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23 3. STORIA DI UN MITO ANTICO VI È LA NECESSITÀ DI UNA MADRE IN CIELO? Il racconto della creazione del mondo, nel primo capitolo della Bibbia, ha cura di precisare: «Così Dio creò l'uomo a Sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina» (Genesi 1:27). Se Dio creò sia l’uomo che la donna a Sua immagine, va da sé che Egli rappresenta una fi- gura paterna quanto materna per le Sue creature! La Bibbia presenta più volte l’aspetto ma- terno del carattere di Dio, nelle Sue tenere cure per gli esseri da Lui creati. Per esempio: «Come un’aquila incita la sua nidiata, si libra sopra i suoi piccoli, spiega le sue ali, li prende e li porta sulle sue ali, l’Eterno lo guidò da solo, e non c’era con Lui alcun dio straniero» (Deuteronomio 32:11-12). «Come una madre consola il proprio figlio, così io consolerò voi e sarete consolati in Gerusalemme» (Isaia 66:13). «Ma Sion ha detto: “L’Eterno mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato”. Può una donna dimenticare il bambino lattante e non aver compassione del figlio delle sue viscere? Anche se esse dovessero dimenticare, io non ti dimenticherò. Ecco, io ti ho scolpita sulle palme delle mie mani…» (Isaia 49:14-16a). Purtroppo il paganesimo influenzò a tal punto il cristianesimo da portarlo a scindere i due aspetti entrambi veri del carattere di Dio: il Suo immenso amore da una parte e la Sua perfet- ta giustizia dall’altra. Dio Padre diventò una figura lontana, inaccessibile, che amministra la giustizia con severità ed ha bisogno di una folla di intermediari per essere raggiungibile dalla preghiera della piccola creatura umana; mentre tutta la Sua tenera cura materna fu concen- trata in una figura molto cara al paganesimo fin dalla notte dei tempi: la dea-madre. C’è però da notare seriamente che, quando si adottano usi e costumi pagani, non c’è più ar- gine contro gli inganni del Nemico! L’uso di simboli tipici dei riti idolatrici e spiritici dei pagani spalanca purtroppo la porta a miracoli sempre più ingannevoli d’origine satanica, in una spi- rale micidiale! E veniamo a Maria, quella storica descritta dai Vangeli. Che cosa ci viene detto di lei? Dal Vangelo di Luca cap. 1, apprendiamo che era una vergine fidanzata con Giuseppe e che era riguardata con favore da Dio, evidentemente per la sua fedeltà ed integrità. Il Vangelo di Matteo ha però cura d’informarci che Maria ebbe in seguito una normale vita matrimoniale: «E non ebbe (Giuseppe) con lei rapporti coniugali, finché ella non ebbe partorito un figlio; e gli pose nome Gesù» (Matteo 1:25 - Nuova Riveduta) «Ma non si accostò a lei, fino alla nascita del figlio che egli chiamò Gesù» (Matteo 1:25 - Ediz. Paoline, 1983). Ora, se c’è scritto che Giuseppe non ebbe relazione intima con lei “finché” non ebbe partori- to, vuol dire che dopo ne ebbe. La particella greca “eos” indica il punto del tempo fino al qua- le si estende un’azione. Questo vuol dire dunque che Maria non rimase vergine a vita! Del resto, il matrimonio era un valore presso il popolo ebraico (e la verginità era un valore solo prima di esso), perché fu istituito da Dio stesso in Eden, insieme al riposo sabatico, al punto che - in accordo con la tradizione ebraica - i pastori (“episcopos” in greco) della chiesa primi- tiva dovevano essere sposati (cfr. 1 Timoteo 3:2-5 - Tito 1:6). A conferma, sempre la traduzione delle Ediz. Paoline specifica:

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3. STORIA DI UN MITO ANTICO VI È LA NECESSITÀ DI UNA MADRE IN CIELO?

Il racconto della creazione del mondo, nel primo capitolo della Bibbia, ha cura di precisare:

«Così Dio creò l'uomo a Sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina» (Genesi 1:27).

Se Dio creò sia l’uomo che la donna a Sua immagine, va da sé che Egli rappresenta una fi-gura paterna quanto materna per le Sue creature! La Bibbia presenta più volte l’aspetto ma-terno del carattere di Dio, nelle Sue tenere cure per gli esseri da Lui creati. Per esempio:

«Come un’aquila incita la sua nidiata, si libra sopra i suoi piccoli, spiega le sue ali, li prende e li porta sulle sue ali, l’Eterno lo guidò da solo, e non c’era con Lui alcun dio straniero» (Deuteronomio 32:11-12). «Come una madre consola il proprio figlio, così io consolerò voi e sarete consolati in Gerusalemme» (Isaia 66:13). «Ma Sion ha detto: “L’Eterno mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato”. Può una donna dimenticare il bambino lattante e non aver compassione del figlio delle sue viscere? Anche se esse dovessero dimenticare, io non ti dimenticherò. Ecco, io ti ho scolpita sulle palme delle mie mani…» (Isaia 49:14-16a).

Purtroppo il paganesimo influenzò a tal punto il cristianesimo da portarlo a scindere i due aspetti entrambi veri del carattere di Dio: il Suo immenso amore da una parte e la Sua perfet-ta giustizia dall’altra. Dio Padre diventò una figura lontana, inaccessibile, che amministra la giustizia con severità ed ha bisogno di una folla di intermediari per essere raggiungibile dalla preghiera della piccola creatura umana; mentre tutta la Sua tenera cura materna fu concen-trata in una figura molto cara al paganesimo fin dalla notte dei tempi: la dea-madre. C’è però da notare seriamente che, quando si adottano usi e costumi pagani, non c’è più ar-gine contro gli inganni del Nemico! L’uso di simboli tipici dei riti idolatrici e spiritici dei pagani spalanca purtroppo la porta a miracoli sempre più ingannevoli d’origine satanica, in una spi-rale micidiale! E veniamo a Maria, quella storica descritta dai Vangeli. Che cosa ci viene detto di lei? Dal Vangelo di Luca cap. 1, apprendiamo che era una vergine fidanzata con Giuseppe e che era riguardata con favore da Dio, evidentemente per la sua fedeltà ed integrità. Il Vangelo di Matteo ha però cura d’informarci che Maria ebbe in seguito una normale vita matrimoniale:

«E non ebbe (Giuseppe) con lei rapporti coniugali, finché ella non ebbe partorito un figlio; e gli pose nome Gesù» (Matteo 1:25 - Nuova Riveduta) «Ma non si accostò a lei, fino alla nascita del figlio che egli chiamò Gesù» (Matteo 1:25 - Ediz. Paoline, 1983).

Ora, se c’è scritto che Giuseppe non ebbe relazione intima con lei “finché” non ebbe partori-to, vuol dire che dopo ne ebbe. La particella greca “eos” indica il punto del tempo fino al qua-le si estende un’azione. Questo vuol dire dunque che Maria non rimase vergine a vita! Del resto, il matrimonio era un valore presso il popolo ebraico (e la verginità era un valore solo prima di esso), perché fu istituito da Dio stesso in Eden, insieme al riposo sabatico, al punto che - in accordo con la tradizione ebraica - i pastori (“episcopos” in greco) della chiesa primi-tiva dovevano essere sposati (cfr. 1 Timoteo 3:2-5 - Tito 1:6). A conferma, sempre la traduzione delle Ediz. Paoline specifica:

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Nimrod deificato, antica incisione di Ninive. Si

noti il ramo di abete in mano, il cerbiatto, la

lunga barba, le ali che gli permettono di volare.

Da qui venne il mito di Santa Klaus, Babbo

Natale.

«Diede alla luce il suo figlio primogenito…» (Luca 2:7). Ora, se c’è scritto che Gesù fu il suo primogenito, va da sé che Maria ebbe altri figli ed una vita matrimoniale normale! Nella cultura pagana, invece, la dea-madre partorisce da vergine perché non è sottoposta ad un uomo (la verginità in lei non ha valore morale per intenderci). Andiamo oltre: nell’andare a trovare Elisabetta, incinta di Giovanni Battista, Maria espresse la sua gratitudine a Dio con un bellissimo canto nel quale disse, fra l’altro:

«L’anima mia magnifica il Signore, e lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore…» (Luca 1:46-47).

Nel dire così Maria, piena di umiltà, si riconosceva bisognosa di salvezza! Benché privilegia-ta per l’esperienza vissuta, essa non era diversa dal resto dell’umanità. Infatti, la Bibbia esclude che ci possa essere un essere umano che non sia peccatore e bisognoso di salvez-za. Se fossimo stati in grado di salvarci con le nostre forze, perché Gesù avrebbe dovuto pa-gare il prezzo infinito che pagò sulla croce subendo la morte al nostro posto?

«Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e per mez-zo del peccato la morte, così la morte si è estesa a tutti gli uomini, perché tutti han-no peccato...» (Romani 5:12).

Il resto dei Vangeli è molto sobrio sulla figura di Maria. Infatti:

«Fino ad oggi, gli storici non hanno scoperto, nei primi tre secoli dell’era cristiana, al-cuna liturgia della Vergine, né alcun culto pubblico particolare di Maria» (La Croix – 29 luglio 1967).

Questa era la situazione nella chiesa cristiana primitiva! Del resto, Cristo era venuto sulla ter-ra come l’Emmanuele, cioè “Dio con noi” secondo il significato etimologico del nome. Dun-que, il Signore e Creatore dell’universo ha vissuto fra noi nella persona del Figlio per inse-gnarci quanto è grande il Suo amore e com’è davvero il Suo carattere. Per questo, il Figlio è presentato nella Bibbia come l’unico possibile Mediatore e Intercessore (cfr. 1 Timoteo 2:5 - Ebrei 7:25/8:6/9:15/12:24). Avendo per Mediatore Dio in persona, di chi altro dovremmo aver bisogno? Allora, che cosa successe in seguito? Bisogna tornare agli albori della storia umana per comprenderlo fino in fondo… IL MITO DI TAMMUZ: IL FALSO MESSIA DI BABILONIA

Satana sapeva che il Figlio di Dio avreb-be lasciato il cielo per nascere da una vergine e diventare il Salvatore del mon-do e il Mediatore tra Dio e l’uomo. Così egli progettò un piano malvagio per con-fondere le acque ed abituare gli uomini a stornare la propria adorazione dal vero Salvatore, il Creatore stesso, alla madre, la creatura. Per questo motivo introdusse fin dagli albori della storia umana la figura di una vergine, la dea-madre, che propagò in tutte le culture antiche del mondo unita-mente al culto del sole. Fece in modo che tale tradizione fosse molto forte, molto radicata nel cuore umano. In questa maniera, anche se non fu certo questo il suo unico inganno, egli si prepa-rò la via per riuscire a paganizzare il cristianesimo nascente.

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La dea-madre Iside con Horus

La dea-madre Devaki con Krishna

Dopo il diluvio, ai tempi i Noè, i superstiti si moltiplicarono e costruirono la grande città di Ba-bilonia. Satana trovò la sua “Vergine” nella veste di una bellissima strega di nome Semirami-de (Sammu-rammat), e la usò per i suoi progetti. Semiramide diventò Regina di Babilonia e pare che avesse sposato Nimrod, nipote di Cam, figlio malvagio di Noè (Nimrod è citato nella Bibbia in Genesi 10:8-11, siamo oltre 2200 anni a.C.). Satana usò ambedue per creare un culto satanico talmente potente che si sparse per tutto il mondo antico e moltitudini volgevano lo sguardo a Semiramide come la loro dea-madre. Babilonia divenne il centro religioso del mondo. I primi confessionali (con la scusa della confessione di colpe, erano usati soprattutto per con-trollare le persone e ricattarle), come pure il celibato del clero sacerdotale fanno la loro prima comparsa proprio in questo periodo. Nimrod veniva chiamato con diversi nomi, tra i quali “Moloch”, divinità di cui si parla anche nella Bibbia. Bambini venivano sacrificati in suo onore. Quando Nimrod venne assassinato, il popolo lo rimpianse. Semiramide subito approfittò della situazione. La falsa vergine di Satana diede alla luce un bambino e dichiarò che egli era Nimrod reincarnato (Nimrod veniva infatti chiamato “il marito di sua madre”). Al bambino venne dato il nome di Tammuz. Egli divenne il dio Sole, o Baal, al cui culto – purtroppo – molto spesso si prostituì anche il popolo d’Israele (questi culti di adorazione del sole celebravano la domenica come giorno parti-colarmente dedicato alla divinità). LA STORIA DELLA LEGGENDA

«La leggenda cominciò nella terra di Babilonia, e (…) la si fa risalire a dopo il diluvio: un enorme uovo cadde dal cielo nel fiume Eufrate, dei pesci lo spinsero a riva, delle colombe lo covarono e vi nacque Ishtar. La Ishtar babilonese diventa la Astarte fenicia, assira e palestinese dei racconti biblici, diventa la Isis degli Egizi (Enciclopedia della Bibbia, ElleDiCi, Torino 1969, Voce Isis), la Meni delle tribù arabe (… Isaia 65:11) e la Venere dei greci e romani (Enciclopedia della Bibbia, voce Astarte), figlia della dea Luna (Idem). Era la dea dell’amore, della vegetazione; adorata come Regi-na del Cielo in tutto il medio oriente antico, questo culto pe-netrò anche in Israele ed in Giuda (Geremia 7:18/44:17-19,25) attorno al IX e VIII secolo a.C. Oltre che in Egitto e in Babilonia era adorata in Cina e in India, in Tibet, in Giappone ed in numerosi altri paesi dei vari continenti. Era adorata inoltre come Dea Madre ed era raffigurata da una madre con un fanciullino in braccio. In diverse regioni babilonesi ed assire era chiamata “signora” (Be-lit) o “mia si-gnora” (Belit-ni): Bel = dio, it = terminazione femminile, ni = mia, da qui il termine latino Madonna, mia donna. Praticamente era la dea madre universale, era chiamata pu-re madre degli dèi. Tracce del culto di questa dea si trovano anche in Scozia e nel Messico.

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La dea-madre Venere con Cupido

La dea-madre Semiramide con Tammuz

Il suo culto era associato con il rinascere della natura. Il suo mito è legato al rifiorire della natura che, morta al diluvio, risorge nella prima primavera successiva al-la catastrofe in coincidenza, secondo il mito, all’aprirsi dell’uovo, di cui sopra, covato dalle colombe. Essa ebbe un figlio illegittimo che si chiamava Tam-muz, l’equivalente dell’egizio Otis e del greco Bacco (…), Adonis o Baal per i Fenici e gli Assiri (…). Egli fu concepito il 25 marzo e nacque il 25 dicembre, questa data è ricordata nelle più antiche mitologie greche ed egiziane. Tammuz (Adonis o Baal) fu ucciso da un cinghiale e la sua morte fu pianta dalle donne (Ezechiele 8:141) fino a quando Ishtar, la dea madre commossa per tale pianto e digiuno, ridiscese negli inferi e lo riportò alla vita. Questo evento veniva ripetuto mitologicamente ogni anno il primo giorno della settimana seguente il primo novilunio successivo all’equinozio di primavera. Il pianto delle donne durava 40 giorni, “era una solen-ne festa”, digiuno di 40 giorni in onore della divinità astrale Ishtar. Il rito della dea madre, della sua discesa negli inferi per riportare alla luce il dio ucciso, costituiva il rito a-gricolo del rinascere primaverile della natura; dopo questa discesa la dea madre veniva riassunta in cielo con il rito di assunzione che si celebrava intorno alla metà di agosto» (A. Pellegrini, “Quando la profezia diventa storia” – pp. 1215,1216) «Nestorio diceva: “Non fate della Vergine una dea. Noi

non abbiamo divinizzato colei che si deve annoverare tra le creature…”. Gli fa eco Cirillo: “Noi sappiamo che appartiene all’umanità come noi” (Cirillo Adversus Nestorium, I, 9-10, MIGNE, Patristica Greca (PG), col. 56-57). Epifanio (fine del IV secolo) dovrà tuonare contro gli eccessi di alcune “sacerdotesse di Maria” (il brano si riferisce alle “colliridiane”, un gruppo di donne che formavano una piccola setta in Arabia. Offrivano delle focacce di farina d’orzo, collyridia, alla Vergine del cielo) affermando che: “Non si devono onorare al di là del giusto i santi, ma si deve onorare il loro Signore… Maria infatti non è Dio, né ha ricevuto il suo corpo dal cielo, ma da un conce-pimento, da un uomo e da una donna… Si onori Maria, ma si adori il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Nessuno adori Maria… Così dunque certe donnette non disturbino più la Chiesa e non dicano più: noi onoriamo la Regina del Cielo, poiché dicendolo e offrendo le loro focacce, esse compiono ciò che è stato predetto, che alcuni apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori e a dottrine di demoni. No, questo errore del popolo antico non prevarrà su noi al punto da allontanarci dal Dio vivente per adorare le creature, poiché se un angelo si rifiuta di essere adorato da San Giovanni (cfr. Apocalisse 19:9-10), come lo rifiu-terebbe ancor più colei che non fu che la figlia di Anna” (Epifanio, Panarion 78,24; 79,4,7). Epifanio paragona il culto alla Vergine con il culto idolatrico del paganiesimo; attesta, inoltre, che tale madornale errore della Chiesa era stato addirittura profetizzato dall’apostolo Paolo

1 «Allora mi condusse all’ingresso della porta della casa dell’Eterno, che è verso il nord; ed ecco, là sedevano donne che piangevano Tammuz». Dio mostra al profeta questo rito che lo offende.

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La dea-madre Cibele con Deoius

(1 Timoteo 4:1…). Infatti è dall’ambiente pagano che la Chiesa del IV secolo assorbe le modalità e l’oggetto del culto alla dea madre. Scrive Franz Baumer: “Il 22 giugno del 421 d.C. nei vicoli di Efeso dilagò il giubilo. Prelati, vescovi e arcivescovi riuniti con grande sfarzo a concilio avevano appena di-chiarato ‘Theotokos’ - Madre di Dio - la Santa Vergine Maria. ‘Grande è la Diana degli Efesini!’ era risuonato un tempo il grido degli adoratori di Artemide-Diana alle orec-chie dell’apostolo Paolo. Ora gli Efesini avevano riavuto la Grande Madre in una forma sanzionata dalla religione di stato cristiana. La Dea Madre era diventata la Madre di Dio” (Franz Baumer, La Grande Madre, ECIG, Genova 1995, p. 255). Lo stesso autore, parlando dei vari titoli onorifici che la cattolicità ha attribuito alla Madonna, aggiunge: “I titoli onorifici della cristiana ‘regina di maggio’ e ‘madre del verde e dei fiori’ assomigliano a quelli delle dee pagane che la precedettero. Già Iside e Astarte venivano definite ‘santa vergine’, ‘regina del cielo’, ‘dispensatrice di grazie’, ‘regina del mare, ‘salvatrice’ e ‘madre misericordiosa che ascolta le preghiere’, e Cibele ‘madre di tutti i benedetti’. Anche le statue di madre con bambino dedicate alle antiche divinità materne si differenziano ben poco da quelle cristiane della Madre di Dio. Le numerose statue ed icone della Madonna Nera delle chiese cattoliche, meta di pellegrinaggio in tutto il mondo, ricordano le statue di Artemide che non erano realizzate solo in oro, argento e legno pregiato, ma anche in pietra nera e pure una Artemide efesina del II secolo a.C. dal volto, mani e piedi neri. In quanto semplice serva del Signore, Maria subì comunque una totale desessualizzazione. A dispetto di tale cancellazione della forza sessuale, nel culto della Madonna è sopravvissuto molto dello splendore e della maestà dell’arcaica religione del grande Femminino. Nelle processioni per l’ascensione di Maria sono chiaramente riconoscibili elementi caratte-ristici dei cortei festivi in onore di Artemide e Cibele…” (F. Baumer, Idem, pp. 258, 259). In molti luoghi il cristianesimo delle origini trasformò le divinità femminili, che continuarono a regnare ancora a lungo, in sembianti di Madonna» (A. Pellegrini, “Quando la profezia diventa storia” - pp. 1219-1220) «Nel 431 d.C. a Efeso la Chiesa cattolica proclama solennemente che Maria è “Madre di Dio”. È l’ingresso ufficiale nel cristianesimo del culto alla dea madre. Un culto che né Gesù, né gli apostoli, né i primi padri della Chiesa hanno mai insegnato. Afferma il Baumer: “È stupefacente con quale chiarezza gli attributi della Grande Madre siano stati trasmessi alla Madonna cristiana” (F. Baumer, Idem, p. 266). Sarebbe troppo lungo elencare questi attributi, ma sono storicamente tutti mutuati dalle rappresentazioni delle dee pagane, compresa l’immagine della madre col bambino in braccio le cui prime effigi si riferiscono alla Semiramide babilonese con in braccio Tammuz, o alla dea egizia Iside accudente Horus, come pure alla coppia indù Devaki e Krishna o Cibele e Deoius”» (A. Pellegrini, “Quando la profezia diventa storia” - p. 1222) RIASSUNTO DELLE ANALOGIE

Secondo il mito, Tammuz nasceva il 25 dicembre, la maggiore festa pagana in onore del dio

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A sinistra, la dea-madre cinese Kuan Yin calpesta il drago A destra, la Madonna calpesta il serpente

Sole in tutto il mondo antico… La Chiesa festeggia la nascita di Gesù il 25 dicembre. Il lutto per la morte di Tammuz durava 40 giorni, periodo in cui le donne lo piangevano prima della sua rinascita… La Pasqua cattolica è preceduta dalla Quaresima, un periodo di 40 giorni di penitenza. La resurrezione di Tammuz veniva festeggiata scambiandosi dolci a forma di uovo. Nel mito c’era poi la presenza delle colombe… Oggi la Pasqua si festeggia sulla falsariga dell’antico rito pagano, con uova di cioccolata e dolci a forma di colomba. La resurrezione di Tammuz veniva celebrata ad una data che cambiava di anno in anno: la prima domenica che seguiva il primo novilunio successivo all’equinozio di primavera (dopo la resurrezione, Tammuz veniva incorporato nel disco solare)… La Chiesa Cattolica celebra la resurrezione di Gesù a Pasqua, calcolandola ogni anno nello stesso identico modo. La Pasqua ebraica, invece, che ricordava l’esodo dall’Egitto e prefigurava la morte di Cristo, era festeggiata in una data fissa che ricorreva uguale ogni anno (cfr. Levitico 23:5).

La dea Astarte era considerata la madre di tutti di dèi. Aveva concepito il figlio da vergine. Era spesso raffigurata avvolta da un manto azzurro tempestato di stelle (vedi nota in fondo a questo capitolo), con una corona in testa e una falce di luna sotto i piedi. La sua assunzione in cielo si celebrava alla metà del mese di agosto. In tutto il mondo antico la dea Madre è Mediatrice, chia-mata “Mia Signora”, “Mia Donna” (Madonna), Regina dei cieli… Il manto azzurro tempestato di stelle, la corona in testa, gli appel-lativi di Regina dei cieli, Madre di Dio, Mediatrice… Sono i tratti di Maria, la cui ascensione è celebrata, guarda caso, il 15 agosto. In varie raffigurazioni, Maria ha sotto i piedi la luna, è coronata da dodici stelle ed è vista calpestare il serpente, simbolo di Satana, ma c’è da notare che la donna che schiaccia il serpente NON è un’immagine biblica, anche questa è di origine pagana. Nella foto qui sotto, la dea-madre cinese Kuan Yin calpesta il drago che in seguito viene rappresentato dal serpente. La raffigurazione della Madonna unisce due quadri profetici che la Bibbia presenta:

a) La donna dell’Apocalisse La donna “vestita di sole” e coronata da dodici stelle, con la luna sotto i pie-di, è vista in visione da Giovanni in Apocalisse cap. 12. Siccome la Bibbia si spiega con la Bibbia stessa e non tramite i pareri umani, occorre vedere in tutta la Parola di Dio a che cosa cor- risponde il simbolo della donna. Nell’Antico Testamento come nel Nuo-vo, esso rappresenta il popolo del Si-gnore: la donna pura è il popolo fedele all’Eterno, mentre la prostituta o l’adul-tera è il popolo di Dio apostata. Nei libri profetici questo simbolo è mol-to utilizzato: la relazione del popolo di Dio con il suo Signore è rappresentata con varie immagini: fidanzamento, matrimonio, adulterio, divorzio, o vedovanza, a secondo della fedeltà o dell’infedeltà del popolo stesso (cfr. per esempio Isaia 54:5/62:5 - Geremia 2:2,20/3:1 - Osea 2:20).

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Nel Nuovo Testamento si ritrova lo stesso linguaggio: Giovanni Battista chiama Gesù lo Sposo, Gesù si dà lo stesso titolo e l’apostolo Paolo fidanza i credenti a Cristo (cfr. Giovanni 3:29 - Matteo 9:15 - 2 Corinzi 11:2 - Efesi 5:29-32). La prova che la donna di Apocalisse 12 è appunto la chiesa fedele a Dio nella sua totalità, e non la Madonna, sta nel fatto che essa attraversa un tempo storico che si misura in millenni fino alla fine dei tempi. Non si tratta dunque di una persona fisica, ma di un’allegoria. Numerosi teologi cattolici riconoscono che il senso dei termini usati in questa profezia esclude categoricamente ogni interpretazione che riguardi Maria. b) La prima predizione del Messia In Genesi 3:15 c’è la prima promessa del futuro Messia. Il Signore dice al serpente, dopo la caduta di Adamo ed Eva: «Ed io porrò inimicizia fra te e la donna e fra il tuo seme e il seme di lei; esso ti schiaccerà il capo, e tu ferirai il suo calcagno». Come si vede, non è la donna destinata a schiacciare il capo del serpente, ma il “seme” di lei. Praticamente, anche qui la donna rappresenta il popolo di Dio ed il suo seme, o la sua discendenza, è Cristo stesso. Infatti, chi vinse il diavolo pagando il prezzo di sangue per una umanità perduta, aprendo così la strada al suo ritorno nella patria celeste? Cristo o la Ma-donna? Il calcagno ferito è chiaramente riferito alla morte del Salvatore, che pagò così il nostro riscatto. Dire che quest’opera di salvezza dell’umanità fu compiuta da Maria, che era una creatura bisognosa anche lei di un Salvatore, secondo le sue stesse parole, è a dir poco paradossale! Nonostante la chiarezza della Parola ispirata, nel libro “Medjugorje, il trionfo del cuore” si leg-ge:

«Quella che viene a me è la Donna che schiaccia la testa al serpente. È colei davanti alla quale tremano le potenze infernali e tutti i demoni, perché è l’Immacolata e ha ricevuto la grazia di vincere Satana» (pag. 109).

La vittoria sul Maligno, come si è già visto, è quella del Figlio di Dio, perché solo Lui è morto per il genere umano, prendendo su di sé il suo castigo. Dalla Genesi all’Apocalisse, non ci sono dubbi in proposito:

«Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me; nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo» (Giovanni 16:33).

È in virtù della Sua vittoria, che anche noi possiamo vincere! Ogni credente, in questo senso, “ha ricevuto la grazia di vincere Satana”! Anche Maria, quand’era in vita, avrà vinto le sue battaglie con il diavolo, come credente sincera e devota… Ma non è stato un privilegio unico:

«Padri, vi ho scritto perché avete conosciuto Colui che è dal principio. Giovani, vi ho scritto perché siete forti e la parola di Dio dimora in voi, e perché avete vinto il mali-gno» (1 Giovanni 2:14). «Poiché tutto quello che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede» (1 Giovanni 5:4).

Nota: A proposito del manto tempestato di stelle, spesso blu o azzurro, che caratterizza la Madon-na, c’è da dire che altre divinità pagane lo portavano, oltre ad Astarte, come ad esempio la dea-madre atzeca Tonantzin (nome che vuol dire: “La nostra sacra madre”, dea della terra e della fertilità). Nelle foto a pagina seguente, vediamo quattro raffigurazioni della dea con il manto tempestato di stelle (a sinistra). Si notino certi dettagli che, oltre al manto, sono ana-loghi alla rappresentazione della Madonna di Guadalupe (Messico): la luna sotto i piedi, un essere che la sostiene, l’aura intorno, o raggi di sole (foto a destra).

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Della Madonna di Guadalupe scrive Wikipedia (enciclopedia on-line): «La figura ha caratteri-stiche particolari che la ricollegano a divinità della religione azteca. Il mantello verde e blu con cui la Madonna appare iconografata era anche un simbolo della divinità chiamata Ome-teotl. La Luna è un simbolo ricorrente nelle raffigurazioni mariane e pagane, quasi sempre associato alle divinità femminili. Elemento non trascurabile è il luogo dell'apparizione, ovvero la collina di Tepeyac, sulla quale sorgeva un tempio dedicato ad una dea locale la cui pianta sacra era proprio l'agave associata all'apparizione mariana» (da Wikipedia, alla voce “Nostra Signora di Guadalupe”).

La Vergine di Guadalupe, la cui icona sarebbe miracolosamente apparsa dipinta sul mantello di un indigeno

messicano convertito al cristianesimo (data dell’apparizione: dicembre 1531).

Rappresentazioni della dea Tonantzin. A tutt’oggi in alcune comunità di lin-gua náhuatl, essa viene praticamente sovrapposta alla Maonna di Guadalu-pe.