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L'ARCHITETTURA DELL' "ALTRA" MODERNITÀ Atti del XXVI Congresso di Storia dell'Architettura

Protagonisti locali della modernità: Ubaldo Badas

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L'ARCHITETTURADELL' "ALTRA" MODERNITÀAtti del XXVI Congresso di Storia dell'Architettura

Anche a nome del Comitato Direttivo delCentro di Studi per la Storia dell'Architetturadesidero ringraziare tutti i partecipantiall'incontro e rivolgere un pensiero affettuoso aiSoci dell'istituzione che ci hanno lasciati neltempo intercorso per la pubblicazione degli Atti:Arnaldo Eruschi, Vera Comali, Claudio Tiberi.

Un ringraziamento va rivolto a Soci ecollaboratori dell'Associazione che hannopermesso la realizzazione del Congresso e lapubblicazione degli Atti: Maria Letizia Accorsi,Piero Aebischer, Simona Benedetti, Fabrizio DiMarco, Marina Docci, Maria Grazia Turco,Marcella Villani. In particolare debbo esprimerela mia gratitudine e quella del ComitatoDirettivo a Marina Docci e Maria Grazia Turco,curatrici di questi Atti, il cui lavoro, pur seequamente diviso in due parti, e stato condottonel massimo accordo.

Proprietà letteraria riservata

Gangemi Editore spaPiazza San Pantaleo 4, Romawww. g a n g e m i e d i t o r e . i t

Nessuna pa r t e d i ques t apubb l i caz ione può esserememorizzata, fotocopiata ocomunque riprodotta senzale dovute a u t o r i z z a z i o n i .

ISBN 978-88-492-1901-2

In copertina: Roma. M. Piacentini. Cappella della "Divina Sapienza" alla Città universitaria.

Le autorizzazioni alla pubblicazione di foto e disegni, conservati presso Archivi e Biblioteche, pubbliche e private, sono stateconcesse ai singoli autori per la presente pubblicazione.

L'ARCHITETTURADELL'"ALTRA" MODERNITÀ

ATTI DEL XXVI CONGRESSODI STORIA DELL'ARCHITETTURA

Roma, 1 1 - 1 3 aprile 2007

a cura diMarina Docci

Maria Grazia Turco

GANGEMI DEDITO RE

Indice

Presentazione 13di LAURA MARCUCCI

ASPETTI GENERALI 17

L'"altra" modernità. Esplorazione di possibili significati 18di MARIA ANTONIETTA GRIPPA

Modernità e "nuovo classicismo": un esito del crocianesimo ne L'estetica 26dell'architettura di Salvatore Vitaledi CETTINA LENZA

Una modernità dialettica e plurale 40di FRANCO PURINI

Diversità verso la modernità. Alle origini della contemporaneità 48di GIANFRANCO SPAGNESI

Marcelle Piacentini: "II mio Moderno" 62di SANDRO BENEDETTI

II dibattito sull'architettura sacra negli anni tra le due guerre 80di TOMMASO SCALESSE

II concetto di 'continuità ambientale' in architettura: i progetti di chiese 96di Saverio Muratori e di Luigi Vagnettidi GIAN CARLO CATALDI

La ricostruzione tridimensionale della chiesa dell'Assunzione di Maria 110Santissima al quartiere Tuscolano in Roma di Saverio Muratoridi MASSIMO GASPERINI

RAPPORTI EUROPEI 117

"Forme nuove di città moderne". Rapporti tra un'altra cultura milanese 118e internazionale nell'urbanistica e nell'architetturadi SANTINO LANCE

Schmitthenner, Muthesius, Behrens: l'uso 'progressista della tradizione 130di PlERGIACOMO BUCCIARELLI

Echi della modernità italiana nelle riviste e negli scritti tedeschi del primo 138Novecento, fra architettura e urbanisticadi MARIA GRAZIA SANDRJ

AREE ITALIANE

ITALIA SETTENTRIONALE 147

L'altro MIAR torinese 148di MICAELA VIGLINO DAVICO

L'"altra" modernità in Piemonte. Dalla storia dell'architettura 158all'architettura della storiadi GUIDO MONTANARI

Armando Melis e la cultura urbanistica della prima metà del Novecento 166di SANDRA POLETTO

Un "abito" per la città. Decorazione e architettura per 174una modernità tradizionaledi ELENA DELLAPIANA

Riflessioni sull'"altra" modernità a Torino. L'opera di Vittorio Eugenio 184Ballatore di Rosana (1880-1948)di GIOVANNI MARIA LUPO

Progettisti per l'industria da Torino alla provincia 194di ANDREA BRUNO jr.

L'insediamento del terziario: rinnovamento urbano e continuità della tradizione 204di CATERINA FRANCHINI

L'archivio di immagini di Piero Portaluppi: percorsi formativi 212e materiali del progettodi ORNELLA SELVAFOLTA

Nuove architetture e disegno urbano della prima metà del Novecento 226in Milano e in altre città lombardedi FERDINANDO ZANZOTTERA

Giuseppe Polvara e l'espressione della modernità nell'architettura 234religiosa milanesedi PAOLO Bossi

Marcelle Piacentini et alii a Bergamo bassa 246di DAMIANO IACOBONE

L'architettura delle Tre Venezie fra le due guerre; un profilo sintetico 256di VINCENZO FONTANA

Brenne Del Giudice: una 'moderna' tradizione 268di GIOVANNI BIANCHI

Stile rustico e identità montane: Giorgio Werner Marini e il dibattito 280

su tradizione e modernità (1914-27)di MASSIMILIANO SAVORRA

Architetti romani nella "città del Duce". Cesare Valle, razionalista 290

dell'avanguardia e 'classicista latino' della modernità a Fori! (1932-43)di FERRUCCIO CANALI

ITALIA CENTRALE 301

'Ambientamento' e invenzione, un diffìcile equilibrio. Il concorso 302per il nuovo palazzo comunale di Pesare (1932-33)di GERARDO DOTI

Il disegno della nuova architettura. La svolta moderna dell'Accademia 312di Belle Arti di Perugiadi PAOLO BELARDI, FEDORA Boco

"Semplice semplice ma italiano italiano". La modernità e la questione 318abitativa in Umbriadì FABIO BIANCONI, ALESSIA BONCI

La periferia del Moderno. Episodi diffusi in Umbria 326di SIMONE BORI, VALERIA MENCHETELLI

Contaminazione di tradizione e modernità nei quartieri popolari a Roma: 1920-30 334di SIMONA BENEDETTI

Roma 1921-43. I concorsi di architettura 354di PIERO SPAGNESI

II concorso per le terme Littorie a Roma. Alla ricerca di 376una nuova architettura per l'Italia fascistadi TOMMASO MANFREDI

Due opere michelucciane a Roma 388di MARIA GRAZIA ERCOLINO

Misura, cornice, torsione. La modernità di Mario Loreti 400di ALESSANDRO MAZZA

L'"altra" modernità di Armando Brasini 414di PAOLO MICALIZZI

L'architettura di Armando Brasini: dal Barocco magniloquente 424alla progressiva semplificazione del linguaggiodi MARIO PISANI

Storia di un tentativo: committenza, progetto e costruzione del ponte 432Flaminio di Armando Brasini (1930-50)di GIAN PAOLO CONSOLI

Giovanni Muzio e lo studio Paniconi-Pediconi all'È 42 440di MARCELLO VILLANI

La casa del Ballila a Pescaia di Paniconi e Pediconi nel panorama abruzzese dell'ONB 452di RAFFAELE GIANNANTONIO

Cesare Bazzani: progetti e realizzazioni a Pescara di un accademico d'Italia 464di ALDO GIORGIO PEZZI, LUCIA SERAFINI

Ulteriori contributi 477

II palazzo di Montecitorio: modernità e tradizione 478di DOMENICA MARIA TERESA ABBATE

Mario Ceradini, architettura religiosa e modernismo: S. Maria Liberatrice 486in Romadi MARCO SPESSO

Un progetto piacentiniano: il 'caso' villa Aldobrandini a Roma 496di MARIA GRAZIA TURCO

ITALIA MERIDIONALE E ISOLE 511

Un caso di "altra" modernità: Edwin Cerio scrittore e architetto a Capri 512di GAETANA CANTONE

L'architettura vernacolare e il primo Movimento Moderno. Fortuna 524di una dialetticadi GIULIO PANE

II razionalismo 'critico' di Luigi Cosenza come "altra" modernità 538di ALFREDO BUCCARO

Napoli. L'edifìcio delle Poste in relazione alla città 548di ITALO FERRARO

L'intervento di Marcelle Canino nel conservatorio dello Spirito Santo a Napoli 558di ANDREA Di SENA

II piano urbanistico per la Capitanata di Concezio Petrucci e le borgate rurali 568di FABIO ARMILLOTTA

Un autore inedito per l'"altra" modernità. L'opera di Francesco De Fusco 578per il centro annonario di Baridi ALESSANDRO CASTAGNARO

Protagonisti locali della modernità: Ubaldo Badas 586di PAOLO SANJUST

La palazzata di Messina e i suoi architetti 594di ANTONIETTA IOLANDA LIMA

Francesco Fichera interpreta la modernità, 1929-39 608di ELISABETTA PAGELLO

Ulteriori contributi 617

L'opera e l'insegnamento di Ferdinando Chiaromonte, tra "classica" 618modernità e qualità del costruiredi MARIA PERONE

I quartieri occidentali di Napoli come espansione urbana. 628Fuorigrotta e Bagnolidi FRANCESCO DIVENUTO

I quartieri occidentali di Napoli come espansione urbana. Posillipo 642di ROSA MARIA GIUSTO

II progetto di una strada "succursale" a via Toledo: continuità 650di una proposta di ammodernamento nella Napoli del Novecentodi ANDREA PANE

Recupero di tradizione e modernità a Ischia nella prima metà 664del Novecentodi ILIA DELIZIA

II contesto del porto d'Ischia: territorio e paesaggio 676di FRANCESCO DELIZIA

DIFFUSIONE MEDITERRANEA 685

La via alla mediterraneità delle architetture di Florestano Di Fausto 686per le isole dell'Egeodi Ezio GODOLI

L'attività di Florestano Di Fausto in Libia: nuove acquisizioni sul 696suo contributo alle trasformazioni urbane di Tripolidi MARIA CONCETTA MIGLIACCIO

L'opera di Mario Paolini nel Dodecaneso 706di LUCIANA Di LERNIA

L'"altra" modernità di Giuseppe Vaccaro in Africa 716di STEFANO ZAGNONI

INDICIa cura di Marina Docci

Indice dei nomi 729Indice dei luoghi 750

Fig. 1 - Cagliari. U. Badas. Scuola all'aperto, 1933 (da «L'architettura Italiana», settembre 193Ì

Protagonisti locali della modernità: Ubaldo Badasdi Paolo Sanjust

. ^emessa

E soltanto da pochi anni che la figura di."baldo Badas è oggetto di approfondimento--ill'ambito del più vasto programma di ri-crea che nel Dipartimento di Architetturadell'Università di Cagliari si sta svolgendo in-torno alle vicende dell'architettura e dell'ur-banistica del XX secolo in Sardegna. Ciò che-d emergendo in tutta chiarezza è la figura di_r. "artista di talento" come scrisse di lui l'in-rilettuale Nicola Valle nel 19331 presentan-do, con l'orgoglio dichiarato di essere il pri-r.o a farlo in una rivista, "il talento di uncovane che di passatista non ha altro che unrtr.ere di modestia balorda e timida, in con-risto con quella gagliarda sicurezza con cui—iccia le linee con musicale fantasia e ca-pricciosa delicatezza".

Valle inquadra ferocemente il milieu cul-i—Mie cagliaritano dei primi anni Trenta nel-. -.'ictpit dell'articolo: "A Cagliari gli architetti•no ben rari, al di là dei soliti fabbricatori dirj.::ìzi. In piena incandescenza innovatrice,r_Mtti, e dopo tanti anni di futurismo, cubi-rr.o. dadaismo, novecentismo eccetera, c'èic.la gente che, dimostrando senza ritegno,_: - le opere, di non essersene accorta, non hai pudore di mostrare la sua cecità, sordità,.— penetrabilità". Indica l'obiettivo: "Prima dii_ nessuno s'era messo con lo stesso coraggioi svecchiare la città; e le costruzioni di questiarimi anni stanno lì a segnare il passo, un pas-D da milizia territoriale o da retroguardia; e-<:-. avremmo toccato, continuando così, se

non il record della pacchianeria costruttiva...". E conclude esaltando Badas come mo-dello della modernità architettonica, attac-cando coloro che: "maldestri nel criticare sen-za prudenza, ripetono, o per snob o per nonsaper che dire, il luogo comune della stram-beria, della tedescheria, del futurismo, del no-vecentismo, come per fare un'accusa all'auto-re. L'accusa, in definitiva, ad un artista di ta-lento di sentirsi uomo del suo tempo. Nien-temeno. L'accusa di somigliare, negli elemen-ti accessori, esteriori (e quindi secondari nel-l'arte) ai migliori architetti dei nostri giorni.Nientemeno. L'accusa di non possedere quel-la docilità idiota e prona dei più e consistentenel secondare il gusto dei committenti, i qua-l i — a lasciar fare a loro — non uscirebbero maiper tutto l'oro del mondo dal solito stile Li-berty, stile floreale, stile umbertino ecc. Nien-temeno. Tutto ciò basta per definire Badas."

Un intreccio di motivazioni2 ha poi offu-scato la memoria del suo lavoro, fino alla re-cente riscoperta relativa principalmente all'o-pera architettonica3, mentre per quanto ri-guarda le sue attività nel campo della grafica,nel settore dell'artigianato artistico, che lo haoccupato per tutta la vita e quella, probabil-mente più tarda, della pittura, mancano an-cora delle puntuali ricerche.

Giovane e talentuoso artista autodidatta,Ubaldo Badas, nato nel 1904, esordisce alla fi-ne degli anni Venti pubblicando disegni sulleriviste sarde di cultura; dai primi anni Trentarealizza a Cagliari le sue prime architetturepalesemente ispirate a Libera; dal 1936 è de-

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Fig. 2 - Cagliari. U. Badas. Sacrario ai Caduti,1934 (da «L'architettura Italiana», settembre 1935).

Fig. 3 - Cagliari. U. Badas. Ingresso ai giardini pub-blici (da «L'architettura Italiana», febbraio 1940).

legato per la Sardegna dell'Ente NazionalePiccole Industrie per conto del quale parteci-pa a numerose mostre nazionali ed interna-zionali con oggetti di artigianato artistico. Lasua personalità, il suo forte interesse verso laproduzione artigianale, il suo percorso cultu-rale ed artistico indicano, per quegli anni, unaricerca volta a coniugare tradizioni locali esperimentazioni linguistiche legate al più am-pio contesto della modernità. Non è soltantoil contesto tecnologico locale, fortemente an-corato al tradizionale, a spingerlo ad adottare,nelle opere di architettura degli anni Trenta,materiali e tecnologie tradizionali, e sostan-zialmente "murari"; ma è soprattutto la con-sapevolezza che nel rapporto con il contesto econ le tradizioni locali si può innestare in mo-do proficuo la progettualità del moderno. Ilsecondo dopoguerra vede Badas lavorare ad

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edifici e programmi più impegnativi (palaza:della Regione Sardegna, palazzo del Bancc iRoma, padiglioni alla Fiera a Cagliari, erscopio a Bosa, padiglione dell'Artigiana::Sassari) ed evolvere il suo approccio ed il so»linguaggio verso un'originale commistione —internazionalismo, nei modi della compo»zione e nel linguaggio, e localismo, nel!ado-zione di materiali e lavorazioni tradizio.-iainelle finlture e nei rivestimenti. Negli ann; .ir-la maturità l'architettura di Badas assume ->:-tevole libertà nella ricerca compositiva. OMvolumi articolati, e nella scelta di materia- :tecniche, con proposte di forti contras:: rmateriali, tra geometrie, trasparenze e diafane

Nel periodo tra le due guerre le opere rm.riuscite di Badas sono concentrate tra il 1ed il 1937 - gli anni più interessanti, del isto, anche nel panorama nazionale - e -: -generalmente interventi di piccola e piccolisima dimensione: edifici isolati, per lo ~ .nei quali l'autore sperimenta soluzioni ::mali spesso impostate su geometrie curvilinsladdove piegare modernamente una muramira, e modernamente bucarla, rappresentaisintesi efficace ed ineluttabile fra tradiròcostruttive molto radicate e necessità espressainnovative. Ricordiamo, tra le opere c.i£. Ltane, la scuola all'aperto del 1933 (fig. 1delle sue prime opere in assoluto, nella qmmostra già una notevole padronanza cLguaggio; il sacrario ai Caduti dellaguerra (fig. 2) realizzato in blocchi di irossa e di calcare bianco, dove l'esecr;contiene l'altare per le celebrazioni èmente incorniciata da un albero secolare: lìgresso ai giardini pubblici (fig. 3), dove ilchiamo a temi del Novecento è stern:dalla bianca pergola in calcare bianco: .e ."popolarissime" del 1937 (fig. 4) dove <vono una solida costruzione muraria ed imenti dotati di forte carica dinamica, <balconcini a sbalzo o la finestra verticale»corpo scala. Del 1937 è anche il primo ;getto che Badas redige per la colonia

PÌ<

"Dux" da realizzare nella spiaggia del Poetto diCagliari; la lunga e controversa realizzazionedell'edifìcio, analizzata in questo saggio, in-quadra quel momento dell'evoluzione di Ba-das che vede i primi segnali della volontà diadottare il calcestruzzo armato per le sue in-trinseche potenzialità espressive secondo mo-dalità differenti da quelle in uso nell'ambitodel Movimento Moderno italiano anteguerrae più vicine a quelle che vedranno impegnatigli architetti italiani negli anni Cinquanta4.

Colonia marina "Dux"

La vicenda della colonia marina ha origi-ne nei primi anni Trenta del XX secolo quan-do il locale Pnf decise di sostituire i preesi-stenti padiglioni in legno, destinati alla curadelle malattie polmonari, con una stabile co-lonia marina. Le colonie marine e montane,le scuole all'aperto, le stazioni elioterapiche,i campi estivi furono quelle istituzioni che ilregime fascista adoperò, su scala nazionale,come luoghi di cura delle malattie dovute al-.ì miseria ma anche per fornire "una precoceimpronta militare e fascista nell'educazione.iella gioventù e ancor meglio dell'infanzia"5.Dal punto di vista architettonico si tratta ditipi non consolidati sui quali il regime con-sentì una certa sperimentazione agli archi-tetti modernisti. Del resto lo stesso pro-gramma che sottende questo tipo di istitu-zioni, mirato a realizzare edifìci che stiano inrorte relazione con la luce, l'aria, lo spazioaperto, sembra tagliato sulle tematiche che gliirchitetti moderni hanno posto al centro del-.e proprie riflessioni sulla forma.

Il progetto della colonia marina è proba-?;lmente il più interessante tra quelli predi-sposti da Badas negli anni Trenta per contodell'ufficio tecnico del Comune di Cagliari

-~yg, 5-7). E evidente il riferimento alle ope-r; di Libera, almeno nel disegno del prospet-to verso terra del corpo principale, dove Ba-

Fig. 4 - Cagliari. U. Badas. Case "popolarìssime1937 (da «Almanacco di Cagliari», 1984).

das adotta quel sistema di piccole aperturequadrate che Libera chiamava "superfici al-veolari in pietracemento" e che sperimentònel palazzo delle Poste di via Marmorata, e neldisegno a spigoli arrotondati del basso volu-me d'ingresso. L'impostazione planimetrica èinvece una proposta originale che, forse ispi-rata alla pratica in uso nella progettazionedelle colonie marine di riferirsi a figure dina-miche, ricorda la forma di un idrovolante,arenato sulla spiaggia del Poetto o pronto adecollare verso il Mediterraneo.

Da segnalare l'interessante sistema di ram-pe, anche questo ricorrente nelle colonie, checonduce al primo piano interamente dedica-to ai saloni dormitorio e ai relativi servizi,mentre al piano terra, oltre a due saloni dor-mitorio, erano previsti tutti gli spazi di servi-zio, cucine, mensa, uffici, infermeria, lavan-

::j?onìsti locali della modernità: Ubaido 589

H-H-H'

Fig. 5 - U. Badas. Cagliari. Colonia marina. Pianta del piano terra del primo progetto, 1937 (Archivi*tesserato ai Lavori Pubblici, Comune di Cagliari).

deria. L'ingresso non è previsto, come par-rebbe ovvio, sulla testata del basso volumeche si protende verso terra, sulla quale si apro-no invece tre larghe finestre, ma sui lati dellostesso; altri accessi sono previsti nel volumeprincipale nei pressi dell'avvio delle rampe. Idue corpi che ospitano le rampe, leggermen-te avanzati e più bassi rispetto al volume prin-cipale, prevedono, su due livelli, otto larghe fi-nestrature allineate in corrispondenza dellerampe e quattro finestre circolari in corri-spondenza degli antibagni alle estremità. Al-tre otto larghe finestre si aprono sui lati del vo-lume principale dove sono collocati dei bagni,senza alcun riguardo per la corrispondenza traesterno ed interno, come del resto abbiamogià visto nelle finestrature delle rampe, e co-me accade anche sul prospetto a mare dove fi-nestre tutte uguali si aprono sui vasti dormi-tori e sul refettorio, ma anche su bagni, cuci-ne e lavanderie.

La simmetria che caratterizza i prospettiprincipali è rotta invece, come spesso nei pro-getti di Badas, nei prospetti laterali caratte-rizzati da un progressivo digradare delle al-tezze verso strada, dove sono collocati ingres-si, uffici e i principali ambienti di servizio.

Il sistema costruttivo misto, murario e atelaio in calcestruzzo, indicato nei disegni,

consente a Badas di prevedere grandi apsture orizzontali e il citato sistema di piccle aperture quadrate delle superfìci alveoJri in pietracemento.

La moltiplicazione del numero delle apiture in uno stesso piano (due del tipo tor. :tre e quattro del tipo orizzontale, quattro :tipo quadrato, disposte in file), è adotta:^Badas per alterare la percezione della sadell'edificio. Come nella scuola all'aperte ^che nella colonia marina a partire da un i:postazione volumetrica basata sulla geomst:curva, è con il disegno delle aperture che >: :finiscono i contorni di un'architettura a: .:pianto moderno da realizzare con le tecnojgie della tradizione muraria italiana.

Ciò che accadde tra il 1937 ed il 19-t;

ancora sostanzialmente sconosciuto, rpuò oggi essere in parte chiarito grazie ad ,cuni materiali e documenti recenternerreperiti nell'Archivio di Stato di Caglia:.in archivi di proprietà privata.

Il progetto originario subisce delle moc-che e, com'era frequente in Badas, perde in :se realizzativa quegli elementi che richiamain maniera diretta altre architetture, m;:rando delle soluzioni del tutto originali.

E quello che si può dedurre incrociandoinformazioni derivanti dalla foto del plas:.

590 Paolo Sar. _

del secondo progetto (fig. 8), recentemente re-perita in un archivio privato ed inedita, con letato del rustico in calcestruzzo armato risa-lenti all'immediato dopoguerra (fig. 9).

Dalla foto del plastico si deduce che laconformazione volumetrica non subisce mo-difiche sostanziali, rispetto al primo progetto:un lungo volume curvilineo, con ampio rag-gio di curvatura, sul quale si innesta, al centrodel lato concavo, un volume minore conclu-so a semicilindro; la copertura del volumeprincipale è resa utilizzabile grazie ad estesepensiline innestate sui volumi tecnici dei cor-31 scala, disposti alle due estremità del volumeprincipale. Le rampe, che nel primo progetto;rano contenute nel volume principale, nel se-condo si sviluppano all'esterno, parallelamenteil volume minore, e conducono ad un'area co-perta, situata nel giunto tra i due volumi, dal-la quale si accede ad entrambi.

La novità più rilevante, oltre ad alcuni ele-menti di linguaggio che vedremo più avanti,consiste nella sopraelevazione dell'edificio ri-spetto alla quota della spiaggia ottenuta nelvolume secondario con pilastri a sezione cir-colare, e nel volume principale con l'intro-duzione di una struttura di setti in calce-struzzo armato da cui sbalzano delle travi a se-

I none variabile; su queste si eleva il compattovolume della colonia, scavato solo da un lun-;o loggiato al piano alto che lascia in vista lenavi a sbalzo dell'ultimo livello.

Da sottolineare la forte espressività archi-i tettonica dei setti e delle travi in calcestruz-

zo a vista; la scelta di lasciare in vista la strut-tura, evidenziandola anche tramite la sago-

•..uura dei profili, risulta piuttosto rara inItalia prima della seconda guerra mondiale esembra anticipare soluzioni architettoniche e;:rutturali che saranno invece frequenti neldopoguerra. Mi sembra importante ricorda-re che nelle architetture realizzate in Italia fi-- 3 alla guerra, le soluzioni strutturali piùavanzate venivano regolarmente occultate da-?buste opere murarie, e che questo sembra

Fig. 6 - U. Badas. Cagliari. Colonia marina.Prospetto verso terra del primo progetto, 1937(Ìbidem/

Fig. 7 - U. Badas. Cagliari. Colonia marina. Pro-spetto laterale del primo progetto, 1937 (ibidem/

Fig. 8 - U. Badas. Cagliari. Colonia marina. Foto delplastico del secondo progetto, s. d. (Archivio privato).

Pie. 9 - U. Badas. Cagliari. Colonia marina. Fotoo

del rustico nel 1945 (Archivio di Stato, Cagliari).

essere, secondo le più recenti ricerche6, unodei caratteri principali dell'architettura mo-derna italiana: l'uso delle strutture portantiin calcestruzzo armato o in ferro, con solu-

:agonisti locali della modernità: Ubaldo Badas 591

Fig. 10 - Cagliari. U. Badas. Colonia marina. Stato attuale (foto dell'A.).

zioni spesso sperimentali o ardite, mai osten-tate o evidenziate ed invece inglobate all'in-terno di opere murarie tradizionali. La casadelle Armi di Moretti ed il palazzo postale dipiazza Bologna di Ridolfi, entrambi a Roma,possono essere presi a modello di questa lineaoperativa, che differenzia la situazione ita-liana da quella europea dove invece i nuovimateriali sono considerati parte integrantedella espressione artistica moderna.

Il secondo progetto della colonia marinasembra quindi guardare direttamente oltral-pe7 senza più la mediazione della cultura ar-chitettonica italiana, che adotterà una lineadi ricerca legata alla espressività strutturaledel calcestruzzo soltanto negli anni Cin-quanta. Ciò conferma la necessità che l'operadi Badas sia sottoposta ad approfonditi stu-di e ricerche, oltre che tutelata.

Dal punto di vista del linguaggio archi-tettonico bisogna ancora segnalare l'ennesi-mo tentativo di Badas di arrotondare gli an-goli del volume principale (dettaglio che riu-scirà a realizzare solo nel progetto della ca-serma Marinaretti) mentre gli altri elemen-ti linguistici sono ricorrenti nella sua opera:aperture tonde nel prospetto principale, fi-nestrelle quadrate nel corpo scala, finestre aforte sviluppo orizzontale (tre per piano nelvolume secondario ed otto per piano in cor-

rispondenza dei corpi scala nel volume pr.~-cipale), intonaco listato su tutti i prospe::

Le vicende della guerra non consentirannodi concludere i lavori di costruzione dell edi-ficio che ritroviamo realizzato solo nelle sueparti strutturali, e mancante del volume se-condario, in una serie di foto allegate ali a~:di concessione del rustico in uso al consoni-:antitubercolare del 1945, dal quale risulta jche il consorzio "ha effettuato i lavori di chr_-sura esterna della costruzione, suddiviso 1 in-terno in diversi ambienti modificando il prc-getto originale per sistemarvi un ospedale mi-rino. Prima dell'occupazione dello stabile bcostruzione consisteva, come noto, nell'ossa-tura in cemento armato e nella terrazza ulti-mata"8. Risulta quindi chiaro che le tampo-nature ancora oggi visibili ed anche la solu-zione dei ballatoi esterni (fig. 10), non sianoda attribuire a Badas.

Dall'analisi di queste foto emergono altre ri-flessioni. Intanto segnaliamo la sagomaturadella testata delle travi a sbalzo, arrotondata ne.due piani nei quali, secondo il plastico, sareb-bero dovute rimanere a vista (piano rialzato esecondo piano alto), e a spigolo vivo nel pia-no intermedio nel quale sarebbero state in-globate nella muratura; ciò sembra confer-mare che il rustico realizzato corrisponde, fi-no al dettaglio, al progetto esemplificato dal-

592 Paolo Sanjust

b foto del plastico. Notiamo che le tre file di

setti della struttura individuano due campate,

_~a larga disposta verso la concavità, ed una

-—erta che corrisponde alla larghezza del cor-

rei scala, disposta verso la convessità; questa

suddivisione è individuabile nel piano rialza-

K> e nel primo piano alto, mentre nel secon-

do piano vengono eliminati i pilastri inter-

•r.edi e si viene a creare un'unica campata, a

meno degli sbalzi, con i setti rastremati verso

1 basso a disegnare una sezione dello spazio

che Badas riproporrà nel dopoguerra nel sa-

aone del Padiglione dell'artigianato di Sassari9.

La pensilina sul tetto è stata realizzata solo

r:ella parte che accompagna la facciata con-

wssa, mentre manca la copertura centrale che

Joveva fare da pendant al volume secondario

anch'esso non realizzato. Notiamo infine che

la trave di bordo del primo livello è ridotta al-

ia sola sezione del solaio nella parte centrale, in

:.?rrispondenza del previsto, e non realizzato,

iiiacco con il volume secondario.

Un'ulteriore foto d'epoca, dell'edifìcio

i.i in uso, ci fa ipotizzare che non fosse del

ratto tramontata l'ipotesi di completare la

acalizzazione del progetto; infatti le sei cam-

pate centrali della facciata concava (quelle

corrispondenti all'area coperta nel giunto

tra i due volumi) sono state lasciate aperte,

torse, appunto, in previsione della realizza-

tone del volume secondario.

Resta ancora da spiegare come e perché

. edificio, in fase di realizzazione, sia stato ri-

Tiltato rispetto alle previsioni iniziali secon-

do le quali la concavità ed il relativo volume

secondario, avrebbero dovuto rivolgersi ver-

SD la strada, mentre oggi guardano al mare.

NOTE

: N. VALLE, Incontri: Ubaldo Badas, in «Mediter-kea», 1, VII, gennaio 1933.- La prima motivazione, che rende le ricerche molto

mplesse, è da riferire al fatto che, non avendo valido ti-I di studio, Badas non poteva "firmare" i suoi proget-

ti, che risultano infatti intestati, negli archivi pubblici, anome di diversi progettisti abilitati che si prestavano al-la bisogna (chiedendo talvolta in cambio il suo interventoper "modernizzare" le facciate dei loro progetti). La se-conda è una motivazione di tipo politico: Badas fu fasci-sta ed ebbe come "mecenate" il podestà di Cagliari En-rico Endrich, che lo fece assumere all'ufficio tecnico delComune di Cagliari e gli affidò personalmente i suoi pri-mi incarichi, avendone intuito le doti. Nel dopoguerraquesti precedenti ebbero un peso nel limitare la visibilitàpubblica di Badas, anche se è proprio a partire dagli an-ni Cinquanta che la sua attività si concentra sull'archi-lettura, grazie a diversi prestigiosi incarichi da enti puh-blici. Anche il suo carattere, non incline alla mondanitàe al successo, ebbe certamente un'influenza nel mantenereun basso profilo pubblico alla sua attività. Infine, l'ar-chivio e la biblioteca di Badas non sono accessibili; cosìche dei suoi progetti si può discutere soltanto a partire dadisegni di massima (in genere in scala 1:100) presentatialle commissioni edilizie per le reladve approvazioni, e tal-volta di pochi schizzi e di qualche foto. Questo quadrodi difficoltà, come non ci scoraggia, non ci giustificaeventuali errori o leggerezze che potremmo avere com-messo nell'elaborazione della ricerca che ha dovuto svi-lupparsi tra le insidie del paradigma indiziario.

3 Su Badas vedi: P SANJUST, Ubaldo Badas - un ar-tigiano del moderno. La sistemazione dell'area del Terra-pieno di Cagliari 1930-1940, in Atti del convegno Cu-rare il Moderno, (Torino, 13-15 luglio 2000), Venezia2002; lo., Opere giovanili di Ubaldo Badas, in«Do.Co.Mo.Mo. Italia-giornale», 8, 2001; Io., UbaldoBadas: scuola, all'aperto e colonia marina a Cagliari, in «Pa-rametro», 235, 2001; Io., Ubaldo Badas. Architetture1930-1940, Cagliari 2002. La riscoperta di Badas ha po-tuto giovarsi di un articolo, scritto dal citato Enrico En-drich, nel quale l'autore si attribuisce la paternità del-l'assunzione del giovane Badas al Comune di Cagliari,ed elenca una serie di opere da lui realizzate, distin-guendo quelle che egli stesso, in qualità di podestà, gliaveva direttamente affidato, da altre dovute a commit-tenti diversi, sia pubblici che privati; E. ENDRICH, Ubal-do Badas, l'architetto, in «Almanacco di Cagliari», 1984.

4 S. PORETTI, Modernismi e autarchia, in Storia del-l'Anhitettuta italiana. Il primo Novecento, a cura di G.Ciucci, G. Muratore, Milano 2004, pp. 442-475; Io. Lacostruzione, in Storia dell'Architettura italiana. Il secondoNovecento, a cura di E Dal Co, Milano 1997.

5«Domus», 659, 1985.6 Rimando a Foretti, cit. alla nota 4, per un qua-

dro interpretativo generale nel quale collocare alcunedelle riflessioni qui soltanto richiamate.

7 A Le Corbusier ed al suo padiglione svizzero alla cittàuniversitaria di Parigi del 1930-32, per esempio.

8 ARCHIVIO DI STATO DI CAGLIARI, G.I.L, voi. n. 5.9 S. GIZZI, S. PORETTI, II Padiglione dell'artigianato

a Sassan. Architettura e conservazione, Roma 2007.

?*9tagonisti locali delia modernità: Ubaldo Badas 593