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Economia degli intermediari finanziari Prof. La Torre Mario
TAGLIONE GIORGIO A.A. 2011/2012
ECONOMIA DEGLI
INTERMEDIARI FINANZIARI
Prof. La Torre Mario
A.A 2011/2012
Economia degli intermediari finanziari Prof. La Torre Mario
TAGLIONE GIORGIO A.A. 2011/2012
Parte I - Concetti fondamentali
1. Il sistema finanziario e il sistema reale
2. I saldi finanziari settoriali e l’intermediazione finanziaria
3. La struttura del sistema finanziario
4. L’intermediazione finanziaria: teorie e rischi tipici
Parte II - Mercati e Strumenti finanziari
5. I mercati
6. Mercati valutari
7. Gli strumenti
8. I depositi bancari e postali
9. Gli strumenti creditizi di finanziamento a breve termine
10. Il finanziamento dei fabbisogni a medio-lungo termine
Parte III - Attività di intermediazione ed intermediari finanziari
11. L’intermediazione creditizia
12. L’intermediazione mobiliare
13. L’intermediazione assicurativa e i fondi pensione
Parte IV - Controlli e concorrenza
14. La regolamentazione nel sistema finanziario: politiche di controllo e Autorità
15. La politica monetaria e il controllo del credito
16. Le innovazioni regolamentari e la vigilanza del sistema finanziario
17. Le Disposizioni di vigilanza prudenziali per le banche e gli intermed iari
finanziari non bancari
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05-03-2012 SISTEMA FINANZIARIO E SISTEMA REALE
Il sistema economico è un insieme di soggetti, strumenti, attività e regole strettamente
interrelati tra di loro ed al suo interno vengono scambiati beni, servizi e forza lavora dando
vita al sistema reale ed in contropartita viene trasferita moneta od altri strumenti finanziari la
cui complessiva gestione da luogo al sistema finanziario.
La struttura finanziaria dell’economia individua l’insieme dei circuiti di trasferimento di
risorse connessi al comportamento finanziario degli agenti economici.
La crescita del sistema economico è strettamente legata agli investimenti realizzati in un
determinato arco di tempo ed il cui volume dipende dalla capacità dei soggetti di
accumulazione del risparmio. Il processo di trasferimento delle risorse è necessario in
quanto nel sistema economico vede la contemporanea presenza di soggetti con
caratteristiche diverse:
- I soggetti in avanzo finanziario (surplus) che sono disposti a scambiare potere di
acquisto attuale contro potere di acquisto futuro e con un vantaggio economico in
linea con il rischio corso;
- I soggetti in disavanzo finanziario (deficit) che presentano un mancato potere di
acquisto da colmare attraverso il reperimento di risorse esterne purché il loro costo sia
inferiore al rendimento atteso dagli investimenti.
Il sistema finanziario realizza il trasferimento di disponibilità finanziarie da un operatore ad
un altro. Oltre a questa definizione possono essere fornite delle altre che vanno ad
accentuare o a focalizzarsi sulle diverse funzioni che il sistema finanziario assolte.
Occorre però distinguere la ricchezza finanziaria dalla ricchezza reale. La ricchezza
finanziaria (attività finanziaria) rappresenta un rapporto di credito-debito tra due operatori.
In altre parole, ciò che per un operatore costituisce un credito per il secondo operatore
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costituisce un debito e viceversa. Si ha dunque una simmetria della ricchezza finanziaria. Per
le forme di ricchezza reale non si ha un rapporto credito-debito ma una ricchezza reale fa
capo ad un solo operatore e non si ha una “contropartita” per un altro operatore. Vi possono
essere anche combinazioni tra ricchezza reale e ricchezza finanziaria (ad esempio, un
immobile acquistato tramite la concessione di un mutuo bancario).
La situazione di un qualsiasi operatore può essere schematizzata come:
Le attività finanziarie (AF), che sono l’oggetto dei processi di produzione e di scambio che
avvengono all’interno di un sistema finanziario, nascono dal temporaneo trasferimento di
potere d’acquisto da un soggetto ad un altro, con contestuale impegno di quest’ultimo alla
restituzione ad una scadenza futura.
Le attività finanziarie esprimono quindi un rapporto di credito/debito, cioè un rapporto in cui
le prestazioni di entrambe le parti in causa sono espresse in moneta e hanno diverse
scadenze temporali.
Di conseguenza, all’attività finanziaria nel bilancio di un operatore corrisponde una passività
finanziaria (PF) nel bilancio di un altro operatore.
Si noti come una caratteristica fondamentale delle attività finanziarie è il tempo che separa le
due prestazioni, da cui deriva una componente di rischio, che tipicamente si collega a
qualunque evento futuro.
Le attività reali (AR) sono beni (di solito materiali) che sono in grado di produrre altri beni;
esse esprimono un rapporto di proprietà ed entrano nel bilancio di un solo operatore.
La parte sinistra del bilancio contiene il totale delle attività dell’operatore (finanziarie e
reali) cioè la sua ricchezza lorda; la parte destra contiene le passività.
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Il capitale netto (CN) è la differenza tra attività e passività ed esprime la ricchezza netta.
Normalmente questa grandezza è positiva, cioè il valore delle attività supera il valore dei
debiti.
Il sistema finanziario ed il sistema reale sono tra loro collegati tramite:
1 – il rapporto tra beni, servizi e forza lavoro con la contropartita dei mezzi di pagamento. I
beni, i servizi e la forza lavoro riguardano il sistema reale mentre i mezzi di pagamento sono
propri del sistema finanziario;
2 – la relazione tra il reddito nazionale Y ed il PIL (Y=PIL) che a sua volta significa che C +
S = C + I ed infine che il risparmio S è uguale agli investimenti I (S = I). Gli investimenti
riguardano sia le attività finanziarie che la ricchezza reale. Le due grandezze si influenzano
vicendevolmente;
3 – la relazione PQ = MV ossia che i prezzi moltiplicati per le quantità devono essere uguali
alla moneta moltiplicata per la sua velocità di circolazione. Ovviamente il membro a sinistra
(PQ) riguarda il sistema reale mentre il membro a destra (MV) riguarda il sistema
finanziario.
Il sistema finanziario influenza, sia in termini quantitativi sia in termini qualitativi:
- Le decisioni di distribuzione del reddito fra consumo e risparmio;
- Le decisioni di investimento delle unità in surplus;
- Le decisioni di finanziamento delle unità in deficit.
Nel rapporto tra il sistema reale ed il sistema finanziario vi è un rapporto molto stretto ma
ancora non è chiaro se un sistema è in grado di influenzare l’altro o se essi si influenzano
vicendevolmente.
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Nella recente evoluzione dei moderni sistemi economici il volume degli strumenti emessi e
negoziati le quantità intermediate dagli operatori e la tipologia dei servizi offerti mostrano
dei valori in crescita spesso a discapito dell’economia reale. In altre parole molti soggetti
che tradizionalmente operano nel sistema reale, preferiscono ora gli impieghi finanziari a
discapito di investimenti produttivi.
Il sistema finanziario è in grado di operare solo se e quando esiste un’adeguata economia
reale e se non vi siano fattori esogeni che possano interferire creando condizioni negative le
quali impediscono o rendono più difficoltoso l’ordinato sviluppo del sistema economico nel
suo complesso.
Il sistema finanziario ed il sistema reale si condizionano tra di loro anche con riguardo al
ciclo economico. I cicli rappresentano una fluttuazione che caratterizza l’intero sistema
economico. Ciascun ciclo consiste in espansioni, recessioni, contrazioni e riprese e questa
sequenza è ricorrente (ma non è standardizzabile nella sua periodicità) e può avere un arco
temporale sia di poco più di un anno sia di molti anni.
Un ciclo evidenzia i seguenti elementi:
- Una tendenza di fondo (trend) che coglie l’andamento di lungo periodo;
- Una componente ciclica (congiuntura) caratterizzata da frequenti oscillazioni dovute
al susseguirsi di periodi di crescita e di flessione, il cui andamento è influenzato dal
trend;
- Una componente stagionale che si sovrappone frequentemente alla componente
ciclica;
- Una componente accidentale che individua movimenti imprevedibili e puramente
occasionali che influenzano fattori stagionali, cicli e trend.
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Per quanto concerne le fasi del ciclo economico, si possono evidenziare come già anticipato:
- Recessione: si ha recessione quando per due trimestri consecutivi si ha una crescita
negativa del Pil. Fase del ciclo economico caratterizzata da rallentamento dell'attività
produttiva accompagnato da debolezza dei consumi, aumento della disoccupazione e,
spesso, da un più basso tasso di Inflazione. È meno grave della depressione;
- Ripresa: fase del ciclo economico corrispondente alla crescita del Pil dal punto
minimo fino al raggiungimento del punto di contatto con la curva di Trend. È una
breve fase durante la quale l’economia, dopo un rallentamento o una recessione, fa
registrare un’inversione di segno anche se con risultati ancora negativi;
- Espansione: fase di crescita caratterizzata da una forte accelerazione e saturazione
dell’attività produttiva senza che vi sia un surriscaldamento dei prezzi;
- Rallentamento: fase in cui la non si ha una crescita o si ha in misura modesta senza
che vi sia una recessione.
Un’altra modalità di studio dei cicli economici riguarda il fatto re temporale e si può
distinguere:
- L’ampiezza, ossia la differenza di livello tra due punti di svolta successivi;
- La durate e l’alternanza, ossia la lunghezza dell’intervallo temporale tra il massimo
del ciclo del periodo precedente e quello del periodo successivo;
- La ricorrenza delle alternanze;
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- Il profilo, cioè la forma del ciclo che può differenziarli anche per il diverso rapporto
tra fasi di espansione e di recessione, la pendenza, il ritmo di
accelerazione/decelerazione.
Il Governo di un paese e la politica economica dovrebbero agire sui cicli economici,
soprattutto nelle fasi negative del ciclo, con riguardo alla loro ampiezza, alla durata, alla
diffusione, alla ricorrenza ed al profilo dei cicli economici. Tuttavia, al giorno d’oggi, non
si hanno più dei cicli non sincronizzati tra i vari paesi che consentivano performance più
attenuate sia nelle fasi favorevoli che nelle fasi sfavorevoli del ciclo ma con l’apertura
internazionale e l’intensificarsi degli scambi, si è avuta anche una sincronizzazione dei vari
cicli economici e quindi diviene difficile pensare che ogni paese possa intervenire
autonomamente ed in modo non coordinato nelle sue azioni di politica economica.
Il sistema bancario rappresenta la componente più importante del sistema finanziario. La
definizione di banca individua il suo ruolo di intermediario tra i soggetti che producono
avanzi finanziari e soggetti che manifestano disavanzi finanziari mentre la componente
estera ha un ruolo mutevole nel tempo.
La baca svolge un ruolo fondamentale dedicandosi in via sistematica ed organizzata alla
copertura degli sbilanci che si verificano nella dinamica dei saldi finanziari degli operato
economici che in genere vengono raggruppati in base dell’omogeneità dei comportamenti e
delle caratteristiche istituzionali in quattro macrosettori:
- Le famiglie, che presentano una posizione strutturale di avanzo finanziario;
- Le imprese, che presentano una posizione struttura di disavanzo finanziario e con
propensione all’assunzione di debiti;
- La pubblica amministrazioni anch’essa in condizioni di disavanzo finanziario dettata
dall’esigenza di sostenere investimenti pubblici;
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- L’estero, la cui condizione finanziaria viene rappresentata nella bilancia dei
pagamenti.
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06-03-2012 INNOVAZIONE FINANZIARIA
L’innovazione finanziaria riguarda l’introduzione di nuovi strumenti finanziari che
assolvono in modo nuovo almeno una delle tre funzioni del sistema finanziario che sono:
1. Generare risorse a titolo di credito/debito
2. Fornire liquidità al sistema
3. Creare canali per trasferire/distribuire il rischio.
Un esempio di innovazione finanziaria può essere fornito dagli Euro bond i quali sono titoli
di Stato che verrebbero emessi congiuntamente dagli Stati europei i quali si ripartirebbero
anche i proventi derivanti la vendita di tali titoli. Tramite l’emissione di Euro bond da parte
dell’Unione Europea, si generano risorse a titolo di debito con le quali si dovrebbe risanare il
sistema economico. Gli Euro bond sono ancora in fase di studio da parte dell’UE.
Esempi più concreti che hanno costituito in passato innovazione finanziaria possono essere i
CCT, le ABS, i derivati.
I CCT (certificati di credito del Tesoro) sono stati introdotti negli anni ’70 come titoli a tasso
variabile. Gli anni ’70 sono stato un periodo di elevata inflazione per l’Italia e quindi gli
operatori non erano più invogliati ad acquistare un titolo a tasso fisso come quelli che
venivano offerti fino a quel momento dallo Stato e l’innovazione finanziaria propria di
questi titoli è stata l’introduzione del tasso variabile e quindi la possibilità di avere un
rendimento indicizzato.
La cartolarizzazione è la cessione di attività o beni di una società definita
tecnicamente originator, attraverso l'emissione ed il collocamento di titoli obbligazionari. Il
credito viene ceduto a terzi, e il rimborso dovrebbe garantire la restituzione del capitale e
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delle cedole di interessi indicate nell'obbligazione. Se il credito diviene inesigibile, chi
compra titoli cartolarizzati perde sia gli interessi che il capitale versato.
Nella cartolarizzazione dei crediti si identificano due costruzioni:
a. Dualistica: l'operazione è formata da due distinti contratti (cessione di credito del
creditore originario alla società di cartolarizzazione più contratto di finanziamento
ossia un mutuo erogato dalla società ai sottoscrittori dei titoli emessi dalla società di
cartolarizzazione), uniti da un collegamento legale.
b. Monistica: tra i due momenti c'è un nesso talmente stretto da farla ritenere unica cioè
un contratto avente un'unitaria causa quale la cartolarizzazione.
Soggetti del contratto sono il creditore originario, cedente, e i sottoscrittori dei titoli. La
società di cartolarizzazione è quindi il tramite attraverso il quale si attua la cessione di
crediti dal cedente ai portatori dei titoli. Con la cartolarizzazione non vi è garanzia della
solvenza del debitore ceduto e i rischi gravano sui portatori dei titoli.
I derivati inizialmente nascono come strumenti di gestione del rischio. In genere il rischio
viene coperto utilizzando un derivato con effetto opposto rispetto all’operazione che si vuole
coprire.
Gli strumenti finanziari innovativi sono quindi quelli che cercano di migliorare l'efficienza
agendo su uno dei tre punti citati. Abbiamo:
1. credit/equity generating instruments ne sono es. il tasso indicizzato sulle obbligazioni
pubbliche;
2. liquidity enhanching instruments es.: la titolarizzazione degli attivi che ha dato la
possibilità di creare liquidità da uno strumento che generalmente non ne disponeva;
3. risk-trasferring instruments ne sono es. gli strumenti derivati.
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La teoria REGULATORY DIALECTIC (KANE, EISENDEIS): si pone l'accento sulla
vigilanza: la necessità primaria è quella di rispondere agli obblighi di vigilanza. Sono quindi
strumenti innovativi tutti quelli che cercano e riescono ad eludere gli obblighi di vigilanza.
Teoria di Ribsinsky(1995)
Ribsinsky ha analizzato l'evoluzione dei sistemi finanziari individuando tre fasi.
1. BANK ORIENTED STAGE, sono i sistemi finanziari meno evoluti di tipo banco
centrico ossia che vedono come centro del sistema le banche. È un sistema ben
delineato e gli strumenti tipici sono i prodotti bancari. Gli strumenti sono: mutui e
prestiti in generale. Si parla di prestiti in Pool (prestiti sindacati) quando un
affidamento e quindi un prestito di importo troppo elevato viene diviso tra più banche
al fine di diversificare il rischio.
2. MARKET ORIENTED STAGE: è un sistema che vede la comparsa degli intermediari
finanziari e che è di tipo mercatocentrico. I confini di tale sistema tendono a perdere la
loro definizione e tendono a coprire un numero più vasto di operatori. Si ha quindi la
formazione del mercato di capitali. Si parla di BACKUP FACILITIES , cioè le
imprese possono emettere obbligazioni. Ci sono dei vincoli: le banche organizzano le
emissioni, e si impegnano ad acquistare le quote non piazzate.
3. STRONGLY MARKET ORIENTED STAGE: è un sistema basato interamente sul
mercato e quindi è un sistema mercatocentrico puro. In questa fase non si ha più il
bisogno di intermediazione delle banche che invece forniscono servizi di consulenza e
assistenza. Si ritorna verso una forma di credito diretto dove gli intermediari hanno la
funzione di gestire e garantire il credito.
I tre livelli del sistema finanziario corrispondo ad una diversa operatività degli intermediari
finanziari che è andata espandendosi nel corse del tempo.
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08-03-2012 SALDI FINANZIARI
Il saldo finanziario esprime la differenza tra attività finanziarie e passività finanziarie. Ogni
operatore economico ha il proprio saldo finanziario che può essere positivo (si parla allora di
surplus finanziario) oppure negativo (si parla di deficit finanziario).
Y - C = S SF = S – I
S > I ∆AF > ∆PF
∆AF < ∆PF
I saldi finanziari consentono di studiare la distribuzione della ricchezza, il collegamento tra
sistema finanziario e sistema reale ed il collegamento che c’è tra I vari soggetti presenti nel
sistema finanziario.
I soggetti aggregati sono le famiglie, le imprese, lo Stato e l’estero ed i saldi finanziari dei
soggetti aggregati vengono chiamati saldi finanziari aggregati.
S = 100
Acquisto immobili = 30
Mutuo = 15
Acquisto titoli = 85
∆AF - ∆PF = 85 - 15 = 70
In questo caso, tra le attività finanziarie figurano solamente I titoli acquistati e tra le
passività finanziarie solamente il mutuo. All’analogo risultato si giunge ragionando in
termini di risparmio ed investimento.
S – I = 100 – 30 = 70
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In questo caso, il risparmio è costituito dalla differenza tra il reddito Y e le spese per i
consumi C ed è pari a 100 mentre tra gli investimenti vi è l’acquisto dell’immobile.
Il rapporto tra economia reale e sistema finanziario è evidente in quanto il valore dato dalla
differenza S – I viene impiegato nell’acquisto di attività finanziarie (anche se venisse
detenuto sotto forma di moneta, essa costituirebbe comunque un attività finanziaria).
L’esistenza di un sistema finanziario in cui è possibile avere un accesso al credito consente
un investimento/consumo migliore in quando è possibile reperire delle risorse necessarie per
il consumo se le risorse proprie non sono momentaneamente sufficienti per poi rimborsare il
prestito ottenuto e mantenere lo stesso livello di consumi se si ha l’aspettativa di veder
crescere il proprio reddito. Il sistema finanziario consente anche ai soggetti in surplus un
impiego differenziato tra le varie attività finanziarie che si possono reperire nel sistema
finanziario.
L’acquisto di attività finanziarie finanzia l’economia reale in quanto se si pone ad esempio
l’acquisto di titoli di una società o la sottoscrizione di un prestito obbligazionario, è lecito
pensare che quella società che aveva bisogno di reperire risorse, lo stesse facendo per
l’acquisto di beni reali o per nuovi investimenti e proprio in quest’ultimo caso vi è anche lo
stimolo per l’economia reale impartito dal sistema finanziario.
Anche il risparmio stesso, come detto in precedenza, è determinato dall’economia reale in
quanto è dato dalla parte restante di reddito tolte le risorse necessarie per i consumi ed il
reddito deriva dall’economia reale.
Quando si parla di scelte finanziarie occorre tener presente che esse sono dettate da
molteplici determinanti.
TEORIA DEL CICLO VITALE
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Secondo questa teoria, gli individui pianificano le loro decisioni di consumo e di risparmio
lungo ampi periodi con l'intento di allocare il loro consumo in modo soddisfacente nel corso
dell'intera vita.
Il risparmio è dunque essenzialmente una conseguenza del desiderio degli individui di
assicurarsi il consumo nella vecchiaia.
Fino al momento dell'inizio della sua vita lavorativa, l'individuo trae le sue entrate dalla
famiglia. Reddito e consumi sono sovrapponibili.
Con l'entrata nel mondo del lavoro l'individuo consuma la quasi totalità del suo reddito
arrivando persino a indebitarsi. I progressi di carriera e di reddito colmeranno il gap e
consentiranno di destinare quote crescenti di guadagno al risparmio. Quest'ultimo darà i suoi
frutti (pensione integrativa, polizza vita ecc.) quando sopraggiungerà il pensionamento e con
esso la fase calante del reddito: il ricorso alle attività finanziarie accumulate permetterà
all'individuo di mantenere costante (o quasi) il suo livello di consumo.
CL = YN
C = YN/ L e poiché S = Y – C si ha S = Y L – N/L
Dove: Y è il reddito, L gli anni vissuti, N l’età lavorativa, S il risparmio.
Il risparmio accumulato è uguale ad una frazione del reddito corrispondete alla quota di vita
passata in pensione. Le scelte sono influenzate dalla vita attesa, dal trade-off
rischio/rendimento, le aspettative economiche, la cultura, ecc.
Le famiglie, soprattutto in Italia, hanno strutturalmente un saldo finanziario positivo mentre
le imprese hanno strutturalmente un saldo finanziario in passivo. Le imprese hanno tale
situazione strutturale in quanto utilizzano molto il concetto di leva finanziaria e quindi
hanno la convenienza ad operare in tale situazione finanziario. Il saldo finanziario
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dell’aggregato imprese va dunque esaminato in un ottica qualitativa e non meramente
quantitativa ma tenendo conto anche del trend di tale saldo finanziario.
Se il risparmio interno non è sufficiente per effettuare gli investimenti programmati lo si può
reperire all’estero creando però un deficit nella bilancia dei pagamenti che può causare uno
squilibrio del sistema economico se protratto per un tempo considerevole e/o oltre una certa
misura.
Le decisioni finanziarie delle famigli e delle imprese vengo altresì influenzate dalle
informazioni sia nella loro quantità sia nella qualità delle informazioni stesse.
Si definisce informazione ogni dato riferito alla singola attività finanziaria ed al suo
emittente oppure all’economia nel suo complesso.
Si possono avere informazioni specifiche, generiche, pubbliche o private. Le informazioni
possono essere fornite da vari soggetti con una frequenza ed un’attendibilità variabile. Un
ruolo molto importante in tema di informazioni è dato dalle agenzie di rating le quali
forniscono giudizi sia sulle singole imprese che per gli stati.
I saldi finanziari vengono determinati da un trasferimento di risorse tra soggetti in surplus
verso soggetti in deficit che può avvenire secondo metodi diversi.
Il sistema finanziario si basa soprattutto sul credito diretto con il quale un operatore in
surplus finanziario cede risorse ad un operatore in deficit finanziario senza che vi sia
l’operato di un intermediario finanziario. Il soggetto in surplus in questo modo si fa carico
dell’intero rischio dato dalla mancata restituzione del credito concesso mentre nel caso del
credito indiretto, con la presenza dell’intermediario finanziario che si occupa di far
incontrare i due soggetti oppure accorpando il surplus di più soggetti per far fronte a
richieste di risorse ingenti, il rischio non fa più capo ai soggetti in surplus ma viene in parte
trasferito all’intermediario finanziario. L’intermediario finanziario ha una capacità migliore
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e più efficiente nella gestione di questo rischio ed inoltre avrà anche una remunerazione
maggiore per aver sopportato tale rischio.
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12-03-2012 TEORIE E MODELLI DI INTERMEDIAZIONE
L’attività svolta da mercati ed intermediari finanziari facilità la mobilità dei capitali in
quanto incide positivamente sulla disponibilità di informazioni, liquidità e negoziabilità
degli strumenti, possibilità per tutti gli operatori di trovare la desiderata combinazione di
rischio/rendimento.
Un sistema economico perfetto, per poter funzionare, non avrebbe bisogno di alcun
intermediario finanziario in quanto tutti gli scambi dovrebbero potersi concludere in modo
diretto ed autonomo tra i vari soggetti.
L’inevitabile presenza di limiti e di vincoli del trasferimento diretto tra soggetti in surplus e
soggetti in deficit genera spazi economici per l’inserimento degli intermediari finanziari la
cui capacità di ridurre le imperfezioni dovrebbe consentire di accrescere qualità e numero di
scambi offrendo margini di convenienza superiori al costo che l’attività di intermediazione
comporta.
Un’attività di intermediazione creditizia ha bisogno di uno spazio economico in cui inserirsi
in modo tale da trovare la sua giustificazione economica. Se tale spazio economico non
esistesse, sarebbe da preferire il modello di credito diretto a discapito del modello di credito
indiretto.
1- Scelte in assenza di intermediario finanziario;
Nel periodo 1, ad un certo livello di reddito Y corrisponde un certo livello di consumo C1
che viene condizionato dal reddito e dall’ammontare dei risparmi. Il risparmio in questo caso
può essere utilizzato per aumentare i consumi nel periodo 2 dove si possono effettuare dei
consumi per un valore maggiore al reddito del periodo.
2- Presenza di intermediari;
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Nel periodo 1, grazie alla presenza di intermediari finanziari e quindi con l’accesso al
credito, è possibile aumentare i propri consumi indipendentemente dal livello di reddito del
periodo ma nel periodo 2 i consumi dovranno essere ridotti per ripagare il prestito ottenuto
nel periodo 1.
C1P – Y1 = ammontare del prestito ottenuto
Y2 – C2P = quota di reddito
necessaria per ripagare il prestito
3- Scelte in presenza di intermediari;
Il costo del prestito determina
l’inclinazione della retta per cui ad un
costo di intermediazione maggiore
corrisponde un’inclinazione
della retta maggiore e viceversa.
COSTO OPPORTUNITA’ DELL’INTERMEDIAZIONE
La riduzione dei molteplici costi, diretti e indiretti, connessi alla conclusione di qualsiasi
transazione rappresenta una delle principali funzioni attribuite all’intermediario finanziario
in quanto la sua attività si esprime nella capacità di assorbire tutto o parte dei costi che
gravano su una transazione finanziaria riducendo i costi rispetto a quelli che le parti
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dovrebbero sostenere nell’ipotesi di conclusione di uno scambio diretto ed autonomo
rendendo in questo modo lo scambio più conveniente.
La mancata conclusione di uno scambio diretto è imputabile a molteplici imperfezioni ma in
particolare a costi che vengono genericamente definiti come “costi di transazione” e che
possono essere ricondotti a tre tipologie:
1- Search cost,sono costi associata alla ricerca di una controparte;
2- Verification cost, sono i costi connessi all’attività di reperimento delle informazioni
sulla controparte e sulla sua solvibilità;
3- Monitoring cost, sono costi che riguardano il monitoraggio della controparte e sulla
sua capacità di restituire il prestito ottenuto alla scadenza.
In presenza di costi di transazione (T) nel modello di credito diretto, la situazione delle
controparti può essere schematizzata nel modo seguente:
Rs = ritorno dell’investitore = R – Ts
R = tasso di interesse; Ts = costo sostenuto dall’investitore;
Rb = costo del debitore = R + Tb
R = tasso di interesse; Tb = costo sostenuto da debitore.
Intendendo per spread la differenza tra il ritorno del venditore ed il costo sostenuto dal
debitore nel credito diretto si ha:
Spread = Rb – Rs
Ipotizzando che:
R = 5 ; Ts = 2 ; Tb = 2
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Si ha:
Rs = 3 ; Rb = 7
Spread= 7 – 3 = 4
L’esistenza di tale differenziale crea spazio economico per l’intermediari creditizio che può
operare ad un costo minore (es. C = 1) ottenendo così dei benefici maggiori sia per
l’investitore che per il debitore.
Rs = 5 – 1 = 4 ; Rb = 5 + 1 = 6 ; Spread = 6 – 4 = 2
L’intervento di un intermediario finanziario ha senso se riduce i costi. I costi che ci
sarebbero se non vi fosse la presenza dell’intermediario finanziario ed i costi dopo la sua
entrata devono essere maggiori dei costi da esso sostenuti.
Gli intermediari finanziari non devi per forza ripartire i benefici tra investitore e debitore ma
tali vantaggi possono essere ripartiti a favore dell’uno o dell’altro anche se l’etica
suggerirebbe una soluzione equa di ripartizione.
ASIMMETRIE INFORMATIVE
L’asimmetria informativa è la condizione di mercato in cui alcuni soggetti dispongono di
un’informazione che altri non hanno, cioè quando l’informazione completa è presenta solo
su un lato del mercato. L’asimmetria informativa determina un vantaggio conoscitivo basato
sul prezzo, sulla qualità e quindi sul rapporto qualità/prezzo. Ciò condiziona le definizioni
contrattuali. A causa dell’asimmetria informativa e della razionalità limitata non si è
sperimentalmente in grado di stabilire un contratto completo, il quale per definizione
prevede e descrive tutte le contingenze che possano emergere durante la relazione
contrattuale, e assicura l’esecuzione dei termini contrattuali. Già di per sé poi il contratto fa
passare da una condizione di conflitto potenziale ad una condizione di conflitto effettivo, che
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dalla sfera privata passa alla sfera pubblica, in particolar modo nel caso di mancato
adempimento degli accordi contrattuali.
L’asimmetria informativa può essere frutto di una scelta razionale in cui l’agente informato
incentivi il mantenimento dell’imperfezione, aumentando conseguentemente i costi di
acquisizione dell’informazione per l’agente non informato. Il potere conoscitivo è dunque
potere economico-contrattuale, in quanto l’agente informato conosce la disponibilità a
pagare dell’agente non informato: ciò permette quindi di influenzare i prezzi e la
distribuzione di reddito.
In generale l’asimmetria informativa produce un comportamento opportunistico che si
manifesta in due fenomeni principali:
selezione avversa
moral hazard
La selezione avversa è una condizione di mercato dovuta ad asimmetria informativa pre-
contrattuale (anche detta pre-transazione), in cui la selezione dei venditori non è ottimale.
Ciò determina un fallimento del mercato riducendone le dimensioni o eliminandolo
completamente, impedendo comunque la realizzazione di scambi socialmente efficienti.
Tutto ciò è dovuto ad un’asimmetria informativa tale che i potenziali acquirenti non
acquistano prodotti di cui non riescano a percepire correttamente la qualità; ciò comporta
una diminuzione dei prezzi, costringendo i venditori di prodotti di alta qualità ad uscire dal
mercato: è così che solo la selezione avversa di venditori di bassa qualità resta nel mercato.
Akerlof esemplifica le conseguenze dell'asimmetria informativa con il caso
del mercato delle auto usate. Il mercato offre sia auto usate in buono stato sia auto in cattive
condizioni (dei "bidoni" o, nel gergo americano, "limoni"). La persona interessata
all'acquisto non conosce nulla in anticipo, né se l'auto è buona, né se l'auto è un bidone.
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L'ipotesi migliore sulla quale si baserà l'acquirente è che l'auto sia di media qualità, per cui
sarà disposto a pagarla il giusto prezzo per un'auto di media qualità.
Il proprietario di un'auto di qualità elevata, quindi, non riuscirà a venderla ad un prezzo così
elevato da ritenere conveniente la vendita. Di conseguenza, i proprietari di auto in buono
stato non cercheranno di piazzare i propri beni sul mercato delle auto usate. Il ritiro dei
mezzi buoni riduce il livello qualitativo medio delle auto presenti nel mercato, determinando
una revisione al ribasso delle aspettative sulla qualità delle auto da parte dei compratori. A
loro volta, i proprietari di auto moderatamente buone decideranno di abbandonare il
mercato, e via discorrendo. Il risultato è che in un mercato nel quale si riscontra asimmetria
informativa nei confronti della qualità, mostra caratteristiche simili a quelle descritte
dalla Legge di Gresham: il cattivo costringe il buono ad allontanarsi.
Supponiamo di poter usare un numero q per indicare la qualità di un'auto usata, dove q è
uniformemente distribuita nell' intervallo [0,1]. La qualità media di un' auto usata sul
mercato è pertanto uguale a 1/2.
Ci sono innumerevoli acquirenti in cerca di un'automobile che sono pronti a pagare il prezzo
di (3/2)q per auto la cui qualità è q. Ci sono inoltre commercianti pronti a vendere auto di
qualità q a prezzi q. Se la qualità potesse essere osservabile, il prezzo delle auto usate si
troverebbe quindi tra un valore q e (3/2)q, le auto sarebbero vendute e tutti risulterebbero più
soddisfatti.
Se la qualità di un' automobile non è osservabile dagli acquirenti, allora ad essi sembrerà
ragionevole stimare la qualità di un'auto offerta definendo una qualità media di tutte le
automobili. Sulla base di questa valutazione, la disponibilità a pagare per qualunque auto
ricevuta sarà uguale a (3/2)(q_avg), dove q_avg sta per la qualità media di automobile.
Supponiamo ora che il prezzo di equilibrio del mercato sia un certo prezzo p dove p>0. A
questo prezzo tutti i proprietari di auto con qualità inferiore a p vorranno vendere la loro
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auto. Poiché la qualità è distribuita uniformemente tra 0 e p, la qualità media delle auto in
vendita al prezzo p sarà solamente p/2.
Sappiamo che per un'auto di qualità p/2, gli acquirenti saranno disposti a pagare solo
(3/2)(p/2) = (3/4)p. Perciò al prezzo p nessuna automobile potrà essere venduta (perché
p>(3/4)p). Poiché p è un prezzo arbitrario, è dimostrato che non sarà venduta nessuna auto a
qualsiasi prezzo non negativo. Il mercato delle auto usate collassa nel caso di asimmetria
informativa.
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13-03-2012 L’ATTIVITA’ BANCARIA – TUB E TUF
L’attività bancaria viene definita dall’articolo 10 del testo unico bancario (decreto legislativo
395/93) il quale afferma che “la raccolta di risparmio tra il pubblico e l’esercizio del
credito costituiscono l’attività bancaria. Essa ha carattere di impresa.”
Al successivo articolo 11 viene definita anche la raccolta del risparmio. “Ai fini del presente
decreto legislativo è raccolta del risparmio l'acquisizione di fondi con obbligo di rimborso,
sia sotto forma di depositi sia sotto altra forma.
2. La raccolta del risparmio tra il pubblico è vietata ai soggetti diversi dalle banche.
[…] non costituisce raccolta del risparmio tra il pubblico quella effettuata:
a) presso soci e dipendenti;
b) presso società controllanti, controllate o collegate.
Il divieto del comma 2 non si applica:
a) agli Stati comunitari, agli organismi internazionali ai quali aderiscono uno o più
Stati comunitari, agli enti pubblici territoriali ai quali la raccolta del risparmio è
consentita in base agli ordinamenti nazionali degli Stati comunitari;
b) agli Stati extracomunitari e ai soggetti esteri abilitati da speciali disposizioni del
diritto italiano;
c) alle società per azioni e in accomandita per azioni per la raccolta effettuata, nei
limiti previsti dal codice civile, mediante l'emissione di obbligazioni;
d) alle società cooperative per la raccolta effettuata mediante l'emissione di
obbligazioni;
e) alle società e agli enti con titoli negoziati in un mercato regolamentato per la
raccolta effettuata mediante titoli anche obbligazionari;
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f) Ecc.
La raccolta del risparmio ha la caratteristica essenziale dell’obbligo di rimborso alla
scadenza. Tale raccolta può essere effettuata anche con altri metodi diversi dai depositi ma
persiste l’obbligo di rimborso anche per le forme diverse dai depositi.
Per “raccolta diffusa” si intende il fatto che la raccolta di risparmio è rivolta ad un numero
elevato di potenziali investitori e con forme di contrattazione standardizzata.
La raccolta di risparmio tra il pubblico è vietata ai soggetti diversi delle banche come sancito
dal comma 2 dell’art 11 TUB. Il testo unico bancario però non definisce l’attività di
“esercizio del credito” e l’individuazione di tale attività è stata affidata alla dottrina la quale
ha individuato tale attività come le operazioni di prestito, il leasing, il rilascio di garanzie ed
i crediti di firma.
L’attività bancaria riguarda l’esercizio congiunto della raccolta di risparmio e dell’esercizio
del credito che è un’attività che può essere esercitata congiuntamente solamente dalle
banche e non dagli altri intermediari finanziari i quali possono esercitare una sola delle due
attività e non entrambe congiuntamente. In genere, l’attività più diffusa presso gli
intermediari diversi dalle banche è quella di esercizio del credito.
L’art. 106 recita: “L’esercizio nei confronti del pubblico delle attività di concessione di
finanziamenti sotto qualsiasi forma, e di negoziazione e gestione in valuta sono riservate ad
intermediari finanziari autorizzati iscritti in un apposito albo tenuto dalla Banca d’Italia
Oltre alla attività di cui al comma 1 gli intermediari finanziari possono prestare servizi di
pagamento a condizione che siano a ciò autorizzati ai sensi dell’articolo 114 –novies,
comma 4 e iscritti nel relativo albo nonché prestare servizi di investimento se autorizzati ai
sensi dell’art. 18 comma 3 del D.Lgsl. 58/98.
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Gli intermediari finanziari possono altresì esercitare le altre attività a loro eventualmente
consentite dalla legge nonché attività connesse e strumentali nel rispetto delle disposizioni
dettate dalla Banca d’Italia”
Con la riforma del Testo Unico Bancario si è avuto un riordino della regolamentazione e
dell’assetto dei controlli a cui sono sottoposti gli intermediari finanziari con l’obiettivo di
assicurare la sana e prudente gestione dei soggetti vigilati e rafforzare la stabilità
complessiva del sistema finanziario.
Prima della riforma, gli intermediari non bancari godevano di una vigilanza meno invasiva
di quella applicata alle banche. Con la riforma è stato costituito un Albo unico degli
intermediari vigilati ed è venuta meno la distinzione tra intermediari iscritti all’elenco
speciale ed i soggetti iscritti all’elenco generale. L’autorizzazione all’esercizio dell’attività
può essere concessa sia ad intermediari di nuova costituzione sia ad intermediari già esistenti
previa verifica da parte della Banca d’Italia che riguardano in particolare la natura giuridica
dell’intermediario e il suo capitale.
Gli intermediari inoltre possono solamente concedere credito e ciò consiste il core business
dell’intermediario ma non possono effettuare la raccolta di risparmio presso il pubblico.
Vengono individuate anche altre attività collaterali o connesse che per evitare che tali
attività espongano gli intermediari a nuove tipologie di rischio, lo schema di Banca d’Italia
prevede che queste siano svolte solo in via subordinata.
I nuovi intermediari finanziari sono soggetti a requisiti organizzativi, amministrativi e
patrimoniale secondo il principio di proporzionalità.
Il Testo unico sulla finanza (TUF), ufficialmente Testo unico delle disposizioni in materia di
intermediazione finanziaria è il Decreto legislativo n°58/1998 che opera un'armonizzazione,
un coordinamento ed un'integrazione delle norme in materia di mercati finanziari che si
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erano andate accumulando tra la fine degli anni '80 e la prima metà degli anni '90. Il TUF è
entrato in vigore il 1º luglio 1998.
Una delle maggiori innovazioni del TUF è la creazione delle Società di gestione del
risparmio (SGR), come intermediari finanziari autorizzati a svolgere il servizio di gestione
di patrimoni mobiliari sia su base individuale sia su base collettiva. Nasce così anche
in Italia la figura del gestore unico, già presente negli altri Paesi europei.
L’art. 1 del T.U. Finanza (D.Lgs. 58/98) definisce la natura dei servizi di investimento e
dell’attività di gestione collettiva del risparmio ed i soggetti ad essi abilitati.
Costituiscono servizi di investimento le seguenti attività che abbiano ad oggetto strumenti
finanziari:
- negoziazione per conto proprio
- negoziazione per conto terzi
- collocamento, con o senza preventiva sottoscrizione o acquisto a fermo, ovvero
assunzione di garanzia nei confronti dell’emittente
- gestione su base individuale di portafogli di investimento per c/terzi
- ricezione e trasmissione di ordini nonché mediazione
- consulenza in materia di investimenti
- gestione dei sistemi multilaterali di negoziazione
A questi si aggiungono servizi accessori: custodia e amministrazione di strumenti finanziari,
locazione di cassette di sicurezza, finanziamenti strumentali, servizi connessi all’emissione e
collocamento di strumenti finanziari.
La gestione collettiva del risparmio si realizza attraverso:
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- la promozione, istituzione e organizzazione di FCI e l’amministrazione dei rapporti
con i partecipanti
- la gestione del patrimonio degli OICR (FCI e SICAV) e di Fondi
- Pensione, di propria o altrui istituzione.
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15-03-2012 I MERCATI FINANZIARI
Il mercato finanziario è il luogo fisico o figurato in cui vengono scambiati gli strumenti
finanziari e la tipologia di strumenti finanziari che vengono scambiati al suo interno
classifica il mercato stesso.
Gli strumenti sono i contratti aventi per oggetto diritti e prestazioni di natura finanziaria che
vengono scambiati con l’ausilio degli intermediari i quali costituiscono le istituzioni atte alla
mediazione finanziaria. Un ulteriore elemento caratterizzante il mercato finanziario è
l’ordinamento il quale assurge il compito di regolare l’attività di tale mercato.
Gli strumenti finanziari scambiati nel mercato finanziario possono essere inizialmente
classificati in:
- Strumenti di partecipazione, sono degli strumenti che consento di partecipare in
maniera più o meno ampia al rischio di impresa che si sostanzia nella partecipazione
agi utili e/o alle perdite di una società, un tipico esempio di tali strumenti è costituito
dalle azioni;
- Strumenti di indebitamento, sono degli strumenti che hanno una natura opposta a
quella delle azioni, per le azioni infatti si ha una quota di capitale societario mentre
per tali strumenti (es. obbligazioni) si sottoscrive una quota di debito;
- Strumenti assicurativi, gli strumenti assicurativi sono degli strumenti che hanno il
compito di eliminare o quanto meno limitare il rischio. Va distinto il rischio puro dal
rischio finanziario, il rischio puro infatti riguarda un evento totalmente negativo (es.
incidente) mentre il rischio finanziario può avere anche una natura positiva (es.
partecipare alle perdite ma anche agli utili di una società).
Un ulteriore classificazione fondamentale per distinguere il mercato consiste nella
distinzione tra mercato primario e mercato secondario.
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Il mercato primario è il mercato in cui avviene la prima quotazione degli strumenti
finanziari, per tutte le successive quotazioni si fa ricorso al mercato secondario. In altre
parole, sul mercato primario vengono negoziati strumenti di nuova emissione mentre sul
mercato secondario vengono negoziati strumenti già emessi in precedenza.
Gli strumenti finanziari sono contratti che hanno per oggetto la realizzazione dello scambio
finanziario attraverso il trasferimento delle risorse finanziarie tra investitori e prenditori di
fondi, la classificazione degli strumenti amplia le opportunità di scambio fra i soggetti.
Queste le principali caratteristiche in base alle quali si distingue.
La natura dei diritti incorporati:
- Strumenti che incorporano sia diritti di proprietà sia di credito (titoli rappresentativi del
patrimonio di una società di capitali): con riferimento ai titoli azionari ci sono i diritti
amministrativi (diritto di voto, di impugnativa per la tutela delle minoranze, di recesso e di
opzione) e quelli di credito (diritto di partecipazione ai Dividendi, al rimborso del
patrimonio della società).
- Strumenti che incorporano esclusivamente diritti di credito: ovvero il diritto di ottenere
prestazioni economico-finanziari come il pagamento a scadenza prefissata di una
remunerazione a titolo d’interesse (tasso fisso o variabile) o il rimborso del capitale a termini
prefissati; tale tipo di strumenti attribuiscono al prenditore un controllo minore sulla
disponibilità delle risorse finanziarie ricevute e nessuna discrezionalità per la dimensione
dell’onere finanziario sostenuto, mentre il finanziatore e favorito da una maggiore rigidità
contrattuale che determina con maggiore chiarezza le prestazioni del debitore.
- Strumenti che incorporano il diritto discrezionale e/o l’obbligazione di comprare/vendere a
termine un’attività finanziaria.
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Gli strumenti finanziari di partecipazione e/o di credito possono diventare oggetto di altri
contratti definiti strumenti a titoli derivati che si distinguono in:
- Strumenti che incorporano esclusivamente obbligazioni reciproche a termine;
- Strumenti che contengono il diritto discrezionale (opzione) di una delle due parti di
acquistare o vendere a termine nei confronti dell’altra parte, titolare della contrapposta
obbligazione, una data attività finanziaria; nella prassi si distinguono contratti in cui:
o l’opzione può essere esercitata solo ad una scadenza prestabilita;
o l’opzione può essere esercitata entro una scadenza prestabilita;
A differenza dei precedenti strumenti, le opzioni si caratterizzano per l’asimmetria fra i
contraenti e per quella ex-ante dei possibili esiti contrattuali.
- Trasferibilità: e un aspetto tecnico contrattuale assai rilevante, dato che consente la
circolazione degli strumenti finanziari successivamente alla loro emissione. La
trasferibilità rende uno strumento finanziario un mezzo di pagamento;
- Negoziabilità: e il requisito tecnico e formale della trasferibilità che consente
l’effettivo trasferimento del titolo di proprietà e/o di credito, tale requisito e favorito
da standardizzazione e divisibilità. La negoziabilità dipende anche da condizioni
esterne come la quotazione dello strumento finanziario;
- Liquidità: e intesa come convertibilità in moneta e dipende sia dalla negoziabilità che
dalla durata residua dello strumento finanziario; a tale concetto va poi affiancato
quello di capacita monetarie intesa come l’idoneità di un certo strumento ad essere
usato direttamente come mezzo di pagamento o comunque ad essere convertito in
moneta con costi, rischi e tempi praticamente nulli.
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- La convertibilità: ossia la trasformazione di uno strumento finanziario in un altro o di
alcune clausole contrattuali;
- La valuta di denominazione: definita dal contratto sottostante, e quella in cui sono
pagati/incassati i flussi monetari;
- Costo di produzione e costo d’uso;
- Complessità e scomponibilità;
- Il regime fiscale.
Gli strumenti ibridi partecipativi sono strumenti finanziari con caratteristiche giuridiche
ed economiche intermedie tra l’azione e l’obbligazione, e per questo qualificati come
ibridi. Per l’emissione di tali strumenti devono ricorrere particolari condizioni e devono
essere rispettati specifici requisiti.
L’efficienza dei mercati finanziari può essere esaminata secondo tre aspetti quali:
- L’efficienza allocativa-funzionale: concerne gli aspetti istituzionali, organizzativi ed
operativi che consentono agli intermediari di individuare i progetti migliori da
finanziare. Si realizza quando i fabbisogni delle unità che effettuano gli scambi
risultano soddisfatti e non si ritiene necessario procedere ad un’ulteriore
ridistribuzione delle risorse finanziarie. Il mercato finanziario ha consentito agli
operatori di perseguire in maniera ottimale i propri obiettivi di finanziamento e
impiego;
- L’efficienza informativa: riguarda le relazioni tra prezzi ed informazioni. Si realizza
quando i prezzi riflettono in modo corretto tutte le informazioni disponibili ed è
funzione dell’intensità della informazione e della velocità con cui è incorporata nel
prezzo. L’efficienza informativa a sua volta può essere distinta in:
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o Efficienza debole: i prezzi incorporano soltanto informazioni di tipo storico;
o Efficienza semi-forte: i prezzi riflettono tutte le informazioni disponibili sul
mercato. Gli investitori istituzionali non possono battere il mercato;
o Efficienza forte: i prezzi sono la risultante di tutte le informazioni disponibile di
tipo storico, prospettico, di dominio sia pubblico che privato;
- Efficienza tecnico – operativa: esprime la capacità di un mercato finanziario di
realizzare la funzione di contenimento dei costi di transazione e di agevolare gli
scambi finanziari. Tale forma di efficienza viene misurata su 4 parametri quali:
o Ampiezza, con riferimento alla presenza nel mercato finanziario di ordini di
acquisto e vendita di importi elevati in corrispondenza dei diversi possibili
livelli di prezzo;
o Spessore, riferito alla presenza nel mercato di numerosi ordini di
acquisto/vendita;
o Immediatezza, con riferimento al tempo necessario per realizzare le transazioni;
o Elasticità, riferita alla capacità di immettere rapidamente nuovi ordini sul
mercato per riequilibrare un temporaneo squilibrio tra domanda e offerta.
L’efficienza informativa e l’efficienza tecnico-operativa sono strettamente collegati in
quanto se si hanno a disposizione delle informazioni complete e diffuse si è anche in grado
di migliorare il funzionamento del mercato in termini operativi che a sua volta si traduce in
un miglioramento dell’allocazione delle risorse ossia nell’efficienza allocativa.
I mercati finanziari possono essere distinti come mercati ad asta (order driven) oppure in
mercati market making. La differenza tra le due tipologie di mercato riguarda sia la
procedura di negoziazione adottata.
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Nei mercati order driven, il pricing e il risultato di un processo order driver (i flussi di ordini
di acquisti e vendite vengono incrociati su base di priorita di prezzo e di tempo), i prezzi
negoziati si muovono al rialzo/ribasso in funzione del prevalere di ordini di acquisto/vendita.
Vi è la figura del broker finanziario il quale accoglie gli ordini di acquisto e di vendita senza
incidere sul prezzo.
Nel market making, il pricing si svolge con un processo del tipo quote driver, ovvero
l’organizzazione del mercato prevede la presenza di intermediari che operano come dealer e
con una specifica funzione di market making, cioè di quotazione dei titoli (l’intermediario
espone le proposte di prezzo e le quantità a cui e disposto a comprare o vendere).
La classificazione più importante e maggiormente utilizzata per i mercati finanziari li
distingue in:
- Mercato assicurativo, nel quale gli operatori si coprono dai rischi pure mediante la
stipula di appositi contratti con operatori specializzati;
- Mercato creditizio, nel quale gli intermediari specializzati riescono a soddisfare le
divergenti esigenze degli scambisti ricorrendo ad operazioni di raccolta ed erogazione
di prestiti;
- Mercato mobiliare, nel quale trovano esecuzione tutte le operazioni aventi ad oggetto
titoli destinati a circolare tra gli operatori.
I mercati mobiliari svolgono le funzioni di finanziamento attraverso l’emissione ed il
collocamento dei titoli, il pricing degli strumenti negoziati, l’aumento della liquidità degli
scambi, la riduzione dei costi di transazione ed il trasferimento della proprietà delle società
per azioni.
In relazione alla tipologia degli strumenti negoziati, anche i mercati mobiliari si distinguono
in mercato monetario, obbligazionario, azionario e degli strumenti derivati.
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Il mercato monetario è il mercato nel quale si compiono transazioni aventi ad oggetto titoli
di mercato monetario ossia titoli con scadenza non superiore ai 12 mesi. I requisiti di
funzionalità del mercato monetario sono la breve scadenza nominale dei titoli, l’elevata
negoziabilità, impersonalità dei rapporti tra emittente e sottoscrivente. Il mercato monetario
ed il mercato dei cambi differiscono per l’oggetto delle transazioni ma sono molto simili con
riguardo alle dimensione, alla funzione centrale svolta dalle banche al suo interno, il ruolo
dei dealer-market maker e l’intervento delle Autorità monetarie.
Nel mercato obbligazionario le transazioni hanno per oggetto titoli di debito emessi da
imprese, intermediari finanziari ed emittenti sovrani.
Nel mercato azionario le transazioni hanno per oggetto le azioni ed altri titoli rappresentativi
di partecipazione al capitale delle imprese.
Nel mercato degli strumenti derivati, oggetto di transazioni sono le differenti tipologie di
strumenti derivati.
Per quanto riguarda la natura istituzionale, i mercati mobiliari possono essere regolamentati
o non regolamentati in relazione alla presenza di una specifica disciplina che attiene alle
condizioni di accesso di emittenti ed intermediari, obbligo di trasparenza e meccanismi di
pricing.
Un mercato regolamentato deve fornire ai partecipanti alcuni servizi fondamentali come
stabilire le regole di svolgimento delle contrattazioni ed attivare il meccanismo di
formazione dei prezzi, predisporre le strutture necessarie alla liquidazione delle
contrattazione, formare norme di corporate governance per assicurare il buon funzionamento
del sistema.
I mercati non regolamentati, detti anche over the counter, si caratterizzano per assenza di
norme e procedure standardizzate ma non di meccanismi di autoregolamentazione gestiti
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dagli operatori stessi e pertanto sono adatti alla negoziazione di strumenti ad alta
personalizzazione o ad elevata fungibilità.
In relazione alla struttura organizzativa ed alla determinazione dei prezzi, l’elemento
caratterizzante è costituito dai sistemi di esecuzione degli ordini. In tale ottica i mercati
possono essere a ricerca autonoma, di broker, di dealer, con market maker, ad asta ed ad asta
con market maker.
Nei mercati a ricerca autonoma, compratori e venditori sei cercano reciprocamente e
formano un accordo interagendo direttamente tra di loro.
Nei mercati di broker, l’intermediario svolge unicamente il compito di ricerca della
controparte e quindi non assume nessuna posizione sui titoli negoziati senza dare garanzie
né sui tempi ne sulle modalità di esecuzione degli ordini. La funzione del broker è una
funzione di tipo informativo e di riduzione dei tempi di individuazione dei prezzi. I mercati
di broker sono frequenti nel caso di strumenti con caratteristiche di unicità e
personalizzazione.
Nei mercati di dealer (quote driven), l’intermediario svolge una funzione di ricerca della
controparte ma può anche assumere una propria posizione sui titoli negoziati. Tipicamente,
il dealer si dichiara disposto ad acquistare/vendere i titoli all’interno di un determinato
intervallo di prezzi. I dealer, al contrario dei broker, non sono indifferenti al livello dei
prezzi.
Nei mercati con market maker, il dealer, al fine di aumentare la liquidità degli scambi,
diventa uno specialista assumendosi l’impegno sistematico a rendere note le condizioni di
prezzo alle quali è disposto ad acquistare o vendere un determinato titolo.
Nei mercati ad asta (order driven) la negoziazione avviene direttamente tra i trader che non
possono scegliere la controparte poiché i flussi di ordini di acquisto e vendita vengono
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ordinati sulla base di priorità di prezzo e di tempo. Se la negoziazione avviene “alle grida”
gli intermediari trasmettono a voce gli ordini dei clienti e la conclusione del contratto è in
forma verbale; se la negoziazione è telematica, l’incrocio degli ordini e la conclusione dei
contratti avvengono tramite meccanismi telematici con notevole risparmio di tempo e con
maggiori opportunità di conclusione dei contratti. Nell’asta a chiamata, si giunge ad un solo
prezzo di chiusura ed è perciò adatta a titoli poco trattati, nell’asta continua, al contrario, le
contrattazioni avvengono durante l’intera giornata e quindi in ogni momento gli intermediari
immettono nel book ordini di acquisto e vendita mentre l’esecuzione avviene non appena
appare un ordine compatibile in attesa di incrocio. Nell’asta continua esistono dunque tanti
prezzi quanti sono gli incroci.
A questo punto si può rilevare che nel mercato primario, ricerca autonoma e collocamento
diretta ad opera dell’emittente sono costosi e il prezzo è fissato su base bilaterale. Pertanto si
ricorre: ai broker nel caso di emissioni per volumi non elevati da concludere in tempi non
lungi ed in presenza di relazioni bilaterali stabili tra emittente ed intermediario; al dealer per
emissioni di importo elevato il cui prezzo viene determinato in funzione del livello della
richiesta.
Nel mercato secondario, la ricerca autonoma non è conveniente a causa sia dei costi di
transazione si dall’assenza di garanzie circa l’ottenimento delle condizioni migliori possibili.
La presenza esclusiva dei broker presenta vantaggi come l’individuazione della controparte
e segretezza sul committente e degli svantaggi come la non uniformità dei prezzi.
I dealer assicurano regolarità e frequenza degli scambi svolgendo un’indispensabile funzione
di liquidità e di immediatezza per gli investitori. Il costo della prestazione dell’intermediario
è rappresentato dal bid-ask spread mentre il prezzo è funzione della concorrenza tra
intermediari e dell’informativa ex ante ed ex post.
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Il passaggio da dealer a market maker dipende dai volumi trattati, dal taglio medio delle
negoziazioni, dal livello medio dello spread, dagli incentivi offerti dalle società di gestione
dei mercati.
Qualunque sia il mercato di riferimento e/o le sue modalità di pricing, gli scambi finanziari
si realizzano attraverso alcune fasi quali:
1- Ammissione alla contrattazione: l’istituzione regolatrice degli scambi e l’organo di
vigilanza preposto provvedono alla verifica delle condizioni per l’ingresso nel
mercato regolamento dell’emittente e degli strumenti da negoziare.
2- Conferimento dell’ordine: il soggetto interessato a realizzare una determinata
operazione incarica l’intermediario abilitato. Il cliente fornisce le istruzioni relative
all’operazione che intende effettuare e le varie caratteristiche.
3- Esecuzione dell’ordine: l’intermediario assume l’impegno all’esecuzione
dell’operazione finanziaria nei tempi ed alle condizioni richieste dal cliente.
L’intermediario provvede ad individuare la controparte ed a definire le clausole
contrattuali.
4- Liquidazione: ha l’obbiettivo di definire gli obblighi delle controparti circa le
operazioni concluse. Viene effettuata con tempistiche diverse in base allo strumento
finanziario negoziato. La liquidazione può essere:
a. Lorda: ogni operazione viene considerata in maniera singola e liquidata come
tale;
b. Netta: viene determinato un saldo tra operazioni di acquisto e vendita ed il
risultato di tale saldo è oggetto di liquidazione.
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5- Regolamento: una volta determinati gli obblighi reciproci, il regolamento delle
operazioni può avvenire in due modalità:
a. Rolling settlement: le operazioni realizzate in una stessa giornata saranno
liquidate e regolate entro un numero di giorni prestabilito;
b. Account settlement: tutte le transazioni riferite ad un certo orizzonte temporale
saranno liquidate e regolate in una sola giornata.
IL MERCATO PRIMARIO DEI TITOLI DI STATO
In italia, tutte le aste di collocamento dei titoli di Stato vengono gestite dalla Banca d’italia
in presenza di un funzionario del Ministero dell’Economia in veste di garante e controllore.
Ogni operatore autorizzato a partecipare all’asta può presentare un massimo di tre domande
per ogni titolo offerto, entro le 11 del giorno dell’asta. Ogni partecipante può correggere più
volte la propria domanda entro il termine anzidetto. Vengono prese in considerazione solo le
ultime tre richieste pervenute. Al termine di tale fase, viene predisposto un prospetto
riepilogativo dove vengono riportate le domande “in chiaro” (le domanda vengono
presentate in forma anonima) degli operatori che intendo partecipare all’asta ordinate in
modo decrescente di prezzo.
Possono partecipare all’asta solo i soggetti abilitati in base a caratteristiche prestabilite e tali
soggetti sono:
- Le banche italiane;
- Le banche comunitarie;
- Le società di intermediazione mobiliare;
- Le imprese di investimento.
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Tra i soggetti abilitati non vi è la Banca d’Italia in quanto nell’UE è vietato in qualsiasi
forma il finanziamento diretto del debito pubblico dello Stato da parte delle banche centrali
nazionali tramite l’emissione di prestito o la sottoscrizione di titoli di debito nel mercato
primario.
Anche i privati e le imprese non possono partecipare direttamente all’asta del mercato
primario ma possono farlo rivolgendosi ad uno degli intermediari finanziari i quali nel
formulare le loro proposte terranno conto anche delle richieste dei clienti a cui
successivamente cederanno i titoli acquistati.
Il Ministero dell’Economia utilizza due differenti modalità di emissione mediate asta: le aste
competitive (per il collocamento dei BOT) e le aste marginali (per gli altri titoli).
ASTA COMPETITIVA
Nell’asta competitiva, il prezzo di aggiudicazione dei titoli corrisponde al prezzo indicato
nel momento dell’ultima formulazione della domanda per ogni operatore.
Le domanda vengono soddisfatte a partire da quelle formulate al prezzo più alto procedendo
poi ad aggiudicare le altre fino al completo esaurimento della quantità offerta in modo da
realizzare le condizioni più convenienti per l’emittente per l’ammontare effettivamente
richiesto.
La comunicazione relativa all’emissione dei titoli avviene tramite pubblicazione sulla GU di
un apposito decreto ministeriale. Successivamente gli operatori autorizzate a partecipare alle
aste faranno pervenire le proprie domande di sottoscrizione le quali dovranno contenere la
quantità di titoli che intendo acquistare unitamente al prezzo proposto.
Ogni operatore può presentare un massimo di 3 richieste le quali devono essere differenziate
nel prezzo di almeno 1/100 di punto e la richiesta minima è di 1,5 milioni di euro mentre la
richiesta massima è pari al quantitativo offerto dal Ministero.
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Una volta esaurita tale procedura si calcola un prezzo medio ponderato delle domande
aggiudicatarie in funzione del quale è possibile determinare per ciascuna tipologia di BOT
(trimestrale, semestrale o annuale) il rispettivo rendimento in capitalizzazione semplice ed in
ragione annua.
Per impedire che si verifichino dei comportamenti speculativi, vengono escluse
automaticamente le offerte troppo basse o troppo elevate tramite il calcolo di un prezzo di
esclusione al di sotto del quale le domande degli operatori, pure rispettando gli altri requisiti
non sono prese in considerazione ed un prezzo di massimo definito come prezzo massimo
ammissibile dove avviene la medesima esclusione.
ASTA MARGINALE
L’asta marginale prevede che i richiedenti rimasti aggiudicatari paghino tutti lo stesso
prezzo (prezzo marginale). Il prezzo marginale viene determinato soddisfacendo le offerte a
partire da quelle presentate al prezzo più alto fino a quando la quantità domandata non è pari
a quella offerta.
Il prezzo dell’ultima domanda che rimane aggiudicataria anche pro quota determina il
prezzo marginale. In questa tipologia di asta vi è quindi un onere aggiuntivo per il Ministero
dell’Economia in termini di rendimento riconosciuto all’investitore in quanto
l’aggiudicazione avviene al prezzo più basso tra quelli proposti dai sottoscrittori risultati
aggiudicatari.
Come nell’asta competitiva, ogni operatore può presentare un massimo di 3 richieste
differenziate nel prezzo di almeno 1/100 di punto ma in questo caso la richiesta minima è di
500 000 euro.
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19-03-2012 RENDIMENTO DEI TITOLI OBBLIGAZIONARI
Il rendimento è l’insieme dei “frutti” prodotti da un valore mobiliare in rapporto al capitale
investito e con riferimento alla durata dell’investimento. I frutti variano in relazione alla
tipologia dei titoli i quali possono essere con cedola o senza cedola. Oltre alla durata,
l’ammontare dell’investimento ed il tasso d’interesse, per valutare il rendimento si deve
tener conto anche della variazione nella capacità di acquisto della moneta.
I titoli di debito (o titoli obbligazionari) sono titoli di massa che costituiscono frazioni uguali
di un prestito unitario. Il soggetto in surplus finanziario, acquistando un titolo di debito,
diviene creditore dell’emittente per l’importo nominale indicato sul titolo maggiorato degli
interessi che matureranno nel lasso di tempo che intercorre tra il momento dell’acquisto del
titolo e la sua scadenza.
Il soggetto emittente del titolo, può decidere quale regime finanziario adottare scegliendo
tra:
- Regime finanziario di interesse semplice, il rendimento viene calcolato sul capitale
impiegato proporzionalmente al tempo di durata dell’investimento (gli interessi
maturati non contribuiscono alla formazione dei nuovi interessi);
- Regime finanziario di interesse composto, il rendimento viene calcolato ipotizzando
che gli interessi maturati durante il periodo di durata dell’investimento vadano a
contribuire alla formazione dei nuovi interessi (capitalizzazione degli interessi).
BOT (Buoni Ordinari del Tesoro)
I Bot sono titoli privi di cedola con durata di 3,6 o 12 mesi trattati sul mercato monetario.
Sono emessi sotto la pari (PA) quindi ad un prezzo inferiore al loro valore nominale (VN) ed
il collocamento avviene due volte al mese mediante il meccanismo dell’asta competitiva.
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Gli investitori possono acquistare i BOT per un taglio minimo di 1000 euro o multipli di tale
cifra.
La remunerazione del BOT è data dalla differenza tra il suo prezzo di acquisto (PA) che è
sempre inferiore al suo valore nominale e quest’ultimo (VN).
I BOT sono titoli sprovvisti di cedola (zero-coupon) ed è uno strumento adatto alle esigenze
di investimento di breve periodo per risparmiatori che mostrano un’elevata avversione al
rischio.
Il rendimento dei BOT può essere calcolato sia con il regime finanziario di interesse
semplice sia con il regime finanziario di interesse composto.
Secondo il regime di interesse semplice si ha:
Secondo il regime di interesse composto si ha:
Al prezzo di acquisto dei BOT si ha l’aggravio delle ritenute fiscali e delle commissioni che
vengono effettuate “a monte”. Il rendimento pertanto varia sia con riguardo alla convenzione
adottata per quanto riguarda il tempo prima ancora che sulle ritenute e le commissioni.
Tenendo conto delle sole ritenute fiscali, si ha dunque:
Ed aggiungendo a quest’ultime le commissioni:
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CTZ (Certificati del Tesoro Zero-coupon)
I CTZ sono titoli privi di cedola con durata pari a 24 mesi. Presentano una struttura molto
simile a quella dei BOT e vengono collocati in corrispondenza delle aste di fine mese
assieme ai BOT. Il meccanismo d’asta per la loro emissione avviene tramite l’asta
marginale.
Anche in questo caso la remunerazione dei CTZ è data dalla differenza tra il prezzo di
acquisto ed il valore di rimborso.
Per il calcolo del rendimento, nei CTZ si utilizza il regime dell’interesse composto e la
ritenuta viene applicata “a valle” e pertanto si ha:
RENDIMENTO DEI TITOLI A TASSO FISSO CON CEDOLA PERIODICA
BTP (Buoni del Tesoro Poliennali)
I BTP sono titoli di debito a lungo termini con durata di 3, 5, 10, 15 e 30 anni. Pagano
cedole semestrali a un tasso cedolare fisso che viene stabilito al momento dell’emissione e
rimane invariato sino alla scadenza.
I BTP sono dei titoli che rispondono alle esigenze di investimento di risparmiatori con bassa
propensione al rischio e un ampio orizzonte temporale di riferimento. Garantiscono flussi
cedolari certi e di ammontare predeterminato e il livello di liquidità del mercato consente
agevolmente la loro negoziazione prima della scadenza.
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TASSO DI RENDIMENTO EFFETTIVO A SCADENZA (TRES)
Il TRES quel tasso di attualizzazione che, in regime di capitalizzazione composta, consente
di uguagliare il prezzo (tel quel) di acquisto alla sommatoria del valore attuale dei flussi di
cassa del titolo. L’indicatore (TRES) rappresenta senza dubbio l’indicatore di rendimento
più completo, in quanto considera tutte le componenti di reddito rappresentate da:
- Le cedole incassate nel periodo di vita residuo del titolo;
- Gli interessi maturati dal reinvestimento delle cedole;
- La differenza tra il valore di rimborso del titolo e il prezzo di acquisto
-
- P = prezzo dell’obbligazione;
- Fk = flussi prodotti dall’asset;
- (1 + r) = tasso di attualizzazione
- Tk = durata investimento
Nel caso dell’obbligazione, il prezzo è noto in quanto stabilito sul mercato come anche per i
flussi (cedole) ed quindi occorre trovare il tasso R che renda valida l’equazione:
IL RATEO CEDOLARE
È frequente che un titolo venga scambiato sul mercato prima della sua scadenza e nel caso di
un coupon bond si ha spesso la non coincidenza tra il momento della vendita ed il momento
dell’accreditamento della cedola.
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Al momento dell’acquisto, l’investitore deve riconoscere al venditore non solo il valore
capitale del titolo (corso secco) che il mercato richiede in quel momento per la promessa di
un futuro flusso da rimborsare ad opera dell’emittente ma anche una somma per gli interessi
matura dalla data di acquisto che pur se di competenza del venditore non sarà pagata prima
della data di stacco della cedola previsto per la successiva data di godimento.
Il calcolo del rateo cedolare, aggiungo al corso secco, va a definire il prezzo tel quel che
l’acquirente dovrà riconoscere al precedente proprietario del titolo. Se ciò non avvenisse,
l’acquirente si approprierebbe di un interesse spettante di diritto al venditore.
Esempio:
1.
a. Prezzo di emissione = 95
b. Valore nominale = 100
c. Cedola annuale = 5 %
d. Durata 10 anni
2.
a. Prezzo di emissione = 95
b. Valore nominale = 100
c. Cedola semestrale = 2,5 %
d. Durata 10 anni
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e. Data di emissione = 01/05/2005
f. Cedola annuale = 5%
g. Prezzo di acquisto = 95
h. Corso secco = 105
i. Acquisto sul mercato secondario = 31/08/2011
j. Valore nominale = 100
k. Giorni cedolari già maturati = 123 gg
l. Durata del titolo = 10 anni
m. Tempo residuale = 3 anni e 8 mesi
20-03-2012 INDICATORI DI RISCHIO DEI TITOLI OBBLIGAZIONARI
Il rischio è definibile come la probabile registrazione/manifestazioni di una perdita al
verificarsi di un evento pregiudizievole. Il rischio di interesse è riconducibile all’incertezza
circa l’evoluzione futura dei tassi di interesse e comprende il rischio di volatilità (o di
prezzo) ed il rischio di reinvestimento. Tale fattispecie di rischio è connessa all’impatto sulle
posizioni in titoli obbligazionari a tasso fisso.
RISCHIO DI VOLATILITA O I PREZZO
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Il rischio di volatilità o dire prezzo è definito come la variazione istantanea misurata in
termini relativi al prezzo tel quel originato da una variazione inattesa dei tassi di rendimento
a scadenza.
Ipotizzando un titolo obbligazionario con rendimento del 4% ed tasso di interesse del 5%, si
ha:
Se si verificasse un aumento dei tassi di interesse del 2% il prezzo del titolo sarebbe:
Come si può osservare, l’aumento del tasso di interesse ha comportato una variazione
negativa del corso secco pari a:
RELAZIONE RISCHIO-RENDIMENTO
Essa identifica l’equazione generale per cui ad un maggior rischio corrisponde un maggior
guadagno. In altre parole si afferma che maggiore è il rischio, inteso come variabilità del
rendimento di un’attività finanziaria, e maggiore sarà il rendimento nel lungo periodo.
All’aumentare dei tassi si riduce il valore legato al prezzo di questo titolo a tasso fisso.
Ciò non vuol dire che all’aumentare del prezzo di un azione il suo valore si riduce ma questo
è vero per i titolo obbligazionari a tasso fisso come i BOT.
A parità di condizioni, maggiore è il prezzo di negoziazione del titolo minore è il suo TRES
e da ciò è possibile dedurre che i titoli di debito sono esposti ad un rischio di tasso di
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interesse da cui derivano le oscillazioni di prezzo e questo è tanto più vero quanto più è
lunga la vita residua del titolo.
Questa valutazione di rischiosità è sintetizzata nella duration. La duration misura il tempo
necessario per rientrare dall’investimento effettuato. In altre parole indica in quanto tempo
l’investitore recupererà il prezzo pagato per l’acquisto del titolo di debito. La presenza di
cedole intermedie di un titolo consente di accelerare il processo di rientro mentre per i titoli
zero-coupon l’unico flusso in entrata si ha alla scadenza del titolo ed in questi casi la
duration coincide con la durata effettiva dell’investimento.
La duration viene calcolata come:
Dove: tk = scadenza del flusso k-esimo; Fk = flusso k-esimo; (1+r)tk =tasso di
attualizzazione; P = prezzo tel quel.
Esempio:
a. Prezzo di rimborso del titolo = 100
b. TRES = 0,05
c. Cedola annuale = 0,05
d. Durata titolo 5 anni
e. Corso secco = 110
22-03-2012 MERCATO FINANZIARIO ED OPERATIVITA’ DEL MERCATO
AZIONARIO
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L'azione è un titolo rappresentativo di una quota della proprietà di una società che possono
essere scambiate sul mercato azionario. Il mercato secondario dei titoli azionari in Italia
viene gestito da una società quale la Borsa Italiana Spa.
TIPOLOGIE DI AZIONI
Azioni ordinarie: sono le azioni che assegnano diritti patrimoniali quali il diritto al
dividendo, diritto al rimborso del capitale in caso di scioglimento della società e il diritto di
opzione in caso di aumento del capitale; assegnano anche diritti amministrativi, tipicamente
quello di voto nell'assemblea ordinaria e straordinaria della società.
Azioni privilegiate: sono azioni nominative che assicurano all'azionista la precedenza nella
ripartizione degli utili e nel rimborso del capitale all'atto dello scioglimento della società.
Dati questi privilegi i portatori di azioni privilegiate subiscono delle limitazioni nel diritto di
voto, che è precluso nelle assemblee ordinarie, mentre è concesso in quelle straordinarie.
Attribuiscono inoltre ai loro possessori diritti patrimoniali correlati ai risultati dell'attività
sociale in un determinato settore. Nell'eventualità in cui le azioni privilegiate conferiscano al
titolare il pieno diritto di voto, queste prendono il nome di "azioni preferenziali". Le azioni
privilegiate possono essere emesse anche da società "non quotate".
Azioni di risparmio: sono azioni prive del diritto di voto nell'assemblea ma privilegiate nella
distribuzione del dividendo, poiché la società emittente deve distribuire utili ai titolari di
queste azioni fino ad almeno il 5% del valore nominale delle azioni stesse. Sono,
solitamente, destinate ai piccoli risparmiatori che cercano più il rendimento
dell'investimento che l'esercizio del diritto di voto. Le azioni di risparmio possono essere
emesse unicamente da società con azioni quotate in Borsa, sui mercati regolamentati, sia
italiani, sia di altri paesi dell'Unione Europea.
Azioni a voto limitato: sono azioni che subiscono una limitazione del diritto di voto fino alla
sua totale soppressione.
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Azioni correlate: sono azioni fornite di diritti patrimoniali correlati ai risultati dell'attività
sociale in un determinato settore. Non concedono comunque diritto al dividendo se non sulla
base di utili risultanti dal bilancio complessivo della società.
Azioni postergate: sono azioni che hanno diverse modalità di partecipazioni alle perdite.
L'azione dunque subisce la perdita solo dopo il totale annullamento delle altre azioni. E
possibile quindi creare azioni postergate nella partecipazione alla copertura delle perdite.
Questo tipo di azioni non è ammesso alle contrattazioni di borsa ed inoltre non garantisce il
diritto di voto in assemblea a meno che non sia esplicitamente previsto dall'atto costitutivo o
dallo statuto della società
Azioni di godimento: sono azioni assegnate come rimborso all'ex azionista nel caso in cui le
sue azioni siano state annullate per via di una riduzione del capitale sociale per esuberanza.
Esse attribuiscono un diritto di partecipazione agli utili futuri ma non rappresentano una
quota di capitale sociale e sono postergate rispetto alle altre categorie di soci. Gli utili
saranno corrisposti a questa categoria di azioni solo successivamente alla remunerazione di
tutte le altre categorie di azioni nella misura dell'interesse legale, e anche in caso di
scioglimento della società il diritto alla liquidazione di un eventuale attivo residuale sarà
postergato rispetto alle altre categorie di azioni. Alle azioni di godimento è negato il diritto
di voto. Esse scaturiscono dalla differenza di valore che intercorre tra il valore nominale
dell'azione e il valore reale della stessa; l'azione all'atto del rimborso ha un valore di gran
lunga superiore a quello originario (valore nominale) e per la differenza vengono attribuite
queste azioni di godimento.
MIFID (MARKETS IN FINANCIAL INSTRUMENTS DIRECTIVE)
MiFID (Markets in Financial Instruments Directive) è il nome con cui è nota
la direttiva europea con la quale si è inteso costituire la costruzione di un mercato
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finanziario integrato efficace e competitivo all'interno dell'Unione Europea (UE) e si
inquadra nel più ampio Piano di Azione per i Servizi Finanziari (FSAP), varato nel 1999.
La direttiva risponde all'esigenza di creare un terreno competitivo uniforme tra tutti gli
intermediari finanziari dell'Unione europea, senza però pregiudicare la necessaria protezione
degli investitori e la libertà di svolgimento dei servizi di investimento in tutta la Comunità.
Gli obiettivi di fondo della direttiva MiFID sono:
a- la tutela degli investitori, differenziata a seconda del diverso grado di esperienza
finanziaria;
b- l'integrità dei mercat;
c- il rafforzamento dei meccanismi concorrenziali, con l'abolizione dell'obbligo di
concentrazione degli scambi sui mercati regolamentati;
d- l'efficienza dei mercati, finalizzata anche a ridurre il costo dei servizi offerti;
e- il miglioramento dei sistemi di governance delle imprese di investimento ed una
migliore gestione dei conflitti di interesse
Nell'ottica di stimolare la concorrenza e di garantire migliori condizioni agli investitori, la
direttiva abolisce l'obbligo di concentrazione degli scambi sui mercati regolamentati, ed
introduce nuove forme di scambio, quali il mercato over the counter (OTC), i Sistemi
multilaterali di negoziazione e gli Internalizzatori Sistematici (IS).
I Mercati Over the Counter (mercati OTC) sono mercati caratterizzati dal fatto di non avere i
requisiti riconosciuti ai mercati regolamentati. Sono mercati la cui negoziazione si svolge al
di fuori dei circuiti borsistici ufficiali.
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I mercati OTC sono quindi il complesso delle operazioni di compravendita di titoli che non
figurano nei listini di borsa, la cui funzionalità è organizzata da alcuni attori, e le cui
caratteristiche dei contratti che vengono negoziati non sono standardizzate.
I mercati OTC vengono utilizzati per le transazioni all'ingrosso tra intermediari istituzionali.
Le contrattazioni avvengono in maniera informale, attraverso conversazioni bilaterali tra le
parti (domanda e offerta), in maniera telefonica o telematica.
La definizione di sistema multilaterale di negoziazione corrisponde all'organizzazione
telematica gestita da un'impresa di investimento che consente l'incontro al suo interno e in
base a regole non discrezionali di interessi multipli di acquisto e di vendita di terzi relativi a
strumenti finanziari.
L'internalizzatore sistematico (IS) è un soggetto che in modo organizzato, frequente e
sistematico negozia per conto proprio eseguendo gli ordini del cliente al di fuori di un
mercato regolamentato o di un sistema multilaterale di negoziazione.
Secondo quanto stabilito dalla Direttiva europea MiFID l'attività di internalizzazione
sistematica è una particolare modalità di prestazione del servizio di negoziazione per conto
proprio. In quanto servizio di investimento soggetto a riserva di attività, esso può essere
svolto solo dagli intermediari autorizzati.
La Borsa Italiana Spa è una società che si occupa dell'organizzazione, della gestione e del
funzionamento del mercato finanziario italiano.
La Borsa vigila sul corretto svolgimento delle negoziazioni, definisce i requisiti e le
procedure di ammissione e di permanenza sul mercato per le società emittenti, definisce i
requisiti e le procedure di ammissione per gli intermediari, gestisce l'informativa delle
società quotate. Borsa Italiana organizza e gestisce il mercato italiano utilizzando un sistema
di negoziazione completamente elettronico per l'esecuzione degli scambi in tempo reale.
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I mercati inizialmente gestiti da Borsa Italiana sono:
A- il mercato di Borsa, suddiviso in Mercato telematico azionario (Mta), Mercato delle
obbligazioni e dei titoli di stato (Mot), Mercato telematico dei contratti a premio
(Mpr);
B- il Mercato ristretto per la quotazione di piccole e medie imprese;
C- l'Idem mercato dei derivati azionari.
Borsa Italiana nasce dalla privatizzazione dei mercati di borsa e dal 1998 si occupa
dell’organizzazione, della gestione e del funzionamento dei mercati finanziari. A partire dal
1° ottobre 2007 è diventata effettiva l'integrazione tra il Gruppo Borsa Italiana ed il Gruppo
London Stock Exchange, che ha dato vita al mercato leader in Europa per quanto riguarda
gli scambi azionari, gli scambi di ETF, di covered warrant e certificates così come di
strumenti del reddito fisso.
Il sistema di contrattazione gestito dalla Borsa Italiana si suddivide in diversi mercati:
1. MTA (Mercato Telematico Azionario) dove vengono scambiati i titoli azionari quotati
in borsa, il mercato si divide in 3 classi principali e una residuale in base a criteri
di capitalizzazione e liquidità dei titoli (Blue Chip, segmento Star e Standard):
a. Large Cap (o Blue Chip) comprendente le prime 40 imprese maggiormente
capitalizzate e con maggiore grado di liquidità. Indice relativo: FTSE MIB.
b. Mid Cap comprendente le successive 60 imprese per capitalizzazione e grado di
liquidità. Indice relativo: FTSE Italia Mid Cap.
c. Small Cap comprendente le altre imprese non facenti parte delle prime cento
imprese, che superano i criteri di liquidità. Indice relativo: FTSE Italia Small
Cap.
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d. Micro Cap comprendente le altre imprese non facenti parte dei precedenti
gruppi, che non superano i criteri di liquidità. Indice relativo: FTSE Italia Micro
Cap.
2. STAR, comprende imprese che rispondono a particolari criteri di trasparenza,
governance e liquidità (con capitalizzazione tra i 40 mn euro e i 1000 mn euro). Indice
relativo: FTSE Italia STAR.
3. segmento MTA International dove trovano posto le contrattazioni dei titoli azionari di
imprese già quotate in borse dell'Unione Europea.
4. MIV (Mercato Telematico degli Investment Vehicles), è un mercato regolamentato
dedicato ai veicoli di investimento.
5. AIM Italia rivolto alle piccole imprese che ha sostituito il precedente Mercato
Expandi
6. MAC mercato alternativo dei capitali
7. IDEM (Italian Derivatives Market) in questo mercato sono negoziati contratti relativi
agli strumenti derivati quali futures, minifutures e opzioni relativi ai titoli che
rientrano nell'indice S&P/MIB
8. SEDEX dove vengono negoziati covered warrant, leverage
certificates, certificates della categoria investment
9. MOT (Mercato Telematico delle obbligazioni e dei Titoli di Stato) in questo mercato
vengono negoziati i titoli di Stato
10. ETF Plus è un mercato dedicato alla negoziazione degli strumenti finanziari che
replicano l'andamento di mercato quali ETF (Exchange traded funds), ETC (Exchange
traded commodities), ETF strutturati.
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FLOTTANTE E CAPITALIZZAZIONE
Con il termine flottante si indica il numero di azioni circolanti, emesse da una società, non
rappresentative della parte di capitale che costituisce partecipazione di controllo, disponibili
per la negoziazione in Borsa. Oltre che rappresentare una parte della capitalizzazione
dell’azienda il flottante è anche uno dei parametri utili alla valutazione di un titolo.
Il flottante rappresenta la parte del capitale sociale effettivamente in circolazione sul mercato
azionario. Nel computo di questa quota non si tiene conto delle partecipazioni azionarie di
controllo, di quelle vincolate da patti parasociali e di quelle soggette a vincoli alla
trasferibilità (come clausole di lock-up) di durata superiore ai 6 mesi. Non si tiene conto
delle partecipazioni azionarie superiori ad una determinata soglia, anche le eventuali di
minoranza non riferibili al controllo, salvo che Borsa Italiana, su istanza motivata
dell’emittente, valutate la tipologia dell’investitore e le finalità del possesso, non accordi una
deroga al riguardo.
Il valore del flottante non corrisponde alla capitalizzazione dell'azienda quotata.
La capitalizzazione risulta essere infatti il valore, al prezzo di mercato, di tutte quelle azioni
che l'azienda ha emesso. In altri termini, il valore del flottante è parte della capitalizzazione.
Se il flottante si trovasse a coincidere con la capitalizzazione, tutte le azioni emesse
dall'azienda a quel punto sarebbero in mano al
mercato, e quindi oggetto di contrattazione e non più
detenute dal soggetto dominante.
Borsa Italiana richiede alle società specifici requisiti
in termini di flottante minimo per l’ammissione a
quotazione: si richiede un flottante minimo pari al
25% del capitale per le azioni negoziate nei segmenti
di Borsa e del 10% per le azioni negoziate su
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Expandi (comunque non inferiore a 750.000 euro). Una volta ammessa a quotazione, la
società deve mantenere il requisito relativo al flottante; infatti, la carenza di negoziazioni sul
proprio titolo può comportare la revoca dell’ammissione a quotazione. Le azioni con un
flottante di poco superiore al 25% e caratterizzate da bassi volumi di scambio sono dette
“titoli sottili”.
Un’ulteriore soglia è poi prevista per il Segmento Titoli con Alti Requisti, lo STAR nel
quale confluiscono le aziende a media capitalizzazione, o cosiddette “medium cap” (titoli
con capitalizzazione compresa tra 40 milioni e 1 miliardo di euro). In tale segmento si
obbligano le aziende a quotarsi con un flottante iniziale pari al 35% della capitalizzazione
post-quotazione.
Per poter accedere al segmento STAR è necessario avere un flottante pari almeno al 35%,
mentre per rimanere su tale segmento il flottante non deve scendere sotto la soglia del 20%,
requisito quest’ultimo che va rispettato insieme ad altri relativi alla “corporate governance”
e all’informativa societaria verso il pubblico.
La seduta di Borsa è articolata in più momenti:
asta di apertura
negoziazione continua
asta di chiusura
L'asta di apertura e quella di chiusura corrispondono al "vecchio mercato a chiamata" attuato
con mezzi elettronici. Gli ordini di ciascun titolo che affluiscono si cumulano (non hanno
esecuzione immediata); scaduto il termine per la presentazione delle proposte o le
applicazioni , il "banditore" elettronico individua il prezzo a cui si concludono tutti gli ordini
compatibili. In sintesi, l'apertura determina una quotazione che è espressione del totale della
domanda e dell'offerta presente nel mercato entro una determinata ora.
L'asta si articola in tre diverse fasi:
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pre-asta o preapertura,
validazione,
apertura.
Nella preapertura il sistema accoglie le proposte, le ordina e determina, per ciascun titolo, il
prezzo teorico di apertura che varia con l'affluire di nuovi ordini. L'operatore autorizzato può
inserire proposte a prezzo di apertura o con limite che possono essere modificate o
cancellate fino al termine della fase.
Il sistema calcola e aggiorna:
1- il prezzo teorico d'apertura che corrisponde al prezzo al quale è negoziabile la
maggiore quantità del titolo.
Il sistema ordina le varie proposte e le cumula come segue.
Il prezzo teorico d'apertura è 6 eu perché è quello che consente la maggiore quantità di
scambio ( 5000 titoli).
2- A parità di quantità scambiata, il prezzo teorico d'apertura è quello che produce la
minore differenza fra il volume degli acquisti e delle vendita (il prezzo che lascia il
minore ineseguito).
Si consideri il seguente caso:
Due sono i prezzi che muovono la stessa quantità; 5,9 e 6 eu consentono la negoziazione di
5000 azioni , tuttavia mentre il prezzo di 6 eu lascia un ineseguito di 2000, il prezzo di 5,9
genera una differenza tra domanda ed offerta di 3000. Il prezzo teorico d'apertura è 6 eu.
3- A parità di quantità scambiata e di ineseguito, il prezzo teorico d'apertura è quello più
vicino al prezzo di riferimento precedente ¹.
La situazione del "book" è la seguente:
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Il prezzo teorico d'apertura è 5,9 eu perché , a parità di quantità negoziata (5000 azioni) e di
ineseguito ( 2000 azioni), è più vicino al prezzo di riferimento.
4- al prezzo che in presenza di pari quantità, di ineseguito e di differenza dal prezzo di
riferimento, risulta essere il maggiore.
Il prezzo teorico d'apertura è 6 eu perché, a parità di quantità scambiata ( 5000 azioni) , di
ineseguito ( 2000 azioni) e di vicinanza al prezzo di riferimento ( +/-0,05), è il maggiore.
Non è possibile avere il prezzo teorico d'apertura se:
5- il book è vuoto
6- si hanno proposte a prezzo limitato solo da un lato del mercato. In tal caso le proposte
passano alla fase della continua con il loro prezzo e la priorità temporale originaria.
7- si hanno proposte a prezzo d'apertura (APE) da un solo lato del mercato. Tali proposte
passano alla continua e assumono il prezzo di controllo ( prezzo di riferimento del
giorno precedente)
8- si hanno proposte a prezzo d'apertura e a prezzo limitato in un solo lato del mercato.
In tale ipotesi , le prime passano alla continua assumendo il prezzo con limite migliore
della propria parte del mercato e le seconde mantengono il proprio prezzo.
9- se i prezzi limitati dei due lati del mercato non consentono la conclusione di contratti (
caso in cui il più alto prezzo in acquisto è inferiore al minore prezzo di vendita).
Si noti che nella situazione contraria ( il miglior prezzo in acquisto è maggiore del minor
prezzo di vendita) si ha una normale apertura.
Infine qualora siano presenti su entrambi i lati del "book" solo proposte APE , il sistema
determina un prezzo teorico di apertura che corrisponde a quello di riferimento del giorno
prima.
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La fase successiva alla pre-asta è quella della validazione del prezzo teorico. In tale periodo
non è possibile immettere nuove proposte ne modificare o cancellare quelle esistenti. Perché
il prezzo sia considerato valido dal sistema deve essere soddisfatta la condizione che:
• la differenza tra prezzo teorico e quello di riferimento non deve superare una
percentuale stabilita ( attualmente il 10%.per le azioni, il 5% per le obbligazioni
convertibili).
Se il prezzo non è validato viene riattivata la fase di pre-asta per un tempo stabilito dalla
BORSA spa e le proposte con prezzo limitate vengono trasferite alla continua con il loro
prezzo e la priorità originari, le applicazioni passano anch'esse alla continua e assumono il
miglior prezzo presente sul mercato.
Validato il prezzo si procede con l'abbinamento delle proposte. Nell'apertura i contratti sono
conclusi ad un unico prezzo , quello di apertura, fino ad esaurimento delle quantità
disponibili e tenuto conto della priorità di prezzo e di tempo. Nel caso non vi sia coincidenza
tra domanda ed offerta, la ripartizione avviene come segue:
a. le proposte APE assumono il prezzo d'apertura,
b. le proposte del lato minore del mercato sono interamente soddisfatte,
c. le proposte del lato maggiore del mercato sono eseguite in misura parziale
iniziando da quelle che hanno un prezzo superiore a quelle di apertura (priorità
di prezzo).
prezzo d'apertura = 6 eu; quantità scambiata = 5000; le proposte con il simbolo * sono
escluse dall'abbinamento e passano alla continua (salvo clausole limitative)
la proposta in vendita di 3000 al prezzo di 6,0 eu è eseguita parzialmente , il residuo di 2000
è trasferito con il prezzo e la priorità originaria, alla continua.
TIPOLOGIA DI ORDINI
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Nel mercato azionario vi è la possibilità di eseguire varie tipologie di ordini. In base alla
proposta si possono distinguere ordini come:
1- Con limite di prezzo;
2- Senza limite di prezzo;
3- Tutto o niente (TON). Una condizione secondo la quale, se la transazione non può
essere eseguita per intero immediatamente, l'ordine è cancellato, ha una bassa priorità
perché messo in coda;
4- Esegui e cancella (EEC). Valido finché eseguito, per poi esser cancellato, ordine
giornaliero (daily).
Gli ordini, normalmente, s’intendono validi solo nelle ore di mercato aperto (Market Hours).
Tutti gli intermediari, però, consentono anche di partecipare alle contrattazioni che talvolta
si svolgono prima del tradizionale suono della campana che annuncia l'apertura ufficiale dei
mercati (Before the Bell) e dopo quello che annuncia la chiusura (After Hours). Tali
contrattazioni possono avvenire su circuiti telematici privati, nei quali gli scambi possono
essere poco equilibrati, fuorvianti e quindi più rischiosi. Ragion per cui, a chi intende agire
al di fuori delle ore di mercato aperto, è richiesto un esplicito consenso per operare nelle
Extended Hours.
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26-03-2012 MERCATO FINANZIARIO STRUTTURA ED OPERATIVITA’
La quotazione in Borsa, attraverso la ricapitalizzazione dell’impresa, consente di disporre di
un canale di finanziamento alternativo al debito bancario. Si possono infatti ottenere risorse
finanziarie a più riprese, grazie alla possibilità di richiedere aumenti di capitale successivi al
momento della quotazione. Di conseguenza, la maggiore solidità finanziaria può accrescere
la stessa capacità di credito dell’impresa nei confronti del sistema bancario.
Dal punto di vista dei rapporti commerciali, le società quotate in Borsa possono migliorare
la posizione di affidabilità nei confronti sia dei clienti, sia dei fornitori. In questo senso,
migliora anche la visibilità dell’impresa e dei suoi prodotti, senza bisogno di aumentare le
spese di marketing e promozione. Il miglioramento dell’immagine è anche dovuto al fatto
che una società quotata deve rispettare un quadro di regole in materia di gestione aziendale
che se da un lato non è ben visto dalle imprese a controllo familiare a causa della maggiore
trasparenza delle attività, dall’altro, con la progressiva “istituzionalizzazione” dell’impresa,
è un’opportunità per sviluppare le competenze interne e operare in un mercato più ampio.
Lo studio di Borsa Italiana evidenzia come una maggiore presenza di società alimentari nel
listino consentirebbe tra l’altro agli investitori di accrescere le probabilità di ottenere
rendimenti più alti, considerando che la performance dei pochi titoli alimentari oggi quotati
è stata, in questi ultimi anni, al di sopra della media. Sebbene la scarsità dei dati a
disposizione non consenta di dimostrare che la quotazione è in grado di migliorare la
redditività delle imprese, si può tuttavia affermare che l’utilizzo del capitale di rischio
consente una maggiore flessibilità nel finanziamento dei progetti di investimento,
rafforzando lo spazio di manovra delle imprese per quanto riguarda la definizione delle
strategie.
Se dunque l’autofinanziamento non riesce a garantire un patrimonio sufficiente a sviluppare
i progetti di investimento e l’ulteriore indebitamento rischia di indebolirne il profilo
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finanziario, le imprese alimentari possono essere ancora più motivate delle grandi a ricorrere
al mercato borsistico per raccogliere le risorse finanziarie ritenute necessarie alla
realizzazione delle strategie di consolidamento e sviluppo della loro attività.
Gli indici azionari sono la sintesi del valore del paniere di titoli azionari che rappresentano. I
movimenti dell’indice sono una buona approssimazione del variare nel tempo della
valorizzazione dei titoli compresi nel portafoglio. Esistono differenti metodologie di calcolo
degli indici, a seconda della ponderazione che viene attribuita alle azioni del paniere.
Si distingue tra:
Indici equally weighted: questi sono caratterizzati dall’uguaglianza dei fattori di
ponderazione per tutti i titoli che compongono l'indice. Non importa
la capitalizzazione delle società incluse, perché tutti i titoli dell’indice hanno il
medesimo peso;
Indici price weighted: in questo caso il peso associato ad ogni titolo varia in funzione
del suo prezzo (se il prezzo di un titolo aumenta più degli altri, automaticamente
aumenta anche il suo peso all'interno dell'indice). Essi sono molto semplici da
calcolare in quanto sono dati dalla semplice somma dei prezzi dei titoli che
compongono l'indice. Tali indici, tuttavia, hanno lo svantaggio di non rispecchiare
correttamente l’andamento dell’intero portafoglio: infatti vengono rappresentati
maggiormente i titoli più “costosi”, a prescindere dal numero di azioni presenti e dalle
dimensioni della società;
Indici value weighted: Questi risolvono i problemi dei precedenti in quanto il peso di
ciascun titolo risulta proporzionale alla sua capitalizzazione di borsa. Al contrario
delle altre metodologie di calcolo, in questo caso gli indici vengono aggiustati e
rettificati a seguito di operazioni societarie quali frazionamenti, raggruppamenti,
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pagamento di dividendi straordinari, scissioni, assegnazioni gratuite o nuove
emissioni a pagamento.
Il metodo di calcolo più utilizzato per il calcolo degli indici di borsa è il metodo value
weight.
INDICI DI BORSA ITALIANA Spa
La serie di indici FTSE Italia è stata costruita per rappresentare l’andamento delle società
quotate sui mercati di Borsa Italiana. Gli indici FTSE Italia sono stati realizzati utilizzando
gli standard di FTSE riconosciuti a livello mondiale e utilizzati dagli investitori
internazionali, in grado di offrire una rappresentazione strutturata e integrata dei settori di
mercato grazie alla classificazione internazionale ICB (Industry Classification Benchmark).
Le principali caratteristiche metodologiche sono un filtro per la liquidità, un livello minimo
di flottante e l’inclusione di una sola tipologia di azione per società. Viene inoltre applicata
una regola legata alla nazionalità per cui le azioni estere non possono essere inserite negli
indici, ad eccezione del FTSE MIB e del FTSE Italia All-Share. La metodologia di calcolo
dell’indice FTSE MIB rimarrà la stessa dell’indice S&P/MIB e a partire dal 1° giugno 2009
Borsa Italiana non calcolerà più gli indici Mibtel, Midex, Mex, Mib Settoriale, Mib R, All
Stars. Sempre a partire dal 1° giugno 2009 futures e opzioni su indice scambiati sul
mercato IDEM di Borsa Italiana – London Stock Exchange Group – adotteranno il FTSE
MIB.
La Serie di Indici FTSE Italia è stata studiata per rappresentare le prestazioni delle società
italiane quotate nei mercati di Borsa Italiana, fornendo agli investitori un insieme completo e
complementare di indici che misurano le prestazioni dei principali settori industriali e
segmenti di mercato.
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Indice Descrizione
FTSE MIB È composto dai 40 titoli più liquidi e capitalizzati sul
listino della Borsa Italiana. L'indice FTSE MIB è anche il
sottostante di Futures, miniFutures ed opzioni, quotati sul
mercato IDEM di Borsa Italiana.
Le società che rientrano nei panieri dell'indice FTSE MIB
vengono negoziate anche nel comparto After Hours.
Per maggiori informazioni sugli orari consulta l'orario
delle negoziazioni.
FTSE Italia Mid Cap È composto dalle prime 60 azioni per capitalizzazione e
liquidità successive alle società che compongono l'indice
FTSE MIB.
FTSE Italia Small
Cap
È composto da tutte le altre azioni, al di fuori dell'indice
FTSE MIB e di quello FTSE Italia Mid Cap.
FTSE Italia Micro
Cap
È composto da tutte le azioni la cui capitalizzazione di
mercato è minore del valore più piccolo dei costituenti
FTSE MIB, che non sono nell'Indice FTSE Italia All-
Share.
FTSE Italia All–
Share
Comprende tutti gli elementi costituenti degli indici FTSE
MIB, FTSE Italia Mid Cap ed FTSE Italia Small Cap.
FTSE Italia STAR Comprende le azioni delle società appartenenti nel
segmento STAR del mercato MTA.
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27-03-2012 IL VALORE DELLE AZIONI E INDICI DI REDDITIVITA’
I titoli azionari sono strumenti finanziari che rappresentano la partecipazione al capitale di
una società.
I titoli azionari attribuiscono al possessore diritti di natura sia patrimoniale che
amministrativa. Tra i diritto di natura patrimoniale rientra la partecipazione al risultato
economico realizzato dall’impresa solo in caso di risultato economico positivo e in
proporzione al numero di azioni possedute. I diritti di natura amministrativa riguardano la
partecipazione all’amministrazione della società e quindi nell’esercizio del voto nelle
assemblee ordinarie e straordinarie, l’impugnazione delle deliberi assembleari contrarie alla
legge o allo statuto, l’esame dei bilanci prima dell’assemblea convocata per l’approvazione.
Il diritto amministrativo assegnato ad un azione si sostanzia principalmente nella scelta del
modello di corporate governance di cui si vuole fornire la società.
Le società di capitali possono scegliere tra tre diversi sistemi di governo:
ordinario, tipico della tradizione italiana si applica in assenza di diversa scelta
statutaria e prevede la presenza di un consiglio di amministrazione ed di un collegio
sindacale indipendente dal CDA;
monistico, tipico della tradizione anglosassone è così denominato in quanto prevede la
presenza di un solo organo, il consiglio di amministrazione, che nomina al suo interno
il comitato per il controllo.
dualistico, tipico della tradizione tedesca, è così denominato in quanto
l'amministrazione della società è ripartita tra due diversi organi: il consiglio di
gestione e il consiglio di sorveglianza.
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Le azioni societarie possono assumere diversi valori contemporaneamente ed è opportuno
sottolineare:
a. Il valore nominale, è dato dal rapporto tra il numero di azioni ed il capitale sociale;
b. Il valore contabile, dato dal rapporto tra il numero di azioni in circolazione del il
patrimonio netto;
c. Il valore di mercato (o prezzo), dato dall’incontro tra domanda ed offerta del titolo e
risente oltre che dello stato attuale dell’impresa anche delle prospettive future di
reddito.
Vi sono 4 indicatori con i quali si va ad analizzare il rendimento delle azioni e sono:
1. Dividend yeld, rapporto dividendo-prezzo corrisponde al rapporto tra
l'ultimo dividendo annuo per azione corrisposto agli azionisti o annunciato e il prezzo
in chiusura dell'anno di un'azione ordinaria. Esso è utilizzato come indicatore del
rendimento immediato indipendentemente dal corso del titolo azionario.
2. Price earning, è il rapporto fra il prezzo corrente di un'azione al momento del calcolo
dell'indicatore, scelto di solito nel listino della borsa nazionale coi maggiori volumi
scambiati, e l'utile atteso per ogni azione. Indica altresì il tempo necessario per il
rimborso dell’investimento effettuato tramite gli utili societari.
3. Il rapporto prezzo/cash-flow, esprime il tempo necessario affinché la somma investita
in azioni ritorni all’investitore sotto forma dai cash flow. Il cash flow rappresenta
il flusso di liquidità generato dalla società nel corso di un determinato periodo, e si
ottiene aggiungendo all’utile netto della società gli ammortamenti e accantonamenti.
a. Capitalizzazione / (Utile netto+Ammortamenti+Accantonamenti)
oppure
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b. Prezzo Azione / ((Utile netto+Ammortamenti+Accantonamenti) / Numero
azioni in circolazione)
4. Price To Book Value (o Prezzo su Valore di Libro), è il rapporto tra la
capitalizzaizone complessiva di una società (numero di azioni per prezzo di una
singola azione) in un determinato istante e il patrimonio netto di quella società. In
questo modo si ha un’idea di quanto il mercato valuta il patrimonio netto di
un’azienda; ovvero se il multiplo vi venisse pari ad 1, significa che la capitalizzazione
è esattamente pari al patrimonio netto, quindi evidentemente il mercato crede che la
società non valga molto più del suo patrimonio netto. Se il multiplo è sotto 1 (quindi
capitalizzazione minore del patrimonio netto) il mercato addirittura valuta la società
meno del suo patrimonio netto, al contrario sopra 1 (quindi con capitalizzaizone
superiore al patrimonio netto),evidentemente il mercato valuta positivamente questa
società, tanto che è disposta a pagare più del patrimonio netto.
Il rendimento di un titolo è legato ad un fattore altamente incerto sia nell’ammontare sia
nella sua costanza quale il dividendo che varia di anno in anno in base alla presenza o meno
di un utile aziendale ed alle decisioni in merito alla ripartizione di tale utile.
Per ottenere un unità di misura che esprima in maniera sintetica il rendimento di un anno
derivante dalla detenzione di un titolo azionario si può ricorre alla nozione di tasso di
rendimento annuo calcolato come:
Il capital gain è il guadagno generato dalla differenza fra il prezzo di vendita ed il prezzo di
acquisto di un titolo.
CAPITAL GAIN = (P1 - P0)
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Se il titolo fosse detenuto in portafoglio per un periodo di tempo superiore ad un anno, ogni
flusso percepito andrebbe pesato per il periodo di tempo nel quale si è manifestato. In tali
circostanze si dovrebbe definire il tasso di rendimento come quel tasso che consente di
eguagliare al prezzo pagato in zero tutti i flussi di cassa futuri generati dal titolo.
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29-03-2012 INTERMEDIAZIONE CREDITIZIA
L’intermediazione creditizia rappresenta, insieme a quella mobiliare ed a quella assicurativa,
uno dei tre tipi di intermediazioni a cui si fa riferimento parlando di sistemi finanziari.
L’intermediazione creditizia agevola il trasferimento di risorse finanziare nello spazio e nel
tempo tramite il cosiddetto “circuito indiretto”. Il trasferimento delle risorse finanziare può
avvenire con il concorso di uno o più intermediari (doppia o tripla intermediazione). Il ruolo
assolto dall’intermediazione creditizia varia nei diversi sistemi finanziari ma assolve
comunque ad un ruolo centrale in tutti i sistemi.
Nel partecipare al circuito indiretto, i soggetti che svolgono intermediazione creditizia
interpongono il loro bilancio tra datori e prenditori di risorse finanziarie. Gli intermediari
assumo impegni nei confronti dei datori di fondi e posizioni di credito nei confronti dei
prestatori di fondi e pertanto, nell’attivo dello stato finanziario figurano gli impieghi ossia
l’insieme degli strumenti graditi ai prenditori di fondi in termini di costo, rischio e scadenza,
e nel passivo figurano le fonti ossia l’insieme degli strumenti graditi ai datori di fondi in
termini di rendimento, rischio e scadenza.
L’intermediazione creditizia comporta che vi sia una trasformazione di scadenza, di rischio e
di liquidità che ricade sotto la responsabilità degli intermediari che frappongono il proprio
stato patrimoniale ed il proprio sistema di risorse tra gli scambisti. I contratti sono mutevoli
e possono essere adattati alle esigenze della domanda e dell’offerta di risorse finanziarie ed
anche la ricerca della controparte generalmente viene condotta su base individuale e ciò si
traduce in contratti fortemente personalizzati. I contratti si fondano su informazioni
specifiche sulla qualità dei contraenti e l’attività di intermediazione creditizia contribuisce a
limitare la presenza di asimmetrie informative che possono verificarsi tra prestatori e datori
di fondi.
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Un ulteriore elemento fondamentale negli scambi creditizi riguarda la fiducia reciproca sia
tra gli operatori sia tra gli operatori e gli intermediari. La fiducia si sostanzia nella solvibilità
degli intermediari ed è oggetto di controlli e di diffusione di informazione pubblica da parte
delle Autorità che in tal modo mirano a mantenere un livello adeguato di fiducia e a
consentire lo svolgimento delle attività di intermediazione creditizia.
La personalizzazione dei contratti, la natura delle informazione e la fiducia sono elementi
che caratterizzano il concetto di relazione da cui il concetto di relationship banking. Il
relationship banking è caratterizzato nelle sue forme pure dalla non trasferibilità degli
strumenti utilizzati ed è stato affiancato (cedendo anche molto spazio) dal trasaction banking
basato sulla trasformazione degli attivi rappresentati da prestiti attraverso diversi
meccanismi come l’accettazione, il factornig e la cartolarizzazione.
L’attività di intermediazione creditizia soddisfa i bisogni in investimento, di finanziamento e
di gestione degli incassi e dei pagamenti lasciando all’intermediazione mobiliare ed a quella
assicurativa la funzione di copertura dai rischi finanziari e dai rischi puri.
Tutti i tipi di intermediari creditizi soddisfano il bisogno di finanziamento nei confronti di
differenti categorie di operatori economico. In Italia si sono sviluppati intermediari
specializzati nel credito agrario, fondiario, industriali ed in finanziamenti erogati a
specifiche regioni o a specifici settori. La peculiarità di questi intermediari si trova dal lato
dell’attivo essendo il passivo strumentale a tale attività e composto da strumenti finanziari di
mercato.
Lo svolgimento della funzione monetaria è affidata esclusivamente alla banca e non può
essere esercitata da altri intermediari finanziari. Tale funzione iniseme alle funzioni di
trasferimento di risorse e di trasformazione e gestione del rischio conferisce alla banca un
ruolo centrale tra flussi complessi caratterizzati da molteplici relazioni con diversi tipi di
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clienti ed oggetto di particolare attenzione da parte delle Autorità di controllo e degli
innumerevoli stakeholder.
Il servizio di liquidità offerto mediante i propri depositi e la partecipazione ai sistemi di
pagamento ed il servizio di finanziamento offerto tramite i prestiti, svolti congiuntamente,
rendono la banca l’intermediario più importante e più centrale nel sistema finanziario.
La banca assume la forma di imprese e in quanto tale è tenuta anch’essa alla redazione di un
bilancio. Il bilancio costituisce un sistema complesso e integrato di informazioni la cui
finalità principale è quella di fornire a terzi (azionisti, creditori, mercato, ecc.) una
rappresentazione della situazione aziendale (patrimoniale, economica e finanziaria) che
consenta di formulare valutazioni corrette sullo stato di salute dell’impresa e di prendere
coerenti decisioni economiche.
Le banche hanno una forma tecnica di bilancio diversa da quella delle altre imprese non
bancarie. Questo per tenere conto delle loro particolarità e cioè, in buona sostanza, del fatto
che le vendite delle banche sono costituite da interessi attivi e commissioni, mentre gli
acquisti sono sostituiti dagli interessi passivi, nonché del fatto che tra le attività ci sono gli
impieghi bancari e tra le passività i depositi (in senso largo), potendo quindi affermare che i
debiti delle banche sono moneta.
Il bilancio bancario è accompagnato dalla Relazione sulla gestione del Consiglio di
amministrazione e dalla Relazione del Collegio sindacale. Tra poco diventerà obbligatoria
anche la Certificazione del bilancio da parte di una società di revisione.
I documenti che compongono il bilancio bancario sono i seguenti:
Stato Patrimoniale
Conto Economico
e poi in subordine:
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Prospetto della redditività complessiva
Prospetto delle variazioni del patrimonio netto (per gli ultimi due esercizi)
Rendiconto finanziario (con lo schema di Riconciliazione)
Nota integrativa
a sua volta composta dall’elenco di tabelle e considerazioni di seguito esposto:
parte A – Politiche contabili
parte B – Informazioni sullo stato patrimoniale
parte C – Informazioni sul conto economico
parte D – Redditività complessiva
parte E – Informazioni sui rischi e sulle relative politiche di copertura
parte F – Informazioni sul patrimonio
parte G – Operazioni di aggregazione riguardanti imprese o rami d’azienda
parte H – Operazioni con parti correlate
parte I – Accordi di pagamento basati su propri strumenti patrimoniali
parte L – Informativa di settore
STATO PATRIMONIALE al ../../….
Attivo Passivo e patrimonio netto
10 Cassa e disponibilità liquid 10 Debiti verso banche
20 Attività finanziarie detenute
per la negoziazione
20 Debiti verso clientela
30 Attività finanziarie valutate al
fair value
30 Titoli in circolazione
40 Attività finanziarie disponibili
per la vendita
40 Passività finanziarie di
negoziazione
50 Attività finanziarie detenute 50 Passività finanziarie valutate
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sino alla scadenza al fair value
60 Crediti verso banche 60 Derivati di copertura
70 Crediti verso clientela 70 Adeguamento di valore delle
passività finanziarie oggetto di
copertura generica (+/-)
80 Derivati di coperura 80 Passività fiscali:
90 Adeguamento di valore delle
attività finanziarie oggetto di
copertura generica (+/-)
a) correnti
100 Partecipazioni b) differite
110 Attività materiali 90 Passività associate ad attività
in via di dismissione
120 Attività immateriali: 100 Altre passività
- avviamento 110 Trattamento di fine rapporto
del personale
130 Attività fiscali: 120 Fondi per rischi e oneri:
a) correnti a) quiescenza e obblighi simili
b) anticipate b) altri fondi
140 Attività non correnti e gruppi
di attività in via di dismissione
130 Riserve da valutazione
150 Altre attività 140 Azioni rimborsabili
150 Strumenti di capitale
160 Riserve
170 Sovrapprezzi di emissione
180 Capitale
190 Azioni proprie (-)
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200 Utile (Perdita) d'esercizio (+/-
)
Totale
dell'attivo
Totale del passivo e del patrimonio netto
In evidenza le seguenti voci:
la 70 delle attività, che esprime il totale complessivo degli impieghi (prestiti) netti
della banca verso i clienti
la 20 delle passività, che indica il totale complessivo dei depositi intrattenuti con i
clienti
Sono queste le voci che bisogna guardare nel patrimonio della banca per capire la misura
della sua attività di intermediazione nell’ambito del mercato dei capitali.
CONTO ECONOMICO anno ….
10 Interessi attivi e proventi assimilati
20 Interessi passivi e oneri assimilati
30 Margine di interesse
40 Commissioni attive
50 Commissioni passive
60 Commissioni nette
70 Dividendi e proventi simili
80 Risultato netto dell'attività di negoziazione
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90 Risultato netto dell'attività di copertura
100 Utili (perdite) da cessione o riacquisto di:
a) crediti
b) attività finanziarie disponibili per la vendita
c) attività finanziarie detenute sino alla scadenza
d) passività finanziarie
110 Risultato netto delle attività e passività finanziarie valutate al fair
value
120 Margine di intermediazione
130 Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di:
a) crediti
b) attività finanziarie disponibili per la vendita
c) attività finanziarie detenute sino alla scadenza
d) altre operazioni finanziarie
140 Risultato netto della gestione finanziaria
150 Spese amministrative:
a) spese per il personale
b) altre spese amministrative
160 Accantonamenti netti ai fondi per rischi e oneri
170 Rettifiche/riprese di valore nette su attività materiali
180 Rettifiche/riprese di valore nette su attività immateriali
190 Altri oneri/proventi di gestione
200 Costi operativi
210 Utili (Perdite) delle partecipazioni
220 Risultato netto della valutazione al fair value delle attività materiali e
immateriali
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230 Rettifiche di valore dell'avviamento
240 Utili (Perdite) da cessione di investimenti
250 Utile (Perdita) della operatività corrente al lordo delle imposte
260 Imposte sul reddito dell'esercizio dell'operatività corrente
270 Utile (Perdita) della operatività corrente al netto delle imposte
280 Utile (Perdita) dei gruppi di attività in via di dismissione al netto delle
imposte
290 Utile (Perdita) d'esercizio
In evidenza le seguenti voci:
10 – è il totale degli interessi maturati a favore della banca sui finanziamenti
20 – è il totale degli interessi pagati dalla banca ai depositanti
30 – si tratta della famosa “forbice” bancaria, cioè della differenza fra interessi attivi
sui prestiti e passivi sui depositi, che fornisce un primo giudizio circa la bontà
dell’attività di pura intermediazione posta in essere dalla banca
40 – è l’entità dei ricavi derivanti dal settore dei servizi offerti dalla banca ai propri
clienti
da 70 a 110 – sono i risultati della complessiva attività in strumenti finanziari
realizzata, nell’esercizio considerato, dalla banca. Ci sono quindi sia i rendimenti delle
azioni in portafoglio (dividendi), sia il risultato globale del trading compiuto, il quale
spesso, soprattutto quando i mercati sono turbolenti, presenta un saldo negativo,
esprimendo pertanto una perdita sull’attività di compravendita dei titoli che
ovviamente riduce l’utile finale della banca
120 – per quanto detto il Margine di intermediazione sintetizza il risultato economico
complessivo delle attività:
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di intermediazione creditizia (raccolta e prestiti)
in servizi bancari
in strumenti finanziari
130 e 140 – alla voce 130 ci sono tutte le svalutazioni di crediti e titoli contabilizzate
come costo d’esercizio, le quali per una banca possono essere di rilevante entità. La
voce 140 mostra di conseguenza il risultato complessivo della gestione finanziaria al
netto di queste svalutazioni
da 150 a 190 e 200 – le voci che vanno da 150 a 190 sono le classiche voci che si
trovano in un qualsiasi conto economico anche di aziende non bancarie: costi per il
personale, per le spese amministrative, per gli ammortamenti e per tutte le altre spese
sostenute nell’anno. La voce 200 è il loro totale
250 – è l’utile (o la perdita) prima delle imposte
290 – è l’utile (o la perdita) finale dell’esercizio al netto delle imposte dovute.
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02-04-2012 STRUMENTI DI PAGAMENTO
Gli strumenti di pagamento sono dei servizi che gli istituti di pagamento offrono alla loro
clientela, composta da persone fisiche e persone giuridiche, la quale ha necessità di
effettuare dei trasferimenti di denaro.
La clientela può essere scomposta in due settori: la clientela al dettaglio (o retail), composta
generalmente da soggetti priva e piccole aziende; la clientela corporate, costituita da
aziende di maggiori dimensioni e che hanno un ingente bisogno di servizi di pagamento.
La differenza tra le due tipologie di clientela è data dalla frequenza con la quale richiede
servizi di pagamento ed sull’ammontare di tali operazioni. La clientela corporate ha
necessità di ingenti somme e di un frequente utilizzi di tali somme mentre ciò non vale per la
clientela retail.
Per poter parlare di strumento di pagamento è necessario innanzitutto che tale strumento sia
accettato come mezzo di pagamento e perché tale strumento possa essere accettato, è
necessario che vi sia una rete capillare per il suo utilizzo. L’utilizzo di determinati strumenti
di pagamento hanno un costo costituito generalmente dalle commissioni che spesso ne
condizionano la diffusione. La domanda di strumenti di pagamento viene dalla famiglie,
dalle imprese e dalla pubblica amministrazione mentre l’offerta dei servizi di pagamento
viene dagli istituti di pagamento quali le banche o le poste con il comparto bancoposta.
I servizi di pagamento si suddividono in:
1- Documentali, prevedono necessariamente la presenza di documenti cartacei per il
completamento del loro processo produttivo (assegni bancari, assegni circolari e
vaglia cambiari).
a. L’assegno bancario è un titolo di credito che contiene l’ordine incondizionato
da parte del traente rivolto alla banca (trattaria) di pagare a vista una somma
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determinata all’ordine proprio o di un terzo. In base alla normativa
antiriciclaggio, su ogni assegno è riportata la clausola “non trasferibile” (che
può essere indicata anche con un doppio sbarramento) volta ad evitare la girata
degli assegni bancari agevolando la tracciabilità del denaro. Esso è uno
strumento di pagamento che rientra tra gli ordini di addebitamento e pertanto
l’accettazione di un assegno in pagamento espone il prenditore al rischio di
mancata copertura. Il creditore che accetta un assegno si basa su un duplice
rapporto di fiducia, nei confronti del debitore ritenendo che questi abbia le
disponibilità necessarie e della banca trattaria, ritenendo che questa adempia
correttamente al trasferimento di quanto dovuto.
b. L’assegno circolare è un titolo di credito all’ordine emesso da banche
autorizzate, pagabile a vista presso tutti gli sportelli della banca emittente. Esso
rappresenta una promessa di pagamento fatta dalla banca a favore di un terzo e
pertanto è sempre nominativo. Esso costituisce un ordine di addebitamento che
espone il prenditore ad un ridotto rischio di controparte visto che l’obbligato
principale è la banca che lo ha emesso. Il beneficiario dell’assegno resta
comunque esposto al rischio di mancato pagamento dovuto all’eventualità che
il titolo ricevuto risulti rubato o smarrito.
c. Il vaglia cambiario è un titolo di credito all’ordine, emesso dalla Banca d’Italia,
che contiene la promessa incondizionata di pagare a vista una somma
determinata presso qualsiasi sportello dell’istituto emittente. Si tratta di uno
strumento molto simile all’assegno circolare con una diffusione limitata che
viene utilizzato in genere dagli enti pubblici per operazioni di pagamento.
2- Completamente automatizzati, sono strumenti che non necessitano di documenti
cartacei per poter completare le transazioni. Essi sono:
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a. Bancogiro, è un operazione con la quale si ha un trasferimento di denaro da un
contocorrente ad un altro contocorrente. Tale strumento presuppone che vi sia
un rapporto di c/c con la banca.
b. Bonifico, anche se nel linguaggio comune il bonifico viene assimilato al
bancogiro, per il bonifico non c’è la necessità di un rapporto di c/c con la banca.
Per importi superiori ad € 999, in attuazione alla normativa sulla limitazione
alla circolazione del contante, lo sportellista può segnalare tale operazione se
fatta in contanti ed ha anche le facoltà di chiedere informazioni supplementari
su tale operazione.
c. Disposizioni di pagamento, sono degli ordini di pagamento che vengono dati
dal correntista alla banca che possono avvenire con diversi strumenti.
3- Servizi di incasso, sono servizi che vengono offerti ad un soggetto creditore e sono:
a. Ri.Ba., è uno strumento finanziario usato per la gestione aziendale, aperto a
tutti, con cui il creditore dichiara di aver ricevuto una somma di denaro versata
a mezzo banca a saldo di una determinata fattura e autorizza la banca alla
riscossione dell’importo indicato, secondo le istruzioni impartite dal cliente
b. RID, (rapporto interbancario diretto) è un servizio di incasso crediti basato su
un'autorizzazione continuativa conferita dal debitore alla propria banca di
accettare gli ordini di addebito provenienti da un creditore.
c. MAV, (Pagamento Mediante Avviso) è un bollettino particolarmente adatto
per i soggetti che devono incassaresomme frazionate come quote condominiali
o rate scolastiche. Generalmente viene emesso da alcuni enti pubblici quali
scuole, amministrazioni locali, comuni ma anche da condomini e società
finanziarie che gestiscono il credito al consumo.
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4- Carte di pagamento, La categorizzazione principale delle carte di pagamento è quella
che le distingue in base al momento in cui al titolare della carta vengono addebitati i
fondi spesi o prelevati. In questo senso, esistono tre tipi di carte:
a. Carte prepagate ("pay before"). Al titolare di queste carte i fondi vengono
addebitati nel momento in cui vengono "caricati" sul conto collegato alla carta,
quindi ancor prima di essere spesi. Il programma di carte prepagate più diffuso
in Italia è Postepay, emessa dalla divisione BancoPosta di Poste Italiane.
b. Carte di debito ("pay now"), comunemente note in Italia come carte
"bancomat", dal nome del principale circuito di prelievo e pagamento a cui si
appoggiano. Al titolare di queste carte i fondi spesi o prelevati vengono
addebitati sul proprio conto corrente bancario nel momento stesso in cui
vengono spesi o prelevati (o comunque entro poche ore).
c. Carte di credito ("pay later"). Con queste carte il titolare si avvantaggia di una
certa dilazione tra il momento in cui spende o preleva ed il momento in cui i
fondi gli verranno addebitati dall'istituto finanziario emittente. Le carte di
credito propriamente dette sono quelle che offrono una vera e propria linea di
credito, il cui pagamento è rateizzabile secondo varie modalità, a fronte del
pagamento mensile di una rata minima
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03-04-2012 MERCATI VALUTARI
Il mercato valutario è quel insieme dei luoghi fisici e dei circuiti telematici dove vengono
scambiate le principali valute internazionali e le quotazioni delle divise con i relativi tassi di
cambio. Il mercato dei cambi, detto più comunemente “Forex” (Foreign exchange market),
è un mercato finanziario over-the-counter, non regolamentato, decentralizzato, dove sono
scambiate le valute.
Il foreign exchange market è di gran lunga il più grosso mercato nel mondo, in termini di
valore delle transazioni, e include gli scambi che avvengono tra grosse istituzioni bancarie,
banche centrali, speculatori valutari, imprese multinazionali, governi, e altri mercati
finanziari ed istituzioni. L'attività di scambio che ha luogo nei mercati fx globali ammonta a
più di 1.900 miliardi di dollari al giorno (in media).
Il mercato fx è un mercato monetario interbancario o tra altre controparti, creato
nel 1971 quando cominciarono ad apparire tassi di cambio fluttuanti.
Inizialmente banche, multinazionali e imprese commerciali, che conducevano business al di
fuori del territorio nazionale, e quindi generavano ricavi in differenti valute, operavano
nel mercato forex solo per proteggere i profitti dalle fluttuazioni dei prezzi. Con l'aumentare
dei volumi è stato necessario garantire maggiore liquidità perché le transazioni avessero
luogo e il mercato è stato aperto anche agli speculatori. Le dinamiche sono quindi cambiate
e si possono distinguere ora diversi partecipanti del mercato, ognuno dei quali entra nel
mercato con motivazioni e obiettivi diversi.
Le banche attive nel mercato forex sono le responsabili della maggioranza delle transazioni
effettuate. Queste banche, avendo la possibilità di conoscere le posizioni dei loro grossi
clienti, si trovano in una posizione di vantaggio perché mediante queste informazioni
possono posizionarsi nel mercato sapendo di avere a supporto dei grossi ordini che hanno la
capacità di influenzare il mercato delle valute.
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Tutti i business che svolgono attività al di fuori dei confini nazionali che comprendono
transazioni in una diversa valuta hanno un interesse nel mercato valutario. I flussi di capitale
devono essere stimati e il rischio accuratamente bilanciato in modo tale da stilare i budget e
le previsioni aziendali.
Se un'azienda europea ha necessità di fare un grosso acquisto in Yen in 6 mesi, ma teme un
apprezzamento dello Yen, potrà andare short EUR/JPY.
In questo modo se l'Euro effettivamente si indebolisce il maggior costo dei prodotti
giapponesi verrà bilanciato dai guadagni nel mercato delle valute. Se invece l'Euro dovesse
guadagnare, l'azienda risparmierà sull'acquisto delle merci ma subirà perdite
nell'investimento. Questo processo annulla quindi il rischio di impatto sul business delle
variazioni dei tassi di cambio.
In conclusione le imprese, attraverso le banche, cercano principalmente di proteggersi e non
di guadagnare nel mercato forex.
Tra i soggetti che intervengono nel mercato valutario, di particolare rilevanza è il compito
delle banche centrali è quello di supportare la politica monetaria del governo e di mantenere
la stabilità della moneta cercando di evitare eccessive oscillazioni.
Gli strumenti utilizzati dalle banche centrali per intervenire sul mercato sono essenzialmente
3:
1. Acquistando o vendendo la propria moneta nel tentativo di rinforzarla o indebolirla
2. Tagliando o aumentando i tassi di interesse
3. Minacciando di intervenire nel mercato che molte volte è sufficiente ad ottenere gli
effetti desiderati senza ricorrere ad un intervento vero e proprio.
Le risorse delle banche centrali sono molto vaste e ogni loro movimento, o presunto tale,
viene immediatamente percepito come un segnale molto forte dagli speculatori e può
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causare grossi sbalzi nel mercato. L'efficacia di questi interventi è altissima quando i prezzi
si discostano molto dai fondamentali di mercato e le banche centrali possono aiutare a
ristabilire un equilibrio.
Una categoria molto varia e comprende tutti quegli operatori del mercato delle valute che
operano nel breve periodo cercando di sfruttare le loro conoscenze e abilità per ottenere
profitti dal mercato è la categoria degli speculatori. In questa categoria ci sono gli Hedge
Fund di cui tanto si sente parlare ultimamente che vengono etichettati come una delle cause
della crisi dei mercati finanziari. Nella stessa categoria ci sono anche altri istituti finanziari
tra cui, come detto in precedenza, anche le banche con i loro Prop Desk.
La ragione di esistere degli speculatori è sì quella di generare profitti dal mercato forex, ma
così facendo svolgono la fondamentale funzione di fornire liquidità al mercato.
I Broker ed i Dealer sono operatori di mercato i quali forniscono un servizio ai clienti
garantendo l’accesso al mercato a chi non può permettersi di farlo direttamente attraverso
una banca. Non operano quindi per conto proprio ma sono degli intermediari per conto di
terzi. Solitamente i clienti dei broker sono i trader privati e i piccoli investitori, ma anche gli
speculatori istituzionali possono utilizzarli per sfruttare opportunità di arbitraggio oppure per
non accedere al mercato forex in modo diretto mantenendo quindi l'anonimato sulle proprie
posizioni.
Modalità di esecuzione delle contrattazioni
Inter Dealer Direct
Voice Broker
Customer Direct
Electronic Methods
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o broking system
o multibank trading system
o single bank trading system
I principali canali dell’electronic method sono:
ICAP: è il cosiddetto voice broker su cui sono attivi prevalentemente i brokers
Reuters Dealing: è il tradizionale sistema Reuters
Bloomberg: è una piattaforma multi dealer, in forte sviluppo, che sta rapidamente
assorbendo quote di mercato, anche a scapito di
EBS
EBS: si tratta del sistema, una volta innovativo, ma ormai maturo, di trading
elettronico sul circuito interbancario;
Trade web: modalità di negoziazione tramite Internet
Piattaforme peer-to-peer multi dealer (Fxall, Currenex, 360): si tratta di piattaforme in
cui un potenziale operatore ha accesso, in un sistema con una sorta di asta competitiva
ai migliori 4/5 best bid e best offer tra cui il prezzo migliore. Sono diverse da quelle
piattaforme, quali quelle rese disponibili da soggetti quali Barclays e Citi, che danno
accesso alle quotazioni, e alle possibilità di negoziazione, solo con tali istituzioni.
Definizione economica (Samuelson)
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il tasso di cambio esprime, in termini di moneta nazionale, il prezzo dell’unità monetaria
estera e quindi il tasso di cambio misura il potere di acquisto di una moneta espresso in
termini di un’altra di moneta.
Definizione valutaria (ex Art. 3 DPR 148/88)
1- Operazioni in cambi sono quelle relative alla trasformazione di una valuta in un’altra
a pronti, a termine o con opzione;
2- per operazioni di cambio a pronti si intendono le trasformazioni di una valuta in
un’altra con regolamento fino a due giorni lavorativi;
3- per operazioni di cambio a termine si intendono le trasformazioni di una valuta in
un’altra con regolamento dal terzo giorno lavorativo
METODO DI DETERMINAZIONE DEL CAMBIO
INCERTO PER CERTO (Price quotation system)
numero di unità di valuta nazionale necessari per acquistare una unità di valuta estera ossia il
prezzo della valuta estera in termini di valuta nazionale ossia quantità incerta di valuta
nazionale che corrisponde ad una quantità certa (1,10,100,1000) di valuta estera.
CERTO PER INCERTO (volume quotation system)
Il numero di unità di valuta estera corrispondenti ad una unità di valuta nazionale ossia
prezzo di una unità di valuta nazionale in termini di valuta estera ossia quantità certa
(1,10,100,1000) di valuta nazionale corrispondente ad una quantità incerta di valuta estera.
INCERTO PER CERTO:
USD/YEN = 111.22 Un dollaro costa 111.22 yen.
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CERTO PER INCERTO:
EUR/USD = 1,2297 Un euro corrisponde a 1,2297 dollari
GBP/USD = 1,7838 Una sterlina corrisponde a 1,7838 dollari
CROSS RATE
Date n valute, per ciascuna di esse saranno definiti n-1 cambi bilaterali di se stessa contro
tutte le altre, per un totale di n (n-1) cambi. Tuttavia, basta conoscere n-1 cambi per
determinare tutti gli altri.
Esempio:
EUR/USD = cambio euro/dollaro = 1,2297
USD/CHF = cambio dollaro/franco svizzero = 1,2651
Il cambio EUR/CHF risulta pari a:
USD/JPY = cambio dollaro/yen = 111,22
USD/CHF = cambio dollaro/franco svizzero = 1,2651
Il cambio CHF/JPY risulta pari a:
In pratica negli arbitraggi su cambi intervengono dei costi di transazione che rendono più
complesso il calcolo dei cross-rate.
Esempio:
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Spot EUR/ USD = 1,2295/1,2299
Questo tipo di quotazione significa che l’offerente è disposto a acquistare 1 euro ad un
prezzo di 1,2295 dollari (DENARO-BID), mentre è disposto ad vendere un euro al prezzo di
1,2299 dollari (LETTERA-ASK). La differenza fra 1,2295 e 1,2299 pari a 0,0004 (4 pips) è
detta spread denaro/lettera.
Il tasso di cambio nominale misura il valore esterno di una valuta in termini monetari.
Il tasso di cambio reale, ottenuto tenendo conto oltre che del tasso di cambio nominale del
differenziale d’inflazione rappresenta un indicatore di competitività internazionale.
Entrambi i tassi di cambio nominale e reale possono essere espressi in termini bilaterali o
multilaterali. In quest’ultimo caso si parla di TASSO DI CAMBIO EFFETTIVO.
Il tasso di cambio effettivo è una misura sintetica del valore, in termini nominali o reali,
della moneta di un paese nei confronti dei suoi principali partner commerciali.
Il tasso di cambio nominale bilaterale non è altro che il tasso di cambio di una valuta nei
confronti di un altra.
Il tasso di cambio reale bilaterale misura il grado di competitività di un certo paese nei
confronti di uno specifico partner commerciale. Un aumento del tasso di cambio reale
comporta una riduzione della competitività del paese in quanto i prezzi relativi tendono a
diventare meno vantaggiosi.
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12-04-2012 OPERAZIONI DI RACCOLTA FONDI
I depositi di denaro costituiscono la fondamentale operazione di provvista fondi effettuata
dalle panche nell'esercizio della loro attività. Tale provvista di fondi costituisce
un'operazione passiva per la banca la quale diventa debitrice verso i depositanti ai quali
dovranno essere restituiti i capitali depositati comprensiti degli interessi maturati.
I depositi rappresentano operazioni di raccolta di tippo originario in quanti praticati
direttamente con la clientela e la banca acquista la diponibilità del denaro ricevuto e può
utilizzarlo in operazioni di impiego fondi che sono fruttifere per la banca stessa e
vantaggiose per il sistema economico.
Coloro che ricorrono ai depositi bancari possono avere differenti esigenze ed appartenere a
categorie diverse. Una prima categoria è costituita da i soggetti che depositano presso le
banche importi di entità modesta in previsione di necessità future ed in genere si tratta di
fondi che rimangono depositati per un arco di tempo esteso. Una seconda categria è
costituita da coloro che versano presso le banche i risparmi o i capitali in attena di destinarli
in forme più redditizie di investimento. Sono fondi che la banca ha a disposizione per un
arco di tempo limitato. Un'ultima categoria riguarda i soggetti che depositano in banca la
parte prevalente dei propri servizi di cassa e vista la natura transitiva di tali rapporti, tali
depositi sono poco stabili in quanto continuamente movimentati da operazioni di versamento
e di prelievo.
Le banche svolgono l’attività di raccolta fondi impiegando forme tecniche diverse:
I fondi di conto corrente che sono caratterizzati da una notevole dinamicità poiché,
privati ed imprese, li utilizzano per le proprie esigenze di liquidità. Infatti, le somme
depositate sui conti correnti possono essere prelevate dai titolari del conto a vista e
senza alcuna limitazione;
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I depositi a risparmio libero che sono contraddistinti da una minore dinamicità rispetto
ai fondi di conto corrente poiché sono utilizzati dai risparmiatori soprattutto per
formare il risparmio nel tempo anche se le somme ivi depositate sono prelevabili a
vista da parte dei loro titolari;
I depositi vincolati e i certificati di deposito nei quali confluiscono risparmi
caratterizzati da una certa staticità poiché i loro titolari non possono chiederne il
rimborso se non alle scadenze stabilite;
I prestiti obbligazionari, anch’essi caratterizzati da stabilità trattandosi di titoli che
vengono rimborsati in base ad un piano di ammortamento stabilito a priori, e
contraddistinti anche da una scadenza medio-lunga,
I quattro gruppi di operazioni di raccolta fondi sono caratterizzati da una scadenza via via
sempre maggiore.
Il conto corrente viene utilizzato sia da soggetti privati che dalle aziende. I primi lo
adoperano principalmente per la canalizzazione dello stipendio, l'addebito delle utenze e
come forma di risparmio. Le aziende lo utilizzano per convogliare i flussi di incassi e
pagamenti nazionali ed internazionali.
Il titolare di un conto corrente semplice può prelevare la somma solo alla scadenza, mentre
nel conto corrente di corrispondenza il correntista ha l'esigibilità a vista delle somme in esso
depositate.
Nel caso in cui la banca abbia un rapporto di fiducia con il cliente e ne riceva garanzie
economiche, essa può concedergli il fido bancario, che permette di avere scoperti in linea
capitale nei limiti prestabiliti.
Il deposito a risparmio è la forma più tradizionale di raccolta del risparmio da parte
degli Istituti di credito. Destinato essenzialmente al privato cittadino, il deposito a risparmio
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viene utilizzato soprattutto come destinazione temporanea del denaro, onde evitare la
custodia personale di somme anche consistenti in contanti, in attesa di un utilizzo dello
stesso, sia per le necessità quotidiane che per eventuali investimenti in forme diverse più
redditizie.
Il deposito a risparmio è caratterizzato solitamente dalla presenza, per la registrazione delle
operazioni effettuate, del cosiddetto libretto, un documento rilasciato dalla banca al
depositante sul quale vengono registrate progressivamente le diverse operazioni e la cui
presentazione allo sportello è necessaria per l'effettuazione delle operazioni stesse.
Un libretto a risparmio può essere sia nominativo che al portatore:
nel caso di un libretto nominativo, lo stesso riporta le generalità di uno o più
titolari, i quali sono i soli ad avere facoltà di operare (salvo il caso in cui sia stata
rilasciata una delega ad un terzo), e contempla la possibilità di stabilire limiti
operativi, quali ad esempio la necessità della firma congiunta di più titolari, ovvero di
uno dei titolari e di almeno uno degli altri, essendo strettamente necessaria la presenza
del primo.
nel caso di un libretto al portatore, lo stesso può essere distinto dagli altri, oltre
che da un numero progressivo assegnato dalla banca, anche da una denominazione,
che può anche essere di fantasia; l'operatività in questo caso è consentita a chiunque
presenti materialmente allo sportello il libretto stesso. Nei libretti al
portatore l'importo non potrà essere pari o superiore a 1.000,00 euro.
Pur essendo stato concepito per l'utilizzo da parte delle persone fisiche, è consentita
l'intestazione nominativa di un deposito a risparmio anche ad enti e società regolarmente
costituiti (persone giuridiche).
Un deposito a risparmio può essere libero oppure vincolato:
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un deposito libero presenta una possibilità illimitata di operare da parte del
titolare o del portatore, senza alcun limite che non sia quello dell'effettiva
disponibilità.
un deposito vincolato appone sulle somme depositate un vincolo temporale,
ovvero la necessità che i fondi rimangano depositati per un certo lasso di tempo prima
di poter essere prelevati dal titolare o dal portatore; a fronte di questa limitazione, le
banche concedono un tasso d'interesse superiore a quello sul deposito libero.
Contrariamente al conto corrente di corrispondenza, il deposito a risparmio non contempla la
possibilità di emettere assegni a valere sulla disponibilità, e non consente di operare, anche
solo con sconfinamenti temporanei, in maniera tale da rendere negativo il saldo contabile del
deposito.
Il deposito a risparmio ha avuto a partire dagli anni settanta una certa evoluzione, onde poter
meglio andare incontro alle mutate necessità della clientela bancaria. In particolare:
è stato progressivamente consentito il deposito di assegni tratti a favore del
titolare, sempre con la clausola del salvo buon fine, contrariamente a quanto avveniva
in passato, quando l'operatività era consentita esclusivamente per contanti.
accanto a questo, è stata attivata la possibilità di ricevere bonifici accreditati sul
deposito stesso e registrati sull'apposito libretto in un momento successivo, ovvero
alla prima presentazione dello stesso allo sportello; tipico esempio di questo tipo di
utilizzo è l'accredito della retribuzione o della pensione.
è possibile inoltre utilizzare il deposito a risparmio per l'addebito periodico di
pagamenti ripetitivi, quali utenze, rate di finanziamenti o canoni di locazione.
è stata estesa anche ai depositi a risparmio la possibilità di essere utilizzati
come base tecnica per altre operazioni bancarie, in particolare operazioni in titoli:
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l'acquisto e la vendita di titoli (quasi sempre ad esclusione delle azioni), il ricevimento
del controvalore del titolo all'atto del rimborso o delle cedole periodiche
rappresentative degli interessi, richiede ad oggi la presenza di un rapporto
bancario d'appoggio, essendo ormai la quasi totalità dei titoli dematerializzati, ossia
non esistendo più il titolo cartaceo rappresentante la quota di una società per
azioni (azione) oppure la quota di un debito contratto da un'emittente (obbligazione).
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16-03-2012 I DEPOSITI BANCARI E POSTALI
Il deposito rappresenta una delle forme più semplici di impego del risparmio e si costituisce
tramite il versamento presso una banca o presso le poste di una somma di denaro a fronte
della quale la banca o le poste assumono una posizione debitori.
Tra le varie tipologie di depositi offerti dagli intermediari finanziari è possibile distinguere
in ogni caso una componente di remunerazione da una componente di servizio. La
componente di remunerazione è costituita dagli interessi maturati sulle somme depositate
che tengono conto delle somme depositate e del periodo di permanenza del deposito. La
componente di servizio è costituita dall’opportunità per il depositante di utilizzare il deposito
per effettuare pagamenti e ricevere incassi.
I depositi nei quali prevale la componente di remunerazione vengono definiti depositi a
risparmio o depositi tempo. Le somme depositate in tali depositi sono destinate ad essere
impiegate in tale deposito per un determinato periodo di tempo anche se permane una certa
componente di servizio.
I depositi nei quali prevale la componente di servizio vengono definiti depositi a carattere
monetario o depositi moneta ed tale tipologia di depositi si caratterizza per il fatto che le
somme depositate sono a disposizione del depositante e formano così oggetto di servizi di
pagamento.
A seconda dell’emittente, i depositi si dividono in: depositi bancari, emessi da istituti
bancari; depositi postali, emessi da Poste Italiane S.p.A.
DEPOSITI A RISPARMIO
I depositi a risparmio si costituiscono tramite il deposito di una somma di denaro presso uno
sportello bancario o postale a fronte dell’emissione di un documento quale il libretto di
risparmio.
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Nel libretto di risparmio vengo annotate le operazioni di prelievo o versamento effettuate sul
deposito. Per il deposito, l’emittente corrisponde un interesse proporzionale alle somme
depositate ed al tempo di permanenza delle somme sul deposito. Gli interessi maturati
vengono annotati periodicamente sul libretto in occasione della prima operazione successiva
alla data di calcolo.
I libretti di deposito possono essere nominativi o al portatore. Per i libretti nominativi vi è
l’indicazione di uno o più intestatari mentre nei libretti al portatore non vi è nessuna
intestazione e quindi vi è l’impossibilità di risalire al proprietario. Nel caso dei libretti
nominativi, le somme depositate possono essere movimentate solamente dall’intestatario o
dai sui delegati o eredi e può accogliere sia versamenti in contati che in altra natura senza
limiti di importo e può anche essere ceduto rispettando le formalità previste per la cessione
del credito. Nel caso dei libretti al portatore, il trasferimento del libretto avviene con la
semplice consegna fisica del libretto che legittima il possessore ad incassare le somme
presenti sul deposito. Il possessore del libretto è legittimato a riscuotere il credito in esso
iscritto ma tale libretto può essere alimentato solamente da versamenti in contanti e non può
presentare un saldo superiore ai 5000 euro.
Altra distinzione necessaria riguarda la distinzione tra libretti bancari e libretti postali. I
libretti bancari possono essere tenuti esclusivamente presso lo sportello che ha emesso il
libretto stesso ad eccezione dei libretti circolari sui quali è possibile effettuare operazioni
presso tutti gli sportelli dell’ente emittente. I libretti postali sono di norma circolari.
I depositi, in relazione al periodo per il quale le somme sono depositate e quindi destinate a
rimanere sul libretto, si possono distinguere in depositi a risparmio libero ed in depositi a
risparmio vincolati. I depositi a risparmio liberi sono caratterizzati da una possibilità di
effettuare versamenti e prelevamenti in qualsiasi momento e senza limite di importo. Al
contrario, i depositi vincolati sono caratte3rizzati dall’impossibilità di non eseguire
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prelevamenti per un certo periodo di tempo e tale vincolo può essere a scadenza fissa se
viene pattuita una data prima della quale non possono essere eseguiti prelevamenti, oppure a
scadenza indeterminata se le sommo possono essere prelevate ma solo dopo un certo periodo
di preavviso.
Nei depositi, per il computo degli interessi va distinta la data valuta, ossia la data a partire
dalla quale le somme depositate iniziano a produrre interessi e le somme prelevate cessano
di produrre interessi, e la data contabile, ossia la data nella quale vengono effettuate le
operazioni di prelevamento e di versamento.
I versamenti in contanti iniziano a produrre interessi dal giorno stesso in cui viene effettuata
l’operazione ed in questo caso la data valuta coincide con la data contabile. I versamenti di
assegni emessi da altri istituti, ad esempio, quando ammessi, iniziano a maturare interessi
alcuni giorno dopo la data di effettuazione dell’operazione e quindi non si ha la coincidenza
della data valuta con la data contabile. Per i prelevamenti, la data valuta coincide con la data
di effettuazione dell’operazione.
Gli interessi vengono calcolati tenendo in considerazione il capitale, il tempo di permanenza
sul deposito del capitale ed il tasso di interesse.
Gli interessi maturati possono essere capitalizzati dall’emittente con una certa periodicità ed
a seguito della capitalizzazione gli interessi diventano parte del capitale e quindi fruttiferi
anch’essi di interessi. A carico del depositante possono essere previste delle spese per la
tenuta del deposito e gli interessi sono assoggettati a ritenuta fiscale nella misura del 27%.
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Il rendimento effettivo del deposito, a causa delle spese e della ritenuta fiscale risulta
inferiore rispetto al rendimento nominale espresso dal tasso di interesse. Quando la valuta è
posticipata rispetto al versamento, inoltre, è posticipato anche il momento a partire dal quale
vengono conteggiati gli interessi sulle somme depositate con conseguenze negative sul
rendimento.
Per l’emittente, i depositi rappresentano una forma di raccolta relativamente poco costosa, i
depositi liberi sono caratterizzati da un rischio di prelievo accentuato mentre i depositi
vincolati rappresentano una forma di raccolta più stabile ma anche più costosa.
CERTIFICATI DI DEPOSITO
I certificati di deposito possono essere emessi dalle sole banche e non dal sistema postale.
Tramite la sottoscrizione di un certificato di deposito, l’investitore deposita presso la banca
una somma sulla quale viene costituito un vincolo temporale di durata breve o medio durate
il quale il cliente non può effettuare prelievi o versamenti salvo l’incasso di eventuali
interessi periodici ed il rimborso alla scadenza.
Vi sono certificati di deposito con cedola i quali a fronte del versamento iniziale del valore
nominale l’investitore incassa periodicamente gli interessi ed ottiene alla scadenza il
rimborso del capitale investito, ed i certificati di deposito zero coupon i quali non prevedono
il pagamento di cedole ma si ha una remunerazione data dalla differenza tra il prezzo di
rimborso ed il prezzo di emissione che è inferiore al prezzo di rimborso.
I certificati di deposito con cedole possono essere a tasso fisso o a tasso variabile. Nel caso
di cedole a tasso fisso, il tasso viene determinato al momento della sottoscrizione e le cedole
corrisposte sono tutte di uguale ammontare. Nel caso delle cedole con tasso variabile, il
tasso sul deposito dipende dal tasso di interesse corrisposto su altre attività e pertanto le
cedole possono avere (ed in genere hanno) importo diverso.
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Ai certificati di deposito viene corrisposto un interesse superiore rispetto ai depositi liberi
ma anche in questo caso occorre tenere in considerazione le spese di emissione, i bolli sul
contratto, le spese per il rilascio dei documenti di sintesi e la ritenuta fiscale del 27%.
Il rendimento dei certificati di deposito sarà diverso a seconda che si tratti di certificati di
deposito con cedola oppure di certificati di deposito zero coupon. Nel primo caso, il
rendimento deriva dalla cedole incassate che possono essere destinate al consumo oppure
reinvestire in altri strumenti finanziari, nel caso degli zero coupon, il rendimento deriva
dallo scarto tra il prezzo di emissione ed il prezzo di rimborso.
Per la banca, i certificati di deposito rappresentano una forma di raccolta stabile anche se ciò
si traduce in un incremento del costo della raccolta.
ESEMPIO
1)
Certificato di deposito con cedola semestrale
Valore nominale €10 000
Tasso di interesse 1,45 %
Spese €15 alla scadenza
Cedola lorda = (C x gg x i)/365 = (10 000 x 181 x 0,0145)/365 = 71, 9 cedola lorda
Ritenuta fiscale = 71, 9 x 27% = 19,41
71,9 – 19,41 = 52,49 cedola netta
10 000 + 52,49 – 15 = 10 037,49 guadagno netto complessivo
Rendimento
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2)
Certificato di deposito zero coupon
Valore rimborso €15 000
Mesi 18
Spese €15
Esborso €14 697
Interesse = 15 000 – 14 697 = 303
Ritenuta fiscale = 303 x 27% = 81,81
Somma a scadenza = 15 000 + 303 – 81,81 = 14 903,19
Guadagno netto = 14 903,19 – 14 698 = 206,19
Una nuova tipologia di certificato di deposito sono i certificati di deposito “corridori” i quali
assicurano il rimborso del capitale, garantiscono una cedola minima e prevedono la
corresponsione di un premio alla scadenza qualora il parametro di riferimento si mantenga in
un dato range di oscillazione.
La cedola minima garantita non è molto elevata ed è un titolo a carattere speculativo in
quanto un’elevata volatilità del parametro determina un rendimento effettivo inferiore a
quello medio del mercato e la speculazione è data sulla stabilità di un intervallo prestabilito.
ESEMPIO
Certificato corridor con cedola legata al rapporto $/€
Durata 12 mesi
Valore nominale € 3 000
Tasso di interesse : 8% per i giorni in cui il cambio è nell’intervallo 0,88 – 0,95; 1% negli altri gironi.
Versamento iniziale €3 000
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Se il cambio non si mantiene nel range per 28 giorni (esempio):
Interessi lordi = [(3000 x 8 x 337) / 36 500] = 221,56
Interessi lordi = [(3000 x 1 x 28) / 36 500] = 2,30
Totale interessi lordi = 221,56 + 2,30 = 223,89
Ritenuta fiscale = 223,89 x 27% = 60,45
Interessi netti = 223,89 – 60,45 =163,44
Importo percepito a scadenza = 3 000 + 163,44 = 3 163,44
Rendimento effettivo = (163,44 x 36 500) / (3000 x 365) = 5,448 %
PRONTI CONTRO TERMINE PASSIVI
Le operazioni pronti contro termine sono una particolare forma di deposito che si configura
come una doppia transazione di titoli. Le somme investite dal risparmiatore vengono pagate
alla banca a fronte di un acquisto temporaneo di titoli e la vendita dei medesimi titoli alla
banca stessa viene fissata al momento dell’investimento.
I pronti contro termine sono un contratto tramite il quale un soggetto vende a pronti ad un
altro soggetto una certa quantità di titoli con l’impegno di riacquistare alla scadenza
concordata una medesima quantità di titoli della stessa specie al prezzo prestabilito.
Per l’investitore, il rendimento dell’operazione deriva dalla differenza tra il prezzo di
vendita a termine ed il prezzo di acquisto a pronti. Il prezzo a termine viene stabilito
aggiungendo al prezzo a pronti gli interessi maturati per il periodo di durata dell’operazione
(in genere tale periodo varia da 1 a 12 mesi) calcolati al tasso di interesse concordato con la
banca.
Il rendimento effettivo dell’operazione può essere differente dal tasso di interesse
concordato per l’eventuale presenza di spese addebitate al cliente. L’investitore non può
disporre delle somme investite nell’acquisto dei titoli fino alla scadenza dell’operazione
ossia fino a quando non rientrerà in possesso del capitale investito.
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Le operazioni pronti contro termine garantisco, per l’emittente, una disponibilità stabile di
risorse fino alla scadenza contrattuale configurandosi in tal modo come una forma di
raccolta con un rischio sostanzialmente nullo ma con un costo superiore rispetto ad altre
forme di raccolta.
CONTII CONRRENTI DI CORRISPONDENZA PASSIVI
La funzione principale del deposito sotto forma di conto corrente è quella di rendere
possibili operazioni di incasso e di pagamento e di mantenere scorte liquide atte a gestire la
tesoreria di cassa. Il conto corrente passivo viene costituito tramite il deposito di una somma
a fronte della quale il depositante firma una lettera-contratto contenente le condizioni
generali del rapporto con l’emittente.
Il conto corrente può essere alimentato tramite versamenti di varia natura che aumentano il
saldo a credito del depositante ed il correntista può disporre delle somme depositate, nei
limiti dei fondi disponibili, tramite prelevamenti in contanti oppure tramite l’utilizzo dei
diversi strumenti di pagamento. Il conto corrente si configura quindi come uno strumento “a
vista”.
Sulle somme depositate sul conto corrente, l’emittente corrisponde al depositante un
interesse i quali sono riassunti all’interno della documentazione inviata periodicamente al
correntista che è composta dall’estratto conto, dalla staffa e dal prospetto competenze e
spese.
L’estratto conto contiene informazioni sul saldo liquido disponibile sul conto ed un ripilogo
dei movimenti effettuati. Si compone di cinque colonne quali: data di registrazione, data di
valuta, dare, avere, descrizione dell’operazione. L’estratto conto consente al cliente di
controllare le operazioni effettuate e di avere conoscenza della situazione del suo conto
corrente.
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Nel conto corrente sonno presenti tre tipi di saldo:
1- Saldo liquido, può avere segno positivo o negativo e viene determinato ordinando i
diversi movimenti in base alla data di valuta assegnata. Il saldo liquido è il saldo
utilizzato per il calcolo degli interessi creditori o debitori di pertinenza di uno
specifico rapporto di conto corrente.
2- Saldo contabile, viene determinato ordinando i diversi movimenti in base alla data di
contabilizzazione.
3- Saldo disponibile, viene determinato in base alla data di disponibilità. Il cliente potra
disporre di una determinata somma giacente sul conto corrente soltanto nel momento
in cui si ha la maturazione della disponibilità.
La staffa è un documento che riclassifica le operazioni ordinandolo per valute ed è il
documento con il quale si procede al computo degli interessi. Per calcolare gli interessi, una
volta riordinate le operazione in base alla valuta, si calcolano i giorni che intercorrono tra
due diversi saldi. Una volta calcolati i saldi in base alle valute ed i giorni che intercorrono tra
due diversi saldi vengono calcolati i numeri ossia il prodotto di ciascun saldo per i giorni.
Una volta calcolati i numeri, si procede a calcolare il totale dei numeri dare ed il totale dei
numeri avere. I numeri determinati in tale modo vengono utilizzati per il calcolo degli
interessi (totale numeri x tasso di interesse creditore).
Il prospetto competenze e spese riassume tutte le spese addebitate dall’emittente al cliente,
l’imposta di bollo sul conto corrente e gli interessi a credito o a debito del cliente netti della
relativa ritenuta fiscale.
Il cliente, grazie allo strumento del conto corrente e grazie ai documenti di sintesi, usufruisce
di un servizio di custodia del proprio fondo di cassa e di registrazione contabile delle
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transazioni effettuate. Il depositante, a fronte di tali servizi, è tenuto a corrispondere alla
banca spese per la tenuta del conto e spese per ogni operazione effettuata.
Il rendimento ottenuto dal depositante non coincide con il tasso di interesse nominale
applicato al conto corrente in quanto l’applicazione dei giorni valuta ad alcune forme di
versamento (ed a volte dei giorni banca), riducono l’interesse effettivamente percepito dal
depositante con la conseguenza che il tasso di interesse effettivo risulta inferiore al tasso
nominale.
Può verificarsi il caso in cui si produca uno scoperto per valuta ossia una situazione in cui il
correntista figura temporaneamente a debito della banca con un saldo dare e quisto può
accadere perché i versamenti, in genere, hanno valuta successiva rispetto alla data di
effettuazione dell’operazione mentre i prelevamenti hanno valuta coincidente con la data di
effettuazione dell’operazione. La remunerazione netta per l’investitore risente anche delle
spese addebitate.
I conti correnti sono caratterizzati da un massi grado di disponibilità delle somme depositate
assicurata dalla possibilità di utilizzare i diversi mezzi di pagamento messi a disposizione
dell’emittente e dalla possibilità di prelevamento in contanti.
Il conto corrente rappresenta il più diffuso ed ingente strumento di raccolta per l’emittente
ed ha un costo esiguo per lo stesso. Data tale caratteristica, sono diffuse diverse tipologie di
conti correnti in grado di garantire la raccolta di fondi anche di importo assai limitato.
Per conti convenzionati si intendono conti correnti accesi ad un determinato gruppo di
correntisti (dipendenti di società, pensionati di un ente, iscritti ad una associazione, ecc), che
usufruiscono di condizioni e tassi uniformi e che in particolare su una e l’altra gli vengono
garantite condizioni di favore quindi migliori rispetto a quelli spuntabili singolarmente. Le
agevolazioni, in genere, riguardano i costi di scritturazione e di liquidazione di periodo, oltre
che la possibilità di ottenere un costo a forfait per le suddette operazioni di scrittura o servizi
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accessori quali emissioni di carte debito o credito, ecc., per quanto concerne gli interessi
vengono applicate condizioni più favorevoli ai convenzionati per lo più sugli interessi attivi
e infine negli ultimi tempi si è assistito anche all’introduzione di condizioni favorevoli su
particolari servizi che interessano nello specifico la categoria a cui si rivolge il conto
convenzionato.
I conci correnti a target, sono dei conti predisposti dalla banche per rispondere alle esigenze
di una particolare categoria di clienti indotti ad identificarsi nelle caratteristiche del prodotto
offerti. Anche se molto simile ai conti correnti convenzionati, i conti correnti a target
presentano dei servizi accessori più mirati e personalizzati ed una minore flessibilità poiché i
segmenti target sono predefiniti.
I conti correnti abbinati a contratti assicurativi sono dei conti correnti associati a delle
polizze come la morte accidentale del correntista con il versamento agli eredi di un
indennizzo pari al saldo o un multiplo di esso oppure polizze contro rischi di infortuni e
malattie, responsabilità civile, furti, ecc.
I conci correnti in valuta hanno la caratteristica di essere indicizzati in una valuta di
riferimento in cui si registrano addebitamenti ed accreditamenti ed il tasso di interesse è
legato all’andamento della valuta di riferimento.
I conti di liquidità (o conti di investimento o conti fondo) sono un prodotto misto che
prevede l’abbinamento di u conto corrente di corrispondenza il quale ha delle caratteristiche
di liquidità, con uno strumento di investimento in quote di fondi comuni di investimento
ottenendo in tal modo maggiore redditività delle disponibilità monetarie.
I conti correnti di servizio sono degli strumenti con una remunerazione nulla o molto
contenuta per le somme depositate giustificate dall’assenza di spese di gestione e dalla
possibilità di effettuare un numero significativo di operazioni gratuitamente oppure dietro il
pagamento di una commissione forfettaria di importo contenuto. Date tali caratteristiche, è
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un conto utilizzato prevalentemente come strumento di pagamento e di gestione della
liquidita e rimuove la tradizionale e prioritaria contrattazione tra banca e cliente del tasso di
interesse in quanto oggetto di negoziazione è il numero di operazioni gratuito o la
commissione forfettaria.
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17-04-2012 STRUMENTI DELL’ATTIVITA’ DI INTERMEDIAZIONE
CREDITIZIA
Tra gli strumenti con cui la banca attua la sua attività di intermediazione creditizia assume
un ruolo centrale l’apertura di credito che consiste in un contratto con cui la banca
s’impegna a tenere a disposizione di un cliente, per un certo tempo o a tempo indeterminato,
una somma di denare che il cliente stesso potrà utilizzare più volte mediante una pluralità di
atti, senza che sussista per il cliente l’obbligo di utilizzare il credito e senza che sia
necessario stipulare di volta in volta altri contratti.
L’apertura di credito è un contratto scritto e consensuale in quanto si perfeziona senza che la
somma messa a disposizione venga realmente utilizzata. Il contratto di partura di credito è
sempre preceduto da un’istruttoria con la quale la banca accerta la correttezza, la solvibilità
e la potenzialità economico-patrimoniali del richedente.
La gestione dell’impresa è caratterizzata da un costante fabbisogno finanziario per poter
sviluppare la sua attività di crescita e di sviluppo in generale. Tale attività di sviluppo deve
essere alimentata da investimenti i quali posso essere effettuati sia in capitale fisso (impianti,
immobili) che in capitale circolante (crediti alla clientela). Gli investimenti in capitale fisso
presentano dei caratteri di salutarietà o di eccezionalità mentre i fabbisogni di capitale
circolante sono molto frequenti all’interno di un’impresa e questo si traduce in un diverso
grado di prevedibilità del fabbisogno finanziario. Per gli investimenti in capitale fisso, data
la sporadicità di tali investimenti, la prevedibilità del fabbisogno è quantificabile sia in
termine di esborso sia in termini di tempisitca. Meno prevedibili sono gli investimenti in
capitale circolante in quanto sono quantificabili solamente in termini di trend.
L’imprevedibilità del fabbisogno del capitale circolante è uno dei problemi che assume
maggior rilievo nella finanza di imprese e viene mitigato dall’ottenimento del credito di
fornitura che si ottiene tramite l’ottenimento di dilazioni da parte dei fornitori o la
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concessione di dilazioni ai clienti. Tuttavia, non è raro il verificarsi che per brevi periodi il
saldi tra flussi monetari in entrata ed uscita sia deficitario per via dei diversi periodi di
dilazione concessi/ottenuti. La situazione di deficit viene fronteggiata tramite la domanda
nei confronti delle banche di forme di finanziamento e può nel dettagio il fabbisogno
finanziario si traduce nella richiesta di una domanda di margine di liquidità supplementare
rispetto a quella generata dalla gestione corrente e si sostanzia in un apertura di credito in
conto corrente. Un altro modo per far fronte al fabbisongo finanziario consiste nella richiesta
di un finanziamento collegato alla smobilizzo dei crediti di fornitura che viene attuato
tramite operazionei di sconto di portafoglio cambiario o di anticipo su ricevute bancarie o
fatture.
Le aperture di credito costituiscono le principali operazioni di finanziamento effettuate dalle
banche e possono essere classificate in base a diversi elementi:
a- Riguardo alle forme di utilizzazione del credito si distinguono le aperture di credito
per cassa dalle aperture di credito per firma.
i. Con le aperture di crediti per cassa, la banca s’impegna a concedere un
prestito monetario che può essere utilizzato con uno o più prelevamenti.
L’apertura di crediti per cassa può essere semplice o in conto corrente. È
semplice quando il cliente può utilizzare il credito ricevuto una volta
sola, sia pure con uno o più prelevamenti, ma non gli e consentito il
ripristino del credito mediante successivi versamenti. L’apertura di
credito è detta in conto corrente quando il cliente può ripristinare la sua
diponibilità e quindi riutilizzare più volte il credito via via reintegrato,
ii. Con le aprture di credito per firma la banca s’impegna a concedere un
prestito non momentario. Tale prestito si sostanzia con “il prestito” della
prorpia firma per accettazione di tratte, per avvalli e per fideiussioni.
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L’operazione bancaria di sconto è il contratto con cui un cliente cede alla banca un credito
verso terzi non ancora scaduto, rivecendo in cambio l’importo diminuito dello sconto
commerciale e delle commissioni.
L’importo ceduto dal cliente è il valore nominale del credito, mentre quello pagato dall’ente
creditizio è denominato netto ricavo. La cessione del credito avviene salvo buon fine e ciò si
traduce nel fatto che il cliente ha l’obbligo di rispondere nel caso di inadempienza da parte
del debitore. Lo sconto può riguardare titoli di credito o altri documenti.
Con l’operazione di sconto cambiario, la banca anticipa ad un suo cliente il valore attuale di
cambiali con scadenza futura che il cliente trasferisce alla banca tramite girata. Tale
operazione è andata in disuso in quanto le imprese utilizzano altri strumenti per riscuotere i
proprio crediti sia perchè evitano l’imposta di bollo sia perchè non figurano come obbligati
cambiari.
L’operazioni di sconto rappresenta per l’impresa cliente un’operazione di smobilizzo e
risulta complementare e concorrente alle altre operazioni di finanziamento. Per la banca tale
operazione rappresenta un’operazione di impiego fondi .
Le fasi dell’operazioni consistono nella presentazione all’Ufficio Portafogli degli effetti allo
sconto i quali vengono presentati unitamente alla compilazione e presentazione di un
apposito modello (distinta di presentazione degi effetti allo sconto).
Nella distinta, il cliente deve riportare per ciascun effetto l’importo, l’obbligato principale, il
luogo di pagamento e la data di sacdenza. Il limite massimo per quanto riguarda l’importo
degli effetti presentati è la cifra di casteletto accordata con la banca. L’ufficio portafogli,
previo esame formale degli effetti presentati, invia i medesimi all’ufficio fidi che decide in
merito alla loro accettazione o rifiuto sulla base della solvibilità degli obbligati cambiari.
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Perchè una cambiale si possa definire bancabile deve avere tutti i requisiti per essere
ammessa allo sconto. Tali requisiti sono stabiliti dalla Banca D’Italia e sono: la natura
commerciale, la presenza di almento due firme di persone solvibili, la scadenza non
superiore ai 6 mesi, l’assenza di clausole che limitino l’esercizio dei diritti cambiari, la
pagabilità su na piazza bancabile.
Il calo che si è manifestato nell’uso delle cambiali ha fatto diminaire l’importanza pratica
dell’operazione bancaria di sconto di portafoglio commerciale che attualmente è un
operazione che viene svolta molto raramente.
L’esigenza delle imprese di smobilizzare i credti commerciali ha dato origine e sviluppo a
nuove forme di finanziamento alternative. Le operazioni di smobilizzo altrenative allo
sconto oggi sono principalmente il portafoglio salvo buon fine, gli anticipi su fatture, la
cartolarizzazione dei crediti e le cessioni di crediti commerciali alle societa di factoring.
Le aperture di credti per portafoglio s.b.f. possono essere concesse secondo varie modalita
che omportano notevoli differenze per quanto concerne le procedure, i rischi assunti ed i
costi che gravano sulla clientela. La forma di portafoglio s.b.f. pià utlizzata riguarda il
portafoglio s.b.f. con dispobilità immedita e si sostanzia con l’accredito delle ricevute
bancarie presentate all’incasso s.b.f. in un conto anciticpo su cui maturano interessi con
liquidazione trimestrale. Le ricevute bancarie che vengono via via presentati alla banca dal
cliente affidato, se rientrano nel castelletto, vengono accredtitate dalla banca nel conto
anticipo con valuta adeguata e subito girate al conto corrente di corrispondenza con valuta in
giornata. Le commissioni edi diritti d’incasso sono addebitati direttamente in conto corrente
di corrispondenza.
L'iter dell'incasso elettronico a mezzo Ri.Ba può essere articolato nei seguenti punti:
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1. I clienti presentano alla propria banca i dati relativi ai crediti da incassare avvalendosi
di supporti informatici, avendo cura di specificare la banca del debitore, con relativi
codici ABI e CAB, presso la quale domiciliare il pagamento.
2. La banca assuntrice provvede ad inviare le Ri.Ba, attraverso la rete telematica
interbancaria, alle varie banche domiciliatarie.
3. Queste ultime provvedono, a loro volta, a stampare e spedire l'avviso di scadenza al
domicilio del debitore.
4. La comunicazione di esito (pagamento o insoluto) delle ricevute avviene sempre, tra
la banca assuntrice e le banche domiciliatarie, tramite rete interbancaria. Il cliente può
quindi conoscere in tempi brevi le eventuali insolvenze dei clienti, iniziando
tempestivamente le opportune azioni di recupero.
5. Quando il servizio Ri.Ba è abbinato all'incasso con la condizione s.b.f. con
disponibilità immediata, la banca ha un lasso temporale, il cosiddetto termine di
stornabilità, entro il quale deve addebitare nel c/c di corrispondenza del cliente le
ricevute insolute; decorso il termine le Ri.Ba vengono considerate andate a buon fine
e gli importi accreditati non possono essere più distolti dai c/c.
Con l’entrata in vigore del Testo unico le banche intervengono in modo completo nel
processo di finanziamento delle imprese. I vincoli della vecchia legge bancaria del 1936
sono stati rimossi el’operatività si è spinta oltre il breve termine. L’investimento in capitale
fisso rappresenta per l’impresa il momento dell’acquisizione di fattori produttivi permanenti
e non temporanei quali le materie prime.
I capitali fissi non esauriscono la loro utilità immediatamente ma la “cedono” lentamente nel
corso del tempo. Dal punto di vista economico l’investimento in capitale fisso non comporta
un costo immediato per l’impresa e di importo pari all’acquisto ma una distribuzione del
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costo totale attraverso il processo di ammortamento. Questo è coerente con la valenza
pluriennale dell’investimento in quanto se il capitale fisso acquistato partecipa più volte al
processo produttivo o amministrativo dell’impresa è corretto che il costo di tale fattore
venga imputato a più esercizi. Dal punto di vista finanziario l’acquisizione di capitali fissi
produce un’uscita di cassa immediata pari al costo del bene. Se l’impresa ricorresse ad una
fonte esterna l’esborso diverrebbe graduale. Gli investimenti in capitale fisso producono
ricadute significative sulle scelte di finanziamento che l’impresa deve compiere. La forma di
copertura dovrà necessariamente presentare alcuni requisiti di base quali la scadenza:
1- la scadenza protratta oltre il breve termine.
2- il piano di rientro programmato e coerente con i flussi in entrata previsti.
L’investimento in capitale fisso può essere: a titolo definitivo, basato sul’acuqto della
proprietà del bene oggetto di investimento; a titolo temporaneo, l’impresa desidera disporre
del bene per un arco di tempo più o meno lungo ma senza acquistarne la proprietà.
La forma tecnica di finanziamento per l’investimento in capitale fisso più utilizzata nel
medio lungo termine è il muto. Il muto è uno strumento complesso che si fonda su una
pluralità di negozi giuridici quali il conto corrente di corrispondenza e l’assicurazione.
La restituzione della somma prestata dalla banca con il contratto di mutuo e il pagamento
degli interessi maturati durante il periodo del prestito può assumere forme differenti.
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19-04-2012 STRUMENTI DI POLITICA MONETARIA
La politica monetaria è l'insieme degli strumenti, degli obiettivi e degli interventi adottati per
modificare e orientare la moneta, il credito e la finanza, al fine di raggiungere obiettivi
prefissati di politica economica, di cui la politica monetaria fa parte.
La politica monetaria deve concentrarsi sul medio periodo e la sua azione deve essere
sostenuta da politiche di bilancio, da politiche strutturali orientate a garantire l’efficiente
funzionamento dei mercatie da un comportamento responsabile di coloro che partecipano
alle trattative salariali.
La politica di bilancio fa riferimento alle manovre fiscali e di spesa pubblica attuate tramite
il bilancio dello Stato con la finalità di incedere sulle cariabili macroeconomiche obiettivo.
La principale autorità competente per la politica di bilancio è il Parlamento e per quanto
riguarda gli Stati appartenenti all’UEM (unione europea monetaria), essi sono soggetti ad
alcuni vincoli in materia di politica di bilancio in virtà del Trattato istitutivo dell’UE e del
Patto di stabilità e crescita.
L’unione economica e monetaria è costituita dai paesi dell’Unione Europea che hanno adotta
l’eruo come moneta. La realizzazione di un’unione momnetaria richiede che tutti i Paesi
aderenti abbiano situazioni economico-finanziarie compatibili tra loro al fine di non
generare tensioni sulla futura moneta.
L’attuazione della politica monetaria univa è affidata al SEBC (Sistema Europeo delle
Banche Centrali) previsto dall’art.107 del trattato di Maastricht. Il SEBC è
un’organizzazione complessa nata dall’esigenza di attuare una politica monetaria unico in
più Paesi, ognuno dei quali resta autonomo in materia di politica fiscale. Il SEBC è
costituito: dalla BCE la quale ha i poteri decisionali in materia di politica monetaria unica;
dalle banche centrali nazionli dei paesi aderenti all’UEM con compiti operativi di attuazione
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della politica monetaria; dalle banche centrali dei paesi dell’UE ma che non adottano la
moneta unica con un ruolo consultivo.
All’interno del SEBC vi è l’eurosistema formato dai soli paesi partecipanti all’UEM ai quali
vengono rivolte le politiche monetarie attuate dalla BCE. La necessità di generare questa
nuova aggregazione quale l’eurosistema, come già detto, nasce dalla non coincidenza tra
Paesi partecipanti all’UE e Paesi aderenti all’UEM. Poichè vi partecipano anche le banche
dei Paesi che non adottano l’eruo, il SEBC non può essere l’organizzazione alla quale
conferire la responsablità della politica monetaria che risulta affidata alla BCE la quale ha il
compito di gestire la politica monetaria europea e di assicurare il boun funzionamento del
sistema dei pagamenti.
Obbiettivo fondamentale dell’Eurosistema è assicurare il mantenimento della stabilità dei
prezzi nell’area euro, in moda da preservare il potere di acquisto della moneta unica e tale
stabilità dei prezzi viene attuata agendo principalmente sul tasso di inflazione il quale è stato
stabilito intorno al 2%. Il legame tra moneta ed inflazione è esplicitato nell’equazione degli
scambi di Fisher in base alla quale il valore totale delle transazioni è pari al volume di
moneta necessario per coprirle che a sua volta è dato dalla quantità di moneta in circolazione
per la sua velocità di circolazione.
M x V = P x T
Data la difficoltà di misurare il numero di transazioni, molti economisti hanno ritenuto
opportuno sostituire il numero di transazioni T con il reddito reale Y partendo dal
presupposto che vi è proporzionalità tra reddito reale e numero di transazioni. Per cui si ha:
M x V = P x Y
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Imponendo che k=1/V, si ha la funzione di domanda di moneta che evidenzia come a parità
di velocità di circolazione e di reddito reale il livello dei prezzi varia in funzione della
quantità di moneta.
M = k P T
La BCE è in grado di controllare l’offerta di moenta tramite il controllo della base
monetaria. L’offerta monetaria dipende direttamente dalla base monetaria e dalle
propensioni del pubblico e delle banche a detenere liquidità rispetto ai depositi. In formule si
ha:
Dove p esprime la propensione del pubblico a detenere moneta legale rispoetto ai depositi e
b la propensione delle banche a detenere riserve rispetto ai depositi.
La BCE mira a conseguire due obbiettivi immediti: influenzare i tassi di interesse di mercato
ed avviare il meccanismo di trasmissione; segnalare il prorpio orientamento agli operatori
economici i cui comportamenti dovrebbero essere coerenti. La Bce nell’assolvere tali
compiti opera in conformità del princio di economia di mercato aperta ed in libera
concorrenza favorendo un’effeciente allocazione delle risorse.
Gli strumenti che ha a disposizione la BCE sono:
1. Operazioni di mercato aperto, le operazioni di mercato aperto giocano un ruolo
essenziale nella manovra dei tassi d’interesse, nella gestione delle condizioni di
liquidità nel mercato monetario e permettono al SEBC di rendere evidenti i propri
orientamenti di politica monetaria.Tali operazioni possono essere distinte in diversi
tipi:
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a. Operazioni di rifinanziamento principale. Le operazioni di rifinanziamento
principali rivestono un ruolo essenziale per la politica monetaria del SEBC:
esse infatti permettono un agevole controllo dei tassi d’interesse e permettono il
rifinanziamento del settore bancario. Sono effettuate dalle singole Banche
centrali nazionali mediante aste standard che si tengono con una frequenza
settimanale: le richieste immesse dalle controparti sono aggregate a livello
europeo ed è la BCE a decretare quali risultano aggiudicatarie
b. Operazioni di rifinanziamento a più lungo termine. Le operazioni di
rifinanziamento a più lungo termine forniscono liquidità a più lungo termine al
sistema finanziario; sono poste in essere a livello decentrato dalle singole
Banche centrali nazionali mediante aste mensili a tasso variabile. A differenza
delle operazioni di rifinanziamento principali, con questo tipo di operazioni il
SEBC non intende dare indicazioni al mercato.
c. Operazioni di fine tuning. Le operazioni temporanee di fine tuning permettono
al SEBC di controllare l’evoluzione dei tassi ed intervenire sulle fluttuazioni
inattese della liquidità. Poiché presuppongono rapidità di esecuzione e
flessibilità di mezzi, tali operazioni non hanno né frequenza né scadenza
regolare e sono effettuate mediante aste veloci o procedure bilaterali.
d. Operazioni strutturali. Le operazioni di tipo strutturale sono poste in essere
quando il SEBC vuole modificare la propria posizione strutturale nei confronti
del sistema finanziario. Possono essere costituite da emissioni di certificati di
debito della BCE, acquisti o vendite definitive.
2. Operazioni su iniziativa delle controparti. A differenza delle operazioni di mercato
aperto, quelle su iniziativa delle controparti (cd. standing facilities) sono attivate dalle
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istituzioni creditizie abilitate ad operare con il SEBC.I principali requisiti richiesti
alle controparti sono:
a. essere intermediari finanziari assoggettati al regime di riserva obbligatoria;
b. disporre di una situazione finanziaria solida;
c. essere sottoposti alla supervisione di una Autorità di vigilanza dell’Unione
Europea;
d. soddisfare particolari criteri operativi quali la possibilità tecnica di accedere al
sistema telematico delle aste.
Le controparti abilitate hanno la possibilità di accedere a due tipi di operazioni:
a. Rifinanziamento marginale Le operazioni di rifinanziamento
marginale permettono alle controparti di ottenere liquidità a brevissimo termine
(overnight) dalle Banche centrali nazionali a fronte di attività stanziabili.
Possono consistere in compravendite di titoli con patto di riacquisto (la
proprietà del titolo è trasferita al creditore e contestualmente le parti
concordano di procedere all’operazione inversa e di ritrasferire il titolo al
debitore il primo giorno lavorativo successivo) o in prestiti con garanzia reale
ad un giorno e con esse le banche possono soddisfare bisogni temporanei di
liquidità. Il tasso d’interesse a cui si compiono le operazioni rappresenta un
"tetto" per i tassi del mercato overnight. Per poter attivare tali operazioni, così
come richiesto dall’art. 18 dello Statuto del SEBC, le controparti devono
presentare adeguate garanzie collaterali (le cd. attività stanziabili o eligible
assets) distinte in:
a.i. attività stanziabili di primo livello, costituite da attività in euro
negoziabili che soddisfano i requisiti generali specificati dalla BCE;
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a.ii. attività stanziabili di secondo livello, costituite da titoli (non
necessariamente negoziabili) di particolare rilevanza per i mercato
bancari e monetari nazionali.
Le operazioni di rifinanziamento marginali sono assimilabili alle anticipazioni
(ordinarie e straordinarie) con cui la Banca d’Italia svolgeva la sua funzione di
prestatore d’ultima istanza. A differenza delle anticipazioni a scadenza fissa, però,
le marginal lending facilities non necessitano dell’assenso dell’Istituto centrale (vi si
può accedere in qualsiasi momento della giornata lavorativa) e sono illimitate; rispetto
alle anticipazioni ordinarie, la maggiore differenza consiste nel fatto che l’accesso alle
operazioni di rifinanziamento marginali è teoricamente illimitato.
b. Operazioni di deposito Le operazioni di deposito permettono alle controparti di
impiegare al margine le eccedenze di liquidità mediante
depositi overnight presso le Banche centrali nazionali. In occasione dei depositi
non è prevista alcuna garanzia reale e la remunerazione del deposito avviene ad
un tasso prefissato: tale tasso costituisce il "pavimento" dei tassi sul
mercato overnight.I tassi d’interesse fissati e resi noti dal SEBC per le
operazioni su iniziativa delle controparti costituiscono i due valori (massimo e
minimo) dei tassi d’interesse sul mercato overnight: questi ultimi possono
perciò oscillare solo all’interno del "corridoio" individuato dal SEBC e fungono
da guida per l’intera struttura dei tassi di mercato nell’area dell’euro.
3. Riserva Obbligatoria. erzo ed ultimo strumento attivabile dal Sistema Europeo delle
Banche Centrali è la manovra della riserva obbligatoria. Sfruttando la possibilità
offerta dall’art 19 dello Statuto del SEBC, a tutte le istituzioni creditizie operanti
nell’area dell’euro è stato imposto di mantenere una riserva minima presso le Banche
centrali nazionali, riserva calcolata applicando un coefficiente alle passività nel
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bilancio delle istituzioni creditizie: l’obbligo si considera soddisfatto se l’istituzione
creditizia mantiene una riserva media giornaliera, calcolata nell’arco di un mese,
almeno pari all’ammontare di riserva dovuto. È dunque possibile movimentare l'intera
riserva purché a fine giornata il conto riserva/regolamento (il conto su cui la banca
mantiene le proprie riserve pressa la Banca centrale) non presenti saldi negativi.
L'aggregato soggetto a riserva comprende le seguenti passività: depositi, titoli, di
debito emessi, titoli dal mercato monetario. Sono invece escluse le passività nei
confronti della BCE e delle Banche centrali dei paesi dell'area-euro nonché delle
banche soggette alla riserva obbligatoria del SEBC; con cadenza mensile la BCE
pubblica un elenco delle istituzioni soggette al sistema di riserva obbligatoria.
L'aggregato soggetto a riserva si compone di due parti:
b.i. la prima comprende depositi a vista e overnight; depositi con scadenza
predeterminata fino a due anni; depositi rimborsabili con preavviso fino a
due anni; titoli emessi con scadenza predeterminata fino a due anni;
strumenti di raccolta a breve termine (money market papers). Su questa
prima parte è dovuta una riserva nella misura del 2%;
b.ii. la seconda comprende depositi con scadenza predeterminata oltre i due
anni; depositi rimborsabili con preavviso oltre i due anni; pronti contro
termine passivi; titoli emessi con scadenza predeterminata oltre i due
anni. Su questa seconda parte non è dovuta nessuna riserva (aliquota
dello 0%) ma essa contribuisce al calcolo della franchigia.
Per non penalizzare eccessivamente le banche minori, è infatti previsto che
dall'importo così determinato si sottragga una detrazione fissa, pari a 100mila euro.
Tale detrazione si applica per ogni singola banca assoggettata agli obblighi di riserva
anche se questa si avvale della facoltà della riserva indiretta: le banche, infatti,
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possono adempiere agli obblighi della riserva obbligatoria attraverso una banca
intermediaria; la banca intermediaria è responsabile, congiuntamente alle banche
intermedie, del rispetto di obblighi di riserva da parte di queste ultime.
Le riserve minime obbligatorie sono remunerate al tasso medio delle operazioni di
rifinanziamento principali durante il periodo di riferimento.
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23-04-2012 IL MUTUO
Il mutuo è il contratto col quale una parte consegna all’altra una determinata quantità di
denaro o di altre cose fungibili e l’altra si obbliga a restituire altrettante cose della stessa
specie e qualità (art 1813 c.c.).
Con il termine muto, si intende far riferimento ad un contratto di finanziamento a medio-
lungo termine di carattere monetario in cui è previsto che il rimborso del prestito non
avvenga in un’unica soluzione ma gradualmente nel tempo mediante un rimborso a rate.
Si tratta di un’operazione destinata a soddisfare bisogni finanziari di medio-lungo periodo
che i prenditori di fondi posso manifestare in particolari fasi del loro ciclo di vita o in
corrispondenza di determinati investimenti. In alcuni casi si ha, infatti, l’esigenza di dover
mobilitare ingenti risorse i cui benefici sono destinati a maturare in un arco di tempo
abbastanza lungo ed il muto ben si presta a soddisfare tali esigenze.
Il muto si presume a titolo oneroso ed il costo di tale finanziamento è espresso da un tasso di
interesse il quale può essere:
- fisso, quando è indipendente dalle condizioni di mercato;
- variabile, quando viene previsto un adeguamento del tasso di interesse alle condizioni
di mercato. Uno dei tassi di riferimento più noti è l’Euribor il quale è una media
ponderata dei tassi ai quali le banche dei Paesi dell’Unione Monetaria Europea si
concedono prestiti. L’indicizzazione alle condizioni di mercato può essere più o meno
intensa in quanto si deve considerare che:
o in alcuni casi può essere fissato un tetto massimo oltre il quale, anche in
presenza di una situazione di mercato che lo imporrebbe, il tasso di interesse
applicato non possa essere maggiore di tale tetto;
o l’adeguamento alle condizioni di mercato dipende dalla frequenza con la quale
vengono previsti tali adeguamenti;
o l’indicizzazione può riguardare sia gli interessi che l’importo del capitale preso
a prestito.
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- misto, si tratta di una soluzione in base alla quale il cliente avrà la facoltà di mutare il
tasso da fisso a variabile e viceversa a seconda delle sue esigenze, previsioni o
situazioni di mercato.
Uno dei principali profili sui quali è possibile intervenire per caratterizzare un’operazione di
mutuo e renderla maggiormente adatta alle esigenze di un privato o di un’impresa è quello
del piano di rimborso. Il piano di rimborso può essere articolato con diverse modalità.
Una prima soluzione è un piano di rimborso che preveda la facoltà del cliente di rimborsare
in qualsiasi momento il finanziamento concesso ma vista la sua onerosità tale soluzione
viene poco praticata. Una seconda soluzione è il rimborso graduale del prestito a scadenze
prestabilite mediante il pagamento di rate periodiche. Tale soluzione richiede che vi sia la
redazione di un piano di ammortamento in cui vengano messe in evidenza in corrispondenza
di ogni scadenza:
1- i flussi per il cliente, sia in entrata che in uscita, composti da una quota capitale ed una
quota interessi;
2- il debito estinto fino a tale data;
3- il debito residuo a tale data.
Il piano di ammortamento può essere redatto secondo lo schema italiano o francese. Lo
schema italiano prevede che la quota capitale venga tenuta costante nel tempo. Oltre alla
quota capitale va tenuta in considerazione anche la quota interessi ed essendo questi
calcolati di volta in volta sulla somma a disposizione, l’importo della quota interessi avrà un
andamento decrescente che va ad influenzare l’importo delle rate. Una soluzione più
utilizzata è il piano di ammortamento francese il quale prevede il pagamento di una rata
sempre costante dando così al cliente la possibilità di pianificare in misura precisa l’importo
dei propri esborsi che risultato tutti dello stesso importo.
Il piano di rimborso può variare in quanto la banca può concedere al cliente la facoltà di
rimborsare anticipatamente le somme ancora dovute rispetto al piano di ammortamento
concordato. Anche il prenditore di fondi può valutare positivamente una simile possibilità
che permetterebbe di risparmiare in tal modo il pagamento di interessi per i periodi
successivi.
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Per soddisfare le esigenze delle imprese di avere il più velocemente possibile a disposizione
la somma richiesta, una banca può mettere a disposizione del richiedente una certa somma
definibile pre-finanziamento in attesa dell’erogazione del prestito richiesto. Tale importo
può servire a far fronte alla necessità di avvio del progetto di investimento che non risultano
differibili. Si tratta di un finanziamento a breve termine e non autonomo in quanto viene
erogato in funzione della concessione di un finanziamento di maggior rilievo.
Per favorire il cliente nel rimborso del capitale preso a prestito, la banca ed il cliente
possono concordare un periodo di pre-ammortamento. Una volta erogata dal finanziatore la
somma convenuta, si può prevedere che trascorra un certo periodo prima che inizi il
rimborso del finanziamento.
Durante l’esecuzione del contratto di mutuo, non è raro che il prenditore di fondi sia in
particolari situazione che lo inducano a richiedere alla banca di rinegoziare le condizioni del
prestito. Può accadere che le condizioni del prestito non siano più coerenti con la situazione
di mercato o con la situazione economico-finanziaria del soggetto finanziato. La banca ha la
possibilità o meno di aderire a tale proposta che potrebbe comportare non solo la revisione
del tasso di interesse applicato ma anche una diversa modulazione del piano di rimborso.
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26-04-2012 IL LEASING FINANZIARIO
Il leasing finanziario è un contratto mediate il quale un soggetto (locatore) a fronte del
pagamento di canoni periodici, concede ad un altro soggetto (locatario) sia l’utilizzo di un
bene per un certo periodo dia la facoltà al termine di tale periodo di acquistare il bene stesso
ad un prezzo stabilito fin dall’origine.
Per operazioni di locazione finanziario si intendo no le operazioni di locazione di beni
mobili ed immobili acquistati o fatti costruire dal locatore, su scelta ed individuazione del
conduttore, che ne assume tutti i rischi e con la facoltà per quest’ultimo di divenire
proprietario dei beni locati al termine della locazione, dietro versamento di un prezzo
prestabilito.
L’impresa utilizzatore individua un bene di cui necessita il quale viene acquistato e quindi
pagato dalla società di leasing che ne diviene proprietario. Il bene in questione però viene
consegnato al locatario il quale si è impegnata a corrispondere un canone al proprietario del
bene per tutta la durata del contratto di leasing. Al termine di tale periodo, il locatore avrò la
facoltà di divenire proprietario del bene riscattandone la proprietà dalla società di leasing
pagando un prezzo in genere molto contenuto.
Si tratta dunque di un’operazione di finanziamento ed i canoni rappresentano da un lato il
rimborso del capitale prestato e, dall’altro, la remunerazione del capitale preso a prestito.
La principale garanzia offerta alla società di leasing si può riscontrare nella proprietà del
bene acquistato o fatto costruire il quale rimane di sua proprietà fino al momento eventuale
in cui l’utilizzatore opterà per il riscatto del bene. Talvolta vengono richieste ulteriori
garanzie le quali possono essere fideiussioni o ipoteche su immobili.
Il contratto di leasing può essere strutturato secondo differenti modalità di rimborso. La
successione dei pagamenti e la loro combinazione determinano il paino di rimborso del
leasing. Si posso individuare almeno due fasi quali:
1- fase dei canoni, che a sua volta si divide in :
a. Fase iniziale, in genere riguarda il primo pagamento ed è abbastanza agevole
riscontrare o il pagamento cumulativo ed in via anticipata di n certo numero di
canoni o il pagamento di un maxicanone iniziale di importo differente da tutti
gli altri.
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b. Fase intermedia, solitamente parte dalla seconda data di pagamento ed è quelle
più tipica in cui è previsto il pagamento in successione di canoni di uguale
importo.
c. Fase finale, interessa l’ultimo o gli ultimi pagamenti periodici e può essere
caratterizzata dal pagamento di canoni o di un solo canone di importo
maggiorato rispetto a quelli della fase intermedia.
2- Fase del riscatto, è quella fase in cui può essere esercitata la relativa opzione e pagato
il prezzo convenuto, consentendo al locatario di divenire proprietario del bene
utilizzato. Il prezzo da pagare viene di solito fissato pari ad una percentuale
dell’importo finanziato identificabile nel prezzo del bene messo a disposizione.
LEASING OPERATIVO
Nel leasing operativo si ha un operazione non finalizzata all’acquisto di un bene e quindi
non è configurabile come un operazione di finanziamento per l’acquisizione della proprietà
di beni.
I soggetti dell’operazione non sono più tre come nel leasing finanziario ma solamente due
ossia il fornitore del bene e l’impresa utilizzatrice. Il profilo dell’acquisto in tale contratto è
solo secondario ed eventuale ed i canoni che sono a fronte del solo utilizzo del bene possono
risultare sensibilmente più bassi rispetto a quelli prevedibili nell’ipotesi di leasing
finanziario.
Sarà solo eventuale la previsione contrattuale di un prezzo d’opzione per l’acquisto del bene
al termine del contratto. Se vi è tale facoltà, il prezzo di riscatto sarà in linea con il valore di
mercato del bene e se il locatario lo riterrà opportuno lo potrà riscattare altrimenti il bene
tornerà nelle disponibilità del fornitore.
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05-05-2012 IMPRESE DI ASSICURAZIONE
Tutti gli operatori economici sono chiamati ad agire in codizioni di incertezza e rischio.
Parlando di rischio è opportuno innanzitutto introdurre qualche distinzione individuando:
- I rischi speculativi o finanziari, riguardano la variabilità del risultato atteso da un
determinato investimento. Tale rischio può avere sia un’accezione favorevole o
sfavorevole. Si pensi al caso di un acquirente di un titolo azinario il quale può vedere
il suo titolo apprezzarsi o deprezzarsi nel periodo di detenzione di tale titolo.
- I rischi puri o assicurativi, tali rischi producono conseguenze esclusivamente negative
che si traduono in un danno per i soggetti colpiti.
- I rischi demografici, sono legati ad eventi attinenti alla vita umana quali la morte o la
sopravvivenza ad una certa data.
Ciascun soggetto può decidere se gestire in modo autonomo il rischio oppure trasferirlo ad
altri soggetti trasformandolo. Un soggetto sarà incline a gestire in modo autonomo il rischio
se ritiene che l’evento sia poco probabile o che i suoi effetti siano di modesta entità ma tali
supposizioni possono anche derivare da un’errata percezione del rischio. Quando invece un
soggetto ritiene che il rischio sia troppo oneroso, può trasformarlo trasferendolo ad altri
soffetti. I rischio speculativi possono essere annullati o quanto meno mitigati tramite la
realizzazione di strategie di copertura che comportano il ricorso a strumenti finanziari
derivati. I rischi puri e demotrafici, invece, sono oggetto tipico dell’attività assicurativa
attraverso la quale i rischi individuali vengono trasformati in frazioni di rischio collettivo
tramite il risk pooling.
L’art 1882 del codice civile definisce l’assicurazione come “il contratto col quale
l’assicuratore, verso pagamento di un premio, si obbliga a rivalere l’assicurato, entro i
limiti convenuti, del danno ad esso prodotto da un sinistro, ovvero a pagare un capitale o
una rendita al verificarsi di un evento attinente alla vita umana”.
Dalla definizione data dal codice civile è possibile ricavare la distinzione tra: il ramo danni,
al quale appartengono tutti i prodotti assicurativi indirizzati a compensare gli effetti di eventi
negativi sui beni, sui soggetti o sul patrimoni; ed il ramo vita, il quale comprende tutti i
prodotti destinati ad erogare coperture connesse ad eventi legati alla vita umana.
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Un elemento caratterizzante le imprese di assicurazione riguarda l’inversione del ciclo
produttivo per cui i ricavi, costituiti dai premi, vengono incassati prima del sostenimento di
costi, rappresentati dagli indennizzi pagati agli assicurati. Le imprese di assicurazione
godono, pertanto, di un’ingente massa di risorse finanziarie che possono essere investite sul
mercato per intervalli di tempo coerenti con gli impegni assunti nei confronti degli
assicurati. Nel calcolo del premio sarà necessario tenere conto del pagamento anticipato e
riconoscere al cliente il valore temporale del denaro.
L’attivita di tali intermediari si concretizza nel soddisfacimento del bisogno di fronteggiare i
rischi puri delle unita di domanda attraverso il processo assicurativo.
Tale processo si caratterizza per la non coincidenza tra il momento in cui avviene la
manifestazione monetaria degli impegni degli assicurati (pagamento anticipato del premio) e
quello delle imprese di assicurazioni (risarcimento dei sinistri), in modo che una compagnia
in attivita acquisisca sempre risorse finanziarie in anticipo rispetto ai propri impegni
(inversione del ciclo costi-ricavi). I premi sono, quindi, investiti ed il loro rendimento e
stimato e riconosciuto all’assicurato fin dal momento del pagamento del premio, che viene
calcolato in modo che il suo montante consenta alla compagnia di coprire gli impegni
assunti. Le basi tecniche del procedimento assicurativo comprendono:
un’ipotesi statistica: riguardante l’ammontare, il numero e la distribuzione temporale
delle somme che dovranno essere corrisposte agli assicurati;
un’ipotesi finanziaria: riguardante il rendimento dei mercati finanziari.
Tali ipotesi devono essere necessariamente ben definite e rispettate per rendere rigorosa
l’attuazione del processo assicurativo, se cio non avviene, la compagnia e esposta ad un
rischio di volatilita del risultato economico. In caso di sottostima dell’ipotesi statistica, la
compagnia conseguira un risultato economico inferiore a quello previsto, cosi come nel caso
contrario (stima statistica piu alta e stima finanziaria piu bassa) il premio assumerebbe un
importo superiore a quello del mercato e porterebbe ad una minore competitivita
dell’impresa. Se invece il premio e stato correttamente calcolato, la compagnia di
assicurazione dovrebbe chiudere sempre con un margine operativo lordo prossimo allo zero;
per raggiungere invece un risultato netto positivo, essa deve vendere il prodotto assicurativo
ad un prezzo (premio di tariffa) superiore a quello stimato sulla base del processo
assicurativo (premio puro) aggiungendo a quest’ultimo:
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i costi di distribuzione e le quote di competenza dei costi operativi;
un ragionevole margine per tutelarsi dalla possibilita di scostamenti sfavorevoli tra
ipotesi adottate ed effettivo andamento dei sinistri e dei mercati in cui si sono investiti
i premi;
un margine di utile.
L’attività assicurativa è consentita solamente alla compagnie di assicurazione le quali
possono rivestire la forma giuridica delle società di capitali o della muta assicruatrice.
Per ottenre l’autorizzazione allo svolgimento dell’attività assicurativa, l’Autorità di vigilanza
(ISVAP) verifica i seguenti elementi:
- L’assetto della gavernance e della struttura organizzativa: riguarda le caratteristiche
relative alle procedure di selezione ed assunzione dei rischi ed alle modalità di
gestione dei sinistri, la struttura di controllo interno e lo sviluppo potenziale
dell’attività futura;
- L’idoneità dei soggetti che ricoprono un ruolo all’interno dell’impresa i quali devno
possedere i requisiti di onorabilità e professionalità;
- Il requisito di patrimonializzazione, per poter operare, le imprese di assicurazione
necessitano di un livello patrimoniale minimo atto a fronteggiare un’eventuale
maggiore intensità o frequenza dei sinistri.
Una volta che l’autorizzazione è stata rilasciata o riconosciuta dall’ISVAP, l’impresa è
iscritta di diritto nell’Albo delle imprese.
I caratteri distintivi dell’attività assicurativa si rispecchiano nelle poste dello stato
patrimoniale e del conto economico delle compagnie. Per le imprese di assicurazione, il
cuore del bilancio è il passivo dello stato patrimonale ed in particolare la riserva
matematica la quale individua gli impegni assunti nei confronti degli assicurati con la
sottoscrizione delle polizze vita. La riserva matematica si calcola tenendo conto di tutti
gli elementi che incidono sull’entità dei diritti e degli obblighi della compagnia. Tali
valori vengono stimati ed il legislatore prevede che tali stime siano formulate nel rispetto
del principio di prudenzialità.
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Anche il capitale proprio riveste una funzione economica fondamentale per le imprese di
assicurazione in quanto, in caso di insufficienza delle riserve matematiche il capitale
funge da presidio di sicurezza ed il legislatore ne fissa un limite minimo.
Nel campo assicurativo, il rappoto tra il capitale di terzi ed il capitale propiro, che
normalmente identifica la leva finanziaria, viene definito leva assicurativa in quanto è il
rapporto tra l’insieme delle riserve tecniche ed il capitale proprio. Per le compagnie
assicurative, il valore di tale leva risulta elevato e ne deriva che esse fanno uno scarso
ricorso all’indebitamento verso altri intermediari.
Per quanto rigaurda l’attivo dello stato patrimoniale, esso è formato prevalentamente
dagli investimenti effettutati con i premi raccolti e può essere visto come un portafoglio
investimenti. La struttura di tale portafoglio investimenti deve rispettare il principio
generale di coerenza con le caratteristiche delle riserve tecniche.
Il conto economico è diviso in due sezioni successive:
- Il conto tecnico, destinato ad accogliere tutti i ricavi ed i costi caratteristici della
gestione dei rischi e dà origine al margine di conto tecnico;
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- Il conto non tecnico, evidenzia le oprerazioni straordinarie e le oprerazioni di gestione
del capitale proprio della compagnia.
La principale fonte di ricavo per la compagnia è la raccolta dei premi effettuata nel corso
dell’esercizio a cui si accompagnano i proventi originati dalla gestione del portafoglio
investimenti. La principale voce di costo è relativa alla voce oneri per sisinistri ossia per i
capitali maturati e per le rendite erogate in relazione alle polizze in essere o scadute.
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07/14/15 -05-2012 REGOLAMENTAZIONE E VIGILANZA
Il sistema finanziario e una parte dell’economia sottoposta a diverse forme di controllo da
parte dei pubblici poteri. Le ragioni possono ricondursi a 4 punti principali.
- La funzione monetaria e il governo monetario dell’economia: la moneta e costituita,
oltre che da quella legale (emessa dalla banca centrale), dalla moneta scritturale (o
bancaria), ossia da speciali forme di debito delle banche comunemente accettate come
mezzo di pagamento e che rappresentano la componente piu importante dell’offerta di
moneta.Esistono due aspetti di interesse generale che spiegano l’esigenza e l’utilita
del controllo delle banche:
o per ragioni di sicurezza, stabilita ed efficienza,
o per regolare la quantita di moneta a disposizione dell’economia e/o per governare
altre grandezze chiave (tasso di interesse e di cambio) della politica monetaria.
- La tutela del risparmio e la protezione degli investitori: il trasferimento del risparmio
comporta un interesse generale nel rafforzare la fiducia del risparmiatore nei confronti
dei prenditori di fondi; fra essi, per primi, gli intermediari finanziari. E opportuno
quindi fissare regole cui devono sottostare questi ultimi che offrono forme di
Investimento ai risparmiatori.
- L’esternalità negativa: se si considerano le banche come debitori, allora la crisi e
l’insolvenza assumono un rilievo che va al di la della tutela dell’interesse del singolo
investitore, in quanto una crisi bancaria puo provocare esternalita negative per il
sistema economico sotto forma di contagio verso altre istituzioni finanziarie, sfiducia
e panico dei depositanti, determinando instabilita nella stessa economia reale.
- Asimmetria informativa e fallimento del mercato: il rapporto creditore-debitore e
intrinsecamente caratterizzato da un difetto di informazione a danno del creditore, che
comporta un limite alla selezione efficace dei prenditori di fondi, essendo
l’informazione insufficiente a stabilire una graduatoria di rischio ed il prezzo del
credito in funzione del rischio stesso. Si determina conseguentemente un livello
medio dei prezzi che non discrimina in base alla qualita del prenditore: i migliori
pagano prezzi troppo alti e la fascia di qualita piu bassa paga un prezzo insufficiente.
Si arriva in tal modo a determinare il fallimento del mercato. Qui nasce l’interesse
delle pubbliche autorita a fissare regole per rafforzare lo spessore e la qualita delle
informazioni disponibili agli investitori (criterio della trasparenza).
Esistono interventi a diversi livelli dei poteri dello Stato:
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- legislativo: normativa primaria per creare regole per le aree componenti il sistema
finanziario (area bancaria, mobiliare e assicurativa);
- esecutivo: interventi del governo con politiche di indirizzo a livello tecnico;
- amministrativo: autorita di controllo indipendenti con competenze specifiche che
- operano attraverso politiche e strumenti di regolamentazione e vigilanza.
La gerarchia non e univoca: la ragione principale e che la banca centrale e vista come
istituzione cui spetta la “tutela del valore della moneta”.
LE AUTORITA’ DI CONTROLLO DEL SISTEMA FINANZIARIO
LA BANCA D’ITALIA
E la banca centrale a cui fanno capo la funzione di controllo della moneta e del credito e la
funzione di vigilanza sul sistema bancario. Nasce nel 1893 come risultato di una fusione tra
la Banca Nazionale del Regno, la Banca Nazionale Toscana e la Banca Toscana di Credito.
Intorno alla funzione di istituto di emissione, essa sviluppa una serie di altre attivita che la
trasformano nella piu complessa figura di “banca centrale”, determinando il passaggio dalla
forma giuridica privata a quella di istituto di diritto pubblico. Le attivita che svolge possono
essere classificate in 4 aree funzionali:
- come istituto di emissione: esercita un ruolo centrale nel sistema dei pagamenti e
nell’organizzazione dei servizi tecnici alla base del sistema stesso (compensazione,
coordinamento e regolamento delle iniziative interbancarie);
- come banca centrale: ha dato attuazione alla politica commerciale con diversi
strumenti con l’obiettivo di dare stabilita alla moneta (da notare che dal 1999 le
funzioni principali di politica monetaria sono passate alla Banca Centrale Europea);
- come organo di vigilanza: determina stabilita ed efficienza del sistema, funzioni
queste che si integrano con gli interventi di altri organi (Consob, Isvap);
- come organo di tutela della concorrenza: la Banca ha il compito di sorvegliare la
condotta di mercato delle istituzioni finanziarie e di accertare eventuali situazioni e
comportamenti potenzialmente o effettivamente lesivi della concorrenza, anche queste
funzioni si integrano con l’attivita di altre istituzioni (Autorita garante della
concorrenza e del mercato).
LA CONSOB (COMMISSIONE NAZIONALE PER LA SOCIETA’ E LA BORSA)
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Ha il compito di controllare (regolamenta, autorizza e vigila) il settore mobiliare. E stata
istituita nel 1974 e svolge un’attivita orientata alla tutela degli investitori e al miglioramento
dell’efficienza e della trasparenza del mercato. Le attivita si articolano in:
- regolamentazione: in merito a prestazione di servizi di investimento da parte di
intermediari, a obblighi informativi delle societa quotate e alle offerte al pubblico di
strumenti finanziari;
- autorizzazione: pubblicazione delle offerte pubbliche, istituzione di nuovi mercati
regolamentati;
- vigilanza: riguarda le societa di gestione di mercati regolamentati, la trasparenza delle
negoziazioni, la correttezza di comportamento di intermediari/promotori finanziari e
delle informazioni fornite al mercato;
- monitoraggio: riguarda eventuali anomalie nell’andamento delle negoziazioni (insider
trading e aggiotaggio).
Le aree di intervento della Consob sono:
- la sollecitazione all’investimento: offerta o messaggio promozionale finalizzati alla
vendita o sottoscrizione di prodotti finanziari;
- gli obblighi di trasparenza degli emittenti di strumenti finanziari quotati;
- i mercati regolamentati ed i soggetti che li gestiscono.
L’ISVAP (ISTITUTO PER LA VIGILANZA SULLE ASSICURAZIONI PRIVATE E DI
INTERESE COLLETTIVO)
Questo esercita il controllo del mercato e delle imprese di assicurazione attraverso le sue
funzioni di regolamentazione, vigilanza e di autorizzazione. Nasce con la legge 576/82
assorbendo parte delle funzioni del Ministero dell’industria, con i compiti di:
- vigilanza: sulla gestione tecnica, finanziaria e patrimoniale delle imprese di
assicurazione per verificare l’osservanza della normativa;
- analisi e ricerca: sempre sul settore assicurativo sia per controllare le tariffe sia come
supporto tecnico al Ministero dell’industria;
- tutela della concorrenza: effettuata insieme con l’Autorita garante ma in modo diverso
da quanto accade per la Banca d’Italia (la Banca prende provvedimenti sentito il
parere dell’Autorita, mentre per il settore assicurativo e l’Autorita che decide sentito il
parere dell’Isvap).
LA COVIP (COMMISSIONE DI VIGILANZA SUI FONDI PENSIONE)
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Assicura la funzionalita del sistema di previdenza complementare, vigilando sulla corretta e
trasparente gestione dei fondi pensione. E prevista dal d.lg. 124/93 che istituisce i fondi
pensione. Tale vigilanza integra quella effettuata dal Ministero del lavoro e dalla previdenza
sociale. Tale attivita comporta rapporti e scambi di informazioni con le altre Autorita di
controllo, in particolare con l’Autorita garante della concorrenza e con gli enti di controllo
degli intermediari che possono assumere la funzione di gestione per conto dei fondi
pensione (Banche, Sim, Imprese assicurative). La complessita del sistema di controlli fa
sorgere il problema del coordinamento e dell’integrazione delle competenze e delle funzioni
delle diverse autorita, quando queste hanno poteri di intervento sullo stesso oggetto. La
situazione diventa complessa perche i confini tra aree di attivita non sono netti. Per ordinare
i rapporti, anche sul piano informativo, occorre stabilire un campo definito per ciascuna
autorita basandosi su diversi criteri di ripartizione analizzando le aree di intervento della
vigilanza:
- istituzionale: in base alle categorie di soggetti vigilati,
- funzionale: per tipo di attivita svolta,
- per finalita di vigilanza.
REGOLAMENTAZIONE E VIGILANZA DEL SISTEMA FINANZIARIO
Con il termine ordinamento ci si riferisce a tutte le attivita e le istituzioni che si riferiscono
al paradigma (mercati/strumenti/intermediari), in altre parole si intende l’insieme delle
norme volte a disciplinare le attivita e le istituzioni dell’intermediazione finanziaria in un
dato contesto politico-amministrativo che in genere coincide con lo Stato o, in un contesto
piu ampio come l’attuale, con l’UE attraverso le direttive comunitarie. Secondo
l’impostazione di queste ultime, l’intermediazione e disciplinata per segmenti o tipologie di
attivita con un corrispondente ordinamento specifico L’obiettivo dell’UE e il concetto di
mercato unico dei servizi finanziari con cui sia consentita la libera circolazione di persone,
informazioni, capitali, merci e servizi. L’azione comunitaria e volta quindi a realizzare un
sufficiente livello di armonizzazione fra ordinamenti vigenti negli Stati. Il modello scelto
dall’UE puo dirsi “baricentrico” rispetto agli ordinamenti nazionali, i fondamenti sono:
- non specializzazione dei tipi di intermediari per tipi di attivita svolta secondo un
modello di banca universale;
- attribuzione delle attivita di investimento collettivo in valori mobiliari, a titolo di
riserva, a organizzazioni specializzate;
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- regolazione del grado di separazione tra banca e impresa industriale sia a monte
(partecipazioni industriali nel capitale bancario) sia a valle (partecipazione del capitale
bancario in quello industriale).
Nel recepimento/attuazione sono riconosciuti alcuni gradi di discrezionalita, quest’ultima,
pero, non puo essere utilizzata in modo “opportunistico” e non puo contrastare il principio di
armonizzazione minima. Proprio l’armonizzazione minima e la condizione necessaria
affinche gli ordinamenti nazionali possano condividere i principi di “liberta di prestazione di
servizio” e di “liberta di stabilimento”: tali principi si realizzano tramite il criterio del mutuo
riconoscimento (ogni ordinamento deve riconoscere la possibilita di ogni intermediario
esterno ma comunitario di operarvi).
LA CLASSIFICAZIONE DEGLI STRUMENTI DI VIGILANZA
La classificazione adottata si basa sulla natura degli interventi e tiene conto delle finalita cui
ogni strumento in primis si rivolge.
- Vigilanza strutturale: e un approccio alla regolamentazione e si propone di
determinare la configurazione di mercato piu idonea a produrre la migliore
combinazione tra: dimensione e mix produttivo dei singoli intermediari
(posizionamento del livello minimo dei costi medi) e alto grado di soddisfazione per
gli utilizzatori finali. Le due finalita non sono necessariamente compatibili. Il
fondamento principale di tale schema e costituito dall’assunto che vi sia una relazione
significativa tra la struttura del mercato, il comportamento degli intermediari e le
performance degli stessi e del mercato. La vigilanza strutturale si propone di regolare
la struttura dell’offerta in un determinato mercato per massimizzare la dialettica
competitiva. A tal fine, gli strumenti significativi sono: entrata nel mercato; assetto
organizzativo degli intermediari operanti; gamma delle attivita che puo svolgere
ciascun intermediario; i requisiti degli azionisti degli intermediari e l’assetto di
controllo societario; gli interventi amministrativi su quantita e prezzi degli
intermediari.
- Vigilanza prudenziale: sono strumenti attinenti la forma dei “criteri di gestione”, ai
quali gli intermediari devono attenersi, finalizzati inoltre al controllo e alla
delimitazione dei rischi. Qui la vigilanza si concentra sul rispetto delle regole di
mercato. Gli interventi, infatti, evitano di condizionare direttamente il mercato, ma
esprimono le regole del gioco su come si debba operare: sono regole oggettive e
neutrali, trasparenti e stabilite ex-ante, in modo da essere una forma di
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incentivo/veicolo per gli intermediari. I principali strumenti sono: i coefficienti di
bilancio applicati agli intermediari; l’adeguatezza organizzativa con riguardo alla
dimensione delle risorse tecniche, manageriali e professionali e alla presenza di
strumenti operativi che consentano il rispetto del principio di indipendenza
organizzativa e gestionale; i requisiti di onorabilita, di competenza e di esperienza.
- Vigilanza informativa (fair play regulation): comprende tutti gli strumenti di
comunicazione ed informazione che possono contribuire alle asimmetrie informative
tipiche dell’attivita finanziaria. Si applicano: le operazioni finanziarie basate su un
primo livello di valutazione economica del rischio; gli emittenti i titoli oggetto
dell’operazione; gli intermediari nei confronti di emittenti ed investitori; gli
intermediari nei confronti delle autorita di vigilanza; gli organismi responsabili del
funzionamento e della gestione dei mercati mobiliari. Il risultato finale atteso da
questi interventi di vigilanza informativa si colloca nell’area di trasparenza e
correttezza informativa assunta come basilare per contratti il cui pricing si attiene ai
requisiti di efficienza del mercato. L’importanza di tali interventi si apprezza se si
parte dall’ipotesi che investitori e creditori si trovino in una condizione di svantaggio
informativo rispetto ai soggetti finanziati.
- Vigilanza protettiva: si tratta di strumenti che gestiscono situazioni di crisi degli
intermediari con l’esigenza di far fronte al principio fondamentale della tutela del
risparmiatore. L’importanza della gestione accurata delle situazioni di crisi si ricollega
al problema delle esternalita che, comportando una sfiducia generalizzata verso il
sistema finanziario, determinerebbe costi per l’economia reale. Ci sono 2 principali
ambiti di intervento:
o quelli destinati alla prevenzione, tra cui: i flussi di documentazione statistica tra
intermediari e organo di vigilanza (allarme preventivo), le situazioni di
illiquidita delle banche affrontate con interventi di rifinanziamento della banca
centrale, le situazioni di difficolta piu seria che possono comportare
provvedimenti come l’amministrazione straordinaria;
o quelli che, quando la crisi e irreversibile, provvedono alla messa in liquidazione
dell’intermediario.