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PPRROOGGEETTTTOO CCOOMMUUNNIISSTTAASPED.A

BB.POST.A

RT.1COMMA2D.L.353/03DEL24/12/2003(CONV.INL.46/04DEL27/02/2004)DCBBARI

LLAA CCRRII SSII DDEELL CCAAPPII TTAALLII SSMMOO EE II LL CCOOMMPPII TTOO DDEEII RRII VVOOLLUUZZIIOONNAARRIIEEdd ii ttoorriiaall ee

LLaa ccrriissii ee ggll ii aattttaacccchhii ddeellggoovveerrnnoo ccoonnttiinnuuaannoo,, gg ll iieetteerrnnii ccaannttiieerrii ddeell rriiffoorrmmiissmmoonnoonn pprroodduuccoonnoo nnuull llaa

22

LLaa pprriimmaavveerraa ffrreeddddaa

dd ii CCgg ii ll ee FFiioomm

L'ennesimo tradimentodelle burocrazie sindacali

33

LLaa ““BBuuoonnaa ssccuuoollaa”” dd ii

RReennzzii ffrraa ssllooggaann ee rrii nnvvii ii

Studenti e lavoratori nonpossono riporre la minimafiducia nei governi borghesi

88

II ll bbuudd iinnoo aavvvveelleennaattoo

I comunisti e i governi difronte popolare

99

CCoossaa ppuuòò ooffffrr ii rree ii ll ggoovveerrnnoo

TTss ii pprraass aaii ll aavvoorraattoorrii ddee ll ll aa GGrreeccii aa??

Il bilancio ad appena un mesedalla nascita, le prospettiveper il popolo greco e lapolitica dei rivoluzionari

1111

II ll ““ ffeennoommeennoo”” PPooddeemmoossèè pprrooggrreessssiivvoo??

Un'analisi di classe

1100

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2 Aprile 2015 PROGETTO COMUNISTA

PROGETTO COMUNISTAMensile del PARTITO DI ALTERNATIVACOMUNISTAsezione della Lega Internazionale dei Lavoratori + Quarta Internazionale

Aprile2015– n. 51–AnnoIX–NuovaserieTestata: Progetto Comunista–Rifondare l'OpposizionedeiLavoratori.Registrazione:n. 10 del 23/3/2006presso ilTribunale di Salerno.DirettoreResponsabile:Riccardo Bocchese.

CondirettoriPolitici:Adriano Lotito, Mauro Buccheri.

RedazioneeComitatoEditoriale: Giovanni“Ivan” Alberotanza, MatteoBavassano, Mauro Buccheri, PatriziaCammarata, Adriano Lotito,ClaudioMastrogiulio, Mauro Pomo,ValerioTorre.

Vignette:alessiospataro.blogspot.com

GraficaeImpaginazione:Giovanni“Ivan” Alberotanza[Scribus+LibreOffice suDebianGNU/Linux]

Stampa: Litografica '92 – San Ferdinando di PugliaEditore:Valerio Torre, C.soV.Emanuele, 14 – 84123 Salerno.

Scriviunae-mailalla redazione:[email protected] telefonico: 328 17 87 809

La crisi capitalista morde i salari.

La crisi capitalista crea disoccupazione dimassa.

La crisi capitalista distrugge la vita dimilioni di

persone con nuova precarietà e oppressione,

miseria, razzismo, sfruttamento!

Ma contro la crisi e il tentativo della borghesia e

dei suoi governi, di centrodestra e di

centrosinistra, di scaricarne i costi sui proletari,

crescono le manifestazioni in tutta Europa, dalla

Spagna alla Grecia, proteste studentesche in

Italia, lotte (per ora ancora isolate) in diverse

fabbriche del nostro Paese.

Lotte contro la Troika europea che detta la linea

del più pesante attacco ai diritti delle masse

popolari degli ultimi decenni.

La situazione è straordinaria e vede un impegno

straordinario del Pdac per far crescere le lotte in

direzione di una coerente prospettiva di classe,

di potere dei lavoratori.

Sostieni le lottedei lavoratorie degli studenti...

abbonati a

PPRROOGGEETTTTOOCCOOMMUUNNIISSTTAAii ll ppeerriiooddiiccoo ddeell ll ''ooppppoossiizziioonnee ddii ccllaassssee

aaii ggoovveerrnnii ddeeii ppaaddrroonnii ee ddeell llaa TTrrooiikkaa

Un giornale che vede continuamenteampliarsi il numero dei suoi lettori, a cui offre:notizie di lotta, interviste, articoli diapprofondimento sulla politica italiana einternazionale, traduzionidi articoli dallastampa della Lit-Quarta Internazionale, testidi teoria e storia delmovimento operaio.Progetto comunista è un prodotto collettivo:adogninumero lavorano decine di compagni.E' scritto damilitanti e si rivolge amilitanti eattivisti delle lotte.Viene diffuso in formamilitante dalle sezionidel Pdace da tutti i simpatizzanti e da coloroche sono disponibili a diffonderlo nei loroluoghidi lavoro o di studio.Abbonarsi a Progetto comunista non èsoltanto importante per leggere il giornale esostenere una coerente battagliarivoluzionaria:è anche un'azione utile percontribuire a farcrescere le lotte, il loro coordinamentointernazionale, la loro radicalità. Se vuoiconoscere PROGETTO COMUNISTA, puoi leggere ipdfdeinumeriprecedenti sualternativacomunista.org

________________________________

Puoi sostenere PROGETTO COMUNISTA, ilgiornale dei rivoluzionari, unica vocefuori dal coro del capitalismo e dei suoigoverni di politiche di "lacrime esangue",unica voce estranea allasinistra riformista subalterna allaborghesia:- con l'ABBONAMENTO ANNUALEdi 1 5 euro da versare sul C/Cpostale 1 006504052 intestato alPartito di Alternativa Comunista,specificando l'indirizzo a cui va speditoi giornale- aiutandoci a diffonderlo nel tuoluogo di lavoro o di studio

Per diventare diffusore invia una mail a

[email protected]

o telefona al 328.1 7.87.809

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POLITICA

Adriano Lotito

A dispetto delle “buone narrazioni” del go-verno Renzi, la crisi economica, la cuiimminente risoluzione era stata profe-tizzata da svariati Tiresia lautamente pa-

gati, non riesce ancora a scorgere una luce o qualcosache possa essere un'ancora di salvezza. In questo cli-madi incertezze e precarietàper laclasse lavoratrice ei settori popolari, il governo continua ad avanzare nelpercorso di demolizione di diritti e tutele, dal lavoroallascuola.

Gliultimidatisullaproduzioneraffreddanogliottimismi

I facili ottimismi suscitati da quell'apparente calodei disoccupati con cui si concludeva in festa l'annopassato (e il cui arcano abbiamo tentato di svelarenello scorso numero di questo periodico) , hannosubito una doccia fredda con gli ultimi dati sulla pro-duzione industriale pubblicati dall'Istat a iniziomarzo. Chi credevanell'imminente ripresahadovutoricredersi: agennaio è stataregistrata infatti unadimi-nuzione dello 0,7% rispetto al mese precedente, e del2,2% rispetto agennaio 2014.Le diminuzioni maggiori si registrano per la me-

tallurgia e la fabbricazione di prodotti in metallo, (-8,1%), per le industrie tessili, l'abbigliamento, le pelli egli accessori (-5,7%) e la fabbricazione di macchine eattrezzature n.c.a. (-5,0%). Inquesto deserto, un'ecce-zione è rappresentata dal settore automobilistico, incui la produzione è cresciuta del 35,9% rispettoall'anno precedente (1) . Dato quest'ultimo, che evi-denzia gli effetti “benefici” che i profitti padronalihanno avuto in conseguenza della brutale gestioneMarchionne, con una paurosa intensificazione dellosfruttamento, con relativo aumento del plusvalore re-lativo accumulato... sullapelle di centinaiae centinaiadi operai che hanno visto drasticamente peggiorare leproprie condizioni di vita e di lavoro (e in tutto questoLandini si complimenta con Marchionne perl'annuncio di melle assunzioni, ultraprecarie, nellostabilimento diMelfi!) .Per quanto riguarda gli effetti dell'andamento pro-

duttivo sui consumi delle famiglie invece, la Fe-derconsumatori e Adusbef parlano di unadiminuzioneparia78miliardinell'ultimo triennio.Undato che rende manifesto il circolo vizioso in cui si èimbrigliatal'economianostrana, con il fantasmadelladeflazione che torna a incutere timore: dopo la varia-zionenulladidicembre, agennaio l'indicedeiprezzialconsumo diminuisce dello 0,6% rispetto a gennaio2014; il livello piùbasso dal 1959 (-1,1%) (2) .

IlgovernoRenzi:il suntodiunalottadiclasse“dall'alto”In questa situazione difficile si vanno a inserire gli

attacchi duri e continui che il governo Renzi stamuo-vendo contro la stragrande maggioranza della popo-lazione, attacchi che abbiamo dettagliatamente

analizzatonegli scorsinumeridelgiornale,masucuièforseutile soffermarsi ancora.Innanzitutto il Jobs Act, con cui si svuotadefinitiva-

mente di ogni contenuto l'articolo 18 dello Statuto deilavoratori, già significativamente delegittimato dallariformaMonti-Fornero: da ora in poi il lavoratore chesi ritienevengalicenziato senzagiustacausa, nonavràpiùdiritto atornare sulposto di lavoromaavràunme-ro risarcimento senzalapossibilitàdellariassunzione;inoltre viene intensificata laprecarietà, specie di alcu-ne forme contrattuali già in sé precarie comel'apprendistato. Tra gli altri attacchi vanno menzio-nati laLeggedi stabilità, contaglipariatremiliardiallaspesapubblica, ilMilleproroghe, che elimina il bloccodegli sfratti per il 2015 rendendo drammatica la situa-zione di decine di migliaia di famiglie costrette perindigenza ad occupare stabili dove poter vivere, il De-creto Sblocca Italia, che intensifica la cementificazio-ne dei nostri territori favorendo a soli scopi di profittola costruzione di tante grandi Opere inutili volte ariempire le tasche di costruttori e speculatori, e la“Buona scuola” di Renzi-Giannini, più volte rinviata,ma che contiene attacchi durissimi a lavoratori e stu-denti, aggiungendo un tassello in più nel percorso diaziendalizzazionedell'istruzionepubblica.

L'eternocantieredellasinistrariformistaDavanti alla vera e propria lotta di classe “dall'alto”

che ilgovernoRenzimuovecontro laclasse lavoratricee le categorie sociali subalterne, la risposta della sini-stra che dovrebbe rappresentare i lavoratori è pratica-mente assente. I gruppi e gruppuscoli del variegatoarcipelago del riformismo nostrano infatti, sedotti daisuccessi di Podemos in Spagna e Syriza in Grecia (allaquale dedichiamo un ampio articolo nell'ultima se-zione del periodico) , sono ormaidatempo alla ricercadi una soluzione unitaria . Il sogno sarebbe quello dicreare un calderone tanto unitario quanto indistintoche possa raccogliere i pezzi dispersi della socialde-mocraziaper trasformarli inun“coordinamento delleforze di sinistra”, per utilizzare le parole usate daVendola in occasione dello Human Factor, la confe-renzaprogrammaticadiSel svoltasi aMilano lo scorsogennaio.Un cantiere aperto già da anni e che non vede per

ora risultati organizzativi concreti: l'ultimo passaggioin tal senso si è avuto il 2 marzo aTorino, in occasionedell'assemblea“Torino-Atene. Lasinistra riparte dallelotte sociali”, che ha visto la partecipazione di unamoltitudine di sigle politiche (Sel, Prc, L'Altra EuropaconTsipras) , sindacali (Fiom) edimovimento (NoTav,Officine corsare e collettiviuniversitari) e dall'associa-zionismo più variegato. Oltre alla partecipazione, di-retta o tramite videointerventi, dei soliti notiintellettuali (da Gallino a Revelli) . L'assemblea si èconclusa senzanessunachiaraproposta operativa, senon quella di organizzare altri passaggi assemblearisimili nelle diverse regioni e nei diversi capoluoghi diprovincia (3) .Non vameglio la situazione se si guarda all'operato

dei sindacati, di cui ci occupiamo specificatamente inunapposito articolo diquesto numerodiProgettoCo-

munista, con Cgil e Fiom che si ritirano davanti agliattacchi padronali, dopo aver promosso nella faseprecedente una timida mobilitazione popolare permere ragioni burocratiche, e i sindacati di base inca-paci di superare i propri recinti autoreferenziali infunzionediunamobilitazionediclassedeilavoratoriedelle lavoratrici contro le politichepadronali.

Costruire le lotte,organizzare ilpartito rivoluzionarioNoi di Alternativa comunista, da parte nostra, non

crediamochesipossacostruireunarealeopposizionealgoverno imbastendo l'ennesimocontenitore ibridodelle forze “genericamente” di sinistra.Sicuramente ci vuole unità, ma l'unità delle lotte

contro il governo, l'unitàdiquei settori operai e popo-lari che dalle “fabbriche” della logistica ai movimentistudenteschi scesi in piazza il 12 marzo stanno resi-stendo agli attacchi di governo e padroni portandoavanti adoltranza il conflitto sociale.Per questo riteniamo che sia necessario portare

avanti uncoordinamento di tutte le lotte e i focolai ra-dicali che anche sui nostri territori stanno nascendo.Questa è l'unità per cui lottiamo, non l'unità degliaccordi sottobanco tra i rottami delle vecchie buro-crazie di sinistra, sindacali e politiche. Per questo icompagni e le compagne di Alternativa comunistasono al lavoro dentro il coordinamentodi lotteNoAu-sterity, assiemeatanticompagniprovenientidarealtàpolitiche e tradizioni di lotta anche diverse, ma checoncordano sulla necessità di costruire un fronte dilottaunitario contro il governo.Ma crediamo anche che questo non basti. Perciò

lottiamo ogni giorno per costruire un ulteriore stru-mentodelquale lastoriahapiùvoltedimostrato l'effi-cacia: un partito di avanguardia, un partitorivoluzionario che intervenga nelle situazionimaggiormente radicali, cercando sempre di unire ibisogni immediati di chi lottaperdifendere lapropriadignitàe ilproprio futuro, conunaprospettivaalungotermineditrasformazionerivoluzionariadellasocietàUnpartitochesibasidunquesuunprogrammaditipotransitorio, che collegando la lotta quotidiana allaprospettiva socialista, possa portare le coscienze deilavoratori a svilupparsi in senso anticapitalistico e ri-voluzionario.Il Pdac, che nel mese di maggio vedrà il suo IV

Congresso, si offre come strumento per costruire que-sto partito chemanca, uno strumento chemettiamo adisposizione di chiunque, insoddisfatto dell'esistentee della sinistra tradizionale, voglia rimboccarsi le ma-nichee impegnarsineldifficile lavorodicostruzionediuna direzione alternativa delle lotte e del movimentooperaio. Un lavoro che comportapazienzae sacrificio,macheriteniamourgenteenecessario perilprogressodella nostra civiltà e per evitare il trionfo della “barba-rie”. (09/03/2015)Note

(1) http://tiny.cc/pc510101(2) http://tiny.cc/pc510102(3) http://tiny.cc/pc510103

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PROGETTO COMUNISTA Aprile 2015 3LAVOROESINDACATO

Fabiana Stefanoni

Allavoroeallalotta: cosìla Camusso conclude-va il comizio dal palcoin occasione

dell'oceanica manifestazionedel 25 ottobre. Centinaia di mi-gliaia di operai, giovani, disoccu-pati, donne sono scesi in piazza,quel giorno, convinti di riuscire arespingere gli attacchi del go-verno Renzi. Non solo: i lavorato-ri non hanno mancato di farsisentire con forza in occasionedelle tante giornate di lotta delloscorso autunno. Scioperi regio-nali, scioperi nazionali dei me-talmeccanici e del sindacalismodi base, sciopero generale di Cgile Uil: ogni scadenza promossadalle direzioni sindacali ha vistouna pronta risposta da partedella classe lavoratrice, che hainvaso le strade di tutte le cittàd'Italia. Iniziative di lotta di cuiabbiamo criticato il carattereframmentato e la conseguentemancanzadi incisività: basti solopensare al fatto che non è statopossibile organizzare né unosciopero né manifestazioni uni-tarie del sindacalismo di base, acausa delle consuete logichesettarie e autoreferenziali delledirezioni del sindacalismoconflittuale (emblematica la de-cisione della direzione di Usb diconvocare uno sciopero genera-le in solitaria il 24 ottobre, anzi-ché convergere sulla dataunitaria del 14 novembre) . So-prattutto, le burocrazie sindacalidella Cgil (e anche della Fiom) ,dopo aver chiamato i lavoratorialla lotta, oggi annunciano la riti-rata, senza aver strappatonemmeno una piccola conces-sione per i lavoratori. Il Jobs Act èpassato (mentre scriviamo sonoappena stati pubblicati sullaGazzetta ufficiale i primi decretiattuativi) , le politiche di austeritydel governo sono sempre più pe-santi e la disoccupazioneraggiunge livelli da record.

Le ragioni dell' impasseDopo aver chiamato i lavo-

ratori “al lavoro e alla lotta”, ora laCamusso e Landini discutono sesia meglio puntare su un refe-rendum abrogativo del Jobs Act(è questa la proposta della Fiom)o su una legge di iniziativa popo-lare (che invece è sponsorizzatadalla Camusso) . Entrambe leproposte sono prive di credibili-tà: è ovvio che un referendumabrogativo del Jobs Act rappre-senterebbe un fallimento, so-prattutto in una situazionesociale come quella italiana, do-ve non esiste per ora unamobili-tazione permanente di massa.Sappiamo, per l'esperienza sto-rica, che i referendum nonstrappano vittorie per i lavoratorinelle fasi di ristagno delle lotte.Tanto meno ha senso pensareche una legge di iniziativa popo-lare abbia qualche speranza diessere approvata in questo Parla-mento. La verità è che entrambele proposte sono solo fumo negliocchi per le masse popolari. Inqualche modo, la Camusso eLandini, non avendo alcunaintenzione di innalzare il livellodi scontro con il governo e coi pa-

droni, hanno necessità di giusti-ficare la loro ritirata con qualchegioco di prestigio.Ma è proprio vero che i sinda-

cati confederali, dopo le mobili-tazioni dell'autunno, non hannoottenuto nulla? È indubbia-mente vero che non hanno otte-nuto nulla per i proletari, ma èinvece vero che hanno ottenutoqualcosa di importante per lecasse dei loro apparati. All' indo-mani dello sciopero generale del12 dicembre, il governo ha ri-dotto di parecchio i tagli ai patro-nati (da 150 milioni ameno dellametà) e soprattutto sono statiriarticolati in modo daavvantaggiare, anziché ostacola-re, Cgil, Cisl e Uil: il taglio pena-lizzerà i patronati più piccoli,portando un indiretto vantaggioai patronati dei confederali. Sitrattadiungiro di soldidimilioni.

L'accordo della vergogna (ilTesto unico sulla rappresentanzadel 10 gennaio 2014) ha sancito ladefinitiva trasformazione deisindacati in enti erogatori diservizi per i lavoratori e per i“cittadini”. Non è un caso che trale proposte del governo, in rela-zione ai decreti attuativi del JobsAct, ci sia quella di utilizzare isindacati come “agenzie del la-voro”, che hanno il compito di ri-collocare i disoccupati in cambiodi un premio per ogni disoccu-pato ricollocato. È la morte delsindacato inteso come orga-nizzazione della classe: gli appa-

rati diventeranno agenzie diservizi, sempre più dipendentidallo Stato e dai suoi finanzia-menti. Perché, dunque, chiama-re i lavoratori alla lotta se ancheper gli apparati di Cgil e Fiom siprofilano interessanti entrate.Il prezzo da pagare rischia

tuttavia di essere molto alto, nonsolo per i lavoratori, che perl'ennesima volta incassano untradimento, ma per gli stessiapparati sindacali dellaCgil: se lalogica è quella di favorire chi fa iservizi, chi ne guadagna sonoanzitutto gli apparati che questomestiere lo sanno fare meglio:Cisl e Uil in primis . I risultatidelle elezioni rsu del pubblicoimpiego, che hanno visto unarretramento della Cgil avantaggio dei sindacati gialli,sembrano confermarlo.

E il sindacalismo di base?È un dato di fatto che il sinda-

calismo conflittuale non riesce aintercettare il malcontento so-ciale così come sarebbe necessa-rio. Permangono le divisioni tra isindacati di base, la cui vitainterna è spesso priva di un realedibattito democratico. I diri-genti-leader di questi piccoliapparati spesso antepongonosettarismi e autoreferenzialitàalla necessità di creare un fronteampio e unitario delle lotte.Settarismi e autoreferenzialità

che si aggravano sempre più eprovocano danni enormi in que-sta fase: al di là delle divisioni in

relazione allo sciopero del 14 no-vembre, è evidente che i sinda-cati conflittuali non sono riuscitia dare vita ad azioni unitarienemmeno in relazione al Jobs Acte all'accordo della vergogna.Ognuno procede per conto pro-prio, ognuno chiama i propriiscritti ad azioni separate: chi ciguadagnasono il governo Renzi ei padroni, che non si trovano difronte un ampio fronte unitario ecombattivo, in grado di rilancia-re lamobilitazione.È al contempo vero che questi

piccoli sindacati intercettano, inmolte realtà, tanti attivisti e lavo-ratori combattivi. Basti solopensare al mondo della logisticae delle cooperative, dove il Si.Co-bas oggi raggruppa uno deisettori più avanzati della classelavoratrice (in gran parte immi-grati) .Non solo: i settarismi e l'auto-

referenzialità sonotendenzialmente estranei ai mi-litanti di base di questi sindacati,come dimostra l'ampia adesioneal coordinamento No Austerityda parte di attivisti di vari sinda-cati conflittuali (adesione che staa significare l'esigenza chesentono i lavoratori di unirsi al dilàdelle diverse sigle: si veda il sitodel coordinamento www.coordi-namentonoausterity.org) .

Che fare?La retromarcia di Cgil e Fiom

non corrisponde a una retro-marcia degli attacchi di governo

e padronato. Mentre la Fiomannuncia uno sciopericchio pri-maverile di sole 4 ore e laCamus-so propone di riscrivere unnuovo Statuto dei lavoratori – co-me se uno Statuto dei lavoratoripotesse oggi essere più avanzatodi quello che gli operai sono riu-sciti a strappare con milioni diore di sciopero durante l'au-tunno caldo del '69! – Renzi vaavanti come un treno. I decretiattutivi del Jobs Act interpretanola legge nelmodo peggiore possi-bile, con la cancellazione di tuttoquello che è stato guadagnatocon dure lotte durante gli anniSessanta e Settanta. Sono già incantiere la riforma del pubblicoimpiego e quella della scuola,che inaspriscono il sistemadisci-plinare interno, aboliscono gliscatti stipendiali automatici,creano divisioni tra i lavoratori,sanciscono il precariato perma-nente per centinaia dimigliaia diinsegnanti. L'accordo sullarappresentanza – che settori delgoverno vorrebbero trasformarepresto in legge e a cui anche laFiom ha alla fine capitolato – haindebolito il sindacalismoconflittuale, impedendo larappresentanza sindacale nellefabbriche agli attivisti sindacalicombattivi.Ma quel potenziale di lotta che

ha animato, nel corso dell'au-tunno, le piazze sia del sindacali-smodibase edellaFiomchedellaCgil non si è sciolto come neve alsole. È ancora lì, pronto a esplo-

dere daunmomento all'altro. E ilgoverno mostra di saperlo: non èun caso che, con la scusadell'antiterrorismo, sia stato va-rato un decreto che rafforza lapresenza dei militari nelleprincipali città con oltre 1800soldati in più, 600 solo per l'ExpoaMilano. È facileprevederecheciritroveremo imilitari apresidiareiquartieridelle grandimetropoli,dove l'emergenza casa – so-prattutto dopo il decreto Lupi e lastretta sugli sfratti – ha già inne-scato una miccia in grado discatenare l' incendio.Oggi più che mai è necessario

rafforzare un fronte della classelavoratrice che possa unire leesperienze di lotta più avanzateal fine di respingere gli attacchidella classe padronale e del go-verno Renzi e ottenere nuovevittorie. Nessuna battaglia vintaall' interno del sistema capitali-stico significa la vittoria dellaguerra. I padroni si riprendono,primaopoi, tuttoquello chesonocostretti a concedere. Qui sta lanecessità di costruire una dire-zione politica alle lotte, quelladirezione rivoluzionariainternazionale che possa ga-rantire al proletariato la conqui-sta del potere e la costruzione diun'economia socialista. È il pro-getto a cui il Pdac, sezione italia-na della Lega Internazionale deiLavoratori – Quarta Internazio-nale, cerca di portare il propriocontributo. (09/03/2015)

LL''eennnneessiimmoo ttrraaddiimmeennttoo ddeellllee bbuurrooccrraazziiee ssiinnddaaccaallii

LLaa pprriimmaavveerraa ffrreeddddaa ddii CCggiill ee FFiioomm

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4 Aprile 2015 PROGETTO COMUNISTA

a cura diGiovanni “Ivan” Alberotanza

Mario, raccontaci cosa èsuccessoDopo diciannove anni di

“schiavitùmoderna” come opera-io in un'azienda metalmeccanicaun periodo di riposo forzato mi civolevaproprio!Lavicendaè quelladi unopera-

io sindacalizzato, iscritto ed attivocoiCobasdaoltrediecianni, che sibatte per i diritti dei compagni dilavoro. Da un anno e mezzo miavevano spostato in una posta-zione fralepiù“toste” dellafabbri-ca, unfornodicotturadimaterialeferroso, dove i pezzi di ferro vannocaricati a mano dentro un forno,lavoro fra i peggiori, perché i pezzisono sporchidioliominerale epe-santi, e lavorarevicino adunfornonon è certo il massimo, visto checomunque le temperature neipressi dell'impianto sono più altedellamedia. Dopo aver lavorato intutte le postazioni “partico-larmente toste” dell'azienda, que-stamimancava.Il primo dicembre dopo due ore

di lavoro un collega mi dava ilcambio e nello scendere dalla pe-danadella postazione, ho avverti-to una specie di scossa allaschiena, praticamente, nell'attodi scendere dalla pedana, ilsemplice peso del corpo sullaschienami ha causato questo do-lore. Evidentemente il continuospostamento del materiale ferro-so, il movimento continuo di tra-slazione dei pezzi di ferro, hatalmente colpito la zona bassadella schiena che un semplicespostamento del peso del corposu di un piede, scendendoappunto lo scalino mi ha provo-cato questo trauma. Il collega chemihadato ilcambio èsubito corsoadavvisare il capo squadrachemiha raggiunto e mi ha chiesto cosafosse accaduto. Dopo avergli spie-gato la dinamica del fatto horaggiunto l'infermeria di stabili-mento.Qui il medico aziendale mi ha

visitato edato bustinediantidolo-

rifici. Siccome dopo un paio d'oreil dolore era passato (sotto effettodi antidolorifici) ho terminato ilturno di lavoro. Purtroppo però ilcontinuo logorio al quale erasottoposta la schiena per effettodel lavoro brutale di carico dimateriale ferroso ha reso assaidifficile lavorare nei giorni se-guenti al punto che il mercoledìsono dovuto uscire a metà turnoessendo rimasto bloccato con laschiena, mi recavo quindi inguardia medica per “coprire” lagiornata non completata e lì miconsigliavano di andare in prontosoccorso. Così faccio ilmattino se-guente ed apro la pratica diinfortunio giovedì mattina, spie-gando che tutto era cominciato illunedì scendendo una pedana.Ho spiegato i fatti senzaaggiunge-re ne togliere nulla. Mi fanno dellelastre e visita specialistica,infortunio sul lavoro, lombalgiadasforzo, 7 giornidi prognosi. Co-munico alla Denso l'infortunioportando la documentazione ilgiorno stesso.

Dal primo dicembre arriviamoal6 febbraio,mi reco alavorare e lasorveglianza mi bloccaannunciandomi che il tesserinodi ingresso è stato disabilitato eche imotivimi sono stati comuni-cati amezzo posta. Tornato a casatrovo una lettera di licenzia-mento. Il licenziamento è dovutoad una contestazione disciplinareallaquale nonho risposto. Nonhorisposto perché non ho mai rice-vuto la raccomandatane lanotifi-ca di raccomandatamaammessoe non concesso, è un mio dirittogiustificare una contestazionemanon è un obbligo, ed ovviamentela sanzione deve essere congruacon l'addebito contestato! Dicerto non si può licenziare per unnonnulla!Cosa mi contestano? Di non

aver detto al capo squadra di aversubito un infortunio! Cosafalsaedassurda, addirittura era stato ilmio collega a correre a chiamarloe poi arrivati davanti a me adentrambiavevo spiegato i fatti!Maanche ammesso che sia vero, che

cioè mi sono allontanato dal re-parto due ore senza dire niente anessuno (un paio d'ore d'aria cistarebbero bene nelle fabbricheitaliane!) non è previsto dalcontratto nazionale quale motivodi licenziamento!

Quale è stata la reazione dapartedeglialtri lavoratori?Essendo attivo coi cobas da

tanto tempo la notizia è in pocheore arrivata a tutti gli operai dellaDenso (circa 750 più 200 impie-gati) . Dopo lo stupore iniziale –tutti sanno che sono troppoattento e puntiglioso, nonchè“rompicoglioni patologico”, percommettere errori di procedura –è subentrata pressocché in tutti lapaura per il potenziale pericolo diperdere il lavoro, «se ci sono riusci-ti con“Mario Cobas” (è così chemichiamano) ci riescono con tutti».La Confederazione Cobas ha

indetto 8 oredi sciopero perprote-sta contro l'assurdo licenzia-mento.Il timorediessere inquadrati co-

mesimpatizzantideiCobashafre-nato molti lavoratori dall'aderirealla protesta, ma devo dire chetutto sommato, pur non cono-scendo i numeri delle adesioni, losciopero hasortito effetti, anche seovviamente come Cobas non sia-momai soddisfatti appieno!

Vistalatuamilitanzasindacaleci sono state attestazioni di soli-darietàesterneallafabbrica?Attestazioni di solidarietà sono

arrivate da diverse aziende in cuisono presenti i Cobas, soprattuttodallavicinaPilkington, dallaFiatdiTermoli (che dista 30 km) e dallaSevel, dove Marchionne spreme icirca 6000 operai al massimo perprodurre sempre più furgoni. Sulfronte politico solo il PdAC mi hacontattato e fatto un bel comuni-cato stampa. Ad essere del tuttosincero questa è la cosa più tristedell'intera vicenda, in quanto il si-lenzio di rifondazione e di altri,nonostante le tantissime lottefatte assiemeèdiunagravità inau-dita, comesedovessipagare lamia

non affiliazione con il loromancato interesse... Siamo allafollia. E si definiscono un partitodallaparte dei lavoratori.

Pensi che il tuo licenziamentosia un caso isolato o che siainquadrabile in un quadro piùampiodirepressionepadronaleediattaccoaidiritti?Come spiegato prima l'assurdo

licenziamento ha intimorito tutti.L'azienda si apprestaamodificarei turni di lavoro, in modo creativotrovando metodi per far lavorareanche il sabato e ladomenica.Dopo due anni di salari tagliati

per contratti di solidarietà si ri-parte a pieno regime cercando disfruttare impianti e lavoratori, eper far questo i “rompicoglioni”vanno eliminati. Hanno co-minciato con me, ne hanno altrinelmirino.

Quali sono iprossimipassi?Ho depositato ricorso in tribu-

nale ed attendo la prima udienza,essendo stato licenziato pochigiorni primadell'introduzione deljob act, il giudice terrà conto dellaleggeFornero nelmio caso, quindiè previsto il reintegro nel posto dilavoro; fosse avvenuto oggi ilreintegro nonsarebbeautomatico(grazie aRenzi&Co.) .Chi da anni si batte come me

mette in conto tutto, anche il li-cenziamento. Certo che poi vi-verlo è particolarmente difficile.Non solo per gli ovvi problemieconomici, ma per tutto ciò checonsegue vedere lapropriaazionesindacale depotenziata.Ringrazio di cuore i Compagni

delPdACelisalutoapugnochiuso.Solo lalottapaga, nelmiocaso, conun po' di sfrontatezza che spessocontraddistingue iCobas, affermodi essere semplicemente in va-canza forzata, che fra qualchemese sarò reintegrato al lavoro, eche tornerò a non dare tregua aidirigenti e all'aziendamolto piùdiprima, nell'interesse esclusivo deilavoratori ma con la rabbia di chiha subito una ingiusta e gratuitaviolenzapadronale. (09/03/2015)

LAVOROESINDACATO

TTaarraannttooProsegue lavertenzadi Teleperformance ,uno dei call center più grandi d'I talia, la cuidirezione paventando l'ipotesi didelocalizzazione in Albania ha scatenatola reazione rabbiosa dei lavoratori chehanno organizzato assemblee ecominciato lamobilitazione.

TTrreennttooVa avanti la lotta dei lavoratori dellaTrentino Trasporti che hanno manifestatoed anche scioperato a più riprese a difesadel trasporto pubblico locale.Infatti l 'obiettivo è quello di legare la lottadei lavoratori ad una più generale in difesadi un bene comune. A questo si aggiungeanche la questione dei lavoratori precari,ad oggi in 150, che guidano gli autobus.Sono lavoratori precari non perché stannosostituendo altri in malattia o in ferie maperché servono come forza lavoro ormaiimprescindibile. Questi lavoratori “usa egetta” al momento dovrebbero attendereche altri loro colleghi vadano in pensioneper avere confermato il posto di lavoro,mentre la pratica aziendale è quella diusare evidentemente contratti a terminecome forma di ricatto e pressione. Altroterreno di scontro è che qualora fosseroassunti, dopo l'approvazione del Jobs Act,comunque rimarrebbero precari a vita,poiché risultando nuovi assunti, a loro nonsi applicherebbe l'art 18 e in caso di

licenziamento, prenderebbero soloqualche mensilità oltre al tfr come previstodalla nuova legge contro i lavoratoriapprovata dal governo Renzi. Da qui lalotta a difesa del trasporto pubblico locale,a difesa dei lavoratori assunti e per lastabilizzazione dei lavoratori precari.

SSiieennaaLe sorti della Banca Monte dei Paschi siripercuote sulle sorti di pazienti incurabili:questa è la storia di Siena Biotech .Dall'anno 2000 ad oggi laSienaBiotech haricevuto centinaia di milioni di euro difinanziamenti dal socio unico FondazioneMps. Dopo i noti problemi finanziari dellaBanca, la Fondazione a lei legata hadeciso di mettere in liquidazione l'azienda,e lo scorso febbraio il l iquidatore hacomunicato l'apertura della procedura dilicenziamento collettivo a tutti i dipendentiassunti in questi anni. Questa situazioneporta al conseguente rischio diabbandono anche del lavoro di ricerca sulfarmaco contro il “morbo di Huntington”,malattia degenerativa che colpisce imuscoli causando movimenti incontrollatie disarticolati. La soluzione che siprospetta è il l icenziamento di tutti i 51dipendenti nonostante l'importante lavorodi ricerca che potrebbe offrire unasperanza a 6 mila malati in I talia, 100 milain tutta Europa. La finanza ed i suoi profittiprimeggiano sulla ricerca, infatti appaiono

ormai lontani i tempi in cui la SienaBiotech, controllata al 100% dallaFondazione Mps, nasceva per svilupparesoluzioni farmacologiche nel campo dellaricerca scientifica sulle malattie rare.Siena Biotech arrivò anche a 133dipendenti. Dal 2012 la crisi della bancaspinse molti all 'esodo volontario. I l 13dicembre scorso poi la Fondazione hadeciso di mettere in liquidazione l'aziendae di cessare l'attività dopo oltre 14 anni diricerca e sperimentazione. I lavoratori nonsi sono fermati ed hanno deciso diproseguire la lotta contro i l icenziamentioccupando anche la fabbrica per diversigiorni. La lotta prosegue.

RReeggggiioo CCaallaabbrriiaaLa GAM Spa, azienda del settorealberghiero di Reggio Calabria, ha avviatouna serie di veri e propri l icenziamentidiscriminatori legandoli come al solito ad

una presunta crisi aziendale. Altril icenziamenti si aggiungerebbero ai circa20 licenziati degli ultimi anni. LaGAM Spa,oltre che licenziare, mira a disdettare gliaccordi integrativi e ad esternalizzare.Oggi il gruppo alberghiero si ritrova adavere una struttura chiusa, l'Hotel Palace,l'Hotel Excelsior gestito in manieradeficitaria e il Resort SPA Altafiumaratrasformato in struttura stagionale,facendo pagare ai lavoratori, specie quellipiù combattivi, i l peso della ricercaspasmodica del profitto. Infatti l 'aziendalicenzia per esubero di personale ma nelfrattempo assume nuove figure cheoccupano i posti rimasti vacanti, insostanza scarica i lavoratori più combattiviper assumerne altri più precari e ricattabili.

GGiiuubbiiaassccooLa lotta dei lavoratori delle FerriereCattaneo di Giubiasco nel Ticino al

momento ha prodotto una vittoria che èquella del ritiro della decisione padronaledi tagliare i salari dei lavoratori all 'indomanidella decisione dell'abbandono del tassofisso franco­euro già fortementecontestata dai lavoratori. L'amministratoredelegato Aleardo Cattaneo, purconfermando l'intenzione di delocalizzarein Slovacchia la produzione di carri merci,di fronte alla dura lotta dei lavoratori haescluso licenziamenti e riduzione delle oredi lavoro. Si è trattato di una parzialevittoria dei lavoratori delle Ferriere che concoraggio e determinazione si sono oppostisin dall'inizio ai tagli salariali paventati(meno 7% per i frontalieri e meno 3% per iresidenti). Adesso bisognerà proseguiresulla strada della lotta dura ad oltranzacontro la delocalizzazione, perché lefabbriche sono dei lavoratori e non dipadroni senza scrupoli.

Rubrica a cura di MMiicchheellee RRiizzzzii

LLoottttee ee MMoobbiilliittaazziioonnii

DDeennssoo:: ccoollppiirrnneeuunnooppeerr iinnttiimmoorriirrnneemmiilllleePPaarrllaaMMaarriiooMMeennnnaa,, aattttiivviissttaaCCoobbaassddeellll''aazziieennddaaddiiSSaannSSaallvvoo ((CCHH)),, iinnggiiuussttaammeennttee lliicceennzziiaattoo

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PROGETTO COMUNISTA Aprile 2015 5LAVOROESINDACATO

Riccardo Bocchese

Lategola fatta cadere in te-sta ai lavoratori dellaCampagnolo, la storicafabbricadi biciclette diVi-

cenza, lo scorso 22 gennaio, questavolta non ha colto di sorpresa i la-voratori. La Campagnolo haannunciato di voler delocalizzarela produzione in Romania e avviale procedure per licenziare 68 deicirca 400 lavoratori dello stabili-mento diVicenza. La storiaprovaaripetersi. Dopo aver aperto, in Ro-mania, la MechRom 1 nel 2005(6.400 mq), infatti, era arrivata, nel2009, la brutta sorpresa per unasessantina di operai, “gli esuberi”,che hanno dovuto lasciare lafabbrica. Poi i padroni hanno deci-so di ampliarsi ulteriormente conla MechRom 2, nel 2011 (16 milamq). Attualmente sono circa 400 ilavoratori impiegati inRomania.

Laprotestadei lavoratori elasospensionedeilicenziamenti

Ed ecco l'ultima iniziativadell'azienda di fine gennaio: mo-bilità per altre 68 persone. Una te-gola che ha scatenato la giustareazione dei lavoratori che, imme-diatamente, hanno deciso perscioperi a scacchiera ed unpicchetto 24 ore su 24, impedendofisicamente ai camion di portarfuori i pezzi che non fossero finiti.Unpicchetto che, grazieall'aiutoditanti lavoratori, si è trasformato inun presidio, con un tendone pres-so cui i lavoratori si alternano perdenunciare alla cittadinanza i pia-ni dell'azienda e per vigilare, edeventualmente bloccare, eventua-limosse padronali di spostamentodimacchinari o dimateriali.Una presa di posizione dura vo-

luta dagli operai che ha costretto idirigenti sindacali, diFiomCgil ediFim Cisl, a prendere atto che, que-sta volta, i lavoratori non avrebbe-ro mollato, e a far pervenire la lorodeterminazione alla dirigenzadell'azienda che, a frontedell'indubbio danno economico

derivante dal blocco, è stata co-strettaascendere apatti e arivede-re i suoipiani.Ecco allora, nel susseguirsi

d'incontrisettimanaliconleRsu, lasospensione dei licenziamenti. Lasospensione, non il ritiro dei li-cenziamenti, è stato il primo fruttodella protesta dei lavoratori, chegiustamente hanno deciso co-munque di non interrompere ilpresidio davanti alla fabbrica e gliscioperi, che, mentre scriviamo,vanno tuttora avanti da oltre unmese. Unasospensione che hapo-sto le basi anche per un cambio ditatticadaparte dell'azienda.

L'incontro colministroPoletti e i contrattidi

solidarietà

Il ministro Giuliano Poletti, arri-vato aVicenza il 22 febbraio scorso

per partecipare all'anniversariodella fondazione del Rotary,incontra anche i lavoratori dellaCampagnolo: “ La mano del go-vernoèapertaperfarequantopos-sibile affinché un'azienda simbolodalmade in Italymaanchediunacerta cultura della bicicletta possarimanere e svilupparsi dove ha lesue origini ” dichiara il ministro alterminedell'incontro.Ed ecco che, dall'incontro

successivo tra azienda e Rsu,spuntadal cappello il “Contratto diSolidarietà”. In questi giorni,mentre scriviamo, continuano gliincontri per definire nei dettagliquest'accordo che, con un costoeconomico da parte dei lavoratoriche vedrebbero diminuire i lorostipendi, assicurerebbe loro,almeno momentaneamente, ilposto di lavoro atutti.

ContrattidiSolidarietà: unbuonaffareper ipadroniEcco quindi la soluzione: di

fronte ad una“non crisi aziendale”(la Campagnolo, infatti, lungidall'essere una fabbrica in crisi,continuaamacinare profitti) , eccounbel finanziamento diStato. I be-neficiari di contratti di solidarietàin Italia, espressi inunità lavorativeanno, sono in continua crescita: sipassa dai 16.710 beneficiari del2011 a 31.156 del 2013, con varia-zioni annue del 27,1% nel 2012 e46,7%nel 2013.Un contratto ricercato dalle

aziende, una “furbata” delleimprese in cerca di scorciatoie pertonificare i bilanci. Ripetiamo,infatti, che, come tante altreaziende che licenziano e chiudonoin presenza di alti profitti, ancheper Campagnolo non siamo difronte ad una crisi aziendale. La

Campagnolo è un'azienda in cre-scita. Lo era già nel 2009 quando ilfatturato è stato dicirca110milionidi euro con un aumento del 6 percento degli ordini (questo a frontedi un fatturato di 104 milionidell'anno precedente edunutile di1 milione e mezzo di euro) . Nel2013 il fatturato èarrivato a120mi-lionidi euro.Ma il profitto capitalistico non

temesazietà. Ese ilprofittopuòau-mentare licenziando in Italia perfar produrre in Romania, dove glistipendi costano 3,5 volte inmenoche in Italia, perché no? E se i lavo-ratori si mettono di traverso e poiuna parolina di disponibilità la dàanche il governo allora che solu-zione accettano le burocraziesindacali? Ecco: i contratti di soli-darietà! Una frase magica che ri-catta i lavoratori e nella realtàha loscopo di “solidarizzare con i pa-

droni”permantenerealtiiprofittieperdissuaderli daldelocalizzare.Torna inmente laTelecom, dove

l'ultimobilancio è stato chiuso conoltre un miliardo di profitti e conuna distribuzione di premi ai diri-genti per oltre due milioni di euro.Questo dopo aver sottoscritto,nell'autunno 2010, un accordo disolidarietà per due anni che hacoinvolto 3.700 lavoratori,consentendo un risparmioall'azienda di circa 80 milioni dieuro.Accordi vergognosi, siglati

anche dalle organizzazioni sinda-cali che, anziché organizzare lelotte ad oltranza fino al ritiro dei li-cenziamenti, firmano un tagliodello stipendio dei lavoratori perassicurare, assieme allo Stato (chefa la sua parte regalando alleaziende private soldi pubblici e alcontempo tagliando scuole eospedali) , i profitti desiderati dalleaziende.

Occupare! Resistere!Produrre!

La solidarietà nei confronti deipadroni lafacciachi fino adoggihaguadagnato sulla pelle dei lavo-ratori. Una fabbrica può produrresenza i padronimanonpuò conti-nuareadesistere senzaglioperai. Ilcontratto di solidarietà è unamanna per i padroni ed unatrappola per i lavoratori e per que-sto va respinto. La fabbrica è di chilavoraeproduce.È con questa convinzione, e con

queste parole, che la sezione diVi-cenza del Partito di AlternativaComunista ha solidarizzato, econtinuerà a solidarizzare, con lagiusta lotta dei lavoratori dellaCampagnolo i quali hanno avuto ilmerito di imporre il presidio, ilblocco dei camion, che hannoaderito al sacrificio economicodello sciopero (storico e insupe-rato strumento di lotta dei lavo-ratori) e che, giustamente, comediversi di loro ci hanno confidato,guardano con diffidenza alle falsesoluzioni, come i contratti di soli-darietà, per false crisi aziendali.(05/03/2015)

Mauro Buccheri

Daalcunimesi il premierRenzi e ilministrodell'istruzione Giannini propagandanoentusiasticamente il loro progetto di“Buona scuola”, forti dell'enorme cassadi

risonanza offerta dai mass media, un progetto che aloro dire dovrebbe rivoluzionare la scuola italiana.Pochi giorni fa, tuttavia, abbiamo assistito a uncambiamento di rotta da parte dell'esecutivo: non cisarà infatti undecreto legge inmateria scolastica, co-sì come sbandierato permesi, maundisegno di legge(ddl) , con l'inevitabile dilatazione della tempistica,che mette fortemente in dubbio la possibilità daparte del governo di riuscire ad effettuare la mas-siccia immissione in ruolo dei precari di cui tanto si èparlato (150000 unitàsecondo quanto dichiarato ini-zialmente) entro l'inizio del prossimo anno scolasti-co, cioè entro settembre 2015.Ufficialmente il cambio di rotta è dovuto alla vo-

lontà del premier di coinvolgere democraticamentele opposizioni nella discussione intorno a un temacosì delicato. In realtà, tanto più in considerazionedel piglio autoritario di Renzi e del suo governo,appare ovvio che trattasi di unascusa, finalizzataconbuona probabilità a guadagnare tempo. Del resto,negliultimigiorni iquotidiani e gli organidi informa-zione specializzati hanno diffuso notizie contra-stanti, hanno raccolto opinioni e pareri diversi daivari addetti ai lavori, si è assistito insomma a una

lunga sequela di proclami, di smentite, di ballettisulle cifre degli immessi in ruolo (150000? 120000?Forse spalmati in due anni?) e sulle figure daimmettere in ruolo (idonei al concorso 2012 oggi sì,domani no) , di ipotesi sulla questione degli scatti dianzianità nonché sull'incentivo al merito, e mentrescriviamo ancoranonc'è nulladi ufficiale.

Quelcheè sicuro aldi làdeiproclamiedeinumeri

Al di là di quelli che saranno i provvedimenti uffi-ciali del governo, su cui avremo modo di esprimerciconprecisione, ci limitiamoquiadalcune considera-zioni di carattere generale. In primo luogo, la “ri-forma” della scuola non nasce dalla volontàaltruistica di Renzi e soci, né da un loro suppostointeresse a migliorare la scuola pubblica, ma daltentativo da parte del governo italiano di risponderea una recente sentenza della Corte di giustizia euro-pea che ha condannato l'abuso fatto in Italia con lareiterazione dei contratti a tempo determinato. Peressere in lineacon i dettami europei, il premierRenziha dovuto dunque avviare un progetto di riforma,fingendo – da populista consumato – di operare apartiredalbasso, cioè di coinvolgere inquestaopera-zione gli studenti, i loro genitori, gli insegnanti. Inrealtà, nonostante le valanghe di voci critiche chehanno sommerso in questi mesi l'esecutivo, que-st'ultimo non ne ha tenuto minimamente conto eprosegue sulla sua strada, che è chiaramente la stra-

da dei poteri forti e delle banche, per i motivi chespieghiamo di seguito.La stampa di sistema ha cercato il più possibile di

occultare le voci dissenzienti, col risultato che tantepersone, che non hanno accesso a fonti di informa-zioni alternative e chenonhanno contatti colmondodella scuola, sono convinte che Renzi stia effettiva-mente realizzando una sorta di rivoluzione coperni-cana in materia scolastica, che cioè stia realizzandouna storica stabilizzazione in massa di precari po-nendo fine aun'annosae complicataquestione.

Acheprezzo leeventuali“immissioni inruolo”?

Le immissioni in “ruolo” dei precari in realtàavverranno a caro prezzo, per i precari si intende,intanto in termini economici, se si considera che ilcontratto nazionale è bloccato dal 2009 e lo sarà finoal 2018. Gli scatti di anzianitàper il 2013 non sarannoriconosciuti, e verosimilmente non lo sarannonemmeno quelli relativi agli anni successivi fino al2018. Si parla del resto di sostituire gli scatti di anzia-nità con scatti di “merito”, cioè con un contentinoelargito sullabasedellafedeltàaldirigente scolastico.Il tutto mentre i precari sono stati violentementescippati della monetizzazione delle ferie maturate enon godute e le ultime controriforme pensionistichehanno colpito sia gli insegnanti più anziani sia quellipiùgiovani, aiquali si è cercato cosìdi sbarrare lastra-da.Ma la “stabilizzazione” dei precari della scuola,

tanto sbandierata dal governo Renzi e dai mass me-dia al suo servizio, comporterà anche una riduzionedeidiritti dei lavoratori. Basti pensare che, come reci-ta il testo diffuso dal governo qualche mese fa, unabuona parte dei neo-immessi in ruolo non avrà unacattedra: parecchi lavoreranno su una“rete” di scuo-le, spostandosi sul territorio a secondadelle esigenzetemporanee dei vari istituti, vedendo di fatto aggra-vata la propria precarietà, nonostante la “stabilizza-zione”, in quanto si ritroveranno a svolgere lafunzione di tappabuchi.Senzacontare che l’attacco che il governo e le clas-

si dirigenti italiane portano nel frattempo all’articolo18 e al mondo del lavoro in generale, in direzione diuna maggiore “flessibilità” e licenziabilità, rendonola “stabilizzazione” un concetto aleatorio. E ciò valeanche per il settore pubblico, un tempo ritenuto più“sicuro”, ma su cui il governo, a nome del ministrodella “semplificazione” Madia, ha in cantiere unacontroriforma che prevederà fra le altre cose li-cenziamenti più facili.A tutto questo va aggiunto che la “stabilizzazione”

non riguarderàmigliaia di insegnanti non abilitati (eche oggi, attraverso le graduatorie di istituto, riesco-no a garantirsi alcuni periodi di lavoro tramitesupplenze) i quali verranno espulsi dal mondo della

scuola, così come pare non riguarderà i 10500 abili-tati coiTfa(tirocini formativiattivi) avviatinel2012. Eche il progetto renziano di riforma scolastica, sullascia di quelli avanzati negli ultimi anni dal centrode-stra, prevede un aumento del potere dei presidi, chepotranno assumere il personale per “chiamata di-retta”, al fine di narcotizzare il conflitto nei luoghi dilavoro. IlgovernoRenzispalancainoltre leportedellescuole pubbliche ai privati, che entrerebbero neiconsigli d’Istituto, finendo con l’influenzare inevita-bilmente ladidattica, inbarbaalle legittime richiestestudentesche di maggiore partecipazione alla defi-nizione dell’offerta formativa e ai processi decisio-nali. Il tutto mentre si continuano a foraggiare lescuole private e si incentivano le famiglie a iscrivere ifigli nelle scuole non statali paritarie attraverso de-trazioni fiscali.

Unire le lotte contro il governo,costruire ilpartito rivoluzionario

Per dire no a questo ennesimo attacco alla scuolapubblica, e per proporre un modello di scuolaalternativo a quello vigente, i precari hanno avviatodelle mobilitazioni, e gli studenti hanno indetto unagiornata di lotta per il 12 marzo, con manifestazioniche toccheranno tantecittàitaliane. Lemobilitazionistudentesche e dei docenti rappresentano senz'altroun segnale positivo ma, chiaramente, davanti a unattacco di queste proporzioni, le iniziative episodi-che e settoriali non sono sufficienti. E' quantomainecessaria unamobilitazione radicale e unitaria cheraccolga le ragioni delle diverse realtà di lotta controlepolitichegovernative, col finedicacciare il governoRenzi e respingere i suoi attacchi, alla scuola come almondo del lavoro in generale. Ed è essenziale in talsenso che i sindacati di base spezzino gli indugi e su-perino le vocazioni autoreferenziali per indire ini-ziative di sciopero e per mobilitare le proprie forzemilitanti e lapropriabase intorno alla costruzione diun fronte di lotta contro il governo.Come militanti del Pdac siamo impegnati nella

lottacontro lacattivascuoladiRenzi, e lavoriamo co-stantemente alla costruzione di un'opposizione diclasse alle politiche filo-padronali. Riteniamo tutta-via fondamentale la costruzione del partito comuni-sta rivoluzionario internazionale che manca ailavoratori e alle masse oppresse. Perché qualsiasiprogresso, incluso quello in direzione di una scuolapubblica di qualità, laica, democratica, gratuita,accessibile a tutti, realmente orientata alla forma-zioneglobale e criticadellapersona, passaattraversolarivoluzionesocialista, unarivoluzionechepongaalcentro di tutto gli interessi delle masse proletarie enon – come avviene oggi - quelli dei padroni e dellebanche, sul cui altare vengono massacrate scuola,sanitàe servizi sociali in genere. (11/03/2015)

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6 Aprile 2015 PROGETTO COMUNISTA

G.V.*

Sono le 12.30 di sabato 24gennaio e fuori dal liceoManzoni di Milano, fino aquel momento occupato,

non ci sono uomini della Digos odella Polizia, né scene di rabbia.Solo un paio di striscioni e tantiabbracci. Sorrisi tipici di chi èsoddisfatto di ciò che ha fatto, maè consapevole che è solo una pri-ma pietra posizionata, con faticae sudore, all' inizio di una ben piùampia strada.Tutto eracominciato alla fine di

agosto, quando Matteo Renzi,annunciando le linee generalidella riforma della “Buona Scuo-la”, ci richiamavasull'attenti dopoqualche settimanadivacanza. Sindai primi giorni di settembre, noistudenti che da tempo animiamoil Collettivo politico Manzoni cisiamo ritrovati al bar, per la stradae, poi, a scuolaperdiscutere di ciòche ci avrebbe imposto la politicadel Governo sull'istruzione:

l'ennesimo piano di impoveri-mento e privatizzazione, in prati-ca un riassunto di ciò cheavevamo combattuto davent'anni aquestaparte.Già nei primi incontri, i nostri

sguardi riflettevano un'unica ne-cessità: bisognava occuparecontro quegli scempi, chedanneggiavano studenti, profes-sori e personale Ata, mentrerimpinguavano lautamente le ta-sche di aziende e imprese.Ma bisognava farlo in unmodo

diverso da quello delle ultimeoccupazionimanzoniane: in quelmomento, le iniziative di protestatrascinavano stancamente glistrascichi del movimentodell'Onda, l'ultimo forteintervento degli studenti sullascena politica italiana (2008-2009) . No, bisognava fare qualco-sa di veramente forte stavolta perrispondere agli attacchialtrettanto decisi di Renzi &Giannini. Bisognava coinvolgere.Bisognava creare qualcosa che

potesse essere l incipit di unpercorso di lotta per riappro-priarsi della scuola.Così era iniziato un percorso di

discussione all'interno dellascuola, per capire la riforma,informare tutti e vedere comereagivano gli studenti e di qualiiniziative sentissero la necessità.Questo percorso era duratoquattro mesi e aveva portato unagrande maggioranza (750 ragazzisu 950 circa) a sostenere il pro-getto dell'occupazione. Durantequesti quattro mesi noi Giovanicomunisti rivoluzionari delManzoni avevamo lavorato comeparte del Collettivo, spingendoverso un'occupazione che, però,non fosse un punto di arrivo co-memolti prospettavano, bensì uninizio diunastradabenpiùampiavolta a creare un nuovo movi-mento studentesco pronto a sca-gliarsi contro gli attacchiall'Istruzione. Le nostre paroled'ordine erano state l'occupazio-ne adoltranzae la redazione diun

documento scritto che, alla finedei giorni d'occupazione, fosseapprovato democraticamentedagli studenti in assemblea e cherappresentasse quindi il pensierodei manzoniani sulla “BuonaScuola” e insieme una sfida dalanciare agli altri studenti diMila-no e di tutta Italia.Quei giorni sono arrivati e se ne

sono andati, pieni di fatica, lavoroe occhiaie, ma soprattutto di di-battiti edamicizia. Inqueiquattrogiorni i Giovani comunisti rivolu-zionari avevano ampliato il lorobacino di conoscenze, discussocon molte persone e organizzatodiversi momenti dell'iniziativa.Tra questi segnaliamo in partico-lare quattro iniziative di dibattito:chi scrive ha avviato, conun'approfondita relazione,un'ampia e fruttuosa discussionesulla Buona Scuola; abbiamoinvitato il nostro compagno esindacalista Luis Seclen perparlare della condizione dei lavo-ratori in Italia e della sua storia

personale di lotta; il compagnoBavassano (costruttore del Parti-to di alternativa comunista diMi-lano) ha tenuto un'approfonditarelazione sulle lotte nel mondo; ilgiovanissimo compagno AlbertoCella ha parlato del Sessantotto.Tutto questo cercando di portaresempre avanti lanostraprospetti-va rivoluzionaria e guardando adogni incontro comeunatappaperconquistare consenso, da indi-rizzare nelnostro progetto di lottacontro le politiche padronali e go-vernative.Ecco: quei giorni sono venuti e

se ne sono andati. Ma non c'èneanche tempo per riposare,perché dobbiamo essere giàpronti a portare avanti ciò che diquest'occupazione non se neandrà: l'entusiasmo ritrovato diessere partecipi ad un progetto diopposizione a quelle manovreche, come sempre, impoverisco-no gli studenti e i lavoratori perarricchire le tasche di politici,imprenditori e banchieri.

L'occupazione del Manzoni èsolo unadelle prime pagine di unlibro cheperavere successodovràessere riempito dalle iniziative dicentinaia di altre scuole in tuttaItalia. Gli studenti ne devono es-sere gli scrittori; noi ci proponia-mo come caporedattori:offriremo a quel movimento checontribuiremo a creare una dire-zione rivoluzionaria, democrati-ca ed organizzata, econtrasteremo all'interno di essole correnti che minacciano diportarlonuovamenteallo sfacelo.Occupate ed autogestite le vo-

stre scuole, riversatevinelle piazzeper opporvi a queste politichescellerate! Ponete una pietra sullastrada della rivoluzione e venite aconoscerci, per creare insieme anoi l'unica direzione che può diri-gere le lotte in una prospettiva ditrasformazione generale della so-cietà: quella del partito rivoluzio-nario! (09/03/2015)*Giovanicomunistirivoluzionari

Milano

GIOVANIEMOVIMENTI

Davide Primucci

Ognieuro spesoperilTavè un euro rubato aqualcosa di utile pertutti e tutte, per questo

recentemente 48 notav sono staticondannati ad oltre 140 anni dicarcereealrisarcimentodi131.140euro. Così era stata lanciata lagrande manifestazione delloscorso 21 febbraio aTorino che havisto 15.000 persone marciarecompatte sotto lo slogan No Tav.L'appello a scendere in piazza ènato subito dopo la sentenza del

maxiprocesso del 27 gennaio 2015:quelgiorno il tribunalediTorinohacondannato una cinquantina diattivistiNoTavper i fatti del 27 giu-gno 2011, quando in centinaia di-fendevano la Libera Repubblicadella Maddalena, e del 3 luglio2011, giornata in cui in decine dimigliaia di solidali da tutta Italiasono tornati tornati in Clarea perassediare il fortino tirato su dalleforze dell'ordine per difenderel'areadell'attuale cantiere.Quasi due anni di processo con

udienze acadenza settimanale e lachiara volontà di sanzionare una

volta per tutte le pratiche di lottache ilmovimentoNoTavhasaputorendere patrimonio comune inValsusa, questo è il significato delprocedimento giudiziario che si èandato a concludere il 27 gennaioscorso. Una condanna che vienedata al Movimento No Tav tutto,perché dopo decenni ancora nonabbassa la testa e continua a lotta-re, forte della ragione e della vo-lontàmai negoziabile di difendereil territorio. Si tratta quindi di unavendetta dello Stato borghese allaresistenza che ilmovimento conti-nua a dimostrare, mettendo in

discussione un sistema dovel'intreccio politico-mafioso è statoaccertato persino dalle stesse pro-cure che indagano iNoTav. Nonc'èsolo il maxiprocesso: vistal'impossibilità di sconfiggere ilmovimento con altri mezzi, daoltre un paio d'anni è la magi-stratura a portare avanti con piùdeterminazione gli interessi del“sistema Tav”, ingaggiando unacampagna senza precedenticontro gli attivisti che ha visto solonegli ultimi due anni oltre milleindagati, decine di arresti, capid'imputazione fantasiosi, risarci-

menti esorbitanti e accusedi terro-rismo.

Leprioritàdeigoverniborghesi equelledellemasseproletarie

Tornando alla manifestazionedel 21 febbraio, ci dà forza vederetantedonnee tantiuominichecre-dono fermamente nella possibilitàdi fermare un'opera inutile edannosache i governi di ogni colo-re si ostinano a voler portareavanti. Questo nonostante ognivolta che piove ci tocca contare levittime dell'incuria del territorio,nonostante si tagli sul trasportopubblico ed aumenti il costo di bi-glietti per bus e treni, nonostantenon ci siano soldi per curarsi ecc...Nonostante ciò le priorità di Renzi& co. rimangono sempre le grandiopere: come l'Expo di Milano, unvero eproprio affarepermafieece-mentificatori che ha trasformatoMilano in un cantiere a cieloaperto, spacciato come un'occa-sionedi rilancio per ilnostro Paese.Peccato che Renzi si sia dimenti-cato dei giovani a zero tutelecontrattuali che pur di racimolarequalche soldo saranno costretti alavorarvi durante i 6 mesi diapertura.Nel frattempo, mentre si conti-

nuano asperperare quattrini per legrandi opere come l'Alta Velocità,le scuole italiane cadono apezzi: loscorso 18 febbraio (solo per citarel'ultimo episodio) a Pescara si è

staccato l'intonaco dal solaio diun'aula dell'istituto alberghiero“De Cecco” ed è finito sugli stu-denti che erano a lezione, fe-rendone due per fortunalievemente, ma la tragedia èsempre dietro l'angolo. Di frontead episodi come questi non pos-siamo tacere, vivendo lo spreco didenaro pubblico rappresentatodall'altavelocitàsullanostrapelleequella dei nostri figli. Si trattadell'ennesima dimostrazione diquali siano le priorità dei governiborghesi: soldi e carte false per laTorino-Lione e tetti che cadonosulle teste degli studenti.Questo quadro impone la co-

struzione di un fronte unitario intutto ilPaese, unblocco sociale cheabbia come base unificante labattaglia per la difesa dei territoridai saccheggi e dalle devastazioniambientali portati avanti con legrandi opere, la battaglia contro larepressione e il respingimento almittente delle misure liberticideperchi lotta.Oggi il Governo Renzi impone

grandi opere devastanti, riduzionedei diritti, sacrifici e austeritysull'altare di Confindustria e deibanchieri. Il Partito di AlternativaComunista si schiera al fianco ditutte le realtà territoriali e di tutti imovimenti sociali che sioppongono a questo sistema diingiustizie. Un altro mondo è pos-sibile ma possiamo costruirlo solorovesciando il sistema capitalistacon le lotte! (09/03/2015)

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PROGETTO COMUNISTA Aprile 2015 7GIOVANIEMOVIMENTI

Pdac Sicilia

Con la sentenza del 12febbraio il Tar Sicilia hadisposto lo stop al fu-zionamento del Muos

di Niscemi. Secondo i magistratiinfatti il sistema di comunica-zioni satellitari della marina mi-litare statunitense sarebbedannoso alla salute e carente ri-spetto alle autorizzazioni inmateria paesaggistica eambientale.La sentenza ha confermato la

fondatezza della posizioneespressa in questi anni dagli atti-vistiNoMuos, che concoraggio edeterminazione hanno portatoavanti fino ad oggi una grandebattaglia in difesa del diritto allasalute dei cittadini, contro la de-vastazione ambientale, la mili-tarizzazione del territorio e lepolitiche belliche, che in ultimaanalisi costituiscono la ragion

d'essere del Muostro di Niscemi.Nel contempo, la sentenza hasbugiardato l'operato del Presi-dente della Regione sicilianaCrocetta, artefice dell'ormai sto-rico voltafaccia attraverso il qua-le, come era facile prevedere,dopo avere finto inizialmente diopporsi all' installazione delMuos, il governatore saltòapertamente dall'altra partedella barricata (quella dei poteriforti, la sua ovvia e naturalecollocazione) arrivando persinoa criminalizzare il movimentoNo Muos e a paventare “infiltra-zionimafiose” al suo interno!La stessa sentenza della magi-

stratura borghese dunquesembra riconoscere stavolta leragioni e la legittimità della lottadel movimento No Muos, nono-stante lapersecuzione e la crimi-nalizzazione che le istituzioniglihanno costantemente riservato,attraverso i suoi organi di repres-

sione, fino ad arrivare alle re-centi ultime denunce subite dacinque attivisti rei , lo scorso 20gennaio, di avere manifestatopresso il cancello principaledalla base militare in contradaUlmo, con degli innocui fuochipirotecnici, il proprio dissensocontro il lancio del terzo satellitedella costellazione Muos che inquegli stessi istanti andava inscena aCape Canaveral, in Flori-da.Nonostante la suddetta

sentenza del Tar regionale, lamattinadel 26 febbraio unnutri-to spiegamento di forzedell'ordine , composto da poliziae carabinieri, ha scortatoall' interno della base di Contra-da Ulmo un convoglio formatoda militari e operai vanificandocon la forza il tentativo di bloccooperato da alcuni attivisti emammeNoMuos. Dopo di che, èstata notata l'attivazione e la

movimentazionedelle parabole, aconfermadel fattoche gli americani –con il supportoevidente del Mini-stero degli Interniitaliano e delleforze dell'ordinelocali – non hannoalcuna intenzionedi fermare i loroprogetti di guerra, ea riprova dell'evi-denza che questaimportantissimalotta, così come ingenerale la lotta alsistema capitalista,non si può certo li-mitare alla battagliagiudiziaria.E del resto, gli atti-

visti no muos, checontinuano a moni-torare la situazione

all' interno della base, nei giornisuccessivi hanno pubblicato suisocial network alcune immaginiche testimoniano la trasmissio-ne delle parabole, come indicatochiaramente dalla luce blu postaalla base delle antenne.Il coordinamento regionale

dei comitati no muos continuasenza sosta la propria attività eha iniziato a programmare il la-voro per la prossima fase. Perl'otto marzo, intanto, in occasio-ne della giornata internazionaledella donna, Niscemi è stata alcentro di una serie di iniziative,fra Piazza Vittorio Emanuele e ilpresidio permanente di contra-da Ulmo. Protagoniste lemammeNomuos, inprima lineainquestimesinella lottacontro ilsistema satellitare della ma-

rina militare statunitense, chedopo l'episodio del 26 febbraiohanno continuato a mettere inatto, assieme ad altri attivistiprovenienti da diverse aree dellaSicilia, tentativi di blocco controi mezzi in entrata alla base ame-ricana. Per sabato 4 aprile inoltreè prevista a Niscemi una nuovagrande manifestazione nazio-nale, che chiama nuovamenteallaraccolta le forzedellasinistrapolitica, sindacale, di movi-mento contro la prepotenzadelle potenze imperialiste e perrivendicare a gran voce il dirittoall'autodeterminazione, alla sa-lute, alla tuteladell'ambiente, e ilrifiuto delle politiche di guerra.Come Pdac esprimiamo la

massima solidarietà ai compa-gni che sono state vitti-me della repressioneborghese e invitiamo asostenere la campagna9 agosto, un'iniziativa asostegno delle spese le-gali, che ammontano amigliaia di euro, deinumerosi attivisti chein questi mesi si sonovisti notificare de-nunce, sanzioniamministrative,multe, divieti di dimo-ra, fogli di via dalleforze repressive, in ri-sposta ai blocchi, alleazioni di protesta, allemanifestazionimessein atto dal movi-mento, manifesta-zioni che in dueoccasioni, cioè il 9agosto del 2013 e del2014, hanno vistomigliaia di attivistientrare nelle basemilitare dopo essersiaperti dei varchinelle reti di re-cinzione.L'appuntamento

dunque è per il 4aprile aNiscemi. NoMuos ora e sempre!(09/03/2015)

Laura Sguazzabia

Laproposta avanzata dal sinda-coMarino di istituire zone a lucirosse nella capitale, ha riapertoil dibattito di lunga data sulla

prostituzione, fenomeno complesso,variegato e senza tempo.Definito “il mestiere più vecchio del

mondo”, aggiungiamo noi del mondocapitalistico, ne rappresenta veramentel'essenza, ne segue i cambiamentiadattandosi nelle forme e nei modi,specchio fedele di una società basatasulla proprietà e sulla legge della do-manda/offerta: in un sistema chemercifica tutto, il corpo delle donne è,alla pari di altre, unamerce davendere edaacquistare. Con l'aggravarsi della cri-si economica è aumentato il numero didonne che “si offrono” per riuscire adandare avanti. Il caso dellaGrecian'è unesempio lampante.Oggi, in Italia, i dati ufficiali parlano di

circa 70.000 mila prostitute, per lo piùstraniere e ridotte in schiavitù, alle qualisi aggiungono le escorts che esercitanoautonomamente la professione ad unlivello più alto e con introiti proficui, e inumerosi falsi “centri benessere” dovespesso la prostituzione, camuffata conproposte di massaggi, è l'ultima delleprestazioni fornite.C'è, inoltre, il mercato delwebche ve-

de il coinvolgimento di studentesse ecasalinghe che, molte di loro per farfronte alla crisi, si offrono a pratichevoyeuristiche di sesso virtuale ininternet.La normativa borghese sulla materia

rappresentata dalla legge Merlin del1958, che sancì l'abolizione delle co-siddette case chiuse (o case di tolle-ranza) fino allora esistite e all' internodelle quali le donne si prostituivano,tentò di regolamentare il fenomeno: diper sé prostituirsi non rappresenta oggiun reato, lo sono invece lo sfruttamentoe il favoreggiamento della prostituzio-ne.Nel corso degli anni sono stati

adottati a livello locale provvedimentisanzionatori e restrittivi finalizzati, nontanto a debellare il fenomeno, mapiuttosto a nasconderlo agli occhi deibenpensanti, urtati dallo spettacolo,che considerano “indecoroso”, offertodalle prostitute di strada.

I provvedimenti del sistemacapitalistico in crisi

Non vi èmai statauna reale volontàdirisolvere la questione poiché la questio-ne è, di per sé, irrisolvibile in questo tipodi sistema: la vendita del proprio corpo,e lo sfruttamento generato da questavendita, rappresentano uno dei volti,probabilmente uno dei più feroci, delcapitalismo e dell'oppressione che una

classe (quella proprietaria dei mezzi diproduzione, quella dotata del denaro edel potere sufficienti ad accedere adogni tipo di servizio) esercita suun'altra. A riprova di ciò, e contraria-mente ad ogni resistenza morale e dipudore borghese, vadetto che dall'otto-bre 2014 nel computo del calcolo del Pil,ovvero del valore complessivo di beni eservizi prodotti in un Paese nel corso diunanno, dovràessere inseritaunastimadelle attività illegali come traffico didroga, contrabbando d'alcol e tabacchie infine prostituzione. Il provvedimentonasce secondo le linee guide dell'Euro-stat, ovvero l'ufficio statisticodell'Unione Europea, e riguarderàquindi tutti i Paesi Ue. Apparentementeparadossale, la decisione si spiega fa-cilmente con ragioni economiche, lesole determinanti nel sistema capitali-stico. Le stime forniscono già un'ideaorientativa del fenomeno prostituzionein Italia e del gettito d'affari. E si parla dicifre importanti che, con la crisi, po-trebbero portare una quantità molto ri-levante di risorse nel sistemaeconomico italiano e, quindi, questiprovvedimenti trovano l'appoggio el'entusiasmo di diverse parti politiche, eanche di diverse donne italiane cheaffermano di professare la prostituzio-ne come libera scelta, dichiarando nonessere vittime né di racketné di sfrutta-mento.

Da parte nostra siamo convinte chenon c'è libertà di scelta in un sistemache ha come scopo lo sfruttamento el'oppressione di una classe, nel quale ledonne, insieme ad altre categorieemarginate, sono ulteriormenteoppresse e sfruttate. I condizionamentie i pregiudizi con cui le donne sono edu-cate fin dalla nascita impediscono unareale possibilità di scelta

Prostituzione: sfruttamentoealtrafacciadellamorale

borghese

La prostituzione rappresenta unamercificazione del corpo femminile chespesso si associa a forme di vera e pro-pria schiavitù. Rappresenta, oltre chel'essenza dello sfruttamento, l'altrafaccia della morale borghese e cattolicache divide le donne inmadri e mogli, dauna parte, e prostitute, dall'altra. Le ra-dici della prostituzione stanno nell'esi-stenza stessa del capitalismo, della suaeconomia, della sua cultura e della suamorale sessuale e familiare borghese.Che fare? Non certo reprimere in mo-

do indiscriminato perché così si finiscesolo per colpire le prostitute che sonoanch'esse vittime del sistema capitali-

stico. Occorre invece evitare provvedi-menti di legge finalizzati adistituzionalizzare la prostituzione e alcontempo eliminare ogni discrimina-zione verso chi si prostituisce (d'ambo isessi e i transessuali) , favorendol'abbandono della prostituzione eoffrendo una sistemazione abitativa elavorativa dignitosa; fornire documentie permesso di soggiorno alle immigratee agli immigrati che si prostituiscono ri-cattati e schiavizzati dalle organizza-zioni criminali e dagli sfruttatori;strappare dal giro della prostituzione leminorenni e i minorenni e mettere inatto progetti di recupero sociale attra-verso la ripresadegli studi o inserimentilavorativi.Tutte queste proposte sono avanzate

con la consapevolezza che solo con larivoluzione socialista, in una lotta cheaccomuni donne e uomini proletari, el'affermazione di un nuovo sistema, ledonne potranno realmente emanci-parsi e realizzarsi; che solo nel sociali-smo le donne saranno libere di sceglieresecondo i loro gusti e le loro inclinazioniquale lavoro svolgere e conqualiuominicongiungersi, non dietro il ricatto dellaloro condizione economico-sociale.(09/03/2015)

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8 Aprile 2015 PROGETTO COMUNISTATEORIAEPRASSI

Matteo Bavassano

A d Aprile uscirà il settimo numero della nostra rivistateorica, Trotskismo oggi. Forse qualcuno si chiederà perquale motivo facciamo questo grande sforzo: scriverearticoli, controllare citazioni, impaginare una rivista

piacevole da vedere e da leggere. Il fatto è che il movimentorivoluzionario non può fare ameno di quelle esperienze e di quegliinsegnamenti che ci può dare solo la storia delmovimento operaiointernazionale: è necessario dunque uno sforzo per ricostruirequesta storia, che la borghesia tenta ogni giorno di distruggere e difalsificare con i suoi giornali, i libri dei suoi intellettuali, le suetelevisioni, le sue scuole e chiese. E in questa lotta è fiancheggiatadai riformisti e degli stalinisti, che da decine di anni aiutano laborghesia in quest'opera di falsificazione: non possonoammettere che hanno aiutato i padroni in tutte le occasioni in cuiquesti ultimi hanno rischiato di perdere il loro potere. Questoperché riformisti e stalinisti si sono integrati nel sistema costruitodalla borghesia con il compito di frenare il movimento operaio, e ilmodo più semplice per riuscirci è quello, una volta ristabilitol'ordine, di cancellare l' idea stessadella rivoluzione dai propositi edalla memoria del proletariato, dando però alla storia una tintariformista assente nella versione della borghesia: se non fossero ingrado di dare una prospettiva, per quanto illusoria, dicambiamento sociale non avrebbero nessuna fiducia dalle masse,perdendo così ogni utilità per la borghesia che gli elargisce tanteprebende.Accanto alla falsificazione storica poi gli stalinisti aggiungono la

falsificazione teorica per giustificare ai lavoratori la loro condottapassata e soprattutto quella futura, completando così lo scempiodel patrimonio del movimento rivoluzionario, patrimoniocostruito su vittorie ed errori di migliaia di operai che hannolottato per il socialismo, operai di cui gli stalinisti insultano ognigiorno la memoria, dopo averne causato in molti casi la morte,direttamente o indirettamente. Diviene quindi fondamentale, perpreparare al meglio i rivoluzionari di oggi e di domani ai lorocompiti storici, smascherare queste falsità. Scrivevamo prima chegli stalinisti si sono integrati nella società borghese: nellamaggiorparte dell'Europa occidentale questo è avvenuto durante laSeconda guerra mondiale con il tradimento di centinaia dimigliaia di partigiani che volevano liberarsi non solo dal fascismoma anche dal capitalismo. Abbiamo ricostruito la vicenda dellaResistenza tradita in Italia nel quarto numero di Trotskismo oggi,

dove abbiamo anche riportato un importante scritto di PietroTresso, fondatore del PcdI, collaboratore di Gramsci e poidirigente della Quarta Internazionale, ucciso dagli stalinisti inFrancia, dove pure organizzarono il ritorno al potere dei padronifrenando la lotta dei lavoratori francesi.Pensiamo sia importante che le nuove generazioni in particolare

sappiano di chi è la responsabilità se sono costrette ancora aviverein questomondo basato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo eche frustrerà inevitabilmente qualsiasi loro volontà di realizzaresé stessi. Bisogna dire, per esempio, che se le masse greche sonocostrette sotto il giogo dell'austerità è perché a suo tempo ladirezione stalinista del movimento operaio ha fatto fallire laresistenza in Grecia (vicenda vergognosa di cui si sa purtroppopoco o niente e su cui ci ripromettiamo di pubblicare qualcosa infuturo) e bisogna spiegare come oggi stia nuovamente ecoscientemente andando contro gli interessi dei lavoratori grecievitando di tenere una politica conseguentemente rivoluzionariadi fronte al governo di fronte popolare di Syriza.E sono proprio i giovanimilitanti che ci esortano a continuare la

pubblicazione di Trotskismo oggi, che comprano questa rivista,per saziare la loro fame di teoria, di verità storica che non possonotrovare nei normali canali di informazione, perché sentono lanecessità di andare contro la coscienza borghese dominante.Qualcuno si è accorto del successo di questa rivista e ha ancheprovato (con scarso successo) a replicarlo, facendo peraltrocredere di aver iniziato prima di noi quest'opera necessaria.Comunque, per tornare alla domanda con cui aprivamo l'articolo,lo sforzo della pubblicazione della nostra rivista è ampiamenteripagato dalle nuove avanguardie delle lotte, soprattutto giovani,che si avvicinano alla nostra organizzazione anche per le risposteteoriche che diamo ai loro interrogativi. La nostra rivista è fatta damilitanti che sono al loro fianco quotidianamente nelle lotte enelle piazze, ma si sforzano anche di scrivere degli articoli (spessocon un'accuratezza tale che potrebbero essere pubblicati suqualsiasi rivista scientifica o accademica) perché le avanguardiepossano crescere in quanto dirigenti del movimentorivoluzionario e far crescere con loro i movimenti di lotta nei qualisono attivi, cercando di imprimergli una dinamica anticapitalistae rivoluzionaria, nella prospettiva di unificare le lotte controquesto sistema intorno al programma politico del proletariato. Lanostra rivista serve per questo: per riscoprire le basi su cuicostruire da oggi la rivoluzione necessaria per cambiare questomondo.

Cosacontiene il nuovo numero

La rivista si apre conunmagistrale articolo diValerio Torre che tratta ilproblema del sionismo da un punto di vista marxista, partendo dalleorigini della “questione ebraica”, analizzata anche alla luce delcontributo teorico fondamentalediAbrhamLéon, dirigentedellaQuartaInternazionale di origine ebraica e morto ad Auschwitz, fino ad arrivarealla“questione palestinese”, cioè all'oppressione dei palestinesi dapartedello Stato sionista di Israele.FabianaStefanoni invece continuaa ripercorrere le lotte operaie negli

anni '70, dopo che già nel numero 4 della nostra rivista aveva scritto unarticolo sul tema: questo nuovo contributo si concentra in particolaresulla lotta degli operai Fiat diMirafiori e che sfocia nell'occupazione del'73. Il tema è molto importante perché l'articolo analizza anche lapoliticadeigruppicentristidiqueglianni, Lottacontinua, Potereoperaioe Avanguardia operaia, e non si può pensare di costruire il partitorivoluzionario necessario oggi senza analizzare e criticare gli errori diquelle formazioni, smitizzandole finalmenteagliocchideivecchienuovimilitanti della sinistra.Laparte storicadellarivistasi chiude con lasecondapartedell'articolo

diLauraSguazzabiasulle donnedelpartito bolscevico, lacuiprimaparteèapparsasullo scorsonumerodellarivista. Presentiamopoiuno specialecon due contributi di un dibattito teorico, che la Lit hadeciso di svolgerepubblicamente, circa l'“inevitabilità” del socialismo, il primo di MartinHernandez, dirigente della Lit, il secondo di Francesco Ricci, dirigentedel nostro partito e direttore della nostra rivista teorica. In questonumero abbiamo inoltre dato spazio a due contributi esterni al nostropartito: Alberto Airoldi, che aveva militato nell'Amr – Progettocomunista, tracciaunbilancio della secondaRepubblicacome stimolo aun dibattito sulla questione, mentre Ugo De Grandis, storico dellaResistenza, che aveva già contribuito alla nostra rivista con un articolosull'eccidio di Schio, scrive delle vicende di Antonio Trenti, militantecomunistaemigrato inUrssdurante il fascismo. Pubblichiamoquindiuninedito di John Reed, “Le origini del controllo operaio in Russia”.Chiudono la rivista le consuete schede dei classici, di cui citiamo inparticolare quella di Adriano Lotito, già autore di diversi articoli sulmaterialismo storico per Trotskismo oggi, che ci parla in manierainteressante e approfondita di In difesa del marxismo , scritto in cuiTrotsky criticava laminoranza dell'Swp che non comprendeva la naturadiclassedell'Unione sovieticaallavigiliadel secondo conflittomondiale.Non ci resta che invitarvi a leggere anche questo nuovo numero dellanostrarivista, perchénonvièunsolo tematrattato chenonsiadiassolutaattualità ed importanza oggi. Passa dalla formazione dei quadri lacostruzione dell' indispensabile partito rivoluzionario. (08/03/2015)

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PROGETTO COMUNISTA Aprile 2015 9TEORIAEPRASSI

“Il potere politico dello Statomoderno è solo un comitato cheamministra gli affari comuni ditutta la classe borghese.”(K. Marx, F. Engels,Manifestodel

Partitocomunista , 1848) .

Francesco Ricci

La costituzione del go-verno Syriza-Anel in Gre-cia rende utile tornaresull'atteggiamento dei

comunisti di fronte ai governi dicollaborazione di classe o governi“di fronte popolare”, un tema sucui c'è tantaconfusione.Anni fa, Fausto Bertinotti (ex

presidente dellaCamera, ex segre-tario di Rifondazione) , quandoancora si definiva (senza giustifi-cazione alcuna) “comunista”, epreparava l'ingresso del suo parti-to per la seconda volta in un go-verno Prodi (il Prodi bis,2006-2008) , ingresso che sarebbevalso a lui la presidenza della Ca-merae aPaolo Ferrero il seggiolinodaministro, soleva ripetere che difronte a un governo bisogna fare“laprovadel budino”. Nonavanza-re previsioni sugli sviluppi del go-verno a partire dalla suacaratterizzazione di classe (comesostenevamo e sosteniamo noi)ma “affondare il cucchiaio nel bu-dino” eprovarne labontà. Pareunanormadi buon senso: provare unacosa per vedere se funziona. Senon fosse che, come vedremo,questa prova è stata fatta infinitevolte nella storia.

Comeerailbudinonel 1848

Nel 1848, in Francia, il proleta-riato aiutò la borghesia a liberarsidi Luigi d'Orleans ma cadde nellatrappoladipartecipare –per lapri-mavoltanellastoria–aungovernocon la borghesia. Il governo che sicostituisce nel febbraio '48 eracomposto da varie correntiborghesi ma al suo interno sedevaanche il giornalista Louis Blanc,socialista e riformista, in rappre-sentanza degli operai. A lui laborghesia concesse in realtà unministero che aveva persino la se-de staccata da quella del resto delgoverno: la Commissione deglioperai rappresentati da Blanc eAlbert (antenati di Bertinotti e Tsi-pras) era relegata al Palais du Lu-xembourg mentre il governo vero(in mano alla borghesia) eraall'Hotel de Ville. Al Luxembourg iriformisti erano lasciati dallaborghesiaagiocare con i loro sognidi conciliare gli interessi oppostidelle due classi mortalmente ne-miche della società capitalistica:borghesi e proletari.Engels sintetizzò così i risultati

di questa prima collaborazione digoverno: “Dopo il febbraio '48 i so-cialisti democratici francesi (dellaRéforme , Ledru-Rollin, LouisBlanc, Flocon, ecc) hannocommesso l'errore di accettarequalche seggio nel governo. Mino-

ranza in un governo dei repubbli-cani borghesi, essi hannosostenuto le responsabilitàdi tuttele infamie votate dalla maggio-ranza (...) .” Per Engels la colpa deiriformisti non si fermava lì, perché“mentre tutto ciò succedeva, laclasse operaiaeraparalizzatadallapresenza al governo di questi si-gnori che pretendevano di rappre-sentarla.” (1) . La subalternità deglioperai alla borghesia e al suo go-verno venne rotta solo nel giugno'48, ma le illusioni e l'imprepara-zione costarono diecimila mortinelle piazze parigine per manodelle bande armate della borghe-sia che si affiderà poi al nipotesciocco di Napoleone, Luigi Bona-parte (che col nome di NapoleoneIII governerà laFranciasino allavi-giliadellaComune del 1871) .

DopoMarxMarx nel Manifesto definisce i

governi come “comitati d'affaridella borghesia” e precisa che loscopo dei comunisti non è quellodi andare al governo (nello Statoborghese) bensì quello della“formazione del proletariato inclasse, rovesciamento del domi-nio della borghesia, conquista delpotere politico da parte del prole-tariato.” Tutto questo, preciseràdopo la Comune del 1871, si puòottenere solo con una rivoluzioneche “spezzi” con la violenza rivo-luzionaria delle masse la macchi-nastatale borghese. Larivoluzione(sempre secondo il Manifesto )“consiste nell'elevarsi del proleta-riato a classe dominante” e in que-sto e solo in questo si deveintendere per Marx “la democra-zia”.Ma le lezioni della Comune, ri-

prese nei congressi di Londra(1871) e dell'Aja (1872) dellaPrimaInternazionale, non vennero fatteproprie fino in fondo dalle na-scenti organizzazioni socialde-mocratiche. Per questo nel 1875Marx si trovò a polemizzare con ilprogramma di unificazione dellasocialdemocrazia tedesca (il Pro-gramma di Gotha) , ancora imbe-vuto di posizioni riformiste (lo“Stato popolare libero”) ispirate alpensiero di Lassalle.Dopo la morte di Engels (1895)

questa confusione teorica troveràuna sistematizzazione nelle teoriedel rinnegato Bernstein, che sa-ranno, dopo alcuni anni di batta-glie nella Seconda Internazionale,assunte dalla forte burocrazia delpartito tedesco (Spd) come pro-prio riferimento, a coperturadell'integrazione nello Statoborghese.È mentre si combatteva questa

battaglia tra marxisti e revisionistiche nel 1899 il dirigente socialistaAlexandre Millerand entrò a farparte, come ministro delCommercio e dell'Industria, delgoverno di Waldeck-Rousseau, alfianco del generale Galliffet, mas-sacratore dellaComune.Questa vicenda aprirà un

grande dibattito nella SecondaInternazionale. Ma l'“affaireMillerand” non rimarrà isolato:era il sintomo di un virus piùaggressivo che provocherà nel1914 unapandemia : la stragrandemaggioranza della SecondaInternazionale (con l'eccezionedella sinistra guidata da Lenin,Rosa Luxemburg, Trotsky) offriràsostegno in ogni Paese ai rispettivigoverni borghesi impegnati nelmacello della Prima guerramondiale.

1917:o colgovernodelle sinistreo“tutto ilpotereai soviet”

Sarà sulla marxiana pietraangolare dell'indipendenza diclasse dalla borghesia e dai suoigoverni che i bolscevichi di Leninsi costruiranno e arriveranno allarivoluzione del 1917. Eppureanche in quel partito – il piùgrande partito rivoluzionariodella storia – iniziava ad attecchireil virus della collaborazione diclasse, seppure in un quadro dicaos rivoluzionario. Infatti, primache Lenin rientrasse in Russia(dall'esilio svizzero) , il gruppo di-rigente del partito, guidato da Sta-lin eKamenev, si orientavaperunaformaambiguadi sostegno criticoesterno al governo provvisorionato dalla rivoluzione. Cioè eranodisposti a sostenerlo “nellamisurain cui” avanzasse politiche pro-gressive.Contro questa posizione, nel

marzo del 1917, alla vigilia dellapartenza sul treno “blindato” chelo porterà in Russia, Lenin scriveda Zurigo una serie di cinquelettere (le “Lettere da lontano”) alComitato centrale del partito. La

prima di queste cinque letterevenne pubblicata, con ampi tagli,nei numeri del 3 e 4 aprile dellaPravda; le altre furono pubblicatesolo vari anni dopo la rivoluzionee, in forma integrale, solo dopo lamorte di Stalin.Si tratta per Lenin non solo di

mettere in guardia il partito controogni sostegno al governomapiù ingenerale di legarequesta lineaauncomplessivo riorientamentodell'intera prospettiva bolscevicasui compiti della rivoluzione,abbandonando la vecchia posi-zione (parzialmente “tappista”)della “dittatura democratica deglioperai e dei contadini” eadottando, di fatto, la prospettivadella “rivoluzione permanente”che da anni Trotsky aveva indi-cato: una rivoluzione unica socia-lista (non due tappe ma un unicointreccio tra compiti democraticie socialisti) , guidata dal proleta-riato (a suavoltadiretto dal partitorivoluzionario) , per instaurareunadittaturadel proletariato qua-le premessa della realizzazionedegli obiettivi democratici e,senza soluzione di continuità,dell'esproprio del grande capitalee delle misure socialiste, ciò nelquadro di un processo di sviluppodella rivoluzione mondiale, indi-spensabile per garantire la stessasopravvivenza della rivoluzionerussa. (2)Su queste posizioni Lenin si tro-

va inizialmente solo nel gruppodirigente del partito (Trotsky e lasua organizzazione, gli Interdi-strettuali, confluiranno qualchesettimana dopo nel Partito bols-cevico) . Dovrà quindi affrontareuna dura battaglia interna per“riorientare” il bolscevismo. È labattaglia condensata nelle famose“Tesi di Aprile” (il mese delcongresso) , il cui senso è riassuntonella terza tesi: “Non appoggiarein alcun modo il governo provvi-sorio, dimostrare la completafalsità di tutte le sue promesse (...) .Smascherare questo governo,invece di 'rivendicare' – ciò che èinammissibile e semina illusioni –che esso, governo di capitalisti,cessidi essere imperialistico.”Al contempo, dice Lenin,

dobbiamo riconoscere che “il no-stro partito è inminoranza” (tesi 4)e che pertanto non può porsi ilcompito immediato di rovesciareil governo. Si tratta di creare lecondizioni per farlo, spiegandoalle masse “in modo paziente, si-stematico, perseverante” che quelgoverno, che pure sentono comeproprio, è in realtà un governoborghese, che è necessario che leloro organizzazioni maggioritarie(Socialisti-rivoluzionari e mens-cevichi) rompano con la borghe-sia e assumano il potere sulla basedi un programma contrappostoalla borghesia, non di conciliazio-ne con essa, basandosi sull'altrogrande potere che esisteva in quelmomento in Russia, quello dei so-viet. Fu proprio la (prevista)mancata rottura da parte dei ri-

formisti con il governo borghese afar guadagnare ai bolscevichi lamaggioranza nei soviet, cioè negliorganismidi lotta.

Altremilleprove,unasolaconclusioneDopo di allora, grazie al ruolo

della socialdemocrazia, poi dellostalinismo, infine del nuovo ri-formismo di origine socialdemo-cratica o stalinista, il movimentooperaio è stato costretto infinitealtre volte a“fare laprovadel budi-no”. Cioè a sperimentare sullapro-pria pelle l'impossibilità di ungoverno che concili gli interessidelle due classi nemiche, borghe-sia e proletariato.Questi “assaggi” del dolce avve-

lenato non hanno, purtroppo,provocato solo delle evitabili indi-gestioni ma anche veri e proprimassacri e più in generale hannosempre condotto, senza una solaeccezione, al fallimento di ogniprocesso rivoluzionario.È stata la storia del governo

“delle sinistre” che nasce nella ri-voluzione tedesca del 1918-1919 eche fauccidere RosaLuxemburg; èstata la storia del fallimento dellarivoluzione in Francia e in Spagnanegli anni Trenta, dove lo stalini-smo iniziò a chiamare i vecchi go-verni di collaborazione di classecon il nome nuovo di “governi difronte popolare”; è stata la storiadella collaborazione del Pci di To-gliatti ai governi che disarmaronola Resistenza partigiana e rico-struirono la Repubblica deibanchieri e degli industriali in cuiviviamo. È la storia del fallimentodella rivoluzione cilena e di quellaportoghese negli anni Settanta. Edi tante altre sconfitte imposte al

proletariato da quelle direzioniburocratiche che, per assumereruoli e privilegi nello Statoborghese, hanno costretto infinitevolte aesperimenti di governo coni padroni. Gli esempi più recentisono quelli dei due governi Prodicon la partecipazione di Rifonda-zione, dicuiparlavamoall'iniziodiquesto articolo e che riassumonoin farsa, per dirla con Marx, tantealtre esperienze tragiche.

Il governoTsipras:ritornailbudino rancidoQuando scriviamo, ri-

prendendo l'essenza del marxi-smo, che per i comunisti non èpossibile governare nel capitali-smo, che possono farlo solo dopoaver “spezzato” la macchinastatale borghese (perché lo Statonon è neutro ma è di classe) ,quando spieghiamo che tra“andare al governo” nel capitali-smo (come ha fatto qualche setti-mana fa Syriza) e “prendere ilpotere” c'è di mezzo una gigante-sca differenza che si chiama rivo-luzione, non stiamo enunciandodogmi religiosima, come si è visto,principi che il movimento rivolu-zionario ha consolidato in due se-coli di esperienza. L'unico modoper rovesciare questo sistema èmantenere, come fecero i bolsce-vichi quando erano il più piccolodeipartiti russi, unaopposizionediprincipio a ogni governo nel capi-talismo (sia esso composto di solipartiti borghesi o di un misto conpartiti di sinistra o anche solo dipartiti di sinistra: la composizionenoncambialanaturaborghesedelgoverno) . Soloquestaopposizionedi principio può consentire dicontrastare le illusioni che i ri-formisti seminano nelle masseilludendole nella collaborazionedi classe; solo questaopposizione,nel corso dello sviluppodelle lotte,può consentire di guadagnare lamaggioranza politicamente attiva(che è cosa diversa dalla maggio-ranza elettorale) alla necessità dirovesciare con la forzadelle piazzeil governo per costruire un realegoverno operaio (quello cheMarx,e noi con lui, definisce “dittaturadel proletariato”) , basato su unprogramma di esproprio dellaborghesia.Altre vie non ce ne sono, altre

prove non sono necessarie. Il bu-dinocheciripropongono iFerrero,i Vendola, gli Tsipras è avvelenato.(10/03/2015)

Note

(1) F. Engels, Lettera a Turati, 26gennaio 1894.(2) Abbiamo qui necessaria-

mente schematizzato laquestionedella “rivoluzione permanente”.Chi volesse approfondire puòleggere il nostro ampio saggio“Che cosa è la teoria della rivolu-zionepermanente”, pubblicato suln. 1 di Trotskismo Oggi, la rivistateoricadel Pdac.

Alexandre MillerandLouis Blanc

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10 Aprile 2015 PROGETTO COMUNISTAINTERNAZIONALE

Alejandro Iturbe*

Nelle ultime settimane ha avuto granderisonanza sulla stampa internazionalela notizia che il partito Podemos (Spa-gna) e la coalizione Syriza (Grecia) po-

trebbero vincere le elezioni nei loro Paesi e, inquesto modo, andare al governo [l'articolo è statoscritto poco primadella vittoria di Syriza, ndt] .Lanotizia non ha fatto altro che accentuare il ca-

rattere di “star” che queste correnti politichehanno attualmente nella sinistra mondiale. Spe-cialmente nel caso di Podemos, che haottenuto ra-pidamente 100.000 iscrizioni e la cui paginafacebook supera i 900.000 seguaci.Molti operai e settori popolari spagnoli, e di tutto

il mondo, vedono conmolta simpatia questa orga-nizzazione. L'impressione è così grande che ancheorganizzazioni o militanti che si dichiarano della“sinistra rivoluzionaria” condividono questasimpatia.Questa simpatia si spiega per l' impressione che

Podemos sia “il nuovo contro il vecchio” e, piùconcretamente, “l'erede degli indignados” (chia-mato anche Movimento 15M) , il grande processodi mobilitazioni popolari che, nel 2011 e 2012,scosse la Spagna e venne conosciuto in tutto ilmondo.Ma è così? Podemos è realmente l'erede politico

del movimento degli indignados? Noi crediamo dino. Crediamo che, nonostante la base sociale dientrambi sia molto simile, gli indignados furonoun processo molto progressivo nel complesso,mentre Podemos è un fenomeno regressivo checercadi “uccidere” il significato del 15M.

Indignados: unprocessomolto progressivo

Diciamo che quello degli “indignados” è stato unprocesso molto progressivo nel complesso per va-rie ragioni. Primo: si basava sulla mobilitazionedelle masse e questa era il centro delle sue azioni.Secondo: avanzava un giusto programma di ri-vendicazioni popolari. Terzo: anche se in modoconfuso, ha significato una forte denunciadel regi-me monarchico che domina lo Stato spagnolo e ilegamidiquesto regime (edelle sueprincipali forzepolitiche, Pp e Psoe) con il potere economico. Neifatti si scontrava con le istituzioni borghesi.Una sua componente eramolto contraddittoria.

Da una parte era molto positiva la rivendicazionedella“democraziadimassa” contro gli apparati bu-rocratici e verticisti, come i sindacati Ugt e Comi-sione obreras, o le organizzazioni politiche che sidicono di sinistra, come il Psoe e Izquierda unida.Queste organizzazioni, insieme, sono statecomplici del potere politico ed economico (dallacadutadel franchismonel 1976) , lo hanno aiutato afar passare i suoi feroci piani di risanamento ehanno impedito una reazione operaia e popolaremolto maggiore. Di fronte a questo, sia la rivendi-cazionedella lottacomedellademocraziadimassarisultavano unaboccatadi aria fresca.Ma, allo stesso tempo, questa giusta rivendica-

zione era accompagnata dalla falsa illusione chebastava “radicalizzare la democrazia” attraverso leassemblee popolari per affrontare il potere ecambiare le cose.Infine vi eraanche unaspetto totalmente negati-

vo: confondendo gli apparati sindacali con la clas-se operaia, il movimento si rifiutava di includere ilavoratori organizzati (forza sociale centrale di unalotta contro il potere politico ed economico dellaborghesia) , e rivendicava la costruzione di unmo-vimento collettivo formato solo da “singoli cittadi-ni” e non da settori sociali.Questa visione si è manifestata negativamente

durante la “marcha negra” del luglio 2012, quandodiverse organizzazioni fecero appello adappoggiare iminatori delle Asturie (eredi dellami-gliore tradizione di lottaoperaiadel Paese) chema-

nifestavano a Madrid in difesa dei loro posti dilavoro. Le assemblee più importanti degli “indi-gnados” votarono contro l'appoggio, con argo-menti “ecologisti” contro l'uso del carbone comecombustibile. Al contrario, le assemblee deiquartieri più operai diedero il loro sostegno e siunirono alla “marchanegra” con lo slogan “Madridobrero apoyaa losmineros”.

Fenomeno progressivo o regressivo?Anche avendo una base sociale simile, Podemos

è l'opposto degli indignados. È unpartito che cercadi “addomesticare” la rabbia di questa base socialee sterilizzarla all' interno delle istituzioni borghesi.Podemos “uccide” gli aspetti più positivi degli

indignados, come la loro proposta di mobilitazio-ne e lotta di massa, e il loro programma di rivendi-cazioni, trasformandolo in una proposta di“democratizzare” le istituzioni imperialiste.Allo stesso tempo, si appoggia sull' illusione di

“radicalizzare la democrazia” per sostenere chequesta “radicalizzazione” può avvenire attraversoil vicolo cieco delle elezioni borghesi. Infine,rafforzagli aspetti negativi, come la rivendicazionedel “singolo cittadino” contrapposta alla classeoperaia in quanto forzaorganizzata. Secondo lavi-sione ideologica di Podemos c'è una contraddizio-ne tra “la gente” (raggruppamento positivo degliindividui) e “la casta” (i politici corrotti) . La batta-glia è tra questi settori la cui definizione è comple-tamente ambigua e non tra classi e settori sociali(proletariato e borghesia) .Perquesto diciamo che lapropostadi Podemos è

“regressiva” e non “riformista progressiva”, comeaffermanomolti. Non è erede degli indignados, maè la liquidazione del significato di questo movi-mento. È necessario differenziare la radicalizza-zione che esprime la crescita dell'appoggioelettorale a Podemos (fenomeno progressivo)dalla politica totalmente negativadi questo partitoche tenta di sterilizzare questa radicalizzazione eassimilarla al sistema.

L'appoggio dei grandimezzidi comunicazione

La situazione spagnola (profonda crisi econo-mica, feroci piani di risanamento, crisi del Psoe edegli altri apparati della sinistra tradizionale) creale condizioni per la crescitadell' influenzaelettora-le di Podemos. Ma questo processo è lungi dall'es-sere “puro” o “indipendente”. Per questa crescitaPodemos ha potuto contare sull'appoggio deigrandi mezzi di comunicazione della stampaborghese.Il più rilevante è il gruppo Mediapro, nato come

produttore di film di grande successo come Loslu-nes al sol eVicky Cristina Barcelona . Oggi è asso-ciato alla multinazionale pubblicitaria britannicaWpp, è il principale azionista del canale televisivoLa Sexta e produttore di molti programmi per altrereti.Un altro appoggio importante è quello del

gruppo Multiprensa y Mas, il cui azionista dimaggioranza è il consorzio norvegese Schibsted,proprietario di molti quotidiani (gratuiti e a paga-mento) , Tv, radio ecc. in vari Paesi del mondo. InSpagna pubblica il quotidiano gratuito 20minuti ,il più letto del Paese (2.911.000 lettori) che ha,inoltre, una edizione onlinemolto visitata.Un terzo gruppo di media è Connectors, il cui

azionista di maggioranza è il catalano Toni Casis.Questa impresa ha gestito più di 100 periodici nelmondo. TraquestiTheIndependent(Regno Unito) ,LaStampa (Italia) , Clarin (Argentina) , ElComercio(Perù) , OEstadodeSãoPaulo (Brasile) , Lagazzettadello sport (Italia) , Metro International y Público(Spagna) , Daily Mirror (Regno Unito) ecc. In Spa-gna gestisce anche il periodico digitale ad accessogratuito Público.es , con quasi 7.600.000 vistemensili.Per concludere questo punto, aggiungiamo che

questo partito conta sull'appoggio di Hispan Tv,edizione spagnola dell'emittente televisivapubblica iraniana. Pablo Iglesias haunprogrammasu questo canale (FortApache ) .

Mancanzadi democrazia internaDall'altro lato, la direzione di Podemos,

capeggiata da Pablo Iglesias (PI) sta liquidando lademocrazia interna del partito. Così denuncia unarticolo pubblicato dalla pagina di Izquierda anti-capitalista (sezione dell'organizzazione interna-zionale conosciuta come Segretariato unificatodella IV Internazionale – Su) , che è stata promotri-ce di Podemos dalla sua fondazione.L'articolo (scritto da un militante di Madrid, la-

voratore della sanità) informa che “Pablo Iglesiasha designato personalmente i 62 membri che oggiformano il Cc e i 10 dellaCommissione di garanzia”e che stanno scegliendo “dall'alto” tutti i segretarigenerali regionali e le diverse candidature.Aggiunge che “le vere decisioni si prendono in altoe si applicano in basso” e che questa mancanza didemocrazia si esprime in “un programma in pro-cesso di adattamento alla logicadeimercati (“reali-sta e pragmatico” lo chiama Iglesias)”.

Il programmadiPodemosè“riformista”o pro-imperialista?

Un elemento centrale per definire il carattere diunaorganizzazione politica è analizzare il suo pro-gramma. Cioè quelle misure che si propone diapplicare in caso arrivi al governo. In questo se-guiamo il criterio del nostro maestro Lev Trotsky,che affermava che “un partito è, in primo luogo, ilsuo programma”.Un'analisi del programmadi Podemos cimostra

che, lungi dall'essere “riformista progressivo” è, inrealtà, profondamente pro-imperialista. Il punto1.3 si intitola Conversione della Bce in una istitu-zione democratica per lo sviluppo economico deiPaesi. Nelpunto 4.1 (Incentivare lapartecipazione)si propone lacreazione diun“Commissariato dellapartecipazione nella Commissione europea, pro-posto e eletto dal Parlamento europeo…”. Nelpunto 5.1 (Abrogazione del trattato di Lisbona) sipropone la “rifondazione delle istituzionidell'Unione europea (Ue)…”In altre parole, la politica di Podemos è “demo-

cratizzare” l'Ue e la Bce. È necessario ricordare chelaUe (e le sue istituzioni) e laBce sono parte centra-le della struttura politica e finanziaria creata daiPaesi imperialisti dell'Europa (con la Germaniaalla testa) il cui obiettivo è attaccare l' insieme delleconquiste dei lavoratori e delle masse europee, esfruttare i Paesimembri più deboli.Aggiungiamo che la Ue e la Bce, insieme al Fmi,

formano la “troika” che impone e controlla i ferocipiani di risanamento in Spagna e Grecia. A Pode-mos manca solo di chiedere la “democratizzazio-ne” del Fmi perché il suo programmagiri intorno auna“troikademocratizzata”.Non c'è nessunapossibilità di “democratizzare o

“riformare” questi strumenti imperialisti. Sono esaranno sempre armicontro i lavoratori e lemasse.Non è casuale che il Financial times (voce della

borghesia finanziaria imperialista della Gran Bre-tagna) abbia elogiato la proposta di Podemosnell'articolo “La sinistra radicale ha ragione sul de-bito europeo”, in cui nota che il programma di Po-demos sembra “un approccio coerente per gestireil rischio economico successivo alla crisi”. Per casoqualcuno crede che questa vecchia ed espertaborghesia imperialista è “ingenua” o “è stataingannata”? O che quello che è buono per “loro”può essere favorevole per i lavoratori e le massespagnole?Le proposte attuali di Syrizahanno uncontenuto

simile: negoziare (nel quadro dell'Ue e senzarompere con questa) una ristrutturazione del de-bito greco e l'applicazione di piani di risanamento“meno brutali”.In momenti in cui le masse spagnole e greche

lottano duramente contro i piani imposti dalla“troika” e, sempre più, arrivano alla conclusioneche si deve rompere con l'Ue, Podemos e Syrizaarrivano “da sinistra” a tentare di salvare le istitu-zioni imperialiste e a creare l' illusione reazionaria

che possano essere “democratizzate”.Questa deplorevole politica di organizzazioni

che si dicono di “sinistra” finisce per portare acquaal mulino dell'estrema destra fino alle organizza-zioni fasciste europee (comeAlbadorata inGrecia,il Fronte nazionale francese e l'Ukip britannico)cheprendono labandieradellarotturacon l'Ueperguadagnare influenzadimassa.D'altraparte, nel caso di Podemos, il suo caratte-

re pro-imperialista si esprime anche con la posi-zione sulla lotta del popolo catalano. Come harimarcato Corriente roja [sezione spagnola dellaLit-Quarta Internazionale, ndt] , di fronte allegrandi mobilitazioni di massa e al recente plebi-scito in Catalogna, questo partito (che, in astratto,difende il diritto di autodeterminazione) haavanzato laposizione delladifesadella“unitàdellaSpagna” (analogamente a Pp e Psoe) . Peggio anco-ra: hanno affermato che qualsiasi decisione sullaCatalogna avrebbe dovuto essere presa all' internodelle “istituzioni democratiche spagnole”. Cioèall' interno del regime monarchico marcio eoppressore ereditato dal franchismo.In altre parole, la logicadi Podemos è che esiste il

“diritto astratto diautodeterminazione”…mase losi vuole applicare, come nel caso del popolo cata-lano, Podemos è contrario.

Ambiguitàe omissionidelle proposte diPodemos

Di fronte al debito spagnolo con l'Ue e le banchestraniere, lo slogan degli indignados era “Non pos-siamo, non paghiamo”. Podemos inizialmenteavanzava una proposta progressiva: auditoria suldebito, moratoria sul pagamento durante questarevisione e rifiuto del debito illegittimo.Dopo, la direzione eletta “dall'alto” da Pablo

Iglesias ha svoltato decisamente a destra e la suaproposta attuale è, fondamentalmente, rinegozia-re il debito e continuare a pagarlo. Naturalmente,democratizzando laBce.Un altro problema gravissimo delle masse spa-

gnole è quello delle famiglie che non possonocontinuare a pagare le ipoteche delle loro case. Cisonopiùdi140 sfrattialgiornoperquestomotivo e,ad aggravare la situazione, le legge spagnola impo-ne che queste famiglie debbano continuare a pa-gare il debito anche se hanno perso la casa. Lerivendicazioni del movimento che lotta controquesta realtà sono: debito zero se si perde la casa ealloggio sociale (aprezzi accessibili) per chi nonhacasa. LapropostadiPodemos si limitaaproporre la“rinegoziazione” del debito con le banche.Infine, è impossibile sapere quello che pensaPo-

demos su temi così importanti come il salario mi-nimo (oggi di 640 euro, molto sotto le necessità diuna famiglia) o delle pensioni ancora più basse.Anche se la stampa ha chiesto più volte che sogliepropongono per questi punti, la risposta è statal'omissione e, come dice il detto, “chi taceacconsente”.

Qualedeve esserelapoliticadei rivoluzionari?

Molte volte, nella storia recente, sono sorti mo-vimenti ampli che influivano e incidevano sui la-voratori e sullemasse. Molte volte si è quindi postala necessità che i rivoluzionari definiscano la loroposizione di fronte ad essi.Per noi, il primo passo per avanzare unaqualsia-

si politica verso questi processi è definire la lorocaratterizzazione e il loro segno di classe. Comeabbiamo visto, c'è un dibattito in corso, all' internodella sinistra, sul significato di Podemos, dibattitoche deve continuare e approfondirsi.Le richieste operaie e delle masse popolari

continuano a passare per le strade, come dimo-strano lemobilitazionidimassadel 22marzo e, piùrecentemente, del 29 novembre convocate dallaMarcia della dignità (per pane, lavoro, casa) . È uncompito molto importante tentare di assumerequeste richieste e far sì che le lotte abbiano unaespressione politica. Tuttavia non sarà attraversoPodemos: questa organizzazione e il suo pro-gramma non rappresentano un vero “cambia-mento”: sono le ricette della vecchiasocialdemocrazia, ma nel mezzo della crisi piùgrave del capitalismo. L'unica soluzione progres-siva alla crisi spagnola, europea e mondiale devevenire dalla lotta della classe operaia che guidi lemasse popolari. Qualsiasi altra cosa è una puraillusione. Puntare su Pablo Iglesias darà solamenteun altro Felipe Gonzalez, corretto e peggiorato.Per questo crediamo che la politica dei rivolu-

zionari verso Podemos debba passare oggi dal piùduro confronto politico. Crediamo che lanecessitàpiù immediata delle masse nel mondo è costruireuna direzione che possa guidare e incoraggiare leloro lotte.Unaparte importante della rispostaaquestane-

cessità è la costruzione di partiti rivoluzionari inogni Paese, che siano parte di una organizzazioneinternazionale rivoluzionaria, e non quella di unanuova alternativa elettorale ingannevole che nonfa altro che riproporre il programma pro-imperia-lista della vecchia socialdemocrazia europea.Un'alternativa che, come diceva Lenin, dobbia-

mo presentare “spiegando pazientemente” la no-stra posizione ai lavoratori e alle masse chesimpatizzano per Podemos. Dobbiamo farlo,usando anche unaltro concetto di Lenin, “senza ti-more di rimanere in minoranza” in questi mo-menti, mentre questi settori fanno le loroesperienze. È l'unica maniera di costruire unaalternativa rivoluzionaria.*dalsitodellaLit-QuartaInternazionalewww.litci.org

(traduzionedallo spagnolodiMatteoBavassano)

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PROGETTO COMUNISTA Aprile 2015 11INTERNAZIONALE

Valerio Torre

I lvoto del 25 gennaio in Grecia, che ha portato all'affermazio-ne di Syriza (e alla successivanascita del governo Tsipras sullabase della “strana” alleanza col partito della destra nazionali-sta greca Anel) ha rappresentato un' indubbia vittoria dei la-

voratori e del popolo della Grecia, che hanno inteso così porre fineall'alternanza liberale fra il centro destra di Nea Dimokratia e ilcentrosinistradel Pasokconcui il Paese ellenico è statomesso sottotutela della Troika divenendo così una colonia degli imperialismieuropei. Ma, al contempo, l'esito elettorale è anche il sottoprodottodeformato delle lotte delle masse popolari greche di questi ultimianni contro questa colonizzazione.Il governo Tsipras, infatti, per il suo programmae gli impegni che

ha assunto col capitalismo, non rappresenta e non può rappre-sentare gli interessi della classe lavoratrice.Ciò dipende in primo luogo, appunto, dal programma di Syriza,

che, già riformista quando fu concepito, è stato nel tempo ulte-riormente addolcito fino a trasformarsi nel “programma di Salo-nicco” con cui sono state affrontate le elezioni: una propostachiaramente keynesiana, le cui promesse partivano dal presuppo-sto della risoluzione della questione del debito con laTroikanei fu-turi negoziati con Bruxelles.

Le trattative con l'imperialismoMa le trattative intavolate con l'Eurogruppo si sono svolte come

una partita a poker in cui, mentre i due leader ellenici avevano inmano unbluff, gli avversari – siapure recitando laparte assegnataaognuno di loro (Renzi e Hollande facevano i complimenti aTsipras,mentre laMerkel e il suo ministro Schäuble gli ringhiavano contro)– calavano i punti che contano davvero in una negoziazione con ibriganti imperialisti: laminaccia di sospendere gli aiuti.E dunque, Tsipras e Varoufakis si sono avventurati, con in mano

solo una pistola giocattolo, in sconsiderate trattative con gliavvoltoi di Bruxelles, armati invece di un cannone. Dopo unacontrattazione di alcuni giorni, le parti hanno trovato un “compro-messo”, che però per la Grecia è soltanto semantico: il premier gre-co, infatti, sta vantando col suo elettorato che la Troika è stataespulsa dal Paese ellenico; che si sono ottenuti quattro mesi per

“poter respirare” grazie ad altri crediti; che le privatizzazioni sonostate fermate; che i grecihanno riconquistato la loro sovranità, datoche potranno essere loro a decidere le misure economiche neces-sarie.E invece, le cose non stanno affatto così. Il quotidiano la Re-

pubblicaha chiarito subito che “i più forti, JeroenDijsselbloem e laGermania, hanno vinto ottenendo molte più cose di quante nehanno concesse”, riconoscendo ad Atene solo di poter rivendicareil benmagro risultato di “aver aperto dal basso e contro la legge deinumeri un dibattito sull'Europa destinato a durare oltre le decisio-ni di questi giorni”. La verità è che, per dare un contentino aTsiprase inomaggio al compromesso linguistico da lui voluto per salvare lafacciadi fronte al suo popolo, laTroikanon si chiameràpiù così, mad'ora in poi, pur continuando le proprie politiche verso laGrecia, sichiamerà “le Istituzioni”; che i prestiti per i prossimi quattro mesinon sono “nuovi”, ma sono l'estensione, non solo dell'accordo sulprestito, ma dell'originario Memorandum (che però, sempre pergentile concessione di Bruxelles, non si chiamerà più così) ; che re-stano ferme le privatizzazioni già decise, mentre il governo greco siimpegna a rispettare il processo conformemente alla legge perquelle avviate e ad esaminare coi partner quelle ancora sulla carta,“al fine di migliorarne i termini”; che i greci potranno “libera-mente” scegliere la propria politica economica non più di quantoliberamente possa “scegliere” chi si veda puntata alla tempia unapistola. E infatti, il governo ellenico ha “liberamente” fatto marciaindietro sulla promessa elettorale di riportare il salario minimo a751 euro rinviando sine die la suadiscussione, “previa consultazio-ne con le istituzioni europee e internazionali”; si è impegnato adavviare unamanovra sull' Iva (adottando “un linguaggio degno deifunzionari dell'Ocse” celia il quotidiano di Confindustria IlSole24Ore ) ; si è impegnato a “espandere e sviluppare gli attuali schemi dilavoro temporaneo”, garantendo “l'allineamento alla bestpracticeeuropea attraverso un processo di consultazione con i partner”, ead approvare una riforma delle pensioni stabilendo “una corri-spondenza più stretta tra contributi versati e importo dell'assegnopensionistico” (cioè ad abbassarle) ; si è infine impegnato a“adottare una spending review in ogni area di spesa (ad esempio:istruzione, difesa, trasporti, governo locale, prestazioni sociali) ” e a“rimuovere gli ostacoli alla concorrenza”.Questo programma di “riforme” – di cui in un imbarazzatissimo

articolo dello sponsor italiano del governo Tsipras (Rifondazionecomunista) si dice, con involontaria ironia: “non ci pare proprioche si tratti della ‘resa' di cui parlano tutti coloro che confidano chenon venga messa in discussione la disciplina neoliberistanell'Unione Europea” – rappresenta, in conclusione, la dimostra-zione inconfutabile di quanto il rimborso del debito sia ormai defi-nitivamente diventato una condizione fatta propria dall'esecutivogreco.

Laricomposizionedel quadro borghese nelle istituzioni

Dopo avere stretto l'accordo con Anel (e aver dato il dicasterodella Difesa al suo leader, Panos Kammenos) , Tsipras ha impostol'elezione di Prokopis Pavlopoulos – importante esponente delpartito di centro destraNeaDimokratia e giàministro degli Internidurante il governo Karamanlis quando la violenta polizia grecauccise il giovane studente Alexandros Grigoropoulos dando luogoa imponenti manifestazioni di protesta – a presidente della re-pubblica. IlCorrieredellasera , che lo descrive comeunmassone edeuropeista convinto, evidenzia come la sua elezione sia servita alpremier greco per “controllare le anime più estreme del suo parti-to”. Ma in realtà ha avuto anche lo scopo di mandare un segnale didistensione all'eurogruppo al fine di favorire la conclusione delnegoziato, che non a caso è poi avvenuta solo due giorni dopo. Edunque, la scelta come presidente di una figura di spicco della de-stra legataalMemorandumharappresentato un compromesso colsistema, a livello sia nazionale che internazionale, oltre a determi-nare una ricomposizione della destra nel cuore del regime dellaGrecia.In questo senso, il governo Syriza-Anel (con la cooptazione,

attraverso l'elezione di Pavlopoulos, di Nea Dimokratia) ben puòessere definito un governo di fronte popolare tra un partito ri-formista socialdemocratico e settori della borghesia greca; e che,come tale, non haalcuna intenzione di sovvertire il sistemacapita-lista liberando il Paese dal giogo imperialista. Perciò anche lemini-me misure promesse in campagna elettorale non sarannorealizzate.

Lapoliticadei rivoluzionaririspetto al governoTsipras

I marxisti rivoluzionari devono per questo spiegare paziente-mente alla classe lavoratrice il reale carattere capitalista del go-verno che essa sente come “proprio”, denunciandoloinstancabilmente e implacabilmente come un governo borghese econtrorivoluzionario, allertando le masse – nonostante le illusioniche esse nutrono – a non riporre alcuna fiducia in esso e facendoappello alla continua mobilitazione per poter cambiare da unversante di indipendenza di classe i loro destini.La classe operaia, gli studenti, le masse popolari dovranno

dunque – permanentemente mobilitate – esigere da Syriza cherompa con la borghesia, cacci i ministri borghesi, denunci il pattoche ha portato all'elezione del presidente della repubblica, desti-tuendolo; che blocchi immediatamente le privatizzazioni e annulliquelle portate a termine; che denunci e annulli ogni accordo etrattato coi creditori internazionali, ripudiando il debito e rifiu-tandone il pagamento; che proclami l'uscita dall'euro e la rotturacon l'Ue e la Nato; che espropri senza indennizzo e sotto controllooperaio le banche e le imprese strategiche; che decreti l'aperturadei libri contabili e l'abolizione del segreto commerciale; che ri-converta la produzione nel quadro di un piano economico centra-lizzato al servizio delle necessità più pressanti del popolo grecorelativamente all'alimentazione, alla sanità, ai trasporti,all'energia, all'abitazione; che imponga il monopolio delcommercio estero e il controllo dei flussi di capitale con la creazio-ne di un'unica banca nazionale posta sotto il controllo dei lavo-ratori; che dissolva le forze armate e tutte le squadre speciali che inquesti anni si sono rese responsabili della feroce repressione dellegiuste lotte dei lavoratori, provvedendo invece all'armamento delpopolo per ladifesadel Paese dai possibili attacchi esterni e interni(considerando infatti che i nazisti di Alba Dorata, oltre ad essere laterza forza greca in termini elettorali, sono armati e organizzati) .Contemporaneamente, la classe lavoratrice e le masse popolari

devono essere allertate sul fatto che il governo Tsipras, proprioperché è un governo borghese, non sarà disposto a difendere i lorointeressi, ma, salvando il regime esistente, a tutelare quelli dellaborghesianazionale e del capitalismo internazionale, la cui azionecongiunta in tutti questi anni ha ridotto il proletariato greco alla fa-me e allamiseria.Proprio perquesto, nel vivo della loro permanentemobilitazione

e sollecitando la solidarietà internazionale concreta degli altri po-poli d'Europa, i lavoratori greci dovranno porsi l'obiettivodell'urgente costruzione del loro strumento indipendente di lotta,cioè un partito operaio, rivoluzionario e socialista, e, con esso,l'obiettivo di prendere il potere per costruire il loro proprio go-verno, ponendo le basi per realizzare in tutto il continente, a parti-re proprio dalla Grecia, una rivoluzione socialista che puntiall'edificazione di una vera Europa dei lavoratori e dei popoli, cioègli Stati Uniti socialisti d'Europa. (09/03/2015)

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12 Aprile 2015 PROGETTO COMUNISTA

E cco quattro buoni motivi per iscriversi al Pdac o aiGiovani Comunisti Rivoluzionari (Gcr), chiedendo latessera 2015:

1. Perché i partiti borghesi, di centrodestra o dicentrosinistra, leghisti o grillini, non rappresentano gliinteressi dei lavoratori e dei giovani proletari.

Oggi il governo Renzi sta sferrando uno dei più pesantiattacchi ai d iritti dei lavoratori che la storia del dopoguerraricordi: prosegue nello smantellamento e nella privatizzazionedei servizi pubblici , Scuola e Sanità, Trasporti ; impone ilfamigerato Jobs Act che prevede la definitiva cancellazionedell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori , introduce ilcontratto che ipocritamente chiamano “a tutele crescenti”,che in realtà serve a trasformare i lavoratori in forza-lavorousa e getta, peggiora le condizioni d i erogazione degliammortizzatori sociali (per diminuire gli oneri alle aziende eaumentare quelli dei lavoratori), aiuta i padroni aincrementare lo sfruttamento, cancellando le conquisteoperaie strappate con le lotte degli anni Sessanta-Settanta; siaccorda con Cgil, Cisl e Uil e padronato per cancellare –conl'accordo sulla rappresentanza– la possibilità stessa di unsindacalismo combattivo.

Contro questo attacco della borghesia e del suo governosarebbe necessaria una risposta forte, la costruzione di ungrande sciopero di massa ad oltranza per fermare il governo ecacciarlo. Ma per fare questo serve un partito che organizzi lelotte.

2. Perché il capitalismo non ha nulla da offrireall'umanità: solo crisi , guerre, miseria, d istruzionedell'ambiente. Cassa integrazione, licenziamenti ,d isoccupazione, precarietà, corruzione: sono parte integrantedi questo sistema economico.

Le politiche di Renzi sono funzionali a questo sistema, arisolvere la crisi economica a favore di industriali e banchieri ,lasciando a noi il conto.

Eppure già oggi un diverso sistema sociale, basato suun'economia pianificata in base alle esigenze della stragrandemaggioranza dell'umanità, consentirebbe di eliminare suscala internazionale la fame e la disoccupazione, d i ridurre apoche ore la settimana lavorativa, liberando le potenzialità diogni uomo e di ogni donna. Ma questo significherebbe, perindustriali e banchieri , perdere la fonte dei loro profitti : perquesto vogliono scaricare sulle spalle dei lavoratori e deigiovani i costi della loro crisi , per questo continuano adessere terrorizzati dal comunismo, per questo insistonocostantemente nel propagandare la presunta “morte delcomunismo”, per questo noi lavoriamo per costruire il partitocomunista che ancora manca, quello di lotta.

3. Perché solo i lavoratori possono costruire unmondo diverso, basato su un'economia diversa, in grado digarantire a tutti una vita dignitosa.

Oggi restano solo due strade: o il capitalismo (questosistema irrazionale e folle) in crisi trascinerà l'umanità versola distruzione, o i lavoratori prenderanno nelle loro mani ladirezione dell'economia. Ai capitalisti –qualche centinaio difamiglie in tutto il mondo– conviene intraprendere la primastrada; per la maggioranza dell'umanità significherebbe ild isastro. E' per questo che è necessario e urgente che ilavoratori si organizzino sulla base di un programma diindipendenza di classe dalla borghesia e dai suoi governi, percostruire i rapporti d i forza nelle piazze e nei luoghi d i lavoroche consentano l'occupazione delle fabbriche e l'espropriodelle aziende sotto controllo dei lavoratori ; l'esproprio dellebanche private e la creazione di un'unica banca di Stato.

Un simile programma può essere imposto solo da ungoverno dei lavoratori , che dia agli sfruttati d i oggi il controllodella società, che costruisca un'economia più razionale, voltaalla soddisfazione dei bisogni sociali e non più basata sulprofitto di pochi. Un'economia socialista che può essereimposta solo con una rivoluzione. Ma per fare questo serve unpartito rivoluzionario.

4. Perché una prospettiva di autonomia di classe delmondo del lavoro dalla borghesia e dai suoi governi richiedela costruzione di un'altra sinistra, rivoluzionaria, cioè di unpartito comunista di lotta. Questo è il progetto in cui sonoimpegnati i militanti d i Alternativa Comunista. Disponibiliall'unità d 'azione nelle lotte con le altre forze di sinistra maconsapevoli della subalternità a questo sistema dei dirigentid i tutte le forze della sinistra attuale (da Rifondazione a Sel) edi tutti i “cantieri” d i nuovi partiti in cui stanno cercando diriciclarsi d irigenti in fuga da quella sinistra governista che hamiseramente fallito, d irigenti che, approfittando ancora unavolta della buona fede di tanti militanti , progettano in realtàdi ricostruire partiti che praticheranno la collaborazione diclasse con i padroni, in forma diretta o indiretta, se servemascherandosi d ietro la parola “comunista”.

Noi sosteniamo invece che il vero fronte comune che serveè quello di tutti i lavoratori , nativi e immigrati , insieme aprecari , d isoccupati e studenti , per cacciare Renzi ma non afavore di un nuovo governo di centrosinistra: per un governodei lavoratori , che faccia gli interessi dei lavoratori .

I l Partito di Alternativa Comunista non ha la pretesa diessere, già oggi, quel partito rivoluzionario che serveurgentemente ai lavoratori . E' necessario un lavoro pazientedi costruzione, d i radicamento, che però va iniziato oggi, nonattendendo passivamente. Serve un partito radicato tra lemasse, che elevi la coscienza dei lavoratori attivipoliticamente fino alla comprensione della necessità diabbattere questo sistema economico e sociale, che stia inogni lotta e in ogni mobilitazione per svilupparla in unaprospettiva rivoluzionaria.

Ma per questo fine ambizioso non è sufficiente un partitocomunista in I talia: serve un'internazionale rivoluzionaria.Ecco perché il Pdac, con decine di altri partiti nei d iversicontinenti , costruisce la Lega Internazionale dei Lavoratori -Quarta Internazionale, la più grande, estesa e dinamicaorganizzazione rivoluzionaria nel mondo, in prima fila in tuttele grandi lotte e nelle rivoluzioni che (con buona pace di chiaveva dichiarato morta la lotta di classe e la rivoluzione)stanno crescendo in questi anni in tanti Paesi: dal Nord Africaal Brasile, dal Medio Oriente al Messico, all'Europa.

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