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Spirito Santo - Dicembre 2007 NUMERO 1 1 La nostra parrocchia, lo Spirito Santo, a Natale compie 40 anni. Infatti per chi ancora non lo sapesse nella lontana vi- gilia del Natale del 1967, fu celebrata la prima S. Messa nella “ex-barchessa” con il vescovo Gilberto Baroni, mo- mento indimenticabile per i fedeli di allora e per il nostro don Mario che ha cercato di raccontarci questo lungo percorso in poche righe: “Ho iniziato il cammino della parrocchia domenica 26 Novembre 1967 con la celebrazione della Messa nel piccolo oratorio che si trovava presso la Villa dei signori Ter- rachini, presentandomi come il parroco della appunto nascente parrocchia: i primi fedeli che incontrai in quella giornata erano i proprietari dell’Oratorio ed i componenti della Famiglia Corradini, che lavoravano il terreno agricolo come mezzadri.” Dopo questo primo inizio in punta di piedi, il rap- porto con i parrocchiani è via via decollato ed il don racconta: “…dei primi anni ricordo la prima visita alle fami- glie nel ’68 (in veste talare)…la mag- gior parte di loro mi accoglieva con rispetto e cordialità, alcuni con partico- lare entusiasmo, mentre altri con edu- cazione rifiutavano l’incontro. Col pas- sare degli anni i rapporti sono cambiati ed anche i non credenti ed i non prati- canti mi accoglievano in casa pur non chiedendo o accettando la Benedizione. Ho sempre evitato la discriminazione delle persone ed oggi mi sento sicura- mente accolto da tutti con rispetto.” . In questo lungo cammino non sono cer- to mancati i momenti di sconforto per non riuscire ad ottenere frutti maggiori di Fede nella parrocchia, ma il bilancio è senza dubbio positivo: per quel che riguarda l’evoluzione del rapporto coi parrocchiani, il don ricorda, non biso- gna infatti dimenticare i tanti cambia- menti determinati dalla mobilità delle famiglie (trasferimenti ed arrivi), a col- legamenti stradali spesso non idonei (ad esempio con il quartiere “Orologio”), ed il progressivo arrivo di nuclei familiari extracomunitari. Cercando di recuperare dalla mente i momenti più importanti ed emozionanti avvenuti in questi anni, oltre all’indi- menticabile Messa di mezzanotte, il no- stro don ricorda: “..Il giorno della Bene- dizione della prima pietra da parte del Cardinale Pignedoli, la visita pastorale del Vescovo (2-3 Marzo 1974), ed anco- ra la seconda visita pastorale nel ’96 del vescovo Gibertini, il periodo degli anni ’70 con la preziosa colla- borazione di don Giusep- pe Dossetti e l’esperienza arricchente del catechi- smo ai bambini presso le famiglie; ed infine il giorno dell’inaugurazione della nuova Chiesa nel 1977”. Per quel che ri- guarda i momenti vissuti più recentemente, il don ama riportare alla mente il fantastico periodo delle Missioni al Popolo con le bravissime suore ed i Pa- dri Cappuccini (2-23 Novembre 1986), il meraviglioso pellegrinaggio parroc- chiale in Terra Santa (Agosto 2000) e la celebrazione del 40° e 50° della sua Or- dinazione Sacerdotale che ha coinvolto tutta la comunità in un incredibile clima festoso e gioioso: lo stesso clima si pen- sa verrà riproposto in occasione di que- sto anniversario che vedrà la presenta- zione di una mostra fotografica in onore della parrocchia, e l’esibizione della “Corale” di Bagnolo in Piano il 26 di- cembre nella parrocchia stessa. …Un caro augurio di un Buon Natale a tutti i parrocchiani e…Buon Complean- no alla nostra parrocchia!!!!......BUONE FESTE!!! TANTI AUGURI SPIRITO SANTO!! Nella notte di Natale la nostra parrocchia spegnerà 40 candeline!!!! di Sara Fiorini Spirito e parola Mensile della parrocchia dello Spirito Santo LE IDEE DIETRO LE QUINTE Benvenuti a questo primo e sperimentale numero del mensile della nostra parroc- chia. Questa idea è nata dal tentativo di metter in luce ciò che accade dietro le quinte di questa comunità, per renderne più partecipi i singoli componenti e per far emergere azioni, pensieri e riflessioni che spesso non ri- usciamo a condividere direttamente. Le infor- mazioni che verranno date tramite questo giornale saranno di natura prettamente comunicativa da un lato(appuntamenti par- rocchiali o diocesani che ci potrebbero inte- ressare) e di stampo spirituale e riflessivo dall’altro: una buona occasione dunque per stimolare confronti e domande sui temi pro- posti mensilmente. Speriamo dunque che questo possa esser l’inizio di un cammino nuovo, integrativo di quello che già stiamo affrontando. Solo rim- boccandoci le maniche tutti insieme e facendo circolare maggiormente informazioni e pensieri, riusciremo a sentirci ancora di più una fami- glia unita da Spirito e parola, appunto, da momenti di Fede e da altri più leggeri ma coesivi! Un saluto dalla reda- zione. Matteo Zanichelli Sara Fiorini Alessandro Davoli Foto 1: Don Mario.

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Spirito Santo - Dicembre 2007! NUMERO 1

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La nostra parrocchia, lo Spirito Santo, a Natale compie 40 anni. Infatti per chi ancora non lo sapesse nella lontana vi-gilia del Natale del 1967, fu celebrata la prima S. Messa nella “ex-barchessa” con il vescovo Gilberto Baroni, mo-mento indimenticabile per i fedeli di allora e per il nostro don Mario che ha cercato di raccontarci questo lungo percorso in poche righe: “Ho iniziato il cammino della parrocchia domenica 26 Novembre 1967 con la celebrazione della Messa nel piccolo oratorio che si trovava presso la Villa dei signori Ter-rachini, presentandomi come il parroco della appunto nascente parrocchia: i primi fedeli che incontrai in quella giornata erano i proprietari dell’Oratorio ed i componenti della Famiglia Corradini, che lavoravano il terreno agricolo come mezzadri.”Dopo questo primo inizio in punta di piedi, il rap-porto con i parrocchiani è via via decollato ed il don racconta: “…dei primi anni ricordo la prima visita alle fami-glie nel ’68 (in veste talare)…la mag-gior parte di loro mi accoglieva con rispetto e cordialità, alcuni con partico-lare entusiasmo, mentre altri con edu-cazione rifiutavano l’incontro. Col pas-sare degli anni i rapporti sono cambiati ed anche i non credenti ed i non prati-canti mi accoglievano in casa pur non chiedendo o accettando la Benedizione. Ho sempre evitato la discriminazione delle persone ed oggi mi sento sicura-mente accolto da tutti con rispetto.” .In questo lungo cammino non sono cer-to mancati i momenti di sconforto per non riuscire ad ottenere frutti maggiori di Fede nella parrocchia, ma il bilancio è senza dubbio positivo: per quel che riguarda l’evoluzione del rapporto coi parrocchiani, il don ricorda, non biso-gna infatti dimenticare i tanti cambia-

menti determinati dalla mobilità delle famiglie (trasferimenti ed arrivi), a col-legamenti stradali spesso non idonei (ad esempio con il quartiere “Orologio”), ed il progressivo arrivo di nuclei familiari extracomunitari.Cercando di recuperare dalla mente i momenti più importanti ed emozionanti avvenuti in questi anni, oltre all’indi-menticabile Messa di mezzanotte, il no-stro don ricorda: “..Il giorno della Bene-dizione della prima pietra da parte del Cardinale Pignedoli, la visita pastorale del Vescovo (2-3 Marzo 1974), ed anco-ra la seconda visita pastorale nel ’96 del vescovo Gibertini, il periodo degli anni

’70 con la preziosa colla-borazione di don Giusep-pe Dossetti e l’esperienza arricchente del catechi-smo ai bambini presso le famiglie; ed infine il giorno dell’inaugurazione della nuova Chiesa nel 1977”. Per quel che ri-guarda i momenti vissuti più recentemente, il don ama riportare alla mente

il fantastico periodo delle Missioni al Popolo con le bravissime suore ed i Pa-dri Cappuccini (2-23 Novembre 1986), il meraviglioso pellegrinaggio parroc-chiale in Terra Santa (Agosto 2000) e la celebrazione del 40° e 50° della sua Or-dinazione Sacerdotale che ha coinvolto tutta la comunità in un incredibile clima festoso e gioioso: lo stesso clima si pen-sa verrà riproposto in occasione di que-sto anniversario che vedrà la presenta-zione di una mostra fotografica in onore della parrocchia, e l’esibizione della “Corale” di Bagnolo in Piano il 26 di-cembre nella parrocchia stessa.

…Un caro augurio di un Buon Natale a tutti i parrocchiani e…Buon Complean-no alla nostra parrocchia!!!!......BUONE FESTE!!!

TANTI AUGURI SPIRITO SANTO!!Nella notte di Natale la nostra parrocchia spegnerà 40 candeline!!!!

di Sara Fiorini

Spirito e parolaM e n s i l e d e l l a p a r r o c c h i a d e l l o S p i r i t o S a n t o

LE IDEE DIETRO LE QUINTE

Benvenuti a questo primo e sperimentale numero del mensile della nostra parroc-chia. Questa idea è nata dal tentativo di metter in luce ciò che accade dietro le quinte di questa comunità, per renderne più partecipi i singoli componenti e per far emergere azioni, pensieri e riflessioni che spesso non ri-usciamo a condividere direttamente. Le infor-mazioni che verranno date tramite questo giornale saranno di natura pret tamente comunicativa da un lato(appuntamenti par-rocchiali o diocesani che ci potrebbero inte-ressare) e di stampo spirituale e riflessivo dall’altro: una buona occasione dunque per stimolare confronti e domande sui temi pro-posti mensilmente.Speriamo dunque che questo possa esser l’inizio di un cammino nuovo, integrativo di quello che già stiamo affrontando. Solo rim-boccandoci le maniche tutti insieme e facendo circolare maggiormente informazioni e pensieri, riusciremo a sentirci ancora di più una fami-glia unita da Spirito e parola, appunto, da momenti di Fede e da altri più leggeri ma coesivi!Un saluto dalla reda-zione.

Matteo ZanichelliSara FioriniAlessandro Davoli

Foto 1: Don Mario.

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PREPARIAMOCI AL NATALE CON L’AVVENTO UN PO’ SPECIALE!!!

Cari genitori, siamo lieti di annunciarvi che anche quest’anno i vostri figli potranno partecipare ad un incontro particolare e lieto, che si terrà tutte le domeniche di avvento nel salone della parroc-chia con i nostri catechisti!!

Alle 10.30, prima della messa, i vostri bambini e ragazzi si prepareranno all’incontro con Gesù, seguendo queste tracce:

✴ Domenica 2 Dicembre: “STATE PRONTI!”

✴ Domenica 9 Dicembre: “CAMBIATE VITA!”

✴ Domenica 16 Dicembre: “LA VIA DEL SIGNORE”

✴ Domenica 23 Dicembre: “GESÙ COME È BELLO IL TUO NOME!”

...Buon divertimento a tutti i bambini!!!

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TAVOLI E RUBINETTI NUOVI IN PARROCCHIALo ha approvato il consiglio pastorale di ottobre. Elena Volpe, educatrice: “Finalmente!”

di Matteo Zanichelli

Tavoli e rubinetti nuovi a disposizione di tutti! Ebbene sì, si cambia. E’ stato deciso dal consiglio pastorale del mese di ottobre. La seduta si è tenuta lunedì 29. Ad annunciare questa novità è Elena Volpe, “storica”

(seppur giovane, ha 28 anni) catechista-educatrice, nonché membro del consiglio pastorale della nostra parrocchia. “Era ora che si rimpiazzas-sero i vecchi banchi delle aule di catechismo e i rubinetti dei bagni – sottolinea Elena, sprizzante di gioia –. L’idea rivoluzionaria, di cui i ca-techisti parlavano da anni, è di sostituire i tipici banchi con tavoli colo-rati, posizionati a ferro di cavallo, per non far sentire i bambini come a scuola. C’era un gran bisogno di questo rinnovamento anche perché oramai sia i banchi, logorati dal tempo, sia i rubinetti, sono al limite del-la praticabilità. Ogni volta che qualcuno ha necessità di lavarsi le mani, a causa del getto d’acqua troppo potente, finisce per bagnasi da capo a piedi. Io credo sia soprattutto una questione di rispetto nei confronti del-le persone che si recano negli ambienti della parrocchia, a partire dai più piccoli. Ed è un aiuto per migliorare qualitativamente la vita all’in-terno della struttura. Intorno alla questione dei bagni aleggia un malcon-tento generale a causa dell’acre odore che emanano, e il problema non si risolve pulendoli. Almeno adesso si interverrà sui rubinetti, è un pas-so in avanti. Prossimamente, mi incontrerò con la commissione econo-

mica composta da don Mario, Stefano Denti, Gino Corradini, Graziano Piccinini e Stefano Montecchi, per valutare le spese da sostenere”. Insomma, Elena ravvisa in questo gesto un segnale che esprime accoglienza verso gli altri, verso il prossimo. E l’accoglienza, secondo l’educatrice dello Spirito Santo, fa parte integran-te della pastorale di una comunità parrocchiale. “Il consiglio ha la funzione di accompagnare nella pastorale il parroco? Certo, è assolutamente vero. Tuttavia essa non concerne solo l’ambito spirituale, ma soprattutto faccende concrete”. E se si introduce il discorso della spiritualità, Elena ha un’osservazione da fare. “Noi giovani, nonostante le diverse proposte di formazione offerte dalla zona pastorale, non cogliamo queste pre-ziose opportunità. Ad esempio, al primo mercoledì della Scuola di preghiera, promossa dalla Diocesi, con gli incontri che si tengono una volta al mese in seminario, eravamo solo in cinque educatori. Ed al secondo, in quattro. I nostri coetanei sono prontissimi a divertirsi e a organizzare feste, però alle iniziative di forma-zione si defilano sempre. E nel dire ciò, penso anche agli appuntamenti con il diacono Roberto Bonomo che si svolgono con cadenza mensile, al lunedì, in parrocchia, e a cui finora hanno partecipato pochi di noi. Non mi paiono impegni impossibili a livello di frequenza…”.

DITE LA VOSTRA

Secondo voi, qual è la funzione del consiglio

pastorale?

Scriveteci cosa ne pensate via mail o alla casella postale

(vedi contatti ultima pagina)

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SANTO NATALE“Di nuovo la Luce si diffondee io di nuovo sono illuminato.Di nuovo il raggio risplendee io di nuovo sono irradiato.Di nuovo si allieta di gioia

e io di nuovo gioisco.Tutto è luminoso e splendente, tutto è raggiante e sfolgorante

e grida la Letizia di questo giorno.Le potenze celesti esultano

e tripudia la terra insieme con i cieli.I celesti gioiscono con me che sono elevato

dalla terra al cielo.Perciò un tripudio di gioia soave domina

gli uomini sulla terrain questo giorno che vede il sorgere

della mia salvezza,che vede lo splendore della Luce che io porto,

che vede la rimozione della schiavitù,l’inizio della mia libertà

e la purificazione della mia colpa,che comprende lo splendore della mia purezza,l’evento della mia adozione a figlio, o piuttosto,

poiché è più conveniente esprimermi così,la mia meravigliosa rigenerazione,che non deriva da volere di carne,

né sorge da volere di uomo,ma nasce dal volere di Dio.”

San Sofronio, patriarca di Gerusalemme, 634 d.c.

- LA VOCE DEI GIOVANI -BASTA.... ADESSO È ORA DI FINIRLA!!!!!!!!!!!

La nostra parrocchia è da tempo soggetta a furti misteriosi, inspiegabili che vanno a discapito del lavoro di molte persone che si sono date da fare per costruire qualcosa che poi è andato distrutto, o ancora per reperire altri strumenti (tv, dvd, chitarra...) che sono spariti a seguito dello scassinamento delle porte a vetro della chiesa, scassinamento che talvolta non c’è stato ed ha lasciato intendere che i ladri riuscissero ad aver accesso alle chiavi delle porte interessate… Questi furti lasciano ancora più sbigottiti in quanto la parrocchia, di per sè, è luogo di condivisione e scambio, si mostra aperta a qualsiasi tipo di richiesta e si presta ad aiutare chi avesse bisogno di un qualsiasi aiuto…dunque…perchè?

...ora basta...non ne possiamo più!!!!!!!!!

A cura di Sara Fiorini

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- RIFLESSIONI-

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LA BANALITA’ DEL MALEdi Matteo Zanichelli

Mercoledì 17 ottobre scorso, a Reggio, intorno alle 11 di mattina, Clirim Fejzo, albanese di 40 anni, entra in tribu-nale con l’avvocato Galileo Conti, per definire la separa-zione dalla moglie Vjosa Demcolli (37 anni), ed è allora che scatta la follia omicida. Nell’aula che fa da anticame-ra alla camera di consiglio, Clirim, appena vede arrivare la moglie con il proprio legale, Giovanna Fava, sfodera la sua pistola e comincia a sparare. Il bilancio di quella as-surda mattinata è tragico: tre morti (il cognato Aryan, la moglie Vjosa, deceduta il giorno dopo in ospedale e lo stesso Clirim, freddato da due poliziotti) e due feriti (l’avvocatessa Fava e l’agente Stefano Marcaccioli). Tutto questo davanti alle figlie di 12 e 16 anni, di cui Clirim temeva di perdere la custodia. Ho ascoltato vari commenti su questa vicenda. Molti legati alla fede, alla tradizione islamica. E alla forma di possesso che l’uomo mussulma-no esercita sulla donna. Io, tuttavia, credo che il problema sia più complesso. Clirim, dagli amici, era descritto come un onesto lavoratore; la figlia più grande, nonostante il terribile accaduto, ha avuto parole di elogio per il padre; i parenti, poi, hanno sottolineato come lui fosse “una brava persona” e che le minacce fatte alla moglie per aver ab-bandonato il tetto coniugale (e le rispettive denunce cor-redate da filmati a prova delle violenze, presentate da Vjosa) sono solo bugie. Insomma, la descrizione di Clirim corrisponde a quella dell’uomo comune. Nel 1961, a Ge-rusalemme, aveva luogo il processo ad Adolf Eichmann, gerarca nazista, pianificatore e responsabile della logistica dello sterminio degli ebrei. Eichmann, prima di incontrare il nazionalsocialismo, svolgeva il lavoro di impiegato, aveva interrotto i propri studi, era un individuo apatico e asociale. Era, dunque, un uomo mediocre, qualunque, come ce ne sono tanti: un personaggio che non si distin-gueva dalla massa. Ma come ha potuto un essere così “normale”, progettare l’omicidio di sei milioni di perso-ne? Hannah Arendt risponde che all’origine di questo comportamento si cela “la banalità del male”. I gerarchi nazisti, i membri delle SS non possedevano un’indole maligna, non erano dei pazzi, ma persone normali. Avvo-cati, medici, burocrati che il giorno prima adempivano al loro ruolo e il giorno dopo imbracciavano un fucile e ade-rivano all’ideologia nazista. Uomini comuni che da vitti-me diventano carnefici. Ed è questo che spaventa e turba profondamente. La colpa è di un male radicato nella so-cietà, un male che si annida nelle viscere della realtà quo-tidiana e che colpisce i più insospettabili portandoli ad una completa inconsapevolezza del significato delle pro-prie azioni. Non esiste nella vita terrena un bene o un ma-le assoluto, così come i “buoni” e i “cattivi”. Nel mondo vivono delle persone che effettuano delle scelte. E queste scelte possono rivelarsi giuste o sbagliate. Ecco, dunque, cosa accomuna Clirim, Eichmann e tutti quegli uomini “qualunque”, protagonisti della cronaca nera giornaliera: la banalità del male. Che, puntualmente, continua a lascia-re il segno.

LO STRAORDINARIO DEL BENEdi Giovanni Dazzi

“Non stancatevi mai di fare il bene” (2 Tessalonicesi 3, 13)

“Ritraetevi dal male e fate il bene” (1 Pietro 3,11)

Come mai, quando si parla di “bene”, il pensiero tende a correre verso il suo contrario, il “male”? Forse perché il male fa rumore, fa notizia, è maggiormente visibile. L’aforisma “fa più rumore un albero che cade di una fore-sta che cresce” mantiene sempre la sua validità.Questa risonanza, anche mediatica, del male, genera paura. La paura, di conseguenza porta alla difesa, alla chiusura, al sospetto.Nella nostra società competitiva spesso il bene e la bontà sono giudicati come ingenuità, come forma di debolezza.Un fondo di verità c’è: il bene è disarmato e disarmante.Siamo in periodo di Avvento e di Natale: il Dio che incon-triamo nel Natale è un bambino che giace in una mangia-toia perchè “non c’era posto nell’albergo” (Lc. 4,18), un bambino che trova accoglienza in una stalla, non nei pa-lazzi dei re e dei potenti.Tutto ciò non è certo banale, è straordinario che Dio abbia scelto questa incredibile modalità per manifestarsi.Senz’altro, questo Dio-bambino, povero e disarmato è compreso soprattutto da chi deve affrontare quotidiana-mente gli atteggiamenti tracotanti dei più forti, da chi deve fare i conti con il rifiuto e l’emarginazione.Ma allora il bene è banale? No, al contrario, il bene è straordinario. E’ piuttosto il male ad essere banale.La liturgia del Natale sottolinea uno “scambio mirabile” avvenuto tra Dio e le persone nel Natale : “Il creatore del genere umano, assumendo un corpo e un’anima, si degna di nascere da una donna e ci regala la sua divinità”.C’è un modo in cui i cristiani concretamente possono met-tere in atto lo scambio che si è originato nel Natale: facen-do il bene.Parafrasando l’insegnamento di Gesù si può affermare:“ Se scegliamo di fare il bene, cioè di essere responsabili della felicità e del benessere degli altri, liberamente e per amore, Dio si prende cura di noi. Se ci prendiamo cura degli altri, permettiamo a Dio, che è Padre e Madre, di prendersi cura di noi.”Il bene è straordinario per sua natura: il perdonare, lo spezzare le spirali della violenza, il mettere in comune i beni, il tempo, la casa con gli altri non sono atti che le per-sone sono ordinariamente portate a fare, questo esige l’adesione al messaggio evangelico, esige il percorrere la via della conversione.La memoria viva di quell’evento avvenuto due millenni fa, e che si ripete continuamente, ci faccia imboccare con de-cisione la strada della conversione e ci doni il coraggio di fare il bene.

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ACCORRETE GEN-TE: GLI INCONTRI CON IL DIACONOBONOMO SONO

APERTI A TUTTI!!!!

Per chi ancora non lo sapesse, la nostra par-rocchia, da un anno a questa parte, può contare su un aiuto in più: il dia-cono Roberto Bonomo che ha accettato di ac-compagnare il gruppo di educatori e catechisti nella loro formazione. Ma non solo!!!! Infatti, una volta al mese, il no-stro caro diacono terrà un incontro sul “Credo” a cui potranno partecipa-re tutti i parrocchiani (anzi, è caldamente con-sigliata la presenza di tutti coloro che fossero interessati!!).Una possibilità in più per poter crescere nel-l’ascolto della Parola del Signore e per poterLa comprendere sempre più a fondo, evitando di ca-dere nell’abitudine e nella pigrizia!Nel mese di dicembre l’appuntamento con Bo-nomo è previsto per lu-nedì 3 alle ore 21:00 presso la nostra parroc-chia.Vi aspettiamo!!!

GIOVANI UGOLE D’ORO.

Per il giorno di Natale (occasione in cui la no-stra parrocchia festegge-rà i suoi 40 anni) e per l’Epifania, i bambini dello Spirito Santo, di-retti da Monica Pergref-fi, si esibiranno in due canzoni (una all’inizio e una alla fine della Santa Messa) tipicamente nata-lizie: “Adeste fidelis” (Venite fedeli) e “Tu scendi dalle stelle”. Le prove dei due canti ver-ranno effettuate ogni sabato (a partire dal 1° dicembre) dalle 14.30 alle 15. Mi raccomando bambini, partecipate in massa.

UNA CHIESA IN ESODOLa comunità cristiana in Iraq

Ad ottobre don Giuseppe Dossetti, parroco di San Pellegrino, e Pierluigi Bertolotti, presidente dell’as-sociazione La Pira si sono recati in Giordania per incontrare i profughi cristiani iracheni. Nella serata del 13 novembre, hanno raccontato la loro esperienza, mostrando anche molte fotografie del viaggio.

“ Noi cristiani in Iraq abbiamo lasciato tutto e non possiamo tornare. Fino a quando resteremo qui? I no-stri figli sono in un altro paese. Non si può vivere separati….Mio fratello è stato rapito; è stato pagato il riscatto, ma l’hanno ucciso”; “Ho l’epilessia: per curarmi dovrei avere dei soldi, ma le medicine costano troppo per me”; Ho ottant’anni e mio marito ottantacinque. Abbiamo nove figli sparsi in Europa. Vor-remmo stare con loro, non abbiamo problemi di soldi, ma il visto non arriva”; “Abbiamo sofferto molto in Iraq. Qui in Giordania non andiamo molto d’accordo con i giordani”; “Vengo da Mossul. I mussulmani ci hanno minacciato. O mettete il velo o vi uccidiamo”; “Abitavo a Dora. Qui non vogliamo aspettare gli aiuti, vogliamo lavorare. Ma in Giordania non è possibile. Cerco di raggiungere i miei fratelli negli Stati Uniti. In Iraq non tornerò più”; “Sono un mutilato della guerra con l’Iran. Sono arrivato dall’Iraq tre giorni fa. Abitavo in un villaggio cristiano vicino a Mossul. Ma andare in città era troppo pericoloso”; “Mio marito è stato ucciso nel 1996. Un figlio è andato in Russia, non so più niente di lui. Gli altri miei due figli, hanno chiesto il visto per gli Usa, ma non l’hanno avuto”. La sofferenza degli uomini e delle donne che si sono fermati a parlare con noi, dopo la messa che il padre Raymond ha celebrato in rito cal-deo nella parrocchia di Cristo Re ad Amman, è come un’onda: uno dopo l’altro, raccontano la loro storia, sottovoce, educatamente, dicono cose terribili. Sono i cristiani profughi dall’Iraq. In Giordania ce ne sono 20-25mila, su mezzo milione di sfollati. In Siria, gli sfollati sono un milione e mezzo. La Giordania li ha accolti, ma non hanno il permesso di lavorare. Vivono con il loro capitale, con le rimesse dei parenti al-l’estero. Qualcuno fa un lavoro in nero. Sono artigiani, impiegati, professionisti: la classe media del loro Paese. Loro sono stati fortunati. I più poveri sono rimasti nella pentola di ferro irachena. Il sogno è un visto per un paese occidentale. Ma la procedura è lunga. Si potrebbe comprare un visto falso: 10-15mila dollari per l’Europa, 40-50mila per l’America. L’Australia è più accessibile: accoglie tutti, ma ci vuol tempo, perché le domande sono troppe. (….) La chiesa caldea irachena, di fondazione apostolica, contava nel 1991 un milione e quattrocentomila fedeli. Ora sono rimasti in non più di trecentomila, la maggior parte si è spostata in Kurdistan, nella parte nord del Paese. Ma adesso i turchi bombardano i loro villaggi. “Dite alla Turchia che ci lasci stare”, ci sollecitano. Noi siamo per loro un’apparizione: nessuno li è mai venuti a trovare, tanto meno i fratelli delle chiese d’Europa o d’America. Eppure è anche per la loro fede cristiana che soffrono. Molti li considerano amici dei “crociati” che hanno invaso il Paese e dubitano del-la loro lealtà. Qualcuno ha lavorato per gli americani. Visitiamo “Andy”: ha fatto l’interprete per un’unità che sminava la strada per Falluja e ha assistito al bombardamento della città. Poi è stato catturato da un gruppo ribelle. Gli hanno spezzato i denti, lo hanno picchiato: ma è stato fortunato perché si trattava di un gruppo di militari, non di fanatici religiosi; si sono convinti che era un pover uomo e lo hanno rilasciato; oggi, di notte, soffre di incubi, i suoi nervi sono gravemente compromessi. Ma molti altri come lui non sono tornati. Il padre Raymond, caldeo di passaporto siriano, cura la pastorale dei profughi. La sua bocca è sempre sorridente, ma i suoi occhi sono fermi e seri: è difficile stare vicino a delle persone e dover dire loro che non si può fare niente. Celebra la messa in quattro centri. (….) Li ascolta, prega con loro, celebra il suffragio dei loro morti. (….) Padre Raymond raccoglie i curricoli che la gente presenta all’agenzia delle Nazioni Unite, dalla quale dipende il riconoscimento dello status di rifugiato. E’ arrivato a trecento. Ne ho letti a caso una ventina. Ben due erano di parrucchiere: hanno bruciato loro il negozio, perché cor-rompevano le donne. Insegnando loro le mode occidentali. Un altro era di un’insegnante, vedova, che viveva col fratello handicappato e la cognata. Era l’unica insegnate cristiana in una scuola pubblica e svolgeva le funzioni di vicepreside. I suoi colleghi mussulmani la tormentavano perché si convertisse all’Islam e si mettesse il velo. Alla fine il velo se l’è messo, ma non è bastato. E un giorno – era stata fatta saltare la moschea di Samara, un luogo molto venerato dagli sciiti –, sono arrivati due membri dell’eser-cito del Mahdi, di Moqtada al Sadr, e hanno intimato la chiusura della scuola e l’inizio immediato dello sciopero. Lei si è rifiutata di mandare a casa i bambini: i genitori erano a lavorare, non era possibile av-vertirli. I due sono andati via minacciando. Poi, lei ha saputo che un preside, che si era comportato in ugual modo, era stato ammazzato; la sua casa è stata invasa, le minacce sono continuate. Alla fine ha ce-duto, ed è partita. (….) In realtà non si vede una via d’uscita: fanatismo religioso, nazionalismo, delin-quenza comune e tutte le miserie di una guerra civile rendono il pantano iracheno impraticabile per tutti. Così, chi può, scappa. Un esodo di queste proporzioni ha soltanto un precedente, quello degli ebrei. I cristiani iracheni cercano di riunirsi in alcuni Paesi e in determinate città: a Detroit ci sono centoventimila iracheni. Ormai ci sono più iracheni in Usa e Canada che in Iraq. Nel sud dell’Iraq ormai non è rimasto quasi nessun cristiano. Due preti bastano per tener accesa una fiammella. Eppure questa gente non ha perso la speranza. Il loro futuro è a decine di migliaia di chilometri , le loro famiglie si sono spezzate, solo il telefono rappresenta ancora un legame. Ma la loro liturgia è partecipata, è un canto continuo di tutta l’assemblea. (….) Mi chiedevo, mentre partecipavo alla loro messa, come risarei sentito io, se sui 4.200 abitanti di San Pellegrino 3000 fossero andati all’estero e gli altri vivessero rintanati in casa, se la mia chiesa avesse subito attentati e i miei giovani fossero stati uccisi. La loro fede mi ha impressionato. Non stavo assistendo alla fine di una chiesa, ma a un esodo, a un pellegrinaggio: quasi niente potevano portare con sé, ma il loro Dio era con loro, era una presenza tangibile. Non volevano commiserazione, ma essere ricordati dai loro fratelli. Il padre Samir, studente iracheno a Roma, che ci accompagnava (….), ci assicurava, unitamente a padre Raymond, dell’importanza della nostra presenza. A noi, in verità sembra-va di essere impotenti di fronte a sofferenze così grandi. (….) Io li guardavo e ammiravo la forza della fede, di questa radice che permette di ricominciare sempre. Rimane la domanda: come abbiamo potuto ignorarli prima della guerra e dimenticarli dopo?

Don Giuseppe Dossetti, Reggio Emilia 13 novembre.

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TEATRO??? SÌ, GRAZIE, QUI IN PARROCCHIA!!!!!

Cosa ci fa un corso di teatro in parrocchia??? Ma è proprio vero?....Sì!!!! Dal 28 ottobre, tutte le domeniche dalle ore 18,30 fino alle 20, i nostri ragazzi dalla 3^ media in poi, sono invitati ad un corso teatrale gratuito, gentilmente tenuto da 3 ragazze della compagnia teatrale cittadina Mamimò, che si impe-gnano a trasmettere ai ragazzi (...ed anche a noi educatori!!) i trucchi del me-stiere e tecniche di recitazione, e ci aiuteranno ad organizzare uno spettacolo teatrale che verrà messo in scena in data da destinarsi!!Il primo incontro è stato molto interessante, le nostre 3 attrici (Elena Spaggiari, Lucia Sollazzo, Giorgia Blancato) dopo un primo riscaldamento per metter i ragazzi a proprio agio, hanno dato la possibilità ai nostri attori in erba di met-tersi alla prova con schetch inventati sul momento conditi da vari consigli su come migliorare la propria tecnica.Sappiate dunque che in futuro potrete sentir parlare della “Spirito’s Santo com-pany”, che potrebbe approdare a Broadway, nonostante gli inizi siano stati in un freddo salone, in quei di Reggio Emilia............................IN BOCCA AL LUPO A TUTTI COLORO CHE STANNO INTRAPREN-DENDO L’ AVVENTURA!!!!!

I CAPPELLETTI FATTI IN CASA???... COMPRALI DA

NOI PER AIUTARE I PIÙ BI-SOGNOSI!

Da diversi anni ormai, nel periodo natalizio, alcune nostre parrocchiane si incontrano e, con passione e dedizione, preparano i CAPPEL-LETTI ARSÀN!!! Chi fosse interessato potreb-be infatti contattare Lucia (3403356650) o Lui-sa (3388379099) e prenotare la quantità deside-rata di cappelletti.Da questa bella iniziativa per agevolare le fati-che di qualche cuoca/o a corto di tempo, le no-stre signore raccoglieranno un compenso che sarà devoluto ai progetti missionari del Brasile, Madagascar e Sierra Leone.

Accorrete numerosi!!!

“NOI, IN MEZZO ALLE FAVELAS BRASILIANE”Venerdì 16 novembre si è svolta in parrocchia la riunione del gruppo delle adozioni a distanza. In quell’occasione, Giorgia Beltrami e Matteo Zanichelli (con l’ausilio di materiale fotografico) hanno raccontato la loro esperienza ad agosto in Brasile, con rete spe-ranza. Rete Speranza è un’associazione di volontariato a sfondo cattolico che gestisce le adozioni a distanza in Brasile a cui il gruppo dà un contributo economico.Ospiti di Graziella, coordinatrice di Rete Speranza, abbiamo vissuto per due settimane nel suo appartamento, nella città di Curitiba (che conta quasi due milioni di abitanti), capitale dello Stato del Paranà (nel sud del Brasile). Rete Speranza ha aperto due centri professionalizzanti, uno a Curitiba e l’altro a Piraquara (una favela di Curitiba). Queste scuole raccolgono ragazzi, ragazze, uomini e donne poveri a cui – tramite dei corsi semestrali – viene insegnato un mestiere (si diventa panettiere, meccanico, parrucchiere, arti-giano, sarto, muratore ecc..). Ci sono, inoltre, anche corsi di musica, teatro, danza e ginnastica per adolescenti. Ma il centro che più ci ha impressionato è stato quello di Piraquara. Intanto, accoglie solo donne. E ha due priorità. La prima: fare riacquistare autostima alle ospiti, dato che la maggioranza di esse (se non tutte) ha subito violenza da parte dei propri compagni o mariti ed è stata violenta-ta. La seconda è quella di farle diventare imprenditrici. Infatti, poiché le donne di Piraquara vivono in una favela, non c’è lavoro nella zona in cui risiedono e così bisogna “crearlo”. Come? Fondando cooperative o imprese. E possiamo garantire che funziona. Ricchi e poveri. Curitiba è una città molto ricca che nasconde sacche di povertà nei luoghi più impensabili. Un esempio? Dietro a ville imponen- ti, si celano baracche fatiscenti. Le persone facol-tose temono di essere assalite e derubate dai meno abbienti. Alzano barriere, non solo metaforiche, ma anche fisiche, creando una specie di zona pro- tetta. Cosicché le case posseggono muri alti che fungono da fortezza e vigilanti che controllano chi entra e chi esce. Tuttavia, l’aspetto più preoc-cupante del Brasile è l’alto livello di violenza. Alla vita viene assegnato un valore molto basso. Puoi essere ucciso o ferito perché vogliono por- tarti via un paio di scarpe o una catenina d’oro troppo in vista. Non è consigliabile andare in giro dopo cena, specialmente se si è soli. Addirittura, di notte, dopo una certa ora, le automobili hanno il permesso di passare con il rosso, perché se si sosta a un semaforo c’è il rischio che qualcuno ti possa puntare una pistola alla testa per rapinarti. Curitiba è l’ottava città più violenta del Brasile; ci sono 38 decessi per morte violenta ogni 100 abi-tanti e il 77% di questi sono giovani tra i 16 e i 21 anni. Gli spari sono all’ordine del giorno e anche noi ne abbiamo sentito qualcuno. I colpi di pistola possono, a volte, essere confusi con i fuochi d’artificio. Questi ultimi avvisano l’arrivo del “corriere” della droga.Le favelas. Sono aree poverissime che si trovano all’esterno della city. Siamo stati due volte nella favela di Piraquara. Baracche in mezzo al fango, case “barcollanti”, famiglie con bambini piccoli che vivono insieme a cani e gatti in mezzo alla sporcizia. Alcuni edifici non possiedono nemmeno l’elettricità. Ci ha colpito particolarmente un’abitazione di quattro persone, nella quale il bambino di un anno dorme in un’amaca sopra il letto dei genitori. Sempre in questa baracca abbiamo incontrato le lacrime di una madre che ci ha raccontato la morte del figlio 17enne per colpa della droga e, parimenti, l’ospitalità di questa stessa donna che si è commossa per la nostra visita. In queste zone off limits, lasciate alla mercè di bande rivali, dove non entra neppure la polizia, l’attività principale è il commercio della droga. Inutile dire che questi banditi (spesso ventenni) si ammazzano per avere il controllo del traffico. Abbiamo visto con i nostri occhi un ragazzo che scappava e sotto la felpa nascondeva un’arma o dei pacchetti di droga. Inoltre, è presente un’altra piaga: la discriminazione femminile. In Brasile, la donna è sottomessa e violentata dall’uomo. Alcune rimangono incinta molto giovani (verso i 12-13 anni). Ma non solo per tale motivo ci sono gravidanze premature. Difatti, viene praticato in modo inco-sciente il sesso tra adolescenti. Lo interpretano come un gioco e non sanno le conseguenze che comportano certe azioni.Concludendo. Che dire, dunque, alla fine? E’ stata un’esperienza stupenda che ripeteremmo anche domani. Abbiamo conosciuto un mondo bello, diverso dal nostro, più problematico, ma anche più emozionante. Un mondo che in qualche modo ci ha cambiato e che porteremo per sempre nel cuore.

Giorgia e Matteo

Foto 2: Qui sopra un'abitazione della favela di Piraquara.

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Spirito Santo - Dicembre 2007! NUMERO 1

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RICORDI DEL MESEA ottobre si è svolta la tradizionale “castagnata” ostacolata da un “bianco” imprevisto: la neve!!

Alcune foto per immortalare il momento.

A.A.A.

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