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L ITURGIA « culmen et fons » IN QUESTO NUMERO: LITURGIA «CULMEN ET FONS» pag. 1 - 2 IL SENSO AUTENTICO DELLA LITURGIA 3 PROPOSTE CELEBRATIVE 5 IL TEMPO, IL MISTERO DEL NATALE 6 -7 L’AMBIENTE LITURGICO DEL NATALE 8 L’ATTESA DELLO SPOSO 9 SE GESÙ NON FOSSE MAI NATO... 10 IL 25 DICEMBRE, DATA STORICA 12 ROSMINI E LA LITURGIA (I PARTE) 14 (Sopra: dipinto di Cima da Conegliano sec. XVI) Con gioia presentiamo ai lettori Liturgia «culmen et fons» , periodico formativo rivolto a quanti desiderano conoscere e approfondire il ruolo della Liturgia nella vita della Chiesa. Il Concilio Vaticano II ci ricorda che «la liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù. Infatti - continua il Concilio - le fatiche apostoliche sono ordinate a che tutti, diventati figli di Dio Anno 2008 - N° 1 - Mese dicembre - Periodicità trimestrale - Poste Italiane s.p.a. – Spedizione in Abb. Postale – D.L. 353/2003 - (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Trento – Taxe Percue

LITURGIA · 2018. 3. 20. · «Culmine e fonte della vita della Chiesa» (segue da pag. 1) mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, partecipino

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LITURGIA« culmen et fons »

IN QUESTO NUMERO:LITURGIA «CULMEN ET FONS» pag. 1 - 2IL SENSO AUTENTICO DELLA LITURGIA 3PROPOSTE CELEBRATIVE 5IL TEMPO, IL MISTERO DEL NATALE 6 -7L’AMBIENTE LITURGICO DEL NATALE 8L’ATTESA DELLO SPOSO 9SE GESÙ NON FOSSE MAI NATO... 10IL 25 DICEMBRE, DATA STORICA 12ROSMINI E LA LITURGIA (I PARTE) 14

(Sopra: dipinto di Cima da Conegliano sec. XVI)

Con gioia presentiamo ai lettoriLiturgia «culmen et fons», periodicoformativo rivolto a quanti desideranoconoscere e approfondire il ruolo dellaLiturgia nella vita della Chiesa.

Il Concilio Vaticano II ci ricorda che«la liturgia è il culmine verso cui tendel’azione della Chiesa e, insieme, la fonte dacui promana tutta la sua virtù. Infatti - continuail Concilio - le fatiche apostoliche sonoordinate a che tutti, diventati figli di Dio

Anno 2008 - N° 1 - Mese dicembre - Periodicità trimestrale - Poste Italiane s.p.a. – Spedizione in Abb.Postale – D.L. 353/2003 - (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Trento – Taxe Percue

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«Culmine e fontedella vita della Chiesa»

(segue da pag. 1) mediante la fede e il battesimo, siriuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa,partecipino al sacrificio e mangino la Cena del Signore(…) Dalla liturgia dunque, particolarmentedall’Eucaristia, deriva in noi, come da sorgente, lagrazia e si ottiene, con la massima efficacia, quellasantificazione degli uomini e glorificazione di Dio inCristo, verso la quale convergono, come a loro fine,tutte le altre attività della Chiesa» (SC n. 10).

Il Concilio esorta poi a promuovere laformazione liturgica e favorire la partecipazioneattiva dei fedeli: «La madre Chiesa desideraardentemente che tutti i fedeli vengano guidati a quellapiena, consapevole e attiva partecipazione dellecelebrazioni liturgiche che è richiesta dalla stessanatura della liturgia e alla quale il popolo cristiano“stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa,popolo di acquisto” (1 Pt 2,9; 2, 4-5) ha diritto edovere in forza del battesimo» (SC n.14).

Se oggi siamo chiamati a vivere in un contestofortemente secolarizzato che spinge la nostragenerazione a pensare e a vivere in modi contrari alVangelo, la liturgia costituisce «la prima e necessariasorgente» cui possiamo attingere per ricuperare alivello individuale e sociale uno «spirito veramentecristiano» (SC n.14), essa infatti non smette di indi-carci il fine soprannaturale cui l’uomo è chiamatoe ci offre i mezzi necessari per raggiungerlo.

Il beato Antonio Rosmini osservava che ilsecolarismo sorto in epoca moderna con l’Illuminismoaveva origine dal fatto che i credenti non sapevano

più comprendere il linguaggio della liturgia epraticavano un devozionalismo sterile incapace difronteggiare la tentazione del razionalismo ormaiimperante. Egli, quindi, esortava a ritornare allaScrittura, ai Padri della Chiesa e a «parlare con labocca della Chiesa» cioè con la liturgia, per pregaresecondo verità.

Anche oggi la necessità di ricollocare laliturgia al centro della vita spirituale viene sottolineatacon forza dal magistero di papa Benedetto XVI.Come non ricordare, ad esempio, i suoi numerosirichiami ad un’espressione celebrativa più corretta,dove la comunità non celebri se stessa ma il misterodi Cristo? In modo analogo a Rosmini, il Papa nonesita poi ad individuare nella scarsa formazioneliturgica la causa principale dell’indebolimento dellavita di fede di tanti nostri contemporanei.

Ecco, dunque, delinearsi l’obiettivo dellanostra rivista: offrire un contributo per la formazioneliturgica a livello individuale ed ecclesiale. La fededei singoli e delle comunità, infatti, non puòsopravvivere e non si irrobustisce se non attingecontinuamente a quella sorgente di grazia che è laliturgia. Inoltre, sulla linea della «carità intellettuale»indicataci dal beato Rosmini, la Rivista non mancheràdi dare stimoli e contributi per una conoscenza piùprofonda dei contenuti della fede. Affidiamo questonuovo progetto editoriale all’intercessione di Maria,Madre di Dio, del beato Antonio Rosmini e allapreghiera dei lettori.

La Redazione

La Chiesa desidera che tutti vengano guidati a quella piena, consapevole eattiva partecipazione che è richiesta dalla stessa natura della liturgia

Liturgia “culmen et fons” - Editrice ASSOCIAZIONE CULTURALE AMICI DELLA LITURGIA via Stoppani 3 ROVERETO - Registrazione Tribunale di Trento n. 1372 del 13/10/2008 - Indirizzo della Redazione: via Stoppani 3, 38068 - ROVERETO (Trento) - Direttore Responsabile: Massimo Dalledonne

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La parola del santo padre Benedetto XVI

Il senso autentico della liturgiaDurante il viaggio in Francia, il Papa ha più volte spiegato quali sonogli elementi essenziali per comprendere e vivere la liturgia.

SULLA BELLEZZA DELLA LITURGIA

Dall’omelia dei vespri nella cattedrale diNotre-Dame, Parigi, 12 settembre 2008

Il Figlio di Dio ha preso carne nel seno di unadonna, di una vergine. La vostra cattedrale èun inno vivente di pietra e di luce a lode diquesto atto unico della storia dell’umanità: laParola eterna di Dio che entra nella storia degliuomini nella pienezza dei tempi per riscattarlimediante l’offerta di se stesso nel sacrificiodella Croce.

Le nostre liturgie della terra, interamentevolte a celebrare questo atto unico della storia,

non giungeranno mai ad esprimerne totalmentel’infinita densità. La bellezza dei riti non saràcertamente mai abbastanza ricercata,abbastanza curata, abbastanza elaborata, poichénulla è troppo bello per Dio, che è la Bellezzainfinita.

Le nostre liturgie terrene non potranno essereche un pallido riflesso della liturgia che sicelebra nella Gerusalemme del cielo, puntod’arrivo del nostro pellegrinaggio sulla terra.Possano tuttavia le nostre celebrazioniavvicinarsi ad essa il più possibile e farlapregustare!

SULLA PRESENZA REALE NELL’EUCARISTIA

Dall’omelia della messa all’Esplanade desInvalides, Parigi, 13 settembre 2008

Come giungere a Dio? Come giungere atrovare o ritrovare Colui che l’uomo cerca nelpiù profondo di se stesso, pur dimenticandolocosì sovente? San Paolo ci domanda di fareuso non solamente della nostra ragione, masoprattutto della nostra fede per scoprirlo.

Ora, che cosa ci dice la fede? Il pane che noispezziamo è comunione al Corpo di Cristo; ilcalice di ringraziamento che noi benediciamoè comunione al Sangue di Cristo.

Rivelazione straordinaria, che ci viene daCristo e ci è trasmessa dagli Apostoli e da tuttala Chiesa da quasi duemila anni: Cristo haistituito il sacramento dell’Eucaristia la seradel Giovedì Santo.

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Egli ha voluto che il suo sacrificio fossenuovamente presentato, in modo incruento,ogni volta che un sacerdote ridice le paroledella consacrazione sul pane e sul vino.Milioni di volte da venti secoli, nella più umiledelle cappelle come nella più grandiosa dellebasiliche o delle cattedrali, il Signore risortosi è donato al suo popolo, divenendo così,secondo la formula di sant’Agostino, “piùintimo a noi che noi medesimi” (cfrConfessioni III, 6.11).

Fratelli e sorelle, circondiamo della piùgrande venerazione il sacramento del Corpoe del Sangue del Signore, il SantissimoSacramento della presenza reale del Signorealla sua Chiesa e all’intera umanità. Nontrascuriamo nulla per manifestargli il nostrorispetto ed il nostro amore! Diamogli i piùgrandi segni d’onore! Mediante le nostreparole, i nostri silenzi e i nostri gesti, nonaccettiamo mai che in noi ed intorno a noi siappanni la fede nel Cristo risorto, presentenell’Eucaristia (...).

ANCORA SULLA PRESENZA REALE DI GESÙNELL’EUCARISTIA

Dalla meditazione conclusiva della preces-sione eucaristica. Lourdes, 14 settembre

L’Ostia Santa è il Sacramento vivo ed efficacedella presenza eterna del Salvatore degliuomini alla sua Chiesa. (...) Una folla immensadi testimoni è invisibilmente presente accantoa noi, vicino a questa grotta benedetta e davanti

a questa chiesa voluta dalla Vergine Maria; lafolla di tutti gli uomini e di tutte le donne chehanno contemplato, venerato, adorato lapresenza reale di Colui che si è donato a noifino all’ultima goccia di sangue; la folla degliuomini e delle donne che hanno passato ore adadorarlo nel Santissimo Sacramento dell’altare.(...) San Pier-Giuliano Eymard ci dice tutto,quando esclama: “La Santa Eucaristia è GesùCristo passato, presente e futuro”.

Gesù Cristo passato, nella verità storica dellasera nel cenacolo, ove ci conduce ognicelebrazione della santa Messa. Gesù Cristopresente, perché Egli ci dice: “Prendete emangiatene tutti, questo è il mio corpo, questoè il mio sangue”. “Questo è”, al presente, qui eora, come in tutti i “qui e ora” della storiaumana. Presenza reale, presenza che supera lenostre povere labbra, i nostri poveri cuori, inostri poveri pensieri. Presenza offerta ai nostrisguardi come qui, stasera, presso questa grottaove Maria s’è rivelata come ImmacolataConcezione.

L’Eucaristia è anche Gesù Cristo futuro, il GesùCristo che verrà. Quando contempliamo l’OstiaSanta, il suo Corpo di gloria trasfigurato erisorto, contempliamo ciò che contempleremonell’eternità, scoprendovi il mondo interosostenuto dal suo Creatore in ogni istante dellasua storia. Ogni volta che ce ne cibiamo, maanche ogni volta che lo contempliamo, noil’annunciamo fino a che Egli ritorni: “donecveniat”. Proprio per questo noi lo riceviamocon infinito rispetto.

Gerusalemme,la sala del Cenacolocome si presenta oggi

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Proposte celebrative per l’Avvento:i Vespri delle ferie maggiori

Per la celebrazione col popolo di questi Vesprisono proposti alcuni elementi tipici, tolti daiVespri delle ferie maggiori, dalla tradizionalenovena del S. Natale e da altre fonti liturgicheantiche: l’invitatorio col rito della luce, leprofezie e il rito dell’incenso; il polisalmo al postodella salmodia ordinaria e, soprattutto, il cantodelle antifone “O”, prima e dopo il “Magnificat”.Le lettere iniziali di queste sette antifone, lettein senso inverso, formano l’acrostico latino: erocras (“domani sarò con voi”); l’esecuzione diqueste antifone è alquanto tipica e solenne (a latotraduzione in italiano).Conviene perciò superare il concetto relativo alprecedente pio esercizio della novena di Natale,in favore di questo atto liturgico più completo. Eciò, sia assumendo d’ora in avanti il nomeliturgico proprio di questa celebrazione, “Vesprimaggiori di Avvento”, sia rispettando le date incui si celebra, 17-23 dicembre: sette giorni e nonnove. In tal modo il popolo cristiano è introdottonella stessa liturgia della Chiesa in tutta la suaricchezza e tipicità. Il sette, infatti, è il numerodei giorni della settimana della prima creazione,il numero simbolico dell’Antico Testamento edella preparazione. L’otto invece richiama il‘giorno ottavo’ della nuova creazione, è il numerodella pienezza dei tempi e del compimento. Daciò deriva il significato dei sette giorni chepreparano al Natale e degli otto giorni festivi cheestendono la solennità del Natale, l’Ottava. I settegiorni dei Vespri maggiori possono richiamareanche il cammino verso Betlemme di Maria eGiuseppe e, oggi, il cammino della Chiesa cheentra gradualmente nella grande solennità.

O Sapienza, che sei uscita dalla boccadell’Altissimo raggiungendo gli estremi confinidel mondo e tutto disponi con soavità e forza,vieni ad insegnarci la via della prudenza.

O Adonai e condottiero della casa di Israele,che sei apparso a Mosè nella fiamma del rovetoe sul Sinai gli hai dato la legge, vieni a redimercicon la potenza del tuo braccio.

O Radice di Iesse, posta a vessillo per i popoli,dinanzi al quale taceranno i re e che le nazioniinvocheranno, vieni a liberarci: non tardare più.

O Chiave di Davide e scettro della casa d’Israele,che apri e nessuno può chiudere, chiudi e nes-suno può aprire, vieni: libera l’uomo prigioniero,che giace nelle tenebre e nell’ombra di morte.

O Oriente che sorgi, splendore della luce eternae sole di giustizia vieni e illumina chi giace nelletenebre e nell’ombra di morte.

O Re delle genti, da loro sospirato, pietraangolare, che riunisci i popoli in uno, vieni esalva l’uomo, che hai formato dalla terra.

O Emmanuele, nostro re e legislatore, attesadelle genti e loro salvatore, vieni a salvarci,Signore Dio nostro.

I Vespri maggiori di Avvento dal 17 al 23 dicembre, costituiscono il verticedella liturgia dell’Avvento e la pregustazione gioiosa delle solennità natalizie.Da «L’ANNO LITURGICO: MISTERO, GRAZIA E CELEBRAZIONE»

Catacombedi PriscillaRoma(II sec.)

Isaiapredice lanascita delMessia dauna Vergineindicandola stella.Nm 24,17Mt 2,2

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Il tempo del Natale“Dopo l’annuale rievocazione del mistero pasquale, la Chiesa non ha nulladi più venerando che la celebrazione del Natale del Signore”.Da «L’ANNO LITURGICO: MISTERO, GRAZIA E CELEBRAZIONE»

1. IL TEMPO

«Il tempo di Natale inizia con i Primi Vespri del Nataledel Signore e termina la domenica dopo l’Epifania,cioè la domenica che cade dopo il 6 gennaio.La Messa della vigilia di Natale si usa alla sera del 24dicembre sia prima che dopo i Primi Vespri.Nel giorno di Natale, secondo l’antica tradizioneromana, si possono celebrare tre messe: la notte,all’alba, nella giornata.L’ottava del Natale è così ordinata:a. Nella domenica fra l’ottava oppure, mancandoquesta, il 30 dicembre, si celebra la festa della santaFamiglia di Gesù, Maria e Giuseppe.b. Il 26 dicembre, è la festa di santo Stefanoprotomartire.c. Il 27 dicembre, si celebra la festa di san Giovanniapostolo ed evangelista.d. Il 28 dicembre, si celebra la festa dei santiInnocenti.e. I giorni 29, 30, 31 sono giorni fra l’ottava.f. Al primo di gennaio, ottava del Natale, si celebrala solennità di Maria Madre di Dio, nella quale sicommemora anche l’imposizione del santo Nome diGesù.La domenica tra il 2 e il 5 gennaio è la secondadomenica dopo il Natale.L’Epifania del Signore si celebra il 6 gennaio; nei luoghiin cui non è di precetto, viene assegnata alla domenicache cade fra il 2 e l’8 gennaio.Nella domenica dopo il 6 gennaio si fa la festa delBattesimo del Signore» (S.CONGREGAZIONE DEI RITI,Norme Generali per l’ordinamento dell’annoliturgico, 1973).

2. IL NATALE E L’EPIFANIA: DUE ASPETTI DI UNSOLO MISTERO

La celebrazione del mistero natalizio poggia sulle duesolennità del Natale e dell’Epifania, l’una di origineoccidentale (Natale), l’altra di origine orientale(Epifania), che mettono in luce, in modocomplementare, la ricchezza del misterodell’Incarnazione del Verbo.La prima celebra il fatto storico della nascita di Gesùa Betlemme, si china con stupore sul Dio che si èfatto uomo, evidenzia in tutta la sua verità la naturaumana del Figlio di Dio “in tutto simile a noi, fuorchénel peccato”.

Immagini:Qui accanto, dipinto di Raffaello Sanzio,l’Adorazione dei Magi, sec. XVI.A pag. 9, Raffaelo Sanzio, volto di angelo

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Il mistero del Natale“La nostra debolezza è assunta dal Verbo, l’uomo mortale è innalzato

a dignità perenne... condividiamo la tua vita immortale”.Da «L’ANNO LITURGICO: MISTERO, GRAZIA E CELEBRAZIONE»

La seconda, conformemente al genio contemplativodell’Oriente, celebra la manifestazione di Dio che si rivelanel tempo ed entra nella storia. Pone l’accento sullanatura divina del “Dio fatto uomo”, che mette in fuga letenebre del mondo e lo inonda di un fulgore celeste.Il Natale annunzia il compimento delle profezie fatte aiPadri e la fedeltà di Dio alle antiche promesse delRedentore. Il Cristo è venuto anzitutto per il suo popolo:Maria, Giuseppe, i pastori, Simeone ed Anna,rappresentano il “resto” fedele d’Israele, che attendevanella speranza. L’Epifania proclama che il Messia e lasua salvezza è per tutti i popoli, di cui i Magi sono laprimizia. Nel rapporto tra il Natale e l’Epifania èanticipato il mistero che si realizzerà pienamente nella

Pasqua e nella Pentecoste. In tal modo le due solennitàcelebrano con accenti diversi, ma complementari, ilmistero del Cristo vero Dio e vero uomo e insiemeannunziano che la sua salvezza è “per il suo popoloe per i suoi fedeli” (Sal 84, 9), ma anche per tutte legenti, per coloro che lo “cercano con cuore sincero”“e ritornano a lui con tutto il cuore” (Sal 84, 9).

3. IL “MIRABILE SCAMBIO”

Nei Primi Vespri dell’ottava del s. Natale la primaantifona canta:“Meraviglioso scambio!Il Creatore ha preso un’anima e un corpo,è nato da una vergine;fatto uomo senza opera d’uomo,ci dona la sua divinità”.

E il Prefazio III di Natale proclama:“In lui oggi risplende in piena luce il misteriososcambio che ci ha redenti: la nostra debolezza èassunta dal Verbo, l’uomo mortale è innalzato adignità perenne e noi, uniti a te in comunionemirabile, condividiamo la tua vita immortale”.

Tema centrale del Natale è il “mirabile scambio”, percui Dio prende ciò che è nostro e ci dà ciò che è suo.“Dio aveva un Figlio e ne ha fatto il figlio dell’uomoe, in cambio, di un figlio dell’uomo ha fatto un figlio diDio” (s. Agostino). La possibilità inaudita che ci èormai offerta: Conoscere Dio vedendolo. Ciòcorrisponde a un desiderio ardente, antico quantol’uomo: vedere Dio. Mosè l’aveva chiesto e si èsentito rispondere: “Nessuno può vedere Dio senzamorire”. Filippo ha espresso a Gesù lo stessodesiderio, e si è sentito rispondere: “Chi vede mevede il Padre”. Il desiderio è esaudito, perché Cristo,nostro fratello come uomo, è l’immagine perfetta delPadre, “splendore della sua gloria”.

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Le nostre chiese devono presentarsi splen-didamente, ornate con intelligenza e buongusto. Infatti, grande è la gioia per la presenzadi Dio, che si è fatto nostro fratello, il Diocon noi.A questo proposito occorre superare lamentalità oggi invalsa di spoliazione,pauperismo e minimalismo riguardo ai mezziespressivi del culto e l’addobbo delle chiese.Il monito conciliare che raccomanda la“nobile semplicità” non intende una indebitariduzione, ma piuttosto il contrario, ossiamaggior qualità, vero valore e autentica arte.È la natura umana che esige nelle cose delculto a Dio il miglior impiego del genio edella espressione artistica per rendere inqualche modo visibile il misterosoprannaturale.Ne fanno fede le religioni e i templi delleantiche culture, la maestà del tempio e delculto di Gerusalemme, delineato neiparticolari da Dio stesso nelle disposizionidate a Mosè.La venerazione e la fedeltà di Cristo al cultodei padri e la sala superiore ben preparata perl’ultima cena dichiarano che in questaquestione non vi deve essere grettezza, magenerosità. Le teofanie bibliche e la liturgiaceleste descritta nell’Apocalisse siesprimono con un linguaggio che non lasciaposto al mediocre e al banale, ma esige maestàe splendore. La secolare tradizione dellaChiesa e la testimonianza dei Santi non fannoche tradurre in concreto una similesensibilità..La Chiesa di tutti i tempi dovràtrovare il giusto equilibrio tra la cura del cultoa Dio e la carità al povero, senza mai arrivaread eliminare uno dei due poli.

L’ambiente liturgico del NataleLe nostre chiese devono presentarsi splendidamente:grande è la gioia per la presenza di Dio che si è fatto nostro fratelloDa «L’ANNO LITURGICO: MISTERO, GRAZIA E CELEBRAZIONE»

Il presepio in chiesa - È molto opportuno chenella chiesa venga allestito il presepio, qualerappresentazione del mistero della nascita delSignore. Tuttavia è necessario che il presepio,in chiesa, abbia le dovute caratteristiche pernon degenerare in un folclorismo sterile.

Il presepio “liturgico” deve avere questiaccorgimenti:- mettere in primo piano, con immediatachiarezza, il mistero della natività, la grotta coni suoi personaggi.- non indulgere ad una eccessiva dovizia diparticolari, che distolgono l’attenzione dalmistero rappresentato.- evitare le distrazioni provocate dalmovimento di personaggi ed altri elementi,soprattutto l’intermittenza delle luci: lastaticità aiuta la contemplazione.

Ad una attenta riflessione ci si accorgeràquanto siano vere queste indicazioni per offrirein chiesa un presepio sacro, davanti al quale ifedeli spontaneamente si inginocchiano.Esempi insigni di presepi liturgici vi sono intutta la storia dell’arte.

Il presepio in famiglia - Nel presente clima disecolarizzazione si ritiene quanto maiopportuno adoperarsi affinchè non venga menola tradizione del presepio in famiglia. Siinvitano pertanto i genitori ad assicurare lacontinuità di questa bella tradizione, soprattuttoper l’educazione dei figli, ma evitando diridurre il presepio a cosa infantile. Vale ancheper il presepio domestico la raccomandazioneche esso non divenga un “souvenir”, mapiuttosto fulcro della preghiera domestica neltempo natalizio.

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Cari lettori, questo spazio della rivistavuole essere fatto in modo interattivo, troveretenei prossimi numeri le risposte a taluni vostriquesiti che vorrete inviare alla Redazione;possono essere anche domande semplici, ine-renti il settore della vita liturgica della Chiesa,ma non per questo poco interessanti.

Questa rubrica dovrebbe essere, nelleintenzioni, un’opportunità per crescere assiemenella conoscenza e nell’amore verso la liturgiadella Chiesa, la quale è l’opera che il Padrerealizza continuamente attraverso il suo FiglioGesù e lo Spirito Santo.

L’anno liturgico infatti non è altro cheCristo che vive nel tempo e che ci donacontinuamente la sua salvezza, è quell’anno digrazia che Gesù ha inaugurato nella sinagoga diNazareth (Lc 4, 18-19) e che durerà sino allafine dei tempi.

L’attesa dello Sposo

In questo primo numero, poiché non cipossono essere ancora domande, vi propongoun brevissimo racconto che mi è capitato frale mani, scritto da un anonimo autore. Dice:«In un convento di clausura, ogni volta unasuora, che ha vissuta l’intera vita sempre esolo con Dio, torna al Padre, le campanesuonano a festa. Fu chiesto alla superiorail perché di queste campane a festa: “Noi,spose di Cristo, siamo come le vergini incontinua attesa che arrivi lo sposo: e,quando arriva, è festa, grande festa. Civestiamo di bianco come per le nozze eriempiamo di gioia tutta la liturgia”».

Anche noi dovremmo essere comequelle suore, attendere sempre nella gioia enella festa, animando con impegno le liturgiedelle nostre Comunità cristiane, riscoprendoanche la preghiera delle lodi mattutine e deivespri, preghiera cardine della liturgia delleore, azione liturgica che estende alle varie oredel giorno la grazia dell’Eucarestia. Il Signorevenuto duemila anni fa nella storia, che verràalla fine dei tempi, viene sempre in mezzo anoi quando celebriamo, riuniti nel suo nome,la divina liturgia. Anche noi come le verginisagge attendiamo Gesù, il nostro sposo, conle lucerne accese e se qualche volta fossimoa corto di olio, chiediamo a Gesù stesso didonarcelo. Gesù è la luce del mondo; a Lui,chiediamo quella luce che tiene accesa lafiaccola della fede nella notte, chiediamoquella «sapienza radiosa e indefettibile» (Sap6,12) che ci permette di attenderlo e diaccoglierlo nella vigilanza serena e impegnatadella sposa che aspetta lo sposo, anche setalvolta siamo oppressi dal sonnodell’egoismo o delle difficoltà della vita.

A tu per tu con i lettori. Troverete nei prossimi numeri le risposte ataluni vostri quesiti che vorrete inviare alla Redazione

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E se Gesù non fosse nato? Non cisarebbero - per esempio - né università, néospedali. E nemmeno la musica. È facileprovare storicamente che queste istituzioni,nate nel medioevo cristiano (come le cattedralie l’arte occidentale), sarebbero state del tuttoinconcepibili senza la storia cristiana. Se Gesùnon fosse venuto fra noi non ci sarebbe neanchelo Stato laico, perché è Lui che ha desacralizzatoil potere il quale da sempre ha usato le religioniper assolutizzare se stesso. Dopo Gesù, Cesarenon si può più sovrapporre a Dio, non può averepiù un potere assoluto sulle persone e le cose.Inizia la storia della libertà umana.

Se Gesù non fosse nato le donne nonavrebbero alcun diritto, sarebbero considerateancora cose su cui gli uomini hanno potere divita e di morte, com’era perfino nella Romaimperiale. Se Gesù non fosse nato vecchi emalati continuerebbero ad essere abbandonati.Se Gesù non fosse nato non esisterebbero idiritti dell’uomo. Né la democrazia (ripeto: lademocrazia e la libertà sarebbero statiinconcepibili).

Se Gesù non fosse venuto avremmoancora un sistema economico fondatostrutturalmente sulla schiavitù e quindi arretrato(oltreché disumano e bestiale), sempre al limitedella sussistenza. Invece Gesù è venuto e ilcontinente che l’ha accolto, il continentecristiano per eccellenza, l’Europa, di colpo hafatto un balzo inaudito nella storia umana,lasciando indietro tutto il resto del mondo,

perfino civiltà molto più antiche, comequella cinese. Gesù è venuto e l’essereumano è fiorito: la sua intelligenza, la suagenialità, la sua umanità, la sua creatività, lasua razionalità (soprattutto!).

Chi - abbeverato alle fonti avvelenatedell’ideologia dominante - nutre qualchedubbio in proposito può trovare interebiblioteche che lo dimostrano (…). Quandogli europei per primi cominciarono aesplorare il mondo, ciò che li stupì fu “lascoperta del loro grado di superioritàtecnologica rispetto alle altre società”.“Perché per secoli gli europei rimasero gliunici a possedere occhiali da vista, camini,orologi affidabili, cavalleria pesante o unsistema di notazione musicale?”. Il perchérisale a quella razionalità e a quel genio dellarealtà fioriti col cristianesimo. Gli esempipossono sembrare minimi (gli occhiali, icamini), ma si tratta di oggetti di usoquotidiano che hanno rivoluzionato la vita ela qualità della vita. Inoltre vanno compresiall’interno delle conquiste più grandi.

Gli studiosi dimostrano che è dalcristianesimo, dalla conoscenza di un Dioche ha razionalmente ordinato il cosmo, chederiva la «straordinaria fede nella ragione»che connota l’Occidente cristiano. «Sin daglialbori i padri della Chiesa insegnarono chela ragione era il dono più grande che Dioaveva offerto agli uomini... Il cristianesimofu la sola religione ad accogliere l’utilizzo

Se Gesù non fosse mai nato...L’Amministrazione comunale di Oxford ha deciso, quest’anno, didare meno evidenza alle festività del Natale per non offendere lealtre religioni. Ma quale sarebbe stato il destino dell’Europa e delmondo se Gesù non fosse mai nato? Una riflessione di A. Socci

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della ragione e della logica come guidaprincipale verso la verità religiosa». Da qui, daquesta “vittoria della ragione”, da questacertezza che il mondo non è una divinità, né uncapriccio inconoscibile degli dèi, ma è creatosecondo un Logos razionale e può esserecompreso e dominato dall’uomo, derivano lascienza e la tecnologia.

\La teoria della democrazia e dei dirittidell’uomo fiorì nei grandi monasteri che hannocivilizzato l’Europa barbarica, poi nelleuniversità medievali e nella teologia successiva.Ed è stata recepita nelle istituzioni. È tutto unsistema di pensiero e di valori che haletteralmente dato forma al nostro viverequotidiano e che deriva da ciò che ilcristianesimo ha portato nella storia umana.

Il progresso stesso è un concetto nato daiPadri della Chiesa e che non è concepibile senon nella concezione cristiana della storia (…).Accendere la luce, avere acqua e riscaldamentoin casa, muoversi a velocità inaudita sul pianetacoprendo distanze immense, comunicare da uncapo all’altro del mondo, disporre di cibo oltreogni immaginazione, dominare lo spazio,debellare tante malattie allungando la vita umanadi decenni... Tutto questo - letteralmente - non

sarebbe stato neanche immaginabile se quelgiorno di duemila anni fa, a Betlemme diGiudea, non fosse nato Gesù. Non è un casose le conquiste dell’Occidente cristianohanno civilizzato e umanizzato tutto ilmondo.

Ma l’origine sta in quella strepitosaliberazione dell’umano e delle sue immenseenergie e potenzialità che è iniziata quandoè venuto Gesù. Per questo - e non a caso - lastoria si divide: prima di Cristo e dopo diLui. Per questo anche un laico - seminimamente colto e avvertito - celebra ilNatale come l’alba della prosperità e dellalibertà. Sia chiaro: non che l’Occidentecristiano sia di colpo diventato immune dalmale. Tutt’altro. Il rischio di ripiombare nelletenebre della disumanità è stato semprepresente ed è continuo. Ma anche il maledell’uomo, nel corso dei secoli, ha trovatofinalmente la forza inesausta di Cristo nellaChiesa che l’ha contrastato, l’ha perdonato eredento...

Qui sotto, Tiziano Vecellio, sec. XVILa Cena di Emmaus

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Il 25 dicembre non è soltanto unsimbolo ma una data storicaLo studio di un professore dell’Università ebraica di Gerusalemmecancella ogni dubbio in merito al giorno della nascita di Cristo.Da un articolo di Vittorio Messori

La collocazione liturgica del Natale nonè una scelta arbitraria, senza collegamento conla realtà storica della nascita di Gesù. Non fula Chiesa a scegliere il 25 dicembre percontrastare e sostituire le feste pagane neigiorni del solstizio d’inverno (sol invictus)come si credeva (...).

In realtà, oggi, anche grazie ai documentidi Qumran, potremmo essere in grado distabilirlo con precisione: Gesù è nato proprioun 25 dicembre. Una scoperta straordinaria sulserio e che non può essere sospettata di finiapologetici cristiani, visto che la dobbiamo aun docente, ebreo, della Università diGerusalemme. Vediamo di capire ilmeccanismo, che è complesso ma affascinan-te. Se Gesù è nato un 25 dicembre, il

concepimento verginale è avvenuto,ovviamente, 9 mesi prima. E, in effetti, icalendari cristiani pongono al 25 marzol’annunciazione a Maria dell’angeloGabriele.

Ma sappiamo dallo stesso Vangelo diLuca che giusto sei mesi prima era statoconcepito da Elisabetta il precursore,Giovanni, che sarà detto il Battista. La Chiesalatina non ha una festa liturgica per quelconcepimento, mentre le antiche Chiesed’Oriente lo celebrano solennemente tra il 23e il 25 settembre. E, cioè, sei mesi primadell’Annunciazione a Maria. Una successionedi date logica ma basata su tradizioniinverificabili, non su eventi localizzabili neltempo. Così credevano tutti, fino a tempi

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recentissimi. In realtà, sembra proprio che nonsia così. In effetti, è giusto dal concepimentodi Giovanni che dobbiamo partire.

Il Vangelo di Luca si apre con la storiadell’anziana coppia, Zaccaria ed Elisabetta,ormai rassegnata alla sterilità, una dellepeggiori disgrazie in Israele. Zaccariaapparteneva alla casta sacerdotale e, un giornoche era di servizio nel tempio di Gerusalemme,ebbe la visione di Gabriele (lo stesso angeloche sei mesi dopo si presenterà a Maria, aNazareth) che gli annunciava che, malgrado l’etàavanzata, lui e la moglie avrebbero avuto unfiglio. Dovevano chiamarlo Giovanni e sarebbestato «grande davanti al Signore».

Luca ha cura di precisare che Zaccariaapparteneva alla classe sacerdotale di Abia eche quando ebbe l’apparizione «officiava nelturno della sua classe». In effetti, coloro chenell’antico Israele appartenevano alla castasacerdotale erano divisi in 24 classi che,avvicendandosi in ordine immutabile,dovevano prestare servizio liturgico al tempioper una settimana, due volte l’anno. Sapevamoche la classe di Zaccaria, quella di Abia, eral’ottava, nell’elenco ufficiale. Maquando cadevano i suoi turni diservizio? Nessuno lo sapeva. Ebbene,utilizzando anche ricerche svolte daaltri specialisti e lavorando,soprattutto, su testi rinvenuti nellabiblioteca essena di Qumran, eccoche l’enigma è stato violato dalprofessor Shemarjahu Talmon che,come si diceva, insegna allaUniversità ebraica di Gerusalemme.Lo studioso, cioè, è riuscito aprecisare in che ordine cronologicosi susseguivano le 24 classisacerdotali.

Quella di Abia prestava servizioliturgico al tempio due volte l’anno,come le altre, e una di quelle volteera nell’ultima settimana disettembre. Dunque, era verosimile latradizione dei cristiani orientali chepone tra il 23 e il 25 settembre

l’annuncio a Zaccaria. Ma questaverosimiglianza si è avvicinata alla certezzaperché, stimolati dalla scoperta del professorTalmon, gli studiosi hanno ricostruito la«filiera» di quella tradizione, giungendoalla conclusione che essa provenivadirettamente dalla Chiesa primitiva, giudeo-cristiana, di Gerusalemme. Una memoriaantichissima quanto tenacissima, quella delleChiese d’Oriente, come confermato in moltialtri casi.

Ecco, dunque, che ciò che sembravamitico assume, improvvisamente, nuovaverosimiglianza. Una catena di eventi che siestende su 15 mesi: in settembre l’annuncio aZaccaria e il giorno dopo il concepimento diGiovanni; in marzo, sei mesi dopo, l’annuncioa Maria; in giugno, tre mesi dopo, la nascita diGiovanni; sei mesi dopo, la nascita di Gesù.Con quest’ultimo evento arriviamo giusto al25 dicembre. Giorno che, dunque, non fufissato a caso.

Foto: nella pagina precedente, Betlemme vista oggi dal“Campo dei Pastori”; sotto, invece, l’interno della Basilicadella Natività

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Beato Antonio Rosmini: «Parliamo colla bocca della Chiesa, e

Secondo Rosmini, la formazione moraledella persona trova il suo pieno compimentonell’educazione religiosa. Questo perché«L’uomo è una potenza, l’ultimo atto dellaquale è congiungersi con l’Essere senza limitiper conoscimento amativo». In questaaffermazione possiamo cogliere il richiamo aduna celebre espressione delle Confessioni diS. Agostino: «Signore, tu ci hai fatti per te e ilnostro cuore non ha pace finché non riposa inte».

Il Roveretano parte dalla constatazione diun’evidente e semplice dato esperienziale:«L’uomo è recato dalla propria natura alla

felicità». La felicità è un bisogno profondo ilcui oggetto, però, non è ben definito, almenoinizialmente. È per questo motivo che l’uomoè inquieto e continuamente alla ricerca diqualcosa che possa soddisfare questa sua«innata» tendenza alla felicità. La risposta allasete di infinito e di felicità, che egli avvertenel suo intimo, la può trovare solo in ungrande oggetto fuori di sé dal momento cheegli si percepisce come una creatura finita elimitata. Dio è l’oggetto richiesto dal cuoredell’uomo perché Egli solo può «compirel’umana natura, e toglierle, unendosi adessa, quella limitazione necessaria, che larende scontenta di se medesima».

Ma la risposta piena e definitiva allaricerca della felicità, l’uomo la può trovaresolo nella fede in Gesù Cristo, il quale ci hamostrato il vero volto del Dio unico e trino,che è amore.

Partendo da queste considerazioni, ilbeato Rosmini può essere considerato unpromotore del rinnovamento della pedagogiacristiana. Egli cercava soprattutto di metterein guardia dal razionalismo che si insinuavanelle scuole teologiche e nei collegi religiosi,per rifluire poi nell’ambito educativo dellecomunità cristiane. Molti educatori cristianiinfatti si lasciavano affascinare dal mitodell’uomo buono per natura, nonconsiderando le pesanti conseguenze delpeccato originale. Secondo questaimpostazione l’uomo nasce buono ma, amotivo del suo inserimento nella società, nontarderebbe a corrompersi moralmente. Il

Quale ruolo svolge la liturgia nella formazione dell’uomo e del cristiano? LA SFIDA EDUCATIVA NEL PENSIERO DI ROSMINI» di Piero Sapienza (1aparte)

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risultato di questa impostazione era quello diesaltare l’uomo attenuandone la malizia egiustificare, in modo sottile, le passioni cattive.

Una simile educazione non tarderebbe aprodurre effetti devastanti non solo nei singolima nell’intera società. E, infatti, il beatoRosmini, facendo riferimento alle sciagureprovocate dalla Rivoluzione francese, si chiede:«Dove fu mai educata quella gioventùfrancese, che diede al mondo il più sanguinosospettacolo che fosse mai?». La risposta, senzamezzi termini, attribuisce ai collegi religiosi laresponsabilità di un’educazione, che ha prodottorovinosi risultati: «Dai collegi adunque uscìla rivoluzione».

Il motivo di questi esiti educativi cosìfallimentari e, certamente, non previsti e volutidai responsabili di quelle istituzioni, Rosminilo individua, decisamente, nel fatto che«l’educazione fu per lungo tempo in Europae in Francia massimamente un misto dirazionalismo teologico e di devozione». Malo spirito razionalistico che Rosmini qualificavacome «seme funesto», «violento e feroce»ebbe presto la meglio sulla devozione e comepotente veleno agì nei giovani trasformandoliin violenti rivoluzionari.

È urgente quindi, secondo il Roveretano,rilanciare una vera e solida devozione, poiché,«il cristianesimo prima è pietà» cioèincorporazione dell’uomo a Cristo. Perraggiungere questo fine così elevato,innanzitutto si richiede che l’educazionecristiana, nel suo complesso, abbia unafondamento biblico e patristico, e, inoltre, che

la formazione alla preghiera abbia la sua basenella liturgia. Rosmini infatti, sostiene cheè di vitale importanza pregare con la vocedella Chiesa: «Parliamo adunque alSignore colla bocca della Chiesa, epregheremo secondo la verità». Questo nonsignifica che le pratiche di devozione devonoessere abbandonate o trascurate ma che ènecessario avviare tra la gente un’operapastorale di formazione liturgica. Un lavoroeducativo quanto mai urgente in quantol’esigenza di pregare con la liturgia nonpoteva essere pienamente soddisfatta dalpopolo perché le celebrazioni avvenivano inlingua latina, lingua in gran parte noncomprensibile. (continua)

Le immagini:Antonio Rosmini giovane prete; sotto, il pio Pellicanosimbolo eucaristico caro a Rosmini

adunque al Signorepregheremo secondo la verità» Sintesi pagine 65- 69 di «ECLISSI DELL’EDUCAZIONE?

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«Oggi Cristo è nato,

è apparso il Salvatore;

oggi sulla terra cantano gli angeli,

si allietano gli arcangeli;

oggi esultano i giusti acclamando:

Gloria a Dio nell’alto dei cieli, alleluja!»(Antifona al Magnificat dei secondi Vespri nella solennità del s. Natale)

A tutti i nostri Lettori e alle loro Famiglieauguriamo nel Signore un sereno santo Natale e un felice 2009!

Nel presente numero di Liturgia “culmen et fons”, il testo di Proposte celebrative perl’Avvento, Il tempo del Natale, Il mistero del Natale, L’ambiente liturgico del Natale (pag.5-8), è stato tolto da: UFFICIO LITURGICO DIOCESI DI TRENTO ed., L’anno liturgico, mistero, graziae celebrazione. Sussidio per la catechesi e la celebrazione, Vita Trentina Editrice, 2001.

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