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I.3.8. OLTRE IL SITO ARCHEOLOGICO: DA UN PROGETTO DI CON- SERVAZIONE AD UN CENTRO STUDI Christian Biggi, Sarah Court Il nostro contributo è l’ultimo, in questa sede, sull’Herculaneum Conservation Project 1 , e vorremmo utilizzarlo per portare la vostra attenzione, al di là dei lavori fisici in corso nel sito archeologico, sulle attività di divulgazione – o meglio di scambio e condivisione – organizzate in parallelo alle attività di conservazione. In anni recenti, nel campo dei beni culturali (archeologia, conservazione, gestio- ne, presentazione ecc), il concetto di coinvolgimento del pubblico è sempre più pre- sente, ed è stato scolpito a caratteri cubitali, in maniera quasi “religiosa”, in vari statuti e risoluzioni internazionali. Per dare qualche esempio: «L’interpretazione e la presentazione devono essere considerate parte integrante del processo di conservazione, accrescendo la sensibilità pubblica circa gli specifici problemi di conserva- zione legati al sito ed illustrando gli sforzi compiuti per proteggere l’integrità fisica e l’au- tenticità di un sito». ICOMOS, Charter for the Interpretation and Presentation of Cultural Heritage Sites, 2007. «Il World Archaeological Congress raccomanda ai decision-makers di sforzarsi ad includere le opinioni di tutti i gruppi d’interesse nella fruizione, gestione e conservazione dei siti archeo- logici e delle collezioni». WORLD ARCHAEOLOGICAL CONGRESS, World Archaeological Congress Resolutions, 2003. «I gruppi e gli individui con legami ad un luogo, oltre a coloro che sono coinvolti nella gestione del luogo, devono avere opportunità per contribuire e partecipare nell’apprendi- mento del significato culturale del luogo. Ove si ritenga appropriato, gli interessati devono avere l’opportunità di partecipare anche alla conservazione e alla gestione del luogo». AUSTRALIA ICOMOS, Burra Charter, 1999. «L’accresciuta sensibilizzazione del pubblico a [l’autenticità] è assolutamente necessaria per giungere a misure concrete che consentano di salvaguardare le testimonianze del passato». NARA CONFERENCE, Nara Document on Authenticity, 1994 «La partecipazione attiva del pubblico in generale, deve formare parte integrante dei piani di gestione per la salvaguardia del patrimonio archeologico...». ICOMOS, Charter for the Protection and Management of the Archaeological Heritage, 1990 277 1 Vorremmo sottolineare che nessuna delle iniziative descritte in questa relazione sarebbe stata possibile senza l’enorme impegno da parte dei nostri colleghi: ogni membro della squadra dedi- ca un tempo maggiore di quello normalmente deputato a questo tipo di attività, per cui dob- biamo ringraziarli vivamente. Inoltre, vorremmo riconoscere il continuo sostegno della British School at Rome, del Comune di Ercolano, del Packard Humanities Institute, della Soprintendenza Archeologica di Pompei e del programma Urban Herculaneum, senza i quali que- sto lavoro non sarebbe possibile. Per ulteriori informazioni sull’Herculaneum Conservation Project si vedano gli altri contributi in questo volume; per una recente visione dell’insieme, STANLEY - PRICE 2007b, dedicata a vari aspetti dell’Herculaneum Conservation Project.

Oltre il sito archeologico: da un progetto di conservazione ad un centro studi

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I.3.8. OLTRE IL SITO ARCHEOLOGICO: DA UN PROGETTO DI CON-SERVAZIONE AD UN CENTRO STUDI

Christian Biggi, Sarah Court

Il nostro contributo è l’ultimo, in questa sede, sull’Herculaneum ConservationProject1, e vorremmo utilizzarlo per portare la vostra attenzione, al di là dei lavorifisici in corso nel sito archeologico, sulle attività di divulgazione – o meglio discambio e condivisione – organizzate in parallelo alle attività di conservazione.

In anni recenti, nel campo dei beni culturali (archeologia, conservazione, gestio-ne, presentazione ecc), il concetto di coinvolgimento del pubblico è sempre più pre-sente, ed è stato scolpito a caratteri cubitali, in maniera quasi “religiosa”, in varistatuti e risoluzioni internazionali. Per dare qualche esempio:

«L’interpretazione e la presentazione devono essere considerate parte integrante del processodi conservazione, accrescendo la sensibilità pubblica circa gli specifici problemi di conserva-zione legati al sito ed illustrando gli sforzi compiuti per proteggere l’integrità fisica e l’au-tenticità di un sito».ICOMOS, Charter for the Interpretation and Presentation of Cultural Heritage Sites, 2007.

«Il World Archaeological Congress raccomanda ai decision-makers di sforzarsi ad includere leopinioni di tutti i gruppi d’interesse nella fruizione, gestione e conservazione dei siti archeo-logici e delle collezioni».WORLD ARCHAEOLOGICAL CONGRESS, World Archaeological Congress Resolutions, 2003.

«I gruppi e gli individui con legami ad un luogo, oltre a coloro che sono coinvolti nellagestione del luogo, devono avere opportunità per contribuire e partecipare nell’apprendi-mento del significato culturale del luogo. Ove si ritenga appropriato, gli interessati devonoavere l’opportunità di partecipare anche alla conservazione e alla gestione del luogo».AUSTRALIA ICOMOS, Burra Charter, 1999.

«L’accresciuta sensibilizzazione del pubblico a [l’autenticità] è assolutamente necessaria pergiungere a misure concrete che consentano di salvaguardare le testimonianze del passato».NARA CONFERENCE, Nara Document on Authenticity, 1994

«La partecipazione attiva del pubblico in generale, deve formare parte integrante dei pianidi gestione per la salvaguardia del patrimonio archeologico...».ICOMOS, Charter for the Protection and Management of the Archaeological Heritage, 1990

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1 Vorremmo sottolineare che nessuna delle iniziative descritte in questa relazione sarebbe statapossibile senza l’enorme impegno da parte dei nostri colleghi: ogni membro della squadra dedi-ca un tempo maggiore di quello normalmente deputato a questo tipo di attività, per cui dob-biamo ringraziarli vivamente. Inoltre, vorremmo riconoscere il continuo sostegno della BritishSchool at Rome, del Comune di Ercolano, del Packard Humanities Institute, dellaSoprintendenza Archeologica di Pompei e del programma Urban Herculaneum, senza i quali que-sto lavoro non sarebbe possibile. Per ulteriori informazioni sull’Herculaneum Conservation Projectsi vedano gli altri contributi in questo volume; per una recente visione dell’insieme, STANLEY-PRICE 2007b, dedicata a vari aspetti dell’Herculaneum Conservation Project.

«...L’impegno e la partecipazione locale deve essere perseguito ed incoraggiato quale mezzoper la promozione della conservazione del patrimonio archeologico».ICOMOS, Charter for the Protection and Management of the Archaeological Heritage, 1990

Inoltre, come se non bastasse il coinvolgimento di diversi gruppi di interesse, cisi aspetta sempre di più dal patrimonio culturale. Basta scorrere alcune pubblica-zioni recenti per rendersi conto che ai beni culturali si attribuiscono compiti quali:accrescere l’inclusione sociale2, generare benefici economici3, migliorare la salute4,incrementare la partecipazione democratica5, riconciliare le comunità dopo un con-flitto armato6, contribuire all’adattamento dei prigionieri alla vita dopo il carcere7,e così via. Tutto ciò richiede una maggiore partecipazione nei beni culturali da partedel pubblico in generale.

Rimane da stabilire se ciò sia in qualche modo fattibile. Anche ad un livellomeno ambizioso, la realtà è che resta molto difficile coinvolgere in maniera praticail pubblico nei progetti che riguardano i beni culturali. La questione fondamentaleda porsi è: come si potrebbe coinvolgere effettivamente i membri del pubblico inprogetti tecnici che richiedono professionisti del settore? Oppure, come una comu-nità locale, che spesso può apparire indifferente, potrebbe usufruire delle nostreconoscenze specialistiche? Oppure, come si potrebbe mantenere a debita distanza ilturista “ultra appassionato”?

Tuttavia, anche con queste difficoltà, il dovere di prendere in considerazione lacomunità locale, e il pubblico in generale, è stato giustamente riconosciuto da annidai professionisti della zona vesuviana ed oltre8, anche se il miglioramento dellarelazione tra professionista e comunità continua ad essere una sfida.

Premesso ciò, vorremmo a questo punto descrivere il caso dell’HerculaneumConservation Project, non perché sia necessariamente un modello da seguire, ma peroffrire un caso di studio a dimostrazione di come un progetto possa interfacciarsi conil mondo esterno.

Nei primi anni di vita delprogetto, numerose iniziati-ve di divulgazione sonovenute naturalmente daldesiderio, dei membri dellasquadra, di parlare con sog-getti esterni e di spiegare ilnostro lavoro. Come tutti iprogetti nell’area vesuviana,una presenza reale sul sitoporta a fare accoglienza,scientifica e non, in modopiù immediato (Fig. 1).

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2 Ad esempio, DCMS 2000 e 2002.3 Ad esempio, GIURA et alii 1994; EUROPA NOSTRA 2000; ANDREWS 2006.4 Ad esempio, il seminario organizzato dal programma Africa 2009 sul “Cultural Heritage

Management and the Challenges of HIV/AIDS”, www.africa2009.net/english/events/special-sem07.shtm (ultimo accesso 19 agosto 2008). Inoltre, HEALTHLINK 2007.

5 Ad esempio, HOLDEN 2006; BLAUG et alii 2006; MCDAVID 2005.6 Ad esempio, EUROPA NOSTRA 2006; SELL 2007; STANLEY-PRICE 2007a.7 Ad esempio, il Lalgola Heritage Conservation Project dell’India, dove i detenuti sono coinvolti nei

lavori di conservazione di palazzi storici, per mezzo dei quali apprendono nuovi mestieri per lavita dopo il carcere: IIC 2007.

8 Riferimenti citati in via esemplificativa: MBAC 2005; ZOPPI 2007; CLARK 2006; TULLY 2007;DERRY-MALLOY 2003; SILLAR-FFORDE 2005.

1. Una visita perillustrare i lavoriin corso alla Casa Sannitica(immagine: JaneThompson-HCP)

Col passare del tempo, diveniva sempre più chiaro all’équipe che l’importanteera condividere i risultati dei nostri lavori con altri soggetti – di solito tramite visi-te di ospiti ai lavori in corso, partecipazione a convegni, ecc. – sia per promuoveregli scambi professionali sui diversi approcci conservativi, sia per comunicare l’im-portanza della salvaguardia del sito archeologico.

Dopo qualche anno di lavoro sul sito, è stato deciso di promuovere una strategiapiù strutturata. A questo punto sono stati identificati quattro gruppi d’interesse perla realizzazione di attività specifiche:

1) la comunità locale: le persone che vivono intorno alla città romana;2) i professionisti che lavorano nell’ambito dei beni culturali (compresi i conser-

vatori-restauratori, gli archeologi, architetti, scienziati, ingegneri, manager, tecni-ci dell’informatica ecc.);

3) gli studiosi ed i ricercatori che vengono a studiare Ercolano;4) il grande pubblico: sia le migliaia di persone che visitano il sito ogni anno,

sia quelli che dal loro paese esprimono un interesse per la città romana.

Per dare un’idea generale delle iniziative che abbiamo organizzato, illustriamoin seguito una breve selezione delle attività realizzate al fine d’interagire con i grup-pi sopra citati.

Partiamo innanzitutto dai professionisti: oltre al tempo dedicato ad illustrare illavoro svolto sul sito con i tanti professionisti che ci fanno visita, un approccio piùstrutturato è stato portato avanti incollaborazione con l’ICCROM,Centro internazionale per lo studiodella preservazione ed il restauro deibeni culturali9. L’ICCROM, specia-lizza nella formazione di professioni-sti in ambito culturale, ha fatto sìche i partecipanti dei suoi diversicorsi visitassero Ercolano per poiutilizzarlo come caso di studio (Fig.2). Iniziative del genere danno note-voli vantaggi ai partecipanti chehanno, così, l’opportunità diapprendere fuori dall’aula un caso distudio reale che può servire da esem-pio condiviso per gruppi provenien-ti da ambiti molto diversi. Tali visi-te promuovono anche un proficuo econtinuo scambio tra la squadradell’Herculaneum Conservation Projected altri professionisti di tutto ilmondo, che guardano ai nostri lavo-ri con occhi freschi, fornendo al contempo osservazioni basate sulla loro esperienzapersonale e sull’aggiornamento professionale fornito dall’ICCROM.

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9 ICCROM è un ente intergovernativo, fondato dall’UNESCO, per lo studio e la conservazione delpatrimonio culturale, provvisto di un mandato mondiale destinato a promuovere la conservazio-ne di tutti i tipi di patrimonio culturale, sia mobile che immobile. L’ICCROM ha l’obiettivo dimigliorare sia la qualità dell’attività professionale relativa alla conservazione, sia la consapevo-lezza di quanto sia importante preservare il patrimonio culturale. Per una descrizione del primorapporto con l’ICCROM, tramite il corso “Sharing Conservation Decisions”, THOMPSON-COURT2007.

2. Una visitadell’ICCROM conl’HerculaneumConservationProject, ai lavoriin corso sul sito. Inquesto caso in par-ticolare viene illu-strato il lavoro diraddrizzamento delmuro d’ingressoalla palestra(immagine: SarahCourt-HCP)

La condivisione dei nostri risultati con altri studiosi porta, ovviamente, l’équipe apartecipare a convegni, ed eventi simili, in cui si trovano a scambiare opinioni sugliapprocci adottati ed a condividere nuovi dati. Il nostro approccio ci porta, inoltre, afornire agli studiosi l‘accesso ai cantieri, ove possibile e sempre nel rispetto dellenorme di sicurezza, ad aprire i nostri uffici sul sito a visite da parte di ricercatori eda rendere i risultati disponibili alla consultazione. Dove possibile, pubblichiamo irisultati archeologici dei lavori di conservazione nel minor tempo possibile, di modoche queste informazioni possano essere disponibili anche ad altri10.

Per comunicare con il pubblico in generale, oggigiorno, è forse più convenien-te servirsi di mezzi di comunicazione attuali, efficaci nello spiegare l’importan-za di Ercolano e dei siti vesuviani, e soprattutto l’importanza della loro conser-vazione: la televisione e la stampa svolgono in questo ambito un ruolo moltoimportante11. Questi media, infatti, sono capaci di trasmettere gli aggiornamen-ti dei lavori in corso, non solo alla comunità locale, ma anche agli spettatori-let-

tori nel resto del mondo,aiutandoci ad informaresull’importanza dell’ar-cheologia e della suaconservazione12 (Fig. 3).Lo stesso vale anche perarticoli e contributi ariviste mirati soprattuttoa specifici settori di pub-blico, già interessato allastoria e all’archeologia, eal quale è forse più facilecomunicare il valore delnostro lavoro13.

Il progetto si è avvalso anche di altri approcci moderni, sia per i lavori di con-servazione che per la divulgazione al pubblico. Tra questi vi è il laser scanner tridi-mensionale, strumento molto tecnico ma che può diventare un modo estremamen-te realistico di presentare un’area chiusa al pubblico e quindi generalmenteinaccessibile, per motivi di sicurezza o di lavori di conservazione in corso14.

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10 Esempi dove i risultati dei lavori di conservazione hanno dimostrato di essere utili per chi stu-dia Ercolano: WALLACE-HADRILL et alii 2008; CAMARDO 2007; CAMARDO et alii 2006; CINQUE-IROLLO 2008.

11 Per vari esempi di collaborazioni proficue con giornalisti nell’ambito dei beni culturali, PARDO2000. Il caso del Regno Unito è illustrato in una discussione della relazione tra archeologi emedia, ASCHERSON 2004.

12 Esempi di aggiornamenti sull’Herculaneum Conservation Project pubblicati in giornali: DAYTON2008; AVVISATI 2007; AVVISATI 2006; SORRENTINO 2006; PALMER 2004. Per quanto riguarda latelevisione la squadra dell’Herculaneum Conservation Project ha contribuito alle trasmissioni«Pompeii Live» di Firefly (trasmesso nel 2006 da Channel 5, Regno Unito), «PompeiiUncovered» di Firefly (trasmesso nel 2007 dal National Geographic Channel, USA) e«Auferstehung am Vesuv» di Spiegel TV (trasmesso nel 2007 da ZDF, Germania). Si veda allanota 24 per il documentario «Herculaneum: diari del buio e della luce».

13 Ad esempio: COURT 2005; GUIDOBALDI 2006; HCP 2005; JONES 2006.14 Tanti progetti hanno lavorato con il laser scanner 3D nei siti vesuviani, tra cui i vari esempi pub-

blicati in questo volume; per un altro esempio recente, BALZANI 2007, con la sua bibliografiasull’utilizzo del laser scanner a Pompei. Per l’esperienza dell’Herculaneum Conservation Project e lesperanze di utilizzo per il laser scanner non solo come strumento per assistere nei lavori di con-servazione, ma anche per comunicare con il grande pubblico, BRIZZI et alii 2006.

3. Il direttoredell’HerculaneumConservationProject al lavorodurante le ripreseper un documenta-rio (immagine:Firefly)

Inoltre, l’utilizzo a scopo divulgativo di tour virtuali del sito, ormai moltocomuni, ha un grande valore per chi non ha l’opportunità di visitare il sito di per-sona15 (Fig. 4). Abbiamo scoperto con sorpresa che ci sono circa diecimila studentiaustraliani che studiano Pompei ed Ercolano ogni anno, compresa la loro gestione,conservazione e presentazione, e che utilizzano spesso il tour virtuale per orientarsial meglio. Il progetto offre anche nuovi dati a vari istituti didattici che intendonointegrare elementi di conservazione nell’insegnamento più tradizionale della storiaantica. A tal proposito è in programma una collaborazione per la preparazione dimateriale didattico con nuove fonti d’informazione rese disponibili dai lavoridell’Herculaneum Conservation Project16.

Per il pubblico che visita il sito di persona, abbiamo invece realizzato pannelliinformativi – comuni in tanti altri progetti. Nel nostro caso, cerchiamo di spiega-re il motivo per cui unacasa o un’area è chiusa alpubblico e i relativi pro-blemi di conservazione. Inquesto modo i visitatorivengono sensibilizzaticirca la delicatezza deiresti archeologici, e ven-gono coinvolti nella pro-tezione del sito con sugge-rimenti di comportamentiragionevoli da tenere. Taleapproccio diventa fonda-mentale soprattutto inaree che vengono sì riaper-te al pubblico, ma dove sono stati effettuati soltanto lavori di conservazione di gran-de emergenza, e non un restauro completo17 (Fig. 5).

Il gruppo d’interesse che non è stato ancora menzionato, ma che è il più impor-tante, è la comunità locale. La realtà è che un progetto di divulgazione sarà semprepiù facile da realizzare con visitatori già motivati, rispetto ad una comunità localeche vive intorno al sito e per di più in una realtà sociale molto difficile (Figg. 6-7).

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15 Il tour virtuale degli scavi è stato realizzato da Brian Donovan dell’Università di Auckland(Nuova Zelanda) ed è accessibile a: www.proxima-veritati.auckland.ac.nz/Herculaneum/ (ultimoaccesso 19 agosto 2008).

16 COURT 2005.17 Questo approccio è illustrato in PESARESI-MARTELLI CASTALDI 2007.

4. Un’immagine a360° del teatroercolanese dal tourvirtuale (immagi-ne: BrianDonovan-HCP)

5. Lavori di con-servazione spessovengono svolti sottogli occhi dei visita-tori (immagine:Dave Yoder-HCP)

Grazie ai dati forniti dal programma Urban Herculaneum, si riesce a comprenderemeglio la situazione attuale ad Ercolano ed in modo particolare nell’area immediata-mente intorno agli scavi. Tanto per dare un’idea grossolana dei problemi sociali ed eco-nomici ad Ercolano, basti pensare che l’incidenza della povertà assoluta è pari al33,67% delle famiglie residenti, accompagnata da un alto tasso di disoccupazione(45,93%) e da una limitata attività economica (35,9%) – solo il 20% della popolazio-ne residente ha un lavoro. Il 30% delle strade è dissestato, il numero delle ordinanzesindacali di sgombero, relative ad edifici pericolanti (ubicati in buona parte nel centrostorico), è pari a 348, oltre il 70% delle facciate degli edifici risultano essere degrada-te. È utile evidenziare inoltre che il 75,30% della popolazione di Ercolano vive nell’a-rea intorno agli scavi, con una densità abitativa pari a 12.862 abitanti/kmq18.

In questa sede non possiamo offrire soluzioni semplici ad una questione tantodibattuta in un contesto così complesso: non abbiamo trovato per così dire la solu-zione “magica”. Tuttavia, grazie alla continua presenza della squadra sul sito, eall’impegno dimostrato per Ercolano, il Comune di Ercolano ha contattatol’Herculaneum Conservation Project per contribuire alla progettazione di un Centrostudi. La proposta di un programma d’avvio per il Centro Internazionale per gliStudi di Herculaneum con attività programmata per i primi tre anni è stata accet-tata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che ha stanziato i finanziamentia tale scopo.

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18 Dati raccolti da una relazione del 2003 intitolata «Progetto integrato Resina», di cui le fonti(ISTAT, Questura di Napoli – Commissariato di Portici-Ercolano, Ufficio Tecnico Comunale) siriferiscono a vari anni del periodo 1998-2003. Dobbiamo ringraziare Massimo Iovino,Coordinatore del programma Urban Herculaneum per questo materiale. Per ulteriori dati sulladensità del territorio, BUONDONNO 2007.

6. La convivenzadegli abitanti erco-lanesi con gli scaviè sempre stata pro-blematica, come sipuò vedere da que-sta foto d’archivioscattata dall’adia-cente Via Mare,datata 1959(immagine:Archivio SAP,D5720)

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19 Attualmente si può visitare l’ufficio del Centro studi presso la Villa Campolieto, Corso Resina.Tuttavia, una volta che i lavori di ristrutturazione saranno stati ultimati, la sede definitiva delCentro sarà nella Villa Ravone (la cosiddetta Villa Maiuri), in Via Quattro Orologi.

7. Il sito archeolo-gico nel suo contestoattuale (2006),circondato dallacittà moderna diErcolano densa-mente abitata(immagine: KateCook-Firefly)

La nostra speranza è che il Centro studi diventi il ponte fra il patrimonio cultu-rale di Ercolano e gli ercolanesi stessi, giacché ha il vantaggio di essere situato nellacittà moderna19 pur mantenendo legami forti con il sito archeologico.

Il Centro studi è operativo a pieno ritmo solo da pochi mesi, e quindi ne dare-mo soltanto una breve descrizione. Vorremmo tuttavia illustrare i nostri obiettivinella speranza che altri progetti, che abbiano a che fare con Ercolano e il territoriovesuviano, possano prendere contatti con noi per conoscenza reciproca e possibilicollaborazioni nella zona.

L’ente legale che ha fondato il Centro Studi è l’Associazione Herculaneum20, dicui i soci sono tre:

- il Comune di Ercolano, che rappresenta la città moderna;- la Soprintendenza Archeologica di Pompei, che rappresenta la città antica;- la British School at Rome, che rappresenta la comunità internazionale.Alcuni soci dell’Associazione Herculaneum sono in comune all’Herculaneum

Conservation Project21 ed è questo legame stretto che porta al Centro studi un con-tatto concreto con il sito archeologico e con i lavori che ivi si svolgono. Tuttavia, viè una sostanziale differenza. Il Centro studi, infatti, ha tra i suoi soci il Comune,contatto con la città e la comunità intorno agli scavi che finora mancava. Questapartnership è quindi fondamentale per lo sviluppo di un approccio integrato neiconfronti della città moderna e del suo ricco patrimonio culturale22.

Inoltre, il Centro studi ha dei partners per attività di formazione specifiche.Partner internazionale è l’ICCROM, menzionato in precedenza, che ha un rappor-to di collaborazione già in corso con l’Herculaneum Conservation Project, del qualeabbiamo approfittato per sottoscrivere un accordo formale per la realizzazione dicorsi di formazione per professionisti.

Il nostro partner locale, Stoà – l’Istituto di Studi per la Direzione e Gestione diImpresa, con sede ad Ercolano, fornisce un ulteriore contatto con la città moderna.Il nostro ufficio è infatti ospite della sede di Stoà presso Villa Campolieto, una delleville vesuviane del periodo borbonico, altro elemento rilevante del patrimonio cul-turale di Ercolano.

Gli obiettivi del Centro Studi sono i seguenti:- promuovere lo studio, la preservazione e la valorizzazione del sito di Ercolano;- promuovere la ricerca archeologica e storica, la ricerca nelle tecniche di conser-

vazione e di restauro pertinenti al sito di Ercolano e ad altri siti archeologici del ter-ritorio, la conoscenza scientifica delle tecniche antiche di costruzione e lo studiodelle normative inerenti alla tutela ed alla conservazione nei siti archeologici;

- stabilire un impegno a lungo termine circa la promozione di “best practices”nella conservazione dei siti e dei materiali archeologici a livello internazionale;

- lavorare per valorizzare, a lungo termine ed a livello internazionale, il profiloculturale della città antica e della città moderna di Ercolano, perciò migliorando l’e-sperienza dei visitatori a Ercolano e incoraggiando un soggiorno medio di più lungadurata;

- Lavorare insieme alla comunità locale in un programma di attività riguardan-ti l’antica Herculaneum, per stabilire una relazione più stretta fra la popolazione edil proprio patrimonio culturale.

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20 L’Associazione Herculaneum è guidata da cinque consiglieri eletti che fanno parte del ConsiglioDirettivo: Emma Buondonno (Professore all’Università di Napoli “Federico II”), Maria PaolaGuidobaldi (Direttore degli Scavi di Ercolano), Massimo Iovino (Coordinatore del programmaUrban Herculaneum), Dieter Mertens (ex-Direttore dell’Istituto Germanico a Roma, e Presidentedell’Associazione Herculaneum), e Jane Thompson (Project Manager dell’HerculaneumConservation Project).

21 E cioè sono la Soprintendenza Archeologica di Pompei, il Packard Humanities Institute e laBritish School at Rome.

22 L’importanza della partnership pubblico-privato nel contesto ercolanese è stata spiegata inTHOMPSON 2007.

Le attività del programmaper i primi tre anni (cioè dal2007 al 2009) sono state divisenelle seguenti tre aree principali:

- formazione e sviluppo pro-fessionale (in collaborazione conICCROM);

- coinvolgimento della comu-nità locale, dei turisti e del pub-blico in generale;

- attività di ricerca e pubbli-cazione.

Nel breve lasso di tempo, daquando è nato il Centro studi,abbiamo avviato alcune di que-ste attività. Ad esempio:

- un corso ICCROM sulla“Conservation of Built Heritage”ha portato 22 professionisti deibeni culturali, rappresentanti di22 paesi, ad Ercolano per lavora-re sul sito23 (Fig. 8);

- un primo workshop, per gio-vani archeologi provenienti da 5nazioni diverse, sul ruolo dei pro-getti universitari nella salvaguar-dia dei siti archeologici (Fig. 9);

- l’accoglienza di gruppi spe-cialistici, come la visita di scambiocon una delegazione siriana dalprogetto SHAMS (SustainableHuman Activities in Mediterra-nean Urban Systems) promossodall’Unione Europea (Fig. 10);

- l’accoglienza di gruppi edindividui che studiano Ercolano,con la condivisione di informazio-ni su progetti in corso, materialed’archivio e risultati disponibi perconsultazione, informazioni pra-tiche sul territorio (bed & break-fast, ristoranti, trasporti, ecc);

- un nuovo documentario su Ercolano con cui speriamo di migliorare la conoscen-za di Ercolano nel mondo e l’importanza di conservare la città per le generazioni futu-re24 (Fig. 11). Questo documentario è diventato uno dei materiali di testo nelle scuo-le australiane, ed è stato realizzato anche grazie al sostegno del History Teachers’Association of New South Wales, grazie alla collaborazione già in corso conl’Herculaneum Conservation Project.

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8. Partecipanti delcorso sulla“Conservation ofBuilt Heritage”durante il lavorosul campo adErcolano (immagi-ne: JaneThompson-HCP)

9. Giovani parte-cipanti al work-shop sul ruolo deiprogetti universita-ri nella salvaguar-dia dei siti archeo-logici durante lavisita al sito diErcolano (immagi-ne: Sarah Court-HCP)

10. Delegati siria-ni del progettoSHAMS duranteuna spiegazione deilavoridell’HerculaneumConservationProject per lecoperture (immagi-ne: BiancaCapasso-HCP)

23 KING 2007.24 Il documentario è anche disponibile in Italia ed altrove: de Baggis, M. (regista) (2008)

Herculaneum: diari del buio e della luce, Roma, Istituto Luce.

Il Centro studi è ancora troppo giovane per poterne parlare con ulteriori notizieo per trarre conclusioni su iniziative di divulgazione e coinvolgimento del pubbli-co. In ogni modo, se abbiamo imparato una lezione dall’esperienza ad Ercolano èche essa richiede un impegno a lungo termine ed una presenza costante per potervedere risultati positivi. Raccomandazioni internazionali sul ruolo della comunità ebuone intenzioni non bastano se manca un’équipe sempre presente ed in contattocon la realtà locale.

Premesso ciò, vale sempre la pena di prendersi questo impegno, dal momentoche la comunità locale è lo “stakeholder” più durevole, che sarà presente attorno alsuo sito archeologico anche quando tutti i progetti di conservazione e di archeolo-gia saranno stati completati e le équipes saranno tornate a casa. Se la comunità nonviene coinvolta, allora la sopravvivenza del sito nel futuro sarà sempre incerta e tuttii lavori portati avanti risulteranno soltanto un inutile sperpero di fondi e di tempo.

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11. Copertina deldocumentario suErcolano che èstato realizzatograzie al sostegnodel Centro studi(immagine:Marcellino deBaggis)

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