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U,A,2 Fig. 2.1 Leo vonKlenze, ihalla, 1 830-1 842. Donaustauf. ffi-:-c ffif,"Fq ffi KffiKKLj ffi& ru ffiffiff Le$$HtA Cli ideali neoclassici, così rivolti,sulla scortadell'llluminismo, al miglioramento delle condizioni di vita di un'umanità che si voleva rinnovata, trovaronoil loro cam- po ideale di applicazione nell'architettura e inevitabilmente si manifestarono anche nell'ambito urbanistico. Cli sviluppi economici in corso sin dalla fine del XVlll secolo, collegati a fatti politi- ci fondamentali come la Rivoluzione fran- cese, determinarono la nascita di nuove classisociali e in particolare la presa del potere da partedella borghesia, desiderosa di affermarsi con un suo proprio stiledi vi- ta e con una corrispondente crescita edili- zia anche in relazione alle rinnovate esi- genzeindividuali. I teatri,le accademie, i luoghi di ritrovo all'apertocome Ie piazze monumentali,i mercati,gli ospedali,costituiscono altret- tante tipologie edilizie che si impongono nelle città, progettate secondocriteri fun- zionalistici, ma pure obbedendo a esigen- ze simboliche e di rappresentanza. In tutti questi casigli architetti fanno ricorso al lin- guaggioneoclassico, grazie al quale il re- pertorio della classicità viene ripresonon in una prospelliva fi lologica, ma come pre- testo per semplificazioni formali e al tem- oo stesso come nobilitazione di funzioni e di usi la cui imoortanza viene riconosciuta proprio per le necessità collettive. Così un acquedotto poteva avere all'esterno l'a- spetto di un tempio greco, una specola astronomica poteva essere scambiata per una villa classicheggiante, un ospedale ca- muffare la sua funzione grazie ad un pro- spetto a colonne. Per quanto riguarda l'urbanistica, vanno registrati risultati particolarmente riusciti. I monumenti no,n fanno più da sfondo alle ampie prospettive dei viali e dei parchi, ma ne costituiscono il centro ideale. Si pensi alla romanapiazza del Popoloidea- ta da Ciuseppe Valadier o, a Parigi,al va- sto insieme urbano che dal Louvre, altra- verso i giardini delle Tuileríes, Place de la Concorde e gli Champs-Elysées, giunge li- no all'Etoile. Ma un'analisi anche poco approfondita del neoclassicismo ci oortaben fuori i con- fini europei,perchéil movimentoebbe ef- fettivamente un carattere mondiale,trovan- do ovunque declinazioni particolaripro- prio in ambitoarchitettonico, per esempio nelle Americhe e nei Paesi asiatici.

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U,A,2

Fig. 2.1Leo von Klenze,

ihal la , 1 830-1 842.Donaustauf.

ffi-:-c ffif,"Fq ffi KffiKKLj ffi& ru ffiffiff Le$$HtACl i i dea l i neoc lass i c i , cos ì r i vo l t i , su l l a

sco r ta de l l ' l l l um in i smo , a l m ig l i o ramen tode l l e cond i z i on i d i v i t a d i un 'uman i tà chesi vo leva r innovata, t rovarono i l loro cam-po ideale d i appl icaz ione nel l 'archi tet turae inevi tabi lmente s i mani festarono anchenel l 'ambi to urbanist ico.

C l i sv i l upp i economic i i n co rso s in da l l af ine del XVl l l secolo, co l legat i a fat t i po l i t i -c i fondamental i come la Rivoluz ione f ran-cese, determinarono la nasci ta d i nuoveclassi socia l i e in par t ico lare la presa delpotere da par te del la borghesia, desiderosadi af fermars i con un suo propr io s t i le d i v i -ta e con una corr ispondente cresci ta edi l i -z i a anche i n re laz ione a l l e r i nnova te es i -genze i nd i v i dua l i .

I teatr i , le accademie, i luoghi d i r i t rovoal l 'aper to come Ie p iazze monumental i , imercat i , g l i ospedal i , cost i tu iscono a l t ret -tante t ipo logie edi l iz ie che s i impongononel le c i t tà , proget tate secondo cr i ter i fun-z ional is t ic i , ma pure obbedendo a es igen-ze s imbol iche e d i rappresentanza. In tut t iquest i cas i g l i archi tet t i fanno r icorso a l l in-guaggio neoclassico, graz ie a l quale i l re-per tor io del la c lass ic i tà v iene r ipreso nonin una prospel l iva f i lo logica, ma come pre-

testo per sempl i f icaz ioni formal i e a l tem-oo stesso come nobi l i taz ione d i funzioni edi us i la cui imoortanza v iene r iconosciutapropr io per le necessi tà col le t t ive. Così unacquedotto poteva avere all 'esterno l 'a-spet to d i un tempio greco, una specolaastronomica poteva essere scambiata peruna v i l l a c l ass i chegg ian te , un ospeda le ca -muffare la sua funzione grazie ad un pro-spet to a colonne.

Per quanto r iguarda l 'urbanist ica, vannoregist rat i r isu l tat i par t ico larmente r iusc i t i . Imonument i no,n fanno p iù da sfondo a l leampie prospet t ive dei v ia l i e dei parchi ,ma ne cost i tu iscono i l centro ideale. Sipensi a l la romana piazza del Popolo idea-ta da Ciuseppe Valadier o, a Parigi, al va-sto insieme urbano che dal Louvre, altra-verso i giardini delle Tuileríes, Place de laConcorde e gli Champs-Elysées, giunge li-no a l l 'Eto i le .

Ma un'anal is i anche poco approfondi tadel neoclassic ismo c i oor ta ben fuor i i con-f in i europei , perché i l movimento ebbe ef-fettivamente un carattere mondiale, trovan-do ovunque decl inazioni par t ico lar i pro-p r i o i n amb i to a rch i t e t t on i co , pe r esemp ione l l e Amer i che e ne i Paes i as ia t i c i .

F i , i . Ì . 1 lC iusep l te P ie rnrar in i , Pa lazzr t 1 jc ' iq i r . r i r r . r . r . l - - l - i . o l . \ \ r , : : r ,

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C iuseppe P iernrar in i , \ ' l l / .1 Re l /e , l . . { r - l -8 i r .Monza. V is t . r aerea c le l cor r l l l l f ss ( r .

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l l Neoclassicismoa Milano e in Lombardia

Nel la seconda metà del Set tecento, in coinc idenzacon i l conseguimento d i una cer ta s tabi l i tà pol i t ica,ag l i S ta t i i t a l i an i f u poss ib i l e da re i l v i a a una se r i e d ir i for r re tendent i ad un mig l ioramento complessivode l l e cond i z i on i d i v i t a , su l l a base d i ouan to s tavaavvenendo ne i Paes i p i u avanza t i d 'Eu ropa .

Anche le ar t i t rassero benef ic io da ouesto tentat ivodi aggiornanrento, per cui vennero fondate Accade-nt ie , s i in t rodussero misure per Ia tute la, la conserva-z ione e i l r iord ino del patr inronio ar t is t ico e s i incre-mentarono le at t iv i tà d i scavo archeologico. Par t ico-l a re r i l i evo venne assun to da l r i o rd ino ed i l i z i o , f i na -l izzato a soddisfare le es igenze d i rappresentanzade l l e nuove co r t i , ma anche a conc i l i a re i b i sogn i d iuna soc ie tà i n con t i r r ua evo luz ione .

A Mi lano l ' incar ico d i contro l lare I 'asset to archi tet -tonico della città fu afficlato a Giuseppe Piermarini(1734 -1808 ) che ne l l e sue rea l i zzaz ion i , da i pa lazz inob i l i a r i ag l i ed i f i c i d i pubb l i ca u t i l i t à , s i i sp i rò a unl inguaggio neoclassico sobr io e raz ionale, impecca-b i l e ne l l a d i s t r i buz ione de i o i en i e de i vuo t i e ne l l eproporz ioni . S i connota in facc iata per l 'e leganzadel le soluz ioni adot tate, con le lesene estremamenteappiat t i te e le specchiature t ra le f inestre che presen-tano r i l iev i c lass icheggiant i , i l Palazzo Belg io ioso,l n l z l a î o n e l l / / 1 .

l l l eà l ro à l l , t >cà là | | / / b - L / , / ó ) seSue Io scnematradiz ionale con i palchet t i e i re t rostant i camer in i ,ma s i carat ter izza poi per la sapiente ar t ico laz ionedeg l i spaz i i n te rn i , r i sponden t i a mo l tep l i c i f unz ion i ,e per la cura par t ico lare r iservata a l l 'acust ica del lasala, mig l iorata a mezzo c le l la curvatura par t ico lar-nrente ribassata del soffitto.

La t ipo logia del leato a l la Scala fornì i l model lo auna l unga se r i e c l i t ca t r i , r ea l i zza t i a l l a f i ne de l Se t te -cen to e anche , i r r r e l . r z i one a l l a f o r t una de l me lo -c l ranrr ra. lLrnco tLr t to i l corso del l 'Ot tocento: bast inoql i esenr t ) i c le l I , . r t ro c le l la Fenice a Venezia (1788-l ;91 , o l rer . r c l i Ci . rnnantonio Selva, del Teatro SanC. r r l o a \ . r po l i , r i ec l i i i ca to da An ton io N i cco l i n i anar t i r t ' c l . r l l i l l i l . o c le l Teatro Car lo Fel ice d i Ceno-' , . . . c i 'c ( - . r r lo Francesco Barabino eresse t ra i l 1827 ei , I , l l i ì

L rn te r ren to p iù r v ì s toso , pe r P ie rmar in i , f u a Mon-z: r c lor , r , l ' , r rc ic luca Ferdinando d 'Austr ia aveva voru-:o . r l ì . r qr ' . r r t l i rna Vi l la , sor ta t ra i l 1776 e i l 1780, cheÌo:se r 'nr l ) lcnr . r del nuovo governo e che potesse reg-,r€,,e j (onirontì con la Reggia di Versail les o di-sr lrrt itbrulntt.

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A lato Íig.2.15r-s =^ri,{ntonio Antolini,

..e .t Ssn2p411s, Milano,.l 800. lncisione

di Sanquir ico,1B06.

Sotto Fig.2.16j:.. inni Antonio Antol ini,jlnta generale del Foro

Bonaparte a Milano.)e Descrizione generale

> Foro Bonaparte, 1860.rt lano, Civica Raccolta

Stampe Bertarell i .

\Ci enni dell'amministazione francese Milano, capitale.tii.r Repubblica Cisalpina e poi di quella italiana e dèl ne-r-' itelico, assunse un ruolo guida anche nel campo della.*.lnrentazione architettonica. Qui giunsero vari architetti:r:rteli. giacobini, ispirati dai nuovi ideali democratici er1nÌ:rti da una concezione dell'architetrura come impegno.:'. rlc. Il più tipico esponente di queste tigure di intelletnralit-<'el rinnovamento urbano come premessa e conseguen-;i dcl nùòvo ordinè sociale, fu Giovanni Antonio Anto-úri ttlS6-I84i), chè avevà' all,e spalle una venrennale.-p^-rienza svolta in Italia centrale come architetto civile, in-À-r:rìcre e perito, e che fu subito impegnato a intervenire-.t'l clibattito concernente la trasîormazione edilizia e urba--.:.ticî della città.. :r punto nodale della sistemazione urbana riguardaval'a-:r'.r circostante l, Castello Sforzesco, dopo che un decreto di\.r lrcleone aveva stabilito I'abbattimento delle fortificazioni. lrc gli antichi signori avevano alzato quasi giogo sul po-

:rrkr". Il Castello venne rispettato, ma le mura ftirono ab-''-rttute e tutta la zona avrebbe doluto passare da presidio::rilitare 4 quoÌo quafiiere dgqlcalg atgenpqlg v!4q!!or_e.r.i fir un primo progeno di Luigi Canonica, ma Antolini.. cnne contattato dal governo perché ne presentasse Llno-uo. Egli prevedeva di circondare il castello con un'im-:rìcnsa piazza circolare del diamgtro di 5,49 mett', con al.cntro l'edificio sforzesco che, rivestito di marmi e colon-:reti, avrebbe assunto un aspetto classicheggiante, da tem-;'rio o da basilica. La piazza doveva essere cinta da un-co_-l()nnato dp:lgq, interrotto in corrispondenza dei due con-irepposti ingressi: uno verso la città antica e l'altro, control-l.rto dalla bariera del Sempione, verso la grande strada dicomunicazione con la Francia. Oltre il porticato, lungo ilperimetro esterno della piazza, dovevano disporsi gdifici dipubblica utilità: un Museo, un Pantbeon, un Teatro,la Bor-sa,Ia D@arfi ofto grandi sale per assemblee popolari, in-iine abitazioni e boneghe. Un cgnale n4-vlgabile, inoltre,collegato con la rete urbana dei navigli, avrebbe seguito ilperimetro interno, permettendo il passaggio delle imbarca-zioni pet i carico e io scarico delle rnerci.Era un progetto ambizioso, di larghissimo respiro, non im-memore di quello di Ledoux per la città di Chaux, risalen-te a venticinque anni prima. Una tale sintesi degli ideali

neoclassici, nell'accezione piùr democratica e radicale, ven-ne però ben presto accantonata per il prevalere, nel gover-no, di una tendenza più moderata e realistica. Tra le ragio-ni che determinarono la boccianrra dell'utopia antolinianaci fu anche la volontà, da parte dell'amministrazione fran-cese, di limitare le spese pubbliche, che altrimenti sareb-bero state assai ingenti: I'architetto aveva previsto I'inter-vento dei privati per le abltazioni e le botteghe, ma la par-te a carico dello Stato era di gran lunga preponderante.Si adottò così il progeno di Luigi Canonica, che prevedevasolo un piano d'insieme e non si curava di stabilire ogniparticolare costruttivo, limitandosi a disegnare le facciatestrlle case e sulle vie, mentre le abitazroni e Ie botteghe sa-rebbero state edificate secondo le esigenze dei singoli.La poetica neoclassica si manifestava nella sistemazionedelle aree limitrofe, come l'Arena (1,805-1807), opera delCanonica, e I'Arco del Sempione, poi chiamato Arco dellaPace, iniziafo nel 1807 sono Napoleone, ma terminato mol-ti anni più tardi, nel 1838, opera di Luigi Cagnola.

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