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Biografia...Biografia Mi presento: Paolo Brambilla, ingegnere atipico, corridore per caso, amico, padre di famiglia con una moglie adorabile e tre stupendi ragazzi. Sono nato sedentario

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Biografia

Mi presento:

Paolo Brambilla, ingegnere atipico, corridore per caso, amico, padre di

famiglia con una moglie adorabile e tre stupendi ragazzi.

Sono nato sedentario il 1 ottobre del 1971 a Vimercate, magrissimo e con un

mese di anticipo. La mia mamma mi raccontava sempre come l’infermiere,

prima del parto, con un tatto di altri tempi, le avesse detto come i bambini

prematuri di otto mesi morivano …. prima o poi di sicuro tutti, per ora vivo,

amo e corro.

Ho scoperto la corsa per caso alla ricerca di una forma fisica ormai da

troppo tempo persa.

Velocemente è diventata per me passione e ora irrinunciabile compagna di

vita.

La corsa mi fa star bene, mi rende felice, mi continua a regalare momento di

riflessione e opportunità di nuove amicizie e avventure.

Sinossi

Il percorso che ha portato un bipide sedentario di quasi un quintale a

diventare un corridore qualunque attraverso l’amicizia, il sacrificio,

l’avventura e un pizzico di pazzia il tutto condito da tanta ironia.

Ogni racconto un avventura vera riletta con ironia, corse mitiche con

compagni speciali, ognuno con una propria peculiarità perché ogni persona

è un unico; nella lettura incontrerete il mago della corsa stop and go, il siluro

da discesa, il collezionista di padelle in ghisa, il presidente dal dito magico,

l’indistruttibile robocop dai mille componenti d’acciaio, la sciura

dall’immancabile sigaretta pre gara, il farmacista dal piede felpato, il

professionista nell’assistenza, la bionda, i mitici evergreen, il gigante buono,

la socia dagli occhi assassini, il cowboy, la santa Carla, … .

Incontrerete la montagna con i suoi insegnamenti, il Resegone visto da

davanti ma preso da dietro.

Un libro, una grandissima scommessa la cui sorte è nelle vostre mani. Sul

tema della corsa la maggior parte delle pubblicazioni sono manuali scritti da

personaggi famosi se non famosissimi oppure biografie di atleti “Top”

irraggiungibili, sotto il punto di vista atletico da noi comuni mortali.

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Ma, c’è sempre un ma, il mondo dei corridori è fatto dalla maggior parte di

amatori dalle prestazioni atletiche normali che ben si possono riconoscere nei

“Racconti di un T.r.oo.p (strorie di corse e amicizia)”, dove la corsa è sfida

con i propri limiti, ricerca di un benessere psicofisico, divertimento puro ma

anche momento di riflessione e discernimento personale.

Quando ho reso nota l’idea del libro in molti sorpresi mi hanno chiesto “ma

tu scrivi?”, “ma cosa hai scritto? … ah! racconti sulla corsa? … ma dal

punto di vista del corridore o dello spettatore?

La risposta ad entrambi i quesiti è stato un ermetico “ si! Ho imparato a

scrivere, con non poche difficoltà, in seconda elementare. I racconti sono

storie di gare, situazioni vissute e viste con i miei occhi o meglio secondo lo

spirito del T.R.oo.P.

Sono racconti leggeri e profondi nello stesso tempo da poter leggere rilassati

al mare sotto l’ombrellone, assonnati in treno verso l’ufficio o comodamente

seduti sul trono del re in alternativa ai classici fumetti.

Ma subito dopo, la domanda sorge spontanea ….

Cosa è un troop?

Bella domanda, è scontato ma la vera risposta la si può comprendere solo

leggendo il libro fino all’ultima parola.

Se si guarda Wikipendia si rischia di andare fuori strada, forse, … il troop è

una piccola unità militare terrestre, più piccola di uno squadrone ma più

grande di una squadra … può anche essere usato per designare un generico

raggruppamento di militari che in italiano si traduce in “truppa”.

Se si va in campo musicale “TheTroopER” (il soldato) è una famosissima

canzone degli IronMaiden pubblicata nel 1983 contenuta nell’album Piece of

Mind … una contraddizione tra il contenuto e il contenitore … guerra e

serenità.

Se si pensa al dialetto della mia terra, la brianza, “troop” significa “Troppo”

può essere un aggettivo o un avverbio, dipende dove si colloca.

E’ una parola trasformista,instabile, come il mio modo di concepire la corsa.

Oppure, semplicemente, il risultato di un processo di sintesi, un gioco di

parole, dettato dagli eventi per identificare il gruppo dell’allenamento delle

diciotto al parcheggio di via Rota alle porte della frazione famosa per la

patata bianca di Oreno. Un luogo di brindisi, spuntini e aperitivi spontanei

improvvisati rovistando nel magico baule dell’auto del presidente dal quale,

come d’incanto, dal torbido, spunta sempre una simpatica bottiglietta di

prosecco, del taleggio e talvolta anche un bel salamino.

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Se il gruppo delle diciannove e un quarto sono i veloci “i Top”, quello delle

venti gli esperti “gli evergreen” i matti delle diciotto ovviamente non

possono che essere i “ TrooP”.

Mi sono anche domandato …

Perché scrivere un libro?

La risposta è semplice … perché sia letto.

Ma non solo, per condividere, raccontare dell’amicizia, della forza misteriosa

che fa uscire all’alba con il sorriso nonostante il buio, la pioggia, il freddo:

la passione per la corsa.

In ultimo mi sono domandato …

Perché pubblicare i miei racconti?

Bhe … ho dato a un gruppo di amici e parenti la versione zero, tutti mi hanno

detto “bello, bello, bello! È da pubblicare!” Vabbè, direte voi, sono amici,

cosa vuoi che ti dicano, che è una schifezza?

Ci ho pensato quando mi sono accorto che, dopo la lettura dei miei racconti,

lo zio, in sordina, si è andato a comperare delle scarpette e ha iniziato a

correre.

Allora ho pensato: forse è davvero bello! I messaggi positivi e per nulla

scontati di cui sono intrisi i racconti sono semplici, ma efficaci. E allora …

perché no?.

Sono consapevole che uno scritto di questo tipo può sembrare un assurdo,

“un racconto su base autobiografica di uno sconosciuto? A chi può

interessare? Può avere una nicchia nel mercato?” … tutto dipende da Voi, io

posso solo provarci e dirvi con forza che non ve ne pentirete!

Vi dico solo che hanno scritto di me …

“ Un libro fantastico. Una scommessa editoriale. Un racconto avvincente di

corse, amicizia che apre la mente su nuove prospettive. Dopo aver letto i

racconti di Paolo Brambilla ho indossato le scarpette da corsa e sono uscito

… dopo i primi passi mi pareva di avere le gambe di legno ” Pinocchio.

Paolo

Vimercate 7 maggio 2019

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Anteprima

(bozza)

Racconti di un t.r.oo.p (storie di corse e amicizia)

Paolo Brambilla

Tutti i personaggi richiamati sono assolutamente veri, le storie sono rielaborazioni di avvenimenti

realmente avvenuti rivisitati con gli occhi di un TROOP.

A Carla, Samuele, Susanna e Tommaso

“ La vita è come una corsa,

l’importante non è arrivare primi al

traguardo ma come ci si arriva “

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Incipit

Chiudi gli occhi, respira, materializza l’obiettivo … flow … chiudi

gli occhi, respira, lasciati cullare dal rumore del mare … stai calmo

… flow … è solo una lunga passeggiata in salita verso il monte che

fuma, … bang!! …si parte … lo stomaco si chiude, il neurone

incomincia a vibrare, le gambe sono dure, Mario, Massimo, Odo ho

detto le gambe! Non incominciate già a ridere, ma perché mi sono

spalmato la crema arnica effetto termico?. Il cervello si disconnette,

mi giro e trovo gli occhi dei compagni, è una gara individuale ma per

il gruppo dei TROOP è il viaggio della compagnia dell’Etna, sorrido

pensando all’analogia con le avventure di Frodo nel Signore degli

anelli, un piccolo essere che affronta un impresa oltre le proprie

capacità e la porta a termine non da solo, non solo grazie al proprio

cuore e determinazione ma soprattutto alla compagnia dell’anello,

all’amicizia, alla fiducia e talvolta al fato; un libro stupendo di

Tolkien che non solo andrebbe letto, io l’ho fatto più volte, ma

dovrebbe anche essere inserito nel programma scolastico in

sostituzione dei pesantissimi Promessi sposi, mi scuso con

Alessandro, ho provato a leggerlo ma non sono mai riuscito a

terminarlo.

Il primo passo è fatto, forse, vista la nottata, già con il partire il più è

fatto! È iniziata l’avventura, ora mancano solo 42,999 km scarsi e

poco meno di 3000 metri di dislivello, arriveremo tutti in cima,

stremati e contenti, butteremo le nostre scarpe nel fumarolo: nulla

sarà più come prima.

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Capitolo ZERO - introspezione

Mi presento: Paolo, nato il 1 ottobre 1971 nella popolosa Brianza a

metà strada tra la metropoli e le montagne, altezza 1m e 76 cm, peso

85 kg a mio malgrado oscillanti verso l’alto, sposato tre figli e una

moglie molto paziente, ingegnere anomalo, runner per caso ed ora

grazie all’appartenenza ad una associazione sportiva, all’incontro e il

grande affiatamento con gli amici della compagnia, la riscoperta di

altri con la comune passione per la corsa, la montagna, la fatica, il

divertimento, la condivisione, la simpatia e positività esplosiva di

Mario compagno e amico, sciamano e mantra della corsa, sono

mutato in un “TROOP”.

Appartengo alla sezione atletica di una polisportiva che vanta una

lunga, anzi lunghissima storia, iniziata oltre settanta anni fa, nel

lontano maggio del 1945, quando Don Attilio Bassi, sacerdote

dell’oratorio la fondò.

La vetusta età è pienamente contenuta e rappresentata nel nome dal

sapore di altri tempi ispirato da un motto latino “Dimica Potenter”

("combatti con vigore") creato dal cappellano dell’Ospedale

cittadino, poi abbrevivato nella sigla Di.Po. dal suono più giovanile

ed accattivante.

Erano gli anni del post fascismo, l’Italia era appena uscita

dall’incubo della seconda guerra mondiale, dalla propaganda che

esaltava la prestanza fisica, la superiorità, la fierezza del gesto

atletico, l’orgoglio, la virilità. La storia societaria parla che già alla

fine del primo anno di vita si contavano 600 atleti che praticavano

vari sport dal calcio all’atletica senza cardiofrequenzimetro, GPS e

capi tecnici; chi correva lo faceva in calzoncini corti, maglietta di

cotone e scarpine minimali che nulla hanno a che vedere con l’attuale

gamma di scelta che mette in difficoltà e confusione assoluta tutti i

corridori, dal neofita al più esperto. Nel mondo del podismo tutti si

interrogano con la stessa intensità del Re Amleto della tragedia

Shakesperiana: stabile o neutra? Massimo ammortizzamento o da

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trail? Superleggere o intermedie? Chiodata o minimalista? Questo è il

Dilemma!

Vi starete domandando ma il TROOP che specie è? Nei trattati di

corsa in genere si parla di velocisti, di maratoneti, di ultramaratoneti,

di corse outdoor o trail, di vertical, nulla si dice di questa strana

tipologia di corridore! un attimo di pazienza, cerco di elabolare

alcuni concetti base affinché poi sia tutto più chiaro.

Tralasciando l’attività agonistica dove la corsa è una professione,

nella corsa amatoriale gli atleti delle società sportive si possono

suddividere in varie tipologie tra le quali: i Top, gli Evergreen, i

Tapascioni, gli Anarchici e i Magnaspasso.

Nella categoria dei “Top” vi sono gli atleti amatoriali che hanno la

fortuna di avere doti atletiche superiori garanzia, se allenate, di

ottime prestazioni. I predestinati alla velocità vanno stimati, non

invidiati perchè, come dice un saggio amico e collega ormai usurato

dagli anni di intensa attività fatta senza un criterio se non quello di

andare sempre al massimo delle proprie capacità, la velocità uno ce

l’ha o non ce l’ha: è un dono del buon Dio.

Ognuno, pur avendo la propria velocità e cilindrata, deve allenarsi

con costanza, continuità e soprattutto seguendo un piano di

allenamento calibrato sull’obiettivo che si vuole raggiungere, sui

propri impegni lavorativi cercando di non trascurare la famiglia che

deve restare al centro della propria vita.

Avere un buon piano di allenamento è la seconda legge aura del

runner ricordando come il buon piano di allenamento non deve

essere ne banale ne semplice.

Il programma per essere efficace deve avere come caratteristiche

imprescindibili la costanza e la fatica, ma per essere sopportabile

avere come sfondo l’amicizia, la condivisione, l’ironia ed una buona

dose di divertimento.

In genere nonostante i buoni propositi, le nozioni tecniche ben

conosciute dalle varie letture, per noi TROOP il piano d’allenamento

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pre competizione, o meglio pre avventura, risulta sempre un pò

approssimativo, dopotutto non siamo né professionisti né top, siamo

solo dei bipedi, nella maggior parte molto fiduciosi o semplicemente

irresponsabili, ci affidiamo completamente al fato ... e che ce la

mandi buona.

La consapevolezza di allenarsi “adminchiam”, nonostante

l’obbiettivo scelto sia sfidante e talvolta oggettivamente troppo al

limite delle proprie capacità, fa nascere quel senso di rimorso

positivo che aiuta a superare decorosamente la sfida o a perderla con

grande dignità; di fondo la consapevolezza non nel solo gesto atletico

ma di aver partecipato a un grande viaggio, a una avventura vera.

Correndo ormai con costanza da qualche anno ho potuto da subito

testare la veridicità della seconda legge aura del runner ma … non

tutto il male viene per nuocere, dalle difficoltà esce la stoffa del

corridore e solo dalle crisi si può sperimentare la terza legge aura del

runner.

Tutte le volte che mi sono presentato a una gara con una preparazione

sommaria o troppo approssimativa, le gambe, il fiato e la testa hanno

dovuto pagare dazio. Il traguardo è diventato un miraggio, le gambe

delle appendici estranee al proprio corpo, la testa prima di scollegarsi

ha ricordato con precisione notarile tutto quello che avrei dovuto fare

e non ho fatto.

Nel momento di completa crisi solo il cuore ti è compagno, ti da

forza e ti incita a non mollare nonostante la benzina sia finita e tu

stia arrancando verso il traguardo come il Peugiot in salita nella

canzone degli 883 vedendo gli altri passare; l’orgoglio e la

determinazione fanno il resto, con ostinazione si taglia il traguardo

cercando di correre per avere una bella foto finale, per poterlo

raccontare, per rispettare e onorare un'altra legge aura del runner, la

quarta, quella che dice “mollare MAI, camminare MAI, forse”.

Nella categoria dei “Evergreen” vi sono gli atleti amatoriali maturi,

non nel senso di vecchi, anzi non chiamateli mai vecchietti altrimenti

si offendono. Gli evergreen sono atleti maturi, non vivono di ricordi,

talvolta ricordano passate glorie ma praticano ancora, nonostante

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tutto, il running con costanza; hanno ancora ottimi livelli

prestazionali testimoniati dalle classifiche sia in termine di posizioni

di categorie che assoluti.

Solo loro conoscono ed hanno già vissuto tutte le leggi aure del

running; per me sono dei padri ispiratori, runner di una categoria

avanzata, paragonabili agli sciamani, ai quali rivorgersi pieni di

ammirazione, dandogli del Voi, per carpire i segreti , le tecniche

nascoste del running.

La categoria dei “tapascioni”, analoga alla categoria dei “ciclisti della

domenica”, è composta da uomini e donne che partecipano solo alle

corse non competitive a passo libero, nel mondo del podismo

appunto chiamate “Tapasciate”, tenendo al collo il cartellino di

iscrizione, indossando marsupio, maglione e giacchetta puntualmente

poi legata in vita o tenuta fastidiosamente in mano ancor prima di

arrivare al primo chilometro.

Il vero “tapascione” in genere non va oltre il percorso di 12 km, si

ferma a tutti i ristori mangiando e bevendo in abbondanza, solo

saltuariamente pratica la corsa infrasettimanale e se lo fa, lo fa solo in

speciali e determinate occasioni quali la prova costume o i post

abbuffate; non corre mai nel periodo invernale perché fa troppo

freddo, quando piove perché ci si bagna, quando è nuvolo perché ci si

potrebbe bagnare, anche se il saggio smartphone segnala una

probabilità inferiore al 5%; ignora l’esistenza delle tabelle di

allenamento, della soglie anaerobiche e tutte le altre pippe che

agitano e confondono la mente dei runner più avanzati.

Tutti coloro che non hanno avuto una gioventù atleticamente attiva e

si sono approcciati, come me, alla corsa in età adulta, evolvendosi

dalla condizione di quintale sfondadivano a quella di runner, sono

obbligatoriamente passati da una fase “tapasciona”.

La teoria della corsa amatoriale non a caso trova nell’assioma: “ se

un runner vuoi diventare per tapascione prima devi passare” un

suo pilastro fondamentale.

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La categoria dei “magnaspasso” è composta da uomini e donne che si

iscrivono alle manifestazioni podistiche amatoriali solo per far

numero, passeggiare e chiaccherare in compagnia usufruendo dei

punti ristori

In genere sono incuranti degli altri corridori, passeggiano

tranquillamente affiancati lungo i percorsi, creando ingorghi paurosi

soprattutto lungo i tratti di sentiero sterrato. Il runner quando incontra

un “magnaspasso” lungo la propria traiettoria nel cuor suo lo

maledisce, è la cosa più semplice da fare, non lo fa però con

cattiveria ma per carenza di ossigenazione celebrare. Il deficit di

ossigeno limita la capacità intellettiva non gli permette di vedere e

riconoscere i valori positivi da loro evangelizzati, valori che sono alla

base di una sana corsa amatoriale, valori aimè spesso dimenticati

dall’ansia di prestazione e dal desiderio di riscontro cronometrico: la

corsa come attività sociale che aggrega e crea affiatamento tra le

persone.

Vi è in realtà anche la categoria degli “anarchici”, sono corridori che

non vogliono o non possono appartenere a nessun gruppo podistico

organizzato, sono cani sciolti. L’anarchico preferisce correre da solo,

non ha nessun interesse al riscontro cronometrico, la corsa lo fa

semplicemente star bene, lo rilassa.

Per correttezza scientifica ed onestà intellettuale è necessaria una

piccola divagazione e richiamare la devianza “triathlon” pericolosa

per gli equilibri famigliari, la resa lavorativa e la vita sociale.

Può colpire tutti i corridori, un virus contagioso ma non aggressivo

che trova terreno fertile per germogliare quando il corridore ha

provato tutte le normali esperienze podistiche, si sente appagato,

arrivato, annoiato dalla normalità e ricerca quindi nuovi stimoli; in

genere nasce nell’atleta che passa, nell’arco di qualche anno,

dall’esperienza soporifica del divano con birra ghiacciata alla 100km,

convinto di aver completato il proprio excursus: la sola corsa nulla

gli può ulteriormente dare.

Attenzione, se non hai paura dell’acqua e sei arrivato a correre una

100 km passando per tutte le esperienze intermedie ( 10 km, mezza

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maratona, maratona, trail, 50 km) sei ad alto rischio di devianza;

grazie a Dio mia moglie può stare tranquilla e dormire sonni sereni,

non ho ancora corso una cento chilometri e soprattutto ho un pessimo

rapporto con l’acqua e con il galleggiamento!

I “tritop” sono una specie dai quali bisogna stare alla larga o

perlomeno così lo pensano le mogli, sono indubbiamente degli atleti

con l’iniziale maiuscola, sono degli “intransigenti”, spesso sembrano

altezzosi e pare guardino il semplice corridore dall’alto in basso, se

poi hanno la recidiva ironman, un consiglio, meglio evitarli.

Se inviti a una festa o semplicemente a un aperitivo un triptop,

soprattutto se è in recidiva ironman, non offrirgli mai, assolutamente

mai, un bicchiere di vino o un salatino! Solo così potrai evitare che

con fare saccente e sguardo superbo ti ricordi che lui è un ironman,

segue una dieta bilanciata ricca di fibre. Tranquillo però, quando

salutandolo ti allontanerai mangiando un salatino unto, bisunto e

burroso è lecito pensare un luogo corporeo dove infilargli per intero

quella carota cruda che sta sgranocchiando! Non è peccato, me l’ha

confermato un amico sacerdote.

Di tutta un'altra pasta sono i “tri_TROOP”, veri cowboy dello sport,

persone svitate ma genuine ottimi compagni di avventura, di tavola e

di vino.

Mi devo rassegnare, nonostante cerchi di mantenere una certa

costanza nell’allenamento, mi sforzi di fare “qualche lavoretto”

utilizzare tabelle di allenamento farlocche da me redatte non potrò

mai diventare un TOP! L’unico obbiettivo realistico è cercare di

governare la fatica, potenziare quello che il buon Dio mi ha dato per

poter affrontare prove sempre più sfidanti, senza guardare l’orologio,

senza l’ansia da prestazione che limita il godimento del viaggio

concentrandolo solo nel finale allo stop cronometrico del traguardo.

Non voglio essere frainteso, è doveroso specificare come le tabelle

fai da te, pur essendo spesso realizzate “adminchiam”, sono

fondamentali, restano pur sempre dei validi piani di allenamento in

quanto, secondo il principio newtoniano, sapientemente acquisito dal

popolo asiatico, nulla si inventa … ma tutto si copia, sono quasi

sempre basate su rielaborazioni di tabelle fatte da persone serie,

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professionisti del settore (io ad esempio di base uso quelle di Orlando

Pizzolato allegate al Manuale “come preparare la maratona con

Orlando Pizzolato” liberamente scaricabili dal sito di terramia.it

oppure quelle contenute nel libro “quelli che corrono” del

grandissimo Stefano Baldini).

Non provo invidia, sono orgogliosamente un TROOP, mi consola un

poco la constatazione che la maggior parte dei Top da me conosciuti,

oltre al dono naturale della velocità, hanno avuto nella loro

giovinezza una parentesi sportiva, più o meno lunga, in atletica

leggera, un imprintig che ha sedimentato nell’inconscio un

background tecnico.

L’imprinting tecnico permette una corsa bella, elegante, leggera,

poco dispendiosa ed efficace, tali fortunati corridori, se dotati di doti

comunicative possono evolvere in GURU: preparatori atletici,

personal coach ai quali affidare le nostre ambizioni nonché

l’elaborazione di piani di allenamento persoalizzati.

Particolari congiunzioni astrali possono portare a una fusione

osmotica delle diverse filosofie e approcci alla corsa creando forme

di runner mutanti; nella maggior parte dei casi la mutazione è di tipo

estemporanea, se diventa stabile genera dei veri fenomeni non atletici

ma umani .

Il “TROOP”, in estrema sintesi, è un runner che ha consolidato e

sedimentato nella mente e nell’anima le varie filosofie acquisendole

tutte in proporzioni variabili in relazione alle proprie doti o

semplicemente dosate da sana pigrizia.

E’è un prodotto artigianale, talvolta un po rozzo, non ve ne è uno

uguale all’altro, ognuno ha la propria ricetta; la miscela nel tempo

può anche variare a seconda dei periodi della vita, dell’intensità

dell’attività neurologica, dello stato d’animo, del livello di pigrizia,

dalla quantità di ambizione, dai compagni di viaggio o

semplicemente per meteopatia: il TROOP si può quindi

scientificamente definire un corridore mutante stabilmente instabile.

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La mia metamorfosi da semplice ed elementare corridore bipede a

“TROOP” è stato il frutto casuale della congiunzione astrale, di tre

condizioni, avvenute più o meno contemporaneamente in un range

spazio temporale molto ristretto.

La prima l’appartenenza a un gruppo sportivo ed in modo ancor piu

rilevante il codice CF050270, il testamento Fidal (federazione

italiana di atletica leggera), la chiave che ti apre le porte alle corse

competitive. L’ingresso al mondo delle corse “serie” è uno step di

fondamentale importanza nella metamorfosi psicofisica verso la

condizione di TROOP. L’ambiente agonistico ti indirizza verso la

fusione celebrare, condizione sine qua non per il raggiungimento

dello stato di flow o meglio conosciuta “trance agonistica”.

Lo stato di flow è uno stato di coscienza in cui si è completamente

immersi nell’attività agonistica che ti porta quasi ad uno stato di

trance. I più rozzi la considerano una condizione di euforico

rincoglionimento, durante il quale corpo e mente si separano pur

procedendo nella stessa direzione: non si sente fatica, il mondo reale

va in secondo piano mentre si entra in un mondo parallelo tutto

mentale, in poche parole una bellissima sensazione, utilizzando una

scala di sensazione, sarebbe da classificare come una tre volte B:

“bello, bello, bello!”

Wikipedia insegna che il flow è una condizione caratterizzata da un

totale coinvolgimento dell'individuo: focalizzazione sull'obiettivo,

motivazione intrinseca, positività e gratificazione nello svolgimento

di un particolare compito. La teoria del flow fu introdotto nel mondo

scientifico nel 1975 dallo psicologo ungherese Mihaly

Csikszentmihalyi autore di libri sulla felicità e creatività, concetto poi

diffuso in vari campi di applicazione dalla psicologia allo sport.

Il professore sostiene e prova con degli esperimenti come in ogni

momento riceviamo una grandissima quantità di informazioni

provenire dal mondo circostante ma la mente ne può gestire solo un

tot alla volta; il nostro cervello ha una ram limitata deve quindi

decidere su cosa vuole concentrare la propria attenzione con un

termine informatico quale informazioni processare. E’esperienza

comune quella di essere fisicamente in un posto con la testa altrove e

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così facendo magari si bruciano caffettiere, si giunge alla

destinazione prefissata senza ricordare la strada percorsa, non si

vedono muretti quando si sta facendo una retro marcia: è lo stato di

flow, a volte però può anche essere semplicemente arteriosclerosi o

stanchezza.

Gli innamorati ad esempio sono in un costante stato di flow, la

famosa testa tra le nuvole, idem per i sognatori; restando nel campo

della corsa, lo posso testimoniare, è uno stato d’animo bellissimo che

si manifesta solo in alcune occasioni quando si è completamente

assorbiti dall'azione e, senza prendere coscientemente una decisione,

si perde la consapevolezza di tutte le altre cose: tempo, persone,

distrazioni e persino esigenze fisiologiche.

Lo stato di “flow” o “esperienza ottimale” in sostanza si verifica

perché tutta l'attenzione è occupata da quella particolare azione e non

ne resta per le altre attività, pur necessarie; senza voler passare per

saccente, che non sono, richiamando il significato etimologico delle

parole, il corretto sinonimo di “stato di flow” è “stato di estasi”,

parola di origine greca il cui significato è “uscire di se” che è proprio

ciò che accade: la mente entra in un mondo parallelo e la realtà si

annulla.

Omissis ……………………… to be continued …………….

Ti stai divertendo? Ti sta piacendo? Sei incuriosito? …. Come canta

Ligabue … sono qui per dire che il meglio deve ancora venire!

Cosa aspetti … prenota la tua copia … non solo

farai felice uno scrittore esordiente ma ti

assicurerai una lettura che ti regalerà momenti di

puro divertimento!

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E’ il momento di alcune doverose note operative:

Dalle ore 17:30 del 7 maggio 2019 sarà possibile prenotare il libro

dal sito di bookabook con paypal, carta di credito o prepagata

oppure direttamente in contanti dall’autore (mi fa strano

chiamarmi in questo modo) … vi lascerò una ricevuta, bookabook

poi vi darà riscontro sull’email che mi avrete indicato.

Se le prenotazioni raggiungeranno il target il manoscritto sarà

stampato, pubblicato e distribuito.

La tua copia ti verrà inviata a casa all’indirizzo che avrai

comunicato, … tranquilli, se non si raggiunge l’obbiettivo, nessun

problema quanto versato verrà rimborsato.

Così funziona la campagna di crowdfunding, il destino del libro è

nelle mani dei lettori quindi, se vi piace, prenotatelo, ditelo ai vostri

amici, diffondetelo e condividetelo sui vostri canali social perché

solo così funziona il crowdfunding … farete felice lo scrittore e

regalerete una lettura divertente che disegnerà un sorriso da

orecchio a orecchio sul viso dei vostri amici.

Il costo del libro cartaceo comprensivo di spedizione è di 14 €

l’Ebook è di 6,99 €

P.S. Se volete saperne di più sul crowdfunding, sul suo

funzionamento andate sul sito di bookabook dove troverete tutte le

risposte alle vs domande.

Paolo

Page 17: Biografia...Biografia Mi presento: Paolo Brambilla, ingegnere atipico, corridore per caso, amico, padre di famiglia con una moglie adorabile e tre stupendi ragazzi. Sono nato sedentario

Ah, dimenticavo, ecco il Sommario:

Incipit

Capitolo ZERO introspezione

Capitolo UNO

Primo viaggio: dalla poltrona alla prima corsa

Capitolo DUE

Secondo viaggio: dalla corsa con il cartellino a quella con il pettorale con la rilevazione

del tempo

Capitolo TRE Terzo viaggio: la corsa regina la signora Maratona

Capitolo QUATTRO

Quarto viaggio: la prima avventura, si fa la Mo.Re la mitica gara

Capitolo CINQUE

Quinto viaggio: il mondo del trail

Capitolo SEI Sesto viaggio: pace maker abusivo

Capitolo SETTE Settimo viaggio: l’avventura con friends for run l’Etna: la maratona in salita da zero a

tremila

Capitolo OTTO

Il cerchio si chiude facendo nuovamente la Mo.Re

Epilogo:

L’incontro tra un TROOP e un TOP – la maratona “Erorica” e il Mito Giorgio Calcaterra

Page 18: Biografia...Biografia Mi presento: Paolo Brambilla, ingegnere atipico, corridore per caso, amico, padre di famiglia con una moglie adorabile e tre stupendi ragazzi. Sono nato sedentario