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SAN TOMMASO D’AQUINO, MAESTRO DELLA FORMAZIONE SACERDOTALE KRZYSZTOF CHARAMSA 1. Una scuola di vita nella Verità «Non voler entrare subito in mare, ma arrivaci attraverso i ruscelli, perché è dalle cose più facili che bisogna pervenire alle più difficili» 1 : queste semplici, ma quanto perspicaci parole del maestro ad uno studente, ascritte tra gli insegnamenti di Tommaso d’Aquino, indicano tutta un’arte della formazione nello studio. Continua il Dottore con lungimirante precisione: «Voglio che tu eviti i discorsi inutili; abbi purezza di coscienza; non trascurare la preghiera; ama il raccoglimento; sii cordiale con tutti; non essere curioso dei fatti altrui; non avere eccessiva familiarità con alcuno, perché essa genera disprezzo e dà occasione di trascurare lo studio, non divulgare su tutto; cerca di imitare gli esempi delle persone rette; non guardare chi è colui che parla, ma tieni a mente tutto ciò che di buono egli dice; procura di comprendere ciò che leggi e ascolti; certificati delle cose dubbie e studiati di riporre nello scrigno della memoria tutto ciò che ti sarà possibile; non cercare, infine, cose superiori alla tua capacità». 1 Si veda p. es. in I. TAURISANO, La vita e l’epoca di San Tommaso d’Aquino. Con appendice delle preghiere di San Tommaso, ESD, Bologna 1991, p. 199. 1

Tommaso d'Aquino, maestro della formazione sacerdotale

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SAN TOMMASO D’AQUINO,MAESTRO DELLA FORMAZIONE SACERDOTALE

KRZYSZTOF CHARAMSA

1. Una scuola di vita nella Verità

«Non voler entrare subito in mare, ma arrivaciattraverso i ruscelli, perché è dalle cose più faciliche bisogna pervenire alle più difficili»1: questesemplici, ma quanto perspicaci parole del maestro aduno studente, ascritte tra gli insegnamenti diTommaso d’Aquino, indicano tutta un’arte dellaformazione nello studio. Continua il Dottore conlungimirante precisione: «Voglio che tu eviti idiscorsi inutili; abbi purezza di coscienza; nontrascurare la preghiera; ama il raccoglimento; siicordiale con tutti; non essere curioso dei fattialtrui; non avere eccessiva familiarità con alcuno,perché essa genera disprezzo e dà occasione ditrascurare lo studio, non divulgare su tutto; cercadi imitare gli esempi delle persone rette; nonguardare chi è colui che parla, ma tieni a mentetutto ciò che di buono egli dice; procura dicomprendere ciò che leggi e ascolti; certificatidelle cose dubbie e studiati di riporre nello scrignodella memoria tutto ciò che ti sarà possibile; noncercare, infine, cose superiori alla tua capacità».

1 Si veda p. es. in I. TAURISANO, La vita e l’epoca di San Tommasod’Aquino. Con appendice delle preghiere di San Tommaso, ESD, Bologna 1991,p. 199.

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La sua raccomandazione è più che mai attualeproprio nel nostro tempo e potrebbe essere l’adagioper una buona riuscita nel percorso pedagogico, manello stesso tempo un programma di tutto un camminodi vita e di conoscenza di cui nutrimento siano lafede e la contemplazione. Potrebbe sembrare unprogramma di vita alquanto intellettuale, ma nelleraccomandazioni e negli esercizi ai quali il maestroinvita, esso di gran lunga supera i soli confini diuna vita dedicata allo studio.

In queste battute iniziali abbiamo lasciatoparlare san Tommaso in persona per introdurre laquestione annunciata nel titolo: può questo grandemaestro essere considerato anche il maestro dellaformazione sacerdotale?

L’Angelico è il maestro della sacra doctrina, dellaformazione nello studio e così lo incontra ognicandidato al sacerdozio, in quanto studente diteologia. Si può osservare oggi quanto la scuoladell’Aquinate ricominci a interessare sempre più igiovani. Suscita spesso tra le nuove generazioni unrinvigorito interesse e un entusiasmo di ricerca e distudio. Anche solo uno sguardo veloce, rivolto allepubblicazioni di giovani studiosi e agli interessidei principianti in filosofia e teologia, mostraquanto l’Aquinate sembri essere nuovamente ricercatoe rivisitato per offrire risposte alle domandecruciali dei nostri tempi su Dio, sull’uomo e sullarealtà tutta. Egli affascina e incuriosiscenuovamente con la sua chiarezza e rigorositàespositiva e con l’ampiezza degli orizzonti chedischiude grazie al tesoro non indifferente diqualcosa come nove milioni di parole componenti lesue opere e proposte nei 52 volumi dell’Editio leonina.Non che sia autore continuamente in balia diincertezze, ma neppure da considerarsi fornitore di

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certezze troppo facili. Libero dalle tentazioni diiniziare tutto a partire da un dubbio strutturale sulreale, egli, da vero teologo, parte dalla certezzadella fede. Forse, proprio tra personaggi simili,forti nel pensiero ed esigenti nel dialogo, i giovanicercano le loro guide.

Ma la questione si allarga: egli, essendo guidasicura negli studi, è davvero anche un modello per laformazione e per la vita sacerdotale? Ovvero: in chemisura, divenuto maestro inconfondibile per lostudio, Tommaso è anche autorevole guida nellaformazione sacerdotale?

2. Un maestro sempre attuale

Molto è già stato scritto a propositodell’attualità di Tommaso in diversi campi dellascienza e della vita2. L’attualità dell’Angelicopotrebbe essere sintetizzata in tre aree: teologica,esegetica, filosofica3. Nel primo campo, teologico o,più precisamente, dottrinale, i capisaldi sono darintracciare nella dottrina trinitaria, nellacristologia, nell’antropologia soprannaturale e nella

2 Tra i vari contributi, si vedano Doctor Communis 1-2(2004) 1-211: Gli Atti del Congresso della Pontificia Accademia di San Tommaso,L’umanesimo cristiano nel terzo millennio. Prospettiva tomista; G. MURA,«Interpretare e comprendere: attualità ermeneutica di S.Tommaso», Nuova Umanità 48 (1986) 37-68, 49 (1987) 28-59 e 61(1989) 57-80; A. LOBATO, «Attualità di San Tommaso nel pensieroe nell’insegnamento del Santo Padre Giovanni Paolo II», DoctorCommunis 40 (1987) 3-28; L. CLAVELL, «La perennità dellafilosofia dell’essere. L’invito di Giovanni Paolo II astudiare Tommaso d’Aquino», Acta Philosophica 5 (1996) 5-20; C.FABRO – F. OCÁRIZ – C. VANSTEENKISTE – A. LIVI, Tomás de Aquino, tambiénhoy, Coleccion Filosofica 35, EUNSA, Pamplona 19902.

3 B. MONDIN, «Grandezza e attualità di San Tommasod’Aquino», Seminarium 36 (1996) 107-119; qui pp. 107-113.

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morale, che presentano una particolare impronta dirigoroso ordine, utile per il presente.

L’attualità dell’Angelico come esegeta in sensoampio, si riscontra nel suo essere commentatore dellibro sacro, della Sacra Scrittura. Non potendoconoscere i moderni metodi esegetici, trasmette peròcon chiarezza lo spirito di una corretta esegesi.Solo nella Summa ci regala circa 30 mila citazioniscritturistiche, citando “dal cuore”, dalla memoria,che è la forza della teologia, così come dellasemplice predicazione di ogni pastore. La culturadella Parola e della viva memoria sono la forza diTommaso e del suo tempo, quando tutti i salmi siconoscevano a memoria, e almeno un Vangelo e qualchelettera di san Paolo si potevano citare per intero.

Il secondo libro di cui l’esegesi tomista rimaneesemplare è il libro della natura e dellatrascendenza, nella sua interpretazione delle operearistoteliche. La sua amicizia per il Filosofo,appena scoperto in Europa, poneva l’Angelicoall’avanguardia della vita culturale e del pensierodel tempo, spesso procurandogli forti opposizioni evere inimicizie. Partendo dal testo, era preoccupatodi confutare gli errori per arrivare a capire lospirito e la lettera dell’autore, certamente tra ipiù complessi e difficili. Ma oltrepassando la solapenetrazione precisa dell’intentio auctoris, ciò checercava al fondo era la verità, senza badare a chifosse colui che parlava.

Il terzo campo in cui appare la grandezza el’attualità di Tommaso è quello della metafisica, conil suo specifico concetto di essere, inteso come actus.Questa solidità di realismo metafisico permette lachiara e trasparente strutturazione sia dellacattedrale di teologia sia della scuola di filosofia.Le apre entrambe nel respiro di una sana razionalità,

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nell’orizzonte dell’archè, del principium o delfundamentum, dando sicuro orientamento all’interanavigazione.

Se ci si rende conto di quanta importanza rivesteper la formazione sacerdotale un rigoroso curriculum distudi, non sorprende il vivo rapporto che intercorretra un autentico e attuale maestro di teologia e unmaestro per la formazione sacerdotale. In questaluce, il pensiero teologico di Tommaso offre unasintesi straordinariamente incisiva anche ai nostrigiorni per la sua unità interna, ciò senza di cui lateologia non solo si indebolisce, ma si disgrega deltutto. La sua scuola non rimarrà un capitolosorpassato, tanto più che sono dati registrare isegni di un discreto, ma entusiasmante nuovointeresse per Tommaso.

Questo santo uomo di Dio, intraprendente per lasua sintesi filosofica e teologica, nella suasapienza può essere riconosciuto maestro anche per uncammino così particolare come quello che riguarda laformazione dei sacerdoti, dei pastori d’anime. Egli,sacerdote religioso e docente ai sacerdoti del suotempo, chiamato a rinvigorire gli studi teologici nelconvento di Santa Sabina sull’Aventino romano (paresperimentassero allora, tali studi, una crisi nonindifferente), non ha perso l’attualità di formatoreper i chierici dei tempi nuovi, che pur sempre vedonoripresentarsi anche i vecchi problemi. Parlaredell’Aquinate come di un modello attuale e, diremo dipiù, come di un maestro per i preti del nuovomillennio, significa dunque riconoscere in sanTommaso un maestro di quel percorso formativo che ètutto teso, per sua natura, a favorire in ciascunodei chiamati l’accoglienza matura e gioiosa del donodel sacerdozio. In altre parole: significa accettare

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di proporre e proporre di vedere nel Dottore Angelicoun “formatore dei seminaristi”.

3. Un modello per la formazione

L’Aquinate, proprio con e attraverso la suadottrina, merita il nome di maestro della formazione4,in grado di occupare una posizione di spicco assiemead altri grandi formatori della storia cristiana. Isecoli cristiani non si riducono ad un’unica scuolané ad un’unica persona: scuole e persone diverserisultano invece vere in quanto riconducono all’unicoSignore Gesù Cristo. Ogni tempo ha generato nuoviformatori di sacerdoti e maestri nel sacerdozio,trasmettendo la loro autorità alle generazionisuccessive. Per non portare ora che un esempio:rivisitando al riguardo i Padri della Chiesa, che aprima vista potrebbero sembrare non offrire materialetale da ricostruire un percorso formativo delsacerdote nell’epoca patristica, ci si può invecerendere conto di quanto sviluppata fosse la loroconsapevolezza circa la formazione dei ministri5. Tradi loro spicca la figura di sant’Agostino e, primaancora, quella del vescovo milanese sant’Ambrogio, ilquale per lo stesso giovane Agostino ha svolto ilruolo di padre nella fede e di maestro nellavocazione. Se si percorre la storia cristiana, si

4 Anche se l’Aquinate non ha scritto un trattato distintosulla formazione dei preti, ha però offerto una precisavisione del presbitero, così che, avendo davanti un talemodello, si possono ripercorrere a ritroso le tappe necessarieper la formazione di personalità sacerdotali.

5 Si veda a questo proposito E. DAL COVOLO, Sacerdoti secondo inostri Padri. I Padri della Chiesa maestri della formazione sacerdotale, CollanaCarità pastorale, Editrice Rogate, Roma 1998, trad. polacca acura di K. CHARAMSA, Kapłani według naszych Ojców. Ojcowie Kościołamistrzami formacji kapłańskiej, in stampa.

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troverà tutta una gloriosa schiera di validi maestridi formazione.

Anche nella dottrina di san Tommaso troviamo unautorevole punto di riferimento per i chierici, unindirizzo per la lettura e per la conoscenza, per lameditazione e per un’amicizia che è bene condividerecon uno dei più grandi maestri e modelli di vitasacerdotale. Non solo: l’Angelico è maestroriconosciuto, in modo del tutto particolare, come«sanctissimus inter doctos et doctissimus inter sanctos», il piùsanto tra i dotti e il più dotto tra i santi6. Inquanto la teologia era da lui concepita, così comedovrebbe esserlo per ogni teologo e per ogni prete,quale via alla santità, non sorprende che, proprioattraverso la sua dottrina, egli possa offrirequalcosa di non secondario per una serena e sanaformazione sacerdotale.

Il Concilio Vaticano II, proprio considerando lasituazione della Chiesa nel mondo contemporaneo,sottolinea il ruolo privilegiato di Tommaso per glistudi dei seminaristi nel decreto Optatam totius,rilevando che la sfera della formazione intellettualeè quella in cui Tommaso ha qualcosa di perenne daoffrire ai candidati al sacerdozio, in quantostudenti di filosofia e di teologia. Ciconcentreremmo in questo contributo su tale sfidaformativa. I cardini della dottrina tomista li sipossono d’altronde ben percepire anche nel decretosul ministero e sulla vita sacerdotale PresbiterorumOrdinis7. Emergono qui due altri nodi fondamentali e

6 PIO XI, Discorsi, Torino 1960, vol. I, 783. Cf. PAOLO VI,Lettera Lumen ecclesiae, in occasione del VII secolo dalla mortedi s. Tommaso d’Aquino, 20 novembre 1974, n. 17: AAS 66 (1974)690-691; Enchiridion Vaticanum (da ora in poi EV), vol. 5, Bologna1979, pp. 488-489, n. 748.

7 Cfr R. SPIAZZI, Decreto sul ministero e la vita sacerdotale. Genesi deldecreto. Testo latino e traduzione italiana. Esposizione e commento, Collana

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indispensabili per la formazione sacerdotale che, nonsolo sono in sintonia con la dottrina di Tommaso, mada questa vengono rinsaldati. Si pensi al legame tral’Eucaristia e il sacerdozio8 e a quello tra lacontemplazione (la preghiera) e la spiritualità9.

La prospettiva del Concilio e l’insegnamentopostconciliare del Magistero potranno esserci daguida nell’abbozzare il ritratto di Tommaso qualemaestro per la formazione dei chierici e individuareil nucleo delle ragioni che lo fanno emergere ancheoggi in un compito così urgente e delicato.

4. Le “ali” di Tommaso per gli studi filosofico-teologici

4.1. La ratio filosofica

Nel curriculum degli studi filosofico-teologici,attraverso i quali «il futuro sacerdote aderisce allaParola di Dio, cresce nella vita spirituale e si

Magistero Conciliare, Elle di ci, Torino 1967, pp. 57-149.8 Cfr I. ANDEREGGEN, Sacerdozio e pienezza della vita. Teologia e

spiritualità sacerdotale nel Concilio Vaticano II e in San Tommaso d’Aquino,Dionysius, Roma 2003, pp. 135-146. 177-185; F. OCÁRIZ,«L’Eucaristia, centro e radice della vita spirituale e dellamissione del presbitero», in G. MAZZOTTA – J. ILUNGA MUYA, Veritas incaritate. Miscellanea di studi in onore del Card. Saraiva Martins, UrbanianaUniversity Press, Città del Vaticano 2003, pp. 445-455; K.CHARAMSA, «Ecclesia de Eucharistia vivit. Introduzione alla riflessionetomista sull’enciclica di Giovanni Paolo II», Doctor Angelicus 3(2003) 5-28.

9 Si veda soprattutto l’opera di J.-P. TORRELL, Tommasod’Aquino. Maestro spirituale, Collana di teologia 34, Città nuova,Roma 1998 [originale francese 1996], dove si ritrova lacaratteristica profondamente spirituale e mistica dell’operatomista. Inoltre per il nostro tema I. ANDEREGGEN, Sacerdozio epienezza della vita, op. cit., pp. 187-227.

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dispone a compiere il suo ministero pastorale»10,Tommaso indubbiamente dovrebbe essere accolto comemaestro.

Prendiamo in considerazione anzitutto gli studifilosofici, lasciandoci guidare al proposito dallalezione magisteriale di Giovanni Paolo II. Nella Fideset ratio (14.09.1998), il Papa riserva al Doctor communisun posto di particolare rilievo. Tra molteplicirinvii e citazioni, di Tommaso si parla in quattromomenti fondamentali11. L’enciclica ripropone dapprimal’insegnamento circa la perenne novità dellariflessione di san Tommaso (nn. 43-44), «maestro dipensiero e modello del retto modo di fare teologia»,«pioniere sul nuovo cammino della filosofia e dellacultura universale», «apostolo della verità». Sono leparole del Papa, in continuità magisteriale conl’insegnamento dei suoi predecessori, che riconosconoil valore perennis della dottrina di Tommaso. Questaprima indicazione di carattere generale ha le ovvierilevanze non solo per gli studi dei seminaristi, ma

10 GIOVANNI PAOLO II, Esortazione Apostolica Post-sinodalePastores dabo vobis, 51. Riguardo ai vari aspetti della formazioneintellettuale dei candidati al sacerdozio si veda: A. AMATO,«Filosofia – Teologia. Riflessioni e orientamenti sullaformazione oggi: dalla “Pastores dabo vobis” (1992)all’“Orientale Lumen” (1995)», Seminarium 36 (1996) 245-258.

11 Circa la questione del posto dell’Aquinate nella Fides etratio, cfr A. LOBATO, «La Encíclica “Fides et Ratio” y el futurode la teología», Rivista Teologica di Lugano 4 (1999) 115-137, qui122-129; G. COTTIER, «Tommaso d’Aquino, teologo e filosofo,nella Fides et Ratio», in M. MANTOVANI – S. THURUTHIYIL – M. TOSO, Fedee ragione. Opposizione, composizione?, LAS, Roma 1999, pp. 187-194;J.A. IZQUIERDO LABEAGA, «San Tommaso, Maestro di “FilosofiaCristiana” nella Fides et Ratio», Alpha Omega 3 (2000) 239-272; Z.ZDYBICKA, «San Tommaso nella Fides et Ratio», Doctor Communis (Attidella I Sessione Plenaria della PAST sul tema “Fides et ratio e SanTommaso”) 1 (2001) 103-113.

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per ogni studio indirizzato alla ricerca dellaverità.

Forse ciò che oggi, in mezzo ad una culturapreoccupata più di parlare che di ascoltare, tra leverbosità di un linguaggio spesso sofisticato eseducente, ma che rischia alla fine di lasciare amani vuote, Tommaso insegna a rivendicare allinguaggio ciò che gli conviene. Non sempreridondante e prolisso, il suo parlare è infattisempre limpidamente preciso e comunicativo dellaverità. Il suo valore perenne sta proprionell’essenza di quell’ordine del pensare che non usatre parole, laddove due bastano. C’è un quid diuniversale nel metodo tomista, di cui non puòrimanere priva una filosofia del reale e, tanto meno,la teologia.

In un secondo passaggio di Fides et ratio, nelcontesto di una rilettura del passato, si tratta delrinnovamento tomista avvenuto a partiredall’enciclica Aeterni Patris di Leone XIII, il cuicentenario viene celebrato con lo stesso scrittopontificio (nn. 57-59). Siamo posti così davanti aduna ricca eredità trasmessaci dalle generazioniprecedenti, segno inconfutabile di una tradizione chesi è nutrita dell’«incomparabile valore dellafilosofia di san Tommaso» (n. 58). I più influentiteologi cattolici, alla cui ricerca molto è statodebitore il Concilio Vaticano II, erano figli disiffatto rinnovamento. Tale background precede davicino anche la nostra attuale conoscenza dellateologia e il raccoglierlo diventa una sfida. Seguirele orme di Tommaso fa parte di un cammino secolare eil Papa ne intravede un prezioso filone anche intempi a noi prossimi.

Da un particolare punto di vista, saràprobabilmente necessario saper distinguere tra «una

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vigorosa schiera di pensatori formati alla scuoladell’Angelico Dottore» (n. 58) e le forme decadenti,in sé limitate e destinate a scomparire, ma che sonoforse riuscite a imprimere sull’effigie di Tommasol’ombra di uno schematismo statico e rigidamenteripetitivo, non in grado di cogliere la vivacitàdelle problematiche da affrontare. Saper inquadrarestoricamente ciò che è la vera ricchezza delladottrina tomista, non è irrilevante per un approccioriuscito alla sua figura.

Ritornando a Fides et ratio (cfr n. 74), il Papainserisce – in un terzo momento – il nome di Tommasotra quello di altri grandi pensatori cristiani,laddove è proposto alla riflessione il binomioteologia-filosofia ed è data conferma al fatto che igrandi teologi sono stati sempre anche grandifilosofi. Ne risulta un coraggioso affresco che, contonalità diverse, unisce teologi dell’Occidente edell’Oriente, cattolici e ortodossi, proponendo unnon indifferente impegno di discernimento, nei citatimaestri, di tracce valide per quanti cercanosinceramente la verità. L’Aquinate viene così situatotra altri testimoni della verità, concludendo lagrande triade medioevale in compagnia di sant’Anselmoe san Bonaventura. Tommaso non fu mai esclusivista;fu piuttosto sempre aperto ad una serena e rigorosadisputatio, atteggiamento da cui nasce anche il metododella Summa. La sua sintesi della sacra doctrinascaturisce per l’appunto anche dalla capacità diascoltare gli altri e di assimilare ciò cheriscontrava di vero nelle loro parole.

Nello stesso senso, in Tommaso è possibilerinvenire la sintesi di tutte le scuole a luiprecedenti, adeguatamente studiate e criticamenteaccolte in ciò che meritava di essere trattenuto.Simile spirito di apertura interpella oggi i

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sacerdoti, esige un allenamento costante e abbisognadi un autentico maestro, per rifuggire dai rischi diuna rinuncia all’identità della Verità, a loromisericordiosamente affidata.

Nel n. 78, infine, san Tommaso risplende, conattenzione privilegiata, come «l’autentico modelloper quanti ricercano la verità»: è il coronamento diun insegnamento costante del Magistero. Saperdistinguere tra modelli autentici e approccieffervescenti e appariscenti, spesso in definitivafalsi, è importantissimo per un sacerdote, davanti acui sta un’esigenza di discernimento continuo.

L’insegnamento di Fides et ratio è una chiaraindicazione per gli studi filosofici e teologici, iquali risultano a loro volta, come dicevamo, unindispensabile e fondamentale elemento per una sanaformazione sacerdotale. Lo studio della filosofia nonpuò non precedere la formazione teologica12 e non puòmancare di coltivare e di ingenerare un approcciorealistico al reale. In questo percorso formativo nonsi tratta infatti di far intervenire una qualsiasifilosofia, ma una filosofia che possa essere chiamata“cristiana”. Nella formazione dei sacerdoti «non èpossibile ammettere un pluralismo filosofico checomprometta quel nucleo fondamentale di affermazioniche sono connesse con la rivelazione, come avviene incerte filosofie affette da relativismo storicistico eda immanentismo sia materialistico sia idealistico. Acausa di questo loro difetto radicale, si spiegaperché oggi non è facile realizzare con esse unasintesi filosofica così come è stata realizzata dasan Tommaso d’Aquino con il pensiero filosofico dei

12 Si vedano al riguardo due fascicoli della rivistaSeminarium intitolati Studiorum philosophicorum momentum nostra aetate,n. 29 (1989) 3-107, e L’importanza della filosofia nella preparazioneteologica, n. 3 (2000) 470-603.

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pensatori antichi»13. Tale medesima diagnosi èriproposta dal Papa, in una prospettiva più ampia,nel preciso contesto dell’enciclica.

La modernità ha prodotto nuove scuole cristianedi filosofia, alle quali si riconoscono vari meriti.Si pensi solo, per esempio, al personalismo o allafenomenologia. Nondimeno, circa la riflessionetomista, bisogna dire che «l’esigenza della ragione ela forza della fede hanno trovato [in essa] lasintesi più alta che il pensiero abbia mai raggiunto,in quanto ha saputo difendere la radicale novitàportata dalla Rivelazione senza mai umiliare ilcammino proprio della ragione» (n. 78). Questoprincipio di fondo non può mancare ad alcunfilosofare cristiano, che ha bisogno di una suamisura eloquente, di un modello adeguato cuiattingere. In Tommaso si trova una vera scuolaformativa dell’humanitas, capace di accogliere ladivinitas. Il primo posto, allorché si tratta di unafilosofia del reale, nelle tappe di formazione deicandidati al sacerdozio, non può essere sottrattoall’Aquinate. I maestri per un tale percorso nonsaranno perciò Plotino, Hegel, Nietzsche o Heidegger,personaggi e filosofie tutte che devono essereconosciute con puntualità rigorosa e dalle quali sipotrà pur riprendere vari elementi di verità. Laguida di fondo continuerà ad essere il fratedomenicano.

4.2. La verità teologica

Cogliamo ancora un’immagine dall’Enciclica,esattamente quella con cui il testo si apre, «le due

13 CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, La formazione teologica deifuturi sacerdoti (22 febbraio 1976): EV, vol. 5, pp. 1168-1221, nn.1766-1911, qui p. 1188, n. 52 (Filosofie da respingere).

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ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso lacontemplazione della verità» (n. 1), fides et ratio. Nonsenza ragione è stato visto in quest’apertura unponte con la dottrina di Leone XIII14. Nella AeterniPatris è sulle ali di san Tommaso che la ragione èportata al culmine della sua grandezza, quellagrandezza che la fede difficilmente può ripromettersidalla sola ragione15. Sulle ali di Tommaso possiamocontinuare il viaggio e completare il percorsointellettuale di formazione.

Passiamo allora alla seconda, ma primaria tappadella formazione, che sono gli studi di teologia. Laraccomandazione del decreto conciliare Optatam totius èben conosciuta allorché, a proposito della revisionedegli studi ecclesiastici, espressamente si dice:«per illustrare quanto più possibile i misteri dellasalvezza, gli alunni imparino ad approfondirli e avederne il nesso con un lavoro speculativo, avendosan Tommaso per maestro»16. Nella sua sapienza laChiesa, immersa nella storia, ha proposto ilriconoscimento di un maestro, senza che perciò stessogli altri ne risultassero esclusi. Piuttosto, neipresupposti della dottrina di Tommaso, si è mostratapropensa a difendere la presenza del vero nelpensiero di tutti gli altri maestri e a valorizzarecon cura ogni intuizione e ogni risposta provenientedal comune e costante sforzo per affermare la Verità

14 Cfr R. FISICHELLA, «Introduzione e guida alla lettura»,in Fides et ratio. I rapporti tra fede e ragione, Piemme, Casale Monferrato1998, p. 11.

15 Aeterni Patris, 23.16 Optatam totius, 16. Riprendendo l’insegnamento dei Padri

conciliari, il Codice di Diritto Canonico stabilisceugualmente che i candidati al sacerdozio devono «imparare apenetrare più profondamente i misteri della salvezza,specialmente sotto la guida di san Tommaso come maestro (s.Thoma praesertim magistro)» (can. 252 § 3 CIC).

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di Cristo. Non si tratta quindi di rinunciare a nuovescuole e a rinnovamenti di metodo, se servono allaVerità e permettono la crescita del linguaggioteologico, patrimonio che Tommaso sapeva apprezzare ela cui scuola era sempre pronta ad accogliere. Sitratterebbe in caso contrario di una inaccettabilechiusura alle esigenze stesse della Verità,infinitamente più grande di quanto i limiti umanipossano consentire di comprendere. Non si possonotacere le nuove domande e questioni che il tempoinevitabilmente suscita, inquietudini e problemiprima non percepiti, ma bisogna pur riconoscere chel’ordine del pensare di Tommaso aiutasignificativamente a discernere sempre di nuovo ledomande false da quelle vere.

Il Concilio raccomanda di accostarsi a questoversante tommasiano di fedeltà alla verità cheesprime e comunica. Può succedere infatti, anche incampo teologico, di rimanere immersi in un flusso diparole che scorrono ma non comunicano, che anzirischiano di trascurare il messaggio, a servizio delquale, pure, sono state attivate. L’Angelico, col suocaratteristico stile, è un vero testimone delladottrina della fede. Egli non è un eterno costruttoredi proprie opinioni teologiche; Tommaso fa valereprima di tutto la verità, per poi su di essariflettere, essendo il teologo debitore nei confrontidella verità di fede che riceve.

A questo riguardo, calza a puntino l’esempio diun buon medico, che deve possedere con maestria glistrumenti del suo lavoro, vale a dire una conoscenzapiena delle più collaudate conquiste della medicina.Così per il teologo, l’esperto nella cattedrale delladottrina di fede. Se il medico dovesse esercitare lasua professione partendo dall’applicazione esaltatadi suoi personali esperimenti o da presunte

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alternative appena scoperte, rischierebbe solo diprovocare grossi guai alla salute dei pazienti. Ilteologo che si fissasse in opinioni e parerisoggettivi farebbe altrettanto nei confrontidell’ancor più decisiva salute spirituale dei fedeli.

Ciò non significa che gli studi di teologiadebbano essere una ripetizione pedissequa dellateologia di Tommaso: lui stesso è il primo a nonvoler essere ripetitivo. Neppure il progresso dellascienza risulta ostacolato da tale eclatante esempio.L’importante è piuttosto affrontare ogni problemanella sua totalità e non solo dal punto di vista diuna prospettiva inevitabilmente parziale. QuestoTommaso insegna: quanto sia vincolante andareall’oggettività delle cose, non restando bloccati invisioni soggettive particolari.

Nello spirito del Doctor communis, che il Concilioha fatto proprio, per un teologo è importantecomprendere correttamente la dottrina della fede, ladottrina della grazia, della soteriologia,dell’escatologica, etc. L’Aquinate è un maestro diconoscenza della dottrina, e non di decine disvariate opinioni su questo o quel tema. Egli partedalla convinzione di non dover insegnare i propripareri, ma il tesoro prezioso della dottrina dellasua fede. In fin dei conti, sarà anche abbastanzarelativo conoscere ciò che, per esempio,sull’escatologia pensi l’uno o l’altro teologo. Taleerudizione, importante, non lo è in senso assoluto.Sarà fondamentale invece che un giovane teologo e, inparticolare, ogni singolo sacerdote sappiano come“stanno le cose”: forse la conoscenza, sempreall’ombra della fede, non sarà perfetta, macertamente sicura, e non gli permetterà di deviaredal sentiero nella ricerca e nella vita,nell’apostolato e nella predicazione.

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Per tornare ancora all’esempio del medico: se ungiovane dottore comincia a speculare su due belleteorie, affascinanti e accattivanti, non ancoraprovate, magari tra loro contraddittorie, ignorandola conoscenza medica di base, si può ben immaginarequanti guai potrà procurare per sé e per gli altri.Nella sacra doctrina questa esigenza è di gran lunga piùimportante.

Tornando alla raccomandazione contenutanell’Optatam totius, il già ricordato documento dellaCongregazione per l’Educazione Cattolica così spiegail motivo che giustifica il privilegio riservato aTommaso, «quando si parla della teologia speculativa,perché nella di lui filosofia sono limpidamente eorganicamente enunziati e armonizzati con larivelazione i primi principi delle verità naturali,non in forma statica, ma con quel dinamismoinnovatore proprio di san Tommaso, che rendepossibile una continua e rinnovata sintesi delleconclusioni valide del pensiero tradizionale con lenuove conquiste del pensiero moderno»17. G. Colombocommentava in questo senso il rinnovamento conciliaredegli studi ecclesiastici: «la figura/nozione diteologia cui il decreto [Optatam totius] faobiettivamente riferimento è quella che ha recuperatoil proprio principio, cioè la rivelazione (Dei Verbum)e conseguentemente parte dalla fede. In altritermini, si pone come “scienza della fede”,ritornando alla posizione tomista – S. Thoma magistro(Optatam totius 16) – nella quale le due nozioni erano

17 n. 53 (Attualità di s. Tommaso d’Aquino): EV, vol. 5, p. 1188,dove si cita Paolo VI, Lettera Lumen ecclesiae, in occasione delVII secolo dalla morte di s. Tommaso d’Aquino, 20 novembre1974, n. 17: AAS 66 (1974) 690-691; EV, vol. 5, n. 726. Cfranche Allocuzione Nous sommes al VI Congresso tomisticointernazionale, 10 settembre 1965: AAS 57 (1965) 790ss.

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unite, dopo la separazione plurisecolare indottadalla vicenda moderna della filosofia “separata”»18.

In effetti, non si tratta di una freddaimposizione per aderire ad ogni singola soluzionetomista. Gli interpreti notano come interessi, inTommaso, innanzitutto il metodo, un autenticoapproccio nella ricerca della verità, qualcosa didecisivo, dunque, nel processo di formazioneteologica. Risulta così individuato il nucleo piùoriginale del patrimonio tomista. Oggi, data lamolteplicità degli approcci, ci rendiamo conto,ancora più di quanto non avvenisse nel passato, delvalore che il metodo ricopre per la teologia. Unpiccolo errore iniziale appare immenso, e qualchevolta insormontabile, alla fine. Esistono metodi, perquanto affascinanti, talmente incompatibili con lateologia, che un percorso introdotto da similemetodologia inadeguata può approdare a contraddire lesue stesse fonti, a confondere o sostituire il datodottrinale con la leva di astuti strumentifilosofici. Il metodo si qualifica e si valuta anchein rapporto alla correttezza del contenuto stessodella scienza teologica.

In questo senso, per apprendere il metodo diTommaso, il suo equilibrio tra la natura e la grazia,la fede e al ragione, la filosofia e la teologia,occorre apprenderne il pensiero, conoscerne ladottrina. Non si troveranno per ciò stesso risposte atutte le domande, sarebbe una pretesa fuorviante: nelsuo modo di fare teologia si possono peròrintracciare le vie paradigmatiche e aperteattraverso le quali giungere a risposte adeguateanche per problemi nuovi. Nessun meccanicismo,dunque, nel ripetere le formule di Tommaso, quanto

18 G. COLOMBO, «Rinnovamento degli studi ecclesiastici»,Seminarium 24 (1984) 580-598, qui p. 585.

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piuttosto apprensione del suo modo di pensare e diragionare, di affrontare le domande e di risolvere lequestioni, per acquisire la qual cosa una conoscenzaprofonda della sua opera, specialmente della SummaTheologiae, è indispensabile. Essa è stata un efficaceantidoto in tempi di frammentazione, di studiincompleti e occasionali, con vuoti dottrinali enotevole confusione, come lo stesso Tommaso rilevanel prologo della sua Summa, indicando le sfide dafronteggiare: «abbiamo infatti notato che i novizi inquesta disciplina trovano un grande ostacolo negliscritti di vari autori: in parte per la molteplicitàdi questioni, articoli e argomenti inutili; in parteanche perché le cose che essi devono imparare nonsono insegnate secondo l’ordine della materia (…), efinalmente anche perché quel ripetere sempre lemedesime cose ingenera negli animi degli uditorifastidio e confusione»19.

Tommaso era un esemplare lettore dei due libri diDio – il primo della natura (della creazione) e ilsecondo della Sacra Scrittura (della Rivelazione).Egli è maestro di filosofia, ma soprattutto è ilTeologo. I due libri della realtà creata e dellaRivelazione sono il deposito di verità che un pretefa proprio, di cui diventa testimone, come uomo diDio in mezzo al mondo. Questi due libri siconcentrano e si incontrano in Gesù Cristo el’Aquinate è un provato amico di Cristo e della suavita, ciò che costituisce l’essenza del sacerdozio.Lasciandosi guidare da Cristo stesso, l’Angelicolegge sia la Scrittura sia il libro del mondo e dellastoria.

Forse è utile a questo punto sottolineare larelazione che intercorre tra il sacerdote (e,

19 Summa Theologiae, Prologo.

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rispettivamente, tra colui che aspira al sacerdozio)e il teologo. Il prete – secondo san Tommaso – èpastore d’anime ed è confrontato, per la naturastessa del suo ministero, con la Verità rivelata daDio, dunque con la riflessione teologica, cui sidedica in un necessario percorso formativo di studiosistematico e rigoroso. Tale indirizzo formativo nonpuò ovviamente essere interpretato solo eprincipalmente nella sfera di una speculazioneteologica, quanto piuttosto nell’apprensione,progressiva e continua, di un equilibrio personaledel pensiero e del vissuto della fede, conosciuta eamata sempre più profondamente.

Lo studio è senza dubbio elemento necessario diun percorso formativo, in cui anche nell’intelligenza dellafede si ritrova davanti alla chiamata, a quelcombattimento spirituale che forma e fortifical’animo e diventa banco di prova per una dedizionetotale. Tutto ciò sembra di particolare rilevanzaproprio alla luce del Concilio Vaticano II, che hainsistito sull’esigenza di una formazioneintellettuale molto ampia, rispecchiante i bisognidel tempo odierno in cui siamo chiamati ad esseresacerdoti.

5. Conclusione

Abbiamo aperto queste riflessioni con una lungama preziosa citazione, che smentisce da sola lericorrenti accuse di un presunto intellettualismo diTommaso. Da una parte, colpiscono le parole carichedi maestria pedagogica, di profonda umanità, che egliinsegna allo stesso studente. Il giovane principiantenel cammino spirituale è colui che, fatte propriesimili indicazioni, genera se stesso, si forma, esigeda se stesso. D’altra parte, poiché nessuno è maestro

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di se stesso e da solo, tali parole offrono la baseper chi è costituito formatore e maestro di coloroche vengono inseriti nel cammino verso il sacerdozio.

Tommaso dà istruzioni per uno studio efficace, masembra parlare piuttosto di una pedagogia dellaspiritualità che passa attraverso la ricerca el’apprendimento della verità, e in particolare dellaVerità di Dio, ciò che è lo studio della sacra doctrina20.Lo studio, oltre ad essere un arricchimentoscientifico e una necessaria acquisizione diconoscenze razionali, dimostra il suo lato nonsecondario nel formare la conoscenza di sé, laconoscenza del proprio spirito, che si guadagna ancheattraverso un percorso rigoroso di studio.

Diremmo di più: nella raccomandazione di Tommaso,lo studio non viene a dipendere quasi esclusivamenteda particolari doti personali, da carismi opredisposizioni di cui solo certuni possono godere,ma viene affidato a un lavoro che nella sua essenza èspirituale. Si tratta di un equilibrato dominio disé, di discernimento, di rinuncia e di formazionedella forza di volontà. Il tutto tramite un percorsoche è lo studiare e che non serve, né solamente néprincipalmente, ad accumulare i dati di una scienzaconcreta, per quanto nobile sia. La scienza perTommaso non può essere staccata dalla vita; essa lamodella e la forma. In questo spirito Tommasoconclude: «seguendo queste norme, metterai fronde eprodurrai utili frutti dove il Signore ti hadestinato a vivere. Mettendo in pratica questiinsegnamenti, potrai raggiungere la mèta alla qualetu aspiri»21.

20 Summa Theologiae I, q. 1.21 Cfr I. TAURISANO, op. cit., p. 199.

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[Da: «San Tommaso d’Aquino, maestro della formazionesacerdotale», in G. BORGONOVO – K. CHARAMSA, ed., Percorsidi formazione sacerdotale, vol. I, LEV, Città del Vaticano2005, 158-174]

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