10
Il materiale in studio proviene dal riempimento di una fossa del santuario di Cannicella di Orvieto e rappresenta, molto probabilmente, una unica azione rituale. I resti faunistici sono abbondanti e in buono stato di conservazione. I frammenti determinati appartengono alle seguenti specie: Numero di frammenti Numero minimo di individui Cy praea annulus L. 1 1 Campylaea cingulata Studer 1 1 Ostrea sp. (fossile) 1 1 Pisces 4 L euciscus cepha lus (L.) 2 2 Scar dinius er y throphthalmus (L.) 2 1 Testudo sp. 8 1 Aves 39 A nas sp. 2 1 Anas platyrhynchos L. 3 1 Corvus corax L. 46 2 Ga llus ga llus L. 25 4 Athene noctua (Scopoli) 2 1 Erithacus rubecula (L.) 1 1 Sturnus vulgaris L. 2 1 Merula merula L. 3 2 Columba livia Gmelin 3 1 Resti faunistici da una fossa rituale di Orvieto BARBARA WILKENS Dipartimento di Storia, Università di Sassari

Resti faunistici da una fossa rituale di Orvieto

Embed Size (px)

Citation preview

Il materiale in studio proviene dal riempimento di una fossa del santuario diCannicella di Orvieto e rappresenta, molto probabilmente, una unica azione rituale.

I resti faunistici sono abbondanti e in buono stato di conservazione. I frammentideterminati appartengono alle seguenti specie:

Numero di frammenti Numero minimo di individui

Cypraea annulus L. 1 1Campylaea cingulata Studer 1 1Ostrea sp. (fossile) 1 1

Pisces 4Leuciscus cephalus (L.) 2 2Scardinius erythrophthalmus (L.) 2 1

Testudo sp. 8 1

Aves 39Anas sp. 2 1Anas platyrhynchos L. 3 1Corvus corax L. 46 2Gallus gallus L. 25 4Athene noctua (Scopoli) 2 1Erithacus rubecula (L.) 1 1Sturnus vulgaris L. 2 1Merula merula L. 3 2Columba livia Gmelin 3 1

Resti faunistici da una fossa rituale di Orvieto

BARBARA WILKENSDipartimento di Storia, Università di Sassari

ypy g

py p

p

Erinaceus europaeus L. 10 1Rodentia 2 2Lepus europaeus L. 15 1Leporidae 1 1Mustela nivalis L. 1 1Felis catus L. 1 1Vulpes vulpes L. 12 2Canis familiaris L. 87 5Sus scrofa domesticus L. 1010 21Dama dama L. 4 1Cervus elaphus L. 1 1Cervidae 1Bos taurus L. 58 3Ovis aries L. 102 (8)Capra hircus L. 37 (5)Ovis vel Capra 774 19

Tra i frammenti determinati non sono state contate le vertebre e le costole.Come si vede, si tratta di una grande varietà di specie domestiche e selvatiche di

diversi ambienti.Tra i molluschi è stata identificata una specie terrestre, Campylaea cingulata, e un

frammento di ostrica fossile, che potevano trovarsi nel terreno. È invece interessante la pre-p

senza di una Cypraea annulus, specie esotica dell’Oceano Indiano, con il dorso abbattuto,probabilmente applicata a qualche oggetto a scopo ornamentale. Conchiglie esotiche sonoreperibili in contesti archeologici della penisola italiana abbastanza frequentemente a parti-re dall’Età del Ferro.

I pesci sono rappresentati da pochi frammenti di specie di acqua dolce, il cavedano ela scardola, e possono costituire delle offerte alimentari durante l’azione rituale. Sono statitrovati inoltre alcuni frammenti di testuggine terrestre, probabilmente Testudo hermanni. Inquesto caso è difficile dire se si tratti dei resti di un animale vissuto sul posto, o di una vit-tima di un piccolo sacrificio o pasto rituale.

Gli uccelli sono rappresentati da un numero maggiore di specie, tra cui il pollamedomestico, specie di dubbio stato come il piccione e il germano, e specie selvatiche come ilcorvo imperiale, la civetta, il merlo, lo storno e il pettirosso.

Le informazioni sul rituale etrusco sono abbastanza scarse, mentre si hanno alcune noti-zie di ambiente italico dalle Tabulae Iguvinae, e da autori latini del periodo repubblicano eimperiale. L’aruspicina, l’osservazione del volo e del comportamento degli uccelli, aveva unagrande importanza, ma non comportava l’uccisione dei volatili e di conseguenza il reperimen-to delle loro ossa. Da Plinio si deduce che molte conoscenze naturalistiche sugli uccelli deriva-vano dagli studi degli aruspici etruschi. Nelle Tabulae Iguvinae si mette in evidenza che questapratica doveva essere effettuata prima di ogni sacrificio per essere certi dell’attenzione degli dei.

In ambiente romano, galli e galline potevano essere oggetto di sacrifici, ma avevanoanche una funzione divinatoria (Plinio X, 49). Si osservava il loro modo di assumere il ciboe i vaticini venivano in qualche modo condizionati tenendo gli animali a digiuno (CiceroneDe Divinatione, I, 27-28). Anche Ovidio (Fasti, I, VIII, 449-456) parla del sacrificio diuccelli e dei vaticini che si traevano dall’osservazione delle loro viscere. La cosa viene però

SATURNIA TELLUS590

p

p pp

10

15

111287101041

5810237

presentata come una introduzione recente. Secondo questo autore venivano sacrificati lacolomba e il gallo, quest’ultimo alla dea della notte. Nell’Italia meridionale il sacrificio delgallo era già praticato in ambiente greco fino dal IV secolo a.C., in associazione con altrespecie di maggiore importanza alimentare (Wilkens et alii, 2002).

È probabile che almeno il pollame, presente in buon numero in questo scavo, e forsegg p

le anatre e i colombi, provengano da resti di sacrificio. Gli altri uccelli (pettirosso, storno ecivetta) potrebbero essere vissuti sul posto e finiti casualmente nel terreno dopo la morte.Un caso a parte è costituito dai corvi imperiali, rappresentati da due individui, un adulto eun giovane, che dovevano essere interi al momento della deposizione, ma non presentanosegni di macellazione. Visto il buono stato di conservazione, si possono considerare contem-poranei al riempimento della fossa.

I corvi sono considerati da Plinio uccelli da auspici, spesso negativi (Plinio, X, 15).L’autore mette in evidenza la loro intelligenza e il fatto che sembrano capire gli auspici che reca-no. È interessante l’aneddoto su un corvo di nido caduto dal tempio dei Dioscuri in una bottega.

g p g p

Il fatto che provenisse da un tempio doveva essere una garanzia per la buona accoglienza del-l’uccello etiam religione commendatus officinae domino. Nelle Tabulae Iguvinae sono citati duediversi corvidi, la cornacchia e la gazza, come uccelli da osservare prima dei sacrifici.

I mammiferi sono stati identificati con numerose specie, alcune selvatiche come il ric-cio, la lepre, la donnola, la volpe, il daino, il cervo, e altre domestiche come il cane, il maia-le, il bove, la pecora e la capra. Questi ultimi sono il nucleo più consistente e rappresenta-no con grande probabilità i resti del sacrificio.

Una parte minore dei frammenti poteva trovarsi nel terreno come resti di precedentisacrifici e di oggetti (ossa e palchi di cervidi lavorati); o di animali viventi sul posto allostato selvatico (roditori); come commensali addetti al controllo dei roditori (donnola egatto); resti di pasto, piccoli sacrifici e usi vari (riccio, volpe, lepre).

Nel caso della lepre, sono state trovate le due zampe posteriori. Potrebbe, in alterna-tiva a un uso rituale o alimentare, trattarsi di una pelle. Lo stesso si può pensare per la volpe,rappresentata soprattutto da metapodi e falangi, ma in questo caso sono state trovate anchealtre ossa, tra le quali una tibia con segno di macellazione.

Più dubbio è il caso del daino, parte del quale è formato da palchi lavorati, più due ossa.I resti che con maggiore probabilità sono da attribuire al sacrificio sono i seguenti:

➢ Quattro polli tra cui due galline, un adulto di taglia piccola e un giovane.➢ Due anatidi, uno dei quali identificato come germano. È stato trovato un cranio di ana-

p g g p g

tide intero. Trattandosi di un osso molto delicato si suppone che sia stato rapidamen-te interrato in seguito al sacrificio.

➢ Cinque cani: tre adulti e due giovani, macellati. Sono di taglia variabile, ma non èstato possibile calcolare le altezze. Il sacrificio del cane era diffuso in ambito etrusco ed italico e se ne trovano ancora

tracce nel rituale romano imperiale. Un testo più o meno contemporaneo che descrive ilsacrificio è contenuto nelle Tabulae Iguvinae. In questo caso il sacrificio è collegato con lefasi lunari “la dichiarazione del cane è stabilita per il momento culminante delle feste cerea-li interlunari” (Devoto 1975). “L’animale sacrificale sia prono. Si prendano le carni delcane, si prendano gli arti inferiori. Con spiedi sottili si ritaglino i visceri, fascinotti sottili glisi sottopongano.... Si portino gli spiedi, le carni cotte”. Parte delle carni viene distribuita trai fedeli, alla fine dei rito si recuperano i resti del cane e si seppelliscono.

591Resti faunistici da una fossa rituale di Orvieto

Un altro sacrificio di cane (femmina) è citato da Ovidio. In questo caso il sacrificioaveva luogo in aprile nel bosco sacro di Rubigo, in favore delle messi. Infine per un perio-do più antico (Ferro I) si può ricordare il sacrificio di cani in ambiente Dauno a Lavello(Potenza). Questa volta si potrebbe trattare di un sacrificio di purificazione ed espiazione,dato che il pozzo in cui sono stati trovati i cani aveva intaccato un ipogeo più antico e neaveva sconvolto parte delle sepolture (Wilkens 2005).

Nel caso di Orvieto non sono chiare le modalità di abbattimento, i segni di macellazio-ne sono invece numerosi e permettono di ricostruire l’azione (F ig. 1): viene staccata la testamediante disarticolazione dell’atlante dai condili occipitali. Il cranio viene troncato longitu-dinalmente a metà. Si staccano gli arti, quello anteriore per troncatura sulla scapola e quelloposteriore per disarticolazione del femore dall’acetabolo del coxale. Gli arti vengono scarni-ficati, il tronco e il collo vengono tagliati in più parti. Alcune vertebre toraciche e il sacro ven-gono troncati longitudinalmente. Nelle tabelle di macellazione sono indicate in nero le ossache sono state trovate intere e quindi venivano risparmiate almeno in qualche caso.

• Tre bovini: un adulto di età superiore ai cinque anni, un adulto di età inferiore aicinque anni, e un giovane sui 5/6 mesi. Le ossa lunghe sono frammentarie e non è stato pos-sibile calcolare l’altezza. Per le grandi dimensioni di una cavicchia e per la robustezza dialcune ossa distali degli arti, è probabile che almeno uno degli esemplari adulti fosse unmaschio.

La scarsità e la frammentazione dei resti bovini non permette di ricostruire al megliole modalità di macellazione (Fig. 2). La testa veniva staccata per troncatura di una vertebracervicale, la mandibola era troncata sul ramo verticale. Le vertebre cervicali erano in qual-che caso troncate longitudinalmente come pure il sacro, e la coda veniva staccata con uncolpo alla base. L’ala iliaca veniva staccata dal sacro e si hanno numerosi graffi di scarnifi-cazione delle costole, all’interno e all’esterno. Il costato veniva tagliato sia nella parte pros-simale che in quella distale e in zone intermedie.

• Ventuno maiali: 6 di 2/4 settimane (usura 1); 4 tra 6 e 8 mesi (usura 3); 2 di 8/12mesi (usura 4); 1 tra 12 e 18 mesi (usura 5); 3 sui 18/20 mesi (usura I); 3 poco oltre i dueanni (usure II e III); 2 più anziani (usure IV e V). Le altezze al garrese per i maiali sono statecalcolate dai III e IV metacarpi e dal IV metatarso: mm 680, 683, 683, 692, 707, 751.

SATURNIA TELLUS592

Fig. 1

593Resti faunistici da una fossa rituale di Orvieto

I segni di macellazione sono abbondanti (Fig. 3). Il cranio veniva disarticolato dal-l’atlante e il muso troncato sotto le orbite, all’inizio dei nasali. Anche la mandibola venivatroncata sul ramo orizzontale, presumibilmente con la stessa azione. Diversi graffi e la tron-catura alla sinfisi indicano che la mandibola veniva staccata dal cranio, probabilmente peril recupero della lingua. L’arto anteriore veniva staccato per troncatura sulla scapola e taglia-to in più pezzi, l’arto posteriore veniva staccato per troncatura dell’ileo e per disarticolazio-ne della testa del femore dall’acetabolo del coxale e tagliato in più pezzi. Il tronco e il collovenivano tagliati in diversi pezzi e alcune vertebre cervicali, toraciche e lombari venivanotroncate longitudinalmente. Le costole venivano troncate nella parte prossimale e in quelladistale e scarnificate all’interno e all’esterno.

• Diciannove ovicaprini: 3 tra 1 e tre mesi (usura 1); 1 tra 3 e 5 mesi (usura 2); 1 tra5 e 8 mesi (usura 3); 1 di 8/9 mesi (usura 4); 5 giovani di età non meglio definibile; 1 suba-dulto di 18/24 mesi (usura I); 1 giovane adulto (usura II); 6 adulti di età media (usura III/IV).

Tra gli ovicaprini sono presenti almeno 5 capre: un capretto di circa un mese, unacapra di età inferiore ai due anni, una di età superiore ai tre anni e mezzo, due capre di etànon definibile, ma superiore ai 3/ 4 mesi. È stata trovata una cavicchia femminile a sciabo-

p p p

la, troncata alla base. Per le capre è stata calcolata un’altezza da radio di mm 722.

Fig. 2

Fig. 3

SATURNIA TELLUS594

Le pecore sono almeno 8: 1 di età inferiore ai 2 anni, 4 di età inferiore ai tre anni, 2sui 3 anni; 1 di età superiore ai 3 anni e mezzo. Riguardo alla taglia, si ha tra le pecore unanotevole variabilità che può essere dovuta a differenze di sesso, ma anche alla possibile pre-senza di razze diverse. Non sono state trovate cavicchie attribuibili con sicurezza alla peco-ra. Sono state calcolate alcune altezze da metacarpo e metatarso di mm 528, 529, 623, 649,652, 717.

I segni di macellazione sono frequenti (Fig. 4). La testa veniva staccata per disartico-lazione dall’atlante o per troncatura dell’atlante, gli astucci cornei venivano recuperati, lamandibola staccata e in un caso troncata sul ramo orizzontale. Non si conosce altro sul trat-tamento del cranio. Gli arti anteriori venivano staccati per troncatura sulla scapola e taglia-to in più pezzi, gli arti posteriori per troncatura dell’ileo, per disarticolazione della testa delfemore o per troncatura della parte prossimale del femore. Anche questi venivano troncatiin più pezzi, mentre le estremità di tutti gli arti erano risparmiate in genere a partire dalcarpo e dal tarso, in qualche caso dall’estremità distale dei metapodi. Il tronco e il colloerano tagliati in pezzi, alcune vertebre cervicali, toraciche, lombari e il sacro venivano tron-cati longitudinalmente. In altri casi si preferiva tagliare di fianco al corpo vertebrale, tron-cando solo le apofisi laterali. Le costole erano troncate sia nella parte prossimale che inquella distale e presentano numerosi graffi di scarnificazione interni ed esterni.

Il sacrificio si basa quindi principalmente sui maiali (ventuno) e gli ovicaprini(diciannove), tra i quali hanno importanza sia la capra (cinque) che la pecora (otto). Diseguito vengono i cani con cinque individui e i bovini con tre. Naturalmente un bovino, perle sue dimensioni e per la complessità dell’allevamento, costituisce una vittima di maggio-re importanza rispetto alle altre specie. Accompagnava il sacrificio principale anche l’offer-ta di animali più piccoli.

È difficile dai soli resti ossei ricostruire le modalità della cerimonia e cercare confron-p p

ti con altri siti. Indubbiamente differisce dal sacrificio del tipo suovitaurilia diffuso inambiente italico, romano e anche nella colonia greca di Eraclea (Wilkens 2004). Le tre spe-cie sono infatti rappresentate, ma il numero dei bovini è decisamente inferiore e la caprasembra avere un’importanza quasi pari a quella della pecora. Differisce pure dalla cerimo-

Fig. 4

nia espiatoria delle Tabulae Iguvinae perché in questo caso i bovini sono in decisa maggio-ranza (quindici, contro sei maiali e tre pecore). Forse ricorda maggiormente la cerimoniadecuviale delle stesse Tabulae. In questa cerimonia si sacrifica un maiale e un capretto perciascuna decuvia (le decuvie citate sono venti). Si può inoltre aggiungere il sacrificio di unbovino votivo. Il rapporto tra maiali, ovicaprini e bovini è di conseguenza maggiormentevicino a quanto risulta nel caso di Orvieto.

Si può anche osservare la variabilità dell’età dei maiali e degli ovicaprini, che com-prendono esemplari in diverse fasce d’età. Si hanno resti di giovani anche tra i cani e i bovi-ni. Come si conviene nel caso di un sacrificio, le patologie sono scarse e probabilmente pocoevidenti nell’animale vivo. Si limitano infatti a una frattura saldata all’epifisi distale di unfemore di cane, alcune anomalie su due frammenti di radio di cane, ossificazione del lega-mento in una tibia di ovicaprino, frattura saldata di una costola media, una frattura saldatadi costola grande, segni di artrosi su un metapode di maiale, frattura e artrosi nella parteprossimale di un’ulna di maiale, fusione con la tibia di parte della diafisi di una fibula dimaiale, 2 ispessimenti su crani di maiale, un caso di retrazione alveolare su un mascellaredi maiale, segni di artrosi su una vertebra lombare di maiale. Si nota come la maggioranzadelle patologie più gravi sia da attribuire al maiale, proprio per la minore mobilità di questaspecie che permette alle patologie degli arti di passare inosservate.

Osservando le frequenze dei diversi elementi anatomici, sembra di vedere che ogniparte anatomica è ugualmente rappresentata e questo sembra escludere che alcune partivenissero consumate dai presenti mentre altre venivano bruciate sugli altari, come avvienein alcuni tipi di sacrificio. Ai fini della valutazione di questo problema, nella tabella seguen-te sono stati aggiunti anche i frammenti di vertebre e costole, che erano stati esclusi nel con-teggio iniziale dei resti, perché di determinazione più incerta a causa del cattivo stato di con-servazione.

cane maiale bovini ovicapriniCorna e cavicchie 1 5Cranio 11 172 3 72Denti superiori liberi 1 66 2 51Mandibola 6 103 1 74Denti inferiori liberi 2 126 1 76Denti non determinati 1 7Ioide 5Atlante 2 12 4Epistrofeo 5 1 7vertebre cervicali 5 10 5 19vertebre toraciche 8 22 3 18vertebre lombari 4 17 3 25sacro 1 1 1 3vertebre caudali 2vertebre indeterminate 15costole 145 25 91Scapola 3 43 51Omero 5 44 4 52Radio 10 38 1 62

595Resti faunistici da una fossa rituale di Orvieto

p

p

maiale bovini1

11 172 31 66 26 103 12 126 1

1

2 125 1

5 10 58 22 34 17 31 1 1

145 253 435 44 410 38 1

Ulna 7 27 1 36Carpo 1 6 1 5Metacarpo 2 33 1 58Coxale 4 57 1 68Femore 7 52 3 60Patella 1 1 2Tibia 3 49 92Fibula o malleolare 1 22 1Astragalo 9 5Calcaneo 1 12 24Altre ossa tarsali 1 6 3Metatarso 1 31 3 43Metapodi indeterminati 25 4Sesamoidi 2I falange 2 29 8 18II falange 9 7 4III falange 14 6 5

D’altra parte le bruciature non sono particolarmente abbondanti, mancano del tuttonel cane e sono presenti solo su una vertebra grande attribuita ai bovini. La frequenza diframmenti bruciati è maggiore negli ovicaprini e nel maiale. Le bruciature sono localizzatesulle seguenti ossa:

maiale bovini ovicaprini

cranio 2mandibola 1V. cervicali 3vertebre 1costole 1scapola 2omero 2Radio-ulna 1 1metacarpo 1coxale 1 2femore 2 3tarso 2falangi 1

Un’altra osservazione riguarda i segni di morsi di carnivori, probabilmente cani, pre-senti solo su ossa di ovicaprini e in particolare su cinque radii, due metacarpi, un femore,sei tibie, un osso tarsale e due metatarsi. Inoltre un frammento di femore ha segni di morsidi roditori. Questo fa supporre che mentre i resti degli altri animali sono stati interrati rapi-damente, almeno una parte degli ovicaprini è rimasta sul terreno più a lungo.

SATURNIA TELLUS596

7 27 11 6 12 33 14 57 17 52 31 13 491 22

Astragalo 9 51 121 61 31 3

Metapodi indeterminati 25 4

I falange 2 29 8 18II falange 9 7 4

14 6

bovini

1

12

Bibliografia

Cicerone = M.T. Cicerone, Della divinazione, Garzanti, Milano 1988.Devoto 1975 = G. Devoto, Le tavole di Gubbio, Sansoni, Milano 1975.Habermehl 1961 = K.H. Habermehl, Die Altersbestimmung bei Haustieren, Pelztieren und beim jagdbaren Wild,

Paul Parey Verlag, Berlin 1961.Plinio = G.S. Plinio, Storia Naturale, Einaudi, Torino 1982.Ovidio = P. Ovidio N., Les Fastes, Les Belles Lettres, Paris 1993.Schramm = Z. Schramm, “Long Bones and Height in Withers of Goat (Poln. Engl. und Russ. Ausz.)”, Roczniki

Wvzszej Szkolv Rolniczei w Poznaniu, 36, 1967, pp. 89-105.Teichert = M. Teichert, “Osteometrische Untersuchungen zur Berechnung der Widerristhöhe bei vor- und früh-

geschichtlichen Schweinen”, Kühn-Archiv, 83/3, 1969, pp. 237-292.Von Den Driesch – Bössneck 1974 = A. Von Den Driesch – J. Bössneck, “Kritische Anmerkungen zur

Widerristhöhenberechnung aus Längenmaben vor- und frühgeschichtlicher Tierknochen”,Säugetierkundliche Mitteilungen, BLV-Verlagsgesellschaft, 40 (22)/ 4, 1974, pp. 325-348.

Wilkens 2004 = B. Wilkens, “Roman suovitaurilia and its Predecessors”, in S. Jones O’Day – W. Van Neer(edd.), Behavior Behind Bones. The Zooarchaeology of Ritual, Religion, Status and Identity, Oxford2004, pp. 73-76.

Wilkens 2005 = B. Wilkens, “The Sacrifice of Dogs in Ancient Italy”, in L.M. Snyder – E.A. Moore (eds.), Dogsand People in Social, Working, Economic or Symbolic Interaction- 9th ICAZ Conference, Durham 2002,Durham 2005, pp. 131-136.

Wilkens et alii 2002 = B. Wilkens et alii, “I resti faunistici”, in G. Pianu, L’agorà di Eraclea Lucana, Carocci,Roma 2002, pp. 299-342.

597Resti faunistici da una fossa rituale di Orvieto