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PROMOZIONE DEL BENESSERE E PREVENZIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALE IN AZIENDA: ricerca- azione finalizzata all’elaborazione di un modello di intervento 1 Autori: Laura Remaschi , Alessandro Morandi Laura Remaschi: psicologia-psicoterapeuta, Fondazione Istituto Andrea Devoto Onlus Alessandro Morandi: psicologo, dottorando del Dipartimento di Psicologia, Università degli Studi di Firenze ABSTRACT Si tratta di una ricerca intervento finalizzata alla definizione di un piano della sicurezza per la prevenzione dei rischi psicosociali e all’individuazione dei bisogni formativi su questi temi in una cooperativa di servizi nel settore dell’ambiente, della sicurezza e qualità sui luoghi di lavoro. La cornice teorica di riferimento si basa sulle ricerche sulla partecipazione attiva, empowerment, gruppi e benessere nel contesto lavorativo, sottolineando gli aspetti relazionali del rischio ed il fatto che 1 L’articolo presentato fa riferimento al progetto presentato dalla Cooperativa Ambiente s.c. insieme alla Fondazione Istituto Andrea Devoto Onlus, con la supervisione dei Dipartimenti di Psicologia e di Scienze Sociali dell’università di Firenze, su un bando Fon.Coop. 1

PROMOZIONE DEL BENESSERE E PREVENZIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALE IN AZIENDA: ricerca-azione finalizzata all'elaborazione di un modello di intervento

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PROMOZIONE DEL BENESSERE E PREVENZIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALE IN

AZIENDA: ricerca- azione finalizzata all’elaborazione di un

modello di intervento 1

Autori: Laura Remaschi , Alessandro Morandi

Laura Remaschi: psicologia-psicoterapeuta, Fondazione Istituto

Andrea Devoto Onlus

Alessandro Morandi: psicologo, dottorando del Dipartimento di

Psicologia, Università degli Studi di Firenze

ABSTRACT

Si tratta di una ricerca intervento finalizzata alla definizione

di un piano della sicurezza per la prevenzione dei rischi

psicosociali e all’individuazione dei bisogni formativi su questi

temi in una cooperativa di servizi nel settore dell’ambiente,

della sicurezza e qualità sui luoghi di lavoro. La cornice teorica

di riferimento si basa sulle ricerche sulla partecipazione attiva,

empowerment, gruppi e benessere nel contesto lavorativo,

sottolineando gli aspetti relazionali del rischio ed il fatto che

1 L’articolo presentato fa riferimento al progetto presentato dalla

Cooperativa Ambiente s.c. insieme alla Fondazione Istituto Andrea Devoto

Onlus, con la supervisione dei Dipartimenti di Psicologia e di Scienze

Sociali dell’università di Firenze, su un bando Fon.Coop.

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valori, norme e rapporti sono più simili ad una comunità che ad

un’azienda.

Metodo e strumenti: focus group per indagare alcuni aspetti

relativi alla percezione di benessere nel contesto di lavoro, il

rapporto con l’attività lavorativa, percezioni di competenza ed

autonomia, la natura degli aspetti relazionali; questionario sui

dati socio anagrafici e lavorativi, livelli di soddisfazione circa

le relazioni interpersonali e l’ambiente lavorativo; scale

dell’empowerment psicologico e dell’empowerment in contesti

lavorativi. Segue una fase di formazione intorno ai temi dello

stress psicosociale, ella leadership, delle dinamiche di gruppo.

Analisi dei dati: Secondo il tipo di informazioni raccolte i dati

saranno elaborati quantitativamente con analisi statistiche e

qualitativamente con analisi di contenuto computer assistite.

Risultati attesi: diffusione della cultura del benessere

lavorativo e la prevenzione dei rischi, nonché una condivisione

dei risultati della ricerca e della formulazione del piano di

sicurezza su questi temi.

Parole Chiave: benessere organizzativo, rischio psicosociale,

empowerment.

INTRODUZIONE

L’articolo si propone di illustrare il progetto “Benessere. Dalla

prevenzione dei rischi psicosociali alla promozione del benessere organizzativo”. Si

tratta di una ricerca-intervento finalizzata alla definizione di

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un piano di sicurezza per la prevenzione dei rischi psicosociali e

all’individuazione dei bisogni formativi su questi temi in una

cooperativa di servizi “Ambiente s.c.”.

L’idea progettuale nasce da una attenta analisi elaborata dallo

staff dirigenziale della cooperativa stessa, emersa dalla

constatazione che le dimensioni dell’organico erano aumentate via

via che aumentavano le attività della cooperativa. Inoltre, anche

nel settore economico di riferimento emerge che l’attività di

servizi ambientali alle imprese rappresenta proprio quel settore

terziario avanzato che risulta in crescita in Toscana e in Italia.

L’IRPET (2005) stessa individua alcuni scenari per il prossimo

futuro:

una società più dinamica, ma più disuguale, con lavori più

instabili, meno salari e più profitti,

una più elevata segmentazione nel mercato del lavoro fra

occupati high skilled e low-skilled,

una minore presenza di lavoro dipendente anche per i sempre

più intensi processi di delocalizzazione delle imprese,

un invecchiamento della popolazione ed un numero sempre

maggiore di immigrati.

Inoltre, affrontare il tema della promozione della salute sui

luoghi di lavoro, valorizzando il benessere psicofisico del

lavoratore, si pone come lo strumento per il completamento delle

attività di tutela della salute dei lavoratori previste in Italia

da D.Lgs. 626/94.

Lavorare sulle relazioni sta diventando un elemento chiave non

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solo per intervenire sull’emergenza, cercando di risolvere

situazioni patologiche (per l’individuo o per l’azienda), ma per

migliorare il benessere organizzativo e incidere sulla

produttività del lavoro.

Parlare di promozione del benessere sul luogo di lavoro, sia tanto

fisico quanto psicologico e sociale, permette di misurare il

benessere non solo in termini di assenza di infortuni e malattie

professionali; come afferma la Commissione Europea nella sua

Comunicazione del 11.03.02: la qualità del lavoro viene così

intesa come strategia per la salute e la sicurezza per adattarsi

alle trasformazioni del lavoro e della società.

“La salute è un bene essenziale per lo sviluppo sociale, economico

e personale ed è aspetto fondamentale della qualità della vita”

(Carta di Ottawa per la promozione della salute, WHO, World Health

Organisation).

L’ILO (International Labour Organisation) calcola che attualmente

venga bruciato circa il 4% del prodotto mondiale lordo per i

problemi psicosociali sui luoghi di lavoro.

La stessa Carta di Ottawa definisce la promozione della salute come il

processo che consente alle persone di esercitare un maggior controllo sulla propria

salute e di migliorarla.

Per conseguire uno stato di completo benessere fisico, mentale e

sociale, l’individuo o il gruppo deve poter individuare e

realizzare le proprie aspirazioni, soddisfare i propri bisogni e

modificare l’ambiente o adattarvisi. Il luogo di lavoro è quindi

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uno dei luoghi relazionali più importanti dal punto di vista della

capacità di risposta ad aspirazioni o bisogni.

Tra gli indicatori del buon funzionamento psichico si ritrovano

infatti:

avere degli scopi e un senso di direzione della vita,

avere buone relazioni con gli altri,

accettazione, rispetto di sé, autostima,

capacità di controllo e senso dell’efficacia personale.

Attraverso l’analisi del clima organizzativo è possibile

approfondire le situazioni che possono mettere in difficoltà le

persone, come la rapida trasformazione dell’ambiente lavorativo

con particolare riguardo a nuovi modelli organizzativi,

flessibilità contrattuali, innovazioni tecnologiche delle

lavorazioni, per fare solo qualche esempio.

Queste considerazioni rimandano all’importanza del concetto di

empowerment, Kieffer (1982) sostiene che è empowered chi è in

grado di controllare la propria vita e, attraverso partecipazione

(azione nella relazione e nel contesto allo scopo di influenzarlo)

attiva nelle organizzazioni e nella propria comunità (Zimmerman e

Rappaport, 1988) acquisisce potere, aumentando il suo grado di

consapevolezza critica (intesa come capacità di analisi di sé,

delle relazioni e del proprio ambiente) e l’autopercezione della

propria competenza. Con tale definizione si vuol sottolineare che

la possibilità di realizzazione di sé della persona, ovvero di

poter raggiungere una condizione di benessere, è intimamente

collegata alla opportunità di interagire in modo efficace col

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contesto di riferimento. Le persone empowered tendono a ritenere

che gli eventi siano controllabili e gestibili (tendenza alla

speranza) e che sia possibile intervenire per influenzare gli

avvenimenti (“ideologia del cambiamento possibile”) (Bruscaglioni,

1994).

Le diverse dimensioni possono essere ricondotte a due fattori

principali: un "protagonismo" interno positivo (la persona si

sente protagonista dal proprio interno in quanto ha acquisito un

senso di padronanza sulla propria vita) e una "fiducia" esterna,

negli altri e nella propria organizzazione di riferimento, dunque,

anche il benessere lavorativo dipende sia dalla aspetti di

carattere professionale che da altri di natura interpersonale.

L’analisi delle relazioni e dell’empowerment risultano

particolarmente importanti per le attività di servizi, quale

l’attività di consulenza di Ambiente s.c., poiché la tipologia di

lavoro, fortemente relazionale, si caratterizza come tipica

nell’evoluzione dell’organizzazione del lavoro.

I nuovi modelli integrati del lavoro umano, ed in particolare

l’organizzazione del lavoro, sempre più improntati sulla ricerca

della qualità hanno prodotto profonde modificazioni nell’attività

lavorative: in generale, considerando il punto di vista

fisiologico, si sta progressivamente passando da attività a

carattere prevalentemente motorio ad attività a carattere

prevalentemente cognitivo.

La materia lavorata prende oggi la forma del servizio reso, e

dunque della relazione con l’altro. Qui le prescrizioni e altre

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procedure standardizzate trovano presto i loro limiti come mostra

chiaramente la diffusione del fenomeno del burn-out all’interno

delle così dette professioni della relazione (lavoro sociale,

insegnamento, lavoro di cura, etc.), termine introdotto

inizialmente da Freudenberger (1974) e poi ripreso e approfondito

da Maslach (1982), e tradotto in italiano (più o meno felicemente)

con espressioni del tipo "bruciato", "esaurito", "scoppiato",

"cortocircuitato" (Contessa, 1987). Secondo Maslach (1982) e' una

sindrome caratterizzata da tre dimensioni tra loro indipendenti:

a) esaurimento emotivo, cioè lo svuotamento delle risorse emotive,

personali e la sensazione di essere inaridito e di non aver più

niente da offrire a livello psicologico; b) depersonalizzazione,

espressa in atteggiamenti negativi di distacco, cinismo, freddezza

ed ostilità nei confronti degli utenti del proprio servizi; c)

ridotta realizzazione personale, cioè la percezione della propria

inadeguatezza e incompetenza nel lavoro, la caduta dell'autostima

e l'attenuazione del desiderio di successo.

Ciò si lega ad una condizione sociale generale in cui sono cadute

le ideologie forti tipiche del Ventesimo secolo e sono invece

presenti forze antagoniste come tendenti da un lato alla

globalizzazione, dall’altro all’individualismo (Volterrani,

Biliotti, 2008). La globalizzazione permette il contatto

individuale con luoghi e culture diverse. La diversità ed il

cambiamento sono diventati elementi centrali della società, è

divenuto perciò difficile l’individuazione ed il riconoscimento

degli elementi che permettono la costruzione dell’identità

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sociale. Ciò ha portato appunto alla dissoluzione di vincoli che

rendono più libera la costituzione della propria identità, ma

rendendo più fluidi i fattori di riconoscimento comunitario,

portano ad un maggiore senso di insicurezza (Bauman, 2000). Anche

il mondo del lavoro risente per certi versi di tali fattori. “Le

aziende non vengono più identificate come sistemi con chiari

confini che le separano dal loro ambiente, bensì come reti di

rapporto che cambiano la fisionomia tradizionale di produttori,

clienti e fornitori”(Carli, Paniccia, 1999). I vincoli

contrattuali hanno fanno emergere nuove forme di flessibilità del

lavoro e dell’impiego, flessibilità che contribuisce a scaricare

sui lavoratori i disagi legati alle incertezze del mercato e le

esigenze di competitività. Fanno, inoltre, diminuire la

fidelizzazione all’azienda e il senso di appartenenza ad una

classe sociale. In tale situazione di frammentazione

l’organizzazione cooperativistica potrebbe rappresentare un

modello in grado di ricreare luoghi che siano abbastanza sicuri e

stabili in cui i soci si possano identificare, ma anche abbastanza

flessibili in modo da sostenere efficacemente le mutevoli

richieste del sistema economico. E’ importante allora valorizzare

il ruolo della formazione all’interno delle organizzazioni. Le

persone costruiscono la loro identità personale e sociale in

riferimento ai significati di ruolo, funzioni, status, ecc,

socializzati all’interno dell’organizzazione. Ma anche la cultura

organizzativa cooperativistica si struttura a partire dalle

significazioni relazionali in merito di processi produttivi,

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competenze, valori, che non possono essere scissi dalla

soggettività emozionale e valoriale dei singoli partecipanti al

processo (Di Maria, 2002).

La formazione sul benessere organizzativo deve perciò tener conto

che si deve incentrare sulla relazione tra individuo ed

organizzazione, inteso come sistema dinamico fatto di comunità di

persone che convivono in un contesto sociale, che risente della

cultura sociale esterna. L’acquisizione di competenze psicosociali

deve essere costruita sulla specifica realtà organizzativa, nel

senso che non può essere riempita di contenuti a priori. Infatti,

deve essere in grado di far approfondire gli aspetti legati alla

dinamica tra ruolo ed identità e sulle competenze comunicative di

gruppo, perché riflettono il rapporto tra organizzazione e

società. Come già detto la capacità di essere adattarsi ad una

società flessibile e mutevole, richiede anche alle persone di

esserlo. La formazione efficace deve perciò andare nella direzione

di dare quelle skills che permettano di avere sistemi relazionali

adeguati per contesti e sistemi anche estremamente diversi tra

loro, sia per quanto riguarda l’esterno sia anche per i gruppi di

lavoro interni all’azienda.

Si avverte la necessità di centrare lo sviluppo

dell’organizzazione sugli individui di cui è composta

l’organizzazione, considerando anche il valore esclusivo

dell’emancipazione delle persone che vi lavorano secondo una

weltanschauung, una visione della realtà, come un insieme di forze

interdipendenti, uno spazio di confronto fra gruppi che

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partecipano attivamente al fine di autodeterminare la propria vita

anche attraverso un obiettivo comune.

Non può essere, perciò, progettato un percorso formativo standard

quando si vuol trasmettere competenze psicosociali, si possono

individuare dei percorsi che forniscano competenze comunicative e

socio-affettive che aiutino ad riadattarsi e rinnovarsi

flessibilmente ai cambiamenti.

E’ quindi indispensabile coinvolgere tutto il personale nella

formazione concernente la prevenzione dei rischi psicosociali e la

promozione del benessere organizzativo.

In questo contesto la Direzione ha ritenuto opportuno promuovere

un’azione di formazione del personale per la sensibilizzazione sia

dei livelli dirigenziali che di tutti i lavoratori, sul tema

della prevenzione dei rischi psicosociali. Le relazioni con

committenti ed organi di vigilanza, lavoro di gruppo, trasferte

per l’assistenza ai clienti su tutto il territorio nazionale, sono

elementi che potenzialmente possono causare da semplici disagi a

stress veri e propri.

Per rispondere a questi bisogni si è voluto pertanto promuovere

una ricerca intervento sulla situazione aziendale finalizzata da

un lato alla definizione di un piano della sicurezza per la

prevenzione dei rischi psicosociali e dall’altro

all’individuazione dei fabbisogni formativi di dettaglio per

realizzare una corretta formazione di tutti i dipendenti su queste

tematiche.

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DESCRIZIONE DELLA CONTESTO IN CUI SI REAILIZZA IL PROGETTO

Ambiente s.c. è nata nel 1984 per iniziativa di un gruppo di giovani

tecnici che sulle tematiche dell’ambiente e della sicurezza

decisero di fondare il loro progetto di lavoro. Da allora la

Società è progressivamente cresciuta, sviluppandosi nelle sue

attività iniziali e diversificandosi sui nuovi ambiti di attività

via via indotti dall’evoluzione normativa in tema di ambiente e

sicurezza. Ad oggi Ambiente s.c. è strutturata in staff tecnici

altamente qualificati e professionalizzati, dispone di

attrezzature e strumentazioni di elevato livello tecnologico

(laboratori chimici, fisici, biologici), possiede un patrimonio di

grande valore di conoscenze ed esperienze, acquisite nel corso di

oltre un ventennio di intensa attività.

Convenzioni e collaborazioni tecnico scientifiche con Istituti

importanti (Università, CNR, Agenzie regionali e nazionali per la

protezione dell’ambiente) accreditano la qualificazione della

struttura.

Il raggio di azione, tutto il territorio nazionale, dà il segno

della capacità e potenzialità di movimento e di intervento di cui

la società dispone.

Lo staff è composto da oltre sessanta tecnici di diverse

professionalità: ingegneri, architetti, chimici, geologi, biologi,

fisici, informatici, economisti e giuristi, con competenze

specifiche nelle varie aree di intervento, costantemente

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aggiornati sia in merito alle novità normative che alle soluzioni

ed alle innovazioni tecnologiche.

Le attività sono organizzate attraverso i settori Consulting e

Laboratori.

I tecnici del Consulting operano suddivisi nelle diverse sezioni:

Studi e Ricerche, Ambiente, Fisica ambientale, Bonifiche e

Rifiuti, Sicurezza sui luoghi di lavoro, Formazione, Gestione

Impianti idrici. I tecnici dei Laboratori operano all’interno

delle sezioni prelievi, analisi chimiche, fisiche e biologiche.

Si tratta di un’attività professionale coinvolgente e spesso molto

impegnativa, di alto livello culturale e forti componenti

relazionali, sia in termini di relazioni con i clienti sia con gli

enti di controllo e preposti al rilascio delle autorizzazioni. Le

attività di Ambiente s.c. si situano principalmente a cavallo di

due settori, quello della Difesa, controllo e disinquinamento e

quello della Sicurezza e igiene, attività che sono svolte sia

attraverso la consulenza alle aziende ed alla pubblica

amministrazione, sia attraverso le analisi sulle varie matrici

ambientali.

Il connubio consulenti (ingegneri, geologi, agronomi, economisti,

ecc.) ed analisti (chimici, biologi, ecc.) risulta originale sul

territorio toscano in particolare ed italiano più in generale.

OBIETTIVI

L’obiettivo che si pone il progetto è quello di realizzare una

ricerca intervento, di base dell’attività formativa, volta a

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rilevare la percezione del clima organizzativo e dei rischi

psicosociali favorendo un processo di acquisizione di

consapevolezza e di attivazione di risorse individuali e di gruppo

atto non soltanto ad affrontare i fattori di rischio, ma a

promuovere lo sviluppo di contesti lavorativi capaci, secondo

quanto previsto dalla Carta di Ottawa (1986), di produrre

benessere e salute.

Il presupposto che sta alla base del presente progetto è che i

rischi psicosociali abbiano una natura prevalentemente relazionale

e che, di conseguenza, la metodologia più adatta per affrontare

questo tema sia quella propria della ricerca azione volta ad

indagare e a mutare la struttura e la natura delle relazioni

legate al contesto lavorativo ed il conseguente intervento

attraverso l’attività formativa: la capacità di stabilire

relazioni interpersonali improntate ad apertura, disponibilità,

fiducia, nonché la capacità di individuare anche nelle relazioni

segnali confermanti la nostra competenza ed efficacia comportano

indubbiamente la possibilità di sviluppare una buona fiducia nel

proprio potere personale e dunque dell’empowerment.

La ricerca permetterà di individuare i fabbisogni formativi in

merito alla prevenzione dei rischi psicosociali e promozione di

benessere attraverso:

la definizione di indicatori quantitativi relativi al

benessere organizzativo

la formulazione di valutazioni di carattere qualitativo

sulla percezione del benessere organizzativo e dell’ambiente

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relazionale

la ricostruzione e l’analisi dell’ambiente relazionale

interno all’impresa.

ARTICOLAZIONE DEL PROGETTO

Il progetto coinvolge pertanto tutte le figure professionali

aziendali ed a partire dall’analisi del fabbisogno già effettuata

arriverà alla valutazione dell’apprendimento e la formalizzazione

delle competenze acquisite.

Le attività si articolano nelle seguenti fasi:

I. Fase: ricerca sulla realtà aziendale e progettazione di una

piano di sicurezza per la prevenzione dei rischi

psicosociali: realizzazione di focus group per responsabili,

preposti e lavoratori, somministrazione di un questionario

conoscitivo anonimo rivolto a tutti i lavoratori,

somministrazione di test dell’empowerment.

II. Fase: attività di formazione rivolta alla direzione ed ai

responsabili aziendali,

III. Fase: attività di formazione rivolta ai preposti,

IV. Fase: attività di formazione rivolta a tutti i lavoratori

dell’azienda.

V. Fase: predisposizione del piano di sicurezza per la

prevenzione dei rischi psicosociali e la promozione del

benessere organizzativo.

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METODOLOGIA

La prima fase è caratterizzata dallo svolgimento di tre focus

group che coinvolgono lavoratori, preposti e responsabili della

realtà organizzativa per un inquadramento di base, qualitativo,

del clima aziendale;

L’intervista di gruppo prevede una serie di domande relative

all’esperienza lavorativa dei soggetti intervistati per

approfondire le situazioni, anche eventualmente la presenza di

situazioni di disagio.

Precedentemente viene realizzata una prima presentazione del

percorso, insieme ala presentazione dei docenti e dei ricercatori

che condurranno l’attività. Si raccolgono poi aspettative, dubbi e

richieste di ogni singolo partecipante, al fine di favorire la

condivisione degli obiettivi del progetto con tutti i soggetti

coinvolti.

Viene poi somministrato il questionario ed il test

dell’empowerment.

Il questionario si compone, in linea di massima due parti: dopo la

richiesta di informazioni socio-anagrafiche (età, sesso, livello

di scolarizzazione, ecc.) e inerenti le caratteristiche

dell’azienda, si definiscono una serie di domanda concernenti la

qualità delle relazioni sociali interne all’azienda.

Tale strumento è definito facendo riferimento a strumenti analoghi

elaborati nell’ambito di precedenti esperienze di ricerca condotte

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a livello nazionale2.

Il questionario è finalizzato ad individuare gli indicatori di

“benessere” e di “malessere” per la definizione delle dimensioni

del benessere. Le categorie che fondano il benessere

organizzativo, nella prospettiva prescelta dalle esperienze di

ricerca citate, sono identificate nei termini di:

caratteristiche dell’ambiente in cui il lavoro si svolge,

chiarezza degli obiettivi organizzativi e coerenza tra

enunciati e pratiche organizzative,

riconoscimento e valorizzazione delle competenze,

comunicazione intra-organizzativa circolare,

circolazione delle informazioni,

prevenzione degli infortuni e dei rischi professionali,

clima relazionale franco e collaborativo,

scorrevolezza operativa e supporto verso gli obiettivi,

giustizia organizzativa,

apertura all’innovazione,

stress,

conflittualità.

Particolare attenzione è prestata anche alle politiche di genere,

individuando eventuali indicatori strettamente attinenti alla

2 Si fa qui specifico riferimento all’esperienza portata avanti dal

Programma Cantieri del Dipartimento della Funzione pubblica, in

particolare ai report delle attività contenuti nei documenti “Persone al

lavoro” e “Benessere Organizzativo” del 2003 e “Amministrazioni alla

ricerca del benessere organizzativo”, del 2005.

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presenza femminile negli ambienti lavorativi e alla conciliazione

dei tempi di vita e di lavoro.

La relazione verrà presentata alla direzione per individuare gli

interventi di prevenzione e protezione dei lavoratori.

Le aree tematiche che si propone di indagare il focus group sono

le seguenti:

1. Rapporto con l’attività lavorativa:

a) importanza del lavoro nella propria vita

b) percezione della propria competenza nel lavoro

c) mansioni esplicitamente richieste e mansioni

implicitamente attese

d) aspetti di maggior soddisfazione nel lavoro e aspetti

di maggior difficoltà (punti di forza e punti di

criticità)

e) [per i responsabili] rapporto con l’attività

lavorativa dei dipendenti.

2. Percezione di competenza nel lavoro:

a) formazione di base

b) formazione in azienda

c) autoformazione

d) [per i responsabili] livello di competenza dei

dipendenti.

3. Autonomia nello svolgimento del proprio lavoro:

a) autonomia attesa, autonomia permessa, autonomia

disincentivata

b) autonomia di contenuti e autonomia di procedure

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c) autonomia e qualifica professionale (livello di

mansioni)

d) [per i responsabili] importanza dell’autonomia dei

dipendenti

4. Relazioni interpersonali in azienda

a) lavoro di gruppo e mansioni svolte

b) leadership nel gruppo

c) figure marginali nel gruppo

d) punti di forza e punti di criticità nel gruppo di

lavoro

5. Benessere nel posto di lavoro:

a) significato dello “star bene” al lavoro

b) benessere e modalità di lavoro (individuale e/o di

gruppo)

c) benessere e tipo di mansione (più o meno alta)

d) benessere e grado di capacità di determinare il

proprio lavoro

e) benessere e rapporto tra attività lavorativo e

condizione personale (famiglia, lontananza dal luogo

di lavoro, caratteristiche individuali ecc.)

6. Rischio nella situazione lavorativa:

a) significato di rischio

b) aspetti psicosociali della sicurezza sul lavoro

c) situazione percepita come più protettiva e situazione

percepita come più rischiosa, da un punto di vista

psicologica, nella loro esperienza lavorativa

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7. Altre osservazioni che si desiderano aggiungere.

Dopo la fase descritta è previsto un approfondimento formativo

diversificato per tre gruppi.

L’attività di formazione si svolge attraverso diverse metodologie,

sia lezioni teoriche che pratiche, attraverso esercitazioni,

giochi di ruolo, ecc. Lo svolgimento di gruppi di discussione con

rappresentanti di tutti i livelli dell’organizzazione ha un

duplice obiettivo: da un lato consentirà di far emergere

criticità, punti di accordo e di disaccordo circa

l’interpretazione dei risultati emersi; dall’altro consentirà di

arricchire con valutazioni di carattere qualitativo l’analisi del

benessere organizzativo.

I preposti hanno 64 ore di formazione (nelle quali sono comprese

anche quelle per il focus group ed il questionario) nelle quali

approfondiscono i temi dei rischi psicosociali e del benessere sia

dal punto di vista teorico sia finalizzato all’acquisizione di

competenze relazionali e di tecniche operative per rilevare e

trovare interventi adeguati le problematiche. Per loro è infatti

prevista una fase finale di training on the job per sperimentare

le metodologie apprese.

Per i dirigenti ed i responsabili (16 persone) sono previste 12

ore di formazione, nelle quali si approfondisce il tema della

leadership di gruppo, in quanto sono le figure che hanno maggior

capacità di controllo e di potere sulle dinamiche organizzative

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interne ed esterne ad Ambiente, oltre che essere maggiormente

coinvolti e partecipi con la mission della cooperativa.

Per i lavoratori (75 persone) sono previste 12 ore di formazione e

sono divisi in tre gruppi di circa trenta persone l’uno. Con loro

si affrontano i temi legati allo stress ed ai rischi

psicosociali.

Nella fase finale si restituiscono a ciascun gruppo i dati emersi

dall’elaborazione degli strumenti di ricerca, al fine di creare in

modo condiviso gli strumenti utili ad un modello di prevenzione ed

intervento su benessere e rischi psicosociali in azienda.

MODALITA’ DI VERIFICA

Per quanto concerne le attività di verifica e controllo, è

previsto un test finale (domande a risposta multipla) di verifica

dell’apprendimento.

Inoltre, al fine di garantire un approccio individualizzato, il

tutor d’aula ed i docenti sono disponibili a recepire eventuali

esigenze di informazioni e approfondimento. Poiché gli allievi

sono necessariamente in possesso di differenti titoli di studio,

possono essere suggeriti testi e documentazioni integrative al

materiale didattico fornito dal corso.

Il responsabile del corso cura insieme ai docenti, la

personalizzazione degli argomenti in relazione alle funzioni ed

ai ruoli degli allievi stessi.

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STATO DI AVANZAMENTO DEL PROGETTO

Attualmente è stata svolta la prima fase di intervento. Si sono

realizzati i primi incontri per i tre livelli aziendali, nei quali

si sono raccolti i dati, attraverso gli strumenti individuati.

Grazie al monitoraggio, consistente in alcuni incontri tra i

referenti di Ambiente s.c. e della Fondazione Devoto, si è potuto

ricalibrare i contenuti relativi all’attuazione della fase di

formazione. Durante la progettazione, si era pensato di fare

approfondire tematiche analoghe ai tre diversi gruppi; dopo aver

fatto i primi incontri, si è visto che le esigenze formative

andavano verso aspetti diversi delle tematiche inerenti benessere

e rischi psicosociali. Nell’incontro iniziale, infatti, oltre alla

raccolta dei dati, si erano fatte esplicitare le aspettative ed i

dubbi dei singoli partecipanti. Ciò è stato utile a due scopi: per

stipulare un contratto formativo condiviso con i gruppi, cosicché

nessuno potesse percepire il percorso come lontano dai propri

bisogni o imposto dall’esterno e per organizzare un programma

didattico il più possibile congruente alle esigenze degli allievi.

Sia per responsabili che per i lavoratori ed i preposti al

progetto le aspettative maggiori erano legate alla possibilità di

migliorare le relazioni con i colleghi attraverso l’acquisizione

di nuove competenze comunicative e attraverso la diminuzione dei

fattori di stress lavorativo. I dubbi prevalenti riguardavano,

invece, la reale capacità di mettere in pratica di mettere in

pratica quanto acquisito.

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Altri bisogni palesati erano, al contrario, diversi per ognuno dei

gruppi. I preposti avevano l’esigenza di riuscire ad elaborare un

modello di lettura dei bisogni psicosociali e di applicazione di

strategie di intervento; mentre, i loro dubbi erano relativi al

fatto di divenire personalmente capaci di giocare un tal ruolo,

sia all’interno della cooperativa che con i clienti esterni. I

lavoratori avevano, invece, l’aspettativa di veder diminuire i

fattori di stress legati al carico ed alla pressione dei loro

impegni; avevano dubbi legati alla sfiducia che un percorso del

genere potesse essere realmente in grado di introdurre cambiamenti

efficaci. I responsabili, infine, desideravano avere informazioni

approfondite sulla condizione di rischio psicosociale dei loro

sottoposti, in modo da poter intervenire efficacemente ed avevano

paura che si creassero aspettative che poi non erano in gado di

soddisfare.

In base a quanto emerso, si è così deciso che nella fase di

formazione si sarebbero differenziati i contenuti. Per i preposti

al progetto si approfondiscono i temi legati al concetto di

benessere, ai fattori di rischio, alle dinamiche di gruppo ed

all’empowerment cercando di aumentare sia le conoscenze teoriche,

che le metodologie di trasmissione di competenze (saper far fare),

che le capacità personali (saper essere).

Per i responsabili si affrontano i temi legati alla leadership nei

gruppi e alla loro connessione con le dinamiche interpersonali di

costruzione di ruolo e di identità sociale. Infine, con i tre

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gruppi di lavoratori si approfondiscono i concetti di stress e di

rischio psicosociale e di empowerment organizzativo.

Nella fase finale, che si svolgerà in autunno, ad ogni gruppo

saranno presentati i risultati della ricerca con l’obiettivo di

favorire una maggiore consapevolezza di ciò che sta avvenendo

nella propria organizzazione e di elaborare un modello di

intervento per la promozione del benessere e per la prevenzione

dei rischi psicosociali in azienda.

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