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L e carte delle aree archeologiche Morgantina

Morgantina...Nell’agora superiore si trova questo colonnato a due navate e chiuso alle estremità Nord e Sud da due vani binati; 1’edificio delimita il lato Est dell’agora superiore

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he 3 La storia del sito

4 la Città

5 La Stoa Est e il Prytaneion

7 Il Macellum

8 La casa del Saluto o del capitello dorico

9 La casa di Ganimede

10 I grandi granai

12 Gli edifici per il culto

14 Il Teatro

16 Le Stoai ovest, nord-ovest e dorica

19 Quartiere residenziale della Collina Ovest

MorgantinaRegione SicilianaAssessorato dei Beni Culturali e Ambientali e della Pubblica Istruzione

Dipartimento Regionale Beni Culturali e Ambientali ed Educazione Permanente

Coordinamento: Margherita Rizza Coordinamento tecnico: Franco Fidelio,

Composizione cartografica: Franco FidelioProgetto grafico: Guido Mapelli

Testi: AA. VV. Soprintendenza di EnnaFotografie: Archivio Soprintendenza di Enna; Franco Fidelio; Archivio Orao, CRICD;Mimmo Calabrò

Zona Archeologica di Morgantina

C/da MorgantinaAidone (Enna)Tel.: 0935 87955

QUESTO PROGETTO È COFINANZIATO DALLA COMUNITÀ EUROPEAFondo Europeo di Sviluppo Regionale

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Il sito antico di Morgantina offre alvisitatore il quadro di oltre mille anni distoria, dalla fondazione della città in etàpreistorica fino al suo declino, avvenutonell’età imperiale romana. Nella Siciliainterna, Morgantina è senza dubbio lacittà antica meglio conosciuta in tutte lesue vicende, sia nei periodi della crescitae del suo benessere, sia nei momentidella disfatta e dell’ abbandono. Taleconoscenza della storia, dell’impiantourbano e dei monumenti di Morgantina èil frutto di circa un trentennio di campagnedi scavo, che hanno portato alla lucequasi la totalità del centro urbano, oltreche una parte dei quartieri residenziali,per un complessivo trenta per cento deltotale che ancora giace sottoterra. Inbase agli scavi archeologici, sappiamoora che Morgantina possedeva una dellepiante ortogonali più antiche della Siciliainterna e che, nel momento di maggioresplendore nel sec. III a.C., la città fu unodei grandi centri extracostieri dell’Isola.Inoltre a Morgantina subiamo il fascino diun complesso di monumenti di grandeinteresse, in un paesaggio di straordinariabellezza, che fanno del sito uno dei piùsuggestivi e significativi dell’ Isola. AMorgantina sono individuabili due areeben distinte, che corrispondono alle duefasi principali della storia della Città:1’insediamento antico e quello ellenistico- romano a Sella Orlando, su cui ci soffer-meremo ampiamente. L’insediamento piùantico, sul cocuzzolo denominato “laCittadella”, ha le sue origini nella tardaetà del bronzo, quando un nucleo di emi-grati provenienti dall’Italia meridionale vifondo una città. Il nucleo abitato sullaCittadella sopravvisse per circa cinque-cento anni. Ad esso appartengono parec-chie capanne dell’ età del ferro, comepure altri edifici più grandi ed ambiziosi diepoca più recente; quest’ultimi edificidimostrano la presenza della culturagreca, arrivata a Morgantina con greci cheprovenivano dalle costiere città coloniali.

Gli scavi sul pianoro di Sella Orlandohanno portato alla luce edifici e materialearcheologico databile allo stesso periodo,in quantità sufficiente per indicare che laseconda città di Morgantina, sul nuovosito, è stata fondata nello stesso periodoin cui fu abbandonata la Cittadella, cioèverso la meta del sec. V a.C.. Nel terzosecolo il numero degli abitanti raggiunge-va circa le 10.000 unita. L’ultimo periododella vita urbana corrisponde ai secoli II eI a.C.; ci sono chiari segni, quali 1’abban-dono o il crollo di molti edifici, il rialzamen-to del piano di calpestio nell’agora, dovu-to ad una incontrollata erosione, e1’abbandono delle mura difensive. Infine,probabilmente punita da Ottaviano peraver parteggiato per Sesto Pompeo duran-te le guerre civili negli anni Trenta del sec.I a.C., Morgantina sopravvisse soltantocome piccolo ed insignificante centro abi-tato sino alla meta del sec. I d.C., quandoil sito fu definitivamente abbandonato.Così 1’antica area urbana diveniva areaper la coltivazione e si dimenticò anche ilnome della vecchia città. In epoca moder-na, il primo a descrivere i resti monumen-tali ancora visibili è stato il Fazello nel1558; ma si dovette aspettare il 1884 peri primi scavi archeologici, eseguiti dall’ingegnere nisseno Luigi Pappalardo. Piùtardi il sito attrasse 1’ attenzione dell’ar-cheologo Paolo Orsi, Soprintendente diSiracusa, che nel 1912 fece una campa-gna di scavi. Nel 1955 una missione sta-tunitense, guidata da Erik Sjoqvist e daRichard Stillwell, iniziò una serie di campa-gne, annualmente, che sono ancora incorso. Queste hanno portato alla luce unagran parte dell’agorà e dei quartieri resi-denziali limitrofi, oltre al sito arcaico sullaCittadella. La pubblicazione dei risultatidegli scavi e nella collana ”MorgantinaStudies” della Princeton University Press,di cui due volumi sulle terracotte e sullemonete sono già editi, e altri sei volumisono in corso di stampa o in preparazione.

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La Città nuova occupa un lungo e stret-to pianoro, ondulato e ben difeso da ripidependenze. Nel sec. IV a.C. tutto il pianorofu circondato da un muro difensivo, piùvolte riparato e potenziato nel secolo suc-cessivo.

Alla città si accedeva da quattro porteprincipali: dalla Porta Nord, di cui si epersa ogni traccia, che conduceva aicampi; dalla Porta Sud, la più munita peruna migliore difesa dell’agora, che condu-ceva alle sorgenti e ai campi; la Porta Est,che conduceva alla Cittadella e alleNecropoli; la Porta Ovest, che sicuramen-te consentiva un agevole accesso carrabi-le, di cui esiste un resto della muratura “asacco” spessa circa due metri. Entro talerecinto gli archeologi ipotizzano lo svilup-po urbano condizionato dall’ impiantoortogonale, con le insulae rettangolari incui trovavano posto le case private, e con

le strade che s’incrociano ad angolo retto;le due strade principali in senso Est-Ovestsono denominate dagli archeologi plateia,o viale, A e plateia B, mentre le stradeortogonali, più strette delle plateiai, sononumerate da 1 a 15 ad Ovest dell’agora eda 1 a 10 ad Est. Una vasta zona, corri-spondente a sei insulae, fu lasciata vuotaper l’agora, un’unica e immensa piazzacentrale su cui, durante i secoli successi-vi, furono costruiti gli edifici pubblici dellacittà. Così oggi l’agora contiene un nume-ro cospicuo di architetture che offrono alvisitatore una visione abbastanza comple-ta della vita pubblica che si svolgeva inuna città greco-ellenistica. Gli edifici del-l’agora assolvevano a varie funzioni.Alcuni servivano i bisogni immediati deicittadini, quali la fontana monumentaleporticata, che recentemente e stata sca-vata nell’angolo Nord-Est, e molte altre

vasche per la raccolta e la distribuzionedell’acqua, dislocate in vari punti o all’in-terno degli edifici, come quelle entro ilrecinto del Macellum o del SantuarioCentrale; altri edifici erano destinati allefunzioni politiche per 1’assemblea dellacittadinanza o, nel Bouleuterion all’angoloNord-Ovest, per il Senato.

Uffici pubblici e un’aula giudiziariaerano anche presenti, mentre lo spettaco-lo era riservato alla Gradonata trapezia eal Teatro, che imita nelle sue forme il gran-de Teatro di Siracusa.

Per il visitatore, dal punto di vista sce-nografico, nell’agora gli edifici più impo-nenti sono senza dubbio le tre grandistoai, edifici porticati che delimitano lospazio del1’agora superiore, e poi, nellaparte centrale dell’insieme, la grandeGradonata trapezia a tre ali; sono questigli elementi che gli archeologi indicano

come parte di un progetto unitario, unageometria regolatrice dell’uso e dello svi-luppo razionale dello spazio pubblico.

Sulle colline attorno l’agorà avvenivauna crescita simultanea di quartieri resi-denziali, con la costruzione di grandi casea doppio peristilio e con pavimenti amosaico o in cocciopesto. Nelle periferiedi tali quartieri verso le mura, diversi san-tuari dedicati a Demetra, Persephone eAphrodite erano colmi di oggetti votivi, tracui spiccano ceramica fine e statuette diterracotta.

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INGRESSO

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BIGLIETTERIA

Cittadella

Contrada Serra Orlando

Santuario di Demetra e Kore

Porta Nord

Porta Sud

Porta Ovest

Santuario di Persephone e Afrodite

Agorà

Collina Ovest

Collina Est

Porta Est

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La Stoa Est e il PrytaneionNell’agora superiore si trova questo

colonnato a due navate e chiuso alleestremità Nord e Sud da due vani binati;1’edificio delimita il lato Est dell’agorasuperiore. Presenta una lunghezza di m99,00, una larghezza di m 9,30 e una pos-sibile altezza alla linea di gronda di circam 4,40. Gli archeologi la datano intornoalla meta del sec. III a.C., ma la presenzadell’opus africanum nel paramento mura-rio del fondale, tecnica costruttiva tipicanella citt~ di Cartagine, ne anticipano lacostruzione almeno alla meta del sec. IVa.C., periodo in cui si ebbe una delle pre-senze puniche a Morgantina, documenta-ta da ritrovamenti dei monetali di primotipo. Questa stoa e un porticato costituitoda n. 43 colonne, forse in legno perchenon sopravvissute, che poggiavano sud’uno stilobate in blocchi di calcare; ilcolmo del tetto a due spioventi era soste-nuto all’interno da n. 21 pilastri quadratiaventi capitelli ornati con modanaturedoriche. I muri sono in pietra calcarea,costruiti con tecnica muraria punica adopus africanum: tra le catene cestituite dagrandi blocchi, paramenti a doppia facciae pezzatura più piccola, con blocchisquadrati all’interno della stoa e pietrameirregolare all’esterno; e probabile che perla costruzione dei muri le pietre sianostate estratte dal sito su cui doveva esserecostruita la stessa stoa. Il piano di calpe-stio e in terra battuta, sia nell’aula princi-pale (atrium), sia nei vani a Nord; invecenei vani posti a Sud il pavimento e incoccio-pesto, ma senza motivi decorativi.Il tetto a doppio spiovente era forse so-stenuto da capriate in legno e aveva unmanto di copertura di tegole in terracot-

ta; ma di esso non e sopravvissuto alcunelemento. Il muro di fondo della Stoa edistaccato dalla collina Est mediante unaintercapedine, lunga quanto la Stoa elarga da m 2,70 a m 3,70; un tale corrido-io serviva come canale di drenaggio per1’acqua piovana, liberava la stoa dellaspinta del terreno, consentiva un accessosecondario al ”prytaneion” e forse anchealla stessa stoa. Il lato a monte dell’inter-capedine e costituito da un muro di con-

tenimento in pietrame calcareo, realizzatocon la stessa tecnica di quello della stoa(segno della sincronicita dei due para-menti); questo muro sosteneva la primastrada della pianta ortogonale (che gli ar-cheologi hanno denominato E1) ad Estdell’agora e che conduce alle case sullaCollina Est, strada che saliva ad unaquota leggermente superiore rispetto alcolmo del tetto della Stoa Est. Circa lostato di conservazione, i muri che hannosubito nel tempo pesanti restauri presen-tano un’altezza variabile da m 0,50 a m2,00. Lo stilobate e in parte mancante,mentre il piano di calpestio interno risul-ta molto eroso. I pavimenti di coccio-pesto sono in generale ben conservati,pur presentando diverse lacune e i bordierosi. E da rilevare infine che parte dellaintercapedine risulta ancora non scavata.

La Terrazza della Stoa Est – E delimi-tata da gradini che da Sud davano 1’ac-cesso alla Stoa Est, dal punto in cui ilfondo della vallata dell’agora cominciavaad abbassarsi di quota. La lunghezzamassima e di m 42,00, la larghezza delgradino più alto e di m 10,50, mentrequella del gradino più basso e di m13,80. Otto sono i gradini che la sosten-gono, in due ali che si uniscono con unangolo di 130’. I gradini sono in pietracalcarea. Verso Nord, dove il livello del-l’agora e più alto, continuano soltanto igradini di quota superiore. Circa la data-zione, essa sembra riferibile al periododella Stoa contigua, cioe alla meta delsec. IV a.C. Mancando diversi blocchi,per la conservazione e necessario integra-re la costruzione con circa n. 30 elementidi gradini, con pietra idonea e adeguata adistinguere i nuovi dagli antichi elementi.

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Il Prytaneion (Casa Pubblica) – E’ unedificio a corte, posto sul lato Est del-l’agora superiore, costruito a Sud dellaStoa Est (di cui ingloba i due vani meri-dionali) in epoca più tarda. Questa casapubblica, che poteva svolgere il ruolo dihostello o di taberna per la presenza inuno dei vani di un focolare, presenta unalunghezza di m 16,70, escludendo laparte riutilizzata e che appartiene allaStoa Est, e una larghezza di m 13,50. Ilgiunto strutturale sul paramento murarioesterno, come la pezzatura del pietrame,indicano una datazione che va dalla finedel sec. IV agli inizi del secolo III a.C. Lacostruzione, che ha lo stesso orientamen-to della Stoa Est, si affaccia su d’unastretta terrazza di forma allungata cheprolungava a Sud la quota della terrazzadella Stoa. La porta principale, per la di-mensione certamente a due ante, immettein un cortile a peristilio pavimentato incotto, attorno al quale sono disposte novestanze, tutte accessibili dal corridoio delperistilio. Le due stanze principali, dispo-ste sul lato Nord e che originariamenteappartenevano alla Stoa Est, hanno il pa-vimento in coccio-pesto, come anche lequattro stanze sul lato Est; la stanza n. 8sul lato Sud presenta due finestre che siaffacciano sul peristilio: nel davanzalesono incassati dei profondi recipienti, deicontenitori fissi per il deposito di prodot-ti da vendere o da distribuire. Le muratu-re, che si presentano in buone condizio-ni, si conservano per un’altezza da m 0,25a m 2,50; nel muro di fondo a Est, sotto1’intonaco appare 1’ordito dell’opus afri-canum, lo stesso per pezzatura e per gia-citura della Stoa Est.

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Il MacellumIl Macellum sorse, nel primo perio-

do della dominazione romana, sull’ago-ra superiore. La disposizione dell’agorarisulta cronologicamente precedentealla costruzione del Macellum (la primasistemazione dell’agora risale al periododi Agatocle 317-289 a.C.); quindiall’epoca della costruzione del mercato,erano gia stati fissati 1’assetto dimen-sionale ed i rapporti geometrici dellecostruzioni che compongono 1’agora.Sorgendo in eta ellenistica, 1’agoràdiMorgantina assunse contemporanea-mente sia la funzione di mercato e diluogo di ritrovo, che quella politica esacra. L’agora superiore, in particolare,era considerata fin dalle origini areasacra (documentata dai resti di edificicultuali, quali appunto il recinto sacroe la tholos, e inoltre dalle tracce di alta-ri e sacelli), e rappresentava anche illuogo dove si svolgevano i mercati dellacittà. Il Macellum quindi si impianto suun’area avente gia funzione commercia-le, e la sua costruzione diede all’agorasuperiore una migliore sistemazione (ilmercato da manifestazione spontaneaall’aperto si trasformo in sede stabile alcoperto) e un aspetto monumentale,proprio dell’architettura romana. Ladisposizione planimetrica del Macellumsegue fondamentalmente 1’orientamen-to verso Est delle costruzioni cultualipreesistenti, in particolare del recintosacro e della tholos che del mercatofecero parte, forse perche consacrate adivinita e quindi assunte a protezionedel mercato, così come in tutti iMacellum romani; ad esempio aPozzuoli, il Macellum era anche deno-

minato Tempio di Serapide in onoredella dea che presidiava alla seminagio-ni.

D’altra parte, il recinto sacro eralegato strutturalmente al contestodell’agora con il suo porsisull’allineamento del lato Ovest dell’ekklesiasterion e della scena del teatro,componendo un asse che dividevadiagonalmente il rettangolo costituente1’agora. Il Macellum romano, indefinitiva, venne costruito sull’impiantoellenistico preesistente giustapponendoall’area del recinto sacro un rettangoloaureo, avente il suo lato Est tangenteall’asse visuale dell’ingresso all’agora edefinendo il lato Ovest con localiadibiti a magazzino. Le dimensioniesterne del Macellum si ritrovano nellestoai che circondano 1’agora superiore.Infatti dall’esame metrico si econstatato che la lunghezza del muroperimetrale Est del mercato (m 29,10)corrisponde all’incirca alla terza partedelle stoai Est e Nord, e di ugualedimensione alla parte di stoa Ovest

costruita, anch’essa con caratterecommerciale. Si presume quindi che ledimensioni esterne del Macellumvennero progettate proporzionalmentealle grandezze presenti nelle stoai einoltre la dimensione lungo 1’asse versoEst del recinto sacro (m 25 25,80)venne vincolata dalla visuale chedall’ingresso dell’agora portava allagradonata trapezia dell’ekklesiasterion.

In conclusione, può constatarsi chela geometria del Macellum ha trattoorigine da quella del preesistenterecinto sacro e forse anche da quelladella tholos, in quanto il diametroesterno coincide con il lato minore delrecinto sacro; infatti tale lato siriscontra in quasi tutte le partidell’edificio, e costituì forse 1’unita dimisura base, il modulo rispetto al qualefurono proporzionate le altre grandezzedel Macellum. La muratura deltemenos, che presenta tracce diintonaco all’esterno, ha una consistenzadimensionale e una tessitura geometricache non si riscontra nel resto delmacellum e che la soglia a due ante eperfettamente conservata; all’internodella tholos sono tracce di intonaco; ingenere la muratura del Macellumrisulta fortemente manipolata; presenzedi opus africanum si riscontrano nellaparte più elevata, quella rivolta a Nord;le murature sono state restaurateal1’epoca dello scavo ed ancora oggi sipresentano in buone condizioni; glioriginali pavimenti in terra battuta sipresentano molto erosi, non soltantoper il dilavamento dell’acqua piovana,ma anche per la profondita raggiuntadallo scavo originario.

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La casa del Saluto o del capitellodorico

La Casa del Saluto, posta sulla collinaBoscarini ad Est dell’agora, in posizioneemergente rispetto all’edificio che gli ar-cheologi hanno individuato come il”Prytaneion” e una delle ville più anticherinvenute a Morgantina; e denominataanche Casa del Capitello Dorico per il ri-trovamento in situ di un capitello dorico,ma preferiamo indicarla come Casa delSaluto per 1’epigrafe augurale posta nelmosaico di un vano. Questo monumentonasce archeologicamente nel 1955 quan-do la Missione Americana dell’Universitadi Princeton ne porta alla luce una primastanza: apparve subito evidente che taleambiente doveva appartenere ad uncomplesso architettonico ben più ampio,come del resto e stato avvalorato dallesuccessive campagne di scavo che cihanno restituito quasi completamente unimpianto architettonico basato sulla tipo-logia a peristilio. Gli archeologi datanoquesta casa privata signorile al sec. IIIa.C., ma le precedenti considerazionifanno avanzare 1’ipotesi che la costruzio-ne fu eretta tra la fine del sec. V e gliinizi del secolo successivo. La villa e spa-zialmente proiettata sull’agora e si svilup-pa planimetricamente attorno ad un ele-gante peristilio, lungo il cui perimetrosono disposte asimmetricamente le diver-se stanze. Il cortile centrale, come e datoosservare dalle tracce pervenuteci, eradelimitato da robuste colonne realizzatecon elementi di cotto sovrapposti. Que-sta singolare tecnica costituisce uno degliesempi più significativi ed antichi del-l’utilizzazione di elementi prefabbricatinell’edilizia, e rivela la modernita della

cultura ellenistica e di quella indigenanell’intendere il prefabbricare quale pro-cesso atto a ridurre i costi di costruzionecon 1’impiego delle risorse disponibilisul luogo. Lo stesso principio di econo-mia fu adottato per la realizzazione deipavimenti, laddove si fece largo uso delcoccio-pesto, ottenuto dalla frantumazio-ne delle terracotte di risulta, ed abbellitoda movimentati disegni geometrici in tes-sere di calcare bianco. A destra del vanodi ingresso, con accesso dal peristilio, sitrova una tipica stanza da bagno con altapiattaforma, sulla cui soglia si legge “eye-xei”, un’iscrizione di benvenuto, realiz-zata nel coccio-pesto con tessere di cal-care bianco; per tale presenza la costruzi-ne e anche denominata “Casa del Salu-to”. Forse a questa casa appartenevanole botteghe sottostanti, costruite in epocapiù tarda, i cui muri a piccola pezzaturae molto manomessi erano intonacati.Qui come al livello superiore non si ri-scontra la muratura ad opus africanum,tranne che nel vano a Nord-Est, chepero sembra un vano di ampliamento equindi costruito successivamente.

Al piano seminterrato di Nord-Ovestsi e ripristinato un magazzino e al primopiano alcuni vani, al fine di realizzareuna facciata più proporzionata, privile-giando al tempo stesso il lato Ovest che,senza dubbio, per i suoi rapporti figura-tivi con 1’agora, doveva avere una certaimportanza. Una seconda integrazione fi-lologica ha interessato la zona a Sud-Ovest prolungando un muro (di cui siconservano dei resti notevoli) permetten-do la realizzazione di un altro vano e ilcompletamento del fronte più rappresen-tativo verso l’agora.

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La casa di GanimedeLa Casa di Ganimede, posta poco più

a Sud sulla stessa collina della Casa del Sa-luto, e così chiamata per la presenza di unmosaico pavimentale che rappresenta ilratto di Ganimede. Questa casa e statacompletamente portata alla luce nel 1959e risulta molto interessante per la presen-za del peristilio più lungo che esiste nel-l’edilizia privata di Morgantina.

Il ritrovamento di una moneta diepoca geroniana, incastonata all’internodi una cisterna posta tra le colonne di Est,permette di risalire alla data di costruzio-ne della Casa: 260-250 a.C. Un’altra mo-neta, coniata nel 216 a.C., e stata trovatasul pavimento di una stanza e ci permettedi stabilire la data in cui la Casa e stata ab-bandonata, forse a causa della distruzionemessa in atto dai Romani nel 211 a.C. LaCasa di Ganimede non e sicuramentel’abitazione più antica del luogo; infattidurante uno scavo e stata messa in luceuna cisterna incastonata nella roccia,sopra la quale e stato costruito un muro;ciò probabilmente attesta una costruzioneantecedente alla villa, di epoca timolon-tea, come confermano i frammenti di ce-ramica risalenti a tale periodo.

Lo studio della pianta, unitamente adalcune notizie riportate su “Miscellanea inonore dei Manni”, conduce all’ipotesi chela Casa era organizzata attorno a due nu-clei principali: il peristilio, che era il cuoredell’abitazione del proprietario e il cortile,attorno al quale erano distribuiti i locali de-stinati alla servitu. Al primo piano, la cuiesistenza e dimostrata dal rinvenimento diun pavimento a mosaico appartenente albagno, era posto il quartiere femminile.

L’ingresso si trova sul lato Ovest, tra-

mite il vestibolo denominato vano 21, dicui si conservano le pietre che facevano dabase agli stipiti. Sul vestibolo si apre unpiccolo ambiente, il vano 22 attraversatoda due canalizzazioni di terracotta, prove-nienti dal cortile, che si uniscono in un ca-nale aperto. La presenza di tale canale e laposizione del vano fanno pensare che que-st’ultimo fosse adoperato come latrina.

Le informazioni archeologiche e leanalisi tecnologiche, rivelano in questomonumento la presenza di un principiocaro alla cultura greca che privilegia gli af-facci Nord-Ovest e Nord-Est su cui atte-stare il piano superiore, come e testimo-niato dalle tracce di pavimento ritrovatonel vano 7 e dalla presenza di un vanostretto e lungo in cui sicuramente era di-sposta la scala, i cui resti non sono perve-nuti forse perché di materiale deperibile;esigenze estetiche e funzionali, inoltre av-valorano questa ipotesi, dato che la pre-senza di un piano superiore permettevaun adeguato affaccio sull’agora.

Sul grande e lungo peristilio rettango-lare, ornato di colonne scanalate e capitel-li di stile dorico, si aprono a sinistra duepiccole stanze, ricostruite dagli archeolo-gi. Esse custodiscono, oltre al prezioso in-tonaco rosso, che riveste le pareti e che sitrova perfettamente conservato, i mosaicipiù antichi dell’arte ellenistica occidenta-le, databili appunto al III sec. a.C. Ilprimo, posto nel vano a Nord, riproduceil mitico Ratto di Ganimede, mentre il se-condo, nel vano a Sud, rappresenta unmeandro prospettico, preceduto da un ri-quadro con nastro annodato e foglie diedera, simboli della vittoria riportata inuna gara sportiva o in una competizioneletteraria.

Dopo il sacco di Morgantina, avvenu-to nell’anno 211 a.C., la dimora venne riu-tilizzata dai romani, i quali la smenbraro-no, dividendola in due unita abitative,come indica il muro divisorio che attra-versa trasversalmente il peristilio.

Il sistema delle coperture privilegia ilcompluvio verso il peristilio per la raccol-ta di una grande quantita di acqua piova-na conservata nelle due cisterne posizio-nate nel cortile.

Il ritrovamento di fusti di colonne e dicapitelli dorici permette di stabilire che ilperistilio era di ordine dorico.

Sulla base dei dati rilevati si ipotizzache i muri non erano intonacati mentrequelli interni, dato il ritrovamento lacu-noso di stucchi, erano intonacati e deco-rati con motivi geometrici.

Dato che non si sono ritrovati resti dicolonne per la galleria soprastante il peri-stilio, si puo pensare che queste erano inlegno, con un diametro di base di cm 30 eun’altezza maggiore di 7,5 volte. Le stan-ze del lato Nord-Est al primo piano sonodisimpegnate dalla galleria, mentre quelledel lato Nord-Ovest sono intercomuni-canti. La galleria inoltre comprende unaffaccio sull’agora e insieme al corpo re-trostante garantisce una protezione daiventi freddi in inverno e dal sole in estate.Infine, per quanto riguarda la parte dellaCasa riservata ai domestici, i ritrovamentie i rilievi non permettono allo stato attua-le di stabilire con esattezza la disposizionee la funzione dei vani.

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I grandi granaiIl Granaio Est è un lungo edificio di

forma rettangolare che delimita il lato Estdell’agorà inferiore; presenta una lun-ghezza di m 93 e una larghezza di m6,90. Come datazione e riferibile allametà del sec. III a.C. Questo granaioricorda la Lex Hieronica, promulgata daGerone II è ricordata da Cicerone; que-sta legge organizzava la riscossione dellequote di grano dovute allo stato. E quan-do nel 214 gli abitanti di Morgantinadurante la seconda guerra punica passa-rono ai Cartaginesi consegnando a questila guarnigione romana, nella Città comeattesta lo storico Livio (XXIV 36, 10) furitrovata una grande quantita di grano edi altre provviste; e quindi probabile chefosse questo il principale granaio in cuivenivano conservati i prodotti agricoli.

Pur sprovvista di qualsiasi elementodecorativo, la costruzione possiede unagrande forza architettonica, per la suaessenziale funzionalita, rimarcata dai con-trafforti esterni ed interni al paramentomurario. Consta di due grandi magazzini,che occupano la parte Sud dell’edificio, edi un complesso di tre vani posti nel set-tore Nord, accessibili da un quarto vanocon grande porta a due ante che si affac-cia sull’agorà.

I muri, sia dei magazzini che del com-plesso a Nord, sono rafforzati come dettoda contrafforti che alternativamente sonodisposti ora all’interno ora all’esterno:quelli interni sostenevano probabilmenteun solaio superiore in legno, mentre quel-li esterni, più robusti, consolidavano lemurature per la pressione che il granoammassato all’interno del granaio e sciol-to esercitava sulle murature.

Il lato Est verso la collina fu rivestitodall’intonaco per isolare maggiormentedall’umidita. Questo edificio per l’imma-gazzinamento dei cereali non ha riscontrinell’architettura greca (un altro esempio,ma non ben conservato, si trova pure aMorgantina e sara descritto più avanti).In un secondo momento, probabilmentenel sec. II a.C., il piano di calpestio estato rialzato di circa m 0,35, mentre neivani a Nord furono costruite tre fornaci,di cui quella più grande e ben conservata.

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La Grande Fornace – Questafornace a doppio prefurnio, posta aSud del Granaio Est, extra-moenia,produceva terracotte per 1’edilizia,mattoni per pavimenti, ciambelle percolonne, canalizzazioni per le acquebianche. Presenta una lunghezza di m27,00, una lunghezza di m 14,00 per laparte scavata, e una larghezza di m4,70. Dagli archeologi questo edificio edatato alla seconda meta del sec. II a.C.La fornace si trova a ridosso del murodi fortificazione costruito nel sec. V eforse varie volte potenziato;perpendicolari a tale fortificazione sonoquattro muretti trasversali, che creano itre vani pressocche quadrati in cui sitrova la fornace. Il vano centralecontiene la camera di combustione e

superiormente la camera di cottura; ivani laterali invece davano accesso aiprefurni tramite fossi tagliati nellaroccia. Tali prefurni presentano lacopertura con volta a botte, mentre lacamera di combustione consiste in uncorridoio con i lati concavi; a livellosuperiore la camera di cottura era diforma ovoidale e sostenuta da archi, dicui rimangono soltanto le partiinferiori. La costruzione e in mattonicon malta di calce: i mattoni delle voltedei prefurni sono a cuneo, costruitiappositamente e non riutilizzando,come di solito avveniva per lecostruzioni di fornaci, materiale dirisulta o di scarto. La bottega delceramista era collocata a Nord dellafornace ed era dotata di due o tre vani,

di cui soltanto il muro di facciata oggirisulta scoperto; la restante partepurtroppo rimane coperta dallo scaricodi terra di riporto, prodotta dagli scaviche circa trent’anni fa sono stati operatisulla Collina Est. Nelle murature visono catene di opus africanum sullaparete Est del vano n. 2 e sulla pareteSud-Est del vano n. 3.

Il Granaio Ovest, quasi addossato allemura a Sud del1’agora, e in parte scavatonella roccia ed e certamente il più antico;la parete ad oggi emersa, che ad essa roc-cia si appoggia, presenta il tipo costruttivoa opus africanum. Il recente scavo docu-menta che a tale parete, in epoca successi-va, sono stati addossati tre vani di serviziorivolti ad Est, autonomi perche presenta-no 1’accesso dall’esterno e un piano dicalpestio a quota inferiore. Misura unalarghezza di m 7,40 e una lunghezza pos-sibile di circa m 32,50; lo spessore e di m0,95, mentre quello del Granaio Est e dim 0,75. E databile tra la fine del sec. IVa.C. e gli inizi del secolo successivo. Lemurature che affiorano appaiono contraf-fortate in modo irregolare, forse segno disuccessivi interventi di consolidamento.

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Gli edifici per il cultoIl Tempietto dedicato a Demetra –

Tra la Gradonata trapezia e il Macellumsull’agora superiore e disposto untempietto (naiskos) in antis, di tipoarcaico. Il rinvenimento di moltissimeantefisse fittili dedicate alla dea Demetraindicano che la piccola costruzione,quasi una edicola votiva, era dedicataalla dea del grano. L’impianto di formarettangolare presenta una lunghezza dim 3,75 e una larghezza di m 3,00; esso ecostituito da due vani: un vestibolo conaccesso largo m 1,35, probabilmentesenza soglia, e una piccola cellaprofonda m 1,70 con soglia larga m0,90, ma mancante e che sicuramenteproteggeva la porta, in cui soggiornava1’officiante che distribuiva le antefisse aivisitatori. Particolare e 1’orientamento:la cella sta sull’asse Est-Ovest, ma erivolta ad occidente, anziche essererivolta ad oriente. Incerta e la datazione.

Il Santuario Centrale – E uncomplesso a doppio cortile, disposto alcentro dell’agora e dedicato alle divinitactonie, del suolo e della terra nutrice.Complessivamente presenta unalunghezza di m 32,50 e una larghezza dim 22,80. Molto attendibilmente sierigeva per una sola elevazione. Edatabile alla prima meta del sec. IV a.C.con ristrutturazione e restauri ascrivibilial sec. II a.C. L’edificio e composto didue parti pressocche uguali, ciascunacon cortile centrale circondato dastanze. La parte meridionale contienenel cortile diversi elementi cultuali: duegrandi altari circolari, 1’uno sotterraneoe 1’altro sopraelevato; un naiskos otempietto con basamento per statua;due portici contrapposti, le cui colonneerano forse di legno, perche oggiperdute. La parte settentrionale delSantuario invece e attrezzata con duealtari rettangolari, di cui uno

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sotterraneo; le stanze lungo i lati Nord,Est e Sud hanno funzioni incerte, trannela stanza n. 3 che contiene una piccolafornace per la cottura della ceramica;per tale motivo e probabile che le altrestanze fossero utilizzate dal ceramista.

Il Santuario ha prodotto una granquantita di lucerne, di piccolo vasellamee alcune laminette di piombo conmaledizioni (tabellae defixionum), cheriportano i nomi delle divinita veneratenel santuario, quali la Terra (Ge),Plutone ed Hermes. La muratura e dipietrame posto in opera con 1’usualetecnica costruttiva della ”doppia faccia”.Tracce di pavimento a coccio-pestorimangono nella stanza n. 5 del settoreNord; gli altri pavimenti delle stanze equello del cortile Sud erano in terrabattuta; il cortile Nord invece aveva unapavimentazione a ciottolato. Per le

giaciture dei due corpi infine e per ladiversita dei materiali impiegati epossibile avanzare 1’ipotesi che la partesettentrionale era accessibile al pubblico,mentre la parte meridionale dovealloggiavano le officianti era riservata.

Il Basamento della Grande Statua –Tra il Santuario Centrale e laGradonata Trapezia, proprio a ridossodi quest’ultima, si trova un grandebasamento statuario che presenta unalunghezza di m 3,00 e una larghezza dim 1,25. La presenza di blocchi digrande dimensione lasciano supporreuna costruzione databile almeno al sec.IV a.C. Su di un tale piedistallo potevatrovare posto una grande statua didivinita, come quella in pietra calcareache si trova al Museo Archeologico diAidone, raffigurante una divinitafemminile panneggiata.

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Il TeatroIl Teatro di Morgantina, secondo

uno studio condotto dall’archeologoamericano Richard Stillwell, sembrapotesse accogliere sulle propriegradinate circa duemila spettatoridistribuiti su quattordici o quindici filedi posti divisi in sei sezioni o cunei; neldodicesimo gradone, corrispondente alquarto cuneo da Sud, e incisa1’epigrafe in lingua greca ”Archelaofiglio di Euclide dono a Dioniso”.Sopra il terzo cuneo, da Sud lanumerazione, sono ancora visibili aquota leggermente più bassa quattrofilari rettilinei, appartenenti a una faseantecedente a quella della caveaemisferica. [I Dei sei cunei emisferici,quattro sono stati restaurati negli anni1966-’67, dopo il precedente restauronel 1963 dell’analemma Sud, giarevisionato in antica data; i due cuneipiù a Sud, il n. 1 e il n. 2, rimangonotutt’ora nella condizione in cui sonostati scavati. Tutti i filari risultanoscivolati verso il basso, cosicche nessunblocco e rimasto nella posizioneoriginaria; tra 1’altro molti blocchisono mancanti. Dell’edificio scenico,meglio conservata e la parte posteriore,in cui i muri del pianterrenoraggiungono un’altezza di m 0,60; delpalcoscenico rimangono soltanto: lefondazioni, che anche nell’anticofurono in parte sfruttate come cava dipietra da riusare; frammenti di alcunecolonnine che sostenevano lo stessopalcoscenico. Fiancheggianti 1’edificioscenico, sono due grandi basirettangolari: quella a Sud e ridotta allefondazioni più basse; quella a Nord

risulta meglio conservata e presentaparte dell’elevato ancora visibile. Igradini in pietra sono larghiapprossimativamente settantacentimetri e alti trentacinque; mancanodella risega utile per piegare le gambe.La prima fila di posti, pur mancandodell’aspetto distintivo delle proedrieellenistiche, e comunque caratterizzatoda un dispositivo singolare: un gradinopiù piccolo di tutti gli altri, alto venticentimetri e largo trenta, divide questafila dalla successiva; e possibile che loscopo di tale gradino fosse proprioquello di proteggere la schiena deipersonaggi più autorevoli dai piedidegli spettatori della seconda fila.L’orchestra, poco più di unsemicerchio, sembra mancaredell’euripo vi e pero una fila di pietrecalcaree ben lavorate che la delimitanonettamente. Il fondo in terra battuta esabbia non e mai stato pavimentato. Lascena ha un impianto semplice: a formadi H con un lungo braccio trasversale ecorti ritti. A Nord e a Sud vi sono duefondazioni rettangolari, parallele ai rittidella H, fisicamente sconnessi da questie distanti circa due metri, di eta piùrecente rispetto all’edificio scenicoprincipale. Sembra possano essere lefondazioni dei parascena. A Est, dietrola H e parzialmente costruite su essa,trovano posto due lunghe stanze conun passaggio in mezzo, in asse con1’orchestra e la cava. Ad Ovest, versogli spettatori, la sommità della H echiusa per intero da una fondazionesottile ma ugualmente profonda; anchequesta fondazione e sconnessa dallaprincipale struttura retrostante. E’

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possibile quindi che si tratti di unampliamento del palcoscenico,caratteristico dell’età ellenistica.

Alcuni conci appartenuti allostilobate presentano dei tagli cheindicano 1’utilizzo di pannelli lignei, ipinakes. Ma 1’aspetto più tipico delteatro di Morgantina e lo stretto legameche lo unisce all’agora: piuttosto chescegliere un comodo declivio naturaleper adagiarvi il koilon, come datradizione, i costruttori morgeti nonesitarono ad erigere solidi muri dicontenimento contraffortati perrealizzare un terrapieno che ospitasse lacavea, pur di realizzare il teatro dove eora. I motivi di tale scelta non sonoperfettamente chiari, ed e utileripercorrere le tappe di costruzione delmanufatto per avanzare delle ipotesi. Ilprimo impianto risale agli anni 350-325a.C. cioe al periodo timoleonteo. Inquesta fase il teatro non doveva essere

altro che una semplice pista di danza sudi una bassa terrazza senza alcunapparato scenico stabile; ma la presenzadi resti di filari in pietra ad andamentopoligonale sul terrapieno alla sommitàdella cavea, nonchè la contemporaneacostruzione, nella stessa zona, di untempio dedicato alle divinità ctonieinducono a considerare una secondaipotesi: che cioè già dal primo impiantoesistesse una gradinata completa adandamento poligonale, accettandoquindi la tesi che vuole i teatri arcaicicostruiti secondo questa forma, il cuiutilizzo pero non fosse legato allerappresentazioni teatrali vere e proprie,quanto piuttosto alle assembleepubbliche, da cui il legame con 1’agora,e alle cerimonie religiose, da cui lascelta precisa del sito in prossimità delsantuario. Secondo tale ipotesi, ad uncerto momento, appunto verso la finedel terzo secolo a.C., Morgantina decise

di dotarsi di un teatro moderno, quindiad andamento circolare, utilizzato solocome tale. Come ovviare alloraall’improvvisa mancanza di un luogo dadove poter assistere alle cerimoniereligiose e partecipare alla vita politicadella città? Ecco allora che si realizza lagradonata dell’agora, ancora adandamento poligonale a ricordare ilvecchio impianto ma, soprattutto, perriprendere la geometria del santuario.Sembra più verosimile, al contrario,1’idea di un intervento di sistemazionecomplessivo di tutta 1’agora basato suun disegno unitario che vede proprionella gradonata la matrice geometricaprincipale: la giacitura dei tre lati dellagradinata è tale per cui dall’agorainferiore ci si possa dirigere nelle tredirezioni principali in base al latoscelto; così il braccio di sinistraindirizza verso il teatro e i quartieriresidenziali occidentali, quello centrale

verso 1’agora superiore e quello didestra verso il prytaneion e i quartieriresidenziali orientali; ancora, 1’angolodi 135 gradi compreso tra due braccidella gradonata risulta ripetuto neigradini della stoa Est, mentre glianalemmata del teatro sono paralleli alcorrispondente lato della scalinata.Questa disposizione in particolaredifferisce sensibilmente dalla regolacanonica greca che vuole glianalemmata convergere verso il centrodell’orchestra. Certo tutto questo puoessere frutto di una serie di coincidenze,ma sembra utile il tener conto nellaformulazione di un’ipotesi, anzichèassumere come unico referente lapresenza del Santuario; 1’importanza diquesto non viene certo messa indiscussione, esso anzi svolse un ruolofondamentale nella vita dei morgeti,forse pero fu meno importante da unpunto di vista strettamentearchitettonico, prevalendo in questocontesto, come già detto, 1’idea di unasistemazione globale del1’agora. Seesistono tali differenze interpretativecirca le origini del teatro, pare non cene siano riguardo la sua fine: dopo laconquista romana nel 211 a.C., la cittàsi avvia verso il declino e tra i primiedifici ad essere abbandonati ci fuprobabilmente proprio il teatro,utilizzato in seguito come cava di pietra.L’edificio scenico rimane in parte nellefondazioni, in genere consistenti e congrandi blocchi; il pianterreno di taleedificio risale al III sec. a.C. e siconserva per un’altezza che va da m0,30 a m 0,60, con muratura dipietrame a doppia faccia.

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Le Stoai ovest, nord-ovest e dorica

La Stoa Ovest – Era un grandeedificio porticato a due piani, rimastoforse incompiuto, che chiudeva il latoOvest dell’agora superiore e serviva acontrapporre la spinta della Strada 01;ad una navata e con n. 17 paia dibotteghe disposte sul retro, presenta unalunghezza di m 97,80 e una profonditàdi m 16,40. Per la datazione si puòconcordare con gli archeologi per lameta del sec. III a.C. Per laincompletezza della ricognizionearcheologica possono avanzarsi dueipotesi: o la costruzione fu ultimata e benpresto distrutta ad opera dei Romaninell’anno 211 a.C. o anche per laconsistente spinta del terreno; o lacostruzione fu forzatamente sospesa nelcitato anno in cui i Romani presero lacittà. Nella prima ipotesi gran parte dei

resti sono ancora sommersi dal terreno;se vale invece la seconda ipotesi almomento della sospensione dei lavorierano gia costruite le seguenti opere: ilmuro di fondo per tutta la sua altezza edestensione in lunghezza; 1’intero muroSud e meta del muro Nord; otto dellediciassette botteghe previste in progetto.Di tali elementi sono stati attualmenteliberati dalla terra di riporto che escivolata dalla Collina Ovest: il muro difondo alle estremità Nord e Sud; i muritrasversali Nord e Sud; cinque coppie dibotteghe, di cui soltanto una per intero.In due punti ancora oggi il muro delfondale raggiunge la sua originariaaltezza di m 8,00; ma laddove e crollato,i suoi grandi blocchi di pietramecalcareo invadono le botteghe e la zonaantistante, rendendo difficile laricognizione archeologica. I muri sonorafforzati dalle catene dell’opus

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africanum, tecnica tipica della culturapunica, che è presente a Morgantina giàdal1’epoca della Stoa Est; la tecnicamuraria e sempre del tipo “a doppiafaccia”, di cui quella esterna utilizzablocchi molto grandi e ben lavorati.Alcuni tagli e cavedi per travi a quotaalta confermano 1’ipotesi che 1’edificiosi elevava per due piani. Ma non sonostati ancora trovati ne gli elementi delcolonnato inferiore e di quello superiore,ne i pavimenti. E ipotizzabile, secondouna logica costruttiva, che soltanto quellisuperiori potevano essere in legno,mentre quelli inferiori non potevano cheessere in pietra.

La Stoa Nord-Ovest è un edificioporticato, incompiuto, che occupa1’angolo Nord-Ovest dell’agorasuperiore. Presenta una lunghezza di m16,50 e una larghezza di m 12,60. Lasua datazione è probabilmente riferibiletra 1’ultimo quarto del sec. IV a.C. e ilprimo del successivo. Evidentementeall’inizio questa stoa era stataprogettata per occupare tutto il fronteOvest dell’agora; ma costruito il settoreNord, il progetto fu sospeso a favoredel più grande e ambizioso edificio cheè la Stoa Ovest. Rimase così costruitoun nucleo di quattro stanze, due dellequali chiudono il portico a Nord,mentre le altre due fronteggiano ilportico rivolto ad Est. Trattasi quindidi una stoa a navata unica, chiusa alleestremita da stanze binate, concolonnato e serie di stanze nella parteposteriore. Di tale colonnato furonoerette soltanto cinque colonne, oggimancanti forse perché in legno, sustilobate in pietra calcarea e con

gradino; della stessa pietra, ma diottima qualità, sono anche i muri agrandi blocchi perfettamente squadrati,ad oggi i più monumentali e i piùperfetti per taglio e collocazione chesono apparsi a Morgantina; nella stanzan.4, che presenta una grande ebellissima soglia, i muri sono benconservati ad un’altezza di m 1,60,mentre le superfici interne sonorivestite da intonaco bianco, inciso adimitazione di muratura isodomica, cioéa mo’ di blocchi squadrati in filari diconsistente altezza. Nell’intonaco sonoconservati gli attacchi per le iscrizioniin bronzo; tali tracce sono di grandeinteresse per indicare che purincompleta la costruzione fu in uso edanche per la identificazione dell’edificioquale “archivio pubblico”. Molti altrimuri mancano, essendo stati smantellatiper utilizzarne i conci. La stanza n. 3presenta un primo pavimento incoccio-pesto, cui in un secondomomento e stato sovrapposto unsuccessivo pavimento, anch’esso incoccio-pesto. Della stessa epoca o dipoco più 4 tarde sono le stanze n. 1 en. 2 che sono poste sul lato Norddell’edificio; tali vani furonorimaneggiati, i pavimenti in terrabattuta rialzati e, per consentire1’accesso dalla plateia A, gli accessiavvenivano da Nord; a questa fase diristrutturazione gli archeologiriferiscono il bel muro in pietrameirregolare che divide la stanza n. 2. Eda rilevare infine che in nessuna partesi riscontra 1’opus africanum, tranne nelmuro di sostegno che protegge ilcavedio a Ovest che, anche per la

piccola pezzatura, certamente non ecoevo ne a questa stoa, ne al grandeopus africanum della contigua StoaOvest.

La Stoa Dorica – Delle tre stoaicostruite sul lato Ovest, questa dorica ela più antica. E posta dietro la StoaNord-Ovest, sulla strada che collega leplateiai A e B. Per tale motivo 1’edificiofu progettato prima che la cittàapplicasse il tracciato di tipo ippodameo,di cui un asse passa proprio su questastoa, mentre la testata Nord invade lasede della plateia A. Presenta unalunghezza di m 13,60 e una larghezza dim 10,70, mentre lo spessore dei muri edi m 0,50, dimensione che indicatrattarsi di edificio ad un piano. Edenominata ”dorica” dagli archeologiper la presenza di elementi emodanature di stile dorico. Rispetto allealtre due stoai, occupa una quota piùalta di almeno m 3,00 e risulta piùspostata a Nord. La sua datazione eincerta, attendibilmente nella secondameta del sec. IV a.C. E costituita da seicolonne doriche in calcare tenero, leuniche in situ, che si affaccianosull’agora a Ovest, da tre vani binati inserie e da un cavedio a Nord con murod’ambito, senz’altro di costruzione piùtarda; alle sue spalle, sulla plateia A euna piccola fontana con davanzale a dueattingitoi. I tre vani presentano dellegrandi soglie che probabilmenteservivano due ante asimmetriche: laparte di destra certamente serviva per iltransito, risultando più consumata,mentre nella parte di sinistra potevatrovar posto il bancone per la vendita; da

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qui 1’ipotesi che la stoa ospitava dellebotteghe. In ottimo stato diconservazione e la soglia del vano n. 2che misura una lunghezza di m 2,65. Nelvano n. 1 e un fondale a loggia concolonna, cui si accede con uno scalino;all’interno sono tracce di intonaco. Tra ivani n.1 e n.2 era una porta,successivamente murata, mentre ancoraaperto si presenta 1’accesso tra i vanin.2, quello centrale, e n.3 rivolto amezzogiorno; non e dato sapere se taliaperture esistevano all’impianto o sesono stati realizzati in seguito alcambiamento della destinazione d’uso.Da rilevare che sul muro Sud del vano n.3 e presente una “catena” dell’opusafricanum, segno della presenzacostruttiva cartaginese; ma con una certaprobabilità, per il mancato allineamentocon il muro preesistente, questoparamento murario e successivoall’impianto. Nel complesso la muratura,per ordito, per pezzatura e per il

materiale calcareo, non è della migliorequalità; inoltre essa risulta compromessadagli interventi di ristrutturazioneeseguiti in epoca antica. La costruzionenon fu ultimata: vari interventi diconsolidamento furono eseguiti sulfronte Sud ed una gradinata che salivaverso mezzogiorno per condurre allaCollina Ovest; tra le cause e pensabileche la costruzione, impiantata a mezza-costa, era soggetta a spinte dal terrenosovrastante e a cedimenti verso il basso,che forse iniziarono a manifestarsidurante i lavori di costruzione.

Il ”Bouleuterion” – Tale edificio eradestinato a sede per le adunanze delSenato della Città (Boule). Presenta unalunghezza di m 18,00 e una larghezza dim 11,25. Gli archeologi lo datano al sec.III a.C., ma varie particolaritamorfologiche e costruttive ne alzano ladatazione alla meta del sec. IV a.C.L’edificio occupa 1’angolo Sud-Est

dell’Insula 01A (quella più a Nord delletre insulae che fiancheggiano il latoOvest dell’agora); la sua facciataprospetta sulla piazzetta che giace adOvest della Stoa Nord, dove sboccanonell’agora la plateia A e la strada 01.L’edificio di forma pressoccherettangolare e costituito da tre parti: 1)da un cortile scoperto, accessibile da unvarco nel muro di cinta; 2) da un porticodi quattro colonne probabilmenteioniche o forse anche corinzie (nemancano i capitelli) che reggevanoarchitravi con fregi in finissimo calcare;3) da un’aula per le riunioni della Boule.I muri ben costruiti sono di pietrame; inparticolare quello a Nord conserva ilsistema di rafforzamento ”a catena”,secondo il principio dell’opus africanumgia segnalato per la Stoa Est. Delcolonnato e conservato il fusto scanalatodi una delle colonne e numerosiframmenti dell’architrave e del fregio,tutti in pietra calcarea. Nell’aula delle

adunanze sui muri interni sono tracce diintonaco bianco, mentre sul muro Ovestin un secondo tempo sono stati aggiuntidei pilastri, per rafforzarne la stabilita; difronte alla porta d’ingresso un muretto asemicerchio segna la cavea, in cui eranodisposti i sedili per i membri delConsiglio; tali sedie furono tolte gia nelperiodo tardo antico, quando 1’edificio,non servendo più all’uso originario, futrasformato dai Romani inthermopolium, un posto di ristoro.

La Piazzetta del ”Bouleuterion” eraun’area pubblica scoperta, che misura m18,00 per m 25,00, pavimentata conlastre di calcare. Contemporanea albouleuterion essa occupa un puntonodale dell’impianto urbano, allaconfluenza tra 1’agora e due stradeimportanti quali la plateia A e la strada01; risulta attraversata da gradini dibassa alzata e dai marciapiedi dellesuddette strade.

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Quartiere residenziale della Collina Ovest

La casa della Cisterna ad arco. E’una casa signorile sita nel quartieredomestico ad Ovest e datata dagliarcheologi alla meta del sec. III a.C. sudi un impianto più antico. Con1’ingresso lungo la strada che la marginaad Ovest, la costruzione si sviluppaattorno a due peristili, circondati dastanze con ricche pavimentazioni amosaico. Sul cortile posto a Sud e statoricostruito il grande soggiorno perproteggerne 1’intonaco e il mosaico;sulla parete occidentale, tale vanopresenta 1’imboccatura di una cisterna,con arco a tutto sesto, conci squadrati inpietra calcarea e vasca in terracotta per laraccolta dell’acqua. Dai resti cheindicano la presenza di una scala, e certa1’ipotesi che esisteva un secondo pianodi abitazione, del resto riscontrabile inaltre case di Morgantina. Resti diincendio indicano che la villa subi danninel saccheggio dell’anno 211 a.C.Successivamente fu restaurata in modoradicale: non fu più ricostruito ilsecondo piano e parte del colonnato delperistilio fu sostituito da muretti. E purcon altri danni, probabilmente legati allaseconda guerra servile, la costruzione fuabitata per una parte del sec. I a.C.

La Casa delle Botteghe. E unamodesta casa privata, sita nel quartieredomestico ad Ovest e datata dagliarcheologi al sec. III a.C. Sono statericonosciute le tracce di un edificiorisalente al terzo quarto del sec. IV,contemporaneo quindi alla

ristrutturazione di periodo timoleonteointorno al 340 a.C.; addirittura erintracciabile una fase costruttiva dellaseconda meta del sec. V: il fatto potrebbedimostrare 1’esistenza di un abitato sullaCollina Ovest al momento Jelladistruzione della Cittadella ad opera diDucezio. La costruzione e separata JallaCasa della Cisterna ad Arco da unambitus e si sviluppa attorno ad uncortile privo di peristilio. I tetti erano ditegole e alcune di esse terminavano sulfronte con antefisse raffiguranti il tipo diBendis, oggi visibili al MuseoArcheologico di Aidone.

La casa Pappalardo. La casa in esamee così chiamata a ricordo dell’ispettoredegli scavi, 1’Ing. Pappalardo, che inparte la riporto alla luce nel 1884. Lacasa occupa una posizione dominanteall’estremita Sud della collina occidentalee specificatamente nella parte Suddell’insula V. La costruzione e statariportata alla luce con gli scavi compiutisuccessivamente dalla missionearcheologica americana, che ne harestaurato i muri e gli apparati musivi neipavimenti di alcuni vani. Il muro Ovestdella casa, che da sullo stenopos, ecostruito su uno zoccolo di blocchisquadrati, tecnica che permette diassegnare al sec. III a.C. la costruzionedell’edificio. Attraverso saggi fatti dagliarcheologi nel riempimento sotto ilportico a Est, e stata rinvenuta dellaceramica del sec. III a.C.; ciò dimostrache 1’impianto originario e di questoperiodo. In altri saggi eseguiti sotto ilmosaico del vano 3 e del oano 7, si erinvenuta ceramica del sec. II a.C.; ciò

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dimostra che la casa subi unarisistemazione con il rifacimento deipavimenti in questo secolo. La casaoccupa un’area di m 18x30 e poggia suun terreno pianeggiante; confina a Ovestcon la strada principale, lo stenopos odecumanus maximus, ad Est con1’ambitus di drenaggio dell’insula, aNord con la Casa del Palmeto e a Sudcon una piccola stradina secondaria. Imuri perimetrali della casa presentanouno spessore di m 0,60, mentre quelliinterni di m 0,50; i soli muri rimasti inelevazione sono quelli della parte Norddella casa, che in parte sono statiricostruiti o restaurati dagli archeologi:essi raggiungono un’altezza massima dim 1,00, mentre dei muri rimastidal1’altra parte della casa ci e pervenutosoltanto lo zoccolo. L’entrata della casa ea Sud sul lato lungo, dalla parte dellostenopos; 1’entrata, che immette sul oano1 e che misura m 4,10x4,10, costituisce ilvestibolo della casa: vi sono tracce dipavimentazione in rettangoli diterracotta, messi in opera con la tecnicadell’opus spicatum. Nel lato Sud alvestibolo e aggregato il oano 2, chemisura m 4,10x2,50; si accede a questovano con un’entrata avente soglia conbattente rivolto verso il vestibolo: il vanoera adibito a latrina e lo dimostra il fattoche accanto ad esso si trova il canale perlo smaltimento delle acque nere. Nel latoNord del vestibolo e 1’entrata cheimmette nella parte centrale della casaoccupata da uno dei più grandi eregolari peristilii di Morgantina. Ilperistilio misura m 8,20x8,50 ed eracomposto da 4x4 colonne per lato,anche se oggi non sono rimaste tracce di

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esse; lo stilobate e a blocchi squadratiaventi larghezza m 0,60 e lunghezzavariabile. L’impluvio del peristilio misuram 7,60x7,90 ed era pavimentato conmattoni di terracotta, di forma quadratae della dimensione di cm 48x48, comedocumentano vari resti. Al di sotto ditale impluvio e disposto nell’angolo Sud-Ovest una grande cisterna: dairilevamenti risulta che essa ha unaprofondita di m 6,70 ed ha una bocca insuperficie di m 0,60; essa assolveva ilcompito di raccogliere e conservare leacque piovane. I quattro anditi delperistilio presentano profondita diverse:quella ad Ovest, a Sud e ad Est hannoprofondita di m 2,10, mentre quello aNord e profondo m 4,10. Gli anditipresentano tracce di pavimento incoccio-pesto a losanghe. La casaPappalardo, rispecchiandoperfettamente lo schema dell’abitazioneellenistica a peristilio, presenta il porticoNord con una certa preminenza per viadella maggiore profondita; su di esso siaprono le stanze più importanti dellacasa. Sull’andito Nord infatti si apre ilvano 3 che misura m 7,30x6,45, il vanopiù importante della casa, chiamatol’Oecus maior o triclinum; dimostra ciòl’elegante mosaico figurato che in parteci e pervenuto, ma senza l’emblemacentrale di cui aveva dato notizie nel1884 il Pappalardo. Attiguo aquest’ultimo vano e il vano che misura m2,10x3,05; aperto sull’andito Nord epavimentato in coccio-pesto a losanghe emeandro, costituisce il oestibulum alvano 4 che misura m 2,10x3,35;quest’ultimo vano, pavimentato incoccio-pesto a file di tessere, era

destinato a camera da letto (cubiculum).Accanto al vestibolo con cubiculumtroviamo il vano 5 che misura m3,87x6,45: sui muri vi sono tracce didecorazione e dipinti; la pavimentazionee a tessera ed e Oecus; 1’accesso diquesto vano si presenta con soglia masenza battente. Dall’interno del vano 5 siaccede al piccolo vano 6, che misura m2,50x3,34 e che occupa l’angolo Nord-Est della casa; dal cedimento delpavimento si e potuto notare che i murid’ambito del vano sono sostenuti daarchi formati da mattoni in cotto,costruiti per impedire il crollo dei muriin una sottostante cisterna più antica. Lafunzione di questo vano moltoprobabilmente era di cubiculum;1’entrata del vano e con soglia senzabattente. Attiguo a quest’ultimo vi e ilpiccolo vano 7, che misura m 2,50x2,60e che sui muri d’ambito presenta tracced’intonaco: il pavimento e in coccio-pesto a file di tessere; 1’entrata da sulportico Nord ed e con soglia senzabattente. Sul lato Est della casa vi sonotre grandi vani. Il vano 8, che misura m5,20x5,00, si apre sull’andito Est delperistilio con un largo ingresso senzasoglia che misura m 3,40; il pavimento ea mosaico di tessere, forse figuratosecondo il Pappalardo e per come oggipossiamo vedere in qualche tratto. Segueil vano 9, che misura m 4,50x5,00, nonpresenta tracce di pavimentazione ed hal'entrata con soglia battente. Attiguo aquest’ultimo vi e il vano 10 sul lato Estdella casa, che misura m 7,00x5,00; aquesto vano si accede attraversando uncorridoio largo m 1,40, che conduce adEst verso 1’entrata del vano ed a Sud

verso un’uscita secondaria (il Posticum).Infine il lato sud della casa e occupatodal grande vano 11 che misura m6,00x7,00; in esso vi sono tracce dipavimentazione a mosaico con tessere,1’entrata e a soglia con battente rivoltoverso il peristilio; tale vano costitui ilTriclinum per il periodo estivo.

La Casa dei Capitelli Tuscanici – Euna dimora che gli archeologi datano alsec. III a.C. L’atrio monumentale ad Estera costituito da un cortile delimitato daquattro colonne, mentre uno strettoperistilio chiudeva l’abitazione ad Ovest.Costruita su più livelli la villa e stataristrutturata nel corso del sec. I a.C., conl’inserimento di elementi architettonicidi tradizione italica. In questa abitazionee stata ritrovata la piccola statuetta diAfrodite, in terracotta e databile all’anno25 a.C., che si trova esposta al Museo diAidone.

La Casa del Magistrato – E unagrande dimora sita nella parte Sud dellaCollina Ovest, quasi a ridosso della cintamuraria. Dagli archeologi e datata al sec.III a.C. Occupando quasi la meta di unainsula, la dimora e costituita da benventiquattro stanze, che gravano su di uncortile di accesso e su due peristili; moltoverosimilmente essa e appartenuta aduno dei governanti della polis (da qui ilnome appunto di Casa del Magistrato).Vi si accede da un ampio ingresso postosul lungo muro orientale ed è divisanettamente in due settori: quellopubblico a sinistra e quello privato adestra; il primo, in cui si svolgevanoattivita di rappresentanza, si apre ai due

lati di un cortile quadrato con portico,presenta tracce di una loggia con duecolonne antistanti e con pavimentoriccamente decorato, ed una grande salaquadrata, destinata a ricevimenti ebanchetti, in cui comodamente potevanotrovare posto nove triclinii. A destradell’atrio, uno stretto corridoioimmetteva nella parte privata, ove unsecondo peristilio disimpegna lenumerose camere che lo circondano. Nelcortile di ingresso sono sulla destra i restidi una scala, che dimostrano 1’esistenzadi un secondo piano. Probabilmente nel211 a.C. la casa subi un incendio e inepoca romana, la casa fu frazionata edoccupata da un vasaio, le cui fornaci,ancora integre, sono visibili all’angoloNord-Ovest. Verso la meta del sec. I a.C. la Casa fu abbandonata. Uno degliambienti conserva un bel pavimento incoccio-pesto con decorazione a losangheal centro e a meandro ai margini; unsecondo ambiente presenta un mosaicocon decorazione policroma a meandroprospettico.

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