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Sentinum municipio dell'Italia romana

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COLECCIÓN MUNDO ANTIGUO

Nueva Serien.º 13

Queda prohibida, salvo excepción prevista en laley, cualquier forma de reproducción, distribución, co-municación pública y transformación, total o parcial,de esta obra sin contar con autorización escrita de lostitulares del Copyright. La infracción de los derechosmencionados puede ser constitutiva de delito contra lapropiedad intelectual (Artículos 270 y ss. del CódigoPenal).

Consejo Editorial de la Colección MUNDO ANTIGUOPresidente: Prof. Dra. Carmen CastilloVocales: Prof. Dra. C. Alonso del Real; Prof. Dr. F. J. Navarro; Prof. Dr. J. B. Torres

Primera edición: Julio 2010

© Copyright 2010. Francisco Javier Navarro (Ed.)Ediciones Universidad de Navarra S.A. (EUNSA)

ISBN: 978-84-313-2713-2Depósito legal: NA 1.925-2010

Fotografía de la cubierta: Cabeza de Medusa, mosaico del Museo Nacional Arqueológico de Tarragona.

Fotografía de la contracubierta: placa marmórea procedente del Nemeseion del acceso oriental al anfi-teatro de Itálica (M.A. de Sevilla); gentileza de Antonio Caballos.

Imprime: Gráficas Alzate, S.L. Pol. Comarca 2. Esparza de Galar (Navarra)

Printed in Spain - Impreso en España

Ediciones Universidad de Navarra, S.A. (EUNSA)Plaza de los Sauces, 1 y 2. 31010 Barañáin (Navarra) - EspañaTeléfono: +34 948 25 68 50 - Fax: +34 948 25 68 54e-mail: [email protected]

ÍNDICE

PRESENTACIÓN ........................................................................................ 7

CARMEN CASTILLO GARCÍA, La Hispania de Adriano: nuevos datos .............. 9

ANTONIO SARTORI, Insubri ce ne sono anche oggi .......................................... 15

GIAN LUCA GREGORI, Momenti e forme dell’integrazione indigena nella società romana: una riflessione sul caso bresciano............................. 25

MARIA FEDERICA PETRACCIA, Sentinum municipio dell’Italia romana .......... 51

FRANCISCO PINA POLO, Las migraciones en masa y su integración en el Imperio romano................................................................................... 63

JUAN MANUEL ABASCAL, Rafael Martínez de Carnero y las inscripciones del sur del conventus Carthaginiensis ................................... 81

MAURO REALI, Le “microcomunità” insubri: localismo o integrazione?......... 93

ANTONINO GONZÁLEZ BLANCO, Integración lingüística en la Antigüedad tardía: la dialéctica latín-lenguas indígenas ............................. 109

MARCO BUONOCORE, Il Samnium e l’Hispania............................................... 121

JUAN FRANCISCO RODRÍGUEZ NEILA, La religión pública como espacio integrador de la sociedad municipal romana .................................. 141

ISABEL RODÀ DE LLANZA, La promoción de las elites en las ciudades del Conventus tarraconensis ....................................................................... 177

FRANCISCO JAVIER NAVARRO, Los gobernadores de la provincia Citerior como agentes de la romanización .................................................. 189

GUIDO MIGLIORATI, Hispaniensis nella Historia Augusta............................... 207

ANGELA DONATI, I cippi di confine: alcune considerazioni ............................ 215

ENRIQUE MELCHOR GIL, Homenajes estatuarios e integración de la mujer en la vida pública municipal de las ciudades de la Bética................. 221

GABRIELLA POMA, Processi di acculturazione in una città umbra: il caso di Sarsina.......................................................................................... 247

6 EL MUNDO ROMANO, MODELO DE INTEGRACIÓN

ANTONIO CABALLOS RUFINO, Adriano, la Colonia Aelia Augusta Italicensium y una nueva inscripción del “Traianeum” de Itálica ............... 265

GIOVANNI MENNELLA, Il collegium nautarum e l’integrazione delle risorse forestali nell’economia di Luna........................................................ 279

ALFREDO VALVO, Esercito e integrazione politica fra tarda repubblica ed età imperiale .......................................................................... 287

EVA TOBALINA ORAÁ, Origen geográfico y promoción social: algunas consideraciones acerca de los senadores transpadanos................... 299

ANDREINA MAGIONCALDA, I cavalieri greco-orientali nell’amministrazione romana: il caso degli ab epistulis Graecis ................ 321

ROBERTO SCEVOLA, L’applicazione del diritto nei processi privati: modello romano e realtà locali in epoca imperiale ...................................... 357

SERGIO LAZZARINI, Guardare a Roma: Diritto romano e testamenti nella documentazione latina d’Egitto........................................................... 385

FRANCISCO JAVIER FERNÁNDEZ NIETO, Conclusiones ................................... 393

SENTINUM MUNICIPIO DELL’ITALIA ROMANA

MARIA FEDERICA PETRACCIA Università di Genova

A breve distanza dal centro urbano di Sassoferrato (AN), procedendo verso sud in direzione di Fabriano e del passo appenninico della Scheggia, si incontrano i resti della romana Sentinum, in corrispondenza di un pianoro sito presso la con-fluenza dei torrenti Marena e Sanguerone nel fiume Sentino1.

Municipium di prevalente ascrizione alla tribù Lemonia, come documentato dalle epigrafi2, la città venne inclusa nell’assetto augusteo della penisola italica, nella regio VI – Umbria et ager Gallicus3, come pure il suo territorio, compreso tra i fiumi Esino e Rubicone ed abitato in età protostorica da genti di stirpe e lin-gua umbre.

Nella storia di Sentinum la cronologia della nascita e dello sviluppo della città resta questione nodale.

Alcuni dei problemi a tutt’oggi irrisolti riguardano l’esistenza di un insedia-mento preromano e il popolamento del territorio sentinate, che Polibio e Livio menzionano4, con Umbri, Piceni e Galli Senoni. Per ora nessuna indagine di sca-vo è stata in grado di rivelare tracce di un abitato preromano, al di sotto delle strutture urbane di epoca romana. La città che noi oggi conosciamo come Senti-num fu una città di fondazione, sorta su di un terreno vergine che sembra non re-care tracce di insediamenti preesistenti. Il luogo, però, doveva possedere caratteristiche particolari sin da epoca assai remota e, per certo, prima della batta-glia del 295 a.C., dal momento che Sentinum sorse allo sbocco di una viabilità in-terna con tutta probabilità antichissima5, che attraversa la valle camerte e di qui si diramava verso la costa. La problematica circa la data di fondazione di Sentinum non può, quindi, prescindere dall’esame della viabilità, del territorio e del suo po-polamento, intesi come elementi condizionanti e motivanti la costituzione stessa del centro urbano. Si potrebbe ipotizzare per la città un percorso di formazione analogo a quello ipotizzato per Suasa e Ostra, che nascono probabilmente a se-guito della Lex Flaminia de agro Gallico et Piceno viritim dividundo nel 232 Desidero qui ringraziare per il prezioso aiuto e gli utili consigli Rosalia Bigliardi, Marco Buono-core, Francisco Piña Polo, Fabio Palli, Isabel Rodà e Federico Temperini. 1 M. MEDRI, 2008. 2 CIL XI, 5745, 5753, 5754, 5760, 5761, 5778, 5783. 3 STRABO, V 2 1; PLIN., NH, III 144; PTOL., III 1 46. 4 POLIB., II, 19 6 e ss.; LIV., X, 25-30. 5 P. L. Dall'Aglio - P. Campagnoli - M. Destro - E. Giorgi, 2002, 209-240.

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a.C.6, forse dapprima come prefetture in appoggio a Sena Gallica, e che successi-vamente vissero con diverso statuto di municipi dopo la guerra sociale nel 90 a.C.

Per il periodo repubblicano la sola notizia certa che possediamo è il coinvolgi-mento della città negli avvenimenti del bellum Perusinum, con l’assedio e il saccheggio subiti per opera di Salvidieno Rufo, un generale schierato dalla parte di Ottaviano, che poté contare su sei legioni richiamate dalla Gallia, con le quali distrusse completamente Sentinum nel 41 a.C.7. La città comunque riuscì a supe-rare la crisi ed a rialzare la testa: lo dimostra l’intensa attività edilizia promossa, a partire da Augusto e fino a tutto il II sec. d.C., sia dalle antiche famiglie sia dai nuovi abitanti, veterani delle guerre civili. Questo dato è desumibile non tanto dalle fonti letterarie che forniscono pochissime informazioni su Sentinum quanto dalle testimonianze epigrafiche ed archeologiche pervenute, le quali rivelano una realtà cittadina ricca e vivace.

Un periodo di crisi, suggerito tra l’altro dal riutilizzo di materiali riscontrabile nei restauri degli edifici sentinati, subentrò in un momento successivo, riflesso della più generale crisi economica che travagliò lo stato romano nel corso del III sec. d.C. e dalle cui conseguenze l’Italia centrale adriatica non dovette mai più ri-sollevarsi. Alla fine del IV sec. d.C. o agli inizi del V risalgono infatti le ultime testimonianze di vita nei centri che un tempo erano stati fiorenti.

Non diverso fu il destino dell’antico municipio di Sentinum, che fu abbando-nato tra il V e il VI sec. d.C.8, determinando in età medievale il sorgere dell’abi-tato di Sassoferrato su una vicina altura.

Una volta raggiunto il potere, Augusto pose mano, tra le molteplici attività volte alla ricostruzione della civica convivenza, a una profonda riforma dello sta-to, partendo dalla cellula-base della società, cioè dalla famiglia. Si tratta della lunga e controversa attività legislativa augustea sui mores e sul matrimonio, che obbligava, in un certo senso, i cittadini romani a sposarsi e a procreare, che ebbe un iter lungo, complesso e travagliato, e che è stata definita recentemente l’ini-ziativa sociale “più invasiva” di Augusto9. Queste leggi suscitarono molta ostilità tra gli aristocratici della capitale, mentre per le élites italiche e in seguito provin-ciali l’adeguamento ai modelli proposti da tale legislazione era uno dei modi per manifestare il proprio consenso al potere imperiale augusteo, tanto è vero che, come attesta Svetonio, Augusto ne favorì l’ascesa all’ordine equestre, etiam ex commendatione publica cuiusque oppidi10.

Da qui si desume l’importanza della mediazione del governo municipale nel-l’ascesa delle singole famiglie e il loro ricorso ad attività di vario genere nell’in-teresse della municipalità stessa. Si noti che la prima lex edicta di questo trava-gliato iter e pacchetto legislativo fu varata da Ottaviano, prima che diventasse Augusto, nel 28/27 a.C. e rimase, stando alle fonti, pressoché lettera morta. L’ul-tima fu la lex Papia Poppaea del 9 d.C.11: una disposizione in essa contenuta con-

6 E. HERMON, 1989, 273-284. 7 DIO CASS., 48, 13, 2-6; APPIAN., BC 5, 30. 8 PROCOP., bell.goth., II 20; ZOSIM., V 37 3; VI 13 2. 9 M. PANI – E. TODISCO, 2005, p. 101. 10 SUET. Aug. LXVI, 2. 11 PH. MOREAU, 2003, 461-477.

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sentiva alle donne sposate e prolifiche di ereditare al di là dei limiti patrimoniali già imposti dalla lex Voconia (varata nel II sec. a.C. per contrastare l’eccessiva ricchezza femminile), sdoganando de iure, come già de facto, i grandi patrimoni femminili.

Nella società romana notoriamente la figura della donna aveva un ruolo più li-bero e incisivo rispetto alla società greca. Anche per le donne di Sentinum, appa-re subito chiaro come in quel municipio l’elemento femminile svolgesse un ruolo non di poco conto all’interno del tessuto socio-economico della città12. Tale con-siderazione trova riscontro soprattutto in tre iscrizioni, due tabulae patronatus in bronzo e un frammento lapideo, già disperso ai tempi della redazione della sche-da del Corpus13. Le due tabulae patronatus si datano la prima all’1 luglio 260 d.C. e la seconda al 18 agosto 261 d.C. e risultano entrambe indirizzate a Core-tius Fuscus, principale esponente della gens Coretia –una delle famiglie più im-portanti e in vista della città14– da parte, rispettivamente, dei locali collegi dei fa-bri e dei centonarii15.

Nella prima Fusco appare cooptato come patrono dal collegio dei fabri16, men-tre la madre, Memmia Victoria, è definita mater numeri nostri, ovvero madre del-l’intera associazione, titolo questo che probabilmente, pur manifestando un deter-minato coinvolgimento della donna nelle attività del collegio, era propedeutico al conferimento del patronato vero e proprio17. Non va dimenticato che la dedica è posta in honore atque dignitate Memmiae Victoriae.

Nella seconda tabula patronatus18, lo stesso Coretius Fuscus, splendidus de-curio di Sentinum, la moglie Vesia Martina e il figlio Coretius Sabinus sono desi-gnati patroni trium collegiorum principalium Sentinatium, cioè dei fabri, cento-narii e dendrophori, su proposta di Casidius Severus, pater n(umeri) n(ostri), e Heldius Peregrinus parens. Per quanto attiene a Vesia Martina19, “il Cristofori in-dividua quattordici casi di donne patrone di un’associazione professionale, reli-giosa o funeraria20, tutti collocabili in un’età compresa fra il II e il III sec. d.C. Egli sottolinea come il ruolo della donna in tali contesti sia indissolubilmente legato a quello delle figure maschili della sua famiglia che rivestono un ruolo di prestigio all’interno dell’associazione; nella maggior parte dei casi, infatti, è patrona in conseguenza dei meriti del marito, del padre o del figlio, nei riguardi del collegio. In tutti gli esempi a disposizione, la donna ricordata quale patrona è di status elevato: è di rango senatorio, o moglie di un consolare, o, come accade nella maggior parte delle attestazioni, appartenente alle famiglie più importanti e in vista della comunità cittadina”21.

12 F. CENERINI, 2008, 64-65. 13 Sulla tradizione antiquaria nel Fabrianese v. M.F. PETRACCIA, 2006. 14 Il Paci ricorda che nell’XI volume del CIL il gentilizio Coretius risulta attestato solo a Sentinum: CIL XI 5741, 5748, 5750, 5775, 5776; AE 1981, 319: G. PACI, 1981, 403. 15 V. F. BOSCOLO, 2006, 487-514; F. BOSCOLO, 2008, 357-359. 16 CIL XI, 5748 = ILS 7221. 17 F. BOSCOLO 2005, 280-282. 18 CIL XI, 5749 = ILS 7221. Cfr. M. BUONOCORE, 1987, pp. 47-49. 19 F. CENERINI, 2008, 65. 20 A. CRISTOFORI, 2004, 378-381. 21 M. TRAMUNTO, 2008, 358.

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Ob merita eius è la motivazione che compare nell’iscrizione, nota solo dalla tradizione manoscritta, di Avidia C(ai) f(ilia) Tertulla22.

Avidia Tertulla è definita flaminica e mater municipalis ed è oggetto di dedica da parte dell’ordo dei seviri sentinati23. Non si sa esattamente chi fossero queste madri dei municipi e delle colonie, dato che risultano attestate solo in un ristretto numero di iscrizioni. A parere della Cenerini potrebbe trattarsi di un titolo confe-rito soprattutto a quelle sacerdotesse municipali che erano cointeressate, anche con propri finanziamenti, allo sviluppo degli alimenta imperiali24. Stando a Cas-sio Dione25 i senatori avrebbero voluto conferire l’appellativo di madre della pa-tria a Livia per le sue attività a sostegno dei loro figli, cosa che, poi, non andò in porto, causa il rifiuto del figlio Tiberio, secondo il quale non andavano concessi eccessivi onori alle donne, anche se al di fuori di Roma Livia appare effettiva-mente onorata con il titolo di madre della patria26. Inoltre le pochissime altre ma-dri municipali note sono, per lo più, sacerdotesse delle dive della domus di Traia-no e Adriano, inquadrandosi nel periodo di introduzione e sviluppo dell’istituzio-ne degli alimenta, che, come è noto, fu potenziata anche grazie al sostegno dei notabili locali che desideravano una buona visibilità a corte. Si noti che il bel ri-tratto di matrona rinvenuto negli scavi di Sentinum nel 1954 è ascrivibile proprio

all’età traianea27 e alla città è legata una personalità di spicco quale il giurista di età adrianea P(ublius) Iuventius Celsus Titus Aufidius Hoenius Severianus, co-me attesta un’iscrizione pubblicata da Gianfranco Paci28. L’amministrazione imperiale era ben disposta ad incentivare il paternalistico buon uso pubblico delle ricchezze priva-te ed è un dato di fatto che le economie montane italiche erano le prime a risen-

tire di quella crisi economica a cui i provvedimenti imperiali tentavano di istituire un correttivo.

Umbricia Bassa, moglie del procurator Augustorum T(itus) Aelius Antipa-ter30, pone assieme a lui una dedica a Iuppiter Sol Invictus Sarapis; la dedica è

22 CIL XI 5752. Cfr. F. CENERINI, 2008, 65. 23 M.F. PETRACCIA, 2008, 73-82. 24 E. LO CASCIO, 1978, 311-352; J.R. PATTERSON, 1987, 115-146; C. BOSSU, 1989, 372-382; S. SEGENNI, 2001, 355-405. La Segenni ricostruisce la linea di intervento politico seguita da Antonino Pio nei confronti delle città dell'Italia, a partire dall'esame del capitolo 8 della vita dell'imperatore nell’Historia Augusta e di altre testimonianze sulle opere pubbliche, gli alimenta e gli altri inter-venti amministrativi che egli mise in atto a favore di queste città, compresa una rassegna delle iscri-zioni in suo onore. Dalla documentazione epigrafica raccolta risulta evidente l’importante ruolo giocato, in questo quadro, dalla munificenza dei notabili municipali. 25 DIO CASS., LVIII, 2, 3. 26 M. CORBIER, 1998, 138. 27 L. BRECCIAROLI TABORELLI, 1978, tav. IX, nr. 1. 28 AE 1978, 292: P(ublio) Iu]ventio P(ubli) f(ilio) / [V]el(ina) Celso / [T(ito) Auf]idio Hoenio / [Se-veria]no co(n)s(uli) sodali Ti/[tial(i)] / leg(ato) pro{c}pr(aetore) Imp(eratoris) Cae/[saris N]ervae Traiani Op[ti]/[mi Augusti Germ(anici)] D[ac(ici). G. PACI, 1976, 375-390. 29 Lancellotti trascrive Attidiae anziché Avidiae (G. LANCELLOTTI s.d.).

Lancellotti XXVIII29

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incisa su una lastra marmorea conservata nel Monastero di S. Croce di Tripozzo e si data al 161-169 d.C.31.

Il panorama religioso di Sentinum nel II-III sec. d.C. s’impone all’attenzione per la molteplicità dei culti orientali, soprattutto quello di Mitra, e per la ricchezza della documentazione ad essi re-lativa. Già il Susini, in un contributo a stampa del 196733, rilevava l’importanza della realtà sentinate nel panorama cultuale dell’Italia cen-tro-settentrionale e trovava un adeguato confron-to in due altre città non troppo lontane, Sarsina e Treia, presso le quali la documentazione emersa evidenzia l’esistenza di santuari in cui si pratica-va un culto sincretistico del tipo di quello senti-nate a Iuppiter Sol Invictus Sarapis. Due famiglie sentinati meritano, infine, una cita-zione a parte: gli Aurelii e i Grecini. Appia Hila-ra uxor, pone una bella ara funeraria al marito Marco Aurelio Quarto, eques della II legione partica Severiana creata da Settimio Severo nel 197 d.C.34, duplicarius, assieme ai figli Marcia-

no, Valeria e Quartino. Aurelio Quarto era forse originario di Sentino o vi si sta-bilì dopo il congedo, andandoci a vivere con la moglie e i tre figli. Il Le Bohec propende per la seconda ipotesi e ritiene probabile che Aurelio Quarto sia stato reclutato in provincia e che lui o suo padre ab-biano ricevuto la cittadinanza romana da Marco Aurelio o da Caracalla; dopo il congedo avrebbe eletto come proprio domicilio Sentino.

Sempre a parere del Le Bohec, si potrebbe forse ricostruire la biografia di Marco Aurelio Quarto nel modo seguente: nato intorno al 191-192 d.C. e arruolato a vent’anni (quindi intorno al 211-212 d.C.), fu congedato intorno al 235 d.C. e morì nel 251-252 d.C.

Aurelio Quarto visse 60 anni: siamo in pre-senza di un veterano e la parola uxor, quindi, at-testa un iustum matrimonium, legalmente valido. La questione del matrimonio dei militari in ser-vizio è stata ed è ampiamente dibattuta dagli stu-diosi. Alla luce di nuovi rinvenimenti papirologici, oggi si è inclini a ritenere che Settimio Severo concedesse anche ai militari in servizio il iustum matrimonium e, 30 F. CENERINI, 2008, 66. 31 CIL XI 5738 = ILS 4397. 32 Lancellotti trascrive coniuge per coniugi (G. LANCELLOTTI s.d.). 33 G. SUSINI, 1967, 293-295. 34 CIL XI 5746. Cfr. Y. LE BOHEC, 2008, 31-43. 35 Alla riga 4 Lancellotti trascrive mb anziché m, alla riga 6 trascrive Maeciano anziché Marciano (G. LANCELLOTTI, s.d.)

Lancellotti XII32

Lancellotti p. 496 (epigrafe non numerata)35

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conseguentemente, la legittimità dei figli36. Il fatto che in questa iscrizione senti-nate siano menzionati tre figli indica che la donna, se di condizione libera, gode-va del ius trium liberorum, risalente alla legislazione augustea, che la esentava

dalla tutela e la agevolava in campo patrimoniale ed ereditario. Nell’iscrizione pubblicata da Gianfranco Paci37, Caio Aurelio Florino, veteranus Augusti della I coorte pretoria è ricordato dalla coniux Aurelia Verina e dal figlio Aurelio Ercolano che si quali-ficano anche come heredes. I gentilizi del defun-to e della moglie, l’omissione del patronimico e della tribù del primo, che è un ex pretoriano38, l’assenza del prenome nell’onomastica del figlio, la paleografia dell’iscrizione portano a datare l’e-pitafio posteriormente alla Constitutio Antoninia-na de civitate del 212 d.C. Pertanto, Aurelio Quarto e Aurelio Florino, già menzionati, e l’ex pretoriano Valerianus, il cui nomen è andato per-duto, sono attestati a Sentino nel III sec. d.C.39. Valeriano, che percorse tutta la sua carriera all’interno delle coorti pretorie, era molto proba-bilmente originario di Sentino. Tutti figurano re-

sidenti in quel municipio con le proprie famiglie e due hanno anche dei figli. Sin-golare uniformità rivela infine la loro onomastica, do-ve il gentilizio Aurelius portato dai primi due, potreb-be sottintendere un approdo recente alla cittadinanza romana.

E’ noto che attorno alla metà del III sec. d.C. le strade di valico divennero insicure, come è provato, tra l’altro, dalla notissima iscrizione del 246 d.C., po-sta sotto il principato di Filippo l’Arabo40, che attesta l’intervento di venti classiari ravennati contro i bri-ganti che infestavano la gola del Furlo. Forse i vetera-ni attestati in queste zone avranno trovato un’occupa-zione nei servizi di polizia sulle strade.

Caio Etrio Nasone, originario di Sentino e notabile sentinate ottene, secondo il Le Bohec, “une savonnet-te à vilains”, l’ingresso nelle cinque decurie dei giu-dici41. Divenuto cavaliere, comandó la I coorte dei Germani, acquartierata senza dubbio in Mesia, poi raggiunse il grado di tribuno nella I legione italica, creata nel 67 d.C. ed inviata nella stessa provincia, precisamente a Novae, celebrare il suo compleanno che 36 S.R. PHANG, 2001; cfr. Y. LE BOHEC, 2005. 37 AE 1981, 322; G. PACI, 1981, 419-420. 38 Lo si ricava da CIL XI 5772. 39 CIL XI 5747. 40 CIL XI 6107. 41 CIL XI 5745. Cfr. Y. LE BOHEC, 2008, 35.

Lancellotti XXXIII

Lancellotti XXXIX

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cadeva il 16 agosto. Se la menzione del mese Germanicus rinvia al regno di Do-miziano42, la sua famiglia è attestata fino al principato di Settimio Severo.

Un’altra importante attestazione epigrafica sentinate, collocabile intorno alla metà del III sec. d.C., riguarda Caio Memmio Ceciliano Placido, un consolare di origine africana la cui presenza a Sentinum è documentata da una dedica che egli pose a Minerva Matusia. Questo culto, a parere della Tramunto, la ultima studio-sa in ordine di tempo ad occuparsi dell’iscrizione, andrebbe inserito “fra quelli delle divinità locali, venerate in sacella speciali e che ricevevano il nome della famiglia” che le aveva per prima onorate43. A parere del Paci, Ceciliano sarebbe imparentato con la Memmia Victoria già ricordata a proposito della tabula patro-natus del 261 d.C.44.

La presenza di senatori a Sentinum nei primi tre secoli dell’impero costituisce un’importante testimonianza della vitalità della città durante tale periodo; i suoi abitanti dovettero avere un elevato tenore di vita e una notevole capacità econo-mica, che le strutture edilizie finora messe in luce sembrano accreditare.

Le terme extra-urbane di Sentinum, ad esempio, risultano aver dimensioni molto ampie: la composizione dei vani interni si avvicina alle cosiddette ‘terme imperiali’, ed è caratterizzata da alcune soluzioni architettoniche del tutto pecu-liari, che trovano paralleli in terme costruite dalla prima metà del II sec. d.C. in poi. La presenza di marmi d’importazione, l’ampiezza e la qualità stessa del pro-getto architettonico inducono a riconoscervi un atto di evergesia verso la munici-palità, da parte del governo centrale o di un personaggio illustre, tanto piú che la città era già dotata di un impianto termale di tipo più semplice e antiquato e di più ridotte dimensioni, forse non più adatto alle necessità della popolazione. Se si attribuisse alle terme extraurbane una datazione entro i primi decenni del II sec. d.C., il nome più intrigante da indicare per il benefattore sarebbe quello di Celsus filius, il celebre giurista di età adrianea che fu oggetto di una dedica onoraria da parte dei Sentinati. Che si accolga o meno questa ipotesi, rimane comunque il fat-to che le terme extra-urbane costituiscono un unicum a livello regionale e anche in ambito italico, se si prendono in esame città con dimensioni rapportabili a quelle di Sentinum. Esse testimoniano in modo diretto un momento di particolare floridezza della città, che riflette la vivacità dell’aristocrazia locale oppure la con-vergenza di interessi del potere centrale verso il territorio, analogamente a quanto si può riscontrare nel caso della vicina Attidium45. In modo indiretto, forse testi-moniano anche l’importanza che Sentinum aveva assunto come punto di riferi-mento per il territorio circostante. Seguendo quest’ottica, la fontana monumenta-le collocata all’incrocio del cardo con il decumanus maximus della città –collega-ta o meno ad un edificio analogo al macellum–, e le terme rivestono una forte va-lenza simbolica che va oltre l’aspetto puramente funzionale e utilitaristico: colui o coloro che dotarono la città di questi due edifici vollero restituire alla popola-zione un’immagine diversa, meglio coincidente con il concetto di urbs romana.

Si vuole concludere con un’ultima annotazione che sembrerebbe collegare Sentinum ai bronzi dorati di Cartoceto (consistenti in due personaggi maschili a

42 SUET., Cal. XV; Domit., XIII; cfr. Y. LE BOHEC, 2008, 35. 43 M. TRAMUNTO, 2006, 131-133 con bibl. prec. 44 G. PACI, 1981, 416. 45 S.M. MARENGO, 1994, 11-30; M. MEDRI, 2008, 307-318; M.F. PETRACCIA, 2003, 11-16.

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cavallo e due femminili stanti), i quali costituiscono uno dei pochissimi gruppi scultorei equestri dell’antichità giunti fino a noi.

Sandro Stucchi proponeva di riconoscere nelle quattro statue rispettivamente Nerone Cesare, Druso III, Livia Drusilla e Agrippina Maggiore46; la critica più recente, collocando cronologicamente il gruppo bronzeo in età cesariana –intorno agli anni 50-30 a.C.– vi riconosce non tanto personaggi della domus imperiale quanto alcuni membri dell’aristocrazia senatoria legati all’ager Gallicus, più pre-cisamente a Sentinum o Suasa.

A parere del Coarelli la lista dei candidati non è lunga e una sola delle possi-bilità sembra percorribile, quella della gens Satria47. A Sentinum e a Suasa esisto-no infatti almeno cinque iscrizioni relative a questa famiglia di rango senatorio48, quattro esponenti della quale sarebbero rappresentati nei bronzi di Cartoceto.

I Satrii sono largamente attestati nell’area compresa tra Suasa e Sentinum, con particolare concentrazione nella seconda località. Essi sarebbero probabilmente originari di Sentinum o almeno strettamente legati a questo municipio. É probabi-le che alla gens Satria appartenesse quel M(arcus) Satrius praefectus equitum di Cesare, che divenne pretore nel 45 a.C., quando entró in violento conflitto con il dittatore, al punto da partecipare in prima persona alla congiura delle idi di marzo del 44 a.C.

Secondo l’ipotesi del Coarelli, “quando Ottaviano conquistò Sentinum si trovò in presenza di un monumento onorario dedicato a uno dei cesaricidi, esposto pro-babilmente nel foro della città, che sarà stato eretto nel 45 a.C., in coincidenza con la pretura di M(arcus) Satrius. Non c’è dubbio che, in tal caso, l’erede di Ce-sare avrebbe immediatamente provveduto al radicale smantellamento delle sta-tue, che potrebbe essere stato seguito dall’evacuazione dei resti fuori del territo-rio del municipio, con una sorta di rituale exterminatio”49.

Nelle quattro statue si dovrebbero quindi riconoscere L(ucius) Minucius Ba-silus, padre adottivo del cesaricida, M(arcus) Satrius, la madre e la moglie di quest’ultimo.

Il Braccesi, pur accogliendo la datazione proposta dal Coarelli, ritiene che an-cora “si possa congetturare che il maestoso gruppo bronzeo abbia commemorato la famiglia augustea; inoltre che esso sia stato eretto a Pesaro, e di qui razziato nel 271 dai Germani Jutungi che furono sconfitti dall’imperatore Aureliano al Metauro, non lungi da Cartoceto”50.

E’ del 2000 la tesi del Böhm, secondo cui i bronzi di Cartoceto raffigurereb-bero la famiglia di Cicerone. Il gruppo sarebbe stato originariamente collocato in un’esedra dell’isola di Samo antistante l’Heraion e rappresenterebbe l’oratore, il fratello, la moglie Terenzia e la cognata Pomponia, sarebbe poi arrivato a Carto-ceto come bottino di Marco Antonio51.

Indipendentemente dai problemi relativi all’identificazione dei personaggi rappresentati, i bronzi di Cartoceto sono forse avvicinabili ai cosiddetti bronzi di 46 S. STUCCHI, 1988. 47 A. LA REGINA, 1996, 321-337 (con bibl. prec.). Cfr. F. VAN WONTERGHEM, 1975, 45-46. 48 M. GAGGIOTTI – L. SENSI, 1982, 268. 49 F. COARELLI, 1998, 94-95. 50 L. BRACCESI, 1999, 310. 51 V.H. BÖHM, 2000, 9-22.

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Azaila (Aragona - Spagna), costituiti da quanto resta di una statua maschile, una femminile ed un cavallo, rinvenuti nel tempio in antis di Azaila52.

Il gruppo scultoreo spagnolo, in cui inizialmente si pensó di riconoscere Au-gusto e Livia53, è ormai comunemente ascritto alla metà del I sec. a.C. e, a parere del Beltran Lloris, rappresenterebbe Q(uintus) Iunius Hispanus, che combattè con Cesare nel bellum Gallicum, nell’atto di offrire un cavallo a Giunone54, patro-na della cavalleria.

Se i gruppi bronzei di Cartoceto ed Azaila raffigurassero non tanto degli ap-partenenti alla domus imperiale quanto alcuni membri dell’aristocrazia senatoria, i due magnifici monumenti attesterebbero come già nel I sec. a.C. esisteva la pos-sibilità di creare opere di squisita fattura anche in realtà municipali cosiddette “minori”, quali Sentinum ed Azaila.

52 Si tratta di due teste di squisita fattura, una maschile ed una femminile, dei resti di due statue e di un cavallo. 53 W. TRILLMICH, 1993, 342-344. 54 Los bronces romanos en España, Madrid 1991; R. NAVARRO GARCIA, D. RAMOS PERES, M.L. DIAZ, T. SPINOLA, 1992, 642.

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