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1 ORGANISMI TRANSGENICI IN AGRICOLTURA Analisi socio- economica della coesistenza

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ORGANISMI TRANSGENICI

IN AGRICOLTURA

Analisi socio-economica

della coesistenza

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IL PROBLEMA OGM

Nessuno è attualmente in grado di stabilire i reali effetti (positivi o negativi) sulla salute umana e sull’ambiente degli Organismi Transgenici

Siamo in presenza di incertezza assoluta

La Comunità Scientifica è divisa sugli effetti che potrebbero essere prodotti da questi nuovi organismi.

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Una cosa è certa:

- AUMENTANO I RISCHI

- NON MANTENGONO LE PROMESSE

- NON DETERMINANO GRANDI VANTAGGI

- GRAN PARTE DELLA SOCIETA’ NON LI VUOLE CONSUMARE

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8Fonti: PEOPLE SWG “La sfida della qualità”, 2001

POPOLAZIONE ITALIANA

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Esiste sul mercato un’impresa disposta a produrre un bene che il 70% dei

consumatori ha dichiarato di non voler comprare?

Esiste sul mercato un’impresa disposta a convertire la sua produzione di qualità (da tutti copiata) in un’altra ritenuta dal

consumatore di bassa qualità?

Esiste sul mercato un’impresa che converte la sua produzione (competitiva)

verso beni per i quali è consapevole di non essere competitiva?

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Produrre un bene senza mercato

significa produrre senza un futuro

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La nostra agricoltura potrà competere con gli stessi prodotti dell’”agricoltura

globalizzata”?

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La nostra agricoltura potrà competere con gli stessi prodotti offerti da agricolture che:

- hanno aziende agricole molto più ampie delle nostre;

- non hanno limitazioni nell’uso di concimi;

- non hanno limitazioni nell’uso di antiparassitari;

- non hanno i nostri costi sociali;

- non hanno i nostri costi ambientali;

- non hanno limitazioni nell’uso della manodopera minorile;

- non hanno i nostri costi burocratici.

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La nostra agricoltura potrà competere solo se sarà in grado di offrire prodotti di

elevata qualità!

…. e che cosa debba intendersi per qualità lo decide il consumatore!

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Al momento attuale il consumatore richiede:

- un prodotto con ottime caratteristiche organolettiche;

- Un prodotto sicuro da un punto di vista nutrizionale (il consumatore è stanco di “mucche pazze, di polli alla

diossina, ecc.);

- Un prodotto “tracciabile”, per il quale sia possibile effettuare una “rintracciabilità di filiera”;

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Gli OGM non rispondono ad alcuna di queste caratteristiche:

- Non hanno migliori caratteristiche nutrizionali degli alimenti convenzionali;

- Non sono sicuri da un punto di vista nutrizionale (la comunità scientifica è divisa su questo punto);

- Non consentono la “tracciabilità di filiera” in quanto non consentono la coesistenza con altre forme di

agricoltura;

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Gli attuali OGM non consentono la

coesistenza, in quanto il promotore

virotico del transgene è di tipo

costitutivo, per cui si esprime in ogni

parte della pianta (radici, foglie, polline,

ecc.) e, pertanto, origina inquinamento

genetico.

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Inquinamento genetico significa che una volta che il

nuovo organismo è stato introdotto nell’ambiente

difficilmente potrà poi essere eliminato

(l’effetto è sostanzialmente irreversibile).

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Il polline delle piante coltivate transgeniche feconda piante

parentali selvatiche non transgeniche, che originano semi

transgenici dai quali nascono piante selvatiche transgeniche.

In una annata successiva il polline delle piante selvatiche transgeniche

potrà fecondare piante coltivate non transgeniche.

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Le attuali piante transgeniche non

mantengono le promesse

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LE PIANTE TRANSGENICHE “RR” NON RISOLVONO IL PROBLEMA DELLE ERBE INFESTANTI

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L’UTILIZZAZIONE CONTINUA DELLO STESSO DISERBANTE DETERMINA

LO SVILUPPO DELLE PIANTE INFESTANTI RESISTENTI A QUEL

DISERBANTE

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Alcune piante infestanti (anche di specie sensibili al Glyphosate) sono caratterizzate da un patrimonio genetico che consente loro di resistere al diserbante.

Dopo pochi anni le piante infestanti che resistono al diserbante vanno ad occupare la “nicchia ecologica” lasciata libera dalle altre erbe infestanti sensibili al diserbante.

Dopo pochi anni il problema delle erbe infestanti si ripresenta con le stesse modalità e con le stesse problematiche.

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Resistenza genetica

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Infestazione delle erbe resistenti

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Soluzione proposta:

- aumentare la dose di diserbante, al fine di diminuire il fenomeno della resistenza genetica delle piante

- utilizzare miscele con i “vecchi” diserbanti

- modificare nuovamente il patrimonio genetico della pianta coltivata, al fine di renderla resistente ad un’altra molecola diserbante

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LE PIANTE PARENTALI SELVATICHE

ACQUISISCONO IL TRANSGENE E

DIVENGONO ESSE STESSE RESISTENTI AL

DISERBANTE

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A proposito di “FLUSSO GENICO”

“Il flusso genico da piante coltivate (convenzionali o GM) a specie selvatiche è inevitabile, negli ambienti in cui esse vivono a contatto tra loro: …………

Non sorprende, per esempio, che 12 delle 13 piante agrarie più coltivate si ibridino con progenitori selvatici, o con altre specie imparentate, attraverso il trasferimento di polline.”

LE BIOTECNOLOGIE VEGETALI E LE VARIETA’ OGM, Rapporto della Commissione congiunta delle Accademie Nazionali dei Lincei e delle Scienze, Roma 2002

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29LA STAMPA, 28 luglio 2005

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LE PIANTE TRANSGENICHE

COLTIVATE IN UNA ANNATA, DIVENGONO

INFESTANTI DELLA COLTURA CHE LE SEGUE

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“Anche i semi di piante transgeniche potrebbero diffondersi nell' ambiente consentendo la crescita delle piante modificate anche in tempi (stagioni successive a quella della coltura) ed in aree nelle quali non sono previste né desiderate: fenomeni peraltro già riscontrati nelle sperimentazioni.In particolare si sono verificati casi di raccolti geneticamente contaminati ottenuti da campi seminati con sementi non manipolate. Questo era dovuto alla crescita di piante transgeniche da semi rimasti nel terreno dalla precedente stagione, quando il campo era stato seminato con sementi manipolate.”

Claudia Sorlini, Univ. di Milano, 2002

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E’ un fatto che si è già verificato negli U.S.A. dove la Colza RR è diventata una delle principali piante infestanti di altre coltivazioni (Mais e Soia RR).

Il probelma è dato dai cosiddetti “semi volontari”. Ovvero i semi della coltivazione dell’annata precedente che sono caduti a terra durante la raccolta e che germinano nell’annata successiva.

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“Semi volontari” di colza RR in un campo coltivato di soia RR

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Negli U.S.A. stanno utilizzando miscele di diserbanti (Roundop + altri diserbanti).

Come potrà essere contenuta l’infestazione della “Colza RR” anch’essa resistente al diserbante totale?

Miscele di diserbanti che le principali industrie chimiche si sono affrettate a Brevettare!! (Brevetto della Monsanto n. 6.239.072/01 relativo alle “misture di serbatoio” di erbicidi)

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Controlling Volunteer Roundup Ready Canola in Soybeans

“Controllo di colza RR in coltivazioni di soia”

Mike Cowbrough - Weed Specialist/OMAF; Clarence Swanton - Department of Plant Agriculture Professor/University of Guelph; François Tardif - Department of Plant Agriculture Professor/University of Guelph

MAGGIO 2005

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In conclusione: negli USA le piante “RR” non hanno risolto il problema delle erbe infestanti

Tra le infestanti stanno prendendo piede quelle più resistenti al diserbante;

Le infestanti sensibili stanno maturando una resistenza genetica al diserbante;

Il gene di resistenza al diserbante è stato trasferito alle piante parentali selvatiche, che sono diventate esse stesse tolleranti al diserbante;

Le piante coltivate ROUNDUP READY (soia, colza, ecc.) sono diventate esse stesse infestanti di altre coltivazioni a causa dei “semi volontari”.

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GLI INSETTI COL TEMPO MATURANO UNA

RESISTENZA GENETICA ALLA PROTEINA

INSETTICIDA

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”Limitazioni all’impiego di resistenze genetiche derivano dalle continue modificazioni cui va incontro il patogeno che, come già riportato, sviluppando nuovi geni di virulenza, è in grado di superare rapidamente le resistenze presenti nell’ospite.”

Scarascia Mugnozza – Potenzialità del miglioramento genetico in piante ed animali – Accademia Nazionale di Agricoltura e CNR – Bologna, 2001

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"Le piante GM oggi coltivate hanno transgeni con promotori costitutivi. Per esempio, è costitutivo il promotore 35S del mais-Bt. Ciò permette di esprimere il gene con alta efficienza, ma questo a volte non è raccomandabile. Nel caso del mais-Bt stesso, la produzione continua della tossina-Bt potrebbe determinare la scomparsa dell'insetto bersaglio, con conseguenze per la biodiversità, oppure potrebbe favorire la selezione di insetti resistenti." Francesco Sala - Biotecnologie vegetali: tra rifiuto e accettazione, LE SCIENZE, n. 386/ottobre 2.000

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LE ATTUALI PIANTE TRANSGENICHE NON

PRODURREBBERO DI PIU’ DELLE CONVENZIONALI

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“Le piante transgeniche attualmente commercializzate non alzano il tetto di produzione potenziale. A questo scopo, sarebbe necessario rimaneggiare la pianta ex novo, non limitandosi ad introdurre singoli geni ma modificando processi fisiologici che rappresentano il collo di bottiglia dell’aumento di produzione.”

Giuseppe Gavazzi, Genetista, Univ. Di Milano, La Provincia, Quotidiano di Cremona e Crema, 25 gennaio 2004.

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A proposito di aumento della produttività

“……………… è ancora da dimostrare la superiore potenzialità produttiva delle varietà GM rispetto alle varietà locali adattate in sistemi agricoli sfavoriti da condizioni climatiche ….. o edafiche avverse. In questo caso il miglioramento genetico mediante la classica ibridazione intra e interspecifica seguita da selezione, ha sempre offerto e continuerà ad offrire risultati sorprendenti ed a costi relativamente bassi.

Scarascia Mugnozza – Potenzialità del miglioramento genetico in piante ed animali – Accademia Nazionale di Agricoltura e CNR – Bologna, 2001

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Alcuni studi americani hanno messo in evidenza che le piante transgeniche non producono più delle piante convenzionali.

Soprattutto per quanto riguarda la soia si sarebbe registrata una diminuzione media della produttività del 6% circa (Università del Nebraska).

Altre ricerche hanno verificato un aumento produttivo per il mais limitato al 2,6% (USDA).

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PRODUZIONI: la Soia RR

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Negli U.S.A. le produzioni di soia GM sono risultate

inferiori del 6% rispetto alle varietà di soia NON GM più

produttiveAgronomy Journal, 93, 2001 – Emlore R.W. et al., Gliphosate

resistant soybean yelds compared with sister lines

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4848© G. Sinatti 2004

altri studi americani indicano cali ancora più consistenti:

Indiana, 15,5%Iowa, 19%

C. Benbrook, Troubled times amid commercial success for Roundup Ready soybeans, Gliphosate efficacy is slipping and unstable genes erodes plant defenses and yelds, AgBiotech

InfoNet Technical Paper n. 4, 3 May, 2001

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Perché la soia RR produce meno?

1) Effetti collaterali inattesi della modificazione genetica, legato al transgene oppure legato al processo di inserzione del transgene (sembra che le piante GM siano meno resistenti a stress biotici ed abiotici, per cui si ammalano più facilmente di quelle non trasformate);

2) molte varietà GM derivano dalla trasformazione di cultivar meno produttive.

(Università del Nebraska)

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PRODUZIONI: la Colza RR

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uno studio universitario indipendente

ha accertato che i raccolti di colza

GM nel Saskatchewan (Canada)

erano stati del 7,5% inferiori

a quelli della colza convenzionale

(33 contro 35,7 bushel/acro)

M. Fulton, The producers benefits of herbicide resistant canola, AgriBioForum, vol 2., n. 2, 1999, www.agribioforum.missouri.edu

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Allora perché le superfici in pochi anni hanno raggiunto i 50 milioni di ettari?

La ragione è economica ed è dovuta al fatto che nei Paesi dove si è avuta l’esplosione delle superfici esiste

un’unica filiera di produzione agricola (per piante convenzionali e OGM), per cui il prezzo di mercato è il

medesimo per piante convenzionali e OGM.

In questa situazione è ovvio che si sia avuta una esplosione delle superfici coltivate, in quanto rispetto

alle convenzionali le piante transgeniche sono caratterizzate da un minor costo di produzione (a

parità di prezzo il coltivatore preferisce seminare la pianta che ha il costo di produzione più basso).

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LE ATTUALI PIANTE TRANSGENICHE NON

CONSENTONO LA COESISTENZA CON ALTRE FORME DI

AGRICOLTURA

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“Può darsi che il polline di un transgenico visiti un campo dove si produce seme tradizionale, dando origine alla contaminazione. La segregazione totale è impossibile, la purezza assoluta non fa parte del mondo agricolo (e del mondo in generale).”

F. Salamini, La Repubblica, 4/4/2001

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La COESISTENZA tra agricoltura transgenica e agricoltura convenzionale potrebbe “obbligare” gli agricoltori ad abbandonare le forme di agricoltura tradizionali a favore di quella transgenica.

Nessun agricoltore sarà disposto a produrre ai costi del convenzionale o del biologico per poi vendere ai prezzi del transgenico.

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Per esempio alcune aziende agricole zootecniche biologiche a causa dell’inquinamento genetico sono state costrette a sostituire la soia con il pisello proteico e la farina di mais con la farina di frumento.

Pisello proteico e farina di frumento hanno un costo superiore, che determina un aumento dei prezzi dei prodotti biologici.

Se il prezzo dei prodotti biologici aumenta, gli altri prodotti, anche mantenendo invariato il prezzo, diventano più competitivi.

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ALCUNI ESEMPI DI DANNI DA COESISTENZA

- Per l’agricoltore.

- Per il trasformatore.

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Caso n. 1: Per l’agricoltore convenzionale

Un coltivatore di piante convenzionali al momento della raccolta scopre che il suo prodotto è in parte transgenico.

- al di sotto della soglia di tolleranza (0,9%)

- al di sopra della soglia di tolleranza

Di chi è la responsabilità?

- dell’agricoltore confinante, che in relazione alla coesistenza coltiva OGM?

- delle piante selvatiche OGM?

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Non esiste certezza nell’individuazione della responsabilità del danno.

Difficilmente il Giudice emetterà una sentenza a favore dell’agricoltore supportata da

elementi di chiara responsabilità.

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Caso n. 2: Per l’agricoltore convenzionale che ha stipulato un contratto di fornitura con un trasformatore.

- a causa della coesistenza il prodotto non risponde alle caratteristiche stabilite nel contratto

- Il trasformatore rifiuta il prodotto e richiede un indennizzo per mancato rispetto delle clausole contrattuali;

- l’agricoltore potrà rivalersi nei confronti di terzi “inquinatori”?

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Esiste certezza in merito al mancato rispetto delle clausole

contrattuali da parte dell’agricoltore.

Non esiste certezza in merito all’”inquinatore”.

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- Il trasformatore sarà soddisfatto (i suoi danni saran-

no pagati dall’agricoltore)

- L’agricoltore dovrà risarcire i danni al trasformatore e

difficilmente sarà risarcito del danno subito

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Caso n. 3: Per l’agricoltore biologico

Un coltivatore biologico non è certo di ottenere alla fine della coltivazione un prodotto “OGM free”. A causa della coesistenza abbandona la coltivazione bio.

- subisce un danno per le spese di avviamento dovute al periodo di conversione;

- subisce un danno per il mancato ammortamento di macchine e impianti specifici per la coltivazione biologica;

- subisce un danno per i minori prezzi di vendita

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Non esiste certezza nell’individuazione della responsabilità del danno.

Difficilmente il Giudice emetterà una sentenza

supportata da elementi di chiara responsabilità.

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“Quest'anno seminerò ancora mais. Ma se dovesse essere un'altra volta

contaminato [da mais OGM], abbandonerò l'agricoltura biologica: non posso ogni anno subire episodi di

contaminazione come questi".

Dichiarazione di Enric Navarro, che negli ultimi quattro anni ha coltivato mais a Girona (Spagna). Il suo mais è stato contaminato da mais OGM di cui non si conosce la provenienza: a causa dell'azione del vento, il polline potrebbe infatti provenire da qualsiasi coltivazione Ogm.

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Caso n. 4: Per il trasformatore

Un trasformatore che produce alimenti “OGM free”, nonostante i contratti di coltivazione stipulati non riesce ad avere materia prima “OGM free”.

- subisce un danno per l’impossibilità di attuare il processo produttivo industriale;

- subisce un danno per il mancato rispetto dei contratti di fornitura al dettaglio;

- subisce un danno per la mancata utilizzazione di specifici imballaggi per prodotti “OGM free”.

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Il TRASFORMATORE potrà rivalersi dei danni nei

confronti dell’AGRICOLTORE che non

ha rispettato gli accordi contrattuali.

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Tale situazione determinerà la fine dei “Contratti a Termine”

tra Agricoltori e Trasformatori.

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Se è vero che può esistere la possibilità di “Coesistenza

Tecnica” tra colture OGM e convenzionali,

non è altrettanto vero che possa esistere una “Coesistenza

Economica” a causa dell’aumento dei rischi di impresa!

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La COESISTENZA tra agricoltura transgenica e agricoltura convenzionale aumenterà le difficoltà produttive di coloro che producono alimenti di qualità e non vogliono passare al transgenico.

I costi di segregazione e di certificazione che queste aziende dovranno affrontare determineranno un aumento dei costi di produzione e, conseguentemente, un aumento dei prezzi dei loro prodotti.

In questa situazione i prodotti di scarsa qualità diverranno più competitivi.

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Nel caso di coesistenza gli OGM saranno gli unici

prodotti che consentiranno di avere certezze in merito alla

tecnica produttiva (costi) ed al prodotto finale ottenuto

(prezzi di vendita).

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CONCLUSIONI- La coesistenza rappresenta un primo passo per l’introduzione su larga scala degli OGM.

- Nel caso di incertezza produttiva nessun agricoltore sarà disposto a produrre ai costi

del convenzionale per poi vendere ai prezzi del transgenico.

- Nel caso di incertezza produttiva nessun trasformatore imposterà processi produttivi

che presentano un elevato grado di incertezza.

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ANCORA UNA VOLTA

LA MONETA CATTIVA

SCACCERA’

LA MONETA BUONA