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Grafo s.p.a. is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to La Ricerca Folklorica. http://www.jstor.org Personata libido Author(s): Glauco Sanga Source: La Ricerca Folklorica, No. 6, Interpretazioni del carnevale (Oct., 1982), pp. 5-20 Published by: Grafo s.p.a. Stable URL: http://www.jstor.org/stable/1479292 Accessed: 24-04-2015 13:14 UTC Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at http://www.jstor.org/page/ info/about/policies/terms.jsp JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. This content downloaded from 137.204.99.249 on Fri, 24 Apr 2015 13:14:59 UTC All use subject to JSTOR Terms and Conditions

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Anthropology social anthropology antropologia sociale

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Personata libido Author(s): Glauco Sanga Source: La Ricerca Folklorica, No. 6, Interpretazioni del carnevale (Oct., 1982), pp. 5-20Published by: Grafo s.p.a.Stable URL: http://www.jstor.org/stable/1479292Accessed: 24-04-2015 13:14 UTC

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Personata libido

Glauco Sanga Per fora per vicos it personata libido Et censore carens subit omnia tecta voluptas (Per le strade e per le piazze va il desiderio in maschera e, privo di un censore, il piacere entra sotto ogni tetto) G.B. Spagnuoli (Mantuanus), Fasti'.

Le interpretazioni

Il carnevale ha ricevuto diverse e discordanti interpre- tazioni: ognuna ne coglie un aspetto, nessuna riesce com- pletamente persuasiva2.

L'interpretazione pi i precaria vede nel carnevale un ri- to di propiziazione agricola3: ma il carnevale, a differen- za di Adone, Osiride, Cristo, muore ma non rinasce4.

Nemmeno la teoria del capro espiatorio e convincente5; durante il carnevale non viene tanto espulso il male, quanto riaffermato l'ordine sul disordine.

Secondo un vecchio adagio latino (semel in anno licet insanire <<una volta all'anno e lecito far pazzie>>), il carne- vale e inteso come rituale di liberazione, scatenamento degli appetiti di cibo, sesso e violenza6. Ma i comportamenti carnevaleschi non sono liberi, sibbene costretti: si deve ri- dere, si devono scatenare gli appetiti, non solo e non tan- to in forma rituale, quanto in forma eccessiva. E l'obbli- go dell'eccesso si trasforma in quel sottile senso di inquie- tudine e di angoscia che pervade i carnevali tradizionali7.

Appaiono parimenti unilaterali le letture direttamente politiche del carnevale come ribellione da un lato, come valvola di sfogo, strumento di controllo sociale, dall'altro8; momenti questi che risultano preponderanti solo se si guarda il rituale dall'esterno.

L'interpretazione pi i consistente vede nel carnevale l'at- tuazione dei temi mitici del <<mondo alla rovescia>>9 e del <<paese di Cuccagna>>'o, la riconquista

dell'<<eta. dell'oro>>": inversione sociale (i servi diventano padroni) e naturale (gli uomini diventano donne), rottura dei limiti economici (abbondanza), morali (licenza), civili (violenza).

In questa linea si pone Bachtin'2, accentuando troppo l'aspetto oppositivo e alternativo, antiistituzionale, libe- ratorio ed egalitario del carnevale, ma riconoscendone ge- nialmente la dimensione millenaristica e utopica, il carat- tere di rinnovamento del mondo.

Analisi

In base all'analisi dei casi italiani da me osservati, inte- grata e allargata dall'apporto della letteratura antropolo- gica, mi sforzer6 di delineare i caratteri fondamentali del carnevale.

a) Mascheramento: ci si maschera da altri da se: gli uo- mini da donna, i poveri da ricchi, gli artigiani da contadini.

b) Eccessi alimentari e sessuali, violenze:13 vengono ostentatamente oltrepassati <<i limiti della norma quotidiana>>14

c) Rovesciamento: inversione dei ruoli naturali e socia- li, sul modello del tema mitico del <<mondo alla rovescia>>. Forme piene di rovesciamento sono documentate dalla let- teratura etnografica'5: durante il carnevale erano sospesi i poteri normali, assunti da un <<re del carnevale>>, spesso un povero o un delinquente, che aveva piena liberta e li- cenza,e alla fine del periodo carnevalesco veniva messo a morte. I servi comandavano ai padroni, regnavano abbon- danza alimentare, licenza sessuale e violenza assolute. Le regole civili, pi i che rovesciate, sono sospese. I1 rovescia- mento e la forma forte ed estrema di una piui generale re- gola di sospensione.

d) Lotta tra due entitY,

opposte: una (diavolo, bestia) cat- tiva, brutta, nera, selvaggia, aggressiva, bestiale, terrifi- cante, che reca disordine e molestia, ma enormemente vi- tale e creativa'6; l'altra (angelo, monaco), che regola e trattiene la prima, limitandone i danni, bella, buona, bian- ca, rassicurante, ordinata, ma sbiadita e senza carattere7. Una forma virtuale della lotta si ha con la successione dei due tipi di maschere: alle maschere nere, terrificanti, se- guono le maschere bianche, rasserenanti'8.

e) Corteo degli stati della societd, sul modello medieva- le: quindi non solo gli stati sociali (i nobili, i contadini, i mestieri artigiani), ma anche gli stati civile (gli sposi) e di et

. (i vecchi)19.

f) Espulsione del carnevale, rappresentato da una ma- schera o da un fantoccio. Dopo il processo, il carnevale e ucciso (bruciato, fucilato) oppure e scacciato20 o confinato21.

Non tutti i carnevali presentano intera la sequenza, che in casi di estremo depauperamento pub essere ridotta a un solo elemento.

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Sanga Ambivalenza

La caratteristica principale del carnevale, la pi i emoti- vamente percepibile, e la fondamentale ambivalenza, a vol- te cosi netta da sfociare in aperta ambiguit".

L'ambivalenza nega ogni interpretazione univoca del car- nevale, in termini di comico, tragico, gioia, angoscia, li- berazione, ribellione, sfogo22.

Gli uomini vestiti da donna sono ambivalenti perch6 si sa che sono uomini, ma possono essere ambigui se agisco- no <<un desiderio inconscio di rivelare la propria compo- nente femminile>>23. A S. Michele di Serino (Avellino) il carnevale <<viene interpretato da un giovane femminella, cosi come negli anni precedenti era st~ato impersonato da un folle. L'adesione al ruolo, nei travestimenti del carne- vale, e talmente completa che, in molti casi, si pub parlare di stati crepuscolari, affini alla possessione>>24.

A carnevale ci si deve divertire, si deve scherzare, si de- vono infrangere i divieti25.

L'atmosfera festiva e intessuta di inquietudini e di an- sie. Le maschere sono spaventose e comiche, incutono ter- Tore e riso.

L'ambivalenza del carnevale e stata mirabilmente colta da Bachtin nella definizione del grottesco:

<<Nel realismo grottesco l'abbassamento (...) consiste (...) nell'av- vicinamento alla terra, come principio che assorbe e nello stesso tempo da la vita; abbassando si seppellisce e nello stesso tempo si semina, si muore per nascere in seguito meglio e di piU. L'ab- bassamento significa anche iniziazione alla vita della parte infe- riore del corpo, quella del ventre e degli organi genitali e, di con- seguenza, iniziazione ad atti come l'accoppiamento, il concepi- mento, la gravidanza, il parto, il mangiare voracemente e il sod- disfare le necessit" corporali. L'abbassamento scava la tomba cor- porea per una nuova nascita. E questo il motivo per cui esso non ha soltanto un valore distruttivo, negativo, ma anche positivo, di rigenerazione:

r ambivalente, nega e afferma nello stesso tem- po. Fa precipitare non soltanto verso il basso, nel nulla, nella distruzione assoluta, ma fa precipitare verso il "basso" produt- tivo, in cui avvengono il concepimento e la nuova nascita (...) il "basso" 6 sempre inizio (...) Una delle tendenze principali dell'immagine grottesca del corpo consiste nel mostrare due corpi in uno solo: uno che d" la vita e che muore, I'altro che ~concepito e messo al mondo. 1E sempre un corpo in stato di gravidanza e di parto, o almeno pronto a concepire e ad essere fecondato, con un fallo e organi sessuali messi in evidenza. E da un corpo viene fuori sempre, in una for- ma o in un'altra, l'altro corpo, ii corpo nuovo. (...) L'etA di questo corpo 6 sempre avvicinata il piil possibile alla nascita o alla mor- te: l'infanzia e la vecchiaia. (...) Questi due corpi si riuniscono in uno solo. La loro individualitA 6 espressa qui allo stadio della fusione; (...) questo corpo 6, nello stesso tempo, al limite della tomba e della culla>>26

Le maschere

Le maschere sono grottesche. L'eventuale comicit,

na- sce dalla distanza culturale, dal giudizio di

deformit, osce-

na riservato all'estetica grottesca27. Le maschere sono terrificanti e vitali. La loro ambiva-

lenza sta nel contrasto tra il terrore che incutono e la li- cenza che esercitano: e l'ambivalenza del desiderio senza limiti, che attira e angoscia.

Le maschere aggrediscono, spaventano, toccanoj pren- dono al laccio28, rapiscono29, usano violenze fisiche30 e sessuali, si comportano da folli e da buffoni31. Nei docu- menti medievali Arlecchino e presentato come

<<un plaisant, che si diletta dei lazzi pi i osceni, che ruota gli oc- chi, che sorprende con gli abbracci gli uomini all'improvviso, che salta loro sulle spalle, che si libra nell'aria, che eseguisce i giochi pi` acrobatici, che danza e tiene discorsi sciocchi>>32.

Le maschere sono state identificate con i diavoli e con i morti, e c'e del vero. Ma consideriamone pii da vicino la natura. Le denominazioni antiche sono masca e larva33. La parola masca, longobarda, e usata come sinonimo di striga nel senso di spirito che divora gli uomini vivi. Ger- vasio di Tilbury (XII-XIII sec.) precisa che le mascae so- no <<immagini notturne>> che <<turbano le anime dei dor- mienti, e provocano molestia (pondusfaciunt)>>. La paro- la latina larva indica lo <<spirito cattivo e nocivo dei de- funti>>, che tormenta i vivi e li fa delirare come invasati.

Gia. in Orazio larva e la maschera teatrale. Nel Medioevo

larvatus significa <<vestito della maschera o posseduto da un demone>>, espressioni evidentemente equivalenti.

La maschera e l'incubo34, I'angoscia, il delirio, la fol- lia, la possessione, la perdita della presenza35. Le masche- re aggrediscono, afferrano, tingono di nero, rapiscono, in- vasano, cioe rendono uguali a se. Le metafore della pos- sessione sessuale e psichica sono le stesse: prendere, pene- trare, possedere.

Come dice il capo ballerino di Bagolino, <la maschera

da. squilibrio>>36. Le maschere, in stato di sospensione del-

lapresenza, aggrediscono la gerite, che fugge terrorizzata. Nell'ambivalenza del carnevale, l'aggressione e temuta ma anche desiderata: si fugge, ma si e sempre in attesa.

In che senso la maschere sono associate ai morti, rap- presentano i morti37? La morte e l'esperienza prima e uni- versale della crisi della presenza38, la metafora pifi imme- diata e disponibile. Ii morto e caricato dell'angoscia che provoca al vivo. La morte, sottraendo ai vivi

l'attivita, pro-

duttiva del defunto (come insistentemente denunciato dai lamenti funebri)39, produce insicurezza economica, minac- cia il vitale. I morti significano l'angosciosa crisi della presenza.

Caos e cosmo

Lafollia 6 una costante nei riferimenti al carnevale: se- mel in anno licet insanire <<una volta all'anno 6 lecito far pazzie>>40

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La follia non e metafora casuale, ma rinvia allo scate- namento del caos, che viene riconosciuto, ridotto e rego- lato. Ogni anno si rinnova il rituale di fondazione della

societ.: il cosmo si impone al caos e rifonda l'ordine so-

ciale attraverso il meccanismo del riscatto magico, descritto da De Martino:

<<II rischio magico della irruzione caotica del mondo nell'io o del deflusso incontrollato dell'io nel mondo implica necessariamen- te un rischio anche per l'oggettivita del mondo: la crisi del limite che separa la presenza da ci6 che si fa presente ad essa e infatti la crisi delle due sfere distinte che ne dovrebbero risultare. Pre- senza garantita e mondo di cose e di eventi definiti si condizio- nano a vicenda: onde la crisi della presenza e anche la crisi del mondo nella sua oggettivit". (...) In realta il problema del magismo non e di "conoscere" il mon- do o di "modificarlo", ma piuttosto di garantire un mondo a cui un esserci si rende presente. Nella magia il mondo non e an- cora deciso, e la presenza e ancora impegnata in quest'opera di decisione di se e del mondo. (...) Necessariamente connesso col rischio magico di perdere l'anima sta l'altro rischio magico di perdere il mondo. (...) Quando un certo orizzonte sensibile entra in crisi, il rischio 6 infatti costitui- to dal franamento di ogni limite: tutto pu6 diventare tutto, che e quanto dire: il nulla avanza. Ma la magia, per un verso segna- latrice del rischio, interviene al tempo stesso ad arrestare il caos insorgente, a riscattarlo in un ordine. La magia si fa in tal guisa, considerata sotto questo aspetto, restauratrice di orizzonti in crisi. E con la demiurgia che le e propria, essa recupera per l'uomo il mondo che si sta perdendo>>41.

Il mito millenaristico delle origini, dell'eta dell'oro, e evocato e negato: l'eta dell'oro e abbondanza ma sregola- tezza, gioia e terrore, eccesso senza limiti, assenza della pre- senza al mondo e dello stesso mondo come dato, caos senza riscatto42. La costituzione dell'ordine sociale (cosmo) re- gola e limita gli eccessi, pone limiti al caos ritagliandovi un mond6 e una correlativa presenza, ma nega l'eta del- l'oro, il libero e caotico dispiegarsi di tutte le possibilitY. Qui sta la ragione dell'ambivalenza costituzionale del car- nevale: nel sentire il limite sperimentando di non poterlo oltrepassare, nella nostalgia senza rimedio per uno stato inattingibile. Il cosmo e scelta, e ha un costo, come ha un costo la volont " di presenza al mondo.

Nel carnevale e riguadagnato il caos originario, dove tut- te le possibilitY" sono aperte, caos che non pub esistere se non per dedurne un qualche cosmo. Il carnevale e regres- sione, non a un'eth di abbondanza e felicith indiscrimina- te, ma al momento caotico in cui sono compresenti le op- zioni future; il carnevale 6 riconquista della

possibilit, di

fondare un mondo. Il carnevale 6 il caos che viene negato, denunciato, pro-

cessato e poi bruciato o confinato. B il diavolo tenuto dall'angelo43, la bestia alla catena44, il <<brutto>> appetto al <bello>>45, la maschera nera cui segue - liberatoria - la maschera bianca46, I'uomo selvatico47 inseguito catturato e riconfinato sui monti da cui era sceso48.

Personata libido

II capodanno

II carnevale e un capodanno49, una festa di inizio ci- clo. Svolge la funzione di riscatto periodico propria di riti di fondazione, <<che ripetono simbolicamente (...) un atto primordiale: la trasformazione del caos in cosmo median- te l'atto della creazione>>50. Come nel rito achilpa,

<<il luogo "nuovo" e sottratto alla sua angosciante storicit", alla sua rischiosa caoticit", e diventa una iterazione dello stesso luo- go assoluto, del centro, nel quale una volta, che e la volta per eccellenza, il mondo fu garentito>>51.

Mircea Eliade ha scandagliato in profondit , il tema della

rigenerazione nelle feste periodiche di inizio ciclo (capodanno):

<Nelle "tenebre" e nel "caos" instaurati dalla liquidazione del- l'anno vecchio, tutte le modalit" coincidono e la coalescenza uni- versale ("notte" = "diluvio" = dissoluzione) rende possibile senza sforzo, automaticamente, una coincidentia oppositorum su tutti i piani. (...) L'"orgia" che avviene (...) in occasione del- le cerimonie dell'anno nuovo (...) e anch'essa una regressione nell'"oscuro", una restaurazione del caos primordiale; in quan- to tale, precede ogni creazione, ogni manifestazione di forme or- ganizzate. (...) Lo scatenarsi della licenza, la violazione di tutti i divieti, la coincidenza di tutti i contrari, ad altro non mirano che alla dissoluzione del mondo - e alla restaurazione dell'illud tempus primordiale, che e evidentemente il momento mitico del principio (caos) e della fine (diluvio o ekpyr6sis, apocalisse)>>52

Una vasta letteratura etnologica mostra che le caratte- ristiche del carnevale e del capodanno coincidono. Rife- rendosi alla Melanesia, Eliade ricorda

<<il ritorno annuale dei morti e il rinnovamento che questo impli- ca. II Cosmo deve essere rigenerato annualmente, e alle cerimo- nie di Capodanno - attraverso cui si compie la rigenerazione - i morti sono presenti. Questo complesso mitico-rituale si pro- lunga ulteriormente e si completa nel mito del Grande Anno, cioe del completo rinnovamento del Cosmo attraverso la distruzione dell'esistente, una regressione al Caos, seguita da una nuova Creazione>>53

Traggo alcuni altri esempi significativi dallo studio di Lanternari sul capodanno presso i popoli primitivi54.

La festa Milamala, delle Isole Trobriand55, vede il ritor- no dei morti, affamati e minacciosi. Viene sospeso il lavo- ro, e le sole

attivita, consentite sono la danza, I'orgia ali-

mentare e l'orgia sessuale. B un'epoca di licenza, di vio- lente emozioni, e di terrore indotto dai sogni e dalle visio- ni dei morti affamati. La festa termina con l'espulsione dei morti, ricacciati alla loro dimora lontana al grido di <<Andatevene, o spiriti! Lasciateci soli!>>56

Nella festa Miaus dei Baining della Nuova Britannia ri- tornano dai boschi i kavat, mascherati e coperti di foglie, a spaventare e perseguitare gli uomini. I kavat sono crea- ture malefiche della foresta, <che nessuno pub guardare senza perdere il senno e senza smarrirsi nel bosco>>57.

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Sanga Durante la festa Tabu della Nuova Guinea ritornano i

morti e gli spiriti tabu, che

<<si parano innanzi al viandante ostacolando il cammino e urlan- do. Producono morte e malattie. Narra il mito che gli spiriti ta- bu fecero prigionieri gli uomini e prescrissero loro di eseguire la festa omonima>>58.

Nel capodanno eschimese, <unico esempio d'una festa collettiva annuale dei morti entro una civilth della caccia>>, gli spiriti dei morti tornano al villaggio e battono selvag- giamente alle case, dove gli uomini, atterriti, stanno as- serragliati. Chi e all'aperto, uomo o animale, viene acciuf- fato dai morti, e muore di malattia o di convulsioni. Vie- ne invitata la villaggio Sedna, Signora degli animali mari- ni, e poi espulsa dal pifi potente degli sciamani59.

Il rischio della festa

Come ogni carnevale e un capodanno, e plausibile rite- nere che ogni festa sia, nella sua essenza, un carnevale60, un capodanno. Ogni festa opera un riscatto periodico del- la presenza comunitaria61; ii carnevale ~ la festa per eccel- lenza, attingendo questo compito in maniera piena.

Lanternari riconosce alla festa

<<il valore di liberazione simbolica dalla varie negativith dell'e- sperienza ordinaria, di simbolica attuazione di una condizione millenaristica desiderata>>,

la funzione

<di fondazione di una realta e condizione esistenziale desidera- ta, esorcizzando, su un piano simbolico rituale, tutta la negativi- ta accumulata e patita>>62

A questa definizione, tutta in positivo, sfugge l'ambi- valenza propria della festa in generale, non meno che del carnevale in particolare, ambivalenza che si pub misurare pienamente nell'antieconomicitd della festa63.

Lanternari insiste sulla spreco festivo, interpretato co- me meccanismo psicologico per <affrancare la

comunita. (...) dalla minaccia d'insicurezza del quotidiano (...) se- condo la dialettica sensatamente irrazionale del 'come se' ))>>64.

Le due caratteristiche economiche fondamentali della fe- sta sono l'abbondanza e lo spreco, da un lato, e la sospen- sione del lavoro, dall'altro.

Solinas richiama assai bene l'ambivalenza economica della festa, ricordando che si dividono beni e si ripartisco- no rinunce, che il beneficio e la privazione sono fusi insieme65.

<<L'opposizione ordinariamente impiegata fra tempo della festa e tempo ordinario 6 lacunosa. Infatti l'arco delle variazioni non 6 fra normale e festivo, ma fra normale e due tipi di anormale: I'anormale in eccesso (la festa) e l'anormale per difetto (la crisi,

il mancare), (...) una zona in cui la disponibilit" residua di viveri decresce drasticamente dopo ogni appropriazione. II lutto, la crisi di fame, il terrore del vuoto vegetale: indici estremi di questo polo negativo nel quale l'abisso della perdita irrimediabile di ogni ri- sorsa vitale sta come minaccia latente ma non remota>>66.

In linea piuf generale

<<le economie della fame sembrano presentare questo fenomeno: il regime del nutrimento sembra alternare periodi di sottoalimen- tazione e penuria con occasioni di alimentazione straordina- ria>>67.

Solinas osserva acutamente che

?se vi e un piano rituale in cui il cibo e strumento della festa, ve n ' un altro in cui la festa sembra prodursi come celebrazione del cibo e della sua abbondanza>>68.

Come l'abbondanza produce la festa, lo spreco festivo elimina le scorte e pone le premesse della crisi alimentare69. Come mostra assai bene la festa dei maiali dei Nondugl della Nuova Guinea, addotta da Lanternari:

<<II consumo di capi suini nell'occasione (...) e tale da rappresen- tare una vera devastazione delle scorte degli allevatori, e un se- rio pericolo di carestia, tanto pifi che i lavori di coltivazione de- gli orti sono sospesi per la durata del ciclo festivo. Pertanto il lungo ciclo pluriennale di vita che con la festa e celebrato e con- chiuso, cosi come il successivo ciclo che nella festa s'inaugura, sono caratterizzati da una drammatica, alternante esperienza di miseria e di abbondanza>>70.

Rischio ulteriore, e congiunto, sul piano immediatamen- te economico e sul piano psicologico, e indotto dalla so- spensione del lavoro. Infatti il lavoro, come osserva mol- to acutamente Lanternari, o<< la prima ed essenziale tecni- ca di rivalsa dell'uomo contro i pericoli dell'angoscia e con- tro il prepotere della natura>>71.

Dunque, la festa e rischiosa, insidia la presenza. L'ef- fetto simbolico della sovrabbondante ingestione di cibo, come degli eccessi sessuali, richiama alla coscienza <<le per- cezioni corporali della soddisfazione senza limitazioni>>72; l'eccesso provoca lo smarrimento della presenza nella per- dita dei limiti.

Lo spreco e la sospensione del lavoro insidiano il piano economico, che e il fondamento della securitas e l'orizzonte dell'ovvio73. Nella festa, sottratto l'ovvio, il domestico, viene insidiata la presenza e la

datita, del mondo.

La festa non ?<<immagine speculare e alternativa della

negativitY., (...) momento augurale d'una realta tutta

propizia>>74, ma, in virtfi della sua fondamentale ambiva- lenza, altrove riconosciuta da Lanternari, <<promuove cul- turalmente, instaura essa stessa esperienze di paura e di crisi>>75 da riscattare. La festa contiene i due poli della cri- si e del riscatto, li fa interagire, senza che il riscatto annul- li e superi completamente il polo della crisi, che 6 il suo rovescio sempre compresente. Nella

ciclicit, del tempo pro-

prio delle feste calendariali76, la crisi prelude al riscatto

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come questo alla crisi77. La rottura pub avvenire solo con la sostituzione del tempo ciclico, astorico, con un tempo lineare, storico, con il passaggio dal rituale festivo al ri- tuale propriamente millenaristico.

Dovremo allora, raccogliendo un suggerimento di Elia- de, pensare non a un carattere millenaristico della festa, ma a un carattere <<festivo>> del millenarismo, che consiste in una riduzione in positivo e in una parziale disambigua- zione delle potenzialit" innovative contenute nel tema mi- tico della festa:

<<I "cargo-cults" hanno semplicemente preso questo tema reli- gioso tradizionale (l'idea che il Cosmo e periodicamente rinno- vato o, pifi esattamente, che e simbolicamente ricreato ogni an- no), e l'hanno amplificato, caricandolo di nuovi valori e di una dimensione profetica e millenaristica. II loro Capodanno e un ri- flesso della loro cosmologia: un nuovo mondo e appena nato, un mondo fresco, puro, ricco, con potenzialit" non ancora gua- state dal tempo, in altre parole, il Mondo com'era il primo gior- no della Creazione. Questa idea, che e estremamente diffusa, tra- disce il desiderio dell'uomo religioso di liberarsi dal fardello del passato, di sfuggire alla stretta del Tempo, e di iniziare nuova- mente la vita ab ovo>>78.

L'eversione

Senza dubbio nel carnevale il rovesciamento dei ruoli e la violenza producono un'atmosfera di eversione, che pub essere letta direttamente in termini socio-politici. L'inter- pretazione di questo fenomeno oscilla, come sempre, tra i due poli della ribellione79 e del controllo sociale80. Bach- tin insiste molto

sull'alternativita, antiistituzionale del

carnevale88, sulla <<liberazione temporanea, (...) l'abolizio- ne provvisoria di tutti i rapporti gerarchici>>82, e senza dubbio

<<durante le feste ufficiali le differenze gerarchiche erano mostrate in modo evidente. (...) La festa consacrava l'ineguaglianza. Al contrario, nel carnevale tutti erano considerati uguali>>83.

Altri sottolineano la provvisorietA della protesta, e ri- tengono che serva solo a rafforzare l'ordine costituito, se- condo l'immagine della <<valvola di sfogo>> proposta in un'apologia della Festa dei folli di Parigi del 1444:

<<Facciamo queste cose per burla e non sul serio, come e antica usanza, di modo che una volta all'anno l'insensatezza che e in- nata in noi venga fuori ed evapori. Molte volte gli otri di vino e le botti non scoppiano forse se non si apre di tanto in tanto uno spiraglio (spiraculum)?>>84

Una lettura troppo direttamente politica del carnevale rischia di essere univoca, parziale. Ei vero che il carnevale 6 alternativo, celebra il rovesciamento; come 6 vero che ili disordine viene controllato e ridotto a ordine. Il carnevale contiene i due aspetti, ma in maniera differente. Il carne- vale 6 intrinsecamente rivoluzionario perch6 revoca in dub- bio la ragione dominante, apre spazi alternativi con la re-

Personata libido

gressione al caos precedente; ma e cosi radicalmente rivo- luzionario che si pone al di la del dato storico, quindi e pif' combattuto dagli apparati ideologici (la Chiesa) che da quelli politici (lo Stato), per i quali ultimi prevale l'ine- vitabile ritorno all'ordine sociale, la funzione di valvola di sfogo85.

La polemica antimagica

L'interpretazione proposta riguadagna pienamente il car- nevale all'ambito della magia, intesa come modo di riscatto della presenza minacciata:

<<Ideologia, prassi, istituzioni del mondo magico rivelano il loro vero significato solo ove siano ricondotti ad espressione di un uni- co problema: difendere, padroneggiare, regolare l'esserci insidiato della persona (e correlativamente fondare e mantenere l'ordine del mondo, anch'esso insidiato da una corrispondente minaccia di dissoluzione)>>86

La lunga lotta della Chiesa contro il carnevale87 si in- serisce nella <<polemica antimagica attraverso cui la civilt

. occidentale si e venuta via via plasmando nel corso della sua storia>>88.

La Chiesa segue la consueta tecnica dell'assorbimento, ove possibile, altrimenti della condanna89. La sua influen- za si limito alla parziale riscrizione moralistica, nei termi- ni del suo linguaggio, delle figure del carnevale: si intro- dussero diavoli, angeli, monaci, la quaresima, senza po- ter modificare funzioni e significati.

Le polemiche antimagiche della Chiesa (e dei profeti) si iscrivono nei processi di modernizzazione, o meglio di con- solidamento del nostro mondo e della nostra ragione, che si estendono a tutto abbracciare per eliminare altri mondi e altre ragioni e la

possibilita, stessa di pensarli.

<<L'antropologia ellenico-cristiana, e la polemica antimagica con- naturata alla nostra civilt", hanno scavato l'abisso e determina- to la discontinuita: onde l'esserci ci appare ora come sempre da- to, come dato all'uomo dalla natura, si che l'uomo se lo ritrova senza averlo fatto, e quindi come l'inconoscibile, I'irrazionale, il misterioso per eccellenza>>9.

Il carnevale, la magia, le streghe albergano nelle classi popolari, dove e ancora attuale il rischio della perdita del- la presenza, dove il mondo non e ancora e sempre stabil- mente dato, a differenza del mondo dei gruppi dominanti (in cui la magia riemerge in periodi di crisi). La

precariet. economica delle classi popolari minaccia la stabilita del mondo e della ragione ufficiali, perch6 l'economico deter- mina la sicurezza e ci dd il mondo e l'esserci. La'polemica antimagica 6 in primo luogo un esorcismo, la riafferma- zione che il mondo 6 dato universalmente, la negazione del- la

possibilit, di crisi e regressione.

Il carnevale 6 regressione ed esplorazione di altri mondi e di altre ragioni possibili91gl; la magia 6 un altro mondo e un'altra ragione in atto. Di qui lo sforzo antimagico dei

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Sanga massimi apparati ideologici della

civilt, occidentale, la

Chiesa e la scienza, sforzo che si esplica pienamente, e san- guinosamente, nell'eth della caccia alle streghe, quando l'Occidente garantisce definitivamente la propria presen- za, il proprio mondo, la propria ragione.

Note

1 Strasburgo 1518, libro 2 (citato da Burke, p. 186). 2 Cfr. Toschi; Burke; Bachtin; De Simone-Rossi.

3Cfr. Toschi; De Simone-Rossi.

4Cfr. Toschi, p. 342. Indizi indiretti, come il trascinamento di un aratro per le vie del paese (la cosiddetta <<aratura rituale>>), sono parimenti inconsistenti: tale pratica va sottratta alla sfera della propiziazione agricola e ricondotta alle manifestazioni di <<rovesciamento>> (arare non un campo ma una strada), come chia- risce uno straordinario proverbio lomellino, carnevalesco e apo- calittico: Trist chi gh 'srird quen ch 'ileureren sinte' e strad, e i dbn i vistiren mej am, e i cherOsj enderen se'nse chevdl, ej Om i vule- ren sens'dl <<guai a chi vivr" quando areranno sentieri e strade, e le donne vestiranno come gli uomini, e le carrozze andranno senza cavallo, e gli uomini voleranno senza ali? (Moro, p. 52). S Cfr. Toschi. 6 Cfr. Burke, pp. 181-182.

7 Rossi, in De Simone-Rossi, p. 60, e interventi orali di Anna- bella Rossi in convegni e seminari.

8 Vedi piui oltre, L'eversione.

9 Burke, p. 184. 10 Burke, p. 185. " Come nei Saturnali romani; cfr. Bachtin, pp. 10-11; Toschi, p. 124; Frazer, pp. 899-905. 12 Bachtin, passim. 13 La violenza e costitutiva nel carnevale, non ne e una degene- razione; cfr. Rossi, in De Simone-Rossi, p. 13; Toschi, p. 189.

14 Toschi, p. 108.

15 Cfr. Toschi, passim; Bachtin, passim; Burke, pp. 174-199. 16 Un'entith <<bassa>>, direbbe Bachtin.

17 Esempi di lotta tra entith polarizzate (vita/morte, estate/in- verno, anno vecchio/anno nuovo, rossi/neri) sono addotti da To- schi, pp. 438-439. Un altro esempio, solo apparentemente stra- vagante, & offerto dallo spettacolo dei clown del circo, 1l bianco e l'Augusto: brutto, stracciato, comico, I'Augusto porta disor- dine ed e creativo, mentre il bianco porta ordine, e bello ma sbia- dito (fa da spalla). 18 Devo questa osservazione a Elena Bruni (carnevale di Mon- talbiano in Valfloriana, dove ai matoci neri seguono gli arlecchi- ni bianchi). A Schignano i <<brutti>> si oppongono ai <<belli>>, in un carnevale assai significativo, che ha permesso a Italo Sordi, Schignano, di mettere in luce questa opposizione dualistica. Forse lo stesso pub dirsi del carnevale di Bagolino, dove alle maschere nere si oppongono gli eleganti ballerini (cfr. Sordi, Bagolino). 19 Di qui derivano i grandi carnevali a sfilata, come Viareggio. 20 Cfr. Toschi, p. 323 (e vedi anche il rituale romano di Mamu- rio Veturio, cfr. Toschi, p. 322). 21 A Cepina (Valtellina) durante il carnevale veniva assalita la ca- panna dell'omen e dellafemena del bosch, nei campi poco fuori il paese. I coniugi silvani, condannati alla separazione, venivano confinati sui monti, sulle due diverse sponde della valle, per evi- tare che facessero razza e riprendessero stanza in paese. Cfr. G. Longa, pp. 97-98. 22 Lo stesso dicasi della festa (per cui vedi piui avanti, Il rischio della festa). 23 Rossi, in De Simone-Rossi, p. 15. 24 Rossi, in De Simone-Rossi, p. 16; cfr. De Simone, in De Simone-Rossi, pp. 164-165. 25 Cfr. Toschi, p. 109. 26 Bachtin, pp. 26-27, 32. 27 Nell'estetica del Rinascimento, <<il corpo e innanzi tutto rigi- damente determinato e compiuto. Esso e isolato, solo, staccato dagli altri corpi, chiuso. (...) Vengono eliminate tutte le sporgenze e appendici, spianate tutte le protuberanze, (...) chiusi tutti gli orifizi. (...) L'accento e messo sulla individualith definita e au- tonoma. (...) E pienamente comprensibile come, dal punto di vi- sta di questi canoni, il corpo del realismo grottesco sia visto co- me qualcosa di mostruoso, informe e deforme>>. (Bachtin, pp. 35-36). 28 Cfr. Toschi, p. 182. 29 Cfr. Toschi, p. 185. 30 Cfr. Burke, p. 179. 31 Cfr. Toschi, pp. 84, 470-471.

32 Giovanni Jaffei, in Toschi, p. 204. In una testimonianza dell' XI sec., Arlecchino i a capo di una masnada di diavoli e di spet- tri, che cavalcano nella notte di capodanno a caccia di uomini (cfr. Toschi, p. 198).

33 Le notizie che seguono sono tratte da Toschi, pp. 169-171.

34 Cfr. Toschi, pp. 192-194.

35 Cfr. De Martino, Mondo magico.

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Personata libido

36 Precisamente: <la maschera d" discalibrio>> (comunicazione di Bruno Pianta). Cfr. Burke, p. 197. 37 E interessante quanto dice De Simone, in De Simone-Rossi, p. 183: <<Le maschere esprimono profondamente la morte. Que- sta condizione di morte la si pu6 riscontrare per due aspetti. Pri- ma perche ogni individuo si esprime in modo diverso dal modo quotidiano e perci6 uccide l'io col quale si mostra ogni giorno. In secondo luogo egli, vivendo la parte nascosta e repressa di se stesso, esprime quell'io che normalmente e morto>>. Inoltre (p. 199), <dietro la maschera c'e la morte, ma c'e anche un daimon che possiede l'individuo. (...) Le maschere scure celano il diavo- lo, la morte, la follia e tutte quelle forze che si immagina di in- contrare durante il pericoloso viaggio nell'al di lI>>. 38 Cfr. De Martino, Morte e pianto rituale.

39 Cfr. De Martino, Rapporto etnografico.

40 Cfr. Toschi, pp. 109-110, 112; Bachtin, p. 47; De Simone- Rossi, pp. 164-165; Burke, p. 186. 41 De Martino, Mondo magico, pp. 144, 145, 149. 42 L'eth dell'oro pu6 essere interpretata, in base ai miti di Ura- no e di Crono (Saturno), come stato di fluidita universale, ante- riore allo stabilirsi delle forme (cfr. Eliade, Trattato, pp. 84-87, 407). 43 Carnevale di Rodda, Valle del Natisone, Friuli.

44 Carnevale di Scapoli in Molise, ora cessato. 45 Carnevale di Schignano (Como), cfr. Sordi, Schignano. 46 Carnevale di Montalbiano in Valfloriana, Trentino.

47 L'uomo selvatico e una <figura popolare dell'arte medioeva- le che pare simbolizzare la natura (in opposizione alla cultura)>> (Burke p. 177). 48 Carnevale di Cepina in Valtellina (cfr. Longa). I1 dualismo caos-cosmo assume anche la forma di dualismo sociale: poveri- ricchi, dominati-dominanti.

49 Come dimostra anche la sua collocazione calendariale (il car- nevale tradizionale inizia il giorno dell'Epifania). Cfr. anche To- schi, pp. 122, 618.

50 Eliade, L 'eternel retour, p. 26 (cfr. De Martino, Angoscia ter- ritoriale, p. 264). 51 De Martino, Angoscia territoriale, p. 270. 52 Eliade, Trattato, pp. 412-413. 53 Eliade, Cosmic Regeneration, p. 139. 54 Lanternari, Grande festa.

55 Studiata da Malinowski, Baloma. 56 Lanternari, Grande festa, pp. 46-58.

57 Lanternari, Grandefesta, pp. 115-117.

58 Lanternari, Grandefesta, p. 128.

59 Lanternari, Grandefesta, pp. 176-181.

60 Cfr. Burke, p. 194. 61 Cfr. Bachtin, p. 12; Rossi, in De Simone-Rossi, p. 17; Lan- ternari, Spreco.

62 Lanternari, Spreco, p. 136. 63 Opportunamente rilevata da Lanternari, Spreco, p. 135.

64 Lanternari, Spreco, p. 137. 65 Solinas, pp. 226-230. 66 Solinas, p. 221. 67 Solinas, p. 224.

68 Solinas, p. 223.

69 La collocazione calendariale del carnevale e nel periodo di esaurimento delle scorte grasse, che vengono appunto finite (?sprecate>>) durante la festa. 70 Lanternari, Grandefesta, p. 282. 71 Lanternari, Grande festa, p. 193. 72 Solinas, p. 225. 73 De Martino, Fine del mondo, p. 656; cfr. Beduschi. 74 Lanternari, Spreco, p. 137.

75 Lanternari, Grande festa, p. 251. 76 Eliade, Trattato, pp. 399-422.

77 Vedi quanto dice Bachtin del grottesco, pp. 26-36, 56, 61. 78 Eliade, Cosmic Regeneration, p. 142. 79 Cfr. Bachtin; Rossi, in De Simone-Rossi, p. 1. 80 Cfr. Burke, pp. 194-199. 81 Cfr. Bachtin, pp. 8-15. 82 Bachtin, p. 13. 83 Bachtin, p. 13. 84 Burke, p. 196 (il passo e riportato anche da Bachtin, p. 85). 85 Gli apparati politici si sentono senz'altro piu minacciati dal millenarismo, riduzione positiva, e propositiva, delle valenze in- novative del carnevale. 86 De Martino, Mondo magico, p. 193. 87 Cfr. Rossi, in De Simone-Rossi, pp. 2 sgg. 88 De Martino, Mondo magico, p. 205. 89 Cfr. Lanternari, Occidente e Terzo Mondo, pp. 329-360.

90 De Martino, Mondo magico, p. 190. 91 11 grottesco carnevalesco ?rappresenta sempre (...) il ritorno sulla terra dell'eth dell'oro di Saturno, la possibilitd' viva del suo ritorno>> (Bachtin, p. 56).

Riferimenti bibliografici

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II servizio fotografico e di Glauco Sanga

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1 Carnevale di Rodda, valle del Natisone, nella Slavia friulana: maschera doppia <<grottesca>> (il parroco porta nella gerla il vescovo)

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2 Carnevale di Rodda: diavolo e S. Michele in una casa; 3 Carnevale di Montalbiano (Trento): mat6cio con maschera nera e campa- naccio; 4,5 Maschere del carnevale di Masarolis in visita a Montefosca, nella Slavia friulana: Te-kosnast (<<quello della pelle>>) con il lungo cappello di pelo (4) e Te-krisnast (<<quello della croce>>) (5), con il cappello a striscioline multicolori e i campanacci 14

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6 Badia di Sampeyre (Cuneo): i Mori, con i cappelli rossi ornati dalla mezzaluna e grandi orecchini; 7 11 corteo della Badia di Sampeyre

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8, 9 Badia di Sampeyre (Cuneo): 1'Arlecchino agita uno scoiattolo per spaventare la gente (8); il testamento del tesoriere, processato e condannato (9) 16

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10, 11 Carnevale di Montalbiano (Trento): un gruppo di arlecchini bianchi (10), e mat6cio con maschera scura, di legno (11)

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12, 13 Carnevale di Drenchia, Valle del Natisone, nella Slavia friulana: il <<padrino>> arringa il fantoccio del carnevale (12); rogo del carnevale, alla presenza del prete (13) 18

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14 Carnevale di Rodda: S. Michele trattiene il diavolo nella strada; 15 Carnevale di Mersino,Valle del Natisone, nella Slavia friu- lana: la grande maschera del gallo, con all'interno un uomo

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