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556 NOTIZIE DI LIBRI politeistico di fe mento, quando chiamato in causa, Io è sernpre pe. vidm tegationis, oin modo da supportare I'implicita e/o esplicita superiorità della credenza in unico dio tipica della rivelazione giudaica e/o cristiana (cfr. il quadro, impressionante per ampiezza e, al tempo stesso, capacità di sintesi, tracciato nel vr capitolo, q9-zrr'1. Ulteriore elemento che va sottolineato con forza è l'enfasi con cui l'A. mette in luce la natura sostanzialmente ambigua, per non dire ambivalente, dell'hellenismos (cfr. 79 86, 123 125, 131 13j, 178, 181nota 6, 187-188), in quella fase in cui il cristianesimo 'Iìlosofìco' a cominciare dal r-ni secolo in poi presenta l'assoluta necessità di utilizzare elementi tipici del (macro )contesto culturale di appartenenza per riformularli en novo, in modo da ren- derli fondativi rispetto al tentativo di creazione di una r.uova &uctoitos che, per apparire tale, non può che continuare a nutrirsi della fiaditio a\tiqlo dei leteres, e che per questo mette in campo un enorme sforzo di rilettura e/o rrftnzror,alizzazione del patimonio tràdiro. LA., giustamente, individua un importante e fondamentale precedente, fisPetto a una siffatta operazione di appropriazione e / o rifunzionalizzazrote, io certo giudaismo di lingua greca, soprattutto quello in cui hanno visro la luce documenti come il Test&meito di Ofeo (cbe non a caso è stato trasmesso esclusivamente da canali cristiani: cfr. 86-107), le opere storiografiche di Aristobulo (cfr 82, 88-92, 98-1oo) e dello Pseudo Eupolemo (cfr. 69 70, ar, e la grandiosa sintesi prodotta da Filone di Àlessandria (cfr. 16, 35 68, n,77, 81, 86,93, 143, 146, 15». In sintesi, si può ben dire che va salutata con grande soddisfazione l'uscita di una rac- colta di studi come la presente, perché legata a una figura eminenÌe in un campo di studi complesso e al tempo stesso affascinante - complesso per la necessità che implica di far dialogare competenze diverse, dalla storia delle religioni alla storia delle filosofia antica, dalla storia del cdstianesimo alia storia della tarda ar.tichità tout court, senza trascurare una necessaria conoscenza, sul piano storico e filologico, di testi assai diversi per funzioni e finalità storico culturali; affascinante per io sguardo che getta su un'epoca davveto cru- ciale per il formarsi di quel bagaglio storico culturaie su cui certo Occidente ha fondato le proprie controverse 'identità', sguardo che permette di tastare con mano' il Nachleben di idee, concezioni, istanze teologiche provenienti da ambjenti assai disparati e resi co- muni secondo programmi ideologici di auto-rappresentazione insieme variegati eppure non privi di analogie (perché programmaticamente tesi a creare quadri di azione culturale che avessero parvenze, almeno in alcuni casi, sostanzialmente omologhe). Gli studiosi dispongono ormai di un quadro pressoché completo delle quesrioni e delle problematiche offerte dalla cdtica recente sul tema, assai spinoso, dei rapporti/coabitazioni tra culture nel contesto del variegato universo dell'lmpero romano. La materia trattata nel presente volume rappresenta un capitolo di assoluta rìlevanza alL fini della sempre più profonda comprensione di questioni della storia antica assai complesse e stratilìcate (e si spera che il dato sia finalmente acquisito in seno agli ambienti accademici e nonl) e non si può che essere grati all'A. per ìl più che ventennale sforzo compiuto in questa direzione. Luc.{ ARcART I. Bacr-roNr (a cura di), Storia delle Religioni e Archeologta. Disciplirc a confronto, Attl del Convegno di Roma, 3 4 giugno 2oo8 (Calliope r), Roma, Alpes, 2o1o, pp. xvl- 31o, rsBN 978886531C26z € 25.oa. Srorra deile Religr oti e Archeologia. Disciplitue a cotfrouto inaugura la Collana di studi sto- rici, storico-religiosi ed antropologici 'Calliope', strettamente connessa al progetto, sup POrtatc dedicat editori: ricerch, come e Quer 2oo8 in cheolol meno l tra cat( sivo cu e coml che per cui nas cultura Led ardcch niera a riale ec compr( a11'Arcl ti, dell' ampio, uoP Presenl discipli I dic matich preisto essend, mente ' Il mi 237-251 ne umi scoperr tica, se te sottr rinvenl 1'Orien ne' fra diurno notrurl diurno cazlon' kokrati Grandr chiude

[Rev. to] I. Baglioni, Storia delle Religioni e Archeologia. Discipline a confronto, Roma 2010 in Mediterraneo Antico. Economie Società Culture 14, 2011, pp. 556-562

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556 NOTIZIE DI LIBRI

politeistico di fe mento, quando chiamato in causa, Io è sernpre pe. vidm tegationis, oinmodo da supportare I'implicita e/o esplicita superiorità della credenza in unico dio tipicadella rivelazione giudaica e/o cristiana (cfr. il quadro, impressionante per ampiezza e, al

tempo stesso, capacità di sintesi, tracciato nel vr capitolo, q9-zrr'1.

Ulteriore elemento che va sottolineato con forza è l'enfasi con cui l'A. mette in lucela natura sostanzialmente ambigua, per non dire ambivalente, dell'hellenismos (cfr. 79 86,

123 125, 131 13j, 178, 181nota 6, 187-188), in quella fase in cui il cristianesimo 'Iìlosofìco' a

cominciare dal r-ni secolo in poi presenta l'assoluta necessità di utilizzare elementi tipicidel (macro )contesto culturale di appartenenza per riformularli en novo, in modo da ren-derli fondativi rispetto al tentativo di creazione di una r.uova &uctoitos che, per appariretale, non può che continuare a nutrirsi della fiaditio a\tiqlo dei leteres, e che per questomette in campo un enorme sforzo di rilettura e/o rrftnzror,alizzazione del patimoniotràdiro. LA., giustamente, individua un importante e fondamentale precedente, fisPetto a

una siffatta operazione di appropriazione e / o rifunzionalizzazrote, io certo giudaismo dilingua greca, soprattutto quello in cui hanno visro la luce documenti come il Test&meito

di Ofeo (cbe non a caso è stato trasmesso esclusivamente da canali cristiani: cfr. 86-107),

le opere storiografiche di Aristobulo (cfr 82, 88-92, 98-1oo) e dello Pseudo Eupolemo (cfr.

69 70, ar, e la grandiosa sintesi prodotta da Filone di Àlessandria (cfr. 16, 35 68, n,77, 81,

86,93, 143, 146, 15».In sintesi, si può ben dire che va salutata con grande soddisfazione l'uscita di una rac-

colta di studi come la presente, perché legata a una figura eminenÌe in un campo di studicomplesso e al tempo stesso affascinante - complesso per la necessità che implica di fardialogare competenze diverse, dalla storia delle religioni alla storia delle filosofia antica,dalla storia del cdstianesimo alia storia della tarda ar.tichità tout court, senza trascurareuna necessaria conoscenza, sul piano storico e filologico, di testi assai diversi per funzionie finalità storico culturali; affascinante per io sguardo che getta su un'epoca davveto cru-ciale per il formarsi di quel bagaglio storico culturaie su cui certo Occidente ha fondatole proprie controverse 'identità', sguardo che permette di tastare con mano' il Nachleben

di idee, concezioni, istanze teologiche provenienti da ambjenti assai disparati e resi co-

muni secondo programmi ideologici di auto-rappresentazione insieme variegati eppurenon privi di analogie (perché programmaticamente tesi a creare quadri di azione culturaleche avessero parvenze, almeno in alcuni casi, sostanzialmente omologhe). Gli studiosidispongono ormai di un quadro pressoché completo delle quesrioni e delle problematicheofferte dalla cdtica recente sul tema, assai spinoso, dei rapporti/coabitazioni tra culturenel contesto del variegato universo dell'lmpero romano. La materia trattata nel presentevolume rappresenta un capitolo di assoluta rìlevanza alL fini della sempre più profondacomprensione di questioni della storia antica assai complesse e stratilìcate (e si spera che

il dato sia finalmente acquisito in seno agli ambienti accademici e nonl) e non si può che

essere grati all'A. per ìl più che ventennale sforzo compiuto in questa direzione.

Luc.{ ARcART

I. Bacr-roNr (a cura di), Storia delle Religioni e Archeologta. Disciplirc a confronto, Attldel Convegno di Roma, 3 4 giugno 2oo8 (Calliope r), Roma, Alpes, 2o1o, pp. xvl-31o, rsBN 978886531C26z € 25.oa.

Srorra deile Religr oti e Archeologia. Disciplitue a cotfrouto inaugura la Collana di studi sto-rici, storico-religiosi ed antropologici 'Calliope', strettamente connessa al progetto, sup

POrtatcdedicateditori:ricerch,come e

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portato dal Comune di Velletri (Rm), volto alla creazione di un Museo delle Religionidedicato a Raffaele Pettazzoni tramite l'Associazione 'Calliope', da cui appunto Ia Collanaedito ale trae la denominazione. Il progetto intende rendere i risultati conseguiti dallericerche scientifiche ftuibili anche ai non-specialisti, valorizzandone quindi 1'utilità sociale,

come espressamenre dichiarato nella Presenta<ione (p. vt).

Questo primo volume raccoglie gli Atti del Convegno tenutosi a Roma nel giugno del2oo8 incentrato sul confronto tra due senori disciplinari - la Storia delle Religioni e l'Ar-cheologia - la cui cooperazione consente di pervenire ad una visione globale del feno-meno religioso, permettendo un costruttivo dialogo tra ambiti di studio e soprattuttotra categorie di testimonianze di provenienza diversa, utili a definire un quadro comples-sivo culturale, srorico, antropologico. Lintegrazione di metodologie di indagine diversee complementari rappresenta infatti, come viene sottolineato da R. NicoÌai, «l'unica viache permette di sfuggire al pericolo di chiudersi in ambiti disciplinari autoreferenziali, da

cui nascono studi mirabili per rigore scientifico, ma sterili sul piano dei sultati sto ci e

culturali in senso lato» (p. vtI).Le due discipline, dunque, possono beneficiare dalla collaborazione di un vicendevole

arricchimento, che permetta, ihtet alio, alla Storia delle Religioni di valorizzare in ma-niera adeguara, oltre alle fonti filologiche, il campo di ricerca inerente alla cultura mate-riale ed architemonica (il cui apporto si rivela in determinati casi decisivo per la correttacomprensione di fasi arcaiche in cui altre tipologie di tesdmonianze risultano assenti), e

all'Archeologia di poter inquadrare talune problematiche connesse agli studi dei manufat-ti, dell'iconografia, dell'articolazione dello spazio sacro in uno spettro interpretativo Piùampio, grazie alf impiego di una procedura di analisi storico-comparativa.

Lopera possiede dunque una duplice valenza: metodologica, da un lato, in quanto si

presenta come un modello di indagine che coniuga, come si è visto, due diversi settoridisciplina , e scientifica, incentrata su molteplici ambiti storici e geografici, dall'altro.

I diciotto contributi definiscono un quadro sfaccettato e multiforme di temi e proble-matiche della sfera religiosa del mondo antico occidentale e orientale, spaziando dalla

preistoria al mondo egizio, a quello fenicio, assiro, greco, romano, vietnamita, etc. Nonessendo questa 1a sede per un'analisi dettagliata dei singoli contributi, si farà cenno sola-

mente ad alcuni di essi.

ll mito della Grarde De4 viene acutamenre analizzato daP. Pisi nell'omonimo testo (pp.

237-z5r), incentrato sull'origine del tema della sacralità femminile, che attraversa la religio-ne umana dalla preistoria al culto della Madre di Dio. La figura della Grande Dea, la cuiscoperta (o invenzione) è usualmente attribuita aJJ. BachoÈn, permea la cultura roman-tica, senza che sia possibile fissarne il momento di origine. Certamente, come giustamen'te sottolineato dalla Pisi, nl'antecedente più sistemico delle tesi bachofiane, può essere

rinvenuto nell'opera di J. Gòrres, del cui complesso pensiero - il cui orizzonte includeva1'Oriente indiano e i misteri, letti come anticipazione del Cristianesimo e come 'mediazio-

ne'fta il mondo notturno e ctonio femminile delle origini e il successivo mondo religioso,diurno e maschile l'Autrice mette in luce alcuni tratti salienti, tra cui la concezione del

noffurno e materno non come uno stadio che deve essere dialetticamente superato daldiurno e paterno, ma come nfondamento perenne dell'essere,. Al momento della pubbli-cazione della celebre opera di Bachofen 'DtLt Mutterrecht: ei e Untersuchtng iiber die Gynai-

kokratie der altelL welt noch ihrer religiòsetl und rechtlichen Natur,' (Stuttgart 1861) il tema della

Grande Madre aveva dunque mezzo secolo di storia alle spalle e quindi, in realtà, il lavorochiude, secondo la studiosa, il percorso ermeneutico dell'Ottocento, conferendo una for

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ma sistematica e codificata, dorata di uD coerente aPParato filologico, ad un'esigenza teo-

rica che aveva attraversato ia riflessione romantica. La dialettica fra Storia delle Religionie Archeologia si consuma nel reciproco raforzamento di una convinzione (1'esistenza del

culto della Grande Madre) di origine ottocentesca: n... 1'archeologia ha dunque tratto dal

la storia delle religioni . -. la nozione della Grande Dea come categoria ermeneutica atta a

conferire senso e organicità a una documentazione spesso frammentaria, e al contempo la

storia delle religioni ha fatto ricorso al dato archeologico già aprioristicamente interPre

tato come espressione dei culto della Madre - per ritrovare agli albori della storia quella

Grande Dea altrimenti irraggiungibile in base alla documentazione letteraria» (P. z5o)

Un analogo processo di mutua corroborazione, tra Archeologia e Storia delle Religioni,di un quadro interpretadvo daro per acquisito è altresì riscontrabile nel caso del tofet e

quindi del problema dei sacrifici di fanciulli nel mondo fenicio Punico. A. Campus, in Prruna archeologia del tofel (pp. 87 96), evidenzia come il principale ostacolo nell'impostazionedi una discussione coerente sulla tematica derivi dalla 'scoperta' del roler, dal punto di vista

della Storia delle Religioni, in Oriente (vale a dire in diversi passi della Bibbia, che si è poisoliti accostare a vari luoghi della letteratura ciassica volti a rappresentare i Cartaginesicome un popolo crudele e disumano) e, dal punto di vista dell'Archeologia, in Occidente(specie in Sicilia, Sardegna, Tunisia e Algeria): «la situazione paradossale, quindi, è che

abbiamo fonti in oriente e resti archeologici in occidente, (p. 89). Campus osserva come,

se da un Iato Ie fonti romane condannano la Pratica del sacdficio di fanciulli, dall'altra iRomani stessi non sembrano avere riguardo per i propri bambini defunti e, in conclusione,

il grande scandalo delle fonti romane non concerne soltanto il sacrificio dei fanciulli, ma

soprattutto 1'attenzione che Ia cultura punica servava ai piccoli morti. I roÉt individuatidalla ricerca archeologica (da inrendersi come zone a cielo aperto, solitamente delimi-tate e contenenti i resti, quasi sempre incinerati, di bambini deceduti prematuramente)devono infatti essere letti, secondo I'autore, come «il luogo nel quale venivano deposti ibambini morti di morte naturale,.

La questione del tofet è ancora presa, secondo un'ottica differente, da P Xella in Del"buon uso" di Atgelo Brelich: sacifci urnani e ucc,sioni ritudli (,Pp. 3a3-3o9), contributo volto,appunto, a indagare e a chiarire la posizione di A. Brelich circa la questione dei sacrìfici

e delle uccisioni rituali di esseri umani, al fine di evitare un uso scorretto del pensiero

dello studioso. Xella confuta la corrente di ricerca che nega o perlomeno ridimensiona jlcaratrere cruento dei riti celebrati nei tofr, definiti «santuari a incinerazione,. Suddettofilone di pensiero ricorre alla distinzione breiichiana tra uccisioni rituali/sacrifici umani,sostenendo che le genti fenicio-puniche avrebbero perlopiù praticato le prime, di carattereoccasionale e non sistematico. Si tenga presente, inoltre, che Brelich considera le uccisionicome p ve di reÈrenti sovrannaturali e i sacrifici come riferibili al culto dì esseri perso

nali sovraumani. Xella sottolinea dunque come Brelich, operando questa distinzione, nonabbia mai inteso proiettare in una società complessa e soprattutto politeistica - schemi'incongruenti' con il suo sistema religioso. Nel caso delle immolazioni umane, della cuiesistenza Xeìla appare pienamente convinto, è necessario parlare «... non di uccisioni ituali, ma di sacdfici umani: riti'cultuali' e non'autonomi', perché inseriti in un cultosrabile, tributato in appositi luoghi di culto, a divinità politeistiche di cui si conoscono inomi ..., (p. 3o8).

Analogamente, la riflessione sull'opera di Brelich è il punto di partenza dell'articolo diA. Carandini e P Carafa, Ricostruire le ongiti di Rolltt ircontrando Atgelo Brelich (pp. 97-1og),

meditata analisi del pensiero dello storico delle religioni e della sua ricezione. Carandini,

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dopo aver conosciuto la centralità della figura di Brelich nella suo percorso di ricercae, in generale, nell'analisi sulla religione rcmana, giustamente sottolinea la necessità dipubblicare gli inediti come anche di ristampare taluni testi, quali la dispensa sui calendari.Proprio sul problema del calendario romano, e in particolare sui più antichi istituti religio-si romani, converge infatti lo srudio di Carafa,

Sul problema, invece, dell'organizzazione dello spazio e delle relative implicazioni re-ligiose, si concentrano i contributi di M. Rivaroli (Iertura Jtoico-religiosa di uN spa<io or-chitetto ni.co: la residenUl regale it epoca Leo-ossito, pp. 253-278), di L, Sist (Tene[oJ cotÉ qo$o-

topo rcll'oltico Egitto, pp. zg5-3o2), di G. Mazzoleni (L'orga\i<<a<ione dello spaqio sacro, pp.r8z-r9or. Quesr'ultimo analizza il processo attraverso cui ciascuna comunirà. "per essere

ed incidere nel reale [...] concettualizza il proprio orizzonte, elaborando una sua cosmo-visione e ponendo se stessa al centro di un quantum spazio-temporale, (p. 187) e quindiinserendo tutto ciò che è considerato significativo nell'ambito di un quadro di riferimentootganizzato. L'analisi pone brevemente a confronto l'articolazione dello spazio sacro nellesocietà migranti e nelle società sedentarie, soffermandosi sulle strutture religiose aztechee maya, che avrebbero riprodotto in scala l'asserto del cosmo, concettualizzato tramitel'osservazione astronomica della volta celeste. Similmente, anche Sist perviene a una si

mile considerazione in merito aì mondo egizio, evidenziando come l'orientamento dellepiramidi sia basato sulle costellazioni e sul percorso del sole, al 6ne di riflettere in terrauna topografia celeste; le costruzioni sacre egizie, edificate in un materiale non deperibilequale Ia pietra, eternando i rituali e i loro effetti salvifici, ripetono la creazione. Ad esem-

pio, nel caso del complesso templare solare di Karnak, l'Autrice interpreta il movimentoondulatorio presente sul muro come rallgurazione dell'acqua che circonda la sacra colli-na primordiale - rappresentata dal tempio - emersa dalle acque del Nun, terra su cui perla prima volta apparve il sole.

ll santuario è invece indagato relativamente alle valenze sociali, economiche e politichein Religlofli e societo: ruolo sociale, econolnico e ?olitico àei satxtuai in ditersi contesti pre- e pro-tostoici del Viciflo Oiente dr M. Frangipane (pp. 141 162), che, analogamente al notevole e

di am?1 otlzzonti Tro archeolo§a, flologLa e stoia delle religiorri, Alcune iJlessioni str itonismo e

oniconisho relVicino Oiente a\tico di.M.G. Biga (pp. 73-86), si focalizza sul Vicino Oriente.La Frangipane mette in debito rilievo l'importanza del consenso e dell'adesione a ideologie condivise (forti proprio perché religiose e quindi riferite ad una sfera trascendentale)nel sancire le norme che regolano le società nella fase pre- e protostorica e di conseguenzanel determinare gli stessi rapporti sociali. In tale contesto, i primi templi mesoporamici delV e IV millennio a.C. segnarono la nascita di società organizzate e geraichiche, fungendo,oltre che da luoghi di culto, da sedi con funziooi economiche (vd. l'accentramento e redistribuzione delle risorse alimentari) e, di conseguenza, politiche.

La relazione tra religione e politica è fatta oggetto anche degli studi di J.A. Pintado,Rehgion, politica y ida uuùcipal. Le dedicaciotes a los emperadoru Flwios m Las provincios

del itpeio (pp. 1-34) e di P Assenmaker, La place drL PaLladium dans l'idéo\ogie augustéenne:

ertre mythologie, relìgion et politique (p?. 35 6ò, correlati, rispettivamente, all'epoca flavia e

augustea, nonché di S. Pastor, n cubo dellt deo Nemests nelle prwince balcanico-danubiane:

tru devo$one pivata e pro?agonda im?eriale (pp, 211-46), focalizzato in modo specifico sullapresenza di Nemesis negli anfiteatri delle province balcanico-danubiane. I1 culto della dea

è approfondito nelle sue comotazioni politiche, rientranri in un più vasto progetto dipropaganda imperiale.

Sulla provincia romana di Acaia si conc entra Religiole come sistema ài comu\ica<iofie, Sedi

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collegioli rci santllai greci di età romaua dt M. Galli (pp. t(7 l8ù, che aoalizza la trasforma-zione e ridefinizione strururale dello spazio monumentale sacro e dei sistemi di comuni-cazione connessi alla religione nei centri cultuali nella Grecia del tt secolo d.C. Rigettandola radizionale impostazione che vede nei celebri santuari greci di età imperiale una sorta

di 'museo' della paideia ellenica, I'autore ne sottolinea invece il dinamismo, favorito in Pri-ma istanza dall'evergetismo e dall'insediamento di collegra / ,hiasoi, strutture aggregative

orgatizzate nche agiscono sul complesso sistema di comunicazione del luogo sacro, eser'

citando funzioni di controllo» (p. ro4). Le sedi delle realtà collegiali di nuova formazionesono indagate reladvamente alle aree sacre di Delfi e Delos. La dettagliata analisi della

ristrutturazione adrianea dell'esedra con il monumento di Cratero nel santuario delficoporta l'Autore ad ipotizzare una nuova lettura dell'edificio, composto da tre vani affiancatie dotati di banchina, interpretato come sede dell'Anfizionia. Similmente, la costruzionedell'edificio con terme nell'agorà tetragona di Delos è messa in rapporto con la rinascita

di feste e processioni religiose e con f insediarsi, in ePoca adrianea, della dodecaide nelsantuario, di cui è identificato come sede collegiale. Lo studio, oltre a proporre nuove

chiavi di lertura per i suddetti monumenri archeologici, ha il merito di valorizzare ur,afase quella imperiale dei santuari greci - ancora poco indagata dagli studi e trascuratadai primi inrerventi di scavo archeologico, cogliendone gli articolati processi di trasforma-zione nonché di riconfigurazione spaziale e comunicativa.

L'hdagine sul mondo greco, e in particolare peloponnesiaco, è invece al centro del

contributo di R. Dubbini, Le inr{aqioni gteche e gli agofli ituali nelle agorai del Peloponneso.

Nuol,e prospettive ikterpretative (p?. u9-r4o), che opera una sapiente sintesi fra dato archeo-

logico ed esegesi filologica nella determinazione di un paradigma interpretativo delle gare

rituali nell'area peloponnesiaca, infine interpretate come 'riruali di aggregazione'. Questisi concretizzano in prove atletiche o competizioni liriche connesse a rituali di inDiazionein occasione del passaggio di un individuo da una condizione all'altra, in prima istanza ilmaffimonio, e hanno luogo nelle ogorai proprio per svolgersi n... sotto il controllo della

comunità riunita e la tutela delle divinità garanti dell'ordine civico» (p. 136). La studiosa

riconosce una cefia amnità all'interno del Peloponneso nello svolgimento delle inizia-zioni, forse indice, secondo un'interessante intuizione che merita di essere ultcdormentesviluppata in future indagini, di un'originaria nomogeneità culturale che potrebbe con-

traddistinguere le società di matrice dorica» (p. 137).

Lo naschera ài Medtsa. Consiàera<iotì sull'iconografia ucaica ài Gorgo di L Baglioni (pp.

65-2) rappresenta un contributo esemplificativo del modo di coniugare l'indagine archeo-

logica a quella srorico-comparativa propria delÌa Storia delle Religioni. ficonografia dellafigura di Medusa, rimarca I Autore, non appare determinata sic et sim?licìter dalla volontàdi creare, in funzione apotropaica, un volto terribile perché 1'or do scaccia l'orrido, mai suoi caratteri distintivi, Iungi dall'essere 1'esito di una scelta casuale di dettagli'orribili',appaiono strettamente interrelati a realtà della culrura greca cui Medusa risulta associata:

così l'ibridismo ofiomorfo e ornitomorfo si rivelano essere caratteri costanti nelle entitàappartenenti alla stirpe del Pontos (cfr. la Chimera, la Sfinge, l'Hydra, Cerbero), i serpenti(detti difalti,hydfle, termine che designa appunto il serpente d'acqua) che adornano il volto sottolineano il legame con la sfera marina propria di Pontos, le rughe rimandano alleCraiai, fanciulle, anch'esse della stirpe di Pontos, dal volto senile, etc.

Proseguendo con i conributi guardanti l'ambito greco, Ut ìàolo caduto dal cielo in cerca

di un tempio: I'Eretteo, ii naòs di Atexa Poias e I'itineraio di Pausania srll'acropoli di Atene dr M .

Papi (pp. r9r-zro) affronta una delle più discusse e complesse tematiche dell'archeologia

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NOTIZIE DI LIBRI

greca, owero quella inerente Ia topografia dell'acropoli e l'interpretazione dei relativi edi-fici, con particolare riguardo all'Eretteo. Uarticolo, che si distingue per accurarezzabibÉ.o-gralìca, per completezza delle fonti antiche e moderne analizzate e per una esaustiva quanto efficace sintesi critica delle diverse posizioni scientìfiche fino ad oggi adottate in meritoalla quesrione, sostiene in ultima analisi che I'arcaico tempio dr Athexo Polias sorto sulle cd.fondazioni Dòrpfeld non venne mai più ricostruito dopo l'invasione del 48o a.C. proprioper ricordare la barbarie persiana. fudotto alla sola parte posteriore (occidentale) e notocon il nome di opisthodomos (vd. Hdt.v 77 che parla di un negaror rivolto a ovest, letto quin-di come la porzione rimasta in piedi dell'edificio), fu deprivato della statua di culto, traslatainvece nell'Eretteo, che avrebbe assunto la denominazione di archaios neos rn forza della stafunzione di sede dell'antico agalma di Atena Polias e quindi di nuovo tempio della dea. Lateoria di uno spostamento dello xoaror nell'Eretteo sarebbe confortata dalf iscrizione IG I3

474, che, alla l. r, definirebbe l'edificio come nil tempio in cui è l'anrica statua,. La ricostru-zione dell'Autore si fonda su una lucida analisi di differenti fonti epigrafiche e lenerarie,in primo luogo Pausania (126), e s'inserisce in una lunga tradizione di studi che trae le sueo gini da W:B. Dinsmoor. Pur non essendo questa la sede per un'approfondita discussio'ne della tesi, peralfto, come si è visto, oggetto di dibartiti sin dall'Ottocento, è necessariosottolineare come la questione delf identificazione del raos di Atena Polial in età posteriorealf invasione persiana non debba essere considerata conclusa. Lapprofondita riflessione diPapini si distingue per il suo valido e ragionato impianto organico e dsulta certamente con-divisibile per molti aspetti, ma sul probiema sarà necessario ritornare in maniera più estesa.

Gli argomenti trattati in Stori4 delle Rebgioni e Archeolo§a si estendono ad includere an-

che il mondo dell'Estremo Oriente, con un interessante arricolo (L'airone e il d.rago. Mitie tambui in Vietnam, dl A. Chiricosta, pp. flr-118) sulla questione dei tamburi di bronzo -quindi un artefatto archeologico - e della loro connessione con Au Co, madre dei re Hungdel Vang Lang, da cui deriva la cultura Dong Son, e figura importante nell'affermazionedell'emancipazione vietnamita dalla Cina, tema che si inserisce nel più vasto campo deirapporti tra storiografia del Vietnam e della Cìna. II tema si riallaccia inoltre alla questionedella possibile esistenza di un'matriarcaro origrnano vietnamita connesso alla figura diAu Co, tema da cui era partita l'analisi del volume in oggetto.

La rapida rassegna, che, per motivi di spazio, non ha poruto contemplare l'esame integrale delle tematiche discusse in Stoi.t delle Rehgioti e Archeologia, non rende certamenteconto della complessità, dell'eterogeneità e dell'ampiezza dei settori di ricerca affrontati,che fanno della pubblicazione un'opera poliedrica e al contempo pienamente esau entenel suo tentativo di coniugare campi di studio differenti ma complementari. Si deve rileva-re che non in tutti i casi gli Autori sono stati in grado di calare le proprie pur validissimericerche nello spirito del convegno, ovvero di far emergere nettamente dal proprio studioil dialogo fra Archeologia e Storia delle Religioni.

Lesigenza di rawicinare le due discipline, colmando la distanza che talvolta le allontanae le contrappone, è tanto più awenita oggi, in virtù dell'incremento delle conoscenze e

delle nozioni riconducibile sia alle nuove scoperte che si sono susseguite nell'arco degliultimi due secoli sia all'ausilio delle moderne tecnologie informatiche, che assicurano larapida trasmissione e l'ampia accessibilità dei dati scientifici, la possibilità di reperire e

consultare le ricerche effettuate o in corso e, grazie alla crescente diffi-rsione della digi'talizzazlone, l'opporrunità di accedere ad una vasta documentazione, nonché a risorsebibliografiche concernentr tanto gli autori moderni che le fonti antiche, incluse quelleepigrafiche e museali.

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In un contesto simile, un'imposrazione puramente settoriale appare ormai obsoleta.Infani, pur permanendo il bisogno di una specifica conoscenza delle singole aree di competenza (archeologia, epigrafia, filologia, antropologia, storia, sroria delle religioni, erc.),un approccio interdisciplinare risulta maggiormente appropriato, al frne di operare unasintesi che consenta di pervenire ad una ricostruzione del mondo antico nella sua globalità. per quanto concerne in particolare l'ambito religioso, la collaborazione e il conseguen-te reciproco arricchimento, tra Archeologia e Sto a delle Religioni tendono a rendere piùagevole la comprensione delle problematiche oggetto di analisi. Il distacco disciplinareriscontrato in molti casi fino ad oggi ndeve essere capiro nelle sue ragioni epistemologiche, a favore di un effettivo incontro» e di un dialogo cosrruftivo tra le due materie, comericorda VS. Severino in Sogetto e o,igi e della realtà nell'itterpteta<ione stoico-rcligiosa delmito. Copire ufia disatten<ione discipliure (pp. 279-29), vero e proprio enc&rsrJ nella sroriadegli srudi del miro.

Si auspica che, sulla scia del convegno romano sfociato nella realizzazioae diL Stoia d.elleReLigioni e Archeolo§a, il processo di cooperazione tra i due ambiri di rìcerca venga pro-seguito e rafforzato, tramite l'organizzazione di nuovi convegni e giornate di studio, lapubblicazione di nuove opere e con I'intraprendere ulteriori forme di inDiative di coope-razione scientifica, al fine di trasformare l'approccio di indagine congiunta e 1a prospertivainterdisciplinare in una prassi sistematica.

RrrA SÀssu

E. GRECo, Topografa di Atrne. Sdluppo urbano e monumflti d.alle oigini al m secolo

d.C., r. Acropoli, Areopago, tra Acropoli e Pnice (Studi di Archeologia e di Topogra-fia di Atene e dell'Attica 1), Atene-Paesum, Pandemos, zo1o, rsBN 888n441,43,€ 9o.oo.

TL oprn^ Topografa d,i Atene. Sviluppo rbano e flotumenti àalle oristi ol t secolo à.C.

^prela serie, curata dalla Scuola Archeologica ltaliana ad Atene, SAA"IA Sttdi di Archeologl.t e

di Topogrola di Atele e dell'Attic.L. Anicolato in otto volumi, alcuni dei quali in fase di pub-blicazione, il piano dell'opera cosriruisce l'esiro del progefto lesrico Topografco di Aterc,svoltosi tra il2oo1 e il zooT e finanziato da ercus S.p.A.

I primi quattro volumi concernono le evidenze archeologiche sìtuate all'interno dellemura di Temistocle, il Ceramico esterno e l'Accademia; il quinto tratta le Lunga Mura,il Falero e il Pireo; il sesto, che cosriruisce il vero e proprio Ie, cott Topographia,tm IJrbisAtheaaruru, si presenta come un lemmado, frutto di uno spoglio sisrematico delle fontiletterarie ed epigrafiche; la sroda dello sviluppo urbano di Arene è analizzara nel settimovolume; l'ottavo include la storia degli studi, la bibliografia e gli indici.

Topograf.a di Atene mira non solo ad aggiornare alla luce dei nuovi dati scoperti operebasilari per lo studio della topografia ateniese - quali gli st oiLci Bildlexicon 7ur Topographiedes a.ntileerl Athet (Tibingen r97r) diJ. Travlos e Topographie von Afàar (Mùnchen 1905) diW Judeich - ma anche a dotare finalmente anche Atene di un lessico monumentale, sulmodello del Lericoa Topographiatm Urbis Rolr.ae. I volumi non si limirano a rracciare unasintesi critica delle evidenze archeologiche oggi conosciute, ma intendono coniugare gliesiti delle ricerche condotte in molteplici settori d'indagine, quali l'epigrafico, il filologico,lo storico, l'antropologico, anraverso 1'adozione di un approccio olistico, che tenga contoanche delle dinamiche economiche, sroriche, politiche e religiose che influenzarono e inlarga misura determinarono la configurazione topografica dellapolis ateniese.

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