19
THE GREATVUAR INIW REPRESENTTITION ANID INTERPRETATION Edited by Patrizta Piredda

The Great War in Italy. Representation and Interpretation

  • Upload
    oxford

  • View
    0

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

THE GREATVUARINIW

REPRESENTTITION ANIDINTERPRETATION

Edited by

Patrizta Piredda

CONTENTS

PrefaceIntroduction patrizia piredda

Thble ofimages

Tnr wan AND TIINGUAGg: FnoM pRopAGANDA To rHEIhIVESTIGATTON OF CONSCTENCEThe'Authentbtty efect', a propaganda Tool in Tienrh Naupapers

Koenraad Du pont

A LanguageJor Consensus. A Study oJthe Linguistic Influence of propaganda

duing the Creat War

Antonio Petrossi

IJindiuiduo e lafolta: d'Annunzio e la retorica bellka nel NotturnoMara Santi

Fear and Hunger: the "Daertiue" styre in Federko De Roberto,s war Noueilas.(Remarks on Stylt and War lileology)

Alessio Giannanti"Non c'era clrc la goterra": IJaperienza beilica rclra scittura di corrado Aruaro

Gloria Maria GhioniSulla lingua di guerra e di prigionia di Carlo Ernilio Gaitda

Giulia Fanfani

Trp wan AND rrs LTTERARy rRAsFrcuRATroN:Lynrcrsu AND NARRATToNThe Poets'War: fupericnces of English and Italian poets

Joseph FarrellLa Crande Cuerra in milanese. Caporetto 1917 di Delio Tasa

Matteo Vercesi

Guerra e ripresa difducia nella parola poetica

Alessandro VitiEsili lctterari della Crande Guerra: (Jngaretti e Cadda

Giuseppe Stellardi

viiix

lociv

13

22

3l

41

50

59

61

70

81

90

s rIGGCIrII'$I ITAE

UlWi rutratoi e eldati Per una laara delh tutatilmiuliana ilella Grande CuqraGiovanni de Leva

Veni, Vd| Narraui. Experienre, Tianxription and Narration of Cadda,s Creat War

Mathiy's Duyck

THBwenAND THE eRoBLEM oF rDENTrry: Myru, [LUsIoNAND REALITY

"Far Worse than the Sea's Waua": Robert Michels and the "Tioubled Conscience',

of the "Foreigner inTime ofWar"Federico Tiocini

La prima gterra moniliale negli scritti di un irredcnn redento, Biagia MarinEdda Serra

Soldati tirolui, nldati friulani: irredenti?

Marie-Noèlle Snider-Giovannone

Lafratelknza alk proua della guerra e della scittura. Cti aempi di Salsa,

Lussu, Gadila e Stuparit

Isabelle Payet

"(Ri)fare gli italinn;": Post-war ltalian Natbnal ldentity, Cramsci, commedia

all'italiana and Maio Monicelli's La Crande Guerra (1959)

Giacomo Boitani

THB wAR AND THE ARcHwEs. FRoM TMAGEs ro LETTERsAnned with Pen and Paper. Soldiers and Writingbehaeen Story, Memory and

the History of the GreatWar

Fabio Caffarena

"Mia Carbsima Mamma. .." Afioramenti dal cartuggio inedin Gadda -Adele Lehr dell'Archiuio Liberati

Alessia YezzoniGianiki.an, Rirci Lucchi e l'autopsia dell'Archiuio

Alessandro Faccioli

La memoria nellefoagrafie dalle trinree della Crande Guerra. La menomazione

pe rc ett iu a co me tcstimo nianz a.

Erica Grossi

Contributors

109

119

156

165

167

207

101

121

129

136

147

178

187

196

;t

This volume includcs fu PFIGrsat §hr in Iaty: kprE-iltTi:florian lnstitution, Ofrrrù cI

The idea to organizr e cÉrlcircumstances: frrst of ell fu !rof the literary 6it u5i5 *r"lD'Annunzio and Serre bF-centenary of the ou$reakdHwho were interestcd in fu rqllarray of disciplines (histr;, .|tcould contribute to the sufu dand that are destined to imtaifor the conference, and bq, fu'trepresentation, that is, thcG+!rin the war, both direcÙ sd ilphotographers), bore wimcss n{of daily life in the trenches bctto idealize, mythicize, or siqfinterpretation, that is, thmc iqand from the memories andrr*which give us a means 1e ttndc{

ut

PREFACE

This volume includes the papers that were presented at the conference titled "The

Great War in Italy: Representation and Interpretation" which was held at the

Tàylorian Institution, Oxford, on April 20-21,2072.

The idèa to organize a conference on the Great War was born from a variety ofcircumstances: first of all, the strong desire to investigate the ethical implications

of the literary discussions that had inspired me to study those writings ofD'Annunzio and Serra that pertained to the GreatWar; second, the approach of the

centenary ofthe outbreak ofthe war; third, the desire to bring together researchers

who were interested in the representation of war from the perspective of a wide

array of disciplines (history cinema, sociology, etc.), and whose interpretations

could contribute to the studies ofthe GreatWar that heve flourished in recentyears,

and that are destined to increase in the future. All ofthis led to my choice ofa titlefor the conference, and later, for this volume. The title contains nvo key words:

representation, that is, the expressive forms through which those who participated

in the war, both directly and indirectly (soldiers, poets, writers, filmmakers, and

photographers), bore witness to the war, forms that could range from descriptions

of daily life in the trenches to ethical and political commentaries, or to the tendenry

to idealize, mythicize, or simply reflect upon human beings and society; and

interpretation, that is, those interpretations which we can draw from this tradition

and from the memories and reflections that remain ever vivid a century later, and

which give us a means to understand our own condition in the present.

Frankfurt am Main,

November 2012

PP

tx

INTRODUCTIONRIFLESSIONI SULLA PACE E SULLA GUERRA

Patrizia Piredda

Il Settecento è senza dubbio il secolo della discussione sulla guerra e sulla necessità

di una pace duratura. Dopo la disastrosa Guerra dei tent'Anni, si sente infatti in

Europa l'esigenza di trovare delle garanzie che smorzino il clima di insicurezza

scaturito dai lunghi decenni di distruzione. Rispetto agli altri secoli, durante i quali

vi sono state riflessioni sulla guerra e sulla necessità della pace, della Querela paeis

(1517) di Erasmo da Rotterdam nel Cinquecento, al Deiure belli ac pacis (1625) di

Grozio e alNouueau Cante (16%) di Emeric Crucé nel Seicento,r il Secolo dei Lumi

è caratterizzato da un radicale rifiuto della guerra come soluzione delle tensioni

politiche, opponendo agli influssi irrazionali la valutazione della realtà guidata

dall'autorevolezza delle ragione: scrive Mori che "la ragione fondamentale per cui

la grande maggioranza degli intellettuali del Settecento espresse una radicale

condanna della guerra è costituita dal fatto che essa appariva del tutto incompatibile

con il programma culturale, politico ed economico dell'illuminismo" (Mori 23). Ilsecolo si epre con 1l Projet pour rendre la paix perpétuelle en Europe (1713) di Charles

Irénée Castel de Saint-Pierre, una composizione di dodici articoli a favore della

pace, fondata sull'idea di alleanza tra gli stati: un testo al quale i filosofi e i pensatori

coevi non lesinano critiche. Questo perché la tesi di fondo del Proiet parte da wpostulato troppo semplicistico sul rapporto tra la filosofia e il potere: basta infatti

per Castel de Saint-Pierre far leva sulla ragione dei sovrani con argomentazioni

filosofiche affinché questi capiscano che lo scopo del governare non è il potere ma

la felicità dei sudditi. Fra i critici più autorevoli si trova Rousseau, il quale nel suo

Jugement scrive che invece il problema risiede proprio nella valutazione razionale

perché è a causa di essa che i sovrani muovono i loro popoli alla guerra per poter

concretizzaLre i propri interessi e desideri personali. Per Rousseau la vera causa della

guerra è la differenza tra gli interessi pubblici del popolo e quelli privati del sowano2.

Riprende questa tesi, a pochi anni di distanza, anche Kant che scrive:

1 Pcr un approfondimento rimando a Daniele Archibugi, "IJutopia della pacc perpetua".

2 Tcsi csposta da Rousseau nel "Giudizio sul progetto di pace perpetua" del \758'1759.

rur cnEn:r-vnn tNlflll

sc(comcdcvcpcrg::ffi:[r[,ffi :.:-:::$f]iT$#::'.':,,ffiH,'#,:J.ì':. flll,ir$I;"ì" Ji*u'* loro stessi

costi dc,a sucrra; il riparare

[xlfiq**r#xnii*ip*$'*'"i*ffi #:-'H

il::ili'.::#-i".:*;,lllìi:;:"'l;'J$"'#1"'":**:**:r:'l:ff :lil;;,; :'l-:lli,,t m.";"il :HH#J::mf;,U::H:l[,;:Hf$:;:il:*:::Tffi41"'i"'

i '"oi f1'il,'. una spccie di gara dr pracerc

:".:.,;fi iilj ::;:Ktl T:'fi : ?"ry,$kft r**m;l,Un'oìrt.-ritttltp" p'o'io a qucsta bisogna' tl c

Pace 55'56)

La guerra allora non deve essere sottoPoste al vaglio del giudizio del sovrano'

*quare,racchiudend";'ì;:;-:i:]:^':X*:;\.3t:;'il':t':i:t'i[::;facilmente persegurre il proprio vantagSto l;;.". U., pro t dti contro reali'

.1,,.di"i ,ài indi'idui che' aftraverso la valt 'o sia per la

fu*;l'-:ffi' ::iii*[1.;:[]:::ffi"::""ll

;*':':'#:H::il::':'fi'ti *{1 ;'". esseie rinu'lal"'h' si deve

volere una pace "o" *o*""""t"' to*t* ;;ttt' stipulata' dai

-

trattati che

arl'occorrenz"ro,'otto""erestracciati'*":"'";;;:lt';:lt:t-o':t*t"t'J:i:ti:dar rigore a'tu '"gioi'ììì'*"""'"- ll',J,T f::"":§tt'"ì:ri' non è uno

H:1i**;,";,::,n:::i,iT;::ì:"-'il;;"""'odisuerra'perchéanche se ,or r.*r."'Iffi; r.oppio a.it. ort*tn, c'è però una minaccia' Esso

devedunqueu.n"'ii*i'o'poichél'assenzadiostilitànonraPPresentaalcuna

;;;*;imr.:T:::fiJll*"-.r"::rale deu'uomo è queno di una suerra

costante, dell' hotno' i'à"''i i'i" e del beltum o mnium': *'" :::' : ;:tTillì.tlnrosoro ingrese *t [*i-* *''"i:n:j:ffi:frì[T:I'fl,. *t' istinti ed

I'ffi H1["":T,l,ff l';l'"fr l.'th''li*'',""'l'^':T'ùdi"idoo'i'responsabile U""'it *e e che per far ciò maturi una coscienza critica' Kant'

'f[3;ffiiI,il[1T#'*:;:"iL1rffi':#l:iff[i:ìil"T$:;;1':ilma1en'n

INTRODUCTION

così, condanna la guerra ml mIdistinzione fondameuulc tn cofi

In realtà il confliao nm herdi conflitto in una delle sr d-mettere in luce la Prradmlc iÉrispetto alle tre facoltà srrycricihtfilosofìa domina il Prirrno dcla ftnon dà alcuna legge e il sn è cldeterminano le legi nellelro&sociali, e il corPo)' Da qui b ?Éfpur non essendo libere, somdc-tè libera: ed è libera di giudiflGrScrive Kant che

occorre assolutamentc ctt' riluna Facoltà, la quale' hd*{

"orr.".rr. le sue àotuim' r{

quella di esPrimere rm giuÉbscientifìco, cioè con I'incrc-la Parlare in Pubblico' 6r'at

Il conflitto allora non hr tm dcontrario dire che là dove Cè cdpuò esserci guerra ma c'è il Iqperpetua. Ciò è Possibilc Per#leccellenza,

ha come conseguenza ù hconducono semPre Più otboda parte ioro, anche mcglio

'..*d"lo nel rerdt-rcarc h lccomprensione dei mezzi Prr j

l-a connessione tra Progrcs$cFoarte dello scrino Kant nrccilmcgiio, ossra verso ta Prcc- Scdteràristico, che esclude PcrÉÉrdistruqgersi; quello aMcrLri['r,t.r., ì,i"nti., Prssr; e qrrlbdnon è sinonimo di PerscgP-nlesno reso stono cia! mttcrlÉriàonoscimento del benc ùIrall'imPcrativo categorico nE *|

INTRODUCTION xt

così, condanna la guerra ma non il conflitto. Bisogna fare, a questo punto, unadistinzione fondamentale tra conflitto e guerra.

In realtà il conflitto non ha un valore negativo in sé. Kant utllizza il concettodi conflitto in una delle sue ultime opere, "Il conflitto delle facoltà" (1798), permettere in luce la paradossale inferiorità con la quale era determinata la fìlosofiarispetto alle tre facoltà superiori, la teologia, la giurisprudenza e la medicina. Nellafilosofia domina il primato della libertà, vale a dire dell'autonomia: la filosofia infattinon dà alcuna legge e il suo è un dominio volto all'interno, mentre le altre facoltàdeterminano le leggi nella loro sfera di azione (rispettivamente I'anima, i rapportisociali, e il corpo). Da qui la paradossalità per cui le tre scienze, che comandanopur non essendo libere, sono dette superiori alla filosofia che non comanda ma cheè libera: ed è libera di giudicare non il contenuto delle altre scienze ma il metodo.Scrive Kant che

occorre assolutamente che, nell'Università, appartenga alla comunità dei dottiuna Facoltà, la quale, indipendentemente dagli ordini del governo per quantoconcerne le sue dottrine, non abbia la libertà di dare alcun ordine, ma abbia peròquella di esprimere un giudizio su ogni ordine avente a che fare con l,interessescientifico, cioè con I'interesse della verità, ove la ragione deve essere attorizzataa parlare in pubblico. (Kant, Conflitto,239)

Il conflitto allora non ha un valore negativo se è parte del dialogo: si può alcontrario dire che là dove v'è un dialogo libero, garantito nella sua autonomia, nonpuò esserci guerra ma c'è il progresso che conduce alla realizzazione della pace

perpetua. Ciò è possibile perché la libertà di cui gode la filosofìa, facoltà critica pereccellenza,

ha comc conseguenza che le facoltà superiori (esse stesse meglio istruite)conducono sempre più nella carreggiata della verità i funzionari, i quali quindi,da parte loro, anche meglio illuminati sul loro dovere, non troveranno alcunoscandalo nel rettificare la loro esposizione. Infatti si tratta solo di una migliorecomprensione deimezzi per giungere esatratnente al medesimo fine. (245-246)a

La connessione tra progresso e pace perpetua si comprende tenendo presente che nella secondaperte dello scritto Kant mette in discussione l'idea che il genere umano progredisca verso ilmeglio, ossia verso la pace. Se così fosse, Kant individua tre possibili sviluppi: quelloterroristico, che esclude perché vorrebbe dire che il genere umano agisce in modo dadistruggersi; quello abderistico, ossia quello della stupidità che induce gli uomini a compiere glistessi identici passi; e quello eudaimonistico, ossia il perseguimento della felicità che, tuttavia,non è sinonimo di perseguimento del bene. Lilluminato Kant, sebbene I'uomo sia come unlegno reso storto dal male redicale, crede che il genere umano progredisca verso un gradualericonoscimento del bene che intende come volonuria sottomissione dell'individuo razionaleall'imperativo categorico morale dcl "tu devi".

,c7l

THE GREAI WAB]§ ITALY INTRODUCTION

momento di tregua, essendo h tperennemente bellico:7

Tutte queste cose da noi ci PrcPrle abbia disposte il lcgislatorc Grcomune" li ha forse introdmirquesto stesso fatto sono cÉdcampagna Per sicurezza' E cdcpiù, i quali non comPrend'ncontinuamente' fìnché duri il3n

La pace, dunque, Per Clinia nonè

devono essere determinate in coddurante il periodo di guerra Rrpresenza dei guardiani (che oggid

in previsione della Pace e' so1r;

dell'armonia interna della Fol5r'r

fondamentale tra due tiPi di grl'interno: la Prima, la guerrevtnt

ibarbaroi,vale a dire gli stranicriit

della Grecia, chiamatastas'es, è ilopolemos ha una funzione Pcitirtnegativa Perché è il fruto dclbddi giustizia che imPedisce frfondamentale notare come Pcr ?lpercepito come allotroPo, alic4,t

ma non lo sia quella combatoEl

di fratellanza, ossia che rioparadossalmente da una coselh

7 Tesi riPresa Poi da Hobbes'

8 Così sarà anche per Aristotelc pc'iquello del lavoro" (Politica 7' ll0l

9 Per Platone tutte le PoPolaziuidproprie. ma Pani di una stessl ifondamento comune che rcg'l.geograficamente dai confini diqr1.".i, t o, h" il concetto uniucldgrcco è Politica, vale a dire i Gcdcapacità di buongoverno è doroma non di un gruPPo in PenirfiinconsaPevole alla quale è ri«lÈdevono essere tutti i cittadini dt

Il pensiero filosofico-critico' allora' non può a fate ameno ael colfltto che "non

può mai smettere" P4;;ji;""'it'o' ii dialogo' sono sempre stati considerati

conflittuali. per questo nel pensiero antico, qornào 1 mythosnon era ancora distinto

dal logos, la guerra non era sentita come un evento necesseriamente negativo' In un

frammento del peri physeosdi Eraclito si legge "occorre sapere che la guerra è

comune' e giustizia è to"tt'"' e che tutto awiene secondo contesa e necessità"

(Lami225,framm. gq; iol"*r(la guerra) è detto da Eraclito il padre di tutte le

coseedèilprincipio'it't"g'"'italqualeognicosaè:diconseguenzal'equilibrioèlostareessiemenell'opposizione'el'armoniadelmondononèaltrocheunionedi opposti "t. 'i

r""to"iit'o i" *oao tale cht l'uno non esiste senza l'altro' Così

anche in Empedocle, 'Jtotdo il quale tutto ciò che è in natura' la nascita di tutti gli

oggetti della realtà, il loro diveni'" t l" loro scomparsa' sono il frutto dell'eterno

aggregarsi. ai'g.tg"'i-at *"ro elementi originali' irkòmata ('::1"'aria' fuoco e

terra). Quando domina la'philia'l'amicizia' tiè t"" situazione di immobilità che

impedisce|erea|izzaziorredeldivenireelanascitadinuoveforme;mentrequando

dominaneikos,lacontesa'siwiluppalavitaenascononuoveformediesistenza'5Poi Platone: nelle Legi' rrel Protagora e nella Repubblica tratta dei concetti

fondamentali aeu,etica, d"irro"r." e della pace, quali la fratellanza, I'alterità' lo

straniero, l'identità' platone considera la gutt" fo"i'-tntale per la vita della Polis'6

tanto che la vita politi;a j..,r. ,..r., conto della possibilità che sia interrotto lo stato

di pace e in base 'tìitl"'i'ione devt dedicare una parte dell'educazione del

cittadino alla guerra' òii"o"o"""te' Platone biasima un sistema basato solo sulla

guerracomequellod.,.,ittodaCliniache,nelLibrolddl|eLegidicecheaCretala legislaziont t ";;;;;

previsione della guerra poiché la pace non è che un

5 "Di principiveri e pron1,dl c1i o*il11T:::l:;:Jil:i:Ilf"J:illì',1iffi.?,""",

*#;*frT,:f.":i fr"':'T':::lll#';:J'il;;ièo"'""" f32e' r'"'"'

28).

6 Della stessa idea è anche clausewitz che, dopo tutte le speculazioni settecentesche' scrive un

vero e proprio.,;;;;";. |"*"a. a"ir".,.*",1o,,. diretta dell'esperienza bellica:

differentemente dalla mafuioranr" d"i 6lo.ofì ,"tt .In,",tr'i, cr'"tt*it' fu infatti un uflìcialc

prussiano tr" p'*""'tiÀ'it gu""1 n1nor"o1"h:'i;i;;;uocuu'o'pubblicato postumo ncl

1g32, scrive .rr" "j. gu".. Jn è che la continuazione della politica con altri mezzlla grcrra

non è dunque, soiH#;;;;. *litico, ma ;;;;;;;;."to della politica, un segrrito del

procedimentop.il,;;";;;;àtinuazioneio.,a*i*"rri(p.58)'Perclausewitzvisonodue tipi di g""'' qutllt assoluta' *t"* to*tJo;;ì';;;it";-"nto dell'awcrsario' e quclla

reare, avenre ""-;T#;;""'*d;ng-.r,. aar;lii*ivo politico che non dovrebbe mai

mancare "r -o"Lii?'""'Ii *o;",*'a" '";;;;;' u gu""' d':u']tl puntodi vista' è

unodeimezzi.#ffi H;;;i(;i':il:,k1;srum:';.xl,ll,i,,i','.i11[.'*soluzione' Il fatto è' come scrive Clausewrtz' c

esseresolo@orica,èquellachesirealizzamentrequellareele,chedowcbbcesserePrauca'rimane allo stato ideale'

INTRODUCTION xrtt

momento di tregua, essendo la condizione umana essenzialmente uno statoperennemente bellico:7

Tutte queste cose da noi ci preparano alla guerra e mi pare che anche tutte le altrele abbia disposte il legislatore guardando a questo scopo. Perché anchc i "pasti incomune" li ha forse introdotti vedendo che tutti, quando sono a combattcre, daquesto stesso fatto sono costretti a mangiare insieme, tutto il pcriodo dellacampagna per sicurezza. E così egli intese, mi pare, condannare la stoltczza deipiù, i quali non comprendono che sempre c'è la guerra per tutti gli stati,continuamente, finché duri il genere umano. (Platone, Legi 35, 625e)

La pace, dunque, per clinia non è altro che un nome, per questo le norme socialidevono essere determinate in conformità con le abitudini e le necessità che si hannodurante il periodo di guerra. Per Platone, invece, I'addestramento militare e lapresenza dei guardiani (che oggi chiameremmo esercito) seryono solo e unicamentein previsione della pace e, soprattutto, per il mantenimento dell'equilibrio e

dell'armonia interna della Polls.8 Nella Repabblica, inoltre, c'è una distinzionefondamentale tra due tipi di guerra, una volta verso I'esterno e una volta versoI'interno: la prima, la guerra vera e propria chiamata polemos, si intraprende controibarbaroi,vele a dire gli stranieri, i non-greci; la seconda, volta all'interno dei con{ìnidella Grecia, chiamataslasrt, è il conflitto che si accende tra fratelli (adelphoi).Mentrepolemos ha una funzione positiva per la polis, la stasis, invece, ha una funzionenegativa perché è il frutto della discordia tra i cittadini, vale a dire della mencanzedi giustizia che impedisce l'unità armonica dello stato. Mutatis mutandis, è

fondamentale notare come per Platone solo la guerra combattuta contro un gruppopercepito come allotropo, alieno, straniero, non avente la stessa identità, sia positiva,ma non lo sia quella combattuta tra gruppi che si riconoscono uniti da un rapportodi fratellanza, ossia che riconoscono fra loro una familiarità catatterizzataparadossalmente da una costellazione di differenze.e Si muove guerra contro colui

7 Tesi ripresa poi da Hobbes.8 Così sarà anche pcr Aristotcle per il quale "la pace è il fine ultimo della guerra, come lo svago

quello del lavoro" (Politica 7, 1334a).9 Per Platonc tutte le popolazioni elleniche sono sorelle. Diversc, ognuna con delle caratteristiche

proprie, ma parti di una stessa unità: differenti, quindi, ma al conrempo unite da unfondamento comune che ne garantisce I'identità ellenica. Questo fondamento è detcrminatogeograficamente dai confini di quella che al suo tempo è la Grccia. Platone, come tutti i filosofigreci, non ha il concetto universalc di umanità, la diffcrenza tra chi è considerato barbaro c ilgreco è politica, vale a dirc i Greci sono coloro che sanno ben governarsi, i barbari no. Qucstacapacità di buongoverno è dovuta all'educazione politica, che prima di tutto è educazionc eticama non di un gruppo in particolare destinato a govemarc su una massa irresponsabilc einconsapevole alla quale è richiesto solo di ubbidire a delle norme determinate. Responsabilidevono essere tutti i cittadini della polis: per questo viene dato come postulato che uno stato

t'xtu THE GREAT WAR IN TTALY

per il quale non si ha un sentimento di fratellanza e di amicizia. Il rapporto che lega

persone amiche o fratelli non è quello dell'identità propriamente detta, ma è quellodi un'identità paradossale in quanto ha in sé un quid di differenza. Wittgensteindescrive bene l'utilizzo pratico di questo concetto paradossale che, se inteso dal

punto di vista meramente logico conduce a una contraddizione e quindi a una non-verità, quando nelle Rkerche filosofrchc si domanda come sia possibile comprendereche I'azione di certi bambini appartenenti a una cultura a noi estranea è un gioco e

come sia possibile comprendere che due persone sconosciute e visibilmentedifferenti, siano fratelli. La risposta ci viene dall'osservazione pratica: nonidentificando I'oggetto attraverso un percorso di riconoscimento per identità, comesi potrebbe riconoscere ad esempio due gemelli identici o lo stesso gioco, ma

riconoscendo delle somiglianze per cui, per via analogica (per somiglianza), è

possibile affermare utilizzando il verbo essere, il quale logicamente e

ontologicamente esprime I'identità, che quell'azione è un gioco e quelle due persone

sono fratelli.lo Stabilire I'appartenenza di un uomo a un gruppo o a una società

utilizzando il concetto di identità rischia di essere molto problematico e di condurrein un cul-ile-sar.' questo perché vi è uno iato tra le parole e le cose, tra il linguaggio

e la realtà, e mentre logicamente l'identità non prevede la possibilità di differenzetra due elementi definiti identici, realmente non v'è alcun oggetto (e individuomorale) che sia identico a un altro: I'identità in natura non esiste. Utilizzare ilconcetto di identità per definire un popolo, conduce inevitabilmente a definire e a

percepire I'alterità come qualcosa che risiede non all'interno ma all'esterno; qualcosa

che si colloca in un "fuori" potenzialmente pericoloso poiché, in quanto estraneo,

è sentito come una possibile minaccia che va a intaccare la sicurezza della stabilitàgarantita dall'identità. Ecco allora come il concetto di fratellanza, che in sé accoglie

la differenza, conduce a una percezione diversa dell'alterità.

Torniamo a Kant. La fratellanza è l'essenza della seconda formuladell'imperativo categorico secondo la quale agire moralmente signifìca non trattare

mai I'uomo, anche quell'uomo che io sono, come un mezzo ma sempre come unfine. Questa massima è particolarmente importante perché ci porta a riflettere su

due punti fondamentali: il primo riguarda la valutazione critica dei fini che non

ben governato, nel quale ogni individuo è diverso dagli altri nella sua specificità ma è a1

contempo identico agli altri nella sua generalità di essere responsabile e consapevole, è

caratterizzato dal scntimento di fratellanza. La guerra tra diversità sorelle non può che essere

nefasta.

10 A tal riguardo scrive Wittgenstein: "se tutto quello che chiamiamo 'essere' e 'non essere'consiste ncl sussistere e nel non sussistere di connessioni tra gli elementi, non ha alcun sensoparlare dell'essere (o del non essere) di un elemento" (38, aforisma 50). Ciò significa chel'utilizzo del verbo essere ha certamente un valore ontologico e logico ma non è quello delladeterminazione dell'identità, ma bensì quello della determinazione di relazioni.

I I

INTRODUCTION

debbono mai essere scontltt ltstessi e degli altri.tt Fondare rnrcome leggi quelli che IGntdtdi criticare ossia comPrerdcrc-rper raggiungerlo: Per cui antlutilizzare.

Iiinclinazione verso fahrotuna società, non deriva solo&esempio la difesa, ma anòc e qgrazie alla presenza di alùL LI'uomo è in grado di wilrydifferentemente dalla guerr" hpotrebbe esserci riflessiorc cllseconda parte della medesimgun'inclinazione verso I'inscirpropria natura che, ineviuùihaggiungere, non gli sarebbc;:

individuo. Nella quarta tesidcosmopolitico" (1784) IGm ùinsocieuolezza:

Luomo ha una inclinazi-lmisura sc stcsso in qrrnb Inaturali. Ha però anchc roimodo, la ProPrietà insocicr*e perciò si asPema resiseainclinato a far resistenzl lÉforzc dcll'uomo . .. cocì si P(l{ant, Idea 33)

Tàle spinta non è dunque derC

che, sottolinea Kant, in É noleternamente racchiusi nei hconcordia, apPagamento e rilconducono al Pascolo, nm &quello che essa ha Per quesol

11 La seconda dellc tre ma-ssiclun giudizio critico contcrpunivcrsalmcntc, rccia: Frcrfossi nei Panni dcll'altro (K1'(

INTRODUCTION

debbono mai essere scontati; il secondo concerne la strumentalizzazione di noistessi e degli altri.rl Fondare una società sui principi dell'utilitarismo significa porre

come leggi quelli che Kant definisce imperativi ipotetici, che non si preoccupano

di criticare ossia comprendere se un fine sia morale, poiché forniscono solo i mezziper raggiungerlo: per cui anche l'uomo può essere considerato come un rnezzo da

ttllizzare.Linclinazione verso l'altro uomo e verso l'unione tra gli uomini tesa a formare

una società, non deriva solo da un bisogno meramente utilitaristico, come ad

esempio la difesa, ma anche e soprattutto da un bisogno pratico e intellettuale. Solo

grazie alla presenza di altri, in un rapporto di awicinamento-allontanamento,l'uomo è in grado di sviluppare le proprie capacità. Per questo il conflitto,differentemente dalla guerra, ha anche un valore positivo poiché senza di esso nonpotrebbe esserci riflessione critica, né dialogo dialettico. Ciò significa che comeseconda parte della medesima testa di Giano, I'uomo oltre ad essere sociale, ha anche

un'inclinazione verso l'insocievolezza, il bisogno di svilupparsi seguendo la sua

propria natura che, inevitabilmente, comporta una resistenza, senza la quale, si può

aggiungere, non gli sarebbe possibile determinarsi per quello che è: un singoloindividuo. Nella quarta tesi dell"'Idea per la storia universale da un punto di vista

cosmopolitico" Q78a) Kant definisce un concetto molto importante, la socieuole

insocicuolezza:

Luomo ha una inclinazione ad associarsi: poiché in tale stato sente in maggiormisura se stcsso in quanto uomo, sentc cioò lo sviluppo dclle suc disposizioninaturali. Ha però anchc una forte tendenza a isolarsi: perché trova in sé, allo stessomodo, la proprietà insocievole di voler condurre tutto secondo il proprio interesse,e perciò si aspetta resistenza da ogni lato, come sa di sé chc cgli, a sua volta, è

inclinato a far rcsistenza vcrso gli altri. È qucsta resistcnza chc risvcglia tutte leforzc dell'uomo ... così si producono i primi veri passi dalla barbaric alla cultura.(Kant,Idea 33)

fàle spinta non è dunque da valutare negativamente, perché senza questa proprietà

che, sottolinea Kant, in sé non è degna di essere amata, "tutti i talenti rimarrebbero

eternamente racchiusi nei loro germi, in un'arcadica vita pastorale di perfetta

concordia, appagamento e amorevolezza: gli uomini, mansueti come le pecore che

conducono al pascolo, non darebbero alla loro esistenza un valore superiore diquello che essa ha per questo loro animale domestico" (33).

I I t a seconda dellc trc massime kantiane dcl sensus communrs, quel senso che permettc di formulareun giudizio critico contemporancamentc soggcttivo ma passibilc d'csscrc validounivcrsalmcntc, recita: pcnsa con la tua testa, pensa coerentcmcnte con tc stesso, pensa comc sc

fossi nei panni dell'altro (Kant, Critica 1:393).

xut THE GREAT WAR IN TIAIY

Rinnegare la pace, vorrebbe dire allora rinnegare la ragione critica e cedere agli

impulsi irrazionali degli istinti più bassi che inducono l'uomo a ricercare la

dcchezza e il potere per se stessi e non come mezzi di beneficio sociale. Vorrebbedire, insomma, credere che I'uomo non sia altro che un animale che vive sotto ildominio della necessità. E ancora, rinnegare la pace, vorrebbe dire negare la libertàdell'essere umano che, così, come affermavano gli stoici, non potrebbe far altro che

seguire il carretto dellavita poiché, nel caso in cui decidesse di vivere diversamenteda come necessariamente è deciso debba vivere, {ìnirebbe non ad andare dove vuole,ma ad essere trascinato, con dolore, proprio come il cagnolino che, attaccato conuna corda a un carretto in movimento, provasse ad andare per i fatti suoi. GiàCicerone definisce coloro che vivono in base alla credenza che tutto quel che accade

non è altro che il frutto del Fato, persone dotate di ignaua ratio,vale a dire persone

dalla ragione pigra che per rassegnazione rinunciano ad intervenire criticamentenella vita sociale.l2 Secondo il principio dell'egofatum. è invece possibile accogliere

quel che accade necessariamente non in modo passivo ma attivo, vale a direaccogliendo I'evento senza subirlo ma sfruttandolo a proprio vantaggio. Piuttostoche negare la presenza di forze esterne che ineluttabilmente accadono, è possibileallora trovare un modo per veicolarle verso uno scopo pratico a mio favore. Ego

fatum: io sono anche il destino. La libertà dell'essere umano risiede, dunque, nellacapacità di capire, valutare e interpretare i fenomeni. Per questo, fondamentale è la

possibilità per ogni uomo di capire, per quanto sia possibile, la realtà: solo attraverso

un processo che mira alla consapevolezza è possibile pronunciare un giudiziosensato. Ostacolo enorme allo wiluppo di una prospettiva consapevole della realtà

è la cattiva informazione, o i ragionamenti fallaci che inducono a credere vero ciòche invece è falso: la propaganda.l3 Le formazione dell'opinione pubblica e,

conseguentemente, del consenso popolare fondato sulla credenza della veritàdeclamata nelle parole sofistiche della propaganda, non può che avere comeconseguenza Ia catastrofe. Da un lato c'è chi produce, dall'altro chi subisce lapropaganda che, sia nella fase bellica che prebellica, agisce con modalità e scopi

diversi su diversi livelli della società: sugli u{ficiali, sui soldati mandati a combattereuna guerra di cui spesso non sanno nulla, sui letterati che producono

12 "E non ci blocchi il cosiddctto 'ragionamcnto pigro'! c'è infatti un aryòs logos----<osì lo chiamano ifilosofi-tale che se lo seguissimo, nella vita, non si dowebbe più fare assolutamente nientc.Esso viene così argomentato: 'se per te è il dcstino guarire da questa malattia, sia che tu chiami ilmedico, sia che non lo chiamo guarirai; ugualmente, se per te ò destino di non guarire di questamalattia, sia chc tu chiami il medico, sia che non lo chiamo, non guarirai. Ma o I'una cosa èI'altra è destino; dunque non serve a nulla chiamare il medico"' (Cicerone 57).

13 Pensiamo, ad esempio, all'utilizzo massiccio dei due concetti nelle orazioni propagandistichc enelle operc postbellichc del D'Annunzio nelle quali I'entrata in guerra dell'ltalia è un fattodeciso dal destino.

TNTRODUCTION

considerazioni, più o meno crifuguerTa.

Riflettere sulla propagandr"

linguaggio, la retorica, la logi,ceerparola all'etica, tenendo presenÈ d6rebbe fatica ad affermare chc sàpdel giudizio.ra Tuttavia il problcrquestione di ordine etico, vale e ddiscorso. Chi costruisce argomcilpolitiche, divulgative e via dicendq

quanto la composizione delle srpformazione dell'opinione comr!individuo: così "chi conosceunde quanto egli sa, e d'altro lato dtsr(Ari stotele, C onJut az io ni 228, lfuletica del non-inganno si fonde'smascherare" la falsità dellc propo

che tra tutti gli uomini'pensrrofiingiustizia soprattutto gli uomiri c

che hanno una grande espericumolto denaro" (Aristotele, Rdimtalitarismi, si può aggiunpre oPOSSOnO essere rese OttUSe COO ladclla libera discussione pffincessantemente ripetua" (laspcsS

pensante accade che cade relhraqglr stregoni, gli incantatori chc t«)noscenza assoluta, accamPat I

rplta al bene altrui avesse un silin comune un'unica mortrlc gimmediatamente fra loro in iridcll'antiragione, che s'accresc dpromosso dai mediocri, d"g!i in&irientifica e prendono sul rriolcrpossono venir utilizzare de oohryplicano le tecniche in modofri

14 Fer un approfondimento &l ai

INTRODUCTION xutt

considerazioni, più o meno criticamente fondate, sulla necessità o meno dellaguerra.

Riflettere sulla propaganda conduce necessariamente a riflettere sullinguaggio, la retorica, la logica e soprattutto sul viscerale legame che unisce la

parola all'etica, tenendo presente che, oggigiorno, anche il filosofo più razionalefarebbe fatica ad affermare che sia possibile eliminare le passioni dalla formazionedel giudizio.ra Tìrttavia il problema della costruzione retorica si risolve in unaquestione di ordine etico, vale a dire nel problema dell'implicazione pratica deldiscorso. chi costruisce ergomentazioni, di qualsiasi genere esse siano, poetiche,politiche, divulgative e via dicendo, è posto di fronte a una responsabilità etica inquanto la composizione delle sue parole ha un fine pratico con conseguenze sullaformazione dell'opinione comune e sullo sviluppo del pensiero del singoloindividuo: così "chi conosce un qualsiasi oggetto deve evitare la menzogna rispettoa quanto egli sa, e d'altro lato deve essere in grado di smascherare chi dice il falso"(Aristotele, confutazioni 228, l65a). Ecco perché il principio fondante della sceltaetica del non-inganno si fonda sulla capacità critica di riconoscere e di"smascherare" la falsità delle proposizioni, credute invece vere. Scrive Aristoteleche tra tutti gli uomini "pensano di essere in grado di commettere impunementeingiustizia soprattutto gli uomini capaci di parlare, quelli abili nell'agire e quelliche hanno una grande esperienza di tribunali, se hanno molti amici, inoltre, e

molto denaro" (Aristotele, Retorica 99, 1372a). Oggi, dopo aver esperito itotalitarismi, si può aggiungere con cognizione di causa "che intere popolazionipossono essere rese ottuse con il conflitto delle informazioni, con la proibizionedella Iibera discussione pubblica, con l'assuefazione alla non-veritàincessantemente ripetuta" (|aspers 50). Quando I'uomo agisce non come individuopensante accade che cade nella trappola della sofistica di quelli cheJaspers chiamagli stregoni, gli incantatori che "hanno sempre creato illusioni promettendo Iaconoscenza assoluta, accampando la pretesa che il loro pensiero e la loro azionevolta al bene altrui avesse un significato sowasensibile" (71). Gli stregoni "hannoin comune un'unica mortale nemica, la ragione, contro la quale coalizzanoimmediatamente fra loro in istintiva, non premeditata, elleanza. Il processo

dell'antiragione, che s'accresce nell'azione reciproca fra incantatori e incantati, èpromosso dai mediocri, dagli indecisi, che la legittimano sotto forma di oggettivitàscientifica e prendono sul serio le sue assurdità" (72). Queste abilità, per Aristotele,possono venir utilizzare da coloro che non si pongono questioni etiche maapplicano le tecniche in modo {ìne a se stesso: i tecnici vogliono creare un discorso

14 Per un approfondimento del tema rimando a Ceometia delle passiozi di Bodei.

xuutTHE GREAT WAR IN ITATY INTRODUCTION

1. Thewar and language' Rtc2. The war and its literary rr3. Thewar and the Problemd

4. The war and the archiveI

Nella Prima sezione sorx' Eproblematiche relative al li4dimensione Pubblica o collerfo

Aprono la sezione due testi dddue punti di vista differenti; flrdi Soffici e quelle dello *

:"

15 Scrive Scrra: -la gucrra non crlNon fa miracoli' Non Paga i dJ'partecipazione personale alla !Éii ingenuità e con le sue sfunrl(Serra 2t-27)'

16 'Papini,

SoIiìci, Prezzolini' BtrI

chesembricoerenteeveritiero,masenzaPreoccuParsidellasuavalenzaetica.Se

siponecometelosnonpiùl,uomomaqualsiasialtroscopo,siconcretizzailpericolo

paventato da Kant: una unione di stati governati dai tecnici' definiti da Kant

moralisti politici, in contrapposizione ai politici morali' vale a dire coloro che non

hanno come fine la realizzazione di una tecnica ma utilizzano la tecnica per

raggiungere un fìne etico:

Il primo principio, guello del moralista politico (il problema del diritto pubblico'

del diritto irrt *,'lo'itt" t att aititto cosmopolitico) è semplicemcnte uncompito

tecnico Qtroblema ;;;;;;;:ii '"tot'ao' ai co"t"rio' in quanto principio dcl

politico morale per il quale esso è un- compito etico (problema morale) è

infinitamente ai't ""o

aiitt"o nel metodo di costruire Ia pace perpetua' chc qui

non si desider" s"-plicemente come un bene fisico' ma anche come una

condizione .h. ,rr,." à"1 riconoscimento del dovere' (Kant' Pace 90-91)

Oggi che I'Europa, malgrado le crisi e i problemi' allo stato effettivo è un'unione

di stati autonomi . cosri1opoliti che da sessant'anni rifiutano la guerra a favore di

un costante dialogo, oggi che in Europa domina il tecnicismo' è molto importante

ritornare a riflettere Julla cot'ct'ione kantiana della pace realizzata in una

federazionedistatirepubblicani,democratici'governatinondatecnicimoralistipolitici ma da politici morali e formata da cittadini eticamente responsabili in grado

di governare (e non sopprimere) le proprie passioni e i propri desideri grazie alla

ragione. Ed è essenzi;le riflettere anche sui fenomeni storici nei quali l'idea

illuministica è completamente fallita'

UnodiquesticasièlaPrimaGuerraMondiale:mossadateorieirrazionali'incurante dell,uomo in quanto essere umano che si riduce per la prima volta a

numerotrainumeri,l"cuiumanitàèschiacciatadaldominiotecnologicodeinuovimacchinaribellici.InltaliailfenomenodellaGrandeGuerraassumedeicaratteri peculiari e molto importanti da analizzareperché, è noto, la partecipazione

italiana al conflitto r, ogg.ttà di un gran dibattito intellettuale tenutosi per lo più

nelle riviste dell'epoca.L guerra era creduta rtn tnezzo per realizzare I'unità per

unanazionecheera(eforseancoraloè)unitanellaformamanonnellasostanza:percreareunsensodiidentitànazionale,basatosulladicotomiadeinoi/voi;unsensodiJratellanzachegiàneltestodell'innodiMameliponevail..noi,'deifratellicontro il ,.voi,, dello straniero invasore. La guerra era creduta per lo più essere un

,,farmaco dei mali costituzionali della nazione" (Isnenghi 13), sia dal versante dei

nazionalistichedaquellodegliintellettualiavanguardisti,comeifuturisti,controiqualisiponelariflessionedelkantianoSerrachegiunseadefinirelaguerraunacosainsé,unfenomenochedisuononavrebbemutatolostatodifattodellanazione: solo alla riflessione personale dei singoli individui è dato di poter cambiare

la realtà.r5 Sotto l'influenze dcLgiustificare l'entrata in guerra rra

p"rti.ol"r. imPortanza Pcrché' ddurante la guerra, wiluPPaddbqdei cittadini al fìne di Persudcfi{santa, iscritta nel Destino: rrE d

combattenti di tuai i livellisil'te degli ufIìciali. Influenza cùG' tallora i cambiamenti di ProcPrLGadda, di Lussu, di Jahier nci Fsulla guerra mondiale, è utilc Iquanto essere umano nella rcalirJa aflora ai giorni nostri: i 6sid

Descrizione del libro ,§

Questo saggio introduttivo vrdseguenti contributi, ProPosti in!fìlosofica delle tematiche e tlci oche si ritroveranno argorneirt-l

Il libro è diviso in quattro scd'i

INTRODUCTION xrx

la realtà.ls Sotto l'influenza delle correnti irrazionali si cercò in vari modi digiustificare I'entrata in guerra; tra tutte le posizioni,16 quella dannunziana ò diparticolare importanza perché, nelle orazioni che tenne pubblicamente prima e

durante la guerra, sviluppa delle argomentazioni che fanno leva sullo stato emotivodei cittadini al fine di persuaderli della necessità ineluttabile della guerra, giusta e

santa, iscritta nel Destino: tali discorsi propagandistiri ebbero un effetto suicombattenti di tutti i livelli sociali, che si riscontra nelle lettere e nei diari dei soldatie degli uflìciali. Influenza che, alla prova della realtà, si andò modificando: ecco

allora i cambiamenti di prospettiva testimoniati nei diari di guerra e nei testi diGadda, di Lussu, di Jahier nei quali I'uomo torna ad essere un uomo. Rifletteresulla guerra mondiale, è utile allora oggi per capire perché pensare l'uomo inquanto essere umano nella realtà non è bastato a evitare la nascita di nuove illusionida allora ai giorni nostri: i fascismi, l'impero del consumismo e del tecnicismo.

Descrizione del libro

Questo saggio introduttivo vuole soltanto preparare il campo alla lettura deiseguenti contributi, proposti in lingua italiana e inglese, problematizzando in chiavefiloso{ica delle tematiche e dei concetti che concernono la guerra in quanto tale,

che si ritroveranno argomentati nello specifico successivamente.

Il libro è dMso in quattro sezioni:

1,. The war and language. From propaganda to the investiption of conscience.

2. The war and its literary transfiguration. Lyricism and narration.3. The war and the problem of identity. Myth, illusion and reality.

4. The war and the archives. From images to letters.

Nella prima sezione sono raccolti i contributi che indagano specificamente leproblematiche relative al linguaggio attraverso un movimento che va dalladimensione pubblica o collettiva a quella più strettamente privata o individuale.Aprono la sezione due testi dedicati all'analisi del linguaggio della propaganda da

due punti di vista differenti; Du Pontanalizzale differenze tra le strategie editorialidi Soffìci e quelle dello Sraro Maggiore nella conduzione del giornale

Scrivc Serra: "la gucrra non cambia nicnte. Non migliora, non redimc, non cancclla; per sé solaNon fa miracoli. Non paga i debiti, non lava i peccati ... qucsta storia dclla nostra'partecipazione personale alla guerra' nei mesi chc son passati, con i suoi equivoci di illusione edi ingenuità e con lc sue sfumaturc di ridicolo, ognuno se la può rivedere per conto proprio"(Sena,2l-27).Papini, Soffici, Prczzolini, Boinc, Croce, Marinetti, Corradini e via dicendo.

15

t6

!,

i!

THE GREATWAR IN TTALY

propagandist ico La Ghirba. mentre Petrossi analizza,le lettere dei soldati per valutare

il grado di interferenza, attraverso le espressioni linguistiche utilizzate, della

propaganda sulla creazione dell'opinione. Il contributo di Santi segrra il passaggio

tra l'analisi del linguaggio esterno della propaganda e quello interiore della

coscienza: troviamo in questo articolo une discussione del testo dannunziano

Nottumo,che evidenzia come la sGra privata si mescoli con quella pubblica e come

la creazione del mito personale di D'Annunzio influisca con la sua retorica sulla

formazione dell'opinione pubblica. Nell'articolo di Giannanti si trovano le

riflessioni esistenziali sull'essenza analizzate delle guerra di De Roberto, nelle quali

è espressa la primordiale Paura antieroica della morte che fa emergere nell'uomo

gli impulsi vitalistici contro la costruzione retorica e fittizia della realtà bellica. I

temi dell'umanità, della paura, del sentimento di sradicamento, del flebile senso

dell'eroismo e del patriottismo e delle difhcoltà relazionali continuano ad essere

wiluppati nell'intervento di Ghioni, che analizzatali tematiche nell'opera di Alvaro.

Il contributo di Fanfani chiude questa sezione con uno studio del linguaggio dei

diari di Gadda e in particolare del lessico utllizzato dallo scrittore per descrivere la

sua privata esperienza bellica.

Nella seconda sezione sono raccolti i contributi dedicati all'analisi delle

rappresentazioni poetiche e della scrittura narativa, e alla discussione del contenuto

di pensiero che le diverse forme esprimono. Nel primo articolo, Farrell analizza

con una dettagliata ed eclettica comparazione le differenze tra la percezione e la

rappresentazione della guerra tra i poeti inglesi e quelli italiani. Vercesi interPreta

I'uso del dialetto nella poesia di Tèssa come lingua antilirica nella quale si esprimono

la disarmonia, la solitudine, il disincanto e la follia di un soggetto che si smarrisce

all'interno di una società frantumata dalla mancanza di un senso condiviso. La lirica

è ancora presente nel saggio di Viti, dove l'io smarrito diventa un io frantumato,

inconsistente . Ìnalizzando le tematiche principali della poesia del periodo, Viti

mette in evidenza come l'io poetico arrM a rinnegare se stesso in quanto essere,

dichiarandosi impotente, emarginato per poi ritrovare nella compassione e

nell'esperienza del dolore un nuovo senso che gli permette di nuovo di affermarsi

come io-poeta. Il testo di Stellardi è il ponte di unione tra gli articoli precedenti,

dedicati alla poesia, e quelli seguenti, dedicati alla narrativa. Qui troviamo un'analisi

comparativa della narrazione dell'esperienza di guerra attraverso due diverse forme

di scrittura, quella gaddiana di natura narrativa (lettere e diari) e quella ungarettiana

di natura sia narrativa che poetica, nelle quali si manifestano due diversi

atteggiamenti nei confronti della scrittura autobiografica: contrariamente a Gadda,

la cui scrittura è prettamente privata, Ungaretti è già consapevole della sua identità

di poeta e per questo rivolge la sua scrittura alla sfera pubblica. Il saggio di de Leva

]TTRODUCTION

Fopone un'ampia analisi delle frrridall'essere personaggi narrati de rmbpGsaggio che indica uno sPcEuÉra un individuo eroico contnPPdqrrclla moltitudine, che adesso Praontributo della seconda sezionc Du;

delle forme narrative arraverso leqresperienza di guerra-

Nella terza sezione sono nrcod

sul problema dell'identità dr di&affronta il problema dell'aPPareue del cosmopolitismo attraverso fldi Serra è dedicato invece a dclirMarin attraverso I'analisi del srn I

Giovannoni si a{fronta nuovilÉstorica del concetto di irredentimtfriulani e dei trentini. Il concetoddà dapprima un'interPretazionc h:di legame di parentela (il legamc E

contributo della sezione è h &ideologica che la rappresentaziorci

ebbe nel secondo doPoguerre ndunridentità nazionale alla prora d

Nella quarta e ultima seziorofra la Grande Guerra e gli archivl(

nell'Archivio Ligure della Scritrresistenza dell'individuo contrro firaramente con senso Parifstrumentaliz zaziooe della retorbinedito gaddiano Parallelamenc rsubstrato affettivo e umano chc I

Faccioli proPone un'interpretezir

materiali di archivio cinematogr/

Gianikian e Angela Ricci Lucchi C

dei materiali fotografi ci d'archivb t

i vuoti del non visibile delle imq

INTRODUCTION xtct

ProPone un'ampia analisi della funzione dei soldati nelle narrazioni degli ufficiali:dall'essere personaggi narrati da un io protagonista, diventano personaggi principali;passaggio che indica uno spostamento di prospettiva dalla percezione della divisionetra un individuo eroico contrapposto a una moltitudine, all'unione del singolo conquella moltitudine, che adesso prende il posto d'onore nel racconto. Nell'ultimocontributo della seconda sezione Duyck si concentra sullo studio e sulla discussionedelle forme narrative attraverso le quali Gadda rappresenta e racconta la sua propriaesperienza di guerra.

Nella terza sezione sono raccolti i contributi che sviluppano delle riflessionisul problema dell'identità da differenti prospettive critiche e teoriche. Thociniaffronta il problema dell'appartenenzanazionale, della naturalizzazione, dell'identitàe del cosmopolitismo attraverso l'analisi del carteggio di Robert Michels. Il saggiodi Serra è dedicato invece a delineare le riflessioni sulla guerra del poeta BiagioMarin attraverso l'analisi del suo rapporto con Slataper. Nel testo di Snider-Giovannoni si affronta nuovamente il tema dell'identità ma attraverso l'analisistorica del concetto di irredentismo e del problema dell'appartenenza nazionale deifriulani e dei trentini. Il concetto della fratellanza è invece discusso da payet che nedà dapprima un'interpretazione in senso lato (fratellenzatra soldati), poi in sensodi legame di parentela (il legame tra i fratelli Stuparich e i fratelli Gadda). Ultimocontributo della sezione è la discussione di Boitani sulla funzione critica e

ideologica che la rappresentazione cinematografi ca de La Crande Cuerra di Monicelliebbe nel secondo dopoguerra nel processo di formazione e consolidamento diun?identità nazionale alla prova delle due guerre mondiali e della Resistenza.

Nella quarta e ultima sezione compaiono quattro saggi concernenti il rapportofra Ia Grande Guerra e gli archivi. Caffarena analizzele lettere dei soldati raccoltenell'Archivio Ligure della Scrittura Popolare di Genova quali testimonianze diresistenza dell'individuo contro I'annichilimento alienante della guerra, vissutararamente con senso patriottico dal soldato semplice, malgrado lastrumentalizzazione della retorica propagandistica. Yezzoni analizza I'epistolarioinedito gaddiano parallelamente alla scrittura dei diari per mettere in rilievo ilsubstrato affettivo e umano che awinse il tenente-ingegnere-letterato Gadda.Faccioli propone un'interpretazione critica del riuso e della riattualizzazione deimateriali di archivio cinematografico sulla Grande Guerra nell'opera di yervantGianikian e Angela Ricci Lucchi. Chiude la sezione Grossi con una lettura esreticadei materiali fotografici d'archivio delle trincee individuando lo scarto del senso trai vuoti del non visibile delle immagini.

frcu THE GREATWAR IN ITALY

Desidero ntandare un sircero ringrazi.amento a Giuseppe Stelkrili e Luciano

Curreri e ringraziare di cuore Anna Fwhi, Joseph Farrell, Christopher Nissen e

Gianluca Cinelli per l'aiuta, il sostegno e soprattutto l'afetto che mi hanno

acconpagnnto in tutti i momenti dfuili di quato ultimo anno e per credere nel mio

lawro intellettuale persino più ili quanto ci creda io.

A loro questo libro è dedkato:

a Nina, aJoe, a Chris e a Gigì

INTRODUCTION

Bibliografia

Archibugi, Daniele.'Liutopie dctrepAristotele,'Confutazioni'. h fl{

Politkd. Roma-Bari: I .rrFlRetorita. Milano: Uoodrdd

Cicerone. Defan. Milano: MurlitlBodei, Remo. Geomaria Ubpfr

Feltrinelli,2fi)3. ''*'

Clausewitz, Karl Von. DAa G4]lD'Annunzio, Gabriele. Prt +l

d'indovinamento, di e@Milano: Mondadori, l9{7,t

Hobbes, Thomas. Ledataw. lUihIsnenghi, Mario. fl nin &fu GJJaspers, Karl. Ragione e antiragir*JtI(ant, Immanuel. "Il conflitto ddbl

1989,229-281.Critka del giwlizb. 2 !,oll a:l"Idea per una storia ndq

politka e diritto. Roma-Bert L-Per ln pace perpetua. MihlLa religione entro i tin id Eli

Lami, Alessandro (a cura di)- IrrtMilano: Rizzoli,2fi)5. ,,

Mori, Massim o. La ragiott ddc dPlatone. Legi, Libro I. Roma-BuÈIl

La repubblica, Roma-BoÈ IiRousscau, Jean-Jacques. "Giue=rf

pace. A atra di Daniele Antt159.

Serra, Rcnato. Esame di coviotallWittgcnstein, Ludwig. Ritcrdv H

G'TRODUCTION frc7tt

Eliografia

ffiibugi, Daniele. "liutopia dclla pace perpetua' . Democrazia e diim, 1,32 (19V2):349-378.Artmrcle,'Confutazioni".lnOpere. Roma-Bari: l-aterza,1982, vol. 2,225-300.

Politica. Roma-Bari: Laterza, 2N7.Renrica. Milano: Mondadori, 1995.

{C.erone. Defato. Milano: Mursia, 1996.

Bodci, Rcmo. Ceometria ilelle passioni. Paura, speranza,felicità. Filosofn e um politico. Milano:Feltrinelli, 2003.

Cleusewitz, Karl Von. Della Cuena. Milano: Mondadori, 1982.D'Annunzio, Gabriele. Prose ili rìcerca, di lotta, ili comando, ili conquista, di tormento,

d'indouinamento, di celebrazione, di riuendicaziane, di liberazione, diJauob, di giochi, di baleni.Milano: Mondadori, 1947,vol. l.

Hobbes, Thomas. Leuiatano. Milano: Bompiani, 2001.lsncnghi, Mario. lI mito della Crande Cuerra. Bologna: Il Mulino, 197.Jaspcrs, Karl. Ragione e antiragione nel nostro tempo.Milano: SE, 1999.f,ent, Immanucl. "Il conflitto delle facoltà". ln Scritti diflosofd della religionr. Milano: Mursia,

1989,229-281.Critica del giudizio.2voll.2a ed. Milano: Rizzoli, 1998."Idea per una storia univcrsale dal punto di vista cosmopolitico" .ln Scritti di storia,

politira e dirim. Roma-Bari: Laterz ,2W7,27-44.Per la pace perpetua. Milano Feltrinelli, 2004.La religionc entro i limiti della sola ragione.2a ed. Roma-B arl. Latcrza,2O07 .

[:mi, Alessandro (a cura di).1 presocratiri. Tèstimonianze eframmenti ila Thlete a Empeilocle.Milano: Rizzoli,2005.

Mori, Massimo. La ragione ilelle armi. Mllano I1 Sagfatore, 1984.Platonc. Leggi, Libro 1. Roma-Bari: I-aterza,7983.

La repubblica, Roma-Bari: Laterza, 2001.Rousseau,Jcan-Jacques. "Giudizio sulprogettodi paceperpetua (1753-59)". InFihnfiperla

pace. A cur a di Daniele Archibugi e Franco Voltaggio. Roma: Editori Riuniti, 1991, 1 49 -159.

Serra, Renato. Bame di coscienza di un btterato- Pordenone: Edizioni Studio Tesi, 1994.Wittgenstein, Ludwig. Ricerche filosofrhe. Torino: Einaudi, 1999.