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GRUPPO NATURALISTICO DELLA BRIANZA Associazione per la difesa della Natura in Lombardia 22035 Canzo Periodico trimestrale Anno XLX N. 1 2013 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (convertito in legge 27/02/04 - N. 46) Art. 1 Comma 2 - DCB COMO

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GRUPPO NATURALISTICODELLA BRIANZAAssociazione per la difesadella Natura in Lombardia22035 Canzo

Periodico trimestraleAnno XLX N. 1

2013

Poste Italiane S.p.A.

Spedizione in abbonamento postale

D.L. 353/2003 (convertito in legge 27/02/04 - N. 46)

Art. 1 Comma 2 - DCB COMO

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SommarioEditoriale .................................................................................................................................................................. 1

I massi avelli di Torno. Un itinerario - Gianluigi Valsecchi ................................................................. 2

La Strada Regia - Silvia Fasana ........................................................................................................................ 5

Le erbe della salute: 1. l’alloro - Daniela Butti . ....................................................................................... 7

Tram e semafori asserviti - Umberto Guzzi .............................................................................................. 10

La finalità morale di un giardino - Giovanni Guzzi ................................................................................ 13

La Chiesa e la custodia del creato ................................................................................................................ 16

Gli uccelli nella Riserva del Pian di Spagna e sui Monti dell’Alto Lario........................................ 20

Il nostro amico Stefano Fedeli - MS............................................................................................................. 22

Le nostre iniziative ............................................................................................................... terza di copertina

ANNO XLX - N. 12013

La Redazione ringrazia Gianluigi Valsecchi, Alberto Pozzi e tutti coloro che hanno collaborato aquesto numero di “Natura e Civiltà”.

Ricordiamo che ai sensi della legge 196/03 le informazioni fornite sono raccolte e trattate per le sole attività del Gruppo Naturalistico della Brianza– ONLUS. In ogni momento potrete rivolgervi al GNB Onlus per consultare, modificare, oppure opporvi al trattamento dei dati.

Campagna iscrizioni 2014al Gruppo Naturalistico della Brianza

È possibile iscriversi o rinnovare l’iscrizione al Gruppo per l’anno 2014 effettuando il versa-mento sul conto corrente postale n° 18854224 intestato al Gruppo Naturalistico dellaBrianza – C. P. 28 – 22035 Canzo (puoi servirti del bollettino allegato). Invitiamo chi non l'avesse ancora fatto a mettersi in regola con la quota associativa 2013.

Socio ordinario 25 €Socio giovane (fino a 20 anni) 15 €Socio familiare (se convivente) 10 €Socio sostenitore 50 €Socio benemerito da 100 €Socio Vitalizio 200 €Adesione speciale G.E.V. 10 €

e come sempreFAI DI UN TUO AMICO UN NUOVO SOCIO

farai più grande la nostra famiglia e più efficace la nostra azione

Anche la sola iscrizione è un contributo per sostenere le nostre campagne per un mondo migliore. Se puoi,partecipa anche alle nostre attività: per informazioni, collaborazione, reclami, rivolgiti alla segreteria sociDaniela Butti, via Venezia 58, 20814 Varedo MB, tel. 0362.583492, [email protected].

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icordare sempre le ragioni fondative del Gruppo Naturalistico della Brianza, risvegliare l’a-more per la natura attraverso la conoscenza e l’esperienza diretta, è il motivo per cui l’anno

prossimo dedicheremo risorse e tempo per organizzare il premio Giorgio Achermann.È il modo di “dare la parola” al fondatore, seguendone il metodo, sostenendo la ricerca scientifi-ca e la divulgazione dei risultati.Non nascondo che sviluppare nuove iniziative è impresa temeraria per il gruppo: il passaggio diconsegne è ancora imperfetto ed è auspicabile il contributo di altre forze per seguire l’attivitàordinaria.Accanto all’impegno ad essere più regolari con le comunicazioni ai soci, rimane il dovere di per-seguire e promuovere la conoscenza dei processi biologici, ecologici, sociali che voglio declinarein una approfondita conoscenza delle realtà locali (parchi e aree protette o meritevoli di tutela).In relazione all’evento EXPO 2015 di Milano “Nutrire il pianeta – Energia per la vita”, il Gruppo puòcon il premio Achermann stimolare e diffondere alcune ricerche relative al territorio lombardo.Sono approfondimenti sul tema dell’alimentazione legata all’attività umana sull’ambiente, quali,a titolo esemplificativo:• la riduzione della fertilità della Pianura Padana, argomento accennato dal prof. Crovetto inoccasione del convegno per i 50 anni del Gruppo Naturalistico della Brianza («In Pianura Pada-na la sostanza organica nel terreno sta scendendo pericolosamente, siamo attorno al 2%: sottoal 3% i terreni cominciano a soffrire di fertilità», Atti del convegno - Natura e Civiltà n.3/2010);

• il declino del prodotto simbolo dell'autunno, a causa della diffusione del cinipide galligeno,parassita del castagno europeo, l’albero che Giovanni Pascoli chiamava “l'italico albero delpane” [http://www.treccani.it/enciclopedia/castagno_(Enciclopedia_dei_ragazzi)/]; le importa-zioni dall’estero di castagne (il pane di montagna) hanno superato in quantità la produzione ita-liana nel 2013;

• l’utilizzo di insetticidi neonicotinoidi, considerati dannosi in alcuni impieghi per le api e gliinsetti impollinatori, è stato bloccato per due anni dalla Commissione europea; è un esempiotra i tanti di come una valutazione solo settoriale e non olistica (l’efficacia insetticida del pro-dotto) ha trascurato impatti per i quali a posteriori si è dovuto correre ai ripari.

Il Gruppo Naturalistico della Brianza può svolgere un’azione importante nella divulgazione scien-tifica presso il suo specifico pubblico con l’obiettivo di fare bene all’ambiente appassionando allanatura, attraverso un’azione educativa.

La parola ai soci…Vogliate sostenerci anche con proposte e suggerimenti.

Il VicepresidenteRoberto Cerati

Ora “la parola”a Giorgio Achermann

EDITORIALENATURA

E CIVILTÀANNO XLX - N. 1

2013

Periodico del GruppoNaturalistico della Brianza,inviato gratuitamente ai soci

REDAZIONESilvia Fasana (Direttore Responsabile)

[email protected]

CONSIGLIO DI REDAZIONEIole Celani Agrati

Maria Luisa Righi Balini

Spediz. in abbonamento postaleRegistrazione del Tribunale

di Como n. 170 del 3 marzo 1967

Progettazione grafica,fotocomposizione e stampa:GRAFICA MARELLI snc

Via L. Da Vinci, 28-22100 Como

Gli autori sono direttamenteresponsabili delle opinioniespresse nei loro articoli

Il presente periodico è stampatosu carta tipo ECF (senza cloro)

GRUPPO NATURALISTICODELLA BRIANZA ONLUS

Associazione per la difesa dellaNatura in Lombardia

Iscritta al Registro RegionaleLombardo del Volontariato

22035 CANZO (Co)Casella Postale n. 28

Tel. 031 68 18 21e-mail: [email protected]

www.grupponaturalisticobrianza.itC.F. 82005080138

PRESIDENTE ONORARIOCesare E. Del Corno

e-mail: [email protected]

VICE PRESIDENTERoberto Cerati

Segreteria Soci0362 583492

Aderente alla FederazioneNazionale Pro Natura

In copertina:Veduta del paese

di Torno (foto Elisabetta Marelli)

R

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uole la leggenda che i massi avelli dis-seminati sulle montagne fra Torno e

Faggeto Lario custodiscano un passato dicui le comunità locali, attaccate alle lororadici assai più di quanto si possa pensare,vanno giustamente fiere: chiedete ad untornasco o ad un faggetino di parlarvi degliavelli e… preparatevi ad ascoltare mille emille storie o anche, magari, la stessa, maraccontata in innumerevoli versioni. Tombe dalla origine tanto antica quantomisteriosa, gli avelli (chiamati anche tro-vanti) furono scavati nei numerosi massierratici presenti in zona e adibiti alla sepol-tura di personaggi di censo elevato. Scava-ti, così vogliono almeno gli ultimi studi, trail V ed VI secolo d.C., in passato gli avellivennero utilizzati per cavare sasso e, quin-di, distrutti; nonostante l’inopinata scom-parsa se ne contano ancora alcuni esem-plari nelle montagne soprastanti Torno: neiboschi tra Piazze e Negrenza si possono

infatti ammirare gli avelli di Maas, Rasina,Piazz, Negrenza e Cascine Negrenza.Maltrattati fino alla loro distruzione inpassato, negli ultimi anni gli avelli sonoinvece stati scoperti grazie alla tutela dellaComunità Montana del Triangolo Lariano edella Società Archeologica Comense diComo, che ne hanno fatto una autenticameta turistica grazie alla sistemazione diapposita segnaletica ed alla costante puli-zia delle zone.Da segnalare, anche se al di fuori dell’itine-rario tornasco, il masso avello di Lemna,frazione di Faggeto Lario: situato sulla viaper Bicogno, in passato il trovante è statoscavato per cavarne pietrame ma, anzichéessere completamente distrutto, una voltaabbandonato è stato riconvertito in fonta-na pubblica, tutt’oggi visibile sulla via cheda Lemna conduce alla soprastante localitàdi Bicogno.

I massi avelli di TornoUn itinerario

V

IL NOSTRO TERRITORIO

L’avello delle Piazze(foto Mauro Corradi)

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GLI AVELLI DI TORNO: UN ITINERARIOSituati, come detto, sulla montagna retro-stante il paese di Torno, gli avelli possonoessere raggiunti attraverso il percorso cheda Torno sale alla località di Piazzagaattraverso una comoda mulattiera chepercorre boschi e prati. La difficoltà è ele-mentare, dunque alla portata di chiunquenon abbia problemi motori; è tuttavia con-sigliabile un abbigliamento con scarponci-ni da montagna, bastone per aiutarsi nelcammino (e non solo: è sempre possibileincontrare qualche vipera, anche se inno-

cua) e pantaloni lunghi.Il tempo di percorrenza totale, calcolato suun passo di media velocità, è di circa un’o-ra, il dislivello di circa 350 metri, il percor-so provvisto di cartelli segnaletici.Dalla centrale piazza Enrico Caronti, siimbocca via Tridi e, giunti ad un bivio, siprosegue a sinistra verso via Pozzo imboc-cando l’antica mulattiera per Piazzaga. Siprosegue lungo un’ampia gradinata conspettacolari panorami quindi si giunge allalocalità Campione, dove sono visibili i dueprimi avelli; si prosegue poi per il piano diTravaina dove, a 400 metri di altezza, ci siappresta all’omonimo torrente. Giunti inprossimità del corso d’acqua, si supera unaantica porta di pietra, conosciuta come“porta di Travaina”, dove (così vuole unatradizione locale) si lascia un singolarepedaggio simbolizzato da… un sasso, quin-di si giunge ad un ponte che supera laValle. Oltre il ponte bisogna svoltare a sini-stra, quindi si passa davanti a una cappel-lina e ci si addentra nel bosco, lasciandosialle spalle il clamore suscitato dall’acquache scorre allegramente sul letto del tor-rente. Trascorsi alcuni minuti di cammino(sempre diritti, non ci si sbaglia) si giungein località Negrenza, dove si oltrepassanoalcune cascine e si raggiunge il primo deitre avelli della zona. Il tempo di un rapido

Veduta del paese di Torno(foto ElisabettaMarelli)

la cappellina dellamadonna sul sentiero e la porta di Travaina(foto Mauro Corradi)

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sguardo e di una foto ricordo, quindi siprosegue sul sentiero e, trascorsi pochialtri minuti, si incontra il secondo avello.Per raggiungere il terzo (sia detto traparentesi: il più imponente) bisogna por-tarsi alla località Piazz, distante alcunecentinaia di metri. Da qui, si può prosegui-re sul sentiero incrociando il tracciatoprincipale che conduce a Piazzaga dove,con gli immancabili panorami, vi sono lapiccola chiesa che, dedicata all’Addolorata,ogni anno ad agosto diventa il fulcro dellafrequentata Festa di Piazzaga, ed il crottofrazionale dove, dopo tanta fatica (ripaga-ta però dalla lussureggiante natura), ci sipuò rifocillare con cibi tipici.Rientrati a Torno, avanzando qualche oradi tempo, si potrà fare una visita alla chie-sa di San Giovanni Battista (in cui è con-servato secondo la tradizione uno deiChiodi della Croce di Gesù) ed il vicinocimitero, ricco di tombe artistiche, tra cuila stele dedicata al prete – poeta – patrio-ta Tomaso Bianchi che, nei moti ottocente-schi, fu incarcerato a Milano dagli Asburgoe per la patria italiana diede la vita. Infine,una visita al caratteristico porticciolo (qui,nell’Ottocento, vi furono importanti ritro-

vamenti archeologici testimonianti l’anticopassato di Torno) ed alla chiesa parroc-chiale di Santa Tecla, la cui austera faccia-ta si specchia nelle acque del Lario.Non saranno i massi avelli, ma anche SanGiovanni e Santa Tecla meritano una visita.

Gianluigi Valsecchi

Bibliografia

- Pietro Müller, Da Nesso a Blevio, Ed. Cai-roli, Como 1968.

- Giancarlo Frigerio, I massi avelli delcomasco ed altre notizie archeologichedel territorio di Torno, Ed. Società Archeo-logica Comense, Como 2010.

- Silvia Fasana, I massi erratici e gli avelli diTorno, Ed. Comunità Montana del Trian-golo Lariano (pieghevole)

- Aa Vv, Valli occidentali del Lario e Trian-golo lariano, Ed. Touring Club Italiano,Milano 1983.

Avello CascineNegrenza

(foto Mauro Corradi)

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a Strada Regia” di Albano Marcarini(Lyasis Edizioni, Sondrio 2007) è un

prezioso compagno di avventura per unapiacevole escursione a piedi seguendo iltracciato dell’antica Strada Regia che por-tava da Como a Bellagio. Da Brunate allefrazioni di Blevio, dalle chiese di Torno aipittoreschi borghi montani di Faggeto, daiMonti di Careno all’orrido di Nesso, dallefrazioni di Lezzeno, alle ville di Bellagio,l’autore, esperto di itinerari e antiche stra-de, prende il lettore per mano e lo accom-pagna passo passo attraverso le bellezzenaturali e paesaggistiche e le testimonian-ze della storia, della fede, dell’arte, dell’u-mile lavoro dell’uomo lungo i secoli.La Strada Regia è un percorso pedonale dicirca 32 chilometri a bassa quota (in mediacirca 300-350 m sul livello del mare, conuna punta massima di 650 m) lungo lasponda orientale del ramo di Como delLario, rimasto in uso fino agli inizi delsecolo scorso, quando fu completata lastrada “Lariana”. Caratteristica principale diquesto tracciato è l’estrema varietà dellesituazioni e dei paesaggi: si passa dallastrada in acciottolato al sentiero in terrabattuta ad alcuni tratti asfaltati; dall’anda-

mento pianeggiante alle ripide salite; dallezone boschive ricche di acque, come quel-le tra Molina e Lemna, a quelle brulle e sec-che come le Grosegalle. Denominatorecomune sono gli splendidi panorami moz-zafiato sul lago di Como, con le sue luci e isuoi colori.Un sentiero della memoria e della bellezza,descritto da Marcarini in punta di pennama anche in punta di pennello, perché iltesto è accompagnato da suggestiviacquerelli.La guida è divisa in cinque capitoli, corri-spondenti ad altrettante passeggiate (daBrunate a Torno; da Torno a Pognana; daPognana a Nesso; da Nesso al Ponte delDiavolo; Bellagio), collegate tra loro e, neipunti di inizio e fine, con il capoluogoattraverso i mezzi di trasporto pubblico. Idiversi tratti, adatti ad un escursionista

La Strada Regia

LIBRI

“L

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medio, si percorrono in media in 2-3 ore dicammino; il dislivello complessivo è di1300 metri, mediamente di 400 m per ognitratto.Scrive Marcarini nella premessa del suovolume: «Dice il poeta Gibran: “Vedrà di piùuna tartaruga che va piano, di una lepreche corre veloce”. È con questo spirito chevorrei accompagnarvi di nuovo lungo ilLario, sull’antica Strada Regia. Il paesaggiodel lago è fatto di cesello, intagliato fine-mente sul versante della montagna con lagrazia e l’abilità di un provetto artigiano.Come in tutte le cose fini e delicate non ser-vono la fretta e la superficialità, necessita-no invece l’osservazione meditata e la tran-quillità dell’incedere. Ecco i due consigli perquesta bella camminata fra i terrazzi e i vil-laggi del ramo di Como del Lario, ecco ilmotivo di questa piccola guida». Un utilestrumento di promozione per un viaggioalla riscoperta delle bellezze del nostropaesaggio, gustato e fatto proprio passodopo passo lungo antichi sentieri e mulat-tiere. Ricordiamo che il percorso dell’antica Stra-da Regia è stato ricostruito e recuperatodalla Comunità Montana Triangolo Larianocon la preziosa consulenza storica-tecnicadella Società Archeologica Comense. Dauna serie di incontri tra l’Ente Montano diCanzo e il Sodalizio comasco, già nel 1999

si era concretizzata l’idea di un progettocomune per il recupero dell’antico traccia-to, definito in un documento della fine delXVII secolo come “la strada Regia che daComo conduce a Bellagio”. Questo proget-to, coordinato e finanziato dalla ComunitàMontana, con fondi della Regione Lombar-dia e della Provincia di Como, ha permessoin cinque lotti successivi (realizzati tra il2002 e il 2006) di recuperare un percorsodi 35 chilometri. La progettazione dell’in-tervento è stato curata da Sergio Tajanaper quanto riguarda la parte tecnico-edili-zia e da Giancarlo Frigerio per gli aspettistorico-archeologici, con la collaborazionedi Laura Tajana. Le ricerche documentariesono state condotte all’Archivio di Stato diComo sul Catasto Teresiano (rilevato nel1721) e sul Catasto Cessato (rilevato tra il1857 ed il 1861); le verifiche sul terrenohanno invece permesso di ricostruire lastrada storica e di definire gli interventi peril recupero ad uso escursionistico.

Silvia Fasana

Immagini da “La Strada Regia”,Alnamo Marcaini,Lyasis Edizioni,Sondrio 2007

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Se tu non sei serenosei tu che l’hai voluteinsiem conosceremo“l’erbe della salute”.

Per un dolore vagoforse non sei contentocon l’erbe sarai pagoavrai gran giovamento.

Se sei stanco e mestoprenditi un decottonon è certo funestome l’ha insegnato un dotto.

Anch’io ho i miei doloridi questi non mi lagnomescolo gli odorie poi mi faccio un bagno.

Fa un bagno anche tunon sei uno sporcaccionebutta nella vasca giùperò la mia canzone.

Se hai qualche acciaccoo solo quel dolorenon prendere quel paccoche vende tuo dottore.

Dal tuo dottore andraisolo per mali estremitutto risolveraicoi vecchi sistemi.

Non son poi così vecchili studia una scienzadi presunzione pecchise tu non hai pazienza.

Stretta la via, larga la fogliasolo provando ti viene la voglia!

Parleremo di:1. Alloro2. Camomilla3. Erba Cipollina4. Lavanda5. Limoncina6. Maggiorana7. Melissa8. Menta9. Rabarbaro10. Rosmarino11. Rosa Canina12. Ruta13. Salvia14. Santoreggia15. Timo

Le erbe della salute:1. Alloro

CONSIGLI UTILI DAL MONDO DELLA NATURA

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(Laurus nobilis), Fam. Lauraceae

Pianta che adoroè certo l’alloro,sentirei a tutte le oreil suo gradito odore.È arbusto che mi piacefa parte delle Lauraceae,cresce spontaneamentee nei giardini della gente.È eretto il fustolo dico con gusto,verde nerastro di coloreè lì nel suo splendore.Son alterne le ovali foglieche con saggezza ognuno cogliecoriacee e lucide di sopraopache dove il sol non copra.In infiorescenza son i fioripoi drupe lucide e nere di coloriche ogni appassionato alunnodovrebbe raccoglier d’autunno.Le foglie si raccolgon tutto l’annosia per la cucina che per l’affannopiù sono giovani, più ricche sonoi suoi principi attivi ti danno tono.Profumi e tinture oleose, infusientrino pure per i tuoi soliti usiè espettorante e digestivoil suo impiego ti fa giulivo.Cinque o sei foglie secchein una tazza d’acqua bollenteucciderà certo le pecchedi un raffreddore incipiente.Lo stesso infuso dopo pasti presoalla digestione non dà pesoe dà al tuo corpo il megliosia da dormiente che da sveglio.Con le bacche essiccatepuoi usare la polverenon avrai parti malatema tutto precorrere.Puoi preparare il laurinato:in ottobre, novembre, con tante cure,raccogli una manciata di bacche maturele userai senza pecchequando saranno secche.Le asciughi sul calorifero qualche giornoo qualche ora nel domestico fornole pesti o le triti, sii sempre giulivale metti in mezzo litro d’olio d’oliva.Per un mese intero deve macerare

poi con cura lo dovrai filtrarelo metti senza batter le cigliain una vitrea e scura bottiglia.È pronto, si usa in modo esterioreanche per reumatico dolorele articolazioni traumatizzatesaranno lenite e rinnovate.

Unguento laurinoSi usa l’unguento laurino all’esternosia in estate che nel lungo invernocome fare lo scrivo in questo fogliosi pigian le bacche e con 70 grammi di oliosi unisce un cucchiaio di trementinae continua un po’ la canzoncinadi acido salicilico mezzo cucchiaioe di grasso di animali un paiodi maiale 150 grammi, di pecora cinquantail fuoco lentamente decanta.Per dar sapor alle vivandeil suo uso è certo grandesi usa in gastronomica fucinae fa bene alla tua pancina.Le foglie usa contro insetti tarmatoriper conservar tue lane, tuoi tesori.Stretta la via, larga la fogliacacciamo via anche ogni doglia!

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Significato del nome: il nome del generederiva dal latino volgare “laloru” il nomedella specie definisce che eccelle tra i simi-li.

Nomi internazionali: fr. laurier de poète;ingl. grecian laurel; ted. lorbeer; sp. laurel.

Nomi comuni: alloro, lauro, orfoegiu, ori-baga, oiro, orench, lavrano, labru, agliou,amlori, orbano.

Descrizione della pianta: si presenta informa arbustiva di varie dimensioni, ma èun vero e proprio albero alto fino a 10metri. È una pianta perenne. Il fusto è eret-

to, la corteccia è di colore grigio-bruna-stro. Le foglie, ovate, sono verde scuro,coriacee, lucide nella parte superiore eopache in quella inferiore e molto profu-mate, lunghe anche 10 centimetri coninserzione alterna. L’alloro è una piantadioica che porta cioè fiori maschili e fiorifemminili su piante separate. L’unisessua-lità è dovuta a fenomeni evolutivi di abor-to a partire da fiori inizialmente completi.Nei fiori femminili infatti sono presenti 2-4 staminoidi (cioè residui di stami non fun-zionali). I fiori, di colore giallo chiaro, riuni-ti a formare una infiorescenza ad ombrel-la, compaiono a primavera. I frutti sonodrupe nere e lucide (quando mature) conun solo seme.

Dove si trova: boschi di tutta la penisola.Parti usate: foglie e frutti.

Fioritura: marzo-aprile.

Tempo balsamico: ottobre/novembre;agosto / novembre (frutti maturi); tuttol’anno (foglie).

Composizione chimica: olio essenziale,sostanze grasse, tannini, amidi, resine.

Azione farmacodinamica: antidolorifica,antireumatica, antisettica, aromatica, ape-ritiva, carminativa, digestive, espettorante,stimolante.

Applicazioni terapeutiche: digestione,reumatismi e contusioni.

U.E. / U.I.Uso cosmetico: pediluvi.Usi: si utilizzano le foglie in vari modi:- in cucina, per aromatizzare carni e pesci;- trattate con alcool per ricavarne un pro-fumato e aromatico liquore dalle pro-prietà digestive, stimolanti, antisettiche,utile contro tosse e bronchite;

- per allontanare le tarme dagli armadi;- veniva utilizzato per preservare libri epergamene e per preparare le classichecoroncine di alloro.

Daniela Butti

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ei numeri passati abbiamo ripercorsole vicende dalle linee tranviarie del

nord Milano fino alle attuali prospettive diun prossimo rilancio.Trattiamo in queste pagine un argomentosolo apparentemente tecnico: riteniamoche il buon senso di ciascuno non possaesimersi dal condividerne le conclusioni,anticipate da un titolo che potrebbe sem-brare presuntuoso: è invece il frutto di unaattenta e condivisa ricerca e dell’impegnodi tutto il “Comitato per il Tram” (che èparte della Sezione di Cusano Milanino delGruppo Naturalistico della Brianza) a par-tire dalla sua costituzione, nel 1993.Un semaforo si definisce “asservito” altram quando lampeggia automaticamenteil via libera al tram in avvicinamento: iltram rallenta lievemente e transita senzaarrestarsi.Il Comitato per il Tram fin dall’inizio sostie-ne la necessità dell’asservimento deisemafori lungo le linee tranviarie, in parti-colare per quelle extra-urbane.Per valutare i vantaggi conseguibili dall’a-dozione dell’asservimento semaforico ilComitato ha effettuato rilevamenti sutram e su strada lungo linee tranviarie direcente realizzazione nel Nord Milano: lalinea 31, che da Milano-piazza Lagosta,conduce a Cinisello (si tratta di una lineainterurbana di recente realizzazione nellatratta esterna a Milano), e la linea 4, che daMilano piazza Castello conduce al confinecon Bresso, percorrendo la tratta inizialedella preesistente tramvia Milano-Desio eraccordandosi al capolinea nord (MilanoParco Nord) con il capolinea sud dellaMilano-Desio (dal 30 settembre 2011 nonpiù esercita con tram, ma con autobus).

Il tempo totale di sosta ai semafori deitram risulta in media pari al:- 40% del tempo netto di percorrenzasull’intera tratta delle due linee e sale al- 58% sulla tratta nord della linea 31.

In pratica, un tragitto che attualmenterichiede al tram 45’, con i semafori asservi-ti sarebbe coperto dal tram in 30’ circa.

COSTI IRRISORIDELL’ASSERVIMENTO SEMAFORICO

La realizzazione di una moderna lineatranviaria (come la futura Milano – Sere-gno), escluso il materiale rotabile, costacirca 12 milioni di Euro/km. Per l’asservi-mento (solo in parte realizzato) di tutti isemafori delle due linee (30 km circa) Mila-no - Limbiate e Milano - Desio erano statistanziati 700 milioni di lire nel 1994 (pari,oggi, a non più di un milione di Euro).

Tram e semafori asservitiCome risolvere i problemi della mobilità senza spendere nulla

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UOMO E NATURA: INCONTRI E SCONTRI

Cinisello Balsamo,via Gorki angolo viaPadre Turoldo: tuttifermi, passa il tram

della linea 31(foto G. Guzzi)

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Una riflessione su queste cifre ci permettedi asserire che il costo dell’asservimentosemaforico è irrilevante rispetto al costocomplessivo di una nuova linea tranviaria,ma i vantaggi, in termini di risparmio ditempo per i passeggeri (vedi sopra), sonogiganteschi.“La montagna ha partorito un topolino”,così il Comitato ha salutato l’inaugurazio-ne, nel dicembre 2003, della nuova linea 4,sprovvista di asservimento semaforicooperante, a causa della deludente velocitàcommerciale dei pur moderni convogli;analogamente sulla linea 31 per Cinisello ildispositivo per l’asservimento è già instal-lato, ma non viene fatto funzionare.La consultazione degli orari storici ufficialiATM mostra che la velocità dei tram dipen-de assai poco dalla modernità del materia-le rotabile e dell’armamento (fatta salva lanecessaria manutenzione, visibilmente

disattesa da ATM sulle due linee del Nord)mentre è legata in misura determinantealla precedenza al tram negli incroci.Il tragitto da piazza Maciachini al capoli-nea di Parco Nord della nuova linea 4, cherichiedeva 8 o 9 minuti dagli anni ’30 delsecolo scorso fino all’inizio del nuovo mil-lennio richiede nel 2012, con le nuove vet-ture “Sirio” e con la linea completamenterifatta, dai 14 ai 16 minuti.La moltiplicazione dei semafori ed il loromancato asservimento hanno fatto la dif-ferenza!

VANTAGGI PER TUTTIChi si oppone all’asservimento semaforicoa favore di tram e mezzi di trasporto pub-blico in generale ritiene che esso ostacoli lafluidità del traffico privato, aumentando lecode di auto, ecc…Per confutare questa diffusa opinione siconsideri quel che avviene ordinariamentead uno dei tanti incroci regolati dasemaforo fra due strade di cui una percor-sa da linea tranviaria; nell’incrocio, sprov-visto di dispositivo di asservimento, unafrazione di ciclo semaforico è dedicata altram: tutti i veicoli hanno segnale rosso siache il tram sia in transito, sia che non losia. Qualora invece il semaforo fosse asser-vito al passaggio del tram, il tram effetti-vamente godrebbe del privilegio di nonincontrare mai il segnale di stop; tuttavia iveicoli privati non dovrebbero subire il

Cinisello Balsamo,via Gorki angoloPadre Turoldo:tutti fermi, ma iltram dov'è?(foto G.Guzzi)

Milano, via Bene-fattori dell'Ospe-dale: un nuovosemaforo, installa-to nel 2013, obbligaall'arresto il tramdella linea 4; verdeda e per i Civici 2 e4 (strada senzauscita, sbarraabbassata, nessu-na auto)!(foto G. Mezzacasa)

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segnale rosso nel corso di tutti i ciclisemaforici in cui il tram non fosse presen-te.L’asservimento semaforico rappresenta unprivilegio per gli utenti del tram, ma com-porta contestualmente vantaggio per tuttigli altri utenti.Per confermare questa affermazione, nelfebbraio 2011 il Comitato ha effettuatouna serie di rilevazioni presso un semaforodella linea 31 a Cinisello Balsamo. I dati,estrapolati su una intera giornata, hannoportato a questi risultati di sintesi, riferitiad un singolo semaforo:

- tempo di attesa delle auto per i ciclisemaforici senza transito di tram2.016min/veicolo (33 ore 36’/veicolo)- tempo di attesa del tram148min/tram (2 ore 30’/tram)

Ammettendo una presenza media di trepersone ogni 2 automobili e di 20 personesu ciascun tram, l’asservimento al tram diun solo semaforo permetterebbe di rispar-miare una inutile attesa di 50 ore/passeg-gero giorno per gli utenti del mezzo priva-to, e di altrettanti per quelli del tram.

ENTITÀ DEL RISPARMIO ECONOMICO E SULL’AMBIENTE

Volendo dare un prezzo ai risparmi conse-guenti all’attivazione su un impiantosemaforico del dispositivo di asservimentoai tram (tempo delle persone in transito,carburante, materiale rotabile) giungiamoad un guadagno giornaliero (approssimatoper difetto) di 1.250 Euro per semaforo, dicui 1.000 a compensazione del tempo diattesa degli utenti dei mezzi pubblici e pri-vati e 250 per le voci rimanenti.Interessante è anche la valutazione deivantaggi ambientali: ogni giorno 100 kg inmeno di anidride carbonica immessa inatmosfera e 115 kg di ossigeno risparmia-to per un solo semaforo. Per renderci contodelle grandezze in gioco basti considerareche per compensare l’impatto ambientaleextra determinato dal non asservimento altram di 30 semafori (quanti ve ne sonosulla linea 31 Milano – Cinisello) sonoappena sufficienti tutti gli alberi ed iboschi del Parco Nord Milano.

COSA CAMBIEREBBE SE I SEMAFORIFOSSERO ASSERVITI?

Per ciascun semaforo asservito ATM e cit-tadini risparmierebbero complessivamente1.250 Euro al giorno, ma con un circolovirtuoso il tram, più veloce, diventerebbecompetitivo con le auto; l’aumento deipasseggeri trasportati non solo rimpolpe-rebbe i bilanci dell’ATM (e di conseguenzadel Comune di Milano), ma ridurrebbe iltraffico automobilistico a tutto vantaggiodelle auto, che troverebbero strade menointasate; meno auto in circolazione =meno inquinamento (per questo occorre-rebbe aprire un ulteriore “conto salute”),meno incidenti, meno dispendio di denaropubblico per strade, parcheggi, manuten-zione, polizia. Il circolo virtuoso, una voltainiziato, si auto-alimenta.Occorrono due soli ingredienti: il buonsenso e la volontà di fare qualcosa di utile.

Umberto Guzzi“Comitato per il Tram”

N.B.: i dati raccolti e qui sintetizzati sonodisponibili presso il Comitato per il Tram.

Vogliamo ricordare ai lettori la figura diManfredo Orlandi, ingegnere ferrovia-rio, co-fondatore del “Comitato per ilTram”, deceduto negli anni passati. Atutti i “tavoli” cui abbiamo partecipato,presso ATM, Regione e Provincia diMilano, ha sempre ottenuto riconosci-mento delle sue proposte e soluzioni,anche nel confronto con i tecnici ufficia-li di Amministrazioni e Municipalizzata.L’asservimento semaforico è stato dasempre da lui caldeggiato come determi-nante per la soluzione dei problemi dellamobilità.

Cusano Milanino: inattesa dei lavori

per il rinnovamentodella tramvia Milano- Seregno, auto sui

binari e caos pertutti.

(foto P. Jovene)

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isitando i parchi pertinenziali a dimoredi valore storico e paesaggistico, gene-

ralmente ci colpiscono la bellezza deglialberi monumentali, gli scorci ottenuti daiprogettisti con una sapiente disposizionedel materiale vegetale, ed anche gli ele-menti artificiali che questi luoghi semprecontengono: roccaglie, ninfei, fontane,statue…Proprio le statue ci consentono di riflette-re sul fatto che è possibile andare ancheoltre l’aspetto puramente estetico. Cheparchi e giardini abbiano, oltre a quelle piùimmediate estetiche ed ambientali, anche

funzioni indirette di elevazione spirituale(intesa nel senso più ampio possibile, e nonnecessariamente religioso) è fuori di dub-bio.Dove la natura è bella e ben curata è sem-plicemente piacevole trascorrere il propriotempo intenti alle più varie attività: lettu-ra, passeggio, conversazione più o meno“colta”, ascolto di musica, ricerca di refri-gerio e benessere… fino al puro e sempliceozio!Ma in qualche caso un giardino può arri-vare ad avere addirittura anche un’esplici-ta finalità morale! A conferma di questa

La finalità morale di un giardinoL’ammonimento di Bartolomeo III Arese attraverso

le statue del suo parco di Cesano Maderno

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NATURA E ARTE

Cesano Madernopalazzo BorromeoArese, il parterrecentrale(foto Giovanni Guzzi)

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considerazione portiamo l’esempio dellestatue presenti nel parco adiacente ilPalazzo Arese-Borromeo (risalente al XVIIsecolo) di Cesano Maderno, in provincia diMilano. Esempio che proponiamo graziealla preziosa e disponibile collaborazione diDaniele Santambrogio e Massimo Benzo,membri dell’associazione “Amici di PalazzoArese Borromeo” (info 0362.508901) edappassionate (e competentissime) guide diparco e palazzo. Il professor Benzo, in par-ticolare, è autore di una ricerca volta all’i-dentificazione di soggetti e personaggiraffigurati dalle varie statue ed alla ricercadi un disegno comune che ne desse ragio-ne della disposizione.«Osservando più volte le statue che fian-cheggiano il parterre del Parco del PalazzoBorromeo Arese, mi domandavo chi rap-presentassero e se fossero state disposte inmaniera casuale o rispondendo ad un pre-ciso progetto», ci ha detto Massimo, subitoprecisando che quanto ci avrebbe dettoriflette il livello attuale delle conoscenze alriguardo; ma gli studi continuano, conpassione e fantasia, ed in futuro potrebbe-ro riservare ulteriori curiosità e sorprese!«Purtroppo, mentre sul basamento di alcu-ne di esse è ancora leggibile l’iscrizione chele identifica; per altre non resta che faredelle congetture…».Ci ha quindi mostrate, addossate al palaz-

zo, la statua di «Circe e quella dell’Abbon-danza, riconoscibile dalla cornucopia pienadi frutti», mentre, addentrandosi nel parco,«ecco due statue di fanciulle. Quella sul latonord porta un cesto colmo di frutti autun-nali, la dirimpettaia a sud cammina a piedinudi su un tappeto di fiori: è probabile cherappresentino Autunno e Primavera» (chetrovano corrispondenza con Inverno edEstate all’altra estremità del parco).Proseguendo lungo il lato sud, si fronteg-gia un’altra coppia di statue. «Sono Alcinae Ruggiero: due notissimi personaggi del-l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. Alci-na rappresenta il Vizio ed aveva ammaliatoil bel Ruggiero con un incantesimo, facen-dogli dimenticare la sua fedele Bradaman-te».In loro corrispondenza sul lato nord «un’al-tra coppia rappresenta Ulisse e, probabil-mente, la Ninfa Calipso, che promise all’e-roe greco l’eterna giovinezza purché restas-se per sempre con lei nonostante fosse spo-sato con Penelope che lo attendeva, colfiglio Telemaco, ad Itaca. Due esempi dipassione incontrollata che va contro lamorale e la fedeltà in amore».Continuando il percorso si trovano «la Glo-ria, il Pentimento ed un re: forse il re Davideche, conquistata la gloria terrena graziealle sue eroiche imprese, s’invaghì dellabella Betsabea, moglie di Urìa l’Hittita. Per

Cesano Maderno,palazzo Borromeo

Arese: statue,rosai e visitatori

nel parco(foto Giovanni Guzzi)

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tenere la donna con sé, fece in modo cheUrìa fosse ucciso in battaglia… ma poi sipentì del male commesso…».Nel racconto di Massimo le statue prendo-no vita e si vedono scorrere davanti ai pro-pri occhi le vicende che rappresentanocosì, percorrendo tutto il parco, dopo averincontrato altre vicende storiche e mitolo-giche (Meleagro, che per amore di Atalan-ta uccise i propri zii e venne ucciso da suamadre, Ercole, il dio Apollo, il Valore, laFatica, la Lascivia, l’Ozio…) si giunge al ter-mine del percorso e la nostra guida provaa trarre le sue conclusioni: «Le statue dellequattro stagioni possono rappresentare il

ciclo continuo dell’esistenza umana e rac-chiudono la parabola della vita: l’uomo,chiamato a vivere perseguendo il benemorale, la virtù, può essere ostacolato dal-l’insorgere di varie passioni e cadere inpreda ai vizi che lo distoglierebbero dal pro-prio fine (vedi Alcina e Ruggiero, Calipso eUlisse, Meleagro e Atalanta). Anche perso-naggi di rilievo, come Davide che cadde conBetsabea, possono sbagliare, ma esiste,grazie al Pentimento, la possibilità diriprendere il cammino interrotto. In conclu-sione la pienezza di vita (Abbondanza) nonsi raggiunge assecondando vizi e passioni,frutto del cieco egoismo (Circe), ma perse-guendo un’esistenza moralmente retta evirtuosa (Ercole), seguendo la via luminosadel bene (Apollo)».Interpretazione all’insegna dell’ammae-stramento morale, forse fantasiosa maconfortata da una notazione presente neltestamento di Bartolomeo III Arese, con-clude Massimo Benzo, laddove, esortandola moglie Lucrezia e la figlia Giulia ad averemassima cura del Palazzo di Cesano e delParco, affermava: «Voglio infatti che goda-no della bellezza di questo palazzo e delgiardino per rinfrancare gli animi e allonta-narli dai vizi, e che colà traggano svago congli amici e i parenti ricordando sempre chetutte le cose umane sono caduche».

Giovanni Guzzida L’Eclettico su www.rudyz.net/eclettico

Cesano Maderno,palazzo BorromeoArese: la loggia delpalazzo affacciatasul parco(foto Giovanni Guzzi)

Cesano Maderno,palazzo BorromeoArese,: la fontanadel parco e, sullosfondo, il palazzo(foto Giovanni Guzzi)

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a donna saggia costruisce la suacasa, quella stolta la demolisce con

le proprie mani» (Pr 14,1). Questa anticamassima della Scrittura vale per la casacome per il creato, che possiamo custodiree purtroppo anche demolire. Dipende danoi, dalla nostra sapienza scegliere la stra-da giusta. Dove imparare tutto ciò? Laprima scuola di custodia e di sapienza è lafamiglia. Così ha fatto Maria di Nazaretche, con mani d’amore, sapeva impastare«tre misure di farina, finché non fu tutta lie-vitata» (Mt 13,33). Così pure Giuseppe,nella sua bottega, insegnava a Gesù adessere realmente «il figlio del falegname»(Mt 13,55). Da Maria e Giuseppe, Gesùimparò a guardare con stupore ai gigli delcampo e agli uccelli del cielo, ad ammirarequel sole che il Padre fa sorgere sui buonie sui cattivi o la pioggia che scende suigiusti e sugli ingiusti (cfr Mt 5,45).Perché guardiamo alla famiglia comescuola di custodia del creato? Perché la 47ªSettimana Sociale dei Cattolici Italiani, chesi svolgerà dal 12 al 15 settembre 2013 aTorino, avrà come tema: La famiglia, spe-ranza e futuro per la società italiana. Nelcinquantesimo anniversario dell’aperturadel Concilio Vaticano II, poi, rileggiamo lacostituzione pastorale Gaudium et spes,che alla famiglia, definita «una scuola diumanità più completa e più ricca», dedica

una speciale attenzione: essa «è veramenteil fondamento della società perché in essale diverse generazioni si incontrano e si aiu-tano vicendevolmente a raggiungere unasaggezza umana più completa ed a com-porre convenientemente i diritti della per-sona con le altre esigenze nella vita sociale»(n. 52).In questo cammino ci guida il luminosomagistero di Papa Francesco, che ha esor-

La Chiesa e la custodia del creatoIl messaggio della Conferenza Episcopale ItalianaLa Conferenza Episcopale Italiana (nello specifico la Commissione per i problemi socialie il lavoro, la giustizia e la pace e la Commissione per l’ecumenismo e il dialogo), dal2006 propone ogni anno per il 1° settembre una “Giornata per la Custodia del creato”,per riaffermare l’importanza della questione ecologica con tutte le sue implicazioni eti-che e sociali. Quest’anno il messaggio proposto alla nostra riflessione per l’ottava edi-zione aveva come tema “La famiglia educa alla custodia del creato”. Proponiamo ainostri lettori il testo.

NATURA E FEDE

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tato più volte, fin dall’inizio del suo ponti-ficato, a «coltivare e custodire il creato: èun’indicazione di Dio data non solo all’ini-zio della storia, ma a ciascuno di noi; èparte del suo progetto; vuol dire far cresce-re il mondo con responsabilità, trasformar-lo perché sia un giardino, un luogo abitabi-le per tutti… Il “coltivare e custodire” noncomprende solo il rapporto tra noi e l’am-biente, tra l’uomo e il creato, riguardaanche i rapporti umani. I Papi hanno parla-to di ecologia umana, strettamente legataall’ecologia ambientale. Noi stiamo viven-do un momento di crisi; lo vediamo nel-l’ambiente, ma soprattutto lo vediamo nel-l’uomo… Questa “cultura dello scarto”tende a diventare mentalità comune, checontagia tutti. La vita umana, la personanon sono più sentite come valore primarioda rispettare e tutelare, specie se è povera odisabile, se non serve ancora – come ilnascituro –, o non serve più – come l’anzia-no. Questa cultura dello scarto ci ha resiinsensibili anche agli sprechi e agli scartialimentari, che sono ancora più deprecabi-li quando in ogni parte del mondo, purtrop-po, molte persone e famiglie soffrono famee malnutrizione» (Udienza Generale, 5 giu-gno 2013).«Come la famiglia può diventare una scuo-la per la custodia del creato e la pratica diquesto valore?», chiede il Documento pre-paratorio per la 47ª Settimana Sociale.Come Vescovi che hanno a cuore la pasto-rale sociale e l’ecumenismo, indichiamo treprospettive da sviluppare nelle nostrecomunità: la cultura della custodia che siapprende in famiglia si fonda, infatti, sullagratuità, sulla reciprocità, sulla riparazionedel male.Gratuità. La famiglia è maestra della gra-tuità del dono, che per prima riceve da Dio.Il dono è il suo compito e la sua missionenel mondo. È il suo volto e la sua identità.Solo così le relazioni si fanno autentiche esi innesta un legame di libertà con le per-sone e le cose.È una prospettiva che fa cambiare losguardo sulle cose. Tutto diventa intessutodi stupore. Da qui sgorga la gratitudine aDio, che esprimiamo nella preghiera atavola prima dei pasti, nella gioia dellacondivisione fraterna, nella cura per la

casa, la parsimonia nell’uso dell’acqua, lalotta contro lo spreco, l’impegno a favoredel territorio. Viviamo in un giardino, affi-dato alle nostre mani.«L’essere umano è fatto per il dono, che neesprime e attua la dimensione di trascen-denza», ricorda Benedetto XVI nella Caritasin veritate (n. 34), in «una gratuità presen-te nella sua vita in molteplici forme, spessonon riconosciute a causa di una visionesolo produttivistica e utilitaristica dell’esi-stenza».Reciprocità. La famiglia ha una importan-za decisiva nella costruzione di relazionibuone con le persone, perché in essa siimpara il rispetto della diversità. Ogni fra-tello, infatti, è una persona diversa dall’al-tra. È in famiglia che la diversità, inveceche fonte di invidia e di gelosia, può esse-re vista fin da piccoli come ricchezza. Giànella differenza sessuale della coppiasponsale che genera la famiglia c’è lo spa-zio per costruire la comunione nella reci-procità. La purificazione delle competizionifra il maschile e il femminile fonda la veraecologia umana. Non l’invidia (cfr Gen 4,3-8), allora, ma la reciprocità, l’unità nelladifferenza, il riconoscersi l’uno dono perl’altro.«Questa era la nostra gara – attesta SanGregorio Nazianzeno parlando della suaamicizia con San Basilio Magno – non chifosse il primo, ma chi permettesse all’altrodi esserlo». È la logica della reciprocità checostruisce il tessuto di relazioni positive.Non più avversari, ma collaboratori. Inquesta visione nasce quello spirito di coo-perazione che si fa tessuto vitale per lacustodia del creato, in quella logica prezio-sa che sa intrecciare sussidiarietà e solida-rietà, per la costruzione del bene comune.Riparazione del male. In famiglia si impa-ra anche a riparare il male compiuto da noistessi e dagli altri, attraverso il perdono, laconversione, il dono di sé. Si apprende l’a-more per la verità, il rispetto della leggenaturale, la custodia dell’ecologia sociale eumana insieme a quella ambientale. Siimpara a condividere l’impegno a “ripararele ferite” che il nostro egoismo dominato-re ha inferto alla natura e alla convivenzafraterna. Da qui, dunque, può venire unserio e tenace impegno a riparare i danni

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provocati dalle catastrofi naturali e a com-piere scelte di pace e di rifiuto della violen-za e delle sue logiche. È un impegno dacondurre avanti insieme, come comunità,famiglia di famiglie. Perché i problemi diuna famiglia siano condivisi dalle altrefamiglie, attenti a ogni fratello in difficoltàe ogni territorio violato. Con la fantasiadella carità.Un segno forte di questa cultura, appresain famiglia, sarà infine operare affinchévenga custodita la sacralità della domeni-

ca. Anche “il profumo della domenica”,infatti, si impara in famiglia. È soprattuttonel giorno del Signore che la famiglia si fascuola per custodire il creato. Si tratta diuna frontiera decisiva, su cui siamo attesi,come famiglie che vivono scelte alternati-ve. La preghiera fatta insieme, la lettura infamiglia della Parola di Dio, l’offerta deisacrifici fatti con amore rendano profuma-te di gratuità e di fraternità vera le nostrecase.

Iniziative interdiocesaneDa alcuni anni, in occasione della “Giornata per la Custodia del Creato”, constatata l’im-portanza della montagna come risorsa preziosa per la vita delle popolazioni che vi abitano,i vescovi di alcune Diocesi Alpine (Como, Bolzano-Bressanone, Belluno-Feltre e Trento),insieme con i rappresentanti di altre confessioni religiose cristiane, si incontrano per unacelebrazione ecumenica che culmina con la lettura dell’ormai tradizionale “Appello per laCustodia del Creato”. Un appuntamento che rappresenta un’importante occasione per riba-dire il senso e la necessità di un comune impegno di tutte le religioni nel «coltivare e custo-dire» il creato. Proponiamo anche l’ “Appello per un rinnovato impegno educativo allacustodia del creato”, letto lo scorso 2 settembre a Trento.

a fede cristiana è luce per la vita di ogniessere vivente: essa illumina il desiderio

di comunione che, sconfiggendo la pauradella solitudine e l’angoscia del rimanereda soli, permette di vivere con senso pienouna certa pace interiore.La fede biblica presenta, infatti, la premuradi Dio creatore nel non lasciare l'uomo dasolo nel percorso di vita, affermando che«Non è bene che l'uomo sia solo: voglio far-gli un aiuto che gli corrisponda» (Genesi2,18). Dio, dapprima, pone accanto all’uo-mo gli animali. L'uomo quindi stabilisceuna relazione con ciascuno di essi, anchese non gli soddisfa il cuore a sufficienza,poiché desidera una persona. Ecco allora lacreazione della donna: con essa la relazio-ne diventa «carne della sua carne» (Genesi2, 18-23).La crescita dell’uomo si completa, infatti,nella relazionalità, che è costitutiva dellapersona. Tanto più è sana, pura, vera e libe-ra, tanto più permette a ciascuno di sco-prire se stesso come essere carico didignità co-responsabile e di esprimerla

sempre più nei valori del dono e dell'acco-glienza.La relazionalità autentica con le personeporta anche a vivere in modo positivo,rispettoso e gratificante il rapporto con ilcreato, e in particolare con gli animali, e daesso è aiutata: la Bibbia ci insegna che Diostesso volle fossero preservati anche nelDiluvio Universale (Genesi 6,19s), e tutta latradizione artistica cristiana ne ha postodue anche accanto a Dio fattosi uomonella Grotta di Betlemme. L’atteggiamento dell'essere umano neiconfronti degli animali rimane legatoall’alterità, in un rapporto che deve esserearmonioso e ordinato, nel rispetto dellaspecificità. Nella storia e nelle culture èstato vario, dalla collaborazione affettuosa,al conflitto e allo sfruttamento distruttivo.La scienza dell'evoluzione ci insegna quan-to vi siamo legati e quanto possiamoimparare. Sono elementi che le visiteodierne ci hanno permesso di approfondi-re; per questo siamo in primo luogo rico-noscenti agli organizzatori per la compe-

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tenza e la cortesia. Constatiamo ora che l’attenzione per ilmondo degli animali, in crescita, va incen-tivata con intelligenza: la maggiore curaper la loro salute, l’impegno per evitare adessi sofferenze, la scoperta dell'aiuto chepossono offrire per esempio anche nellapet therapy oltre che nel lavoro, lo svilup-po di molte associazioni di volontariato perla loro custodia, indicano il rapporto posi-tivo che si sta istaurando tra creatureumane e animali. Questi pensieri ci sostengono nel rivolgereun Appello alle comunità cristiane e a tuttele persone di buona volontà, perché, con-templando il mondo degli animali nei suoivari aspetti positivi, studiandone gli atteg-giamenti anche nella storia e avendonecura, si possa percorrere la strada dell'ar-monia, della tenerezza, della custodia del-l’intero Creato con la sua biodiversità, perriuscire a diventare sempre più promotori etestimoni della vita umana quale bene pre-zioso: solo in questo modo si saprà custo-dire bene anche la vita degli animali.Giudichiamo moralmente riprovevole l’ab-bandono degli animali, ad esempio inoccasione delle vacanze; sosteniamo i pro-getti degli allevatori soprattutto di monta-gna e incoraggiamo la riduzione dell’uso

della carne come alimento nei nostri Paesibenestanti, mentre siamo grati ai ricerca-tori che dallo studio degli animali aiutanoa migliorare la salute per tutti insieme adun'agricoltura sostenibile. In questasocietà frenetica e consumista, segnatadall'ansia, potremmo imparare propriodalla relazione con gli animali anche ilsenso del limite, il rispetto dei ritmi stagio-nali e naturali. Lo stesso uso dei prodottiprotettivi dei frutti e delle piante va megliostudiato per non trasformarsi in distrutto-re della vita animale.Ogni struttura della città dovrebbe per-mettere un contatto più normale e fre-quente con gli animali; in quest'anno invi-tiamo particolarmente le famiglie a diven-tare sempre di più luogo di educazione allarelazione corretta con essi, abituando ibambini fin da piccoli a interagire con sim-patia e rispetto e a conoscerne la varietà, labellezza, i limiti, le potenzialità, la relazio-ne. Si tratta di una sfida educativa che faparte della formazione globale della perso-na a cui anche la scuola dovrebbe contri-buire, al fine di sviluppare un comporta-mento solidario con il “con-creato”. La Bibbia, che cita vari tipi di animali, nonteme di invitare gli uomini a guardare adesempio agli uccelli per meglio compren-dere la bontà del Signore che circonda lanostra vita. Isaia scriveva: «Come gli uccel-li che volano, così il Signore degli esercitiproteggerà Israele» (31,5) e Gesù diceva:«Guardate gli uccelli del cielo... il Padrevostro celeste li nutre. Non valete forse piùdi loro?» (Matteo 6, 26). Nei pesci è stataraffigurata tutta l’umanità redenta da lui(Giovanni 21, 16). Nell'aquila si vede laprospettiva di sviluppo sotto lo sguardopaterno di Dio (cfr. Deuteronomio 32, 11)che infonde il coraggio di guardare avantianche nei momenti di stanchezza e di crisi;infatti dice la Bibbia: «Quanti sperano nelSignore riacquistano forza, mettono alicome aquile» (Isaia, 40,31). Con questa fede, rinsaldata dai nostroincontro ecumenico, dall’appoggio avutodalle autorità locali, dal contatto con lastoria e l’attualità anche nel campo dell’ar-te e delle scienze naturali, assicuriamo lacomunione e l’augurio di ogni benedizioneda Dio, cuore di ogni bontà.

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i è tenuta dal 19 ottobre al 3 novem-bre scorsi, presso l’Oratorio di Delebio

(SO), l’eccezionale mostra fotografica “Gliuccelli nella Riserva del Pian di Spagna esui Monti dell’Alto Lario”, ideata e realizza-ta dal Gruppo Ecologico NaturalisticoDelebio (G.E.N.D.) con la consulenza scien-tifica del Museo di Storia Naturale di Mor-begno e la collaborazione del Consorziodella Riserva Naturale Pian di Spagna e delCentro Ricerche Ornitologiche Scanagatta(C.R.O.S.) di Varenna.La mostra è costituita da 520 fotografie informato 20x30 montate su pannelli, raffi-guranti 246 specie di uccelli delle 285 fino-ra censite da Ornitho.it nella Riserva Natu-rale del Pian di Spagna e sui monti dell’Al-to Lario. Le foto sono state scattate dal1990 ad oggi da ornitologi e birdwatchersaccreditati presso il Centro di RicercheOrnitologiche Scanagatta (C.R.O.S.) diVarenna), nonché dai ragazzi del G.E.N.D..I pannelli descrittivi sono stati studiati erealizzati da Gabriella Bianchi e MariaFrancesca Mogavero del Museo Civico diStoria naturale di Morbegno. Le immaginidei diversi uccelli sono esposte in mododidattico a seconda che le specie raffigura-te siano nidificanti o svernanti o di passo,tenendo conto dei loro habitat abituali(greti o canneti, prati o coltivi, edifici oruderi, aree boscate o arbusteti, prateriealpine, ghiaioni o ambienti rupestri).Si è trattato di un grandissimo lavoro, cheassume uno straordinario valore scientifi-co di documentazione della biodiversitàche si è ancora conservata sul nostro terri-torio: ricordiamo che l’area del Pian di Spa-gna è stata riconosciuta Zona umida diimportanza internazionale ai sensi della

Convenzione di Ramsar per la protezionedegli uccelli acquatici migratori e indicatacome Sito di Importanza Comunitariasecondo la Direttiva comunitaria Habitat(vedi box).La mostra comprende inoltre una sezioneriservata al riconoscimento degli uccelliattraverso le penne e le piume ritrovate dairagazzi del G.E.N.D. e una dedicata a 15tipologie diverse di nidi artificiali. Inoltresaranno esposti i pannelli che rappresenta-no il servizio che le Guardie EcologicheVolontarie svolgono per la valorizzazione ela tutela dell’ambiente. La mostra è a disposizione per Enti e Asso-ciazioni che volessero riproporla nei propriterritori, telefonando a don Amedeo Folla-dori, tel. 0342685114; cell. 334.3237070; e-mail [email protected].

Gli uccelli nella Riserva del Pian di Spagna e sui Monti dell’Alto Lario

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PIANTE E FIORI

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La Riserva Naturale Pian di Spagnae Lago di Mezzola

La Riserva Naturale Pian di Spagna e Lago di Mezzola è caratterizzata da vari ambienti: laghi, fiumi, tor-renti, canali colatori, canaletti, stagni e pozzanghere, spiagge, aree urbane, zone coltivate attivamente(prato stabile, mais) zone poco coltivate (cariceti), zone di canneto qualche bosco o boschetto, filari, siepie incolti.�In ognuno di questi ambienti si possono osservare degli uccelli di specie spesso molto diverse.�Suilaghi si possono osservare generalmente varie specie di Anatre tuffatrici (Moretta, Moriglione, MorettaTabaccata, Quattrocchi) oppure Anatre di superficie (Germano reale, Alzavola, Marzaiola, Fischione), Cigni,Rallidi (Folaga), qualche rara anatra di mare (Orco Marino), Svassi, Strolaghe, Cormorani, Smerghi, Gabbia-ni e Mignattini; sui fiumi è facile osservare Anatre di superficie e tuffatrici, Cigni, Folaghe, Svassi, Cormo-rani, Gabbiani e Mignattini.�Sui torrenti sono comuni il Merlo acquaiolo, il Martin Pescatore e la Ballerinagialla, mentre sui canali colatori si osservano Anatre di Superfice, Rallidi (Folaga, Gallinella d’ acqua, Vol-tolino, Porciglione, Schiribilla) e qualche Limicolo come il Piro Piro piccolo, Piro Piro culbianco, Piro Piroboschereccio, Beccaccino, Aironi, Tarabuso, Ballerina bianca, Ballerina gialla, Svasso maggiore e Tuffetto);nei canaletti si trovano Airone Cenerino, Beccaccino e Ballerine.�Le spiagge sono frequentate da Limicoli,Charadridae (Beccaccini, Corrieri, Pivieri) e Scolopacidae (Chiurli, Pittime, Pavoncelle, Piro Piro), Gabbiani eCormorani.�I canneti sono l’habitat idoneo per Rallidi, Tarabusi, qualche rapace, Migliarini, Cinciarelle, Stor-ni, Pendolini, Rondini, Topini e Anatre di superficie.�Filari e siepi offrono cibo ad Averle, Tordi, Fringuelli,Cornacchie, Cince, Picchi e Capinere.�Purtroppo il territorio, pur essendo esteso su 1586 ettari, non è suf-ficientemente vasto e tranquillo per favorire una nidificazione significativa di specie di particolare pregio,ad esempio Limicoli, Anatidi, Ardeidi o Rapaci. Tuttavia, si può confermare la nidificazione certa di almenouna coppia di Airone rosso, Re di Quaglie, Salciaiola, Bigia Padovana, Rigogolo, Upupa, Gufo comune,Cutrettola, Tarabusino e Voltolino.�Il Pian di Spagna è un area tra le più importanti in Italia ed in Europaper lo svernamento di centinaia di anatre osservabili sul lago di Mezzola, sul Mera e sul fronte nord dellago di Como.�Il primario e indiscutibile ruolo dell’area protetta, tuttavia, è quello di consentire a migliaiadi uccelli di riposarsi e nutrirsi durante la migrazione sia primaverile che autunnale. Accade frequente-mente che, nei mesi di marzo ed aprile, sulle Alpi, si creino condizioni meteorologiche avverse con venti,nebbie, piogge o nevicate e ciò costringe i migratori a fermarsi sulle pianure sottostanti, in attesa del beltempo. Si possono notare, proprio in questi periodi, numerosissimi uccelli di varie specie che, già stanchiper aver superato in alcuni casi il deserto del Sahara e il mar Mediterraneo, aspettano di poter valicare leAlpi per raggiungere, finalmente, le loro aree di nidificazione. Viceversa in autunno, dopo aver superatol’arco alpino, molti uccelli stanchi ed affamati scendono sul Pian di Spagna per riprendersi e recuperare leenergie spese.�Non tutti gli uccelli migrano: i Picchi e le Cince, ad esempio, compiono brevi spostamenti, ilSordone scende dalle zone montane alle quote più basse della valle, il Merlo acquaiolo scende lungo ilcorso d’acqua con il progressivo avan-zamento del gelo. Alcuni uccelli com-piono migrazione a medio raggio,come i Tordi ed i Fringuelli, che purraggiungendo il Continente africanonon scendono mai al di sotto delSahara, altri invece compiono migra-zioni lunghissime, di 8000-9000 km,ad esempio le Cicogne, le Rondini, iCulbianchi e i Luì-grosso. Le paretimontuose che circondano la Riservaospitano alcuni rapaci, quali: Nibbiobruno, Barbagianni, Gufo reale, Alloc-co, Astore e Poiana.

Dal sito internet www.piandispagna.it

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opo una lunga malattia è mancato, a92 anni, Stefano Fedeli. Lo ricordano

certamente i soci del Gruppo Naturalisticodella Brianza, che da lungo tempo fannoparte della nostra Associazione.Stefano Fedeli era nato a Carate Urio, sullago di Como, ma all’età di sei anni la suafamiglia si trasferì a Milano, dove lui tra-scorse tutta la sua gioventù e portò a ter-mine i suoi studi, conseguendo il diplomadi tecnico elettricista e geometra.Fu ufficiale durante la seconda guerramondiale: dopo il conflitto si trasferì nelComasco.Dedicò parte del suo tempo libero alla poe-sia orientale, presentando una trentina diconferenze su questo argomento alla “Uni-versità della terza età” di Como. Era asso-ciato al “Gruppo letterario Acarya” diComo, ma era uno studioso e buon cono-scitore del dialetto milanese. Era socioeffettivo dell’ “Accademia del dialettomilanese” ed ha partecipato a numerosiconcorsi, conseguendo notevoli e lusin-ghieri risultati.Era uno dei soci fondatori del GruppoNaturalistico della Brianza; il suo contribu-to, come redattore tecnico e impaginatore,è stato determinante nel trasformare l’ini-ziale foglio notizie delle attività del Gruppoin una rivista, “Natura e Civiltà”, nota eapprezzata da tutti.

Lo vogliamo ricordare per la sua sempli-cità, per il suo carattere gentile ma deciso,per il suo amore per la Natura nella qualel’UOMO è soltanto parte, non padrone. Neisuoi versi, che ci ha regalato anche quan-do non si occupava più della rivista, sen-tiamo la sua delicatezza e riconoscenza perquanto la natura ci regala e per le operedell’uomo a partire dalla sua comparsasulla terra.

MS

Il nostro amico Stefano Fedeli

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RICORDI

Anca i fior Anche i fiorilassen giò el sò crapin ora chinan la testacome vun che l’è adree come un uomo che staa svegnì. per svenire.E se viv… E si vive…per morì. per morire.

Chi son mì? Sont el Steven: el Nani, fioeu del Giacom: el Nino, e la Eva: la Nina. Giardinee della villa el mè nono L’era el Steven, la nonna l’Emilia la custode da quand l’era anmò proprietà “Magugliani”... ‘na sciora della via Montenapo... a Milan.

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In suo ricordo, vogliamo lasciare ai nostrilettori una sua poesia, dedicata al suopaese natale:

Ciao CaraaVotantun... hinn i ann da quand mì son nassuu nel giardin de sta villa; che gh’ha nòmm “Delle Pàlme”, e l’è staa propi sòtt ona frasca de ‘sti piant che i mè gent, l’hann dii lor, m’hann trovaa ...

Ancamò me regòrdi...nel giardin de la “villa Sofia” i sorell “Carolìna e la Léna”.Pussee in là: “Peverèlli la villa” e la “villa Corìnna”.Al confin ghera lì la “Caserma” però adess la gh’è pù. Lì de sòtt, vers el lagh el “Rivètt”... “piccaprèja” ai ses or, cominciaven... e giò colp col mazzoeu…sul scopell; per mezzdì, la schiscètta…e in del lagh,dent a moeuj el peston, quattaa sòtt con ‘na frasca... de laur. Pussee innanz “villa Ràtti”, propi lor iparent... quej del Pápa. Pontesell che ‘l traversa la strada e su quell, per i fest, el “Giuliètto” el pizzava i lumitt... faa coi guss di lumagh, con dent l’oli e ‘l stoppin.L’era bell... propi bell de vedè. Poeu el feree, l’era “el Péder”, gh’era el torno e col mantes la fòrgia; quanti fiamm... come quej de l’inferna. Su in terrazza la “sciura Antoniètta” cont el sò dacquador per i fior... ma anca tanto... ma tanto l’amor..!

“Salvadòr” el barbee, e la miee “sciora Ida”, majéra; i tosann, la Nerina e la Nòrma, mia compagna de scòla ... Mì vedevi la “mamma Ricàrda”, che vegneva a vutà e pettenà la mia “nonna l’Emìlia”. Dal “Catèll, el postée” mì compravi ‘na michetta (cinq ghèj) , la merenda..! ‘na gran spesa per mi... Spendascion! Che de fà... per guardà i vedrinn “del Gianètta offellèe”,

gheren lì tanti bej canonzitt... Guardei ben... manda giò ..! Quand che l’era el moment sòtt al pont de la cà, gh’era li on bell carr, foderaa tutt de zinch e bell pien d’uga negra; “a pée biòtt” salten dent duu o trii omen... per schiscià... Ch’allegria... a vedè... la sorgent... del vin noeuv, ch’el va dent in la brenta per finì... nel vassell giò in cantina. Quand d’estaa l’offelee el vendeva el sorbett mì vedevi in negòzzi i tosann del Gianetta, la “Maria” e l’ “Antoniètta”, ch’eren bej... propi bej sti tosann... Sòtt al pont, centralin del telefono, “Signorina”, coi spinn in di man, per podè fà parlà tanta gent... “Lattaeria” lì de faccia e anca mì... caldarinn d’impienì. E lì apòs “el speziée”: bottigliett, vedrinett smerigliaa con su i biss, balanzin in sul banch... tutt de marmo el pestell per mescià polverinn, e fà tanti bustinn... Depertutt bon odor del caffè che “el Soldìn” el tostava... in cortil.Gh’è ‘na scala che và a “Volzavìn” e visin, anca “el Borghi” postee... “Circolìn” subit dopo... ’n biccer de quell bon, mazz de cart.; col settbell... per passà ‘n quart d'oretta. Lì settada su on scàgn, dent in mezz a botton e bretej... gh'è “La Cléofe la frisa e bindéj”. E de faccia “El Gingìn” che macell; compassion me faseven quij besti che ruzzaven giò sòtt... col baston... che lament... forse i senti ancamò. Lì visin a “la Coop”, in piazzetta ogni tant... giò on tappee... trè o quatter banchett... “burlettée” o “saltimbànch” eren lì…’Na scaletta de sass… lì dessora gh’era “el sàrt”... col sò meter, “su misura i vestiti”. Trii basej... l’è la gesa “Sant Filìpp e Sant Giàcom”, vun per part in facciada; “on boffétt” on poo gròss... in su l'orghen... boffavi anca mì.

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Cont “i ball de canon” monument su la piazza... El “Giardini”, “El Fioròn” ristorant per la bella stagion. Gazzozin me compraven i mè, con “la védra”, balletta de veder... Sù al primm pian la mia scòla: “àula longa”... i banch su dò fil, chì la prima e de là la segonda; tua a legna... che fregg... quanto fregg! Scossarin de cotton tutt bell negher, collettin bianch de nev... La maestra, “la Brènna”, signorina e per mì... per duu ann ‘n altra mamma. Quanto ben se vorevom..! Tutta bianca ona barba... semper pront el dottor “Gasparìni”, dì e nòtt con la bici e borsetta... Al pontil de Caraa, quand rivava el battell, per ligà ben la còrda e tirà passarel!... “el Lingera” l’era li, cont el sò o con l’ombrel!L’era bèll quand passava el postin, “Bagolina, l’Ansèlmo”, ch’al sabet el portava per mi el corrierin: el Bassòtt con la Checca,

el Mio Mao, Fortunell, e me par ancamò de vedel!... E mì andavi fin sù a “Santa Marta”: on bell fior al “bisnonno Luis”, e ancamò... per i nonni “Emilia e Steven” un lumin cont i fior. Me regordi ch’andavi a trovà “La Rachèlla” per vedè anca el sò reoplanin, tacca sù sul soffit... Col “Nocènt”, me fermavi a parlà, l’era lì... semper li, poggiaa giò sul murett del giardin a guardà el sò lagh e cascià... quatter ball, con la gent che passava... El so nò quanti ann el gh’aveva, ma però, l’era nò tant distant... dal mè nonno... (l’era el 1925).Funeral... la scala on torrent... mì cinquann... ona gran masarada!

De sta gent quanti anmò sarann chì?

Ciao Caraa... Gh’hoo el magon..!

Stefano Fedeli - Aprii 2002

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LE NOSTRE INIZIATIVE

Milano: come funziona la cittàCon lo spirito di sempre e con lo scopo di far emergere gli aspetti positivi della vita in città continuanogli incontri del ciclo “Milano: come funziona la città”; in dettaglio ne daremo notizia mediante il “FoglioNotizie”.Riteniamo importanti questi incontri perché sono occasione per stare insieme; così si tiene saldo il sot-tile ma robusto filo che unisce i soci del Gruppo Naturalistico della Brianza.

Iole (02.3554502) oppure Riccardo (02.6464912) sono sempre disponibili per maggiori informazioni;un appello particolare a coloro che non sono ancora intervenuti ai nostri incontri: fatevi sentire e parte-cipate; sentirete di far parte di una grande famiglia!

Incontri larianiA piacevole ricordo per chi ha partecipato ed a sprone per l’anno prossimo per chi è rimasto a casa, eccouna rapida sintesi delle giornate che quest’anno abbiamo trascorso insieme.- Cominciamo con l’ultimo incontro, il 5 ottobre a Faggeto Lario. Giornata autunnale con tiepido sole(niente pioggia, anche se improvvidamente temuta da alcuni, rimasti a casa!). Al termine della piacevolecamminata nel bosco da Torno a Molina, dopo il consueto pranzo al sacco, scesi a Riva di Palanzo, sabbia-mo ammirato una avvincente “Sacra Famiglia”, dipinta dai fratelli Lampugnani nella prima metà del 1600e magistralmente illustrataci da don Andrea Straffi, parroco di Palanzo e responsabile dei beni artistici dellaDiocesi di Como. Gianluigi Valsecchi, profondo conoscitore ed appassionato divulgatore della storia locale,ci ha introdotto alle vicende storiche, culturali ed economiche del territorio e ci ha ottenuto il permessoper visitare l’orrido di Molina (usualmente chiuso al pubblico).- Circo carsico del Bregai (Grigna Settentrionale), il 22 e 23 giugno. Pernottamento presso il rifugioBogani (1816m); panorami, fioriture e forme carsiche (la “Porta di Prada”, e non solo) indimenticabili ed unaimpegnativa camminata (la proposta era per persone in buone condizioni fisiche e di allenamento).- Il 14 maggio a Chiavenna abbiamo osservato le impronte lasciate dal ghiacciaio della val Bregaglia (mar-mitte dei giganti e striature glaciali), con attenzione all’arte ed alla storia chiavennasca (cave romane emedievali di pietra ollare e museo della Collegiata di S. Lorenzo). Ci è stata guida l’amico Vincenzo DeMichele, ex conservatore di mineralogia presso il Museo di Storia Naturale di Milano.- Infine, l’8 aprile abbiamo visitato località usualmente poco apprezzate a Nord di Milano: Affori eLimbiate-Mombello. La leonardesca (ma di tormentata attribuzione) Vergine delle Rocce, nella chiesa diSanta Giustina, una torre medievale, un sarcofago tardo romano nel quartiere di Affori; il parco e la villaCrivelli Pusterla a Mombello. Trasferimento a Limbiate sullo storico tram Milano-Limbiate, che la nostraAssociazione sta sostenendo per contrastarne la soppressione. Guide appassionate due storiografi locali,Aldo Bartoli e Luigi Ripamonti ad Affori, Piero Rosace a Mombello.

Le nostre uscite del prossimo annoGli incontri Lariani riprenderanno nel 2014 indicativamente nelle seguenti date: 5 aprile, 10 maggio, 7giugno e 4 ottobre 2014. I programmi saranno definiti nei prossimi mesi ma le modalità e gli obiettivirimangono invariate: in punta di piedi (trasferimento da casa possibilmente coi mezzi pubblici e poi apiedi, evitando di inquinare il territorio coi gas di scarico); incontro con chi sul posto vive e lavora; pia-cere della escursione, impegnativa per chi può, facile ma culturalmente interessante per chi è meno gio-vane e ci raggiunge solo nel pomeriggio; amicizia fra i partecipanti.Per informazioni e prenotazione: Cassinari 031.4181.50, [email protected]; Faggi 031.400.668,[email protected]; Guidetti 02.6192.916; Guzzi 02.6640.1390, [email protected] assenza di avviso specifico, consigliamo di contattare le persone indicate almeno 10 giorni prima delledate previste. Chi desiderasse effettuare nel corso dell’anno escursioni preparatorie, può mettersi in comu-nicazione con Umberto Guzzi.

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Se vuoi costruire una navenon devi per prima cosa affaticarti a chiamare la gentea raccogliere la legna e a preparare gli attrezzinon distribuire i compiti, non organizzare il lavoro.

Ma invece prima risveglia negli uominila nostalgia del mare lontano e sconfinato.

Appena si sarà risvegliata in loro questa setesi metteranno subito al lavoro percostruire la nave.

(Antoine De Saint-Exupéry)

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