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MARTEDÌ 10 FEBBRAIO 2009 spagina iWEN *•* . *• ENIGMATICA E INQUIETANTE DICHIARAZIONE Signore, tieni stretto a te quel suo padre Beppino MARINACORRADI ^ morta. La notizia irrompe sui tg e dalle radio nella quiete domestica dell'ora di cena. E benché quella di Eluana Englaro sia stata la morte più annunciata di questi anni, è come un pugno quel secco flash sulle agenzie. Èmorta, nell'immaginario collettivo, la splendida ragazza bruna che sorride in cento foto, incantando chi la guarda. Come fosse oggi Eluana, nessuna immagine lo ha mostrato. La ricorderemo con quegli occhi neri, con i bei capelli sciolti sulle spalle. Eluana Englaro, morta a 38 anni, nella memoria degli italiani resterà per sempre ragazza. Per diciassette anni è stata chiusa in un sonno continuo. E però viva, e capace di un libero respiro. Il destino di questa donna è umanamente un mistero. Sappiamo solo che nella cllnica di Lecco dove ha vissuto fino a pochi giorni fa questa sua assoluta fragilità aveva trovato in risposta l'amore materno di tre suore. Materno nell'accezione più grande del termine: un darsi con pazienza, senza alcun risparmio, ogni giorno; gratuitamente, senza nemmeno mai un sorriso in cambio, e non chiedendo mai: fino a quando? C'è qualcosa di estremo, di radicale nella storia di una donna che ha consumato nella immobilità la sua giovinezza. Era una figura inaccettabile Eluana, in questo tempo succube dell'efficienza, del diritto alla salute, dell"'attimo fuggente" da cogliere. L'attimo fuggente della ragazza di Lecco si è incenerito in un istante, sul ghiaccio di una curva, una notte di gennaio. Suo padre ha detto in una intervista che, dall'inizio del coma, sua figlia "non è più esistita". Che per lui era morta da diciassette anni. Non più lei in quel letto, dunque, ma solo un povero corpo. E Eluana invece così tenacemente attaccata alla vita, con il suo respiro flebile ma regolare. Il mistero di quel lungo sonno è stato, per chi ha incrociato la sua faccia sui giornali, come una dura domanda: come mai, perché un simile destino? La vita ci appartiene, o è dè«» ateo?^- Molti hanno risposto con una viscerale ribellione. Il padre, un uomo ostinato, ha fatto del "diritto alla morte" di sua figlia fa battaglia' della propria vita. Una battaglia, diceva, "di libertà". L'ansia di «liberare» Eluana dal suo piccolo angolo di ospedale eradiventato il simbolo di una insofferenza diffusa e profonda: la vita è nostra, ci appartiene, a noi decidere il giorno, e l'ora. Intanto, mentre tg e giornali non parlavano che di lei, Eluana se ne restava immota e uguale sotto le cure delle suore. L'ansia di "regalarle la morte" cresceva: come ci si toglie dagli occhi una immagine di dolore. Come, forse, oggi si lotta per togliere dai muri il crocifisso, scandaloso emblema di pietà e sofferenza. Èmorta mentre il Parlamento correva per salvarle la vita, improvvisamente riscosso all'urgenza del suo destino. Pensiamo, questa sera, a suo padre, che ha detto soltanto: «Ora voglio stare solo». Ha detto anche: «Ho fatto tutto da solo», aggiungendo un misterioso: «Voglio finire da solo». Non c'è bisogno di dire che cosa queste parole ci inducono a pensare. Ci limitiamo a invocare: Signore, ora aiutalo tu. Solo tu puoi riuscirci. Ma pensiamo anche a quelle suore, per cui Eluana era una figlia. Una fine così rapida fa pensare al lasciarsi morire di certi vecchi, quando restano soli. È morta di sete, o dell'assenza di quelle voci, di quelle mani? Ieri sera alla notizia la gente in casa, nei locali, è ammutolita. Qualcuno voleva appropriarsi della vita e della morte, come fossero disponibili cose. Ma il silenzio dopo l'annuncio improvviso ha detto solo ancora una volta che niente è nostro, e nulla ci appartiene. È il regalo più grande che Eluana ci ha Tatto. NAUSEANTE RIMPALLO TRAPROCURA E REGIONE Compiici anche le mani di chinon ha fermato gli altri FRANCESCO OGNIBENE I I n una vicenda piena di paradossi come quella che si è tragicamente consumata ieri I sera sulla pelle di Eluana Englaro, ce n'è uno in particolare che in queste ore tristissime balza agli occhi con chiarezza spaventosa. Ed è il contrasto trala semplice evidenza dei fatti - una giovane disabile non cosciente fatta spegnere per mano di medici che l'hanno privata del nutrimento nel letto di una casa di riposo per anziani - e il complicato minuetto di lettere, carte bollate, decisioni demandate ad altri, diffide e sequestri sempre imminenti e mai realizzati, rimpalli tra uffici, ordini e contrordini che si sono rincorsi per giorni trai palazzi udinesi dove chi avrebbe dovuto decidere sembrava sul punto di farlo per poi puntualmente rimandare. Quanti avevano l'autorità di fermare lo stillicidio di una vita soffocata col nodo scorsoio di un decreto giudiziario fragile come carta velina si sono attardati colpevolmente, oscillando senza mai decidere in un senso o nell'altro, mentre nelle stesse ore altri provvedevano a sbrigare celermente la pratica. Ementre la clessidra di Eluana si andava esaurendo, questo inconcludente tiramolla non riusciva a stornare il dubbio che l'andirivieni di ingiunzioni che nulla hanno ingiunto e verifiche che preludevano solo a nuove verifiche servisse solo a dare una parvenza di interesse delle autorità per il caso. Nulla accadeva, ma solo in apparenza. Il procuratore di Udine Antonio Biancardi chiudeva la sua splendida giornata mettendouna pietra su ogni speranza con una dichiarazione - «le sentenze vanno rispettate» - che suona ora come un sinistro annuncio di morte imminente. Eil suo capo, il procuratore generale della Corte d'Appello di Trieste Beniamino Deidda, registrava asetticamente che dalle ispezioni non emergevano «irregolarità», e dunque tutto procedeva. Infatti pochi minuti dopo veniva eseguita la prima condanna a morte eseguita nel nostro Paese dai tempi della Repubblica di Salò. Risultato eccellente per il mirabile fondatore di Magistratura democratica, guardando negli occhi i suoi figli e i suoi nipoti potrà dire: senza ai me non ce 1 avrebbe fatta. Complimenti, signor procuratore generale. Più scandaloso dell'iniquità massima consumata con la benedizione di illustri toghe è forse solo l'atteggiamento del governatore del Friuli, Renzo Tondo, al quale ilpopolo friulano non mancherà certamente di presentare il conto del capolavoro politico di aver avallato, con giochi spregiudicati e comportamenti da "padrino", il primo caso di eutanasia in Italia, spalancando alla morte procurata la porta di una regione che non meritava questo oltraggio. A Tondo è doveroso chiedere ora: ma come può stare ancora decentemente al suo posto? Hanno fatto melina, legittimando Tortore. È come se mentre brucia una casa i pompieri facessero finta di discutere sulle competenze di ciascuno, indifferenti al rogo: davanti alle ceneri fumanti, cadrebbe certamente anche su di loro la responsabilità dello scempio. Avvilire la politica, la pubblica amministrazione e la giustizia riducendole all'idolatria del formalismo e dell'inconcludente procedura - come hanno fatto - vuoi dire trasformarle in una stucchevole ipocrisia dove si bada all'apparente ineccepibilità, preoccupati di evitare ricorsi e censure, indifferenti al lucignolo della vita che intanto si fa sempre più tenue, fino a spegnersi tra ignobili scene di esultanza e di sollievo. Ora ci dicono che la cartella clinica di Eluana finirà sullo stesso tavolo su cui erano finite le relazioni della squadra mobile, dei Nas, degli ispettori e dei comitati etici, oltre a documentati esposti che almeno avrebbero imposto una sospensione cautelativa della macchina di morte. Passeranno da quelle scrivanie, edè proprio questo che non ci rassicura affatto. Óra sarà difficile non pensare che l'atteggiamento di taluni protagonisti sia stato dettato da appartenenze più forti della semplice riconducibilità corporativa o politica. Per la verità il copione andato in scena a Udine non ha in sé nulla di nuovo, in un Paese nel quale ogni decisione, anche quella più urgente e improcrastinabile, entra nel labirinto della burocrazia e dell'ignavia per uscirne - quando ne esce - irriconoscibile e fuori tempo massimo. A questo adagio nazionale si sono aggiunte qui peculiarità eccentriche e del tutto incomprensibili, come un governo regionale che - nei fatti - ha preso platealmente le Ricorderemo questo precedente. Ora che Eluana è morta, che l'amarezza stringe il cuore di chi ha tentato tutto il possibile per salvarla, si fatica a distinguere le mani di chi ha staccato il sondino sapendo cosa avrebbe provocato da quelledi chi, potendoli fermare, non l'ha fatto. COSAVUOL DIRE IMBATTERSI NEL DOTTOR DEFANTI Quel prestigioso medico così abile a dissimulare •4*JCIA BELLASPIGA- «I 1 suostato fisico è ottimo, resisterà più a lungo della media... Eluana è una donna sana, mai avuto malattie, mai bisogno di un antibiotico. Dal momento della sospensione del cibo alla morte potrebbero passare altri 12-14 giorni...». Lo aveva ripetuto per tutta la domenica e ieri lo aveva ribadito: mentre Eluana stava per esalare l'ultimo respiro, quello che ancora si autodefinisce «il suo neurologo da 15 anni», colui che avrebbe dovuto conoscerla come e più di se stesso, ancora una volta dimostrava di non sapere nulla di lei. Eluana moriva e lui ancora dichiarava che la fase critica era lontana, ironizzava sui timori di chi da giorni parlava di una tosse nuova e devastante, tacciava di ignoranza chi temeva il precipizio nella corsa contro il tempo tra la vita e la morte: «C'è troppa disinformazione - sosteneva ieri sicuro di - sono troppe le idiozie giocate sull'ignoranza». Defanti era uno degli «autori» del protocollo di morte - del primo fatto conoscere alla stampa, come del secondo, tenuto ben nascosto -, lo aveva studiato ben bene e non perdeva occasione di rassicurare l'opinione pubblica con bonomia: «Non soffrirà, sono tutte panzane quelle che vi raccontano». Ancora nel pomeriggio - ben lungi da Udine e dalla stanza in cui intanto si consumava la tragedia personale e collettiva di Eluana - era impegnato a Bergamo in una sparuta manifestazione prò morte, e da Fi precisava: «Le condizioni dei suoi organi interni sono buone, è un fisico giovane e forte...». Avevamo imparato a conoscerlo nei mesi, avevamo già avuto a che fare con la disinvoltura delle sue affermazioni, ce lo ricordiamo il giorno in cui - era ottobre - Eluana a Lecco rischiò di morire per una gravissima emorragia e lui, allargando le braccia, ci faceva sapere che «anche questa volta ce l'ha fatta, e una donna troppo sana...». Ci eravamo abituati. Ma questa volta forse era troppo anche per lui, se da Bergamo ieri pomeriggio, come in una premonizione di ciò che sarebbe accaduto, cercava già di autoassolversi: «In ogni caso sto facendo la cosa giusta, aiuto una persona a compiere la propria volontà...». Da quando Eluana era arrivata a Udine la sua salute era precipitata e le mani maldestre tagliarcorto di Pino Basili che l'avevano accolta nella sua nuova e ultima dimora per procurarne la morte non riuscivano a trovare i gesti per darle sollievo. Solo quattro giorni di fame e sete non dovevano stroncare quella solida vita, «non era previsto», come adesso si affanna Defanti a spiegare. Ora ci racconta della sua sorpresa, parla di una fine così repentina che non si poteva immaginare, per giustificarsi arriva a dire che «la natura e sempre più forte e imprevedibile di noi», si chiede che cosa sia successo, forse «qualcosa che ancora non conosciamo». Strano, dottor Defanti, che esista ancora qualcosa di oscuro alla vostra équipe al cui controllo nulla sfugge, nemmeno la coscienza misteriosa di una persona in stato vegetativo, neppure le risposte di quello che voi chiamavate un vegetale, una persona morta da 17 anni, ma che ancora era viva e vi dava le sue risposte inascoltate. Strappata alle mani di suore che non avevano una laurea in medicina ma applicavano le semplici regole umane dell'amore e della cura per il fratello indifeso, forse aveva cominciato a morire già da quel colpo di tosse con cui, prima volta in tanti anni, aveva sputato il sondino. Forse nella corsa contro il tempo a voler correre è stata lei. Una sola verità ha sempre detto suo padre Beppino: «Eluana è unvero purosangue». Cercasi unanimità e anzitutto umanità Iter. Per legiferare rapidamente, l'unanimità è un requisito molto importante. Ba- sta? Occorre innanzitutto, sempre, l'umanità. Costituzione. Mica sarà stato abrogato il secondo articolo? Comincia così: «La Re- pubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo...». Protocollo. Nell'origine, era il primo [protos) dei fogli assemblati con la colla. Nel- la tragedia di Eluana è stato ultimo e scollato, procedura di morte. Dizionario. Tra i vocaboli da rivisitare, nel significato a 360 gradi, è «rianimatore». SFORZO IMPONENTE PERCARLE UNA MORTE BRUTALE Un abbandono estremo formapiùgnave d'eutanasia FRANCESCO D'AGOSTINO Pur contutte le sue terribili ombre, pur rendendosi responsabile di innumerevoli delitti, l'Occidente è riuscito, con sforzi straordinari e grazie all'innesto decisivo della tradizione ebraico-cristiana, ad affermare un principio assolutamente decisivo: i soggetti deboli vanno aiutati e protetti. È su questo punto, e non su altri, che si misura quel cammino che noi chiamiamo civiltà. Se questo è vero, la morte di Eluana Englaro, simbolo di quei soggetti che sono i più deboli tra i deboli, è un terribile momento di regresso in questo faticosissimo cammino. Al momento non sappiamo esattamente quali sono state le cause della morte improvvisa di Eluana, al termine di una giornata in cui erano stati diffusi comunicati che attestavano come il suo organismo possedesse ancora una normale funzionalità. Si stanno già moltiplicando le domande in merito: altri avranno il compito di dare risposte ed altri ancora di verificarne la plausibilità. A noi spetta unicamente fare una brevissima riflessione: qualunque sia la causa ultima della morte di Eluana, anche se si fosse trattato di una morte avvenuta per sopraggiunte, imprevedibili, naturalissime cause, resta il fatto incancellabile che essa è morta in una clinica, nella quale era stata portata con un'unica intenzione, quella di farla morire. Questo dato di fatto è sufficiente per farci gridare ad alta voce che è stata abbandonata, come paziente, come donna, come cittadino, come essere umano. Coloro che l'hanno abbandonata, coloro che hanno favorito o addirittura plaudito Nessuna critica riuscirà probabilmente a scalfire la coscienza di persone così sicure disé a questo abbandono, attivando strepiti mediatici e inventando sofismi giuridico- costituzionali, non riusciranno mai, probabilmente, a rendersi conto che in questo abbandono ... dobbiamo vedere la '••••'..' forma più estrema e più grave di eutanasia. Eluana infatti non è morta a causa del gesto compassionevole, estremo e disperato di un familiare o di un medico chino sul suo letto, ma dopo che era stato elaborato un "protocollo" burocratico- sanitario, finalizzato a rendere "dolce" la sospensione di ogni forma di supporto vitale, affidato per la sua materiale applicazione a "professionisti" e a un'associazione di "volontari", costituita esclusivamente a questo fine. Intorno ad Eluana, ricoverata ad Udine, si è mosso quindi uno straordinario numero di persone. Eppure, la finalità oggettiva di tutte queste persone era una soltanto: non quella di starle vicino, ma quella di accompagnarla a un destino di morte. Chi così ha agito si dirà forse convinto di aver abbandonato Eluana "al suo destino" e dichiarerà, se vorrà essere conseguente, di nonprovare alcun rimorso e forse nemmeno alcun turbamento per la sua morte. Nessuna critica, nessuna ammonizione riuscirà probabilmente a scalfire la coscienza di persone così sicure di sé e così narcisiste da ritenere di poter individuare lucidamente e senza alcun dubbio il "destino" degli altri, al punto da agire perché esso possa realizzarsi fino in fondo. Mi auguro solo che queste persone cessino di chiamarsi "laiche" o almeno che cessino di reiterare, come fanno ogni volta che ne hanno l'occasione, l'elogio del dubbio". Su Eluana, né i giudici, né il padre, né gli altri che lo hanno aiutato a portare a termine il suo progetto hanno avuto alcun dubbio: essa doveva morire. Si è cercato di impedire la tragedia finale. Non ci si è riusciti. Eluana è morta. Abbandonata. GIORNALE QUOTIDIANO DI ISPIRAZIONE CATTOLICA PER AMARE QUELLI CHE NON CREDONO Direttore responsabile Ditto B a f f o Vicedirettori: Tiziano Resca - Marco Tarquinìo AVVENIRE Nuova Editoriale Italiana SpA Piazza Carbonari, 3 MILANO Centralino: (02) 6780.1 Presidente Martello Semeraro Vice Presidente Lorenio Ornaghi Consiglieri Giuseppe Camadini Francesco Ceriotti Franco Dalla Sega Paolo Mascarino Domenico Pompili Paola Ricci Sindoni Luigi Roth Direttoi e General Paolo Nusiner Registrazione Tribunale di Milano n.227 del 20/6/1968 Servizio Clienti Vedi recapiti in penultima pagina - Abbonamenti 800820084 - Arretrati (02) 6780.362 - Informazioni 800268083 Redazione di Milano Piazza Carbonari, 3 20125 Milano Centralino telefonico (02)6780.1 (32 linee) Segreteria di redazione (02)6780.510 Redazione di Roma Vicolo dei Granari, 10 /A 00186 Roma Telefono: (06) 68.82.3 i Telefax: (06) 68.82.32.09 Centro Stampa Quotidiani Via dell'industria, 52 6-busco (Bs)T(O3O)77255l I viaìfacomo Peroni.280 Tei. 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Alzheimer, ormoni per far tornare la memoria i risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista «Nature Medicine» e sono incoraggianti perché i benefìci ottenuti con questo tipo di trattamento sembrano aumentare proprio negli animali che hanno già sviluppato in maniera consistente le placche amiloidi che avvolgono il cervello dei malati di Alzheimer. «Abbiamo scoperto - ha spiegato il princi- pale autore della ricerca, MarkTuszynski - che dopo le iniezioni siamo riusciti ad arrestare la morte delle cellule e allo stesso tempo abbiamo registrato un aumento delle connessioni tra cellule dell'ordine del 25 per cento». Bentornate sinapsi! v/l Esclusa dalia gara di nuoto perché non vedente. L'episodio si è verificato a Trento ai campionati «master». Il divieto è stato imposto a Francesca Fugatti, della locale «Rari nantes», regolarmente tesserata per la Federazione nazionale di disciplina e ad imporlo è stato un giudice che ha sostenuto vi fosse pericolo per la sua sicurezza e per quella degli altri partecipanti. L'atleta è non vedente? Allora non può gareggiare L a delusione di Francesca si può soltanto immaginarla. Per mesi si èallenata aspettando il giorno della gara. Ha rinunciato al divertimento per concentrarsi sulla piscina e, invece, non ria potuto nemmeno scendere in acqua. Ma il giudice non lo sapeva che eracieca? Non si poteva informare prima, evitando una così cocente delusione all'atleta? Bene ha fatto, allora, il presidente della squadra a ritirare l'intero team dalla competizione, presentando anche un ricorso sportivo. La società ha anche ricordato che Francesca Fugatti, appena un mese prima, aveva eia gareggiato in una gara federale a Innsbruck, in Austria. Osservati speciali^ Nell'interruttore della pressione il «segreto» della longevità? A llungare la vita senza trasformare l'uomo in Ogm? Grazie a uno studio italiano, ora sappiamo che forse si può. La scoperta è avvenuta quasi per caso presso l'Istituto Mario Negri di Bergamo, dove per la prima volta è stato stabilito un legame tra longevità e angiotensina II (un ormone che regola la pressione sanguigna). Volendo indagare gli effetti del recettore di tipo I per l'angiotensina II nelle alterazioni di cuore e reni.il team guidato da Ariela Benigni ha esaminato topi in cui l'azione del recettore era stata inibita. I ricercatori hanno così notato che queste cavie geneticamente modificate vivevano il 30% più delle altre rimanendo attive e in salute. Da qui l'ipotesi che ora verrà approfondita: se quanto osservato nei topi dovesse essere confermato anche per gli uomini, avremmo già a portata di mano il sistema per vivere di più. Già esistono, infatti, farmaci che inibiscono i recettori per l'angiotensina: oggi si usano contro l'ipertensione; domani, potrebbero servire a trasformarci in arzilli centenari. E senza toccare il Dna. Riccardo Spagnolo

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MARTEDÌ10 FEBBRAIO 2009 spagina

iWEN*•*.*•ENIGMATICA E INQUIETANTE DICHIARAZIONE

Signore, tieni stretto a tequel suo padre Beppino

MARINA CORRADI

^ morta. La notiziairrompe sui tg e dalleradio nella quiete

domestica dell'ora di cena. Ebenché quella di EluanaEnglaro sia stata la morte piùannunciata di questi anni, ècome un pugno quel secco

flash sulle agenzie. È morta, nell'immaginariocollettivo, la splendida ragazza bruna chesorride in cento foto, incantando chi la guarda.Come fosse oggi Eluana, nessuna immagine loha mostrato. La ricorderemo con quegli occhineri, con i bei capelli sciolti sulle spalle. EluanaEnglaro, morta a 38 anni, nella memoria degliitaliani resterà per sempre ragazza. Perdiciassette anni è stata chiusa in un sonnocontinuo. E però viva, e capace di un liberorespiro. Il destino di questa donna èumanamente un mistero. Sappiamo solo chenella cllnica di Lecco dove ha vissuto fino apochi giorni fa questa sua assoluta fragilitàaveva trovato in risposta l'amore materno ditre suore. Materno nell'accezione più grandedel termine: un darsi con pazienza, senzaalcun risparmio, ogni giorno; gratuitamente,senza nemmeno mai un sorriso in cambio, enon chiedendo mai: fino a quando? C'èqualcosa di estremo, di radicale nella storia diuna donna che ha consumato nella immobilitàla sua giovinezza. Era una figura inaccettabileEluana, in questo tempo succubedell'efficienza, del diritto alla salute,dell"'attimo fuggente" da cogliere. L'attimofuggente della ragazza di Lecco si è inceneritoin un istante, sul ghiaccio di una curva, unanotte di gennaio. Suo padre ha detto in unaintervista che, dall'inizio del coma, sua figlia"non è più esistita". Che per lui era morta dadiciassette anni. Non più lei in quel letto,dunque, ma solo un povero corpo. E Eluanainvece così tenacemente attaccata alla vita,con il suo respiro flebile ma regolare. Il misterodi quel lungo sonno è stato, per chi haincrociato la sua faccia sui giornali, come unadura domanda: come mai, perché un similedestino? La vita ci appartiene, o è dè«» ateo?^-Molti hanno risposto con una visceraleribellione. Il padre, un uomo ostinato, ha fattodel "diritto alla morte" di sua figlia fa battaglia'della propria vita. Una battaglia, diceva, "dilibertà". L'ansia di «liberare» Eluana dal suopiccolo angolo di ospedale era diventato ilsimbolo di una insofferenza diffusa eprofonda: la vita è nostra, ci appartiene, a noidecidere il giorno, e l'ora. Intanto, mentre tg egiornali non parlavano che di lei, Eluana se nerestava immota e uguale sotto le cure dellesuore. L'ansia di "regalarle la morte" cresceva:come ci si toglie dagli occhi una immagine didolore. Come, forse, oggi si lotta per toglieredai muri il crocifisso, scandaloso emblema dipietà e sofferenza. È morta mentre ilParlamento correva per salvarle la vita,improvvisamente riscosso all'urgenza del suodestino. Pensiamo, questa sera, a suo padre,che ha detto soltanto: «Ora voglio stare solo».Ha detto anche: «Ho fatto tutto da solo»,aggiungendo un misterioso: «Voglio finire dasolo». Non c'è bisogno di dire che cosa questeparole ci inducono a pensare. Ci limitiamo ainvocare: Signore, ora aiutalo tu. Solo tu puoiriuscirci. Ma pensiamo anche a quelle suore,per cui Eluana era una figlia. Una fine cosìrapida fa pensare al lasciarsi morire di certivecchi, quando restano soli. È morta di sete, odell'assenza di quelle voci, di quelle mani? Ierisera alla notizia la gente in casa, nei locali, èammutolita. Qualcuno voleva appropriarsidella vita e della morte, come fosserodisponibili cose. Ma il silenzio dopo l'annuncioimprovviso ha detto solo ancora una volta cheniente è nostro, e nulla ci appartiene. È il regalopiù grande che Eluana ci ha Tatto.

NAUSEANTE RIMPALLO TRA PROCURA E REGIONE

Compiici anche le manidi chi non ha fermato gli altri

FRANCESCO OGNIBENE

II n una vicenda piena di paradossi comequella che si è tragicamente consumata ieri

I sera sulla pelle di Eluana Englaro, ce n'èuno in particolare che in queste ore tristissimebalza agli occhi con chiarezza spaventosa. Ed èil contrasto tra la semplice evidenza dei fatti -una giovane disabile non cosciente fattaspegnere per mano di medici che l'hanno

privata del nutrimento nel letto di una casa di riposo per anziani- e il complicato minuetto di lettere, carte bollate, decisionidemandate ad altri, diffide e sequestri sempre imminenti e mairealizzati, rimpalli tra uffici, ordini e contrordini che si sonorincorsi per giorni tra i palazzi udinesi dove chi avrebbe dovutodecidere sembrava sul punto di farlo per poi puntualmenterimandare. Quanti avevano l'autorità di fermare lo stillicidio diuna vita soffocata col nodo scorsoio di un decreto giudiziariofragile come carta velina si sono attardati colpevolmente,oscillando senza mai decidere in un senso o nell'altro, mentrenelle stesse ore altri provvedevano a sbrigare celermente lapratica. E mentre la clessidra di Eluana si andava esaurendo,questo inconcludente tiramolla non riusciva a stornare il dubbioche l'andirivieni di ingiunzioni che nulla hanno ingiunto everifiche che preludevano solo a nuove verifiche servisse solo adare una parvenza di interesse delle autorità per il caso. Nullaaccadeva, ma solo in apparenza. Il procuratore di Udine AntonioBiancardi chiudeva la sua splendida giornata mettendo unapietra su ogni speranza con una dichiarazione - «le sentenzevanno rispettate» - che suona ora come un sinistro annuncio dimorte imminente. E il suo capo, il procuratore generale dellaCorte d'Appello di Trieste Beniamino Deidda, registravaasetticamente che dalle ispezioni non emergevano «irregolarità»,e dunque tutto procedeva. Infatti pochi minuti dopo venivaeseguita la prima condanna a morte eseguita nel nostro Paese daitempi della Repubblica di Salò. Risultato eccellente per il mirabile

fondatore di Magistratura democratica, guardando negli occhi isuoi figli e i suoi nipoti potrà dire: senza ai me non ce 1 avrebbefatta. Complimenti, signor procuratore generale. Più scandalosodell'iniquità massima consumata con la benedizione di illustritoghe è forse solo l'atteggiamento del governatore del Friuli,Renzo Tondo, al quale ilpopolo friulano non mancheràcertamente di presentare il conto del capolavoro politico di averavallato, con giochi spregiudicati e comportamenti da "padrino",il primo caso di eutanasia in Italia, spalancando alla morteprocurata la porta di una regione che non meritava questooltraggio. A Tondo è doveroso chiedere ora: ma come può stareancora decentemente al suo posto? Hanno fatto melina,legittimando Tortore. È come se mentre brucia una casa ipompieri facessero finta di discutere sulle competenze diciascuno, indifferenti al rogo: davanti alle ceneri fumanti,cadrebbe certamente anche su di loro la responsabilità delloscempio. Avvilire la politica, la pubblica amministrazione e lagiustizia riducendole all'idolatria del formalismo edell'inconcludente procedura - come hanno fatto - vuoi diretrasformarle in una stucchevole ipocrisia dove si badaall'apparente ineccepibilità, preoccupati di evitare ricorsi ecensure, indifferenti al lucignolo della vita che intanto si fasempre più tenue, fino a spegnersi tra ignobili scene di esultanzae di sollievo. Ora ci dicono che la cartella clinica di Eluana finiràsullo stesso tavolo su cui erano finite le relazioni della squadramobile, dei Nas, degli ispettori e dei comitati etici, oltre adocumentati esposti che almeno avrebbero imposto unasospensione cautelativa della macchina di morte. Passeranno daquelle scrivanie, ed è proprio questo che non ci rassicura affatto.Óra sarà difficile non pensare che l'atteggiamento di taluniprotagonisti sia stato dettato da appartenenze più forti dellasemplice riconducibilità corporativa o politica. Per la verità ilcopione andato in scena a Udine non ha in sé nulla di nuovo, inun Paese nel quale ogni decisione, anche quella più urgente eimprocrastinabile, entra nel labirinto della burocrazia edell'ignavia per uscirne - quando ne esce - irriconoscibile e fuoritempo massimo. A questo adagio nazionale si sono aggiunte quipeculiarità eccentriche e del tutto incomprensibili, come ungoverno regionale che - nei fatti - ha preso platealmente le

Ricorderemo questo precedente. Ora che Eluana è morta, chel'amarezza stringe il cuore di chi ha tentato tutto il possibile persalvarla, si fatica a distinguere le mani di chi ha staccato ilsondino sapendo cosa avrebbe provocato da quelledi chi,potendoli fermare, non l'ha fatto.

COSAVUOL DIRE IMBATTERSI NEL DOTTOR DEFANTI

Quel prestigioso medicocosì abile a dissimulare

•4*JCIA BELLASPIGA-

«I 1 suo statofisico èottimo,

resisterà più a lungodella media... Eluana èuna donna sana, maiavuto malattie, maibisogno di un

antibiotico. Dal momento dellasospensione del cibo alla mortepotrebbero passare altri 12-14 giorni...».Lo aveva ripetuto per tutta la domenica eieri lo aveva ribadito: mentre Eluana stavaper esalare l'ultimo respiro, quello cheancora si autodefinisce «il suo neurologoda 15 anni», colui che avrebbe dovutoconoscerla come e più di se stesso, ancorauna volta dimostrava di non sapere nulladi lei. Eluana moriva e lui ancoradichiarava che la fase critica era lontana,ironizzava sui timori di chi da giorniparlava di una tosse nuova e devastante,tacciava di ignoranza chi temeva ilprecipizio nella corsa contro il tempo trala vita e la morte: «C'è troppadisinformazione - sosteneva ieri sicuro disé - sono troppe le idiozie giocatesull'ignoranza». Defanti era uno degli«autori» del protocollo di morte - delprimo fatto conoscere alla stampa, comedel secondo, tenuto ben nascosto -, loaveva studiato ben bene e non perdevaoccasione di rassicurare l'opinionepubblica con bonomia: «Non soffrirà,sono tutte panzane quelle che vi

raccontano». Ancoranel pomeriggio -ben lungi da Udinee dalla stanza in cuiintanto siconsumava latragedia personale ecollettiva di Eluana- era impegnato aBergamo in unasparutamanifestazione prò

morte, e da Fi precisava: «Le condizioni deisuoi organi interni sono buone, è un fisicogiovane e forte...». Avevamo imparato aconoscerlo nei mesi, avevamo già avuto ache fare con la disinvoltura delle sueaffermazioni, ce lo ricordiamo il giorno incui - era ottobre - Eluana a Lecco rischiòdi morire per una gravissima emorragia elui, allargando le braccia, ci faceva sapereche «anche questa volta ce l'ha fatta, e unadonna troppo sana...». Ci eravamoabituati. Ma questa volta forse era troppoanche per lui, se da Bergamo ieripomeriggio, come in una premonizione diciò che sarebbe accaduto, cercava già diautoassolversi: «In ogni caso sto facendola cosa giusta, aiuto una persona acompiere la propria volontà...». Daquando Eluana era arrivata a Udine la suasalute era precipitata e le mani maldestre

tagliarcortodi Pino Basili

che l'avevano accolta nella sua nuova eultima dimora per procurarne la mortenon riuscivano a trovare i gesti per darlesollievo. Solo quattro giorni di fame e setenon dovevano stroncare quella solida vita,«non era previsto», come adesso si affannaDefanti a spiegare. Ora ci racconta dellasua sorpresa, parla di una fine cosìrepentina che non si poteva immaginare,per giustificarsi arriva a dire che «la naturae sempre più forte e imprevedibile di noi»,si chiede che cosa sia successo, forse«qualcosa che ancora non conosciamo».Strano, dottor Defanti, che esista ancoraqualcosa di oscuro alla vostra équipe alcui controllo nulla sfugge, nemmeno lacoscienza misteriosa di una persona instato vegetativo, neppure le risposte diquello che voi chiamavate un vegetale,una persona morta da 17 anni, ma cheancora era viva e vi dava le sue risposteinascoltate. Strappata alle mani di suoreche non avevano una laurea in medicinama applicavano le semplici regole umanedell'amore e della cura per il fratelloindifeso, forse aveva cominciato a moriregià da quel colpo di tosse con cui, primavolta in tanti anni, aveva sputato ilsondino. Forse nella corsa contro il tempoa voler correre è stata lei. Una sola veritàha sempre detto suo padre Beppino:«Eluana è un vero purosangue».

Cercasi unanimitàe anzitutto umanità

Iter. Per legiferare rapidamente, l'unanimità è un requisito molto importante. Ba-sta? Occorre innanzitutto, sempre, l'umanità.Costituzione. Mica sarà stato abrogato il secondo articolo? Comincia così: «La Re-pubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo...».Protocollo. Nell'origine, era il primo [protos) dei fogli assemblati con la colla. Nel-la tragedia di Eluana è stato ultimo e scollato, procedura di morte.Dizionario. Tra i vocaboli da rivisitare, nel significato a 360 gradi, è «rianimatore».

SFORZO IMPONENTE PER CARLE UNA MORTE BRUTALE

Un abbandono estremoformapiùgnave d'eutanasia

FRANCESCO D'AGOSTINO

Pur con tutte le sue terribiliombre, pur rendendosiresponsabile di innumerevolidelitti, l'Occidente è riuscito,con sforzi straordinari e grazieall'innesto decisivo dellatradizione ebraico-cristiana, adaffermare un principio

assolutamente decisivo: i soggetti deboli vannoaiutati e protetti. È su questo punto, e non sualtri, che si misura quel cammino che noichiamiamo civiltà. Se questo è vero, la morte diEluana Englaro, simbolo di quei soggetti chesono i più deboli tra i deboli, è un terribilemomento di regresso in questo faticosissimocammino. Al momento non sappiamoesattamente quali sono state le cause dellamorte improvvisa di Eluana, al termine di unagiornata in cui erano stati diffusi comunicati cheattestavano come il suo organismo possedesseancora una normale funzionalità. Si stanno giàmoltiplicando le domande in merito: altriavranno il compito di dare risposte ed altriancora di verificarne la plausibilità. A noi spettaunicamente fare una brevissima riflessione:qualunque sia la causa ultima della morte diEluana, anche se si fosse trattato di una morteavvenuta per sopraggiunte, imprevedibili,naturalissime cause, resta il fatto incancellabileche essa è morta in una clinica, nella quale erastata portata con un'unica intenzione, quella difarla morire. Questo dato di fatto è sufficienteper farci gridare ad alta voce che è stataabbandonata, come paziente, come donna,come cittadino, come essere umano. Coloro chel'hanno abbandonata, coloro che hanno favorito

o addirittura plaudito

Nessuna criticariusciràprobabilmente ascalfire la coscienzadi persone cosìsicure di sé

a questo abbandono,attivando strepitimediatici einventando sofismigiuridico-costituzionali, nonriusciranno mai,probabilmente, arendersi conto che inquesto abbandono

. . . dobbiamo vedere la'••••'..' forma più estrema e

più grave di eutanasia. Eluana infatti non èmorta a causa del gesto compassionevole,estremo e disperato di un familiare o di unmedico chino sul suo letto, ma dopo che erastato elaborato un "protocollo" burocratico-sanitario, finalizzato a rendere "dolce" lasospensione di ogni forma di supporto vitale,affidato per la sua materiale applicazione a"professionisti" e a un'associazione di"volontari", costituita esclusivamente a questofine. Intorno ad Eluana, ricoverata ad Udine, si èmosso quindi uno straordinario numero dipersone. Eppure, la finalità oggettiva di tuttequeste persone era una soltanto: non quella distarle vicino, ma quella di accompagnarla a undestino di morte. Chi così ha agito si dirà forseconvinto di aver abbandonato Eluana "al suodestino" e dichiarerà, se vorrà essereconseguente, di non provare alcun rimorso eforse nemmeno alcun turbamento per la suamorte. Nessuna critica, nessuna ammonizioneriuscirà probabilmente a scalfire la coscienza dipersone così sicure di sé e così narcisiste daritenere di poter individuare lucidamente esenza alcun dubbio il "destino" degli altri, alpunto da agire perché esso possa realizzarsi finoin fondo. Mi auguro solo che queste personecessino di chiamarsi "laiche" o almeno checessino di reiterare, come fanno ogni volta chene hanno l'occasione, l'elogio del dubbio". SuEluana, né i giudici, né il padre, né gli altri che lohanno aiutato a portare a termine il suo progettohanno avuto alcun dubbio: essa doveva morire.Si è cercato di impedire la tragedia finale. Non cisi è riusciti. Eluana è morta. Abbandonata.

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LA TIRATURA DEL 08/02/2009E STATA DI I33.S4* COPIEISSN 1120-6020

La testata fruisce dei contributi statati diretti di cui alte legge 7 agosto i 990. n. 250

SU

Una speranza persconfiggere, ungiorno, il morbo diAlzheimer.Alcuniricercatoridell'università dellaCalifornia di SanDiego hannosperimentato cheun'iniezione di uncomune fattore dicrescita (un ormone,quindi) direttamentenel cervello di topi escimmie affetti daquesta terribilemalattia rallenta, senon addiritturaannulla, la perditadella memoria.

Alzheimer, ormoni perfar tornare la memoria

i risultatidella ricerca

sono statipubblicati sullarivista «NatureMedicine» esonoincoraggiantiperché i

benefìci ottenuti con questo tipo ditrattamento sembrano aumentare proprionegli animali che hanno già sviluppato inmaniera consistente le placche amiloidi cheavvolgono il cervello dei malati di Alzheimer.«Abbiamo scoperto - ha spiegato il princi-pale autore della ricerca, MarkTuszynski -che dopo le iniezioni siamo riusciti adarrestare la morte delle cellule e allo stessotempo abbiamo registrato un aumento delleconnessioni tra cellule dell'ordine del 25per cento». Bentornate sinapsi!

v / l

Esclusa dalia gara dinuoto perché nonvedente. L'episodio siè verificato a Trento aicampionati «master».Il divieto è statoimposto a FrancescaFugatti, della locale«Rari nantes»,regolarmentetesserata per laFederazione nazionaledi disciplina e adimporlo è stato ungiudice che hasostenuto vi fossepericolo per la suasicurezza e per quelladegli altripartecipanti.

L'atleta è non vedente?Allora non può gareggiare

L a delusionedi

Francesca si puòsoltantoimmaginarla. Permesi si è allenataaspettando ilgiorno dellagara. Ha

rinunciato al divertimento per concentrarsisulla piscina e, invece, non ria potutonemmeno scendere in acqua. Ma il giudicenon lo sapeva che era cieca? Non si potevainformare prima, evitando una così cocentedelusione all'atleta? Bene ha fatto, allora, ilpresidente della squadra a ritirare l'interoteam dalla competizione, presentando ancheun ricorso sportivo. La società ha anchericordato che Francesca Fugatti, appena unmese prima, aveva eia gareggiato in una garafederale a Innsbruck, in Austria.

Osservatispeciali^

Nell'interruttore della pressioneil «segreto» della longevità?

A llungare la vita senzatrasformare l'uomo in

Ogm? Grazie a uno studioitaliano, ora sappiamo cheforse si può. La scoperta èavvenuta quasi per casopresso l'Istituto MarioNegri di Bergamo, dove perla prima volta è statostabilito un legame tralongevità e angiotensina II(un ormone che regola lapressione sanguigna).Volendo indagare gli effettidel recettore di tipo I perl'angiotensina II nellealterazioni di cuore e reni.ilteam guidato da ArielaBenigni ha esaminato topi incui l'azione del recettoreera stata inibita. I ricercatori

hanno così notato chequeste cavie geneticamentemodificate vivevano il 30%più delle altre rimanendoattive e in salute. Da quil'ipotesi che ora verràapprofondita: se quantoosservato nei topi dovesseessere confermato ancheper gli uomini, avremmo giàa portata di mano il sistemaper vivere di più. Giàesistono, infatti, farmaci cheinibiscono i recettori perl'angiotensina: oggi si usanocontro l'ipertensione;domani, potrebbero servirea trasformarci in arzillicentenari. E senza toccare ilDna.

Riccardo Spagnolo