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Progetto Wayne McGregor | Random Dance La grammatica del corpo: un incontro tra danza tecnologia e architettura. Un progetto per la Collezione Maramotti e I Teatri di Reggio Emilia 'DQ]D

Wayne McGregor e il pensiero in azione [su W. McGregor, Atomos e Scavenger] Fondazione I Teatri di Reggio Emilia (Festival Aperto, Teatro Municipale Valli e Collezione Maramotti, 15

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Progetto Wayne McGregor | Random DanceLa grammatica del corpo: un incontro tra danza tecnologia e architettura.

Un progetto per la Collezione Maramotti e I Teatri di Reggio Emilia

Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, 2013Area comunicazione

L’editore si dichiara pienamente disponibile a regolare le eventuali spettanze relative a diritti di riproduzione per le immagini e i testi di cui non sia stato possibile reperire la fonte.

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Teatro Municipale ValliVenerdì 15 novembre 2013 ore 20.30

Wayne McGregor | Random DanceAtomosprima nazionale

Wayne McGregor Wayne McGregor in collaborazione con i danzatori

A Winged Victory For The SullenLucy Carter

Ravi Deepres Studio XO

Catarina Carvalho, Travis Clausen-Knight, Alvaro Dule, Michael-John Harper, Louis McMiller, Daniela Neugebauer, Anna Nowak, James Pett, Fukiko Takase, Jessica Wright

Odette Hughes Catarina Carvalho

Christopher Charles Colin Everitt

Ashley Bolitho Catherine Smith

Sadler’s Wells, London - Montclair State University, New Jersey, USA - Movimentos Festwochen der Autostadt in Wolfsburg, Germania - Festival Montpellier Dance 2014. Atomos è co-commissionato da Fondazione I Teatri, Reggio Emilia - Trinity Laban Conservatoire of Music and Dance, Londra. Atomos riceve il sostegno dell’Idlewild Trust.

Collezione MaramottiSabato 16 e domenica 17 novembre 2013 ore 16.00 e ore 19.00

Wayne McGregor | Random DanceScavengerprima assoluta

ideazione, direzione e coreografia Wayne McGregorCatarina Carvalho, Travis Clausen-Knight, Alvaro Dule,

Michael-John Harper, Louis McMiller, Daniela Neugebauer, Anna Nowak, James Pett, Fukiko Takase, Jessica Wright

Odette Hughes

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Wayne McGregor e il pensiero in azionedi Stefano Tomassini

Una delle idee più produttive che hanno attraversato il secolo ap-pena trascorso è stata quella che il pensiero si anticipi nel linguag-gio. Oggi, grazie soprattutto alle scienze cognitive, la questione si è ulteriormente aperta alle indagini sulla percezione: il pensiero si anticipa nell’azione.L’interesse per l’arte del movimento come una vera e propria scienza dell’azione insegue il proposito di rivelare la gènesi di ogni intenzione, là dove sembra coincidere con il calcolo dell’energia fisica necessaria alla sua realizzazione. Da questo interesse muo-ve l’analisi di ogni più piccola azione, e la volontà di scrutinare nel nucleo più profondo il principio di ogni impercettibile gesto. Il nostro cervello non è un calcolatore prudente che si adatta al mondo, ma un mirabile simulatore capace di inventare ipotesi e trovare soluzioni per costruire azioni. Per un coreografo, ricono-scere la proprietà fisica di questo saper pensare l’azione, aiuta a comprendere come il cervello sia in grado di anticipare la direzione dello sguardo, la linea di una sequenza di movimento, la motilità dell’orientamento. E, riconoscimento forse più importante, come poterla comunicare e condividere con l’altro.Wayne McGregor è un coreografo fortemente animato da consimi-li volontà di comprensione dei princípi che presiedono ogni inten-zione di movimento. La sua però non è una ricerca di nicchia, per soli intenditori, bensì acclamata e stimata anche dal grande pub-blico. Il pluripremiato coreografo inglese è dal 1992 a capo della Wayne McGregor | Random Dance, compagnia residente dal 2001 al Sadler’s Wells di Londra. McGregor è anche un prolifico creatore per importanti compagnie internazionali quali The Royal Ballet, di cui è diventato coreografo residente, Paris Opéra Ballet, Joffrey Ballet e San Francisco Ballet fra numerose altre. La sua ricerca è tuttavia concentrata sulla dimensione fisica del movimento, in una intensa esplorazione corporea del suono e della percezione visiva. Una ricerca pensata, sempre, attraverso strette collaborazioni di innovazione tra tecnologia e scienza.La sua nuova coreografia, , mette nuovamente alla prova questa attitudine esplorativa, ed è ispirata dalla struttura dell’ato-

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mo, non meno che a un non meglio identificato film di science-finction degli anni 80. Il metodo è quello di isolare (atomizzare, appunto) singoli elementi, o singole scene, e trattarle come dati biometrici per il riconoscimento delle singolarità, di ciò che non può più essere diviso. È come se una lunga indagine sulla relazione tra il movimento e il sentire che lo presiede sia giunta, con questo lavoro, al suo elemento corporeo per eccellenza più piccolo e in-divisibile. Da questo laboratorio è nato un lavoro astratto, ricono-scibile nelle sue diverse sezioni, costruite però sulla successione di diversi stati di tensione piuttosto che sull’invenzione di vere e proprie linee drammaturgiche.In scena i corpi di dieci ballerini si stagliano contro un fondale idea-to da un collettivo di artisti tra cui collaboratori di lunga data, come Lucia Carter ( ) e Ravi Deepres ( ). La musica ambient è di A Winged Victory For The Sullen (Dustin O’Halloran e Adam Wiltzie), mentre i costumi sono disegnati dallo Studio XO il cui lavoro investe il rapporto tra tecnologie di innovazione e “pelli digitali”. Non si tratta soltanto di inventare sequenze di movimento per corpi da osservare in 3D, linee ripetute con differenti energie a seconda dell’interprete. Ma di esplorare nel pensiero del corpo le modalità con cui si generano le decisioni di movimento. E come esse vengono utilizzate e sviluppate in una dimensione tecnologi-ca, secondo quella che McGregor chiama: «manipolazione archi-tettonica dei corpi». Naturalmente non viene mostrato soltanto il processo di composizione ma anche quello di liberazione dell’azio-ne grazie all’autonoma capacità di pensiero dei corpi danzanti.La performance site specific negli spazi della Collezio-ne Maramotti di Reggio Emilia (16-17 novembre) è una felice esten-sione di questa ultima ricerca ‘atomica’ di McGregor. Il titolo allude all’animale che si alimenta di carogne, di materia vegetale morta, o di rifiuti, in una sorta di operazione di riciclo che richiama in modo paradossale la necessità che l’arte contemporanea in decomposi-zione allunghi il suo ciclo vitale attraverso lo sguardo saprofagico di chi la osserva. Dopo una introduttiva visita guidata alla Collezio-ne, McGregor ha invitato i suoi danzatori a scegliere una singola opera, provando a incorporarla in un processo efficiente di tra-sformazione delle energie. Uno degli obiettivi è soprattutto di po-ter poi condividere fisicamente l’esperienza di questa loro scelta. Negli open space dell’edificio che ospita la Collezione, agli sguar-

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di cannibali del coreografo e dei danzatori si unisce l’esperienza del software , un vero e proprio «undicesimo performer virtuale», capace di produrre una inedita scultura “digitale” che si affiancherà alle sculture materiali già presenti in Collezione. Si tratta di un software in grado di catturare e trasformare gli impulsi di movimento dei danzatori in una creazione autonoma, e visibile su schermo. L’essere umano in fondo è composto di protesi: sono gli oggetti della cultura materiale che giocano un ruolo cruciale nel processo di liberazione dell’umanità proprio nella qualità del loro utilizzo nel tempo e nello spazio. In questa sorta di prolungamento dell’arte nel corpo virtuale di una scultura digitale, l’opera virtuale generata da una esperienza corporea sembra guadagnare una in-dipendenza e una distanza che simula una temporalità senza fine né origine, libera di tutte le sue determinabili direzioni, presente, passato o futuro, inscritte nel tempo del mondo.

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Wayne McGregor | Random Dance

Fondata nel 1992, la compagnia Wayne McGregor | Random Dance è diventata lo strumento attraverso il quale McGregor ha sviluppato il suo stile coreografico rapido ed articolato. Mettendo la collaborazione al centro del suo lavoro, McGregor ha innovato le sue creazioni colla-borando con artisti di fama internazionale quali i compositori Scanner, Jon Hopkins e Ben Frost; gli artisti visivi Mark Wallinger e rAndom International; i registi cinematografici Jane e Louise Wilson e Ravi De-epres.

La collaborazione con le comunità scientifiche e tecnologiche hanno alimentato una coreografia che trae il massimo dai processi di una radicale ricerca cognitiva. Questo eccezionale, tenace, singolare in-terrogarsi tra artisti e mezzi artistici, l’interfaccia tra scienza ed arte attraverso il corpo e la mente, ha consentito alla compagnia Wayne McGregor | Random Dance di restare all’avanguardia delle arti contem-poranee negli ultimi 20 anni.

Wayne McGregor è coreografo residente del Royal Ballet.

Nel gennaio 2011 è stato insignito del titolo di CBE (Commander of the Order of the British Empire), per la sua dedizione alla danza.

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UNINDUSTRIA REGGIO EMILIA

www.iteatri.re.it