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promozione “Italia Campione! Ci credi o non ci credi” invita il cliente a fare una scelta: se crede nella vittoria, in caso posi- tivo porterà a casa tre volte il valore del nuovo tv acquistato; se non ci crede può avere un premio più basso (del 30%), ma lo ritira subito sotto forma di bonus card» (il “partito pro azzurri” sarebbe in testa col 54%). [7] Marco Bulfon (Altroconsumo): «L’u- so dei mondiali come leva pubblicitaria quest’anno è potenziato. L’iniziativa di Me- dia World ha fatto scuola: legare le promo- zioni alle scommesse sulle partite significa distinguerle da quelle classiche». [8] Quanto alle scommesse vere e proprie, se- condo i bookmaker le favorite per il titolo so- no Spagna e Brasile: venerdì Snai le dava rispettivamente a 5 e 5,50. Paolo Giannace: «Quota di lusso per un’altra pretendente, l’Inghilterra, in terza piazza a 7. Non pote- va mancare l’Argentina, subito dietro a 7,50, mentre l’Italia viaggia a quota da outsider ed è bancata a 16 con la Germania e dietro all’Olanda di Robben e Sneijder (13). Az- zurri non favoriti, quindi, ma per quanto ri- guarda la prima fase dovrebbero andare sul velluto: nell’esordio del 14 giugno con il Paraguay, la vittoria italiana è a 1,80 e la quota scende a 1,15 per la gara con la Nuo- va Zelanda. A 1,50, infine, il successo contro la Slovacchia». [9] Per dirla alla Mourinho (l’allenatore del- l’Inter campione d’Italia e d’Europa appena passato al Real Madrid), l’Italia campione in carica arriva in Sudafrica con una squa- dra “zero tituli”. Emanuele Gamba: «Non c’è un azzurro che abbia partecipato alme- no ai quarti di finale di Champions League o alla finale di Europa League e siamo una delle 9 nazionali in questa situazione. Le altre sono Corea del Nord, Algeria, Grecia, Slovenia, Slovacchia, Honduras, Nuova Ze- landa e Paraguay: i peones del Mondiale. E non c’è, come noto, neanche un nostro cal- ciatore che abbia vinto il campionato. I no- stri eroi sono stati tagliati fuori dal calcio che conta. Paghiamo il declino dei due club storicamente più azzurri (Juventus e Milan) e il disinteresse delle grandi d’Europa per i nostri migliori». [10] «Lippi era arrivato alla vigilia del Mon- diale di Germania con una squadra sostan- zialmente ben definita nel suo identikit, stavolta si ha la sensazione che si stia na- vigando a vista» (Alberto Costa). [11] La speranza del ct azzurro, che finito il torneo lascerà il posto all’ex allenatore della Fio- rentina Cesare Prandelli, è che il bomber dell’Udinese Totò Di Natale (33 anni a ot- tobre), capocanonniere dell’ultimo cam- pionato, si trasformi nel «classico fantasi- sta all’italiana che nel tempo sono stati Ri- vera, Mazzola, Baggio, Del Piero e Totti». Mario Sconcerti: «Non ha ancora il piglio del protagonista. Il punto è questo, nessu- no dei nostri attaccanti ce l’ha. Per questo avrei portato Totti. Ma se Di Natale lo tro- va siamo una buona squadra. Essendo pe- raltro arrivato il momento di schierarsi, il mio pronostico è un’Italia da quarto-otta- vo posto». [12] «Ke nako» («è giunta l’ora»): è questo lo slogan della 19ª coppa del mondo di calcio or- ganizzata dal Sudafrica che partirà venerdì alle 16 per concludersi con la finale dell’11 luglio (data significativa per il calcio italia- no, vedi il titolo conquistato in Spagna nel 1982). Gianfrancesco Turano: «È la prima che si gioca in Africa, dove ci sono nove dei dieci Paesi più poveri della Terra. I primi 15 giocatori selezionati per il Mondiale hanno ricavi annuali complessivi per 322,2 milioni di euro, circa un terzo del prodotto interno lordo della Guinea Bissau. Eppure, nessuna invidia. Da Città del Capo a Johan- nesburg l’attesa per lo sbarco delle super- star del football è spasmodica». [1] “Sudafrica 2010” è l’ennesimo colpo vin- cente dello svizzero Sepp Blatter, il presi- dente della Fifa, la Federazione interna- zionale con base a Zurigo. Turano: «Blatter e il suo segretario generale, il francese Jérôme Valcke, hanno le idee chiare. Vo- gliono aprire un nuovo mercato di consu- mo, nel Paese più ricco del Continente. Per farlo, utilizzano le stelle a titolo gratuito perché non è la Fifa a pagarle, ma i club e le aziende che le utilizzano come sponsor. Leo Messi, Cristiano Ronaldo, Kakà sono gli arieti che moltiplicheranno per due l’in- vestimento della Fifa negli impianti suda- fricani: 1,2 miliardi di euro spesi per un guadagno previsto di 2,5 miliardi». [1] Se le Olimpiadi hanno portato la Grecia sull’orlo della rovina, i Mondiali di calcio potrebbero fruttare al Sudafrica una cre- scita economica stimata fra mezzo punto e un punto di Pil in più (4-8 miliardi di euro circa). [1] Domenico Calcagno: «Jacob Zu- ma, il presidente, nel discorso di fine anno ha parlato soprattutto di calcio ai 47 milio- ni di suoi connazionali: “Il Mondiale è la cosa più importante che ci è capitata da quando nel ’94 andammo a votare per can- cellare l’apartheid. Facciamo conoscere al mondo il nostro Paese, non sprechiamo l’occasione». [2] Alberto Mattone: «È giunto il momento di far vedere, come ha spiegato Nelson Mandela, che “una cosa sembra im- possibile finché non è stata realizzata”». [3] L’impegno del governo sudafricano è stato poderoso (2,5 miliardi di euro investiti), ma non sono poche le incognite che gravano sul torneo. Mattone: «Dopo l’accelerazione degli ultimi mesi, i dieci stadi sono pronti, le principali autostrade ultimate. Ma l’in- certezza sulla sicurezza e sui trasporti non lascia tranquilli: la minaccia di Al Qaeda di far esplodere una bomba durante la parti- ta del 12 giugno tra Stati Uniti e Inghilter- ra, e di colpire i ritiri di alcune squadre, tra cui l’Italia, viene presa con la massima at- tenzione». [3] Ci fosse la coppa del mondo del crimine, il Sudafrica sarebbe tra i principali candidati alla vittoria finale. Pisapia: «È vero che c’è un alto tasso di rapine sanguinose, è un gra- ve problema e per ragioni socioeconomiche in alcune zone della città ci sono atteggia- menti che portano questi eventi estremi al- le stelle. Ma è un fenomeno relegato in de- terminate aree, come in tutti i Paesi in via di sviluppo. Considerate, comunque, che non sono quartieri turistici: nessuno stra- niero ha ragioni per trovarsi in uno di que- sti posti. Gli ospiti non saranno in pericolo. La città ha impiegato risorse incredibili, un esercito di 20 mila agenti e guardie private. In più ci saranno anche poliziotti italiani a “dirigere” il traffico dei tifosi e a dare con- sigli. Sarà una festa, ve lo garantisco». [4] Se le attese saranno confermate, Nike, Adidas, gruppi di telecomunicazioni, dell’a- limentare e tutte le multinazionali che han- no scommesso sui divi del pallone, avranno il loro ritorno. [1] La tedesca Adidas, leader mondiale dell’abbigliamento calcistico (fat- turato previsto nel 2010: 1,3 miliardi di eu- ro), sponsor ufficiale del torneo, equipaggia 12 squadre e fornisce il criticatissimo (per le imprevedibili traiettorie) pallone uffi- ciale “Jabulani”. [5] Gigi Buffon, portiere degli azzurri campioni in carica: «Gli stupi- di siamo noi calciatori che accettiamo tut- to. Quando ci propongono di giocare con un pallone del genere, dovremmo rifiutarci di scendere in campo. Ad agosto ci sentimmo io, Julio Cesar e Casillas (i portieri di Bra- sile e Spagna, ndr) perché avevamo per- plessità anche sul pallone della Champions e qualche aggiustamento lo fecero, ma io avvertii Julio: “Ho fatto 3 Mondiali, vedrai che il prossimo sarà ancora peggio”, e così è stato». [6] Per 13mila italiani il trionfo degli Azzurri nel 2006 significò anche poter ritirare buo- ni acquisto Media World per un valore complessivo di 18 milioni di euro. Il Sole 24 Ore: «La grande catena di elettronica di consumo quest’anno ha deciso di ripetere l’iniziativa e azzardare ancora di più. La IL FOGLIO quotidiano Soldi, pallone e povertà: ecco il Mondiale Angelo Maggi, 76 anni. Milanese, piccolo e esile, dipendente comunale in pensione, nel 2008 aveva perso la moglie, morta di tu- more, e solo di recente, essendosi un po’ ri- preso dal lutto, era tornato a ballare e a fre- quentare un centro per anziani. Da quando era rimasto vedovo accudiva da solo il figlio Massimo, 41 anni, grande e grosso, ex ausi- liario della sosta, poi impiegato in una scuola pubblica, in cura da una vita per schizofrenia, sempre più strano da quando era rimasto senza madre, tanto che i vicini lo vedevano spesso alla finestra che grida- va accorato: «Mamma, ti voglio bene». L’al- tro giorno padre e figlio, nel soggiorno del loro appartamento al primo piano di un pa- lazzone di periferia, ebbero una lite vio- lenta. A un certo punto Massimo prese un grosso soprammobile, lo spaccò sul cranio del vecchio, quindi gli strinse le mani al collo finché non smise di respirare, e infi- ne scavalcò la ringhiera del balcone e si buttò di sotto, rompendosi una gamba. Verso l’una e mezza di giovedì 3 giugno in via Moncucco 44, zona Famagosta, a Milano. Luigi Padovese, 63 anni. Milanese, vicario apostolico dell’Anatolia, colto biblista e teologo, professore alla Pontificia Univer- sità dell’Antonianum di Roma, «gioviale e gentile», «vescovo straordinario, molto umano e molto intelligente, aperto al dia- logo con tutti», da sei anni era in Turchia e da quattro aveva per autista un Murat Al- tun di anni 26, in cura per disturbi psichia- trici, di recente convertito al Cattolicesimo. L’altro giorno i due pranzarono assieme per parlare di un viaggio a Cipro, Padovese do- veva andarci in occasione della visita del Papa e voleva portare con sè l’Altun per sollevarlo dal suo umore sempre più cupo. A un certo punto i due uscirono in giardino e là il turco, afferrato un coltello da cucina, infilò la lama più e più volte nel corpo del vescovo. Arrestato, ai poliziotti spiegò: «Ho avuto una rivelazione divina e l’ho ucciso». Primo pomeriggio di giovedì 3 giugno a Iskenderun in Turchia. Giorgio Zorzi, 66 anni. Nato a Sant’Am- brogio di Valpolicella (Verona), sposato con Angela, malata di sclerosi multipla e co- stretta a camminare con un girello, di con- tinuo litigava con l’unico figlio Piergiorgio, 21 anni, silenzioso, introverso, strano di te- sta. L’altra sera, mentre sua madre era a Peschiera del Garda per badare alla nonna malata, Piergiorgio guardava in tv la finale di Champions League Inter-Bayern. A un certo punto il padre gli urlò di abbassare il volume e allora lui si alzò dal divano, lo riempì di calci e pugni, prese il «coltello per il salame» e gli infilò la lama nella go- la, nel fianco e nella schiena. Quindi gli premette un piede sul collo e lo guardò mo- rire dissanguato, mollando la presa solo quando fu certo che non respirava più per- ché aveva smesso «di insultarmi e bestem- miare». Subito dopo uscì per comprarsi le sigarette e poi andò nella sua cameretta do- ve dormì beato fino alla tarda mattinata del giorno dopo. Appena sveglio, prese una se- ga e con quella tagliò il padre in cinque pezzi, che gettò in garage nel bidone della raccolta differenziata. Nei giorni successi- vi se ne andò in giro per il paese come se nulla fosse, tanto che lo videro pure gioca- re a basket, e quando la madre telefonava a casa e diceva «passami papà» aveva sem- pre una scusa pronta. Il cadavere, trovato una settimana dopo perché un condomino chiamò il 113 dicendo di sentire un odore «come di gatto morto»: un agente, entrando in garage, tirò su il coperchio del bidone della spazzatura e vide prima un piede e poi il tronco, indosso ancora la maglietta. Pomeriggio di sabato 22 maggio in un ap- partamento in via Sant’Euprepio nel quar- tiere San Massimo, zona di palazzi-alveare nella prima periferia di Verona. Matilde Ruggiero, 77 anni. Origini cala- bresi, casalinga, viveva a Ivrea con il mari- to sardo Antonio Poddesu, 79 anni, centra- linista in pensione, completamente cieco. L’altra mattina di buon’ora l’uomo aprì co- me d’abitudine la porta di casa quando tre individui appostati là fuori lo trascinarono dentro, lo picchiarono, e gli legarono mani e piedi. Lo stesso fecero a sua moglie, ma siccome lei li insultava per zittirla le ince- rottarono labbra e naso. Quindi minaccia- rono l’uomo: «Dove sono i soldi? Dimmi do- ve nascondi i soldi maledetto vecchio o vi ammazziamo». Lui svelò che i 20 mila euro stavano nascosti in una pentola in cucina, quelli allora arraffarono i contanti, prese- ro pure il bracciale e l’orologio d’oro della moglie, e scapparono via. Appena furono usciti Poseddu prese a chiamare la consor- te, che però non rispose perché, non poten- do respirare a causa del nastro adesivo, era morta soffocata. Verso le 7 di mattina di martedì 1 giugno in una villetta a schiera a Ivrea. ANNO XV NUMERO 133 DIRETTORE GIULIANO FERRARA LUNEDÌ 7 GIUGNO 2010 - 1,30 Redazione e Amministrazione: via Carroccio 12 – 20123 Milano. Tel 02/771295.1 Sped. in Abb. Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO Delitti Due padri ammazzati dai figli: uno strangolato, l’altro accoltellato, segato in pezzi e buttato nella spazzatura LETTERE Liz Taylor ha deciso di rendere pubbliche tutte le lettere ricevute da Ri- chard Burton in venti anni di storia d’amore. Sono raccolte nel libro Furious love. Elizabeth Taylor, Richard Burton and the marriage of the Century, di Sam Kashner e Nancy Schoen- berger (edizioni Harper Collins). La prima missiva risale a subito dopo il loro primo in- contro, nel 1962 a Roma sul set del film Cleo- patra, quando entrambi erano già sposati con altri. Non c’è invece l’ultima lettera, datata 1984, scritta da Burton pochi giorni prima di morire in Svizzera. La Taylor ne ha svelato il contenuto e ha confessato di tenerla in un cassetto del suo comodino: l’ex marito le chiedeva di tornare insieme, ma la ricevette soltanto al ritorno dal funerale di lui. «Se mi lasci, mi uccido. Non vivo senza te», le scri- veva Burton all’inizio della loro storia. E poi: «Sei la migliore attrice del mondo. Questo, combinato alla tua bellezza, ti rende assolu- tamente unica». I due attori si sposarono nel 1964 e diventarono la coppia più chiacchie- rata della storia del cinema. Il matrimonio naufragò nel 1974 e l’anno successivo si spo- sarono di nuovo, anche se nessuno dei due era sobrio al momento del secondo sì: la nuo- va unione durò solo pochi mesi. In una lette- ra Burton spiega così la loro relazione tor- mentata: «Certamente sai quanto ti amo, cer- tamente sai quanto male ti faccio. Ma il fatto fondamentale, più cattivo, ingiusto, crimino- so e innegabile, è che noi non ci compren- diamo mai… viaggiamo su diverse lunghezze d’onda. Tu sei più distante di Venere –il pia- neta intendo –e io sono totalmente sordo al- la musica delle sfere celesti. Ma una cosa è innegabile. Ti amo e ti amerò per sempre. Torna da me prima che puoi» (Giuseppe Vi- detti, la Repubblica 3/6; Michela Tamburri- no, La Stampa 3/6). MICHELLE Paul McCartney, insignito del Premio Gershwin della Biblioteca del Con- gresso negli Stati Uniti, ha cantato la canzo- ne Michelle davanti a Obama e consorte. Il presidente l’ha canticchiata con lui, sussur- randola all’orecchio della moglie Michelle (Paolo Valentino, Corriere della Sera 4/6). BACI A VENTOSA Festeggiati poche set- timane fa i 40 anni di matrimonio, l’ex vice- presidente americano Al Gore e la moglie Mary Elisabeth Aitcheson, detta Tipper, hanno annunciato il divorzio. Per farlo, han- no spedito un’e-mail ai loro amici: «Dopo averne molto discusso e dibattuto, abbiamo deciso di separarci. È una decisione reci- proca che abbiamo preso insieme. Chiedia- mo il rispetto della nostra privacy e non fa- remo altri commenti». S’innamorarono da adolescenti, al ballo della cerimonia di con- segna dei diplomi. Da allora sono sempre stati inseparabili e Al Gore più volte si è vantato d’aver ispirato, ai tempi di Harvard insieme a lei, il romanzo Love Story. Si spo- sarono prima che lui partisse per il Viet- nam, hanno avuto quattro figli e spesso Tip- per si dimostrò decisiva per il successo di Gore: per esempio alla Convention demo- cratica del 2000, per cancellare l’immagine un po’ legnosa del consorte candidato presi- dente, lo baciò in pubblico fra gli applausi generali (e i «baci a ventosa», come furono definiti, diventarono un tormentone di quel- la campagna elettorale). Un’altra volta, com- mentando un sondaggio dell’Esquire secon- do cui Gore era «più caldo a letto» di Clin- ton, gli fece fare bella figura dicendo: «Al emana un assoluto magnetismo animale». Il marito, d’altra parte, ha sempre ricambiato pubblicamente: «Non decido mai niente se non è d’accordo», «Da quando l’ho incontra- ta non ho mai smesso di amarla» (Monica Ricci Sargentini, Corriere della Sera 2/6). QUATTRO SERE Roy, 39 anni, è l’accom- pagnatore per donne più cliccato sul sito in- ternet Gigolo.it. Lavora circa quattro sere a settimana: «Ma solo due si concludono a let- to. Le altre volte sono più attore che gigolò. Mi fingo il marito che accompagna la donna a una cena di lavoro, o servo a provocare ge- losie. Se dovessi far sesso tutte le sere, pre- ferirei essere muratore. Sarebbe meno fati- coso» (Karen Rubin, Panorama 4/6). Amori Per Richard Burton, Liz Taylor era più lontana del pianeta Venere. Il muratore fatica meno del gigolò DI ENEL ENERGIA PER IL MERCATO LIBERO. Q uando il Papa fu aggredito per il di- scorso di Ratisbona, per quel passag- gio di elementare buon senso storico e teologico sul nesso tra fede e conversione forzata nella religione maomettana, e nes- suno lo difese come si doveva, e il Vatica- no si impegolò in gesti di scusa e di corre- zione non persuasivi perché insinceri mentre i fanatici islamisti chiamavano a raccolta folle vocianti, una suora veniva assassinata, e altri delitti venivano com- piuti in nome dell’intolleranza in ogni parte del mondo, ebbi un brivido di pau- ra e un senso di rivolta. Altro che gaffe: era stata detta una profonda verità, anzi il fondo della verità era stato toccato nel cuore dell’Europa cri- stiana, a pochi anni dall’11 settembre, e su- bito la verità era stata sepolta in nome del- la diplomazia, mentre la strada islamica e araba gridava alta e forte la sua intolle- rante menzogna, ingaggiava e vinceva la sua ennesima violenta battaglia. Quando uccisero don Andrea Santoro fui impres- sionato dalla bambagia diplomatica che avvolse da subito quella morte solitaria e triste a Trebisonda, provocata da un fana- tico islamista subito dichiarato pazzo; e poi fu la volta di una umiliante gestione proto- collare del viaggio di Benedetto in Tur- chia. Ora quei sentimenti ritornano, dopo che un vescovo, e che vescovo, Luigi Pado- vese, capo della chiesa cattolica in Tur- chia, vicario apostolico nella terra di san Paolo, è stato a sua volta ucciso da un gio- vane musulmano suo collaboratore alla vi- gilia del suo viaggio a Cipro per incontra- re il Papa, con gli ortodossi e gli islamici che sull’isola convivono in condizioni di tregua belligerante da molti decenni. Ma questi sentimenti rapsodici diventa- no adesso una specie di disdetta, quasi uno stordimento, per la condizione drammati- camente insufficiente della chiesa cattoli- ca nel mondo che la circonda e la assedia. Il viaggio a Cipro, come era diplomatica- mente doveroso, è stato tutto un inno al dia- logo interreligioso, e va bene. Il Papa ha detto cose molto forti sul piano teologico e spirituale, e con tatto ha eluso come dove- va la questione spinosa e luttuosa dell’om- bra che l’assassinio di Padovese proiettava sulla trasferta cipriota, e sul prossimo Si- nodo mediorientale. Il Papa ha parlato del- la immensa pazienza necessaria, con paro- le buone e belle. E si capisce anche come si dovesse in certa misura dare una interpre- tazione in tonalità minore del delitto, fa- cendone quasi un incidente, un caso isola- to, personale e non significativo, epperò era forse necessario uno stile che non ho visto da parte del grande corpo della chiesa. Ma è appena ovvio che la chiesa doveva trovare altrove il modo di compensare i doveri protocollari di un viaggio così deli- cato del Papa tenendo la testa alta, dando al contesto turco e islamico dei ripetuti delitti anticristiani il suo valore, trovando un pulpito da cui dire la verità, trovando le parole per dirla e l’autorità significati- va capace di esporla con pacata fermezza ma irrefutabilmente. E se non sia questio- ne di parole, che sia almeno questione di preghiera, che ci sia una risposta liturgi- camente accettabile, una seria e decisiva presa di coscienza della gravità della si- tuazione, delle minacce, degli orrori che circondano la condizione cristiana nel mondo musulmano. Che so, uno sciopero del silenzio, le campane mute, qualcosa comunque capace di rendere evidente simbolicamente quel che rischia di scom- parire, come intuizione, dal cuore e dalla testa dei cristiani: che la catena di violen- ze contro cattolici, protestanti, ortodossi in Turchia e nel medio oriente non è una se- rie di incidenti, ma uno stato delle cose da correggere a ogni costo, battendosi. Bat- tendosi e sapendo che le origini dell’intol- leranza sono profonde, sono inscritte nel- la condizione spirituale e di civiltà del mondo musulmano. L’impressione è che la chiesa cattolica, dopo almeno due decenni di resistenza e contrattacco che hanno raddrizzato le con- seguenze più negative del Concilio, inteso come grande equivoco sulla modernizza- zione del tempo storico, stia secolarizzan- do tutto quel che resta della sua identità particolare e libera: prima la legge cano- nica e l’intimità paterna dell’autorità ve- scovile e sacerdotale travolte dalla traspa- renza e dalla tolleranza zero sotto l’offen- siva del mondo contro il clero, calunniato in modo incalzante e generico come re- sponsabile di abusi carnali sui minori; ora l’irenismo da flottilla boat sparso a piene mani sul sacrificio e il martirio dei figli della chiesa, disconosciuti per l’essenza della loro testimonianza a causa dei dove- ri istituzionali e diplomatici. Se avete dubbi, guardatevi le parole di monsignor Padovese sulla condizione dei cristiani nel mondo islamico, pronunciate in diverse occasioni e riproposte da San- dro Magister nel suo blog Settimo Cielo. Faceva impressione leggere i giudizi dram- matici di Padovese, francescano e patrolo- go, innamorato della Turchia e genuino missionario in terre difficili, sull’islam e la condizione penosa della libertà di co- scienza e religiosa al suo interno. Impres- sionante leggere questa testimonianza col- ta, equilibrata, intelligente sulla violenza di un credo religioso in guerra da secoli con i cristiani, e leggerla in mezzo agli eu- femismi e alle edulcorazioni che hanno circondato la sua morte. Si può criticare Roberto Saviano? Sì, scrive Alessandro Dal Lago, in risposta agli attacchi al suo pamphlet contro l’autore di Gomorra «trasformato in un’icona». Si può scaricare Antonio Di Pietro? Sì, è già successo, e Paolo Flores D’Arcais un anno dopo l’inchiesta di MicroMega conferma la sua sfiducia nei confronti del leader dell’Italia dei valori (a pagina due). In tre, il Tremonti-pensiero nei giorni della manovra: il ministro dell’Economia spiega ad Aldo Cazzullo gli errori della globalizzazione, i rapporti con Berlusconi, la ricetta del piatto principale del suo liberismo, ovvero tagliare di netto per due-tre anni il nodo gordiano delle regole che soffocano l’economia. Nell’inserto Sergio Romano guarda agli imperi di ieri e di oggi e al lavoro degli storici, che non hanno ancora imparato a prevederne ascesa e declino. Gabriele Beccaria ha sentito dal geologo Don Easterbrook l’ultima sui cambiamenti climatici: scordatevi il riscaldamento globale, è in arrivo un trentennio di grande freddo. Il successo azzurro nel gruppo F è dato da Snai a 1,45 (a 6,50 l’eliminazione nel girone), ma sul piazzamento finale non c’è da esse- re ottimisti: i quotisti dicono che la Nazio- nale centrerà almeno gli ottavi, ma già per i quarti (3) si fa dura. L’approdo in semifi- nale è a 4,50, il secondo posto vale 12. In In- ghilterra scommesse mirate sull’allenatore dell’Argentina Diego Armando Maradona, tra le tante quella su «chi insulterà per pri- mo?»: un arbitro (2,38)? Il Sudafrica (3)? I media (4)? La Fifa (9). [9] Maradona sogna di condurre l’Argentina al titolo mondiale vinto per l’ultima volta nel 1986, quando il “Pibe de Oro” fu grande protagonista. Per farlo punta sul fenomeno del Barcellona Leo Messi, Pallone d’oro in carica e suo erede designato: «Leo è pron- to. Ma non deve vivere questo momento con ansia. Entrerà nella storia del nostro Pae- se. Pensate che trio: Che Guevara, Marado- na, Messi». [13] Da italiani, presteremo par- ticolare attenzione all’Inghilterra allenata da Fabio Capello, che cercherà di condur- la alla seconda coppa del Mondo dopo quella conquistata in casa nel 1966 (da al- lora gli inventori del calcio moderno non sono più andati neanche in finale): «Per me non arrivare alla finale sarebbe un falli- mento». [14] Sperando che siano anche i più belli, di certo i Mondiali che prendono il via venerdì saranno i più rumorosi della storia: colpa della vuvuzela, la tromba di plastica lunga poco più di 60 centimetri che potrebbe di- ventare un oggetto di culto, oltre che un af- farone (durante la Confederations Cup del- la scorsa estate il prezzo passò da un euro e mezzo a 15). Calcagno: «Ha una storia ri- spettabilissima essendo la più o meno di- retta discendente dello strumento ricavato dalle corna dei kudu (un’antilope di medie dimensioni) utilizzato già 400 anni fa so- prattutto dagli zulu. Durante l’apartheid venne vietata dai boeri e forse anche per questo Blatter, il presidente della Fifa, si è ben guardato dall’escluderla dagli stadi mondiali nonostante le richieste del presi- dente della federazione giapponese Mo- toaki Inukai e di molti giocatori europei».[2] IN QUESTO NUMERO Corriere della Sera, lunedì 31 maggio C ertamente non hanno il va- lore storico-artistico di quadri o monumenti, ma sono numerosi i simboli sacri che l’Italia sta progressivamente perdendo. Sono sparse per i nostri borghi o per le nostre campa- gne bellissime edicole sacre, faticosamen- te costruite da fedeli o pellegrini, comple- tamente abbandonate ai rovi e al tempo. L’incuria, il disinteresse, il calo di fedeli e l’abbandono delle campagne sta provo- cando la perdita di preziosi luoghi di cul- tura e di fede. Anche quei simboli, artisti- camente di poco valore, vanno difesi. Stefano Citti, Viterbo Lettere La chiesa dica che quel vescovo non è morto per accidente Corsivi ItaliaOggi, mercoledì 2 giugno V isto che alla stupidità dila- gante non si riesce a far argi- ne, tanto vale cercare di far capire che tutti ci siamo immersi e cercare di spie- gare perché non ne usciremo in massa. L’u- nica possibilità di farla franca, liberandosi dalla fanghiglia, è organizzarsi in nicchie. Di apòti, come avrebbe detto Giuseppe Prezzoli- ni. Di coloro cioè che «non la bevono». Pren- diamo l’arte, tanto per fare l’esempio di un settore (che fa parte a pieno titolo dei media, perché comunica come pochi altri). È, questo, un settore dove le fesserie, non solo si affer- mano contro ogni evidenza, ma anche ven- gono pagate a peso d’oro. Partiamo dal Maxxi, di cui, dal nome letto sui giornali, non si capisce assolutamente che cosa sia. E, già questo, è un bell’inizio della favola destinata a turlupinare la gente. Infatti una cosa com- prensibile, nell’impazzimento contempora- neo, è una cosa potenzialmente alla portata di tutti e quindi, inevitabilmente, vale poco. Se le si vuol attribuire valore, bisogna, prima di tutto, paludarla di incomprensibilità, cioè intingerla nel mistero. (segue nell’inserto I) Note: [1] Gianfrancesco Turano, L’espresso 3/6; [2] Domenico Calcagno, Corriere della Sera 3/1; [3] Alberto Mat- tone, la Repubblica 11/5; [4] Paolo Salom, Corriere della Sera 5/3; [5] Michela Finizio, Il Sole-24 Ore 31/5; [6] Mas- simo Cecchini, Luca Curino, La Gazzetta dello Sport 2/6; [7] Il Sole-24 Ore 31/5; [8] Paola Coppola, la Repubblica 26/5; [9] Paolo Giannace, La Gazzetta dello Sport 5/6; [10] Emanuele Gamba, la Repubblica 28/5; [11] Alberto Co- sta, Corriere della Sera 5/6; [12] Mario Sconcerti, Corriere della Sera 3/6; [13] Luca Calamai, La Gazzetta dello Sport 2/6; [14] Andrea Malaguti, La Stampa 13/5. Parte in Sudafrica il baraccone del calcio tra campioni strapagati, sponsor e scommesse. Chi ci guadagnerà? L’espresso, venerdì 4 giugno

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  • promozione Italia Campione! Ci credi onon ci credi invita il cliente a fare unascelta: se crede nella vittoria, in caso posi-tivo porter a casa tre volte il valore delnuovo tv acquistato; se non ci crede puavere un premio pi basso (del 30%), ma loritira subito sotto forma di bonus card (ilpartito pro azzurri sarebbe in testa col54%). [7] Marco Bulfon (Altroconsumo): Lu-so dei mondiali come leva pubblicitariaquestanno potenziato. Liniziativa di Me-dia World ha fatto scuola: legare le promo-zioni alle scommesse sulle partite significadistinguerle da quelle classiche. [8]

    Quanto alle scommesse vere e proprie, se-condo i bookmaker le favorite per il titolo so-no Spagna e Brasile: venerd Snai le davarispettivamente a 5 e 5,50. Paolo Giannace:Quota di lusso per unaltra pretendente,lInghilterra, in terza piazza a 7. Non pote-va mancare lArgentina, subito dietro a 7,50,mentre lItalia viaggia a quota da outsidered bancata a 16 con la Germania e dietroallOlanda di Robben e Sneijder (13). Az-zurri non favoriti, quindi, ma per quanto ri-guarda la prima fase dovrebbero andaresul velluto: nellesordio del 14 giugno con ilParaguay, la vittoria italiana a 1,80 e laquota scende a 1,15 per la gara con la Nuo-va Zelanda. A 1,50, infine, il successo controla Slovacchia. [9]

    Per dirla alla Mourinho (lallenatore del-lInter campione dItalia e dEuropa appenapassato al Real Madrid), lItalia campionein carica arriva in Sudafrica con una squa-dra zero tituli. Emanuele Gamba: Nonc un azzurro che abbia partecipato alme-no ai quarti di finale di Champions Leagueo alla finale di Europa League e siamo unadelle 9 nazionali in questa situazione. Lealtre sono Corea del Nord, Algeria, Grecia,Slovenia, Slovacchia, Honduras, Nuova Ze-landa e Paraguay: i peones del Mondiale. Enon c, come noto, neanche un nostro cal-ciatore che abbia vinto il campionato. I no-stri eroi sono stati tagliati fuori dal calcioche conta. Paghiamo il declino dei due clubstoricamente pi azzurri (Juventus e Milan)e il disinteresse delle grandi dEuropa peri nostri migliori. [10]

    Lippi era arrivato alla vigilia del Mon-diale di Germania con una squadra sostan-zialmente ben definita nel suo identikit,stavolta si ha la sensazione che si stia na-vigando a vista (Alberto Costa). [11] Lasperanza del ct azzurro, che finito il torneolascer il posto allex allenatore della Fio-rentina Cesare Prandelli, che il bomberdellUdinese Tot Di Natale (33 anni a ot-tobre), capocanonniere dellultimo cam-pionato, si trasformi nel classico fantasi-sta allitaliana che nel tempo sono stati Ri-vera, Mazzola, Baggio, Del Piero e Totti.Mario Sconcerti: Non ha ancora il pigliodel protagonista. Il punto questo, nessu-no dei nostri attaccanti ce lha. Per questoavrei portato Totti. Ma se Di Natale lo tro-va siamo una buona squadra. Essendo pe-raltro arrivato il momento di schierarsi, ilmio pronostico unItalia da quarto-otta-vo posto. [12]

    Ke nako ( giunta lora): questo loslogan della 19 coppa del mondo di calcio or-ganizzata dal Sudafrica che partir venerdalle 16 per concludersi con la finale dell11luglio (data significativa per il calcio italia-no, vedi il titolo conquistato in Spagna nel1982). Gianfrancesco Turano: la primache si gioca in Africa, dove ci sono nove deidieci Paesi pi poveri della Terra. I primi15 giocatori selezionati per il Mondialehanno ricavi annuali complessivi per 322,2milioni di euro, circa un terzo del prodottointerno lordo della Guinea Bissau. Eppure,nessuna invidia. Da Citt del Capo a Johan-nesburg lattesa per lo sbarco delle super-star del football spasmodica. [1]

    Sudafrica 2010 lennesimo colpo vin-cente dello svizzero Sepp Blatter, il presi-dente della Fifa, la Federazione interna-zionale con base a Zurigo. Turano: Blattere il suo segretario generale, il franceseJrme Valcke, hanno le idee chiare. Vo-gliono aprire un nuovo mercato di consu-mo, nel Paese pi ricco del Continente. Perfarlo, utilizzano le stelle a titolo gratuitoperch non la Fifa a pagarle, ma i club ele aziende che le utilizzano come sponsor.Leo Messi, Cristiano Ronaldo, Kak sonogli arieti che moltiplicheranno per due lin-vestimento della Fifa negli impianti suda-fricani: 1,2 miliardi di euro spesi per unguadagno previsto di 2,5 miliardi. [1]

    Se le Olimpiadi hanno portato la Greciasullorlo della rovina, i Mondiali di calciopotrebbero fruttare al Sudafrica una cre-scita economica stimata fra mezzo punto eun punto di Pil in pi (4-8 miliardi di eurocirca). [1] Domenico Calcagno: Jacob Zu-ma, il presidente, nel discorso di fine annoha parlato soprattutto di calcio ai 47 milio-ni di suoi connazionali: Il Mondiale lacosa pi importante che ci capitata daquando nel 94 andammo a votare per can-cellare lapartheid. Facciamo conoscere almondo il nostro Paese, non sprechiamoloccasione. [2] Alberto Mattone: giuntoil momento di far vedere, come ha spiegatoNelson Mandela, che una cosa sembra im-possibile finch non stata realizzata. [3]

    Limpegno del governo sudafricano statopoderoso (2,5 miliardi di euro investiti), manon sono poche le incognite che gravanosul torneo. Mattone: Dopo laccelerazionedegli ultimi mesi, i dieci stadi sono pronti,le principali autostrade ultimate. Ma lin-certezza sulla sicurezza e sui trasporti nonlascia tranquilli: la minaccia di Al Qaeda difar esplodere una bomba durante la parti-ta del 12 giugno tra Stati Uniti e Inghilter-ra, e di colpire i ritiri di alcune squadre, tracui lItalia, viene presa con la massima at-tenzione. [3]

    Ci fosse la coppa del mondo del crimine, ilSudafrica sarebbe tra i principali candidatialla vittoria finale. Pisapia: vero che cun alto tasso di rapine sanguinose, un gra-ve problema e per ragioni socioeconomichein alcune zone della citt ci sono atteggia-menti che portano questi eventi estremi al-le stelle. Ma un fenomeno relegato in de-

    terminate aree, come in tutti i Paesi in viadi sviluppo. Considerate, comunque, chenon sono quartieri turistici: nessuno stra-niero ha ragioni per trovarsi in uno di que-sti posti. Gli ospiti non saranno in pericolo.La citt ha impiegato risorse incredibili, unesercito di 20 mila agenti e guardie private.In pi ci saranno anche poliziotti italiani adirigere il traffico dei tifosi e a dare con-sigli. Sar una festa, ve lo garantisco. [4]

    Se le attese saranno confermate, Nike,Adidas, gruppi di telecomunicazioni, della-limentare e tutte le multinazionali che han-no scommesso sui divi del pallone, avrannoil loro ritorno. [1] La tedesca Adidas, leadermondiale dellabbigliamento calcistico (fat-turato previsto nel 2010: 1,3 miliardi di eu-ro), sponsor ufficiale del torneo, equipaggia12 squadre e fornisce il criticatissimo (perle imprevedibili traiettorie) pallone uffi-ciale Jabulani. [5] Gigi Buffon, portieredegli azzurri campioni in carica: Gli stupi-di siamo noi calciatori che accettiamo tut-to. Quando ci propongono di giocare con unpallone del genere, dovremmo rifiutarci discendere in campo. Ad agosto ci sentimmoio, Julio Cesar e Casillas (i portieri di Bra-sile e Spagna, ndr) perch avevamo per-plessit anche sul pallone della Championse qualche aggiustamento lo fecero, ma ioavvertii Julio: Ho fatto 3 Mondiali, vedraiche il prossimo sar ancora peggio, e cos stato. [6]

    Per 13mila italiani il trionfo degli Azzurrinel 2006 signific anche poter ritirare buo-ni acquisto Media World per un valorecomplessivo di 18 milioni di euro. Il Sole 24Ore: La grande catena di elettronica diconsumo questanno ha deciso di ripetereliniziativa e azzardare ancora di pi. La

    IL FOGLIOquotidiano

    Soldi, pallone e povert: ecco il MondialeAngelo Maggi, 76 anni. Milanese, piccolo

    e esile, dipendente comunale in pensione,nel 2008 aveva perso la moglie, morta di tu-more, e solo di recente, essendosi un po ri-preso dal lutto, era tornato a ballare e a fre-quentare un centro per anziani. Da quandoera rimasto vedovo accudiva da solo il figlioMassimo, 41 anni, grande e grosso, ex ausi-liario della sosta, poi impiegato in unascuola pubblica, in cura da una vita perschizofrenia, sempre pi strano da quandoera rimasto senza madre, tanto che i vicinilo vedevano spesso alla finestra che grida-va accorato: Mamma, ti voglio bene. Lal-tro giorno padre e figlio, nel soggiorno delloro appartamento al primo piano di un pa-lazzone di periferia, ebbero una lite vio-lenta. A un certo punto Massimo prese ungrosso soprammobile, lo spacc sul craniodel vecchio, quindi gli strinse le mani alcollo finch non smise di respirare, e infi-ne scavalc la ringhiera del balcone e sibutt di sotto, rompendosi una gamba.

    Verso luna e mezza di gioved 3 giugno invia Moncucco 44, zona Famagosta, a Milano.

    Luigi Padovese, 63 anni. Milanese, vicarioapostolico dellAnatolia, colto biblista eteologo, professore alla Pontificia Univer-sit dellAntonianum di Roma, gioviale egentile, vescovo straordinario, moltoumano e molto intelligente, aperto al dia-logo con tutti, da sei anni era in Turchia eda quattro aveva per autista un Murat Al-tun di anni 26, in cura per disturbi psichia-trici, di recente convertito al Cattolicesimo.Laltro giorno i due pranzarono assieme perparlare di un viaggio a Cipro, Padovese do-veva andarci in occasione della visita delPapa e voleva portare con s lAltun persollevarlo dal suo umore sempre pi cupo.A un certo punto i due uscirono in giardinoe l il turco, afferrato un coltello da cucina,infil la lama pi e pi volte nel corpo delvescovo. Arrestato, ai poliziotti spieg: Hoavuto una rivelazione divina e lho ucciso.

    Primo pomeriggio di gioved 3 giugno aIskenderun in Turchia.

    Giorgio Zorzi, 66 anni. Nato a SantAm-brogio di Valpolicella (Verona), sposato conAngela, malata di sclerosi multipla e co-stretta a camminare con un girello, di con-tinuo litigava con lunico figlio Piergiorgio,21 anni, silenzioso, introverso, strano di te-sta. Laltra sera, mentre sua madre era aPeschiera del Garda per badare alla nonnamalata, Piergiorgio guardava in tv la finaledi Champions League Inter-Bayern. A uncerto punto il padre gli url di abbassare ilvolume e allora lui si alz dal divano, loriemp di calci e pugni, prese il coltelloper il salame e gli infil la lama nella go-la, nel fianco e nella schiena. Quindi glipremette un piede sul collo e lo guard mo-rire dissanguato, mollando la presa soloquando fu certo che non respirava pi per-ch aveva smesso di insultarmi e bestem-miare. Subito dopo usc per comprarsi lesigarette e poi and nella sua cameretta do-ve dorm beato fino alla tarda mattinata delgiorno dopo. Appena sveglio, prese una se-ga e con quella tagli il padre in cinquepezzi, che gett in garage nel bidone dellaraccolta differenziata. Nei giorni successi-vi se ne and in giro per il paese come senulla fosse, tanto che lo videro pure gioca-re a basket, e quando la madre telefonavaa casa e diceva passami pap aveva sem-pre una scusa pronta. Il cadavere, trovatouna settimana dopo perch un condominochiam il 113 dicendo di sentire un odorecome di gatto morto: un agente, entrandoin garage, tir su il coperchio del bidonedella spazzatura e vide prima un piede epoi il tronco, indosso ancora la maglietta.

    Pomeriggio di sabato 22 maggio in un ap-partamento in via SantEuprepio nel quar-tiere San Massimo, zona di palazzi-alvearenella prima periferia di Verona.

    Matilde Ruggiero, 77 anni. Origini cala-bresi, casalinga, viveva a Ivrea con il mari-to sardo Antonio Poddesu, 79 anni, centra-linista in pensione, completamente cieco.Laltra mattina di buonora luomo apr co-me dabitudine la porta di casa quando treindividui appostati l fuori lo trascinaronodentro, lo picchiarono, e gli legarono manie piedi. Lo stesso fecero a sua moglie, masiccome lei li insultava per zittirla le ince-rottarono labbra e naso. Quindi minaccia-rono luomo: Dove sono i soldi? Dimmi do-ve nascondi i soldi maledetto vecchio o viammazziamo. Lui svel che i 20 mila eurostavano nascosti in una pentola in cucina,quelli allora arraffarono i contanti, prese-ro pure il bracciale e lorologio doro dellamoglie, e scapparono via. Appena furonousciti Poseddu prese a chiamare la consor-te, che per non rispose perch, non poten-do respirare a causa del nastro adesivo, eramorta soffocata.

    Verso le 7 di mattina di marted 1 giugnoin una villetta a schiera a Ivrea.

    ANNO XV NUMERO 133 DIRETTORE GIULIANO FERRARA LUNED 7 GIUGNO 2010 - 1,30

    Redazione e Amministrazione: via Carroccio 12 20123 Milano. Tel 02/771295.1 Sped. in Abb. Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO

    Delitti

    Due padri ammazzati dai figli: unostrangolato, laltro accoltellato, segato

    in pezzi e buttato nella spazzatura

    LETTERE Liz Taylor ha deciso di renderepubbliche tutte le lettere ricevute da Ri-chard Burton in venti anni di storia damore.Sono raccolte nel libro Furious love. ElizabethTaylor, Richard Burton and the marriage of theCentury, di Sam Kashner e Nancy Schoen-berger (edizioni Harper Collins). La primamissiva risale a subito dopo il loro primo in-contro, nel 1962 a Roma sul set del film Cleo-patra, quando entrambi erano gi sposati conaltri. Non c invece lultima lettera, datata1984, scritta da Burton pochi giorni prima dimorire in Svizzera. La Taylor ne ha svelato ilcontenuto e ha confessato di tenerla in uncassetto del suo comodino: lex marito lechiedeva di tornare insieme, ma la ricevettesoltanto al ritorno dal funerale di lui. Se milasci, mi uccido. Non vivo senza te, le scri-veva Burton allinizio della loro storia. E poi:Sei la migliore attrice del mondo. Questo,combinato alla tua bellezza, ti rende assolu-tamente unica. I due attori si sposarono nel1964 e diventarono la coppia pi chiacchie-rata della storia del cinema. Il matrimonionaufrag nel 1974 e lanno successivo si spo-sarono di nuovo, anche se nessuno dei dueera sobrio al momento del secondo s: la nuo-va unione dur solo pochi mesi. In una lette-ra Burton spiega cos la loro relazione tor-mentata: Certamente sai quanto ti amo, cer-tamente sai quanto male ti faccio. Ma il fattofondamentale, pi cattivo, ingiusto, crimino-so e innegabile, che noi non ci compren-diamo mai viaggiamo su diverse lunghezzedonda. Tu sei pi distante di Venere il pia-neta intendo e io sono totalmente sordo al-la musica delle sfere celesti. Ma una cosa innegabile. Ti amo e ti amer per sempre.Torna da me prima che puoi (Giuseppe Vi-detti, la Repubblica 3/6; Michela Tamburri-no, La Stampa 3/6).

    MICHELLE Paul McCartney, insignito delPremio Gershwin della Biblioteca del Con-gresso negli Stati Uniti, ha cantato la canzo-ne Michelle davanti a Obama e consorte. Ilpresidente lha canticchiata con lui, sussur-randola allorecchio della moglie Michelle(Paolo Valentino, Corriere della Sera 4/6).

    BACI A VENTOSA Festeggiati poche set-timane fa i 40 anni di matrimonio, lex vice-presidente americano Al Gore e la moglieMary Elisabeth Aitcheson, detta Tipper,hanno annunciato il divorzio. Per farlo, han-no spedito une-mail ai loro amici: Dopoaverne molto discusso e dibattuto, abbiamodeciso di separarci. una decisione reci-proca che abbiamo preso insieme. Chiedia-mo il rispetto della nostra privacy e non fa-remo altri commenti. Sinnamorarono daadolescenti, al ballo della cerimonia di con-segna dei diplomi. Da allora sono semprestati inseparabili e Al Gore pi volte si vantato daver ispirato, ai tempi di Harvardinsieme a lei, il romanzo Love Story. Si spo-sarono prima che lui partisse per il Viet-nam, hanno avuto quattro figli e spesso Tip-per si dimostr decisiva per il successo diGore: per esempio alla Convention demo-cratica del 2000, per cancellare limmagineun po legnosa del consorte candidato presi-dente, lo baci in pubblico fra gli applausigenerali (e i baci a ventosa, come furonodefiniti, diventarono un tormentone di quel-la campagna elettorale). Unaltra volta, com-mentando un sondaggio dellEsquire secon-do cui Gore era pi caldo a letto di Clin-ton, gli fece fare bella figura dicendo: Alemana un assoluto magnetismo animale. Ilmarito, daltra parte, ha sempre ricambiatopubblicamente: Non decido mai niente senon daccordo, Da quando lho incontra-ta non ho mai smesso di amarla (MonicaRicci Sargentini, Corriere della Sera 2/6).

    QUATTRO SERE Roy, 39 anni, laccom-pagnatore per donne pi cliccato sul sito in-ternet Gigolo.it. Lavora circa quattro sere asettimana: Ma solo due si concludono a let-to. Le altre volte sono pi attore che gigol.Mi fingo il marito che accompagna la donnaa una cena di lavoro, o servo a provocare ge-losie. Se dovessi far sesso tutte le sere, pre-ferirei essere muratore. Sarebbe meno fati-coso (Karen Rubin, Panorama 4/6).

    Amori

    Per Richard Burton, Liz Taylor era pi lontana del pianeta Venere. Il muratore fatica meno del gigol

    DI ENEL ENERGIA PER IL MERCATO LIBERO.

    Quando il Papa fu aggredito per il di-scorso di Ratisbona, per quel passag-gio di elementare buon senso storico eteologico sul nesso tra fede e conversioneforzata nella religione maomettana, e nes-suno lo difese come si doveva, e il Vatica-no si impegol in gesti di scusa e di corre-zione non persuasivi perch insincerimentre i fanatici islamisti chiamavano araccolta folle vocianti, una suora venivaassassinata, e altri delitti venivano com-piuti in nome dellintolleranza in ogniparte del mondo, ebbi un brivido di pau-ra e un senso di rivolta.

    Altro che gaffe: era stata detta unaprofonda verit, anzi il fondo della veritera stato toccato nel cuore dellEuropa cri-stiana, a pochi anni dall11 settembre, e su-bito la verit era stata sepolta in nome del-la diplomazia, mentre la strada islamica earaba gridava alta e forte la sua intolle-rante menzogna, ingaggiava e vinceva lasua ennesima violenta battaglia. Quandouccisero don Andrea Santoro fui impres-sionato dalla bambagia diplomatica cheavvolse da subito quella morte solitaria etriste a Trebisonda, provocata da un fana-tico islamista subito dichiarato pazzo; e poifu la volta di una umiliante gestione proto-collare del viaggio di Benedetto in Tur-chia. Ora quei sentimenti ritornano, dopoche un vescovo, e che vescovo, Luigi Pado-

    vese, capo della chiesa cattolica in Tur-chia, vicario apostolico nella terra di sanPaolo, stato a sua volta ucciso da un gio-vane musulmano suo collaboratore alla vi-gilia del suo viaggio a Cipro per incontra-re il Papa, con gli ortodossi e gli islamiciche sullisola convivono in condizioni ditregua belligerante da molti decenni.

    Ma questi sentimenti rapsodici diventa-no adesso una specie di disdetta, quasi unostordimento, per la condizione drammati-camente insufficiente della chiesa cattoli-ca nel mondo che la circonda e la assedia.Il viaggio a Cipro, come era diplomatica-mente doveroso, stato tutto un inno al dia-logo interreligioso, e va bene. Il Papa hadetto cose molto forti sul piano teologico espirituale, e con tatto ha eluso come dove-va la questione spinosa e luttuosa dellom-bra che lassassinio di Padovese proiettavasulla trasferta cipriota, e sul prossimo Si-nodo mediorientale. Il Papa ha parlato del-la immensa pazienza necessaria, con paro-le buone e belle. E si capisce anche come sidovesse in certa misura dare una interpre-tazione in tonalit minore del delitto, fa-cendone quasi un incidente, un caso isola-to, personale e non significativo, epper eraforse necessario uno stile che non ho vistoda parte del grande corpo della chiesa.

    Ma appena ovvio che la chiesa dovevatrovare altrove il modo di compensare i

    doveri protocollari di un viaggio cos deli-cato del Papa tenendo la testa alta, dandoal contesto turco e islamico dei ripetutidelitti anticristiani il suo valore, trovandoun pulpito da cui dire la verit, trovandole parole per dirla e lautorit significati-va capace di esporla con pacata fermezzama irrefutabilmente. E se non sia questio-ne di parole, che sia almeno questione dipreghiera, che ci sia una risposta liturgi-camente accettabile, una seria e decisivapresa di coscienza della gravit della si-tuazione, delle minacce, degli orrori checircondano la condizione cristiana nelmondo musulmano. Che so, uno scioperodel silenzio, le campane mute, qualcosacomunque capace di rendere evidentesimbolicamente quel che rischia di scom-parire, come intuizione, dal cuore e dallatesta dei cristiani: che la catena di violen-ze contro cattolici, protestanti, ortodossi inTurchia e nel medio oriente non una se-rie di incidenti, ma uno stato delle cose dacorreggere a ogni costo, battendosi. Bat-tendosi e sapendo che le origini dellintol-leranza sono profonde, sono inscritte nel-la condizione spirituale e di civilt delmondo musulmano.

    Limpressione che la chiesa cattolica,dopo almeno due decenni di resistenza econtrattacco che hanno raddrizzato le con-seguenze pi negative del Concilio, inteso

    come grande equivoco sulla modernizza-zione del tempo storico, stia secolarizzan-do tutto quel che resta della sua identitparticolare e libera: prima la legge cano-nica e lintimit paterna dellautorit ve-scovile e sacerdotale travolte dalla traspa-renza e dalla tolleranza zero sotto loffen-siva del mondo contro il clero, calunniatoin modo incalzante e generico come re-sponsabile di abusi carnali sui minori; oralirenismo da flottilla boat sparso a pienemani sul sacrificio e il martirio dei figlidella chiesa, disconosciuti per lessenzadella loro testimonianza a causa dei dove-ri istituzionali e diplomatici.

    Se avete dubbi, guardatevi le parole dimonsignor Padovese sulla condizione deicristiani nel mondo islamico, pronunciatein diverse occasioni e riproposte da San-dro Magister nel suo blog Settimo Cielo.Faceva impressione leggere i giudizi dram-matici di Padovese, francescano e patrolo-go, innamorato della Turchia e genuinomissionario in terre difficili, sullislam e lacondizione penosa della libert di co-scienza e religiosa al suo interno. Impres-sionante leggere questa testimonianza col-ta, equilibrata, intelligente sulla violenzadi un credo religioso in guerra da secolicon i cristiani, e leggerla in mezzo agli eu-femismi e alle edulcorazioni chehanno circondato la sua morte.

    Si pu criticare Roberto Saviano? S, scrive Alessandro Dal Lago, in risposta agli attacchi al suo pamphlet contro lautore di Gomorra trasformato in unicona. Si pu scaricareAntonio Di Pietro? S, gi successo, e Paolo Flores DArcais un anno dopo linchiesta di MicroMega conferma la sua sfiducia nei confronti del leader dellItalia dei valori (a paginadue). In tre, il Tremonti-pensiero nei giorni della manovra: il ministro dellEconomia spiega ad Aldo Cazzullo gli errori della globalizzazione, i rapporti con Berlusconi, la ricetta del

    piatto principale del suo liberismo, ovvero tagliare di netto per due-tre anni il nodo gordiano delle regole che soffocano leconomia. Nellinserto Sergio Romano guarda agli imperi di ieri e di oggi e al lavoro degli storici, che nonhanno ancora imparato a prevederne ascesa e declino. Gabriele Beccaria ha sentito dal geologo Don Easterbrook lultima sui cambiamenti climatici: scordatevi il riscaldamento globale, in arrivo un trentennio di grande freddo.

    Il successo azzurro nel gruppo F dato daSnai a 1,45 (a 6,50 leliminazione nel girone),ma sul piazzamento finale non c da esse-re ottimisti: i quotisti dicono che la Nazio-nale centrer almeno gli ottavi, ma gi peri quarti (3) si fa dura. Lapprodo in semifi-nale a 4,50, il secondo posto vale 12. In In-ghilterra scommesse mirate sullallenatoredellArgentina Diego Armando Maradona,tra le tante quella su chi insulter per pri-mo?: un arbitro (2,38)? Il Sudafrica (3)? Imedia (4)? La Fifa (9). [9]

    Maradona sogna di condurre lArgentinaal titolo mondiale vinto per lultima volta nel1986, quando il Pibe de Oro fu grandeprotagonista. Per farlo punta sul fenomenodel Barcellona Leo Messi, Pallone doro incarica e suo erede designato: Leo pron-to. Ma non deve vivere questo momento conansia. Entrer nella storia del nostro Pae-se. Pensate che trio: Che Guevara, Marado-na, Messi. [13] Da italiani, presteremo par-ticolare attenzione allInghilterra allenatada Fabio Capello, che cercher di condur-la alla seconda coppa del Mondo dopoquella conquistata in casa nel 1966 (da al-lora gli inventori del calcio moderno nonsono pi andati neanche in finale): Per menon arrivare alla finale sarebbe un falli-mento. [14]

    Sperando che siano anche i pi belli, dicerto i Mondiali che prendono il via venerdsaranno i pi rumorosi della storia: colpadella vuvuzela, la tromba di plastica lungapoco pi di 60 centimetri che potrebbe di-ventare un oggetto di culto, oltre che un af-farone (durante la Confederations Cup del-la scorsa estate il prezzo pass da un euro emezzo a 15). Calcagno: Ha una storia ri-spettabilissima essendo la pi o meno di-retta discendente dello strumento ricavatodalle corna dei kudu (unantilope di mediedimensioni) utilizzato gi 400 anni fa so-prattutto dagli zulu. Durante lapartheidvenne vietata dai boeri e forse anche perquesto Blatter, il presidente della Fifa, si ben guardato dallescluderla dagli stadimondiali nonostante le richieste del presi-dente della federazione giapponese Mo-toaki Inukai e di molti giocatori europei. [2]

    IN QUESTO NUMERO

    Corriere della Sera, luned 31 maggio

    Certamente non hanno il va-lore storico-artistico diquadri o monumenti, ma sono

    numerosi i simboli sacri che lItalia staprogressivamente perdendo. Sono sparseper i nostri borghi o per le nostre campa-gne bellissime edicole sacre, faticosamen-te costruite da fedeli o pellegrini, comple-tamente abbandonate ai rovi e al tempo.Lincuria, il disinteresse, il calo di fedeli elabbandono delle campagne sta provo-cando la perdita di preziosi luoghi di cul-tura e di fede. Anche quei simboli, artisti-camente di poco valore, vanno difesi.

    Stefano Citti, Viterbo

    Lettere

    La chiesa dica che quel vescovo non morto per accidente

    CorsiviItaliaOggi,

    mercoled 2 giugno

    Visto che alla stupidit dila-gante non si riesce a far argi-ne, tanto vale cercare di far capire

    che tutti ci siamo immersi e cercare di spie-gare perch non ne usciremo in massa. Lu-nica possibilit di farla franca, liberandosidalla fanghiglia, organizzarsi in nicchie. Diapti, come avrebbe detto Giuseppe Prezzoli-ni. Di coloro cio che non la bevono. Pren-diamo larte, tanto per fare lesempio di unsettore (che fa parte a pieno titolo dei media,perch comunica come pochi altri). , questo,un settore dove le fesserie, non solo si affer-mano contro ogni evidenza, ma anche ven-gono pagate a peso doro. Partiamo dalMaxxi, di cui, dal nome letto sui giornali, nonsi capisce assolutamente che cosa sia. E, giquesto, un bellinizio della favola destinataa turlupinare la gente. Infatti una cosa com-prensibile, nellimpazzimento contempora-neo, una cosa potenzialmente alla portatadi tutti e quindi, inevitabilmente, vale poco.Se le si vuol attribuire valore, bisogna, primadi tutto, paludarla di incomprensibilit, ciointingerla nel mistero. (segue nellinserto I)

    Note: [1] Gianfrancesco Turano, Lespresso 3/6; [2] Domenico Calcagno, Corriere della Sera 3/1; [3] Alberto Mat-tone, la Repubblica 11/5; [4] Paolo Salom, Corriere della Sera 5/3; [5] Michela Finizio, Il Sole-24 Ore 31/5; [6] Mas-simo Cecchini, Luca Curino, La Gazzetta dello Sport 2/6; [7] Il Sole-24 Ore 31/5; [8] Paola Coppola, la Repubblica

    26/5; [9] Paolo Giannace, La Gazzetta dello Sport 5/6; [10] Emanuele Gamba, la Repubblica 28/5; [11] Alberto Co-sta, Corriere della Sera 5/6; [12] Mario Sconcerti, Corriere della Sera 3/6; [13] Luca Calamai, La Gazzetta delloSport 2/6; [14] Andrea Malaguti, La Stampa 13/5.

    Parte in Sudafrica il baraccone del calcio tra campioni strapagati, sponsor e scommesse. Chi ci guadagner?

    Lespresso, venerd 4 giugno

  • ANNO XV NUMERO 133 - PAG 2 IL FOGLIO QUOTIDIANO LUNED 7 GIUGNO 2010

    La Stampa,sabato 29 maggio

    Lei sostieneche Cavour,arrivato a Pari-gi, invece didarsi alla bella

    vita, saffan-nasse a racco-gliere dati suipoveri con lo

    scopo dic o m p o r r eun grande

    saggio sullamiseria.Non lo dico io, lo dice

    il compagno di viaggio diCavour, che era il conte Pietro di SantaRosa. Scrisse a Gustavo: Le nostre gior-nate sono piene, noi passiamo di solitola prima parte delle nostre mattinate de-dicandoci allo studio e alla meditazionedelle cose viste il giorno prima; poi a

    mezzogiorno usciamo e cominciamo lenostre escursioni interessanti. Ospedali,ospizi, prigioni, scuole, monumenti, isti-tuzioni pubbliche di ogni specie sonopassati in rivista, visitati, analizzati, ana-tomizzati.

    Abbiamo idea del risultato di queste in-dagini?

    S. Cavour aveva interrogato moltagente anche a Ginevra. E aveva i dati diTorino. L operaio di T orino mangiavacarne una volta lanno, quello di Ginevratutti i giorni. A Ginevra esisteva un mon-sieur Lefvre, che sorvegliava lapplica-zione della legge sui poveri. Cavour loincontr e vide poi, in casa di AugustoDe La Rive, il capo dei radicali. Costui,di nome Fazy-Pasteur e oppositore fero-ce del governo, descrisse invece una so-ciet immersa nel benessere, quasisoffocata dalla mancanza di problemi.Forse diamo anche troppi aiuti, senzanessun discernimento. Il conte, dopoaver contato in citt ben 22 macellerie e

    due sagateries (banchi dove gli allevato-ri venivano a vendere liberamente le lo-ro bistecche pagando un piccolo dazioallingresso in citt), annot che il gine-vrino rifiutava in genere i lavori grossi,puntava a diventare orologiaio o gioiel-liere, e aveva ripugnanza per la caritpubblica. A Parigi scopr poi lesistenzadi comitati che fornivano sussidi agli in-digenti, purch di 65 anni e con almenotre figli a carico. 187 mila persone soc-corse solo nellanno 1832

    Quanti abitanti aveva Parigi in quel pe-riodo?

    850 mila. Loperaio parigino mangiavacarne una volta alla settimana. Quandoil prezzo della pagnotta superava i 20soldi, il popolo scendeva in strada conlintenzione di spaccare tutto. Venivanoperci distribuite tessere che garantiva-no pagnotte a sedici soldi, e il resto ve-niva versato ai fornai dal comune. Lapietanza pi diffusa erano le patate. Perstrada si vendeva il brodo con i bolliti.

    Le donne acquistavano i legumi gi les-si, a casa si scaldavano e insaporivanocon un pizzico di burro e sale. La mise-ria a Parigi era uno spettacolo: la massadi prostitute intorno allOpra, il maredi camere ammobiliate nellArcis, diecifranchi per una stanza di tre metri qua-drati con lenzuola in tela da imballag-gio, una branda in camerate da quaran-ta persone per sei franchi, un posto aldormitorio pubblico per sessanta cente-simi. Spiegarono a Cavour che questi mi-serabili erano disoccupati di ogni gene-re, servitori rimasti senza impiego, ope-rai. Tra questi la percentuale di artigia-ni o di muratori era identica a quella de-gli addetti allindustria. Non si pu ca-pire la miseria dei lavoratori dissero se non si osserva il loro comportamento.Come si spiega che moltissimi il lunednon vengono? Hanno preso la paga al sa-bato, si son dati ai bagordi. Infatti i tipo-grafi, che son pagati a quindicina, hannoun ritmo di assenze diverso. Anche la

    beneficenza: se non esistessero la Bic-tre, la Salptrire, e gli altri ricoveri perla vecchiaia, la classe operaia sarebbecostretta a esser pi previdente e a met-ter da parte qualcosa. Perch la dome-nica se ne vanno in gita alle barriere in-vece di depositare il loro denaro nellecasse di risparmio?. Cavour prendevaappunti e assentiva.

    Esistevano le casse di risparmio?S, e anche le societ di mutuo soccor-

    so, in cui ciascuno versava in una cassacomune uno o due franchi. Nel 33 la So-cit Philantropique ne aveva contate211. Mostrarono a Cavour che questecasse facevano ormai pi politica che fi-nanza. Gli dissero anche che una certamiseria inevitabile, insita nello svi-luppo stesso della citt. In questi discor-si cera sempre un momento in cui, al-largando le braccia, si citava Matteo XX-VI, 11: Nam semper pauperes habetisvobiscum, Infatti i poveri sarannosempre con voi.

    Come mai tutto questo interesse, daparte delle autorit, per la miseria e per ipoveri? I poveri non votavano, e in gene-re non avevano voce in capitolo. Una vol-ta regolato il prezzo della pagnotta

    I poveri sono pericolosi, la delinquen-za prima di tutto frutto della miseria,le carceri sono piene di poveri diventatidelinquenti, le carceri sono un costo, lepolizie sono un costo, i poveri sono inogni caso un costo perch anche i ricchie i nobili, per quanto poco interessati aipoveri, non possono poi far morire di fa-me la gente per strada, neanche in une-poca in cui i poveri non votano. Ci sonopoi quelli che se ne occupano a prescin-dere, dame di buon cuore, protosociali-sti, uomini timorati di Dio, preti, scritto-ri che pubblicano romanzi strappalacri-me. Infine: chi avrebbe potuto desidera-re un rivolgimento sociale se non i po-veri? I poveri facevano paura.

    Giorgio DellArti(18 - continua)

    Le escursioni parigine di Cavour: tra poveri e disgraziati per scrivere un saggio sulla miseria

    Il diritto di dissacrare Saviano

    Lettere aperte (e dolorose) di donne innamorate di preti

    LE IDEE CHIC DI PIERS Oggi alle 21 su DoveTv. Piers Morgan pronto a scoprire il lato esclu-sivo di Marbella, la St. T ropez spagnola e la loca-lit balneare pi elegante della Costa Brava.

    Lisola del tesoro In prima tv domani e mercoled9 alle 21 su SKY Cinema 1 e 1 HD. Una miniseriedavventura in due puntate basata sullomonimoromanzo di Stevenson. La ricerca del forziere delcapitano Flint interpretato da Tobias Moretti, notoper la sua interpretazione in Il commissario Rex,coinvolger Jim (Francois Goeske), lequipaggio ca-pitanato da Smollett e il bucaniere Long John.

    TRE FRATELLI Gioved 10 alle 23 su SKY Ci-nema Italia. Un film del 1981 diretto da FrancescoRosi e liberamente tratto da Il terzo figlio di Plato-nov. Ha ricevuto 4 David di Donatello e una nomi-nation all'Oscar. Tre grandi attori protagonisti, Mi-chele Placido, Philippe Noiret e V ittorio Mezzo-giorno nel ruolo di tre fratelli originari del sud, di-visi dalla differente et e da percorsi di vita diver-si con una commovente interpretazione di Charles

    Vanel nel ruolo dell'anziano padre.

    CERIMONIA DAPERTURA MONDIALI In di-retta venerd 11 alle 14 su SKY Mondiale 1. Al Soc-cer City di Johannesburg colori, coreografie e mu-siche tradizionali accompagnano tifosi e appassio-nati verso lincontro inaugurale. A seguire, si af-frontano i padroni di casa del Sudafrica, allenatidal tecnico brasiliano Carlos Alberto Parreira, e ilMessico, guidato da Javier Aguirre.

    IL MEDITERRANEO DI FRANCESCO Da ve-nerd 11, tutti i venerd alle 21.55 su Yacht&Sail(SKY, 430). Francesco Da Mosto, celebre storicodellarte, fa da guida ai monumenti del Mediterra-neo orientale che sorgevano allinterno dei confiniveneziani. Dodici puntate per raccontare il viaggio,da Venezia a Istanbul, a bordo della barca depocaThe Black Swan.

    PHIL COLLINS, Finally: Live in Paris Sabato 12alle 21 su Voce (SKY, 711). Il concerto, tenutosi a Pa-rigi nel 2004 presso lArena di Bercy , fa parte del-

    l'ultima tourne mondiale di Phil Collins, per lapromozione dell'album Testify. Oltre ai suoi grandisuccessi, Collins apre con un suo adrenalinico as-solo di batteria, testimonianza del suo successo ini-ziale coni Genesis.

    SKY Scherzando? In prima tv da sabato 12, ognigiorno alle 19.35 in esclusiva su SKY Uno. Dal 12giugno Frank Matano, un fenomeno su You Tube,debutta in esclusiva su SKYUno con uno show co-mico dal titolo SKYscherzando?, un ap-puntamento giornalie-ro di mezzora in cui ilgiovane comico vestei panni di un indisci-plinato stagista che,seduto alla sua scri-vania, trasforma icompiti assegnati inscherzi telefonici, gag ecandid camera.

    Sette giorni sul satellite

    Dal Lago risponde a chi lo attacca per il pamphlet contro lautore di Gomorra, trasformato in iconail manifesto, gioved 3 giugno

    Non ho intenzione di difendermi dallecritiche per il mio libretto sul casoGomorra-Saviano (anche perch si tratta,per lo pi, non di critiche ma di esecra-zioni e vade retro). Se si interessati al-la questione, mi si pu leggere e giudica-re di conseguenza. Intervengo invece sul-laccusa di dissacrazione che alcuni (peresempio Violante e Flores dArcais) mihanno gettato addosso, visibilmente senzaaver letto il testo e, nel caso di Flores, in-citando il pubblico a non leggerlo. Qui, co-me in altri casi (penso a Sofri) non c so-lo un appello alla censura preventiva (misi critica non per quello che dico ma per -ch lo dico).

    Appare anche un modo di pensare mi-tologico e autoritario, e quindi sostanzial-mente papalino, il che fa specie in perso -ne (parlo di Sofri e Flores) che passanoper campioni della libert di parola e dellaicismo. questa la cultura capace di op-porsi a Berlusconi?

    Per Violante, il mio un tipico caso disinistra iconoclasta. Ne deduco che perlui la sinistra deve adorare le icone. E nondiversamente pensa Flores, quando invi-ta a manifestare contro Berlusconi o adarsi al sesso o ad altre attivit ricreative,piuttosto che leggermi quando critico Sa-viano. Insomma, guai a entrare nel meritodi quello che Saviano scrive. E soprattut-to, guai a interrogarci sul significato poli-tico dellidentificazione di una parte con-sistente della sinistra nella sua figura enella sua opera.

    semplicemente quanto ho tentato difare nel mio libro a tre livelli, narrativo,mediale e sociologico (tra parentesi, oc-cuparmi di queste cose esattamente ilmio mestiere, diversamente da quantoFlores, che pure mi conosce da quasitrentanni, fa credere ai lettori del Fatto

    Quotidiano). Livello narrativo: ho analizzato la ve-

    rit di Gomorra in base al testo e anientaltro, ignorando qualsiasi pettego-lezzo sulle sue fonti, ma portando alla lu-ce il carattere tecnicamente auto-referen-ziale della narrazione (ci sono stato e hovisto, e quindi dico la verit); livello me-diale: ho discusso la costruzione, in buonaparte dei media, delleroismo di Saviano,mostrando anche come lo scrittore, neisuoi interventi successivi a Gomorra, ab-bia in qualche modo fatto proprio il ruo-lo che gli veniva cucito addosso; livellosociologico (e se vo-gliamo, politi-co): che si-gnifica ilprocesso diiconizzazio-ne delloscrittore nel-la sfera pub-blica del nostropaese?

    Lultimo punto misembra decisivo e integra i primi due. Latrasformazione di Saviano, a sinistra, inicona del bene contro il male (rappresen-tato dal crimine organizzato) sposta il con-flitto politico in una dimensione morale emoralistica fondamentalmente diversivae consolatoria. Una dimensione illusoria,in cui - ma questa solo unipotesi - moltiscaricano le frustrazioni di una sinistrache in buona parte non pi rappresen-tata, oppure impotente di fronte altrionfo della destra.

    Il fatto interessante che la categoriadelleroismo storicamente appannaggiodella destra romantica (penso a Evola), equesto spiega la fortuna di Saviano tra iseguaci di Fini (si veda la fondazione Fa-refuturo e che cosa pensa di me). Di con-

    seguenza, la classica accusa zdanovianache mi rivolgono Sofri e Flores (a chi gio-va?) risibile, un altro aspetto della lororeazione censoria.

    Come si conviene a qualcuno che, vo-lente o nolente, stato trasformato in ico-na delleroismo, molto spesso le posizionidi Saviano su questioni di interesse pub-blico sono unanimiste e apolitiche, e ciobuone per tutti (anche se nel libretto ri-conosco che talvolta prende posizionecontro le derive pi clamorose dellattua-

    le regime in materia di conflitto diinteressi). Sostenere che

    la recente lotta deglistudenti contro

    la distruzio-ne dellascuola e del-luniversitp u b b l i c aconta ben

    poco di fron-te al crimine or-

    ganizzato o ridurre la morte dei soldati inAfghanistan alla questione dei poveri ra-gazzi del sud che non hanno alternative,senza dire nulla del significato dellaguerra e dellimplicazione dellItalia, qualcosa che non si pu passare sotto si-lenzio. Nessuno chiede a Saviano di oc-cuparsi di questi problemi. Ma se ne scri-ve o ne parla, naturalmente criticabile,come chiunque altro. Io trovo grottescoche qualcuno liquidi tutto questo, e ciola critica di quello che Saviano dice, intermini di invidia: come sostenereche se un critico cinematografico parlamale di un film, perch invidia il regi-sta.

    Ma dietro tutte queste reazioni, voltaper volta isteriche o moraliste, si profilaun enorme problema politico: limpotenzaevidente di unidea di alternativa basata

    quasi esclusivamente sullopposizione al-lanomalia Berlusconi, e non al blocco diinteressi (e valori e simboli) che il cava-liere sintetizza. Di fatto, precari e pensio-nati, studenti e lavoratori, insegnanti etutte le altre figure socialmente deboli(per non parlare di marginali, esclusi estranieri) sono sostanzialmente soli sullascena politica, in balia di questa destra. E,come le elezioni dimostrano, la mancanzadi rappresentanza porta anche quote im-portanti di elettori di sinistra a votare pergli altri (un classico sintomo di un sistemasociale e politico in preda al populismo).La destra fa politica di classe, eccome,lopposizione no.

    E questo anche un effetto dello spo-stamento del conflitto in chiave simboli-co-morale (e, s, giustizialista), come di-mostra lossessione unanime per la lega-lit. Ecco allora che il conflitto evacua-to, che tutto (dalla questione del lavoro al-lignobile condizione delle nostre carcerio al razzismo imperante) viene minimiz-zato o comunque messo in secondo piano.Ed inevitabile se, in nome della legalit,ci mettiamo a priori dalla parte dellordi-ne, politico o simbolico che sia.

    Di questo, ovviamente, a Saviano nonimputo una particolare responsabilit,anche se lo critico, in base ai suoi scritti,per aver contribuito ampiamente alla re-torica delleroismo. Ma forse i suoi segua-ci a priori e a prescindere, le vestali dellapubblica indignazione che pontificanodalle tribune mediali, non sono proprioinnocenti della spoliticizzazione di cuiparlo sopra. E pensando proprio a loro,mi chiedo chi rispetti di pi, in ultimaanalisi, lo scrittore perseguitato dalla ca-morra: chi lo prende sul serio, discuten-dolo anche polemicamente, o chi si genu-flette davanti alla sua icona.

    Alessandro Dal Lago

    il Giornale, gioved 3 giugno

    Quello che tutti sanno, quello che tuttifingono di non sapere: molti pretiamano, molte donne li amano. Storie clan-destine e sotterranee, tanto dolore e pocagioia. La Chiesa ha da tempo un persona-le altamente qualificato, in psicologia eumanit, per affiancare i sacerdoti smar -riti nelle praterie dellamore. Non unacolpa, una fatalit della vita. Troppo im-pegnativa, quella promessa di celibato: gliincontri in parrocchia, la contiguit con levolontarie e con le perpetue, qualche vol-ta persino la confidenza con donne sposa-te, tutto concorre a incrinare il sacro giu-ramento. E allora comincia il lungo viag-gio nella penombra e nel segreto, guidatida una bussola impazzita. difficile perluomo sotto la tonaca, ancora pi diffici-le per la donna innamorata delluomoproibito.

    Serve coraggio per portare in superficiequesti legami impossibili. Ma ultimamen-te succede sempre pi spesso. Devesseremerito di questo Papa poco canterino,per sensibilissimo ai temi profondi delvivere. La sua fede cieca e laica nella ve-rit, anche la pi scomoda, induce i fedeliad aprirsi. Questa Chiesa di Ratzinger, chenon ha paura delle miserie e delle fragi-

    lit umane, pu sembrare soltanto ai fari-sei pi debole. Ma in realt pi forte epi sicura di s. Cos, anche i naufraghidellamore in canonica trovano la forza diuscire allo scoperto. gi successo in al-tre parti del mondo. Ora la volta di alcu-ne donne italiane. La loro lettera apertaappare sul sito americano Global post,ripresa in Italia da Il Dialogo.it.

    Antonella, 41 anni, passava molto tem-po in parrocchia con E.C., il prete brasi-liano. Insieme guidavano il gruppo deigiovani. Una sera di giugno, nel 2006, men-tre lei lo accompagna in canonica, lui labacia. Quella stessa notte gli scrissi unalettera, per dirgli che avevamo commessoun errore, che avremmo dovuto subito di-menticare. Ma la sera dopo, quando si in-contrano per chiarire, lui la bacia di nuo-vo. Cos cominciata la nostra storia, du-rata due anni e mezzo. Lui veniva spessoa dormire da me, una volta ultimate le sueattivit pastorali. Un giorno, per, ven-gono scoperti: un confratello trova unalettera di Antonella nella casa parroc -chiale, e avverte subito i superiori. DonE.C. viene trasferito a Roma, non primaper di aver donato alla sua donna unanello di fidanzamento...

    Stefania, 42 anni, manager romana, rac-

    conta che il suo prete non si mai spintooltre platonici abbracci. E aggiunge: Lamaggior parte di loro non pronta a la-sciare il ministero per una donna. Tantipreferiscono mantenere entrambe questedue vite opposte. Il mio - riconosce co-munque - mi ha lasciato non appena haavvertito che la cosa stava andando trop-po in l, che stava nascendo qualcosa direale....

    Beatrice, 40 anni, toscana, rivela inveceche il suo prete si manifestava criticoverso il conservatorismo della Chiesa everso il celibato: quando per il nuovo ve-scovo gli prospett un nuovo salto di car -riera, cambi idea e si alline. Questo co-munque non gli imped di tenere ancorain piedi la relazione clandestina. Colma-vo i suoi vuoti e riempivo le sue lacuneemotive. Non ha mai avuto dubbi, ndrammi interiori.

    Non sono storie cos sconvolgenti. Sonostorie di poveri amanti, con tutti i crucci,le incomprensioni, persino gli opportuni-smi delle storie regolari. Diventano urti -canti solo per chi si rifiuti di vedere, comese il problema dei sentimenti in canonicanon fosse ormai una vera emergenza perlintera Chiesa. Dietro la pena e la fru-strazione di queste storie nascoste e com-

    plicate, spesso anche sgangherate, si av-verte chiara la domanda di sempre: per -ch ostinarsi ancora con il celibato? Per -ch non lasciarlo soltanto come liberascelta?

    Le donne che scrivono al Papa gli giu-rano che i loro uomini sarebbero preti mi-gliori, se potessero sposarsi. Per esseretestimoni efficaci dellamore - dicono - isacerdoti hanno bisogno di incarnarlo e vi-verlo pienamente, cos come la loro natu-ra esige. Il celibato obbligatorio una leg-ge umana, ma la Chiesa la spaccia comevolont di Dio. Cos, la maggior parte diqueste relazioni finisce male. Perch tuttaquesta sofferenza in nome dellamore?.

    La domanda rimane sospesa come unanube scura sullenorme problema. C chiha sempre in tasca la risposta giusta:Quando un uomo si fa prete, sa cosa la-spetta. una scelta sua, nessuno lo obbli-ga. Beati quelli che hanno tante certezzepronte alluso. Peccato che la vita di tuttii giorni non sia cos rigida, scontata, ba-nale. In questa equazione, si muove sem-pre una variabile impazzita. Per fortuna,c un Papa che lo sa. Forse non arrivermai ad abolire il celibato. Certamente, hacompassione per chi ne resta schiacciato.

    Cristiano Gatti

    La Stampa, venerd 4 giugno

    Il Vaticano ha il patrimonio immobi-liare pi gigantesco del Paese. Dun-que va da s che affittare una casa dal Va-ticano a prezzi di mercato pu equivaleread affittarla da qualsiasi altro proprieta-rio. E altrettanto vero che la deposizionedi Zampolini sembra il classico fare diogni erba un fascio. Se leggeste soloquesta frase potreste pensare che PaoloFlores DArcais, uno dei pi critici neiconfronti delle degenerazioni dentro lIta-lia dei Valori, stia difendendo lamico-ne-mico Antonio Di Pietro. Ma leggete il se-guito di questa intervista.

    Di Pietro sostiene di poter spiegare tutto,annuncia querele, e oltretutto non inda-gato. Politicamente emerge un quadro dirapporti opachi, o no?

    Il modus operandi del senatore Pedica,proprio come lo descrive Di Pietro, ricor -da irresistibilmente i comportamenti deiclassici notabili della Dc.

    Questo Pedica dichiara alla Stampa di es-sere nipote di un monsignore e di una ba-dessa calabra, e che il padre ha venduto unterreno a Rocca Priora al direttore dei Mu-sei vaticani... Il che spiegherebbe la sua fa-miliarit col Vaticano, dice. Tolto leffettosemi-comico, si ha il sapore di un mondo diamici degli amici, non trova?

    per questo che parlo di comporta -menti democristiani. Di Pietro ammetterche un ammanicamento con gli ambientivaticani diverso dai rapporti con qual-siasi altro proprietario di case, o col V ati-cano stesso.

    Perch non si riesce a rinunciare a que-sti ammanicamenti, come li chiama lei?Queste storie generano il sentimento del co-s fan tutti?

    Noi di MicroMega quasi un anno fa ab-biamo fatto lunica vera grande inchiesta,anticipata dalla Stampa, sullItalia dei Va-lori. Volevamo andare oltre i casi, peraltrosegnalati, di rilievo penale, quello che ciinteressava era lincompatibilit tra i va-lori per i quali un numero crescente di cit-tadini ha votato lIdv e i comportamenti danomenklatura partitocratica, non necessa-riamente corrotti, ma certamente oppor -tunistici e iperburocratici di un numeroassai consistente di dirigenti locali.

    Non solo locali, sembrerebbe.Intanto locali. E questo che nellIdv

    non cambiato. Di Pietro ha pienamentericonfermato questi dirigenti al congresso.

    Adesso, sul sito, dice che chiarir tuttocoi giudici. Quando, sulla Stampa, apparvelinchiesta di MicroMega, promise: spie-gher tutto a Flores. Lha fatto?

    La promessa di chiarire tutto stata,per dirla con uso di proverbi come piacetanto a lui, una promessa da marinaio.

    Anche al congresso qualcosa promise,per arrivare a una specie di tregua con deMagistris. E poi?

    Proprio stamattina (ieri) ho organizzatoun forum per il prossimo MicroMega conDe Magistris e Vendola. Il problema pernon un personalismo De Magistris-DiPietro; che o lItalia dei valori si lasciairrompere (faccio un uso consapevol-mente improprio del verbo) dalla societcivile, e accantona i dirigenti in transu-manza continua da tutte le Udc e i Mastel-la possibili, oppure rapidamente entrerin un declino terminale; declino gi an-nunciato in Emilia, dove i grillini hannoavuto quasi gli stessi voti di Di Pietro.

    Chiss cosa pensaranno appunto i grilli-ni, di questo nuovo caso dipietrista.

    Vede, come i voti dellopinione pubbli-ca non appartenevano per diritto di pri-mogenitura al Pd, cos non appartengonoallItalia dei V alori; e neanche al movi-mento cinque stelle.

    Cio pensa che Di Pietro pagher un pe-gno, in termini di voti?

    Se non far piazza pulita di opportuni-sti e professionisti della politica, la dege-nerazione della politica punir anche lui.

    Tonino rivendica di esser stato lunico - ma-gari un po tardi - ad aver sostituito Balducci,quandera ministro dei Lavori pubblici.

    Tanto di cappello a Di Pietro che alme-no ci ha provato, a togliere Balducci. Ilguaio che sono in pochi, troppo pochi, nelcentrosinistra - anche quando ha governa-to - ad aver fatto pulizia a casa propria diquesti figuri. Non ci sar alternativa al ber-lusconismo, con o senza Berlusconi, finchanche i partiti di opposizione saranno fat-ti di politici di professione, e non di brico-leur, puri volontari che fanno un servizio, euna volta fatto tornano a casa.

    Ma attenzione, qui, a parlare di casa.Jacopo Iacoboni

    Di Pietro scaricato

    Flores DArcais accusa Tonino dinon aver fatto pulizia nel partito:

    Sembrano notabili democristiani

    La Stampa, venerd 4 giugno

    Anche lei come la Gina, che se nera an-data dopo aver preso una bandieratain testa dai leghisti. Anche Lucia se ne vadalla palazzina di Riva Sette Martiri, ed sempre una questione di bandiera. A metsettembre, quando Umberto Bossi (ri)chia-mer i suoi padani a Venezia, dalla finestradi Lucia Massarotto, appoggiato al vaso digeranei, non spunter pi il suo tricolore.Quello famoso dal 16 settembre 1997, e sonpassati ormai tredici anni. Il tricolore lometta al cesso, signora...!, le grid Bossi.Divent celebre la frase, seguita da un Hoordinato un camion di carta igienica trico-lore. E divent celebre Lucia.

    La Gina ha lasciato Riva Sette Martiriper lo spavento, Lucia per laumento del-laffitto. Siccome in Italia le cose vannobene, tutti quei soldi non li ho. Sarebbeda 600 a 900 euro, e lo stipendio di Luciasupera di poco i mille. E pensare che conla mia bandiera ho fatto diventare questapalazzina una casa storica. Magari ne hoanche aumentato il valore. Trasloco fissa-to entro il 31 luglio, data di scadenza delcontratto. In questi casi so che si butta viamolta roba, ma la bandiera no, quel trico-lore ormai fa parte della vita mia e di quel-la dei miei due figli.

    Mattia e Tommaso, 21 e 15 anni, son cre-sciuti con Bossi sotto la finestra e un paio dicronisti in salotto, la miglior camera con vi-sta. Anche loro, come mamma Lucia, ora po-trebberio tenere lezioni sulla storia dellaLega e Mattia ha messo su Y ouTube il suoparere: Qui gridavano contro Roma La-drona e adesso sono l con tutti gli altri,dice. Ora che ce ne andiamo - aggiunge -non penso che i nuovi inquilini rimetteran-no il tricolore, ma almeno noi labbiamomesso quando aveva un significato. Quan-do, in quel 97, Bossi grid Il matrimonio finito! e avvi la mai interrotta marcia ver-so lIndipendenza della Padania.

    Lucia adesso ha 51 anni, si sveglia ognimattina alle 5 e lavora part-time in ungrand hotel di V enezia. Ha avuto le suesventure, il negozio di oggettistica in piaz-za San Marco chiuso, il matrimonio finito,e neppure con la politica va pi tanto be-ne. Lhanno sempre coccolata, Rutelli nel2000 mi ha portata anche a Milano, ho co-nosciuto Veltroni, una brava persona, mapoi sono spariti tutti e neanche un grazie.Saspettava, dice, di non rimaner sola conla sua bandiera a met settembre, lei alterzo piano e i leghisti sotto. E invece sem-pre e solo lei, le cronache serano abituate,Bossi pure, e dai leghisti saluti e sfott.

    Io li ho conosciuti bene - racconta - gente comune che si fa una gita e vienequi, ma poi dal palco li caricano a mollacon frasi violente, di odio, li incitano, li ec-citano. E soprattutto i pi giovani, se vedo-no che permesso usare certe parole ecerti toni, poi li imitano. E pensare chequesta Riva dedicata a sette ragazzi fuci-lati dai nazifascisti... No, non ho mai avutopaura, ma so quanti insulti mi sono presa,e poi le telefonate, le lettere anonime, lacasa piantonata. Si sentita (anche) sola.Quelli dellopposizione li vedo molto as-sonnati, si vede che purtroppo ci voglionoquelli che urlano. Come i leghisti.

    Ormai rassegnata, ripete che mi man-cher. Non la Lega, lultimo dei miei pro-blemi, ma il suo tricolore da sventolare.Per me un richiamo alla realt, un mo-do per ricordare che esitono valori e pro-blemi, il lavoro, la casa, i figli, la sanit, lacultura. Abitiamo in unItalia ancora unita,no? Dove a Napoli uninfermiera si uccideperch non le pagano lo stipendio e la po-litica si rivela senza moralit e piena distorie di corruzione o pettegolezzi da par -rucchiera. E dove sar, a met del prossi-mo settembre, la signora Lucia? Non inRiva dei Sette Martiri, purtroppo. Spero inuna casa popolare, se me la danno....

    Giovanni Cerruti

    Bandiera sfrattata

    La pasionaria che sventolil tricolore contro Bossi dopo 13 annilascia la casa. Colpa del caro-affitti

  • PASSAGGI Il quotidiano Le Monde, fon-dato nel 1944 da Hubert Beuve-Mry e daChristian Funck-Brentano (addetto stampadi De Gaulle), dovr aumentare il capitaleper far fronte ai prestiti delle banche. Ilpresidente della societ, Eric Fottorino, haannunciato il 3 giugno in un editoriale inprima pagina la ricerca di un socio di mag-gioranza per il giornale: i dipendenti valu-teranno con attenzione i candidati, che do-vranno impegnarsi a non interferire con lescelte editoriali (Vittorio Sabadin, LaStampa 4/6).

    METAMORFOSI Un signore prende iltram dopo aver comperato il giornale edesserselo messo sotto il braccio. Mezzoradopo scende con lo stesso giornale sotto lostesso braccio. Ma non pi lo stesso gior-nale, adesso un mucchietto di fogli stam-pati che il signore abbandona su una pan-china della piazza. Appena rimane solosulla panchina, il mucchietto di fogli stam-pati si converte di nuovo in un giornale fin-ch un ragazzo lo vede, lo legge, e lo lasciaconvertito in un mucchietto di fogli stam-pati. Appena rimane solo sulla panchina,il mucchietto di fogli stampati si convertedi nuovo in un giornale, finch una vecchianon lo trova, lo legge e lo lascia convertitoin un mucchietto di fogli stampati. Poi se loporta a casa e per strada lo usa per avvol-gervi un chilo di patatine, cosa alla qualeservono i giornali dopo le suddette ecci-tanti metamorfosi (Julio Cortzar, Storie diCronopios e di famas, Einaudi, 1971).

    BUGIE Jayson Blair, reporter del NewYork Times, licenziato nel 2003 dopo avercopiato, inventato e falsificato dozzine diarticoli: Ho mentito una, due, tre, millevolte. Non erano bugie passeggere, ma in-ganni colossali, dalla A alla Z. La primabugia dopo l11 settembre, quando Blair fe-ce credere che un suo parente fosse mortonellattacco: ottenne di diventare inviato aGround Zero e sinvent unintervista conuna vittima inesistente (Michela Proietti,Corriere della Sera 1/6).

    FROTTOLE Una frottola nasce dal ti-more di non essere ben visti dagli altri,mentendo tentiamo semplicemente di con-vincere il mondo del nostro valore (la psi-cologa Dorothy Parker in Why we lie).

    DIMENSIONI Nella Papua indonesiana vietato ad aspiranti membri dellesercitoe della polizia effettuare interventi perlaumento delle dimensioni del pene. Trale trib indigene infatti diffusa la praticadi avvolgere il pene in foglie urticanti chelo gonfiano: un effetto che ne altera le di-mensioni a riposo e limita lattivit adde-strativa (Il Tempo 30/5).

    AUTORITRATTO The self-portrait ex-perience, il corso di rafforzamento dellaleadership che la Scuola di direzioneaziendale dellUniversit Bocconi pro-muove nelle aziende. La fotografa CristinaNuez spiega la tecnica dellautoscatto,che si mette in pratica in una serie di ses-sioni individuali: Molte persone fanno fa-tica a guardarsi allo specchio e sono a di-sagio davanti a un obiettivo perch hannopaura di come potrebbero apparire, temo-no il giudizio degli altri [...]. Nellaccetta-zione delle proprie immagini pi brutte sinasconde tanta forza e saggezza (SandroOrlando, Il Mondo 4/6).

    ABILIT Walt Disney, che aveva comin-ciato a lavorare come disegnatore in una-genzia pubblicitaria e fu licenziato persingolare mancanza di abilit nel dise-gno (Mariuccia Ciotta, Walt Disney. Primastella a sinistra, Bompiani, 2005).

    PROPOSTE Il romanziere Stephen King,proponendo alle case editrici il suo primolibro, Carrie, fu respinto sistematicamentedal 1967 al 1973 (Mario Baudino, La Stam-pa 7/10/2009).

    INADATTA Oprah Winfrey fu licenziatadalla televisione in cui lavorava come re-porter perch considerata inadatta per latv (Giovanna Maria Fagnani, corriere.it18/2).

    DISOCCUPAZIONE Il tasso di disoccu-pazione di aprile in Italia dell8,9%, il da-to peggiore da fine 2001. Numero di perso-ne in cerca di lavoro: 2.220.000 (Jacopo Gi-liberto, Il Sole 24 Ore 2/6).

    ELEZIONI Jn Gnarr, classe 1967, attorecomico, sceneggiatore e nuovo sindaco diReykjavik. Il suo partito, Besti Flokkurinn(il Partito Migliore), ha ottenuto il 34,7% deiconsensi, superando i conservatori del Par-tito dellIndipendenza del sindaco uscenteHanna Birna. Il partito, nato nel 2009, haproposto alle urne attori, musicisti, casa-

    linghe, personaggi dello showbiz. Tra lepromesse fatte agli elettori: palme sul lun-gomare, asciugamani gratis nelle piscinecomunali, un orso polare allo zoo, un Par-lamento senza droghe entro il 2020 e un so-lo Babbo Natale, per risparmiare in tempidi crisi (in Islanda secondo la tradizione cisono 13 Babbo Natale che arrivano, uno algiorno, nei 13 giorni che precedono il Na-tale) (Simona Verrazzo, Libero 1/6).

    ARTIGIANI Bocciata dallAntitrust in-glese la pubblicit di Louis Vuitton cheraffigura un artigiano al lavoro e lascia in-tendere che i prodotti della maison sianofatti a mano (z.k., Economy 9/6).

    PRIORIT Nel 2009 i leghisti avevanovinto la battaglia contro il burro francesenei bar della Camera: era stato sostituitocon un prodotto italiano. Ora Maurizio Fu-gatti, capogruppo in commissione Finanze,denuncia che il prodotto stato sostituitodi nuovo con il beurre president gastronomi-que: Sar che non c pi il ministro Zaia,strenuo difensore dei prodotti tipici italia-ni, o forse sar la potenza dei canali com-merciali francesi. In ogni caso non ne sa-ranno contenti gli agricoltori e i produtto-ri di latte italiani (Il Sole 24 Ore 4/6).

    COMPLEANNO La lattina compie 200anni. I barattoli metallici di forma cilin-drica sono stati brevettati nel 1810 dagli in-glesi Donkin e Hall (Il Tempo 30/5).

    PARTORIRE La bimba nata a Bergamoda una donna in coma vegetativo da quat-tro mesi. La mamma, che ha gi tre figli, stata alimentata e idratata affinch portas-se avanti la gravidanza dopo laneurismacelebrale che lha colpita quando il fetoaveva 16 settimane (Laura Guardini, Cor-riere della Sera 2/6; Il Tempo, Marino Col-lacciani 2/6).

    COSTRUIRE Stiamo parlando di ungrattacielo per 3mila persone, non di unbungalow (Mercedes Bresso, ex presiden-te della Regione Piemonte, al successoreCota, che si lamentato dei 22 milioni dieuro pagati allarchitetto MassimilianoFuksas per il nuovo palazzo della Regione)(Angela Frenda, Corriere della Sera 2/6).

    PARTIRE La TravelEyes, agenzia diviaggi inglese che organizza tour per per-sone non vedenti accompagnate non daguide o assistenti sociali ma da sempliciviaggiatori. I pacchetti prevedono parteci-panti sconosciuti fra loro (Avvenire 27/5).

    MODE La moda del momento in fatto dilusso in Iraq: possedere uno zoo privato. Ilmercato degli animali di Bagdad si trovanella zona nord-ovest della capitale e ognigiorno visitato da 4mila persone. Vi sipossono trovare leoni, scimmie, coccodril-li, orsi, pavoni, pellicani e gufi. Per una pa-pera o un coniglio si spendono sei dollari,un leone di pochi mesi arriva a costarne6mila, uccelli esotici particolarmente rarianche il doppio. I principali acquirentivengono dallArabia Saudita o da paesi li-mitrofi (Simona Verrazzo, Libero 31/5).

    MODE/2 La moda letteraria: alla fine de-gli anni Sessanta si scopre il continente su-damericano (sembravano esistere soltan-to Macondo e la soledad - ricorda AlbertoRollo, direttore letterario di Feltrinelli);negli anni Ottanta il tormentone Linsostenibile leggerezza dellessere, portatodal nuovo vento che veniva dallEst; a ca-vallo tra gli Ottanta e i Novanta si collocala scoperta degli irlandesi, di cui capofi-la Roddy Doyle; linnamoramento per gliindiani arriva nel 1997 con Arundhati Roye il suo Il dio delle piccole cose, anche se inItalia erano gi apparsi Salman Rushdie -il suo I figli della mezzanotte era uscito die-ci anni prima da Garzanti - oltre che AnitaDesai e Vikram Chandra; oggi va di modala Svezia grazie a Stieg Larrson e le sueimitazioni (Simonetta Fiori, la Repubblica1/6).

    FENOMENI I traduttori dallo svedeseallitaliano sono una dozzina, messi lette-ralmente sotto assedio dagli editori dopoil fenomeno della trilogia Millenium scrittada Larrson, seguita nel 2009 da ventiduenuovi thriller scandinavi e da altri dodicititoli nei primi sei mesi del 2010 (ibidem).

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    ANNO XV NUMERO 133 - PAG 3 IL FOGLIO QUOTIDIANO LUNED 7 GIUGNO 2010

    LA SPADA DI TREMONTIIl ministro, la crisi, la fine dellutopia della globalizzazione. E la maglia delle regole che soffocano leconomia

    Corriere della Sera, luned 31 maggio

    Euna domenica decisivaper la manovra e per ilfuturo del governo. Il mi-nistro dellEconomiaGiulio Tremonti nega checi siano stati contrasti

    con il Quirinale c solo qualche detta-glio tecnico e spiega il decreto nel con-testo di unanalisi della situazione econo-mica e finanziaria globale.

    Ministro Tremonti, cosa sta succedendo?Succede che dal copione venuto fuori

    il film. Per come lo vedo e lo vivo io, Lapaura e la speranza era il copione, e quelloche sta girando il film. Quando ho scrittoil copione non immaginavo di stare anchenel film, e di starci cos dentro. E tuttavia vero che nel copione cerano proprio lecause e le cose che sarebbero successe,che stanno succedendo, che vediamo. Man-cavano solo le date. Il crollo delle pirami-di finanziarie, simbolizzato dalla LehmanBrothers, c stato nellautunno 2008, maavrebbe potuto esserci anche nellautunno2009 o nellautunno 2010. Niente sarebbecambiato rispetto alla grande curva che stafacendo la storia.

    Intende dire che stiamo vivendo un pas-saggio di epoca?

    Non siamo dentro una di quelle solitecongiunture negative, che tante volte ab-biamo visto nei secoli e nei decenni passa-ti. Siamo a un tornante della storia. la co-scienza di questo che sta maturando inprogressione, via via che passano i giorni,via via che si formano o si deformano i fat-ti. E, se posso aggiungere, limpressione che questo processo sia avvertito pi dalbasso che dallalto, pi che dai popoli chedalle lites.

    Come si pu sintetizzare quanto accade?Possiamo fare il punto sul quaderno

    della nostra vita, sul quadrante della no-stra storia. Lo possiamo fare prendendo unfoglio di carta e tracciandoci sopra in cro-ce due assi, uno orizzontale e uno vertica-le. Lasse orizzontale quello dello spazio.Lo spazio si improvvisamente dilatato;improvvisamente perch venti anni, quan-ti sono gli anni che vanno dalla caduta delMuro di Berlino a oggi, sono in senso stori-co un tempo minimo, un tempo interno al-la vita di ciascuno di noi, e non come sempre stato per le grandi trasformazioniun tempo di lunga durata, scandito sul rit-mo lento del passaggio da una generazioneallaltra. Ora, superate le vecchie barriere,lo spazio venuto improvvisamente a coin-cidere con il mondo e nel mondo in untempo che va dal rapido allistantaneo cir-colano masse enormi di persone e di mer-ci, di capitali e di informazioni.

    E lasse verticale?E un asse su cui si segna, per la prima

    volta nella storia, il sopravvento delleco-nomia di carta sulleconomia reale. Untempo, leconomia era economia reale - lafabbrica, la manifattura, il lavoro; alla ba-se, le famiglie e le persone - e leconomiadi carta, quella delle vecchie banche e del-la vecchia finanza, era solo strumentale,era al servizio delleconomia reale. Questorapporto stato pi o meno fisso nei duesecoli del capitalismo. Tra la fine del No-vecento e il principio di questo secolo ilrapporto si invece improvvisamente rot-to, e leconomia di carta si affrancata dalvincolo della realt, si progressivamenteautoalimentata, salita in verticale sul-lasse della ricchezza. Una volta, per unatransazione reale - la compravendita diuna balla di cotone, di un barile di petro-lio, di un titolo pubblico - cerano una e poial massimo due o tre transazioni finanzia-rie collegate e comunque strumentali ri-spetto alla transazione reale sottostante.Adesso non pi cos. Il numero delletransazioni finanziarie salito vertiginosa-mente sullasse verticale, ha perso il colle-gamento con la base, e si caricato di pe-ricolo. Perch sono le crisi verticali dellafinanza che si sono scatenate o possonoscatenarsi sullasse orizzontale dellecono-mia reale. Il crollo delle piramidi di carta,nellautunno 2008, ha istantaneamente cau-sato il crollo delleconomia reale, che in-vece per suo conto si stava sviluppando in

    positivo. Il salvataggio delleconomia dicarta, garantito dagli Stati, ha riprodotto informa diversa le stesse condizioni di crisipotenziale che cerano appena due anni fa;con la differenza che ora a rischiare per unnuovo immanente crollo delleconomia dicarta non c solo leconomia reale, ma an-che la struttura sovrana dei debiti pubbli-ci e quindi dei governi. Da un lato sul mer-cato over the counter, il mercato princi-pe delleconomia di carta, sono tornati glistessi valori ante-2008; dallaltro lato, nelmondo, ogni otto secondi si emette un mi-lione di dollari o di euro di nuovo debitopubblico. Questa la realt che oggi ab-biamo davanti. E questa la fine delluto-pia della globalizzazione come nuova etdelloro, come metafora dello sviluppo po-sitivo e progressivo continuo. Era illusoriopensare che la globalizzazione, causandolemersione o lo spostamento epocale e im-provviso di enormi masse di merci, di la-voratori e di capitali potesse svilupparsisenza squilibri a lorovolta enormi ed epo-cali. Ed stato, co-me ho scritto nel1994 ne Il fantasmadella povert, undrammatico errorepolitico accelerarein modo forsennatosui tempi e sui meto-di della globalizzazio-ne.

    La globalizzazione nonpoteva certo essere fermata.

    Certo, era un processoineluttabile e non arrestabile,ma fattibile in termini e tempimeno sincopati e meno nevraste-nici. La globalizzazione in ventianni stata fatta tra laltro in undrammatico disordine: il mercato diventato di colpo globale ma leregole sono rimaste nazionali,creando quel vuoto nel quale solopoteva crescere a dismisuraleconomia di carta.

    Ma come pu intervenire la politica?E gi molto capire; e limpressione

    che sopra i popoli, superato lo choc inizia-le, anche segmenti sempre pi ampi delleclassi dirigenti comincino a capire. Unesempio: due anni fa, sul tema delle rego-le, ci si illudeva che la ricetta magica e sal-vifica potesse essere fabbricata e sommi-nistrata dalla finanza, che si sarebbe auto-regolamentata. Sono stati persi due anni,ma adesso questa illusione finita, la poli-tica tornata a fare politica, e a fare unapolitica allaltezza del tempo nuovo chestiamo vivendo. In America, la Casa Bian-ca ha chiesto al Congresso il voto su nuovegrandi leggi coerenti con il nuovo tempo.In Europa, la Commissione ha proposto alParlamento europeo un parallelo catalogodi nuove regole. Venerd scorso, a Parigi, i34 governi dei Paesi Ocse pi il Brasile e laRussia hanno adottato una dichiarazionecomune sulletica nelleconomia. Una di-chiarazione articolata nella forma di trilo-gia Propriety-Integrity-Trasparency. questo il nucleo di base del Global LegalStandard proposto dal governo italianonel 2009. Venerd a Parigi avvenuto unfatto di enorme rilievo, con laccordo nonsolo dei governi ma anche delle organizza-zioni sindacali e imprenditoriali. Quelloche voglio dire che la cascata dei feno-meni ci venuta addosso allimprovvisonon ci ha travolto, perch sta determinan-do una catena di reazioni positive ed perquesto che io continuo a vedere che nellanostra vita e nella nostra azione, nel nostropresente e nel nostro futuro, una luce disperanza.

    LEuropa resta la parte del mondo piesposta alla crisi finanziaria, o no?

    Il presidente della Commissione euro-pea Barroso ha detto: con la crisi abbiamoperso dieci anni di crescita. Vorrei comple-tare questa considerazione con una do-manda: era crescita vera? O non-crescita?Non-crescita perch drogata dalle carte dicredito che in realt troppo spesso sonocarte di debito, dalle bolle finanziarie e im-mobiliari. Nellanello che circonda

    lEuropa, i paesi in crisi non sono tanto ipaesi Pigs, acronimo spregiativo. Sono ipaesi Fire: Financy, Insurance, RealEstate; finanza, assicurazioni, immobiliare.Ma c qualcosa in pi. Pi nel profondo, laglobalizzazione ha colpito la meccanica dicrescita dellEuropa. La crisi particolar-mente grave in Europa perch ha investito,oltre alleconomia europea, il processo stes-so di costruzione europea. Larchitetturaeuropea stata costruita con sapienza matutta Europa su Europa, come selEuropa fosse chiusa in una serra. La crisici ha colpito non perch lEuropa entratanella globalizzazione, ma perch la globa-lizzazione entrata in Europa, trovandolaancora impreparata. Siamo un continente,abbiamo un mercato, abbiamo una monetacomune, ma non abbiamo ancora un gover-no comune. Il tempo istantaneo della crisi andato contro il tempo lungo della nostracostruzione politica, creando il paradossodi uneconomia che tanto forte, ancora laprima del mondo, quanto fragile, perchnon ne stato ancora completato il proces-so organizzativo. Eppure, ancora, un ele-mento di speranza: nel primo weekend dimaggio, i capi di Stato e di governo hannomostrato una comune leadership e hannodisegnato soluzioni che, se davvero appli-cate, possono essere positive, e formule or-ganiche comuni alle quali ha contribuito

    con grande forza di visione anche il capodel governo italiano.

    A proposito, come sono i suoi rappor-ti con Berlusconi?

    Ho giurato fedelt alla Repub-blica nel governo Berlusconi.E per me la fedelt un va-lore insieme morale e poli-tico: politico perch mora-le, e morale perch politi-co.In attesa che le iniziativedei giorni scorsi maturino,qual la situazione oggi? Vede, oggi lEuropa un continente che pro-duce pi debito che

    ricchezza, pi deficit cheprodotto interno lordo. Ed questa insie-me una statica e una dinamica insosteni-bile. Non abbiamo pi rendite interne oesterne, patrimoni accumulati o colonie,dalle quali continuare a estrarre ricchez-za. Dobbiamo ridisegnare la struttura delnostro modello sociale ed economico. Do-po il primo weekend di maggio, limpegnocomune stato espresso nel senso della ri-duzione comune obbligatoria dei deficit edei debiti pubblici. Ed questa la ragionedelle politiche di rigore che vengono fattein queste settimane, in questi giorni in tut-ti i paesi europei, dallInghilterra allaFrancia, dalla Germania allItalia. Natu-ralmente sono politiche diverse secondo lecondizioni specifiche dei diversi paesi, macomuni nellindirizzo di massima.

    Ma queste politiche non contrastano forsecon la crescita delleconomia?

    La nota dominante e comune stataquella del primum vivere. Il patto euro-peo si chiama patto di stabilit e di cresci-ta, e prima si intendeva la stabilit comepresupposto necessario per la crescita.Adesso la politica che stata decisa, e allaquale giusta o sbagliata nessuno ha volutoo potuto sottrarsi, la stabilit finanziariacome condizione stessa di esistenza del-leuro e dellEuropa. Non tanto perch loconcordiamo noi, o perch lo consiglia laCommissione europea, quanto perch loimpone dallesterno la forza drammatica eancora dominante delleconomia di carta.

    Si metta dal lato di un investitore: me-glio investire in un continente vecchio estanco, o in un continente giovane e vitale?

    Appunto. Le rispondo con un esempioche riguarda lItalia. Le pare che possaavere uno sviluppo forte un paese che su58 milioni di abitanti ha 2milioni e 700 mi-la invalidi, che assorbono ogni anno dasoli un punto di prodotto interno lordo? Oche ha unevasione fiscale colossale, chedelleconomia alimenta magari il presente,attraverso il nero, ma non il futuro, sot-traendo risorse per la ricerca, luniversiteccetera?.

    Per alimentare il futuro servono politichedi sviluppo.

    Se lei vede, nella manovra c il con-tratto di produttivit, e cio proprio il col-legamento tra incrementi salariali e incre-menti produttivi, fiscalmente sostenutocon detassazioni degli incrementi per i la-voratori e finanziamenti alla ricerca per gliimprenditori.

    la stessa idea lanciata dalla fondazioneDe Benedetti?

    E unidea gi messa in atto dal governoBerlusconi in uno specifico articolo dellamanovra. Diciamo che per una volta la po-litica arriva prima della societ civile. Perla produttivit, oltre ad altro, come peresempio la fiscalit di vantaggio per gli in-sediamenti produttivi nel Sud, ci sono lezone a burocrazia zero, dove tutto quelche va fatto per aprire o per far funzionareunimpresa o un laboratorio dipendeesclusivamente da un commissario di go-verno, con il beneficio del silenzio-assenso.Quella della burocrazia la questionefondamentale. Vede, i paesi poveri soffro-no per un deficit di cibo, di mezzi di sussi-stenza, di mezzi per lo sviluppo. I paesi ric-chi, al contrario, soffrono per leccesso del-le regole che si sono autofabbricati e dacui sono condannati. Le regole giuste sonoun investimento; le regole eccessive sonoprima un blocco e poi un costo. Un bloccoche ferma leconomia, alimenta la buro-crazia, arricchisce la cattiva politica. Sipu tentare di procedere con i graduali-smi, eliminando unautorizzazione, una li-cenza, saltando un grado, ma sempretroppo poco: come svuotare il mare con unbicchiere. Il nodo di Gordio, la metaforamillenaria della semplificazione, non siscioglie ma si taglia con un colpo di spada.Non ci sono alternative: la maglia delle re-gole che pesa sulleconomia e la soffoca,cresciuta a dismisura negli ultimi tre de-cenni e aggrovigliata dalla moltiplicazionedelle competenze centrali, regionali, pro-vinciali, comunali -, ormai divenuta tan-to soffocante da creare un nuovo Medioe-vo. Nel Medioevo tutta leconomia era bloc-cata da dazi e pedaggi dingresso e duscita,alle porte delle citt, nei porti, sui valichi:in Europa pensano che accisa sia unaparola inglese, excise, invece una pa-rola che viene dal Medioevo e significa in-cidere; se portavi un tronco appunto te loincidevano, se portavi un sacco di grano neprelevavano un tanto, se portavi un salamete lo tagliavano. Come il Medioevo erabloccato e fu superato dun colpo dallillu-minismo giuridico che poi prese forma nel-la semplicit dei grandi codici borghesi,base dello sviluppo industriale, cos il ter-ritorio attuale popolato da uninfinit ditotem giuridici o democratici, per cui unconsiglio di quartiere blocca un Comune,un Comune blocca una Provincia, una Pro-vincia blocca una Regione, una Regioneblocca lo Stato e i Verdi o i ricorsi al Tarbloccano tutto.

    Ma in Italia le liberalizzazioni le ha fatteil centrosinistra.

    Le lenzuolate di Bersani ci sono anco-ra, non sono state abrogate, ma tuttavia purnella loro generosa intenzione sono servi-te a poco, proprio perch erano disegnateallinterno del sistema. Nessuna personanormale ci capisce nulla; figurarsi chemessaggio passa dai geroglifici della gaz-zetta ufficiale a un artigiano nel suo labo-ratorio, a un giovane che vuole aprire unapizzeria. Per due o tre anni, per una fine-stra straordinaria di tempo se si vuole usci-re dalla crisi, inutile prendersi in giro, inutile illudersi che leliminazione di unpezzo qua e un pezzo l possa produrreleffetto spinta necessario per rimetterci inpista nella globalizzazione. Una cosa chevorrei fare quella che ho indicato nel 97ne Lo Stato criminogeno: una norma rivo-luzionaria per cui tutto libero tranneci che vietato dalla legge penale o euro-pea. Per due o tre anni.

    Ma richiederebbe una modifica della Co-stituzione.

    Probabilmente s. E io, oltre a propor-la, vorrei essere tra i firmatari di una leg-ge di riforma cos fatta.

    Aldo Cazzullo

    Il Sole 24 Ore, sabato 5 giugno

    Le grandi banche internazionali han-no ormai limperativo categorico dinon comprare titoli di stato del Sud Euro-pa. E questa non una decisione dei sin-goli operatori, ma dei gestori dei rischidelle banche. Il trader di un istituto in-ternazionale, anonimamente, sembra qua-si giustificarsi: non posso pi aumentarela mia esposizione sui titoli di stato spa-gnoli, greci, portoghesi e italiani dice insostanza , perch non me lo permettono irisk manager. Dalla sua postazione di tra-ding, tre computer davanti agli occhi e te-lefono sempre attivo, un testimone ocu-lare di quello che accade sul mercato.Vedo vendite sui titoli di stato del SudEuropa in arrivo dalla Cina, afferma. Evedo pochi compratori, aggiunge. Ormaiil mercato cos ingessato, che ad acqui-stare titoli italiani sono solo le banche ita-liane, conclude.

    Sul mercato di tutta Europa (non solo inItalia) c la bufera. Ieri i BTp sono arriva-ti a offrire tassi dinteresse di 1,70 puntipercentuali pi alti rispetto ai Bund tede-schi. Questo significa che il Tesoro italiano,per trovare investitori disposti a comprareil suo debito, deve pagare tassi dinteressequasi due punti percentuali pi alti del Te-soro tedesco. Non si era mai visto dai tem-pi della vecchia lira. Ma cosa sta succe-dendo? Chi sta colpendo lEuropa? Se sipone questa domanda agli esperti, si rice-vono decine di risposte diverse. Probabil-

    mente c una tale concomitanza di fattori,che le spiegazioni di questa bufera sonotante. Per capirle, per, bisogna partiredalla causa: quello che accade ora diret-ta conseguenza di una bolla che nessunoha mai notato mentre si gonfiava. Quelladei titoli di stato.

    I titoli di stato europei sono sempre sta-ti considerati a zero rischio. Almeno dopola nascita delleuro. E cos le banche lihanno sempre comprati a piene mani. Lestesse regole di Basilea 2 hanno sempreincentivato gli acquisti, dato che i titoli distato non comportano alcun sacrificio dicapitale regolamentare. Insomma: se pre-stare soldi a imprese o famiglie per le ban-che sempre stato un costo in termini dicapitale, prestare soldi agli stati non lo mai stato. Praticamente non ci sono maistati limiti.

    Nel 2009 gli acquisti hanno raggiuntolapoteosi. Dato che la Bce prestava lorotutta la liquidit possibile e immaginabileal tasso fisso dell1%, le banche hannopensato bene di guadagnarci sopra. Co-me? Comprando titoli che avessero rendi-menti pi elevati dell1% e che avesserobassi rischi: cio i titoli di stato. Il gio-chino, chiamato carry trade, era semplice:prendevano in prestito soldi alla Bce pa-gando l1% e li investivano in titoli conrendimenti maggiori. E per guadagnarciancora di pi, compravano a piene manisoprattutto i bond dei Paesi che allora of-frivano rendimenti interessanti e che

    oggi ironia delle sorte le stesse banchechiamano Pigs. Maiali.

    Cos hanno fatto indigestione. Secondo icalcoli di Rbs, oggi gli investitori interna-zionali hanno in portafoglio 1.418 miliardidi titoli di Stato di Grecia, Spagna, Porto-gallo, Irlanda e Italia. Il problema natoquando la crisi della Grecia ha magica-mente trasformato questa montagna di ri-schio zero in qualcosa di potenzialmenterischioso. E i motivi, effettivamente, ci so-no. La Grecia, secondo i calcoli del Fondomonetario, passer per esempio da unrapporto tra debito e Pil del 115% nel 2009a una percentuale quasi del 150% nel 2013.Ovvio che gli investitori non riponganogrande fiducia nel suo salvataggio: comepotr la Grecia tornare a finanziarsi sulmercato nei prossimi anni, se la sua situa-zione sar addirittura peggiorata? Il mer-cato spiega leconomista di Rbs SilvioPeruzzo crede che nei prossimi anni il ri-schio di default sar maggiore. Dalla Gre-cia, gli occhi si sono poi spostati sugli altriPaesi ritenuti pi deboli. Facendo, nel pa-nico, di tutta lerba un fascio. Prima vienelIrlanda. Poi il Portogallo. Poi la Spagna.E poi? Sebbene sia da tutti ritenuta piforte, nella lista c anche lItalia. La sfi-ducia si autoalimenta col panico.

    Appena si iniziato a capire che il ven-to sui titoli di stato europei stava cam-biando, ovviamente la speculazione hacambiato verso: prima era di moda com-prare, poi diventato di moda vendere. E

    il gioco in questi casi come nel West: ilpistolero pi veloce quello che vince. cos iniziata la corsa ad alleggerire le po-sizioni sui titoli di stato. Chi per specular-ci, chi per prudenza, chi per coprirsi dairischi. Chi per precise strategiedinvestimento. Io credo che sia partitaprima la speculazione spiega lex nume-ro uno europeo di Lehman Riccardo Ban-chetti,oggi capo di Pactum Advisers : so-no stati gli hedge fund a rendersi contoper primi che cera lopportunit di far pa-gare agli stati gli errori del passato. Poi so-no iniziate le vendite per motivi di coper-tura dei rischi.

    Il resto cronaca attuale. I risk managerdelle banche internazionali hanno bloc-cato gli acquisti di titoli di stato e hannoordinato la copertura dei rischi sul mer-cato dei credit default swap: ecco perch lequotazioni di queste polizze sono pi al-larmistiche di quelle dei bond. Gli inve-stitori esteri (come i cinesi) hanno iniziatoa vendere, anche per alleggerire le loroposizioni sulleuro. Tante banche retail lihanno seguiti, per prudenza. E la crisi siavvita. Cos il mercato diventato illiqui-do: le vendite sono ora forse minori, ma lavolatilit alle stelle. Basta una voce ouna qualunque indiscrezione per far au-mentare la bufera. Sar un complotto, sarpanico, sar speculazione: sta di fatto chei nodi di una bolla che nessuno voleva ve-dere stanno venendo al pettine.

    Morya Longo

    Studenti dellaFacolt di In-gegneria dellUni-versit di Padova

    coordinati dal professor Giovanni Perini,titolare della Cattedra di Tecnologie ge-nerali dei materiali, usando una macchi-na per il calcolo della resistenza alla tra-zione per il collaudo di corde nautiche,hanno misurato il peso che pu esseretrascinato da un pelo pubico di donna. Ilrisultato massimo ottenuto in pi di cin-quanta prove (i peli erano stati messi adisposizione da studentesse della stessafacolt) stato di 13,8 kg.

    Un gruppo di ricercatori dellIstitutodi Demografia della Facolt di Sta-tistica dellUniversit di Tubinga (Ger-mania) ha immesso in un database ilgiorno di nascita e quello di morte (natu-rale) di tutti gli abitanti di 70 stati delmondo nei cinque continenti, nel perio-

    do 1901-2000. Da questi dati, riguardanticentinaia di milioni di esseri umani, so-no state ricavate delle proiezioni statisti-che valide per tutti coloro che sono natie morti nel xx secolo. Da tutto ci risultache nei cento anni presi in considerazio-ne, il mese in cui percentualmente ci so-no state pi morti aprile, quello in cuici sono state pi nascite settembre. Glistudiosi ritengono che, sulla base di que-sti dati, almeno per i prossimi trentanniaprile sar il mese in cui statisticamenteci sono pi possibilit di morire per cau-se naturali. Fonte: Quaderni di Archeo-logia urbanistica, I/2009, pagg. 37-51.

    In Louisiana (Usa) ci sono sedici perso-ne che si chiamano Benito. A NewYork City c un Maozedong (cognome: El-lis). In Michigan ci sono 112 Adolf. In Flo-rida 308 Fidel. In California 718 Ernesto.In Missouri c un Churcill (cognome:Calloway). Fonte: www.everyname.org.

    LUMPEN di Andrea Benedetti

    Non sar gi scoppiata la bolla dei titoli di stato?

  • ANNO XV NUMERO 133 - PAG 4 IL FOGLIO QUOTIDIANO LUNED 7 GIUGNO 2010

    ALTAN, pseudonimo di Francesco Tullio-Altan. 68 anni, di Treviso. Uno dei pi fa-mosi vignettisti italiani, ha creato la Pimpae Cipputi. Collabora con Lespresso e la Re-pubblica. Sposato con Mara, ha una figlia,Francesca. Vive rintanato il pi possibile.

    BECCARIA Gabriele. 47 anni, di Torino.Laurea in Lettere, master in giornalismo aBoston. Dall89 alla Stampa, segue la cro-naca nazionale ed il responsabile di Tut-toScienze. Nel tempo libero legge e scia.

    BENEDETTI Andrea. Si presentato aGiorgio DellArti con questa email: Salve, so-no Andrea. Amo larte e leggo il Foglio.

    CAZZULLO Aldo. 43 anni, di Alba. Invia-to del Corriere della Sera dopo 15 anni pas-sati alla Stampa. Ultimo libro: Testamentodi un anticomunista (con Edgardo Sogno,Sperling & Kupfer 2010). Due figli: France-sco e Rossana.

    CERRUTI Giovanni. 56 anni tra qualchegiorno. Alla Stampa da quasi 30 anni. Alto1.74 cm, peso forma 69,5 chili, scarpe 42.Non sta scrivendo un libro.

    CITATI Pietro. 80 anni, fiorentino. Saggi-sta e critico letterario. Ha scritto per ilGiorno e il Corriere della Sera, collaboracon la Repubblica. Ultimo libro: La malat-tia dellinfinito (Mondadori, 2010). Italianodel Nord, vive a Roma, che ama immensa-mente.

    CLERICI Gianni. 79 anni, di Como. Extennista. Ha cominciato alla Gazzetta dellosport, poi inviato del Giorno, ora scrive perla Repubblica. Molti i libri, tra cui 500 annidi tennis (Mondadori). Dal 2006 nella Hallof fame del Tennis. Il suo hobby scrivere.

    COBIANCHI Marco. 44 anni, di Milano.Lavora alla redazione economica di Pano-rama, scrive per ePolis, Business People eIlsussidiario.net. Ha scritto Bluff (Orme edi-tori, 2009). Sposato, due figli, divorato dallapassione per la lettura e per la scrittura.

    DAL LAGO Alessandro. 62 anni, romano.Sociologo. Scrive sul manifesto e Microme-ga. Ultimo libro: Eroi di carta. Il caso Savia-no e altre storie (Manifestolibri, 2010).

    DELLARTI Giorgio. 64 anni, catanese.Giornalista dal 1969 a Paese Sera. Nel 1979 passato alla Repubblica: inviato, redatto-re capo, fondatore e direttore per quattroanni del Venerd. Hobby: fare soldi.

    GALLI Massimo. 43 anni, di Erba (Como).Ha iniziato scrivendo per giornali locali, a ItaliaOggi dal 1999. Nellora e mezzo cheimpiega per andare a lavoro fa zapping inradio alla ricerca di musica anni 80.

    GATTI Cristiano. 53 anni, bergamasco.Ha lavorato al Giornale di Bergamo, a Ber-gamo Oggi e al Giorno, ora al Giornale.Sposato con Chiara, ha due figli. Ha scrittiotre romanzi, lultimo Memo e il generale (Pri-ma Pagina Edizioni, 2008).

    IACOBONI Jacopo. 38 anni, di Napoli.Lavora alla Stampa, dove scrive di politicae societ. Nel 2005 ha vinto il premioIschia di giornalismo. Ama i Radiohead.Ultimo libro: Profondo rosso. La sinistra per-duta (Einaudi, 2009).

    LONGO Morya. 34 anni, di Milano. Lavo-ra al Sole 24 Ore da dieci anni. Sposato conAlice, il poco tempo libero che ha lo passacon i figli, Giacomo ed Edoardo. Il suo no-me di origine tibetana.

    MAGNASCHI Pierluigi. 69 anni, di Pia-cenza. Direttore di ItaliaOggi. Ha direttolAnsa (1999-2006), MF, il settimanale Mila-no Finanza, La Domenica del Corriere. Havinto il premio nazionale giornalistico Wal-ter Tobagi.

    ROMANO Sergio. 80 anni, vicentino. L