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135 EIRENE XLIX, 2013, 135–146 UN DEMOSTRATO E UN ANTIMACO IN UN PAPIRO LAURENZIANO (PL III/112): NUOVO FRAMMENTO STORIOGRAFICO O HYPOMNEMA ERUDITO? LUCIO DEL CORSO – ROSARIO PINTAUDI * (Cassino – Firenze) Il PL III/112 consta di due frammenti, mutili su tutti e quattro i lati. Il fram- mento più ampio (fr. a) contiene resti di due colonne consecutive di scrittura, con un intercolunnio ampio almeno cm 2,5. Il frammento minore (fr. b), su cui si intravedono tracce forse di due colonne, non pare ricongiungibile all’altro. Dopo il primo restauro, tuttavia, i due frammenti sono stati collocati sotto ve- tro in modo contiguo. Non disponiamo di indicazioni di provenienza, ma il sospetto di un’origine os- sirinchita, data la formazione della raccolta dei Papiri Laurenziani, è molto forte. La scrittura sul recto per brale è una maiuscola di modulo quadrato, dai tracciati morbidi e arrotondati, sostanzialmente bilineare: solo l’asta di phi ten- de a prolungarsi verso l’alto e verso il basso. Si noti la presenza sporadica di apici ornamentali (specialmente alle estremità dei tratti orizzontali di tau e csi ; talvolta anche alla base del rho ). Tipologie grache di questo tipo sono ben at- testate per tutto il II secolo d. C. 1 : in particolare, la mano che ha vergato questi frammenti può essere avvicinata a quella dello scriba A3 di Ossirinco – cui si 1 Cfr. L. DEL CORSO, “Dalla Grecia arcaica all’età romana”, in: E. CRISCI – P. DEGNI (a cura di), La scrittura greca dall’antichità all’epoca della stampa. Una introduzione, Roma 2011, pp. 35– 75: 70–71. * Per non appesantire eccessivamente l’apparato erudito dell’articolo, si è scelto di non aggiungere riferimenti ai principali repertori on-line (Trismegistos, LDAB, MP 3 ), né a riproduzioni consultabili esclusivamente in rete (in particolare attraverso i siti www.papyrology. ox.ac.uk e www.psi-online.it), anche se nella stesura del testo si è fatto largo ricorso sia agli uni che alle altre. Per tutti i suggerimenti ricevuti, gli autori desiderano ringraziare Luciano Canfora.

Un Demostrato e un Antimaco in un papiro laurenziano (PL III/112): nuovo frammento storiografico o hypomnema erudito?

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EIRENE XLIX, 2013, 135–146

UN DEMOSTRATO E UN ANTIMACO IN UN PAPIRO LAURENZIANO (PL III/112): NUOVO FRAMMENTO STORIOGRAFICO

O HYPOMNEMA ERUDITO?

LUCIO DEL CORSO – ROSARIO PINTAUDI*

(Cassino – Firenze)

Il PL III/112 consta di due frammenti, mutili su tutti e quattro i lati. Il fram-mento più ampio (fr. a) contiene resti di due colonne consecutive di scrittura, con un intercolunnio ampio almeno cm 2,5. Il frammento minore (fr. b), su cui si intravedono tracce forse di due colonne, non pare ricongiungibile all’altro. Dopo il primo restauro, tuttavia, i due frammenti sono stati collocati sotto ve-tro in modo contiguo.

Non disponiamo di indicazioni di provenienza, ma il sospetto di un’origine os-sirinchita, data la formazione della raccolta dei Papiri Laurenziani, è molto forte.

La scrittura sul recto perfi brale è una maiuscola di modulo quadrato, dai tracciati morbidi e arrotondati, sostanzialmente bilineare: solo l’asta di phi ten-de a prolungarsi verso l’alto e verso il basso. Si noti la presenza sporadica di apici ornamentali (specialmente alle estremità dei tratti orizzontali di tau e csi; talvolta anche alla base del rho). Tipologie grafi che di questo tipo sono ben at-testate per tutto il II secolo d. C.1: in particolare, la mano che ha vergato questi frammenti può essere avvicinata a quella dello scriba A3 di Ossirinco – cui si

1 Cfr. L. DEL CORSO, “Dalla Grecia arcaica all’età romana”, in: E. CRISCI – P. DEGNI (a cura di), La scrittura greca dall’antichità all’epoca della stampa. Una introduzione, Roma 2011, pp. 35–75: 70–71.

* Per non appesantire eccessivamente l’apparato erudito dell’articolo, si è scelto di non aggiungere riferimenti ai principali repertori on-line (Trismegistos, LDAB, MP3), né a riproduzioni consultabili esclusivamente in rete (in particolare attraverso i siti www.papyrology.ox.ac.uk e www.psi-online.it), anche se nella stesura del testo si è fatto largo ricorso sia agli uni che alle altre. Per tutti i suggerimenti ricevuti, gli autori desiderano ringraziare Luciano Canfora.

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deve ad esempio il P. Oxy. XVIII 2162 (ESCHILO, Theoroi o Istimiastai; P. Oxy. XVIII, pl. 1) o il PSI XI 1208 (ESCHILO, Niobe)2 –, o a quella, contemporanea alla precedente, dello scriba A29 di Ossirinco, autore, ad esempio, del P. Oxy. XXVI 2441 (PINDARO)3. L’attività dello scriba A3 può essere collocata intorno alla metà del II d. C.4: anche il PL III/112 andrà riferito, verosimilmente, allo stesso lasso di tempo, o al più a qualche decennio più tardi.

I pochi brandelli di parole ricostruibili lasciano intravedere un testo in prosa che non sembra coincidere – stando almeno alle ricerche fi nora effettuate – con alcuna opera altrimenti tramandata. Tuttavia, una qualche idea circa il contenuto del papiro si può trarre partendo da alcuni indizi disseminati lungo la secon-da colonna del fr. a. Alle rr. 2–3 è possibile individuare il riferimento ad uno ψή]φιϲμα Δημοϲτράτου e due righe più sotto (r. 4) si distingue un altro nome, Ἀντίμαχον. Ψήφιϲμα è una parola pregna di signifi cato, appartenente al linguag-gio ‘tecnico’ del funzionamento giuridico e amministrativo delle poleis di età classica ed estraneo al linguaggio amministrativo di età ellenistica e romana. Anche solo in virtù della presenza di questo termine, l’opera da identifi care va ricondotta necessariamente entro i confi ni dell’oratoria, della storiografi a o al limite della trattatistica politico-fi losofi ca.

Un ulteriore passo in avanti può essere fatto considerando il nome al geni-tivo che accompagna lo ψήφιϲμα. Demostrato è un nome tipicamente ateniese. Nel corso dei secoli, sono chiamati così alcuni arconti (RE, Demostratos 1–4), un commediografo (RE, Demostratos 11), uno storico (RE Suppl., Demostratos 15) e persino un asceta gnostico (RE Suppl., Demostratos 16). Ma l’unico ad essere ricordato nei secoli successivi per uno ψήφιϲμα di grande importanza è un de-magogo e retore del V secolo a. C., menzionato più volte da Plutarco e deriso da Aristofane (RE, Demostratos 9), strenuo sostenitore dell’intervento ateniese in Sicilia del 416–415 a. C.: secondo Plutarco, addirittura, sarebbe stato proprio lui a far votare dalla boule lo ψήφιϲμα che conferiva agli strateghi Alcibiade, Lamaco e Nicia pieni poteri (αὐτοκράτορεϲ) per la gestione della spedizione (PLUT. Nic. 12 e Alc. 18; ulteriori indicazioni sulle principali testimonianze letterarie infra).

Se il Demostrato del papiro laurenziano è da riconnettere alla tormentata vi-cenda della spedizione in Sicilia, abbiamo forse un appiglio per avanzare qual-che ipotesi anche sull’identità del successivo Antimaco. Questo nome è assai più

2 Per un’analisi paleografi ca della mano, cfr. W. A. JOHNSON, Bookrolls and Scribes in Oxyrhynchus, Toronto – Buffalo – London 2004, pp. 18–20 e 61 (elenco completo delle attribuzioni).3 Riproduzione in O. MONTEVECCHI, La papirologia, Milano 1988, tav. 64. Per un elenco dei papiri attribuiti allo scriba A29 cfr. W. A. JOHNSON, Bookrolls and Scribes, p. 63.4 Cfr. G. CAVALLO, Il calamo e il papiro. La scrittura greca dall’età ellenistica ai primi secoli di Bisanzio, Firenze 2005, p. 198.

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diffuso del precedente: oltre al celebre Antimaco di Colofone, poeta ed erudito, sono chiamati così eroi mitologici e personaggi storici di vario genere, per un periodo compreso tra il V secolo a. C. e l’età ellenistica più avanzata. Uno solo tra loro, tuttavia, mostra di avere solidi punti di contatto con la spedizione in Sicilia. Si tratta di un personaggio oscuro (RE Suppl., Antimachos 10a), menzio-nato però in un’iscrizione attica assai nota, il rendiconto delle somme versate dal tesoro di Atene per scopi pubblici, IG I3 3705: qui infatti, alle rr. 53, 55 e 57, viene ricordato un Antimaco Hermeios, subito dopo i ben più noti Alcibiade, Nicia e Lamaco e proprio in corrispondenza dell’elenco delle spese sostenute nel 416/415 a. C. per la guerra in Occidente.

Pur con tutta la prudenza che l’estrema frammentarietà del testo impone, allo stato attuale una proposta che vale la pena tenere in conto è ipotizzare che il Demostrato del PL III/112 sia il demagogo implicato nella propaganda inter-ventista del 416/415 a. C., lo ψήφιϲμα il decreto di conferimento dei pieni pote-ri agli strateghi in Sicilia e l’Antimaco il personaggio al loro fi anco menzionato in IG I3 370. In tal caso, il frammento andrebbe riferito a un’opera che, alme-no in qualche sua sezione, conteneva riferimenti alla guerra del Peloponneso o alle vicende belliche in Sicilia alla fi ne del V secolo a. C.

Ma a quale genere letterario doveva appartenere quest’opera? Vista la men-zione di personaggi di secondo piano, appare più probabile riconnettere il fram-mento, piuttosto che all’oratoria, alla storiografi a. In tal caso, avremmo almeno due possibilità esegetiche, entrambe non prive di diffi coltà.

1. Il testo potrebbe contenere un resoconto della spedizione ateniese in Sicilia e provenire, dunque, da un’opera storiografi ca relativa alla storia di Atene o alla storia dell’Occidente greco. Se così fosse, dovremmo concludere che la narra-zione degli eventi qui contenuta si basasse interamente su fonti non tucididee: Tucidide, infatti, nel suo dettagliato resoconto delle procedure che portarono alla deliberazione dell’intervento, non menziona mai esplicitamente Demostrato e non fa cenno alcuno ad un personaggio di nome Antimaco. Escluso Tucidide, precisare le coordinate storiografi che entro cui inserire il frammento appare, ad ogni modo, quantomeno aleatorio. Da una pluralità di testimonianze sappiamo che il confl itto era ricostruito, con dovizia di particolari spesso divergenti dalla versione tucididea, anche da autori quali Eforo, Filisto e Timeo6, e proprio Filisto

5 Basti il rimando alle rapide presentazioni del testo in M. N. TOD, Greek Historical Inscriptions, Oxford 1946, num. 75, e in R. MEIGGS – D. LEWIS, Greek Historical Inscriptions to the End of the Fifth Century, Oxford 19882, num. 77.6 Sulle narrazioni non tucididee della spedizione in Sicilia basti il rimando a U. LAFFI, “La tradizione storiografi ca siracusana relativa alla spedizione ateniese in Sicilia (415–413 a. C.)”, Kokalos, 20, 1974, pp. 18–45 (ancora valido seppur ormai leggermente datato) e a T. DUFF, Plutarch’s Lives, Oxford 1999, pp. 22–30.

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e Timeo costituiscono le principali fonti non-tucididee usate da Plutarco nella Vita di Nicia – il testimone più dettagliato sul ruolo giocato da Demostrato – e in generale nella ricostruzione delle vicende greche in Occidente7. Il PL III/112 po-trebbe tramandare, così, un frammento di uno di questi autori o quantomeno di una sintesi ispirata alle loro opere. La circolazione, nell’Egitto romano, di trattati storici incentrati sulle vicende occidentali (e specifi camente siciliane) è del resto attestata da diversi papiri: si pensi, per citare solo qualche caso, a P. Oxy. XXIV 2399 (attribuito a Duride o Antandro)8, PSI XII 1283 (riferito ora ad Antioco di Siracusa ora a Filisto)9, P. Ryl. III 504 (attribuito a Filisto)10, P. Oxy. IV 665, per il quale è stata supposta una dipendenza almeno indiretta ora da Filisto, ora da Timeo11, per tacer di altri frammenti ancor più problematici12. La diffi coltà maggiore insita in questa proposta è intrinseca alla natura frammentaria del te-sto: allo stato attuale, appare diffi cile inserire i frammenti di frase ricostruibili nell’ambito di un’esposizione unitaria e continua. A quale momento della spe-dizione ateniese vanno riferite le parole leggibili? Il r. 6, con la presenza di un

7 Cfr. L. PICCIRILLI, “Introduzione”, in: M. G. ANGELI BERTINELLI – C. CARENA – M. MANFREDINI – L. PICCIRILLI (a cura di), Plutarco, Le vite di Nicia e di Crasso, Milano 1993, pp. xxv–xxviii.8 E. G. TURNER, Greek Manuscripts of the Ancient World, London 1987, num. 55; sulla questione dell’attribuzione, si veda la panoramica in L. RAFFONE, “Per una lettura di P.OXY. XXIV 2399. Sulla campagna d’Africa di Agatocle e la situazione politica di Siracusa”, Minima epigraphica et papyrologica, 4, fasc. 6, 2001, pp. 209–228 (incline a considerare il testo come un frammento dell’opera di uno storico siracusano, da identifi carsi a suo avviso con il poco noto Antandro, come suggerito in particolare alle pp. 225–228).9 FGrHist 577 F 2; cfr. anche M. AMERUSO, “In margine a P.S.I. XII 1283 (= Pack2, 1343): un nuovo Antioco?”, Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, 128, 1999, pp. 133–149 (favorevole a un’attribuzione ad Antioco di Siracusa). Riproduzione e ulteriore bibliografi a in G. CAVALLO – E. CRISCI – G. MESSERI – R. PINTAUDI (a cura di), Scrivere libri e documenti nel modo antico, Firenze 1998, num. 53 (U. GALLICI).10 G. CAVALLO – H. MAEHLER, Greek Bookhands of the Early Byzantine Period: A. D. 300 – 800, London 1987, num. 13a.11 L’ipotesi della dipendenza del P. Oxy. IV 665 dai Sikelika di Timeo è espressa già nell’editio princeps (P. Oxy. IV, p. 80); la derivazione da Filisto è suggerita invece per la prima volta in G. DE SANCTIS, “Una nuova pagina di storia siciliana”, Rivista di Filologia e di Istruzione Classica, 33, 1905, pp. 66–73. Scettico sulla possibilità di individuare in maniera convincente il modello del frammento è invece Jakoby, FGrHist III B, 577.1 (con riedizione del testo), seguito anche da F. M. HEICHELHEIM, “The Toronto Epitome of a Sicilian Historian”, Symbolae Osloenses, 31, 1955, pp. 88–95. 12 Si pensi solo al P. Mil. II 17, un testo assai lacunoso proveniente, secondo il suo primo editore, della sezione dell’opera di Timeo dedicata alla giovinezza del tiranno Agatocle ma interpretato anche come frammento di romanzo (un’esposizione delle diverse posizioni in J. R. MORGAN, “On the Fringes of the Canon: Work on the The Fragments of Ancient Greek Fiction 1936–1994”, in: W. HAASE (Hrsg.), Aufstieg und Niedergang der römischen Welt, II, Principat, 34.4, Berlin – New York 1998, pp. 3293–3390: 3378).

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participio aoristo passivo da εἰϲαγγέλλω o ἀγγέλλω, fa pensare a un contesto di azione, così come i righi successivi, ma in tal caso come conciliare tutto questo con la rievocazione dello ψήφιϲμα all’inizio della colonna?

2. Una seconda ipotesi è considerare il papiro laurenziano un frammento di un commentario erudito, uno hypomnema, relativo a un testo storico perduto o, meglio ancora, proprio alla fonte più illustre sulla spedizione in Sicilia, il VI libro di Tucidide13. I riferimenti a Demostrato e ad altri personaggi come Antimaco, in questa prospettiva, potrebbero essere giustifi cati dalla volontà di fornire ulteriori dettagli su particolari e avvenimenti tenuti in ombra dallo sto-rico ateniese. Una simile ipotesi potrebbe consentire di spiegare agevolmente l’apparente disorganicità del testo: è normale che, nell’ambito di un commento, il fi lo delle argomentazioni segua una logica differente da quella di un’esposizione continuativa di eventi. Ma anche questa linea interpretativa presenta comunque diffi coltà di non poco conto. In primo luogo, nessuna delle espressioni leggibili può essere ricondotta all’opera di Tucidide in modo univoco e con certezza: non è possibile individuare, cioè, alcun lemma. Inoltre, nessuna delle parole effetti-vamente leggibili si presta con facilità ad essere intesa come spiegazione di un termine tucidideo. Questo vale anche per l’elemento chiave nella comprensio-ne dell’argomento complessivo del testo, l’espressione ψήφιϲμα Δημοϲτράτου. Tucidide, infatti, non utilizza il sostantivo ψήφιϲμα, ma l’aoristo ἐψηφίϲαντο (THUC. VI,26,1): per ricondurre l’espressione entro il dettato di un commentario, dovremmo immaginare che la lacuna a r. 1 contenesse sia il lemma tucidideo che l’inizio della sua spiegazione, introdotta magari da un termine come τουτέϲτι; e in tal caso come spiegare le parole immediatamente precedenti? Inoltre, vale la pena sottolineare come nessuno dei frammenti superstiti presenti vacat o altre forme di scansione testuale che normalmente vengono impiegati, negli hypom-nemata, per separare le voci da commentare dal testo commentato14.

Allo stato attuale, il testo va considerato, dunque, con la massima prudenza, nonostante il suo interesse potenziale: commentario o opera storica che fosse, al suo interno erano raccolte, con ogni probabilità, informazioni preziose su uno degli eventi salienti della storia greca del V secolo a. C. Nonostante il suo stato oltremodo lacunoso, vale la pena, dunque, proporne almeno una prima trascri-zione, con note di commento essenziali.

13 Un’ipotesi suggerita da Luciano Canfora in una lunga conversazione sui problemi posti da questo testo. 14 Il fatto che il frammento sia vergato in una buona scrittura libraria, invece, non è di per sé un ostacolo all’idea di una compilazione erudita, anche se il più delle volte questo genere di testi risulta scritto da mani informali: cfr. infra, nota 15.

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PL III/112? fr. a: 10x5,6 [fi g. 1a]

fr. b: 7x3,3 [fi g. 1b] II d. C.

fr. acol. 1- - -traccetracce]. .ων]. .μοι5. ]. τη. .]. . . . .].ω[

col. 2

- - - - - - . . .[ . . .[ φειτιϲαποβο. . .[ φει τιϲ ἀπὸ βο. . .[ ψή- φιϲμαδημοϲτρατου . . .[ φιϲμα Δημοϲτράτου . . .[ κο. . . ο . [. . .]. . ε [. .].[ κο. . . ο . [. . .]. . ε [. .].[5. περιαντιμαχον .[ 5. περὶ Αντίμαχον .[ ειϲαγγελθεντ[. .]. .[ ειϲαγγελθεντ[. .]. .[ θη.[.] . . . . . τα. . .[ θηκ [.] . . . . . τα. . .[ τον.[. . .] . . ν . . . .[ τον δ[. . .] . . ν πελ . [ πυλω.[. .]. . ατο .[ πυλω.[. .]. . ατο .[10. tracce 10. tracce - - - - - -

3. Per quanto riguarda le lettere all’inizio del rigo, viene spontaneo pensare alla parte fi nale di un verbo, come ad es. γρά]φει τιϲ: un’espressione che trova confronti almeno in Ermogene (cfr. Περὶ ϲτάϲεων 1.121 Rabe). Dopo βο le tracce visibili fanno pensare ad un’asta verticale, forse appartenente ad uno ypsilon: po-tremmo ipotizzare, quindi, ἀπὸ βουλῆϲ, anche se non si possono escludere altre integrazioni; riferimenti a οἱ … ἀπὸ βουλῆϲ sono ben attestati in Plutarco: cfr. ad es. Aem. 31,2, οἱ δὲ γνωριμώτατοι τῶν ἀπὸ βουλῆϲ, o Pomp. 61,3, κελεύϲαϲ ἅπανταϲ ἕπεϲθαι αὐτῷ τοὺϲ ἀπὸ βουλῆϲ, anche se in tutte le occorrenze ricorda-te si fa riferimento al senato romano e non a un organo di una polis.

4. Δημοϲτράτου. Sulla possibilità che il personaggio sia da identifi care con il de-magogo ateniese, cfr. supra. Oltre che da Plutarco, Demostrato viene ricordato anche

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in ARISTOPH., Lys. 391 e 393, nonché negli scoli medievali a questi versi. Per un pro-spetto esaustivo delle fonti a lui relative, cfr. J. S. TRAILL, Persons of Ancient Athens, V, Toronto 1996, p. 255, num. 319245; cfr. inoltre M. J. OSBORNE – S. G. BYRNE (eds.), A Lexicon of Greek Personal Names, II: Attica, Oxford 1994, s. v., num. 4.

5. Se si accetta l’identifi cazione del Demostrato a r. 3 con il demagogo atenie-se, è plausibile che l’ Αντίμαχον a r. 5 coincida con l’Antimaco Hermeios nomi-nato in IG I3 370. Su questo personaggio, cfr. J. K. DAVIES, Athenian Propertied Families 600–300 B.C., Oxford 1971, num. 1123, p. 37; M. J. OSBORNE – S. G. BYRNE, Lexicon of Greek Personal Name, s. v. Ἀντίμαχοϲ, num. 40 (Hermos); J. S. TRAILL, Persons of Ancient Athens, II, Toronto 1994, p. 240, num. 134290 (ΑΝΤΙΜΑΧΟΣ ΕΡΜΕΙΟΣ). Le lacune del testo di IG I3 370 non consen-tono di comprendere la sua funzione e il ruolo ricoperto nell’ambito della spedi-zione in Sicilia. Secondo B. D. MERITT, “The Departure of Alcibiades for Sicily”, American Journal of Archaeology, 34, 1930, pp. 125–152: 128–130, Antimaco era menzionato nell’iscrizione in qualità di paredro dei tre strateghi principali, e in quanto tale doveva essere affi ancato da due colleghi, secondo uno schema riscontrabile in altre spedizioni militari ateniesi dello stesso periodo (a Melo, ad esempio, i due strateghi erano affi ancati da due paredri); la ricostruzione propo-sta per le rr. 53, 55 e 57 (riproposta dallo stesso studioso in Athenian Financial Documents, Ann Arbor 1932, pp. 160–165) si basa interamente su questo pre-supposto. Un’integrazione diversa è avanzata da W. S. FERGUSON, The Treasures of Athena, Cambridge (Mass.) 1932, p. 23, n. 1, secondo il quale Antimaco sa-rebbe stato in realtà il tesoriere della spedizione. Le due ricostruzioni sono en-trambe perfettamente adatte a colmare lo spazio mancante nella stele e dunque è diffi cile propendere per l’una o per l’altra. Il testo del papiro, d’altro canto, è troppo lacunoso per fornire indicazioni dirimenti.

L’uso di περί + accusativo di persona è attestato con una pluralità di accezio-ni: ad es., un’espressione come οἱ περὶ Ἀντίμαχον può indicare Antimaco e i suoi colleghi (cfr. THUC. V,46,3: τοὺϲ περὶ τὸν Νικίαν πρέϲβειϲ, ovvero Nicia e gli altri ambasciatori suoi colleghi; XEN. Hell. V,4,2: τοῖϲ περὶ Ἀρχίαν πολεμάχοιϲ, Archia e gli altri polemarchi), ma la perifrasi può assumere anche altri signifi ca-ti (ad es., PLAT. Phaedr. 279a, τοὺϲ περὶ Λυϲίαν…λόγουϲ).

6. ειϲαγγελθεντ. Al di sopra di ϲ si distingue un tratto orizzontale, forse da intendere come una paragraphos, per quanto leggermente rientrata all’interno della colonna.

È diffi cile ricostruire la suddivisione originaria delle lettere. È possibile inten-dere qui una forma di participio aoristo passivo da εἰϲαγγέλλω, ben attestata anche al genitivo assoluto (cfr. ad es. THUC. I,116,3; [DEMOSTH.] In Polyclen, (50) 4 etc.); ma non possiamo escludere nemmeno che ειϲ sia la terminazione di un sostantivo del

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rigo precedente. Ad ogni modo, ἀγγέλλω all’aoristo passivo è meno attestato dei suoi composti (cfr. tuttavia, per fare un esempio soltanto, HEROD. VIII,6,7).

7. Dopo θη sembra possib ile κ, ma non certo.

8. Dopo τον le tracce sono compatibili con δ o α, che pare però meno pro-babile. Nel prosieguo della riga, oltre la lacuna, ν πελ sembra la sequenza che più si adatta alle tracce visibili; alternativamente, non è da escludere ντων. Se si accetta πελ , si potrebbe pensare a πελταϲταί (L. Canfora).

9. πυλω può far pensare alle porte di una città o di un accampamento, o ad uno stretto; alternativamente, potremmo avere qui un toponimo (Luciano Canfora, ad esempio, non esclude ci potesse qui essere un riferimento alla nota Πύλοϲ nel Peloponneso: un’ipotesi che, se si considera il frammento un commentario a Tucidide, non può essere esclusa). Nel prosieguo del rigo, το potrebbe far pen-sare a τοξόται (Canfora).

fr. b --- tracce ]. .φη ε.[ ]με[.] . [.] .αριϲ.[ ]μων[. . . . .]. .υξεπα

5. ].αρα.τ. ].ω[ ].ωϲτα ]. .ιϲιτο ---

10. Le tracce superstiti all’inizio del rigo fanno pensare a ρα. Forse una for-ma verbale da ἐγράφη? Oppure, γραφὴ εἰ [ϲ, con riferimento a un’accusa di qual-che genere (ad es., l’accusa contro Alcibiade per la mutilazione delle Erme?).

Non siamo sicuri dell’esatta collocazione dei resti di righi riconducibili pre-sumibilmente alla seconda colonna del frammento; su uno, attualmente visibile in corrispondenza di r. 1, si distinguono chiaramente le lettere υδ.

Il PL III/112 non esaurisce qui i suoi motivi di interesse. Sul verso transfi brale del fr. a, infatti, è possibile distinguere tracce di almeno sette righe di scrittura, scarsamente leggibili ma da riferire senza dubbio a un altro testo letterario [fi g. 3].

La mano che le ha vergate, ben diversa da quella del lato perfi brale, adopera una grafi a informale, dal ductus sciolto anche se non corsivo, caratterizzata da

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lieve inclinazione dell’asse verso destra, tracciati piuttosto spigolosi ed irregolari, lettere di modulo ora rettangolare e vagamente ogivale (epsilon, in particolare, e sigma), ora iscrivibili piuttosto in un quadrato (alpha, lambda, persino omicron, che a volte è più piccola delle altre lettere). Una mano di questo tipo può essere col-locata a metà tra manifestazioni grafi che riconducibili in senso lato al polo dello ‘stile severo’, come – per citare solo una delle innumerevoli attestazioni – P. Mil. Vogl. III 126 (commento a poeta ignoto; P. Mil. Vogl. III, tav. 1) e scritture più propriamente corsive, come ad es. quella di P. Mil. Vogl. IV 256 (lettera; P. Mil. Vogl. IV, tav. IX), due papiri riferibili entrambi al II–III d. C.; anche il verso del PL III/112 può dunque essere collocato all’incirca in questo arco cronologico.

Le tracce leggibili sembrano appartenere ad un’unica colonna di scrittura, molto larga. Visto il cattivo stato di conservazione del testo, non riteniamo op-portuno fornirne una trascrizione completa, limitandoci invece a segnalare sol-tanto, tra le poche lettere ben distinguibili, la sequenza al r. 5:

]υσακ.. [. . . . .] Ελλανικοϲ γαρ . .[Con la dovuta cautela, è possibile avanzare l’ipotesi che il personaggio men-

zionato sia lo storico ed attidografo Ellanico di Lesbo15: la perifrasi ῾Ελλάνικοϲ γάρ rimanda, d’altronde, a un modo di esprimersi tipico di una consolidata tra-dizione erudita, destinata a confl uire poi negli scoli bizantini (si pensi ad es. ad espressioni frequenti come Αρίϲταρχοϲ γάρ, Ζηνόδοτοϲ γάρ, e così via). In tal caso, le lettere in inizio di rigo potrebbero essere suggestivamente integrate in Εὐρ]υσάκηϲ. Eursiace era uno dei fi gli di Aiace Telamonio, spesso invocato nelle vicende di Atene: la famiglia di Alcibiade pretendeva di discendere da lui, come sappiamo da PLATONE (Alc. I 121a) e da PLUTARCO (Alc. 1), e sempre Plutarco ci informa che Solone, per rivendicare la proprietà ateniese di Salamina, contestata dai Megaresi, avrebbe fatto ricorso anche a una storia, secondo cui l’isola sareb-be stata ceduta alla città dai fi gli di Aiace, Fileo ed Eurisace, in cambio della cittadinanza (Sol. 10,2–3).

Tutto questo fa pensare che sul verso del papiro trovasse posto una qualche compilazione erudita, in cui potevano ben essere affi ancati personaggi mitici insig-niti di rilievo storico come Eurisace ed eruditi del calibro del poliedrico Ellanico16. A un’opera di questo tipo, d’altronde, fa pensare lo stesso layout del testo: non

15 Per una presentazione complessiva, basti il rimando a D. AMBAGLIO, L’opera storiografi ca di Ellanico di Lesbo, Pisa 1980. I frammenti di Ellanico sono naturalmente in JACOBY, FrGrHist A 4, B 323a, B 601a, C 608a, C 645a, C 687a. 16 Non ci sono motivi per credere che la compilazione erudita in questione avesse un qualche rapporto contenutistico con il testo sul recto. Vale la pena ricordare, tuttavia, che l’Atthis di Ellanico conteneva una narrazione della guerra del Peloponneso fi no almeno all’anno dell’arcontato di Antigene (407/406 a. C.: cfr. D. AMBAGLIO, L’opera storiografi ca, p. 15); e l’Atthis è un’opera che circolava in Egitto in età romana anche presso mileux periferici, com’è testimoniato dal P. Oxy. VIII 1084 = JACOBY, FGrHist A 4, F 19.

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è raro che hypomnemata, commentari e altri strumenti analoghi presentino col-onne assai larghe o comunque di dimensioni eccentriche17.

Il nostro compito di papirologi a questo punto si esaurisce. Affi diamo ad una miscellanea di studi in onore di uno storico della Grecia classica – che molto della propria attività di ricerca ha riservato peraltro all’illustrazione di Sparta – i poveri resti di un ritrovamento casuale.

Summary

A DEMOSTRATOS AND AN ANTIMACHOS IN A PAPYRUS OF THE BIBLIOTECA MEDICEA LAURENZIANA (PL III /112):

NEW HISTORIOGRAPHICAL FRAGMENT OR ERUDITE HYPOMNEMA?

This paper comprises an edition of a short papyrus fragment in the Biblioteca Medicea Laurenziana (Florence), containing literary texts on both faces. The text on the front contains references to a certain Demostratos, very probably the 5th cen-tury BC Athenian demagogue who promoted intervention in Sicily, and to a certain Antimachos, who may be the Athenian politician of that name for whom we have epigraphic testimony: we may therefore hypothesize that this text comes either from a lost historiographical work or from an erudite commentary on the work of a his-torian. The text on the back, written by another hand, is even more fragmentary, but, due to the mention of a certain Hellanikos, it was probably a work of erudition, maybe related to early Athenian history, as the traces of other words seem to suggest.

Keywords: Greek papyri; Greek history; classical Athens; Greek literature; Florence papyri

LUCIO DEL CORSO, Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale, Dipartimento di Scienze Umane, Sociali e della Salute – Laboratorio di ricerche storiche e archeologiche dell’antichità, via Mazzaroppi snc, 03043 Cassino (FR), [email protected].

ROSARIO PINTAUDI, Università degli Studi di Messina – Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Piazza San Lorenzo 9, 50123 Firenze (FI), [email protected].

17 Basti il rimando a E. G. TURNER, Greek Manuscripts, p. 98 (num. 40).

UN DEMOSTRATO E UN ANTIMACO IN UN PAPIRO LAURENZIANO (PL III/112)

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Fig. 1. Fr. A recto

Fig. 2. Fr. B recto

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Fig. 3. Fr. A verso