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AUTORITA’ PORTUALE DI ANCONA (ATTO DI CONVENZIONE IN DATA 19.06.2008 e ATTI AGGIUNTIVI TRA L’AUTORITA’ PORTUALE DI ANCONA ED IL MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI - PROVVEDITORATO INTERREGIONALE OO.PP. EMILIA ROMAGNA E MARCHE – SEDE COORDINATA DI ANCONA UFFICIO OPERE MARITTIME DI ANCONA) RELAZIONE IDROLOGICA E IDRAULICA IMPIANTO ACQUE METEORICHE IL PROGETTISTA RESPONSABILE Dott. Ing. Michele Pacciani I PROGETTISTI Dott. Ing. Corrado Maria Cipriani Dott. Ing. Renato Paolo Mastroberti Dott. Ing. Raffaele Moschella Dott. Ing. Roberto Pelliccione Dott. Ing. Francesco Valenza IL RESPONSABILE UNICO DEL PROCEDIMENTO Dott. Ing. Laura Rotoloni PROGETTO Ancona, lì 02 DIC. 2013 6249 di prot. ADEGUAMENTO N° 3 Ancona, lì di prot. B5 PORTO DI ANCONA OPERE DI AMMODERNAMENTO E POTENZIAMENTO IN ATTUAZIONE DEL PIANO REGOLATORE PORTUALE 2^ FASE DELLE OPERE A MARE - 1° STRALCIO PROGETTO ESECUTIVO DEI LAVORI DI COMPLETAMENTO E FUNZIONALIZZAZIONE DELLA NUOVA BANCHINA RETTILINEA E DEI PIAZZALI RETROSTANTI – 1° STRALCIO FUNZIONALE Importo . 37.000.000,00.=

2^ FASE DELLE OPERE A MARE - 1° STRALCIO · 2^ fase delle opere a mare - 1° stralcio progetto esecutivo dei lavori di completamento e funzionalizzazione della nuova banchina rettilinea

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AUTORITA’ PORTUALE DI ANCONA

(ATTO DI CONVENZIONE IN DATA 19.06.2008 e ATTI AGGIUNTIVI TRA L’AUTORITA’ PORTUALE DI ANCONA ED IL MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI - PROVVEDITORATO INTERREGIONALE OO.PP. EMILIA ROMAGNA E MARCHE –

SEDE COORDINATA DI ANCONA – UFFICIO OPERE MARITTIME DI ANCONA)

RELAZIONE IDROLOGICA E IDRAULICA IMPIANTO ACQUE METEORICHE

IL PROGETTISTA RESPONSABILE Dott. Ing. Michele Pacciani

I PROGETTISTI

Dott. Ing. Corrado Maria Cipriani Dott. Ing. Renato Paolo Mastroberti

Dott. Ing. Raffaele Moschella Dott. Ing. Roberto Pelliccione

Dott. Ing. Francesco Valenza

IL RESPONSABILE UNICO DEL PROCEDIMENTO Dott. Ing. Laura Rotoloni

PROGETTO

Ancona, lì 02 DIC. 2013 n° 6249 di prot.

ADEGUAMENTO N° 3

Ancona, lì n° di prot.

B5

PORTO DI ANCONA OPERE DI AMMODERNAMENTO E POTENZIAMENTO IN ATTUAZIONE DEL PIANO REGOLATORE PORTUALE

2^ FASE DELLE OPERE A MARE - 1° STRALCIO

PROGETTO ESECUTIVO DEI LAVORI DI COMPLETAMENTO E FUNZIONALIZZAZIONE DELLA NUOVA BANCHINA RETTILINEA

E DEI PIAZZALI RETROSTANTI – 1° STRALCIO FUNZIONALE

Importo €. 37.000.000,00.=

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AUTORITÀ PORTUALE DI ANCONA        

PORTO DI ANCONA  

OPERE DI AMMODERNAMENTO E POTENZIAMENTO IN ATTUAZIONE DEL P.R.P.  

2a FASE DELLE OPERE A MARE – 1° STRALCIO LAVORI DI COMPLETAMENTO E FUNZIONALIZZAZIONE DELLA NUOVA

BANCHINA RETTILINEA E DEI PIAZZALI RETROSTANTI        

 

PROGETTO ESECUTIVO 1° stralcio funzionale

 

             

RELAZIONE IDROLOGICA ED IDRAULICA

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INDICE  

  

 Premessa

 pag. 1

1 - Riferimenti Normativi pag. 1

2 - Caratterizzazione pag. 2

3 - Vasche di prima pioggia pag. 4

3.1 - Localizzazione pag. 4

3.2 - Principi di funzionamento pag. 5

3.3 - Materiali costruttivi pag. 9

3.4 - Dati pluviometrici pag. 9

3.5 - Calcolo delle portate pag. 10

3.6 - Verifica statica delle tubazioni pag. 14

4 - Verifica al galleggiamento della vasca pag. 20

  

Tabelle e figure

Tab. 2.1 – tipologia della superficie dilavata e concentrazione media degli eventi

pag. 2

Tab. 2.2 – Inquinanti tipici di acque di dilavamento di piazzali produttivi pag. 3

Tab. 2.3 – Contaminanti e fonte dei contaminanti pag. 3

Tab. 3.1 – Altezza di precipitazione (mm) in funzione della durata δ e del tempo di ritorno Tr (pluviometro di Ancona Torrette)

pag. 10

Tab. 3.2 – Portate smaltibili (formula di Manning) pag. 13

fig. 1 – localizzazione delle vasche di prima pioggia pag. 4

fig. 2 – carta della precipitazione media annuale sulle Marche del periodo 1950-1989

pag. 9

fig. 3 – intensità media di precipitazione per durata δ e tempo di ritorno Tr (pluviometro di Ancona Torrette)

pag. 10

fig. 4 – sottoaree di influenza dell’area A1 pag. 12fig. 5 – definizione dell’angolo θ nel calcolo delle portate pag. 14

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RELAZIONE  

      

Premessa  

La presente relazione è relativa alle elaborazioni di natura idrologica inerenti alla

progettazione esecutiva del primo stralcio dei lavori di completamento e

funzionalizzazione della nuova banchina rettilinea e dei piazzali retrostanti nel porto di

Ancona.

Per piazzali di grande superficie occorrono vasche atte a raccogliere le acque di prima

pioggia, cioè quelle acque provenienti dal dilavamento di aree produttive o commerciali, di

aree di espansione residenziale e superfici stradali. Le acque di prima pioggia, raccolte

dalle superfici scolanti, risultano a rischio di contaminazione per la frequente presenza di

sabbie e di oli minerali provenienti dalla sosta o dal transito di veicoli a motore. Le vasche,

pertanto, consentono la separazione delle acque di prima pioggia da quelle cadute

successivamente; la raccolta dei volumi determinati dalle acque di prima pioggia; il

trattamento di separazione di oli e solidi sedimentabili ed il successivo smaltimento

separato dei due tipi effluenti. Le vasche devono garantire un'assoluta assenza di perdite ed

infiltrazioni nel terreno.

    

1 - Riferimenti Normativi  

Il D.Lgs. n.152 del 03/04/2006 all’art. 113 stabilisce che, ai fini della prevenzione di

rischi idraulici ed ambientali, la disciplina e l'attuazione delle forme di regolamentazione,

controllo ed autorizzazione degli scarichi di acque meteoriche di dilavamento e acque di

prima pioggia venga affidata alle Regioni, previo parere del Ministero dell'ambiente e della

tutela del territorio.

All’inizio dell’evento meteorico, il recapito delle acque di pioggia incidenti sui piazzali

di progetto non può essere il mare, in quanto le acque di prima pioggia o di lavaggio di

aree esterne devono subire un preventivo accumulo, secondo le prescrizioni del D. Lgs.

152/2006 (Norme in materia ambientale) che rinvia alla normativa regionale per quanto

riguarda le modalità operative.

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La Regione Marche, con il Piano di Tutela delle Acque, all’art. 42, comma 7, in

relazione alle acque di prima pioggia da trattenere, nonché da pretrattare o da avviare a

depurazione, definisce “quali acque di prima pioggia, quelle corrispondenti ad un’altezza

di pioggia di 5 mm, uniformemente distribuiti sull’intera superficie scolante, afferente alla

sezione di chiusura del bacino idrografico elementare interessato”.

    

2 - Caratterizzazione  

Una caratterizzazione completa ed esauriente ai fini della corretta progettazione delle

vasche di prima pioggia, presuppone la conoscenza della destinazione d’uso dei piazzali in

questione. È infatti chiaro che le sostanze suscettibili di inquinamento sono estremamente

variabili proprio in funzione dei materiali eventualmente prodotti o comunque stoccati e

trasportati nell’ambito delle aree di progetto.

A titolo di esempio può essere utile la consultazione della tabella sotto riportata che

mostra le acque di dilavamento di aree diverse relative ad un bacino urbano del Michigan

[Steuer et al., 1997]. Tali acque presentano la maggiore concentrazione di idrocarburi,

mentre quelle che dilavano i tetti presentano la maggiore concentrazione di zinco; del tutto

analoghe fra loro risultano invece le concentrazioni delle acque di dilavamento delle varie

aree per quanto riguarda gli inquinanti convenzionali (BOD5 e nutrienti).

    

Tab. 2.1 - tipologia della superficie dilavata e concentrazione media degli eventi  

Tipologia superficie  

dilavata

Concentrazione media di tutti gli eventi

HC tot (μg/l) Zn  

solubile  

(μg/l)

Cu solubile  

(μg/l)

Fosforo  

(mg/l)

Azoto  

(mg/l)

BOD5 (1)

(mg/l)

Parcheggio zona commerciale

 

75,6 64 10,7 0,2  

1,94  

10,5

Strada ad alto traffico 15,2 73 11,2 0,31 2,95 14,9Strada a medio traffico 11,4 44 7,3 0,23 1,62 11,6Strada a basso traffico 1,72 24 7,5 0,14 1,17 5,8Tetti zona commerciale 2,1 263 17,8 0,09 2,09 17,5Tetti zona residenziale 0,6 188 6,6 0,06 1,46 9Viali di accesso a zone residenziali

 

1,8 27 11,8 0,35  

2,1  

13

Prati di zone residenziali       2,33 9,7 22,6

Fonte: manuale UNICHIM, n. 198 (febbraio 2004) (1) - (Domanda di ossigeno biochimico (mg/l di O2) (Biochemical Oxygen Demand) assunto come misura indiretta del carico organico inquinante. Indica quanto O2 è richiesto dai batteri per biodegradare il carico organico in 5 giorni)

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Di particolare importanza appare la consultazione della tabella seguente che riporta i

dati relativi agli inquinanti riscontrati in tre tipologie di attività analizzate.

    

Tab. 2.2 - Inquinanti tipici di acque di dilavamento di piazzali produttivi  

Inquinanti tipici trovati in acque di dilavamento di piazzali produttivi non depurate (acque di prima pioggia) (valori in mg/l)

 Parametro

Piazzali rifiutirecuperabili (carta,

plastica, legno, ferro)

Piazzale solo transito di automezzi

Limiti del D. Lgs. 152/2006

colore grigio giallo pallido non percettibile 

odore  

sulfureo assente non deve essere causa di

molestie pH 6,70 7,03 5,5-9,5 solidi sospesi totali 44450 173 < 80 COD 4604 16,9 < 160 idrocarburi totali 1,4 assenti < 5 Ferro 19,11 0,13 < 2 Piombo assente assente < 0,2 Zinco 0,05 0,16 < 0,5

 

Le sostanze contaminanti e le relative fonti possono essere classificate come riportato

nella tabella sottostante:

Tab. 2.3 - Contaminanti e fonte dei contaminanti   

Contaminanti Fonte dei contaminanti

 

Sedimenti e materiali galleggianti strade, prati, viali, attività costruttive, deposizioni atmosferiche, erosione di canali di drenaggio

 

Pesticidi ed erbicidi Giardini e prati residenziali, aree sportive (campi di golf, ecc.), parchipubblici

Materiali organici  

Giardini e prati residenziali, marciapiedi, rifiuti animali  

Metalli Autoveicoli (freni, gomme, ecc), ponti, deposizioni atmosferiche, areeindustriali, erosione dei suoli, corrosione delle superfici metalliche, processi di combustione

 Oli e grassi/idrocarburi

Strade, parcheggi, aree di servizio, scarico illegale negli sfioratori di piena

 

Batteri e virus Prati, strade, perdite da tubazioni fognarie, sistemi settici

 Azoto e fosforo

Fertilizzanti, deposizioni atmosferiche, scarichi degli autoveicoli,erosione dei suoli, rifiuti animali, detergenti

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È pertanto chiaro che la gestione delle vasche di prima pioggia dovrà avvenire con le

necessarie cautele e le particolari disposizioni di carattere tecnico-normativo che

nasceranno al momento del definitivo uso dei piazzali in questione.

  

3 - VASCHE DI PRIMA PIOGGIA  

  

3.1 - Localizzazione  

Il piazzale in oggetto è stato suddiviso in quattro aree di influenza di dimensioni quanto

più simili possibili, tenendo conto, al contempo, di riferimenti fissi in relazione ai cassoni

per la effettiva realizzazione delle pendenze. Le aree così individuate sono le seguenti: A1

= 9.754 m2; A2 = 9.473 m2; A3 = 9.608 m2; A4 = 8.743 m2 (fig. 1). Tali aree prendono in  

considerazione anche le superfici che saranno rese praticabili successivamente alla

realizzazione dei lavori di primo stralcio. Si tratta di superfici di piccola entità, evidenziate

nella figura sottostante, oltre che nella relativa tavola grafica.

Ogni area è di poco inferiore all’ettaro e quindi, l’altezza d’acqua di 5 mm per ognuna

di tale area darà un volume complessivo di poco inferiore a 50 m3, volume delle vasche di

prima pioggia di seguito riportate.    

 

fig. 1 - localizzazione delle vasche di prima pioggia  

 La previsione è quella di accumulare i primi 50 m3/ha di acqua meteorica e di escludere

le stesse vasche a riempimento avvenuto.

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Nei lavori di primo stralcio saranno realizzate quattro vasche di prima pioggia dotate di

relativi impianti di sollevamento.

Il drenaggio del piazzale, che globalmente, nel progetto di primo stralcio, presenta una

superficie di 37.700 m2, è assicurato da pozzetti con griglia superiore, distribuiti

uniformemente secondo una maglia di 20 m x 30,60 m, in modo da far raccogliere da

ognuno di essi le acque incidenti su una superficie di circa 630 m2. I pozzetti saranno tra

loro collegati mediante una rete di tubi in pvc. I pozzetti numero 7 e 8 di ogni area

raccoglieranno le acque di tutti gli altri pozzetti dell’area stessa e le convoglieranno nelle

vasche. Da ognuna di tali vasche, mediante opportuno pozzetto, partirà una tubazione di

diametro 500 mm per lo scarico a mare.

    

3.2 – Principi di funzionamento  

L'impianto è dimensionato per il trattamento di acque meteoriche di superfici scolanti

inquinate essenzialmente da fanghiglia e tracce d'olio aventi un'area complessiva non

superiore a 10.000 m2. L'impianto opera tramite il seguente schema di trattamento:

- separazione e accumulo delle acque di prima pioggia, così come definite dalle vigenti

norme in materia;

- scarico tal quale delle acque meteoriche risultanti dalle successive precipitazioni  

(acque di seconda pioggia);  

- trattamento di sfangamento e disoleazione delle acque di prima pioggia e scarico

dell'acqua trattata.

L'impianto è costituito da una vasca di prima pioggia abbinata ad un disoleatore.

Ambedue i componenti sono di tipo prefabbricato in cemento armato vibrato e devono

essere certificati in conformità con le disposizioni delle vigenti norme in materia.

Operando secondo lo schema di trattamento sopra elencato, l'impianto riduce

significativamente il carico inquinante delle acque meteoriche di dilavamento gravante sul

corpo recettore. Infatti le acque di seconda pioggia, scaricate tal quali nel corpo recettore,

sono per loro stessa natura esenti da contaminanti in quanto defluenti su di una superficie

già dilavata dalla pioggia precedente. Inoltre, le acque di prima pioggia vengono scaricate

nel corpo recettore a valle di un trattamento di sfangamento e disoleazione operato da un

disoleatore.

Le acque di prima pioggia vengono raccolte nelle vasche. Quando nei bacini di raccolta

viene raggiunto il livello massimo, pari al volume scaricato di acque inquinate di "prima

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pioggia", un particolare dispositivo, costituito da una valvola di intercettazione comandata

da un galleggiante, blocca l'immissione delle acque nella vasca di trattamento, separandole

dalle successive acque diluite (definite di seconda pioggia). Nella vasca di trattamento, che

si trova in situazione di quiete, avviene la completa separazione dei solidi sedimentabili e

degli oli. La separazione ulteriore delle sostanze oleose avverrà attraverso apposito filtro a

coalescenza posizionato a valle della vasca. Dal pozzetto di rilancio le acque vengono

inviate allo scarico mediante pompa di sollevamento a portata controllata. Il trasferimento

delle acque trattate dal comparto di raccolta e trattamento al successivo pozzetto di scarico,

avviene mediante un particolare dispositivo costituito da una tubazione di ripresa collegata

ad un sistema di galleggiamento. Il funzionamento dell'impianto è completamente

automatizzato tramite un sistema di programmazione dei cicli di lavoro e delle fasi

depurative. I liquami (o morchie) che si accumulano ad ogni ciclo di separazione, vengono

periodicamente estratti ed allontanati per il successivo smaltimento.

La vasca è raffigurata nell'allegato elaborato grafico, a cui si rimanda per ogni dettaglio

costruttivo.

L’intero impianto, fornito e posto in opera, è costituito, salvo più precise indicazioni

ricavabili dalla relativa voce di computo metrico, da due pozzetti scolmatori automatici

monoblocco prefabbricati in CAV di dimensioni esterne circa cm 128x128x187,5 cm

completo di armatura rinforzata idonea all’interramento, lastra di copertura carrabile per

autocarri h=20 cm con un foro per chiusino, di apertura netta d=60 cm; due vasche

monoblocco prefabbricati in CAV per l’accumulo di acque di prima pioggia di dimensioni

esterne 330 x 630 x 350 cm, comunque sufficienti alla raccolta di un volume di acqua

complessivo pari a 50 m3, completo di armatura rinforzata idonea all’interramento, di foro  

e tubazione di entrata d=400 mm con valvola clapet d=400 mm di chiusura, con

galleggiante, in acciaio inox AISI 304, armatura rinforzata idonea all’interramento, trave e

pilastri di rinforzo in c.a.v. da cm 15x15, lastra di copertura carrabile per autocarri h=20cm

con fori con prolunghe per chiusini di ispezione apertura netta d=60cm e collegamento al

pozzetto di raccordo prima dell’ingresso nel disoleatore; un pozzetto di raccordo

monoblocco prefabbricato in CAV di dimensioni esterne circa cm 76x76x56 completo di

armatura rinforzata idonea all’interramento, lastra di copertura carrabile per autocarri

h=20cm con foro per chiusino di apertura netta d=60cm; un pozzetto disoleatore statico per

oli non emulsionati; due pozzetti di raccordo monoblocco prefabbricati; un kit di prima

pioggia completo di quadro elettrico con rapporto prova individuale, sensori di pioggia

(start/arresto pompe e temporizzatori) per partenza ritardata, una valvola clapet

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d=400/500mm di chiusura, con galleggiante, in acciaio inox AISI 304 per l’uscita a mare,

da applicarsi all'estremità della condotta di sbocco a mare.

Nella posa in opera, la vasca viene completamente interrata e viene ricoperta con un

solaio carrabile prefabbricato in cemento armato, spessore 20 cm, recante quattro aperture

di ispezione 60 x 60 cm su cui sono posizionati altrettanti torrini di rialzo al piano di

campagna, altezza 50 cm, muniti di chiusini a misura in ghisa sferoidale classe D 600.

Il sistema di svuotamento automatico del bacino di accumulo e rilancio delle acque di

prima pioggia è composto da una sonda segnalatrice di pioggia, una pompa di svuotamento

con relativo interruttore di livello ed un quadro elettrico di controllo e comando della

pompa.

La sonda segnalatrice di pioggia è costituita da un sensore ad elettrodi installato sul

fondo della condotta di drenaggio delle acque meteoriche di dilavamento in corrispondenza

dell'imbocco nel pozzetto separatore. Il segnale del sensore è elaborato da un quadro

elettrico programmato che attiva automaticamente la pompa di svuotamento dopo 48 ore di

tempo asciutto. Il quadro deve essere altresì fornito di un allarme acustico che segnala

eventuali anomalie del sistema di svuotamento.

La pompa di svuotamento è installata sul fondo del bacino a valle di una soglia alta 20

cm, che la tiene al riparo dalla fanghiglia e dai corpi solidi che si depositano sul fondo

della vasca. La pompa è del tipo sommergibile centrifuga con girante a vortice liquido,

specifica per la movimentazione di acque cariche di corpi solidi e filamentosi, munita di

interruttore di livello e dispositivo di calaggio e sollevamento. La linea di rilancio è

realizzata con tubi e raccordi in acciaio zincato.

Il disoleatore è un separatore coalescente, secondo la definizione della tabella 1 della

UNI EN 858-1) costituito da una vasca monoblocco prefabbricata in cemento armato

vibrato.

Il sedimentatore è attrezzato con l'innesto alla succitata tubazione di mandata della

pompa e comunica per troppo pieno con il separatore attraverso una tubazione in acciaio

inossidabile.

Nel disoleatore sono altresì installati un contenitore per la raccolta e l'accumulo

dell'olio separato per galleggiamento ed un filtro a coalescenza.

Conformato e dimensionato come descritto, il disoleatore opera nel seguente modo. Le

acqua di prima pioggia rilanciata dalla pompa di svuotamento del bacino di accumulo si

immettono nel sedimentatore dove i solidi sedimentabili (fango, limo, sabbia, ecc.) si

depositano sul fondo mentre l'acqua decantata e le sospensioni oleose (oli, idrocarburi,

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ecc.) defluiscono nel separatore attraverso la tubazione di collegamento. Qui tali

sospensioni risalgono in superficie mentre la sottostante acqua chiarificata attraversa il

filtro a coalescenza e si immette nella condotta di scarico. Nell'attraversamento del filtro, le

microparticelle oleose sfuggite al galleggiamento e trascinate dall'acqua coalescono

formando sospensioni più consistenti che si separano risalendo in superficie. Se lo strato di

olio galleggiante supera il limite di 30 1, la valvola a galleggiante chiude la tubazione di

collegamento fra il sedimentatore ed il separatore. Prima che si verifichi tale evento, è

necessario provvedere al travaso dello strato di olio galleggiante nello specifico contenitore

di accumulo qualora questa operazione non sia automatica. Quando il contenitore è pieno

occorre provvedere alla estrazione e all'allontanamento dell'olio ivi contenuto tramite

autospurgo. Periodicamente è altresì necessario effettuare il controlavaggio del filtro a

coalescenza in modo da evitare che l'eccessivo intasamento del mezzo filtrante provochi un

innalzamento del livello dell'acqua nel separatore.

Nel presente paragrafo sono descritte le modalità operative dell'impianto con la

precisazione che, non essendo note a priori la natura e l'entità delle sostanze inquinanti che

si depositano sulla superficie scolante, la tempistica degli interventi periodici di

manutenzione dell'impianto deve essere stabilita dall'operatore sulla base dell'esperienza

acquisita durante il funzionamento iniziale dell'impianto.

  

Operazioni periodiche di manutenzione della vasca di prima pioggia e del disoleatore  

La gran parte dei solidi sedimentabili trascinati dalle acque di prima pioggia si

depositano sul fondo del bacino di accumulo, a monte della soglia di riparo della pompa di

svuotamento, dove permane uno strato di 20 cm di acqua che gradualmente si riempie di

fanghiglia. Prima che quest'ultima trasbordi nel vano di pescaggio della pompa, è

necessario spurgare la vasca ripulendola eventualmente con getto d'acqua.

Dopo eventi meteorici molto prolungati, è opportuno ispezionare la sonda rivelatrice di

pioggia e, ove il caso, provvedere a ripulirla con getto d'acqua.

La gestione del disoleatore richiede operazioni periodiche, quali il controlavaggio del

filtro a coalescenza con aria pressurizzata tramite l'apposito circuito ogni qualvolta

l'eccessivo intasamento del mezzo filtrante provoca un innalzamento del livello nel

separatore; travaso delle sospensioni galleggianti nell'apposito contenitore di raccolta e

accumulo tramite azionamento del rubinetto ogni qualvolta lo strato di olio galleggiante si

approssima al valore limite consentito; estrazione dei solidi sedimentati dal sedimentatore

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tramite autospurgo quando lo strato di fango depositato diventa eccessivo provocando il

trascinamento di solidi nel comparto di disoleazione.

  

3.3 - Materiali costruttivi  

Le vasche devono essere realizzate con calcestruzzo confezionato con cemento

portland tipo I 52,5 R conforme alla norma UNI 197-1 avente alta resistenza ai solfati

(ARS) conforme alla norma UNI 9156, fibro-rinforzato con fibre sintetiche

antifessurazione conformi norma UNI 14889-2, avente resistenza a compressione C40/50

(Rck ≥ 500 Kg/cm2), classi di esposizione XC4, XS2/XD2, XF3, XA2 conformi alla norma

UNI 206-1, dotate di armature interne d’acciaio ad aderenza migliorata tipo B450C

controllate in stabilimento, il tutto conforme al D.M. 14.01.2008. Le parti in acciaio inox

delle vasche devono essere di acciaio austenitico tipo AISI 316L (contraddistinto da un più

basso tenore di carbonio, inferiore allo 0,035%). L’acciaio per le parti in cls, secondo

quanto stabilito dal D.M. 14/01/2008 dovrà essere di tipo B 450 C. Le coperture carrabili

devono essere dotate di un chiusino d'ispezione in ghisa classe D400 avente passaggio

libero di 60x60 cm.

  

3.4 - Dati pluviometrici  

 

fig. 2 - carta della precipitazione media annuale sulle Marche del periodo 1950-1989

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Tab. 3.1 - altezza di precipitazione (mm) in funzione della durata δ e del tempo di ritorno Tr  

(pluviometro di Ancona Torrette)  

  

La figura 3 riporta le curve di possibilità pluviometrica e l’intensità media di

precipitazione ricavate dal servizio regionale su citato.  

  

 

fig. 3 - intensità media di precipitazione per durata δ e tempo di ritorno Tr  

(pluviometro di Ancona Torrette)  

  

3.5 - Calcolo delle portate  

I dati pluviometrici forniti dalla Regione Marche, Dipartimento per le Politiche  

Integrate di Sicurezza e per la Protezione Civile, forniscono un’intensità media di

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11 

precipitazione - per il pluviometro di Ancona Torrette - di 56,79 mm/h, ammettendo un

periodo di ritorno di 50 anni.

Il calcolo della portata smaltibile da una sezione a pelo libero viene condotto

verificando che la portata massima della tubazione più caricata sia superiore alla portata

massima da smaltire da detta tubazione.

I pozzetti Ai7 e Ai8 sono quelli dove confluiscono le tubazioni maggiormente caricate,

avendo questi, un’area di influenza pari alla metà circa delle aree Ai e quindi pari a circa

5.000 m2. Pertanto le tubazioni più caricate risultano essere quelle del tratto Ai7-vasca i e  

Ai8-vasca i. Per quanto riguarda i tempi in cui si verificano le piogge, occorre fare qualche

breve considerazione. L’intensità di pioggia decresce al crescere del tempo. Pertanto,

prendendo in considerazione tempi inferiori all’ora, l’intensità di pioggia e dunque

l’altezza di pioggia, sarà maggiore. Curve di possibilità pluviometrica per durate inferiori

all’ora non sono disponibili che in rari casi. In effetti, i procedimenti utilizzati per ricavare

le altezze di pioggia a partire dai dati di 1, 3, 6, 12, 24 ore sono idonei per gli eventi lunghi

(t>60 min), ma non per gli eventi brevi (t<60 min), poiché questi eventi seguono

dinamiche meteorologiche molto diverse e che difficilmente possono essere schematizzate

mediante modelli matematici, anche perché fortemente influenzate da parametri climatici

microregionali. Pertanto le curve di possibilità pluoviometrica ottenute elaborando dati di

piogge con durata maggiore di un'ora non danno valori affidabili per piogge di durata

inferiore ai 60 min. Si è verificato che i valori ottenuti risultano sovrastimati rispetto a

quelli che effettivamente si possono verificare. Bell ha elaborato una formula valida per

piogge di durata inferiore ai 60 minuti:

h t,T/h60,T = 0,54*t0,25-0,50  

questa formula consente di calcolare l'altezza di pioggia di durata inferiore ai 60 minuti

e tempo di ritorno T a partire dal valore h 60,T ottenuto dalla curva di possibilità climatica

relativa allo stesso tempo di ritorno T.

Pertanto, utilizzando il valore h 60,T pari a 56,79 mm/h, si ha:

h15 = 56,79*(0,54*15^0,25-0,50) = 31,95 mm.  

Dunque, prendendo in considerazione il valore calcolato con la formula di Bell, pari ad

un’altezza d’acqua di 31,95 mm in 15 minuti, rapportato all’ora, tale valore è pari a: 31,95

mm/h×4 = 127,8 mm/h.

Le tre aree, A2, A3, A4 sono sostanzialmente uguali dal punto di vista della superficie

geometrica che, per comodità di calcolo, viene considerata pari a 10.000 m2. La

disposizione dei pozzetti e delle tubazioni, per le tre aree è identica, per cui, ai pedici 1,2,3,

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si può sostituire il pedice generico i. Ognuna di esse, inoltre è suddivisa in due semiaree,

simmetriche rispetto alla posizione dei pozzetti e delle vasche, e di superficie,

naturalmente, pari a 5.000 m2. Ciò premesso, per le tubazioni Ai7-vasca-i e Ai8-vasca-i, la

portata d’acqua da smaltire è pari a: 127,8 mm/h×10.000m2/2 = 639 m3/h, (avendo

approssimato, per semplicità di calcolo e a vantaggio di sicurezza, come sopra già

specificato, l’area di influenza a 10.000 m2).

Per le tubazioni 3i (Ai-5/Ai-7 Ai-6/Ai-8), la portata da smaltire è pari ai 3/6 della

portata calcolata per i tratti Ai7-vasca-i e Ai8-vasca-i: 639 m3/h×3/6 = 319,5 m3/h.

Per le tubazioni 2i (Ai-3/Ai-5 Ai-4/Ai-6), la portata da smaltire è pari ai 2/6 della

portata calcolata per i tratti Ai7-vasca-i e Ai8-vasca-i: 639 m3/h×2/6 = 213,0 m3/h.

Per le tubazioni 1i (Ai-1/Ai-3 Ai-2/Ai-4), la portata da smaltire è pari a 1/6 della

portata calcolata per i tratti Ai7-vasca-i e Ai8-vasca-i: 639 m3/h×1/6 = 106,5 m3/h.

Per le tubazioni di sbocco a mare la portata da smaltire è pari a 639 m3/h×2 =1278 m3/h  

(ovvero uguale a 127,8 mm/h×10.000m2 = 1278 mm/h).  

L’area A1 è suddivisa in due semiaree, di cui, quella a sud, interessata dai pozzetti  

1,4,7,10,12,13 è identica, a meno dell’ultimo pozzetto nella parte inferiore, alla semiarea

sud della generica area A1 sopra definita, per cui non si effettuerà alcun calcolo specifico.

La parte nord dell’area A1 è stata suddivisa in tre sottoaree di influenza, A1-1, A1-2, A1-3,

rispettivamente di 3.298 m2, 3.675 m2, 1.770 m2. Tali aree risultano proporzionali all’area

totale secondo i seguenti coefficienti: A1-1 = 0,38 A1; A1-2 = 0,42 A1; A1-3 = 0,20 A1.  

  

 

fig. 4 – sottoaree di influenza dell’area A1

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13 

Trasferendo le proporzioni alle portate di acqua, si ha:  

P1-1 = 127,8 mm/h × 8.743 m2 = 1.117,3 m3/h × 0,38 = 424 m3/h

P1-2 = 127,8 mm/h × 8.743 m2 = 1.117,3 m3/h × 0,42 = 469 m3/h

P1-3 = 127,8 mm/h × 8.743 m2 = 1.117,3 m3/h × 0,20 = 223 m3/h

La portata massima oraria smaltibile da una tubazione in cui scorra acqua a pelo libero

è funzione di vari parametri, essendo Q = V×A, dove V = velocità dell’acqua, in m/s, nella

sezione e A = area della sezione di flusso in m2.

La velocità V è pari a C×√R×i, dove:  

R = raggio idraulico espresso in m (rapporto fra l’area bagnata A e il perimetro bagnato P);  

i = pendenza del canale;  

C = coefficiente di scabrezza, che, dalla formula di Gauckler, risulta pari a (R1/6)/n, dove il

coefficiente n è detto indice di scabrezza e, dalle tabelle di Ganguillet-Kutter, per materie

plastiche risulta pari a 0,01 (le tabelle riportano tre valori del coefficiente, validi per le

tubazioni in plastica: a vantaggio di sicurezza è stato utilizzato quello massimo che

fornisce una portata minima per la tubazione).

Il calcolo del diametro delle tubazioni viene effettuato con la formula di Manning,

utilizzando un foglio di calcolo che mette in relazione tutti i parametri sopra definiti. Lo

stesso calcolo viene effettuato con la formula di Chezy, con coefficiente di scabrezza k di

Gauckler-Strickler pari a 100, valido per tubazioni usate. In tale caso la formula che regola

la velocità dell’acqua è: v = k×R2/3×i1/2. I valori delle portate smaltibili che si ottengono  

con tale formula sono identici a quelli calcolati con la formula di Manning.  

Risulta così la seguente tabella, dalla quale si evincono le portate da smaltire per ogni

tratto di tubazione e il conseguente diametro (nominale esterno a cui corrisponde un

determinato diametro interno utilizzato per il calcolo) con le relative portate smaltibili. Le

portate sotto definite sono quelle reali, calcolate utilizzando un coefficiente di afflusso φ =

0,95, valore caratteristico medio per le pavimentazioni tipo quella in progetto.  

  

Tab. 3.2 - Portate smaltibili (formula di Manning o Chezy)  

tratto portata da smaltire diametro utilizzato [mm] portata smaltibile

Aree A2, A3, A4

1i (Ai-1/Ai-3 Ai-2/Ai-4) 101 m3/h Ø 400 311 m3/h

2i (Ai-3/Ai-5 Ai-4/Ai-6), 202 m3/h Ø 400 311 m3/h

3i (Ai-5/Ai-7 Ai-6/Ai-8) 304 m3/h Ø 400 311 m3/h

7i (Ai7-vasca-i e Ai8-vasca-i) 607 m3/h Ø 500 789 m3/h

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tubazioni di sbocco a mare 1214 m3/h Ø 630 1228 m3/h

Area A1

5-v 403 m3/h Ø 400 501 m3/h

8-v 212 m3/h Ø 400 441 m3/h

10-v 446 m3/h Ø 500 789 m3/h

tubazioni di sbocco a mare 1214 m3/h Ø 630 1228 m3/h

  

Dalla tabella sopra riportata appare come alcune tubazioni siano leggermente

sovradimensionate. Dal punto di vista costruttivo e dell’organizzazione del cantiere non

appare giustificato introdurre un altro diametro che andrebbe ad interessare solo qualche

metro di tubazione, ma che creerebbe problemi di simmetria e uniformità.

Si adotteranno tubazioni a norma UNI EN 1401-1 tipo SN16 con i diametri riportati  

nella tabella soprastante.    

 

fig. 5 – definizione dell’angolo θ nel calcolo delle portate  

  

La pendenza delle tubazioni è variabile, come risulta dagli elaborati grafici, da un

minimo del 2‰ ad un massimo del 5,2‰.

  

3.6 - Verifica statica delle tubazioni  

La verifica statica delle tubazioni viene condotta con il programma PROCOID che

tiene in considerazione la profondità di interramento, la larghezza dello scavo, i carichi

stradali, il grado di costipazione e il peso specifico del terreno (sono stati presi in

considerazione i carichi pesanti HT 60, massa del convoglio 60 t e tre assi, secondo la L.

313/76), nonché, naturalmente, il diametro della tubazione, lo spessore, il materiale (PP).

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15 

 

Per la tubazione Φ 400 mm, si ha:  

  

 

    

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Per la tubazione Φ 500 mm, si ha:  

  

 

    

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17 

Per la tubazione Φ 630 mm, si ha:  

  

     

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I tubi ed i raccordi, in PP per fognature e scarichi interrati non in pressione, dovranno

avere i requisiti previsti dalla normativa vigente e, in particolare, rispettare la norma UNI

10968 : 2005 “Sistemi di tubazioni di materia plastica per fognature e scarichi interrati non

in pressione”.

I tubi ed i raccordi dovranno essere certificati da I.I.P. - Istituto Italiano dei Plastici con

Marchi o da altro organismo di certificazione di prodotto equivalente accreditato in

conformità alla norma EN 45011.

Quando osservate senza ingrandimento, le superfici interne e esterne dei tubi e dei

raccordi dovranno essere lisce, pulite e prive di cavità, bolle, impurezze e qualsiasi altra

irregolarità superficiale che possa influire sulla conformità alla norma. Le estremità dei

tubi dovranno essere tagliate in modo netto e perpendicolarmente all’asse del tubo.

Tutti i tubi dovranno essere permanentemente marcati in maniera leggibile lungo la loro

lunghezza riportando, con frequenza non minore di due metri, almeno le seguenti

informazioni:

identificazione del fabbricante;  

marchio di conformità IIP-UNI o Piip o equivalente;  

riferimento alla norma  

codice d’area di applicazione

indicazione del tipo UNI

materiale

dimensione nominale DN

spessore minimo o serie S

rigidità anulare nominale SN

data di produzione

Tutti i raccordi dovranno essere permanentemente marcati in maniera leggibile

riportando, oltre alle informazioni su citate per i tubi, anche l’angolo nominale.

Durante la movimentazione ed il trasporto delle tubazioni dovranno essere prese tutte le

necessarie precauzione per evitarne il danneggiamento; i tubi non dovranno venire in

contatto con oggetti taglienti e, quando scaricati, non dovranno essere gettati o lasciati

cadere o trascinati a terra. I tubi dovranno essere stoccati su superfici piane e pulite ed in

cataste ordinate e di altezza tale da evitare deformazioni e danneggiamenti con particolare

attenzione agli eventuali bicchieri dei tubi.

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19 

Il materiale di riempimento per il letto di posa e per la trincea delle installazioni

interrate dovrà essere sabbia priva di ciottoli, sassi taglienti, pietre, agglomerati d’argilla,

creta, sostanze organiche o eventuale terreno gelato. Giunzioni ad anello elastomerico

I tubi dovranno essere forniti con idonei anelli elastomerici al fine di assicurare la tenuta

delle giunzioni. Se gli anelli elastomerici non sono già posiziona nel tubo, al momento

dell’installazione della tubazione e prima del loro posizionamento, si dovrà procedere alla

pulizia della loro sede ed eventualmente alla lubrificazione in conformità alle istruzioni del

fornitore.

La saldatura ad elementi termici per contatto dovrà essere effettuata da personale in

possesso di certificazione (patentino) in conformità alla norma UNI 9737 rilasciata da un

organismo di certificazione del personale accreditato ed eseguita in conformità alle norme

UNI 10520 e UNI 10967 come applicabile ed alla norma UNI 11024. Dovranno essere

utilizzate apparecchiature conformi alla norma UNI 10565.

Prima di procedere alla saldatura si dovrà verificare che le superfici delle tubazioni da

saldare di testa siano tagliate perpendicolarmente all’asse, prive di difetti e pulite.

Le caratteristiche minime di resistenza meccanica dovranno essere le seguenti:  

  

Proprietà Unità Metodo ASTM Valore

Durezza Rockwell scala D795 R60 - 70

Resistenza a trazione kg/cm² D638 300 - 390

Allungamento alla rottura % D638 200 - 700

Modulo elastico a trazione kg/cm² D638 10000 - 15500

Resistenza alla flessione kg/cm² D790 420 - 560

Modulo elastico a flessione kg/cm² D790 12000 - 18000

Resistenza alla compressione kg/cm² D695 390 - 560

Modulo elastico a compressione kg/cm² D695 10500 - 21000

Resistenza all'urto IZOD con intaglio a 23° C kgcm/cm² D256 2.5 - 11   

Per quanto riguarda il tipo di trincea, sarà effettuato uno scavo di larghezza 0,8 m per le

tubazioni Φ 315 mm e Φ 400 mm e di 1,00 m per le tubazioni Φ 630 mm. La profondità

sarà dettata dalle relative tavole grafiche dei profili. I calcoli di verifica sono stati fatti per

le due altezze di terreno di ricoprimento, in testa e in coda ad ogni tubazione (come

riportato nella tabella precedente), ma per semplicità di esposizione, sono stati riportati gli

output del calcolo effettuato con una media dell’altezza di interramento.

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4 - VERIFICA AL GALLEGGIAMENTO DELLA VASCA DI PRIMA PIOGGIA   

La verifica al galleggiamento della vasca viene effettuata considerando le forze

stabilizzanti e la sottospinta idraulica e verificando che quest’ultimo valore sia inferiore

alle forze stabilizzanti.

  

P = [BLH –(B-2s1)•(L-2s1)•(H-s2)]•γc + + B•L•ha•γt+B•L•hb•(γt-γa)+2•[(B+2•S)•s4+L•S•s4]• γc,

 F = B•L•H• γa

 

 

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21 

 

 dove i simboli hanno il seguente significato:

 

P = Peso dell’intera struttura, compreso il rinterro superiore  

F = sottospinta idraulica, pari al volume di acqua spostato dalla vasca  

B = lunghezza esterna della vasca

L = larghezza esterna della vasca

H = altezza esterna della vasca

s1= spessore delle pareti della vasca

s2 = spessore della base della vasca

s3 = spessore delle ali della soletta della vasca

s4 = spessore della copertura della vasca

S = larghezza delle ali della soletta di base allargata della vasca

ha = altezza del terreno di ricoprimento in assenza di acqua

hb = altezza del terreno di ricoprimento in presenza di acqua  

γa = peso specifico dell’acqua

γc = peso specifico del cls

γt = peso specifico del terreno di ricoprimento  

  

Un foglio di calcolo permette di calcolare le forze in azione. Si distinguono tre pesi che

concorrono al peso totale “zavorrato” della vasca: Pcos, peso di costruzione, con la sola

vasca, Pcop, peso della vasca con la soletta di copertura superiore e Pcls, peso del

calcestruzzo di riempimento intorno alla vasca. Tali tre pesi forniscono il peso totale della

vasca a regime che va confrontato con la sottospinta idraulica F.

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Tali pesi risultano:

Pcos = 399 kN

Pcop = 104 kN

Pcls = 1642 kN

P’tot = 2041 kN

Ptot = 2685 kN

Si è supposto un ricoprimento di terreno pari a due metri, suddividendolo in due strati.

Quello superiore contribuisce per intero alle forze stabilizzanti, quello inferiore,

supponendo un innalzamento dell’acqua tale da imbibire completamente tale strato, è stato

considerato come contribuente solo in parte alle forze stabilizzanti, per un fattore pari alla

differenza fra il peso specifico del terreno (γt = 1800 kg/m3) e il peso specifico dell’acqua

(γa = 1000 kg/m3).  

Ptot risulta ampiamente superiore alla sottospinta idraulica F = 827 kN.  

Inoltre, Pcos è stato suddiviso in due fasi temporali differenti, P’cos in assenza di

terreno di ricoprimento e P’’cos con il terreno di ricoprimento. In fase di costruzione, si ha

dunque che il peso della struttura da confrontare con la sottospinta idraulica è pari a P’tot =

P’cos + Pcls = 399 kN + 1642 kN = 2041 kN, valore superiore alla sottospinta idraulica.

Pertanto, in fase di costruzione, il getto di calcestruzzo dovrà porsi in opera

contemporaneamente alla posa della vasca.

A vantaggio di sicurezza, è stato considerato uno spessore di calcestruzzo di “zavorra”

attorno alla vasca pari solo allo spessore delle ali della soletta inferiore della vasca per

l’altezza totale della vasca stessa.