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MANUFACERE ET SCOLPIRE IN LIGNAMINE Scultura e intaglio in legno in Sicilia tra Rinascimento e Barocco GIUSEPPE MAIMONE EDITORE

SCULTURA LIGNEA A CALTANISSETTA NEL SEICENTO TRA SACRO E PROFANO

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MANUFACERE ET SCOLPIREIN LIGNAMINE

Scultura e intaglio in legno in Sicilia tra Rinascimento e Barocco

GIUSEPPE MAIMONE EDITORE

MANUFACERE ET SCOLPIRE IN LIGNAMINEScultura e intaglio in legno in Sicilia tra Rinascimento e Barocco

a cura diTeresa Pugliatti, Salvatore Rizzo, Paolo Russo

Giuseppe Maimone Editore

Regione SicilianaAssessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana

Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità SicilianaServizio Soprintendenza Beni Culturali ed Ambientali di Caltanissetta

SOMMARIO

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SAGGI INTRODUTTIVI

IntroduzioneSalvatore RizzoIl lungo CinquecentoGiuseppe GiarrizzoLa scultura lignea in SiciliaTeresa PugliattiL’arte del legno in Sicilia in età moderna. I luoghi e le formePaolo Russo

PARTE PRIMA. I CONTESTI

La Sicilia Occidentalea cura di Antonio CucciaLa scultura in legno nella Sicilia Occidentale tra Cinque e Seicento Antonio Cuccia Maestri del legno a Palermo fra tardo Gotico e Barocco Giovanni MendolaLa cultura figurativa in legno nelle Madonie tra la Gran Corte vescovile di Cefalù, il marchesato dei Ventimiglia e le città demaniali Giuseppe FazioScultori e intagliatori lignei nelle Madonie. Un contributo archivistico Rosario TermottoDa Giovan Pietro Ragona a Pietro Bencivinni Salvatore AnselmoLa scultura e l’intaglio in legno a Trapani e nel trapaneseGaetano Bongiovanni, Valentina Menna

La Sicilia Orientalea cura di Teresa PugliattiLa produzione di scultura e intaglio lignei nella Sicilia Orientale Teresa PugliattiCulture e sculture di legno nel messinese tra Rinascimento e tardo Barocco Giampaolo ChillèIntagliatori ed ebanisti dei secoli XVI e XVII fra Messina e i paesi dei NebrodiNuccio Di BellaI maestri crocifissai messinesiCaterina CiolinoAlcune sculture in materiale povero nelle chiese di Castroreale Antonino BilardoFra marmo e legno: tracce di un dialogo nella produzione scultorea del manierismo messineseAlessandra MiglioratoAlcuni esempi di custodie lignee nella Sicilia OrientaleMaria Pia PavoneUna fucina d’arte nella transazione dal tardo Rinascimento al Barocco: la bottega dei Li VolsiAngelo PettineoIl gruppo della Madonna Odigitria a San Marco D’AlunzioGrazia MusolinoDei santi e degli altari. Intaglio e sculture lignea nei secoli XVI e XVII sui NebrodiNuccio Lo Castro

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La scultura lignea nel territorio cataneseStefania Lanuzza, Virginia BudaUna “capricciosa macchina” lignea. Il coro di Scipione di Guido nella cattedrale di CataniaBarbara MancusoScultura lignea del Valdinoto: dalla piana di Catania al comprensorio ibleo Elisa Lopatriello, Antonella Rapisarda, Santa Rapisarda

La Sicilia Centralea cura di Paolo RussoScultura in legno tra Cinque e Seicento lungo il “Flumen Salso”, dai Nebrodi meridionali al “Mare Africo” Paolo RussoAppendice documentaria. Documenti riguardanti la scultura e l’intaglio in legno nella Sicilia centrale. Regesto e trascrizioneOrazio TrovatoL’intaglio ligneo nell’ennese Natalia CantellaAppendice documentaria. Regesto dei documenti Natalia CantellaNaro e la scultura lignea nel Seicento: i LentiniSilvana BartolozziScultura lignea a Caltanissetta nel Seicento tra sacro e profanoGiuseppe GiugnoAppendice documentaria. La maestranza dei falegnami a Caltanissetta nel SeicentoGiuseppe Giugno

PARTE SECONDA. FORME, SIGNIFICATI E FUNZIONI

La scultura di devozione in Italia e le sue congiunture con la coeva arte spagnola e le sue colonieGiuseppe CantelliDiffusione dei tessuti europei in America Latina attraverso la scultura di età baroccaJosè Luiz SantoroIntaglio e arredo ligneo in Sicilia tra Rinascimento e tardobaroccoEnrico Colle“a guisa d’albero trionfale... gentil lavoro di legname perforata”: annotazioni sul gonfalone processionaleVincenzo AbbateArchitettura e lavoratori del legno: alcune intersezioni e intrecci professionali nella Sicilia di età moderna Marco Rosario NobileCustodie lignee e architettura nella Sicilia di età modernaEmanuela GarofaloLucenti drappi lignei. Ornati tessili nella statuaria siciliana ad estofadoRoberta CivilettoLa multidisciplinarietà nella conservazione e nel restauro dei manufatti lignei Mauro SebastianelliSimulacri divini. Ruoli cultuali e pratiche devozionaliIgnazio Emanuele Buttitta

Bibliografia a cura di Valeria Sola, Paolo Russo

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Nel Seicento Caltanissetta vive un intenso processo di mo-dernizzazione delle sue strutture urbanistiche e dei suoiapparati legislativi, in corrispondenza del quale si molti-

plicano anche i frutti della produzione degli artisti attivi sul terri-torio. Diversi sono infatti i pittori e gli scultori di legname, che siritrovano ad operare in città al servizio della famiglia Moncada,dei notabili locali e degli ordini religiosi, contribuendo con la loroarte al rinnovamento culturale dello stato feudale nisseno.

Il primo episodio di manufatto artistico dal carattere profanoè del 1641, quando Brandano Russo ed Egidio la Porta si obbli-gano a realizzare per il rettore della Compagnia di Gesù, VincenzoRomano, una monumentale macchina pirotecnica:

“un artificio di focuconsistenti in 5000 fulgari cioè 3000 di terra e 2000 d’a-ria con uno Giganti di palmi 20 proportionato alla statura et uno leofantisupra un carro di longizza ditto leofanti palmi 12 cum una fortezza di sopra[…] ditto di Romano ditto nomine si habbia d’accomodari l’attratto di li-gnami per ditto artificio”1.

L’artificio, vertice dell’architettura effimera barocca in Sicilia,è la conferma del legame culturale che congiunge Caltanissetta al-le principali città dell’Isola2. Indubbie sono, infatti, le analogie cheemergono dalla sua impostazione iconografica rispetto al teatro difuoco ideato nel 1650 a Palermo da Mariano Quaranta, in occa-sione delle celebrazioni per il trionfo di Giovanni d’Austria. In en-trambi i casi, l’apparato scenografico col grande elefante con latorre sul torso evidenzia l’adozione di modelli di riferimento co-muni nella costruzione dell’impianto, come la xilografia dell’ele-fante in ossidiana con obelisco, pubblicata nel 1499 nellaHypnerotomachia Poliphili del monaco veneziano FrancescoColonna (fig. 1)3. Nell’artificio di focu nisseno, ideato per cele-brare la visita del principe Luigi Guglielmo Moncada, fa la suacomparsa anche il tema dell’automa nella figura del gigante, em-blema della grandezza e del successo delle imprese politiche con-dotte dal principe4.

La costruzione di modelli lignei per nuove fabbriche monu-mentali rappresenta a Caltanissetta un interessante capitolo nel-l’impiego del legno al servizio dell’architettura. Le elaborazioniplastiche tridimensionali costituivano, infatti, lo strumento idealeper prefigurare in cantiere l’immagine della fabbrica ancor primache essa venisse innalzata. Nello stato nisseno, la produzione dimodelli lignei per nuove fabbriche è rintracciata nel cantiere dellachiesa madre di Santa Maria la Nova nei primi anni del Seicento ein quello di palazzo Moncada nella seconda metà del secolo5. Inquesto secondo caso, la costruzione di un monumentale modello,avvenuta tra il 14 ottobre 1660 e il 10 marzo 1661 nel conventodei padri Cappuccini della città, è guidata da fra’ Pietro daGenova, vale a dire dal frate cappuccino architetto al quale iMoncada avevano conferito l’incarico di guidare i lavori di co-struzione del loro nuovo palazzo. L’opera, realizzata con l’impie-go di diverse essenze lignee come il pioppo e l’abete giunto da

Palermo, è compiuta da Nicola Speradeo, un valido “mastrod’axia e scultore di legname”, probabilmente membro di una fa-miglia di falegnami, attivi dal 1574 nel collegio palermitano deimaestri d’ascia6. Accanto a Speradeo compaiono anche GaspareLopizzuto e Gabriele Sanfilippo. Quest’ultimo, in particolare, ap-partiene a una famiglia di falegnami nisseni che ha dato nel 1624i natali al primo console della società dei maestri d’ascia di SanGiuseppe, Angelo Sanfilippo7.

Il contributo reso dai Moncada alla civitas Calatanixette è benvisibile ancor oggi nelle numerose testimonianze architettoniche eurbanistiche che caratterizzano diffusamente la città. A tutto ciò silega la produzione di opere destinate ad arricchire gli interni delloro palazzo nisseno, oggi andate perdute, come gli arredi dellacappella o i battenti e le finestre decorate da insigni pittori e scul-tori al loro servizio. È nota, infatti, la presenza in città nel 1650del pittore Giuseppe Facciponti, probabilmente fiammingo, paga-to con 53 onze per un’opera non riferita, e nel 1642 dello sculto-re spagnolo Giovanni Melchiorre Peres8. Si tratta di artisti rego-larmente stipendiati dai Moncada e, dunque, al loro servizio perdiverse occorrenze, come accade con Peres, presente in città per lastima di una “grada d’altare e altri abbellimenti et servittij fatti inditta grada” da Pietro del Monte per la cappella del principe nelsuo palazzo. L’opera venne eseguita secondo un disegno fornito daGeronimo Montero, poichè era necessario che ogni nuova realiz-zazione, sia essa architettonica, scultorea o pittorica, disponesse diun suo progetto di partenza9. Il manufatto di Pietro del Montecompare anche nella Memoria delle robbe del Principe Duca miosignore, vale a dire nell’inventario dei beni del palazzo nisseno re-datto nel 1650. Nella sezione “guarda robba”, tra i diversi ele-menti di arredo della cappella, compaiono “quattro bambini di le-gname argentati per metterci intorite vecchi, una pianta d’un pa-lazzo fatto di tavole e una grada di ferro grande con sua gelosia dilegname”. L’inventario propone anche l’elenco delle porte e dellefinestre del palazzo, impreziosite da decori, come ben si evince peril finestrone nel quarto del principe “depinto dentro e fuori”.Alcune di tali pitture sono realizzate da Pietro Buttafuoco, secon-do quanto attesta una nota di pagamento a suo favore del 1650,“per havere pinto alcune porte e finestre del palazzo”10.

La produzione di arte sacra, assieme a quella profana, ali-mentano a Caltanissetta un nutrito cenacolo di artisti al servizio diuna committenza prevalentemente religiosa. Pochi sono gli sculto-ri originari o stabilmente residenti in città, come Nicola Saporito,peraltro anche pittore, già attivo nel 1576 al fianco di Antonuzioe Signorello Saporito nella fattura della statua di San Rocco perl’omonima chiesa nissena e più tardi nel 1622 al fianco del figlioGiuseppe nell’elaborazione della statua lignea di San Vito per l’o-monima confraternita di Sutera11. Oltre ai Saporito, nel 1615 uncerto Giacomo Brugnuni scultore realizza la statua di San Paoloper la chiesa del Santissimo Salvatore. Accanto ai nisseni, ritrovia-mo diversi artisti provenienti dalle città dell’Isola come Giovannide Manna e Pietro de Angilo da Calascibetta nel 1604, Michele

SC ULT URA L IGNEA A CALTANISSETTA NEL SE ICENTO TRA SACRO EPROFANO

Giuseppe Giugno

Ragona da Petralia Sottana nel 1669 e Salvo di Costa daCollesano nel 1608, quest’ultimo al servizio della società delMonte Carmelo per la fattura della “inmagine di la Madonna laquali teni solamenti la testa et mezo busto et li mano”, del suo ba-samento con otto punte in cui sono riprodotte scene tratte dalla“vita et miraculi di la Madonna del Carmine, e della statua di SanSimone lo quali teni solamenti testa et busto”12.

La presenza di artisti agrigentini nel nisseno è testimoniata nel1600 con Vincenzo e Gaspare de Miceli, nella fattura della statuadella Madonna del Rosario per l’omonima compagnia e, più tardinel 1617, con Francesco Morello nell’elaborazione dell’immaginedi Sant’Onofrio “di lignamj staxunato conforme allo modello consua tiadema lavorata et scabello conforme allo disigno historiatocon quattro miraculi di lignamj di menzo rilevo ita chi lo ditto san-to habia di essiri di altiza palmi 6 e menzo con lo xeltro, corunaet bastunj supra lo ditto scabello indoratj et lo scabello di palmjquattro con tutta la guarnitionj et dui palmj e menso di altiza et lacapillatura habia di essiri indorata et sgraffita lo ditto scabello la

corniciamj indoratj con suo frixio sgraffito et li soi historiettj toc-catj di oro” e di un nuovo simulacro della Madonna del Rosario,“con suo banbino di relevo alla dritta chi posa supra una mula conuna menza luna et suo scabello”13. Agli artisti agrigentini farà se-guito più tardi in città l’operato dello scultore palermitano CarloCuliraro, impegnato nella fattura del simulacro di Sant’Antonioabate per la chiesa annessa al vecchio ospedale nel 1632 e nell’ela-borazione della statua di San Giuseppe col Bambino per l’omoni-ma chiesa nel 1633 (fig. 1 e 3). Quest’ultima opera, in particolare,è realizzata su commissione di suor Clara Gangitano, dal 1616 ter-ziaria dell’ordine di San Francesco. Accanto alla religiosa comparefrate Michele Serra dell’ordine della sacra religione gerosolimitanadi Caltanissetta, al quale era stata demandata la scelta degli attri-buti cromatici del simulacro, che così doveva essere realizzato:

“una inmagini di San Gioseppi con lo Cristo di rilievo de lignami di sala-ciu di altiza di palmi 7 con lo suo scabello proportionato alla statua et loCristo di altiza di palmi 4 con lo suo scabello conforme allo modello fat-to per ditto de Culirano quali è in potere dello ditto mastro quali inmagi-ne habbia da essere scrappita e picata et adorata di oro fino con li river-nichi di argento avilati di colori fini itache lo manto habbia di esser russopicato et ci habbia di mettere quelle colori benvisti allo ditto di Serra et loscabello habbia di esser con li soi cornici inargentati et lo campo di dittoscabello habbia di esser picato sgraffito di oro fino conforme parirà a dit-to di Serra quali inmagini habbia ad esser proportionata cossì della lun-ghiza conforme della larghiza”14.

L’opera ostenta un’incalzante somiglianza con il gruppo scul-toreo di San Giuseppe e il Bambino nell’omonima chiesa deiTeatini di Palermo che, per tale motivo, potrebbe costituire il mo-dello di riferimento assunto da Carlo Culiraro per la realizzazionedel gruppo nisseno15.

Nell’ambito dell’arte sacra desta molto interesse anche il coin-volgimento dei mastri d’axia nisseni nella fattura di cornici per di-pinti di argomento religioso. È il caso nel 1611 del “faber ligna-rius” Giuseppe de Angilo, autore della “cornigi allo quatro delsantissimo Purgatorio” per l’omonima società16. Alla lavorazionedelle cornici partecipano famosi decoratori locali come PaolinoAmoribello, il quale si ritrova nel 1660 al servizio dei padriBenedettini di Santa Flavia, per rivestire con un “migliaru e cen-tocinquanta pannelli di oro”, giunti da Palermo, “la cornici gran-di di Santa Flavia, la cornici del tabernaculo del Santissimo et al-tri come per mandatu”17. Anche la produzione dei tabernacoli,promossa in diversi casi dalla beneficenza dei notabili locali – è ilcaso nel 1662 della custodia eucaristica per la cappella di SanMichele arcangelo nella chiesa madre della città –, è affidata nondi rado a scultori e intagliatori locali, come accade nel 1544 conmastro Antonino de Rubbeo, autore del “tabernaculo dilo corpodi Christo” realizzato per la chiesa di Santa Maria la Nova18.

Vogliamo concludere la nostra riflessione sulla lavorazione dellegno nel nisseno con una breve nota sull’operato del maestro del-

MANUFACERE ET SCOLPIRE IN LIGNAMINE 610

a pag. 608fig. 1. Carlo Culiraro, San Giuseppe col Bambino (part.), 1633,Caltanissetta, chiesa di San Giuseppe

fig. 2. Francesco Colonna, Hypnerotomachia Poliphili, elefanteporta-obelisco, 1499, Venezia

le logge nella fiera di San Michele arcangelo, protettore della cittàdal Cinquecento. Si tratta del magistrato che attendeva all’orga-nizzazione delle strutture espositive utilizzate dai diversi merca-danti per la vendita dei prodotti commerciali, le “loggie di ditta fe-ra”, dove venivano sistemati “vanchi, buffetti, e ligname”. Le at-trezzature venivano date in affitto ai commercianti, con costi fis-sati dal maestro delle logge non sempre condivisi dai venditori, co-me accadde nel 1639, quando la gente volle che le tariffe stabilitevenissero riviste alla luce di quelle fissate nelle altre fiere del regno,come a San Filippo di Castro Giovanni, per evitare che in quel-l’anno non si potesse svolgere a Caltanissetta la fiera.

NOTE

1 Archivio di Stato di Caltanissetta, F.N.D., Not. Angelo LaMammana, vol. 642, c. 103r. Il documento non fornisce informazioni sull’ori-gine di Brandano Russo, tuttavia è presumibile che egli provenga da Palermo,per il fatto che molti Russo nella qualifica di “telari e scopetti, caseggiatori

opera di noce e intaglio e opera bianca” compaiono nell’Indice dei maestri d’a-scia arrolati della città nel 1574-1644 e nel 1685-1765. Cfr. PALAZZOTTO 2001,pp. 678ss.

2 Cfr. RUGGIERI TRICOLI 1993, p. 42.3 COLONNA ed. 2004. 4 Archivum Romanum Societatis lesu (Arsi), Sic. 12II, Sicul. Epist.

Gener. 1639-1640, c. 483r.5 Cfr. VULLO 2006, p. 287.6 A.S.Cl., F.N.D., Not. Angelo La Mammana, vol. 656, c. 209r. Per

Andrea, Geronimo, Marco e Pietro Sperandeo, iscritti nel ruolo di Palermo del1574-1644 come “caseggiatori, opera di noce e intaglio”, cfr. PALAZZOTTO

2001, p. 699.7 Cfr. Appendice, infra.8 A.S.Cl., F.N.D., Not. Angelo La Mammana, vol. 663, c. 767v.9 Geronimo Montero di origine ispanica è procuratore, segretario e te-

soriere di Luigi Guglielmo Moncada. Muore nel 1642, istituendo come suoerede il principe di Paternò: cfr. A.S.Cl., Not. A. La Mammana, vol. 642, c.1152r.

10 A.S.Cl., F.N.D., Not. Angelo La Mammana, vol. 650, s.n. La pre-senza dei Buttafuoco a Caltanissetta è documentata sin dal 1597 con NicolòButtafuoco, probabilmente autore del dipinto di San Diego realizzato per lachiesa di Santa Maria degli Angeli. Più tardi nel 1631 troveremo in città anchePompeo Buttafuoco, autore del dipinto della Madonna dei Monti di Roma,elaborato per la chiesa madre di Santa Maria la Nova.

11 A.S.Cl., F.N.D., Not. Pietro Drogo, vol. 611, c. 146v.12 È oscura l’identità dello scultore Salvo di Costa. È nota soltanto l‘esi-

stenza di un certo Salvo Costa scultore di Calatafimini, attivo nel 1600 nellaterra di Termini Imerese nella fattura plastica di una “imaginem Sanctae Olivaelignaminis”: cfr. RUFFINO, TRAVAGLIATO 2001, doc. n. II.101, p. 769.

13 A.S.Cl., F.N.D., Not. incenzo. La Rocca, vol. 947, c. 200r. La statuadi Sant’Onofrio è inizialmente ospitata nella chiesa di San Paolino e nel 1622ceduta alla confraternita di San Biagio. Nel 1860 viene condotta nella chiesa diPiedigrotta, dove va perduta. La figura di Francesco Morello è abbastanzaoscura. È nota soltanto l’esistenza nel 1628 del pittore Diego Morello diAgrigento, forse suo parente, al fianco del pittore Alfio Civello nel cantiere ar-tistico della chiesa madre di Santo Stefano Quisquina.

14 A.S.Cl., F.N.D., Not. Angelo Mingrino, vol. 487, c. A1. Oscura è lafigura dello scultore Carlo Culiraro, peraltro assente nell’Indice dei maestrid’ascia di Palermo arrolati del 1574-1644. La congregazione è anche nota co-me “Terz’Ordine di penitenza” e ospita persone di sesso maschile e femminile.Cfr. PULCI ed. 1977, p. 439. L’ordine della sacra religione gerosolimitana com-pare a Caltanissetta nella prima metà del Seicento; non si conosce il luogo do-ve si svolgevano le sacre funzioni dei congregati. Circa suor Clara Gangitano,è noto che la sua sepoltura sarà nel 1643 nella chiesa di San Giuseppe: A.S.Cl.,F.N.D., Not. Francesco Volo, vol. 1043, c. 592r III.

15 In entrambi i casi, si assiste al dinamismo di San Giuseppe nell’attodi tenere per mano il Bambin Gesù, secondo una veste di chiara impronta tar-do manierista nella sua chiara accezione controriformata, molto lontana dallerappresentazioni convenzionali, che evidenzia il contributo reso dal santo allacrescita del Cristo. A ciò si lega anche l’aspetto senile del personaggio, attra-verso il quale l’artista vuol rimarcare il legame di castità che legava Giuseppealla sua sposa Maria. Per il gruppo palermitano, già attribuito a RinaldoBonanno da CUCCIA, scheda n. 14, in Splendori di Sicilia... 2001, pp. 523-524,cfr. ora lo stesso Cuccia infra, che, sulla scorta delle nuove acquisizioni lo at-tribuisce allo scultore Antonino Ferrara.

16 A.S.Cl., Not. G. Imperiali, vol. 957, c. 379v II. 17 A.S.Cl., Not. M. Riccobene, vol. 811, c. 831v.18 A.S.Cl., Not. G. De Forte, vol. 77, c. 234v.

L’INTAGLIO LIGNEO NELL’ENNESE 611

fig. 3. Carlo Culiraro, San Giuseppe col Bambino, 1633,Caltanissetta, chiesa di San Giuseppe

Appendice documentar iaLA MAESTRANZA DEI FALEGNAMI A CALTANISSETTA NEL SEICENTO

Giuseppe Giugno

Maestri d’axia, panitteri, farinari, salsizzari,bucceri, strisizzeri e corvisieri rappresenta-no le principali maestranze che operano a

Caltanissetta in età moderna, rivestendo altresì un im-portante ruolo in seno alla vita della milizia urbana,istituita nel Cinquecento e divenuta nel corso delSeicento corpo di rappresentanza della città nelle sueprincipali cerimonie e processioni religiose, come quel-la del protettore San Michele arcangelo1. Tra tutte lemaestranze, quella dei falegnami rivela diversi punti dicontatto con le maestranze dei maestri d’ascia diSicilia, per la presenza in città nel Seicento di diversifalegnami e scultori di legname giunti a Caltanissettadai valli dell’Isola e da Palermo in particolare.

L’istituzione della società dei maestri d’ascia aCaltanissetta presso la chiesa di San Giuseppe risale al16142. Un decennio più tardi, nel 1624, si metterà apunto il suo ordinamento amministrativo con la costi-tuzione del consolato dei maestri d’axia, conforme-mente alle realtà di Palermo e di Messina. La nuovaconfigurazione della società pone al vertice del colle-gio dei falegnami la figura del console, proagorus deiconsociati, i cui compiti sono ben descritti nei capitolidei maestri d’ascia, cioè nella carta che disciplinava lavita della maestranza suddivisa in cinque capitoli, Ilprimo capitolo fissava l’elezione del console il primosettembre, affidandola ai maestri d’ascia e ai buttari; ilsecondo capitolo illustrava l’ufficio consolare, dicendoche compito del console era “examinare le persone chepretendino aprire potigha o fare l’arte per la terra tan-to di carpinteri come di buttari” e legava la concessio-ne della licenza consolare al pagamento di un’onza; ilterzo capitolo definiva il quadro delle ammende concui risarcire i danni provocati dai maestri durante l’e-sercizio della professione; il quarto capitolo indicavale modalità d’elezione del depositario della maestran-za; il quinto, infine, fissava la nomina del console ogni2 anni. In sintesi ecco i principali elementi introdotti nelnuovo ordinamento amministrativo della società deimaestri d’ascia nel 1624: nomina consolare, istituzionedi tassa per l’esercizio professionale e determinazionedell’ammenda per i contravventori computata in 4 on-ze per i casi di esercizio professionale senza licenza con-solare e per il mancato pagamento del tributo ordinato.

Per poter esercitare la professione di falegnameera necessario conseguire un’apposita licenza, assiemealla quale bisognava versare alla maestranza o compa-gnia di San Giuseppe 6 tarì per i falegnami e 3 tarì pergli operai, come “elemosina et subsidio di cose spiri-tuale” legate al governo della Chiesa. La licenza veni-va conseguita secondo le modalità fissate nei capitoli,“examinandi per consul omnes illas personas quaepretendunt aprire apotecas et facere artem faber ligna-rie seu axie ac et examinare operarios dictarum perso-narum”, al termine di un percorso formativo, che ve-deva gli allievi falegnami impegnati come tirocinanti.L’entità di tale periodo è resa nota da un documentodel 1635, in cui Raffaele de Miraglia si obbliga a ser-vire mastro Francesco Drago nella sua falegnameriaper quattro anni, al termine dei quali deve dare provadelle competenze acquisite nella realizzazione di unmanufatto ligneo:

“ad omnia servitia eius apotece fabri lignarij etad omnia servitia urbana … pro tempore annorum 4… et hoc absque ulla mercede itaquod dictus Drago te-neatur ei dare esum et potum et calzari et vestiri di la-na cioè calzi casacha et calzuni nec non et un paro dicalzetti … ci habbia di imparari la detta arti di mastrodi ascia et allo fini di detti anni quatro ancora ci hab-bia di dari tutti quegli stigli che sonno di bisogno perfari una porta di ligno”3.

La lettura dei capitoli dei maestri d’ascia ci per-mette di conoscere il numero e il nome di ciascunmembro della maestranza:

“magister Franciscus Lutularo, magister Fran-ciscus de Mingrino, magister Marsilius Sanfilippo, ma-gister Filippus La Padura, magister Honofrius Schi-fano, magister Franciscus Mandino, magister AndreasCrispio, magister Blasius Barberi, magister FranciscusNipitella, magister Franciscu Lavalli, magister Mi-chael Jordano, magister Armenius Riccobeni, magisterFilippus Mingrino, magister Raphael Castellano, ma-gister Baptista Albano, magister Franciscus Drogo,magister Joseph Crimona, magister et consul Angelode Sanfilippo”.

Tra i falegnami del rollo compare GiuseppeCremona, vale a dire uno dei testimoni della fonda-zione della società di San Giuseppe, e Angelo deSanfilippo, il primo Console dei falegnami dal 6 giu-gno 1624 al 7 novembre 1624, quando a lui succedeFrancisco Lutularo4. L’ultimo console della maestran-za, di cui allo stato attuale della ricerca è dato sapere,è Onofrio Schifano eletto il 30 ottobre 16285.

A Caltanissetta, la distinzione in categorie pro-fessionali non ricalca quella palermitana, poiché neicapitoli nisseni compaiono soltanto i maestri d’ascia ocarpentieri e i buttari. Tuttavia, alla luce dell’operatoeffettivamente svolto dai falegnami in città, possiamoritenere che la prima categoria comprenda anche lecompetenze del maestro di noce, maestro di bottega,maestro carrozziere e maestro caseggiatore, secondo lanota distinzione palermitana, assieme a quelle del tila-raro e intagliatore d’arte d’elemosina6.

Supplica al principe di Paternò per l’istituzione delconsolato dei maestri d’axiaDie 30 ottobris XII Ind. 1624 Quia in anno V Indicionis proximo preterito fuit sup-plicatum per magistrum Joseph de Crimina cum con-sesu magistrorum axie huius civitatis Calatanixette ex-cellentissimo domino duci Montis Alti ad effectumexaminandi per consul omnes illas personas quae pre-tendunt aprire apotecas et facere artem faber lignarieseu axie ac et examinare operarios dictarum persona-rum et omnes illi qui sunt habiles possint aprire dittasapotecas et teneantur quolibet anno pro helemosinasolvere videlicet ditti magistri faber legnarij tarenos 6et operarij tarenos 3 societati Ecclesie sancti Josephhuius predicte civitatis ad effectum complendi et fa-ciendi illud benefitium expressatum in ditto memoria-le et quod eligatur dictum cunsul in quibuslibet annisduobus cui petitioni fuit provisum et mandatum demandato dicte eccellentie domini ducis apparet in in-frascripto memoriale tenoris sequentis videlicet:

Illustrissimo et Eccellentissimo Signore mastro JosephCrimona con la voluntà et consensu di tutti li mastrid’axia e buttari di questa città di Caltanixetta exponia Vostra Eccellenza qualmenti nella città di Palermo,Missina et in altre città o lochi del regno si osserva cheli mastri d’axa eligino Cunsulo ad effetto di examina-re tutti le personi che pretendino aprire potiga e farel’arte di mastro d’axa et arti di buttari quanto quelliche vanno per la terra a fare lavori e cunsari butti contutto non aprino botigha et cossì per quelli mastri chefanno la professione di mastri di axa et ancora di but-tari o che facessero qualsivolgia di l’una o due profes-sioni o d’altra sorte sotto qualsivoglia titulo facessirol’arte tutti s’intendano sugetti alla examina delCunsulo che si trova eletto per li mastri di axa et que-sto cossì per li citadini come per li forasteri che vennoad habitari et travagliare in questa città. Quali ma-stranza soli paghare alla compagnia di santo Giuseppeuno tributo di elemosina che sonno tarì 6 l’anno perogni mastro e per ogni lavoranti tarì 3 purchè non sia-no figli di mastri che travagliano nella botegha di loropatri et starranno sotto l’oro dominio quali s’intenda-no franchi di qualsivoglia taxia, ecceptuati però li rag-gioni del examina da farsi per ditto Cunsulo per quel-li che haveranno d’aprire botegha o fare l’arte di ma-stro che sarà detta taxa di unsa una et questo una vol-ta tantum et examinati che sarranno et approbati poisarranno obligati pagare ogni anno le ditte tarì 6conforme l’altri mastri potendo detti examinanti tene-re potegha a loro arbitrio et questo per li citadini.Notando per li foresteri che partendosi et tornando dinovo non s’intendono sugetti a nova examina ma a pa-ghare li tarì 6 l’anno che solino paghare l’altri mastri,et tutti quelli che contravenino a fare le cose sudetesenza licentia et non osservando le suditte ordinattio-ni incorrino nella pena di onze 4 ma quelli che verran-no per lavoranti saranno obligati a paghari tarì 3 tan-tum per ogniuno per la licentia del consulo quali taxadappagharsi ogni anno ragione di examina et contra-ventione di pena. S’intendano applicate alla ditta com-pagnia et quelli s’habbiano d’exigire et possano exige-re per il detto Consulo eletto per li mastri o suo susti-tuto et quelli exatti haveranno da intrare in potere deldepositario che sarà eletto ad effetto dispendirsij perbenefitio di detta compagnia et ad elettione di dettoexpressate come fundatore del opera et in suo defettoper detto Cunsulo per il che si supplica a VostraEccellenza per esso exponente et tutti mastri concede-re la creatione del detto Cunsulo, institutione di taxaet contraventione di pene del modo sudetto et anco re-star servita per questa volta per decorattione di dittamastranza eligere Vostra Eccellenza il Cunsulo a cuiparera et ordinera Vostra Eccellenza per essere operavoluntaria et benefitio di detta compagnia et per trat-tarsi di elemosina et subsidio di cose spirituale restan-do Vostra Eccellenza cossì servita potra commetteread alcuna persona ben vista a Vostra Eccellenza chepigli levore et concurrense di mastri per l’istituttioni etfundattione di detta opera giachè in dette città si os-serva del modo sudetto che il tutto lo recevirà dallamano di Vostra Eccellenza […].

LA MAESTRANZA DEI FALEGNAMI A CALTANISSETTA NEL SEICENTO 613

Capituli di mastri d’axa supra la creattioni del cunsu-lo et altri cosi spettanti a detto offitio

CAPITULO ISi ordina e statuisce che il primo giorno di septembresi habiano di congregari tutti li mastri di axa e buttaricon l’intervento di un dottor di lege eletto per dittamastranza purchè non sia persona religiosa ad effettodi eligire il Cunsulo del arte conforme al memoria etordine di S.E. dal quale dottore si haverà da pigliare laconcurrenza di voci per ditta eleptioni dal quale rece-vuti si declarerà il Cunsulo del arte tanto supra li ma-stri d’axa come sopra buttari cossì di citadini come fo-rasteri di qualsivoglia modo che volessiro professarel’arti.

CAPITULO IIIl detto Cunsulo haverà potestà di examinare le perso-ne che pretendino aprire potigha o fare l’arte per laterra tanto di carpinteri come di buttari cossì citadinicome forasteri con farli paghare la raggioni di exami-na imposta per le costituttione exposte nello memoria-le al quale possa expedire lettere di licentia.

CAPITULO IIIDi più si habia di reconoscere li danni che per li mastrisi farranno nella loro professione et quelli poterli con-dennari secundo conoscera il defetto et errore del ope-ra che farranno.

CAPITULO IVSe li concede potestà di poter substituire per la sua per-sona in caso di absentia o per altro legitima causa an-cora eligere depositario per intrare detti taxi et altreelemosine che per la mastranza si faranno e di poterefare expigniorare et adimpliri le dette taxe et contra-ventioni per le persone a cui detto Cunsulo ordinerà.

CAPITULO VNotando che la creattione del detto Cunsulo si ha dafare ogni dui anni compliti et ecceptuato in casu dimorti chi sarrà succedendo il casu.

CAPITULO VIEodem in tutte l’altre cose exposte nel memoriale si re-feriscono obedire del modo che per quello si determi-na come in virtù del presente capitulo si obligano co-me fossero particolarmente in questo expressati et nonaltrimente.Propterea hodie presenti die pretitulato magisterFranciscus Lutularo, magister Franciscus de Mingrino,magister Marsilius Sanfilippo, magister Filippus La Pa-dura, magister Honofrius Schifano, magister Franci-scus Mandino, magister Andreas Crispio, magister Bla-sius Barberi, magister Franciscus Nipitella, magisterFranciscu Lavalli, magister Michael Jordano, magisterArmenius Riccobeni, magister Filippus Mingrino, ma-gister Raphael Castellano, magister Baptista Albano,magister Franciscus Drago et magister Joseph Crimonafaber legnarij habitatores Calatanixette mihi notariocognito presentes coram nobis sponte eligerunt et eli-gunt, nominaverunt et nominant pro Cunsulo magi-

strorum predictorum justa provisionem factam per dic-tum eccellentissimum dominum ducem expressatam inditto preinserto memoriale magistrum Angelum deSanfilippo absentem me notario cognito pro eo stipu-lante ad effectum exquendi et complendi omnia con-tenta in preinsertis capitulis ad que plena relatio ha-beatur […]. (A.S.Cl., F.N.D., Not. Pietro Drogo, vol.612, c. 282r)

NOTE

1 Cfr. ZAFFUTO ROVELLO 2002, pp. 73ss.2 Cfr. PULCI ed. 1977, p. 339. Ogni membro

della società doveva indossare nelle occasioni ufficialiil mantello cilestre di lana orlato bianco. Sulla fonda-zione della società di San Giuseppe: ivi, p. 433.

3 A.S.Cl., F.N.D., Not. Angelo Mingrino, vol.489, c. 317r. Nel 1619, il tempo di formazione pressola bottega di un falegname durava cinque anni, al ter-mine del quale l’allievo poteva immediatamente avvia-re la carriera professionale (A.S.Cl., F.N.D., Not.Giliberto Maddalena, vol. 999, c. 278r).

4 A.S.Cl., F.N.D., Not. Pietro Drogo, vol. 612,c. 443v.

5 Diversa è il quel tempo la composizione delcollegio dei falegnami rispetto al 1624: “magisterJoseph Crimona, magister Joseph Minacori, magisterRaphael Castellano, magister Michael Jordano, magi-ster Blasius de Gingoli, magister Franciscus Drogo,magister Franciscus Mingrino, magister Vincentius deGangi, magister Thomas Scagliuni, magister Franci-scus lo Tilaro, magister et consul Honofrius Schifano”.Dalla lettura dell’elenco riemergono i nomi di RaffaeleCastellano e Francesco Drogo, due maestri d’ascia alservizio dei Moncada tra il 1639 e il 1640 nella ripa-razione della residenza di Mimiano e in quella del pa-lazzo di città.

6 Cfr. PALAZZOTTO 2001, pp. 678-703.