che i giovani sono meno interessati all’informazione, è anche possibile che esso misuri invece un cambiamento nella modalità di informarsi. Se gli adulti sono abituati a un mondo dove informarsi entra in una routine ben definita (il telegiornale a certi orari, il quotidiano la mattina, etc.), i giovani tendono invece a essere immersi in un mondo dove le informazioni li raggiungono continuamente. Questa modalità di informarsi «per immersione» può tuttavia non essere immediatamente riconosciuta dal soggetto che dun-que tende a cercare di meno l’informazione (intesa come atteggiamento attivo e come tempo specificamente dedicato alla ricerca di notizie).

Dall’analisi dei dati emerge dunque che le variabili prese in considerazione incidono significativamente sulle opinioni e sugli atteggiamenti degli italiani in materia di informazione senza tuttavia essere in grado da sole di spiegare queste differenze.

Nello specifico, al crescere dell’età cresce la percezione di overload informativo (e solo in parte perché i giovani usano più inter-net, sns o mobile). Con il crescere dell’età cresce anche la soddisfazione verso la copertura offerta dal sistema dei media. L’uso di internet incide positivamente sul considerare i media schierati.

Per quanto riguarda gli atteggiamenti nella scoperta delle notizie: la modalità «socially driven» è collegata negativamente all’uso di internet, ma positivamente a quello dei sns. Sul modello di ricerca basato sulla curiosità incide sia l’età che l’utilizzo di internet.

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Infine per omofilia e frequenza. Nel primo caso l’uso di in-ternet è collegato ad atteggiamenti meno omofilici (preferire fonti con punti di vista neutri o diversi). L’età invece è una variabile importante per comprendere la frequenza di accesso alle informazioni. Più cresce l’età, più cresce la frequenza con la quale ci si informa.

Conclusioni

Questi che avete letto sono alcuni dei dati della nostra ricerca che ab-biamo scelto di riportare in questo saggio per raccontare la continua evoluzione degli atteggiamenti e delle opinioni sul sistema dell’informa-zione. Crediamo che quella in atto sia una straordinaria trasformazione culturale definita dai media (tutti) nella produzione di informazione e conseguente suo consumo. Trasformazione che pensiamo sempre in evoluzione ma che, al tempo stesso, ha raggiunto un livello di matu-razione notevole.

Parliamo di rapporto fra mainstream e rete, ma parliamo so-prattutto di cultura digitale, perché tutto quanto osservato dalla nostra ricerca porta a evidenziare un modello, anche quello che fa riferimento alla tradizione più recondita, che non può non essere influenzato dalla cultura digitale.

Dunque, secondo il nostro Osservatorio, cosa è cambiato?È cambiato il modo di mettere insieme le notizie. Curiosità,

interesse e socialità sono gli atteggiamenti che abbiamo identificato nel lavoro di ricerca. Riconosciamo un modo di informarsi maggiormente le-gato agli input che vengono da una cerchia conosciuta e ri-conosciuta di contatti. Questa modalità aumenta fra gli intervistati con un profilo sui siti di social network. I giovani sembrano inoltre informarsi secondo una logica «di immersione» seguendo meno le tradizionali routine degli adulti.

È cambiato il modo di formare un’opinione. Da una parte chi usa internet percepisce il sistema dei media come maggiormente schierato, dall’altra si tende a privilegiare fonti che esprimono punti di vista differenti.

Dunque, ciò che cambia è il frame. Vale a dire il modo di organizzare i significati e il modo di stare dentro una cornice: non im-porta solo la cornice ma ciò che la cornice contiene.

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Media digitali

Mettere insieme le notizie, oggi, significa affidarci, con l’obiettivo più o meno dichiarato, a tante fonti, tanti mezzi, tante piattaforme.

Ciò significa che la nostra informazione è fatta di tanti pez-zi. Un consumo piuttosto variegato. Un patchwork, come lo abbiamo chiamato (Mazzoli 2012) per differenziarlo da un altro consumo di informazione anch’esso fatto di tante parti, il puzzle. Con l’immagine di patchwork intendiamo che c’è, da parte dei consumatori di news, una notevole partecipazione nell’operare la scelta delle informazioni e le modalità di metterle assieme. C’è attività più che passività. C’è par-tecipazione anche nel costruire il puzzle, nel mettere assieme le tessere ma in questo caso l’incastro delle parti è già disegnato, pre-definito (Mazzoli 2013).

La nostra ricerca, a questo proposito, mette in chiaro che il disegno (la figura) è dei soggetti, delle persone che operano una loro (nostra) propria selezione. I social media offrono un contributo notevole come i dati confermano. Lo si può vedere anche nell’osser-vare l’interazione fra mainstream e social network. Quando si guarda una trasmissione televisiva o si ascolta un programma radiofonico, contestualmente, si interagisce (quanto meno ciò è possibile e in tanti lo fanno) con i giornalisti, i conduttori, le redazioni attraverso mes-saggi inviati via Twitter o Facebook (Mazzoli 2013). Dunque, come dimostra il crescere delle piattaforme utilizzate, il patchwork segna un cambiamento sorprendente nel modo di informarsi, per la libertà di scelta, per la possibilità di ibridare le fonti, per l’attività dal basso svolta dai soggetti. Questa fruizione, quantitativamente così alta, può determinare una nuova qualità dell’informazione.

Di conseguenza cambia la sfera pubblica, cambia il modo di formare un’opinione. Tante le fonti che seguiamo, seppure talvolta in modo omofilico. Cambia il rapporto pubblico/privato per l’interazione continua fra fonti mainstream e quelle di amici off line e on line (amici su Facebook, follower, blogger, incontrati in nuovi luoghi terzi dove si definiscono relazione e conoscenza). Cambiano gli spazi e i tempi del nostro quotidiano. Si trasformano cioè i luoghi tradizionalmente depu-tati alla formazione delle idee (Jedlowski 2011). Non più solo luoghi fisici come caffè, piazze, aule, etc. ma anche spazi altri, rintracciabili e riconoscibili in rete. È questa condivisione spaziale (ma anche tem-porale per l’immediatezza e la contestualità dell’avere le informazioni

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rispetto al loro accadimento) a definire la nuova sfera mediatica, la nuova sfera pubblica.

Il contesto precedente in cui attingevamo all’informazione non c’è più. Abbiamo assistito a un suo crollo (i dati, crediamo, lo evidenziano). La nostra esperienza è legata a un’informazione sempre meno pubblica e sempre più privata (e va cambiando il nostro con-testo di riferimento per costruire la nostra conoscenza del mondo). Non un solo frame, nell’accezione di Lakoff (2006) dunque, piuttosto potremmo parlare di un patchwork di frame. Ovvero frames plurimi che nell’insieme permettono ai soggetti di costruire interpretazioni diverse, di attribuire anche alla stessa informazione/notizia significati diversi che possono portare conflitti conoscitivi ma anche opportunità di comparazione all’interno della nostra medesima conoscenza.

Tutto questo (sicuramente c’è molto altro) crediamo sia quel-lo che si può osservare nella ecologia dell’informazione contemporanea.

Tutto questo lo abbiamo visto dai numeri, così come la ricerca ce li ha mostrati.

La realtà della evoluzione dell’informazione, intendendo le generalizzazioni evidenziate, crediamo sia sufficientemente matura per pensare che parte di questi dati possano avere validità nel tempo, pur con ovvie variazioni numeriche. Quest’ultimo punto ci porta a un’ul-teriore riflessione di natura metodologica. Pare affermarsi sempre di più un modello di ricerca che, tenendo insieme sia il qualitativo che il quantitativo (Barra, Tarantino, Tosoni 2011), poggia sull’analisi delle pratiche e delle forme discorsive messe in gioco dai media.

Questi studi insistono sul fatto che per analizzare i digital media sia necessario lavorare in parallelo: sia sulle tipologie «testuali», vale a dire sugli oggetti che si producono nella medialità digitale (dai live blogging, alle conversazioni Twitter o Facebook), che sulla loro di-mensione temporale e intensiva (la concentrazione di volume di scambi comunicativi), che sui tipi di pratiche e discorsi prodotti (commenti, meta-commenti, aggiunta di link, rilanci di tematiche, ecc.). Anche se in questo articolo facciamo riferimento, per quanto riguarda l’analisi, soltanto alla parte quantitativa della nostra ricerca, riservando a future pubblicazioni gli approfondimenti qualitativi, le recenti ricerche sulle etnografie digitali mostrano come sarà sempre più necessario lavorare con un vero approccio multidimensionale per avere un quadro della realtà informativa complessa.

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