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1 FILOSOFICA INFORMAZIONE FILOSOFICA 3 Rivista bimestrale a cura di: Istituto Italiano per gli Studi Filosofici Via Monte di Dio 14, 80132 Napoli Istituto Lombardo per gli Studi Filosofici e Giuridici Viale Monte Nero 68, 20135 Milano Edizione Edinform. Informazione e Cultura Società Cooperativa a r.l. Viale Monte Nero, 68 20135 Milano Reg. n. 634 del 12/10/90 Tribunale di Milano. Sped. abb. post. comma 26 art. 2 legge 549/95 Milano Singola copia: lire 10.000 Copia arretrata: 15.000 Abbonamento a 5 fascicoli: Italia: 45.000, enti 50.000, studenti 35.000; Europa: 55.000, enti 60.000, studenti 45.000; Extra-Europa: 85.000, enti 90.000, studenti 75.000. Redazione, direzione, amministrazione: Edinform. Informazione e Cultura Società Cooperativa a r. l. Viale Monte Nero, 68 20135 Milano tel. (02) 55190714 fax (02) 55015245 ccp 17707209 - intestato a: Cooperativa Edinform Informazione e Cultura s. r. l. Milano Per l’invio di articoli e materiale informativo indirizzare a: Informazione Filosofica Viale Monte Nero, 68 20135 Milano Per esigenze editoriali la redazione si riserva di apportare senza preavviso modifiche alla struttura degli articoli inviati, mantenendone inalterato il contenuto. DIRETTORE RESPONSABILE Sergio De Mari DIRETTORE EDITORIALE Riccardo Ruschi COMITATO SCIENTIFICO Mario Agrimi Remo Bodei Giuseppe Cantillo Franco Chiereghin Girolamo Cotroneo Jacques D'Hondt Hans Dieter Klein Antonio Gargano Domenico Losurdo Giovanni Mastroianni Aldo Masullo Vittorio Mathieu Adriaan Peperzak Roberto Racinaro Enrico Rambaldi Paul Ricoeur Paolo Rossi Pasquale Salvucci Hans-Jörg Sandkühler Livio Sichirollo Franco Volpi REDAZIONE Giuseppe Balistreri Cristina Boracchi Katiuska Bortolozzo Maurizio Brignoli Eddy Carli Flavio Cassinari Silvia Cecchi Giuseppina Di Lauro Donata Feroldi Riccardo Lazzari Fosca Mariani Zini Massimo Mezzanzanica Monica Mioccio Angela Molinari Elio Nasuelli Lucia Recalcati Alessandra Redenti Laura Rossi Adriana Santacroce Luisa Santonocito Corrado Soldato Laura Troiero CORRISPONDENTI Alessandro Di Chiara Luca Scarantino Riccardo Pozzo Gian Luigi Paltrinieri COLLABORATORI Giuseppe Cospito Sara Nosari Franco Ratto Tamara Tagliacozzo Graziella Arazzi Giovanni Battista Cudemo Gaspare Polizzi Massimiliano Svizzero Ferdinando Vidoni Teresa Nastri Pasqualina Scudieri Daniela Verducci Tonino Griffero Gaia Fiertler Romolo de Camillis Antonino Infranca Giuseppina Maraniello Carmela Tomeo Luca Scafoglio Pasquale Arfé Barbara Marte Michela Cosili Marco Pasi SEGRETERIA DI REDAZIONE Mariangela Giacomini Giovanni Malafarina Diana Soregaroli RELAZIONI ESTERNE Luisa Santonocito CONSULENZA GRAFICA E IMPAGINAZIONE Alessandra Dal Ben STAMPA GSC Via Livorno 152, 20099 Sesto San Giovanni DISTRIBUZIONE Joo Distribuzione Via Argelati 35, 20143 Milano In copertina: Marc Chagall Il volto, 1925 (part..)

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FILOSOFICAINFORMAZIONE

FILOSOFICA

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Rivistabimestralea cura di:

IstitutoItalianoper gliStudiFilosoficiVia Monte di Dio 14,80132 Napoli

IstitutoLombardoper gli StudiFilosoficie GiuridiciViale Monte Nero 68,20135 Milano

EdizioneEdinform. Informazione e CulturaSocietà Cooperativa a r.l.Viale Monte Nero, 6820135 Milano

Reg. n. 634 del 12/10/90Tribunale di Milano.Sped. abb. post. comma 26 art. 2 legge 549/95 MilanoSingola copia: lire 10.000Copia arretrata: 15.000Abbonamento a 5 fascicoli:Italia: 45.000, enti 50.000,studenti 35.000;Europa: 55.000, enti 60.000,studenti 45.000;Extra-Europa: 85.000,enti 90.000, studenti 75.000.

Redazione, direzione,amministrazione:Edinform.Informazione e CulturaSocietà Cooperativa a r. l.Viale Monte Nero, 6820135 Milanotel. (02) 55190714fax (02) 55015245ccp 17707209 - intestato a:Cooperativa EdinformInformazione e Cultura s. r. l.Milano

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DIRETTORE RESPONSABILESergio De Mari

DIRETTORE EDITORIALERiccardo Ruschi

COMITATO SCIENTIFICOMario AgrimiRemo BodeiGiuseppe CantilloFranco ChiereghinGirolamo CotroneoJacques D'HondtHans Dieter KleinAntonio GarganoDomenico LosurdoGiovanni MastroianniAldo MasulloVittorio MathieuAdriaan PeperzakRoberto RacinaroEnrico RambaldiPaul RicoeurPaolo RossiPasquale SalvucciHans-Jörg SandkühlerLivio SichirolloFranco Volpi

REDAZIONEGiuseppe BalistreriCristina BoracchiKatiuska BortolozzoMaurizio BrignoliEddy CarliFlavio CassinariSilvia CecchiGiuseppina Di LauroDonata FeroldiRiccardo LazzariFosca Mariani ZiniMassimo MezzanzanicaMonica MioccioAngela MolinariElio NasuelliLucia RecalcatiAlessandra RedentiLaura RossiAdriana SantacroceLuisa SantonocitoCorrado SoldatoLaura Troiero

CORRISPONDENTIAlessandro Di ChiaraLuca ScarantinoRiccardo PozzoGian Luigi Paltrinieri

COLLABORATORIGiuseppe CospitoSara NosariFranco RattoTamara TagliacozzoGraziella ArazziGiovanni Battista CudemoGaspare Polizzi

Massimiliano SvizzeroFerdinando VidoniTeresa NastriPasqualina ScudieriDaniela VerducciTonino GrifferoGaia FiertlerRomolo de CamillisAntonino InfrancaGiuseppina MaranielloCarmela TomeoLuca ScafoglioPasquale ArféBarbara MarteMichela CosiliMarco Pasi

SEGRETERIA DI REDAZIONEMariangela GiacominiGiovanni MalafarinaDiana Soregaroli

RELAZIONI ESTERNELuisa Santonocito

CONSULENZA GRAFICAE IMPAGINAZIONEAlessandra Dal Ben

STAMPAGSCVia Livorno 152,20099 Sesto San Giovanni

DISTRIBUZIONEJoo DistribuzioneVia Argelati 35,20143 Milano

In copertina:Marc ChagallIl volto, 1925 (part..)

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EDITORIALE

Questo numero si apre con un omaggio a EmmanuelLevinas a un anno dalla sua scomparsa. Numerosiconvegni e pubblicazioni a lui dedicati nel corso del1996 hanno riportato in piena luce il senso profondodell’eredità di pensiero che ci proviene dalla sua operae, fortemente connessa ad essa, dalla sua vicenda bio-grafica nel suo intreccio con la tradizione ebraica.“Primato dell’etica” è il monito e insieme il program-ma di pensiero a cui Levinas dedica tutto il suo sforzointellettuale e tutta la sua passione morale e civile.Uno sforzo e una passione che si concentrano e sidistendono teoreticamente nel definire un ambito diriflessione e lavoro filosofico, che pur non lasciando-si costringere nei limiti della pura teoresi si ponecome critica dell’ontologia, ricerca di un rinnovatosenso dell’essere, della sua giustificazione oltre lasua garanzia, e in questo trae origine e alimentoinsostituibile dal costante riferimento alla memoriastorica, dalla volontà ostinata di non dimenticare che«il disumano non cessa di ritornare».Raccogliendo questo spunto, lo stesso che ha direttoil lavoro di raccolta dei materiali qui presentati,proponiamo di seguito un brano significativo, trattoda uno scritto di Levinas, “Étique comme philosophiepremière” (1982; trad. it. di F. Ciaramelli, Eticacome filosofia prima, in Etica come filosofia prima,Guerini e Associati, Milano 1989, p. 58 sg.)

L’umano dietro la perseveranza nell’essere! Così, dietrol’affermazione dell’essere che analiticamente, o animal-mente, persiste nel suo essere e in cui il vigore idealedell’identità che s’identifica e s’afferma e si consolidanella vita degl’individui umani e nella loro lotta vitale -cosciente o inconscia o razionale - per l’esistenza, dietrotutto ciò la meraviglia dell’io rivendicato dal volto delprossimo - o la meraviglia dell’io che si sbarazza di sé eteme per l’altro - funge quasi da sospensione - da epoché- dell’eterno e irreversibile ritorno a sé dell’identico edell’intangibilità del suo privilegio logico e ontologico.Sospensione della sua priorità ideale, negatrice di ognialterità mediante l’assassinio o mediante il pensiero cheincorpora a sé e totalizza. Sospensione della guerra edella politica che si spacciano per relazione del Medesi-mo all’Altro. Nella deposizione da parte dell’io dellasua sovranità di io, nella sua modalità di io detestabile,significa l’etica e forse anche la spiritualità stessadell’anima, ma certamente la questione del sensodell’essere, cioè il suo appello alla giustificazione. L’eti-ca - come filosofia prima - significa attraverso l’ambi-guità dell’identico che si dice io all’apice della suaidentità incondizionata e anche logicamente indiscerni-bile, autonomia superiore a qualunque criterio; ma cheproprio ora, all’apice della sua incondizionata identità,

può pure confessarsi io detestabile. L’io è la crisi stessadell’essere dell’essente nell’umano. Crisi dell’essere,non perché il senso di questo verbo debba ancora venircompreso nel suo segreto semantico e faccia appelloall’ontologia, ma poiché proprio io già mi chiedo se ilmio essere è giustificato, se il Da del mio Dasein non ègià l’usurpazione del posto di qualcun altro. Domandache non aspetta una risposta teorica, domanda che non èuna richiesta d’informazioni. Domanda che fa appelloalla responsabilità, la quale non è un ripiego pratico chedovrebbe addolcire lo scacco del sapere incapace dieguagliare l’essere. Responsabilità che non è l’esseresprovvisti del sapere della comprensione e della presa(prise), ma l’eccellenza della prossimità etica nella suasocialità, nel suo amore senza concupiscenza. L’umanoè il ritorno all’interiorità della coscienza non-intenziona-le, alla «cattiva coscienza», alla sua possibilità di temerel’ingiustizia più della morte, di preferire l’ingiustiziasubita all’ingiustizia commessa e ciò che giustifica l’es-sere a ciò che lo garantisce.

Essere o non essere - è proprio questo il problema? Èquesta la prima e l’ultima questione? L’essere umanoconsiste davvero nello sforzarsi d’essere e la compren-sione del senso dell’essere - la semantica del verbo essere- è davvero la prima filosofia che s’impone a una coscien-za, la quale sarebbe fin dall’inizio sapere e rappresenta-zione, e manterrebbe la propria baldanza nell’essere-per-la-morte, si affermerebbe come lucidità di un pensie-ro che pensa sino alla fine, sino alla morte e persino nellasua finitudine - già o ancora buona e sana coscienza chenon s’interroga sul suo diritto d’essere - sarebbe o ango-sciata o eroica nella precarietà della sua finitudine? Forseche, invece, la prima questione non è sollevata dallacattiva coscienza? La cattiva coscienza - instabilità di-versa da quella con cui mi minacciano la mia morte e lamia sofferenza - pone la questione del mio diritto all’es-sere che è già la mia responsabilità per la morte di altri,interrompendo la spontaneità, senza circospezione, dellamia ingenua perseveranza. Il diritto all’essere e la legit-timità di tale diritto non si riferiscono in fin dei contiall’astrattezza delle regole universali della Legge, ma inultima analisi, alla stregua di questa stessa legge e dellagiustizia, al per l’altro della mia non-indifferenza allamorte alla quale-oltre la mia fine - s’espone nella suastessa dirittura il volto altrui. Che mi guardi (regarde) omeno, esso mi riguarda (regarde). Questione in cuil’essere e la vita si destano all’umano. Questione delsenso dell’essere - non l’ontologia della comprensione diquesto verbo straordinario, ma l’etica della sua giustizia.Questione per eccellenza o la questione della filosofia.Non già: perché l’essere anziché nulla, ma in che modol’essere si giustifica.

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5 PROFILO

5 Attualità di Levinas

17 SCHEDA

17 Hegel e Dilthey a Bochum

21 AUTORI E IDEE

21 Ricoeur: etica del Sé e dell’Altro

22 Su Hannah Arendt

23 Riflessioni filosofiche in onore di Pala

23 Le origini della teologia dialettica di Barth

24 Possibilità della metafisica

25 Logica, estetica, antropologia filosofica

26 Saggi di filosofia morale

27 Dialogo sulla morale tra Oriente e Occidente

28 Filosofia e scrittura: le pratiche e i saperi

29 Rappresentanza, giustizia, potere

30 La questione dell’essere in Heidegger

31 TENDENZE E DIBATTITI

31 Identità della filosofia tedesca

31 Attualità di Croce

32 Storia e attualità della medicina

34 Filosofia della liberazione

35 Riflessioni sulla modernità

35 Controversie sulla ragione

36 Wittgenstein in Francia

37 Materia signata e materia segnica

39 PROSPETTIVE DI RICERCA

39 Kierkegaard negli Stati Uniti

40 Alle origini del pensiero di Herder

40 Passato e futuro della psicoanalisi

41 Elogio della filosofia francese

41 Nuove edizioni di Josef König

42 Etica e tradizione ebraica in Spinoza

42 Sulla pittura e lo spettacolo

43 L’opera filosofica di Alan Donagan

44 Ontologia, etica e politica in Jankélévitch

45 Il pensiero nomade di Deleuze

46 Benjamin da giovane

47 Il caso Lyssenko

47 Filosofia araba

50 Attraverso l’opera di Wittgenstein

51 L’unità del pensiero di Schleiermacher

52 NOTIZIARIO

55 CONVEGNI E SEMINARI

55 Sulla condizione contemporanea

56 La conoscenza delle religioni

56 L’argomento del sogno negli scettici

56 Etica e ambiente

57 Hegel e l’estetica

57 Pensare Dio tra teologia e filosofia

58 Fenomenologia della vita

59 Etica e medicina

59 La “storia nascosta”: tra mito e realtà

61 ‘Verità e metodo 2’

62 Cristianesimo e redenzione

63 Dio nella teologia del Novecento

63 Storia filosofica del razzismo

64 Sull’intelletto

65 Il pensiero politico nel Seicento

66 Memoria, oblio, perdono

68 Dai presocratici a Platone

69 La scuola hegeliana

69 Sulla questione del metodo

70 CALENDARIO

74 DIDATTICA

75 Dizionario di filosofia

76 STUDIO

76 Leggere la “Critica della ragion pura”

76 La linguistica del Novecento

77 Differenti significati del positivismo

78 RASSEGNA DELLE RIVISTE

85 NOVITÀ IN LIBRERIA

SOMMARIO

PROFILO

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Emmanuel Levinas

PROFILO

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Attualitàdi

Levinas

intervengonoFabio Ciaramelli,Adriano Fabris,

Giovanni Ferretti,Sergio Moravia,Bruno Moroncini

a cura di Riccardo Ruschi

Organizzata dalCentro Studi fi-losofico-religiosi“Luigi Parey-son”, il 10 giu-gno 1996 si è te-nuta a Torino unagiornata di studidedicata a “L’ere-dità di EmmanuelLevinas”, ad un

anno dalla scomparsa del filosofo, avvenuta il25 dicembre 1995. Il convegno ha avuto ilmerito di cogliere, riconoscere e arricchirele verità della filosofia levinasiana, solleci-tandole, animandole e aprendole al nuovo,attraverso corrispondenze ed echi che han-no portato in primo piano un orizzonteancora coinvolto nella crisi della metafisi-ca. Se, in questo orizzonte, la filosofia diEmmanuel Levinas ha saputo testimo-niare la possibilità di attribu-ire ancora un carattere di as-solutezza all’etica, il conve-gno torinese ha inteso svilup-pare questa possibilità nellesue svariate valenze.Nel suo intervento Fabio Cia-ramelli ha “misurato” la rela-zione etica sulla radicale tem-poralità dell’essere. In Levinasil tempo trova il suo senso nonin un nostalgico movimento aritroso verso un’eternità immo-bile di un passato ormai dimen-ticato, ma nel dispiegarsi stessodella vita, di una vita protesa alcambiamento e alla novità. Inquesto tempo, che identifica ecaratterizza la concretezza del-la situazione umana, si manife-sta e si attua la relazione delsoggetto con l’altro. In questotempo, che muove l’esistenzaattraverso l’attesa e il deside-rio, l’alterità dell’altro, il suoapparire e il desiderio di co-glierla confermano la direzione, nonchéil carattere (irrecuperabile) del tempo edell’esistenza medesimi.Ma chi è l’altro? A questa domanda harisposto Pier Aldo Rovatti, sottolineandocome la dimensione fenomenologica delpensiero di Levinas comprenda, fors’an-che esiga, un momento pratico, che identi-fica la prospettiva etica levinasiana: nel-l’incontro con l’altro occorre abbandonareil chiuso meccanismo identificatorio, trat-tenendo gli affanni (e la violenza) di unaassimilazione senza, per altro, soddisfazio-ne. La scoperta dell’altro, non traducibilené consumabile in un atto del conoscere, haosservato Rovatti, richiede una grande fa-tica etica, poiché esige la sospensione di séa vantaggio dell’alterità: nella relazionecol volto altrui si realizza un legame checustodisce l’assolutezza di coloro che siincontrano. Pertanto, se la necessità di por-re e di garantire una relazione che noncomporti il sacrificio dei termini definisce

la “separazione etica”, sarà ancora la ne-cessità di mantenere la separazione nellegame a esprimere la modalità autentica diogni relazione. Su questa tematica è inter-venuto anche Adriano Fabris con alcuneannotazioni sul linguaggio come luogo incui il legame e la totalità creati dalla parola,lontani dal dettare una supremazia, nonannullano il senso profondo delle differen-ze. Della presenza di questo senso diseparatezza nel pensiero di Levinas Fa-bris ha dato ulteriore testimonianza, sof-fermandosi sulla vicenda ebraica: qui,come in ogni altra comune esperienzaetica, si racchiude la sfida di un messag-gio, come quello levinasiano, che vuolvalere universalmente, senza dissolverele specificità e le particolarità.Richiamando l’interesse sulla significazio-ne della trascendenza, Ferdinando Mar-colungo si è soffermato sulla possibilità,

implicita nell’etica Levinasiana, di poter inqualche modo individuare il prodursi e ildarsi della trascendenza. Questa mediazio-ne fenomenologica compiuta dall’etica in-tende mostrare come la trascendenza siafonte di intelligibilità e non porsi comel’atto di un soggetto che risponde ad undover essere. L’etica infatti, ha spiegatoSilvano Petrosino nel suo intervento, nonriguarda il dover essere ma l’essere; unessere che, per riconoscersi libero e perliberare l’etica stessa da ogni mistificanteforma di ipostatizzazione, deve testimo-niare della sua unicità, cosicché, la preca-rietà assoluta dei suoi atti e la sua meravi-gliosa eccedenza, espressione della sog-gettività in quanto unicità, divengono l’oriz-zonte dell’accadere etico. L’uomo, al con-tempo solo e con l’altro, è chiamato acercare un senso e un contenuto al propriovivere e agire; qui si rivela l’essenza desti-nale dell’uomo in quanto soggetto singoloe insieme soggetto che vive con gli altri.

Questa storia giustificatoria, che SergioMoravia ha sciolto nel suo intervento dallemaglie levinasiane, è la stessa che Levinasintende attribuire all’essere; l’essere infattinon si propone in un’evidenza che nonsoffre e che non sente, ma come realtàspirituale che sente il bisogno di impegnar-si in un compito. L’uomo dunque, cosìcome l’essere, si realizza in maniera eticapoiché, sentendo propria la vocazione ainterrogarsi e a mettersi alla prova, cerca digiustificarsi.Quella di Levinas è dunque una filosofiache recupera tutta la ricchezza della vita,fondando l’etica sull’alterità dell’altro, delsingolo altro. È infatti il volto dell’altro ainterpellare il soggetto, a farlo sentire findall’inizio responsabile, cioè scelto dalbene, prima che abbia la possibilità di sce-glierlo. Per il primato dell’etica, ogni sin-golo soggetto si trova già nella condizione

di avvertire la responsabilità perl’altro. Non bisogna però inter-pretare tale richiesta di respon-sabilità con l’imperativo di unamentalità sacrificale. La sceltasarà libera: impossibile im-porre l’altro, il bene o la tra-scendenza. In questo, ha sot-tolineato Giovanni Ferretti,l’opera di Levinas vuole es-sere un invito, accogliendo etraducendo quella verità sol-tanto accennata. La risalitaverso l’orizzonte etico è in-fatti difficile e rischiosa, poi-ché l’orizzonte etico e le sueverità si offrono unicamentecome traccia ed enigma, maicome fenomeno o come prin-cipio. S.N.

Il 7 e l’8 dicembre 1996, pressol’Università di Parigi I “La Sor-bonne”, il Collège Internationalde Philosophie di Parigi, in col-laborazione con Danielle Cohen-

Levinas, ha promosso due giornate di studiosul tema: “Emmanuel Levinas: Visage etSinaï” (Emmanuel Levinas: volto e Sinaï). Ilconvegno ha voluto essere un omaggio al-l’opera di Emmanuel Levinas, ponendo alcentro del dibattito il tema della responsabi-lità e dell’etica come filosofia prima.A partire da opere come Totalità e infinito(1961) e Altrimenti che essere o al di làdell’essenza (1974), l’etica levinasiana ponecome concetto decisivo l’Altro, iscritto sul“volto” dell’altro come luogo di “inson-nia”, come esperienza concreta che destinae ossessiona, che elimina le razionalità e lecertezze classiche e mantiene viva un’in-quietudine fondamentale. L’etica, che fon-da “l’umanesimo dell’altro uomo” comealternativa alla metafisica, si ricollegain Levinas alla “escatologia profeticadella Bibbia” e costituisce la posta diuna doppia e simultanea fedeltà ai Grecie agli Ebrei. Se Levinas, infatti, respingel’etichetta di “pensatore ebreo” o di “pen-

Attualitàdi Levinas:i convegnidi Torino, Parigi,Genova

PROFILO

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satore” religioso, lo studio del Talmudha avuto sicuramente un ruolo in questosuo spostamento del discorso filosoficoverso un’alterità assoluta, con il preva-lere dell’etica sull’ontologia.Aprendo la serie degli interventi, JacquesDerrida, che in questi ultimi due anni stasviluppando una riflessione sui concetti diospitalità/ostilità proprio in riferimento allafilosofia levinasiana, ha delineato la conce-zione etico-politica di Levinas in alcunelezioni talmudiche (Nouvelles lectures tal-mudiques, Ed. de Minuit, Parigi 1996),parlando di Sinaï come metonimia del-l’ospitalità, come luogo offerto al popoloeletto per essere accolto e per accogliere iComandamenti e il patto con Dio. Sinaïanche, però, come frontiera tra la guerra ela pace, tra Israele e le altre nazioni; comeluogo di fraternità, umanità e ospitalitàofferto allo straniero, che appare come il“terzo”, l’“illeità” che si inserisce nel pattoprivilegiato tra il popolo d’Israele e Dio, edesige dal primo la responsabilità per sécome altro, ponendo la questione della giu-stizia. Il popolo eletto «non abita a casasua», ma è ospitato e per questo deve ospi-tare, essendo a sua volta ospite. Cometrascendenza e “volto” che viene accoltoda Israele e accoglie nella Terra promes-sa e nella Torah, Dio è il punto di parten-za di una “pace eterna”, originaria, che sirivela come promessa equivoca, “mi-nacciata e minacciante”, che contiene insé la guerra come determinazione nega-tiva immanente, come traccia testimo-niale della sua originarietà.In Levinas, dunque, ha sottolineato Derri-da, il punto di partenza è la pace, è l’acco-glimento del “volto” e della Legge, dellostraniero e dell’alterità, è ospitalità dell’Al-tro come fondamento dell’etica: una “pacesenza processo”, in cui l’immanenza dellanegatività della guerra costituisce la “trac-cia” della promessa messianico-escatolo-gica che dice che «lo stato di pace deveessere istituito». Per Levinas, ha fatto nota-re Derrida, il sionismo ha il compito diistituire lo Stato di David in quanto stato dipace, perseguendo un principio che è al dilà di un pensiero puramente politico (ina-deguato) e che “inventa la politica” parten-do dall’etica e dalla Legge. Lo Stato d’Isra-ele deve “vigilare”, nella promessa minac-ciata e minacciante della pace; deve esserefautore di un diritto cosmopolitico e pro-teggere la Torah, che esige quella “Gerusa-lemme terrestre” che è il luogo immanentedella pace promessa e compiuta, di un’uma-nità della Torah, figura (secondo Derrida)femminile di ospitalità e dimora, in cui cipuò essere una giustizia integrale.In Politique après!, ha proseguito Derrida,Levinas pone la situazione reale dello Statod’Israele in una visione della storia escato-logica, fatta di interruzioni, in cui lo Statodeve avere un ruolo di responsabilità asso-luta ed essere dunque “ostaggio/ospite” dicolui che deve accogliere e ospitare (per es.il popolo palestinese). La città messianica

dove ci sarà la pace, ha ribadito Derrida,non è al di là della politica, ma entra nellapolitica come elemento trascendente cheapre lo spazio politico stesso. Tra i dueordini c’è uno iatus, una discontinuità, unsalto messianico a partire dal quale soltantopuò essere assunta una responsabilità per il“terzo”. La pace supera il concetto delpuramente politico: occorre allora inventa-re un nuovo concetto, in cui si rappresentila capacità di accoglimento e la responsabi-lità assoluta; occorre cioè reinscrivere nel-lo Stato ciò che è proprio dello Stato mes-sianico. Nel Sinaï, secondo Levinas, è in-corporato un messianesimo strutturale, enella rivelazione del Sinaï si significa il“volto” come inquietante “interruzione”messianica e non inizio, che appare senzaapparire e dà la Legge e il Comandamentodi non uccidere, da cui ha origine la pace.Intervenendo su Dire et dédire (Dire edisdire), Paul Ricoeur ha posto il proble-ma del rapporto tra un “Detto”, propriodell’ontologia e dell’essere, e un “Dire”,proprio dell’etica della responsabilità, comeinteriorità e attività dei sensi, come sostitu-zione e relazione linguistica nella respon-sabilità per l’altro, da cui può derivare un“Detto altrimenti”, che si riferisce ad un“altrimenti che essere”.La linguistica dell’ontologia, fondata sullasemantica dell’enunciato e sulla pragmati-ca dell’enunciazione, ha portato, secondoRicoeur, ad una nominalizzazione di tuttele forme del linguaggio e ad una “riduzioneall’identico”, che ha prodotto una predo-minanza dell’identità sulla differenza. Le-vinas cerca invece un’unità correlativa traDire e Detto, per poter arrivare ad un “Det-to altrimenti” dell’etica. Nella fase pre-originaria, l’Arché del Dire è qualcosa didiacronico, è un’“alterità” che si perde nel-l’identità della predicazione (nel Detto)come sincronizzazione “cattiva”, ma puòessere recuperata nella memoria, nella sto-ria, nel racconto quali operazioni che sin-cronizzano questa diacronia attraverso “ilpresente della presenza” che è prossimitàdell’Altro. Il pre-originario e pre-memora-bile è diacronia refrattaria a ogni sincroniz-zazione, è tempo come dissociazione; ma èinsieme «tempo sincronizzabile della me-moria e della storia», «memoria del rappre-sentabile» (la presenza di Autrui), e puòdarsi in una sorta di contemporaneità in cuic’è un recupero della “differenza” nellaprossimità. Secondo Ricoeur, in Levinas viè un passaggio dalla nominalizzazione delDire all’attività del Detto, una riduzionedel Detto al Dire che serve per l’interruzio-ne, in cui si ha sostituzione (nella responsa-bilità per il prossimo) e ritorno del mondonel Dire, che in quanto “Dire altrimenti” è“significazione del Detto”.Nel “volto” come individuo, nell’indivi-duo che si dice, ha rilevato Ricoeur, si poneper Levinas il problema del rapporto tra lasoggettività e la trascendenza: il Dire dellasoggettività, nella proposizione indirizzataal prossimo come terzo che pone la que-

stione della giustizia, è un “Dire senzaDetto”, una demitizzazione del Detto in cuinon si riconosce l’essere, ma la presenzadel prossimo. Il Dire della responsabilitàche reclama giustizia diventa la “significa-zione del Detto”; l’entrata del “terzo” chepone la questione della giustizia porta allaseparazione tra ideologia e verità e al Dettocome “Detto altrimenti”. Si produce cosìuna sincronizzazione altra rispetto alla sin-cronizzazione della predicazione ordina-ria, punto di partenza per il discorso sulprossimo e la prossimità, in cui ha luogo lasostituzione e l’iperbole della “passività”nei confronti d’Autrui.Con una relazione dal titolo: “Quand le direrevient de l’exil” (Quando il Dire ritornadall’esilio), in cui è emersa l’affinità tra lastruttura della lingua ebraica e il pensiero diLevinas, Silvana Rabinovich ha affronta-to il tema del Dire come linguaggio del-l’etica di una soggettività in esilio, separa-ta, per cui «il Dire si deve disdire». Il Direè linguaggio senza nome né proposizione,interiorità diacronica, successione indefi-nita del presente, non indifferenza ad Altrisuscettibile di significazione, in cui la pros-simità al “volto” istituisce il rapporto tra ilDire e il Detto. L’esilio come Golà si rivol-ge all’esterno, da cui viene la Rivelazionecome appello a partire dall’esteriorità edall’esilio (Galuth) d’Autrui; e proprio inquesto incontro l’esilio della Golà - indica-to nella Cabbala dalla lettera alef, che si-gnifica l’infinito, ciò che non può esseredetto e si rivela nella prossimità del Dire -viene trasformato dall’infinito (l’alef) cheha in sé in Redenzione.Intervenendo su “Ce qui est du mondefutur” (Ciò che è proprio del mondo futu-ro), Pierre Bourez ha posto la questionedel rapporto in Levinas tra l’etica comeresponsabilità e la redenzione messianica.Il Messia, portatore dell’era della giustiziain cui «i saggi potranno dedicarsi allo stu-dio della Torah», arriverà quando lo siaiuterà a venire (con l’impegno etico e ilritorno a Dio); la sua venuta, che è impre-vedibile (è irruzione), non eliminerà il “po-vero” e l’ingiustizia sociale, per cui si con-tinuerà a porre il problema della responsa-bilità per l’altro uomo. Nel corso di unastoria messianica che ha visto Auschwitz el’annientamento del popolo d’Israele, bi-sogna, secondo Levinas, reinterrogare«l’impotenza di Dio»; e di fronte ad un Dio“fragile, impedito”, “addolorato e in esi-lio”, alla sua “contrazione” nella Creazio-ne, bisogna opporre la questione della re-sponsabilità radicale dell’uomo all’internodi un impegno reciproco tra l’uomo e Dio.Proprio in questo impegno, ha osservatoBourez, si istituisce per Levinas un equili-brio tra Legge e Redenzione.Nella sua relazione dal titolo: “Levinas,Heidegger et la politique” Levinas, Hei-degger e la politica), Giorgio Agamben haparlato di un’assunzione, nel Levinas chesi confronta con Heidegger in De l’evasion(1935), dell’essere dell’uomo come pura

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vita biologica (vita nuda), come ereditàbiologica, il cui compito storico consiste-rebbe nell’aprire uno spazio politico in cuila politica sia esposizione della consapevo-lezza dell’assenza di un ergon dell’uomo.Invece Stéphàne Mosés, intervenendo conla relazione “Au delà de la guerre: Rosen-zweig e Levinas” (Al di là della guerra:Rosenzweig e Levinas), vede in entram-bi questi autori una meditazione sullaguerra e una conseguente critica dellanozione di totalità, che nel primo portaad una dissidenza del Me rispetto a ognistruttura di totalità (Stato, società, col-lettività), mentre nel secondo conducead un ripensamento approfondito del-l’idea di totalità e all’uscita da essa nellanozione di rivelazione dell’esterioritàdel volto d’Autrui come traccia che ap-partiene al dominio dell’infinito. T.T.

Con il titolo significativo “Per un’eticadella memoria”, il 12 gennaio 1997, nellasede di Palazzo Ducale, il Comune di Ge-nova, in collaborazione con il centro cultu-rale “Primo Levi”, l’Università di Roma“La Sapienza” e l’Università di Genova, hadedicato a Emmanuel Levinas una giornatadi studi, presieduta da Flavio Baroncelli.«Memoria, nel caso di Levinas» - ha com-mentato Paolo Vinci, introducendo i lavori- «non significa tanto conservare il passato,quanto rompere la definitività di ciò che èavvenuto». Se la Bibbia, Puskin e Tolstoirappresentano le letture cardine, gli studicondotti nelle Università di Strasburgo e diFriburgo nel biennio 1928-29 e l’analisidella fenomenologia di Husserl, ha preci-sato Vinci, costituiscono le esperienze dipartenza. Dal 1957 in poi, le letture talmu-diche segnano invece un percorso, in cuil’intera storia della filosofia viene rilettaattraverso l’ebraismo.Ponendo l’accento sul tema dell’Alterità,sul nodo dell’autrui e sul carattere dirom-pente dell’incontro con l’altro uomo, Vinciha rilevato come secondo Levinas l’aggira-mento dell’Alterità sia compito abitualedell’uomo adulto, impegnato nella costru-zione autoconservativa della propria iden-tità. In questo orizzonte, l’Altro cessa diessere tale e viene sempre sottoposto ad unrigido processo di identificazione. Nellatopografia dell’identità, simile per Levinasal “sistema di cicatrici” di cui parla Ador-no, risulta prioritario il ruolo del linguag-gio, che consente il passaggio dall’imme-diatezza alla mediazione e nel dizionariodei nomi permette la neutralizzazione delsoggetto e il controllo dell’Altro. Tuttavia,ha dimostrato Vinci, per Levinas il lin-guaggio può riscattarsi nella dimensionedella responsabilità, secondo la specificaaccezione in cui il dire o la carezza (lin-guaggio della prossimità) vengono primadel detto. Nel saggio dedicato a Paul Celan,in Nomi propri (1975), Levinas paragonala poesia ad una stretta di mano e, prece-dentemente, in Totalità e Infinito. Saggiosull’esteriorità (1971), mostra come, nella

traccia della carezza, il soggetto che vaverso l’altro uomo si ricongiunga con sestesso, affrancandosi dal peso dell’identi-tà. Nel verso e nella carezza, il massimo divicinanza all’Altro, si delinea anche il mas-simo di trascendenza e di distanza, oltre lalogica dell’identificazione.Proprio su “Etica come filosofia prima: lasfida di Levinas alla tradizione filosofica”si è sviluppato l’intervento di FrancescoPaolo Ciglia, che ha tuttavia ricordato comel’esordio del pensiero di Levinas negli anniTrenta non abbia preso le mosse dall’etica.A partire da En découvrant l’existence avecHusserl et Heidegger (Scoprendo l’esi-stenza con Husserl e Heidegger, 1949) sinoa Totalità e Infinito. Saggio sull’esteriori-tà, si sviluppa un percorso dal senso al non-senso, dalla quiete rassicurante dell’onto-logia all’inquietudine di una dimensionepreteoretica, colta nella tonalità del disu-mano e dell’orrore. Per Levinas, ha osser-vato Ciglia, il progetto da compiere è usciredall’Essere e andare oltre i confini dellasoggettività, paradossalmente filtrata at-traverso una serie di figure traumatiche,anti-etiche per eccellenza, come l’Alteritàsenza volto della Morte, l’Eros o l’impos-sibilità di fusione tra soggetti e il dissidiodella paternità. Dopo aver sferzato il solip-sismo nei suoi tratti costituitivi, ciò che perLevinas resta da realizzare è la costruzionedi una nuova etica, in cui la disuguaglianzatra persone conduca alla responsabilità ver-so chi si trova in condizioni di indigenza odi disparità.La relazione di Benedetto Carucci sultema: “Le radici ebraiche dell’alterità” hamesso in evidenza come il tentativo diconciliare l’ebraismo, presunta religionedell’unità, con il pensiero dell’Alterità diLevinas rappresenti una falsa questione. Seinfatti si rilegge con attenzione tutta latradizione della cultura ebraica, non si puònon rilevare la costante presenza di relazio-ni duali, in cui i termini risultano irriduci-bili a ogni tentata sintesi o mediazione.Dalle letture talmudiche di Levinas, apparechiaro come la dimensione della scissionee dell’alterità sia presente pure nella strut-tura fisica del tribunale ebraico, in cui ungiudice deve essere posto sempre di frontead un altro giudice, nell’esercizio costantedello sguardo. Nella mistica ebraica, ilmondo è “altro” rispetto a Dio, che si ritraeper consentire l’esistenza dell’universo. Trauomo e Dio non c’è mai inglobamento osovrapposizione, ma costante risulta la ten-sione di uno spazio vuoto tra i due termini,come Levinas tematizza in Totalità e Infi-nito. In questo contesto, la massima puni-zione per il soggetto consiste nell’essereriassunto e ridotto a Dio. A confermare lapresenza della dualità, ha proseguito Ca-rucci, la continua successione di discussio-ni nel Talmud è scandita dall’impossibilitàdella mediazione. Sulla medesima lunghez-za d’onda, Levinas riformula la tradizionerabbinica, proponendo una dialettica non-hegeliana, in cui vive il contrasto tra due

punti di vista, al di fuori di ogni fusione.Sui nessi tra la tradizione ebraica e il pen-siero di Levinas è intervenuto Franco Ca-mera con la relazione “L’interpretazioneinfinita: Levinas lettore del Talmud”, cheha posto in primo piano il progetto levina-siano di tradurre il particolarismo ebraiconel linguaggio universale di una filosofiache si serve di concetti. Considerando ilTalmud come la fonte di cui tutte le filoso-fie si nutrono, Levinas risale dalle questio-ni rituali alla domanda filosofica fonda-mentale sul significato ultimo dell’uomonel mondo. In Quatres lectures talmudi-ques (Quattro letture talmudiche, 1968) ein Du sacré au saint. Cinques nouvelleslectures talmudiques (Dal sacro al santo.Cinque nuove letture talmudiche, 1977),sviluppando un terzo livello di interpreta-zione della Bibbia, che segue l’esegesiMichna e l’interpretazione rabbinica, Le-vinas sostiene che se il testo talmudico è uncontinuo combattimento intellettuale in cuii soggetti sono ascoltati non per quello chedicono ma per quello che fanno, anchel’interpretazione del testo deve possedere icaratteri di libertà, invenzione e audacia,evitando le decodificazioni univoche e col-locandosi in quel processo di traduzioneinfinita che indica la trasmissione dellaparola di Dio. In quest’ottica, il Talmuddiviene una sorta di Lebenswelt (mondodella vita), universo di natura pre-filosofi-ca, gamma di materiali dell’esperienza, sucui si innesta la riflessione rigorosa.A questa serie di relazioni hanno fattoseguito alcune proposte interpretative sultema: “Filosofia della Morte come Filoso-fia della Vita”. Partendo da un’ampia rico-gnizione delle lezioni tenute da Levinasalla Sorbona negli anni 1975-76, RaffaellaDi Castro ha dimostrato come per Levinasla morte superi la logica binaria e consentauna realizzazione del principio del terzoescluso, in un processo in cui la vita conti-nua nella morte e la morte è presente nellavita. Di fronte a uomini ridotti a mascheremortuarie e somiglianti ad animali impa-gliati, compito dell’etica come filosofiaprima è conservare alla morte il suo miste-ro, la sua energia dirompente, contro ognischema di assimilazione e di neutralizza-zione del dolore.“Pensare la morte a partire dal tempo: Le-vinas e Heidegger” è stato il percorso pro-posto da Paolo Vinci. Dal Fedone di Plato-ne, prima grande trattazione del tema dellamorte, al pensiero contemporaneo la filo-sofia, secondo Levinas, ha tentato di esor-cizzare l’angoscia di fronte al non-sensodella morte con uno “stoicismo subliman-te”. Procedendo oltre questa prospettiva,Levinas intende superare anche quella di-mensione che per Heidegger caratterizzal’Essere-per-la morte di ogni soggetto. Nondalla propria morte occorre partire, madalla morte d’Altri, che ci lascia senzarisposta e che ci pone di fronte ad una non-esperienza più profonda di qualsiasi espe-rire, comunicandoci il linguaggio della re-

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sponsabilità. L’unicità e l’insostituibilitàdell’Essere-per-la morte heideggeriano rap-presentano, secondo Levinas, una cattivaunicità, meccanismo che isola, tentando diesercitare «un potere su ciò che toglie ognipotere». La morte di Altri, ha osservato Vinci,sollecitando la nostra responsabilità, sostituisceall’etica dello scambio biunivoco, che si fondasul dialogo, sul riconoscimento e sull’amore, lavisione della non-reciprocità, in cui l’Altro è“un fuori” e la tonalità dell’angoscia, ultimoconatus essendi, si tramuta nell’accettazione dichi non può più parlare con noi. Criticando laconcezione del continuum temporale di Hei-degger, Levinas propone la diacro-nia, la discontinuità di una relazio-ne con ciò che “non è ancora”, in unesplicito richiamo alle posizioni diErnst Bloch.Dopo la relazione del rabbinoAmos Luzzatto, “La morte nel-la tradizione ebraica”, il conve-gno si è concluso con una tavolarotonda su “Etica e responsabili-tà nella società contemporanea”.Antonio Balletto, Flavio Baron-celli, Franco Becchino e Giusep-pe Momigliano, oltre ad Adria-no Sansa (sindaco di Genova),hanno discusso sulla distinzionetra etica laica ed etica dell’obbe-dienza. Dopo secoli di contrap-posizioni, nell’epoca del post-moderno, l’etica laica corre ilrischio di convertirsi in una sortadi etica della sottomissione, tra-ducendo il principio di responsa-bilità nella voce rassicurante dellenorme. Per questo, occorre ri-partire da Levinas, che ha sem-pre combattuto qualsiasi moraledell’obbedienza in favore di una“responsabilità terribile”, in cuil’impegno del singolo per altri fapaura e promette poche soddi-sfazioni. Contro le morali utilita-ristiche e i sistemi di negoziazio-ne dell’agire (da Habermas aRawls), il pensiero di Levinaslancia una provocazione alla so-cietà contemporanea: riproble-matizzare l’etica, evitando diestinguere il conflitto e la soffe-renza. G.A.

Pubblicate pocodopo la morte,una serie di treNouvelles lectu-res talmudiques(Nuove letturetalmudiche, Ed.de Minuit, Parigi1996) raccolgo-no scritti risalen-ti, il primo, al

1974, gli altri due alla fine degli anni Ottanta.Al commentario al testo talmudico, generedi scrittura tra l’orale e lo scritto, collauda-

to fin dagli anni Sessanta, Emmanuel Le-vinas affida dunque la propria ultima ri-flessione. Già altre volte, parallelamentealla pubblicazioni di opere maggiori, Levi-nas aveva dato forma scritta (Quatres lec-tures talmudiques, 1968; Du Sacré au sa-int, 1977; L’au-delà du verset, 1982; Àl’heure des nations, 1988) alle periodicheconferenze tenute presso il Collegio degliintellettuali ebrei di Francia, di cui certa-mente era stato uno degli animatori piùvivaci. Alla necessità, particolarmente av-vertita, di ricostruire, dopo la tragedia dellaShoà, uno spirito e una cultura ebraiche, di

riannodare il filo di una tradizione straziatadall’olocausto, Levinas univa infatti la con-vinzione che, in particolare dopo il traumadi Auschwitz, la tragedia del popolo ebrai-co dovesse assurgere a metafora dell’interacondizione umana.Nonostante il carattere in qualche modoesoterico di questi testi, che ne ha per uncerto tempo limitato la diffusione, propriodal rapporto costante, anche se discreto eimprontato al massimo pudore, con la tra-dizione ebraica, Levinas trae continua ispi-razione, facendone la fonte e, diremmo, ilpunto di vista a partire dal quale metterealle strette quella razionalità, dominantedel mondo e del pensiero occidentale, di

cui egli intendeva mostrare l’infondatezza- l’impossibilità di essere prima - e lasterilità - l’incapacità di generare l’etica,ovvero l’autentica relazione con l’Altro nelrispetto del suo mistero e della sua distan-za. Di fatto, la riflessione di Levinas èvenuta snodandosi attraverso una doppiaorigine: la razionalità occidentale, la filo-sofia, da una parte, e, dall’altra, la saggezzaebraica, che nel Talmud, testo profetico pereccellenza, trova l’inesauribile materia diuna perenne messa in discussione dell’ego-logia in nome del carattere creaturale del-l’umano. Proprio questo incontro tra Gre-

cia e Gerusalemme, tra razio-nalità occidentale e religiosità,Levinas ha voluto mettere inscena in queste sue ultime lettu-re talmudiche.In esse viene innanzitutto postala questione del rapporto tragiudizio divino e giudizio uma-no o, in altri termini, tra tra-scendenza e immanenza. Qui,l’immanenza - l’ottimismo del-la ragione, cifra della filosofiaoccidentale ma anche del sensocomune - viene radicalmenteridimensionata dall’Etica, chenon è una regione dell’ontolo-gia, ma il disinteresse di sé chenasce solo dal traumatismo delrapporto con l’Altro; d’altraparte, l’alterità della trascen-denza non è intesa nel senso diuna divinità soprannaturale eonnipotente, ma come profeti-smo (altrove tradotto con crea-turalità), voce che richiama allaresponsabilità assoluta versol’Altro. Nel profetismo si rac-colgono i due termini del rappor-to - extra razionale ed extra filo-sofico - con la trascendenza: l’al-terità dell’altro uomo - lo “stra-niero”, a cui devo tutto - e latradizione straniera del Talmud.Nell’incontro tra Grecia e Ge-rusalemme, tuttavia, emergeanche la questione della dimen-sione del politico, spesso oscu-rata nelle opere maggiori dal-l’accento sull’asimmetria dellarelazione con l’Altro. Il riequi-

librio dell’asimmetria nel rapporto socialeè affidato da Levinas al commento deldialogo, narrato nel Talmud, tra Alessan-dro il Macedone, allievo di Aristotele epersonificazione dello Stato, e i savi ebrei:un testo in cui riappare nella sua radicalitàl’argomentazione levinasiana contro la ti-rannia di ogni dimensione sincronica - lostato, la storia come potere anonimo, - e infavore della democrazia come il minore deimali a fronte dell’an-archia - assenza diprincipio e di fondamento di un soggettoche è sempre in ritardo su se stesso, perchéfondato dal rapporto con l’Altro - di cui lalegge ebraica è portatrice. È forse la radica-lità di un’obbligazione che genera solo

Marc Chagall, I cancelli del cimitero (part.,1917)

Attualitàdi Levinas:le pubblicazioni

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un’obbligazione ulteriore, fino all’accetta-zione “inconfessabile” della morte per l’Al-tro; del rifiuto dello Stato in nome dell’uni-ca autorità non revocabile, la Torah, checonduce Levinas in queste “letture” a ri-flettere sulla discrezione, cui rivendica unruolo fondamentale nel delicato sviluppodel pensiero, sensibile a ogni divulgazionee volgarizzazione. K.B.

Con uno studio dal titolo: La filosofia diLevinas. Alterità e trascendenza (Rosen-berg & Sellier, Torino 1996), GiovanniFerretti ripercorre le opere principali diLevinas, individuando il nucleo centraledella sua filosofia nel duplice obiettivo didifendere l’alterità dell’Altro e di recupe-rare il significato autentico della trascen-denza dopo la crisi della metafisica “onto-teologica”. La proposta teorica di Levinasdi una fondazione non più ontologica maetica della metafisica rappresenta in talsenso una terza via rispetto all’alternativatra la riabilitazione della concezione tradi-zionale della metafisica e la difesa dellaconcezione immanentistica, che ha rag-giunto il suo apice nella teoria di Hegel.La filosofia di Levinas, osserva Ferretti,viene formandosi attraverso il confrontocon filosofi come Husserl e Heidegger. Purriconoscendo a Heidegger il merito di averaffermato la priorità dell’«intenzionalitàontologica della vita affettiva ed effettiva»rispetto al primato dell’«intenzionalità delpensiero teoretico» di Husserl, secondoLevinas l’ontologia heideggeriana restatuttavia ancorata ad una visione totalizzan-te e onnicomprensiva dell’essere. Al termi-ne “totalità” Levinas contrappone quello di“infinito”, che implica la rottura della di-mensione totalizzante attraverso l’irruzio-ne nell’uomo della relazione etica con l’Al-tro. L’altro si presenta come “volto” cheemerge nella sua esteriorità assoluta, stac-candosi dallo «sfondo anonimo dell’esse-re», per richiamare la responsabilità mora-le umana. Nell’ambito della concezioneetica levinasiana il concetto di trascenden-za, rileva Ferretti, assume un significatodiverso da quello tradizionale, in quantoviene situato oltre l’essere. Il volto dell’al-tro rappresenta infatti una traccia dell’infi-nito, in quanto indica una dimensione enig-matica che non può essere concettualizzatasecondo i parametri tradizionali ontologici.Un ulteriore approfondimento di questetematiche è offerto dallo studio di Ferdi-nando Luigi Marcolungo, Etica e metafi-sica in Emmanuel Levinas (Istituto di pro-paganda libraria, Milano 1995), che mostracome l’importanza della filosofia di Levi-nas sia dovuta alla riformulazione dellaconcezione della soggettività in rapportosia al pensiero moderno sia all’esistenziali-smo contemporaneo. Per Levinas, infatti,il soggetto non deve essere identificatocon la pura conoscenza, in quanto siradica in quella sfera originaria dell’espe-rienza che può essere denominata “inte-riorità incarnata”. In questo, osserva

Marcolungo, l’intento principale di Le-vinas è quello di opporsi alla totalitàhegeliana, che assimila gli individui nel-l’impersonale e nel neutro, favorendo laviolenza e la guerra. Nella fenomenolo-gia di Hegel predomina infatti «l’identi-tà dell’identico e del non identico», men-tre, secondo Levinas, l’alterità può esse-re rispettata solo nella negazione dellasintesi concettuale. M.Mi.

Ne Il testimone del circolo. Note sullafilosofia di Levinas (Franco Angeli, Mila-no 1996) Carmelino Meazza mette ulte-riormente in evidenza la critica radicale diLevinas a quella tradizione di pensierooccidentale che riduce l’esperienza a sape-re teoretico e ad ansia metodologica, comeelementi fondamentali su cui si fonda la“finzione del circolo” propria delle filoso-fie della totalità. Hegel e Heidegger, se-condo Levinas, portano alle estreme con-seguenze la possibilità di rendere plausibi-le questa finzione, riconducendo il rappor-to soggetto-oggetto e tempo-essere ad unamodalità dell’essere; qui la riflessione sulmetodo deve ridursi a metodologia perpermettere il trapasso della soggettivitàverso il movimento di assorbimento del-l’essere. Il metodo deve così diventare spa-zio della manifestazione dell’essere.Le filosofie del circolo, osserva Meazza,sopravvivono per Levinas solo se perdonoil senso autentico della domanda su “checos’è l’essere” e sul ruolo di chi la formula.Da Rosenzweig Levinas eredita il sospettoche qui si trovi la chiave di volta dellefilosofie del circolo: «movimento internoche offre la matrice alla parusia dell’Asso-luto». Sia in Hegel, sia in Heidegger, larappresentazione del niente riesce a velareil problema di chi sia colui davanti al qualequesta recita debba rappresentarsi. Le filo-sofie del circolo fanno del soggetto delladomanda un capitolo del movimento del-l’essere aprendo a due sole alternative: ilblocco della teoria o l’ermeneutica.In Sartre, fa notare Meazza, Levinas trovaun alleato nella misura in cui anche questisi pone il problema di individuare un mo-mento dell’essere che si sottragga al movi-mento dell’essere stesso; un fra-tempo chesi collochi al di là dell’essere contro ledialettiche di essere e nulla. Tuttavia, Levi-nas contesta la libertà radicale di Sartre,dove il niente diventa la matrice della tem-poralità e così la finzione dialettica si rista-bilisce nel tempo. Occorre invece tenereuniti nello stesso movimento l’evento, e ladurata di questo evento, con il fatto di unaseparazione che viene a garantire l’eventodell’essere. Esiste una “misura” che deveimporsi sul tempo secondo una verticalitàestranea alla dialettica del tempo stesso eche non appartiene neppure al soggetto. Ilcorpo, secondo Levinas, è l’evento concre-to della relazione tra Io e Sé; la corporeitàè in un punto che anticipa l’apertura del-l’intenzionalità e non è quindi riducibile aquest’ultima o al sapere.

Di fronte al problema di “chi guarda” nelcircolo dell’essere e di cui è necessarioindurre la provenienza dall’al di là dell’es-sere, la singolarità cui giunge Levinas, os-serva Meazza, è libera, perché separata inmodo radicale dall’essere e dalla storia.L’“altrimenti che essere” levinasiano è pos-sibile, tuttavia, solo tramite un metodo en-tro cui possa accadere, un metodo che, adifferenza di quello dialettico, non cancellile ombre che il soggetto genera, bensì lerenda queste ancora più evidenti. In questaprospettiva Levinas affronta lo studio delrapporto diacronico che si viene a delinearetra Dire e Detto, nell’analisi dell’imminen-za dell’Altro e della figura del Testimone.Una ricostruzione genealogica delle tappefondamentali del pensiero di Levinas, at-traverso un confronto fra le opere giovanilie quelle della maturità, è quella offerta daJohn Llewelyn nel volume Emmanuel Le-vinas. The Genealogy of Ethics (Emma-nuel Levinas. La genealogia dell’etica,Routledge, Londra-New York 1995). Iltermine “genealogia” è usato qui in varieaccezioni: in una prima richiama la defini-zione stessa data da Levinas alla sua ricer-ca; in una seconda fa riferimento a quelloche può essere definito l’ordine logico deiperiodi di sviluppo del pensiero di Levinas;in una terza ricostruisce l’ordine in cui ilLevinas sviluppa storicamente, da un’ope-ra all’altra, la propria concezione filosofi-ca; infine, in una quarta, mette in evidenzail modo in cui la filosofia levinasiana sirapporta alla tradizione del pensiero filoso-fico, con particolare riferimento alla gene-alogia della morale di Nietzsche.La ricerca di Llewelyn si divide in tre parti.Nella prima s’indaga la questione della scar-sezza o dell’eccesso di fondamento dell’on-tologia in rapporto alla sua possibilità diporsi come proto-etica, un’etica nell’acce-zione levinasiana. A questa situazioneLlewelyn risponde proponendo di affrontarela questione attraverso una lettura cronologi-ca dei primi scritti a partire da De l’évasiondel 1935. Qui vengono indagati i temi dellaclaustrofobia ontologica, della realizzazioneontica, dell’annuncio del tempo e dell’Altro.La seconda parte dello studio di Llewelyn sisofferma soprattutto su Totalité et infini (To-talità e infinito) del 1961, attraverso un’ana-lisi del senso del “faccia a faccia”, dellamolteplicità dell’alterità e della generazio-ne. La terza parte analizza Autrement qu’etreou au-delà de l’essence (Altrimenti che esse-re o al di là dell’essenza) del 1974, conparticolare attenzione per il rapporto fra li-bertà, eguaglianza e fraternità, per l’ateolo-gia e l’ontologia e per l’agorafobia etica.Dal punto di vista di un approfondimentocritico dei motivi fondamentali del pensierodi Levinas può valere la raccolta dal titolo:Ethics as First Philosophy (Etica come filo-sofia prima, Routledge, New York-Londra1995), curata da Adriaan Peperzak, che rac-coglie gli atti di un convegno sullo stessotema, tenutosi alla Loyola University diChicago nel maggio 1993.

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Come sottolinea Adrian T. Peperzak nel-l’Introduzione al volume, Levinas ha piùvolte sostenuto di non aver mai scritto un’eti-ca: nella definizione di “etica come filosofiaprima” la parola “etica” mira a qualcosa dipiù originario e radicale; indica un punto incui la distinzione e l’opposizione fra elemen-to etico e teoretico non possono essere névalide, né possibili. Se l’“etica” è la conside-razione meditata (o teoria) dell’etico, mentrela “filosofia prima” è la più originaria eradicale dimensione della teoria, allora eticae filosofia prima coincidono. Di questa con-cezione l’opera di Levinas, osserva Peper-zak, costituisce la testimonianza più eviden-te. Il “faccia a faccia” rivela il mio “essere perl’Altro” e l’inesaustibile responsabilità con-tenuta in questa struttura; l’“essere per” nonè semplicemente un principio etico, ma illuogo di nascita, “pre-originario” o “an-ar-chico”, di tutte le relazioni teoretiche. Perquanto il nucleo della filosofia di Levinaspossa essere accostato da differenti prospet-tive, vi è alla fine una convergenza nellarelazione fra l’Altro e l’io.I saggi raccolti in questo volume sono suddi-visi in sei sezioni: 1) descrizioni, 2) eticacome filosofia prima, 3) psichismo, 4) arte,5) religione, 6) Levinas e Benjamin. Nellaprima sezione, Catherine Chalier analizzail rapporto fra filosofia ed ebraismo, conparticolare riferimento all’idea di responsa-bilità e libertà, mentre Robert Gibbs mette

za il pensiero di Levinas da un punto di vistapsicologico, soffermandosi sulla fenomeno-logia dell’affettività, mentre William J. Ri-chardson delinea, da un punto di vista psico-analitico, un confronto fra la teoria del con-scio e del pre-conscio in Levinas e quelladell’inconscio di Lacan. La quarta sezionesi compone di un unico saggio, quello diEdith Wyschogrod, sul rapporto eticaed estetica.Nella quinta sezione, Merold Westphalanalizza, attraverso un confronto conKierkegaard, il concetto di sospensioneteleologica dell’elemento religioso. Daun punto di vista metodologico, Theo deBoer indaga la relazione della filosofiacon la teologia e l’ontologia. Il saggio diJill Robbins riaffronta il tema della re-sponsabilità, soffermandosi sul proble-ma della “traccia”, mentre Adriaan T.Peperzak e David Tracy dialogano sulsignificato di “trascendenza”. A partireda Nietzsche e Rosenzweig e dal temadella “morte di Dio”, John Llewelynanalizza ciò che Levinas individua coltermine “Dio”, mentre Hent de Vriesdelinea una gamma di posizioni, a parti-re dai termini “adieu”, “à dieu” e “a-Dieu”, che pongono Levinas fra Kierke-gaard e Derrida. La sesta sezione, infine,contiene il saggio di Rebecca Comay sualcune affinità fra le teorie di Levinas equelle di Benjamin. M.B.

L’opera di Emmanuel Levinasha attraversato il secolo e la suacrisi cercando incessantementedi ricondurre il rigore del discor-so filosofico alla concretezza del-le situazioni umane che nella lorodescrivibilità fenomenologicacostituiscono la trama temporaledell’intelligibile. Muovendo daquesta fondamentale e ricorrente

esigenza di individuare un contenuto che resista allaforma e che la preceda, si può scorgere nel desideriodell’altro la mediazione originaria del tempo come filoconduttore del pensare levinasiano.L’ordine proprio del tempo implica infatti l’impossibilitàd’un afferramento istantaneo dell’altro, e la necessità diaccedervi concretamente solo attraverso la tensione ineli-minabile del desiderio. In effetti, è bensì vero che l’inti-mità immediata del “faccia a faccia” - la relazione eticada me all’altro - costituisce per Levinas la sorgenteoriginaria del senso, che egli nomina addirittura “pre-originaria” nella misura in cui essa precede l’ordineontologico dell’origine articolantesi nel presente dellacoscienza. Tuttavia, l’anteriorità o la priorità di questaimmediatezza immemorabile dell’etica - il paradossoquasi insostenibile d’un immediato al passato (Blanchot)- è sempre già turbata e quindi interrotta dall’“ingressodel terzo” - altro dall’altro - “nell’intimità del faccia afaccia”: ingresso “permanente”, che costituisce «l’origi-ne stessa dell’apparire, cioè l’origine stessa dell’origine»(Altrimenti che essere, p. 200). Il che inevitabilmente

attenua l’originaria immediatezza del faccia a faccia, laquale in tal modo si rivela strutturalmente contaminatadalla mediazione inevitabile della pluralità umana. Peraccedere all’altro in quanto origine ultima o prima delsenso, il pensiero di Levinas è allora costretto a porrecome originario il ricorso alla dimensione simbolica,nella quale la relazione etica immediata del faccia afaccia s’attenua e il volto dell’altro inevitabilmente ri-manda la complessità del sociale.Fin dall’inizio l’origine si complica, e l’ingresso perma-nente del “terzo” ne scompone l’intimità e l’istantaneità:Levinas vi riconosce la «nascita latente» (ibidem, p. 196)dell’ordine sempre «indiretto e tortuoso», cioè «simboli-co» (ibidem, p. 77), del sapere.L’accesso all’origine non può aver luogo in manieraimmediata e diretta, ossia intuitiva, poiché la mediazio-ne, l’intreccio e la complicazione dell’origine sono origi-nari. Lo stesso rapporto etico da me all’altro non si dà inoriginale - non trascende la mediazione del tempo - dalmomento che la sua paradossale immediatezza ha sempregià scavalcato i confini del presente. La temporalità deltempo è senza cominciamento in un presente puro. L’ori-ginario non è mai immediato.Allora, se è vero che il dire originario o pre-originario èper Levinas l’immediatezza immemorabile del faccia afaccia, è altrettanto vero che il suo significato eticopreliminare non si manifesta e non può manifestarsi in unlinguaggio pre-originario, ma sempre e comunque in undire correlativo del detto, benché incapace di ridurvisi.Questa «peripezia mediatrice» del dire (ibidem, p. 9)attesta la sua temporalità, ed è motivata precisamente

in evidenza come il valutare la dimensioneebraica nell’etica di Levinas richieda una“sequenza ritmica” di innalzamento e vici-nanza. Charles E. Scott affronta la proble-matica del retroterra religioso, vista da un’ot-tica post-moderna di un filosofo non ebreo.Nella seconda sezione, Bernard Walden-fels e Hugh Miller aprono un dialogo sulconcetto di responsabilità a partire da unaprospettiva fenomenologica, in cui l’inter-pretazione levinasiana dell’etica stravolge latradizione consolidata. Patricia H. Werha-ne analizza criticamente il discorso sull’eti-ca a partire da un punto di vista analitico incui l’asserto centrale è l’individuazione diuna prospettiva normativa priva di costrizio-ni metaetiche. Elisabeth Weber concentral’attenzione sulla nozione di persecuzione,mentre, sullo stesso tema, Robert Berna-sconi analizza il paradosso della strutturadella responsabilità nei confronti del propriopersecutore, sottolineando come Levinasabbia sviluppato una filosofia che sorge dal-l’esperienza non-filosofica dell’essere per-seguitati. Un’analisi del linguaggio vienedelineata da Fabio Ciaramelli, che sottoli-nea come Levinas eviti i termini “origine” e“originario” e utilizzi invece “pre-origina-rio” o “an-archico” per indicare l’a-prioriche precede la libertà e l’ontologia. PaulDavies indaga il linguaggio etico levinasia-no in un confronto con Blanchot e Derrida.Nella terza sezione, Andrew Tallon analiz-

Il desideriodell’altro

diFabio Ciaramelli

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dalla non-coincidenza di immediato e originario, dalsottrarsi dell’immediato alla manifestazione e dall’im-possibilità di concepire il senso della manifestazionecome ritorno nostalgico all’immediatezza.Tale impossibilità deriva dalla struttura concreta deltempo, dalla positività del suo inesorabile trascorrere, dalsovrappiù di senso della sua trascendenza che non costi-tuisce in alcun modo una degradazione di una presuntaimmediatezza originaria.È perciò nell’«avvenimento straordinario e quotidiano»(ibidem, p. 14) del dire irriducibile al detto ma inevitabil-mente connesso alla mediazione del detto che si intrave-de ciò che Levinas chiama la “deformalizzazione” dellanozione del tempo. Nella sua concretezza fenomenologi-ca, il tempo - come si legge all’inizio delle conferenzepubblicate nel 1948 con il titolo Il tempo e l’altro - «nonè il fatto di un soggetto isolato e solo, ma è la relazione delsoggetto con altri» (p. 8).Risulta qui decisiva l’irriducibilità della relazione tem-porale con l’altro all’ordine ontologico della conoscenzache aspira essenzialmente all’unità di pensiero ed essere.La modalità della relazione temporale all’altro non è lanostalgia dell’unità - la nostalgia dell’immobile di cui iltempo sarebbe solo la messa in movimento derivata eprivativa - ma il “desiderio”. Un desiderio che però nonpersegua l’abolizione della propria tensione grazie alraggiungimento di ciò che potrebbe soddisfarlo o colmar-lo, che non aspiri cioè alla presunta immediatezza del-l’unità originaria che precederebbe il tempo, poichél’ideale di un essere pienamente compiuto, l’ideale del-l’eternità - eterno presente, immobilità dell’Uno - nonpuò fungere da «paradigma ontologico per una vita, perun divenire capaci di rinnovamento, di Desiderio, disocietà» (Totalità e infinito, p. 223). La trascendenza è ilmovimento stesso di questa vita nella sua concretezza, lasua inevitabile e originaria “ricorrenza” temporale, mo-vimento che perciò non imita un’eternità immobile che laprecederebbe, nel qual caso il movimento della trascen-denza sarebbe solo un movimento “presunto”, e si risol-verebbe in un ritorno a sé «a partire da un esilio immagi-nario» (ibidem, p. 284). Il carattere non-nostalgico deldesiderio - che «non aspira al ritorno, perché è il desideriodi un paese nel quale non siamo mai nati» (ibidem, p. 32)-, «presuppone un’esistenza autoctona e non un esilio»ibidem, p. 61). Nel desiderio dell’altro, che è «la nostrastessa socialità [...] l’Io si dirige verso Altri in modo dacompromettere la sovrana identificazione dell’Io con sestesso, di cui il bisogno è soltanto la nostalgia» (Latraccia dell’altro, p. 33). Questo movimento, irriducibileal conoscere, è la trascendenza stessa dell’etica.La temporalità del desiderio non è quindi privazione,degradazione o perdita d’una unità originaria, cheperciò stesso sarebbe fuori del tempo, e nel suo pre-sente che non passa ne costituirebbe l’origine intem-porale. Levinas rifiuta dunque l’astrazione d’un iniziopuro del tempo nella semplicità puntuale di un istantenon più scomponibile, che, al tempo stesso originarioe immediato, si situerebbe fuori del tempo, costituen-done il limite intemporale.È dunque la differenza fra l’immediato e l’origina-rio che deformalizza la nozione del tempo, il quale,

prima di essere forma di ogni esperienza, è laconcretezza del nostro esistere, la nostra separa-zione dalla totalità, l’insorgenza della ipseità. Inquesta concretezza si attuano e si manifestano larelazione e il movimento necessari all’evento stes-so dell’essere, al suo dispiegarsi.In tal modo, la radicale temporalità del soggettivo siripercuote sull’essere in generale, e costituisce unavera e propria inversione dell’ordine logico dell’esse-re che sempre già presuppone un ordine cronologico aesso irriducibile. Di conseguenza, la necessità di risa-lire incessantemente a questo ordine cronologico, cioèla necessità di effettuare sempre di nuovo la riduzionefenomenologica dell’ingenuità iniziale (Altrimenti cheessere, p. 26), attesta il carattere insuperabile e irrecu-perabile del tempo. Non si esce dall’orizzonte deltempo. Ecco perché la rivendicazione dell’etica comefilosofia prima è avanzata da Levinas come “passag-gio” alla dimensione etica, cioè come movimentofilosofico che non comincia dall’etica ma che trova inessa la propria meta e il proprio esito. L’anterioritàdell’etica, il suo primato, è attinto a posteriori, a cosefatte, après coup. Ma ciò non vuol dire che lo stabilirsidel primato dell’etica si configuri come un ritornoall’originario, alle sue presunte immediatezza e coin-cidenza con sé, il che significherebbe pensare ancorauna volta il tempo come privazione e degradazionedell’unità, e il movimento della filosofia come nostal-gia, mal del ritorno, Heimweh. «Anteriore posterior-mente» (Totalità e infinito, p. 173), l’etica si radicanella separazione o nella ricorrenza dell’ipseità: vi siradica come desiderio di ciò da cui l’essere separatonon proviene ma verso cui si dirige. L’imprevedibilenovità - la trascendenza - che caratterizza la tensionedel desiderio eccede ogni evidenza immediata non invirtù di un limite dell’intuizione umana, ma a causadel sovrappiù della socialità.L’immediatezza ultima o prima del faccia a faccia, lacui “intimità” Levinas non smette di rivendicare, con-siderandola il presupposto necessario della sua inter-ruzione o limitazione provocata dall’ingresso perma-nente del terzo, a ben vedere non è poi attingibileimmediatamente, ma solo attraverso un lungo itinera-rio di ricerca che incessantemente sottrae l’alterità delvolto dell’altro al suo darsi immediato nella “forma”che tuttavia lo manifesta, per cogliere nel faccia afaccia la parola del volto. Il volto parla: ciò chedisturba l’ordine logico della totalità, ciò che nella suaimmediatezza interrompe l’origine ontologica, per ilfatto stesso di parlare è sempre già interno all’ordineoriginario della mediazione. L’immediatezza dellarelazione etica rivendicata da Levinas non è accessi-bile immediatamente, non si lascia intuire, non si dà inoriginale, ma è già impigliata nel reticolo originario diun ordine simbolico. Il che, a ben vedere, lungi dal-l’indebolire la centralità del desiderio dell’altro, laconferma e l’esalta, poiché in fin dei conti l’inassumi-bile originarietà dell’altro è accessibile solo grazie almovimento senza ritorno di un desiderio irriducibilealla nostalgia, in cui si attesta l’esplosione originariadell’immediato.

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Qualche spunto di riflessione sul-l’eredità di Emmanuel Levinas,soprattutto per quanto riguarda lafase del suo pensiero che culminain Totalità e infinito. Saggio sul-l’esteriorità (1961, trad. it. Milano1980), può venire da una breveanalisi del suo rapporto con la filo-sofia di Rosenzweig. Ciò riesceutile, soprattutto, se vogliamo sta-

bilire il “luogo”, per dir così, in cui propriamente si collocala proposta di Levinas all’interno della tradizione ebraicadel Novecento. Infatti, fra lemolte domande che possonosorgere davanti alla comples-sa opera levinasiana, anzi-tutto una richiede di esserenuovamente sollevata: qualè lo specifico modello diebraismo a cui Levinas pro-priamente si riallaccia? O, inaltre parole: qual è l’imma-gine del pensiero ebraico cheegli viene a proporre? Ten-tiamo di rispondere a questedomande seguendo, appun-to, il filo conduttore rosen-zweighiano.Sono numerosi, com’è noto,i luoghi in cui Levinas siconfronta con Rosenzweig.Il più famoso di essi è ladichiarazione del debito fi-losofico contratto da Levi-nas nei confronti della Stelladella redenzione (trad. it.Casale Monferrato 1985) checompare nella Prefazione diTotalità e infinito («L’oppo-sizione all’idea di totalità checi ha colpito nello Stern derErlösung di Franz Rosen-zweig, troppo spesso presen-te in questo libro per poteressere citato», p. 26). Rosen-zweig, tuttavia, è subito af-fiancato, nell’elenco deiriconoscimenti che si trova in questo testo, per unverso (esplicitamente), dallo Husserl maestro di feno-menologia e, per altro verso (nell’implicito), dalloHeidegger maestro di concretezza. Non paia, d’al-tronde, troppo singolare questo accostamento di Ro-senzweig alla fenomenologia. Esso è già attuato nel testodi una conferenza del 1959, poi pubblicata nel 1963 con iltitolo «Fra due mondi» (La via di Franz Rosenzweig) (trad.it. parziale in Difficile libertà, Brescia 1986; cfr. p. 100:l’analisi rosenzweighiana della rivelazione, viene qui detto,«è del tutto simile alle analisi fenomenologiche»). Ciò cherimane semmai da verificare, e non da accogliereacriticamente solo perché lo dice Levinas, è sedavvero Rosenzweig risulta (addirittura) “troppo pre-

Emmanuel Levinas

sente” in Totalità e infinito, se lo è fino in fondo, e cosasignifica, propriamente, una tale presenza.Abbiamo già menzionato lo scritto Fra due mondi come unodei luoghi del confronto esplicito di Levinas con Rosen-zweig. A esso va aggiunto, accanto alle molte citazionipresenti in varie opere levinasiane, il saggio intitolato FranzRosenzweig: un pensiero ebraico moderno (tratto anch’es-so da una conferenza, tenuta nel 1964 e pubblicata poi surivista nel 1965 e infine nel volume del 1987 Fuori dalSoggetto, trad. it. Genova 1992). Fra questi due testi (elabo-rati uno per il trentennale, l’altro per i trentacinque anni dallamorte di Rosenzweig, avvenuta il 10 dicembre 1929), molte

sono le analogie, simile è lastruttura, uguali, addirittura,risultano numerosi passi. Ilnucleo filosofico della Stel-la è identificato, in FranzRosenzweig: un pensieroebraico moderno, nell’affer-marsi di un «legame fral’istante vivente della vitaumana e un’Eternità viven-te», nell’imporsi cioè della«dimensione della religione»di contro ad una concezionefilosofica (come ad esempioquella hegeliana) in cui l’uo-mo risulta «imprigionato nelsuo sistema, destinato allasupremazia della totalità edello Stato» (p. 57). Di con-seguenza, l’«attualità» di Ro-senzweig, ovvero il contri-buto che egli fornisce al-l’ebraismo contemporaneo,è riconosciuta nella capaci-tà, incarnata dal popoloebreo, di «esistere a parte,separatamente, nella storiapolitica del mondo; di giudi-care questa storia, cioè direstar liberi nei confrontidegli eventi, qualunque siala logica interna che li colle-ga»: la pretesa, in altre paro-le, «di essere un popolo eter-no» (Fra due mondi, p. 116).

La separatezza, intesa come rottura della totalità e comeirriducibilità dell’individuo all’opera (sua propria o dellastoria del mondo), è dunque il carattere più proprio del-l’ebraismo. Quel tratto essenziale, che già era stato segnala-to dal giovane Hegel, viene giocato, sulla scia di Rosen-zweig, proprio contro Hegel. Ma separatezza, si badi bene,non vuole affatto dire qui presa di congedo da qualsiasiforma di universalità, bensì, piuttosto, attingimento (da farvalere anche su di un piano più prettamente politico) di unadiversa forma di universalità, della quale Rosenzweig, nelNovecento, si fa portavoce: l’«universalità dell’elezione, diun particolarismo che esiste a beneficio di tutti» (FranzRosenzweig: un pensiero ebraico moderno, p. 63). È dun-que questo il senso etico della separatezza che si ritrova in

Separazionee linguaggio.Tra Levinase Rosenzweig

diAdriano Fabris

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Totalità e infinito, questa è l’idea di separazione che inquest’opera viene sviluppata ad un livello più propriamentefilosofico.Consideriamo brevemente, di Totalità e infinito, proprio laparte B che, nella Sezione prima, è dedicata al tema “sepa-razione e discorso”. Ritornano qui, implicitamente, moltidegli spunti che erano emersi dalla lettura di Rosenzweig.La separazione «indica la possibilità per un “ente” diinstallarsi e di avere un suo destino proprio, cioè di nasceree di morire senza che il posto di questa nascita e di questamorte nel tempo della storia universale ne contabilizzi larealtà» (pp. 53-54). Essa si realizza - allo stesso modo chein Rosenzweig il sé si definiva nella sua chiusura meta-etica- secondo la modalità dello psichismo, che nel prosieguodell’opera verrà precisato come «sensibilità, elemento delgodimento, egoismo». E tuttavia, proprio nello sviluppo chesubito viene dato, in Totalità e infinito, alla tematica dellaseparazione (nonché a quella, a essa inevitabilmente colle-gata, della relazione) iniziano a emergere sia interessantianalogie che sostanziali differenze, non solo rispetto al-l’impostazione rosenzweighiana, ma anche nei confrontidelle posizioni assunte in proposito da altri pensatori ebreidel Novecento.Il punto decisivo del contendere diviene, qui, la questionedel linguaggio. Nel linguaggio, infatti, si realizza un movi-mento che permette di collegare quegli elementi che, nono-stante il loro legame, rimangono reciprocamente separati.Come Levinas dice, il linguaggio attua una relazione «in cuii termini [della relazione] si “assolvono” dalla relazione -rimangono assoluti nella relazione». Giacché, «senza que-sta assoluzione, la distanza assoluta della metafisica sarebbeillusoria» (p. 62). E d’altronde, a ben vedere, l’idea di unlinguaggio in cui il rapporto “si fa” pur mantenendo laseparazione è ciò che accomuna tutti i diversi sforzi dellariflessione ebraica del Novecento. La necessità di garantireuna relazione, senza che essa comporti il sacrificio deitermini fra loro connessi; la necessità di farlo ripensandoradicalmente, sulla base di una rinnovata considerazionedella parola biblica, la nozione di linguaggio, è un compitoche vediamo assunto sia da Cohen che da Buber, sia daRosenzweig che dal giovane Benjamin. Nessuna dellesoluzioni proposte da questi pensatori, tuttavia, è accolta, ineffetti, da Levinas. La via che egli percorre, cioè, purrealizzando anch’essa una possibilità autentica dell’ebrai-smo, risulta decisamente diversa da quella degli altri pensa-tori ebrei che lo hanno preceduto.Ciò che è in gioco, nella prospettiva aperta da Totalità einfinito, non è più soltanto il problematico nesso di separa-zione e linguaggio, il fatto cioè che, nel discorso, si manten-ga una separazione pur nel legame che la parola instaura.Ciò che è in gioco, più propriamente, è il senso stesso diquesta separazione, la sua propria “modalità”. L’attuarsi,nel linguaggio, di un rapporto di separazione non si dàall’interno del linguaggio, non è “intralinguistico”, non sipone in una dimensione “orizzontale” (dimensione cherichiede sempre, cioè, un orizzonte, un contesto che laricomprenda); essa si esplicita, piuttosto, “attraverso illinguaggio al di là del linguaggio”, in una dimensione“verticale” che mette in questione le parole stesse che ladicono, che «disfa» (la formulazione è appunto levinasiana)le forme stesse in cui si offre nel suo farsi.

Così, anzitutto in Totalità e infinito, si realizza l’incrociodell’orizzontalità della parola parlata, che bisogna pur sem-pre attraversare, con la verticalità cui ci rinvia la provenien-za stessa di questa parola, in quanto parola mai completa-mente mia, mai dominata e dominabile, ma sempre origina-ta in altro, in un’alterità che s’impone nell’espressività delsuo volto. La riflessione sul linguaggio delinea dunque unnuovo senso di separazione, tradito dalle categorie usate daCohen e da Buber, non pienamente colto neppure da Rosen-zweig: la separazione di colui che si rivela insieme e primadel suo rivelarsi in parole, e che tuttavia possiede una suaespressività - la separazione “etica”. Questo è il punto (ladistinzione fra una separazione che si attua “nel” linguaggio euna separazione che “attraversa” il linguaggio, mettendone inluce un altro senso) in cui, a ben vedere, si compie anche(tenendo conto delle dovute differenze d’impostazione) il «con-tatto nel cuore di un chiasmo» fra Levinas e Derrida.

Il tema della trascendenza è cer-tamente il nucleo centrale dellafilosofia di Levinas. Come eglistesso scrive all’inizio di Altri-menti che essere, i moltepliciconcetti che ha elaborato comealterità, volto, infinito, tempora-lità, linguaggio, soggettività,prossimità, passività, sostituzio-ne, ossessione ecc. sono funzio-nali al tentativo di riuscire a «dire la trascendenza», sia pure«in un Dire affannoso che trattiene il proprio respiro [...]“dice” prima di riposarsi sul proprio tema» (Altrimenti cheessere, p. 19).Non si tratta ovviamente più della vecchia trascendenza“metafisica”, dichiarata morta da Nietzsche o “superata” daHeidegger, ma neppure di quella nuova forma di trascen-denza teologica che cerca di farsi valere nelle pieghe della“differenza ontologica” predicata da quest’ultimo; quasiche Dio potesse nuovamente pensarsi e dirsi una volta chela verità dell’essere sia stata fatta emergere dall’oblio in cuiè caduta con il pensiero occidentale. Per Levinas, infatti, latrascendenza autentica si può dire solo se si riesce ad andare“al di là” dell’intero piano dell’essere, nel campo inesplora-to ed enigmatico dell’“altrimenti che essere”. Ove - èimportante notarlo - l’essere dell’ontologia occidentale cheLevinas intende trascendere è l’essere che coincide con ciòche si manifesta, dato che gli sarebbe essenziale il venire allaluce, il presentarsi ad una coscienza. Donde la dichiarazioneprogrammatica che apre significativamente l’opera sopracitata: «Intendere un Dio non contaminato dall’essere è unapossibilità umana non meno importante e non meno preca-ria di quella di trarre l’essere dall’oblio in cui sarebbe cadutonella metafisica e nell’ontoteologia» (ibidem, p. 2).Due sono le vie, tra loro strettamente connesse, lungo lequali Levinas cerca di andare “al di là dell’essere” peraprire in qualche modo il campo alla trascendenza teolo-gica: la via dell’alterità altrui e la via della soggettivitàresponsabile. La prima è esplorata soprattutto in Totalitàe infinito; la seconda soprattutto in Altrimenti che essere.Ciò che le accomuna è il fatto che sia l’alterità altrui siala soggettività responsabile non si dicono in termini

Trascendenzaed enigma

diGiovanni Ferretti

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ontologici, di manifestazione o com-prensione, bensì intermini di relazione etica. “Altri” è trascendente ogninostra presa concettuale, fino al punto di fare esplodere lostesso orizzonte trascendentale della coscienza, perchécome “volto” nudo e indigente ci interpella instaurandouna relazione etica che non ha nulla a che fare con la com-prensione o il dominio. Da parte sua, il soggetto respon-sabile è tale solo in quanto è caratterizzato dal “disinte-resse”; un termine che Levinas scrive con stacchi, “dis-interesse”, per sottolineare che l’uomo disinteressato sisvincola dall’ambito della logica del conatus essendipropria degli esseri.La “signoria” della trascendenza di Altri e la “glorio-sa” testimonianza del soggetto responsabile disinte-ressato costituiscono per Levinas il «luogo o nonluogo» ultra-ontologico in cui «Dio può venire al-l’idea»; ma ciò può avvenire solo e sempre nel mododell’ “enigma”. Una figura, questa, che domina tuttoil discorso di Levinas sulla trascendenza, a partire dalcelebre saggio Enigma e fenomeno del 1965. La tra-scendenza divina non può infatti darsi in alcun modocome fenomeno, cioè come presenza disvelata e tema-tizzata; essa ci “visita” bensì nell’elevatezza dellatrascendenza altrui o nel Dire-dedizione del soggettoresponsabile, ma ce ne si può avvedere solo quando ègià irrecuperabilmente passata, come ciò che ha scom-pigliato tutto l’ordine dei fenomeni d’essere ma senzalasciare di sé se non la “traccia” di tracce cancellateper sempre. L’enigma è quindi un «modo di manifestarsisenza manifestarsi», per semplice accenno; ciò che civisita in tal modo può essere riconosciuto solo «se sivuole», liberamente; infatti non si impone come presenzadisvelata, bensì come «mantenendo l’incognito».Nell’enigma, osserva Levinas, il “senso esorbitante” sieclissa nella sua stessa apparizione, perde ogni luce, datoche ciò che ne resta nel fenomeno lo smentisce, loconfuta, in qualche modo lo “perseguita”. Per questo,rifacendosi a Kierkegaard, egli dirà che la verità dellatrascendenza non può che essere perseguitata. «Il Dio diKierkegaard che si rivela solo per essere perseguitato emisconosciuto, che si rivela solo nella misura in cui èinseguito [...] diventa il luogo stesso della verità. [...]“Verità perseguitata” non è soltanto “consolazione reli-giosa”, ma il disegno originario della trascendenza».

C’è una frase di Etica come filoso-fia prima che mi ha sempre, a ogni(ri)lettura, particolarmente colpi-to: «Non già perché l’essere anzi-ché il nulla, ma in che modo l’esse-re si giustifica». Come tutte le tesicruciali, anche quella qui indicatasollecita a riflessioni aperte, liberedall’oggettiva “lettera” del testo.A me interessa in primo luogo quel

“si giustifica”. Si tratta di un’espressione che, per molti, haessenzialmente una valenza fondazionale-cognitiva: un po’come se, nella frase levinasiana, il filosofo si chiedesse aquali condizioni l’essere si dà, o si dà da pensare.Io credo però che si possa proporre anche un’interpretazio-

ne diversa sia del verbo che dell’intera frase: un’interpreta-zione di tipo etico. Che cosa vuol dire, nel linguaggioordinario, “giustificarsi”? Vuol dire cercare le ragioni/valori che legittimano l’adozione di una certa condotta o dicerte credenze. Da questo punto di vista, in Levinas lagiustificazione potrebbe riguardare i princìpi che permetto-no di cogliere e accertare l’essere nella sua verità.Però, attenzione. Non va trascurato il fatto che nella propo-sizione in questione Levinas si interroga non sul modo in cuil’uomo giustifica il darsi e la verità dell’essere, bensì sulmodo in cui l’essere stesso si giustifica. L’orizzonte èdunque “ontologico”. Purtuttavia quel verbo mi pare aprireanche ad un orizzonte, appunto, “etico”. È come se dall’es-sere, benché accostato con la consapevolezza della suaradicale aseità, ci si aspettasse non una pura auto-notifica delsuo darsi, ma un manifestarsi secondo una prospettivaveritativa e giustificativa: dunque, in più sensi, etica.Sotto questo profilo, il suggerimento levinasiano pare ilseguente. L’essere non è una res che si proponga in una sortadi impassibile e autosufficiente evidenza. È, invece, unprincipio che deve “avverarsi” attraverso un certo impegno,attraverso certe modalità. L’(auto)giustificazione dell’esse-re, pertanto, si presenta nella forma dell’“evento”, e piùprecisamente dell’evento “etico” - se è vero che l’eticitàallude ad un essere/agire che si realizza in rapporto ad unadempimento secondo giustizia.Vorrei ora fare un passo innanzi, non tanto a proposito delpensiero di Levinas quanto a partire da esso. Vorrei proporredi cogliere nel principio della “giustificazione” dell’esserela metafora della giustificazione di un altro soggetto. La miatesi è che, pur riferendosi all’essere, la frase levinasiana ci aiutaa pensare allo stesso soggetto umano. Anche l’uomo - soprattut-to l’uomo - è quell’ente che “cerca di giustificarsi”.Non ho, finora, mai trovato una definizione dell’uomo piùintensa di questa. Essa mi pare più vera perfino di quellaevocata dall’imperitura domanda di Amleto. In effetti l’uo-mo non è chiamato - o non primariamente, non esclusiva-mente - a scegliere tra l’essere e il non-essere, una scelta cherischia di passare sopra la testa dei soggetti esistenti (la cuivita deve cimentarsi con altri interrogativi, forse menoestremi/fascinosi, ma certo più legati all’aspra realtà intra-mondana, fatta spesso di vicende particolari/concrete irri-ducibili sia all’essere che al non-essere). L’uomo è chiama-to, invece, a ricercare delle “ragioni” - naturalmente inun’accezione molto peculiare del termine - del propriooperari determinato e “locale”. È chiamato, per l’appunto,a “giustificarsi”, cioè a trovare princìpi che diano una formae un contenuto lato sensu morale al suo essere-nel-mondoe al suo con-essere con gli altri.Sia ben chiaro: “cercare di giustificarsi” non è sinonimo di“cercare la giustificazione” - tanto meno di “portare lagiustificazione”. In effetti, queste due ultime espressionirinviano ad un orizzonte criteriologico e assiologico “giàdato”: “cercare (o portare) la giustificazione” vuol direcercare una “corrispondenza” tra il nostro agire e tavole divalori “già scritti”, e quindi solo “da ritrovare”. Invece ilperseguimento del “giustificarsi” (dove già la sostituzionedi questo verbo al sostantivo “giustificazione” esprimel’impegno di un “agire” aperto e dall’esito non garantito)implica la ricerca di una giustezza etica non nota a priorientro la complessità - unlawful e amorale - della vita.

Il principiogiustificazione

diSergio Moravia

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Implica, insomma, il navigare a vista di un navigante chevuole ovviamente arrivare al porto, ma senza conoscere conprecisione l’ubicazione del porto medesimo.Il principio del giustificarsi si riferisce, in conclusione, ad untipo d’uomo da un lato privo di tutori celesti, dall’altroabitato dall’ineludibile vocazione a interrogarsi, a proces-sarsi, a mettersi in discussione e alla prova. Come la volontàdi sapere, anche la volontà di giustificarsi è propria di quelsoggetto che, nello stesso tempo, si avverte altro e diversorispetto alla realtà che sta attraversando ma che, ciònonostante, intende dare “un senso” al proprio viaggio e,forse, trovare anche un senso “di” tale viaggio.

Uno dei meriti più grandi diEmmanuel Levinas consistenell’averci offerto, già a par-tire dalla metà degli anniTrenta, la chiave concettua-le per comprendere l’epocain cui siamo e circoscrivereil male di cui soffre il nostrosecolo. È intorno al concettodi limite e al suo spostamen-to che si gioca fra il ’34 e il’36 la riflessione levinasia-na. Nella filosofia tradizio-nale, scrive Levinas nel sag-gio sull’“evasione” (Del’évasion, 1935; trad. it. Del-l’evasione, Reggio Emilia1984), ciò che per il soggettorappresentava il limite dellasua comprensione e del suoagire era costituito dal mon-do o dal non io: il conflitto sidava sempre fra l’uomo el’essere, mai fra l’uomo e sestesso. Anche nella lotta più cruenta, l’uomo non perdeva lapropria autosufficienza, non vedeva messo a rischio l’idealedell’identità di sé con sé.In cosa consiste il cambiamento in atto nel nostro secolo?Nel fatto, risponde Levinas, che il limite non affetta più ilsoggetto dall’esterno, ma s’insedia nel cuore stesso del suoessere. A essere preso nell’ingranaggio incomprensibiledell’ordine universale, a essere afferrato dalla mobilitazio-ne totale non è più l’individuo che non è ancora padrone dise stesso e che, quindi, lotta contro il mondo per raggiungereo ripristinare l’autosufficienza, bensì proprio la persona giàlibera e autonoma. Essa si vede consegnata irrimediabil-mente alla propria esistenza temporale, al proprio essere quie ora. Il soggetto non è più libero di fronte al mondo, ma si

Reparti militari a un discorso del Führer

scopre incatenato alla propria determinatezza empirica.L’indiscernibilità fra il soggetto e il suo essere mondano fain modo che il limite sia incontrato dall’uomo al suo stessointerno o che il soggetto sia limite a se stesso. Ciò comporta,secondo Levinas, una nuova posizione filosofica: se lafilosofia tradizionale dell’Occidente, pur restando legata aduna prospettiva ontologica, cioè al principio dell’identitàdell’essere, riconosceva tuttavia la differenza fra il soggettoe il mondo, fra la libertà umana e la brutale opacità dell’ente,la nuova filosofia dovrà caratterizzarsi per la cancellazionedi quella differenza e per aver posto il limite all’interno delsoggetto. Esiste questa filosofia del nostro tempo, è già stata

pensata? Un anno prima, nel1934, Levinas aveva pubbli-cato un breve testo dal titoloinquietante: Quelques ré-flexions sur la philosophiede l’hitlerisme (Qualche ri-flessione sulla filosofia del-l’hitlerismo, pubblicato su«Esprit» e riedito in «LesCahiers de l’Herne», Parigi1991, pp. 154-160). L’attac-co ha del folgorante: la filo-sofia dell’hitlerismo, vi siafferma, è una filosofia pri-maria, riguarda i fondamen-ti. Nessun dubbio che glienunciati del nazionalsocia-lismo siano miserabili e cheesso non sia nulla di più cheil risveglio di sentimenti ele-mentari. Ma il punto è cheproprio i sentimenti elemen-tari nascondono una filoso-fia, cioè l’attitudine di un’ani-ma di fronte al mondo e alproprio destino. È in questosenso, dunque, che l’hitleri-smo è una filosofia e mette inquestione i princìpi stessidella civiltà.La civiltà europea, scriveLevinas anticipando i temidello scritto sull’“evasio-ne”, si è basata fino a orasullo spirito della libertà:

l’uomo era ritenuto capace di rinnovarsi eternamente.Da questo punto di vista ciò che caratterizza la civiltàeuropea, secondo Levinas, è l’assenza di storia: iltempo porta infatti con sé l’irreparabile, pone l’uomodi fronte al fatto compiuto, di fronte allo strapotere diun passato immodificabile. È evidente, dal punto divista di Levinas, che quanto più si resta legati ad unaprospettiva ontologica, tanto più il contrasto tragicofra la libertà e il tempo si accentua. Di conseguenza,secondo Levinas, contro l’ontologismo greco, il giu-daismo apporta un messaggio di libertà assoluta: per ilgiudaismo la scelta già compiuta non può mai trasfor-marsi in un destino: l’uomo conserva sempre unapossibilità di rimetterla in questione.

Levinase la filosofiadell’hitlerismo

diBruno Moroncini

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Il liberalismo moderno attenua solamente l’aspetto dram-matico ed eroico di questa concezione della libertà, ma neconserva il nucleo sotto la forma della libertà sovrana dellaragione. Lo strappo con la civiltà europea si ha soltantoquando la determinazione storico-concreta nella quale l’uo-mo si trova a essere cessa di venire concepita come mera-mente contingente e costituisce il fondo stesso del suoessere; quando, in altri termini, l’essenza dell’uomo nonconsiste più nella libertà, ma nel suo essere corporeo. Per lanuova filosofia il corpo non è più un accidente che ci ponein rapporto con il mondo implacabile della materia, ma ciòche aderisce, fino all’indiscernibilità, al soggetto. Questaaderenza vale ormai per se stessa. Il biologico, quindi, contutto quel che comporta di fatalità, non è più solo uno deipossibili oggetti della vita spirituale, ma il suo stessocuore. D’ora in poi essere uomini non consisterà più nellibrarsi al di sopra del mondo delle contingenze, bensìnel prendere coscienza di questo incatenamento origina-rio e ineluttabile al corpo, nell’assumere e nell’accettarequesto incatenamento. Questa è la filosofia del nostrotempo: la riduzione della vita spirituale alla vita toutcourt, alla nuda vita naturale.La nota aggiunta da Levinas nel ’91 per la ristampa del suoscritto svela però l’arcano dell’attribuzione di una portatafilosofica al nazismo: la vera filosofia dell’hitlerismo è, inrealtà, l’ontologismo heideggeriano nella misura in cui lanozione centrale che lo caratterizza è quella dell’essere peril quale nel suo essere ne va del suo stesso essere o, cometraduce Levinas, dell’«étre soucieux d’étre», cioè dell’esse-re che ha cura dell’essere, che ha dell’essere nient’altro chei suoi modi d’essere. Come ha notato Giorgio Agamben, chedi recente ha posto l’attenzione sullo scritto levinasiano del’34 (Homo sacer, Torino 1995, pp. 167-170), nella catego-ria della fatticità o della vita fattizia, elaborata da Heideggergià negli anni Venti, si affermava l’indiscernibilità fra la vitae le sue situazioni effettive, fra l’essere e i suoi modi

d’essere, consumandosi in tal modo le distinzioni dell’an-tropologia tradizionale: spirito e corpo, io e mondo, ragionee animalità. La fatticità non è un nuovo nome per lacontingenza secondo cui qualcosa può essere in un modo oin un altro, ma indica il carattere deietto dell’uomo: il suoaver da essere il modo d’essere che gli è toccato d’essere. Ladeiezione comporta, quindi, l’assunzione decisa del modod’essere o della situazione effettiva in cui l’uomo si trova, latrasformazione, in altri termini, di ciò che è destino, dote efatalità, in compito.Non è questa la sede per discutere la responsabilità effettivadi Heidegger nei confronti del nazismo o la corrispondenzafra il suo pensiero e la filosofia dell’hitlerismo. Quel chevorremmo suggerire, rendendo in tal modo giustizia aLevinas, è che, nonostante la sconfitta storica, la filosofiadell’hitlerismo, individuata dal filosofo francese nell’attodella sua stessa nascita, è ancora la filosofia del nostrotempo. Sotto le mentite spoglie di un umanesimo democra-tico che afferma il diritto illimitato dell’uomo a “preoccu-parsi” della propria felicità, cioè del suo modo d’esseremondano e temporale, la filosofia hitleriana continua avincere la guerra con la civiltà europea. Vince spostandoulteriormente il limite: se il corpo, il biologico in quanto tale,era il limite cui era rimessa irrimediabilmente la libertàumana, ora è in nome di un’idea stravolta della libertà checi si impegna a sfondare i limiti corporei (cfr. G. Frasca, Lascimmia di Dio, Genova 1996). La manipolazione geneticain tutte le sue forme tende a cancella re i limiti biologici delcorpo - nascita, morte, dolore e godimento - in vista della suaimmortalità e impassibilità. Ma è proprio questa libertàassoluta di infrangere i limiti biologici, di andare oltre ilcorpo naturale e verso il corpo cibernetico e mediale,che, ben al di là del nazismo storico, consegna definiti-vamente l’uomo al proprio corpo e che conferma che ilfondamento della nostra epoca poggia ancora sulla filo-sofia dell’hitlerismo.

Nota biografica e bibliografia italiana delle opere in volume

Emmanuel Levinas (Kaunas 1906 - Parigi1995), dopo essere stato al centro della primadiffusione della fenomenologia husserliana edell’ontologia heideggeriana nella Franciadegli anni Trenta, nell’immediato dopoguer-ra s’è imposto come autore di un’opera filo-sofica originale che, animata da un costante edecisivo riferimento alla tradizione ebraica,si propone di ritrovare nell’etica il sensoultimo dell’intelligibilità filosofica.Se negli scritti dell’immediato dopoguerra,dedicati alla critica dell’anonimato dell’esse-re in generale che ingloba e minaccia gliesistenti (Dall’esistenza all’esistente del 1947e Il tempo e l’altro del 1948), il primatofilosofico dell’etica è ancora implicito, è conla pubblicazione di Totalità e infinito. Saggiosull’esteriorità nel 1961 che esso diventa ilcentro della proposta filosofica di Levinas.Attraverso il rapporto etico con l’altro uomo,manifestantesi nel suo volto, il sapere filoso-fico si apre all’unica esteriorità irriducibileall’interiorità dell’io. L’etica è l’unica possi-bile affermazione della trascendenza.Ma come dire questa trascendenza dell’Altroche la filosofia ha inevitabilmente tendenza aimprigionare nell’immanenza dell’essere? A

questo problema è dedicato il secondo opusmagnum di Levinas, Altrimenti che essere o al dilà dell’essenza (1974), in cui il linguaggio ade-guato alla trascendenza si rivela del tutto irridu-cibile al linguaggio ontologico proprio dellatradizione filosofica, e non a caso trova un’inso-stituibile fonte di ispirazione nel linguaggio eti-co-religioso. In questo senso gli scritti “con-fessionali” di Levinas, attento studioso delTalmud e attivo protagonista della ricostru-zione dell’ebraismo dopo lo sterminio (cfr.soprattutto Difficile libertà del 1963, nonchénegli anni successivi i diversi volumi di lettu-re talmudiche), hanno anch’essi una decisivaportata filosofica.Dopo Altrimenti che essere - opera che haconsacrato la notorietà di Levinas e l’impor-tanza del suo pensiero - Levinas ha pubblica-to numerose raccolte di saggi filosofici, tracui va almeno segnalato Di Dio che vieneall’idea del 1982, che fornisce non pocheintegrazioni alle due opere maggiori.

La traccia dell’altro. Scorciatoie, Pironti,Napoli 1979.Totalità e infinito. Saggio sull’esteriorità, JacaBook, Milano 1980.

Quattro letture talmudiche, Il Melango-lo, Genova 1982.Altrimenti che essere o al di là dell’essenza, JacaBook, Milano 1983.Nomi propri, Marietti, Casale Monferrato 1984.Etica e infinito. Dialoghi con Philippe Nemo,Città Nuova, Roma 1984.Umanesimo dell’altro uomo, Il Melangolo,Genova 1985.Di Dio che viene all’idea, Jaca Book,Milano 1986.Dall’esistenza all’esistente, Marietti, CasaleMonferrato 1986.L’aldilà del versetto. Letture e discorsi tal-mudici, Guida, Napoli 1986.Difficile libertà. Scritti sul giudaismo, Lascuola, Brescia 1986.Dal sacro al santo. Cinque nuove letturetalmudiche, Città Nuova, Roma 1986.Il tempio e l’altro, Il Melangolo, Genova1987.Etica come filosofia prima (in collab. con A.Peperzak), Guerini e Associati, Milano 1989.Trascendenza e intelligibilità, Marietti, Ge-nova 1990.Fuori dal soggetto, Marietti, Genova 1992.Su Blanchot, Palomar, Bari 1994.

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I luoghi della filosofia

Lo Hegel Archiv

diChristoph Jamme

Lo Hegel-Archiv dell’Universi-tà di Bochum, fondato nel 1958 eaggregato dal 1968 all’Istituto diFilosofia dell’Università di Bo-chum, è il luogo dove viene ela-borata la nuova edizione comple-ta, storico-critica, delle opere diHegel, curata in collaborazionecon la Deutsche Forschungsge-meinschaft su commissione del-

l’Accademia delle scienze del Nord-Reno - Westfalia (Düssel-dorf). La cura di questa edizione nel suo complesso è seguita dauna Commissione-Hegel, appartenente in precedenza alla Deu-tsche Forschungsgemeinschaft e attualmente all’Accademiarenano-westfalica. I curatori dei singoli volumi sono di regola icollaboratori scientifici che lavorano all’edizione, sotto la dire-zione di Otto Pöggeler, presso lo Hegel-Archiv (attualmente:Friedrich Hogemann, Wolfgang Bonsiepen, Hans-ChristianLucas, Helmut Schneider,Christoph Jamme, e inoltre ildr. Köhler e il dr. Gawoll).La nuova edizione delle operedi Hegel, si è delineata anzitut-to in base alle carenze delleedizioni precedenti, in partico-lare alle insufficienze del-l’“Edizione dell’associazionedegli amici”, che venne alle-stita dagli allievi di Hegel subi-to dopo la morte del maestro, eche condizionò la ricezione diHegel fino al XX secolo. Que-sta edizione venne approntatanella più grande fretta, sfrut-tando abilmente il grande inte-resse per Hegel. Di ciò risenti-rono non solo i singoli testi, maanche la concezione comples-siva. Poiché l’attività di inse-gnamento di Hegel a Berlinodivenne decisiva per la storiadegli effetti della sua filosofia, l’edizione dei corsi corrisponden-ti costituì fin dall’inizio il centro dichiarato dell’edizione dell’as-sociazione degli amici. L’edizione presentava queste lezioni inuna singolare compiutezza: non ne venne solo levigato lo stilema si compilarono fonti prime, tarde, autobiografiche e di altrotipo, senza dare informazioni particolari circa la provenienza deimateriali e la loro preparazione. L’opera hegeliana che, diversa-mente da quella, poniamo, di Kant non aveva avuto in primalinea una ricezione attraverso gli scritti pubblicati ma anzituttoattraverso le lezioni, doveva essere canonizzata; doveva appa-rire più sistematica di quanto non fosse riuscita allo stesso Hegel.Gli interventi redazionali e stilistici degli amici nella configu-razione del testo delle opere a stampa di Hegel sono nume-rosissimi e sono stati spesso criticati, e così pure il loroprincipio della compilazione nelle lezioni e la scelta, rigidanel suo insieme, dei testi. Gli allievi rendevano omaggio allafinzione di lezioni che avevano una configurazione defini-tiva, che però in Hegel non c’era.Facendo tesoro dell’esperienza dell’Edizione dell’associazionedegli amici, la nuova edizione completa storico-critica delle

opere di Hegel persegue uno scopo coscientemente modesto,cioè depurato da ogni “ideologia” estranea all’edizione. Secon-do il modello voluto da Dilthey per l’edizione delle opere diKant, la nuova edizione si basa non su un qualsivoglia principiosistematico ma su un principio rigorosamente storico-evolutivo:le opere (testi a stampa e manoscritti) non vengono ordinate insezioni ma cronologicamente, sulla base di un’interpretazionestorico-evolutiva (sostenuta da metodi di statistica delle sillabe)della filosofia hegeliana. In base a ciò si delineano di nuovograndi gruppi “oggettivi” (“Scritti critici del periodo jenese”ecc.). Anche questa edizione viene dunque costruita in base aun’unità di lavoro filologico e filosofico, tuttavia non si tratta piùdi sostenere con il lavoro editoriale una determinata “immagi-ne” della filosofia hegeliana affermandola anche politicamente;così - diversamente da quanto avviene ad esempio nell’edizionedi Stoccarda delle opere di Hölderlin - anche le note rinuncianoconsapevolmente a ogni tipo di aiuto interpretativo e si limitanoa indicare citazioni e letteratura citata, così come le introduzioni

dei curatori hanno come og-getto solo la descrizione delmanoscritto e la storia dell’ori-gine del testo. Questo princi-pio rigorosamente storico-evolutivo si è finora affer-mato anzitutto per quantoriguarda il periodo jenese,dove - prendendo le mosseda una nuova cronologia - sisono resi possibili prospetti-ve del tutto nuove sullo svi-luppo del sistema di Hegel.Dei 22 volumi della I sezione(“Opere”) ne sono finora usci-ti 12; da ultimo sono apparsinel 1990 il vol. 1 (Frühe Schrif-ten Teil I, a cura di FriedhelmNicolin e Gisela Schüler), ilvol. 3 (Frühe Exzerpte, a curadi F. Nicolin e G. Schüler), ilvol. 15 (Schriften und Entwür-fe I, a cura di Friedrich Hoge-

mann e Christoph Jamme) e il vol. 18 (VorlesungsmanuskripteII, a cura di Walter Jaeschke). Tra breve dovrebbe uscire il vol.5 (Schriften und Entwürfe 1799-1808, a cura di ManfredBaum e Kurt Rainer Meist), mentre è iniziata la preparazio-ne del vol. 14 (Grundlinien der Philosophie des Rechts, acura di Elisabeth Weisser-Lohmann) e del vol. 22 (a cura diHans-Christian Lucas e Wolfgang Bonsiepen).Separatamente dalla I sezione delle “opere” verrà elaboratol’insieme delle “Lezioni”. È qui che l’eredità dell’Edizionedell’associazione degli amici si fa sentire in modo più pesante.Attualmente si sta ancora cercando un criterio di base per ilmetodo più appropriato dell’edizione delle trascrizioni dellelezioni berlinesi di Hegel; è tuttavia certo che la compilazione ela redazione filosofico-politica degli amici non può essereripetuta. Se a essa vada sostituita una pubblicazione puramenteseriale di tutti i manoscritti che sono stati conservati o se sia piùvantaggiosa l’integrazione - suggerita da molte ragioni - dimolteplici trascrizioni dei corsi di un annata in “testi d’annata”o la sintesi di diverse annate in una connessione progressiva(come nel caso dell’edizione dell’associazione degli amici, solo

Hegel e Diltheya Bochum

a cura di Massimo Mezzanzanica

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con una più forte considerazione del principio della differenzia-zione storico-evolutiva): questo è un problema che non è statoancora discusso in tutti i suoi dettagli. Con una serie di edizionipreliminari di trascrizioni scelte (apparsa presso l’editore FelixMeiner, Hamburg, a partire dal 1983) vengono attualmenteelaborati modelli di procedimenti adeguati per l’edizione delletrascrizioni dei corsi all’interno delle Gesammelte Werke. (Unaprima visione d’insieme di tutto il materiale conservato relativa-mene ai corsi hegeliani si trova in «Hegel-Studien», 26, 1991).Accanto all’edizione delle opere hegeliane, la loro interpretazio-ne costituisce il secondo punto fondamentale del lavoro dell’He-gel-Archiv. Una serie di convegni ha cercato di elaborare le suecondizioni interne ed esterne per i diversi campi del filosofarehegeliano. Una documentazione di questo lavoro si trova neivolumi collettanei: Homburg von der Höhe in der deutschenGeistesgeschichte, Frankfurt aber ist der Nabel dieser Erde,Mainz - Centralort des Reiches, O Fürstin der Heimat! Glückli-ches Stutgard (Klett-Cotta, Stoccarda 1981). E anche nelleopere: Hegels Rechtsphilosophie im Zusammenhang der eu-ropäischen Verfassungsgeschichte (a cura di Hans-ChristianLucas e Otto Pöggeler, Frommann-Holzboog, Stoccarda 1986)e Logik und Geschichte in Hegels System (a cura di Hans-Christian Lucas e Guy Planty-Bonjour, Frommann-Holzboog,Stoccarda 1989). E inoltre nei volumi Kunsterfahrung undKulturpolitik im Berlin Hegels e Welt und Wirkung von HegelsÄsthetik, entrambi curati da Annemarie Gethmann-Siefert eOtto Pöggeler (Bonn, Bouvier, 1983/1986). Allo studio delgiovane Hegel sono dedicati i volumi Mythologie der Vernunfte Weg zum System, entrambi a cura di Ch. Jamme e HelmutSchneider (Suhrkamp, Francoforte s/M. 1984-1990). All’inter-no della serie «Hegel-Studien Beihefte» sono apparsi da ultimogli studi di Martin Bondeli (Hegel in Bern) e di Changyang Fan(Hegels Antigone Deutung). Va inoltre menzionato lo Jahrbuchfür Hegelforschung, a cura di Helmuth Schneider.

Quando Wilhelm Dilthey moriva, ilprimo ottobre 1911, a causa di un’in-fezione contratta durante una vacan-za presso lo Haus Salegg a Seis amSchlern, nel Sud-Tirolo, era senzadubbio annoverato tra i più stimati einfluenti filosofi delle università te-desche. Il suo nome era però pocofamiliare ad un pubblico di più ampiedimensioni, a cui egli era noto tutt’al

più per la sua celebre raccolta di saggi letterari Das Erlebnis unddie Dichtung (Esperienza vissuta e poesia, 1906), sulla quale sisarebbero formate intere generazioni di germanisti. Nel mondoscientifico il nome di Dilthey era legato soprattutto a opere comeil Leben Schleiermachers (Vita di Schleiermacher, 1870), lagrande biografia, che avrebbe fatto epoca, del più importante frai teologi protestanti moderni, la Einleitung in die Geisteswissen-schaften (Introduzione alle scienze dello spirito, 1883), laJugendgeschichte Hegels (Storia della gioventù di Hegel, 1905),il saggio Der Aufbau der geschichtlichen Welt in den Geiste-swissenschaften (La costruzione del mondo storico nelle scien-ze dello spirito, 1910), e inoltre ad un gran numero di importantistudi e saggi di filologia, psicologia, pedagogia, poetologia,storia della letteratura e della cultura, pubblicati in gran parte in

luoghi sparsi, tra cui alcune riviste di difficile reperibilità e iresoconti delle sedute dell’Accademia delle scienze di Berlino.Heidegger ha ricordato come, per poter studiare i saggi sistema-tici di Dilthey, che non erano altrimenti accessibili, egli tornassea casa carico dei pesanti volumi dell’Accademia. Inoltre, unagran parte dell’opera diltheyana non era ancora stata pubbli-cata e giaceva nei grandi armadi pieni di manoscritti del-l’abitazione berlinese del filosofo.Un compito importante degli allievi che gli erano più vicini(G. Misch, B. Groethuysen, H. Nohl, P. Ritter) dovevadunque consistere nel rendere accessibile nella sua connes-sione quest’opera scientifica ampiamente dispersa, tantosignificativa quanto stratificata. Il primo volume dell’edi-zione, fondata con questo scopo, progettata dapprima in ottoe poi in dodici volumi, delle sue Gesammelte Schriften,apparve già nel 1914. Lo scoppio della prima guerra mon-diale interruppe i lavori dell’edizione, che proseguì soloall’inizio degli anni Venti. Questa edizione in dodici volumisi concluse alla metà degli anni Trenta; il volume X,contenente il testo dei corsi di etica, venne pubblicato, comeprevisto originariamente, solo nel 1958, a cura di H. Nohl.Se fino a quel momento ci si era preoccupati anzitutto dipresentare in forma conchiusa i testi e i libri essenziali giàpubblicati - con l’eccezione della biografia di Schleiermacher edella raccolta Das Erlebnis und die Dichtung - a partire dalvolume VII si fece ricorso in misura crescente al lascito ineditodell’ultimo Dilthey e lo si rese parzialmente noto. Sotto questoprofilo l’edizione non voleva essere un’edizione completastorico-critica, ma si caratterizzava piuttosto come un’“edi-zione-officina” (K. Gründer), cioè un’edizione con cui gliallievi tentavano di condurre l’opera del maestro ad unaconclusione che era rimasta preclusa all’autore.All’edizione in dodici volumi seguì, come singola iniziativaeditoriale, la nuova edizione del Leben Schleiermachers, com-prendente un tentativo di ricostruzione del proseguimentodell’opera in base agli ampi materiali presenti nel lascito, a curadi M. Redecker (1966-1970), prima che per iniziativa di K.Gründer diventasse possibile proseguire il progetto delleGesammelte Schriften, con l’obiettivo primario di un’utiliz-zazione dell’intero lascito manoscritto al fine di poterricostruire in modo il più possibile affidabile le intenzionifilosofico-scientifiche di Dilthey.U. Herrmann raccolse anzitutto in tre volumi gli articoli sparsi,redatti da Dilthey nel corso della sua attività di pubblicista.Mentre qui, sotto il titolo Zur Geistesgeschichte des 19. Jahrhun-derts venivano raggruppati in tre volumi (usciti rispettivamentenel 1970, nel 1972 e nel 1974) testi già editi, e cioè schizzibiografici, corrispondenze letterarie, brevi saggi e recensioni,talora anonimi o firmati con pseudonimi, pubblicati da Diltheyin giornali e riviste tra il 1858 e il 1908, nei volumi XVIII, XIXe XX venivano dati alle stampe quasi esclusivamente testi inediti(soprattutto dal primo e medio periodo della sua attività), cheportavano ad una revisione non inessenziale dell’immagine chesino ad allora si aveva di Dilthey. Con i volumi XVIII e XIXveniva intrapresa una ricostruzione genetico-sistematicadella Einleitung in die Geisteswissenschaften, nella quale ilvolume XVIII (Die Wissenschaften vom Menschen, derGesellschaft und der Geschichte, 1977), curato da H. Joha-ch e F. Rodi, raccoglieva i lavori preliminari per la Einlei-tung. Questo volume presentava soprattutto testi di caratteregnoseologico e psicologico, legati al cosiddetto “trattato del

La Dilthey-Forschungsstelle

diHans Ulrich Lessing

SCHEDA

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1875”, Über das Studium der Geschichte der Wissenschaf-ten vom Menschen, der Gesellschaft und dem Staat (Sullostudio della storia delle scienze dell’uomo, della società edello Stato), e inoltre una prima, ampia elaborazione dellapsicologia descrittiva (ca. 1880). Il volume XIX (Grundle-gung der Wissenschaften vom Menschen, der Gesellschaft undder Geschichte, 1982), curato ancora da H. Johach e F. Rodi,intraprese il tentativo di una ricostruzione della parte sistematicadel secondo volume della Einleitung in die Geisteswissenschaf-ten sulla base dei molteplici materiali che erano stati conservati.Il volume XX (Logik und System der philosophischen Wissen-schaften), infine, curato da H.-U. Lessing e F. Rodi, offriva unascelta rappresentativa della trascrizione delle lezioni diltheyanedi argomento sistematico, tra l’altro di quelle sulla logica e sulsistema delle scienze filosofiche, sulla logica e la teoria dellaconoscenza e sul sistema della filosofia, e completa così daquesto punto di vista la ricostruzione del contenuto sistema-tico del secondo volume della Einleitung.Mentre il lavoro che dall’inizio degli anni Settanta si concretizzònel proseguimento delle Gesammelte Schriften ebbe un caratte-re per così dire obbligatoriamente “secondario”, il filosofo diBochum Frithjof Rodi - curatore dell’edizione, insieme a K.Gründer, a partire dal volume XVIII - riuscì, in condizioni digrande difficoltà e con un grande impegno personale, a dareall’edizione delle opere di Dilthey un quadro istituzionale cherendeva possibile una programmazione a più lunga scadenza.Così, dal 1983 - l’anno in cui, con una serie di congressiscientifici, venne ricordato il centocinquantesimo anniversariodella nascita di Dilthey - il lavoro all’edizione delle GesammelteSchriften veniva sostenuto da una Dilthey-Forschungsstelleannessa all’Istituto di Filosofia dell’Università di Bochum.Questo centro di ricerca è sostenuto finanziariamente dal 1985come progetto di lunga durata dalla comunità tedesca dellaricerca scientifica. Il compito essenziale di questo piccologruppo (sotto la direzione di Rodi lavorano al momento all’edi-zione tre collaboratori scientifici) è naturalmente, accanto all’ul-teriore utilizzazione del lascito di Dilthey, soprattutto il prose-guimento dell’edizione delle opere di Dilthey.Per le «Gesammelte Schriften» è prevista un’edizione in circatrenta volumi. I volumi XXI e XXII (Psychologie als Erfahrun-gswissenschaft, a cura di G. van Kerckhoven e H.-U. Lessing)comprenderanno i testi dei corsi e i manoscritti di Dilthey sullapsicologia. Il volume XXIII (a cura di G. Gebhardt e H.-U.Lessing) conterrà il corso di Dilthey sulla storia della filosofia el’ultima redazione del suo Grundriss der allgemeinen Geschi-chte der Philosophie. Gli studi diltheyani sulla storia dellaletteratura e sulla poesia verranno presentati, con il titolo Dichterals Seher der Menschheit e Das Erlebnis und die Dichtung neivolumi XXIV e XXV (a cura di G. Malsch). Il volume XXVI(a cura di G. Kühne-Bertram e F. Rodi) è stato concepito comeintegrazione al volume VII (Der Aufbau der geschichtlichenWelt in den Geisteswissenschaften) e dovrà contenere, sotto iltitolo Späte Fragmente zur erkenntnistheoretischen Logik undLebensphilosophie, tutti i relativi manoscritti di carattere siste-matico redatti da Dilthey a partire dalla metà degli anni novanta.La conclusione dell’edizione sarà infine costituita dalla pubbli-cazione, in tre o quattro volumi, della corrispondenza dilthe-yana, a cura di K. Chr. Köhnke e H.-U. Lessing. È programmataun’integrazione dell’edizione delle lettere con una serie di“documenti sull’attività universitaria e accademica di Dil-they”, e con una relazione conclusiva, che conterrà anche un

indice completo dei materiali che fanno parte del lascito.Per il mese di dicembre 1996 è annunciata la pubblicazione delvolume XXI, recante le Vorlesungen zur Psychologie undAnthropologie (ca. 1875-1894) e contenente una documenta-zione ampia, ma il meno ridondante possibile, dell’attivitàdidattica di Dilthey a Breslavia e a Berlino, sulla base di tutte letrascrizioni che si sono conservate dei suoi corsi sulla psicologiae sull’antropologia nel periodo 1875-1894. Il volume successi-vo (Manuskripte zur Genese der deskriptiven Psychologie, ca.1880-1896) tenterà, sulla base dei numerosi manoscritti diricerca, una ricostruzione genetico-sistematica della psicologiadiltheyana dai tardi anni settanta fino all’interruzione provviso-ria, nel 1896, delle sue indagini di psicologia.Accanto al lavoro ai singoli volumi dell’edizione, la Dilthey-Forschungsstelle collabora a diverse edizioni straniere dell’ope-ra di Dilthey. Così F. Rodi cura, con R. Makkreel, la traduzioneamericana (Selected Works), programmata in sei volumi, di cuine sono usciti finora due. Stretti contatti esistono con gli studiosiche lavorano alla traduzione francese, diretta da S. Mesure e H.Wismann, di cui sono finora stati pubblicati tre volumi, e con itraduttori che progettano l’edizione russa. Vi sono inoltre stretticollegamenti con traduttori e studiosi di Dilthey italiani egiapponesi. In questo senso la Dilthey-Forschungsstelle diBochum è diventata un punto di passaggio di studiosi di Diltheytedeschi e stranieri. Qui sono a disposizione degli studiosi, tral’altro, fotocopie o prime trascrizioni di ampie parti nonancora pubblicate del lascito e una raccolta della corrispon-denza finora acquisita (circa duemila lettere).Strettamente legato alla Dilthey-Forschungsstelle è il Dilthey-Jahrbuch für Philosophie und Geschichte der Geisteswissen-schaften, curato da F. Rodi, di cui dal 1983 sono usciti novevolumi. Esso non è solo una piattaforma della ricerca internazio-nale su Dilthey, ma anche uno spazio di discussione e documen-tazione su tutti gli aspetti che riguardano la teoria e la storia dellescienze dello spirito. Accanto a contributi agli studi diltheyani,alla pubblicazione e all’anticipazione di testi inediti e ad unabibliografia continuamente aggiornata della letteratura secon-daria su Dilthey, nello Jahrbuch si trovano studi dedicati alle piùdiverse questioni filosofiche e storiche relative ad una teoriadelle scienze dello spirito, e in particolare studi e documentazio-ni sul complesso ambito delle relazioni tra la filosofia della vitadella scuola diltheyana di Göttingen e la fenomenologia. Gliultimi volumi avevano come centro tematico “Hans Lipps”(vol. 6, 1989), “Josef König e Helmuth Plessner” (vol. 7, 1990-91), “Hans-Georg Gadamer” (vol. 8, 1992-93) e “La psicologiadi Dilthey” (vol. 9, 1994-95). Nella parte dello Jahrbuch relativaalla documentazione sono state pubblicate in prima edizione, oripubblicate dopo il loro esaurimento, opere (e lettere) diimportanti autori, quali H. Lipps, M. Heidegger, J. König, H.Plessner, H.-G. Gadamer, J. Ortega y Gasset e J. Ritter. L’ultimovolume pubblicato (10, 1996) tratta attraverso saggi edocumentazioni il tema “Dilthey e Kant”.Accanto a ulteriori ricerche storico-sistematiche sull’opera diDilthey l’interesse degli studiosi raccolti nella Dilthey-For-schungsstelle è recentemente rivolto in particolare all’indaginedella scuola di Dilthey (Misch, Nohl, Bollnow) e ai suoi rapporticon la fenomenologia in senso ampio. I punti nodali del lavorosono tra l’altro costituiti dalle impostazioni di una logica erme-neutica in H. Lipps e in G. Misch, dalla filosofia di O.F. Bollnow,dalla filosofia dei sensi di H. Plessner, da Heidegger e dall’erme-neutica filosofica di Gadamer.

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Réne Magritte, La reproduction interdite, (1937 part.)

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Ricoeur: etica del Sée dell’Altro

Ne LA CRITIQUE ET LA CONVICTION. ENTRE-TIEN AVEC FRANÇOIS AZOUVI ET MARC DE

LAUNAY (La critica e la convinzione.Intervista con François Azouvi e Marcde Launay, Calmann-Lévy, Parigi 1995)Paul Ricoeur accetta di svelare se stes-so in un libro-intervista, il cui merito èquello di ricostruirne il percorso intel-lettuale attraverso le opere, mostran-do il filosofo impegnato ora su temati-che note, come l’insegnamento o lapolitica, ora su tematiche decisamen-te nuove, come l’estetica o la memoriacollettiva. Sulla tematica del sé e del-l’altro, di cui Ricoeur ci offre un’inter-pretazione fondamentale, intervieneFrançoise Mies con uno studio dal ti-tolo: DE L’AUTRE. ESSAI DE TYPOLOGIE (Sul-l’Altro. Saggio di tipologia, PressesUniversitaires de Namur, Namur 1995),in cui il tema dell’alterità viene ripre-so, a partire dagli insegnamenti di Ri-coeur e, in particolare, di Levinas, conl’intento di mettere in relazione la pro-spettiva puramente filosofica con quel-la teologica.

Liberamente e con audacia, ne La criti-que et la conviction Paul Ricoeur parladella sua infanzia, della sua gioventù,austera e dominata dai libri; ricorda laperdita dei suoi cari, in particolare ilsuicidio del figlio Olivier: un dolore,ripensato, accettato e combattuto, cheimpregnerà tutte le sue riflessioni sulmale e sull’etica. Ma la vita di Ricoeur èanche l’incontro con grandi personaggidella filosofia, primo fra tutti GabrielMarcel, che lo influenzerà soprattuttoper la sua preoccupazione di un pensierovivente, a cui si aggiungeranno, tra icolleghi e amici, Merleau-Ponty, Elia-de, Gadamer.Tra le varie esperienze di insegna-mento, a Strasburgo, alla Sorbona, e aNanterre, quella di Chicago è per Ri-coeur l’occasione per alcune riflessio-ni sul ruolo dell’insegnamento e sullasua pratica, ma anche sul pluricultura-lismo, sulla political correctness el’importanza della vita associativa,

nella quale egli vede un modo interes-sante di sfuggire tanto allo Stato-na-zione quanto al provincialismo.In questa serie di colloqui Ricoeur coglieanche l’occasione per chiarire la sua posi-zione nei confronti di Lacan e il rapportotra fenomenologia e psicoanalisi, rivolgen-dosi in particolare allo strutturalismo (dacui la pubblicazione de La metafora viva)pur restando ostile a ogni filosofia struttu-ralista (da qui il dibattito con Lévi-Strauss)per via della limitata considerazione attri-buita alla storia. Così, alla questione dellettore Ricoeur dedica i tre volumi di Tem-po e racconto. Questo modo di procedere,d’altronde, è tipico in filosofia: «si può direche il tema del nuovo libro è decentratorispetto al precedente, ma con delle ripresedi soggetti già incontrati, già sfiorati oanticipati attraverso soggetti precedenti.Ciò che era stato un frammento diviene ilnuovo quadro, la totalità». È poi la volta diSé come un altro, che riprende il problemadell’identità narrativa ponendo la questio-ne dell’identità personale: chi parla, chiagisce, chi racconta ecc. Da questo percor-so di pensiero restano ancora in sospeso iltema della memoria, in quanto coesionedella vita al di qua della coscienza, e quellodella memoria collettiva, che rappresental’interesse attuale di Ricoeur.Per quanto riguarda l’ambito della politicaRicoeur considera il momento attuale inti-mamente contrassegnato da un’ambivalen-za tra razionalità e violenza. In quest’otti-ca, la democrazia deve innanzitutto esserepensata in rottura con l’autoritarismo, nellaricerca di una fondazione non divina otrascendente; poi esclusivamente in oppo-sizione con il totalitarismo. In Devoir demémoire, devoir de justice (Dovere di me-moria, dovere di giustizia) Ricoeur affron-ta il tema del diritto. Esso non si riduce néalla morale, poiché implica una regola este-riore, né alla politica, poiché impone laquestione della legittimità che fonda laquestione del potere più di quanto non vi cisi riduca. Per Ricoeur, il diritto è innanzi-tutto il diritto penale, che da una parte mettefine al ciclo infernale della vendetta e che,dall’altra, attraverso il processo, permetteuna messa a distanza dell’aggressore dallavittima. Il secondo livello del giuridico,molto più ampio, è quello del diritto civile,

irriducibile al primo. Qui Ricoeur introdu-ce l’importante nozione di promessa, chemette in gioco parola e atto. Vi è infine unterzo livello, comprendente i primi due,che consiste nella giustizia distributiva.In ambito religioso Ricoeur è attualmenteimpegnato, parallelamente alla sua operafilosofica, in un lavoro di lettura e di medi-tazione dei testi biblici. Egli ha però sem-pre voluto distinguere i due approcci: «l’at-titudine critica resterà nel momento filoso-fico, poiché il momento religioso non è inquanto tale un momento critico; esso è unmomento di adesione ad una parola che sicrede venire da più lontano o da più in altodi me». Essere religioso, osserva Ricoeur,è scegliere di accettare una donazione ante-riore a sé. D’altro lato, è necessaria unaripresa, è necessario l’intermediario e ladistanza della scrittura, che è la testimo-nianza della pluralità di senso. Queste ri-flessioni sul dono di sé hanno una profondaeco etica: se, come filosofo riflessivo, Ri-coeur insiste sull’ipseità, come pensato-re religioso è sensibile anche al distacca-mento da sé. Da qui il tema della com-passione, della sollecitudine, della pie-tà; ma anche i temi del rispetto e dellacomplementarità nel riconoscimentodell’altro, in particolare fra giudaismo ecristianesimo, e all’interno stesso delledifferenti confessioni cristiane.Per quanto riguarda infine la problematicaartistica, assente nelle sue opere, Ricoeurconsidera l’arte una rappresentazione mi-metica. Soprattutto la musica, tra le arti,permette di andare più lontano nella rap-presentazione, creando in noi sentimentisenza nome, assolutamente unici, forman-do un mood ogni volta proprio. Tutta lacreazione artistica, per Ricoeur, si costitui-sce proprio in questa singolarità di esperien-za. Ritorna di nuovo qui la dimensione etica:qualunque azione buona, qualunque attitu-dine coraggiosa o compassionevole, fattaperché era ciò che bisognava fare in quellasituazione particolare, possiede una dimen-sione estetica. S.D. (trad. it. di M.C.)

Partendo da un brevissimo excursus sullafortuna del concetto di “altro” nella storiadella filosofia, di cui l’interpretazione diRicoeur rappresenta uno degli esiti recentipiù significativi, nel suo studio, De l’Autre,

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Françoise Mies introduce il temine alloti-té per indicare l’alterità che prende formaper differenza o per contrapposizione dallosfondo, distinguendo due ordini di allotité:quello cognitivo o speculativo e quellodella relazione duale e dialogica, i quali, aloro volta, permettono di distinguere traindividuo (l’alter ego, comparabile ad altriindividui) e ipseità (soggettività, volto, di-stanza assoluta). Differentemente dall’at-teggiamento speculativo, nel rapporto per-sonale o etico, osserva Mies, l’altro michiama, mi provoca, mi elegge e io non hopiù il tempo per prenderne le distanze, pervalutare il grado di somiglianza, per vederein che misura i nostri diritti e i nostri doverireciproci si equivalgono, in che misura ilsuo appello è falso o sincero. In questo tipodi rapporto il tempo della coscienza e dellariflessione vengono aboliti.Le caratteristiche dell’alterità che si evi-denziano nel rapporto duale sono fonda-mentalmente la trascendenza, la resisten-za, l’appello. Malgrado la sua presenza,l’altro non è mai “evidente”. Realtà sfug-gente, presenza che si assenta, la trascen-denza dell’altro si manifesta innanzituttocome esteriorità fisica; in secondo luogocome esteriorità rispetto alla coscienza:l’altro non riesce mai a essere avvolto total-mente dallo sguardo intenzionale. Infine,l’altro è trascendente anche rispetto almondo e all’esperienza: l’altro non vienesperimentato, così come si possono speri-mentare le cose; viene conosciuto.Se in Levinas la soggettività si costitu-isce come “rapporto senza rapporto”,“attraverso l’altro e per l’altro”, Miespropone di rileggere questa formula nonsolo nella direzione della responsabilità,ma anche dell’amore, in cui, secondoMies, avviene l’atto di elezione e, diconseguenza, il passaggio dall’indivi-dualità all’ipseità. L’apertura sull’amo-re porta Mies a considerare quel rappor-to con un’alterità del tutto particolareche è la donna. La sua mistificazione equella del “Femminile”, l’esaltazionedella sua allotité esprimono non solol’omaggio ad un mistero, ma anche, so-stiene Mies, il timore per il diverso, perciò che può apparire una minaccia. Par-lando di Femminile, Levinas preferivaparlare di Dimora - luogo di accoglienzae dolcezza - piuttosto che di Volto. Se-condo Mies, invece, è proprio nel rap-porto duale con l’uomo e in particolarenella relazione erotica che si instaura unpreciso momento etico, in cui «affetto eparola sono sollecitati entrambi».Nella seconda parte del suo studio Miesprende in esame le cosiddette “alterità ana-loghe”, vale a dire l’alterità non più consi-derata come Altri (Autrui), ma come cosa,natura, male, morte ecc. Il primo tipo di“alterità analoga” che si offre alla riflessio-ne è quella di Dio, l’unica che abbia ancorale caratteristiche del soggetto. Per gli altritipi di alterità Mies preferisce usare il ter-mine di hétérité, come nel caso di se stessi,

delle cose, della natura e del male. Del malevengono dapprima sommariamente ricor-dati alcuni tentativi speculativi fatti dallafilosofia per rendere ragione di questa real-tà. Il male, sottolinea Mies, è innanzituttoun evento, un qualcosa che non era previstoe come tale presenta il carattere dell’“este-riorità”. In secondo luogo non lo si puòinteramente debellare; quindi fa “resisten-za”. Infine il male mi caratterizza, mi indi-vidua. L’hétérité del male è anche dell’al-tro che soffre; e io vengo toccato da questoaltro che soffre, sono “chiamato” a rispon-dere. M.C.

Su Hannah Arendt

In occasione del ventennale dalla mor-te di Hannah Arendt, sono stati pub-blicati diversi studi sul suo pensiero,tra cui la monografia HANNAH ARENDT

(Feltrinelli, Milano 1995), di Laura Bo-ella, che analizza l’opera filosofica inrapporto alla produzione politica e al-l’impegno attivo della pensatrice, e lostudio di Ferruccio Focher, LA CONSAPE-VOLEZZA DEI PRINCIPII (Franco Angeli, Mi-lano 1995), che individua nel pensierodi Arendt il recupero del modello poli-tico dell’età classica.

Al di là di possibili eredità heideggeriane edi echi metafisici o misticheggianti, LauraBoella individua nel pensiero di HannahArendt un preciso invito alla responsabili-tà dell’azione che ha luogo nello spaziopubblico. In questo senso gli scritti di Arendtrappresenterebbero il recupero della politi-ca nella sua accezione originaria come azio-ne comune degli uomini nello spazio inter-soggettivo.L’attenzione alla politica, osserva Boella,permette ad Arendt di comprendere chel’individuo riesce a realizzare la propriaprogettualità istintiva ed emotiva solo nel-lo spazio solipsistico, mentre non è ingrado di agire politicamente e nell’ambitodelle relazioni pubbliche. Il pensiero filo-sofico arendtiano fa tutt’uno con lo spaziodell’iniziativa pratica e nella parabolakafkiana, fa notare Boella, Arendt indivi-dua l’importanza dell’azione concreta del-l’individuo costretto a contrastare il passa-to e il futuro. Il presente è lo spazio pubbli-co, il momento dell’azione e dell’iniziati-va che apre l’individuo alla pluralitàpolitica e pubblica; in tal senso l’esem-pio di Achille, più volte riportato daArendt, indica non tanto l’ergersi del-l’eroe greco sulla massa, quanto l’aper-tura dello spazio attivo dell’individuoall’interno della polis. Anche nello stu-dio su Eichmann e sulla “banalità delmale”, Arendt sembra indicare come leazioni degli individui risalgano spesso aluoghi comuni, a frasi semplici e adazioni scontate che, in ogni caso, costi-tuiscono lo spazio pubblico: solo in que-

sto modo il pensiero diventa attivo eperde quella parvenza di contemplazio-ne distaccata che caratterizza la maggiorparte delle filosofie.Lo studio di Ferruccio Focher indivi-dua specificatamente nel pensiero diHannah Arendt una ripresa del classi-cismo politico; in tal senso la filosofiaarendtiana rappresenterebbe una ripresadei valori e dei principi della polis greca,ripensata in un’accezione pubblica moder-na aperta ad un pensiero liberale. Fanno dasfondo a questa concezione, nota Focher,pensatori come Winkelmann, Goethe eNietzsche, che vedono nella Grecia antical’ideale di civiltà e vita pubblica, e i modellilatini di Cicerone e Lucano, ancora allaricerca di una politica “pensata”.La ripresa arendtiana della polis, osser-va Focher, consiste, da un lato, nel recu-pero della distinzione tra pubblico e pri-vato e, dall’altro, nell’esalazione dellaphronesis aristotelica, ricostituitasi nelgiudizio riflettente kantiano. Per quantoriguarda la distinzione tra pubblico eprivato, Arendt, sottolineando la neces-sità dell’homo faber, che è in grado ditrasformare in azione il proprio pensie-ro, indica nell’homo politicus il modellodi azione pubblica. Questi, infatti, agi-sce nello spazio pubblico in cui si effet-tua l’azione libera, che si distingue dal-l’azione necessaria in quanto rivolta allasopravvivenza tipica dello spazio priva-to. La confusione tra i due piani, sottoli-nea Focher, è ciò che per Arendt produceil concetto generico di “sociale”, la cuidistorsione ha portato ai sistemi massifi-cati e al totalitarismo.Ma la polis greca è anche caratterizzatadalla prudenza o saggezza aristotelicache, al di là della sapienza intellettuali-stica degli universali, consiste nel saper-si comportare con gli altri nei singoliepisodi e nel particolare. In questo modola phronesis aristotelica assume l’aspet-to più moderno nel concetto di gustodescritto da Kant, che individua nel sen-so comune e nel giudizio riflettente lacapacità di relazionarsi e accordarsi congli altri nello spazio pubblico e nell’azio-ne politica. In tal senso il modello pro-posto da Arendt non risale, secondo Fo-cher, ad alcun paradigma politico in sen-so stretto. Ostile ai sistemi massificaticome il nazismo e il marxismo, Arendtsembra accostarsi piuttosto ad una sortadi liberalismo critico in cui l’azione del-l’individuo viene esaltata nel suo totalespazio d’azione. Per questo, riferendosianche a Socrate e alla ricerca individualee interiore, Arendt pone la possibilità diuna dialettica tra la libertà dell’indivi-duo, principio e origine della propriaanalisi speculativa, e lo spazio pubblicoin cui l’agire intersoggettivo costituisceil punto di riferimento politico. A.S.

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Riflessioni filosofichein onore di Pala

Con il titolo: FILOSOFIA, SCIENZA, STORIA

(Franco Angeli, Milano 1995) sono sta-ti raccolti, a cura di Antonio Cadeddu,scritti di vari autori, in omaggio adAlberto Pala nel suo settantesimo com-pleanno, che ripercorrendo elementidella sua attività filosofica, incentrataprincipalmente su autori come Carte-sio, Locke, Newton, Galilei, Marx,Gramsci e Dewey, hanno affrontatoargomenti che vanno dalla questionegnoseologica al significato della pro-va a priori, dall’esame delle questionietiche all’analisi delle teorie linguisti-che e alla considerazione di tematicherelative alla scienza.

Nel suo scritto, Oltre ‘la strategia del ra-gno’, Silvano Tagliabue, seguendo le ana-lisi di Pala, mostra come, per Cartesio, lafilosofia costruisca “duplicati immaginari”del mondo reale che si configurano comerappresentazioni della realtà in modo mol-to simile alle favole. Nella prospettiva car-tesiana, dunque, la rappresentazione rico-pre un ruolo fondamentale, che può esserecollegato a quello che Dennet ha definito il“teatro cartesiano”, che si basa sull’ideache nel cervello si trovi un luogo centrale,dove avviene l’esperienza cosciente. Ma-ria Teresa Marcialis propone, invece, nelsuo saggio Dio e i talleri. Considerazioni inmargine alla prova a priori di Cartesio,una lettura della prova a priori di Cartesio,in base alla quale essa scaturirebbe dal-l’evidenza con cui nell’idea di Dio si palesala stessa esistenza divina. Pertanto, ciò chedimostra l’esistenza divina non è l’inferen-za logica, né il passaggio arbitrario dal-l’ambito delle idee a quello reale, ma «lacertezza connessa alla chiarezza e alla di-stinzione della conoscenza». Paradossal-mente, l’esistenza divina può essere affer-rata in tal senso solo attraverso l’intuizionee dimostrata solo avvalendosi del procedi-mento analogico. La filosofia cartesianaritorna anche nello scritto di ElisabettaGola, Le metafore e il problema mente-corpo. Cartesianesimo ed anticartesiane-simo nelle scienze cognitive e contempora-nee, in cui viene messo in luce come leconcezioni cognitivistiche, considerandoil funzionamento mentale strettamente in-terdipendente con quello dell’organismo,abbandonino la teoria fondata sulla separa-zione tra mente e corpo. In tale prospettivaviene salvato sia il materialismo, collegatocon le proprietà biologiche e non con quellematematiche, sia il mentalismo, in armoniacon il funzionalismo e con la filosofia car-tesiana.Nel suo saggio Newtonianesimo e scienzedella mente. George Boole e le leggi delpensiero Gian Piero Storari mette in evi-denza come la teoria di Boole determiniuna modificazione dei parametri epistemo-logici in relazione all’esame dei fenomeni

mentali. Il fatto che Boole abbia predispo-sto un “linguaggio formale” consente, in-fatti, di stabilire chiaramente le relazionitra i fenomeni mentali, senza dover ricorre-re alla conoscenza della loro essenza. Se-condo Storari, Boole rivela di aver compre-so in modo profondo come la matematica,considerata come «metodo generale di ana-lisi dei fenomeni naturali», abbia operatoall’interno della metodologia newtoniana.Nell’ambito delle riflessioni sulla scienzasi colloca anche lo scritto di GiancarloNonnoi, Galilei e Pascal, idee ed esperien-ze, in cui viene dimostrato come l’aspettofondamentale della teoria di Galileo siacostituito dallo «spostamento dell’orienta-mento esplicativo dal piano dei principi aquello delle forze», consentendo l’abban-dono dell’antico principio privativo. Comeappunto mostra Michele Camerota nelsuo scritto Virtù calamitica: analogia ma-gnetica e ruolo dell’aria nella teoria gali-leiana degli ‘argineti’ (1612), Galileo ela-borò la teoria dell’analogia magnetica percercare di spiegare i motivi del galleggia-mento di falde di materia più pesante del-l’acqua.Tra gli interventi di carattere scientificopuò essere annoverato anche quello diAntonio Cadeddu, Scienza e filosofia inFrancia in seguito alla diffusione dellateoria darwiniana (1851-70), che mette inrisalto come l’introduzione in Francia dellateoria di Darwin abbia determinato unacceso dibattito, soprattutto da parte deisostenitori della metafisica spiritualistica.Conseguenza rilevante della diffusione deldarwinismo in Francia è anche il legameche venne stabilendosi tra il perfeziona-mento della specie in rapporto alle condi-zioni ambientali e la tematica specifica-mente filosofica del progresso.Con uno scritto dal titolo: Note sulla epi-stolica ‘De historia etymologica. Disserta-tio’ di G.W. Leibniz (1712?), Stefano Gen-sini sottolinea come in quest’opera si possaprendere in esame la riflessione di Leibnizsull’origine del linguaggio. La concezionelinguistica leibniziana si oppone alle teorielinguistiche che pretendono di ricondurrele diverse lingue ad un fondamento unita-rio, rappresentato da una lingua perfetta,sia essa quella ebraica o quella greca. PerLeibniz, le lingue hanno un’origine “imita-tivo-analogica” poiché i primi uomini emi-sero dei suoni onomatopeici per reagireagli stimoli di una natura estranea. Ne risul-ta così un’interpretazione storicistica delproblema della formazione della lingua, dicui Leibniz individua il precursore in Pla-tone. Alberto Granese mostra, invece, nelsuo scritto Paul Valéry e la filosofia (lafilosofia del linguaggio di Paul Valéry),come sia possibile ritrovare in Paul Valéryuna filosofia del linguaggio che tende aricondurre i problemi filosofici ad “abusilinguistici”. Nella prospettiva di Valéry sigiunge alla conclusione paradossale che «ildire poetico altamente formalizzato e astra-ente quasi compiaciuto della sua impene-

trabile essenzialità e delle sue virtù noncomunicative porta nelle vicinanze del re-ale più di quanto non faccia la filosofia».Tra gli scritti dedicati a questioni etiche,quello di Paola Dessì, L’incubo dell’auto-ma, mostra come la questione del rapportotra determinismo e libertà abbia arrovellatole riflessioni filosofiche senza ottenere ri-sultati definitivi e risolutivi, mentre quellodi Pietro Melis, Morale e diritto, mette inevidenza come nell’ambito delle riflessio-ni etiche il problema principale non siatanto quello di dimostrare se tra convenzio-ne o natura sia più veritiera l’una o l’altrainterpretazione, ma di valutare le conse-guenze che derivererebbero dalla negazio-ne dei diritti naturali. Se a livello scientifi-co il convenzionalismo si rivela più credi-bile, osserva Melis, a livello morale apparemeno convincente nelle sue conseguenzein quanto dovrebbe accettare come fattonaturale «che la natura distrugga se stes-sa». Enrico Rambaldi, invece, nel suo sag-gio Invidia e uguaglianza in Marx e Rawls,fa notare che se Marx si dedica di più al-l’analisi degli aspetti storici delle passioni equindi dell’invidia, l’indagine di Rawls èbasata sulla considerazione razionale a prio-ri della natura umana, prestandosi maggior-mente a deviazioni utopistiche. M.Mi.

Le origini della teologiadialettica di Barth

Con KARL BARTH’S CRITICALLY REALISTIC DIA-LECTICAL THEOLOGY. ITS GENESIS AND DEVE-LOPMENT 1909-1936 (La teologia dialet-tica critico-realistica di Karl Barth.Genesi e sviluppo 1909-1936, OxfordUniversity Press, Oxford 1995) BruceL. McCormack si propone di analizzarele origini del pensiero di Karl Barth,concentrando la sua attenzione sullaseconda edizione del Commento alla“Lettera ai Romani” di Paolo, nellaquale Barth sostiene con grande ener-gia la tesi dell’assoluta alterità di Dio edel suo regno rispetto all’uomo e almondo empirico. Secondo McCor-mack, questa tesi fu suggerita a Barthdalla contemplazione della miseria edell’ingiustizia sociale presenti nellaSvizzera del primo dopoguerra.

La filosofia di Karl Barth è generalmentecollegata a quella rinascita kierkegaardianache ebbe luogo negli anni immediatamentesuccessivi al primo conflitto mondiale. L’af-fermazione dell’assoluta alterità di Dio e delsuo mondo rispetto all’umanità e al mondoempirico e la tesi dell’impossibilità per l’uo-mo di comprendere Dio sono infatti facil-mente rintracciabili anche in Kierkegaard.Ciò che però caratterizza Barth è la capaci-tà di rendere particolarmente visibile illegame tra teologia e vita quotidiana.Con l’intento di risalire alle origini della

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teologia dialettica di Barth, l’analisi diMcCormack si concentra sulla prima fasedell’attività del filosofo, cioè il periodo cheva dal 1909 al 1936, e in particolare sullaseconda edizione del Commento alla Lette-ra ai Romani di Paolo di Tarso. Nel climateologico-ermeneutico di Marburgo, chevedeva l’affermarsi dell’epistemologia neo-kantiana di Hermann Cohen, Barth sce-glie di dedicarsi alla denuncia della miseriae dell’ingiustizia sociale del tempo; la dot-trina dell’assoluta alterità di Dio, osservaMcCormack, deriva proprio dalla consta-tazione di quella miseria, che fa del mondodella storia solo un mondo di apparenza.Questa completa dicotomia tra il mondoempirico e la sua fonte divina spinge poiBarth a sostenere l’impossibilità di una viaepistemologica che ci porti dall’uomo aDio. Solo Dio può permetterci questo in-contro; esso avviene infatti solo nella per-sona di Gesù, strumento scelto da Dio perrivelarsi all’uomo.Escatologia come processo è la definizionecon cui McCormack cerca di chiarire ilpostulato di Barth della presenza di Dionella Rivelazione, nel nostro sforzarci ver-so un’umanità radicalmente nuova, dovenon ci sia più ingiustizia, come una realtà“nella” storia e non “della” storia. Questaesigenza di evidenziare l’assoluta alteritàdi Dio, sottolinea McCormack, si esprimenel fatto che per Barth Dio è eterno, noninfinito, in quanto l’infinito rimanda sem-pre al finito; per la stessa ragione Egli nonè Causa, ma Origine. L’Essere di Dio sta aldi là della linea della morte, che separal’universo della temporalità, dell’umanitàdall’eterno. Questa completa separazione,questa distanza è all’origine dell’inintuibi-lità di Dio. L’uomo non può comprendereo rappresentare Dio; l’unico modo in cui èpossibile avvicinarsi a Lui è la Rivelazio-ne, che dipende dall’iniziativa divina e siserve di Gesù come strumento. Al di là diquesto l’uomo non può andare, poiché unDio comprensibile sarebbe un “non-Dio”,il dio di questo mondo. La rivelazione diDio dev’essere indiretta, velata.In nessuna delle opere posteriori la medita-zione di Barth raggiunge, secondo Mc-Cormack, la forza, l’immediatezza checontraddistinguono la seconda versionedel Commento a Paolo. Nel decenniosuccessivo alla sua composizione, Barthsi interroga sulla vera natura della teolo-gia, arrivando alla celebre affermazio-ne: «Come teologi dovremmo parlare diDio. Tuttavia noi siamo umani e, cometali, non possiamo parlare di Dio. Do-vremmo riconoscere sia il nostro dovereche la nostra impotenza e con questoriconoscimento dare a Dio la gloria».McCormack chiude la sua analisi conla considerazione dei primi lavori pre-paratori alla stesura della Dogmatica,da cui trae la difficile domanda: cosasignifica essere moderni nell’ambitodella teologia? A.R.

Possibilità della metafisica

Una proposta di rifondazione dellametafisica è quella contenuta ne IL

PUNTO DI PARTENZA DELLA METAFISICA

(Vita e Pensiero, Milano 1995), in cuiJoseph Maréchal si propone di su-perare i limiti formali della filosofiacritica kantiana attraverso una rivi-sitazione dell’epistemologia tomi-sta, che riconosce un elemento og-gettivo alla base della conoscenza,senza tuttavia incorrere in una qual-che forma di ontologismo. Un’ulte-riore ipotesi di ripensamento dellametafisica è quella che ci provienedal volume a cura di Battista Mon-din, ERMENEUTICA E METAFISICA. POSSIBI-LITÀ DI UN DIALOGO (Città Nuova, Roma1996) in cui vari autori analizzano illegame tra metafisica ed ermeneuti-ca considerando quest’ultima comeil completamento necessario dellastessa metafisica.

Nel suo studio Joseph Maréchal si pro-pone di individuare gli elementi comunitra la filosofia scolastica tradizionale ela filosofia critica di ispirazione kantia-na con lo scopo di fondare una nuovametafisica. Kant, osserva Maréchal,dopo aver rivalutato l’intelletto controgli empiristi, difendendolo dalle critichedegli ontologisti, non seppe scorgere «lacontinuità profonda dell’intelligenzaconcettuale con la ragione trascendente,speculativa e pratica», approdando diconseguenza ad una forma di agnostici-smo, dovuta ad una visione troppo for-male e statica della conoscenza, priva diuna finalità dinamica. In questa prospet-tiva, Fichte, attribuendo all’a priori unsignificato non solamente formale, maanche dinamico, introdusse un elementonecessario per correggere il trascenden-talismo statico, pur rimanendo legatoagli schemi del razionalismo.Secondo Maréchal, è invece possibilerivalutare le componenti innovative del-l’idealismo trascendentale, instaurandoun’epistemologia che, se, da un lato,rivela le pretese illusorie della ragione,dall’altro afferma la superiorità di que-st’ultima sull’ “intelletto astrattivo”. Aquesta esigenza può rispondere in modoadeguato l’aristotelismo tomista, con-formandosi alle componenti critiche dellafilosofia moderna. Infatti, fa notare Maré-chal, in ogni conoscenza oggettiva èimplicita una “posizione d’essere”, cheKant non ha compreso, sostenendo chetutti i concetti umani, in quanto schemitrascendentali della materia, sono carat-terizzati da un elemento fenomenico erelativo. Se l’oggetto diretto della cono-scenza dell’uomo è fenomenico in rela-zione all’attività rappresentativa, è tut-tavia “noumenico” in relazione al suosignificato oggettivo. In questo modo ilkantismo viene liberato dal suo agnosti-

cismo, senza tuttavia ricadere in unaqualche forma di ontologismo. In talsenso, Kant non avrebbe demolito ognitipo di metafisica, ma avrebbe solamen-te mostrato l’inconsistenza di ogni dog-matismo metafisico. Rispetto a quellakantiana, aggiunge Maréchal, l’episte-mologia tomista rivela la sua validitànell’eliminare ogni separazione tra vitae coscienza, tra attività e speculazione;separazione che è alla radice di moltiproblemi dell’epistemologia moderna.Alla questione metafisica, e in particola-re al rapporto tra metafisica ed ermeneu-tica, sono dedicati i contributi di variautori presenti in Ermeneutica e metafi-sica. Possibilità di un dialogo. Scopogenerale dei vari interventi, come indicaAniceto Molinaro nel suo scritto, Meta-fisica ed ermeneutica in dialogo, è mo-strare come l’ermeneutica non debbaessere considerata contrapposta allametafisica, ma ne costituisca il necessa-rio complemento. Anche Gaspare Mura,nel suo intervento su Ermeneutica, veri-tà, metafisica, mette in rilievo come sianecessario evitare di opporre la metafi-sica all’ermeneutica, sottolineando l’ina-deguatezza di un’ermeneutica filosoficache non sappia fornire una base di veritàalla stessa interpretazione.Nel suo contributo, Ermeneutica e meta-fisica in Aristotele, Enrico Berti mettein evidenza come nello scritto Perì Er-meneios di Aristotele si possa rintrac-ciare un vero e proprio trattato di erme-neutica, laddove vengono enucleate lecondizioni che rendono possibile l’in-terpretabilità del discorso composto danome e verbo. Questa ermeneutica di-venta metafisica classica nella misura incui l’unico vero discorso è quello cheesprime la realtà dell’essere. D’altra par-te, come rileva Luigi Alici nel suo scrit-to Ermeneutica e metafisica in S. Agosti-no, è Agostino che consente di attuareun collegamento tra ermeneutica e meta-fisica, riconoscendo «una realtà ordina-ta in senso onto-assiologico e dotata diun proprio statuto intenzionale». In Ago-stino, la componente ermeneutica è ba-sata su una concezione semiologica checonsidera il segno linguistico come si-gnum datum e, quindi, come un fattore dilegame tra la cosa e la voluntas signifi-candi. Per questo, sottolinea Alici, l’ago-stinismo può raccogliere la “sfida” er-meneutica contemporanea, mettendo inrilievo il senso del mistero e del limitedell’uomo nelle sue componenti religio-se e metafisiche.Nel suo intervento, L’ermeneutica filo-sofica e teologica di San Tommaso, Bat-tista Mondin mette in rilievo come illegame tra metafisica ed ermeneutica inTommaso si basi sul rapporto stretto tralinguaggio, pensiero e realtà: «Il lin-guaggio significa immediatamente ilpensiero e questo significa immediata-mente la realtà». Per Schleiermacher,

AUTORI E IDEE

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come sottolinea invece Roberto Oscu-lati nel suo scritto Ermeneutica, filoso-fia, teologia in Schleiermacher, l’erme-neutica è «critica e autocritica» che sipone come obiettivo la libertà, la storici-tà e la socialità. Kierkegaard, d’altraparte, come mostra Mariano Fazio in-tervenendo su Kierkegaard: un’erme-neutica possibile, presenta un’ermeneu-tica basata sulla categoria del singoloche si propone di delineare il modo mi-gliore per divenire cristiani. Per GiorgioPenzo, che interviene con lo scritto Ilsuperuomo come maschera del divino:secondo l’ermeneutica di F. Nietzsche,l’attività filosofica di Nietzsche, comequella di Kierkegaard, è di tipo teologi-co, dove, però, la fede in Dio si basasulla demolizione di ogni fondamento,dal momento che l’unico fondamentopossibile è il nulla. Per Vittorio Possen-ti, a cui si deve il saggio Ermeneutica,metafisica e nichilismo in Heidegger,l’opera di Heidegger rappresenta una«confessione di problematicismo onto-logico intrinseco». Un’ontologia di na-tura ermeneutica che conferisca un ruoloprimario all’analitica dell’essere devenecessariamente accantonare il proble-ma fondamentale della conoscenza realedell’essere. M.Mi.

Logica, estetica,antropologia filosofica

Anche in Italia si è di recente svilup-pato un interesse per l’opera di au-tori come Georg Misch, Hans Lipps eHelmuth Plessner, accomunati, nel-la differenza delle rispettive posi-zioni, dal riferimento al pensiero diDilthey. Questo interesse risulta oradocumentato dagli studi di Giovan-ni Matteucci, IMMAGINI DELLA VITA. LO-GICA ED ESTETICA A PARTIRE DA DILTHEY

(Clueb, Bologna 1995), e di Salvato-re Giammusso, POTERE E COMPRENDE-RE. LA QUESTIONE DELL’ESPERIENZA STORI-CA E L’OPERA DI HELMUTH PLESSNER (Gue-rini e Associati, Milano 1995).

Il pensiero di autori come Georg Misch,Hans Lipps e Helmuth Plessner conti-nua a suscitare l’interesse degli studiositedeschi. Nel corso di questi ultimi annivi è stata, da una parte, un’intensa attivi-tà di ricerca filologica, che ha condottoalla pubblicazione dei corsi di logica diMisch, del Carteggio Plessner-König edi alcuni scritti inediti di König; dall’al-tra questi autori, a partire dagli Studisull’ermeneutica di O. F. Bollnow, sonostati e sono tuttora oggetto di saggi e distudi storico-critici, tra i quali ricordia-mo qui almeno quelli raccolti da Fri-thjof Rodi in ‘Conoscenza del cono-sciuto’. Sull’ermeneutica del XIX e XX

secolo (Franco Angeli, Milano 1996).Di un crescente interesse anche in Italiaper questi autori testimonia lo studio diGiovanni Matteucci, che non si prefig-ge di offrire «una ricostruzione storica ouna riabilitazione anacronistica del pen-siero ispirato a Dilthey», ma intende«trovare un accesso a temi e questioniparticolari, mettendo a frutto le indica-zioni offerte da tale pensiero». Partendodalla concezione diltheyana, che inten-de la finitezza umana non alla stregua diun dato naturale, ma come condizionestorica, Matteucci indica nella “poietici-tà”, nel fatto che ogni atto umano «ri-manda sempre a qualcosa di ulteriore»,la peculiarità dell’essere umano. Met-tendo in primo piano il tema delle “im-magini della vita”, Matteucci intendecaratterizzare in primo luogo l’anti-in-tellettualismo di Dilthey, per il quale ilpensiero, derivando dallo “sfondo” del-la vita, non può pretendere di trasforma-re la vita in un contenuto obiettivo. Daqui l’esigenza di sostituire il concettocon l’immagine e di ridefinire in questomodo i rapporti «tra sensibilità e intel-lettualità, ossia tra aisthesis e katego-rein». In questa prospettiva, Matteuccigiunge da una parte a discutere critica-mente gli esiti della dottrina kantianadello schematismo trascendentale e diquella del giudizio riflettente, dall’altraindividua un legame tra la dottrina delsignificato, sviluppata da Dilthey e daMisch, e il problema di un superamentodelle astrattezze della concezione kan-tiana della ragione alla luce della dilthe-yana “critica della ragione storica”.Nei tre capitoli che compongono la pri-ma parte del suo studio, Matteucci ana-lizza gli scritti di Dilthey utilizzandocome filo conduttore la dottrina del si-gnificato: centrali sono qui i temi delrapporto tra estetica e logica e tra esteti-ca e poetica, la dottrina diltheyana dellecategorie della vita e il concetto mi-schiano del “determinato-indetermina-to” come categoria specifica di una logi-ca “ermeneutica”. La seconda parte con-sidera alcune prospettive che si aprono apartire da quella che Matteucci definiscela “riflessione logico-estetica” di Dil-they. Il quarto capitolo (“Logica erme-neutica e significatività”), in particola-re, mette in luce diversi aspetti del-l’“esteticità” del fenomeno logico; quisvolge un ruolo portante l’analisi dellaconcezione di una “logica ermeneutica”sviluppata da Misch e da Hans Lipps nelcorso degli anni Venti. In modo comple-mentare, il quinto capitolo (“La ‘com-prensione’ tra ermeneutica e critica”)considera il problema della “struttura-zione logica del momento estetico del-l’esperienza”. Un tema importante diquest’ultimo capitolo è la delineazionedei motivi di contrasto tra la concezionedel comprendere che ha la propria origi-ne in Hans-Georg Gadamer e una con-

cezione del comprendere mutuata dallaprospettiva diltheyana, mischiana e lip-psiana di una riflessione sulla vita.A queste analisi fa riscontro lo studiodi Salvatore Giammusso, che prendele mosse dalla domanda sul rapportodell’essere umano con il mondo stori-co. Nel tentativo di sottrarla ai rischidel relativismo e dello scientismo,questa domanda diventa quella relati-va alla possibilità di una riflessionefilosofica sulla storia nell’età del “di-sincanto”. Il problema è qui quello dideterminare i concetti di “storicità” edi “comprendere” in modo da tenerfermo l’“illuminismo storicistico”, matrovando al tempo stesso delle possi-bilità alternative allo scientismo e alrelativismo. Nello studio di Giammus-so diventa pertanto centrale il proble-ma della “significatività”, in partico-lare quello «di riscoprire una signifi-catività non teleologica dell’esperien-za della storia».La parte principale di questo studiooffre un’interpretazione dell’antropo-logia filosofica di Plessner nel tentati-vo di mettere in luce i motivi di inte-resse filosofico dell’opera plessneria-na in rapporto ai problemi del moder-no e dell’esperienza storica. In tal sen-so appaiono rilevanti il tentativo ples-sneriano di sviluppare una ricerca an-tropologico-filosofica nella direzionedi un superamento dei limiti del pen-siero kantiano; il problema di fondarela scienza dell’uomo alla luce delleindicazioni della fenomenologia e diuna filosofia della natura; la ripresa dimotivi della Lebensphilosophie di Dil-they filtrata attraverso l’interpretazio-ne di Misch; l’influsso della “logica diGottinga” di Misch, Lipps e König.Plessner appare così a Giammussocome “un geniale outsider”, nella cuiopera si riflettono problemi e stru-menti analitici dello storicismo, dellafenomenologia, dell’ermeneutica, del-la Lebensphilosophie, della sociolo-gia della conoscenza e del marxismointeso in senso non dogmatico.Giammusso sviluppa l’analisi del-l’opera plessneriana in base ai tre pro-blemi fondamentali del “moderno”,della “storicità”, del “comprendere”.Il primo capitolo (“Il senso del moder-no”) considera soprattutto gli scrittiche precedono l’opera Die Stufen desOrganischen und der Mensch (I livellidel mondo organico e l’essere umano,1928), ma offre già una interpretazio-ne d’insieme dell’opera plessneriana,mettendone in luce l’impianto storici-stico di fondo. In Plessner, osservaGiammusso, coscienza storica e obiet-tività scientifica non si escludono, masi implicano reciprocamente all’inter-no di una considerazione filosoficadella modernità che cerca «strumentiper correggere alcuni aspetti patologi-

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Bambino eritreo

ci generati dagli stessi processi di mo-dernizzazione». Nel secondo capitolo(“La comprensione del potere”) vienein primo piano l’analisi della teoriaplessneriana della storicità, da DieGrenzen der Gemeinschaft (I confinidella comunità, 1924) fino a Machtund menschliche Natur (Potere e natu-ra umana, 1931), da cui emerge l’im-portanza della corporeità nella conce-zione plessneriana della vita storica,unitamente al legame tra concetto distoricità ed esperienza concreta del-l’estraneità. Nel terzo capitolo (“Ilpotere del comprendere”) viene consi-derata la teoria ermeneutica di Ples-sner, tanto sotto il profilo antropolo-gico, con riferimento a Die Einheitder Sinne (L’unità dei sensi, 1923) e aDie Deutung des mimischen Ausdrucks(L’interpretazione dell’espressionemimica, 1925), quanto sotto quellostorico. Estendendo l’àmbito del com-prendere dalla comprensione dei testi

e delle espressioni linguistiche all’in-tera sfera del comportamento umano edella corporeità, Plessner propone unparadigma del comprendere che, se-condo Giammusso, si propone «comeanello di raccordo tra approccio erme-neutico e fenomenologico».Alla questione di come sia possibile«trasformare il concetto di antropolo-gia e porlo in relazione a quello di unafilosofia della storia come teoria del-l’esperienza storica in senso pratico»è dedicato il quarto e ultimo capitolo(“Il potere del comprendere e la com-prensione del potere: la questione diun’ermeneutica pratica”), che, inten-de delineare la concezione di una filo-sofia della storia come “ermeneuticapratica”, cioè come «fenomenologiadell’esperienza storica in senso prati-co». M.M.

Saggi di filosofia morale

In una nuova raccolta di scritti, MAKING

SENSE OF HUMANITY AND OTHER PHILOSOPHI-CAL PAPERS (Capire l’umanità e altri scrit-ti filosofici, Cambridge University Press,Cambridge 1995), Bernard Williams ap-profondisce alcuni temi classici dellasua riflessione morale: dall’analisi delconflitto alla critica dei sistemi moralimoderni, basati su impianti riduzioni-stici e tendenti alla pretesa di fornireverità ultime di tipo quasi teologico. Lafilosofia di Williams è oggetto d’analisidi un volume collettaneo, curato daJ.E.J. Altham e Ross Harrison, WORLD,MIND AND ETHICS. ESSAYS ON THE ETHICAL

PHILOSOPHY OF BERNARD WILLIAMS (Mondo,mente ed etica. Saggi sulla filosofiamorale di Bernard Williams, Cambrid-ge University Press, Cambridge 1995),contenente anche un importante sag-gio di replica dello stesso Williams alleobiezioni avanzategli. A queste temati-che fa riscontro uno studio di CharlesTaylor, PHILOSOPHICAL ARGUMENTS (Argo-menti filosofici, Harvard UniversityPress, Harvard 1995), in cui la dimensio-ne morale e sociale s’intreccia con unacritica dell’epistemologia.

Con Making Sense of Humanity abbiamo adisposizione un’altra raccolta di saggi diBernard Williams, dopo quelli già apparsinel 1985 e nel 1993, in cui emergono inmodo evidente la sua critica del pensieromorale moderno e la sua concezione dellanatura e delle possibilità di una vita etica.Anche in questi saggi Williams ribadiscecome la filosofia morale debba rispettare lacomplessità dei fenomeni etici, così comequesti vengono effettivamente esperiti. Lamoralità rappresenta un problema non solodal punto di vista dei contenuti, ma anche daquello della sua esistenza come dimensionedi ragione pratica o di valutazione sociale. Inquest’ottica, un’analisi del conflitto moralerichiede, secondo Williams, l’uso di unaconcezione psicologica realistica delle moti-vazioni umane; inoltre, una filosofia moraleefficace deve essere in grado di render contonon solo dell’elemento psicologico, ma an-che di tutti i campi del sapere, in particolaredella storia, da cui si può trarre un contributoalla comprensione dell’essere umano.Una delle principali obiezioni di Williams aisistemi morali è che questi si basano suimpianti riduzionistici, che li portano adanalizzare concetti ad un livello troppo astrat-to e generico (“il bene”, “il giusto”, “il dove-re”), imponendo così una struttura ipersem-plificata al pensiero etico che annulla lacomplessità dei concetti inerenti all’ambitodell’etica. Inoltre, i giudizi derivanti da unsistema morale non rientrano nel campodelle verità obiettive, in quanto la loro appli-cazione pratica è comunque determinata dallarealtà in cui vengono applicati. In definitiva,i sistemi morali si basano, secondo Wil-liams, su una radicale distinzione fra morale

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Ritratto di Confucio, 1734

e non morale priva di fondamento: non cisono verità etiche definitive; considerare inostri valori come verità ultime è non solouna forma di superstizione, ma un elementodi debolezza.Questi fondamentali elementi della teoria diWilliams sono al centro dei nove saggi pre-senti nel volume collettaneo World, Mindand Ethics, dove l’obiezione più forte rivoltaa Williams è, in alcuni casi, quella di averdelineato una critica puramente negativanell’interpretare la richiesta filosofica di unateoria morale sistematica come pretesa mo-ralistica e oppressiva. A questa obiezioneWilliams replica, nel volume in questione,sostenendo che la distruzione filosofica del-le teorie morali non deve necessariamenteportare come conseguenza ad una distruzio-ne di parte della nostra consapevolezza mo-rale. Inoltre, osserva Williams, l’uso di con-cetti morali avviene non in base alla cono-scenza della loro assoluta desiderabilità, maderiva dalla nostra abitudine e confidenzacon essi, laddove i sistemi morali pretendo-no di dare qualcosa di più, fornendo il con-forto di una verità ultima.In Philosophical Arguments Charles Taylorriprende temi di filosofia morale e di criticacomunitaria del liberalismo a partire dallacritica del progetto epistemologico, origina-tosi con Cartesio e sviluppatosi fino alla finedel nostro secolo secondo due principalivarianti, il razionalismo e l’empirismo, la cuipretesa è stata quella di fondare la conoscen-za nell’esperienza del soggetto individuale.La proposta di Taylor si pone invece piùvicino alle posizioni di Heidegger, Merle-au-Ponty e Wittgenstein, per i quali laconoscenza è il possesso di un soggettoincarnato che interagisce con altri soggetti.Per evitare tuttavia di cadere nel convenzio-nalismo, o in tesi vicine al soggettivismo diFoucault, Derrida o di altri esponenti delpostmodernismo, Taylor sostiene che seb-bene alcuni schemi concettuali ci forniscanouna maggiore comprensione della realtà, ciònon avviene in un’ottica pragmatica, in quan-to la loro riuscita cambia da una comunitàall’altra.In Taylor la critica epistemologica è correla-ta al discorso filosofico morale e a quellopolitico. Egli individua infatti uno strettolegame fra il progetto epistemologico sopracriticato e una visione atomistica della socie-tà, in cui individui scissi costituiscono cia-scuno una fonte separata di conoscenza e divalori. Questa società è permeata da unavisione naturalistica dell’etica in cui scom-paiono quelli che Taylor definisce i “principiforti”, per lasciare spazio ai desideri e allevolontà atomistiche che di fatto si palesanonella realtà sociale. Dal punto di vista politico,questa situazione conduce ad una forma diliberalismo che Taylor definisce “procedura-le”, in cui le società liberali non sono altro chearene in cui i privati individui sono liberi diperseguire i propri obiettivi rapportandosi gliuni con gli altri solamente tramite strutturelegali e forme elitarie di politica in cui i cittadinicomuni non hanno voce in capitolo. M.B.

Dialogo sulla moraletra Oriente e Occidente

Nella morale occidentale il rapportotra il sentimento e la ragione appareproblematico. Sentimenti ed emozio-ni, scatenate dalla presenza dell’altroo da una minaccia che ne investe l’esi-stenza, sono spesso la vera causa chespinge l’essere umano all’azione. Sequesto legame immediato che ci uni-sce agli altri appare difficilmente giu-stificabile a partire dalle categorie clas-siche del pensiero occidentale, unapossibile alternativa ci viene dalla pro-posta di François Jullien in FONDER LA

MORALE. DIALOGUE DE MENCIUS AVEC UN

PHILOSOPHE DES LUMIÈRES (Fondare lamorale. Dialogo di Mencius con unfilosofo dei lumi, Grasset, Parigi 1996).

Si deve al filosofo cinese Mencius, allievo diConfucio, l’aver sviluppato una precisa me-

ditazione sul tema del “fare qualcosa”, al-l’interno della quale l’enigma di un senti-mento come la pietà scompare. Qui l’indivi-duo non viene infatti concepito come unqualcosa di chiuso e irrelato, ma come partedi un’interazione e di un processo: l’impulsoalla pietà nasce dalla comune partecipazionedegli uomini alla vita che, minacciata nel-l’altro, reagisce in me.Per Mencius, osserva François Jullien, lapietà è un punto di partenza, il germe di unapossibile virtù umana che si tratta di coltiva-re ed estendere alla totalità delle azioni. Inquesto senso, pur essendo una manifestazio-ne irriflessa, può porsi come fondamentodella morale. Tuttavia, sarebbe errato inter-pretare questa prospettiva sullo sfondo dellaconcezione occidentale di una volontà indi-viduale libera, che impone alle cose le deci-sioni della coscienza; la filosofia cinese ignorainfatti ogni opposizione tra mondo e co-scienza, tra desiderio e azione. Ma anchesenza le nozioni di libertà e di coscienza

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autonoma, fa notare Jullien, è possibile fon-dare la morale nella misura in cui la tensioneetica dell’uomo non sia in alcun modo sepa-rata dal corso del mondo e dal suo andamen-to. Il mondo vegetale può essere assuntocome modello del rapporto tra il soggetto e lasua umanità: si tratta di assecondare lo svi-luppo naturale attraverso poche azioni, fatteal momento giusto.Jullien sceglie la forma del dialogo per met-tere a confronto due differenti tradizioniculturali; la comparazione, il dialogo a di-stanza tra affermazioni giustapposte, sonoqui intesi come mezzo per fondare un saperee fecondare il pensiero a partire dalle diffe-renze. La filosofia occidentale contempora-nea, sulla scia delle riflessioni dei “maestridel sospetto”, Freud, Nietzsche e Marx, sem-bra avere completamente rinunciato alla ri-cerca dei fondamenti della morale: se Marxha denunciato «il carattere al contempo oc-culto e servile della morale, sempre nellemani della classe dirigente e utile soltanto[...] a consolidare l’ordine costituito», Freudvede nella morale solo «il risultato dellacostituzione del Super-Io», che in se stessonon è altro che «l’introiezione, durante lanostra infanzia, dell’immagine idealizzatadei nostri genitori o dei loro sostituti». Perrimettere in gioco la questione occorre, se-condo Jullien, risalire alle origini della suaformulazione moderna, ovvero a quel secolodei Lumi in cui la morale si è affrancata dallareligione e anche dalla trascendenza checaratterizzava l’impostazione della filosofiaoccidentale pre-cristiana.Per Rousseau la morale si fonda sul senti-mento umano della pietà; per Kant essariposa su basi universali, mentre per Scho-penhauer la morale è un mistero della natu-ra umana. Tutte queste impostazioni, fa no-tare Jullien, si sono rivelate insufficienti, inquanto la pietà fa appello ad una concezioneantropologica della morale, esponendosi cosìalla diversità delle culture. Solo Kant hacercato di definire più rigorosamente l’esi-genza morale, nel suo carattere di puro apriori. In Mencius, Jullien trova ora colui chepiù esplicitamente formula ciò che i “filosofidei Lumi”, Kant per primo, avevano abboz-zato. Mencius fonda la virtù morale su unareazione di insopportabilità; così, pur con-cordando con i moralisti occidentali sul prin-cipio di una esigenza morale, supera le loroaporie, in quanto fonda la morale su unapratica e una spontaneità (e non su unatrascendenza o un’antropologia). La coscien-za non parla ma si manifesta direttamente innoi, come una reazione spontanea. Esse-re soggetti a questa spontaneità, che ci facorrere in soccorso di un altro essereumano in pericolo, significa risponderealla nostra unica preoccupazione, chedeve essere quella di vivere nel modopiù completo possibile. L’insegnamentodi Mencius, in grado di rimettere in motola questione morale, è dunque quello diriconoscere nella morale una condotta lacui costrizione non si prova se non nel-l’immanenza della vera vita. D.F.

Filosofia e scrittura:le pratiche e i saperi

Gli esiti della recente riflessione diCarlo Sini sono compendiati nella suaultima opera: GLI ABITI, LE PRATICHE, I

SAPERI (Jaca Book, Milano 1996), chetematizza l’esperienza veritativa met-tendone in luce il legame essenzialeche essa intrattiene con la questionedella scrittura. Anticipando elementidi quella che sarebbe stata la sua at-tuale ricerca, Sini, insieme a FulvioPapi e Maurizio Ferraris, era in prece-denza intervenuto in occasione di unapresentazione della sua precedenteopera, FILOSOFIA E SCRITTURA (Laterza,Roma-Bari 1994), alla Casa della Cul-tura di Milano (15 febbraio 1995).

Nella sua ultima opera, Gli abiti, le pra-tiche, i saperi, Carlo Sini decostruiscel’esperienza filosofica, mettendone afuoco il carattere di pratica e il legamecon la questione della scrittura. Ogniverità, sostiene Sini, è relativa alla suapratica; in questo consiste la verità dellafilosofia. In particolare, la nozione“scientifica” di verità è quella pertinentealla scrittura alfabetica, che opera unadecontestualizzazione obiettivante deldiscorso, in seguito alla quale si produceil “disincantamento del mondo”. Quelmondo che, come Sini ha mostrato, è ilfrutto del gesto istitutivo del grafemavocalico. La voce si caratterizza infatti,dal punto di vista fenomenologico, per ilsuo carattere autografico: in quanto ori-gine e oggetto del gesto, la voce ponedue poli correlativi, il sé corporeo e ilmondo, che non hanno un luogo se nonin questo gesto.Su questo medesimo terreno si radica laquestione dell’intersoggettività; essa rap-presenta un fenomeno originario, non unproblema da risolversi presupponendol’esistenza preliminare di un soggetto,che dovrebbe porsi in rapporto enigma-tico con gli enti difformi da esso. Lascrittura alfabetica dissimula il legamedel parlante con il mondo: essa dà luogoalla concezione relativa all’esistenza diun sapere oggettivo, e universalmentevalido, nonché alla prospettiva in cui lascrittura medesima appare come uno stru-mento, un veicolo neutro di concetti in-dipendenti da essa.Parlando di un precedente studio di Sini,Filosofia e scrittura (Roma-Bari 1994,«Informazione filosofica» nn. 17-18),Fulvio Papi vi individuava due temidecisivi: il primo è quello della “genea-logia della metafisica”; il secondo quel-lo della ricostruzione della filosofia, at-tuata a partire dalla sua impossibilitàattuale di ripresentarsi nei termini dipratica storica e scientifica. Nell’indagi-ne genealogica di Sini, il punto decisivo,osservava Papi, è rappresentato dal mo-mento del passaggio da una cultura orale

ad una scritta. Qui appare la relazioneche intercorre tra la pratica di scrittura ela costituzione della “scienza filosofica”e che consiste nell’istituzione del lettoreuniversale, l’osservatore pan-oramicoche getta il suo sguardo sul “mondo dicose”, che solo in quel momento si costi-tuiscono come tali. La filosofia di Plato-ne, a dispetto della sua polemica controla scrittura, costituisce il primo effetto diquesta pratica, che finisce per occultar-la, lasciando in evidenza il soggetto.Avvicinando la posizione di Sini a quel-la di Derrida, Papi rilevava la consustan-zialità, in Sini, della prospettiva oggetti-vante propria allo sguardo scientifico eallo sguardo storico: la stessa costruzio-ne del passato, come alienazione del-l’oggetto della memoria, rappresenta un“mettere a distanza” obiettivante, cheistituisce questo stesso oggetto. Questa,secondo Papi, è la fine della filosofiacome fine della metafisica, fine di unpassato oggettivo rispetto al quale il sog-getto è “soggetto a”, costruito dalle pra-tiche. Per Sini, osservava Papi, “starenella filosofia” rappresenta “l’esperien-za etica della verità”, ovvero il collocar-si nell’apertura dell’evento. Tuttavia, siverifica qui una contrapposizione ecces-siva, per Papi, tra la prospettiva metafi-sica e quella definita dal “saper abitarel’evento”, mentre sarebbe preferibileinsistere sull’aspetto di evoluzione dellepratiche discorsive, e sulla contingenzadelle medesime. Secondo Papi, esisteuna scrittura che devasta il caratteremetafisico a essa proprio; quest’ultimo èsoltanto una delle sue possibilità, iscrit-ta nell’effetto di idealizzazione che com-porta una temporalizzazione del discor-so. La carne del vivente, per Papi, purnella prigionia della scrittura, tende adun sapere di sé che è inobiettivabile, nontematizzabile nell’astratto, nell’idealiz-zazione. Il soggetto permane nella pri-gionia del linguaggio perché non puònon esistere; con ciò, esso esiste nellacontingenza.Individuando, in Filosofia e scrittura, unacontrapposizione tra filosofia e cultura,Maurizio Ferraris rintracciava nella con-cezione di Sini alcuni aspetti problematici.Per il fatto che la contrapposizione trafilosofia e cultura risulta del tutto intrinse-ca alla filosofia stessa, Ferraris giungeva arespingere la tesi secondo la quale l’erme-neutica incarnerebbe una forma di filosofiache abdica alla propria specificità nei con-fronti della cultura, della storia, della scien-za e della tecnica. D’accordo con Sini sidichiarava invece Ferraris in merito al ri-fiuto della banalizzazione della “svolta lin-guistica”, cioè della tematizzazione del-l’importanza del linguaggio banalizzante.Il “pensiero dell’essere” è, per Ferraris,un’impostazione derivativa; originaria,ovvero trascendentale, è invece la questio-ne della differenza tra essere ed ente. Inquanto problema inerente la pensabilità di

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ogni ente, tale questione rinvia a quel rad-doppiamento del trascendentale che fa sìche ogni evento empirico diventi istanzatrascendentale, condizione della possibili-tà di qualcosa. Da questo punto di vista,osservava Ferraris, l’attacco alla metafisi-ca appare poco giustificato, in quanto essaha come suo tratto caratteristico l’accen-tuazione del carattere trascendentale del-l’empirico, che rende difficile individuareun confine tra filosofia e scienza. In defini-tiva, la concezione di Sini si presenta, perFerraris, come una sorta di “fenomenolo-gia dello spirito” nel suo procedere dal-l’oralità all’idealità della scrittura alfa-betica, vista come l’origine del pensareconcettuale.Rispondendo alle obiezioni di Papi e Ferra-ris, Sini si dichiarava d’accordo in meritoad una denuncia della finitudine del saperefilosofico, condotta all’interno del discor-so filosofico. Giunto alla percezione delproprio limite, in quanto compreso all’in-terno di una pratica, il sapere filosoficodovrebbe far emergere dalla proprie molte-plici modalità la concreta situazione delvivente. Da questo punto di vista, osserva-va Sini, se è pur vero che l’esito metafisiconon è l’unico possibile della scrittura alfa-betica, occorre tuttavia rilevare come essone abbia invaso, in virtù dell’universalepervasività della dimensione mediatica, latotalità degli ambiti di espressione. Il fall-out della quaestio metaphysica riguardainfatti tanto la scrittura filosofica quantoquelle scientifica, politica, letteraria. Intale prospettiva, sollevare l’istanza della“concreta situazione del vivente” rischiadi configurarsi, secondo Sini, come unamera dichiarazione di intenti. Centrale èinvece la questione del cosiddetto “para-dosso delle pratiche”, a partire dal qualeè possibile rilevare il “fine etico” pre-sente in Filosofia e scrittura.Nel panorama della riflessione filosofi-ca sulla modernità, faceva notare Sini, ilparadigma della reduplicazione tra il li-vello empirico e quello trascendentale sipresenta, per il soggetto della praticafilosofica, come inevitabile: è infatti lapratica filosofica che istituisce la redu-plicazione, ma che, nel contempo, ce larende visibile. Rispetto a tale riconosci-mento, occorre tuttavia ammettere lanecessità della “scelta etica”; occorrecioè ammettere la necessità, da parte diun soggetto, di passare dall’essere “sog-getto alle” pratiche a essere “soggettodi” queste pratiche. Questo secondo sog-getto, tuttavia, non si dà; non esistonoinfatti, sottolineava Sini, due determina-zioni di soggetto, bensì soltanto una,quella che rimanda a un’istanza che,nell’esser soggetta alle pratiche, ne fre-quenta l’orlo (cioè: il “proprio” orlo) inuna sorta di rimbalzo.A Ferraris, e con lui a Derrida, Sinicontesta in particolare che si possa par-lare di scrittura e di voce come di istanzesingolari, luoghi originari; esse sono,

invece, prodotti della scrittura alfabeti-ca. La questione se nasca prima la razio-nalità greca, da cui, in un secondo tem-po, sorge la scrittura alfabetica, o nonpiuttosto il contrario, appare già pregiu-dicata, secondo Sini, dalla prospettivadella scrittura alfabetica: la razionalitàgreca è il prodotto di determinate prati-che di scrittura, e non scorgere questofatto, come accade in Derrida, è la con-dizione che definisce il luogo della me-tafisica. F.C.

Rappresentanza, giustizia,potere

Il problema della rappresentanza, quel-lo della fondazione del giudizio politicoe quello del bene e del male in relazioneallo statuto fondamentale dell’agirepolitico sono rispettivamente al centrodi tre studi: RAPPRESENTANZA POLITICA E

RAPPRESENTANZA DEGLI INTERESSI (FrancoAngeli, Milano 1996), di Antonino Sca-lone; GIUSTIZIA POLITICA. FONDAMENTI DI UNA

FILOSOFIA CRITICA DEL DIRITTO E DELLO STATO

(il Mulino, Bologna 1995), di OtfriedHöffe; LA CITTÀ ORIGINARIA. DIALETTICA DELLA

RAGIONE POLITICA (Morcelliana, Brescia1995), di Attilio Franchi. A questo grup-po di testi si possono accostare, anchese in posizione eccentrica, la riflessioneofferta da James Hillman in FORME DEL

POTERE (Garzanti, Milano 1996), una fe-nomenologia del potere nella societàcontemporanea, e lo studio di MatthiasBohlender, DIE RHETORIK DES POLITISCHEN.ZUR KRITIK DER POLITISCHEN THEORIE (La reto-rica del Politico. Per la critica della teo-ria politica, Akademie Verlag, Berlin,1995), che si sofferma sui rapporti traretorica e politica.

Il punto nodale dello studio di AntoninoScalone, come indica Giuseppe Dusonella “Prefazione” al volume, si racco-glie sostanzialmente nella domanda: secaratteristica peculiare della rappresen-tanza moderna è quella di fondare l’uni-tà del popolo, altrimenti non rinvenibile,come è possibile che questa si adegui poialle configurazioni pluralistiche, versocui viene spinta dalle trasformazionipolitiche del nostro tempo? Passandoattraverso le teorie di autori quali RudolfSmend, Hermann Heller, Max Weber,Carl Schmitt, Gerhardt Leibholz, OttoKirchheimer e Hans Kelsen, e scenden-do poi maggiormente nel merito del pro-blema della rappresentanza degli inte-ressi in autori quali Werner Weber, The-odor Eschenburg ed Ernst Fraenkel, Sca-lone individua in Joseph K. Kaiser unatappa decisiva per risolvere all’internodella sfera della cittadinanza politica laquestione delle “organizzazioni degli in-teressi”. Pur nell’incomponibilità di fon-

do di questa questione con il quadrofondativo classico che sta ancora allabase della moderna organizzazione del-lo Stato e che lascia insoddisfatta lanecessità di richiamarsi a un’istanza su-periore rispetto alle parti, la questione,come mostra Scalone, investe indubbia-mente lo statuto dell’odierno ordinamen-to politico. In questa prospettiva, l’espe-rienza di Weimar continua a rappresen-tare un momento paradigmatico per lariflessione costituzionalistica non solotedesca, ma anche italiana.Problemi di fondazione della teoria politicastanno anche al centro dello studio di Ot-fried Höffe (la cui edizione originale risaleal 1987), secondo il quale il problema squi-sitamente filosofico di una legittimazione intermini di giustizia della problematica delloStato non può essere affatto liquidata: «Con-tro la scienza giuridica positiva» - egli affer-ma - «occorre fondare la prospettiva moralee quindi, con l’aiuto di questa, assegnare deilimiti ai rapporti giuridici e politici; control’anarchismo, invece, occorre fondare e le-gittimare tali rapporti». Se è vero, sottolineaHöffe, che il progetto politico moderno na-sce dalla crisi e dallo sgretolamento dellecredenze, per così dire, “fondamentalisti-che” su cui si reggeva l’ordinamento politicotradizionale, bisogna allora contestare l’as-sunto secondo cui «la conquista politica del-la democrazia liberale consiste nell’“indiffe-renza riguardo alle questioni ultime”» e quindinell’accantonamento del riferimento alle vi-sioni del mondo, per situarsi nell’ambito piùlimitato, ma più sicuro, delle “questioni pe-nultime”. In realtà, precisa Höffe, anche lademocrazia vive di un accordo circa le coseultime, altrimenti non sarebbe in grado dipostulare i principi basilari del suo ordina-mento. Discriminante è invece la separazio-ne delle sfere, per cui ciò che vale per l’indi-viduo come “questione ultima” non puòvalere come tale anche per lo Stato. Pergiustificare la legittimità e la pertinenza dellariflessione filosofica sui fondamenti del di-ritto e dello Stato, Höffe si ricollega allagrande tradizione della “filosofia pratica”,riproposta nella sua accezione più genuina-mente aristotelica.Che il problema della fondazione del-l’ordine politico, raccolto nella metafo-ra della “città”, abbia a che fare costitu-tivamente con un’interrogazione di tipoetico è ciò che viene ribadito a più ripre-se nel saggio di Attilio Franchi. Laragione politica, sostiene Franchi, nonpuò prescindere dall’affrontare la que-stione del male, in rapporto alla qualedeve dar atto della sua reale capacità difondazione. L’aver accantonato la que-stione del male ha portato la ragionepolitica alla pretesa di affidare allo svi-luppo materiale la soluzione di problemiche invece sono connessi alla stessa con-dizione esistenziale umana, ovvero allasua natura essenzialmente morale. Il pro-blema, precisa Franchi, è di dare la “giu-sta collocazione” ai valori espressi dal

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dinamismo della società industriale, sen-za pretendere che essi vadano a esaurirequella problematica morale, fondata sul-la “radicalità” del male, per la quale nonpossono mostrare pertinenza. Da quil’esigenza, per Franchi, di ricomporre ilrapporto che lega i diversi aspetti dellaragione politica, quello etico-morale,quello economico, quello più strettamen-te politico, quello speculativo e, in quan-to si dà una tensione verso la felicità o labeatitudine, quello religioso.Sui problemi dell’etica pubblica intervieneJames Hillman, secondo il quale per par-lare del potere non ci si può limitare stret-tamente all’ambito politico, senza far rife-rimento alla sfera dell’economia, in cuicostantemente vengono esperiti rapporti digerarchizzazione, di dominio e di subordi-nazione. In tal senso lo studio di Hillmanintende proporre una fenomenologia dellaforme di potere quali vengono praticatenell’ambito dell’agire in vista del successoeconomico, ovvero mostrare su quali ideesi fonda la pratica del potere. I valori checonfigurano l’esercizio moderno del pote-re, osserva Hillman, fanno riferimento in-nanzitutto alle concezioni del darwinismosociale e hanno come motivi fondanti l’ideadi “crescita” e di “efficienza”, che tuttaviasubiscono una progressiva erosione per viadell’indifferenza costitutiva che caratteriz-za queste idee riguardo ai problemi di natu-ra morale.Tra quelli che Hillman definisce stili delpotere rientrano il controllo, il prestigio,l’esibizionismo, la leadership, l’autori-tà, il carisma, la persuasione, la tiranniae così via. L’intento di Hillman è alloradi delineare un potere compatibile con leesigenze di realizzabilità umana univer-sale, non sottoposto al dominio dell’Al-tro. In questa prospettiva, amore e poterepossono non essere in opposizione.Sul rapporto tra retorica e politica intervie-ne Matthias Bohlender con Die Rhetorikdes Politischen. Il libro è diviso in quattrocapitoli. Nel primo l’autore espone il con-cetto di retorica e il modo in cui esso risultarielaborato secondo diverse teorie lingui-stiche; nel secondo traccia un modello delrapporto tra retorica e teoria politica qualepuò essere ricavato dall’opera di Hobbes;nel terzo mette a confronto la diversa lettu-ra che Carl Schmitt e Leo Strauss hannodato del Leviatano; e nell’ultimo ritornaalla trattazione sistematica, con una propo-sta di lettura della teoria politica in quantoprassi sociale di discorso.A parte i due capitoli centrali, che vo-gliono essere esempi (non meramenteoccasionali) dell’importanza che ha laretorica all’interno di una determinatateoria politica, l’interesse principale diquesto studio sta indubbiamente nel suosforzo concettuale di offrirci le basi per unalettura delle teorizzazioni politiche dal puntodi vista delle strategie linguistiche e discor-sive che esse mettono in campo per costitu-irsi e per affermarsi. G.B.

La questione dell’esserein Heidegger

In SERVIRE L’ESSERE CON HEIDEGGER (Mor-celliana, Brescia 1995) Umberto Regi-na individua nell’essere la questionecentrale che contraddistingue la filo-sofica di Heidegger, sottolineandocome essa abbia assunto significatidiversi nelle varie opere del filosofo.Particolare attenzione alla concezionereligiosa di tipo “manifestativo” cheemerge nell’opera heideggeriana è de-dicata da Pietro De Vitiis nel suo stu-dio dal titolo: IL PROBLEMA RELIGIOSO IN

HEIDEGGER (Bulzoni Editore, Roma 1995).

Secondo Umberto Regina, in Heideggerl’analisi della questione dell’essere subi-sce una progressiva modificazione. Inizial-mente viene stabilito un legame stretto trala comprensione e l’essere, in quanto «lacomprensione è strutturalmente compren-sione d’essere». La scelta, qui, non è tra ilcomprendere e il non comprendere l’esse-re, ma tra un «comprendere che si apre allaproblematicità e quindi all’eccedenza e alfuturo e un comprendere che è solo diinsistente chiusura». Successivamente, fanotare Regina, l’accento si sposta dal sensodell’essere alla “verità dell’essere”, dovela verità non implica l’esistenza di un valo-re prestabilito, ma è in quanto diviene. Ilsuo divenire non è, tuttavia, determinatodal fatto che i suoi contenuti si modificano,ma dal fatto che l’eccedenza propria del-l’essere può essere raggiunta solamente inun «percorso che sia al tempo stesso diproblematizzazione e di trasfigurazione del-l’ente». La verità, in Heidegger, è il luogoin cui si determina l’incontro tra «il servi-zio ontologico cui l’uomo è chiamato e iltransitare di Dio». Si tratta, in effetti, sotto-linea Regina, di una concezione “operati-va” della verità, in base alla quale nonsolamente l’uomo, ma anche Dio vienechiamato ad agire per la verità.La successiva concezione di Heideggerdell’essere, osserva Regina, si basa su unadiversa definizione dell’essere, secondo laquale l’essere, coincidendo con il punto divista proprio del filosofare, è «lo stessoincondizionato lasciar essere l’oggetto nelsuo come» e presuppone che esista un ente,cioè l’uomo, in grado di affermare il “comedi ogni altro ente”. Ma la vera svolta inno-vatrice viene compiuta da Heidegger con lapubblicazione dei Beiträge, in cui divienecentrale la storia dell’essere, che non vienepiù considerata come quel territorio neu-trale della comprensione dell’essere, macome l’ambito in cui l’uomo è chiamato aschierarsi per la verità, cioè a «divenireautenticamente se stesso in quanto custodee guardiano della verità». Così, se in Esseree tempo si poteva intravedere un’antropo-logia filosofica, in quanto l’analitica esi-stenziale si limitava a indagare lo spazioaperto dalla progettualità umana, nella fasesuccessiva la storia dell’essere «impegna

l’essere a essere all’altezza di un progetto»,costringendolo a comprendersi a partire daun “altro inizio”. In tale prospettiva l’uomocomprende che il suo essere non è unacomponente acquisita con il solo fatto diesserci, ma un “compito”, quello di servirela verità, entrando così a far parte dellastoria che è nello stesso tempo sua e del-l’essere.Anche il legame tra l’essere e il linguag-gio si rivela differente nelle diverse fasiteoriche attraversate da Heidegger. Men-tre in Essere e tempo il linguaggio sifonda sul discorso, nei Beiträge vieneconsiderato come risposta originata daun’eccedenza che si rivolge all’uomoper recidere il suo legame con il “pro-spettivismo rinunciatario”.Delineare la concezione religiosa di Hei-degger è, invece, lo scopo che si prefig-ge Pietro De Vitiis, mostrando come ilproblema del divino venga affrontato daHeidegger in opposizione alla prospetti-va dell’“onto-teologia” che, riducendol’essere all’ente, identifica Dio con l’es-sere. Ontologia e teologia, per Heideg-ger, si confermano e si rafforzano a vi-cenda, generando l’onto-teologia, il cuivertice è rappresentato dalla teoria hege-liana dello Spirito assoluto.Come rileva De Vitiis, la visione religiosaheideggeriana, in modo simile a quella diSchelling, può essere definita “manifesta-tiva”, in quanto afferma il primato del-l’esperienza di ciò che si manifesta rispettoall’elaborazione concettuale; in tal senso lavisione religiosa può essere accostata allapoesia, specialmente a quella di Hölderlin,il cui linguaggio è dotato di una potenzaevocativa in grado di generare “nuove vi-sioni”. Tuttavia non può essere risolta nellapoesia, poiché l’apice viene raggiunto nelsilenzio: il linguaggio religioso non è «direqualcosa su qualcosa», ma «preghiera, in-vocazione e rendimento di lode».Per Heidegger, osserva De Vitiis, l’interio-rità deve aprirsi al mistero dell’essere, cheè inaccessibile in quanto si nasconde. Il“nascondimento” dell’essere non va intesocome pura negatività, ma come sintomodell’inafferrabilità del divino. Infatti,l’“ultimo Dio” heideggeriano appare nellospazio abissale che si spalanca nell’essere,mostrando il limite del pensiero concettua-le volto alla definizione oggettiva degli entie basato sulla relazione soggetto- oggetto.Heidegger attribuisce all’essere la finitudi-ne per non ricadere nell’infinità dell’asso-luto idealistico che rimane bloccato nellasua “circolarità”, rischiando di essere una“totalità omniabbracciante”. L’“ultimoDio” di Heidegger è, quindi, un Dio delfuturo, un Dio escatologico e, come rilevaDe Vitiis, sembra che rimandi all’esseresolo nell’ambito della possibilità. M.Mi.

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TENDENZE E DIBATTITI

Identità della filosofia tedesca

Dopo il 1945, molti filosofi attivi nellaRepubblica Federale Tedesca si sonoimpegnati nella discussione dell’identi-tà della propria disciplina, occupandosiin particolare del problema se la filoso-fia sia una “scienza” e che “status”abbia il suo sapere rispetto a quellodelle scienze “positive”. Un’utile rico-struzione di questo dibattito è quellaofferta da Martina Plümacher nel suostudio, IDENTITÄT IN KRISEN. SELBSTVERSTÄN-DIGUNGEN UND SELBSTVERSTÄNDNISSE DER

PHILOSOPHIE IN DER BUNDESREPUBLIK DEUT-SCHLAND NACH 1945 (Identità in crisi. Au-toinformazioni e autocomprensionidella filosofia nella Repubblica federaletedesca dopo il 1945, Francoforte s/M.- Berlin - Bern - New York - Parigi -Vienna 1995).

Per rispondere alla questione dell’identitàscientifica della filosofia Martina Plüma-cher ha dovuto ripercorrere nel suo studio ilconfronto, da una parte, con l’eredità delletradizioni filosofiche provenienti dall’etàdell’idealismo e, dall’altra, con le rinnovateesigenze di politica culturale ed educativa,come pure con la prosecuzione delle discus-sioni di carattere epistemologico. Ma ancheil confronto con le grandi metafisiche delNovecento, con la fenomenologia di Husserle con il sovvertimento dell’ontologia tradi-zionale operato da Heidegger è stato decisi-vo per chiarire i presupposti da cui sonomossi quanti si sono occupati di “filosofiaspeculativa” nella seconda metà del secolo.Plümacher insiste sulla necessità di proble-matizzare l’autocomprensione che i filosofidella Repubblica Federale hanno avuto dellapropria professione nel confronto con glistimoli e le risultanze delle scienze particola-ri nei decenni compresi tra il 1945 e la finedegli anni Settanta. I documenti presi inconsiderazione a questo proposito compren-dono la serie dei “Deutsche Kongresse fürPhilosophie” e altri dibattiti svoltisi tra filo-sofi tedeschi dal 1946 alla metà degli anniSettanta. Se negli anni Cinquanta i filosofi siconsiderano i tutori dell’“ordine dell’esse-re”, negli anni Sessanta devono reagire allaradicale messa in questione della capacitàattribuita alla filosofia di porre capo ad una

sintesi delle scienze particolari (Positivismus-streit). Questo tipo di dibattiti trova il suoapice negli anni Settanta, quando viene inlarga parte misconosciuto il contributo dellafilosofia alla costituzione dell’empiricità dellesingole scienze, in quanto loro modalità diaccesso alla realtà, e quando le politiche disviluppo della ricerca dei governi dei Ländertedeschi - competenti per le università -tendono a investire sempre meno fondi nellosviluppo dei dipartimenti filosofici - non daultimo trovando motivazioni nel fatto che lafilosofia sembra essere esclusa dagli svilup-pi delle scienze “positive”. Un risveglio difronte a questa “discussione in stato di crisi”è venuto da quella che Christian FriedrichGethmann ha sagacemente definito la con-sapevolezza che i filosofi hanno di esserel’«istituzionalizzazione della critica alle isti-tuzioni». R.P.

Attualità di Croce

Dell’eco di risonanza che sta caratteriz-zando in questi anni la filosofia di Bene-detto Croce sono testimonianza diversisaggi che intendono commentare e ri-pensare lo storicismo e la filosofia cro-ciana in genere. Il volume dal titolo: PER

CROCE (Edizioni Scientifiche Italiane,Napoli 1995), a cura di Raffaele Bruno,raccoglie diversi saggi di commentodell’estetica, dell’etica e della concezio-ne della storia in Croce. Di Janos Kele-men è lo studio critico IDEALISMO E STORI-CISMO NELL’OPERA DI BENEDETTO CROCE (trad.it. dell’autore, Rubbettino, Messina1995), che presenta il pensiero del filo-sofo anche alla luce di riferimenti bio-grafici. Da questo punto di vista, un’im-portante integrazione della biografiacrociana è offerta dagli SCRITTI FILOSOFICI

E CARTEGGIO CON BENEDETTO CROCE (a curadi F. Platania, Bibliopolis Napoli 1996)di Antonio Cristaldi.

Il problema dello storicismo e della tempora-lità ha da sempre caratterizzato gli studicritici su Croce. Con il titolo: Per Crocevengono raccolti saggi che vanno dall’anali-si estetica a quella etico-politica, passando

sempre e comunque dalla tematica storicisti-ca. L’elemento storico pervade infatti i varisaggi: l’unità di pensiero e azione si manife-sta nell’identità tra particolare e universaleche si realizza appieno nella storia. Il fattoindividuale, come l’evento storico, acquistavalore e identità solo all’interno dello svilup-po dello spirito che è storicismo assoluto.L’elemento che maggiormente caratteriz-za l’analisi estetica è l’accento posto sulcarattere intuitivo dell’arte. L’unificazionedi bello, estetico e artistico caratterizzal’arte di quell’elemento indicibile e ineffa-bile che la separa nettamente dall’ambitodiscorsivo; per Croce, infatti, l’arte è talesolo se posta al di là del pensiero logico erazionale, dominio della filosofia. Così fa-cendo, però, restano esclusi dal dominiodell’arte quei caratteri, come il comico e iltragico, che non essendo intuitivi, sfuggo-no alla sua forma. In altre parole, se ilmerito di Croce consiste nell’aver unifi-cato estetico e artistico, il limite sta nel-l’aver escluso l’elemento razionale equindi dicibile dal patrimonio artisticoche, in questo modo, perde uno dei suoicaratteri fondamentali.L’etica crociana viene affrontata nei saggidel volume dal punto di vista della politica edella libertà: se la politica si sgancia dalladimensione morale, come aveva capito giàMarx, e come invece avrebbe contestatoGentile, suo dominio resta solo quello del-l’utile economico, che si caratterizza di unanetta amoralità. Altro punto nodale di Croceè il suo liberalismo che in questo volume èdescritto in termini filosofici più che politici.In altre parole, se Croce ha saputo teorizzarefilosoficamente la libertà dell’individuo con-tro i sistemi totalitari, lo stesso non è accadu-to dal punto di vista politico, dove un’inter-pretazione sommaria dello stato e del gover-no non ha posto le basi per una vera e propriateoria liberale.Lo storicismo caratterizza lo studio di JanosKelemen, studioso ungherese che intenderiproporre l’attualità di Croce all’interno dellescienze umane. Dopo alcuni cenni biografi-ci, viene delineato il rapporto di Croce con lacultura italiana del tempo e il suo interessa-mento per Labriola. Inizialmente, infatti,Croce, contrario alla filosofia della storia eall’hegelismo in genere, s’interessa al ma-terialismo storico ricco di concretezza e di

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attenzione agli eventi. Il rifiuto dello stori-cismo, però, conduce Croce, successiva-mente, a separarsi dal marxismo che purelo aveva ispirato. Kelemen riporta Croceall’hegelismo attraverso la ripresa di Kante di Vico che diventano il punto di riferi-mento della filosofia crociana. Se, infatti,Kant è determinante per la teorizzazionedei giudizi sintetici a priori che si manife-stano nella storia dove il generale si mani-festa nel particolare, Vico è fondamentalenella concezione ciclica e fattuale dellastoria che sarà ripresa e sostenuta nellafilosofia dello spirito.Il carteggio tra Croce e un giovane studiososiciliano, Antonio Cristaldi, discepolo delfilosofo, è principalmente caratterizzato dal-la vicenda esistenziale del giovane allievoche, colpito giovanissimo da nevrosi depres-siva, si suicida all’età di ventiquattro anni,lasciando profondamente addolorato il mae-stro. Il volume, dopo un’introduzione diFrancesco Platania sulla storia di Cristaldie sul rapporto con Croce, riporta due saggidel giovane in cui compaiono le sue conside-razioni sulla Filosofia dello Spirito e la cor-rispondenza tra i due. Dalle lettere emerge,da una parte, la profonda considerazione diCristaldi per la categoria della morale chedoveva, a parer suo, fungere da elementounificatore delle altre e, dall’altra, la convin-zione di Croce di tenere ben distinte le cate-gorie dello Spirito, del quale la morale erasolamente una della quattro. A.S.

Storia e attualitàdella medicina

Che cosa intendiamo per “medicina”e qual è stata la sua storia? Come sipuò considerare l’intreccio tra anima ecorpo dal punto di vista medico? Comesi è sviluppata fino a oggi la ricercasulla salute perfetta? Questi alcunidegli interrogativi ai quali cercano didare risposta cinque nuove pubblica-zioni sull’argomento: una raccolta disaggi, a cura di Mirko D. Grmek, daltitolo: STORIA DEL PENSIERO MEDICO OCCI-DENTALE. 1. ANTICHITÀ E MEDIOEVO (trad.it. di M. Astrologo, C. Basso, M. Man-tegazza, C. Milanesi, A.M. Senatore,Laterza, Roma-Bari 1995); uno studiodi François Chast, HISTOIRE CONTEMPO-RAINE DES MEDICAMENTS (Storia contem-poranea dei farmaci, Ed. La Découver-te, Parigi 1995); una traduzione dalgreco di tre brevi trattati di Galeno,presentati da Jean Starobinskj, L’AME

ET SES PASSIONS (L’anima e le sue pas-sioni, Les Belles Lettres, Parigi 1995); edue saggi sull’attualità medica, UN ME-DECIN DANS SON TEMPS (Un medico nelsuo tempo, Seuil, Parigi 1995), di Nor-bert Bensaid, e LA SANTÉ PARFAITE (Lasalute perfetta, Seuil, Parigi 1995), diLucien Sfez.

La Storia del pensiero medico in occi-dente prende in esame il periodo che vadall’antichità al medioevo, tentando di«raccogliere nelle sue grandi linee ilpercorso intero del pensiero medico oc-cidentale e mostrarne la complessità e lerelazioni strette con la realtà biologica esociale delle popolazioni umane». Comesottolinea Mirko D. Grmek, curatoredell’opera, l’intento è quello di proporreun quadro della figura del medico e delsuo rapporto con l’ambiente. Il suo lavo-ro segue un paradigma generale attra-verso le varie epoche, quello cioè dimisurare le proprie pratiche e la propriaricerca in funzione di quei fenomeni finoa quel momento non ancora spiegati, olasciati al caso o alla Provvidenza, cer-cando di organizzare attorno a sé il sen-sibile nella maniera più coerente e prati-ca possibile, in vista della soluzione del-la malattia. Risulta così che il discorsomedico si è venuto costruendo a partiredalla concezione che nelle varie epochesi è avuto della malattia. Tra i contributiraccolti nel volume figurano un saggiodi Mario Vegetti, Erasistrato ed Erofi-lo; uno di Gotthard Strohmaier sullatrasmissione degli scritti medici dalmondo bizantino al medioevo; uno diJean-Noel Biraben sulle Malattie inEuropa.Che la medicina abbia a che fare con unoggetto assai complesso, il funziona-mento dell’organismo umano come in-treccio di elementi tra loro diversi, l’ani-ma e il corpo, questo era già evidente aGaleno. Nei suoi soli tre scritti di argo-mento medico - recuperati dall’impo-nente filosofia morale distribuita in ven-ti libri, di cui disponiamo oggi in un’uti-le edizione in lingua francese, L’âme etses passions -, abbiamo la proposta diuna “fisica delle passioni”, ancora di-pendente dalla chimica degli umori cor-porali. Galeno è convinto di poter am-maestrare le passioni a partire dal corpo,inaugurando una scienza che si occupadell’anima dell’uomo. Nella Prefazionea questi scritti, Jean Starobinskj avver-te che «Galeno si mantiene sempre al-l’interno del suo mestiere di medico: sitratta per lui della vita terrestre e dellavita che conducono gli esseri umani nel-la società umana», ricordando che la vitaeterna non fa parte dell’orizzonte pre-cristiano di Galeno. Ne risulta una visio-ne assolutamente moderna della scienzamedica che si occupa della dimensionesociale della malattia, proponendo unapropria etica che ripensa i legami tra ilcorpo e la psiche e tra il medico e ilpaziente.Nella Histoire contemporaine des medi-caments François Chast mostra invececome l’odierna farmacologia «sia natadalle idee della Rivoluzione, dall’avan-zamento delle scienze e dall’industria-lizzazione dell’economia», sostituendocon un approccio scientifico la tradizio-

nale cultura delle piante mediche. Fortedei progressi della chimica del XIX se-colo, osserva Chast, il farmaco ha cerca-to di limitare le pratiche irrazionali finoa quel momento utilizzate in medicina.All’incrocio tra l’uomo, le potenze divi-ne e il prete-medico si pone il rimediofarmacologico: nucleo di ogni storia deifarmaci è dunque lo sguardo dell’uomosulla propria umanità e la propria posi-zione all’interno del cosmo.Per quanto riguarda l’attualità del dibat-tito sulla medicina, di Norbert Bensaid,medico molto noto in Francia, scompar-so nel 1994, sono stati pubblicati, a curadi Nadine Fresco e con la prefazione diJean Daniel, gli articoli più significatividella sua attività di medico-pubblicista,da cui risulta un’immagine di medico-filosofo attento a non perdere di vista ilmalato dietro la malattia e a non ridurreil discorso medico a mero biologismo. Inprospettiva futura si pone invece lo stu-dio di Lucien Sfez, La santé parfaite,un’indagine attenta e dissacrante del-l’ultima utopia scientifica rimasta, la“perfetta salute”, un’utopia che riguardail corpo in tutte le sue accezioni possibi-li: il corpo dell’individuo, del pianeta,della società. Nel campo della salutedell’uomo Sfez analizza in particolare ilprogetto Genoma, facendo notare come,«per la prima volta nella storia dei tem-pi, una creatura vivente comprenda lasua origine e possa intraprendere a dise-gnare il suo futuro». Tuttavia, aggiungeSfez, dietro la ricerca della perfezionedell’uomo biologico si nasconde unanuova forma di eugenetica, che tende acancellare le determinazioni culturali esociali dell’uomo.Nel caso della salute del pianeta Sfez fainvece riferimento alla realizzazione del-l’esperimento di Biosfera II nel desertodell’Arizona: un sistema chiuso dovesono ricostituiti i principali ambienti delpianeta e dove otto volontari hanno vis-suto isolati dall’esterno, producendo essistessi le loro risorse. Sebbene i risultatisiano stati contestati, resta tuttavia l’ideadi una vita planetaria organizzata su basebio-macchinale, nell’intento di raggiun-gere «la migliore tecnologia per il viven-te». Da ultimo Sfez prende in esame la“vita artificiale” degli esseri virtuali, ilgrande sogno dell’uomo di creare altriesseri di una catena evolutiva superiore.Alla base vi è l’idea di un’identità uma-na fondata sulla tecnoscienza, in unapossibile fusione di reale e virtuale: unsecondo Paradiso, abitato da un AdamoII, dalla salute perfetta. G.Di L.

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Henry Gervex, Il dottor Péan che opera all’ospedale Saint Louis (1885 circa, part.)

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Filosofia della liberazione

Alla filosofia della liberazione e in par-ticolare al pensiero di Enrique Dussel,del quale ricordiamo FILOSOFIA DA LIBER-TAÇÂO. CRITICA E IDEOLOGIA DA EXCLUSÂO

(Filosofia della liberazione. Critica eideologia degli esclusi, Paulus, SâoPaulo 1995), è dedicato il volume: ÉTICA

E A FILOSOFIA DA LIBERTAÇÂO (Etica e filo-sofia della liberazione, a cura di A.Lampe, Vozes, Petropolis 1995), pub-blicato in occasione del 60˚ anniversa-rio della nascita del filosofo argentinoe del 20˚ anniversario della fondazio-ne, da lui voluta, della Commissâo deEstudos de História da Igreja na Améri-ca Latina.

Il volume Ética e a filosofia da libertaçâoè uno strumento prezioso per lo studiosodel pensiero di Enrique Dussel, perché con-tiene un’appendice di 60 pagine con labibliografia di Dussel fino al 1994, chepermette di dare uno sguardo all’ampiaproduzione del filosofo argentino, riguar-dante la storia della Chiesa latino-america-na, la storia latino-americana, la filosofia el’etica. Inoltre una dettagliata biografia diDussel ricostruisce la sua vicenda esisten-ziale dalla nascita in un piccolo villaggiodella Pampa argentina alla laurea a Mendo-za, agli studi europei (Madrid, Parigi, Ma-gonza), al periodo di residenza in Israele, alritorno in Argentina, all’attentato peronistaalla sua vita, fino all’esilio messicano, uni-tamente al suo sviluppo intellettuale che vadagli studi di filosofia alla storia della Chiesalatino-americana, alla teologia della libera-zione, alla fondazione della filosofia dellaliberazione, dalla lettura di Levinas aglistudi sul pensiero economico di Marx, finoall’incontro polemico con l’etica della co-municazione di Apel, con Ricoeur, conRorty, con Taylor. In particolare nei con-fronti di Ricoeur, con il quale l’unico in-contro è avvenuto proprio in Italia, a Napo-li, nel 1991, Dussel riconosce un debito diformazione intellettuale, avendo egli fre-quentato le lezioni del filosofo francese neiprimi anni Sessanta ed essendo stato Rico-eur uno dei primi interlocutori occidentalidella filosofia della liberazione.In tutti i suoi saggi Dussel definisce unaconcezione “altra” della filosofia, a partirecioè dalla realtà latino-americana, che è larealtà dell’oppresso, dello sfruttato, del-l’escluso, ma anche la realtà dell’indio, delnegro, del mulatto, del meticcio, cioè dellevittime della civilizzazione europea. Pos-siamo sintetizzare tutte queste categorie inuna sola e più comprensiva categoria: l’Al-tro. L’Altro, però, non inteso soltanto inchiave teoretica e concettuale, come l’este-riorità di Levinas, bensì in un contestostorico, sociale, politico ed economico, qualè l’America Latina di quest’ultimo quartodi secolo; un continente che ha visto di-struggere nel passato la propria identitàculturale originaria con l’apertura dei rap-

porti con l’Europa, che vede oggi negare lapropria identità culturale per via del perdu-rare di un rapporto sproporzionato con ilPrimo Mondo occidentale e che, tuttavia, sipuò considerare come un “Altro Occiden-te”, dal momento che la sua alterità hacomunque radici nel continente europeo.Il fine della filosofia della liberazione nonsi limita affatto alla realtà latino-americanao ad una critica della filosofia europea;anzi, pur partendo da una determinata real-tà sociale, essa si pone come scopo il supe-ramento di ogni forma di sfruttamento e diesclusione mediante l’estensione della ca-tegoria dell’Altro a ogni situazione di op-pressione e di annichilimento. A questoscopo la critica all’etica della comunica-zione di Apel viene condotta da Dussel apartire da situazioni esistenziali concrete,contrapponendo alla comunità ideale dicomunicazione la comunità reale di comu-nicazione. In fondo Dussel critica propriola pretesa di Apel di fondare un’etica uni-versalistica.La contrapposizione tra comunità ideale dicomunicazione e comunità reale di comu-nicazione muove dal problema della mate-rialità dei bisogni umani. In Apel, Ricoeur,Rorty y la filosofia de la liberación conrespuestas de K.O. Apel y P. Ricoeur (Apel,Ricoeur, Rorty e la filosofia della libera-zione, con una risposta di K.O. Apel, Gua-dalajara 1993) Dussel antepone alla que-stione teoretica e politica della comunitàreale di comunicazione di Apel quella con-creta ed economica della corporalità: «Sela filosofia della liberazione parte dallarealtà della miseria, della povertà, dellosfruttamento, della relazione persona-per-sona (pratica), si istituzionalizza e si ripro-duce storicamente sempre “a priori” a par-tire da una struttura economica... La “vita”umana, la sua corporalità, non è soltanto lacondizione di possibilità, bensì l’essere stes-so e l’esistenza umana in quanto tale». Leforme istituzionalizzate, di cui parla Dus-sel, sono le forme del dominio e dell’op-pressione, le quali soltanto formalmentesono simili a quelle democratiche, perchéin realtà il loro contenuto politico è total-mente divergente da un ordinamento effet-tivamente democratico.Con uno scritto dal titolo: A Ética do di-scurso em face do desafio da Filosofia dalibertaçâo latino-americana (in Etica dodiscurso e filosofia da libertaçâo. Modeloscomplementares, a cura di A. Sidekum,Editora Unisinos, Sâo Leopoldo 1994; trad.it. di M. Brumm e M. Schirone, L’etica deldiscorso di fronte alla sfida della filosofialatinoamericana della liberazione, in «Se-gni e comprensione», n. 23, settembre-dicembre 1994), Apel risponde a questeobiezioni con una presa di coscienza: «Laposizione degli oppressi è sempre la posi-zione dell’umanità eticamente normativa»;oppure con una generica, superficiale estizzosa accusa politica: «Nonostante l’evi-dente originalità, essa è subordinata allasua faziosità etica nella misura in cui l’ela-

borazione teorica e pratica mette in rilievoil rischio del dogmatismo e così anche dellapossibile perversione nella direzione di unterrorismo che raggiunge in forma più sen-sibile gli stessi poveri»; o ancora: «L’unicapratica di liberazione che avrebbe sensopotrebbe consistere solamente nella guer-ra, nella guerra civile mondiale. Dusselafferma questo in un passo importante, malo nega in altri, a favore di possibili riformee anche di un possibile ricorso all’etica deldiscorso da parte dell’etica della liberazio-ne che dovrà accompagnare direttamentela pratica di liberazione come sua coscien-tizaçâo (costante processo di presa di co-scienza) nel senso di Paulo Freire».Di altro tenore è la posizione di Ricoeur:«Se la critica dell’oppressione economicae sociale non passa attraverso la criticadella dominazione politica e se si pretendedi giungere alla liberazione economica at-traverso qualsiasi cammino politico, ci sicondanna ad una terribile vendetta dellastoria» (Filosofia e liberazione, trad. it. diF. Schipa, in «Segni e comprensione», n.15, gennaio-aprile 1992). Ricoeur, dun-que, riconosce la necessità di un primatodella critica e della liberazione politicherispetto alla denuncia e al superamentodell’oppressione economica. Ed è proprioquesto il punto che Dussel riprende daRicoeur e dalla tradizione antica: la politicacome filosofia prima. È indiscutibile, infat-ti, il carattere politico della filosofia dellaliberazione, che appunto per questo suocarattere essenzialmente politico è in fon-do una filosofia pratica, nel senso che Dus-sel dà al termine prassi, cioè rapporto uomo-uomo. Misconoscere questo aspetto dellafilosofia della liberazione rappresenta unavera e propria mistificazione concettuale.In Apel, Ricoeur, Rorty y la filosofia de laliberación, Dussel contrappone a Ricoeurun modello di critica della dominazioneimprevisto dall’ermeneutica ricoeuriana:«L’opposizione tra i “due mondi”: la pre-valenza dell’uno sull’altro, la distruzionedel mondo amerindiano a causa della con-quista in nome del cristianesimo... metteràin crisi il modello ricoeuriano, adatto al-l’ermeneutica di “una cultura”, ma non peril confronto “asimmetrico” tra varie cultu-re (una dominante e l’altra dominata)». Lacategoria della dominazione e dell’op-pressione, dunque, permette a Dussel disuperare una certa chiusura dell’erme-neutica di Ricoeur. All’obiezione di Ri-coeur circa la necessità di una liberazio-ne politica Dussel risponde con lo studiodelle opere economiche di Marx, chespinge Dussel a cercare una sintesi tragli aspetti teologici della sua filosofia equelli più legati alla sfera dei rapportimateriale degli uomini. Così il suo lin-guaggio si è fatto più incisivo, il suo pensieropiù pratico; e in questi ultimi anni, per lasempre più forte assunzione della politica alcentro del suo discorso, la redazione di un’eti-ca della liberazione diviene per Dussel uncompito ancora più urgente. A.I.

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Riflessioni sulla modernità

Ne L’ENIGMA DELL’ESISTENZA. SOGGETTO,MORALE, PASSIONI NELL’ETÀ DEL DISINCANTO

(Feltrinelli, Milano 1996) Sergio Mora-via propone un’analisi della moderni-tà che ad una visione restrittiva delreale contrappone una concezione lin-guistico-ermeneutica, fondata su unmodello pluralistico della realtà chenon rifugge dalla sua enigmaticità edalla sua complessità. L’affermazionedell’esistenza del divenire, su cui sifonda la filosofia dell’occidente, è in-vece considerata da Emanuele Severi-no, nel suo studio TAUTOTÈS (Adelphi,Milano 1995), conseguenza del tenta-tivo fallito di concepire l’identità del-l’essere senza coglierne l’eternità. Aqueste prospettive di riflessione sullamodernità si affianca, in una nuovariedizione, il saggio di Salvatore Nato-li, SOGGETTO E FONDAMENTO. IL SAPERE DEL-L’ORIGINE E LA SCIENTIFICITÀ DELLA FILOSOFIA

(Bruno Mondadori, Milano 1996), chededica un’attenzione particolare allosviluppo della concezione del sogget-to in Aristotele e Cartesio.

Ne L’enigma dell’esistenza Sergio Mo-ravia si propone di demolire l’orienta-mento di ricerca epistemologico basatosu una concezione oggettivistica e reali-stica della scienza e sull’affermazione di«un unico modello di scientificità», checonsidera l’uomo più “agito” che “agen-te”, in quanto determinato da strutturedate in eterno. Di contro, Moravia deli-nea un’immagine dell’uomo alla luce diuna teoria della comunicazione caratte-rizzata dal fatto che il soggetto non sirapporta ad un senso già prestabilito, macostruisce il senso in base alle sue esi-genze concrete e ai suoi progetti.Nella modernità, osserva Moravia,sono prevalsi il modello “materialisti-co-biologistico”, che rapporta l’essen-za umana alla corporeità materiale, equello “psicologistico”, che invece ri-conduce tutta la realtà umana alla di-mensione mentale. In opposizione aquesti modelli Moravia intende valo-rizzare la prospettiva “linguistico-er-meneutica”, in base alla quale l’uomoviene definito come un “essere valu-tante”, dominato da una “vocazioneinterrogante-ricercante”. Da questopunto di vista, Nietzsche e Heideg-ger, accusando tutto il sistema deivalori della civiltà occidentale, hannoassunto, secondo Moravia, una posi-zione troppo negativa, mentre è neces-sario mantenere la memoria del passa-to, difendere la «tensione verso il fu-turo», sostenere la «cura dell’orizzon-te terrestre» e concepire il senso dellimite e della finitudine dell’uomo. Intale prospettiva, bisogna abbandonarel’immagine dell’uomo come “identitàsingola” per affermare un’immagine

pluralistica dell’uomo, dove l’alteritàrappresenta una componente necessa-ria ed essenziale dell’essere umano,rendendolo cosciente della propriacostitutiva finitudine.Il pensiero della complessità, che si è svi-luppato nella filosofia contemporanea apartire dagli anni Settanta, si presenta, se-condo Moravia, come un “pensiero co-struttivo” in grado di valutare alcune cop-pie di termini non in modo antagonistico,ma in modo complementare. L’atteggia-mento “critico-negativo” nei confronti del-l’ambiguità è frutto di una prospettiva ri-conducibile al principio per cui la realtà ècostituita da «elementi determinati e clas-sificati in modo univoco» e corrispondeall’idea che l’uomo coincida con un “esse-re luminoso” capace di dissolvere le om-bre. Per Moravia, invece, l’esistenza uma-na non può essere compresa dalla ragione edal logos, essendo “imprevedibile” e “noncategorizzabile”.Nell’affermare la realtà del divenire, lafilosofia dell’Occidente, osserva Ema-nuele Severino, cade in contraddizioniinsuperabili, rivelandosi un «tentativofallito di pensare l’identità dell’essen-te». Ritenendo che l’essente, attraversoil divenire, divenga altro da sé, il pensie-ro occidentale è costretto ad affermareper assurdo l’“identità dei diversi”. Iso-lando, infatti, il soggetto dal predicato eda ogni altro soggetto è necessario affer-mare il divenire come unica modalitàcon la quale il soggetto possa di nuovoentrare in relazione col predicato. Affer-mando invece il nesso necessario tra gliessenti, viene esclusa, per Severino, ognipossibilità che un essente abbia bisognodel divenire. In questa prospettiva il di-venire non è il divenire altro, ma «ilcomparire e lo scomparire dell’eterno».In Soggetto e fondamento Salvatore Na-toli esamina la nozione di soggetto, con-siderando in particolar modo le teorie diAristotele e di Cartesio. Nella filosofiaaristotelica sono compresenti, secondoNatoli, due componenti relative alla di-mensione del soggetto; una connessa allasostanza, che riguarda il sostrato, e l’al-tra legata al divenire e alla dissoluzionedella sostanza. Così in Aristotele la cen-tralità del soggetto si afferma contempo-raneamente al suo decentramento.Come aveva già rilevato Heidegger,Natoli attribuisce la differenza tra an-tico e moderno al fatto che il pensieromoderno è basato sul concetto di “ga-ranzia”. Infatti, nella filosofia di Car-tesio, il soggetto viene identificatocon un unico “luogo garantito” in quan-to «assolutamente autogarantentesi».Tuttavia, Cartesio non solo non aderi-sce totalmente alla modernità, ma ad-dirittura esaspera la prospettiva ari-stotelica, affermando il primato dellasostanza pensante. Infatti, per Carte-sio, il pensiero costituisce il fonda-mento della verità.

Se quindi, osserva Natoli, la tradizionearistotelica e postaristotelica ha consi-derato il soggetto come una “sostanzaindividuale”, la filosofia cartesiana, fa-cendo coincidere “fondamento” ed “egoi-tà”, trasforma il soggetto in soggettività.In tal senso, per quanto riguarda la tema-tica della soggettività, la filosofia mo-derna compie nel suo complesso un’in-dagine sulla “rappresentazione” e sui“modi della rappresentazione”. M.Mi.

Controversie sulla ragione

Alcune recenti pubblicazioni richiama-no sulla scena del dibattito attuale inFrancia le numerose controversie epolemiche di cui l’Illuminismo fu lacausa e al tempo stesso il principaledestinatario. Si tratta della raccolta disaggi dal titolo: AUFKLÄRUNG: LES LU-MIÈRES ALLEMANDES (Afklärung: i Lumitedeschi, Garnier-Flammarion, Parigi1995), curata da Gérard Raulet, chepresenta il quadro delle maggiori di-spute dell’Illuminismo, a cui si affian-cano una miscellanea di articoli curatada Philippe Beck e da Denis Thouard,POPULARITÉ DE LA PHILOSOPHIE (Popolaritàdella filosofia, ENS Editions, Fonte-nay-aux-Roses 1995), e un volume didocumenti sulla questione del pantei-smo, a cura di Pierre-Henri Tavoillot,LE CRÉPUSCULE DES LUMIÈRES. LES DOCU-MENTS DE LA QUERELLE DU PANTHÉISME 1780-1789 (Cerf, Parigi 1996).

La raccolta Aufklärung: les Lumièresallemandes presenta una rassegna deigrandi temi di dibattito dell’Illumini-smo tedesco, quali il passaggio dal “ra-zionalismo” alla “critica della ragione”,la questione: “Che cos’è l’Illuminismo?”,l’eredità di Leibniz e di Wolff, la “filo-sofia popolare”; varie considerazioni sulfenomeno della tolleranza religiosa, delpanteismo, della Schwärmerei (esalta-zione) romantica, della massoneria; ana-lisi della dimensione storica e politicache caratterizza il conflitto fra lo storici-smo nascente e il diritto naturale, laquestione del dispotismo “illuminato” ol’interpretazione della Rivoluzione fran-cese, l’idealismo pedagogico o utopista.Popularité de la philosophie raccoglieinvece una serie di contributi critici sulla“filosofia dei Lumi” e si concentra sul“sogno” di una comunicazione univer-sale, di un sapere largamente condivisi-bile; in altri termini, di una “filosofiapopolare”. La diversificazione delleesperienze, dei viaggi e degli scambi, ilprogresso dell’empirismo, il gusto delleesperienze, il nuovo ruolo, tra le facoltà,attribuito alla sensibilità rendono obso-leta la ricerca di un modello universale,perfetto, astratto, di una lingua per sa-

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pienti . A questo proposito, l’En-cyclopédie di Diderot e d’Alembert, sot-tolinea Véronique Le Ru nel suo contri-buto al volume, si dimostra una messa inopera della parola d’ordine diderotiana:«Bisogna sbrigarsi a rendere popolare lafilosofia!». Sull’esigenza di “popolari-tà” della filosofia, ribadita dallo stessoHume, si sofferma anche il contributo diMichel Malherbe, mentre sulla neces-sità di scrivere di filosofia in linguavolgare, sull’esempio tedesco di GeorgFriedrich Meier, che “popolarizza” il“padre” dell’estetica A.G. Baumgar-ten, interviene Dominique Bourel.L’interesse di Philippe Hamou si con-centra invece su Francesco Algarot-ti, berlinese d’adozione, che con unascrittura in bilico tra “filosofia mon-dana” e “volgarizzazione scientifica”intendeva spiegare Newton alle “dame”.Ma l’imperativo di una popolarizza-zione della filosofia è in primo luogoun fatto etico, come sottolinea nel suointervento Michèle Crampe-Casna-bet, che richiama la coscienza moraledell’uguale dignità dell’uomo in Rous-seau e Kant. A questo proposito, Jean-Marc Moullie e Michèle Cohen-Ha-limi fanno notare nel loro interventocome l’imperativo di popolarizzare lafilosofia, lanciato da Diderot nel suoSull’in terpre tazione della natura(1754), sia introdotto in Germania daErnesti, teologo e professore di reto-rica a Leipzig, il cui programma di una“urbanità filosofica” diviene militanti-smo della popolarizzazione con Garve,rappresentante compiuto della Popolar-philosophie tedesca, come fa notare De-nis Thouard.Più enigmatica, per via del suo orienta-mento estetico, appare l’attività di popo-larizzazione di Karl Philip Moritz, comerisulta, secondo quanto ci dice PhilippeBeck, dal dibattito sul Saggio sul gustodi Marcus Herz, che richiama SalomonMaimon. Il “buon senso”, già presentenella filosofia di Descartes, diviene unaltro dei temi maggiori della filosofiapopolare; in Francia, con Filosofia delbuon senso (1737) di Boyer d’Argens,come ricorda Guillaume Pigeard, e inGermania con Mendelssohn, come rile-va nel suo contributo Pierre-Henri Ta-voillot, che cerca nel “buon senso” unasoluzione alle aporie della ragione, resepiù drammatiche dalla querelle sul pan-teismo. Di fatto, però, l’idealismo tede-sco non riuscì a “farsi comprendere” datutti, malgrado i tentativi di Fichte, ri-chiamati da Jean-Christophe Merle eda Angeline Danaux in due differenticontributi. La fine della popolarizzazio-ne della filosofia, precisa Pierre Caus-sat, è segnata dal passaggio dal concettodi populus, compreso come pubblico, aquello di Volk, quale si presenta già inHerder.Il sogno di una ragione armoniosa e

riconciliatrice fu seriamente messo indiscussione in Germania, tra il 1785 e il1789, dalla querelle sul panteismo, sca-tenata dall’interpretazione di Spinoza daparte di Jacobi. L’esistenza di un siste-ma razionale apparentemente auto-suf-ficiente e indipendente dall’idea di Dio,identificato con la natura, costituiva unmotivo d’inquietudine per l’Illuminismo,che nel suo sforzo di rendere compatibiliragione e fede veniva accusato da Jaco-bi di condurre inevitabilmente al-l’“ateismo” sistematico di Spinoza.Con il titolo: Le crépuscule des Lumièresvengono raccolti i documenti che carat-terizzarono questa querelle, tra cui scrit-ti di Weizenmann, lettere di Kant, scrittipoco noti di Lessing, oltre a pagine diJacobi, Herder e Mendelssohn. Un lungoe approfondito saggio introduttivo e unricco apparato di note accompagnanoquesti documenti.Disdegnando la facoltà della ragione,Jacobi proponeva di operare un “saltomortale”, indicando il sentimento re-ligioso come il solo capace di offrirela rivelazione immediata della realtà.Con questo Jacobi suscitava in Kantla brillante domanda: “Che cosa signi-fica orientarsi nel pensiero?”, in cuiJacobi veniva sconfessato senza perquesto dar adito al dogmatismo di Men-delssohn. Tuttavia, l’utilizzazione po-lemica che nella sua domanda Kantfaceva di Spinoza inaugurò in Germa-nia un’importante Spinoza-Renaissan-ce, come risulta in particolare dal dia-logo di Herder Dio (1787). La querel-le continuò per decenni, coinvolgendoSchelling, Hegel e Schlegel e contri-buendo allo scacco del progetto illu-ministico, almeno nella sua formula-zione dogmatica. Le critiche di Jacobia Kant nutrirono le concezioni di Fi-chte, Schelling, Hegel. F.M.Z.

Wittgenstein in Francia

A lungo tenuto ai margini del di-battito filosofico francese, Witt-genstein torna oggi al centro del-l’attenzione svincolandosi dall’ipo-teca che lo aveva voluto per de-cenni affiliato alla filosofia analiti-ca e perciò estraneo alla tradizio-ne francese. Tra le varie iniziativeeditoriali si segnala il volume diJean-Pierre Cometti, PHILOSOPHER

AVEC WITTGENSTEIN (Filosofare conWittgenstein, Puf, Parigi 1996), cheha il merito di fare chiarezza all’in-terno delle genealogie wittgenstei-niane e insieme di porre l’accento,in modo articolato, sul legame trasfera concettuale e sfera etica chepercorre tutta la riflessione del fi-losofo austriaco.

In Francia il ritardo della ricezione diWittgenstein è stato causato soprattuttoalla diffidenza a lungo invalsa verso ognicorrente analitica, a cui il filosofo au-striaco era stato iscritto d’ufficio. Direcente, invece, una certa tendenza in-ternazionalistica del dibattito internofrancese, grazie anche all’opera di Jac-ques Bouveresse, riporta Wittgensteinin primo piano e con un’ottica a tuttocampo che non guarda solo agli apportisul piano logico ed epistemologico, maal senso stesso del suo fare filosofia. Inquesta direzione si pongono le attesetraduzioni del Quaderno blu e del Qua-derno marrone (Le Cahier bleu e LeCahier brun, Gallimard, Parigi 1996) diWittgenstein, come pure quelle di dueimportanti, benché datati, saggi critici,entrambi dedicati al secondo Wittgen-stein e al problema della verità e dellaconoscenza: Les voix de la raison. Witt-genstein, le scepticisme, la moralité et latragédie (Le voci della ragione. Witt-genstein, lo scetticismo, la moralità e latragedia, trad. fr. di S. Laugier, Seuil,Parigi 1996), di Stanley Cavell, e Rè-gles et langage privé. Introduction auparadoxe de Wittgenstein (Regole e lin-guaggio privato. Introduzione al para-dosso di Wittgenstein, trad. fr. di T.Marchaisse, Seuil, Parigi 1996; trad. it.Torino 1986), di Saul A. Kripke.In questa situazione, lo studio di Jean-Pierre Cometti, Philosopher avec Wit-tgenstein , anch’esso dedicato al se-condo Wittgenstein, più che adden-trarsi nel testo wittgensteiniano se nefa in qualche modo il difensore, met-tendolo in rapporto con i tentativi diappropriazione che ne sono stati fattisia sul versante più propriamente ana-litico o pragmatistico, sia su quelloermeneutico: lo scopo dichiarato èmettere in risalto, in chiara controten-denza rispetto alle filosofie contem-poranee à la page, l’originalità e lacoerenza di un “filosofo” che ha sem-pre saputo spiazzare il lettore per lasua estraneità a ogni gergo o tecnici-smo filosofico e talora alla filosofiastessa. Nel vuoto di dibattito che Co-metti denuncia dopo la fine dei “gran-di racconti” della filosofia moderna,la concezione terapeutica della filoso-fia avanzata da Wittgenstein s’imponecome un percorso che coerentementeprevede la propria autodissoluzione,una volta che gli inganni prodotti dalgirare a vuoto del linguaggio sianostati chiarificati.In altri termini, precisa Cometti, la filo-sofia si configura per Wittgenstein comeun paziente esercizio di descrizione de-gli usi linguistici, che non mira a costitu-irsi in teoria, ma a chiarificare i problemifilosofici mostrandone la contingenza ela loro precisa provenienza dai nostri usilinguistici. Come notava N. Malcom,osserva Cometti, non esiste un’essenza

TENDENZE E DIBATTITI

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dei problemi, un senso dissimulato, unaverità nascosta che la filosofia abbia ilcompito di svelare. Anzi la filosofia, inquanto a propria volta gioco di linguag-gio, è caratterizzata dalla stessa contin-genza di ogni altro gioco linguistico e,come ciascuno di essi, affonda in unaben determinata forma di vita, dandoespressione, nei suoi crampi mentali, adun disagio che appartiene alla sfera dellavita comune, della società. È per questoche essa deve privilegiare il linguaggioordinario come terreno di analisi; ma èper lo stesso motivo che non può preten-dere, descrivendo gli usi linguistici chesono alla base dei falsi problemi filoso-fici, di agire sulle forme di vita che sonoa essi legate. L’unico privilegio di cui sipossa vantare il filosofo è forse quello diaver raggiunto un modo di vedere che glipermette di dissipare le nostre confusio-ni grammaticali, non certo il potere diintervenire alla radice dei problemi stes-si, «come se bastasse cambiare opinioneper trasformare il mondo».Tuttavia, sottolinea Cometti, non si deverinvenire qui la cifra di una concezioneminimalista e in ultima analisi pessimi-sta della filosofia di Wittgenstein, ma lasua dimensione più personale e sofferta.«Il lavoro filosofico è [...] prima di tuttoun lavoro su di sé. Significa lavorare aduna propria idea. Al proprio modo divedere le cose. (E a ciò che da esse ci siaspetta)». In osservazioni come questasi cela, secondo Cometti, la chiave del-l’attenzione/tensione ai problemi di eti-ca che percorre tutta la seconda fase delpensiero di Wittgenstein e che gli con-sente di sfuggire all’alternativa obbliga-ta della filosofia come azione su di sé(secondo una linea che va da Socrate aNietzsche) e come azione sul mondo(magari anche solo a livello di interpre-tazione, come Heidegger). Il lavoro su disé è infatti concepibile per Wittgensteinsolo come lavoro sul linguaggio, benecomune per definizione: è questo parti-colare rapporto tra linguaggio e vita quo-tidiana che fonda il legame tra problemiconcettuali e questioni etiche. Il sensodel lavoro filosofico non è certo consen-tirci di discutere con qualche verosimi-glianza di questioni astruse, ma permet-terci di pensare “in modo realmente one-sto” sulla nostra vita e su quella altrui. Ilruolo terapeutico della filosofia è dun-que il frutto di uno sforzo di migliora-mento di sé che non rimane meramentesolipsistico, ma, attraverso il legame tralinguaggio e forme di vita, è già “socia-le”. K.B.

Materia signatae materia segnica

Fra le tendenze più recenti della filoso-fia italiana del linguaggio spiccano pro-pensioni per una semiotica materiali-stica, che riprenda in considerazionela materialità del segno nella sua irri-ducibile alterità rispetto ai processi disignificazione. In questa direzione sicollocano due recenti studi: MATERIA

SIGNATA. SULLE TRACCE DI HJELMSLEV, HUM-BOLDY E ROSSI-LANDI (Levante Editori,Bari 1996), di Cosimo Caputo, e MATE-RIA SEGNICA E INTERPRETAZIONE. FIGURE E

PROSPETTIVE (Edizioni Milella, Lecce1995), di Susan Petrilli. Il primo ruotaintorno al concetto di “materia signa-ta” di Louis Hjelmslev; il secondo valo-rizza gli studi semiotici di Victoria LadyWelby.

Nell’ampia diffusione attuale delle ricer-che di filosofia del linguaggio acquistaspazio una tendenza che, prese le distanzedalla linguistica strutturale e dalla propen-sione formale della filosofia analitica, ri-chiama gli aspetti etici ed esistenziali dellasignificazione, ancorandola ad una dimen-sione umana e materiale. Filosofi e lingui-sti come Charles S. Peirce, Charles Morris,Louis Hjelmslev, Michail M. Bachtin eFerruccio Rossi-Landi sono riconosciutipromotori di una linea paradigmatica alter-nativa a quella formalista e strutturale.Nel suo studio, Cosimo Caputo proponeuna filosofia del linguaggio che propendeverso una concezione fenomenologica, esi-stenziale ed etica della comunicazione se-gnica, tentando di dare consistenza ad unalinea paradigmatica della filosofia del lin-guaggio che trova in Hjelmslev il suo cen-tro di forza e che si protende all’indietroverso Wilhelm von Humboldt e in avantiverso Rossi-Landi. A Hjelmslev Caputo hadedicato in precedenza Il segno di Giano.Studi su Louis Hjelmslev (Milano 1986) eSu Hjelmslev. La nuvola di Amleto: segno,senso e filosofia del linguaggio (Napoli,1993); in quest’ultimo studio prevale l’at-tenzione a rintracciare intorno al concettodi “materia” un asse culturale che consentealla filosofia del linguaggio di proporsicome luogo di incontro della ricerca cono-scitiva ed etica.Nel concetto hjelmsleviano di “materia”Caputo riconosce il presupposto della suaconcezione della linguistica come forma-zione di senso e di un allontanamento dauna linguistica strutturale e formale. Lamateria del linguaggio si presenta comeuna “classe di variabili” che, nella suaalterità, eccede rispetto a ogni determina-zione ontologica o logica. Riprendendouna classificazione della storia della lin-guistica proposta da Raffaele Simone, se-condo la quale ad un paradigma dell’arbi-trarietà (esplicitato pienamente da Ferdi-nand de Saussure e dalla linguistica struttu-rale) si contrappone un paradigma della

sostanza, che valorizza la sostanza fonica eil processo umano di significazione, Capu-to osserva che Hjelmslev procede dal para-digma dell’arbitrarietà al paradigma dellasostanza, che mostra connessioni con ilconcetto di “sottinteso” di Bachtin, con la“forma di vita” di Ludwig Wittgenstein,con l’“oggetto” di Peirce.In Humboldt, fa notare Caputo, la dialetti-ca materia-forma rinvia a un’attività spon-tanea del linguaggio, osservato nella suanatura spirituale e creativa e nella sua dina-mica storica. L’energeia, in una incessantedialettica con gli erga, mette in rapportol’azione del soggetto spirituale con i limitioggettivi del materiale linguistico. In Ros-si-Landi la filosofia del linguaggio assumeuna torsione sociale ed economica, dovedeterminante è il concetto di lavoro, chepermette di intendere le lingue come pro-dotti (erga) rispetto ad un linguaggio chelavora in termini materialistici e storici(energeia). Nella sua attenzione alle prati-che linguistiche del parlare comune, Rossi-Landi modula la “materia signata” alla lucedi una semiosi, vista come incessante “col-laborazione”, nella quale la dinamica ditrasformazione/produzione spezza ogniidentità chiusa e risolve il linguaggio nel-l’accadere del mondo.Con toni diversi e una maggiore attenzioneal versante letterario, ma all’interno dellostesso orizzonte filosofico, si muove Su-san Petrilli, con un volume in cui sonorielaborati saggi, relazioni e introduzioniprodotti fra il 1988 e il 1995. Studiosa diCharles Morris e Rossi-Landi (dei quali hacurato l’epistolario in lingua inglese), Pe-trilli fa ruotare il paradigma semiotico dellasostanza segnica attorno all’opera di Victo-ria Lady Welby, studiosa di filosofia dellinguaggio, ma anche di questioni etico-sociali e pedagogiche, contemporanea diPeirce, alla quale Petrilli ha già dedicatoSignifics, semiotica e significazione (Bari1988) e Su Victoria Lady Welby. Tra signi-fics e filosofia del linguaggio (di prossimapubblicazione per la ESI, Napoli).Intorno alla teoria del significato segnicoelaborata da Lady Welby, Petrilli costrui-sce raccordi e confronti che motivano l’in-terazione stretta tra materia segnica e inter-pretazione. In questa prospettiva vengonoesaminate numerose proposte novecente-sche di “semiotica dell’interpretazione” che,diversamente dalla linguistica strutturaledi origine saussuriana, segnalano la speci-ficità dell’interazione comunicativa uma-na: la dialogicità polisemica individuata daBachtin, la “semiosi illimitata” di Peirce,l’analisi pragmatica del rapporto tra segni,valori e comportamenti, sviluppata daCharles Morris e poi, con un più accen-tuato spessore materialistico, da Rossi-Landi e da Ponzio, che interagiscono conla semiotica di Welby in un reticolo in cuinon mancano anche puntuali annotazionisulla semiosi della traduzione, sui “segnidel silenzio” e sul senso della scritturapoetica in Robert Graves. G.P.

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Sören Kierkegaard

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Kierkegaard negli Stati Uniti

L’opera di Kierkegaard è attualmenteal centro dell’attenzione degli studiosistatunitensi. In SELVES IN DISCORD AND

RESOLVE: KIERKEGAARD’S MORAL-RELIGIOUS

PSYCHOLOGY FROM ‘EITHER/OR’ TO ‘SICK-NESS UNTO DEATH’ (Mettersi in discus-sione e trovare una soluzione. La psi-cologia morale-religiosa di Kierke-gaard da ‘Aut-Aut’ alla ‘Malattia mor-tale’, Routledge, Londra 1996) EdwardMooney sottolinea come nei ritrattipoetico-letterari presenti nelle operedi Kierkegaard s’intreccino riflessionidialettico-filosofiche, che aprono aduna sorta di psicologia morale-religio-sa calata in un “contesto comunicati-vo”. Lo studio di Sylvia Walsh, LIVING

POETICALLY: KIERKEGAARD’S EXISTENTIAL AE-STHETICS (Vivere poeticamente: l’este-tica esistenziale di Kierkegaard, Penn.State Press, Pennsylvania 1995), con-sidera invece l’elemento poetico inKierkegaard non come un qualcosa dicontrapposto alle altre dimensioni, macome una componente che deve esse-re rapportata all’interpretazione eti-co-religiosa indicata da Kierkegaard.

Secondo Edward Mooney la peculiaritàdell’opera di Kierkegaard risiede nelsuo porsi al bivio tra un’analisi razionalee una composizione lirica, senza giunge-re però a un’astratta teoria dell’io e nep-pure ad una teoria dei principi morali odelle virtù pubbliche. Muovendo dal rap-porto tra filosofia e poesia, Mooneymostra come Kierkegaard assimili l’ere-dità kantiana di una immaginazione cheunisce la libertà della ragione alla crea-tività poetica, combinando la critica scet-tica col “linguaggio poetico del cuore” eanticipando in questo Nietzsche e Hei-degger. Il cammino da Kant a Kierke-gaard, attraverso Nietzsche e Heidegger,identifica una tradizione di pensiero in cuii confini tra l’ambito poetico, filosofico,letterario e ideologico diventano proble-matici, pur non cadendo in forme di irrazio-nalismo. Nell’opera di Kierkegaard, sot-tolinea Mooney, agisce una ragione nonteoretica e non strumentale, impegnatain un giudizio comparativo volto a dare

intelligibilità alla crescita, al cambia-mento, alla transizione e alla conversio-ne morale.In Aut-Aut, fa notare Mooney, la sfera este-tica viene ricomposta da Kierkegaard in ter-mini religioso-morali attraverso l’analisi ditemi quali l’amore, la creatività, il rispetto.Nella Postilla conclusiva non scientifica(1846) l’idea di ripetizione e di ripresa èmessa in opposizione a quella platonica direminiscenza; ne La ripresa (1843) questoconcetto viene opposto invece a quello hege-liano di mediazione. L’immediatezza inizia-le dell’arte è per Kierkegaard parallela allaseconda immediatezza dell’esperienza reli-giosa, sebbene la sfera religiosa e quellaestetica non debbano essere fuse insieme, inquanto entrambe sono forme dell’immedia-tezza, non sono cioè mediate da un giudizioriflessivo o discorsivo. Con una formula chericorda il movimento dell’esperienza di He-gel, Kierkegaard sottolinea come la ripresanon annulli, né cancelli, la percezione inizia-le ma, al contrario di Hegel, l’approfondi-mento del significato avviene in virtù diqualcosa che trascende il primo momento.In Timore e tremore, osserva Mooney, la“sospensione teleologica dell’etica”, è quel-la di una visione del conflitto morale basatasu una deliberazione semi-legale in favore diun più ampio e più profondo modello ditransizione. In tale prospettiva, Timore etremore apre la discussione sulla questionedello statuto dell’etica e sul problema se ilcomando divino possa sospenderla. La Po-stilla conclusiva non scientifica permetteinvece a Mooney di delineare una serie ditemi inerenti la soggettività, come il temadella nascita e della morte, del significatodella vita, della responsabilità, sviluppan-do un confronto con l’opera di ThomasNagel, che ha affrontato un tema paralleloa quello della Postilla conclusiva: comereintegrare la verità della soggettività sen-za eliminare i diritti dell’oggettività.Con l’intento di rivalutare l’importanzadell’elemento poetico in Kierkegaard, Syl-via Walsh individua nell’opera kierkegaar-diana una concezione etico-religiosa dellapoesia, in cui la dimensione etica, esteticae religiosa della vita umana sono conside-rate come integrate l’una con l’altra, inopposizione all’interpretazione tradizionaleche vede nello stadio estetico il gradino più

basso dei livelli della vita rispetto a quelloetico e religioso.Walsh individua nel pensiero di Kierke-gaard una prima fase, che si sviluppa, apartire dal 1844, da Aut-Aut fino alle Bri-ciole di filosofia e Il concetto dell’ango-scia, in cui Kierkegaard parla del “viverepoetico” in relazione al romanticismo tede-sco. A differenza di altri pensatori, come adesempio Nietzsche, la dimensione esteticadell’esistenza non è posta da Kierkegaardin relazione alla “creazione” dell’io, inaccordo con una natura prestabilita, ma èbasata sullo “sviluppo”. Questa dimensio-ne è possibile solamente per l’individuoreligioso, che possiede un’infinità interiorein virtù della sua relazione con l’eternocome possibilità. Questa interiorità devefar sì che una trasformazione e uno svilup-po della nostra attualità possano compiersiall’interno di un orientamento religioso.Nella seconda fase (1845-1848), in cuiWalsh prende come riferimento gli Stadisul cammino della vita e la Postilla conclu-siva non scientifica, le obiezioni di Kierke-gaard alla poesia diventano prevalenti, purnel riconoscimento di un importante ruoloesistenziale dell’elemento poetico. QuiKierkegaard distingue tra autori “veri” e“falsi”: i primi hanno una “visione dellavita” globale, attraverso la quale vedono sestessi e il mondo; i secondi dirigono sem-plicemente se stessi attraverso una serie diproblemi, che non hanno veramente analiz-zato, per giungere ad una conclusione. Nellafase finale (1849-1852), che viene messa inrelazione con opere specificatamente reli-giose, quali La malattia mortale ed Eserci-zio del cristianesimo, Kierkegaard, secon-do Walsh, vede se stesso come un “poetadella religione cristiana” e considera i suoiultimi scritti religiosi come una sorta dicomposizione poetica, senza tuttavia di-menticare mai l’importanza primaria dellarealizzazione esistenziale.Da ultimo Walsh propone un confronto conle prospettive del “pensiero della differen-za” del femminismo francese postmodernocon l’obiettivo di chiedersi, attraverso Kie-rkegaard, se la differenza di genere possamai fornire un adeguato senso di auto-identità, esortandoci a cogliere non le dif-ferenze, ma piuttosto gli elementi comunidella nostra umanità. M.B.

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Alle originidel pensiero di Herder

Il pensiero di Herder è oggetto d’ana-lisi nello studio di Ralph Häfner,JOHANN GOTTFRIED HERDERS KULTURENT-STEHUNGSLEHRE. METHODE SEINES GESCHI-CHTSDENKENS (La teoria della nascitadella cultura in Johann GottfriedHerder. Il metodo del suo pensierostorico, Felix Meiner, Amburgo1995), in cui ci viene proposta un’im-magine innovativa del filosofo tede-sco, che insiste sul suo rapporto dicontinuità con la tradizione.

Comunemente conosciuto come ispira-tore dello Sturm und Drang, Herder ap-pare nella storia del pensiero come per-sonaggio di rottura rispetto alla tradizio-ne, se non addirittura come il fautore diun “riorientamento” delle forme dellariflessione. Tale immagine viene smen-tita dalla ricerca di Ralph Häfner, cherisalendo alle fonti e al metodo del pen-siero storico elaborato da Herder tra il1762 e il 1780 ne evidenzia la dipenden-za da nuclei problematici tradizionali,da lui stesso semplicemente ripresi,modernizzati e riformulati.Documento chiave dello studio di Häfner ècostituito dal catalogo dei testi contenutinella biblioteca privata di Herder, realizza-to in occasione del trasferimento a Weimaril 21 giugno 1776. I riferimenti bibliografi-ci contenuti nel catalogo permettono infattiun’analisi critica degli scritti postumi diHerder, in gran parte ancora inediti, chemodificano l’interpretazione tradizionaledel filosofo come «pensatore autoctono eoriginale», «precursore dei romantici, del-lo storicismo e dell’evoluzionismo». Difatto, riconducendone il pensiero all’antro-pologia, allo studio delle manifestazionidell’animo umano, Häfner mostra come laconcezione di Herder appaia ancora pro-fondamente legata alla tradizione europea,in una sorta di «modernizzazione di anticheforme di pensiero».Mostrando una notevole sensibilità peril rilievo critico del dettaglio, Häfnerriconduce i contenuti degli scritti postu-mi di Herder a varie fonti rinascimentalie precartesiane, nonché agli scritti delmistico francese Pierre Poiret e al sen-sualismo francese, tra le cui produzionispicca il saggio Phisique de la beauté(Fisica della bellezza, 1748) di Morelly,particolarmente determinante per la de-finizione del pensiero estetico di Her-der. Non manca naturalmente nelle con-siderazioni di Häfner l’influsso di Kant,di cui Herder frequentò le lezioni uni-versitarie a Königsberg, scrupolosamentedocumentato in appendice al suo studiodalla pubblicazione di un manoscrittogiovanile inedito di Herder, che risentecon evidenza dell’influsso del critici-smo. L’interesse storico di Herder sem-bra invece essersi maturato, secondo

Häfner, in seguito al rapporto con lostorico Johann Christoph Gatterer, suocollega a Göttingen.Nonostante la quantità dei dati raccolti,la ricerca di Häfner trascura tuttavia al-cune fonti di importanza capitale per lacomprensione del pensiero storico diHerder, come i diari dei viaggiatori delXVII e XVIII secolo o gli scritti degliilluministi scozzesi, privilegiando le fon-ti antiche e mancando il riferimento aitesti centrali della produzione herderia-na (Saggio sull’origine del linguaggio,Il diario del mio viaggio nel 1769, Il piùantico documento del genere umano).Herder non si è limitato a modernizzareunità problematiche tradizionali, comevuole Häfner, ma ha operato una vera epropria rivoluzione al duplice livellodella lingua e del repertorio formale del-la filosofia. La tecnica di traduzione diHerder è un importante elemento indicati-vo del suo rapporto con le fonti. Con latraduzione e la fusione della filosofia sco-lastica, del sensualismo francese e del-l’empirismo inglese in un tedesco nuovo,attento alla creatività linguistica di Klop-stock, Lessing e del giovane Goethe, Her-der perviene alla definizione della linguaadeguata per la rappresentazione della sto-ria dell’animo umano. L.R.

Passato e futurodella psicoanalisi

In uno studio dal titolo: DER ZUKUNFT

DER PSYCHOANALYSE (Il futuro della psi-coanalisi, Suhrkamp, Francoforte s/M. 1995), l’analista e medico fribur-ghese Johannes Cremerius s’inter-roga sulla scottante questione dellostatuto scientifico della psicoanali-si. Che la discussione e il confrontocritico fra i sostenitori della psicoa-nalisi non sia un fatto recente, maanzi rappresenti uno dei motivi con-duttori della sua storia centenaria ètestimoniato da un volume, a curadi Ludger M. Hermanns, dal titolosignificativo: SPALTUNGEN IN DER GE-SCHICHTE DER PSYCHOANALYSE (Scissio-ni nella storia della psicoanalisi,Diskord, Tubinga 1995).

Nel suo studio, Johannes Cremerius sidomanda se attualmente la psicoanalisisia in grado di offrire un contributo si-gnificativo allo sviluppo culturale odier-no e all’approfondimento della nostracomprensione del mondo, o se invece,anche in seguito ai rivolgimenti critici eallo sforzo di autoriflessione degli ulti-mi decenni, si debba concludere che essaha ormai esaurito il suo compito. Inoltre,continua Cremerius, si tratta di stabilirese nell’evoluzione della disciplina pre-varrà l’aspetto medico-scientifico, op-

pure la dimensione filosofica e storico-spirituale. Per parte sua Cremerius siaugura che la psicoanalisi stabilisca unlegame sempre più stretto con le altrescienze umane e cerca quindi di fornire,anche attraverso un confronto con la suastoria, delle indicazioni utili per un’ulte-riore crescita in tale direzione.In particolare, la psicoanalisi, secondoCremerius, dovrebbe diventare una“scienza normale”; essa dovrebbe cioècollegarsi all’istituzione universitaria, alfine di rendere più pragmatico e raziona-le anche l’esercizio della professione.Soltanto la cooperazione con altri campidel sapere e della prassi può rendereinfatti più concrete e circostanziate leaspettative, altrimenti astratte, ripostenella psicoanalisi, quale contributo allosviluppo culturale e sociale dell’uomo.Bersaglio polemico di Cremerius è l’idea,sostenuta soprattutto in Francia, di unapsicoanalisi come scienza istituzional-mente autonoma, senza legami con laburocrazia o l’ideologia scientifica do-minante.Spaltungen in der Geschichte derPsychoanalyse raccoglie gli atti di uncongresso che si è tenuto a Berlino nel-l’estate del 1994 e presenta una visioned’insieme delle numerose scissioni espaccature che hanno costellato il per-corso della psicoanalisi sin dagli esordi.Viene così rievocato il drammatico rap-porto tra Freud e il suo allievo prediletto,Carl Gustav Jung, che porterà quest’ul-timo alla fondazione della psicologia delprofondo, prima alternativa alla psicoa-nalisi freudiana. In altri interventi vieneinvece riproposta la polemica tra Freud eFerenczi, tra Anna Freud e MelanieKlein, per giungere infine ad un esamedelle differenze che caratterizzano at-tualmente le scuole psicoanalitiche inGermania, Austria, Francia, Stati Uniti eSud America.Interessante è notare, dagli interventipresenti nel volume, come negli studiosidi fama internazionale che hanno parte-cipato al congresso sia prevalsa la ten-denza a conferire al dibattito e alla pole-mica una connotazione più positiva chenegativa. Non solo nell’ambito dellapsicoanalisi, ma anche nella mitologia enella storia delle religioni spesso si giun-ge a spaccature, per impedire, o almenoattenuare, la portata di ulteriori, macro-scopiche scissioni che in certi casi pos-sono condurre alla decadenza o alla di-struzione di una forma culturale. Allostesso modo, le discussioni critiche chehanno animato la storia della psicoanali-si hanno spesso costituito delle occasio-ni di crescita, di autochiarificazione e diarricchimento. A.M.

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Elogio della filosofia francese

Lo studio di Michel Serres ELOGE DE LA

PHILOSOPHIE EN LANGUE FRANÇAISE (Elogiodella filosofia in lingua francese, Fa-yard, Parigi 1995) viene a coronare ilsuo impegno decennale di ideatore dellacollana «Corpus des oeuvres de philo-sophie en langue française» (Corpusdelle opere di filosofia in lingua france-se), iniziata nel 1984 e di cui è statopubblicato proprio ora il centesimovolume, DE L’UNIVERSALITÉ EUROPÉENNE DE

LA LANGUE FRANÇAISE (Dell’universalitàeuropea della lingua francese, Fayard,Parigi 1995), che riunisce i testi redattiin occasione di un concorso indettodall’Accademia reale di Berlino nel 1784.

Il «Corpus des oeuvres de philosophie enlangue française», attualmente diretto daChristiane Frémont, ha come obiettivo lapubblicazione di testi specificamente filoso-fici, mai più riediti dopo la loro prima appa-rizione, ma che si rivelano interessanti per-ché «preparano il nostro tempo, lo spieganoe ne annunciano gli esiti». Alla collana siaffianca la rivista «Corpus», che contribui-sce a illustrarne e sostenerne le scelte. Tranon molto, con il sostegno del Ministerodella Ricerca, tutte le opere sinora pubblicatesaranno disponibili anche su CD-ROM.Si tratta di un’operazione volta a riscopriree rivalutare la specificità della tradizionefilosofica francofona contro la fascinazio-ne subita dagli intellettuali d’oltralpe pergli esiti speculativi tedeschi e anglosasso-ni. Le stesse peculiarità stilistiche e argo-mentative della filosofia di lingua francesesono state misconosciute e sostituite constili di pensiero estranei. Ma quali sonoqueste peculiarità?A parere di Michel Serres, esse vanno ricer-cate nel fatto che molte opere filosofichefrancesi sono state scritte da non-specialistie sono nate al di fuori dell’ambiente accade-mico: l’individuo si sostituiva alla scuola; lasua esclusione dal circuito dei professionistiera fonte e garanzia di originalità. Gentiluo-mini, abati, medici, militari, giornalisti, ci-mentandosi con la speculazione, hanno testi-moniato la loro predilezione per una traspa-renza di linguaggio e un’eleganza di scritturache sono state a lungo la caratteristica prin-cipale della filosofia francese. Del resto, sitratta di elementi che risalgono all’opzionecartesiana per la chiarezza e la distinzione,principi che non hanno mancato di rispec-chiarsi nello stile di scrittura di Descartes,contro il gergo fumoso e involuto della Scuo-la. Inoltre, la diffidenza nei confronti dell’ac-cademia è sfociata, in Francia, in un’attitudi-ne enciclopedica, manifestazione di una cu-riosità senza limiti, capace di confrontarsicon la ricchezza e la molteplicità del reale.Insomma, la filosofia francese non ha maivoluto essere una disciplina esoterica, ma unsapere per tutti e alla portata di tutti, privo dipedantismo e refrattario a concettualizzazio-ni troppo rigide. Sebbene si tratti di evidenti

generalizzazioni, è impossibile non vederenelle due correnti individuate da Serres -quella enciclopedica, per cui tutto può essereoggetto di riflessione filosofica, e quelladella semplicità e della chiarezza nello stileespositivo - tratti rintracciabili, insieme oseparatamente, nella maggior parte delleopere filosofiche francesi.Per quanto riguarda il presente, deplorandol’utilizzo di un linguaggio oscuro (di prove-nienza per lo più tedesca e di matrice heideg-geriana), Serres dichiara la propria preferen-za per stili di pensiero che riescano a rendereconto della sovrabbondanza e caoticità delmondo. Riprendere coscienza della propriaprovenienza, delle tradizioni autoctone, do-vrebbe, secondo Serres, dare un nuovo im-pulso alla speculazione e non essere soltantoun lavoro di memoria e di mera conservazio-ne. Così, in questa ricerca delle tracce edell’insegnamento dei padri, Serres non silimita a riproporre alla nostra attenzione, perquanto riguarda il Novecento, pensatori comeBergson o Poincaré, ma anche un poetacome Charles Péguy. D.F.

Nuove edizioni di Josef König

La recente pubblicazione in Germaniadi alcune opere di Josef König mette adisposizione degli studiosi nuove fontiper la conoscenza del pensiero di unfilosofo originale, ma ancora scarsa-mente noto. Si tratta delle KLEINE SCHRIF-TEN (Scritti brevi, a cura di G. Dahms,Alber, Friburgo i/Br. - Monaco di Bavie-ra 1994) e dei corsi di lezioni, DER LOGI-SCHE UNTERSCHIED THEORETISCHER UND PRAK-TISCHER SÄTZE UND SEINE PHILOSOPHISCHE

BEDEUTUNG (La differenza logica fra pro-posizioni pratiche e teoretiche e il suosignificato filosofico, a cura di F. Küm-mel, Alber, Friburgo i/Br. - Monaco diBaviera 1994), a cui si aggiunge il car-teggio degli anni 1923-1933 tra König eHelmuth Plessner, BRIEFWECHSEL 1923 BIS

1933 (a cura di H.-U. Lessing e A. Mut-zenbecher, Alber, Friburgo i/Br. - Mo-naco di Baviera 1994).

La filosofia di Josef König - affermava il suoallievo Günter Patzig nel 1974, al momentodella morte del maestro - è priva di quel“plusvalore” ideologico che tiene vivo l’in-teresse “popolare” e “pubblico” per la filoso-fia. Ancora oggi quello di König è un nomesconosciuto al pubblico dei non specialisti.Difficile inserirlo in classificazioni di scuo-la: la sua ricerca si caratterizza anzitutto perla renitenza a fissare il vivo movimento delpensiero in punti di vista costituiti. Lo scarsotasso ideologico-emotivo della sua filosofiaderiva, più che da una scelta metodologica di“rigore” o di “scientificità”, dalla convinzio-ne che la caratteristica principale dei proble-mi filosofici sia quella di poter essere posti erisolti in quello stesso elemento del linguag-

gio che costituisce il loro humus vitale.Il tentativo di determinare le condizioni dipossibilità del discorso filosofico non insenso logico-formale, ma mettendo alla pro-va la capacità del discorso di esprimere unarealtà, costituisce il filo conduttore di tutto ilpensiero di König, che nell’insieme si carat-terizza come una serie di “ricerche nell’am-bito di confine tra logica, ontologia e filoso-fia del linguaggio” - così peraltro suona ilsottotitolo della sua tesi di abilitazione Seinund Denken (Essere e pensare, 1936). L’ap-proccio descrittivo-analitico ai problemi fi-losofici e l’individuazione del discorso comecapacità centrale dell’essere umano e comeoggetto dell’indagine filosofica accomuna-no König a pensatori come Georg Misch, dicui fu allievo all’università di Göttingen, eHans Lipps.König inizia la propria attività filosoficasotto il segno della filosofia della vita dil-theyana, nel senso sobrio e non ideologicoconferito a questo termine da Misch. Al-l’influsso del pensiero misch-diltheyano siaggiungono le sollecitazioni di Husserl, diHeidegger e di Russell, fuse in un orizzon-te di pensiero originale. Il suo atteggiamen-to di pensiero distante dalle mode e dalleideologie si traduce in parsimonia nel pub-blicare: oltre alle tesi di dottorato e diabilitazione, König ha dato alle stampesolo sei saggi, raccolti nel 1978 da GünterPatzig nel volume Vorträge und Aufsätze(Conferenze e saggi), e la monografia Ge-org Misch als Philosoph (G.M. come filo-sofo, 1967). Con la recente pubblicazionedel carteggio con Plessner, degli scrittibrevi, dei corsi sul problema della differen-za tra proposizioni teoriche e pratiche, laquantità degli scritti di König risulta cosìquasi triplicata in un colpo solo.Le Kleine Schriften raccolgono una serie diconferenze tenute da König negli anni Tren-ta e Cinquanta sulla filosofia dell’esisten-za, sul problema della responsabilità dellascienza, sul concetto di sviluppo e su quellodi metafora. Nel Briefwechsel con Plessneremerge con vivacità il rapporto di Königcon la cosiddetta Dilthey-Schule di Gottin-ga. Alcune lettere delineano, come osservaFrithjof Rodi nella “Prefazione” al volu-me, il contrasto tra la produttività di Ples-sner, ben inserito nei meccanismi accade-mici, e la lentezza di König, una sorta di«spensieratezza rispetto a se stesso», comeegli stesso la chiamava. Oltre all’immaginedi un König mediatore tra Plessner, chevive a Colonia dove ha studiato con MaxScheler, e il gruppo di Gottinga, nel qualePlessner desidera essere accolto, il carteg-gio offre anche una testimonianza dell’in-teresse suscitato dall’allora giovane Hei-degger e dalla sua filosofia. Di grandeinteresse anche la lunga “lettera-saggio”,pubblicata in appendice, in cui König ana-lizza ampiamente e dettagliatamente il te-sto di Plessner, Die Einheit der Sinne (L’uni-tà dei sensi).Con il titolo: Der logische Unterschied the-oretischer und praktischer Sätze und seine

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philosophische Bedeutung, Friedrich Küm-mel, a cui si deve l’unica presentazioneorganica a tutt’oggi esistente del pensierodi König, il saggio Josef König. Versucheiner Würdigung seines Werkes, ha raccol-to, introdotto e commentato i manoscrittidei corsi tenuti da König negli anni Cin-quanta su un ambito particolare della logi-ca, la tradizionale suddivisione degli enun-ciati apofantici in universali, particolari esingolari, rilevando una differenza “forma-le” o “radicale” tra le proposizioni “teore-tiche” (enunciati universali e particolari) equelle “pratiche” (enunciati singolari).Il problema trattato in questi corsi costitu-isce un’articolazione del tema di fondo delpensiero di König, quello della specificitàdell’essere degli oggetti spirituali, la cuicaratteristica è di essere quello che sonosolo in quanto vengono colti da un sogget-to. Parlare di soggetto implica però già unascelta filosofica di carattere “cartesiano”.In quanto si concretizza solo nei suoi “ef-fetti” (come König mostra nel saggio DieNatur der ästhetischen Wirkung - “La natu-ra dell’effetto estetico”), lo spirituale nonpuò essere ridotto ai concetti di “soggetto”e di “oggetto”. Fenomeno ambivalente, lospirito ha sempre a che fare goethianamen-te con la trasposizione, l’intuizione, il mu-tamento di forma; ciò risulta non solo dal-l’analisi dell’effetto estetico, ma anche daquella delle proposizioni pratiche. Questesi distinguono, in quanto sono strettamenteintrecciate al contesto in cui hanno origine,dalle proposizioni teoretiche, che esprimo-no rapporti puramente concettuali. In que-sto König sembra riprendere il tentativomischiano di fondare le forme logiche nellavita, trasformando l’ermeneutica della vitain quella che è stata chiamata una “logicaermeneutica”. M.M.

Etica e tradizione ebraicain Spinoza

Lo studio di Filippo Mignini, ETICA. IN-TRODUZIONE ALLA LETTURA (La Nuova Ita-lia Scientifica, Roma 1995), rappresen-ta un utile strumento per la compren-sione dell’etica spinoziana, le cui varieparti risultano strettamente connessesecondo un percorso che va dal con-cetto di sostanza divina alle modalitàdi raggiungimento della libertà uma-na. In SPINOZA E IL CONCETTO DELLA TRADI-ZIONE EBRAICA (Franco Angeli, Milano1996) Mino Chamla analizza il rappor-to tra Spinoza e la tradizione ebraica,sottolineando come nell’interpretazio-ne spinoziana dell’ebraismo predomi-ni la componente conoscitiva rivoltaal Sommo Bene.

Lo studio di Filippo Mignini non vuoleessere né un’esegesi, né un commento filo-logico, né tantomeno un’interpretazione

complessiva dell’opera di Spinoza; si pro-pone piuttosto di consentire un’esperienzadi comprensione dell’etica spinoziana comefilosofia di vita, la cui meta è la libertàumana. Il metodo “geometrico”, adottatoqui da Spinoza, si basa su nozioni intelligi-bili per se stesse, semplicemente e univer-salmente comprensibili, dalle quali si de-ducono necessariamente tutte le altre no-zioni. Le varie parti di cui si componel’Etica risultano così collegate tra loro se-condo una struttura che partendo da unprincipio centrale, secondo il quale l’esse-re è una sostanza intesa come potenza oforza, fa derivare le altre parti. La costru-zione dell’etica, osserva Mignini, si rivelainfatti “autofondativa”, poiché procede daalcune «verità semplici ed evidenti», dallequali vengono dedotte le altre verità.Secondo Spinoza, Dio coincide con unasostanza assoluta, unica e infinita, caratte-rizzata da infiniti attributi, che è causa di sée insieme causa di tutto ciò che è presentenella natura. L’uomo non si identifica conla sostanza, ma con il “modo”, in quanto è«assolutamente determinato nell’essenza,nell’esistenza e nell’azione dalla sostanzae dalla serie infinita degli altri modi». Ilfulcro della concezione etica di Spinoza, fanotare Mignini, è il conseguimento da par-te dell’uomo della libertà, che coincide conl’acquisizione di «una vita affettiva regola-ta dalla conoscenza adeguata». Per Spino-za, l’uomo non può raggiungere la comple-ta liberazione dalle passioni, non potendofare a meno dell’immaginazione; l’unicalibertà perseguibile dall’uomo è quella chegli consente di avere una certa autonomiarispetto alle cause esterne, dal momentoche nell’uomo si troveranno sempre uncerto numero di idee inadeguate. Compitoprincipale di una dottrina etica è dunque,per Spinoza, di sviluppare nell’uomo lacapacità di tramutare la passione in azione,perfezionando in lui la forza di autoconser-vazione.Per quanto riguarda il rapporto di Spinozacon la tradizione ebraica, Mino Chamlamostra nel suo studio come l’ebraismospinoziano non possa essere consideratoun puro fattore biografico, o un «arsenaleinerte di spunti filosofici», ma sia stretta-mente collegato con la “verità nella storia”,anche se per Spinoza non può esserci storiadella verità, poiché non esiste un progressoevolutivo dell’umanità.Nel rivolgersi alla tradizione ebraica, fa no-tare Chamla, Spinoza si occupa principal-mente delle grandi tappe della storia ebraica,riservando particolare attenzione al conflittoteologico-politico. L’ebraismo non è, perSpinoza, l’unico depositario della verità; essorappresenta piuttosto un’esperienza storica espirituale. In questo, Spinoza critica in parti-colar modo il concetto ebraico tradizionaledi elezione; critica spesso interpretata comeuna difesa delle componenti politiche controquelle teocratiche e religiose, mentre perChamla, pur senza entrare in conflitto conquesta interpretazione, è tuttavia possibile

anche individuare in essa un invito indirizza-to agli ebrei all’emancipazione politica ri-spetto a tutto ciò che può ostacolare le “ra-gioni della conoscenza”. Nella sua criticadell’ebraismo, sottolinea Chamla, Spinoza ècondizionato dal suo rapporto con la tradi-zione in generale e quindi non può esserericondotto ad una semplice condanna di essa.Per Spinoza esistono essenzialmente duemodalità differenti di considerare la tradizio-ne, delle quali una è più specificamenteumana e l’altra, invece, è orientata verso laconsiderazione da parte dell’uomo del “Som-mo Bene”. Ciò che, pertanto, dirige la consi-derazione spinoziana dell’ebraismo è sem-pre la relazione tra «la modalità umana e lasostanzialità divina». M.Mi.

Sulla pittura e lo spettacolo

Con il titolo: PENSIERI SULLA PITTURA (acura di M. Cometa, trad. it. di J.N. deAzara, Aesthetica, Palermo 1996),viene pubblicato in edizione italianauno scritto del pittore-filosofoRaphael Mengs incentrato sulla te-matica della bellezza connessa al-l’idea della perfezione, sul gusto in-teso come capacità di scelta e sul-l’imitazione della natura negli anti-chi greci. Una critica moralistica al-l’arte dello spettacolo, fondata sul-l’esaltazione delle passioni umane edominata dall’inganno e dalla fin-zione, è, invece, quella che muoveRousseau nella LETTERA SUGLI SPETTA-COLI (a cura di F.W. Lupi, Aesthetica,Palermo 1995), scritta in reazionealla proposta di D’Alembert di apri-re teatri a Ginevra.

Pittore-filosofo, seguace e divulgatoredegli ideali di Winckelmann, RaphaelMengs rappresenta uno dei protagonistidel neoclassicismo, anche se dopo la suamorte è stata trascurata la sua importan-za. Le riflessioni di Mengs sulla pitturamuovono dall’analisi del significato dellabellezza, che deve essere riprodotta nel-le opere pittoriche come scopo principa-le. Per Mengs, bellezza significa perfe-zione, manifestazione visibile dell’invi-sibile perfezione divina; in quanto «pun-to indivisibile che contiene in sé tutte leproprietà e tutte le perfezioni», la bellez-za non può risiedere nella materia, puressendone “l’anima”, cioè quello cherende vivi i fenomeni naturali. Di frontealla bellezza naturale l’anima umana siperde, rimanendo attratta e incantata; sitratta di un intenso rapimento, che donaalla natura un significato vitale. Ciò cheinvece non è bello per l’uomo rimane lìcome inerte, opaca materia muta nel suomortale silenzio, incapace di parlare al-l’anima umana.Se la bellezza costituisce il vertice subli-

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me di tutte le perfezioni, l’arte, per Men-gs, supera la natura nella sua capacità dirappresentarla. Scopo della pittura è ap-punto quello di imitare, di riprodurre lanatura, in contrapposizione alle teorieche privilegiano la componente immagi-nativa e astratta. La superiorità dell’artesulla natura, come mostra Mengs, derivadal fatto che mentre l’uomo è costrettoad adeguarsi alla natura, poiché essaoffre un campione rigido e immodifica-bile di bellezze naturali, attraverso laforza duttile dell’arte e la sua mancanzadi vincoli l’uomo può scegliere tra tuttigli spettacoli naturali quelli più belli,creando una sintesi sublime della bellez-za. Così, mentre la natura è condannataalla necessità di riprodurre tutti i suoiaccidenti, l’arte manifesta libertà di mo-vimento tra le varie materie, realizzandola composizione più vicina all’idealedivino della perfezione. Al gusto Mengsattribuisce, nell’arte della pittura, la ca-pacità di scegliere gli elementi più bellidella natura, facendo in modo che cia-scuno di essi acquisisca il suo significa-to più autentico nell’armonia nel tutto.I tre più grandi maestri della pittura sono,per Mengs, Raffaello, Correggio e Ti-ziano, in quanto ognuno di essi ha saputoesprimere un aspetto importante dellaperfezione. Se Raffaello privilegial’espressione, che realizza nella compo-sizione e nel disegno, Correggio sceglieil dilettevole che ritrova in certe forme e inparticolar modo nel chiaro-scuro, mentreTiziano si dedica all’apparenza di veritàche si manifesta soprattutto nei colori. Su-periori ai moderni sono per Mengs gli anti-chi, in particolar modo i greci, perché mi-rando alla bellezza intesa come totalitàseppero unire il dilettevole, l’espressivo el’apparenza del colore.Nella Lettera sugli spettacoli Rousse-au condanna l’arte dello spettacolo,che avendo come scopo principale ilpiacere non fa che incrementare lenocive passioni umane invece di aiu-tare l’uomo a dominarle. Il teatro, nonavendo l’obiettivo di cambiare i co-stumi e i sentimenti umani, finisce conl’assecondare le tendenze istintiveumane, rivelandosi in ultima analisiimmorale. La condizione stessa delcommediante, sottolinea Rousseau, èuna condizione di “licenza” e di “im-moralità”, poiché in essa agisce l’in-ganno. Infatti l’attore, per poter espri-mere pienamente la sua professione,deve essere capace di trasformarsi inqualsiasi altro uomo, anche il più abiet-to, con il risultato finale di favorire latendenza al male.Per Rousseau, dunque, il teatro è sola-mente il palcoscenico dell’inganno, del-la finzione e della maschera, e manifestatutta la sua negatività nell’impedire lalimpidezza e la trasparenza dei rapportitra gli uomini. Di conseguenza, precisaRousseau, rispondendo alla proposta di

D’Alembert di aprire teatri a Ginevra,sarebbe più opportuno incentivare l’atti-vità dei circoli già presenti, che permet-tono rapporti moralmente più sani tra gliuomini, invece di istituire spettacoli chesi rivelano nocivi per la rettitudine mo-rale e l’onestà delle comunità. M.Mi.

L’opera filosofica di Alan Donagan

Un’esauriente rassegna dell’operadel filosofo australiano Alan Dona-gan, scomparso nel 1991, ci vieneofferta da due volumi che raccolgo-no i suoi scritti fondamentali: THE

PHILOSOPHICAL PAPERS OF ALAN DONA-GAN. VOLUME 1: HISTORICAL UNDERSTAN-DING AND THE HISTORY OF PHILOSOPHY.VOLUME 2: ACTION, REASON AND VALUE (Isaggi filosofici di Alan Donagan. Vol.1: Comprensione storica e storiadella filosofia. Vol. 2: Azione, ragio-ne e valore, University Press of Chi-cago, Chicago e Londra 1995). Gliinteressi di questo autore spazianodal confronto con Wittgenstein al-l’analisi dello storicismo, dallo stu-dio di Spinoza e Cartesio alla filoso-fia del diritto, con una particolareattenzione per i temi legati alla per-sona e all’etica.

Nell’Introduzione di J.E. Malpas, cura-tore dei due volumi dei saggi filosoficidi Alan Donagan, e nella Prefazioneagli stessi di Stephen Toulmin le originidel pensiero di questo autore vengonorintracciate, agli inizi degli anni Cin-quanta, all’interno del dibattito filosofi-co australiano, caratterizzato dalla pre-dominanza del messaggio wittgenstei-niano di Douglas Gasking, George Paule Camo Jackson.In Historical Understanding and the hi-story of Philosophy (Comprensione sto-rica e storia della filosofia) emergono inparticolare i quattro saggi su Spinoza. Ilprimo, del 1973, mostra come il concet-to spinoziano di eternità non sia da in-tendere come qualcosa al di fuori deltempo, ma vada invece concepito comedurata costante; ciò ha permesso a Spi-noza di sviluppare un’idea di sopravvi-venza individuale nella forma di unaperpetua autoconsapevolezza. Nel se-condo saggio, del 1980, Donagan sostie-ne, attraverso una ricostruzione del con-testo storico, che il monismo spinozianosia compatibile con un dualismo degliattributi, mentre nel saggio del 1981, suiconcetti di sostanza, essenza e attributo,viene analizzata l’obiezione di De Vries,secondo cui attributi differenti devonocostituire l’essenza di sostanze differen-ti. Infine, nel saggio del 1984, Donaganmostra come l’utilizzo della nozione diidea permetta a Spinoza di evitare gli

errori di Locke nell’identificare idee eimmagini, pur ammettendo che vi sonodifficoltà nell’applicare queste teorie allemoderne concezioni che mettono in re-lazione pensiero e linguaggio.Tra gli altri testi del primo volume tro-viamo un saggio del 1974, in cui vengo-no analizzate le tesi storicistiche, conparticolare attenzione alle posizioni diPopper; un saggio del 1978 sul duali-smo cartesiano; un’analisi della prosafilosofica del periodo vittoriano, nellaquale emerge lo stile di Berkeley (1968);uno scritto del 1972 sul metodo filosofi-co di Collingwood; un testo del 1963sugli universali e sul realismo metafisi-co, in cui Donagan giunge alla conclu-sione che la funzione di una teoria reali-stica degli universali è solamente nega-tiva; due saggi (1966 e 1977) su Witt-genstein, intorno al ruolo della sensa-zione e al rapporto con Ryle, in cui sisostiene che la concezione della filoso-fia come qualcosa di non teoretico abbiaprodotto risultati negativi e sia ora ne-cessario un ritorno a Kant; infine unoscritto del 1988, inedito, sulla storia del-la filosofia, che tenta di tenere insiemegli approcci storici e filosofici al soggetto.Nei saggi raccolti in Action, Reason andValue viene condotta un’analisi criticadella teoria dell’azione di Davidson, delconcetto di libertà e di determinismo inSellars e di quello di causalità e inten-zione in Von Wright, della teoria del-l’azione di Chisholm e del concetto dipersona umana, in cui Donagan mostra,sulla scorta della tradizione aristotelico-tomistica, come la concezione “romanti-ca” di persona implichi possibilità ipoteti-che, dovute all’influenza di Locke, chesemplicemente non si possono verificare.Gli altri saggi presenti nel volume af-frontano il tema etico e propongono unacritica dell’utilitarismo. Sebbene Dona-gan ritenga che Kant sbagli nel conside-rare in campo morale un principio for-male equivalente all’universalizzazionedel principio stesso, tuttavia la valuta-zione della concezione kantiana è statadistorta dall’interpretazione di Hegel.Seguono un saggio sull’etica medica(1977) e due sulla filosofia del diritto(1984). Nel primo di questi ultimi, in-centrato sul sistema accusatorio, Dona-gan sostiene che qualsiasi sistema socio-giuridico, in cui il sistema accusatorio eil controinterrogatorio non siano presen-ti, fallisce inevitabilmente nel rispettodella dignità dei suoi membri; il secon-do, sul diritto di non autoincriminarsi, èbasato sul fatto che, sebbene sia moral-mente corretto che una persona abbia ildiritto legale di non incriminare se stes-sa, questo diritto legale non coincidetuttavia con un diritto morale. M.B.

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Pál Szinyei Merse, Coppia di innamorati (1870, part.)

Ontologia, etica e politicain Jankélévitch

In traduzione italiana è oggi disponibileun’edizione parziale dell’opera princi-pale di Vladimir Jankélévitch, IL TRATTA-TO DELLE VIRTÙ (trad. it. di E. Klersy Imber-ciadori, a cura di F. Alberoni, introdu-zione di R. Maggiori, Garzanti, Milano1996). Oltre alle parti introduttive, dicarattere generale, intorno alla naturadelle conoscenze morali e al rapportofra individualità e alterità, questa edi-zione mette in evidenza, soprattutto, leriflessioni di Jankélévitch sulla temati-ca dell’amore e su quella della malvagi-tà. La monografia di Giovan BattistaVaccaro, ONTOLOGIA ED ETICA IN VLADIMIR

JANKÉLÉVITCH (Longo, Ravenna 1995) ten-ta un attraversamento dell’opera delfilosofo alla luce delle questioni riguar-danti l’ontologia della finitudine, nellaprospettiva della configurazione diun’etica della convenzione e di unapolitica neocontrattualistica.

Le 1500 pagine dell’opera principale di Vla-dimir Jankélévitch, Le traité des vertus(Parigi 1971), costituiscono, insieme, un’in-troduzione “metodologica” alla riflessioneetica del filosofo, un compendio del suopensiero, ma anche, in alcune sue parti, comenota Francesco Alberoni, un’esposizionetanto dettagliata di talune tematiche da poterdar luogo a più di un’opera autonoma. La

scelta delle parti tradotte nell’edizione italia-na si orienta invece, in particolare, oltre chesugli aspetti più generali del pensiero diJankélévitch, sulle tematiche della malvagi-tà e dell’amore.Sulla scorta dell’insegnamento di Bergson,l’interesse principale di Jankélévitch è rivol-to, in quest’opera, alla descrizione dell’espe-rienza interiore, concepita come un flusso dicoscienza. Secondo Alberoni, a fondamentodell’impianto analitico del Trattato dellevirtù vi è una concezione “quantica” deltempo e dell’esperienza. L’uomo non godemai, per sempre e ovunque, di uno statod’animo permanente e definitivo; ogni sen-timento costituisce uno stato passeggerodell’esperienza interiore, la quale può persi-stere in esso, oppure liberarsene. Nondime-no, ogni sentimento si presenta come assolu-to, totalizzante ed esclusivo: l’amore, o l’odio,ci sono o non ci sono. Ciò comporta che neglistati emotivi dell’esperienza concreta non sidia una mediazione tra sentimenti contra-stanti, bensì il loro contrasto irriducibile. Perquesto la sincera ammirazione, cioè la predi-sposizione favorevole verso una persona,può coniugarsi con una dose di malevolenza,cioè di invidia. Così accade anche nel casodell’amore: nel concreto, esso si verificacome scontro (non mediazione) fra una pul-sione egoistica, che spinge all’appropriazio-ne dell’oggetto del desiderio, e una altruisti-ca, che porta l’io all’“essere per l’altro”.Come ricorda a questo proposito RobertMaggiori, per Jankélévitch, di contro alla

prospettiva sostanzialista, non esistono benee male oggettivi, che qualifichino (in sensopositivo o negativo) la volontà, presuntacome neutra; volontà e intenzione sono be-nefiche, o sono malefiche.A partire da questa prospettiva etica, e con unaccento diverso da quello dell’interpretazio-ne di Alberoni, si apre la ricostruzione dellariflessione ontologica di Jankélévitch a ope-ra di Giovan Battista Vaccaro, secondo ilquale tanto la riflessione ontologica, quantoquella etica e politica si collocano, nel Nove-cento, nella temperie di una ricerca che po-trebbe essere definita come “filosofia dellacrisi”, dominata dal rifiuto delle categorieconcettuali e dello stile di pensiero che ave-vano caratterizzato la modernità. L’“indebo-limento dell’ontologia” trova infatti un suoriscontro nell’espunzione de facto, dalla ri-flessione etica, della tematizzazione delconcetto di bene. Tuttavia, fa notare Vacca-ro, il pensiero di Jankélévitch procede oltreun tale ambito concettuale, nel tentativo difornire, in ontologia come in etica, risposte“in positivo” alle questioni sollevate dalle“filosofie della crisi”. Significativamente,questo tentativo va di pari passi con quelloteso a fornire, della propria riflessione,un’esposizione non rapsodica (né, tantome-no, aforistica), bensì, come sottolinea Vac-caro, organica e quasi sistematica.Muovendo, in campo ontologico, dall’as-sunzione della radicale finitezza dell’essere,Jankélévitch procede attraverso l’assolutiz-zazione, in ambito etico, dell’irriducibilità

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Réne Magritte, L‘Art de vivre (1967, part.)

della persona umana. In tal modo, osservaVaccaro, l’analitica esistenziale riceve unpresupposto sostanzialistico, e trova qui lapropria fondazione. Ma la fuoriuscita dal-l’ambito delle “filosofie della crisi” è riscon-trabile, in Jankélévitch, anche nella possibi-lità di dedurre dalla critica morale (non eco-nomica) del capitalismo le indicazioni perconfigurare una “società rigenerata” comu-nistica, che sia in grado di rendere giustiziaal valore assoluto della persona umana. Nelsacrificio per amore dell’altro la finitezzaontologica dell’uomo si riconcilia con il suotempo e con la storia. Proprio per il fatto ditrarre dall’etica indicazioni concrete per l’agi-re e, all’inverso, di tener conto nell’analisietica dell’esperienza dell’agire umano, nonè legittimo, secondo Vaccaro, individuarenell’umanesimo comunista di Jankélévitchuna distinzione fra etica e morale: nellastoria, la prima diventa fondamento dellaseconda, nonché supporto per l’impegnopolitico. Supporto necessario, ma anche ne-cessitato: non c’è etica senza impegno, manon c’è teorizzazione valida senza la suapratica. F.C.

Il pensiero nomade di Deleuze

Di recente traduzione italiana, l’ulti-ma opera di Gilles Deleuze e FelixGuattari, CHE COS’È LA FILOSOFIA? (trad.it. di A. De Lorenzis, a cura e conpostfazione di C. Arcuri, Einaudi, Tori-no 1996), riprende, tra le varie questio-ni che interessavano ai due autori pocoprima della loro scomparsa, il temadel carattere nomadico del pensiero.Questa tematica figura anche al cen-tro dello studio di Adelino Zanini, MO-DERNITÀ E NOMADISMO (Calusca, Padova1995), nonché della ricostruzione com-plessiva del pensiero deleuzeano, com-piuta da Chiara di Marco nella mono-grafia DELEUZE E IL PENSIERO NOMADE (Fran-co Angeli, Milano 1995).

L’apparente genericità della domanda po-sta come titolo dell’ultima opera di GillesDeleuze e Felix Guattari, Che cos’è lafilosofia? è in verità indice di profondaradicalità: in quanto “opera ultima”, sotto-lineano i due autori, essa ammonisce che,essendo esaurito il tempo per la praticafilosofica, occorre interrogarsi sulla suaessenza. Non che tale interrogazione nonfosse presente già nella pratica; essa, tutta-via, viene ora resa esplicita con la libertàimposta dalla “cosa stessa”, che deve esse-re detta. In questa condizione, ribadisconoDeleuze e Guattari, la filosofia ritorna aessere ciò che era per i Greci: un “discorsod’amicizia”, fatto per amicizia di ciò chenon si possiede e a cui si tende, la sag-gezza, e fatto tra amici, cioè tra amantidella saggezza, accomunati dalla comu-ne ricerca.

A un’idea come questa è sotteso un intentopedagogico, sottolinea Carlo Arcuri, cu-ratore dell’edizione italiana, nella sua po-stfazione dal titolo: Le ultime lezioni sonogià state fatte, da sempre. «Quando lafilosofia crea dei concetti» - affermanoDeleuze e Guattari - «il suo scopo è, sem-pre, quello di cogliere un evento dalle cose,e dagli esseri». Ciò, tuttavia, non va intesoin alcun modo come rispecchiamento dellecose nel concetto; piuttosto, come loro in-terpretazione che, per quanto immanente alpiano delle cose stesse, crea “nuovi piani diimmanenza”. Così inteso, il concetto ap-partiene alla filosofia, e soltanto a essa. Inquesta prospettiva, osservano i due autori,le tre grandi forme del pensiero, arte, scien-za e filosofia, sono accomunate dal tentati-vo di affrontare il caos pensando, in un’al-ternativa irriducibile, o per sensazioni, oper funzioni, o per concetti. Esse si diffe-renziano, infatti, a partire dal rapporto cheintrattengono con l’infinito: mentre la scien-

za rinuncia, nella ricerca della referenza,all’infinità, e l’arte, di questa infinità per-duta, intende restituire un’espressione, «lafilosofia vuole salvare l’infinito dandogliconsistenza», attraverso la creazione dinuovi piani di immanenza, cioè di nuoverealtà. Per Deleuze e Guattari la funzionedel concetto è dunque quella di “aggiunge-re essere” alle cose, di arricchire di realtà ilreale, trasformandolo. La grandezza di unafilosofia sta non soltanto nella capacità deisuoi concetti di cogliere eventi, ma anche,e soprattutto, nella qualità degli eventi aiquali i suoi concetti richiamano il filosofoe chi lo ascolta.Il rapporto tra il concetto (ovvero, la filoso-fia), da un lato, e il reale, dall’altro, è ciòche, secondo Deleuze e Guattari, si defini-sce con il termine “utopia”. L’atto rivolu-zionario è in tal senso autoreferenziale, inquanto è, ad un tempo, concetto ed evento.Il pensiero rivoluzionario si esplica in unadimensione che si qualifica come topologi-

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ca, piuttosto che come cronologica: essoconsiste in una deterritorializzazione delmomento storico, in una sua evulsione dalcontinuum cronologico, al quale esso ap-partiene, e nella sua ricollocazione “in unaltro luogo”, cioè “in un’altra storia”. Inquesto senso, come i nomadi non hannouna storia, ma piuttosto una geografia, cosìla filosofia si definisce in una configurazio-ne spaziale, piuttosto che in una temporale:essa è “geofilosofia”.In Deleuze e il pensiero nomade, Chiara diMarco pone l’accento sull’aspetto di “inat-tualità” del pensiero di Deleuze, il cui uto-pismo trova le proprie radici nella sua con-cezione della filosofia: né pura riflessione,né attività comunicativa, ma esercizio, pra-tica di una razionalità critica. Questa prassidecostruttiva si sostanzia, tuttavia, in un’at-tività costruttiva in quanto necessità onto-logica intrinseca, fondata nella natura riter-ritorializzante del concetto. Il rapporto no-madico della filosofia con lo spazio, sotto-linea Di Marco, non consiste in una suafunzionalizzazione, quanto piuttosto in unacreazione. In questa prospettiva, il pensie-ro nomade si definisce come «un’estrania-zione, che è un porsi altrimenti nel proprioluogo, poiché solo nell’“impotere” a pen-sare l’evento come ciò che è ancora dapensare si rileva la più alta potenza delpensiero».L’ipotesi interpretativa che sorregge l’ana-lisi di Di Marco consiste nella possibilità dileggere tutta la riflessione di Deleuze comeun’ontologia dell’evento. Essa si presentacome una filosofia non categoriale dell’es-sere: l’affermazione radicale dell’univoci-tà dell’essere deve servire a salvaguardareil carattere irriducibile della differenzialitàdel molteplice. Ciò equivale a dichiararel’impossibilità, de jure, e l’illegittimità, defacto, di gerarchizzare le differenze che ilmolteplice presenta, sussumendole nelloschema ascensionale, ad un tempo ontolo-gico e assiologico, prodotto dalle catego-rizzazioni della metafisica essenzialista.Secondo Di Marco, la valenza teoretico-esistenziale della riflessione deleuzeana ap-partiene non al nichilismo “servile”, bensìa quello “tragico”, in quanto non si limita alamentare la perdita della gerarchizzabilitàdelle differenze, ma contesta tale gerar-chizzabilità affermando invece, in positi-vo, il polimorfismo della declinabilità del-l’essere univoco. Il pensiero nomadico,sottolinea Di Marco, mette in questionel’unità del soggetto cartesiano, il quale siridefinisce nel divenire, e nella molteplici-tà, secondo una duplice direzione: versol’“interno”, cioè verso la “cura di sé”, doveil soggetto si ridefinisce come “desideran-te”, e verso l’“esterno”, come riconosci-mento del diritto politico alla differenza.Quest’ultimo aspetto del pensiero nomadi-co di Deleuze e Guattari costituisce il puntofocale attorno al quale ruota lo studio diAdelino Zanini, che sottolinea come perDeleuze sia decisivo, fin dal momento delconfronto con l’empirismo, dar conto del

problema di come la “mente” divenga “sog-getto”, di come possa sorgere, dalla passi-vità originaria, l’attività del soggetto.Per Zanini, le acquisizioni teoriche di De-leuze diventano rilevanti ai fini della fon-dazione della questione etica, che deveessere radicata in un tempo e uno spaziosempre “presenti”, in quanto (marxiana-mente) storicamente determinati: la que-stione del soggetto, «in quanto problemapratico, si risolve a livello morale e politi-co». In Deleuze, rileva Zanini, la dissolu-zione dell’io non dà luogo ad una metafisi-ca dell’assenza del soggetto formale, bensìad una “politica dei corpi”. Nel mettere anudo la fallacia della rappresentazione sin-golare dell’identità personale, l’apologiadel desiderio, che attraversa Che cos’è lafilosofia?, diventa, in Deleuze, esperienzaschizoide di un corpo “politico”. Questaintende essere la risposta al problema inso-luto della modernità, in cui il soggetto,diventato plurale, nell’impossibilità di es-sere positivamente riconosciuto come tale,si ritrae in una molteplicità di universiomogenei, caratterizzata, anziché dalla dif-ferenzialità, dalla serialità.La rivendicazione della differenza, osservaZanini, passa in Deleuze attraverso il para-digma della costante migrazione, intesocome “sottrarsi a”; in questo si esprimepropriamente il “pensiero nomade”. Diquesta esperienza di sottrazione alle regoleserializzanti dell’organizzazione sociale epolitica Zanini sottolinea sia il caratterenon cronologico, sia la sua dimensione “u-topica”: dal momento che l’essere non è, insenso proprio, “in nessun luogo”, esso «nonsi territorializza mai; ovvero, si territoria-lizza sul deterritorializzato». Per questo,quella del nomade non è una vera e propriamigrazione; egli non passa da un puntoall’altro, bensì insiste, nella figura deleuze-ana della ripetizione, sul medesimo punto,che si rivela un “assoluto locale”. F.C.

Benjamin da giovane

La figura e l’opera di Benjamin vienenuovamente proposta all’attenzionedel pubblico tedesco con una recenteedizione delle sue lettere giovanili,GESAMMELTE BRIEFE, BAND 1, 1910-1918(Suhrkamp, Francoforte s/M. 1995), acura di Christoph Gödde e Henry Loni-tz. La raccolta aggiunge un ulteriorecontributo alle prospettive di ricercasu un autore considerato inattuale daisuoi stessi contemporanei e destinatodunque a godere di fama postuma.

Le lettere raccolte e pubblicate da Chri-stoph Gödde e Henry Lonitz offrono l’im-magine di un Benjamin giovane e ancoraimmaturo, ma già pienamente riconoscibilenei caratteri che lo contraddistinguerannonell’età matura e che Hanna Arendt stigma-

tizzò nel 1968 come inadeguatezza a ogniclassificazione, nonché incapacità di farsicomprendere. La cornice temporale di que-ste lettere coincide con il periodo che va dal1910 al 1918, anni segnati dalla politicaguglielmina, dalle inquietudini sociali del-l’impero e dall’impellenza della prima guer-ra mondiale. Nonostante ciò, negli scritti diBenjamin di questo periodo non compare ilriflesso di tale sfondo, mentre già si palesaquell’incapacità di appropriarsi della storiache lo caratterizzerà anche negli anni succes-sivi e che lo condurrà a mediare comunque ilsuo rapporto con la vita attraverso la rifles-sione, ad affrontare i problemi indirettamen-te, seppur a fondo, attraverso la rappresenta-zione degli scrittori e l’attività ermeneutica.Solo in due occasioni il giovane Benjamin siconfronta apertamente con il mondo esterno,nel rapporto con il suo “essere ebreo” e nelsuo impegno fattivo all’interno del movi-mento giovanile sorto attorno a GustavWyneken, per il quale conduce convintebattaglie in nome di un idealistico program-ma di riforme dell’insegnamento e dell’edu-cazione in generale. Del suo atteggiamentonei confronti del movimento giovanile cosìscrive all’amica Carla Seligson nel 1913:«Questa è la cosa più importante: noi nondobbiamo ancorarci a un’idea precisa, anchel’idea della cultura giovanile deve rappre-sentare solo una forma di illuminazione chepossa condurre lo spirito sulla via della chia-rezza»; si tratta di un rifiuto netto dellapolitica e della società, che agli occhi diBenjamin appare come corrotta e reificata,mentre la funzione del filosofo si profila giàper lui come quella di denunciare la catastro-fe e annunciare la possibile redenzione. Laparticolarità del rapporto di Benjamin con lacontemporaneità sta anche nel fatto che perlui l’origine ebraica ha una valenza pura-mente astratta e indica l’appartenenza aun’élite di «rappresentanti privilegiati dellospirito», ma non assume alcuna configura-zione politica. Sotto questo rispetto Benja-min si sente molto più vicino a Kafka, checome lui si mantenne estraneo al sionismo esi dedicò in modo totale all’arte, che non aquegli amici ebrei, come Scholem, più diret-tamente e concretamente coinvolti dalle im-plicazioni storico-sociali della loro identitàreligiosa.Dalle lettere affiora l’inadeguatezza diBenjamin di fronte alla vita quotidiana e lasua predisposizione all’isolamento, tanto cheall’età di ventidue anni scrive all’amico Her-bert Blumenthal: «Il mio silenzio è l’unicacaratteristica in cui i miei amici mi ricono-scono»; il che denota una piena coscienzadella propria mancanza di definizione, dellapropria impotenza individuale, che si risol-verà in una ricerca incessante dell’afferma-zione personale, fino all’adesione al marxi-smo rivoluzionario e alla fede incondiziona-ta nella soluzione messianica della storia.I temi peculiari della sua filosofia, dal mes-sianismo alla concezione della critica come“dissolvimento dell’opera nell’assoluto”, dalrispetto incondizionato per il Nome in ambi-

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to linguistico al rigetto di ogni forma disolidarietà ipocrita, risultano dunque già trac-ciati nella corrispondenza giovanile, checostituisce pertanto un valido supporto per lacomprensione di uno fra i filosofi più incom-presi di questo secolo. L.R.

Il caso Lyssenko

«La vicenda Lyssenko è finita. La sto-ria delle cause del lyssenkismo conti-nua»: così scriveva Louis Althussernella Prefazione al volume che nel 1976Dominique Lecourt dedicava al “casoLyssenko”, LYSSENKO. HISTOIRE RÉELLE

D’UNE “SCIENCE PROLÉTARIENNE”, (Lys-senko. Storia reale di una “scienzaproletaria”, PUF, Parigi 1995), che vie-ne ora ripubblicato con l’aggiunta diun saggio su Alexandr Bogdanov, dovel’affermazione del lyssenkismo vienemessa in relazione diretta con la “teo-ria delle due scienze”, la scienza “pro-letaria” e la quella “borghese”, chetanta importanza ebbe nello sviluppodel materialismo dialettico staliniano.

Pensato in origine come trattazione di unepisodio particolare nello sviluppo di una“scienza marxista”, lo studio di DominiqueLecourt assume una dimensione più gene-ralmente epistemologica, sino a fare del“caso Lyssenko”, dei suoi sviluppi e deisuoi presupposti teorici il crocevia diun’impostazione epistemologica che tra-scende ampiamente il solo ambito marxista.A questo proposito risulta illuminante loscritto posto in appendice al volume, AlexandrBogdanov, specchio dell’intellighentsia so-vietica, in cui Lecourt, allievo di Althusser edi Georges Canguilhem, rintraccia nella dot-trina di questo “discepolo russo di Mach” ilfondamento teorico della distinzione tra“scienza borghese” e “scienza proletaria”. Èinfatti una questione epistemologica quellache conduce Bogdanov a reinterpretare lanozione di esperienza, cuore del sensismomachiano, in termini di “esperienza di lavo-ro” e a definire quest’ultimo come processobiologico di adattamento dell’organismo al-l’ambiente. A partire da tale caratterizzazio-ne primitiva dell’esperienza, la scienza di-viene quindi «esperienza collettiva organiz-zata di lavoro» e le verità che essa introduceassumono valore non più oggettivo, ma piut-tosto legato alla temporalità storica.L’“empiriomonismo” bogdanoviano, osser-va Lecourt, concepisce la verità come “for-ma organizzatrice dell’esperienza”, e indivi-dua nella scienza l’espressione compiuta diuna particolare, e storicamente determinata,organizzazione dell’esperienza di lavoro.L’intrinseco carattere classista della scienzaassegna al proletariato il compito storico didefinire una nuova universalità, una scienzanuova capace di produrre delle descrizionidel nuovo mondo sorto dalla trasformazione

radicale operata dalla rivoluzione. Nell’evo-luzionismo storico di Bogdanov, solo questascienza nuova, questa “scienza proletaria”sarebbe stata in grado di descrivere in modosoddisfacente il mondo del proletariato alpotere.Su un tale retroterra teorico viene ora proiet-tata la dottrina di Lyssenko. Di fatto, purriproponendo invariato il testo del ’76, Le-court riesce a trasformarne completamentela problematica di riferimento, facendo del“caso Lyssenko” un episodio che oltrepassala dimensione di una mera lotta di potere. La“storia delle cause del lyssenkismo”, perusare l’espressione di Althusser, rappresen-ta infatti un problema epistemologico, primaancora che politico: l’interesse che gli anni didominio politico-scientifico del lyssenkismopresentano non dev’essere cercato, secondoLecourt, né nel valore scientifico della biolo-gia lyssenkista, né nell’analisi della presa delpotere da parte di un gruppo accademico, mapiuttosto nel particolare rapporto tra scienzae ideologia che vi si esprimeva e che impo-neva la creazione di una scienza proletaria el’accettazione di essa da parte della comuni-tà scientifica.La dottrina di Lyssenko è contenuta nelrapporto presentato all’Accademia dellescienze agricole dell’URSS nell’agosto 1948,nel quale veniva affrontata la «situazionedelle scienze biologiche» in Unione Sovieti-ca e le applicazioni all’agronomia scientificadella teoria dell’ereditarietà, in opposizionealla genetica mendeliana, accusata di renderconto dell’ereditarietà attraverso l’introdu-zione di elementi-vettore dei caratteri eredi-tari (i geni), immutabili e indipendenti daicondizionamenti ambientali, dunque meta-fisici. A tale genetica «reazionaria, metafisi-ca e idealista» Lyssenko contrapponeva una“biologia proletaria”, la cui idea centraleconsisteva nella possibilità di indurre muta-menti dei caratteri ereditari attraverso unamodificazione delle condizioni ambientalidi vita. Solo nel periodo in cui il lyssenkismosi andava affermando come dottrina di Stato,sottolinea Lecourt, lo sviluppo della biochi-mica e della citologia permetteva di appro-fondire la conoscenza della struttura cellula-re e dava luogo ai primi passi nel campo dellamanipolazione genetica, offrendo esiti ope-rativi alla genetica mendeliana. Così, di fronteall’impossibilità della genetica mendelia-na di intervenire sui caratteri ereditari, Lys-senko poteva presentarsi, nel corso deglianni Trenta e Quaranta, come il campionedella genetica “proletaria” e della teoriadell’ereditarietà dei caratteri acquisiti: l’ere-dità è per Lyssenko «la proprietà dell’orga-nismo vivente di esigere delle condizionideterminate per vivere e svilupparsi e direagire in maniera definita a tali o a talaltrecondizioni».Ripercorrendo l’origine agricola delle dot-trine di Lyssenko, la diffusione dei suoimetodi di ingegneria agricola attraverso ikolkhoz, la progressiva elaborazione delladottrina dell’“eredità adattativa” a partiredalle posizioni di Mitchurin e la conquista da

parte dei lyssenkisti delle posizioni accade-miche sino all’affermazione come “geneticadi Stato”, Lecourt mette in evidenza come«la storia del lyssenkismo sia la storia di unaformazione ideologica». Da insieme di pro-cedimenti tecnici di ingegneria agronomicail lyssenkismo diviene progressivamente unsistema ideologico che, innestandosi sullavecchia teoria delle “due scienze”, si propo-ne di fornire una “biologia proletaria” allanuova agricoltura collettivista.Nel 1950, Giulio Preti portava in Italia il“caso Lyssenko” come possibile esempio diun confronto tra “paradigmi” scientifici al-ternativi. Oggi è nell’assunto ad un tempoideologico ed epistemologico lungo il qualesi svolge la vicenda del lyssenkismo chedeve essere ritrovato l’interesse per questateoria dell’eredità adattativa, i cui capisaldiideologici rispondevano perfettamente allecaratteristiche di una “scienza proletaria”. Inquesta situazione, fa notare Lecourt, i carat-teri “proletari” di una dottrina poterono esse-re considerati canone sufficiente per soste-nerne la validità scientifica.Gli esiti catastrofici dei metodi adottati daLyssenko determinarono la fine della “gene-tica proletaria” e il ritorno agli studi, ormaiirrimediabilmente compromessi, di geneticaclassica. Resta comunque il fatto della “na-turalità” con cui una dottrina biologica inso-stenibile poté divenire ideologia di Stato. Intale rapporto tra ideologia, teoria delle duescienze e concezione della verità scientificaLecourt situa appunto l’interesse del “caso”Lyssenko. L.Sc.

Filosofia araba

Il mondo arabo ha prodotto essen-zialmente due correnti filosofiche, pro-venienti dall’opera di Avicenna e Aver-roè. Alcuni recenti studi si propongo-no di spiegare la loro opera, anche infunzione della cultura araba contem-poranea: AVERROÈ E L’INTELLETTO PUBBLI-CO (Manifesto Libri, Milano 1996), diAugusto Illuminati, che si soffermasull’impronta razionalistica e aristo-telica del filosofo; LA RAGIONE ARABA

(trad. it. di A. Serra, Feltrinelli, Milano1996), di Mohammed Abed al-Jabri,che propone il recupero della filosofiaaverroista per costituire una culturademocratica e tollerante in mediooriente; e L’UNIVERSO DI AVICENNA (trad.it. di S. Crapiz, Ecig, Genova 1995), diLenn E. Goodman, che affronta il pen-siero avicenniano di ispirazione neo-platonica.

Ricordato quasi esclusivamente in funzio-ne dell’ingresso di Aristotele in Occidente,Averroè sviluppò, in realtà, un sistemafilosofico in grado di competere con nomipiù celebri. Nel suo studio dedicato al filo-sofo, Augusto Illuminati descrive la figu-

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ra di Averroè a partire dagli elementi bio-grafici e procedendo poi all’esposizionedelle sue teorie. L’importanza di Averroè,ricorda Illuminati, è stata sino a ora oscura-ta dalle sue posizioni estremamente laichee provocatorie. In contrapposizione al mi-sticismo avicenniano che ben si addiceva alcristianesimo, le tesi di Averroè sono carat-terizzate da un forte razionalismo che, pren-dendo le mosse da Aristotele, rappresenta unpercorso assolutamente laico e originale.Le critiche ad Avicenna, e di conseguenzaal neoplatonismo cristiano, si concretizza-no fondamentalmente, secondo Illuminati,in due argomentazioni che, in buona so-stanza, rappresentano il fondamento delpensiero averroista. In primo luogo, Aver-roè sostiene l’eternità dell’universo che,coesistente al Motore Immobile, non deri-va da nessun atto creazionistico. In secon-do luogo, la filosofia averroista non tieneconto dell’anima individuale e prediligeuna sorta di Intelletto pubblico e universaleche deresponsabilizza l’individuo di fronteai grandi temi esistenziali. In questo modo,sprovvisto di un’anima individuale e im-mortale, l’uomo perde la paura dell’infernoe del giudizio divino ed entra di diritto inuna prospettiva laica e intellettuale.Il razionalismo di Averroè, e l’insistenzasul metodo critico e intellettuale, costitui-scono, secondo Mohammed Abed al-Ja-bri, il motivo della sua attualità e del suoinserimento della cultura contemporaneaaraba e occidentale. La ragione araba, in-fatti, lascia emergere, da una parte, undebito di riconoscenza al pensiero di Aver-roè, dall’altra la speranza che proprio le suetesi conducano il mondo arabo ad unaemancipazione dal fondamentalismo ver-so un rinnovamento democratico. Grazieall’individuazione dei tre ordini cognitivi,l’Indicazione, l’Illuminazione e la Dimo-strazione, che riscontrano il concetto diverità a partire dall’analisi sillogistica deitesti, Averroè ha rotto l’identità araba trafisica e metafisica, ponendo le basi per lostudio scientifico della natura. Utilizzandoil sillogismo aristotelico e il metodo assio-matico, Averroè ha messo in discussione ilmondo mistico e gnostico di Avicenna,che imponeva un forte legame anche trafilosofia e religione. Secondo Averroè,occorre controllare razionalmente ognidogma degli antichi per potere verificare lasua attendibilità, come nel caso del concet-to di emanazione o di anima individualeche, non derivando da una dimostrazionerigorosa, appaiono esclusivamente comemanifestazioni di misticismo religioso.Contrapposta allo spirito averroista, la filo-sofia di Avicenna costituisce l’altro ramodella speculazione araba. Se Averroè hainfluenzato i sistemi razionalistici comequello di Spinoza o di Hegel, Avicenna hacondizionato le filosofie della trascenden-za da Leibniz sino a Heidegger. Comedimostra lo studio di Lenin E. Goodman,i temi affrontati da Avicenna riguardano,infatti, problemi come la libertà, il tempo o

l’eternità, visti, sempre, in funzione di un’ot-tica della trascendenza.Questo studio, utile per chiunque vogliaconoscere il pensiero avicenniano nella suaglobalità, presenta il contesto storico e lavita di Avicenna in relazione alla sua operae alle sue tesi principali. Nell’intento dioperare una sintesi tra la filosofia aristote-lica e quella platonica, Avicenna sente lanecessità di conciliare la contingenza conla necessità e, quindi, l’eternità di Dio conla nascita del mondo. Rifiutando la coeter-nità di dio e universo in Aristotele, Avicen-na opta per le teorie neoplatoniche sul-l’emanazione, che rendono conto, da unaparte, della permanenza e immutabilità diDio e, dall’altra, della contingenza e imper-fezione del mondo. Proprio in linea conquesta distinzione, Avicenna sottolinea l’in-dividualità dell’anima, il concetto di UomoFluttuante, che, relativa all’esistenza sogget-tiva dell’uomo, si contrappone all’essenzanecessaria di Dio e precede il pensiero sog-gettivo moderno da Cartesio in avanti. A.S.

La vita e l’opera di Russell

La tesi revisionista di Michael Dum-mett, secondo cui alle origini dellafilosofia analitica vi è la svolta lingui-stica operata da Frege, e il ruolo diRussell è tutt’al più marginale, è mes-sa a dura prova in una raccolta di saggicurata da Monk e Palmer, dal titoloRUSSELL AND THE ORIGINS OF ANALYTICAL

PHILOSOPHY (Russell e le origini dellafilosofia analitica, Thommes Press,Bristol 1966), che contiene gli inter-venti di un convegno tenutosi a Sou-thampton nel 1995. Un’utile integra-zione di questo materiale è la biogra-fia di Ray Monk, BERTRAND RUSSELL: THE

SPIRIT OF SOLITUDE (Bertrand Russell: lospirito della solitudine, Cape, Londra1996), che prende in esame della vitadel filosofo dalla nascita ai primi annidel dopoguerra, ricostruendone nonsolo l’itinerario speculativo e il suorapporto con pensatori quali Whi-tehead, Wittgenstein, Lawrence, maanche la vita privata e affettiva nel suointrecciarsi con le vicende scientifichee teoretiche.

Contrariamente alle tesi di Dummett, seb-bene Russell non ponesse al centro dellesue indagini l’analisi linguistica, egli deveessere considerato un filosofo analitico. Asostegno di questa tesi si pronunciano, inparticolare, tra i vari saggi raccolti nelvolume Russell and the Origins of Analyti-cal Philosophy, gli scritti di Nicholas Grif-fin e Harold Noonan: il primo sottolineala natura essenzialmente non linguisticadella nozione di concetto denotativo conte-nuta nei Principles of Mathematics (Princi-pi di matematica, 1903); il secondo inter-

preta l’eliminazione di questi concetti, ope-rata in On Denoting (Sulla denotazione,1905), come parte di una strategia volta asalvaguardare la natura non linguistica del-l’analisi delle proposizioni. Nel volume,accanto ad altri saggi sulla logica, la mate-matica e l’epistemologia di Russell, com-paiono anche due interventi sulla sua ricer-ca in etica e in storia della filosofia.Russell non è certamente un filosofo anali-tico se si pone all’origine della filosofiaanalitica la svolta linguistica operata daFrege, e si caratterizza l’intero percorsosuccessivo come filosofia post-fregeana.Questa svolta portò Frege a trasformare lasua domanda iniziale (qual è la natura deinumeri) in una domanda sul significatodegli enunciati che contengono numerali.Radicalmente diversa da questa era invecela posizione di Russell, che riteneva che ilsignificato fosse, per la logica, del tuttoirrilevante, e che anche quando si reseconto, grazie all’influenza di Wittgenstein,che la logica era strettamente dipendentedal linguaggio, non provò di certo la gioiadella scoperta, ma qualcosa di molto vicinoalla disperazione della disillusione.Secondo Ray Monk (What is AnalyticalPhilosophy?) non è vero che la filosofiaanalitica sia essenzialmente post-fregeana,nel senso che, nello spirito di Frege, abbiaconsiderato e consideri tuttora la filosofiadel linguaggio come il fondamento dellafilosofia tutta intera. Ovviamente, se siaccetta il punto di vista di Dummett, Rus-sell non può essere considerato un filosofoanalitico, perché credeva profondamenteche fra tutte le cose di cui si occupa e si deveoccupare il filosofo non debba esservi illinguaggio: il filosofo si deve occupare delmondo. On Denoting è stato spesso cele-brato (erroneamente) alla luce del fatto chein esso Russell non si limitava a teorizzarel’importanza dell’analisi linguistica, né tan-tomeno riteneva che il significato delledescrizioni definite fosse un significatolinguistico, bensì sottolineava che per illogico la nozione centrale è una relazionelogica, e cioè la relazione di denotazione.In seguito all’incontro con Wittgenstein,Russell fu costretto a cambiare idea e ariconoscere che una comprensione del lin-guaggio è necessaria per conoscere le pro-posizioni della logica, ma questo non loindusse a porre l’analisi linguistica al cen-tro della filosofia, bensì ad ammettere chela logica non aveva, suo malgrado, tutto ilsignificato filosofico che egli le aveva ori-ginariamente attribuito.La stessa evoluzione del pensiero di Rus-sell, osserva Monk, mostra chiaramente lasua lontananza dallo spirito post-fregeanonel senso inteso da Dummett. Dal platoni-smo iniziale egli passa infatti ad un accen-tuato psicologismo: il problema del signifi-cato, che pure sussiste, è essenzialmente, inquesta fase, un problema psicologico. Lopsicologismo diventa la cornice dominantenel saggio L’analisi della mente, in cui siteorizza che la natura delle proposizioni

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Bertrand Russel

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vada compresa nei termini della capacitàdella mente di formarsi immagini, ovverodi compiere una serie di atti mentali e sisostiene in modo sorprendentemente hu-meano, che la credenza è una sensazionespecifica in relazione a un’immagine. Eancor più Russell accentua il suo psicologi-smo nel saggio successivo, An Inquiry intoMeaning and Truth (Ricerca sul significatoe la verità, 1930), polemicamente rivolto aipositivisti logici per il loro “pregiudiziolinguistico”. Ora, a proposito di questaforma di psicologismo, Monk fa notare chese mai una dottrina filosofica ha meritato ilnome di psicologia descrittiva, ebbene, èproprio questa. Ma, a questo proposito,nutriamo alcune forti riserve, perché per lapsicologia descrittiva nel senso del primoHusserl - che di questa fece il nucleo cen-trale del proprio programma filosofico -proprio lo psicologismo rappresentava unacaduta nello scetticismo da evitare congrande cura.Riprendendo un suo scritto recente, WasRussell an Analytical Philosopher? («Ra-tio», 9, 3, 1996), Monk accusa Dummett diaver trascurato nella sua interpretazione pro-prio la caratteristica definitoria della filoso-fia analitica, e cioè l’analisi. Se invece siaccetta questa definizione alternativa, fra leanime salve, oltre a Frege, vi sono Husserl,Meinong e lo stesso Russell, e fra i dannati viè certamente Wittgenstein. Questi infatti,osserva Monk, se da un lato teorizzava lanecessità della svolta linguistica e la mettevaindubbiamente in pratica, dall’altro non cre-deva affatto nell’analisi e cioè non ritenevaaffatto che compito della filosofia fosse prin-cipalmente (anche se non unicamente) indi-viduare in ogni intero complesso (proposi-zioni o altro) le parti elementari.Su un punto importante, tuttavia, Dummett eMonk concordano: su ciò che è (e deveessere) la filosofia analitica. Entrambi sotto-lineano l’esigenza (ancora ampiamente de-lusa) che la filosofia (analitica) debba esseresistematica e che solo in questo senso essapossa dare un contributo essenziale ad unprogetto che aspira alla ricerca della verità.Con la differenza che Dummett ritiene cheil primo passo fondamentale risieda nellacostruzione di una teoria sistematica delsignificato. E stupisce allora che egli mostriqualche incertezza sull’annoverare Wittgen-stein nel paradiso della filosofia analitica,dato che egli è consapevole del fatto cheWittgenstein non mirava affatto alla siste-maticità, né, tantomeno, alla costruzione diuna teoria del significato, che potesse esserefondante per la filosofia nel suo complesso.Per Wittgenstein non aveva alcun senso cer-care di fondare la filosofia su di una basescientifica. Proprio in questo ripudio dellamentalità scientifica in filosofia, e nel difen-dere invece l’idea del filosofo come di coluiche ripulisce i vialetti di un parco dell’im-mondizia lasciata dagli altri - l’immagine èdi Ayer - si misura tutta la distanza che correfra Wittgenstein e lo spirito della filosofiaanalitica, se ve ne è uno. Ma si ha anche una

vaga percezione della distanza che separavaRussell dal suo allievo. C.C.

Il tormentato rapporto tra Russell e Wittgen-stein è descritto in modo efficace da RayMonk nella biografia Bertrand Russell: theSpirit of Solitude. Russell nasce nel 1872 dauna delle famiglie più illuminate dell’aristo-crazia inglese, dalla quale erediterà le abitu-dini del libero pensiero, mostrando fin dagiovane una notevole intelligenza unita adolcezza e docilità, pur nella consapevolez-za della necessità della lotta per ottenere lafelicità. A undici anni risale la felice scopertadi Euclide che, secondo le stesse parole diRussell, fu l’esordio di una vita di intellettoe leggerezza insieme. Il bisogno della reli-gione, osserva d’altra parte Monk, caratte-rizzò un lungo periodo della sua vita, perquanto ne ritenesse sempre inaccettabili leforme convenzionali, a cui cercava di suppli-re con forme religiose di sua invenzione, chetuttavia si scontravano con il suo tempera-mento profondamente scettico. Russell nu-triva una passione particolare per le “epifa-nie”: così avvenne per la verità della ricercadi Cartesio sull’argomento ontologico del-l’esistenza di Dio; analogamente avvennecon Hegel.Dalla biografia di Monk emerge anche lagrande onestà intellettuale di Russell e la suacapacità di abbandonare una posizione unavolta convinto della correttezza della conce-zione opposta. Dopo il lungo e faticoso lavo-ro sui Principia mathematica, condotto conWhitehead, Russell si accorse che le basifondamentali di questa ricerca erano minac-ciate dal lavoro di Kurt Gödel; ciò tuttavianon invalidò completamente il suo lavoro,che permise comunque ad altri logici-mate-matici di sviluppare un importante teoria delcalcolo. Interessante risulta, in questo conte-sto, la ricostruzione da parte di Monk delrapporto con Wittgenstein, inizialmentedefinito da Russell come un tedesco moltopolemico e fastidioso, nonché un poco folle,per poi rendersi conto come questi fosseinvece privo di quella «falsa cortesia cheinterferisce con la verità». In Wittgenstein,Russell arrivò a vedere una sorta di eredeintellettuale, pur non rendendosi conto diquanto la sua passione teoretica fosse pro-fondamente distruttrice. Nel 1913 Wittgen-stein demolì la teoria del giudizio di Russelle ciò segnò un momento doloroso, ma deci-sivo, nella vita di quest’ultimo.Monk si sofferma anche sul rapporto chelegò Russell a D.H. Lawrence e che siconcluse drammaticamente con una letterad’invettive di quest’ultimo, al punto che perbreve tempo Russell arrivò addirittura a con-templare l’ipotesi del suicidio. Ciò che per-mise a Russell di uscire da questo statodepressivo fu il suo impegno politico e la sualotta contro la guerra, che gli fecero ancheassumere posizioni impopolari, allorché de-plorò il rifiuto degli alleati di fronte alleproposte di pace tedesche; questa posizio-ne provocò l’emarginazione di Russellda parte dell’ambiente accademico e

della sua classe sociale e l’avversionedell’opinione pubblica.Una parte importante della biografia di Monkè dedicata alla vita sentimentale di Russellattraverso un’ampia rassegna del suo episto-lario. Sebbene si professasse contrario a ogniforma di crudeltà e disonestà, emerge comeRussell, nei suoi rapporti amorosi, fossemolto spesso falso, crudele e opportunista,nonché ferocemente geloso delle sue aman-ti. I piaceri dell’amore, osserva Monk, trova-vano del resto in Russell un riscontro conquelli della ricerca scientifica, nonostanteuna evidente differenza tra l’onestà intellet-tuale e l’ipocrisia nelle relazioni amorose: lastesura in meno di tre mesi di The Principlesof Mathematics (Principi di matematica)venne da questi definita come una «luna dimiele intellettuale» che, come tutte le lune dimiele, si spense sotto la pressione della criti-ca di Wittgenstein. M.B.

Attraverso l’operadi Wittgenstein

I carteggi inediti fra Wittgenstein e isuoi interlocutori di Cambridge, pub-blicati con il titolo: CAMBRIDGE LETTERS

(Lettere di Cambridge, Blackwell,Oxford 1995), oltre a chiarire alcuneproblematiche teoriche, permettono difar emergere i rapporti ad un tempoamichevoli e conflittuali intrattenuti dalfilosofo viennese con Russell, Mooreecc. Un utile strumento per attraversa-re l’opera di Wittgenstein è anche undizionario dei termini filosofici wittgen-steiniani, A WITTGENSTEIN DICTIONARY (Di-zionario wittgensteiniano, Blackwell,Oxford 1995), curato da Hans JohannGlock, in cui sono presenti quasi uncentinaio di voci che aiutano a far chia-rezza sul suo pensiero.

Le Cambridge Letters di Ludwig Wittgen-stein, curate da Brian McGuinness e Ge-org Henrik von Wright, presentano uninteressante carteggio, fino a ora inedito, frail filosofo viennese e i suoi corrispondenti diCambridge: Russell, Moore, Keynes e Sraf-fa. Si scoprono qui elementi interessanti,come ad esempio il rischio corso dal Tracta-tus logico-philosophicus di non essere pub-blicato se non fosse stato per l’intervento el’appoggio generoso di Russell. L’impor-tanza del rapporto con Russell, sul piano nonsolo della ricerca logica, ma anche dell’aiutoreciproco e di una profonda amicizia, emer-ge chiaramente in queste lettere, che permet-tono anche di comprendere per quali motivi,negli ultimi anni, il loro rapporto si guastò,come si può ricavare da una lettera di Witt-genstein a Moore in cui Russell viene defini-to individuo spiacevole, loquace e superfi-ciale. Del resto il carattere particolare diWittgenstein emerge chiaramente anche conaltri interlocutori: Keynes, ad esempio, vie-

PROSPETTIVE DI RICERCA

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ne accusato di pensare che l’amicizia conWittgenstein non fosse altro per lui che unsistema per ottenere aiuto finanziario.La radicale onestà e sincerità di Wittgensteinemerge tuttavia in ogni occasione, come nelsuo giudizio sui Principia Ethica di Moore,testo fra l’altro profondamente apprezzatodalla comunità di Cambridge e che vieneinvece definito da Wittgenstein, in una lette-ra a Russell, come un testo prolisso che in trepagine dice ciò che potrebbe essere espressocomodamente in mezza: un lavoro che nonpuò sognarsi assolutamente di essere para-gonato alle opere di Frege o a quelle diRussell stesso.Queste lettere mettono anche in evidenza ilsenso di instabilità mentale di Wittgenstein,il suo senso di angoscia e di depressione,anche se non emergono espressamente nellelettere motivi di un ricorso ad aiuti psichiatri-ci; del resto era noto lo scetticismo di Witt-genstein nei confronti della teoria di Freud.Spesso un’ancora di salvezza era per luirappresentata dalla ricerca scientifica e daalcune intense amicizie, che tuttavia nonimpedivano momenti di profonda delusionee solitudine.A Hans Johann Glock si deve la cura e lastesura di un “dizionario wittgensteiniano”,nel quale vengono presi in considerazionequasi un centinaio di termini tecnici checaratterizzano l’opera del filosofo; terminiconiati ex novo o, se già presenti nel dibattitofilosofico, modificati radicalmente dallo stu-dioso viennese. Il dizionario ricopre così unimportante ruolo filologico ed esegetico. Ilvolume contiene inoltre una biografia intel-lettuale di Wittgenstein e un saggio in cuivengono delineati gli elementi fondamentalidelle diverse fasi del suo pensiero nella loroconnessione. M.B.

L’unità del pensierodi Schleiermacher

Il saggio di Christian Berner, LA PHI-LOSOPHIE DE SCHLEIERMACHER. HERMÉNEU-TIQUE-DIALECTIQUE-ETHIQUE (Cerf, Pari-gi 1995) è senza dubbio il primostudio in lingua francese a prenderein considerazione non semplicemen-te l’ermeneutica o la teologia, mal’unità sistematica del pensiero diSchleiermacher, allo stesso titolo diKant o di Hegel, dimostrando comeesso offra un’alternativa di grandisistemi dell’idealismo tedesco, purraccogliendone la sfida.

Nel suo studio, Christian Berner ricostru-isce la logica della filosofia di Schleierma-cher, mostrando come in essa dialettica edermeneutica si integrino nella prospettivaunitaria dell’etica, caratterizzata dall’aspira-zione razionale di costituire una comunità ein questo partecipe della motivazione e delfine della stessa attività filosofica. Un primo

aspetto che Berner mette in evidenza dellafilosofia di Schleiermacher è la critica del-l’immediatezza. L’idea di sentimento in Sch-leiermacher è un concetto la cui funzione è dimettere in risalto le aporie e le contraddizionidelle teorie idealistiche della coscienza di sé,che tendono a superare la finitudine dellasoggettività. Per Schleiermacher il soggettonon è la sua propria origine, ma si costituiscea partire da una dipendenza preliminare e invirtù di un agire che è parola e azione. Neisuoi discorsi e nei suoi atti individuali ilsoggetto si scopre, s’inventa e, attraversoquest’individuazione, mira alla comunità.Questo percorso è restituito con grandechiarezza da Berner, che legge l’ermeneu-tica di Schleiermacher soprattutto comeuna logica del discorso individuale, checoncerne il dialogo fra un io e un tu, laddo-ve all’interprete è lasciato il compito diricostruire ciò che è stato pensato ed espres-so dall’autore. Per Schleiermacher non c’èpensiero senza linguaggio e ogni discorso èdunque indirizzato, comunicato e comune.«Comprendere nella sua dimensione erme-neutica è dunque riconoscere l’altro nellacomunità»: il discorso individuale rinviaad una comunità che è anche misura dellaragione, e il cui orizzonte rappresenta“l’ethos dell’ermeneutica”.In Schleiermacher, fa notare Berner, l’er-meneutica non s’interessa che al senso deidiscorsi, che mira a determinare rigorosa-mente; è alla dialettica che tocca valutare illoro rapporto con l’essere, domandandosise quello che è detto è “vero”. Ermeneuticae dialettica rinviano così l’una all’altra enon possono comprendersi se non nellaloro complementarietà. In particolare, pre-cisa Berner, la dialettica vuole essere tantoil metodo concreto di produzione del sape-re a partire dal conflitto regolato delle pre-tese individuali di verità, quanto la rifles-sione critica sui differenti saperi costituiti.Più volte Schleiermacher sottolinea la di-mensione linguistica della dialettica; i con-flitti si esprimono in un dialogo e la dialet-tica è l’organizzazione del dialogo in vistadel sapere. Nella produzione comune delsapere si costituisce nello stesso tempo lacomunità dei sapienti: un “noi trascenden-tale”, una comunità storica determinata chesoppianta l’astrazione dell’“io trascenden-tale”. Al contempo, osserva Berner, il sa-pere s’inscrive in un divenire che è tradi-zione, ma anche attività critica ininterrotta.L’impulso alla conoscenza è dettato in Sch-leiermacher dal desiderio di costituire unacomunità umana diversificata. Pur evitan-do il ricorso ad una teoria dello spirito ditipo hegeliano, Schleiermacher, sottolineaBerner, non propone una semplice filoso-fia della cultura abbandonata al relativi-smo; la realizzazione dello spirito è il com-pito immanente alla comunità umana. Al dilà di ogni tentazione storicista, lo sforzoetico, che mira alla realizzazione della ra-gione nelle forme individuali e storiche,anima, secondo Berner, l’insieme del pro-getto teorico di Schleiermacher. F.M.Z.

Un dialogo sulla logicadi Aristotele

Con il titolo: POLITIAN AND SCHOLASTIC

LOGIC. AN UNKNOWN DIALOGUE BY A DOMENI-CAN FRIAR (Poliziano e la logica scolasti-ca. Un dialogo sconosciuto di un fratedomenicano, Olschki, Firenze 1995) Jo-nathan Hunt pubblica l’edizione criti-ca (con un’ampia introduzione) di undialogo quattrocentesco sulla dialetti-ca aristotelica tra due interlocutori ap-partenenti a due mondi contrapposti,la scolastica e la cultura umanistica. Ildialogo presenta sotto una diversaluce l’aristotelismo nella Firenze diLorenzo de Medici, considerata unbaluardo del neoplatonismo.

Il volume a cura di Jonathan Hunt presen-ta l’edizione critica del dialogo latino Denegocio logico, del domenicano France-sco Tommaso (1445/6-1514), priore diSanta Maria Novella a Firenze. Si tratta diun commento delle Isagogge di Porfirio,largamente debitore del Liber de praedica-bilibus di Alberto Magno; di fatto, il lessi-co, l’argomentazione, gli esempi sono distampo prettamente scolastico. L’interessemaggiore di questo dialogo proviene tutta-via dal suo destinatario, Angelo Poliziano,il poeta delle Stanze e delle Syluae, uno deiprimi grammatici-filologici dell’umanesi-mo, prossimo di Lorenzo il Magnifico.Umanista raffinato, conoscitore della lati-nità d’argento (allora non proprio di“moda”) e perfino del greco (una rarità perchi non era bizantino), Poliziano lesse ecommentò negli ultimi anni della sua vita(1490-94) le opere logiche di Aristotele,scatenando le ire dei suoi colleghi filosofi(Poliziano teneva infatti la cattedra di poe-tica e di retorica e non di filosofia). Ildialogo del domenicano risale all’anno 1480e mostra che l’interesse per la logica aristo-telica si manifestò in Poliziano molto pri-ma di quanto si pensi, sebbene l’umanistavi si consacrasse solo più tardi.Quest’edizione comporta almeno tre moti-vi d’interesse. Il primo è che testimonia diun incontro e di uno scambio fra un umani-sta e uno scolastico; se il primo si dedicaalla dialettica, il secondo dichiara aperta-mente la necessità di studiare sia il grecosia la retorica. Il domenicano condannainoltre il linguaggio “sottile” di alcuni com-mentatori scolastici e propugna un discor-so più semplice, quasi familiare. Il secondomotivo concerne la figura stessa di Polizia-no, i cui testi di logica sono pressochésconosciuti e la cui lettura specifica d’Ari-stotele resta poco studiata, allorché si mol-tiplicano gli studi sulla sua poesia. Infine,questo dialogo testimonia che l’interesseper Aristotele nell’ambiente umanista fio-rentino non provenne solamente dall’in-fluenza dei greci bizantini e più tardi daPico (l’amico della maturità di Poliziano).F.M.Z.

NOTIZIARIO

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NOTIZIARIOA partire dall’analisi dell’opera piùfamosa di Adam Smith: La ric-chezza delle nazioni, e delineandoil contesto ed i processi che hannoportato alla stesura di questo lavo-ro, Ian Simpson Ross, con THELIFE OF ADAM SMITH (La vita diAdam Smith, Clarendon Press,Oxford 1995), ci fornisce una bio-grafia dell’economista scozzese. Illavoro di Ross non è però sempli-cemente biografico, ma ricostrui-sce l’importanza che hanno avutonella stesura delle opere di Smithgli interessi crescenti dei mercantidi Glasgow e degli uomini di cultu-ra per un pensiero economico si-stematico. La ricchezza delle na-zioni è importante inoltre per leinfluenze che ha avuto sulla politi-ca britannica negli anni Ottanta delXVIII secolo, riguardo allo svilup-poi del libero commercio con laFrancia, arrivando così a costruirenon solo una teoria dell’economiapolitica interna, ma anche una teo-ria dei rapporti internazionali.Ponendo attenzione alle lezioni te-nute da Smith a Glasgow, Rosssottolinea come l’approcio storici-stico e naturalistico fosse il mede-simo sia nel campo dell’etica chedella giurisprudenza e del linguag-gio; un elemento che è possibilefar risalire ai teorici del giusnatu-ralismo del XVII secolo Grozio ePufendorf e che va unito all’in-fluenza di Montesquieu. L’atten-zione dedicata ai legami che inter-corrono fra la vita materiale, leistituzioni politiche e la strutturasociale è un’eredità che l’Illumini-smo scozzese ha lasciato a diversiautori quali Constant, Guizot eMarx. Ross mostra l’importanzache hanno avuto le Lectures onJurisprudence (Lezioni di giuri-sprudenza) quale base per l’elabo-razione della Ricchezza delle na-zioni e ricorda come questi lavorisarebbero dovuti culminare nellapubblicazione della Theory andHistory of Law and Government(Teoria e storia del diritto e delgoverno), che non venne però maiedita nonostante Smith vi avessededicato il resto della sua vita; Rossricostruisce il momento in cui Smi-th, temendo che la pubblicazionepostuma del suo lavoro incompletopotesse danneggiare la sua fama,ordinò ai suoi esecutori testamen-tari di bruciare il manoscritto da-vanti ai suoi occhi.Un altro elemento importante dellavoro di Ross è il ricorso puntualealla corrispondenza edita ed inedi-ta di Smith. Per quanto riguarda levicende più intime della vita dellostudioso scozzese poco può del re-sto essere detto, se non alcuni ac-cenni ad alcune passioni amorose eall’ipocondria che affliggeva l’eco-nomista. M.B.

Si è tenuta a Parigi il 23 e 24 novem-bre 1996, presso la sede dell’Une-sco, l’Assemblea generale del CON-SEIL INTERNATIONAL DE LA PHI-

LOSOPHIE ET DES SCIENCES HU-MAINES (International Council forPhilosophy and Humanistic Studies,CIPSH). Strutturato come federazio-ne di organizzazioni internazionalinel campo delle scienze umane, ilCIPSH costituisce il massimo orga-no mondiale di cooperazione e assi-stenza in questo settore e conta fra ipropri affiliati l’Unione AccademicaInternazionale (UAI), la Federazio-ne Internazionale delle Società Filo-sofiche (FISP), il Comitato Interna-zionale di Studi Storici (CISH), ilComitato Internazionale Permanen-te dei Linguisti (CIPL), la Federazio-ne Internazionale delle Società diStudi Classici (FIEC), l’Unione In-ternazionale di Studi Antropologicied Etnologici (UISAE), il ComitatoInternazionale per la Storia dell’Arte(CIHA), l’Associazione Internazio-nale per la Storia delle religioni(IAHR), la Federazione Internazio-nale di Lingue e Letterature Moder-ne (FILLM), l’Unione Internaziona-le di Studi Orientali ed Asiatici (UIE-OA), la Società Musicologica Inter-nazionale (SIM), l’Unione Interna-zionale di Scienze Preistoriche e pro-tostoriche (UISPP), ed il CongressoInternazionale di Studi Africani(CIAF). Presente in oltre 140 nazio-ni, costituisce il principale partnerdell’Unesco nel campo degli studiumanistici. Il CIPSH pubblica la ri-vista «Diogène».L’Assemblea generale di Parigi hanominato gli organi direttivi del Con-siglio e ha provveduto a indicare leprincipali attività del prossimo peri-odo. Alla Presidenza è stato confer-mato Jean d’Ormesson, dell’Acadé-mie Française, mentre alla Segrete-ria generale sono stati nominati JeanBingen (Belgio) e Luca M. Scaranti-no (Italia). Tra le attività previste, laprosecuzione del progetto Endange-red Languages e del World Lingui-stic Atlas, la prosecuzione della pub-blicazione dell’International Biblio-graphy of Philosophy e la coopera-zione con la Divisione della Filoso-fia dell’Unesco. Il CIPSH intendeinoltre rafforzare la propria collabo-razione con la comunità scientificaattraverso una capillare opera di dif-fusione delle proprie attività, strin-gendo accordi di collaborazione conistituzioni e pubblicazioni e apren-dosi alla partecipazione di singoliricercatori interessati a entrare in

contatto con le Federazioni Interna-zionali. Per informazioni: Luca M.Scarantino, Secrétaire général adj.,CIPSH - Maison de l’Unesco, 1, rueMiollis, 75015 Paris, France.

In coincidenza con il Convegno italo-francese “La filosofia e il suo inse-gnamento” tenutosi nel mese di otto-bre 1996, all’Istituto Banfi di ReggioEmilia, su filosofia e didattica dellafilosofia nei due paesi, il bollettino dimaggio-agosto 1996 della SocietàFilosofica Italiana (nuova serie) pre-senta un DOSSIER FRANCIA, a curadella stessa commissione della SFI,sui temi in discussione negli ultimianni a proposito della didattica dellafilosofia in Francia. Oltre ad una com-pleta introduzione, curata da JeanD’Yvoire (Bureau de coopération lin-guistique, Servizio Culturale del-l’Ambasciata di Francia in Italia), ildossier contiene interventi di A. deMonzie (Ispettore dell’IstruzionePubblica): “Istruzioni del 2 Settem-bre 1925”; N. Grataloup (Liceo Jean-Jaurés di Montreuil-sous-bois): “Lalingua al lavoro, il pensiero al lavo-ro”; M. Tozzi (Liceo Diderot, Nar-bonne): “Si può ‘didattizzare’ l’inse-gnamento filosofico?”; J. Muglioni(Ispettorato generale di filosofia): “Lalezione di Filosofia”. La sezione poisu “La filosofia e la sua pedagogia?”- a cura di F. Best (Ispettrice generaleall’ educazione nazionale), B. Bour-geois (Università di Parigi I), M. Con-che (professore emerito alla Sorbo-na), J.Dumont (professore emerito al-l’università di Lille III), J. Muglioni(Ispettorato generale di filosofia), M.Tozzi - tratta da una ricerca pubbli-cata in «La Philosophie et sa Péda-gogie» (giugno 1991) a cura del Cen-tro regionale di documentazione pe-dagogica di Lille. Chiudono il dos-sier due appendici sui programma difilosofia nelle scuole secondarie inFrancia .

Sarà un appuntamento fisso del tra-dizionale PREMIO LETTERARIOCASTIGLIONCELLO: LA NUOVASEZIONE DI FILOSOFIA, intra-presa in via sperimentale e cheprende avvio dagli incontri filoso-fici che si tengono a Castiglioncel-

lo dal 1995, si terrà al CastelloPasquini il 22 febbraio 1997. Isti-tuita nel mese di agosto 1996 pervolontà dell’Assessorato alla Cul-tura della Pubblica Amministra-zione del Comune di RosignanoMarittimo (Antonella Musu, tel.0586 792218) e dell’Azienda dipromozione Turistica di Livorno,con il patrocinio della camera diCommercio Industria e Artigiana-to di Livorno e della Provincia diLivorno, la nuova sezione - la cuigiuria è formata da Paolo Rossi,Adriano Fabris, Alfonso Iacono,Enrico Moriconi, Giovanni Manet-ti, Vinicio Giannotti - costituisceuna svolta per il Premio che inten-de così aprirsi a iniziative di piùampio respiro verso la promozionedella ricerca filosofica.

Un tema, una serie di saggi, unariscoperta e un inedito: questa lastruttura de I CASTELLI DI YALE, lanuova rivista a periodicità annualepubblicata da Vallecchi Editore (Fi-renze, 055-293477), curata da ungruppo di docenti della Facoltà diLettere e Filosofia dell’Università diFerrara e diretta da Giancarlo Cara-belli e Mario Miegge. “Newton el’Apocalisse” è il tema del primonumero che ospita le relazioni diGiulio Giorello, Maurizio Mamianie Mario Miegge tenute durante unseminario svoltosi all’Università diFerrara; seguono i saggi di MarcoBertozzi sulla teoria delle grandi con-figurazioni astrali nel Rinascimen-to, di Paolo Pullega su “Note carte-siane”, di Paola Zanardi su Hume eTrenchard e di Simonetta Scandella-ri sul costituzionalista spagnolo difine Settecento Valentìn de Foron-da. La “riscoperta” è dedicata allatraduzione italiana del saggio di geo-politica dell’inglese Halford JohnMackinder, Il perno geografico del-la storia e “inedita” è una lungalettera di Giacomo Casanova a Cate-rina di Russia.(Informazioni: Francesca Mellone,Biblioteca Ariostea, tel. 207392 ePaola Zanardi, Facoltà di Lettere eFilosofia, tel. 293518).

La genesi dell’etica è il tema delprimo numero della nuova rivista“BIOLOGIA E SOCIETÀ”, pub-blicata da Edizioni D’Antropolo-gia (Milano, via Palma 4, tel. 0229000672 - 58303958) e che facapo al laboratorio di Socioantro-pologia dell’Università La Sapien-za di Roma. È disponibile nellelibrerie Feltrinelli e Universitariea lire 3.000.

Il 10 dicembre 1996 è scomparso aNew York GIORGIO TAGLIACOZ-ZO, docente di Storia delle Ideealla New York School for SocialResearch, collaboratore alla “Voi-ce of America” - a lui si deve il

a cura di Luisa Santonocito

NOTIZIARIO

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successo del programma radiofo-nico “l’Università per Radio ‘Gu-glielmo Marconi’” - e artefice del-la diffusione del pensiero di Giam-battista Vico in tutto il mondo.Convinto che il problema dell’uni-tà della conoscenza fosse, primache una istanza filosofica, un’aspi-razione umana radicata nella co-scienza degli esseri umani, nel 1959Tagliacozzo elaborò una prima rap-presentazione arborea della cono-scenza, da cui traspariva il suo in-teresse per la filosofia delle formesimboliche di Ernst Cassirer e diSusanne Langer. Nel 1961 l’incon-tro con Giambattista Vico e la sco-perta della sostanziale affinità del-le idee fondamentali del suo Treecon quelle dell’Albero della sa-pienza nella Scienza Nuova (1744),lo indussero a dedicare le proprieenergie alla “resurrection” deglistudi sul filosofo napoletano. Que-sto avvenne attraverso la realizza-zione di una serie di convegni dalui stesso organizzati - “Giambat-tista Vico: An International Sym-posium” (1989); “Vico’s Scienceof Humanity” (1976); “Vico andContemporary Thought” (1979);“Vico: Past and Present” (1981);“Vico and Marx: Affinities andContrasts” (1983) ; “Vico andJoyce” (1987); la conferenza mon-diale “Vico a Venezia” (1978) - lacreazione a New York dell’Institu-te for Vico Studies e del periodico«New Vico Studies», edito dallostesso Institute, nonchè attraversoi suoi lavoriMy Vichian Journay: ACronology (New Vico Studies,1996) e Unity of Knowledge: fromSpeculation to Science , determi-nanti per la scoperta della dendro-gnoseology, la nuova scienza conla quale Tagliacozzo realizzò l’esi-genza che Vico aveva espresso sindal tempo della prima orazione,cioè di unire in un principio tutta laconoscenza umana e divina. F.R.

Una protesta multimediale viene dalmondo di Internet, sottoscritta dapiù di duemila dottorandi e dottoridi ricerca della università umani-stiche e scientifiche italiane. Attra-verso una LETTERA APERTA SUL-LA CONDIZIONE DEL DOTTORA-TO DI RICERCA IN ITALIA rivoltaalla Presidenza del Consiglio dei Mi-nistri, al Ministero dell’Università del-la Ricerca Scientifica e Tecnologica,al Consiglio Universitario Naziona-le, ai Rettorati delle Università Italia-ne - il cui testo è disponibile su WorldWide Web all’indirizzo http://distart.ing.unibo.it/dott/ - questo par-ticolare gruppo di ricerca, natodallo scambio di corrispondenzasu rete Internet a partire dal 9 gen-naio 1996, avanza precise richiestedi revisione e riconoscimento dellafigura del dottore di ricerca in Ita-lia. Tra queste, la diffusione di in-formazioni sulla figura del dottoredi ricerca presso l’industria priva-ta, l’inclusione del titolo di dottoredi ricerca fra quelli valutabili in

tutti i concorsi pubblici e nell’ac-cesso agli enti pubblici e alle am-ministrazioni dello Stato, l’adegua-mento della borsa di studio al costoattuale della vita, l’apertura di untavolo di discussione sulla revisio-ne degli aspetti centralistici e orga-nizzativi dei corsi di dottorato.

IL DIPARTIMENTO DI STUDISULLA STORIA DEL PENSIEROEUROPEO “M.F. SCIACCA”(DISSPE) dell’Università di Ge-nova, composto da una ventina didocenti quasi tutti scolari e disce-poli di Sciacca e diretto da MariaAdelaide Raschini, (e costituito nel1993), ha dato vita al periodico«Studi Europei» edito da Olschki ediretto da Pier Paolo Ottonello -che, nel suo primo volume, racco-glie tra gli altri saggi di J. Uscate-scu, E. Moutsopoulos, A. Caturel-li, V. Stella. Il secondo volume(1994) raccoglie gli atti delle “Gior-nate gentiliane” realizzate nell’ottobre del ’94, con contributi diM.A. Raschini, V. Stella, G. Seme-rari, A. Negri, G.M. Pozzo, F. Ra-vaglioli, J. Uscatescu. Il terzovolume raccoglie, nella sua primaampia sezione, gli atti del “Semi-nario Platonico” svolto nel febbra-io del ’95 e imperniato sull’impor-tante volume di Gian Carlo Duran-ti, Verso un Platone “terzo”, pub-blicato come terzo della sezione“Saggi filosofici” della Collana delDISSPE (Venezia, Marsilio, 1995,pp. 330). È intento programmaticodel DISSPE dare crescente spaziospecialistico, specie in «Studi Eu-ropei», alle problematiche euro-peistiche nei loro sviluppi degliultimi cinquant’anni.Il DISSPE siè costituito sulla base del CentroInteruniversitario di Ricerca per laPaideia Europea, diretto da Raschi-ni, che ha visto collaborare studio-si di dieci università europee e lecui ricerche sono rifluite in buonaparte nei 36 volumi del la collana“Categorie Europee” (Ed. Japadre)usciti fra 1’85 e il ’94, nonché nelpe riodico internazionale «Filoso-fia oggi», fondato nel ’78 da Ra-schini e Ottonello. Il centro ha inol-tre realizzato tre congressi interna-zionali: “Il commercio delle ideenella cultura europea” (Genova, 12-17 maggio 1986, atti pubblicatipresso Japadre, 1987; “Rosminipensatore europeo” (Roma, 26-29ottobre 1988, gli atti sono editi daJaca Book, 1989, pp. 462) e “L’universo della comunicazione: pro-spettive europee” (Genova, 26-30novembre 1990).In occasione del ventennale dellamorte di Sciacca ci si è inoltreimpegnati in una serie di iniziati-ve, la prima delle quali è stata lareal izzazione della “CattedraSciacca”, a cadenza annuale. Del ICorso di tale Cattedra (1994) è di-sponibile il volume degli atti: Lapresenza dei classici nel pensierodi Sciacca (Olschki, 1995, pp. 132),contenente scritti di M.A. Raschi-

ni, B. Salmona, P. Mazzarella, C.Lupi, T. Bugossi, P. P. Ottonello,A.M. Tripodi, R. Rossi. Subitodopo, il DISSPE ha realizzato aRoma (5-8 aprile 1995) il Congres-so Internazionale “M.F. Sciacca ela filosofia oggi”, i cui due volumidi atti, ricchi di una cinquantina dicontributi di studiosi di dieci paesieuro pei ed extraeuropei, sono im-minenti presso Olschki, a cura diP.P. Ottonello; il quale inoltre diri-ge il periodico «Studi Sciacchia-ni», fondato a Genova nell’85, ed èil cur tore anche dei due volumidella Bibliografia degli scritti di esu M.F. Sciacca dal 1931 al 1995(Olschki, vol. I, 1996, pp. 216; ilvol. II è in corso di stampa: i duevolumi raccolgono complessiva-mente oltre 7000 titoli).L’ampiezza e insieme la specializ-zazione dell’ambito delle ricerchecondotte dal DISSPE hanno consi-gliato di organizzarne la Collana divolumi - mentre prosegue la col-lana Categorie Europee” (Ed. Ja-padre), il cui 36˚ volume, Interiori-tà ed ermeneutica di T. Bugossi,èdel ’94, nonché il periodico «StudiEuropei» (Ed. Olschki) - in diverseSezioni: “Saggi filosofici” e “Sag-gi pedagogici” (Ed. Marsilio); “Te-sti” (Ed. Guerini e Associati); “Atti”e “Bibliografie” (Ed. Olschki). Lasezione “saggi filosofici” è iniziatacon il volume di M.A. RaschiniThomas Mann e l’Europa (Marsi-lio 1994) ed è proseguita con Oc-casioni di Mito di E. Bonessio diTerzet (ivi, 1995), con il già citatovolume platonico di Gian carlo Du-ranti e con Sciacca la rinascita del-l’Occidente (ivi, 1995) di P.P. Ot-tonello. La sezione “Saggi pedago-gici” è iniziata con il volume di M.Gennari Semantica della città ededucazione.La sezione “Testi” costituisce lacollana “Eidos/Eikon”, edita daGuerini e Associati, ed è anch’essagià ricca di tre volumi, presto de-stinati ad aumentare: Sull’idillio diA. Rosmini, a cura di P.P. Ottonel-lo; Contra Husserl di L. Sestov, acura di F. Déchet e La filosofiadella composizione di E.A. Poe, acura di E. Bonessio e Terzet.Nell’imminenza del bicentenario del-la nascita di Rosmini (1997), il DIS-SPE ha pubblicato due importantivolumi: Rosmini: dialettica e poiesi,di M.A. Raschini, e Cronache ros-miniane dal 1966 al 1995 di A.M.Tripodi e ha messo a punto il pro-gramma di un Congresso Internazio-nale su “Rosmini e l’enciclopediadelle scienze” che si terrà a Roma nelmese di ottobre 1997. P.P.O.

Una tavola rotonda su “Che cos’èla verità”, a cui hanno partecipatoUmberto Curi, il sindaco di Vene-zia Massimo Cacciari, Enrico Ber-ti, Paolo Rossi, Emanuele Severi-no, ha inaugurato, sabato 1 febbra-io 1997, LA NUOVA SEDE VENE-ZIANA DELL’ISTITUTO ITALIA-NO PER GLI STUDI FILOSOFICI

(Cannaregio 2593, Calle Longo,Venezia, tel. 041 717940, fax720510). Collegata in ogni sensoalla “casa madre” di Palazzo Serradi Cassano di Napoli, la sede -diretta da Umberto Curi - presentagià un intenso calendario di appun-tamenti non soltanto per la ripresadi alcuni filoni tradizionali, comeil convegno di cosmologia e filo-sofia quest’anno dedicato a “L’an-tichità del nuovo, le radici classi-che nella scienza moderna” e laserie di seminari di filosofia (cfr.rubrica “calendario”), ma anche perl’apertura di nuovi terreni di rifles-sione, con un ciclo di incontri sultema “Nuovi scenari della comuni-cazione”, il convegno su “Il ruolodella matematica nella cultura con-temporanea”, il ciclo di conferen-ze di astronomia e cosmologia e leiniziative sul rapporto arte-filoso-fia, destinate ad accompagnare laBiennale di arti figurative nel pros-simo mese di giugno.

«La prima collana neo-illuministain grado di risvegliare l’intelligen-za e spronare l’uomo di oggi aprendere coscienza di sé». Si pre-senta così la nuova proposta edito-riale di Claudio Gallone, la collana“L’UOMO E LA RAGIONE”, di-retta da Emanuele Severino, in unaedizione numerata e limitata, com-posta da dodici libri «fondamenta-li per lo sviluppo dell’Occidente»,come li ha definiti Gallone nel cor-so della presentazione al Circolodella Stampa di Milano, giovedì 20febbraio. Opere rivisitate di grandipensatori come Goethe, Manzoni,Tolstoj e Unamuno, Rosmini, Mar-tinetti, Papini, Ardigò, introvabilinelle librerie e consultabili solonelle biblioteche, libri infine - lostesso Severino ha affermato - di«forte richiamo emotivo», come iltesto che apre la collana, analisiinedita di Goethe: Il mio Dio, ilmio Cristo .

È la prima rivista italiana di aggior-namento bioetico ad essere pubbli-cata per via telematica nel mondoInternet. BIOETHICS è diretta daGiovanni Berlinguer, redatta in ita-liano e prossimamente in inglese, èvisitabile sul sito http://www.srd.it/bioethics/.

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Mathias Grünewald, Polittico di Issenheim (1512-16, part.)

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Sulla condizionecontemporanea

Nel periodo gennaio-marzo 1996, suinvito dell’Istituto Italiano per gli Stu-di Filosofici di Napoli e dell’IstitutoGramsci Veneto, Gianni Vattimo, Sal-vatore Natoli ed Emanuele Severinohanno tenuto a Venezia una serie diseminari, rispettivamente con i titoli:“DOPO LA CRISTIANITÀ” (29-31 gennaio1996), “ETICA DEL FINITO. LA CONDIZIONE

CONTEMPORANEA TRA POST-CRISTIANITÀ ENEO-PAGANESIMO” (5-9 febbraio 1996),“IL LUOGO DEL NOSTRO TEMPO” (4-6marzo 1996).

Secondo Gianni Vattimo, la nostra epocaè segnata dall’annuncio nietzscheano della“morte di Dio”, cui corrisponde l’annuncioheideggeriano della fine della metafisica.Si tratta di annunci o, meglio, di interpreta-zioni, capaci di aprire e insieme mostrare(non “dire”) la verità del nostro tempo. Ilnichilismo della nostra epoca, ha osservatoVattimo, non implica tuttavia la fine diogni esperienza religiosa: il dio che è mortoè infatti solo quello morale, il dio garanziateoretica, il “dio dei filosofi”; resta aperta,comunque, la possibilità di un’esperienzadel sacro. La tradizione entro cui pensiamoè caratterizzata anche dall’annuncio paoli-no della chénosis di Dio, in cui Vattimo nonscorge solo il messaggio cristiano per ec-cellenza, ma anche la traccia archetipicadella vocazione della filosofia occidentaleall’indebolimento di ogni óntos on metafi-sico. In virtù della parentela che lega ché-nosis cristiana, “morte di Dio” e secolariz-zazione, è possibile scorgere la portata (an-che) liberatoria del nichilismo.Da questo punto di vista, Gioacchino daFiore si presenta, secondo Vattimo, comeinterprete decisivo del cristianesimo, sco-prendo la storicità della rivelazione deldivino e insegnandoci che la storia dell’es-sere è storia della salvezza. Delle tre etàdella storia distinte da Gioacchino sul mo-dello trinitario - quella del Padre, in cui gliuomini vivono sotto la legge, nella schiavi-tù e nel timore, quella del Figlio, caratteriz-zata da una servitù filiale e dalla fede, l’etàdello Spirito Santo, della libertà e dellacarità - è proprio la terza quella che Gioac-

chino vede come imminente e che Vattimointerpreta come liberazione in corso dellospirito ermeneutico. Al Dio paradossale eintollerante dell’Antico Testamento, Vatti-mo “preferisce” infatti il dio misericordio-so del Nuovo Testamento. Se sapremo sot-trarci al peso della letteralità dei testi sacrie della lettera della materialità del mondo,allora entreremo nell’età post-modernadello Spirito, l’età del libero gioco delleinterpretazioni, in cui la carità di prove-nienza cristiana troverà debita continuità inun’ontologia dell’evento.In un articolato attraversamento del mo-derno Salvatore Natoli ha proposto motividi riflessione per una possibile “etica neo-pagana del finito”. La complessità e lapervasività del moderno è tale che risultaestremamente superficiale intendere il post-moderno come mera messa a riposo delmoderno. Secondo Natoli la modernità ècaratterizzata da una secolarizzazione del-l’idea di salvezza di provenienza cristianae da un conseguente progetto sul mondoche ha i tratti dell’infinito. Laddove per ilcristianesimo è Dio a farsi garante dellasalvezza dell’uomo, l’epoca moderna insi-ste sulla possibilità di quest’ultimo di sal-varsi da sé tramite la potenza della scienzae della tecnica.Richiamando tre diverse dimensioni dellanozione di “fine”, télos, skopós ed éscha-ton, Natoli ha mostrato come nei greci ildivenire si ponga come ciclo (ripetizione)dominato dal télos, il fine naturale, con ilquale lo skopós, il fine che l’uomo si sce-glie, deve necessariamente armonizzarsi.Nei cristiani invece domina il primatodell’éschaton, il fine stabilito da Dio e dallafede, in forza del quale il ciclo si spezza,irrompe il nuovo e il fine diventa il raggiun-gimento della fine. La storia nel sensocristiano, ha osservato Natoli, si pone comeprocesso verso la salvezza assoluta proprioperché il dolore e la morte non vengono piùpensati come tutt’uno con la natura e il suotélos, ma come frutto del peccato originale,da cui la realizzazione dell’éschaton dovràriscattarci. Così, quando l’uomo modernopensa la storia in termini di progresso,verso una salvezza che egli può darsi da séa dispetto di ogni limite naturale, è lo skopósumano ad acquisire il primato, prima as-soggettando ogni télos, poi, con la “morte

di Dio”, imponendosi tout court comeéschaton.È su una tale soggettività, cartesianamenteintesa come capacità di rappresentazionetrasparente e spassionata e insieme cometensione verso l’infinito, che fa perno, se-condo Natoli, il progetto moderno di tra-sformare il mondo nel regnum hominis. Lafine della modernità non si porrebbe dun-que come dissoluzione dei suoi elementi,ma solo della sua intenzione, rimasta irre-alizzata a causa della complessità e proces-sualità del mondo messe in atto dalla mo-dernità. Da questa genealogia del modernoNatoli sviluppa un’interpretazione delmondo contemporaneo il cui modello oopzione possibile è un’etica neo-pagana,caratterizzata dall’abbandono del bisognodi ogni salvezza assoluta, così come diqualsiasi pretesa di infinito.L’intervento di Emanuele Severino hapreso avvio dalla distinzione tra “interpre-tazione” e “destinazione”. Pur riconoscen-dosi in quella volontà di conferire senso aifatti che caratterizza l’Occidente come do-minio dell’interpretazione, Severino ha ri-badito come al di là della problematicità edell’ipoteticità proprie di ogni interpreta-zione venga alla luce dell’altro: il significa-re ha un’articolazione che s’impone senzadipendere da alcuna volontà interpretativao arbitrario conferimento di senso. La ne-cessità dei rapporti tra i significati è appun-to la loro destinazione, che peraltro mette ariposo anche ogni ingenua liquidazionedell’ontologia.Se oggi, ha continuato Severino, la civiltàdella scienza e della tecnica può segnare inmodo determinante il nostro tempo, subor-dinando a sé ogni altra forza, è innanzituttoperché la verità è tramontata, anche se ciònon è ovvio, come superficialmente ritienegran parte del pensiero contemporaneo.Nel pensiero greco la verità è alétheia,disvelamento dell’essente, inteso comeverità stabile e incontrovertibile: l’essenteappare come ciò che non può essere negato;e per indicare lo stato dell’essente i greciimpiegano il termine epistéme. Solo com-prendendo la radicalità e la grandezzadell’epistéme ellenica che pensa il divenirecome venire dal nulla e tornare al nulla, haosservato Severino, si può pensare in modonon superficiale l’odierno tramonto della

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verità. L’epistéme come verità incontro-vertibile, che è anche capacità assoluta diprevisione, allontana l’angoscia per il dive-nire nientificante, pur fondandosi sulla fedein un divenire che non poteva non annien-tare qualsiasi stabile verità.Da ultimo, Severino ha sottolineato comeuna critica incisiva della tecnica è possibilesolo se se ne porta alla luce il presuppostofondamentale: la fede in un divenire pensa-to come processo in cui il diveniente è«insieme essente e non essente». Questa èla struttura decisiva dell’Occidente; questaè la presunta evidenza da mettere in que-stione. G.L.P.

La conoscenza delle religioni

Dal 7 febbraio al 13 marzo del 1996 siè svolto alla Casa della Cultura di Mila-no un seminario dal titolo: “Storiadelle religioni”, coordinato da Riccar-do Massa, il cui scopo è stato quello diricostruire alcuni momenti significati-vi di storia delle religioni, partendo dalmondo antico e da quello primitivofino a giungere all’epoca postmoder-na, nella convinzione che la formazio-ne culturale dell’individuo non possaesimersi da una conoscenza della cul-tura religiosa, indipendentemente dal-l’adesione a essa.

Tra gli interventi che avevano come scopola ricostruzione delle principali forme direligione nel loro sviluppo storico, GuidoRizzi si è occupato dell’esperienza religio-sa nel mondo antico, mentre Antonio Ma-razzi ha preso in considerazione le formedella religiosità nelle culture dei primitivi.Carlo Orecchia ha esaminato la religioneebraica, Massimo Campanini quella isla-mica, Carlo Della Casa l’induismo, Fla-vio Poli il buddismo. Gianfranco Bonolaha invece preso in considerazione la teolo-gia protestante del XX secolo.Tra i contributi di carattere più decisamen-te filosofico, Francesco Moiso ha analiz-zato il significato dell’ermeneutica religio-sa in Pareyson, sottolineando come la filo-sofia rimandi alla dimensione dell’erme-neutica religiosa una volta che si giungaalla consapevolezza che l’essere coincidecon la libertà. Nella prospettiva pareyso-niana il mondo è infatti il risultato di un«atto di libertà con il quale Dio accetta diessere se stesso». Ma per poter accettare la“radicalità di Dio”, afferma Pareyson, oc-corre accettare la possibilità del non essere.Dio, infatti, nella creazione del mondo èpassato attraverso la “tentazione del nulla”.In questa prospettiva, ha fatto notare Moi-so, la concezione di Pareyson si rivela una“radicalizzazione” della componente “dis-solvitrice” del pensiero moderno, lontanada una considerazione tradizionale e con-fessionale dell’esperienza religiosa.L’intervento di Salvatore Natoli sulla reli-

gione nel postmoderno ha messo in luce lasituazione del mondo contemporaneo, so-speso tra “serialità” e insicurezza, che hagenerato nuove forme religiose, caratteriz-zate dalla «fuga dalla libertà responsabi-le». Si diffondono infatti religioni mistichee orgiastiche che attraverso vari surrogati eartifici hanno come scopo la dissoluzionedell’identità individuale, vissuta come trop-po pesante per la sua intrinseca debolezza.A differenza delle religioni tradizionali, sipuò notare qui la prevalenza della compo-nente settaria, accompagnata da una evi-dente contaminazione di elementi prove-nienti da altre religioni. Di fronte a questodesolante panorama contemporaneo Nato-li ha sollevato l’ipotesi alternativa del neo-paganesimo, il cui modello è da ricercarsinell’eroe del mondo greco: l’ideale neopa-gano si fonda sull’idea della necessità di«portarsi all’altezza della propria morte»,assumersi la responsabilità della propriamorte attraverso la riscoperta del sensodella finitudine che è «funzionale all’eticadel mondo». M.Mi.

L’argomento del sognonegli scettici

Nell’ambito del corso di filosofia an-tica diretto da André Laks, WalterCavini ha tenuto all’Università diLille, da febbraio ad aprile 1996, unseminario dedicato all’argomentodel sogno nella tradizione scettica,che si è concluso con due giornate distudio sul medesimo tema, a cui hapartecipato anche David Seadley.

Se presso gli antichi, ha esordito WalterCavini, la skepsis ebbe valore soprattut-to di ricerca/esame sulle nostre credenzea proposito del mondo, senza tuttaviapresupporre una vera e propria teoria, ladubitatio moderna entra decisamente afar parte della riflessione sulle condizio-ni e sulle dinamiche della conoscenza.Prendendo in riferimento passi specificidel Teeteto di Platone, della MetafisicaAristotele, delle Meditationes PrimaPhilosophia di Descartes e di On Certi-tude di Wittengstein, Cavini ha analiz-zato la struttura e l’evoluzione dell’ar-gomento scettico del sogno, riassumibi-le essenzialmente in questi termini: nonci sono validi motivi, argomenti o indizi,per poter distinguere la veglia dal sonno.Il problema filosofico al centro delleconsiderazioni di Cavini è stato quellodi determinare l’idea di serietà dell’ar-gomento del sogno, esaminando con par-ticolare attenzione le posizioni di De-scartes, che considera il dubitare unmodo per meglio acquisire una certezza,e di Wittgenstein, che invece ritieneimpossibile il dubitare, affermando inalcune note, pochi giorni prima della

morte, che non è possibile seriamenteammettere di dubitare di dormire.Nel corso del seminario e in particolarenelle due ultime giornate di studio ladiscussione si è concentrata anche sullostatuto di verità della credenza in unsogno. Al problema di distinguere fraveglia e sonno, ha dunque rilevato Cavi-ni, pare debba aggiungersi, o almenopossa offrire una nuova prospettiva, laquestione inerente allo statuto di veritàdelle credenze nel sogno, il che poneanche l’interrogativo se si possa essereresponsabili dei propri sogni, gettandouna diversa luce sul problema dell’iden-tità personale. F.M.Z.

Etica e ambiente

Sui temi dell’etica ambientale, il pri-mo marzo 1996 ha tenuto una confe-renza all’Università di Torino SergioBartolommei, che da tempo si dedi-ca a tale questione.

Nell’introdurre un tema ancora poco notoal grande pubblico, Sergio Bartolom-mei ha ricordato la tradizionale esclu-sione dei rapporti tra uomo e non uomodalla sfera morale. Tuttavia, dal momen-to in cui essa si estende a esseri umaniche non sono persone, nel senso di sog-getti senzienti e razionali (feti, neonati,minorati psichici, malati terminali), sem-brerebbe lecito allargarla anche a entinon umani.Scartate le tesi più radicali di coloro chepretenderebbero di concedere rilievo eti-co a tutto ciò che esiste o che almeno èdotato di vita, così come il punto di vista“ecocentrico”, la proposta “senziocen-trica” di Bartolommei (in gran parte ana-loga a quella di Peter Singer) includecome soggetti morali tutti gli individuisenzienti, e quindi anche gli animali co-siddetti superiori. A differenza del-l’“etica della responsabilità” di Jonas,ciò che conta non è infatti la perpetua-zione delle specie (e in particolare diquella umana), ma che gli esseri viventiprovino la minima quantità di dolore e lamassima quantità di piacere possibili.Un tale “criterio della sofferenza”, cheaffonda le sue radici nel sensismo e nel-l’utilitarismo, è altrettanto arbitrario,secondo Bartolommei, di qualsiasi altrocriterio metafisico, ma appare razional-mente fondato e più plausibile di altri (ein particolare di quello deontologicodell’etica cattolica); è condiviso dallacosiddetta bioetica laica per stabilire ilmomento dell’entrata e dell’uscita dallavita e si applica anche alle generazionifuture. G.C.

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Hegel e l’estetica

Dal 16 al 18 gennaio 1996, presso l’Isti-tuto Universitario Suor Orsola Benin-casa di Napoli, Felix Duque e VincenzoVitiello hanno tenuto un seminario su“HEGEL E L’ESTETICA”, che ricostruendo ipassaggi fondamentali della riflessio-ne hegeliana ha messo in evidenzal’impossibile conciliazione non solo diverità e arte, ma anche di verità etecnica.

Nel suo intervento, Felix Duque si è soffer-mato sull’interpretazione hegeliana del sim-bolismo e dell’ideale classico come forme diarte dominate da una profonda nostalgia diassoluto, nel tentativo vano di accordare fraloro forma e significato e di rappresentareadeguatamente il divino. Il simbolismo inHegel è tutto percorso da un processo internodi “desimbolizzazione”: nel suo rinvio adaltro da sé, il simbolo testimonia un’assenza;allude al divino, ma in forma inadeguata,nascosta, indecifrabile. Alla fase del simbo-lismo incosciente (religione di Zoroastro),data dall’unità immediata di significato eforma, in cui il sensibile stesso è intuito comedivino, Hegel fa seguire il simbolismo fanta-stico (concezione indiana di Brahama), incui lo spirito è colto in modo astratto eindeterminato, sicché le forme particolarivengono gonfiate e stravolte in qualcosa diindeterminato e smisurato. Solo con la civil-tà egizia l’assoluto viene fissato per sé, comeindeterminatezza in se stesso, come mortedel sensibile: la piramide è il simbolo di ciòche si è separato dalla vita, ma nella suafissità resta muta, senza risonanza, puro in-volucro di uno spirito che si sottrae. Infine,nel simbolismo del sublime (mistica ebrai-ca) l’assoluto si dà esclusivamente nellapropria assenza. Il dio ebraico è il dio delsilenzio, inesprimibile nella sua infinità; essoresta ritirato in sé e, privo di forma, rivela lasua sublimità nella nullità delle cose.Con il dio che si nega, ha osservato Duque,si ha la fine dell’arte sacra e il cominciamen-to della sapienza, che con l’astuzia dellatecnica e della retorica (simbolismo coscien-te) cerca di dare ordine al mondo. Con la finedell’arte si offre all’uomo moderno la possi-bilità di comprendere l’irredimibilità delmondo, la sua malattia. Compito dell’uomooccidentale è infatti, secondo Duque, di re-stituire non solo al simbolismo arcaico, maalla stessa classicità greca, ciò che venivaesibito, senza cogliere l’assenza di rapportofra interno ed esterno. Nonostante la perfettacompenetrazione di forma e significato, nel-l’arte classica l’espansione dello spirito sullasuperficie, sul marmo liscio senza impuritàdella statuaria, suggerisce l’assenza di uncentro interiore, il ritrarsi del dio. Sulla beataquiete del dio greco aleggia la malinconiaper un’unità superiore che, di contro alladeterminatezza degli dei, è l’in sé informe,insondabile, non riconducibile a concetto.Questa è, secondo Duque, l’immagine chel’uomo moderno, post-rivoluzionario, ha del

mondo classico: solo se posto in lontananza,l’orizzonte sacro rende possibile all’uomo lasua vita quotidiana.Inseguendo la logica oggettiva del testo he-geliano, Vincenzo Vitiello si è interrogatosul senso profondo del sistema delle arti inHegel e in rapporto alla confusione dell’epo-ca contemporanea, soffermandosi in parti-colare sulla poesia, la forma più alta dell’arteromantica, per la sua prossimità alla “non-arte”, al linguaggio comune della prosa e allinguaggio scientifico. Nella poesia il signi-ficato è tutto riportato all’interno e in questoritrarsi dallo spirito si annuncia il venir menodell’arte. In Wagner a Beyreuth, ha osserva-to Vitiello, Nietzsche sostiene che musica evita hanno un rapporto perfetto, compiuto eintero, poiché anche la vita è linguaggio.Tale continuità fra mondo uditivo e mondovisivo è presente anche nel Cratilo di Plato-ne, in cui viene descritta l’identità mitica diparola e cosa. La parola è l’essenza dellecose, suono che disegna la cosa, movimentoche imita movimento: l’arte esprime l’unitàdi io e mondo. Ma proprio con Platone l’artemuore: l’introduzione del linguaggio filoso-fico separa la parola dalla cosa. La parola delfilosofo è parola seconda, parola di parole,voce riflessa; essa dice l’altro dal linguaggio,sicché può dirlo solo disdicendolo, sottraen-dolo: l’impossibilità del linguaggio origina-rio è il destino della parola di Platone. Com-pito della filosofia è allora pensare il subli-me, argomentare l’impossibilità della dimo-strazione stessa, l’impossibilità del mondodi dirsi a se stesso.Vitiello ha proseguito affrontando il sensodella proposizione speculativa all’essere-nel-mondo di Heidegger, dove il continuo con-traccolpo fra soggetto e predicato che, purscalzandosi a vicenda, abbisognano l’unodell’altro, nega e fa risorgere continuamentela proposizione. In Wittgenstein, ha sottoli-neato Vitiello, il “che” del mondo si dà solonel “come” del mondo; tutto ciò che noidiciamo di altro dal dire lo diciamo nellinguaggio, sicché il limite del pensare è ilnon sapere più nulla, l’esperire la possibilitàimpossibile. G.F.

Pensare Dio tra teologiae filosofia

A cura del Seminario Regionale Ponti-ficio della città di Chieti, il 17 aprile1996 il teologo Bruno Forte ha tenutouna conferenza dal titolo: “IN ASCOLTO

DELL’ALTRO. PENSARE DIO TRA TEOLOGIA E

FILOSOFIA”. L’incontro, ha sottolineatoLuigi Gentile, è stato organizzato conl’intento di avviare un dialogo profi-cuo tra la società e le istituzioni, frateologia e filosofia. Con lo stesso in-tento Vincenzo Vitiello ha tenuto al-l’Università di Chieti, il 2 maggio 1996,una conferenza dal titolo: “FILOSOFIA

CRUCIS”.

Partendo dalla crisi della modernità, chetrova il suo principio animatore nellaRivoluzione francese, e riprendendo laconclusione della Dialettica dell’Illumi-nismo di Horkheimer e Adorno, BrunoForte ha definito questo secolo come iltempo dell’emancipazione e della ricer-ca dominata dal sole della ragione, ovetutto può essere spiegato con la fiducianella razionalità, come già Hegel avevainsegnato. Il sogno di libertà della mo-dernità è però diventato totalitarismo,poiché, parafrasando D. Bonhöffer, «lafiducia nella verità la si sostituisce con isofismi della propaganda». È il trionfodella maschera, ha sottolineato Forte,mentre viene meno una prospettiva diverità che salvi il senso della vita.Un esplicito richiamo a riflettere su ciòche è la vera domanda del nostro secoloha indotto Forte ad affrontare la proble-maticità del pensare Dio sia nella mani-festazione totale (sogno dell’ideologiamoderna), sia nella revelatio biblicacome manifestazione e nascondimentodel vero. Nelle Lezioni sulla filosofiadella religione, Hegel propone un Diosenza nascondimento, come spirito chesi manifesta alla coscienza «in quanto èper la coscienza stessa». Bisogna alloraritornare a considerare il Dio del NuovoTestamento, il Dio che rivelandosi sinasconde, che prima di essere Parola èSilenzio. In questo, ha osservato Forte, ènecessario però richiamarci a quel Dioche è compassionale, il Dio sofferentesulla croce, poiché soltanto partendo daldolore si può assumere la passione dellaverità come fedeltà al Dio vivente.Un ulteriore approfondimento di questetematiche è stato offerto dall’intervento diVincenzo Vitiello, come ha osservato nel-la sua introduzione Pietro De Vitiis, sof-fermandosi in particolare sul pensiero hei-deggeriano. Muovendo dall’assunto diun’origine storica dell’età moderna conPlatone, Vitiello ha proposto una conce-zione del tempo come stratificazione dellastoria, nell’esempio della concezione delcono rovesciato di Bergson.Heidegger, in particolare, ha proseguitoVitiello, con la VII sezione di Beiträgededicata “all’ultimo Dio”, ci proponeuna concezione della finitezza che ri-guarda una “Filosofia Crucis”. La croceè evento (Ereignis) in relazione al gridodell’abbandono del Cristo e al “dopo”della Resurrezione; una croce che è neltempo e che è soggetta a esso, ma senzaessere travolta dalla condizione dellatemporalità.Parafrasando i versi biblici di Paolo eGiovanni, Vitiello ha osservato comel’orizzonte di resurrezione sia non sol-tanto delle anime che hanno creduto inCristo, ma anche dei corpi. Riprendendopoi il capitolo VI del Libro XX di Ago-stino, in cui viene citato un passo gio-vanneo, Vitiello ha concluso che la re-surrezione dell’anima è dell’ora presen-

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te, in questa nostra esistenza, mentrequella dei corpi, della carne è del futuro,è affidata a Cristo. Se in Hegel Dio èrivelazione (Offenbarung), in Agostinola Trinità presenta se stessa come rivela-zione. Il tempo della filosofia è da que-sto punto di vista l’ora del presente, ilqui, dove il sapere assoluto di ogni storiaaccade. M.S.

Fenomenologia della vita

Organizzato dal World Institute forAdvanced Phenomenological Rese-arch and Learning, dal 18 al 20 aprile1996, presso il Dipartimento di Filo-sofia e Scienze Umane dell’Univer-sità di Macerata, il I Convegno Inter-nazionale di Filosofia, Fenomenolo-gia e Scienza della vita ha propostoalla riflessione di studiosi provenien-ti da tutto il mondo il tema: “FILOSO-FIA, FENOMENOLOGIA DELL’ONTOPOIESI

DELLA VITA UMANA CREATRICE” .

Nella relazione inaugurale (“Il grandepiano della vita. Esigenza delle scienze edella cultura”), A.-T. Tymienecka, sul-la scorta dell’opera Atom and indivi-duals di Rudolf Virchow, ha lanciatouna duplice provocazione, proponendo,da un lato, la ripresa del dialogo trafilosofia e scienze della vita e, dall’altro,la riassunzione, da parte della filosofiafenomenologica, della sua funzione dicatalizzatore sia delle diverse prospetti-ve disciplinari in gioco nella sua ricercasulla vita, sia delle varietà metodologi-che interne allo stesso ambito filosofico.Sul tema della vita in rapporto al metodofenomenologico sono intervenuti A. AlesBello (“Hyle, corpo, vita. Archeologiafenomenologica del sacro”) e D.A. Con-ci (“Introduzione ad una Hyletica feno-menologica”), mettendo in luce la dupli-ce componente, noetica e iletica, in cui sistrutturano i vissuti che stanno alla basedi fenomeni culturali e religiosi. La stes-sa linea fenomenologica di indagine hatrovato sviluppo nelle relazioni di D.F.Castro (“Erlebnis of Story”), A. Calca-gno (“Fluctus, Gravitas and Inertia: aPhenomenological Reflection on the Re-lation between the Human Person andthe One and Many of Life”), J. Sivak(“Etre dans le monde chez Husserl”), S.Procacci (“La complessità come puntonodale per una fenomenologia dellavita”), M.P. Migon (“The onto-poiesisof life in A.-T. Tymieniecka’s phenome-nology”). D. Verducci (“Vita e vitaumana secondo Max Scheler: problemifenomenologici di individuazione”) harilevato le discontinuità in cui l’esplici-tazione del tema della vita a partire dagliErlebnisse (vissuti) pratici sembra in-correre in un pensatore come Max Sche-

ler; analogo argomento ha affrontato F.Fornari (“Il problema fenomenologicodella individualità dell’essere umano).Tra gli interventi a carattere più spicca-tamente storico-filosofico, F. Moiso(“L’individualità del vivente nel pensie-ro dell’Ottocento”) ha mostrato come, innatura, la definizione dell’individualitàsia altamente problematica. F. Totaroha esplicitato la relazione che lega ilpiano della verità a quello della vita,sulla base della celebre esortazione diNietzsche: «Portare la verità alla vita»;su Nietzsche è intervenuto anche J.McGraw (“Friedrich Nietzsche: Apolo-gist and Advocate of Earthism Extraor-dinaire”). Complementari anche due in-terventi su Cartesio: D. Carloni (“Lanozione di ‘continuità’ negli scritti bio-logici di Descartes”) ha individuatoun’area tematica cartesiana sulla qualeverificare la proposta di E.C. Wait(“How to Wake up from Descarte’s Dre-am or the Impossibility of a CompleteReduction”). Di grande pregnanza teo-retica sono stati gli interventi di M. San-chez Sorondo (“Hegel: la vita fra mortee pensiero”), F. Mignini (“Il concetto divita in Spinoza”) e F. Voltaggio (“L’ir-ripetibilità del vivente”). M. Millucci(“L’attività umana creatrice e la separa-bilità dei princìpi: la possibilità del benee del male”) ha fatto riferimento alloSchelling del 1809; su Dilthey è interve-nuto invece C. Danani (“La vita comeenigma nel pensiero di Dilthey”), men-tre V. Vevere (“Maurice Merleau-Pon-ty’s ontology of sight and case of philo-sophical autobiography: Augustine’s‘Confessions’”) ha proposto un confrontotra Merleau-Ponty e Agostino. Ad unfilosofo contemporaneo, Elzenberg, si èrivolta l’attenzione di A. Nogal (“Thewomanhood and the mainless: two kindof human nature in Elzenberg’s philo-sophical anthropology”). Orientate suHeidegger sono risultate le relazioni diI.A. Bianchi (“Solipsismo, empatia, al-terità. Il superamento husserliano della‘chiusura’ dell’Io verso l’Alterità, comegaranzia di ‘apertura’ al mondo”) e di R.Giusti (“Vita e negatività. Verso un’on-tologia della mancanza”).Riguardo alla necessità di considerare inuna visione unitaria le innumerevoli ma-nifestazioni della vita, R. Canullo (“Lepiante e il problema dell’individuo”) haevidenziato i problemi di individuazio-ne che si presentano allo scienziato;mentre dall’intervento di O. Ciancio eS. Nocentini (“La nuova silvicoltura:implicazioni epistemologiche”) nume-rosi interrogativi sono emersi da que-stioni specifiche inerenti l’attuale colti-vazione boschiva. J.D. van Mansfield(“Goethean Phenomenology: Theory andan Application on Comparative WheatDevelopment”) e I.R. Boersma (“Un-derstanding Nature as alive: a Challengefor Academic Education”). Sul proble-

ma della casualità sono intervenuti M.Casula (“Il problema dell’origine dellavita per caso”), che ha posto in evidenzail rischio di arbitraria e indebita sostan-zializzazione della legge logica di ca-sualità da parte di alcuni cosmologi, e R.Verolini (“Un nuovo paradigma creati-vo: caos e libertà”).Il tema del tempo e quelli a esso con-giunti della storia e della vita quotidianahanno attirato l’attenzione di M.L. Per-ri (“Il mondo della vita come principioermeneutico per la comprensione dellacondizione umana: funzione e limiti del-la vita quotidiana”), che ha esplorato lepossibilità ermeneutiche del concetto diquotidianità, attraverso l’analisi dellatrasformazione habermasiana del con-cetto fenomenologico di Lebenswelt(mondo della vita), e di D. Alijevova(“La dynamique de la vie quotidienne”).Sulla questione della temporalità sonointervenuti A. Rizzacasa (“Il problemadel tempo nella fenomenologia del mon-do della vita”), M. Nkafu Nkemkia (“Lanozione dell’Eleng, ossia del tempo,nell’esperienza originale africana”),G.M. Tortolone (“La struttura dell’even-to”), K. Rokstad (“On the Historicity ofUnderstanding”), R. Kulis (“Life andCulture”).Numerosi i contributi giunti dall’areadelle scienze umane, psicologiche e so-ciali: L. Cedroni (“Spazio etologico emondi vitali: sul rapporto fra sistemiviventi e sistemi sociali”), P. Truppia(“Lo sviluppo economico come mobili-tazione di risorse sociali basilari”), R.Giovagnoli (“La nozione di Hinter-grundwissen nella teoria dell’agire co-municativo”), G. Morselli (“Il Logos tracritica e genetica”), G. Valacca (“L’au-topoiesi nell’organizzazione dei feno-meni vitali: un confronto fra sistemi co-gnitivi autonomi ed eteronomi”). Inter-venti esplicitamente dedicati all’areadelle emozioni sono stati quelli di M.Durst (“Una teoria fenomenologica del-l’emozione e del narcisismo”), L. Al-bertazzi (“La forma delle emozioni”),A. Zuczkowski (“Atti linguistici e cau-salità emotiva nella vita quotidiana”).Sono seguiti inoltre interventi di G. Bo-selli (“Una prospettiva fenomenologicasul progettare in educazione”) e di V.Borodulin e A. Vasiliev (“Hopelessness:Loneliness and Problem of Consciou-sness”).Il tema dell’immaginazione ha assunto unasua speciale rilevanza attraverso le relazio-ni di W. Kim Rogers (“Imagining: theinvention of new environments”), M.A.Cecilia (“Imagination and practical Crea-tivity in Paul Ricoeur”) e di P. Volontè(“L’immaginazione come forma di salva-taggio di ciò che altrimenti è destinatoalla cancellazione”); a questo ambito siè ricollegato anche il contributo di M.Shedev (“La costruzione del reale nelmondo magico”).

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In prospettiva epistemologica sono in-tervenuti K. Kloskovski (“Is the essen-ce of life a natural or philosophical pro-blem? Methodological and epistemolo-gical notices”), W.S. Haney (“Logos,Science and Life: a Critique of Referen-tial Reason”) e N. Milkov (“What isAnalytical Phenomenology?”).Numerosi i contributi a carattere lettera-rio-artistico, come quelli di M. Kroneg-ger (“Poetic Inspiration and the Renewalof Life. Lesonge, De Vaux, La Fontai-ne”), M. Kule (“Metaphor of Light inthe Human Condition”), A. Dominquez-Rey (“Groundwork for ontopoetics”) eO. Rossi (“La vita, il genio e l’operad’arte”). Svariati gli autori e i periodidell’arte e della letteratura sottoposti aindagine dal punto di vista della vita edella sua ontopoiesi, come negli inter-venti di S. Du Plock (“Ontological inse-curity, existential self-analysis and lite-rature: the case of Henri James”), di E.Rizzuti e D. Monda (“Purezza e colpafra manierismo e barocco”), G. Fiori(“Realismo e fede in trasformazione at-traverso la creatività di una vita consa-pevole. Simone Weil - 1909-1943”), D.Fabiani (“Condizione umana e ricrea-zione della vita in letteratura. L’esempiodi Paul Gadenne”), C. Berthold (“StefanZweig and the Artistic Secret”), I. Gillet(“Silence and Music in the Novels by J.M. G. Le Clezio”). Sulla musica è inter-venuto V. Vasile (“PhenomenologicalApproach on the Byzantine Music”).Gli atti del convegno saranno pubblicatiin lingua inglese nella collana «AnalectaHusserliana» (Kluwer), diretta da A. -T.Tymieniecka. D.V.

Etica e medicina

Una nuova ed efficace testimonian-za dell’attuale interesse per l’eticaapplicata, e in particolare per la bio-etica e l’etica medica, è il convegnoche si è tenuto a Varese il 10 febbra-io 1996, prima di una serie di inizia-tive varesine destinate ad approfon-dire e divulgare queste tematiche.L’intento del convegno è stato dicreare un’occasione di confronto tramedici, filosofi, storici, psicoanali-sti, biologi, epistemologi e addirit-tura storici dell’arte per favorire unariflessione più articolata e appro-fondita su alcuni temi che, pur legatialla ricerca più avanzata, coinvolgo-no potenzialmente la realtà di cia-scun individuo.

Come ha sostenuto il coordinatore delconvegno, Fabio Minazzi, è ormai indi-scusso, nella pubblica opinione, il suc-cesso della medicina sul piano tecnico.Ma spesso proprio alcuni dei suoi più

clamorosi successi pongono nuovi e in-quietanti problemi etici, ad esempio l’in-gegneria genetica, l’introduzione di tec-nologie per la fecondazione, e così via.Per rispondere a questi problemi, ha os-servato Minazzi, non è possibile rin-chiudersi nei singoli specialismi; al con-trario si avverte la necessità di favorireun più ampio confronto dialogico trale diverse competenze, soprattutto perconfrontarsi sulle questioni di confi-ne, sorte dalla pratica medica e suisuoi criteri di fondo.Mentre Giulio Giorello ha vivacementedelineato una panoramica delle maniereodierne di porre il problema del rapportoetica-medicina nella sua più vasta con-nessione con l’impresa scientifica, Evan-dro Agazzi ha mostrato come tale pro-blema si ponga non all’interno dellamedicina intesa come azione tecnica-mente efficace, bensì in ordine ad unascelta basata su valori. Paolo Cattoriniha passato in rassegna una serie di que-stioni etiche che si pongono in modostringente nell’odierna pratica medica,soprattutto riguardo ai problemi estremidella vita e della morte. Fulvio Papi hadiscusso invece il problema del “dire ilcorpo sofferente”, problema accantona-to dalla filosofia, la quale ha sempreparlato del corpo in astratto o conside-randolo in una veste “gloriosa”. Loren-zo Magnani ha indicato alcuni aspettiepistemologici del ragionamento diagno-stico, interpretato sulla base del proces-so logico dell’“abduzione”.Se per millenni il medico ha avuto unafunzione sacrale e una collocazionealta, legata ai ceti superiori, dall’Ot-tocento, ha fatto notare Giorgio Co-smacini, è venuto però mettendo afuoco la sua funzione sociale, ancheattraverso il problema della preven-zione e della salute pubblica. Fino alperiodo fra le due guerre, ha ricordatoFelice Mondella , presso il popolo ilmedico condotto appariva come il rap-presentante della scienza e in effettiracchiudeva in sé una sintesi delleconoscenze mediche (sviluppate e uni-ficate grazie alle grandi scoperte eteorie dell’Ottocento). Poi si è andatiinvece verso una progressiva specia-lizzazione e settorializzazione dellepratiche diagnostiche e terapeutiche,centrate più sulla biologia molecolaree su una visione riduzionistica chesulla visione d’insieme dell’organi-smo; mentre entrava in crisi la figuradel medico come consulente della sa-lute di ciascuno nel suo contesto fami-liare e sociale. Rimane comunque ilfatto, ha osservato Alberto Malliani,che il medico, per intervenire corretta-mente sulla realtà dell’individuo, devesaper compiere continuamente una sin-tesi tra conoscenze di vari livelli: daquello fisico-chimico a quello biologicoe a quello psicologico. F.V

La “storia nascosta”:tra mito e realtà

A Parigi, nei giorni 27 e 28 gennaio1996, presso l’Ecole Pratique desHautes Etudes (sezione di ScienzeReligiose), con il titolo “L’HISTOIRE

CACHÉE. ENTRE HISTOIRE RÉVÉLÉE ET HI-STOIRE CRITIQUE” (La storia nascosta.Tra storia rivelata e storia critica) siè tenuto l’XI Convegno internazio-nale organizzato dall’AssociazionePolitica Hermetica, che da diversianni sviluppa studi sul rapporto trapolitica ed esoterismo in tutti i suoiaspetti.

Hervé Savon (“Jacques-Joseph Du Guet etle figurisme”) ha analizzato il figurismo,corrente di esegesi scritturale diffusasi inFrancia nel XVIII secolo, a partire dalleriflessioni di Jacques-Joseph Du Guet,con l’intento di opporre all’esegesi storico-critica, “razionalista”, che studiava il testosacro cercando di inquadrarlo in un conte-sto preciso, “storicizzato”, un’esegesi “fi-gurata” del testo biblico, che continuasse latradizione dei padri della chiesa e quellamedievale. Uno degli aspetti più interes-santi del figurismo, ha rilevato Savon, èil suo costante riferimento a un’escato-logia millenarista. Tema centrale dellaspeculazione figurista è infatti quellodella conversione degli ebrei al cristia-nesimo, condizione indispensabile, se-condo la tradizione, per il nuovo avventodel Cristo sulla terra. Sempre nell’ambi-to del figurismo, Catherine Maire (“Lefigurisme de l’abbé d’Etemare à l’abbéGrégoire”) ha ripercorso la storia di que-sta corrente, mettendone in evidenza larilevanza nel contesto dei conflitti tra iltardo giansenismo e la Compagnia diGesù nella Francia del XVIII secolo.Partendo dall’abbé d’Etemare, che vedenella storia della Chiesa una continualotta tra errore e verità, Maire è passataper Louis-Adrien Le Paige, che traspo-ne sul piano politico il modello ecclesio-logico del figurismo, fino ad arrivareall’abbé Gregoire, nel quale il millena-rismo originario del figurismo si fondecon un tentativo di conciliazione tra gliideali repubblicani rivoluzionari e quellicristiani.Emile Poulat (“Lucie Varga et les autori-tés invisibles”) ha richiamato l’attenzionesu Lucie Varga, storica austriaca di origi-ne ebraica, trasferitasi a Parigi alla finedegli anni Trenta, a causa del nazismo,dove entra in contatto con Lucien Febvre ela scuola degli Annales, che ha dedicato inparticolare al catarismo e al nazismo leproprie ricerche storiche, introducendo ilconcetto di “autorità invisibile”. Poulat hafatto notare come questo concetto non in-tendesse dare una lettura “esoterizzante”della storia, quanto piuttosto contrapporsiad una storiografia basata esclusivamentesu dati materiali.

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Albrecht Dürer, Gesú a dodici anni tra i dottori (1506, part.)

Nella tavola rotonda seguita a questiinterventi Bruno Neveu ha richiamatogli scritti giovanili di Fénelon, in cui sifa spesso riferimento ad una tradizioneapostolica segreta, tramandata e gestitada un’élite in seno al cattolicesimo. Perdelineare questa concezione, Fénelons’ispira a Clemente Alessandrino, cheparla di un giardino segreto come emble-ma della vera conoscenza. Antoine Fai-vre ha invece affrontato il tema dell’at-teggiamento che l’indagine storico-cri-tica delle correnti esoteriche deve averenei confronti del cosiddetto “perenniali-smo”, corrente di pensiero secondo laquale tutte le tradizioni religiose ed eso-teriche emanano da un’unica sorgente esono in qualche modo riconducibili aessa. Uno degli elementi caratterizzanti diquesta corrente, ha osservato Faivre, è l’osti-lità sostanziale nei confronti della Moder-nità in tutti i suoi aspetti. Tra i suoi espo-nenti più noti figurano René Guénon,Frithjof Schuon e Titus Burckhardt.

Jean-Pierre Laurant ha invece rilevatocome l’esoterista veda la storia in sensoessenzialmente negativo, essendo privodi fiducia nel progresso e anzi incline aritenere l’epoca nella quale vive comeun’epoca di decadenza e di oscuramentodei valori tradizionali, mentre l’occulti-sta dia fiducia alla storia, leggendone gliavvenimenti come presagi di un rivolgi-mento prossimo e non essenzialmentenegativo.Roger Dachez (“Sources et fonctions del’histoire cachée chez Willermoz, dansla maçonnerie du XVIIIe siècle”) hamostrato come il mito dell’esistenza diuna storia segreta abbia giocato un ruoloimportante nel pensiero di Jean-Bapti-ste Willermoz, fondatore del Rito Scoz-zese Rettificato. Per conoscere la storiasegreta e per comprendere quindi il verosenso della storia in generale, ha osser-vato Willermoz, è necessario essere ini-ziati. L’iniziazione dona quella cono-scenza attraverso la quale tutti gli ele-

menti che nella storia sembrano esserestaccati e privi di senso acquistano orga-nicità. Non si tratta dunque di andarealla ricerca di avvenimenti storici di-menticati o rimasti ai margini, ma dioffrire un sistema di interpretazione glo-bale, inaccessibile al profano. Alla sto-ria della più importante tradizione mille-naristica e profetica del Portogallo, ilsebastianismo, tutt’oggi presente, si èrivolto invece André Coyné (“Sébastia-nisme et Portugal”). Secondo il mito se-bastianista, il re portoghese Don Sebastia-no, che era stato sconfitto e ucciso nellabattaglia di Al-Ksar el Kebir (1578) duran-te una spedizione in Marocco contro i mori,non era morto realmente e sarebbe un gior-no tornato per ridare al Portogallo il destinoimperiale che gli era proprio. Il significatodi questo mito è legato al fatto che con lascomparsa di Don Sebastiano la Spagnapoté stabilire la sua egemonia sul Portogal-lo (che durò sino al 1640).Sulla visione della storia di Raymond

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Hans-Georg Gadamer

Abellio, scrittore ed esoterista francese,è intervenuto Jérôme Rousse-Lacordai-re (“Abellio et l’histoire cachée”). InAbellio, più che di storia “nascosta” sipuò parlare di storia “invisibile”, o di“metastoria”. Infatti, solo attraverso unasorta di “riduzione fenomenologica” distampo husserliano, il senso della storia,il suo elemento teleologico, può emer-gere. Inoltre, secondo Abellio, si posso-no riconoscere nella storia dell’Occi-dente diverse fasi, che corrispondonoalle fasi della vita di un individuo, se-condo uno schema di ispirazione cristia-na: Antichità, Era cristiana, Rinascimen-to, e così via.Sulla storia della rivista «Planète», natacon la pubblicazione, nel 1963, di Lematin des magiciens, di Louis Pauwels eJacques Bergier, è intervenuto Jean-Bruno Renard (“L’aventure de la revue«Planète»”). L’amalgama di letteraturafantastica, di scienza più o meno orto-dossa, di enigmi storici, di mistero, cheaveva caratterizzato il libro, fu utilizza-to anche per la rivista. In seguito venne-ro fondati dei gruppi, i cosiddetti Ate-liers Planète, sparsi sul territorio france-se, all’interno dei quali venivano discus-si i temi della rivista. La storia “nasco-sta”, per come viene presentata su«Planète», è la storia dei dati e deglielementi che sono stati rifiutati dallascienza o dalla cultura ufficiali e chevengono qui ripresi e reinterpretati, co-niugando il meraviglioso con il reale.Infine Bernard Chédozeau è interve-nuto sul Deuxième éclaircissement de lanature de la Grâce (1683), di Malebran-che, sinora piuttosto trascurato dalla cri-tica, mentre Jean Borella ha affrontatola dottrina tradizionale dei cicli tempo-rali e il suo rapporto con la concezionecristiana del tempo, basata sulla lineari-tà. M.P.

‘Verità e metodo 2’

Il 18 aprile 1996, nella sede del Dipar-timento di Ermeneutica filosofica del-l’Università di Torino, in occasionedella pubblicazione del volume diHans-Georg Gadamer, ‘Verità e meto-do 2’ (a cura di R. Dottori, Bompiani,Milano 1996), si è tenuto un seminariosul tema: “L’ERMENEUTICA DOPO ‘VERITÀ EMETODO’”, al quale hanno partecipatoRiccardo Dottori, Maurizio Ferraris,Jean Grondin e Gianni Vattimo.

Con Verità e metodo 2, ha spiegato Ric-cardo Dottori, si è voluto ripercorrere,attraverso la prima presentazione italia-na di saggi preparatori a Verità e metodo(1960) e di saggi della piena maturità,l’intero sviluppo del pensiero di Gada-mer dal 1939 al 1994, caratterizzato dalcostante confronto con Heidegger e dal-

la graduale emancipazione dalla sua in-fluenza. Le sezioni del volume mostranoin maniera esemplare i principali snodidi quella che è diventata la più influenteermeneutica filosofica del nostro seco-lo, dalla riflessione sul rapporto tra He-gel e Heidegger alla polemica (negli anniSettanta) condotta in nome della pretesadi universalità dell’ermeneutica nei con-fronti della critica dell’ideologia, conApel e Habermas soprattutto; una pole-mica che indusse Gadamer a sottolinea-re in modo sempre più netto (anche inseguito al confronto con le posizioni diLevinas e Ricoeur) come l’ermeneuticasia non solo un’arte dell’interpretazio-ne, ma il fondamento di una vera e pro-pria filosofia pratica. Inoltre si passadall’intenso dibattito con lo storicismo(che difende dall’accusa di contraddit-torietà), che in qualche modo anticipal’autocritica della metodologia di Feye-rabend, al confronto con il decostruzio-

nismo di Derrida, rispetto al quale Gada-mer intende sia difendersi dall’accusa dilogocentrismo metafisico, sia mostrarecome il decostruzionismo non sia che laproduzione della distruzione della meta-fisica a suo tempo intrapresa da Heideg-ger.Secondo Maurizio Ferraris, troppi equi-voci hanno inficiato il dibattito tra erme-neutica e critica dell’ideologia; peraltro,Habermas stesso sembra sfuggire all’in-ganno storicistico che condannava, nésembra sufficientemente consapevole delcarattere del tutto tradizionale di criteri,quali l’evidenza e la chiarezza, con cuipretendeva di opporsi al presunto tradi-zionalismo di Gadamer. Assai più pro-mettente, ha proseguito Ferraris, sembrail confronto tra ermeneutica e decostru-zionismo, soprattutto quando si tengaben presente il comune fondamento fe-nomenologico dei due orientamenti. Ri-chiamando la critica di Gadamer alla

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differenziazione estetica, quindi il suoanti-romanticismo, Ferraris ha messo inevidenza l’intimo rapporto, solitamenteoscurato, dell’ermeneutica con la feno-menologia quale descrizione immanen-te. È questo d’altronde anche il senso(fenomenologico: iscrizione della trac-cia) della critica che Derrida muove al-l’ermeneutica, concepita come un atteg-giamento naturale gravemente limitatodal quasi esclusivo interesse per l’uni-versalità della mediazione linguistica edalla tendenza apologetica nei confrontidel logos dell’uomo.Dal canto suo Jean Grondin si è limitatoa ricordare che questo volume di inte-grazioni a Verità e metodo andrebbe in-teso come un fondamentale supplemen-to a ciò che l’opera del 1960 non hapotuto dire: esso evidenzierebbe, in par-ticolare, il sempre più critico rapportocon Heidegger, sia per quel che concer-ne il rapporto con la tradizione, sia per ladiversa interpretazione di Platone (l’apo-logeta del dialogo e della dotta ignoran-za per Gadamer, della metafisica onni-sciente per Heidegger), e non da ultimola crescente consapevolezza circa i limi-ti del linguaggio e la sua impossibilità diesprimere ogni cosa.L’intervento di Gianni Vattimo ha inve-ce preso le mosse dall’esigenza di radi-calizzare in senso heideggeriano l’erme-neutica, dopo Verità e metodo largamen-te diffusasi come lingua comune del di-battito contemporaneo, ma a prezzo diuna perdita della sua specificità filosofi-ca. Se vi è stato un momento in cui èparso indubbiamente proficuo procede-re alla “urbanizzazione della provinciaheideggeriana”, la maggiore preoccupa-zione odierna è forse quella di ricollega-re il dibattito sull’ermeneutica con quel-lo sulla metafisica. La condivisibile in-soddisfazione per gli esiti relativistici dimolta ermeneutica contemporanea, harilevato Vattimo, non giustifica l’inten-to di riportare l’ermeneutica alla feno-menologia, riabilitando l’accezione neo-kantiana della filosofia come pura e sem-plice teoria della conoscenza (o fenome-nologia), né di dissolvere l’ermeneuticain comunitarismo; si tratta piuttosto diritrovare il necessario legame dell’er-meneutica con la storia dell’essere, inte-sa come tramandamento e dialogo con letradizioni. Quanto poi al confronto conil decostruzionismo, Vattimo ha insisti-to sia sull’impossibilità anche di Derridadi sottrarsi alla trasmissione logocentri-ca, sia sulla non sufficientemente radi-cale critica gadameriana alla metafisica,relativamente rifiutata, in definitiva, uni-camente a causa dei suoi esiti scientisti-co-metodici. T.G.

Cristianesimo e redenzione

Dal 22 al 25 gennaio 1996, VincenzoVitiello ha tenuto un ciclo di seminarisul tema: “CRISTIANESIMO SENZA REDEN-ZIONE”, esponendo come proprio obiet-tivo teoretico quello di recepire-con-cepire il senso cristiano dell’esistenzaumana come “abbandono” da partedel divino, in una prospettiva che esclu-de il momento della redenzione.

Il percorso interpretativo di VincenzoVitiello si è snodato, a partire da Parme-nide e Plotino, attraverso il pensiero tri-nitario e la riflessione intorno alla provaontologica - da Anselmo a Kant -, nel-l’intento di ricostruire il divenire dellerelazioni tra l’eterno e il tempo, l’esseree il male, all’interno di una lettura delNuovo Testamento al di fuori del canonepaolino.Secondo Vitiello l’esperienza cristianadel tempo, nella misura in cui risultaestranea all’idea della redenzione, sisottrae all’alternativa tra la circolarità ociclicità greca, di cui Nietzsche è l’ulti-mo grande assertore, e la linearità ebrai-ca, che alimenta un pensare a sfondoescatologico, sino a Derrida. All’oppo-sto, la concezione pagana del tempo con-siste nell’esperire l’attualità come ethosche l’uomo abita e nel quale agisce. Ilmondo greco, ha osservato Vitiello, per-viene con Parmenide alla rappresenta-zione dell’Essere come uno e immobile,che destituisce di senso le mere datitàdella molteplicità e del movimento. Lametafisica di Plotino tenta di racchiude-re insieme i due lati della relazione tral’Uno e le cose: il lato della differenzaontologica tra ciò che è positività asso-luta e l’esistente, in sé negativo e strut-turalmente “male”, e il lato dell’unita-rietà del reale, per cui l’essere che è nelmondo è l’Uno stesso.In tale contesto problematico, ha sottoli-neato Vitiello, il cristianesimo storico,di matrice paolina, introduce la conce-zione della creatio ex nihilo e, soprattut-to, quella del Dio-amore. Mentre la divi-nità greca è perfetta perché racchiusa insé e muove con indifferenza le cose solo

come oggetto d’amore, il Dio annunzia-to nei Vangeli, proprio in quanto costitu-tivamente amore, appare compromessocon il mondo nel pretendere di tenereinsieme l’assolutezza divina e la crea-zione del finito nell’unicità-trinità di Dio.Tuttavia, ha fatto notare Vitiello, il pen-siero trinitario può aprirsi ad un esitodiverso, nel quale Padre e Figlio, invecedi comporsi in unità, risultano coinvoltiin una “relazione irrelante”, in cui cia-scuno dei due termini è nell’altro comepossibilità che questo non sia. Che ilFiglio sia coeterno al Padre, come sug-gerisce Agostino nel De trinitate, nonsignifica altro, secondo Vitiello, che l’Es-sere, nella sua infinità, contiene la possi-bilità, così come l’impossibilità, che ilFiglio sia, senza esserne, però, causa insenso attivo. È vero invece che la secon-da persona della trinità, in quanto princi-pio della creazione, affetta l’“Uno inuno”, imponendogli la separazione dalmale e incrinando così quella dimensionedi assolutezza primaria, propria di ciò al dilà del quale non c’è altro, e che può dirsisolo di Dio “prima” della creazione.Si tratta, in altri termini, di riconoscerenel Figlio la cruciale affezione del Padrecome causa necessaria, ma non suffi-ciente, e la cui origine, ovvero il suovenire all’essere da uno stato di merapossibilità, rimane profondamente enig-matico. Emerge qui, ha sottolineato Vi-tiello, il carattere ontologicamente para-dossale di quella “relazione irrelante”che lega due termini, per cui essa si dà indue opposte configurazioni, l’essere delFiglio nel Padre e l’essere di questo inquello, con la possibilità, per ciascuno,di capovolgersi nell’opposto. In tale cri-stianesimo anti-escatologico l’esistenzaè esperita nella dimensione dell’“esserestato abbandonato”, che il Cristo gridanell’ora nona, ovvero del poggiare delcreato solo sull’indifferenza di un Dio-padre, in cui è la suprema minaccia. Nederiva, per l’uomo, un relazionarsi alpresente e al tempo stesso un restarvisospeso fra il mero fatto della creazionee la sua negazione: di fronte al fondarsiultimo delle cose su nient’altro che sulloro “poter non essere più”, il pensieroresta impotente.Sul piano morale, Vitiello rifiuta di as-segnare una valenza regolativa al princi-pio di speranza e riflette invece sullalibertà come incondizionatezza propriadi ciò che è sottratto alla sequenza deifenomeni ordinati secondo il “prima” eil “poi”; uno stato che si dà per l’uomo,in quanto ente finito, solo nella forma diuna doverosità opposta alle inclinazioninaturali. Nella prospettiva di un cristia-nesimo “senza redenzione”, ciò non si-gnifica che non vi è scelta tra il bene e ilmale; ancor di più, che la libertà è per lacreatura solo una possibilità, la cui at-tuazione non è da nulla garantita e restaessa stessa sospesa sul proprio non esse-

Istituto Italianoper gli Studi Filosofici

Palazzo Serra di CassanoVia Monte di Dio14, Napoli

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l’uomo libero di abbandonarsi alla fede, alrischio, alla scelta, in quanto è nel momen-to dell’incontro tra l’uomo vivente e il Diovivente che l’individuo dà senso ai suoigiorni. In questo, ha sottolineato Forte,Bultmann viene accusato da una parte diridurre Dio all’uomo, inglobando la teolo-gia nell’antropologia, dall’altra di propa-gandare una teologia della solitudine, incui l’uomo è solo di fronte alla decisione.Diversamente, in Karl Rahner la teoriadella potentia oboedentialis cerca di conci-liare il primato del trascendente con lospirito della modernità. Nell’antropologiatrascendentale di Rahner, ha rilevato Forte,l’uomo è infatti costitutivamente ansia, ri-cerca, domanda; è potenza obedenziale, èuna creatura aperta in direzione dell’even-to innovante dell’auto-comunicazione diDio nella parola, e la sua felicità può nasce-re solo dall’incontro tra la propria auto-trascendenza e l’auto-comunicazione diDio. Anche in Rahner il no all’ideologia ènetto, come in Barth e Bultmann; per Rah-ner infatti l’uomo può venire a compimen-to solo con la cristologia trascendente.L’ideologia rahneriana esalta una fede sen-za garanzie, come perdutamente andareverso l’altro affidandovisi, come sollecita-zione della ragione a oltrepassare la suasoglia.Affrontando successivamente il tema del-l’éschaton, Forte ha preso in esame la con-cezione di Barth della veritas in spe, non inre, nel suo arrendersi alla potenza del Diosconosciuto. L’éschaton viene riaffermatoanche da Bultmann, che esalta l’autono-mia della dignità umana e considera lapredicazione di Gesù annuncio escatologi-co. Con la rottura di Barth e l’esaltazioneumana di Bultmann, ha precisato Forte, siprofila nel Novecento la teoria della spe-ranza, in cui l’éschaton è pensato comeavvento e la sua incidenza sulla condizioneumana è vista come altro aspetto del venirea noi di Dio. Si tratta del pensiero di J.Moltmann, per il quale l’éschaton è ladimensione che pervade tutta la parola del-la fede, facendo divenire la teologia e lostesso cristianesimo pensiero della speran-za. L’ultimo passo sul terreno dell’éscha-ton, ha osservato Forte, è compiuto da E.Bloch, per il quale la speranza, che a primavista sembrerebbe una categoria teologica,non è altro che una proiezione dell’uomo,una struttura anticipante della coscienza. IlDeus absconditus, oggetto della speranza,non è altro, per Bloch, che l’uomo abscon-ditus, l’abisso che è nel profondo di ogniessere umano. Il principio speranza è per-ciò una struttura dell’antropologia, dalmomento che l’uomo è sempre incompiu-to, aperto ad una potenzialità irrisolta e nonespressa.Per quanto riguarda l’esperienza della gra-zia, Forte ha analizzato il pensiero di Do-stoevskij e di Henry de Lubac. Nell’uomodostoevskijano agisce secondo Forte unalogica “dei doppi pensieri”, in base allaquale ogni affermazione è trapassata dalla

sua negazione. Così, in Dostoevskij la que-stione dell’infinito dolore che sovrasta laterra si risolve solo pensando al Dio dellacroce, abbandonato e spezzato; il dupliceatteggiamento dell’uomo dinanzi al dolore(vittimismo o fuga da se stesso) si risolve inun atto coraggioso, soggettivo, e l’ossimorodi una concezione della bellezza come sal-vezza e come dannazione si risolve conside-rando la bellezza come trascendente, comesperanza. In Henry de Lubac, ha fatto inve-ce notare Forte, l’uomo è fatto per Dio, ènostalgia di Dio, è attesa, è ferita che attendeil balsamo dell’incontro; ma Dio è libero egratuito e si comunica all’uomo secondo taliqualità. Attraverso l’affermazione del Diovivente e dell’uomo vivente, viene afferma-ta la gratuità, la sorpresa della grazia cherende manifesto Dio, il novum che gratuita-mente si auto-comunica all’uomo. R.S.

Storia filosofica del razzismo

Dall’8 al 12 gennaio 1996, Alberto Bur-gio ha tenuto un ciclo di incontri sultema: “PER UNA STORIA FILOSOFICA DEL

RAZZISMO”, con l’obiettivo di esplorarequei fenomeni socio-politici che pos-sono essere ricompresi in una catego-ria unitaria che ha nel razzismo il suocarattere distintivo.

In apertura del seminario, Alberto Burgioha spiegato la necessità di una “storiafilosofica del razzismo”, sottolineandol’opportunità di muovere da una defini-zione di razzismo come «insieme di ideo-logie caratterizzate dalla trascrizione, inchiave naturalistica, di differenze da sem-pre storicamente e socialmente determi-nate». Di fatto, molteplici sono i conflit-ti tra razze diverse che alimentano vivacidiscorsi sul razzismo. Tuttavia, un feno-meno multiforme come il razzismo èsempre attraversato da elementi comu-ni: uno di questi è dato dal fatto che intutti i diversi fenomeni di tal genere siriconosce valore alle differenze che sonoproprie dei vari soggetti che vengono traloro in rapporto o in conflitto, al fine diprodurre, sulla base proprio di questedifferenze, delle gerarchie tra singoli otra gruppi. Questo aspetto ha avuto ini-zio nel periodo di massimo sviluppo edespansione della modernità, quale ilXVIII secolo. Proprio l’Illuminismo,infatti, propugnando una progressiva ele-vazione della figura umana e la conte-stuale proliferazione di interessi e spunticulturali, ha poi, d’altro lato, determina-to una radicalizzazione delle forme disegregazione e sfruttamento di alcunecategorie di soggetti. Questa prassi con-sapevole della valorizzazione delle dif-ferenze, che è poi l’essenza propria delrazzismo, è, secondo Burgio, un’ideolo-gia di puro stampo borghese in quanto,

re. E tuttavia la coscienza della libertà siaccompagna ad una compiacenza di séche appartiene all’uomo in quanto siscopre, pur nella messa in opera delmale, più del male stesso. L.S.

Dio nella teologiadel Novecento

Dal 4 al 7 marzo 1996, Bruno Forte hatenuto un seminario dal titolo: “DIO

NELLA TEOLOGIA DEL NOVECENTO”, soffer-mandosi su Karl Barth, Rudolf Bult-mann e Karl Rahner, artefici della svol-ta compiuta in campo teologico nelXX secolo.

Il XX secolo, ha esordito Bruno Forte,deve essere compreso fra lo scoppio dellaprima guerra mondiale e il 1989, anno incui, con la caduta del muro di Berlino, siconcretizza la fine del socialismo reale. IlNovecento, come “secolo breve”, che sibrucia nella celerità del tempo storico, sicontrappone, significativamente, alla lun-ga stagione ottimistica dell’Ottocento, do-minata dal positivismo scientifico, dal cul-to del progresso e dal grande sistema hege-liano, oltre che dalla teologia liberale eschleiermacherianaNell’agosto del 1914, ha osservato Forte,Karl Barth matura quella svolta radicaleche gli consentirà di abbandonare la teolo-gia liberale e di mostrare la vera identità diDio, che non è solo consolazione dellacoscienza di un’anima pia, ma è impossibi-le possibilità, è sovrano, è sconosciuto, ètotalmente altro. La svolta di Barth è evi-dente nella seconda edizione del commen-to all’Epistola ai Romani di San Paolo(1922) e si attua attraverso la lettura dellaScrittura (in primis Paolo), di Lutero, Cal-vino, Kant, Dostoevskij. Testimoniando lacrisi del tempo storico, oltre che della co-scienza, l’Epistola segna una svolta epoca-le, opponendo ad una teologia del sì, conci-liante e fiduciosa, una teologia del no, dellarottura, della crisi nei confronti del mondoborghese, che fa di Barth l’apologeta delbaratro, del non riducibile a sistema, del-l’appello alla scoperta di un Dio sconosciu-to: per Barth non esiste sicurezza umana (inpositivo = passione ideologica; in negativo= abbandono nichilista) che possa essereanteposta a Dio.Al deus dixit barthiano, ha fatto notareForte, i giovani leoni della teologia deglianni Venti oppongono la continuità con ilmoderno. Rudolf Bultmann, anzitutto, nonripudia l’eredità liberale ma esalta, anzi,l’autonomia del pensiero umano. In accor-do con Barth, egli condanna le ideologieche dispensano l’uomo dalla fatica del pen-siero, ma rivendica il protagonismo delsoggetto umano in nome della sola fides,intesa non come negazione dell’uomo (insenso luterano), ma come esaltazione del-

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così inteso, il fenomeno razzista ammet-te la negazione di princìpi universalisti-ci. In realtà, uno dei lati oscuri dellamodernità è rappresentato proprio dalfatto che essa, nonostante il continuosviluppo e la tendenza a progredire, pro-duce, su di un versante meno illuminato,quelle barriere che, innalzandosi tra sog-getti diversi, finiscono per discriminarli.In tal senso, ha notato Burgio, il diversocolore della pelle fu, di fatto, notato eusato quale elemento di distinzione soloquando si ritenne ormai necessario indi-viduare un criterio distintivo per queisoggetti che andavano necessariamentediscriminati.Il momento somatico sarebbe dunquesorprendentemente successivo ad unaoriginaria discriminazione già avvenutain base al ruolo marginale di talune cate-gorie di soggetti, come nel caso dellaschiavitù che, dopo il suo avvento, misea nudo la necessità di distinguere glischiavi, proprio quando maggiore eral’espansione di teorie e princìpi univer-salistici. Estendendo a tutti la coscienzadi sentirsi uomini, la schiavitù, che finoad allora non aveva rappresentato unproblema, ora necessita di cause giusti-ficative elaborate da teorie che tendonoa riconoscere più significati, diversi traloro, al termine “uomo”, originariamen-te sinonimo di una categoria unitaria.Il razzismo nazista, ha osservato Burgio,con la sua coda italiana durante il ven-tennio fascista, emerse in Germania nel-l’ambito di una ben difficile e tumultuo-sa convivenza fra due razze contrappo-ste, il problema della comunicazione fraebrei e nazisti; per sottolineare la segre-gazione nella quale intendevano relega-re gli ebrei, i tedeschi elaborarono unlinguaggio minore, molto più limitato eresiduale, per comunicare con gli esclu-si. D’altra parte è innegabile che la Ger-mania nazista dovette fare i conti conl’ingombrante tradizione culturale degliebrei, che si temeva contaminasse lapurezza e il presunto carattere elitariodella cultura germanica; ecco perché alpuro razzismo biologico si affiancò untipo di selezione culturale che dovevaimpedire che gli ebrei influenzasserocon la loro presenza la tradizione giuri-dica e culturale tedesca.Queste stesse osservazioni, ha sottolineatoBurgio, possono essere trasposte nel nostropaese e avvicinate al fascismo. Parte dellamoderna storiografia, tra cui lo stesso DeFelice, sostiene di fatto che il fascismo inItalia non riuscì a concepire un razzismoautonomo e convinto, ma semplicementeuna soggezione ideologica del movimentoitaliano rispetto a quello del più potentealleato tedesco. Secondo Burgio è da impu-tare invece agli uomini del regime lo sforzo,peraltro non dissimulato, di creare le basi diun netto differenzialismo, testimoniato dauna fiorente produzione di letteratura antro-pologica evidentemente razzista. R.de C.

Sull’intelletto

Dal 19 al 23 febbraio 1996, AlessandroGhisalberti ha tenuto un seminario sultema: “INTERPRETAZIONI DELL’INTELLETTO

NELLA FILOSOFIA DEL SECOLO XIII”, mostran-do come la riflessione medievale sul-l’intelletto costituisca una chiave d’ac-cesso fondamentale per la compren-sione di uno dei momenti filosofica-mente più vivi della civiltà cristianaoccidentale.

Il tema dell’intelletto acquista una specialeimportanza nella speculazione del secoloXIII, quando, sul comune terreno dellafilosofia aristotelica, si scontrano le culturearabo-islamica e latino-cristiana. I prodro-mi di un tale interesse, ha osservato Ales-sandro Ghisalberti, si rintracciano origi-nariamente nell’opera di Aristotele (Deanima, III 5 430a 10), dove, potremmodire, vengono poste le basi psicofisiologi-che del processo della conoscenza. Analiz-zando la funzione intellettiva dell’animaumana, Aristotele distingue un intellettopotenziale, che ha la potenzialità di esseredi tutti gli oggetti della conoscenza, da unintelletto attuale, che tutti li produce; ilprocesso del conoscere si determina comeazione dell’intelletto attivo su quello passi-vo, dove l’intelletto attivo è impassibile,separato, senza mescolanza e, esso solo,immortale ed eterno.I principali testimoni della tradizione ari-stotelica sono stati identificati da Ghisal-berti, tra gli antichi commentatori greci, inAlessandro di Afrodisia (sec. II-III) e Te-mistio (sec. IV); tra i commentatori arabo-medievali si deve invece tener conto, nelleloro interrelazioni reciproche, delle conce-zioni di Al-Farabi (sec. IX), Avicenna (sec.X) e Averroè (sec. XII). Nel secolo XIII,attraverso le versioni dal greco e dall’arabodelle opere di Aristotele e dei suoi com-mentatori, la speculazione araba si trapian-terà sul terreno della cultura dell’Occiden-te latino, dove darà vita a originali fenome-ni di sincretismo. Il primo sintomo dell’in-contro dell’aristotelismo arabo con ele-menti dottrinali di ascendenza agostiniana,ha osservato Ghisalberti, è rappresentatoda un movimento di pensiero della primametà del secolo XIII, che Étienne Gilson,lo storico francese della filosofia medieva-le, ha indicato con l’espressione di “agosti-nismo avicennizzante”. Come esempio diquesta originale commistione di dottrinevalga l’opera di Giovanni de la Rochel-le (1238-45), che fuse insieme la dottri-na della distinzione dell’intelletto inagente e passivo con la gnoseologia ago-stiniana imperniata sul concetto dell’il-luminazione divina.Successivamente, nei primi decenni dellaseconda metà del secolo (1250-1270), haproseguito Ghisalberti, si affermerà unaforma più evoluta e matura di aristoteli-smo: la scuola dell’“averroismo latino” o“aristotelismo radicale”, il cui caposcuola

fu Sigieri di Brabante (1266-1277), se-condo il quale si poteva giungere, attraver-so l’uso della ragione, a conclusioni ad untempo filosoficamente vere e teologica-mente false, diverse dalle verità rivelatedalla Scrittura e dalla tradizione teologica.Così, se da un lato si doveva riconoscereche la dottrina averroista dell’unicità del-l’intelletto possibile risultava, alla luce dellaragione, filosoficamente inconfutabile, dal-l’altro il dogma scritturale dell’immortali-tà dell’anima individuale doveva in fideessere creduto vero. Secondo AlbertoMagno, invece, la supposizione dell’esi-stenza di un unico intelletto possibile èinsufficiente per spiegare la conoscenzadel singolo uomo mediante concetti uni-versali presenti in un intelletto separato. Daqui, ha notato Ghisalberti, la necessità dipostulare, sul piano gnoseologico, un’unio-ne sostanziale tra intelletto e individuo.Ammettere l’esistenza di un intelletto se-parato significa per Tommaso d’Aquinomuoversi in un orizzonte speculativo pla-tonico e non aristotelico, per il quale, inve-ce, l’anima è forma del corpo, e in quantotale è parte inscindibile della sostanza sino-lica. In realtà, ha sottolineato Ghisalberti,la concezione aristotelica dell’anima qualeforma del corpo era condivisa da Averroè,ma con la differenza importante che mentrel’anima vegetativa e quella sensitiva sonoforme del corpo a pieno titolo, l’animaintellettiva è invece forma del corpo soloequivocamente, in senso traslato, data l’im-possibilità strutturale per una sostanza in-tellettiva separata di unirsi ad un corpocome forma. Da queste considerazioni di-scende, per Tommaso, la collocazione del-l’anima al confine tra gli esseri corporei eincorporei, essendo ad un tempo sostanzaincorporea e forma di un corpo. Per inten-dere come una sostanza spirituale, qualel’anima intellettiva dell’uomo, si possa uniread un corpo pur mantenendo una forma disussistenza, Tommaso si valse di uno scrit-to particolare che circolava con il nome diLiber de causis, che secondo Ghisalberti,come Tommaso stesso dimostrò, rappre-senta una silloge di testi del filosofo neo-platonico Proclo (sec. V). Questo brevescritto consentiva, in effetti, di fondereistanze della metafisica plotiniana con quel-le dell’ontologia aristotelica: l’anima intel-lettiva, pertanto, è da un lato, aristotelica-mente, forma del corpo, dall’altro, neo-platonicamente, partecipe di un elemento,per il quale conosce e vuole, che non comu-nica con il corpo.Nell’ambito dell’aristotelismo radicale delXIII secolo, ha proseguito Ghisalberti, unaltro fecondo sviluppo della speculazionesull’intelletto è rappresentato dalla dottri-na della felicità mentale, secondo cui l’uo-mo realizza la felicità nell’esercizio del-l’attività intellettuale. Significativi a que-sto riguardo sono Boezio di Dacia, attivo aParigi nel periodo di Sigieri (1270-1277), eGiacomo da Pistoia, filosofo di formazio-ne medica, che agì in Italia verso la fine del

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secolo (1290-1300). Entrambi distinguonotra una felicità terrena, conseguibile attra-verso l’esercizio del filosofare, vero coro-namento dell’attività intellettuale, e unafelicità eterna, oggetto dell’impegno teolo-gico. Accanto a costoro merita particolarerilievo, secondo Ghisalberti, Giovanni diJandun, che tra le attività animiche distin-gue la funzione di forma sostanziale del-l’anima cogitativa; un elemento che, nelprocesso dell’intellezione, si connette al-l’attività dell’anima intellettiva separata,aprendo l’accesso alla conoscenza supe-riore delle sostanze separate e di Dio, cuiconseguirebbe il possesso della felicità. Lafelicità, quale fine ultimo dell’uomo, lo èpropriamente anche dello Stato, dove lafelicità speculativa del singolo, a cui spettala virtù della sapienza, subordina a sé quel-la pratica dello Stato, a cui spetta quelladella prudenza.Venendo al delicato dominio della mistica,Ghisalberti ha rilevato come Alberto Ma-gno distingua un intelletto di natura divinae separata e, per spiegare il processo dicongiunzione dell’anima a Dio, impieghi ilconcetto dell’intelletto acquisito (intellec-tus adeptus), per il quale l’uomo si innalzaalla conoscenza delle intelligenze superio-ri, preludio dell’ascesi mistica, in cui l’in-telletto realizza la condizione di intellectusassimilatus, attuando pienamente la suanatura divina. La mistica albertina, secon-do Ghisalberti, va intesa nel senso dellateologia mistica, ugualmente lontana daogni forma sentimentalistica e da ogni pre-tesa di conoscenza totalizzante della realtà;una mistica che rimanda alla scuola dome-nicana renana e, particolarmente, alla figu-ra di Meister Eckhart, per il quale intellet-to è luce divina che, sostanzializzandosi,conferisce all’uomo la possibilità di essere,vivere, intelligere. Secondo le diverse pro-prietà dell’anima, esso è indipendente daspazio e tempo, identico a sé, puro, operan-te in sé, immagine; la sua natura è increatae increabile, come tale; è il tempio di Dioche accoglie Dio stesso nella sua nudità,privo dei veli dell’essere e della bontà,spoglio di tutti i nomi e le determinazioni.La via beatifica si delinea quindi in Eckhartcome via all’intelletto di luce, realizzantesiattraverso un processo di ritorno a sé (redi-tio), in quanto spoliazione, denudamento,disvelamento del fondo dell’essere. P.A.

Il pensiero politico nel Seicento

Dal 4 all’8 marzo 1996, Jean RobertArmogathe ha tenuto un seminario daltitolo: “IL PENSIERO POLITICO NEL SEICENTO”,mostrando attraverso l’analisi delleconcezioni di vari pensatori del tempocome lo Stato moderno, nella sua co-struzione, abbia preso a modello laChiesa nella sua organizzazione e nellasua codificazione.

Jean Robert Armogathe ha iniziato conl’individuare il fondamento delle teoriepolitiche dello Stato moderno nei trattatisull’“ecclesiologia” riconducibili al con-cetto teologico della Chiesa come socie-tas perfecta, dei quali Cajetano è l’au-tore più importante. Armogathe ha sot-tolineato l’importanza del dibattito fraCajetano e i gallicani. Confutando le tesigallicane per cui il papa possiede solo ildominium ministeriale, non la potestas,Cajetano, nei suoi scritti Auctoritas Pa-pae et Concilii seu Ecclesiae Compara-ta (1511) e Apologia (1514), sostieneche la Chiesa ha origine divina e che,pertanto, anche il ministero di Pietro haorigine divina. Questo passaggio dal di-ritto canonico alla teologia politica com-porta la natura assolutistica del poteredel papa, dato che la Chiesa trae originedirettamente dalle Sacre Scritture e nondalla legge. Sul passaggio di Cajetanodalla teologia politica al pensiero politi-co laico, il pensiero politico gallicanodel Seicento costruisce una teoria delpotere assoluto del sovrano che trae lesue argomentazioni per simmetria dal-l’argomentazione usata da Cajetano perdifendere la Chiesa e la monarchia pon-tificia.Armogathe ha proseguito l’analisi delpensiero politico del Seicento affrontan-do il legame intellettuale che unisce Bel-larmino, Sarpi e Hobbes e mostrando inparticolare come, indirettamente, il pen-siero politico del terzo sia stato influen-zato dal secondo. Armogathe ha fattorilevare che il primo punto in comune aitre è l’analisi delle Sacre Scritture. Nel-l’interpretare i passi 17 e da 8 a 12 delDeuteronomio sui giudici leviti in Israe-le, Bellarmino dice, nelle Controversie,che il papa ha il diritto di stabilire uncorpus di leggi civili; per Sarpi questopotere è stato dato da Dio al popolo;Hobbes, nel Leviatano, sostiene che ilsommo sacerdote solo in quel tempoaveva potere civile e, pertanto, solo allo-ra poteva nominare i giudici. Pur essen-do d’accordo nel voler limitare il poteredel papa, ha sottolineato Armogathe, Sar-pi e Hobbes differiscono per il fatto cheil primo insiste sul limite che l’insegna-mento di san Paolo e il Concilio di Geru-salemme hanno posto al potere ecclesia-stico, il secondo, come Bellarmino, pen-sa al potere ecclesiastico come assoluto,ma a differenza di questi ritiene che ilpotere assoluto si sia trasferito al sovra-no civile. Hobbes e Sarpi convergonoanche sull’interpretazione dell’Apoca-lisse, poiché entrambi pensano a un’esca-tologia conseguente; inoltre, nella co-struzione politica di entrambi, grandeimportanza è data alla teologia delladoppia alleanza.Proseguendo la sua analisi, Armogatheha parlato della politica dei gesuiti e deidue tipi di insegnamento della Compa-gnia abitualmente distinti, ma insepara-

bili: la filosofia politica da una parte, la“morale pratica” dall’altra. I gesuiti con-siderano la teoria dello Stato indivisibiledal governo delle coscienze individuali,pertanto loro precipuo compito è la dire-zione spirituale di prìncipi e sovrani.Armogathe ha quindi ricostruito i piùsalienti fatti storici che determinarono lacacciata dei gesuiti dalle più importanticorti europee, e soprattutto si è soffer-mato sulle teorie di alcuni pensatori del-la Compagnia, tra i quali Mariana e Sua-rez. Nel suo De rege et Regis Institutio(1599), Juan de Mariana espone la suateoria sull’uccisione non solo del tiran-no di usurpazione, ma anche del tirannodi esercizio. Accusata di istigare al ti-rannicidio, l’opera fu condannata e riti-rata dalla circolazione subito dopo l’as-sassinio di Enrico IV. Tra il 1610 e il1613 Francisco Suarez redige il Defen-sio fidei contro Giacomo I d’Inghilterra,in cui sostiene che i re scomunicati dalpapa possono “essere deposti o messi amorte dai loro sudditi”. Nei paesi catto-lici, ha ricordato Armogathe, i gesuitihanno contribuito alla formazione delpotere personale del monarca, che vieneorganizzato sul modello di monarchiaassoluta che si era dato la Compagnia.Figura importante del Seicento, ha con-tinuato Armogathe, è Gaspare Sciop-pio, autore dell’Apologia di Machiavellie dei Paedia politices (opera, questa, incui non figura mai il nome del fiorenti-no, anche se tutto lo scritto ruota attornoa lui), il quale sostiene che l’uomo poli-tico, secondo l’insegnamento di Machia-velli, deve ubbidire solo alla politica inquanto “scienza pubblica dell’utilità”;inoltre, sulla scia della tradizione cice-roniana, considera fine ultimo della po-litica il benessere della società civile. Adifferenza dei gesuiti, che proponevanouna responsabilità personale del re,Scioppio propone la responsabilità delloStato e quindi la responsabilità dellafunzione del principe e non della suapersona. Se le teorie dei gesuiti hannoportato avanti la nascita dell’assoluti-smo dello Stato moderno, il discorsomachiavelliano dello Scioppio, ha evi-denziato Armogathe, si pone in un certosenso come freno all’assolutismo mo-narchico dando nuova linfa alle forzealternative all’interno dello Stato stesso.A conclusione della sua analisi, Armo-gathe ha parlato del concetto di “gloria”e della sua secolarizzazione da Bellar-mino a Spinoza. Attraverso la divinizza-zione del sovrano, alla gloria di Dio sisostituisce la gloria del re; la gioia deicortigiani si sostituisce alla beatitudinedei santi. P.S.

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Nagasaki, il 10 agosto 1945, due giorni dopo il lancio della seconda bomba atomica

Memoria, oblio, perdono

Dal 15 al 19 aprile 1996, Paul Ricoeur hatenuto un ciclo di seminari sul tema:“MEMORIA, STORIA, PERDONO”, incentran-do la sua riflessione sul rapporto criticofra storia e natura alla luce di due figureconcettuali significative: l’oblio e il per-dono. Al tema “L’AMORE DIFFICILE. IL PRO-BLEMA DELL’IDENTITÀ PERSONALE E L’ERME-NEUTICA DEL SÉ”, Ricoeur ha dedicato unaconferenza, tenutasi presso l’Universi-tà Federico II di Napoli, a cui hannopreso parte, tra gli altri, G. Polara, G.Lissa, G. Cantillo, D. Jervolino, D. Gam-barara, C. Penco.

Chiedersi in che modo la storia , così comeviene scritta dagli storici, interviene a titolocritico fra un eccesso e un difetto di memo-ria, ha esordito Paul Ricoeur, significa sta-bilire se sia legittimo parlare di memoriacollettiva. Dal dilemma tra memoria indivi-duale e collettiva si può uscire, secondo

Ricoeur, attraverso la nozione, elaborata daHusserl nella Quinta meditazione cartesia-na, di personalità di rango superiore, con cuisi determinano entità collettive derivate, cherisultano da un processo secondo di oggetti-vazione degli scambi intersoggettivi, a cuiper analogia si può attribuire un “noi” con leprerogative fondamentali di memoria. Inquest’ottica la memoria collettiva viene con-siderata come raccolta di tracce lasciate da-gli eventi.Sulla base dell’attribuzione del concetto dimemoria agli individui e alle collettività, haproseguito Ricoeur, si possono introdurre iconcetti di “memoria storica” e “tempo sto-rico”, elaborati da Koselleck, che parla di“spazio d’esperienza” e “orizzonte d’atte-sa”, dove per spazio d’esperienza intendel’insieme dell’eredità del passato, per cuinon c’è spazio d’esperienza senza orizzonted’attesa, mentre considera l’orizzonte di at-tesa irriducibile allo spazio d’esperienza; ladialettica fra questi due poli assicura così ladinamica della coscienza storica che a parti-

re dal sentimento di orientamento, nel pas-saggio del tempo, dà impulso all’orizzonted’attesa che tocca lo spazio d’esperienza.Il passaggio dalla memoria alla storia, haosservato Ricoeur, si realizza attraverso lamediazione operata dal “racconto”; si avran-no pertanto “racconti di memoria” e “rac-conti storici”. Nei racconti di memoria ilracconto ordinario si mette a servizio tantodella memoria-ripetizione quanto della me-moria-ricostruzione; sul primo versante sicollocano i racconti fissati dai riti sociali acarattere commemorativo, mentre sul ver-sante della ricostruzione si pongono le ope-razioni di conformazione, di costruzionedell’intreccio, che dispongono in relazionefra loro, nello stesso tempo, la storia raccon-tata e i suoi protagonisti. La storia, ha prose-guito Ricoeur, rompe con la memoria su untriplice paiano: documentario, esplicativo einterpretativo. Nel primo caso si ha a che farecon la storia che dipende da “fonti” percomprovare una evidenza documentaria; nelsecondo entrano in gioco le pretese esplica-

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Paul Ricoeur

tive della storia miranti a costituirne lo statu-to di scientificità. Nel terzo caso, invece, siha a che fare con il fenomeno della scritturadella storia, cioè della storiografia. Questi trepiani possono anche essere posti sotto i terminidi: “ricerca”, “spiegazione” e “scrittura”.Per quanto riguarda il problema dell’oblio,ha continuato Ricoeur, a livello più profondoesso riguarda la memoria in quanto conser-vazione del ricordo, mentre a livello piùsuperficiale esso riguarda la memoria inquanto rimemorazione. A livello profondo siincontrano due poli antagonisti: l’oblio ine-sorabile che si adopera a cancellare la tracciadel vissuto e l’oblio dell’immemoriale che èl’oblio delle fondazioni. Progredendo dallivello più profondo a quello più superficiales’incontra tutta una serie di forme dell’oblioche possono essere classificate come il pas-saggio dall’oblio passivo a quello attivo.Una di queste figure di oblio è quella deno-minata “oblio di fuga”, caratterizzata da unnon voler sapere e da un non voler informar-si. L’“oblio selettivo” è importante per lacostruzione dell’intreccio: infatti per nar-rare è opportuno tralasciare piccoli eventied episodi che non sono significativi ai finidel racconto.Il perdono, ha rilevato infine Ricoeur, è unaforma di oblio attivo e pertanto contrarioall’oblio passivo. Esso presuppone la media-zione della vittima che è l’unica abilitataall’atto del perdono. Da un punto di vistagiudiziario, il perdono implica la “riabilita-zione” di chi commette la colpa; a esso èriconducibile anche la grazia. L’amnistia,invece, ha un risvolto politico paragonabilea un’amnesia istituzionale; essa si compren-de solo ai fini di una riconciliazione dellanazione in cui l’istituzione invita a fare comese l’evento criminoso non avesse avuto luo-go. Da un punto di vista semantico, ha preci-sato Ricoeur, il temine “perdono” è vicino altermine “dono”. Il comandamento di Gesù,«amate i vostri nemici», rompe con ognicalcolo e apre l’ispirazione di una nuovatipologia di scambio, quella secondo cui ilnemico diventa amico. Il perdono difficile èquello che, in qualche modo, si riconnettealla fonte dei conflitti che richiedono coninsistenza il perdono. G.B.C.

Richiamando lo studio di D. Jervolino (Rico-eur. L’amore difficile, Studium, Roma 1995),Ricoeur ha affrontato le difficoltà che il temadell’amore genera sia nel linguaggio ordina-rio, sia nella trattazione filosofica. Nellapratica esistenziale l’amore rischia per lo piùdi essere confuso con le due componenti chesi intrecciano in ogni fare umano, agire epatire. Tre atteggiamenti specifici sono in-terconnessi secondo Ricoeur in questa dia-lettica dell’agire e del patire: attestazione,sospetto, responsabilità. L’“attestazione” èla risposta positiva di un soggetto responsa-bile al dubbio esistenziale della propria inca-pacità di intervento nel mondo in cui si trova“gettato”, in opposizione alla minaccia didestabilizzazione rappresentata dal “sospet-to”, sempre rinascente, di non-potere, di

non-essere-capace. L’“attribuzione”, rico-noscimento di una capacità di agire daparte di un terzo, è ciò che fa appello allanostra “responsabilità” nei confronti di chiconta su di noi.Sull’interazione fra questi tre momenti, hasottolineato Ricoeur, si fonda la costituzionedi un soggetto responsabile, dalla quale di-pende che qualcun altro possa continuare acontare su di lui. Il prezzo di tale costituzioneè la rinuncia all’immediatezza dell’Io-sono,in favore di un’ermeneutica del sé, sviluppa-ta attraverso l’analisi di quattro gradi fonda-mentali di capacità: poter parlare - poteragire - potersi raccontare - potersi assumerela responsabilità morale dei propri atti. Sulpiano del linguaggio, il soggetto grammati-cale si fa garante di ciò che afferma e di ciòche fa. Sul piano della praxis, l’affermazione“Io posso” viene presupposta come implicitain ogni segmento di qualsiasi fare intenzio-nale in quanto attestazione governata da unsapere non teoretico che è certezza soggetti-va. Al racconto Ricoeur assegna una funzio-

ne mediatrice fra capacità e incapacità uma-ne. Dalle ceneri di una soggettività intesacome autocertezza immediata nasce la no-zione di “identità narrativa”, riferita ad unsoggetto modesto, ma tuttavia irriducibile,costretto a cercare il proprio sé attraverso letracce mnestiche e i segni del proprio agire edel proprio patire. La struttura narrativa è lamediazione originaria della comunicazioneverbale capace di dare forma - e quindi unsenso intelligibile - ai frammenti di esperien-za che costituiscono l’esistenza di ciascuno.Ma poter raccontare significa anche poteredi raccontarsi e di strutturare la propria me-moria; significa “configurare”, dare forma esenso ad un vissuto.La difficoltà dell’amore, ha concluso Ricoe-ur, nasce quindi dall’incapacità, dal non-potere, che si annida in tutti gli aspetti delnostro agire. Tra libertà e determinismo, ilsoggetto umano deve mettere in atto unamediazione incessante: Da questo deriva lasua stessa responsabilità. Inoltre l’amore è diper sé sovversivo; rappresenta una “spropor-

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servato Gadamer, Aristotele parla diAnassagora di Clazomene, il cui pen-siero è da considerarsi senza dubbio unaprima tappa verso il materialismo: se-condo Anassagora esistono innumere-voli elementi, chiamati spermata (semi-na), detti da Aristotele “omeomerie”,dal cui incontro deriverebbe la nascita, edalla cui separazione la morte, delle cosesingole. Queste particelle, anche se mo-bili, non sono capaci di movimento auto-nomo, perciò Anassagora introduce unente come causa del movimento: unamateria-pensiero, definita nous. Sottoli-neando che Anassagora è il primo a iso-lare il nous da tutte le altre forme di entiche esistono, Gadamer ha messo in evi-denza l’aspetto di percezione immediatadi questa nozione: in quanto presenzadell’essere nella nostra percezione il nousrappresenta una forma di immediatezzadell’apparire dell’essere dell’ente.Secondo la tradizione tramandataci daAristotele, gli Eleati assorbono tuttonell’unità dell’essere, che dichiarano“assolutamente immobile”, negando,oltre che la generazione e la corruzione,tutte le forme di movimento. L’essere diParmenide coincide con la corporeità,la materialità (to pleon); “essere” e “oc-cupare spazio” sono sinonimi. Questoduplice significato assegnato da Parme-nide all’essere, per cui esso è ad untempo “il pieno” e “la realtà”, conducealla proposizione che “lo spazio vuotonon può essere”. Ora, ha osservato Ga-damer, dato che la separazione delle cose,in virtù della quale esse si presentanocome varietà e molteplicità, consiste nelloro essere separate mediante lo spaziovuoto, se il vuoto è irreale, anche lamolteplicità e il movimento delle cosesingole sono irreali. In questo senso l’ele-atismo è acosmico: nel tutto-uno la veri-tà delle cose è tramontata. Da Aristoteleapprendiamo però che Leucippo e De-mocrito da Abdera pongono come realiil pieno e il vuoto: l’“essere”, o il “pie-no”, sono ovviamente gli “atomi”, men-tre il “non-essere”, o il “vuoto”, sono gliintervalli tra gli atomi. Nella dottrinadell’atomismo, ha rilevato Gadamer,l’unica qualità dell’essere è la “corpo-reità”, l’occupare spazio; per rendereintelligibile la pluralità delle cose e lavicenda del loro accadimento materialeviene posto, in luogo dell’unico corpocosmico indifferente di cui parlava Par-menide, una pluralità di enti, gli “ato-mi”, separati tra loro da un non-ente, daqualcosa di incorporeo, lo spazio vuoto,al quale tuttavia deve attribuirsi una spe-cie di essere, di realtà metafisica: l’illi-mitato, l’apeiron. Il movimento degli ato-mi è un movimento spontaneo senza prin-cipio e senza fine, come il loro essere.Nel libro IV della Fisica Aristotele cri-tica la teoria del vuoto degli atomisti chefondano l’esistenza del vuoto sull’esi-stenza del movimento, in quanto non è

possibile che un solo oggetto si muova,qualora il vuoto esista. Dunque, conti-nua Aristotele, o non c’è per natura alcu-no spostamento in nessun luogo e pernessuna cosa, oppure, se questo c’è, nonc’è affatto un vuoto. Secondo Gadamerla critica aristotelica al vuoto non è fon-data, in quanto Democrito non intende-va il vuoto in senso matematico. Se l’ato-mismo dei greci ha un rapporto con lamatematica, ha aggiunto Gadamer, que-sto rapporto non lo si può intendere nelsenso moderno di Galileo e Newton. Lamatematica greca ha sempre una valenzaontologica; ne è un’esemplificazione ladottrina dei pitagorici, i quali identifica-vano le strutture matematiche con la re-altà, per cui la natura era matematica; lostesso Platone non è estraneo ad un orien-tamento matematico.Dell’insegnamento di Platone abbiamonotizia soltanto attraverso la critica ari-stotelica, di cui troviamo traccia nel pri-mo libro della Metafisica. Secondo Ga-damer, il punto di partenza della criticache Aristotele volge a Platone implicauna sostanziale comunanza tra i due;come nel caso della conversione ai lo-goi, individuabile letterariamente nelFedone platonico, dove Platone fa com-piere a Socrate un radicale distacco daimetodi incontrollati di esplorazione espiegazione della natura, propri dei pre-socratici. Tanto secondo Platone quantosecondo Aristotele, è il logos che dicel’“essere”; mentre a sostenere l’interoorientamento del pensiero e la formazio-ne del concetto provvede, in Platone,l’essenza del numero, in Aristotele lanatura del vivente. Il numero, ha rilevatoGadamer, rimane però in Platone soltan-to un modello per il compito platonicodel logos dell’essenza, non solo nel sen-so che l’eidos si presenta come l’unitàdel molteplice, ma anche nel senso chepure il logos dello stesso eidos, quindi iltentativo di dire ciò che costituisce sem-pre l’essenza unitaria di qualcosa, miraalla sintesi di molte definizioni eideti-che (definizioni essenziali) nell’unità diun’asserzione definitoria. La dottrinaplatonica dell’uno e del due indetermi-nato, riferita da Aristotele e da altri,doveva esprimere il convincimento chein nessuna unità del vedere e del dire èmai raggiungibile, mediante il logos, l’in-finitudine delle possibili spiegazioni, lasola che renda possibile la piena verità.Secondo Gadamer, il significato di ciò sipuò comprendere soltanto in base almodello pitagorico, nel quale domina laconvinzione fondamentale che, nono-stante la varietà dei fenomeni, esiste unasorprendente esattezza di rapporti nu-merici puri, come dimostrano le armoniedei suoni e dell’ordine cosmico. ConPlatone il sapere non è più possibilecome sapiente annuncio della verità, masi deve autenticare mediante l’intesa dia-logica, mediante cioè l’illimitata dispo-

zione” - per così dire - ontologica, che sioppone polarmente all’equilibrio della giu-stizia, la quale appartiene invece all’ordinetutto umano dello scambio. T.N.

Dai presocratici a Platone

Dall’8 al 12 gennaio 1996, Hans-GeorgGadamer ha tenuto un ciclo di semina-ri su “LA TEORIA ATOMISTICA DEI GRECI E LA

SUA ATTUALITÀ”, mettendo in evidenzail rapporto significativo tra atomismoe scienza della natura e approfonden-do anche altri ambiti tematici, tra cuiin particolare la dialettica platonica.

La nostra conoscenza dei presocratici,ha esordito Hans-Georg Gadamer, èmediata in primo luogo da Aristotele edal suo commentatore Simplicio, in se-condo luogo dalla tradizione dossografi-ca. L’interpretazione storiografica diquesti pensatori a opera di Aristotele, hasottolineato Gadamer, non può che av-venire in funzione delle categorie aristo-teliche. Premessa implicita di tutta lafilosofia ionica è infatti che il fonda-mento dell’intero processo della naturasia una materia cosmica unica, soggettaa trasformazioni, da cui scaturiscono tuttele cose particolari e in cui tutte si risol-vono: l’arché, che Talete identifica conl’acqua, Anassimene con l’aria e Anas-simandro con l’infinito, l’apeiron. Taleinterpretazione dell’arché come materiacosmica, contenente implicitamente lapremessa dell’unitarietà del mondo, nonprescinde, secondo Gadamer, dall’ari-stotelica causa materiale, hyle: deve es-serci un ente che figuri come il movente,alla stessa stregua che deve esserci unahyle, perché possa venire generato unnuovo ente.Aristotele menziona Eraclito di Efeso,che per primo propone una riforma dellavita pubblica, predicando quella leggedell’ordine che deve regnare tanto nellanatura quanto nella vita umana. SecondoGadamer, Eraclito deve la sua importan-za al fatto che fu il primo a introdurre ilconcetto di anima come respiro, quindicome qualcosa che non è visibile, per cuile esperienze dell’anima della ragione,dell’immaginazione sono qualcosa diinosservabile. Eraclito pone come archédi tutte le cose il divenire come fuoco.Nel motto eracliteo «non possiamo im-mergerci due volte nella stessa acqua»,ha osservato Gadamer, non si può nonrilevare la presenza del concetto di iden-tità accanto a quello del divenire. Da ciòconsegue che una tendenza dialettica nonè estranea al pensiero di Eraclito, ten-denza che lo avvicinerebbe a Zenone,fondatore della dialettica.Dopo aver menzionato Empedocle e lasua dottrina dei quattro elementi, ha os-

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nibilità a giustificare e a motivare tuttoquello che si dice. La dialettica platoni-ca, nella sua indubbia derivazione daldialogo socratico, vive della forza in-trinseca all’intesa dialogica, della parte-cipazione comprendente dell’altro e, aogni passo del suo cammino, è sostenutadall’accertato consenso dell’interlocu-tore. B.M.

La scuola hegeliana

Dall’8 all’11 gennaio 1996, GiovanniBonacina ha tenuto un seminario daltitolo “LA SCUOLA HEGELIANA E GLI «ANNALI

PER LA CRITICA SCIENTIFICA»”, con lo scopodi analizzare la genesi e la dissoluzio-ne della scuola hegeliana in rapportoalla storia della rivista «Annali per lacritica scientifica».

Attorno a Hegel si era formata una cerchiaristretta di discepoli, il cui principale orga-no di diffusione erano gli «Annali per lacritica scientifica», in cui Hegel stesso e glihegeliani prendevano posizione sulle cor-renti di pensiero contrarie all’hegelismo.Nella convinzione che la Germania si tro-vasse all’epoca in una posizione di svan-taggio rispetto agli altri paesi a causa del-l’estremo particolarismo che caratterizza-va ogni aspetto della società tedesca, lascuola hegeliana riteneva che la Germaniadovesse riscattarsi dalla generale anarchianella quale era precipitata attraverso unnecessario processo di accentramento del-la cultura tedesca; di qui le accuse di dispo-tismo e settarismo che furono mosse allascuola e in particolare a Hegel. In realtà, lacreazione di una scuola rispondeva all’esi-genza degli hegeliani di sottrarre poterealla vecchia aristocrazia tedesca, a cui im-putavano la responsabilità del particolari-smo politico-culturale della Germania.Gli «Annali» divennero così il terreno perampie e interessanti discussioni sulla sto-ria, la teologia e la filosofia. Dall’analisi diquesti dibattiti Bonacina ha tratto elementiper individuare un preciso intento da partedegli hegeliani di affermare il predominioassoluto della filosofia sulle altre discipli-ne. Le recensioni di Eduard Gans, K.L.Savigny, F. Guizot e H. Hallam, cosìcome quelle di H. Leo su C. Schlosser,lasciano emergere una concezione dellastoria indissolubilmente legata alla filo-sofia contro una storiografia tedesca osti-le alla filosofia in nome di un’insensata,quanto irrealizzabile, oggettività dellastoria. Storia autentica è solo quella cheriesce a ricondurre il fatto storico ad unprocesso unitario, rappresentato dallastoria universale. Inseriti in questo modoin un progetto, i fatti non hanno valore insé, ma acquistano significato solo in re-lazione alla realizzazione di questo pro-getto universale che, in quanto tale, può

essere compreso solo attraverso le cate-gorie logiche della ragione.Se per gli hegeliani la storia non può pre-scindere dalla filosofia, da questa non puòprescindere la teologia. Negli interventi diRosenkranz e Schleiermacher sugli «An-nali» è possibile individuare il tentativo daparte degli hegeliani di liberare la religioneda quell’esasperato soggettivismo nel qua-le era precipitata in epoca romantica, dovel’Assoluto aveva finito col perdere la pro-pria oggettività fino al punto di esisteresolo in funzione dell’io. La rinuncia allaconoscenza di Dio, alla quale il filosofo eraapprodato, aveva praticamente gettato l’uo-mo in una condizione di pietistico abban-dono a Dio, allontanandolo dalla vita atti-va. Perché la religione potesse riaffermarsiin tutta la sua centralità, era necessarioinvece ammettere che la sua fosse unaverità comune a quella della filosofia.Emerge qui una concezione della storiadella filosofia come progresso. Anche perla storia della filosofia, infatti, non si puòparlare di neutralità storica, né di oggettivi-tà dei fatti. Ogni evento ha senso solo inrelazione al ruolo che assume in ambitouniversale e compito del filosofo, o, piùprecisamente, dello storico della filosofia,è di rinvenire il significato dei fatti, che staappunto nella loro connessione con l’uni-versale. G.M.

Sulla questione del metodo

Dal 12 al 15 febbraio 1996, Guido Oldri-ni ha tenuto una serie di lezioni sultema: “LA DISPUTA SUL METODO NEL RINA-SCIMENTO ALLA LUCE DEL RAMISMO”, richia-mando l’attenzione sulla questione delmetodo in ambito rinascimentale, emostrando come il ramismo fosse ilcentro nevralgico di tale questione.

Secondo Guido Oldrini è possibile usciresia dall’ottica della storiografia post-hege-liana, che generalmente liquida, in quantonon filosofico, tutto il XVI secolo, sia an-che dall’ottica di Cassirer, che considera ilTardo Rinascimento europeo come un pe-riodo privo di interesse, attraverso una piùattenta analisi delle trasformazioni in corsoin questo secolo e una più seria valutazionedella possibilità che gli artefici della mo-derna rivoluzione scientifica (Bacon, Gali-lei, Descartes) abbiano rafforzato l’autori-tà della loro impresa liquidando non solo laScolastica, ma anche la tradizione del Ri-nascimento umanistico in modo sommarioe alquanto superficiale.Affidandosi con cautela ai criteri della sto-riografia marxista, Oldrini ha identificatonello scorcio del Cinquecento i prodromi diuno sviluppo dei rapporti economico-so-ciali in direzione capitalista, sulla base delnesso che si stabilisce fra esigenze ideolo-giche nuove e sviluppo di nuove “tecni-

che”, che genera un riordino del sistema delsapere in funzione della centralità dell’istan-za metodologica.Da questo punto di vista, ha sottolineatoOldrini, Ramo (nome italianizzato diPierre de La Ramée, 1515-1572) costitu-isce un caso limite delle istanze pratici-ste già presenti in Melantone e nei me-lantoniani come in Erasmo. La sua teoriadel metodo unico, la sua preoccupazioneper l’usus e l’utilitas si ponevano allatesta del passaggio da un umanesimointeso come pratica di un individuo esem-plare ad un umanesimo inteso come pra-tica esemplare per l’individuo, che ren-desse possibile l’acquisizione di precettie la loro messa in pratica. In Ramo tro-viamo una vera e propria esaltazione delfattore dell’utilizzabilità pratica, per cuiil metodo diviene parte integrante delladottrina. In tal guisa, Ramo si pone ametà strada tra l’umanesimo classico e iprimi sviluppi della scienza moderna.Non a caso la sua metodologia trovòlargo impiego in campo storiografico egiuridico, anche se non si può parlare diuna storiografia ramista o di un dirittoramista, ma piuttosto di una “congiuntu-ra ramista”, ovvero di un’incidenza delramismo, riconducibile più a mediazioniculturali che operano trasversalmente nelTardo Rinascimento che non direttamen-te ad un contributo personale di Ramo.Dopo il 1560, ha osservato Oldrini, l’emer-gere di una più matura esigenza metodicarafforza l’esigenza di scientificità, per cuisi procede verso un graduale abbandonodella storia retoricizzata in vista di unaverità che non risulti schiacciata sotto ilpeso delle convenzioni e delle convinzionimorali, mentre nel campo del diritto vieneman mano abbandonato il culto della roma-nità e si afferma l’esigenza di un dirittorivolto e diretto al presente. In tutto questol’apporto specifico del ramismo va rintrac-ciato nella “occorrenza” dei tratti peculiaridella dottrina di Ramo: “usus”, brevità,chiarezza, “utilitas” sono le parole chiavedi una dottrina che contribuisce a preparareun nuovo clima culturale. In Francia è conJ. Bodin che giunge al culmine quel nessotra metodo e finalità scientifica derivatoappunto da Ramo. In Inghilterra il ramismorecluta i suoi adepti, in particolare fra iprogressisti puritani di Cambridge e in par-te di Oxford, svolgendo qui una funzione dirottura nei confronti di tutte le proceduredogmatiche di derivazione scolastica. Delresto la finalità pratica aveva rappresentatola maggiore aspirazione di Ramo e gli eravalsa la qualifica di “usuraio”. Alla fine,tutto quanto nell’Inghilterra elisabettiana èin gestazione a livello economico-socialetrova nel ramismo un adeguato riconosci-mento culturale. C.T.

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a cura di Luisa Santonocito

In occasione del cinquantesimo anni-versario della pubblicazione dellaDialettica dell’illuminismo di MaxHorkheimer e Theodor Adorno, larivista Nuova Corrente e il GoetheInstitut di Genova, in collaborazionecon l’Istituto Italiano per gli StudiFilosofici e il Dipartimento di filoso-fia dell’Università degli Studi di Ge-nova, presentano il convegno inter-nazionale: Per una rilettura di The-odor Adorno. Mito, mimesis e cri-tica della cultura, il 4 e 5 aprile1997, a Genova presso l’AuditoriumEugenio Montale (Largo Siri). Inter-venti di: A. Wellmer, “La promessadi felicità e perché deve essere infran-ta”; A. Benjamin, “Adorno e il pro-blema del razzismo contemporaneo”;S. Petrucciani, “La Dialettica dell’il-luminismo: considerazioni a partiredalla ricezione italiana”; C. Wulf, “Ilritorno della mimesis”; C.Gentili,“L’«assurdo» canto delle sirene. Mito,mimesis e disincanto del mondo inAdorno”; R. Genovese, “Mimesis eautoconservazione nella Dialetticadell’illuminismo”; F. Desideri, “Mi-mesis e techne nella Teoria estetica diAdorno”; J.Früchtl, “Sul caratterepostaffermativo della cultura”; R.Wiggershaus, “Arte e trauma. L’este-tica di Adorno e il secolo dell’estre-mo”; D. Roberts, “Arte e mito: Ador-no e Heidegger”; F. Jarauta, “Adornoe la linea d’ombra della modernità.Figure e crisi di una mitologia”; R.Bodei, “Le ombre della ragione.L’emancipazione come mito”. Gli attidel convegno verranno pubblicati sulnumero 119-120 di Nuova Corrente,a cura di A. Borsari e S. Mele.

• Informazioni: Goethe Institut -v. Peschiera, 35 16122 - Genova, tel.010 - 8398768fax 010 - 8398810

Da febbraio a luglio 1997, all’IstitutoUniversitario Suor Orsola Benincasadi Napoli, si tiene un corso di perfe-zionamento in filosofia del diritto su:Esperienza giuridica: Scienza, sto-ria, filosofia, diviso in tre sezioni:“La domanda della scienza del dirittoalla filosofia”; “La domanda dellastoria del diritto alla filosofia”; “Crisidella razionalità moderna e filosofiadel diritto”.

• Informazioni: Istituto Universi-tario Suor Orsola Benincasa, corsoVittorio Emanuele 292, tel. 081400070-412908

In occasione della pubblicazionedei volumi La natura tra Oriente eOccidente (Luni, Milano 1996) eLa polifonia estetica. Specificità eraccordi (Guerini e Associati, Mi-lano 1997) all’ISU (Istituto Uni-versitario per il diritto allo studiodell’Università Statale di Milano)si è svolto un incontro su La poli-fonia estetica, nuove voci ita-liane, con P. D’Angelo, E. Franzi-ni, G. Marchianò, F. Piselli, G.Scaramuzza, R. Troncon, M. Ven-turi Ferraioli, S. Zecchi.

• Informazioni: ISU dell’Uni-versità Statale di Milano, corso diPorta Romana 19; Milano, tel. 02804545

L’edizione 1997 del ciclo di incontri“Cosa fanno oggi i filosofi”, a cura delCentro Culturale Polivalente del Co-mune di Cattolica e dell’Istituto Italia-no per gli Studi Filosofici, ha cometitolo Morbus sine materia, le ma-lattie dell’anima. Intervengono: ve-nerdì 7 marzo, M. Vegetti: “Le meta-morfosi della malattia dell’anima: daPlatone a Galeno”; venerdì 14 marzo,B. Callieri: “La questione psicosoma-tica”; venerdì 21 marzo, E. Borgna:“La significazione psicopatologica eumana della malinconia”; venerdì 4aprile, E. Soresi: “Il cervello anarchi-co”; venerdì 11 aprile, G. Cosmacini:“Il sapere della cura: corpo, mente,ambiente, società”; venerdì 18 aprile,G. Zucchini: “Tra patologia, normali-tà e salute: le sofferenze della mente”;giovedì 24 aprile, R. Cocchi: “Lo stresscome crocevia tra mente e corpo”;venerdì 9 maggio, U. Galimberti: “Lamateria dell’anima”.

• Informazioni: Centro CulturalePolivalente, Comune di Cattolica, piaz-za della Repubblica 31, 47033, tel.0541 967802, fax 967803

Si è aperto con una tavola rotondasulla filosofia di Robert Nozick a cuihanno partecipato lo stesso Nozick,S. Maffettone, S. Veca e A. Pizzor-no, martedì 4 febbraio 1997 all’isti-tuto Universitario Suor Orsola Be-nincasa di Napoli, il corso di perfe-zionamento in discipline storico-fi-losofiche su Filosofia civile e so-ciale. Questo il programma da feb-braio a giugno 1997: 5-7/11-14 feb-braio, R. Nozick: “Oggettività dellescienze sociali”; 5-6 febbraio, S.Veca: “Incertezza e teoria politica”;7/11-12 febbraio, S. Maffettone:“Che cos’è la filosofia sociale?”; 24-25 febbraio, L. Pellicani: “Modellidelle scienze sociali”; 3-7 marzo, A.Negri: “Filosofia e politica nella tra-dizione del pensiero meridionale”;14 marzo, A. Ferrara: “L’approcciodeliberativo e il dibattito tra Rawls eHabermas”; 24-25 marzo, S. Petruc-ciani: “Marxismo e teorie politiche”;

3-4 aprile, R. Prodomo: “Identità per-sonale e statuto etico dell’embrioneumano”; 9 aprile, E. Granaglia: “Filo-sofia politica e politiche sociali”; 10 e11 aprile, T. Magri: “La struttura del-l’azione morale”; 17 aprile, A. Hon-neth: “Riconoscimento e moralità”;18 aprile, E. Galeotti: “Il problema delpluralismo”; 22, 23 aprile, L. Sacconi:“Teoria dei giochi e filosofia politica”;28-30 aprile, A. Savignano: “Bioeticadelle virtù: la prospettiva di A. MacIntyre”; 5 maggio, V. Zanone: “I libe-rali italiani dall’Unità a oggi”; 6 mag-gio, P. Bonetti: “Elitismo e liberali-smo”; C. Ocone, “Il liberalismo meta-politico di Croce”; 7 maggio, G. Paga-no: “Il liberalismo tra stato e mercato:la polemica tra Croce ed Einaudi”; 8maggio, E. Marzo: “Il liberalismo ‘ri-voluzionario’ di Piero Gobetti”; 8 mag-gio, N. Urbinati: “Il socialismo libera-le di Carlo Rosselli”; 9 maggio, C.Ocone: “Il meridionalismo liberale”;9 maggio, P. Bonetti: “Il liberalismonel secondo dopoguerra”; 12-13 mag-gio, R. Bodei: “Privazioni di libertà.Sulla preistoria del rapporto servo/padrone”; 12 e 13 maggio, A. Besussi:“Giustizia e comunità”; 12 e 13 mag-gio, G. Fiaschi: “Dall’autonomia allacomunicazione. Per un’ermeneuticafilosofica della differenza”; 14-15 mag-gio, P. Martelli: “Aspetti descrittivi enormativi della teoria delle elezioni”;16 maggio, C. Amadio: “Riconosci-mento e politica”; 20-21 maggio, E.Lecaldano: “Modelli di analisi filoso-fica dell’oggettività in etica”; 22-23maggio, R. Cubeddu: “La scuola au-striaca: Menger, Mises, Hayek, Roth-bard”; 29-30 maggio, G. Marini: “Di-ritto internazionale e storia del mondonel sistema hegeliano dello Spirito Og-gettivo”; 5 giugno 1997, Richard Ror-ty: “Giustizia come lealtà più ampia”.

• Informazioni: Istituto Universita-rio Suor Orsola Benincasa, via SuorOrsola 10, 80135 Napoli, tel. 081400070- 412641

Fino a che punto il senso comune èimpermeabile alle concettualizzazio-ni scientifiche? Le sette lezioni dafebbraio a marzo 1997, alla casa Zo-iosa di Milano, su Le rivoluzionicopernicane incompiute analizze-ranno e approfondiranno il contribu-to delle scienze moderne e contem-poranee al formarsi di una visione

del mondo nell’ambito della fisica,della biologia, della neurologia edella matematica, le ragioni delloscarto tra le acquisizioni scientifichee le conoscenze che sono alla basedel senso comune. Relatori: E. Bel-lone (lunedì 10 febbraio 1997, ore20,45); G. Corbellini (17 febbraio);U. Bottazzini (24 febbraio); P. Bozzi(3 marzo); A. Piazza (10 marzo); A.Sparzani (17 marzo); C. Mangione(24 marzo).

• Informazioni: La Casa Zoiosa,Corso di Porta Nuova 34, Milano,tel. 02 6551813, fax 6551448

A quale paradigma si ispirerà lo Sta-to del 2000? È la domanda del VIconvegno di studio della Facoltà diFilosofia del Pontificio Ateneo dellaSanta Croce, il 27 e 28 febbraio 1997,su Politica ed Etica nella societàdel 2000/ Politics and Ethics inthe Society of the Third Millen-nium. Partecipano: P.P. Donati, “Cri-si dello stato sociale: prospettive perla configurazione della ‘nuova’ so-cietà”; A. Da Re, “Il bene e il giusto:una panoramica delle attuali propo-ste etico-politiche”; H. Hude, “Ci saràun fine comune della ‘nuova’ socie-tà?”; R. George, “Il pluralismo mora-le, la ragione pubblica e la legge natu-rale”; G. Chalmeta, “La società multi-culturale”; R. J. Neuhaus, “Chiesa eStato nella ‘nuova’ società”.

• Informazioni: Rev. Prof. RobertA. Gahl, Pontificio Ateneo dellaSanta Croce, Piazza di Sant’Apo-linnare 49, I-00186 Roma, tel.06681641, fax 06 68164400, e-mail:[email protected]. i t; ht tp:www.asc.urbe.it/fil

Dialettica e razionalità alla file delXX secolo è il tema del simposiointernazionale che si tiene dal 14 al 16marzo 1997, alla Certosa di Pontigna-no di Siena, a cura del Dipartimento diFilosofia e Scienze Sociali dell’Uni-versità di Siena e dell’ Istituto Italianoper gli Studi Filosofici. Tra gli inter-venti: H. Heinz Holz, “DialektischeRationalität”; M. Buhr, “VernunftRationalität Geschichte”; A. Gedö,“Umstrittene Rationalität: philosophi-sche Bruchstellen der gegenwänigen-Rationalitätsdebatte”; D. Losurdo,“Che cos’è la dialettica? Scorribandedi uno storico”; G. Prestipino, “Ladialettica reale: limiti e pretese”; F.Valentini, “La virtù, il corso del mon-do, la razionalità”; S. Tagliagambre,“Dalla dialettica della rappresentazio-ne a quella della interazione”; A. Maz-zone, “Libertà e tempo”; S. Garroni,“Temi dialettici in Wittgenstein”; W.Dietrich Gudopp Von Behm, “ZumBegriff der Epoche”; E. Brissa, “Note-relle gramsciane: traducibilità e unitàdella cultura”; N. De Domenico, “Dia-lettiche, buon senso, finalità”; G. Var-nier, “Aspetti metodologici e aspettiepistemologici nella Logica hegelia-na”; F. Gonnelli, “Il progresso in Kant:una tesi di filosofia della storia?”; M.Capozzi, “La dialettica... non è una

Il calendario aggiornatoè on-line

all’indirizzo

http://www.infophil.ite-mail [email protected]

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dottrina della probabilità”; F. Vidoni,“Dialettica e pensiero scientifico: di-scussioni recenti”. Sono previsti inol-tre contributi di: F. Minazzi, A. Zanar-di, A. Tosel, B. McGuinnes, J. Zeleny.

• Informazioni: prof. AlessandroMazzone, Dipartimento di filosofia escienze sociali, Università di Siena,tel. 0577 298566

Nel corso del seminario sui rapportitra filosofia e poesia, organizzato dal-l’università degli Studi di Verona, ve-nerdì 14 marzo 1997 si tiene un incon-tro sul tema: Il superamento deltragico. Forme del pensiero nellapoesia contemporanea femmini-le. Ida Travi, Chiara Zamboni, Cristi-na Fischer introdurranno i testi dellepoetesse Marosia Castaldi, Vivian La-marque, Giulia Niccolai.

• Informazioni: Ida Travi, Univer-sità degli Studi di Verona, tel./fax 0458005976

Dal 24 al 27 marzo 1997, all’Istituto diFilosofia e Scienze dell’Uomo del-l’Università di Palermo, si tiene il con-vegno internazionale From Seman-

tic to Pragmatics: Problems andTheories of Reference, organizzatoin collaborazione con il ConsiglioNazionale delle Ricerche, il CentroInterdipartimentale di Tecnologia del-la Conoscenza e la Società di FilosofiaAnalitica. Intervengono: A. Bonomi,“Contexts of Reference”; M. Di Fran-cesco, “(Self-) Reference and Perso-nal Identity”; K. Mulligan, “How Per-ception Fixes Reference”; M. La Ma-tina, “Reference from Language tolanguages”; M. Santambrogio, “Puz-zling Beliefs”; P. Casalegno, “How toMisunderstand Kripke’s Puzzle”; P.Hoewich, “Reference from a Deflatio-nary Perspective”; G. Rigamonti, “OnQuinean Semantic Indeterminacy”; F.Lo Piparo, “Wittgenstein and the Bio-logical Syntax of Reference”; E. Co-razza, “Psychologis, Socialism andRussell’s Principle”; H. Wettstein, “Di-rect Reference and the Later Wittgen-stein”; S. Schiffer, “Reference and Pro-positional Attitudes”; E. Napoli, “Re-ports”; J. Almog, “I met (seek) a man”;A. Voltolini, “Cognitively Content-less Significance as Semantic Con-tent”; J. Berg, “In Defense of DirectBelief”; P. Leonardi, “Direct Thou-ghts”; J. Dokic, “Some Reflections onthe Notion of an Unarticulated Consti-tuent”; F. Costa, “The Trouble with

Representations”; giovedì 27 marzo:T. Yagisawa, “Naming and its Place inReference”; F. Orilia, “Kripke’s Puz-zle and the Quasi-Nominalistic The-ory of Proper Names”; F. Recanati,“Topics and Truth-Conditions”; A.Newen, “The logic of indexical thou-ghts”.

• Informazioni: Alberto Voltolini,Istituto di Filosofia e Scienze dell’Uo-mo, Università di Palermo, tel. 0916956501

A Milano, il 3 e 4 aprile 1997, pressola Facoltà di Scienze Politiche (via delConservatorio 7) si tiene un convegnodi Studio su Etica Laica e Valori,organizzato dalla Consulta di Bioeticae dall’Istituto Italiano per gli StudiFilosofici. Partecipano: C.A. Viano,“Che cos’è l’etica laica?”; C. Flamignie E. Lecadano, “L’etica laica e il pro-blema della vita”; C.A. Defanti e D.Neri, “L’etica laica e il problema del-la morte”; G. Berlinguer e J. Harris,“L’etica laica, la salute e la malattia”;S. Veca e A. Bagnasco, “L’etica lai-ca, la libertà e la solidarietà”; P. Re-scigno e S. Rodotà, “La concezionelaica della società e il diritto”; PietroRossi e A. Gambino, “L’etica laica in

una società multi-culturale”.

• Informazioni: Segreteria scienti-fica: Maurizio Mori, tel./fax 037225303; Segreteria Organizzativa: Con-sulta di Bioetica, via Cosimo del Fante13, tel. 02 58300423

Sulla Philosophy for Children si tie-ne una conferenza internazionale alKing’s College di Londra, il 14 e 15aprile 1997, con: D. Camhy, “TheRole of Philosophy ina Pluralist So-ciety”; P. Costello, “A Reply to itsCritics”; G. Fairbairn, “Philosophywith Children: A True experience or aFlight of Fancy?”; A. Fisher, “CriticalThinking: The Fourth ‘R’”; H.L. Fre-ese, “Imagination and Reflection: Phi-losophical Thought Experiments inthe Context of Doing Philosophy withChildren”; C. McCall, “A Suitable Jobfor a Philosopher?”; K. Murris, “WhatAre Suitable for Philosophical Enqui-ry with Children?”.

• Informazioni: Dr A.J.Dale, King’sCollege,Phone: 0171 8732585,email :a .dale@kcl .ac.ukhttp: / /www.kcl.ac.uk/kis/schools/hums/phi-losophy/Centre.html

Presso il Dipartimento di Filosofiadell’Università degli Studi RomaTre, Reinhard Brand ha tenuto un ciclodi seminari su L’«Antropologia Prag-matica» di Kant con il seguente pro-gramma: venerdì 10 gennaio 1997,”In-troduzione alle questioni fondamen-tali dell’antropologia”; lunedì 13gennaio, “Il tema della follia”; ve-nerdì 24 gennaio, “Kant e la conce-zione antropologica di Pietro Ver-ri”; lunedì 27 gennaio,”La destina-zione dell’uomo”.

• Informazioni: Elio Matassi, Di-partimento di Filosofia, via Ma-genta 5, tel. 06 491629-491629

Filosofia della morte come filoso-fia della vita, Etica e responsabili-tà nella società contemporanea:questi i temi affrontati nel corsodel convegno Emmanuel Levinas:per un’etica della memoria alcentro culturale Primo Levi Geno-va, il 12 gennaio 1997, a cura deidipartimenti di filosofia delle Uni-versità di Genova e Roma (la Sa-pienza). Interventi di L. Malusa, F.P. Ciglia, B. Carucci, F. Camera,R. Di Castro, P. Vinci, A. Luzzat-to, A. Balletto, F. Baroncelli, F.Becchino, G. Momigliano.

• Informazioni: Dipartimento diFilosofia, Università di Genova,via Balbi 4, Genova, tel. 0102099781

Sabato 18 gennaio 1997, presso ilconvento Saint-Jacques di Parigi,si è tenuto un incontro su La socio-

biologie en toute «liberté», acura del centro di studi di Saul-choir in collaborazione con il‘Groupe de recherches en scienceset théologies Albert le Grand’.

• Informazioni: Le centre d’étu-des du Saulchoir, 43 bis rue de laGlacière 75013 Parigi, tel. 0144087197, fax 0143 310756

Per il seminario di Filosofia dellaPolitica su I termini della politi-ca, organizzato dall’Istituto Italia-no per gli Studi Filosofici e dalCollegio Siciliano di Filosofia So-ciale, sabato 18 gennaio 1997, pres-so il Salone Chiesa SS. Salvatoredi Siracusa, si è svolto un incontrosul tema “Politica e Verità”, con R.Esposito, P. Barcellona, S. Amato.

• Informazioni: Collegio Sicilia-no di Filosofia, prof. Elio Cappuc-cio, tel. 0931 66544

Su Integrazione delle societàcomplesse e rinnovamento delliberalismo il Dipartimento di So-ciologia dell’Università di RomaLa Sapienza, il Seminario di teoriacritica e la Fondazione Lelio e Li-sli Basso hanno promosso un con-vegno a Roma venerdì 24 e sabato25 gennaio alla Fondazione Bassoa cui hanno partecipato G. Marra-mao: “Democrazia deliberativa eforme del potere”; F. Crespi: “In-tegrazione senza ‘consenso’ e libe-ralismo senza ‘individuo’”; S. Maf-fettone: “Pluralismo culturale e li-beralismo filosofico”; S. Veca: “In-

certezza, società aperta e integra-zione”; L. Sciolla: “Lealtà partico-lari e società aperta”; S. Rodotà:“Certezza del diritto e società com-plesse”; A. Dal Lago: “Il multicul-turalismo non esiste”; M. Bovero:“Habermas versus Rawls: Ma chec’entra il liberalismo?”; M. Reale:“Riflessioni sulla democrazia apartire da ‘Fatti e norme’”.

• Informazioni: Fondazione Bas-so, via della Dogana Vecchia 5,Roma, tel. 06 68307516

Individual Community è stato iltema del seminario dalla “School ofAdvanced Study Philosophy”, al-l’Università di Londra, venerdì 24gennaio 1997: K. Graham e S. Meck-led-Garcia, “The Moral Status of Col-lectiveentities”; D. Archard e A. Chit-ty, “The Nationas Community”; M.Gilbert e J. Wolff, “Reconsideringthe ‘actual contract’ theory of Politi-cal Obligation”.

• Informazioni: Society for Ap-plied Philosophy, Philosophy Nowstlg 4.50 Philosophy ProgrammeMembers & Staff and Students ofPhilosophy, Departments of Uni-versities of London, Leeds, Oxford,York; phi lprog@sas .ac.uk or(0171) 636 8000 ext 5105

L’innovazione del sistema uni-versitario. Verso la riforma delpercorso degli studi è stato l’ar-gomento della lezione di aperturadel sottosegretario di Stato condelega per l’Università, Luciano

Guerzoni, il 18 gennaio 1997, pres-so il teatro della Fondazione SanCarlo di Modena, al secondo AnnoAccademico della Scuola Interna-zionale di Alti Studi Scienze dellaCultura.Le lezioni previste fino ad aprile1997 sono: 27 -30 gennaio 1997,Steven Lukes (Siena): “Giustizia ericonoscimento. Contenuto e con-fini del concetto di giustizia socia-le”; 17-21 febbraio , C. Wulf (Fre-ie-Universitat di Berlino): “Aisthe-sis -Mimesis-Alterité”; 19-25 mar-zo, W. Schluchter (Heidelberg):“Autonomy and Solidarity. Uni-versalism and Contextualism”; 14-18 aprile, L. Ritter Santini (Uni-versità di Munster): “Iconologialetteraria”; 21-25 aprile, G. Filora-mo (Torino): “Sulle tracce del sa-cro”; 26-30 maggio, A. Palmonari(Bologna): “Identità. Dimensionetemporale e relazione del sé”.

• Informazioni: Fondazione Col-legio San Carlo, Scuola Interna-zionale di Alti Studi Scienze dellaCultura, via San Carlo 5, 41100Modena, tel 059 222315

Il dipartimento di Filosofia del-l’Università di Keele organizzaun ciclo di incontri seminariali acui partecipano: il 29 gennaio 1997,H. Lafollette: “Ethical Theory andPractice, Together Again”; merco-ledì 5 febbraio, S. Houlgate; mer-coledì 19 febbraio, K. Hutchings:“Argument and Obedience: TheJanus face of Legality in Kant andHabermas”; mercoledì 26 febbra-io, E. Garrard: “On the Concept of

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Evil”; mercoledì 5 marzo, A. Gal-lois: “Rationality and Externalismabout Meaning”; mercoledì 12marzo, J. Tate: “A Sexual Para-digm”; mercoledì 19 marzo, P. Si-mons: “Whitehead and the Archi-tecture of Being”; mercoledì 30aprile, R. Norman: “Equality andPriority”; mercoledì 7 maggio, G.Micheli; mercoledì 14 maggio, A.Hamilton: “Intention as a Mode ofSelf-consciousness”.

• Informazioni: Dr. Joise D’Oro,Dep. of Philosophy, University ofKeele, tel. 01782 584085/583304;e-mail: [email protected]

Il linguaggio come oggetto cul-turale è il tema delle tre LezioniItaliane promosse dalla Fondazio-ne Sigma Tau di Roma e tenutequest’anno da Noam Chomsky, lu-nedì 27, martedì 28 e mercoledì 29gennaio 1997, al Dipartimento diScienze Cognitive dell’IstitutoScientifico San Raffaele, coordi-nate dal direttore del dipartimentoMassimo Piattelli-Palmarini.

• Informazioni: DipartimentoScienze Cognitive, Istituto Scien-tifico San Raffaele, via Olgettina,Milano, tel. 02 26434784, fax26434892

I primi due seminari della serieThe Perpetual Aristotle- quattroseminari on-line sulla logica ari-stotelica - sponsorizzati dalla Al-dine Press, prendono il via su In-ternet mercoledì 27 gennaio 1997con gli Analitici Primi (J. South) eAnalitici secondi (S. Carson).

• Informazioni: Gerald Harnett,[email protected]

Le opere complete di GiordanoBruno, pubblicate da Les BellesLettres - edizione critica integraledei testi italiani e latini con tradu-zione francese a fronte - con ilpatrocinio dell’Istituto Italiano pergli Studi Filosofici, sono state pre-sentate mercoledì 29 gennaio 1997a Bruxelles, presso la sede del Par-lamento Europeo (Salle 7 C 50, 97-113 Rue Belliard). Hanno parteci-pato Luciana Castellina (Presiden-te della Commissione Cultura), IlyaPrigogine (Premio Nobel per lachimica, Université Libre de Bru-xelles), Enrique Baron Crespo (De-putato del Parlamento Europeo),Biagio De Giovanni (Istituto Uni-versitario Orientale di Napoli, De-putato del Parlamento Europeo),Gerardo Marotta (Presidente del-l’Istituto Italiano per gli Studi Fi-losofici), Giovanni Pugliese Car-ratelli (Accademia dei Lincei), Gio-vanni Aquilecchia e Rita Sturlese(curatori dell’edizione critica),Yves Hersant et Nuccio Ordine (Di-rettore della collana), Miguel An-gel Granada (Vice Presidente delCentro Internazionale di Studi Bru-

niani), Alain Segonds (DirettoreGenerale della Casa Editrice LesBelles Lettres).

• Informazioni: Istituto Italianoper gli Studi Filosofici, Via Montedi Dio 14, Napoli, tel. 081 7641393;rivista «Informazione Filosofica»,viale Monte Nero 68, Milano, tel02 55190714

A Roma, il 30 e 31 gennaio 1997,all’Auditorium del Goethe-Institut,si è svolto un convegno internazio-nale su Il pensiero di Karl Löwithnel centenario della nascita, acura dell’Istituto Italiano per gliStudi Filosofici, del Goethe Insti-tut di Roma, dell’Università diRoma Tre e del Dipartimento diFilosofia dell’Università di Tori-no. Suddiviso in due sessioni - “Letappe della biografia intellettuale”e“Motivi del pensiero di Lowith” -sono intervenuti: E. Donaggio,“Una sobria inquetudine. KarlLowith 1917-1928”; K. Stichweh,“Radicalità rovesciata: la svoltaverso la ‘Gelassenheit’”; W. Schwen-tker: “L’esilio giapponese. 1936-41";J. A. Barash, “Meaning in History: ilsignificato politico della secolarizza-zione secondo Löwith”; H. Braun,”Ilritorno in Germania e gli anni heidel-berghesi”; con interventi di F. Bianco,“Fedeltà nella distanza. Il confronto diLöwith con Heidegger”; D. Henrich,“Conoscenza, scetticismo e rapportocon la natura”; T. Baumeister,”Il pen-siero di Löwith tra ‘nichilimo’ e su-peramento del ‘nichilismo’”; H.Schnädelbach, “La critica dello stori-cismo”; G. Marramao, “Tempo cicli-co e tempo storico”; M. Riedel, “Ladoppia prospettiva dell’esilio. Ger-mania ed Europa nel pensiero storicodi Löwith”.

• Informazioni: Goethe Institut diRoma, via Savoia 15, tel. 06844005-1, fax 8411628, internet:ht t p: / /www.goe the .de / i t / rom,email: [email protected]

La sezione lombarda della SocietàFilosofica Italiana organizza, all’Uni-versità Statale di Milano (Aula Cro-ciera Alta) una serie di incontri su:Filosofia e contemporaneità neldibattito tra le due guerre, nelcorso del quale vengono analizzatealcune opere filosofiche significativedel rapporto tra filosofia, storia e scien-za: giovedì 20 febbraio 1997, La crisidelle scienze europee e la filosofiatrascendentale di E. Husserl, relato-ri V. Melchiorre e R. Panaro; 20marzo, Tractatus logico-philosophi-cus di L. Wittgenstein, relatori M. DiFrancesco e P. Negri; 15 aprile: Lastoria come pensiero e come azionedi B. Croce, relatori G.Lanaro e L.Pozzi D’Amico. Il corso si chiuderà il22 maggio con una tavola rotonda su“Aristotelismo e Platonismo nel pen-siero medioevale: testi, traduzioni, in-terpretazioni”, relatori : M. A. DelTorre, M.T. Fumagalli Beonio Boc-chieri, A. Ghisalberti, P. Pirzio.

• Informazioni: prof.ssa LeliaPozzi D’Amico, Società Filosofi-ca Italiana, Milano, tel. 02 5469020

Venerdì 13 dicembre, all’IstitutoUniversitario Orientale di Napoli,R. Esposito, G. Moretto e F. Ver-cellone si sono discussi i volumi diS. Givone, Storia del nulla e F.Volpi, Il nichilismo, nell’incontroIl nichilismo, oltre.

• Informazioni: Mario Agrimi,Istituto Universitario Orientale diNapoli, tel. 081 7605111

Per il ciclo “Orizzonte filosofia” allaSala Convegni ISU (corso di PortaRomana 19) di Milano, mercoledì 11e giovedì 12 dicembre 1996 si è tenu-to il convegno: Filosofia in questio-ne: perché esiste qualcosa e non ilnulla?; verità o stili della conoscen-za?; esiste il bene comune?; bellezzao razionalità delle cose? Sono inter-venuti: G.Giorello, M. Ferraris, S.Natoli, D.Marconi, A. Pagnini, P.Parrini, E. Lecaldano, S. Veca, L.Boella, F. Papi, C. Sini, S. Givone, A.Massarenti, R. Ruschi.

• Informazioni: Rivista «Informa-zione Filosofica», viale Monte Nero68, Milano, tel. 02 55190714/5519240, fax 55015245, e-mail:[email protected]

In occasione della pubblicazione delvolume Il desiderio di essere. L’itine-rario filosofico di Pietro Prini, a curadi D. Antiseri e D.A. Conci, il 6dicembre, a Napoli, presso l’IstitutoUniversitario Suor Orsola Beninca-sa, si è tenuta una giornata di studio suL’ambiguità dell’essere, a collo-quio con Pietro Prini. Hanno parte-cipato: F.M. De Sanctis, M. Bianca,V. Cappelletti, L. D’Alessandro, A.Masullo, V. Mathieu, G. Morra, A.Negri, M. Schiavone.

• Informazioni: Istituto Univer-sitario Suor Orsola Benincasa, viaSuor Orsola 10, Napoli, tel. 081406702

A Palermo, il 22 e 23 novembre1996, presso l’Istituto di Filosofiae Scienze Umane della Facoltà diScienze della Formazione dell’Uni-versità, si è tenuto il convegno distudi Il secolo deleuziano. Sonointervenuti P.A. Rovatti: “Nel mon-do di Alice”; G. Agamben: “L’im-manenza assoluta”; F. Montanari:“Esprimere l’immanenza”; F. Po-lidori: “Fuori dalla filosofia”; P.Fabbri: “Come Deleuze ci fa se-gno: da Hjelmslev a Peirce”; F.Berardi: “Corpo senza organi e di-venire planetario”; S. Vaccaro: “Ri-sonanze. La macchina da pensieroFoucault-Deleuze”; F. La Cecla:“Deleuze era un cannibale?”; P. DiGiovanni: “Differenza e diversi-tà”; G. Burgio, T. Cumbo, G. DiBenedetto, M. Gebbia, S. Lucido:

“Caos e democrazia. Deleuze e lapolitica”; F. Riccio: “La possibili-tà del possibile”.

• Informazioni: Salvo Vaccaro,Istituto di Filosofia e Scienze del-l’Uomo, piazza Ignazio Florio 24,90139 Palermo, tel. 091 6956527,fax 6956518

La ricerca del carattere nella fi-siognomia, Ipotesi scientifichetra Illuminismo e Romantici-smo/Die Suche nach dem Cha-rakter in der Physiognomie:Wissenschaftliche Hypothesenzwischen Aufklarung und Ro-mantik: questo il titolo del conve-gno organizzato dalla Facoltà diLingue e Letterature Straniere del-l’Università degli Studi di Berga-mo, al Palazzo della Regione dellacittà di Bergamo, dal 20 al 23 no-vembre 1996. Relazioni di: G. Can-tarutti , P. Giacomoni, J. Leerssen,R. Venuti, W. Zacharasiewicz, A.Koschorke, C. Begemann, E. Agaz-zi, G. Cusatelli, M. Cometa, F. Ro-driguez Amaya, E. Locher, G. Mat-tenklott, A. Valtolina, C. Vittone,G. Fink, G. Neumann, M. Galli, T.Wirtz, C. Fischer, I. Zingner, A.Montandon, U. Persi, J. Kresalko-va, G. Bohme, A. Holter, C. Sch-molders.

• Informazioni: Facoltà di Lin-gue e Letterature Straniere del-l’Università degli Studi di Berga-mo, Irma Mancini, tel. 039 35277811, fax 277810

Internet e le muse è stato il titolodel convegno tenutosi all’IstitutoUniversitario di Lingue Modernedi Milano, il 14 e il 15 novembre1996, a cui hanno partecipato G.Landow: “Text withouth Borderson Internet”; M. Ricciardi: “Stu-denti, reti e comunità virtuali: pro-tagonisti e nuovi ambienti”; M. Yo-neyama: “Filosofia e Informatica”;P. Ferri: “Apocalittci o integrati:per una filosofia della rivoluzionedigitale”; L. Toschi: “L’ipertestod’autore. Verso una retorica deltesto elettronico”; C. Cazale Ber-rad e R. Mordenti: “Libertà e re-sponsabilità del critico/editore/er-meneuta in ambiente elettronico in-terattivo”; M. C. Vettraino Soulard:“Internet et ses mythes”.

• Informazioni: Istituto Univer-sitario di Lingue Moderne (IULM),Milano, tel. 02 582181

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Napoli, 19-21 giugno 1997

In collaborazione con l’HastingsCenter di New York, conferenzainternazionale su The Goals ofMedicine: new perspectives forthe third millennium. Interventi:R. Baker, “History and the Goals ofMedicine”; L. Nordenfelt, “Health asa Goal of Medicine”; R. Gillon, “Atentative Model for the Goals of Me-dicine”; J. Payne, “Methode forThinking about the Goals of Medici-ne”; J. Burrows, “A Global Perspec-tive: Burden of Future Cancer Care”;C. Defanti, “Concepts of Death andthe Goals of Medicine”; K. Boyd,“Old Age: Something to look forwardto?”; M. Mori, “Assisted Reproduc-tion and the Goals of Medicine”; G.Sponhalz, The Influence of HumanGenetics on the Goals of Medicine”;Q. Renzong, “The Goals of Medicinein a Multicultural Context”; A. Su-wandono, “The Goals of Medicineand the Problkem of DevelopingCountries”; R. De Sanctis, “Medici-ne, Mass Media and Ethical Pro-blems”; G. Allert, “Teaching the Phy-sicians of Tomorrow”; M. Marigo,“Ethical Problems and MedicalEducation”; D. Gracia, “Goals ofMedicine: From Theory to Practi-ce”; D. Callahan, “Ends and Me-ans in Medicine”.

Istituto Italiano per gli Studi Filosofici

Venezia, 28 febbraio - 1 marzo 1997

Presso l’Aula magna dell’istitutoUniversitario di Architettura di Ve-nezia, dal 28 febbraio al 1 marzo1997,, si tiene il IX Convegnoveneziano di cosmologia e filo-sofia: L’antichità del nuovo. Leradici classiche della scienzamoderna. Venerdì28 febbraio: P.Bozzi, “Letture sorprendenti: os-servazioni fatte ora, proposizioniscritte allora”; L. Accardi, “Il ri-tardo del caso”; A. Hayli, “L’elio-centrismo: un’idea antica ripresadiciotto secoli più tardi”; C. Sini,“L’eternità del principio”; sabato1 marzo: S. Corradino, “L’umane-simo scientifico della Compagniadi Gesù nel Sei e Settecento”; M.Hack, “Modelli cosmologici dal-l’antichità a oggi”; L. Woltjer,“L’universo in evoluzione”; L.Russo, “La rivoluzione dimentica-ta”; P. Budinich, “Anticipazionidell’odierna fisica teorica nel pen-siero presocratico”; P. Zellini, “Illogos matematico e le radici delpensiero algoritmico”; G. Giorel-lo, “Pianeti ed extraterrestri inKant”; J. Luminet, “Cosmologia epoesia”; G. Salvini, “La fisica: igrandi progressi attuali, le doman-de eterne”.

SEDE DI NAPOLIPalazzo Serra di CassanoVia Monte di Dio 14

10-13 marzo 1997Roberto Esposito(Istituto Universitario Orientale, Napoli)Le idee del Novecento:il totalitarismoLe interpretazioni classiche - Totali-tarismo, autoritarismo, tirannide - To-talitarismo e politica - Totalitarismo efilosofia.

17-21 marzo 1997Paolo Lucentini(Istituto Universitario Orientale, Napoli)La tradizione ermeticanel medioevo latinoOrigini e natura della tradizione ermetica- Ermete Trismegisto e i Padri dellaChiesa - Ermetismo e platonismo: I’Ascle-pius nel secolo XII - L’ermetismo filoso-fico e magico-astrologico nei secoli XIII-XIV - Il Libro dei ventiquattro filosofi.

24-27 marzo 1997Michael J. Petry(Università di Rotterdam)Franz Hemsterhuis e il pensieroeuropeoSpinoza e i suoi critici olandesi - Newtone l’Illuminismo inglese - Diderot e glienciclopedisti francesi - Kant e i roman-tici tedeschi.

24-27 marzo 1997Claudia Melica(Istituto Italiano per gli Studi Filosofici)L’opera di Franz HemsterhuisLa Lettera sull’ateismo di Hemsterhuis eil dibattito sul panteismo - La bibliotecaprivata di Hemsterhuis, la sua conoscen-za scientifica e i suoi rapporti con gliscienziati italiani - La relazione con laGallitzin: i testi pubblicati e i manoscrittia lei indirizzati (il Gallitzin Nachlab )

1-4 aprile 1997Emilio Hidalgo-Serna(Università di Braunschweig)Poesia e filosofia di AntonioMachado e Octavio PazLa poetica di A. Machlado: Juan deMairena - A. Machado e la funzionefilosofica della sua poesia - L’arco ela lira di O. Paz «La poesia è cono-scenza».

1-4 aprile 1997Geminello Preterossi(Istituto Italiano per gli StudiFilosofici)Da Hegel a WeimarLa dottrina ottocentesca dello Stato -Schmitt e il “duplice volto” di Hegel -Kelsen e il modello del “diritto statualeesterno” - Smend e Heller: teoria dell’in-tegrazione e sovranità democratica.

1-4 aprile 1997Giovanni Stelli(Istituto Italiano per gli Studi Filosofici)Il relativismo contemporaneoe il problema del fondamentoultimoIl relativismo contemporaneo come “spi-

rito del tempo” e come principio dellafilosofia - Il relativismo contemporaneoe l’insu perabilità dei “conflitti interetni-ci” - Riflessione trascendentale e fonda-mento ultimo: I’autodissoluzione del re-lativismo e la “prova apagogica” - Rifles-sione trascendentale e ontologia; la “dif-ferenza ontologica”.

7-9 aprile 1997Silvia Vegetti Finzi (Università di Pavia)Le idee del Novecento: inconscioCrisi del soggetto classico ed emer-genza dell’inconscio - Paradossi dellaconoscenza e statuto della verità - Iden-tità e femminilità.

21-23 aprile 1997Giuseppe O. Longo(Università di Trieste)Le idee del Novecento: informaticaInformazione e intelligenza artificiale -Le radici dell’informa tica - Dal calcola-tore alle reti.

21-23 aprile 1997Giacomo Marramao(Terza Università di Roma)Le idee del Novecento: poterePotere-dominio (M. Weber) - Potere-sapere e potere-influenza (da Nietzsche aFoucault) - Potere simbolico: auctoritase potestas.

21-24 aprile 1997Adriano Tassi(Istituto Italiano per gli Studi Filosofici)Filosofia e religione nell’etàdell’AufklarungLa lettura razionalistica della Scrittura e

le sue radici.- Semier L’apporto di Les-sing e di Herder - L’evoluzione delladogma tica tra Sartorius e Storr - Influen-ze illuministiche nella prima formazionedi Hegel.

28 aprile - 2 maggio 1997Paul Ricoeur(Università di Parigi X - Nanterre)Pluralità delle lingue e problemadella traduzione

5-9 maggio 1997John E. Murdoch (Harvard University)Problems of newtonianism

5-9 maggio 1997Vincenzo Vitiello(Università di Salerno)Ordine e differenza Vicoe la fondazione epistemicadella storiaLe interpretazioni novecentesche di Vico- Philosophia et Philologia - Il principiouniversale del sapere: dal verum ipsumfactum alla rerum ordini conformatio -L’orizzonte trascendentale della storia:Vico e Kant - Il rapporto natura-storia:Vico e Hegel.

12-16 maggio 1997Marcello Sánchez Sorondo(Pontificia Università Lateranense)Per un progetto di filosofia apertaalla fedeI cardini di una filosofia aperta allafede secondo Paolo (Atti 17,22 ss) - Ilfondamento dell’esistenza di Dio - Ladignità primaria dell’essere umanocome persona - Incontro della ragio-

ne con la rivelazione nel camminodella filosofia (San Tommaso, Kant,Hegel) - Circolarità e complementa-rietà fra ragione e rivelazione nell’ap-proccio contemporaneo.

19-22 maggio 1997Lea Ritter Santini(Università di Munster)Mito e storiaFigure del mito e identificazione sto-rica - Erudizione mitologica e inven-zione letteraria - Miti di segregazione- Miti di elevazione.

26-30 maggio 1997Francis Jacques(Institut Catholique de Paris)L’orde du texteDu Linguistic turn aux Textual turnen philosophie - Trois raisons pourdistinguer discours et texte - Y-a-t’ildes univer saux de la textualité? -Interrogativité et textualité - Pour-quoi distinguer des types de textes:philosophiques, littéraires, religieux,scientifiques.

SEDE DI VENEZIACannaregio 2593, Calle Longotel 041 717940 fax 041 720510

17-21 marzoMario Ruggenini(Università di Venezia)Il discorso dell’altro:ermeneutiche della finitezzalunedì 17 marzo, Mondo e linguaggio.Da dove comincia il discorso dell’al-tro; martedì 18 marzo, L’altro e l’as-senza; mercoledì 19 marzo, L’altro el’essere; giovedì 20 marzo, L’altro e iltempo; venerdì 21 marzo, Il Dio, lamorte, la contraddizione. Dove finisceil discorso dell’altro?

7-11 aprileCarlo Sini (Università di Milano)L’etica e la scienzalunedì 7 aprile, Hilary Putnam e il reali-smo scientifico martedì 8 aprile, Le cosee le parole: dal Cratilo ad Alfred Kallirmercoledì 9 aprile, La genealogia delconoscere giovedì 10 aprile, La metafisi-ca come analogia simbolica venerdì 11aprile, L’etica del sapere.

5-9 maggioPaolo Rossi (Università di Firenze)La nascita della scienza modernalunedì 5 maggio, Gli ostacoli; marte-dì 6 maggio, Le cose mai viste; mer-coledì 7 maggio, Filosofia meccani-ca, chimica, magnetica; giovedì 8maggio, L’infinito; venerdì 9 mag-gio, Gli strumenti e le teorie.

19-23 maggioPier Aldo Rovatti (Università di Trieste)Michel Foucault e la storiadella follialunedì 19 maggio, Interno ed esterno;martedì 20 maggio, Il silenzio e leparole; mercoledì 21 maggio, “Esse-re giusti con Freud”; giovedì 22 mag-gio, Il caso Pierre Rivière; venerdì 23maggio, La follia di Foucault.

DIDATTICA

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guarda l’esperienza della “comunicazionesecondo regole”: l’assunto di fondo è che ilproblema della comunicazione non si ponesoltanto entro la didattica della filosofia, mache costituisce anche la cornice più generalein cui situare lo stesso problema della didatti-ca della filosofia come «forma circoscrittadelle più ampie dimensioni della comunica-zione». Viene inoltre fornita una griglia diobiettivi riguardanti la promozione di ap-prendimenti, teorici ed esperienziali, sullacomunicazione, e viene illustrato un percorsodidattico, attraverso testi platonici, finalizza-to a sviluppare un discorso sulla comunica-zione. Altre riflessioni condotte sul «Quader-no» riguardano il tema della valutazione e leprospettive future inerenti alla ricerca didatti-ca in filosofia.Sul n. 158 del «Bollettino della Società filo-sofica italiana» la Commissione Didatticatraccia un bilancio dell’iniziativa relativa al-l’apertura del Bollettino agli interventi sulladidattica, e annuncia che il primo numero del’97 sarà dedicato a due temi specifici: ilrecupero e la valutazione, sollecitando per-tanto contributi in questo senso. S. Cicatelli sisofferma su Un esempio di prova strutturataper la comprensione del ‘Discorso sul meto-do’ di Cartesio, la cui struttura («molto sem-plice») consiste nel proporre allo studente,dopo la lettura integrale del testo, «60 doman-de a risposta chiusa con quattro alternative»da «somministrare» in due riprese, all’inter-no di un percorso didattico che dura circa unmese. Più che un semplice test, la propostaqui avanzata vuole essere quella di un «com-pleto sussidio didattico». A. Postorino avan-za invece una riflessione Sulla questione di-dattica dei testi filosofici. L’itinerario dise-gnato di avviamento alla lettura dei testi siarticola in alcuni “passi” fondamentali: lapresentazione della filosofia come “distru-zione delle certezze” e, al tempo stesso, come«ricerca di una certezza non suscettibile didistruzione», l’analisi delle ragioni del desi-derio umano di certezza, l’analisi della rispo-sta magico-religiosa alla “domanda fonda-mentale” e dell’approccio “filosofico” a essa,l’avviamento alla prima forma storica dellasophìa come scienza dell’arché e il passaggioalla lettura dei testi.Sul n. 31 di «Sensate esperienze» si segnalainoltre, in questo contesto di discussione,Un’esperienza di lettura del testo filosofico di

DIDATTICA

a cura di Riccardo Lazzari

Interventi, proposte, ricerche

Una tendenza in atto nell’ambito deldibattito sull’insegnamento della filo-sofia è quella di ricercare opportunesedi di confronto e di approfondimentoche, senza prescindere dagli aspetticomplessivi della disciplina, consenta-no ai docenti di confrontarsi sul “come”della sua comunicazione in una situa-zione di carattere scolare. Un esempiodi questa tendenza è la recente appari-zione del primo «Quaderno di filosofiae didattica della filosofia», intitolatoINSEGNARE E APPRENDERE A FARE ESPERIENZE

DI FILOSOFIA IN CLASSE (Giuseppe LaterzaEditore, Bari 1996), promosso dallaSocietà Filosofica Italiana - Sezione diBari e curato da Mario De Pasquale.Sulla stessa linea di tendenza si pone ildibattito presente sul «BOLLETTINO DELLA

SOCIETÀ FILOSOFICA ITALIANA», di cui si se-gnala in particolare il n. 158 (maggio-agosto 1996), che ospita interventi diSergio Cicatelli e Antonino Postorino.

Il «Quaderno» della sezione di Bari dellaS.F.I., che ospita interventi di M. De Pasqua-le, A. Gentile, F. Maurino, R. Ruggiero e M.Trombino, è nato come una riflessione a piùvoci su di un’esperienza di insegnamentodella filosofia secondo il cosiddetto “Pro-gramma Brocca” e vuole anzitutto rispondereall’esigenza, di molti docenti, di ovviare alla«mancata problematizzazione... del canalecomunicativo-didattico da essi utilizzato»,nell’ottica di promuovere una specifica ricer-ca teorica ed empirica nell’insegnamento dellafilosofia e di favorire il confronto delle idee edelle esperienze. Si è trattato perciò di far levasu quello “stile sperimentale” che sempre piùsi richiede oggi a chi insegna nella scuolasecondaria superiore. Del resto, come mettein luce De Pasquale, la ricerca teorica sulladidattica della filosofia non è estranea aldestino medesimo della filosofia: «Nella no-stra attività sperimentiamo anche un modo diessere filosofi, frequentando i luoghi di con-fine della filosofia, le sue frontiere, nellarelazione che essa instaura con la complessitàdel mondo in cui viviamo e con la societàcivile (...). Noi docenti, nel tentativo di me-diare la ricchezza della tradizione disciplina-re con le nuove generazioni, ci facciamo

carico del destino della filosofia nel futuro,nel tempo dell’istruzione di massa».Proprio in quanto figura di frontiera tra filoso-fia e società, al docente è affidata oggi unaspecifica responsabilità, che trova il suo am-bito di attuazione in quella che si può definirela «filosofia insegnata»: non si tratta di unaformula per intendere un sapere già compiu-to, un insieme di conoscenze già date chevanno passivamente trasmesse agli allievi,ma di un modo di fare filosofia che si confron-ta col «problema del senso per l’altro delleteorie filosofiche», e che pertanto non puòprescindere dal misurarsi con «le voci ine-spresse, le istanze, i bisogni, i timori, i lin-guaggi, le visioni del mondo, gli stili cognitivied espressivi dei giovani allievi». In unaparola, si tratta dell’esperienza del «confilo-sofare per i giovani» con i grandi autori. Aquesto fine si richiede una mediazione didat-tica, purché essa non scada a mero tecnicismoo a espediente per rendere attraente il messag-gio filosofico, ma sappia declinarsi nel sensodi una esperienza di filosofia.Ciò esige da un lato il passaggio da un appren-dimento in classe finora basato su una “filo-sofia raccontata” attraverso il manuale o laspiegazione del docente, rispetto a cui glistudenti restano uditori passivi, ad un dialogocon i grandi autori della tradizione, nellaprospettiva di “confilosofare” con loro attra-verso i testi; dall’altro esige che il filosofarevenga appreso come «un’attività fruibile nel-la quotidianità dei contesti di vita da parte ditutti». Se è peraltro vero che nel “confilosofa-re” è coinvolta la totalità della persona deldocente, un’adeguata programmazione del-l’insegnamento della filosofia non può nontener conto di definire obbiettivi sia dell’areacognitiva sia dell’area affettiva. A questo fineviene offerto nel «Quaderno», a livello esem-plificativo, un protocollo degli obiettivi edelle operazioni nelle varie fasi dell’attivitàdidattica che si svolge intorno alla lettura deltesto filosofico, secondo una “tassonomia aspirale” che distingue, relativamente all’in-contro con il testo e con l’autore, fra unadimensione semantica, una dimensione sin-tattica e un giudizio personale. Vengono poiforniti esempi di unità didattiche, che hannotrovato esecuzione presso i Licei “Salvemi-ni”, “Fermi” e “Orazio Flacco” di Bari.Un’altra riflessione condotta a più voci suquesto «Quaderno» della S.F.I. di Bari ri-

DIDATTICA

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Giuseppe De Lucia, relativa ad un percorsod’insegnamento condotto in una classe se-conda del Liceo-Ginnasio “Corradini” diThiene (Vi). L’esperienza in questione è statarealizzata con la lettura del Discorso sul me-todo di Cartesio: dopo la lettura in classe disequenze di testo, si è proceduto ad assegnareagli studenti lo svolgimento di particolariesercitazioni, promovendo il lavoro di grup-po e soprattutto la discussione delle risposteai quesiti proposti.Sulla «Nuova secondaria» (a. XIV, n. 3,novembre 1996) troviamo un ampio appro-fondimento dedicato a Cartesio: A 400 annidalla nascita. Cartesio: un filosofo da rileg-gere, con contributi specifici di Ettore Loja-cono, Giulia Belgioso, Marta Fattori, Jean-Pierre Cavaillé. Da un lato si conferma ilriconoscimento di Cartesio tra i fondatori delrazionalismo, ma dall’altro si avanza anchel’esigenza sia di definire meglio quest’ulti-mo, sia di documentare la ricchezza dei per-corsi intellettuali del filosofo, senza appiattir-la ad alcun cliché storiografico. R.L.

Dizionario di filosofia

Costituisce un utile strumento di studio ilDIZIONARIO DI FILOSOFIA (La Nuova Italia, Fi-renze 1996), a cura di Paolo Rossi, BrunoMancini, Giuseppe Marini, Michela Nacci,Silvia Parigi. Diversamente dal classicodizionario, quest’opera offre un’esposi-zione tematica e concettuale che prescin-de dai singoli autori.

Nella “Premessa al Dizionario”, Paolo Rossichiarisce come esso sia stato concepito come«un primo strumento per quei giovani cheiniziano un loro personale rapporto (mediatodall’insegnamento) con quel gigantesco, com-plicato, proliferante e affascinante oggettoche è la filosofia». Proprio per questa suafinalità, il Dizionario di filosofia non intendesostituire il manuale di filosofia (tanto piùche, volutamente, non ricorrono tra le vociche lo compongono i nomi degli autori), mapunta su «una lettura trasversale» che fa rife-rimento «ai temi e ai problemi», indicando«la persistenza dei termini, il lento (a volteimprovviso) variare dei significati» e favo-rendo la costruzione di percorsi tematici.Questi ultimi sono agevolati sia dalla presen-za di voci che si richiamano alle tradizionifilosofiche, sia da una molteplicità di rimandiposti all’interno dei singoli lemmi. Non man-cano neppure rimandi ad argomenti “attuali”,che sollecitano l’interesse dei giovani: perquesto non si sono fatte mancare voci comeAnimalismo, Bioetica, Destra/Sinistra, Raz-za/Razzismo e numerose altre.Pensato come strumento per i giovani cheiniziano ad avvicinarsi a questa disciplina, ilDizionario di Filosofia costituisce un aiutopiù che valido anche per tutti quegli interessa-ti meno giovani che hanno perso di vista iconcetti basilari della filosofia. In 435 pagine,più di trecento voci offrono un panoramaesauriente di quello che propone la filosofiaattraverso i concetti principali, le correntifilosofiche e i percorsi tematici. Caratteristicadel volume, infatti, è l’assenza di protagonistidel pensiero filosofico, che compaiono solo

all’interno dell’indice analitico, in chiusuradel volume, rimandando ai concetti di riferi-mento, in modo da offrire una descrizionetematica e concettuale in cui le idee si muovo-no staccate dagli autori. Il vantaggio è un’ana-lisi anche evolutiva dei movimenti filosoficiindicati a discapito della parte biografica,totalmente assente, degli autori citati.Molto interessanti, a uso scolastico, sono ipercorsi tematici che riportano fedelmente losviluppo dei concetti. Così troviamo, ad esem-pio, l’evoluzione del concetto di “dialettica”a partire da Platone, passando per Kant sino aHegel e Marx; o quello di “ermeneutica”dalle interpretazioni classiche fino a quellegadameriane. Curiosa è la presenza del termi-ne “filosofia” che compare in tutte le sueaccezioni e interpretazioni a seconda dellosviluppo storico a cui si fa riferimento.Ampio spazio è dedicato anche alla partecategoriale e terminologica, essenziale perchiunque voglia avvicinarsi alla filosofia.Troviamo così termini come “induzione” e“deduzione”, “ontologia” o “gnoseologia”,che costituiscono il vocabolario di chiunquevoglia acquisire un linguaggio filosofico cor-retto ed esauriente. Per quanto riguarda icontenuti, è forse dedicato più spazio allaparte teoretica a discapito di quella prati-ca ed estetica. Basti pensare, ad esempio,che il concetto di io è analizzato in tuttele sue accezioni teoretico metafisiche,mentre la sua concezione morale è messain secondo piano. Inoltre, si nota moltaattenzione alla filosofia contemporanea;Heidegger, ad esempio, è uno dei filosofipiù citati. R.L./A.S.

A Palermo nei giorni 13-15 marzo 1997 si tiene il XXIVConvegno Nazionale, valevole ai fini della professionedella carriera, promosso dal CIDI (Centro IniziativaDemocratica degli Insegnanti) e dalle Edizioni Scolasti-che Bruno Mondadori sul tema: La scuola nella socie-tà della conoscenza - formazione, tecnologia,informazione, modelli di vita. Giovedì 13 marzo, ore9.30: “La società della conoscenza” (C. Marrocchi,A.Sasso, F. Colombo, L. Gallino; E. Resta); ore 15.30:“Per il progetto cultrale “ (S. Bonsanti, P. Fabbri,A.Oliverio, A. Ruberti, T. De Mauro); venerdì 14 marzo,ore 9.30: “Esigenze della società e bisogni formativi” ( G.Chinnici, G. Cerini, R. Conserva, W. Moro); ore 15.30:“Gruppi di apprendimento e di confronto”; sabato 15marzo ore 9.30: “Una politica per la formazione”(P.Puccio, L.Violante) ; ore 15.30: “Dal progetto al governodella trasformazione” (L. Berlinguer, E.Coniglione);

• Infomazioni: Servizitalia-turismo & congressi,V.le S.Puglisi 15, 90143, Palermo, tel. 091/6250453- fax091/ 303150

Istituzioni del pensiero laico: l’esperienza giuridi-ca è il titolo del corso che si tiene a Milano a curadell’associazione Studium Cartello, in collaborazionecon il Servizio Formazione Permanente dell’UniversitàCattolica, con il seguente programma: 8 marzo:A.Santosuosso, “Bioetica e diritto”; 22 Marzo: F. Bottu-ri, “Modernità e giuridicità da Hobbes a Vico”; 5 aprile:T.Perlini,”Diritto, modernità e autonomizzazione dellesfere culturali”; 19 aprile: S. Natoli, “Colpa, paura,redenzione”; 3 maggio: G. Spazzali,” Pentimento epentitismo”; 24 Maggio: G. Feliciani, “ L’esperienzagiuridica individuale nel diritto della Chiesa cattolica”; 7giugno: E. Rigotti, “Competenza linguistica e competen-za giuridica”; 21 giugno: Tavola rotonda e discussione.

• Informazioni: G. Genga, Studium Cartello, T.02/76006879

La Sezione novarese della SFI propone un corso di studioe di aggiornamento, valevole ai fini della professionedella carriera, sul tema: Filosofia e letteratura tra ’800e ’900. Inaugurato da C. Sini con una relazione sul tema:“Filosofia e letteratura tra ’800 e ’900: introduzione allalettura dei rapporti fra le due discpline”, il corso prevedeil seguente calendario: 14 febbraio: G. Barberi Squarotti,“Manzoni filosofo”; 25 febbraio: E. Rambaldi, “Leopar-di pensatore”; 14 marzo: E. Fagiuoli, “Nietzsche lettera-to”; 21 marzo: S. Moravia, “Pirandello filosofo”; 11aprile: S. Arcoleo, “Sartre letterato e critico della lettera-tura”; 6 maggio: G. Zaccaria, “Heidegger e la poesia” esi chiude il 13 maggio con un seminario sulla didatticainterdisciplinare tra le Materie letterarie e la Filosofia .

• Informazioni: SFI - Sez. di Novara, Via Gio-vannetti 8, T. 0321/ 398895

Presso la sede milanese dell’ IRRSAE Lombardia è incorso un’ampio progetto di formazione su La didatticadella filosofia in chiave interdisciplinare. Una primasezione già conclusa ha visto il 13 dicembre scorsol’intervento di C. Mangione sul tema: “La crisi deifondamenti della matematica”, seguito da un incontroorganizzativo il 9 gennaio sui temi: “Filosofia e forma-zione” (P. Zanelli e G. Molinari), “Filosofia e matema-tica” (M. Negri), “Filosfia e letteratura”(Gavianu), “Fi-losofia e comunicazione” (G. Sidoni). La seconda faseprevede l’attivazione di seminari specifici nei mesi difebbraio-aprile 1997 su: “Filosofia e letteratura”, “Filo-sofia e formazione”, “Filosofia e matematica”.

• Informazioni: Silvio Restelli, IRRSAE Lom-bardia, Via Leone XIII 10, Milano, T. 02/ 4818331

Il Centro per la formazione e l’aggiornamento Didat-tica e Innovazione Scolastica (DIESSE) propone, apartire da febbraio 1997, un corso di aggiornamento- approvato nel piano provinciale del Provveditoratoagli studi di Milano -dal titolo: Percorsi paralleli.Tra i relatori: A. Ricagni, M.S. Bellada, M. Franchi,A. Caspani, G. Massone, E. Arnone, L. Polo, G.Meroni, A.M. Ferrari.

• Informazioni: Nicola Itri, Via Boltraffio 21, 20159Milano, T. 02/606390 - 606377, Fax 02/6880981

L’ UCIM organizza a Roma nei giorni 17 - 21 febbraioil XIX Congresso nazionale sul tema: Quale progettoculturale ed educativo alle soglie del terzo millen-nio? Riconosciuto dal Ministero della Pubblica Istru-zione all’interno del piano nazionale di aggiorna-mento, il convegno si articola con la seguente scan-sione tematica: “L’unità delle culture nell’età dellatecnica” (M. Buzzoni), “L’istruzione al servizio del-l’educazione” (L. Caimi), “Il ruolo del lavoro e dellaformazione nel processo educativo”; “Il rapporto frail sistema dell’istruzione e il sistema della formazio-ne” (D. Nicoli); “Dal centralismo e dal decentramen-to alla autonomia scolastica. I riflessi a livello diministero, di regione e di scuola”(S. Pajno); “Lafamiglia e il suo contributo al processo personale esociale di formazione e di sviluppo. Una riletturastorica del problema; uno sguardo prospettico” (G.Campanini); “Valutazione dell’apprendimento e va-lutazione dell’insegnamento per una scuola promo-zionale e orientativa”(I. Fassin), “Quale progettoculturale ed educativo alle soglie del terzo millennio”(C. Checcacci).

• Informazioni: Domus Mariae, Via Aurelia 481,00105 Roma, tel. 06/66000576 - 6623138 - 662494

CALENDARIO

STUDIO

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Leggerela “Critica della ragion pura”

Costituisce un valido strumento di stu-dio l’introduzione alla lettura dellakantiana CRITICA DELLA RAGION PURA (LaNuova Italia scientifica, Roma 1996) diRaffaele Ciafardone. Il volume, che af-fianca, nella stessa collana, due prece-denti testi di introduzione alle altre‘Critiche’ kantiane, presenta gli obiet-tivi della prospettiva critico-trascen-dentale anche in riferimento alle ope-re pre-critiche e agli altri scritti del-l’epoca.

In poco più di duecento pagine lo studio diRaffaele Ciafardone presenta e analizza i con-tenuti della Critica della ragion pura kantiana.Il testo è strutturato in tre parti che analizzano ilcontesto filosofico nel quale si sviluppa il criti-cismo, la produzione pre-critica e, finalmente,l’esposizione dell’opera. Chiudono il volumeuna breve biografia e una bibliografia dettaglia-ta in italiano e non.Con un linguaggio sufficientemente sempli-ce e chiaro, Ciafardone illustra il rapporto trail criticismo e le filosofie precedenti, eviden-ziando il rapporto tra la filosofia di Kant,l’empirismo, il razionalismo e la filosofiailluminista. Costituisce un’introduzione an-che la seconda parte del volume che analizzale opere precritiche, dagli scritti di geografiaastronomica a quelli critici sulla metafisica.L’argomento centrale è comunque l’analisidella Critica della ragion pura, che è presen-tata a partire dagli intenti fino alla realizza-zione compiuta. L’analisi verte principal-mente sui principi del criticismo, del concet-to di trascendentale e della rivoluzione co-pernicana, mentre poco spazio è dedicatoall’analisi dei giudizi, forse non consideratifondamentali. I due obiettivi dell’opera, ov-vero la giustificazione della fisica e la criticadella metafisica, sono qui fondati a partiredal problema trascendentale e conoscitivo,che diventa il perno attorno al quale ruotaquesto studio. La tripartizione della Criticadella ragion pura, infatti, assume qui i con-torni della prospettiva gnoseologica piutto-sto che scientifica. In altre parole, Ciafardo-ne presenta Kant non tanto come il difensoredel meccanicismo e della fisica newtoniana,quanto il fondatore della prospettiva critico-

trascendentale. In questo modo, l’Esteticatrascendentale, più che costituire la fonda-zione della matematica, rappresenta l’analisidella conoscenza sensibile attraverso le for-me a priori dello spazio e del tempo. Lostesso accade per l’Analitica dove il proble-ma del meccanicismo è appena accennatoper lasciare spazio alla fondazione della co-noscenza intellettuale grazie alla deduzionee allo schematismo trascendentale. Diversepagine sono dedicate all’analisi dell’io pen-so e alla differenza tra il pensare e il conosce-re. Infine, l’analisi della Dialettica sfocianella illusorietà della ragione che fallisce difronte ai paralogismi, alle antinomie e allateologia. Nonostante lo scacco finale, ricor-da Ciafardone, alla ragione restano le stradedella pratica e dell’estetica, unico campo incui l’infinito resta raggiungibile. A.S.

Differenti significatidel positivismo

Nel volume dal titolo EREDI DEL POSITIVI-SMO. RICERCHE SULLA FILOSOFIA ITALIANA

TRA ‘800 E ‘900 (il Mulino, Bologna 1996)Antonio Santucci mostra come nonsia possibile fornire un’immagine uni-taria del positivismo, che è invece co-stituito da molteplici aspetti e si sno-da in differenti percorsi.

Secondo Antonio Santucci il positivismorappresenta un movimento filosofico com-plesso ed eterogeneo che non può esserefacilmente riducibile a formule unitarieche lo definiscano globalmente o in modoschematico, come alcune interpretazionirecenti hanno cercato di fare, consideran-dolo un “romanticismo della scienza”, le-gato alla teoria hegeliana, o ritenendolocaratterizzato da due dimensioni, quellaumanistica e quella scientifica. Tali sche-matizzazioni possono essere evitate se que-sto movimento filosofico viene inquadratoall’interno delle coordinate sociali, comequelle capitalistiche, individuando le “in-frastrutture mentali” su cui esso si fonda oscorgendo i legami che il positivismo stabi-lisce con altre concezioni filosofiche, comele teorie socialiste, marxiste, nazionalisti-

che, evoluzionistiche, psicologiche e per-sino idealistiche.Nel delineare il panorama filosofico delpositivismo, Santucci individua da unaparte, nel panorama italiano, Cattaneo eArdigò, dall’altra i naturalisti come To-masi, Lombroso e Villari; autori che nonpossono essere riuniti sotto il comunedenominatore dell’opposizione alla me-tafisica, poiché è necessario distingueretra quei positivisti che attribuiscono allafilosofia il compito di «generalizzare irisultati di altre discipline» e quelli cheinvece le riservavano il compito di ana-lizzare l’esperienza. Del resto, osservaSantucci, se vengono esaminati i dibatti-ti e ci si immerge nel vivo delle disputedel primo Novecento del positivismo,come ha sottolineato Garin, diventa dif-ficile fissare i confini tra le “revisionipositivistiche” e la “rinascita dell’idea-lismo”, e facili sono gli “equivoci”, gli“scambi delle parti”. Così è avvenutoche, se il compito dei positivisti era quellodi rendere manifesto “il senso umanodella scienza”, quello degli idealisti erapiuttosto di chiarificare “il valore scien-tifico della storia”.Nel lungo percorso seguito da Santucciattraverso i differenti significati del positi-vismo emergono, inoltre, alcune tendenzeparadigmatiche. Così se Enriques consi-dera la realtà scientifica come una “costru-zione” che implica «un processo di appros-simazione», identificandosi con un «pro-getto aperto ai controlli futuri», Ardigòconsidera fondamentale il problema gno-seologico in relazione alle teorie di Berke-ley e di Hume, di Mill e degli empiriocriti-cisti. D’altra parte, se Ferrari si opponealle accuse dell’idealismo di collocare lapsicologia nell’ambito del sapere e di con-ferirle di conseguenza una reale consisten-za nella varietà degli indirizzi, Labriola ealtri positivisti favoriscono un incontro trail positivismo e il marxismo attraverso l’ana-lisi del legame esistente tra le teorie positi-viste da un lato e le forze produttive e lelotte di classe dall’altro.D’altro canto, osserva Santucci, gli aspettinegativi del positivismo, come l’esaltazio-ne di un sapere totalmente empirico inca-pace di «elevarsi alla purezza del concet-to», la presenza di una concezione natura-

STUDIO

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listica della storia e della politica, la preva-lenza di una “mentalità massonica”, posso-no essere corretti solamente rivalutando latradizione del pensiero italiano da Machia-velli a Vico: l’esito sarebbe stato un ideali-smo “riformato” senza metafisica. M.Mi.

La linguistica del Novecento

Nel volume dal titolo: LA LINGUISTICA DEL

NOVECENTO (il Mulino, Bologna 1996)Giulio C. Lepschy propone un quadrogenerale di questa disciplina attraver-so l’esame dei suoi diversi aspetti,dalle riflessioni dei filosofi che si sonooccupati di essa ai suoi rapporti conaltre discipline.

Nella sua indagine della linguistica GiulioC. Lepschy ne sviscera tutte le diverse ma-nifestazioni in rapporto alle riflessioni deilinguisti e dei filosofi che si sono occupati diquesta disciplina. In primo luogo, Lepschymostra come nella linguistica del Novecentoricopra una posizione centrale De Seaussu-re, le cui analisi hanno contribuito allo svi-luppo delle scuole strutturalistiche a cui ap-partengono Benveniste, Trubeckoy e Jakob-son. La componente principale di questopensiero è quella relativa all’affermazionedella “radicale arbitrarietà” del segno lingui-stico che si esplica nel rapporto tra signifi-cante e significato, tra parola e cosa. Talearbitrarietà esprime, secondo Lepschy,“l’estraneità dell’uomo” dovuta alla sua con-dizione di “gettatezza” nel mondo, divenen-do simbolo di una originaria frattura all’in-terno del soggetto, che si rivela una feritainsanabile per via della sua connaturata man-canza di fondamento. Tuttavia, se si valuta ilsignificato di questa concezione all’internodella linguistica, tale arbitrarietà indica lapossibilità di uno studio autonomo dellalingua, in quanto i segni linguistici possonoessere indagati senza analizzare la loro cor-rispondenza con le cose reali.Un’altra corrente degna di rilievo per lalinguistica del Novecento, sottolinea Lep-schy, è la “grammatica generativa”, la cuifondazione è da ricondurre a NoamChomsky e che è il prodotto della fusione didue correnti della ricerca precedente, quellache accentua la creatività del linguaggio equella propria della teoria matematica della“computabilità” e della “ricorsività”. L’am-bito privilegiato di studio dei generativisti èla grammatica e quindi la considerazione diquel sistema di principi che permette all’uo-mo di riconoscere la “grammaticabilità dellefrasi”. Tale sistema, per i generativisti, èdovuto ad una capacità innata, biologica-mente ereditaria, rispetto alla quale le diffe-renze storiche tra le lingue naturali sonoirrilevanti.Un settore che ha determinato molte delleriflessioni nel dibattito linguistico del No-vecento è quello che riguarda il rapporto

tra la linguistica e la filosofia. Così, osservaLepschy, se da un lato, con Croce, l’ideali-smo ha evidenziato l’aspetto creativo e fan-tastico rintracciabile in ogni espressione lin-guistica, anche quella più quotidiana, dal-l’altro il positivismo e il neopositivismo,ispirandosi all’opera di Frege, hanno sotto-lineato la distinzione tra senso e significato.Particolarmente importante per le sue ri-flessioni sulla relazione tra la lingua e ilmondo è Wittgenstein, dalle cui teorie sisvilupperanno quelle indagini che conside-rano i problemi filosofici come problemiinerenti all’uso del linguaggio. Infatti, so-prattutto in relazione alla seconda fase delsuo pensiero caratterizzata dalle Ricerchefilosofiche, si origina la filosofia “analiti-ca” o “linguistica” che considera i parados-si filosofici come il prodotto di un usoinadeguato del linguaggio.Un’altra corrente filosofica in cui la rifles-sione sul linguaggio ricopre una posizionedi primo piano è quella ermeneutica diGadamer, Apel e Habermas, che mostracome tutta l’esperienza sia dotata di uncarattere linguistico in quanto ogni comuni-cazione linguistica necessita di un processodi interpretazione. Lo sviluppo dell’erme-neutica, sottolinea Lepschy, è infatti dovutoanche alle riflessioni scaturite dall’incontrotra la linguistica, da un lato, e la psicoanalisie la filosofia esistenzialistica dall’altro, chesi basano sull’attribuzione al linguaggio diuna realtà costitutiva dello stesso soggetto.Se per Lacan, infatti, l’inconscio è struttura-

to come un linguaggio che parla al soggetto,per Heidegger il linguaggio si identifica conun “dire originario” che l’uomo deve ascol-tare per ritrovare in esso il proprio essere.Inoltre, secondo Lepschy, è grazie alle rifles-sioni linguistiche di De Seassure e di Peirceche si è sviluppata la semiotica. A tale propo-sito, interessanti sono le distinzioni stabiliteda Peirce tra il significato iconico, il simboloe l’indice, che si basano sull’identificazionenon solamente del linguaggio, ma anchedella società e del mondo, con un “sistemasemiotico”.Infine, Lepschy prende in considerazione idiversi usi del linguaggio mostrando come inquesto ambito siano state sottolineate in par-ticolar modo le componenti sociali, che han-no dato sviluppo alla linguistica sociologica,alla sociolinguistica e alla sociologia dellinguaggio. D’altra parte, non mancano studirelativi al rapporto tra il linguaggio e alcunisettori di indagine psicologica, come si puòrilevare dall’originarsi di discipline come lalinguistica psicologica, la psicolinguistica ela psicologia del linguaggio.Degno di rilievo è anche il rapporto tra lalinguistica e la critica che si basa sulle analisi deitesti narrativi, come nelle teorie dei formalisti enelle analisi di Propp. In questo ambito è sortoil decostruzionismo di Derrida, che mette inevidenza l’illusorietà dell’armonia costrutti-va e della coerenza interna di un testo per farrisaltare ed emergere le contraddizioni, leaporie, i paradossi che frantumano la suapresunta linearità e unità. M.Mi.

Ferdinand De Saussure

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a cura di Silvia Cecchiin collaborazione con Laura Rossi e Corrado Soldato

RIVISTA DI FILOSOFIANEOSCOLASTICAAnno LXXXVIII, n. 1, gennaio-marzo 1996Vita e Pensiero, Milano

La dottrina dell’origine del mondo in Pla-tone con particolare riguardo al Timeo el’idea cristiana della creazione, di G. Re-ale: attraverso un confronto con l’opera dimaggior carattere enciclopedico di Plato-ne, si tenta di recuperare l’attrezzatura con-cettuale necessaria per un confronto con lametafisica antica di cui Platone, a partiredal Fedone, è fondatore; la sua dottrinacosmogonica, in particolare, rappresentauna vera e propria riflessione metafisica suiprincipi della genesi, della struttura e dellafinalità del cosmo.

Piero Martinetti e i maestri in persona, diG. Colombo: l’articolo traccia uno schizzodella Torino e dei maestri che Martinetti vitrovò all’inizio della sua carriera di studen-te di filosofia nell’anno accademico 1890.

Un surrettizio cambiamento di designazio-ne di un termine: cardine della prova diGoedel della non dimostrabilità della noncontraddittorietà. Riesposizione metalin-guistica e considerazioni filosofiche, di F.Rivetti Barbò.

PARADIGMIAnno XIV, n. 41, maggio-agosto 1996Schena Editore, Brindisi

Il metodo empirico in filosofia secondoDewey, di G. Semerari: la questione delmetodo è centrale nella riflessione diDewey e la sua definizione fa tutt’unocon la definizione stessa di filosofia.L’unico metodo valido nell’era delle ri-voluzioni scientifica, industriale e poli-tica non può che essere quello empirico,che impedisce alla filosofia di scadere inun mero esercizio di retorica e fraseolo-gia. Il metodo empirico si chiarisce poialla luce del concetto di esperienza che ilfilosofo analizza nella sua onnilateralitàe integrità e che si configura come espe-rienza reale, radicata in pratiche cultura-

li concrete e che riconduce la filosofia ailuoghi originari in cui sorge l’esigenzastessa della scienza.

La struttura dell’orizzonticità, di R. Wal-ton: sul concetto di orizzonte di Husserlall’interno di opposizioni che fanno dacomplemento all’opposizione primariatra primo piano e sfondo. Vi sono varieforme di orizzonte: interno, esterno, tem-porale, spaziale, di familiarità, intersog-gettivo, storico, universale.

Heidegger tra attesa, noia ed angoscia,di F. Di Giorgi.

Aporie della concezione husserlianadella temporalità, di J. Ponzio: nelleLezioni del 1905 Husserl analizza feno-menologicamente il tempo allo scopo dieliminare il tempo obiettivo e ritrovare iltempo “originario”. In realtà questa mes-sa fuori causa del tempo obiettivo non sirealizza, poiché esso rispunta ostinata-mente attraverso l’analisi fenomenolo-gica proprio all’interno di quella co-scienza che doveva esorcizzarlo, dete-nendo essa stessa il controllo del tempo.Questa ripresa del tempo obiettivo av-viene a partire dalla differenza tra riten-zione e rimemorazione.

Soggetti a verità. Foucault, Heidegger ela questione del soggetto, di D. Sparti eM. Greco: analisi di alcune delle posi-zioni di Foucault riguardo al soggettonei suoi ultimi scritti in rapporto a Hei-degger; sebbene entrambi affrontino ilproblema sulla base di una situazione inprospettiva, Heidegger mette in luce unaprecondizione più fondamentale dellaverità, mentre Foucault offre una storiadella produzione della verità, dei suoiriferimenti soggettivi e dei suoi effetti.

Il gioco dei volti, di G. Cascione: laprassi linguistica viene immaginata daWittgenstein come un coro formato dal-la massa di proposizioni e nomi pronun-ciati incessantemente.

La fondazione materialistica dell’eco-nomia politica nel pensiero di F. Que-snay, di L. Dorelli.

Una testimonianza sulle relazioni traSpinoza, Meyer e la società ‘nil volenti-bus arduum’, di R. Bordoli.

AUT AUTn. 275, settembre-ottobre 1996La Nuova Italia, Firenze

Tema della rivista: “Dentro/Fuori. Scenaridell’esclusione”.

Il fascicolo intende dar conto della ricercainternazionale sulle varie forme di esclu-sione. Attraverso interventi in materia diurbanistica, teoria politica, storia delle ideesi tenta di delineare i tratti di una categoria,come quella di esclusione, che segna inmodo decisivo la società di fine millennio.Tra i vari interventi: La doppia pena delmigrante, di A. Sayad; La comunità deinemici, di S. Mezzadra; Nonpersone. Illimbo degli stranieri, di A. Dal Lago; L’in-sicurezza urbana in America, di A. Petril-lo; L’America come utopia rovesciata, diL.J. Wacquant; Chi ha assassinato LosAngeles, di M. Davis; Alcune aporie dellemigrazioni internazionali, di F. Gambino;Verso il “fascismo democratico”? Note suemigrazione, immigrazione e società do-minanti, di S. Palidda.

RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIAAnno LI, , n. 2, 1996Franco Angeli, Milano

Come Quintiliano conobbe Crisippo, di A.Grilli: pur non essendo un cultore dellafilosofia, nella parte iniziale della sua Insti-tutio oratoria, dove si occupa dell’educa-zione del bambino e del ragazzo, Quintilia-no si richiama esplicitamente a Crisippo.

L’ideale dell’estinzione dello Stato in Fi-chte, di L. Fonnesu: l’idea dell’estinzionedello Stato come istituzione coattiva è ri-corrente e rappresenta una delle idee cen-trali della teoria fichtiana della società. PerFichte lo Stato si colloca in mezzo tra

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individuo, come strumento della sua vitamorale da cui questi riceve la sicurezza difronte agli altri e ai propri bisogni naturali,e società, intesa come reciproca comunica-zione e educazione di cui lo Stato è appuntomezzo. Il fine in sé non è pertanto l’uomo,ma la società; lo Stato di conseguenza èdestinato all’estinzione e ciò rappresentaun ideale della storia umana.

La possibile influenza di F. M. Zanottinelle riflessioni filosofiche di Leopardi sulvalore della conoscenza scientifica, di M.De Zan.

Romanticismo leopardiano, di M.A. Rigo-ni: molteplici sono gli elementi che ci con-sentono di inscrivere il pensiero di Leopar-di nell’orizzonte del romanticismo euro-peo: la poesia come creazione ed espressio-ne della pura soggettività, la lirica comeessenza e culmine della poesia, la naturaintesa come totalità organica e vitale cogli-bile non mediante la ragione, ma con l’im-maginazione, l’unità vivente tra contenutoed espressione.

Dibattito a tre voci su profezia e storia, diF. De Michelis Pintacuda, F. Papi, A.M.Iacono: recensione di M. Miegge, Il sognodel re di Babilonia. Profezia e storia daThomas Müntzer a Isaac Newton (Milano1995).

Il Padre Athanasius, l’atomista canonico el’isola del giorno prima. Divagazioni sulSeicento filosofico di Umberto Eco, di G.Piaia.

Marxismo e storia delle idee nella storio-grafia di Giuliano Gliozzi, di M. Mori.

La stampa ed il Congresso del 1926, di B.Riva: il VI Congresso di Filosofia, organiz-zato nel 1926 a Milano dalla Società Filo-sofica Italiana e presieduto da Martinetti,venne sospeso dopo tre giorni dall’iniziodei lavori perché secondo le autorità essoaveva assunto un taglio politico troppopolemico nei confronti del regime. In que-st’articolo vengono trascritti gli undici ar-ticoli più significativi apparsi tra il marzo el’aprile del 1926 sull’argomento.

ELENCHOSAnno XVII, n. 1, 1996Bibliopolis, Napoli

Plato’s “Real Astronomy” and the myth ofEr, di V. Kalfas.

Autopredicazione e autopartecipazione del-le idee di Platone, di F. Fronterotta: viene quipresentato nelle sue linee fondamentali ilproblema dell’autopredicazione delle ideein Platone, al centro di un ampio dibattito tragli studiosi di formazione angloamericana.

Enesidemo e Pirrone. Il fuoco scalda “pernatura” (Sext, ADV. MATH. VIII 215 E XI69), di F. Caizzi Decleva.

L’interpretazione della sostanza aristote-lica in Porfirio, di R. Chiaradonna.

Forme di governo e proporzioni matemati-che: Severino Boezio e la ricerca dell’ae-quum ius’, di M.L. Silvestre: benché Boe-zio non abbia dedicato alla politica alcuntrattato, né abbia mai espresso un chiaropensiero sulle istituzioni politiche, la suaintensa vita politica lascia supporre chepossedesse un sostrato dottrinale e ideolo-gico piuttosto chiaro. L’articolo tenta dirintracciare le concezioni politiche di Boe-zio. Viene inoltre proposto l’esame di unbreve passo del De Institutione arithmeti-ca, in cui le forme di governo vengonoconfrontate con le proporzioni.

ACTA PHILOSOPHICAVol. 5, n. 2, luglio-dicembre 1996Armando Editore, Roma

Weber e lo spirito del capitalismo. Storia diun problema e nuove prospettive, di J.M.Burgos: un’analisi del dibattito sulla cele-bre opera di Weber, soprattutto intorno alletematiche relative al rapporto tra cattolice-simo, protestantesimo e capitalismo.

Il singolo kierkegaardiano: una sintesi indivenire, di M. Fazio: l’intera produzionedi pensiero kierkegaardiana può essere con-siderata come un pensare soggettivamenteil singolo, analizzato come categoria dia-lettica antihegeliana, come sintesi, prodot-to di un divenire, come libertà e attraversoi suoi stadi esistenziali.

I rapporti tra scienza e metafisica, di M.Marsonet: dopo aver preso in esame laposizione del neopositivismo logico e quelladi Popper e sulla base di una recente operadi E. Agazzi, l’articolo fa il punto sui rap-porti attuali tra scienza e metafisica, sotto-lineando la contiguità tra le due.

Sujeto, proprio y esencia: el fundamentode la distincíon aristotélica de modos depredicar, di M. Perez De Laborda.

Ética y dialéctica. Sócrates, Platón y Ari-stóteles, di I. Yarza.

Il desiderio: precedenti storici e concet-tualizzazione platonica, di A. Malo: al di làdei termini impiegati e del loro significato,attraverso cui i pensatori presocratici (Ome-ro, Anassimamdro, Eraclito, Empedocle,Antifone), trattano il tema del desiderio,emerge una continuità di pensiero tra que-ste varie posizioni, derivante dal riferimen-to a una realtà di cui tutti gli uomini fannoesperienza. La posizione platonica appare

non solo una sintesi delle posizioni prece-denti, ma cerca di risolvere problemi legatialla sfera etica e antropologica messi inluce dall’analisi del desiderio.

El problema de la “Theory Ladenness” delos juicios singulares en la epistemologíacontemporánea, di G.J. Zanotti.

VERIFICHEAnno XXV, n. 2-3, aprile-settembre 1996Trento

Infinità e filosofia trascendentale. La ri-flessione sulla grandezza infinita in Kant,di A. Moretto: il problema filosofico del-l’infinito in Kant si connette con il proble-ma matematico della correttezza della rap-presentazione dell’infinito, questione cru-ciale nel dibattito matematico del tempo.L’articolo prende in esame l’analisi kantia-na della grandezza infinitamente grande edella grandezza infinitamente piccola, dacui emerge la non marginalità di questeriflessioni non solo per il calcolo infinitesi-male e per la fondazione della matematicae della fisica, ma anche per la stessa meta-fisica.

L’indagine kantiana sulla natura della ‘Ver-nunft’, di N. Mai: la natura sillogistica dellaragione kantiana.

Nota sul modo di tradurre ‘Aufheben’, di F.Chiereghin.

RIVISTA INTERNAZIONALEDI FILOSOFIA DEL DIRITTOAnno LXXIII n. 3, luglio-settembre 1996Giuffré, Milano

Domande e risposte sul problema dellagiustizia, di L. Bagolini.

La possibiltà giuridica, di G. Capozzi:la possibilità giuridica viene qui ana-lizzata in relazione alla “ragione giu-ridica” e alla “eidetica del diritto” e siconcentra sul tema della logica moda-le di Aristotele.

Verso una concezione unitaria della nor-ma fondamentale, di M.J. Falcón Y Tel-la: dopo aver delineato l’argomento re-lativo alle origini e all’enunciazione dellanorma fondamentale in merito agli ante-fatti e all’evoluzione del concetto, l’arti-colo ne individua i principali tratti di-stintivi in Kelsen e Hart.

Superamento della complessità attraversola capacità di apprendimento del diritto.L’adeguamento del diritto alle condi-zioni del Postmoderno. Una critica alla

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teoria giuridica del discorso di J. Ha-bermas, di K.H. Ladeur.

Funzioni e senso del diritto moderno. Rico-noscimento e ragione sistemica, di B. Ro-mano: l’articolo riflette sul senso e sullafunzione del diritto nel moderno alla lucedell’opera di Luhmann.

RIVISTA DI ESTETICAAnno XXXVI, n. 1-2, 1996Rosenberg & Sellier, Torino

Origini del numero. Geometria, logos ecomputazione, di P. Zellini.

Schematismo e costruzione. Il rapporto trala matematica e la rappresentazione a prioridei concetti nella sensibilità in Kant, di A.Ferrarin: dopo aver brevemente introdottole due diverse modalità attraverso cui l’in-tellegibile si dà nell’intuizione, le ipotiposischematiche e simboliche, l’articolo si con-centra sul rapporto tra schemi e costruzionematematica in Kant.

Espressione intervallo. La musica nel ‘Sag-gio sull’origine delle conoscenze umane’di Condillac, di A. Arbo: il problema dellegame tra le forme dell’espressione arti-stica e il segno in Condillac, mettendo inluce come la musica venga qui assunta nelquadro di un esame del pensiero e delleleggi del suo funzionamento.

L’affectivité chez Kant. Remarques surl’esthétique transcendantale, di D. Giovan-nangeli.

Esistenza estetica, esistenza concettuale. Icento talleri, di P. Kobau: una riflessionesulla confutazione della prova ontologicakantiana alla luce della tensione tra dimen-sione estetica e dimensione logica, passivi-tà e costruzione, tensione propria di tutti gli“esistenzialismi” e che permane anche al-l’interno dell’argomentazione kantiana.

Mathesis universale. Costruzionismo e me-todo assoluto in Schelling, di T. Griffero:l’articolo ripercorre l’evoluzione dal 1797al 1805 del concetto di costruzione in Schel-ling con lo scopo di opporsi all’accusamossa alla filosofia della natura schellin-ghiana di aver sottovalutato l’imporsi delmetodo matematico come paradigma diogni sapere. Queste considerazioni per-mettono anche di valutare l’estensione allafilosofia del costruzionismo matematico ei legami che possono essere individuati trala filosofia della natura di Schelling e lescienze del tempo.

La conchiglia del Nautilo, di D. W. Thom-pson.

Ontologia, di M. Ferrraris.

AQUINASAnno XXXIX, n. 2, maggio-agosto 1996Pontificia Università Lateranense, Roma

Coscienza morale e realtà secondo J. G.Fichte, di W. Schrader: dopo aver ana-lizzato l’argomentazione di Nietzsche eFreud circa la coscienza morale comeprodotto di un sentimento soggettivo,l’articolo analizza le conseguenze deldubbio sulla realtà della coscienza mo-rale alla luce della riflessione fichtiana.

Il concetto di coscienza nella fenomeno-logia di E. Husserl e di E. Stein, di P.Schulz: a partire dalla descrizione dialcuni aspetti fondamentali della nozio-ne di coscienza in Husserl, l’articolospiega come Stein, riprendendo tale con-cetto, lo utilizzi per elaborare la suateoria della persona.

Philosophy in an age of overinforma-tion, or what we ought to ignore inorder to know what really matters, diV. Hösle.

The status of the dimensiones intermina-tae in the thomasian principle of indivi-duation, di N.A. Morris.

Identidad personal, acontecimiento,alteridad desde Paul Ricoeur, di A.Fornari.

SEGNI E COMPRENSIONEAnno X, n. 28, maggio-agosto 1996Capone Editore, Lecce

L’Oriente e la filosofia in Merleau Ponty,di R. Taioli.

Essere nel mondo e Koinonia. Heideg-ger e Biswanger, di M. Bracco: esserenel mondo e koinonia come presuppostiteoretici per una chiarificazione antro-poanalitica del senso e della razionalitàsoprattutto per quanto riguarda il discor-so psichiatrico.

Le ragioni del conflitto, di E. Donaggio:il problema di un’autochiarificazione deicriteri che orientano ogni teoria criticaattraverso l’analisi delle proposte di Fou-cault e Habermas.

Il diritto tra norma e cultura. Le “voca-zioni anomale” con funzione produttiva,di A. Maraschio: attraverso l’esame del-le cosidette “vocazioni anomale”, fina-lizzate al criterio della produttività so-ciale, si vuole mettere in luce come ilsistema giuridico di un Paese salvaguar-di alcuni diritti primari che hanno un’in-cidenza per la collettività.

Narcisismo ed ermeneutica contempo-

ranea. Un confronto con il pensiero del-la differenza, di M. Durst.

Percorsi della e nella psicoanalisi con-temporanea, di L. Longhi.

DIAIMONn. 12, gennaio-giugno 1996Università di Murcia

Estética y hermenéutica, di H.G. Gada-mer.

Michel Foucault, lecteur de Platon oul’amour de beau garçon à la contempla-tion du beau en soi, di P. Catonné: Fou-cault mette in luce come Platone costitu-isca una fonte fondamentale per com-prendere il fenomeno complesso e pro-blematico della pederastia greca, in quan-to non solo esperienza di formazionedell’individuo, ma anche forma elevatadi erotica filosofica.

On the prelude to the Timaeus and theAtlantis story, di V. Tejera: il Timeocome seguito della Repubblica.

El problema del continuo en la escolá-stica española: Francisco de Oviedo(1602-1651), di M.L. Una.

Berkeley: crítica de la ideas abstractas.La abstracción como simple semántica,di L.V. Burgoa.

“A free man’s worship”, 1902 (El cultodel hombre libre). El problema de laexistencia humana en su relación con eldesrino y los ideales éticos, di I. SanchoGarcía: “Il culto dell’uomo libero” è unodei due articoli fondamentali che prece-dono gli scritti filosofici di Russell e chepropone un nuovo modo di vivere e unanuova etica.

Antropología y alteridad. De la natura-leza humana a la normalidad social, diJ. Lorite Mena: l’antropologia nascecome sguardo verso l’altro; ciò è soste-nuto dal ruolo decisivo e simmetricogiocato dalla medicina e dalla mitologia.

Ideología y comunicación, di M. Milo-vic: l’articolo si concentra sul problemadella ex-Iugoslavia, sottolineando comeil nuovo soggetto trascendentale e costi-tutivo di tipo kantiano sia diventato lostato nazionale. La nuova soggettività èperciò la soggettività del potere, comegià aveva avvertito Foucault.

La justicia en el pensamiento jurídicoangloamericano contemporáneo. Aco-taciones críticas, di S. Rus Rufino: suldidattito sviluppatosi nel mondo anglo-sassone a seguito della riflessione di

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Rawls sul tema della giustizia all’inter-no delle ricerche di filosofia morale epolitica.

ARCHIVES DE PHILOSOPHIEvol. 59, n. 2, aprile-giugno 1996Beauchesne, Parigi

Husserl et Merleau-Ponty: la prose bour-donnante du monde, di P. Kerszberg:partendo dall’ipotesi di un’incompren-sione radicale all’origine di ogni comu-nicazione e criticando il modello dellacomprensione tentativo più o meno riu-scito di colmare un vuoto determinato, ilconfronto tra Husserl e Merleau-Pontydiviene la base per una riabilitazionedell’essenza del suono e del rumore comeveicolo originario di comunicazione.

Merleau-Ponty lecteur et critique de Ber-gson. Le statut bergsonien de l’intuition,di A. Clair: nella sua lettura di BergsonMerleau-Ponty oppone due concezionidell’intuizione, una come simpatia ecoincidenza, la ricettività, l’altra comecomprensione e costituzione, l’attività.L’atto dell’intuizione richiede la corre-lazione di entrambe.

Le retour a l’origine de l’État, di T.Berns: analisi dei Discorsi sopra la pri-ma deca di Tito Livio III-1, riguardantela nascita violenta dello stato.

Sur la justification des droits de l’hom-me, di E. Picavet: sulla legittimazionegiuridica e sul riconoscimento da partedello Stato dei tradizionali diritti del-l’uomo a partire da premesse derivantiesclusivamente da un’analisi politica,scevra da particolari valori morali o re-ligiosi.

REVUE DE METAPHYSIQUEET DE MORALEn. 3, settembre 1996A. Colin, Parigi

Tema della rivista: “Le jugement”.

La monstration, unique mode de donation del’a priori chez Wittgenstein, di Ch. Chauvi-ré: una rilettura del Tractatus di Wittgen-stein sul tema delle proprietà logiche (apriori) del linguaggio, che sono solo ostenta-bili, mostrabili nel linguaggio stesso, ren-dendo del tutto inutile una teoria dei tipilogici. Una medesima posizione è assunta daWittgenstein nella seconda fase del suo pen-siero: le proprietà essenziali del linguaggiosi mostrano entro le regole grammaticali.

L’étude des thoeries du Jugement chez le

jeune Heidegger, di F. Dastur: partendo dal-la sua prima elaborazione giovanile -la Dis-sertazione del 1914 sulla teoria del giudiziodi Wundt, Maier, Brentano, Marty e Lipps -si ripercorre l’itinerario che conduce Hei-degger ad accogliere e difendere la posizionehusserliana del giudizio in quanto dotato dinatura logica di contro allo psicologismo.

L’“en soi” husserlien à la lumière de ladoctrine trascendantale du jugement, di E.Rigal: una riflessione sula Logica formale etrascendentale di Husserl, che mostra comeil platonismo - e quindi la nomologia - delleRicerche logiche non venga negato dallafenomenologia trascendentale, il cui scopopermane la fondazione sull’“in sé”, in quan-to soggettività trascendentale, di un’idea disapienza universale. Tale fondazione portaall’“ontologia a priori universale”, che ripro-pone il concetto di “a priori materiale” elabo-rato nelle Ricerche.

Concept, Jugement et “forme sérielle”, di F.Capeilléres: la filosofia delle forme simboli-che come logica delle relazioni in Cassirer,oltre il problema delle funzione concettualedi Sostanza e Funzione.

La doctrine du jugement correct dans laphilosophie de F. Brentano, di J.- C. Gens:La specificità del contributo di Brentanoconsiste non tanto nella riforma della sillogi-stica aristotelica quanto nel ricondurre con-tinuamente la proposizione logica al giudi-zio, ovvero alla sogettività che pure noncomporta una scelta psicologista. La difesadella teoria non predicativa e non proposi-zionale del giudizio.

Théorie du jugement négatif, di A. Reinach:fenomenologo vissuto tra Otto e Novecento,cresciuto alla scuola di Husserl, di cui fuassistente, Reinach dedica la sua riflessioneal chiarimento del significato di Sachve-rhalt, per prendere posizione, accanto almaestro, nella controversia tra Brentano eMeinong sul tema del giudizio. Nell’appli-care gli esiti di tale riflessione teorica adambiti non propriamente logici, quali la pro-sa teorica, letteraria e storica, Reinach sem-bra delineare una teoria generale degli attilinguistici.

REVUE PHILOSOPHIQUEDE LA FRANCE ET DE L’ETRANGERn. 2, aprile-giugno 1996PUF, Parigi

Tema del fascicolo: “Mal moral et athei-sme”.

Le mal moral, pierre de touche de l’ontolo-gie: monisme idéel et dualisme réel du sensde l’etre, di R. Lamblin: etica e ontologia erapporto tra ragione, libertà e natura all’in-terno di una riflessione sulla presenza del

male nel mondo che si ricollega alle rifles-sioni di Kant e dei filosofi dell’Idealismotedesco.

La moralité et le mal dans les ‘Principes dela philosophie du droit’ de Hegel, di P.Soual: la natura e la fenomenologia del malemorale nella riflessione hegeliana sull’eticae il diritto. Il male morale come possibilità“costitutiva” del libero soggetto pensanteche, negando l’autentico Assoluto (il Bene),sceglie di assolutizzarsi ponendosi come “séarbitrario” e “coscienza malvagia”; una con-cezione non priva di analogie con il temabiblico del peccato di superbia.

Le jeu de l’athéisme dans le ‘Theophrastusredivivus’, di H. Ostrowiecki: la definizionedi opera “visceralmente” atea e anti-cristia-na rende veramente giustizia all’anonimomanoscritto seicentesco Theophrastus redi-vivus? Soffermandosi sull’apparente con-traddizione tra il palese ateismo del fronte-spizio e del primo dei sei trattati (quello suglidei) e l’aperta professione di cristianesimodel Proemium l’articolo intende dimostrarecome la stessa struttura “dialogica” dell’operae l’analogia di alcuni temi con i dogmi cri-stiani della caduta e della redenzione eviden-zino nel Theophrastus non tanto una posizio-ne di mero ateismo, quanto un tentativo diesercitare liberamente la razionalità naturalefondata sui sensi contro l’egemonia del-l’apologetica tradizionale.

Les “Lectures traversières” de Louis Marin,di J.-P. Cavaillé: l’ermeneutica dell’ “attra-versamento” nell’ultima opera di LouisMarin.

REVUE DES SCIENCESPHILOSOPHIQUES ET THEOLOGIQUESTomo LXXX, n. 3, luglio 1996J. Vrin, Parigi

Conscience et humanité selon Husserl, di S.Bréton: il rapporto fra la fenomenologiagenerale di Husserl e la riflessione politicaattraverso l’analisi di Y. Thierry sul “sogget-to politico” e sulla “coscienza umana” comeintenzionalità epocale che apre all’intersog-gettività. La riduzione trascendentale comepunto di partenza del pensiero politico.

Le monde et l’absence de l’oeuvre, di J.-Y.Lacoste: a partire da Essere e tempo di Hei-degger, l’articolo si propone di rifletteresull’opera d’arte come alternativa al mondodelle cose. L’opera d’arte, infatti, sottrattaalla temporalizzazione, gode di un privile-gio ontofanico in quanto “evento della ve-rità” che rimanda al cuore stesso del pro-getto fenomenologico: il cominciamentonon di un mondo costituito, ma della suapossibilità.

Friedrich Schlegel’s Theory of an alterna-

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ting principle prior to his arrival in Jena (6august 1796), di E. Behler: l’analisi dellaposizione polemica di Schlegel rispetto aJacobi e alla sua opposizione alla ragionecome strumento di conoscenza e veicolodell’ateismo e del nichilismo.

“Alle Wahrheit ist relativ, alles Wissensymbolisch” - Motive der Grundsatz-Skep-sis in der frühen Jenaer Romantik (1796),di M. Frank.

Hölderlins frühe Fichte-Kritik und ihreWirkung auf den Gang der Ausarbeitungder Wissenschaftslehre, di V. Waibel: apartire dall’epistolario Hölderlin-Hegel siripercorre la critica originaria alla conce-zione fichtiana dell’Io assoluto presentenella Dottrina della scienza.

REVUE INTERNATIONALEDE PHILOSOPHIEn. 3, settembre 1996Presse Universitaire de France, Groenin-ghe (Belgio)

Tema della rivista: “Le premier romanti-sme allemand (1796)”.

John Mc Dowell’s ‘Mind and world’, anearly Romantic epistemology, di A. Bowie:sul legame teoretico tra Mc Dowell e ilpensiero di Novalis, Schlegel e Schleier-macher a partire dal concetto di incondizio-nato-illimitato-assoluto e da quello di un Ioconsapevole, preceduto da uno stato, alquale si accede solo indirettamente, sospe-so fra un passato da ricordare e un futurosconosciuto (eternal lack). L’opera di McDowell, Mind and world, tradisce inoltre lacomponente idealrealistica del suo pensie-ro, in accordo con Schelling e forse anchecon una rilettura di Hegel.

Der Klagenfurter Herbert-Kreis zwischenAufklärung und Romantik, di W. Baum:l’analisi delle componenti filosofiche illu-ministiche e pre-romantiche del “circolo”di Herbert attraverso una rilettura storica(gli influssi rivoluzionari) e teoretica (Kant,Reinhold, Fichte).

REVUE THOMISTEn. 3, luglio-settembre 1996,Edizioni dei Domenicani, Tolosa

Le savoir théologique chez Saint Tho-mas, di J.P. Torrell: prima parte di unostudio sulla sacra doctrina di Tommasod’Aquino, un insieme di teologia e distudio delle Sacre Scritture, che si con-figura come scienza delle cose divine,come sapere finalizzato alla contempla-zione della “verità prima”, derivante dalla

partecipazione, forzatamente imperfet-ta, dell’uomo, tramite la fede e la Rive-lazione, alla conoscenza che Dio ha diSé e del mondo.

Du logos intermèdiaire au Christ mé-diateur chez les Pères grecs, di G. Remy:sul tema del Cristo come “mediatore” traDio e l’uomo e autore del loro riconci-liarsi nell’evento dell’incarnazione,come viene affrontato nella tradizionedella Patristica orientale, da Ireneo aCirillo di Alessandria.

Etudes sur les écrits johanniques, di L.Devillers: breve rassegna di studi criticisul Vangelo di Giovanni.

Approches du Moyen Age tardif, di S.T.Bonino: serie di recensioni di testi rela-tivi alla situazione degli studi filosoficie teologici nel tardo medioevo (XIV-XVsec. ). Di particolare interesse i temidella ricezione della filosofia e dellapolitica di Aristotele e della diffusionedel tomismo.

REVUE DE PHILOSOPHIE DE LOUVAINTomo 94, n. 2, maggio 1996Institut Supérieur de PhilosophieLouvain La Neuve

Tema della rivista: “Descartes - Le quatriè-me centenaire (1596-1996)”.

L’analyse cartésienne et l’ordre des raisons,di B. Timmermans: Il metodo di ricercacartesiana viene messo in relazione a quelloanalitico inaugurato da Galeno, ripreso inseguito da Hooke e indirettamente commen-tato da Kant. Ma questa ipotesi di lettura siscontra con quella di Vuillemin, il quale, nelsottolineare il carattere asimmetrico dell’or-dine cartesiano, ricorda che in Cartesio l’ana-lisi interviene al cospetto di un ordine turbatoe confuso, mentre, quando esso viene “sco-perto” o “costruito”, Cartesio lascia spazioalla sintesi.

De la liberté absolue, di O. Depré: sullateoria cartesiana della creazione delle veritàeterne, in rapporto alle metafisiche sottese efondative e con un’analisi delle posizioni diLeibniz e Spinoza in merito e alle più recenticritiche di Jonas.

Du bons sens le mieux partagé..., di D.Lories: sul rapporto tra il concetto cartesianodi bons sens e quello di phronesis contenutonell’Etica a Nicomaco di Aristolele: in en-trambi i casi si assiste al tentativo di porre inrapporto particolare e universale al cospettodella contingenza situazionale; inoltre, nel“giusto mezzo” entrambi i concetti indivi-duano la misura delle virtù etiche; infine,entrambi sono relativi al piano sia intellet-tuale, sia morale, istituendo una possibilità

di rapporto con l’alterità. Cartesio, però,insiste sulla impossibilità di formulare giudi-zi scientifici sul tema delle scelte umanecome esito della libertà individuale.

L’esthétique musicale de Descartes et lecartésianisme, di B. Van Wymeersch: l’este-tica cartesiana nella sua evoluzione da unafilosofia dell’oggettivo a una del soggettivoe del gusto personale (la musica nella suarisonanza emozionale nel soggetto) comedimensione metarazionale.

Le cogito ébloui ou la noése sans noéme, diM. Dupuis: la rilettura del cogito cartesia-no alla luce della riflessione di Levinas. Ilcuore dell’ispirazione metafisica che guidala fenomenologia “radicale” di quest’ulti-mo consiste nella concezione dell’Infinitodi Cartesio, alla luce della creazione delleverità eterne, della presenza nel “cogito”dell’idea di infinito e del superamento delcogito stesso.

LES ETUDES PHILOSOPHIQUESgennaio-giugno 1996PUF, Parigi

Il numero della rivista è dedicato allafigura e all’opera di Cartesio, nel quat-trocentesimo anniversario della sua na-scita (1596-1996). Vengono inoltre pub-blicati due articoli relativi all’ontologiadi Christian Wolff e alla critica di Hegelalla concezione wolffiana dell’essere.

Le référent “dialectique” dans les ‘Re-gulae’, di A. Robinet: le Regulae addirectionem ingenii di Cartesio nel con-testo della fioritura degli studi logici edialettici del XVI sec. ispirati alla Dia-lectique di Pierre de La Ramée.

Logique, mathématique et ontologie: LaRamée précurseur de Descartes, di G.Jamart: su Pierre de La Ramée comeesponente di spicco di quella tradizioneantiscolastica e antiaristotelica tra Cin-quecento e Seicento in cui si inscrivonole Regulae di Cartesio. Il progetto carte-siano della mathesis universalis e la Dia-lectique di La Ramée presuppongonoentrambi il ragionamento matematicocome paradigma del pensare e partonodalla prossimità tra pensiero e scienzamatematica per elaborare una “ontolo-gia della relazione” antitetica alla meta-fisica sostanzialista di derivazione ari-stotelica.

La philosophie cartésienne et l’hypothè-se de la pure nature, di L. Renault: lalettera a Silhon sulla conoscenza razio-nale del divino come spunto per eviden-ziare, negli scritti cartesiani, la coesi-stenza di una noetica filosofica e di unanoetica teologica e per sottolineare la

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plausibilità dell’appartenenza di Carte-sio a quella tradizione della “pura natu-ra” (Suarez e Caetano), secondo cui ildesiderio naturale di conoscere Dio èpienamente soddisfatto, nell’uomo, daipoteri e dalle prerogative della sola ra-gione individuale.

L’unité de la science et son objet. De-scartes et Gassendi: deux critiques del’aristotelisme, di T. Bedouelle: il con-fronto tra le Exercitationes paradoxicaeadversus Aristoteleos di Gassendi e leRegule di Cartesio dimostra che mentreGassendi, muovendosi in una prospetti-va scettica, resta comunque tributario diAristotele, Cartesio attua una autenticatrasformazione dei concetti aristoteliciche lo porta a elaborare una dottrinafilosofica del tutto nuova e originale.

La thérapeutique de Descartes dans les“Remedia et vires medicamentorum”, diV. Aucante.

Descartes et la fortune, di J.-C. Bardout:la fortuna, in Cartesio, è il nome propriodi quell’“altro” che l’io esperisce comelibera soggettività che resiste a ogni ten-tativo di oggettivazione e che, nella suanatura di soggetto pensante dotato dilibertà e dunque irriducibile, nel suoagire, a norme etiche universalmentecondivise, si pone come imprevedibilitàe impermeabilità al criterio conoscitivodell’evidenza. La fortuna, dunque, comeciò che, nel mondo nelle relazioni uma-ne, ostacola ogni forma di sapere meto-dico e garantisce, in un certo senso, dallatentazione del razionalismo assoluto.

Gouvernement de soi et contentement, diJ.-P- Marcos: l’egocentrismo infantile(principio del “tutto è dovuto”), alimen-tato dalla benevolenza degli adulti, è perCartesio modello di un comportamentoispirato all’illusione che il mondo siafatto a misura del desiderio dell’io eall’ignoranza di quella correlazione tra“realtà” e “alterità” che sola consente alsoggetto, nell’esperienza del confrontocon i desideri dell’altro, di prendere co-scienza dell’indisponibiltà del reale allepulsioni del proprio volere. “Uscire dal-l’infanzia” diviene così l’imperativo diun’etica dell’auto-limitazione del desi-derio in cui l’intelletto, sostituendo lafede nella Fortuna con la fede nella Prov-videnza e ricercando un saggio equili-brio tra “morale dell’azione efficace” e“morale dell’accettazione”, perviene auna esatta conoscenza del “possibile”come presupposto essenziale della pienasoddisfazione di sé.

Arnauld, les idées et les verités éternelles,di D. Moreau: la critica di Huygens e Lamy,seguaci della teoria malebranchiana dellavisione delle verità in Dio e dell’univocitàtra conoscere divino e umano, porta Ar-

nauld, in particolare nella Dissertatio bi-partita e nelle Règles du bon sens, adavvicinarsi, con originalità, alla dottrinacartesiana della creazione delle idee eterne.

Idée, peinture et substance, di D. Dauvois:la teoria cartesiana del conoscere, con par-ticolare riguardo al rapporto tra le idee e leloro cause, riletta metaforicamente in rela-zione all’esperienza della pittura.

Descartes est-il un penseur critique? Quel-ques rèflexions, di C. Bouriau: partendodalla rilettura neo-kantiana di Cartesio, l’ar-ticolo sottolinea come, evidenziando i vin-coli che la sensibilità pone all’eserciziodella razionalità e anticipando le soluzionidi Kant alle prime due antinomie dellaragion pura (grandezza del mondo e nume-ro delle parti della materia), la speculazio-ne del filosofo francese riveli una innegabi-le dimensione “critica”, intesa come supe-ramento del dogmatismo metafisico o ra-zionalistico reso possibile dall’individua-zione dei limiti che si oppongono alle pre-tese conoscitive della ragione individuale.

L’évidence en règle: Descartes, Husserlet la question de la ‘mathesis universa-lis’, di G. Olivo: l’interpretazione hus-serliana di Cartesio tende a “radicalizza-re” l’apparente contraddittorietà dellenozioni cartesiane di metodo e di mathe-sis universalis, che ora sembrerebberofondate e quasi assorbite dalla metafisi-ca (garanzia divina della veridicità delleconoscenze), ora precederebbero la me-tafisica, distinguendosi apertamente daessa. L’attenta lettura delle Regulae, delleMeditationes e del Discours sur la métho-de consente invece di evidenziare come,anche nel ricorso a Dio quale “garante”delle conoscenze “chiare e distinte”,Cartesio resti fedele a una concezionedella priorità del metodo e della mathe-sis come non riducibili, né subordinabilialla speculazione metafisica.

Le tournant “discursif”: de la véritémétaphysique à la vérité dans l’ordre dudiscours, di P. Larralde: partendo dal-l’interpretazione di Heidegger della me-tafisica moderna (e cartesiana in parti-colare) come “oblìo dell’essere”, l’arti-colo si propone, rileggendo la dottrinadel cogito come “scoperta” dell’essere,di elaborare una prospettiva filosofica“neocartesiana” che, rinunciando a qual-siasi alternativa “radicale” alla specula-zione della modernità, recuperi comun-que l’esigenza heideggeriana.

Ontologie et logique dans l’interpréta-tion hégelienne de Christian Wolff; di C.Bouton: per Hegel, l’ontologia di Wolffrappresenta il compimento della metafi-sica dell’identità di essere e pensieroinaugurata da Cartesio, ridotta però amera e astratta elencazione di concetti edi determinazioni. L’obiettivo della

Scienza della logica di Hegel divienecosì quello di recuperare, inverandola,l’essenza “noetica” dell’ontologia wolf-fiana, dimostrando l’identità tra pensie-ro ed essere in modo concreto, necessa-rio ed esaustivo.

La dèfinition de l’existence comme lecomplement de la possibilité et les rap-ports de l’essence et de l’existence selonChristian Wolff, di J. Ecole.

IDEE (Anno XI; n. 31. 32, gennaio-ago-sto 1996, Milella, Lecce) presenta unintervento di D. Mansueto su Figurasola: il diagramma secondo Deleuze,una breve discussione sulla monografiadi Deleuze, Francis Bacon. Logica dellasensazione (Quodlibet, Macerata 1995),con particolare riferimento allo strumen-to di analisi del diagramma utilizzato daDeleuze.

DISCIPLINE FILOSOFICHE (Anno VI, n.1, 1996, Vallecchi, Firenze) nella sezio-ne “Hermeneutika” figura una serie diinterventi sul tema: “Ermeneutica e psi-coanalisi”; nella sezione “Analitika” iltema è: “Il problema della rappresenta-zione della conoscenza nel dibattito tracognitivismo e connessionismo”.

IL CANNOCCHIALE (n. 1-2, gennaio-agosto 1996, Edizioni Scientifiche Ita-liane, Napoli) presenta un numero mo-nografico su “L’argomentazione misuradelle filosofie”, a cura di G. Traversa. Seogni posizione filosofica contiene e pre-suppome necessariamente una strutturaargomentativa, si pone allora il proble-ma di misurare la differenza tra le varieposizioni con il criterio dell’argomenta-zione, sostanziale per la filosofia stessa.

RAGION PRATICA (Anno IV, n. 6, Edi-zioni Compagnia dei Librai, Genova):alla luce dell’importanza centrale che daun tempo va assumendo il problema delprecedente giudiziale, la rivista proponeuna sezione dedicata a “I giudici e ilprecedente”, a cura di M. Taruffo. Se-gnaliamo inoltre vari interventi su “Kel-sen, la pace, la guerra”.

INTERSEZIONI (Anno XVI, n. 2, agosto1996, Il Mulino, Bologna) presenta unfascicolo monografico su “Le donne nellastoria e nella cultura” .

FILOSOFIA OGGI (Anno XIX, n. 75,luglio-settembre 1996, L’Arcipelago,Genova) presenta un intervento di J. M.Trigeaud: Le mythe du héros et l’esthéti-que de la justice.

FILOSOFIA E TEOLOGIA (Anno X, n. 2,maggio-agosto 1996, Edizioni Scientifi-

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che Italiane, Napoli) presenta un artico-lo di A. Ghisalberti su Vita e logos dal-l’antichità al medioevo e un interventodi F. Moiso su La vita come pluralitàsenziente. La scuola stahliana e il suoinflusso sulla filosofia del secondo Set-tecento.

QUADERNI DI SCIENZA POLITICA(Anno III, n. 2, agosto 1996, Giuffré,Milano) contiene un intervento di R.Biorcio su Comunicazione elettorale eidentità: note sulla transizione italiana.

TEOLOGIA (Anno XXI, n. 2, giugno 1996,Glossa, Milano) pubblica un articolo diP. Colombo su Nietzsche ed il Cristiane-simo.

RIVISTA ROSMINIANA (Anno XC, n. 3,luglio-settembre 1996, Sodalitas, Stre-sa) presenta tra gli articoli Il silenzionella vita di Rosmini, di L. Cristellon, eRosmini e Maine de Biran, di M. Fabris.

PROSPETTIVA PERSONA (Anno V, n.15, giugno 1996, Andromeda, Teramo)presenta un intervento di B.A. Andreolasu Mounier e l’America latina.

HERMENEUTICA (1996, Morcelliana,Brescia) presenta un fascicolo monogra-fico dal titolo: “Rileggere Bonhoeffer”,che richiama l’attenzione su un pensato-re asistematico e incompiuto, la cui do-manda radicale: «che ne è oggi del Cri-stianesimo» pone la questione dell’esse-re con o contro Cristo in un interrogareche risente profondamente dell’influen-za di Nietzsche.

LINGUA E STILE (Anno XXXI, n. 3,settembre 1996, il Mulino, Bologna) pre-senta un saggio di P. Garavaso su Signi-ficanza cognitiva e contenuto di pensie-ro nella nuova teoria del riferimento cheprende le mosse da un dibattito all’inter-no della filosofia del linguaggio con-temporanea che vede alcuni nuovi teori-ci del riferimento impegnati a controbat-tere una critica proveniente dai neofre-geani, secondo cui la nuova teoria delriferimento non può costituire una se-mantica adeguata perché non spiega iproblemi messi in luce da Frege sullasignificanza cognitiva del linguaggio. Inparticolare, viene qui presa in esame laposizione di Wettstein sulla questionedella significanza cognitiva. Segnalia-mo inoltre l’aticolo: Il tempo come con-dizione che permette al linguaggio didire ogni cosa. Un modello di spazializ-zazione del tempo, di P. Perconti, chetratta del ruolo omogeneo del tempo nel-l’articolazione cognitiva prelinguisticae nell’articolazione del linguaggio.

STUDI DI ESTETICA (Anno XXIV, n.13, 1996, Clueb, Bologna) presenta unnumero monografico dal titolo: “Neo-

storicismo, neostoricismi”, dedicato almovimento critico comparso sulle sceneaccademiche statunitensi alla fine deglianni Settanta e confluito, insieme al de-costruzionismo, nel vasto panorama del-la tradizione poststrutturalista. I caratte-ri dell’approccio neostoricista sono i se-guenti: una visione complessa del rap-porto tra storia speciale (arte, letteratu-ra) e storia generale; l’interesse per lefonti marginali ed extraletterarie appa-rentemente insignificanti; l’approccio in-terdisciplinare; l’idea della storia comenarrazione analizzabile con gli strumen-ti classici della critica letteraria.

FENOMENOLOGIA E SOCIETÀ (Vol.XIX, n. 1-2, 1996 Rosenberg & Sellier,Torino) dedica il fascicolo a CharlesTaylor, filosofo canadese importanteesponente del comunitarismo e del neo-aristotelismo anglosassone. Lo scopo chela rivista si propone è di offrire una seriedi letture critico-esegetiche trasversalidell’opera di Taylor con particolare ri-fermento al nucleo filosofico contenutonella sua più importante opera Radicidell’Io.

CENOBIO (Anno XLV, n. 3, luglio-set-tembre 1996, Lugano, Svizzera) presen-ta un fascicolo contenente gli Atti delconvegno di Montagnola (22-23 settem-bre 1996) su “La teoria critica di MaxHorckhimer”.

IRIDE (Anno IX, n. 18, agosto 1996, IlMulino, Bologna) presenta tre sezionidedicate ai seguenti temi: “Patologiedel sociale”, “Destra e destre”, “Sog-gettività e modernità”. In particolaresi segnala: Patologie del sociale. Tra-dizione ed attualità della filosofia so-ciale , di A. Honneth, in cui vengonodescritti i compiti della filosofia so-ciale in rapporto alla filosofia politicae alla filosofia morale; La crisi delsapere moderno, di P. Alheit, che af-fronta, nella consapevolezza della nonesistenza di una scienza pura e neutra-le e del rischio di uno scientismo irre-sponsabile, il problema della respon-sibilità fondamentale nella scienza perle conseguenze del lavoro scientifico.Nella sezione “Destra e destre” com-paiono contributi che mettono in lucel’esistenza di una destra liberista (S.Veca: Sulla destra e i suoi pincipi), diuna conservatrice (D. Cofrancesco:Qual è la destra che manca in Italia),di una radicale e metapolitica (M. Re-velli: La nuova destra). Nella sezione“Soggettività e modernità” proseguela pubblicazione di interventi sullaquestione della soggettività con rifles-sioni sul legame sociale per un sogget-to contingente, sulla produzione dellasoggettività in un mondo dominato daimass media, sulla permanenza del mitonella società moderna.

TEORIA (Anno XVI, n. 1, 1996, ETS,Pisa) presenta un fascicolo monograficosul tema: “Heidegger, Nietzsche e il ni-chilismo contemporaneo”. I contributiqui riportati costituiscono parte degliinterventi tenuti da G. Campioni, A. Fa-bris, F. Volpi al convegno “Heidegger eNietzsche” (La Spezia, 23-24 marzo1995), a cui hanno partecipato anche P.A. Rovatti e M. Ruggenini. Compareinoltre un intervento di W. Müller Lau-ter sull’interpretazione heideggeriana diNietzsche.

RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA(Anno LI, n. 3, 1996, Franco Angeli,Milano) dedica il fascicolo all’esame dialcuni aspetti del pensiero e dell’operadi Cartesio, in ricordo del quarto cente-nario della nascita, e allo studio di mo-menti del cartesianesimo e di fasi signi-ficative della sua fortuna tra Sei e Sette-cento.

REVUE DES ETUDES AUGUSTINIEN-NES (n. 42/1, 1996) pubblica l’articolo:Un poème philosophique de l’Antiquitètardive: ‘De pulchretudine mundi’, di F.Dalbeau, che riporta un’analisi formalee contenutistica del famoso testo delXVI capitolo del Liber viginti sentien-tiarum, De pulchretudine mundi, attri-buito ad Agostino, identificando motividi carattere culturale che permettono diricondurre l’opera al contesto filosoficodella tarda antichità: la teoria dei quattroelementi; l’analisi aristotelica delle cop-pie di contrari (caldo/freddo e secco/umido); la concezione delle qualità bi-narie come sfondo dell’armonia univer-sale del Timeo.

REVUE DES QUESTIONES SCIENTIFI-QUES (Tomo 167, n. 1, 1996, SociétéScientifique, Bruxelles) presenta, tra l’al-tro, un articolo dal titolo: De l’ouverturede l’homme et du monde: réflexions surla tecnique, les sciences et la réligion, diJ. Fennema, che tratta della progressivaautonomia della tecnica dall’uomo, ri-chiamando il ruolo decisivo della tecni-ca nella guida dello sviluppo sociale enelle trasformazioni della vita e del pen-siero, come pure della scienza. L’auspi-cio è quello di una “teologia della natu-ra” capace di una nuova trasparenza,emergente non più dal linguaggio “cosa-le”, ma dal silenzio, dall’ascolto erme-neuticamente inteso.

NOVITÀ IN LIBRERIA

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NOVITÀ IN LIBRERIAA.A.V.V.Giordano Bruno: note filologichee storiografiche - I giornata -Luigi Firpo: 3 marzo 1994L.S. Olschki, aprile 1996pp. 61, £. 25.000Gli interventi presenti in questo libro sono:“Bruno ieri e oggi” di Michele Ciliberto, “Idialoghi italiani (varietà di varianti)” diGiovanni Aquilecchia, “Il Bruno di LuigiFirpo” di Diego Quaglioni.

A.A.V.V.Kant politico a duecento anni dalla Paceperpetua: Convegno della Società italianadi studi kantiani presso la scuola normalesuperiore di PisaIstituti editoriali, giugno 1996pp. 733, £. 10.000.

A.A.V.V.Almanacco di filosofia 96Periodici culturali, aprile 1996pp. 280, £. 20.000Questa rivista raccoglie i seguenti scritti:“I compiti della filosofia” di NorbertoBobbio, Nicola Abbagnano e Antonio Ban-fi, “Passione democratica e routine degliinteressi” di Jurgen Habermas e John Rawls,“È la gente per bene a erigere le ghigliotti-ne” di Adama Michnik e Isaiah Berlin,“L’invenzione dell’individuo” di Massi-mo Cacciari, “La legge della comunità” diRoberto Esposito, “Nascita, orgasmo e po-litica” di Adriana Cavarero, “Il tragico dellalibertà” di Sergio Givone, “Comune pre-senza” di Renè Char, Martin Heidegger,“Dio, l’ornamento” di Gianni Vattimo ecc.

Abba, GiuseppeQuale impostazione per la filosofia moraleLAS, giugno 1996pp. 329, £. 35.000In questo libro l’autore, confrontando inmodo sistematico i principali interlocutoridella filosofia morale, trae la conclusioneche l’etica della vita buona e delle virtù,specialmente nella versione tomista, non ècosì sprovveduta come si ritiene, in quantopuò rispondere alle obiezioni e alle istanzealternative riscontrando a volte aporie eincongruenze di cui esse sono inconsape-voli.

Abbagnano, NicolaEsistenzialismo positivoTaylor, giugno 1996pp. 47, £. 16.000.

Abelardus, PetrusLettere di Abelardo e Eloisaintroduzione di M.T. FumagalliBeonio Brocchieri; trad. e notedi Cecilia ScerbanencoRizzoli, giugno 1996pp. 535, £. 20.000In questo libro si trova un documento ecce-zionale su un’epoca alle soglie del mondomoderno.

Adorno, TheodorProbleme der Moralphilosophiea cura di Th. SchröderSuhrkamp, maggio 1996pp. 320, DM 68.

Agazzi, EvandroDas Gute, das Böse und die Wissenschaft.Die ethische Dimensiondes wissenschaftlich-technologischenUnternehmungAkademie-Vlg., aprile 1996pp. 344, DM 64.

Alker, Hayward R.Rediscoveries and Reformulations:Humanistic Methodologiesfor International StudiesCambridge UP, giugno 1996pp. 450, UK£ 17.95Questo testo fornisce una concezione dellametodologia che sta alla base degli studiinternazionali. L’autore si pone di fronte auna sfida: integrare gli stili di ricerca “po-sitivisti” e “falsificazionisti” nelle investi-gazioni umanistiche e interpretative.

Alliez, EricDeleuze, philosophie virtuelleSinthélabo, maggio 1996pp. 55, F 40È stato da sempre rimproverato a Deleuzedi non essere l’autore di una filosofia origi-nale, perché egli commenta, e di non essere

uno storico della filosofia, perché non hamai fatto altro che “del Deleuze”. L’autorescopre, nella nozione così discussa del“virtuale”, l’operatore, a partire dal quale èpossibile produrre una sorta di “eterogene-si” del pensiero deleuziano. Per tutti gliinteressati.

Aminrazavi, MehdiSuhrawardi and the Schoolof IlluminationCurzon Press, maggio 1996pp. 220, UK£ 12.99La tela dei miti e del simbolismo nellafilosofia di Shihab al-Din Yahya Suhrawar-di esprime chiaramente la sua teoria dellaconoscenza, che rappresenta un importan-te tema della scuola di pensiero “ishraqi”.Quest’opera si propone di mostrareSuhrawardi come un pensatore che ha ten-tato di conciliare il discorso razionale e lapurificazione interiore.

Amtmann, RolfSinn und Sein. Mensch und Gottin der europäischen PhilosophieGrabert, maggio 1996pp. 448, DM 68.

Antiseri, DarioLa tolleranza e i suoi nemicipref. di Giorgio De FinisIl mondo 3, giugno 1996pp. 62, £. 8.000In questo saggio Antiseri cercando le mo-tivazioni etiche e conoscitive del pregiudi-zio, della violenza e dell’intolleranza, giun-ge alla conclusione dell’impossibilità ditrovare un fondamento logico ai principietici come ai comportamenti umani.

Antiseri, Dario - Conci,Domenico Antonino(a cura di)Il desiderio di essere: l’itinerariofilosofico di Pietro Prinicontributi di Dario Antiseri et al.Studium, maggio 1996pp. 360, £. 42.000In questo libro sono raccolti alcuni saggi didiversi autori sul pensiero di Prini in occa-sione del suo ottantesimo compleanno. Inun arco storiografico di ispirazione neo-platonico-cristiana sono illustrate critica-mente le interpretazioni che il Prini hadedicato a Plotino, a Rosmini, alla storiadell’esistenzialismo nel suo complesso ein modo particolare a Gabriel Marcel.

Archard, David (a cura di)Philosophy and PluralismCambridge UP, maggio 1996s.pp., UK£ 14.95In un mondo di diversità - culturali, religio-se, morali, filosofiche - la questione chepreoccupa coloro che hanno collaborato aquesto volume è se l’esistenza della diffe-renza - ovvero della pluralità - porti inevi-tabilmente alla conclusione che non puòesistere un’unica verità, nemmeno nellequestioni morali.

AristotelePoétiquepref. di Philippe BeckGallimard, maggio 1996pp. 162, F 55Nei testi che ci sono pervenuti, Aristotelepropone un’analisi dei principali generiletterari: l’epopea, la commedia e, soprat-tutto, la tragedia. Questo testo è stato e

rimane uno dei riferimenti d’obbligo perogni studio della letteratura. Per tutti gliinteressati alla materia e di livello univer-sitario.

AristoteleThe Politics and the Constitutionof Athensa cura di Stephen EversonCambridge UP, giugno 1996pp. 296, UK£ 6.95Questa raccolta degli scritti politici di Ari-stotele fornisce un resoconto de La politicae mostra il rapporto tra questo testo e i suoistudi in qualità di storico costituzionale.Viene anche presentata la costituzione diAtene, per contrastare gli aspetti empirici eteorici della scienza politica di Aristotele.

Aristoteles, 384-322 B.C.Retoricatesto critico, trad.e note a cura di Marco Doratiintrod. di Franco MontanariMondadori, giugno 1996pp. 396, £. 15.000In questo libro Aristotele affronta sial’aspetto teorico che quello pratico dellaretorica. Della retorica, intesa come “tec-nica della persuasione” vengono trattatitutti gli aspetti: dalla logica all’uso dellemetafore e dei motti di spirito, dallo stiledel discorso ai modi per determinare negliascoltatori gli atteggiamenti e gli stati d’ani-mo più favorevoli.

Armellini, SerenellaLe due mani della giustizia:premialità del diritto come problemafilosoficoGiappichelli, maggio 1996pp. 189. £. 26.000In questo libro vengono trattate le seguentitematiche; le ricompense in Hobbes, ilpremio in relazione al rapporto uomo-so-cietà nel riformismo italiano, la natura del-l’uomo e la premialità del diritto, la pre-mialità del diritto tra scienza e filosofia,considerazioni sul “feticismo della legge”e lo stato punitivo tra premialità e la pro-mozionalità del diritto.

Armstrong, D.M. - Martin,C.B. - Place, U.T.Dispositions: A DebateRoutledge, maggio 1996pp. 208, UK£ 40Si tratta di un esteso dialogo fra tre famosifilosofi sui molti problemi connessi alleinclinazioni naturali, che sono a loro voltalegati ad altri aspetti come la natura dellamente, la materia, i concetti generali, leleggi della natura e la relazione causa-effetto.

Arrington, Robert -Glock, Hans-JohannWittgenstein and QuineRoutledge, giugno 1996pp. 272, UK£ 35Questo studio accomuna due dei più im-portanti filosofi del XX secolo. I due pen-satori vengono paragonati e le opinioni deicommentatori sul loro rapporto mostranoprofonde differenze.

Arzt, Th. et al. (a cura di)Philosophia naturalis.Beiträge zu einer zeitgemäßenNaturphilosophieKönigshausen & Neumann,

maggio 1996pp. 225, DM 68Seguendo gli approcci sintetici dei preso-cratici, del Rinascimento e del Romantici-smo, scienziati, filosofi ed esperti di scien-ze dello spirito si sono uniti, allo scopo diavviare un discorso comune sulla natura,che oltrepassi i confini delle singole disci-pline.

Audretsch, J. - Mainzer, Kl.(a cura di)Wieviele Leben hat Schrödingers Katze?Zur Physik und Philosophieder QuantenmechanikSpektrum, maggio 1996pp. 320, DM 48.

Aul, JoachimSchopenhauer-Bibliographie.Mikrofiche-Ausgabe. Stand: Juli 1995Hänsel-Hohenhausen, aprile 19962 microfiche (pp. 136), DM 80Si tratta di un’edizione su microfiche dellabibliografia su Schopenhauer, aggiornataal luglio ’95.

Axelos, KostasMétamorphoses: clôture-ouvertureHachette-Pluriel, aprile 1996pp. 192, F 49Partendo dal lungo percorso che ha con-dotto dalla mitologia arcaica attraverso latradizione greco-romana e quella giudai-co-cristiana fino alla tecnologia ultramo-derna, si sviluppano le grandi metamorfosidel mondo. All’epoca dell’universalizza-zione della tecno-scienza a che punto, al-l’interno di questa evoluzione, si situa l’Eu-ropa? Che cosa è accaduto della “fine del-l’arte”? Per tutti gli interessati alla materia.

Badiou, Alain - Cigolani,Patrick -Vauday, Patrick et al.(a cura di)Jean Borreil: la raison de l’autrepref. di M. Matieu e P. VermerenL’Harmattan, aprile 1996pp. 207, F 120Il libro mostra i cammini filosofici ai qualiha attinto Jean Borreil o Joan Borell (1938-1992) e presenta un testo inedito su SamuelBeckett. Per tutti gli interessati alla mate-ria.

Bärthlein, KarlDer Analogiebegriff beiden griechischenMathematikern und bei Platona cura di Josip TalangaKönigshausen & Neumann, aprile 1996pp. 197, DM 68.

Baruzzi, ArnoPhilosophie der LügeWiss. Buchges., aprile 1996pp. 220, DM 49,80La menzogna sembra appartenere al com-portamento umano. La biologia infatti in-dica che le vite mentono e che questosignifica e implica una “lode della menzo-gna”. Se la natura è una cultura della men-zogna, come si mette la situazione perl’uomo, con la sua libertà da e rispetto allamenzogna?

Bausi, FrancescoNec rethor neque philosophus: fonti,lingua e stile nelle prime opere latinedi Giovanni Pico della Mirandola: 1484-87.L.S. Olschki, giugno 1996pp. 213, £. 48.000.

Beaufret, JeanParménide, ‘Le poème’PUF, maggio 1996pp. 112, F 49Il luogo del Poema di Parmenide è sicuramen-te la trascendenza, ma non quella trascendenzaevasiva che, da Platone in poi, è metafisica-mente nostra, ma una trascendenza che nonsarà da nessuna parte più evidente che qui. Ilvolume presenta anche l’edizione bilinguegreco e francese dei frammenti del Poema. Dilivello universitario.

Becker, ThomasDie Hegemonie der Moderne. Zur Neubestimmung politischerRomantikim Naturrecht Kants und Hegelspref. di Dietmar KamperOlms, aprile 1996pp. 221, DM 58.

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Becker, U. - Feldmann, Kl. -Jihannsen, Fr. (a cura di)Sterben und Tod in Europa.Wahrenehmungen - DeutungsmusterWandlungenNeukirchener Vlg., maggio 1996pp. 240, DM 48Questo volume fornisce una rassegna dellaricerca sul morire e sulla morte nella teolo-gia, la sociologia, la psicologia, la medici-na, la storia, la pedagogia e la filosofia.

Beckmann, J.P. (a cura di)Philosophie im Mittelalter.Entwicklungslinienund Paradigmen. WolfgangKluxen zum 65. GeburtstagMeiner, maggio 1996pp. 476, DM 49,80Si tratta della seconda edizione di questovolume, dedicato a Wolfgang Kluxen, inoccasione del suo sessantacinquesimo com-pleanno.

Behrens, RogerPop, Kultur, Industrie.Zur Philosophie derpopulären MusikKönigshausen & Neumann, aprile 1996pp. 175, DM 38.

Bellissima, FabioConsequentia mirabilis: una regolalogica tra matematica e filosofiaL.S. Olschki, aprile 1996pp. 231, £. 45.000In questo libro vengono analizzate alcunetematiche relative alla logica; la scopertadi Girolamo Cardano, i ritrovamenti diClavio, le controversie in Belgio, la logicadi Geulincx e la teologia dei Gesuiti, l’apo-teosi in Gerolamo Saccheri, la fase criticadi Wolff, l’analisi di Lambert e le critichedi Bolzano, la riscoperta moderna dellalogica di Giovanni Vailati e l’analisi dellanuova logica.

Benjamin, AndrewWhat is Abstraction?Academy Editions, aprile 1996pp. 68, UK£ 8.95Questo testo fa parte della serie What is;affronta la questione dell’astrazione, unadelle scuole più significative e influentidella critica moderna ed esamina le attualitendenze di pensiero presenti in questosettore. Il testo è destinato agli studenti delprimo anno di filosofia e arte.

Berman, DavidGeorge Berkeley:The Man and his Religious PhilosophyClarendon Press, aprile 1996pp. 242, UK£ 11.99Il testo fornisce un quadro completo dellavita e del pensiero di George Berkeley,integrando la sua filosofia e la sua religio-ne. Berkeley si rivela essere un pensatoreumano profondo e non un idealista virtuo-so.

Bernasconi, RobertHeidegger in Question: The Art of ExistingHumanities Press, aprile 1996pp. 288, s.pr.Bernasconi indaga, nel contesto del pen-siero di Heidegger, su un certo numerodi questioni di rilievo: un serie di saggianalizza il rapporto tra la politica diHeidegger e il suo pensiero e le ulterioripossibilità, aperte da questo rapporto,negli scritti di Arendt, Gadamer, Levi-nas e Derrida.

Bernet - Kern - MarbachEdmund Husserl. Darstellung seinesDenkensMeiner, maggio 1996pp. 246, DM 48Si tratta della seconda edizione ampliata diquest’opera.

Bernhardt, UweVom Anderen zum Selben.Für eine anthropologische Lektürevon Emmanuel LevinasBouvier, aprile 1996pp. 288, DM 82Gli aspetti etici e teologici della filosofia diLevinas hanno suscitato una vivace di-scussione in ambito internazionale, a par-tire della fine degli anni Ottanta. Questovolume propone invece una “lettura antro-pologica” di Levinas.

Bernstein, RichardHannah Arendt and theJewish QuestionPolity Press, maggio 1996pp. 240, UK£ 12.95Questo libro si propone di mostrare chemolti dei temi più significativi del pensierodi Hannah Arendt hanno origine dal con-fronto con la questione ebraica. Avvici-nandosi al lavoro maturo di Hannah Aren-dt da questo punto di vista, il lettore rag-giunge una piena comprensione delle sueidee principali.

Bertola, FrancescoLa Bellezza dell’UniversoIl poligrafo, aprile 1996pp. 126, £. 30.000Filosofi e astrofisici, storici della scienza eartisti si interrogano in questo libro sullequestioni relative al rapporto tra l’ambitoestetico e quello scientifico . Come avevamostrato Feyerabend, a parità di condizio-ni una teoria “bella” (semplice, intuitiva,formalizzabile ed elegante) è preferibile aun’altra priva di tali requisiti. Questo ra-gionamento può essere applicato ancheall’ambito della cosmologia, con il risulta-to di parlare di “bellezza” dell’universo.

Bertrand RussellThe Imprisoned Selfvol. I: Phantoms of the Duska cura di Raymond MonkJonathan Cape, aprile 1996pp. 600, UK£ 20Questo volume dell’autobiografia di Ber-trand Russell copre i primi cinquant’annidella sua vita: l’infanzia, le sue prime ope-re, comprendenti Principia Mathematica,i suoi rapporti con Ottoline Morrell e Jose-ph Conrad, la sua insolita vita sessuale, lasua obiezione di coscienza alla Prima Guer-ra Mondiale e i suoi viaggi all’estero.

Beutin, WolfgangZur Geschichte des Fridensgedankensseit Immanuel Kantvon Bockel, maggio 1996pp. 200, DM 68.

Bickmann, ClaudiaDifferenz oder das Denkendes Denkens.Topologie der Einheitsorteim Verhältnis von Denken undSein im Horizont derTranszendentalphilosophie KantsMeiner, aprile 1996pp. 428, DM 168.

Biolo, Salvino (a cura di)Filosofi cattolici a confrontocon il pensiero moderno:Rosmini, Newman, Blondel.Contributi del 49˚ Convegnodel Centro di studi filosoficidi Gallarate - aprile 1994.Rosenberg & Sellier, giugno 1996pp. 302, £. 48.000Il libro raccoglie diversi contributi chemettono in evidenza come il pensiero cat-tolico non debba essere rigettato per la suadipendenza dogmatica dalla verità ma ri-valutato in quanto è dotato del senso dellastoria che gli consente di collocarsi all’in-terno di una tradizione da svolgere, accet-tando con disponibilità critica ogni nuovaproposta che è valida in quanto vera secon-do l’ordine dell’essere.

Blumenberg, HansArbeit am Mythos. Ein GedenkbuchSuhrkamp, maggio 1996pp. 704, DM 35C’è qualcosa di irrisolto nell’ambito delmito: la corrente visione della storia comeun unico percorso dal mito al logos erapoco seria. È questo che mostra Arbeit amMythos, nell’analisi funzionale delle for-me del mito e nella loro ricezione, nell’ela-borazione e nella categorizzazione dellerappresentazioni sulla propria origine esull’essere originario, che l’uomo via via siè costruito.

Boethius, Anicius Manlius TorquatusSeverinus,Consolazione della filosofiaintrod., trad., note,apparati di Luca OrbetelloRusconi, giugno 1996pp. 307, £. 21.000La Consolazione presenta due temi nodali;

l’analisi sui veri e falsi valori e il Benesommo; la natura del libero arbitrio e lacompossibilità della prescienza divina.

Böhler, ArnoDas Gedächtnis zur Zukunft.Ansätze zu einer Fundamentaltheologieder Freiheit bei Martin Heideggerund Aurobindo GhosePassagen-Vlg., aprile 1996pp. 368, DM 78.

Böhme, GernotIdee und Kosmos. Platons Zeitlehre.Eine Einführung in seine theoretischePhilosophieKlostermann, aprile 1996pp. 168, DM 68.

Bord, AndréPlotin et Jean de La CroixBeauchesne, aprile 1996pp. 264, F 180Per Plotino l’apice è l’estasi, per Jean de LaCroix non è che un incidente di percorso,aleatorio. Per gli specialisti della materia.

Bornedal, PeterSpeech and SystemMuseum Tusculanum, maggio 1996pp. 533, s.pr.Quest’opera propone la tesi secondo cui lascrittura creativa e la filosofia emergonocome forme specifiche di giochi del lin-guaggio, che sono distinte dal discorso,così come esso viene usato in forma inter-comunicativa tra gli individui. Peter Bor-nedal tratta del pensiero, del discorso e deisistemi.

Bornet, GérardDie Bedeutung von ‘Sinn’ und der Sinnvon ‘Bedeutung’. Auf dem Weg zu einemgemeinsprachlichen Wörterbuchfür formale PhilosophieHaupt, aprile 1996pp. 246, FRS 42.

Borsche, T. (a cura di)Klassiker der Sprachphilosophievon Platon bis Noam ChomskyC.H. Beck, aprile 1996pp. 520, DM 78La “svolta rispetto alla lingua” nella filoso-fia del secolo che si sta concludendo haportato alla domanda: fino a che punto lafilosofia è stata, già dai suoi inizi, filosofiadella lingua? Eminenti esperti dimostrano,in ventiquattro contributi, perché nella fi-losofia viene data un’importanza determi-nante ai problemi della lingua.

Bouchindhomme, C. - Rochlitz, R.(a cura di)Habermas, la raison, la critiqueCerf, maggio 1996pp. 238, F 140Si tratta di una serie di tributi che si situanonella prospettiva di un dibattito critico conHabermas, condotto su basi vicine alleproprie concezioni e ricollocato intornoalla sua teoria del diritto e della democra-zia. Per tutti gli interessati alla materia.

Braun, LucienIconographie et philosophie:essai et définition d’un champde recherche - vol. IPresses universitaires de Strasbourg,maggio 1996pp. 404, F 208La filosofia è stata ed è presente in senoallo sviluppo socio-culturale delle so-cietà sotto forma di idee o dottrine, maanche sotto forma di immagini. Que-st’ultime si rapportano sia ai promotoridella filosofia sia alle allegorie che tra-ducono a loro modo la potenza dell’in-terrogazione (o della proposizione)della filosofia. Per gli specialisti del-la materia.

Braybrooke, DavidSocial Rules: Origin, Character,Logic, ChangeWestview Press, aprile 1996pp. 352, UK£ 48.50Questo testo rappresenta un tentativo diraggiungere un compromesso tra le illu-strazioni storiche e le argomentazioni teo-retiche e di mettere in relazione tra di loroi punti di vista riguardo le regole socialiadottati dagli avvocati, gli antropologi, isociologi e gli economisti.

Breil, ReinholdKritik und System.Die Grundproblematikder Ontologie Nicoli Hartmannsin traszendentalphilosophischerSichtKönigshausen & Neumann, aprile 1996pp. 312, DM 68Breil, nella sua tesi di abilitazione all’inse-gnamento universitario, dimostra, in ognisingolo capitolo, che i principi ontologicirelativi all’argomento di quel capitolo han-no bisogno di motivazioni differenti e poitrasforma questo assunto, utilizzando unasistematicità filosofico-trascendentale. Lapretesa di fornire la motivazione finale,accampata dall’ontologia, viene respinta el’ontologia viene costruita sulla base diun’eccellente critica metafisica.

Brose, KarlFriedensphilosophieund Friedenserziehungvon Kant bis AdornoVlg. Die Blaue Eule,maggio 1996pp. 216, DM 29.

Buroker, Jill VanceAntoine Arnauld and Pierre Nicole:’Logic or the Art of Thinking’Cambridge UP, aprile 1996s.pp., UK£ 13.95Quest’opera tratta gli argomenti della logi-ca, del linguaggio, della teoria della cono-scenza e della metafisica e fornisce la ri-sposta del cattolicesimo giansenista ereti-co ai punti di vista ortodossi cattolici eprotestanti riguardo alla grazia, al liberoarbitrio e ai sacramenti.

Cacialli, Liliana“Tutto scorre e tutto rimane”.Eraclito e Parmenide.Ed. Poli, aprile 1996pp. 79, L. 15.000Il pensiero di Eraclito, considerato dallatradizione filosofo dell’eterno divenire, eil pensiero di Parmenide, considerato inve-ce filosofo dell’essere immobile, trovanoin questa analisi una possibile conciliazio-ne, lasciando emergere nuove ipotesi in-terpretative.

Campanella, TommasoDe libris propriis et recta rationestudenti syntagmaa cura di Armando BrissoniRubbettino, maggio 1996pp. 100, £. 10.000In questa opera Tommaso Campanella sipropone di ricostruire la propria autobio-grafia intellettuale fornendo anche indi-cazioni essenziali per intendere il suopensiero.

Canfield, JohnRoutledge History of Philosophy:Philosophy of the English-speaking Worldin the Twentieth Century.Meaning. Knowledge and Value - vol. XRoutledge, maggio 1996pp. 400, UK£ 55Il decimo volume di questa serie che siconcentra sulla storia della filosofia discu-te argomenti come la filosofia del linguag-gio, la metafisica, l’etica, la filosofia dellalegge, la filosofia politica e la filosofiafemminista.

Capozzi, GinoSaggi di etica: giuridica e politicaESI, aprile 1996pp. 245, £. 38.000Attraverso l’interrogazione dei più famosifilosofi antichi e moderni, Platone e Ari-stotele, Kant e Hegel nel loro dialogo conalcuni maestri del pensiero europeo siafilosofico (Croce e Gentile, Dilthey, Hus-serl, Heidegger) sia giuridico (Kelsen, Sch-mitt, Romano), i saggi di questo libro ri-propongono i problemi del rapporto dietica e politica, del diritto con la morale econ la politica, dello Stato come sistemapolitico e ordinamento giuridico per ap-prodare a una filosofia che si sta sviluppan-do attualmente (il praxeologismo).

Cappelörn, N.J. - Deuser, H.(a cura di)Kierkegaard Studies Yearbookde Gruyter, maggio 1996pp. 575, DM 178Si tratta di una fonte di documentazione sui

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contributi alla ricerca, le conferenze e lenuove edizioni dell’opera di Kierkegard,curata dal Kierkegaard Research Centre diCopenhagen.

Caputo, CosimoMateria signata: sulle tracce di Hielmslev,Humbolt e Rossi Landiintr. di Augusto PonzioLevante, giugno 1996pp. 167, £. 20.000In questo libro l’autore analizza i vari si-gnificati di materia; per Hyelmslev la ma-teria è l’eccedenza della scienza del lin-guaggio, per Humbolt è attività formatricee per Rossi-Landi è un continuo essere-altro senza ritorno alla tesi o all’essenzaoriginaria.

Cardwell, MikeThe Complete A-Z Psychology HandbookHodder & Stoughton, aprile 1996pp. 320, UK£ 8.99Il volume contiene tutta la terminologia e ilmateriale importante per il corso di studiodel Livello A della facoltà di Psicologia. Illibro è organizzato in ordine alfabetico epermette riscontri incrociati, in modo dafacilitarne l’uso e da renderlo un manualedi ripasso.

Carr, Brian (a cura di)Morals and Society in Asian PhilosophyCurzon Press, maggio 1996pp. 260, UK£ 37.50Questa raccolta, basata sul primo conve-gno della European Society for Asian Phi-losophy, analizza temi della tradizioni filo-sofiche indiane, cinesi, giapponesi e isla-miche, sia antiche che moderne.

CartesioOeuvres complètesa cura di C. Adam e P. TanneryVrin, maggio 1996pp. 8560, F 800Quest’edizione riprende quella del 1900 ecomprende, oltre alle opere scientifiche efilosofiche di Cartesio, anche la sua corri-spondenza. Per gli specialisti della mate-ria.

CartesioPhilosophische Schriftenin einem BandMeiner, maggio 1996pp. 534, DM 39,80Si tratta dell’edizione bilingue curata da L.Gäbe, H. Springmeyer e H.G. Zekl, chepresenta anche un’introduzione di R. Spe-cht e lo scritto di Ernst Cassirer, DescartesWahrheitsbegriff.

Cassirer, ErnstEloge de la métaphysiquepref. di Joël Gauberttrad. dal tedesco di Jaen Carro -collaborazione di Joël GaubertCerf, maggio 1996pp. 172, F 175Durante il suo soggiorno in Svezia, nel1933, Cassirer inizia una discussione conA. Hägerström, uno dei principali rappre-sentanti della filosofia svedese. Il libro,sotto forma di dialogo filosofico, traccia icontorni di un vero trattato sistematico,dimostrando non solo la possibilità, maanche la necessità di compiere il doverekantiano della costituzione critica dellametafisica come scienza. Per gli specialistidella materia.

Castelli Gattinara, EnricoEpistemologia e storia: un pensieroall’apertura nella Franciafra le due guerre mondialiF.Angeli, giugno 1996pp. 265, £. 38.000In questo libro viene descritto l’intreccioche negli anni fra le due guerre mondiali hapermesso a filosofi, epistemologi e storicidi influenzarsi reciprocamente determinan-do un’apertura culturale e originando posi-zioni teoriche sino ad allora inedite.

Cattorini, PaoloLa morte offesa: espropriazionedel morire ed etica della resistenzaal maleEDB, maggio 1996pp. 244, £. 32.000Tra le tematiche analizzate in questo librosi rileva l’analisi di alcuni significati dellalegittima opposizione che l’uomo produce

nei confronti della morte, cercando di strap-parle sempre maggior terreno. L’offesaarrecata al morire nella forma dell’espro-priazione medica, dell’accanimento tec-nologico e nella svalutazione del tempodella malattia e l’offensiva che l’uomo hada sempre dichiarato e cercato di realizzarenei confronti della morte sono due tratti,l’uno illegittimo, l’altro doveroso, che spie-gano alcuni ambigui atteggiamenti dellasocietà contemporanea riguardo alla finedella vita.

Cavalier, Robert - Covey, Preston -Anderson, DavidThe Right to Die?: the Dax Cowart Case.An Ethical Case Study on CD-ROM -CD-ROM (for network use)Routledge, maggio 1996s.pr.Questo CD-ROM presenta il caso di DaxCowart, la cui lotta per morire, dopo ungrave incidente, mise in risalto i dilemmietici e medici riguardanti il diritto dell’in-dividuo a morire. L’utente vede e senteDax stesso e quelli che lo circondano e cosìprende parte alla formulazione della diffi-cile decisione.

Chamla, MinoSpinoza e il concettodella tradizione ebraicaF.Angeli, maggio 1996pp. 222, £. 34.000Chamla analizza il rapporto tra Spinoza ela tradizione ebraica sottolineando comenell’interpretazione spinoziana dell’ebrai-smo predomini la componente conoscitivarivolta al Sommo Bene.

Chappell, Tim (a cura di)The Plato ReaderEdinburgh UP, aprile 1996pp. 320, UK£ 14.95Il volume presenta la nuova traduzione diquarantasei passaggi-chiave tratti dalleopere di Platone. Vengono trattati tutti gliaspetti centrali della filosofia di Platone; iltesto è corredato di note e rimandi incro-ciati. Il libro consente di leggere e compa-rare i passi collegati tra di loro, ma che sitrovano in dialoghi diversi.

Chiusano, LidoCommento a Ugo SpiritoBibliotheca, giugno 1996pp. 85, £. 15.000Questo libro ripropone con qualche rima-neggiamento gli scritti che erano raccoltinel libro Filosofia e dintorni dello stessoautore, il cui saggio d’apertura è incentratosulla fine dell’autocoscienza e sulla pro-spettiva axiologica secondo Spirito.

Chiusano, LidoLetture filosoficheBibliotheca, giugno 1996pp. 157, £. 15.000In questo libro sono contenute diverse let-ture filosofiche tra le quali si evidenziano:il neopositivismo nell’interpretazione diGiorgio Fano, l’ateismo di Frederich Nietz-sche, ontologia e storia in Husserl, dallapsicoanalisi alla cibernetica, l’ermeneuti-ca restauratrice di Paul Ricoeur, Voltaire,la Bibbia, il male, un’antologia kantianaecc.

Clemens, DetlefGünther Anders. Eine Studie überdie Ursprünge seiner PhilosophieHaag & Herchen, aprile 1996pp. 152, DM 28.

Coates, JohnThe Claims of Common Sense:Moore, Wittgenstein, Keynesand the Social SciencesCambridge UP, aprile 1996s.pp., UK£ 30Attraverso un esame del pensiero di Moo-re, Ramsey, Wittgenstein e Keynes, questotesto analizza l’importanza delle idee por-tate avanti dai filosofi di Cambridge tra ledue guerre, in particolare per le scienzesociali riguardanti il senso comune, i con-cetti vaghi e il linguaggio quotidiano.

Coelln, Harmann vonVon den Gütern zu den Werten.Versuch einer Kritikaller WertphilosophieVlg. Die blaue Eule, aprile 1996pp. 300, DM 66.

Cognetti, GiuseppeL’arca perduta: tradizione e criticadel moderno in Renè Guénonpref. di Mariano BiancaA. Pontecorboli, maggio 1996pp. 294, £. 28.000In questo libro viene analizzata l’aperturadi Renè Guénon all’orizzonte della Tradi-zione. La critica del filosofo al Modernonon si riduce affatto a una condanna mora-listico-passionale che si rifugia in una dife-sa del passato nostalgica e inconcludente.Essa è iscritta, invece, in un’ermeneuticache coglie la necessità, il senso e il “com-pito” del moderno.

Compagnoni, Francesco (a cura di)Etica della vita: bioetica, vita, morte,malattia, tossicodipendenza, sessualità,psichiatria, risorse, professione, ricercaSan Paolo, maggio 1996pp. 311, £. 26.000In questo libro vengono presentati i temiessenziali della bioetica facendo riferimen-to alle più importanti parole-chiave checonsentono di esprimere tutti gli aspettiprincipali di questo campo.

Coniglione, FrancescoNel segno della scienza:la filosofia polacca del NovecentoF.Angeli, maggio 1996pp. 346, £.48.000Questo libro costituisce il primo tenta-tivo di offrire un quadro complessivodella filosofia polacca che ha fatto delladiscussione della razionalità scientificae dei metodi delle scienze il terrenoprivilegiato su cui le varie concezionidel mondo (da quella cattolica al marxi-smo) hanno riflettuto trovando il mododi dialogare e di riconoscere i propritorti e i meriti altrui in nome dellascienza.

Copeland, Jack (a cura di)Logic and Reality: Essays on the Legacyof Arthur PriorClarendon Press, giugno 1996pp. 576, UK£ 50Si tratta di una raccolta di saggi scritti dafilosofi, logici, matematici ed esperti diinformatica che celebra l’opera del famosofilosofo Arthur Prior. Gli argomenti di-scussi spaziano dalla natura della logicastessa a intelligenti sistemi informatici ingrado di ragionare.

Copjec, JoanRadical EvilVerso, maggio 1996pp. 288, UK£ 13.95Questo libro - basato sul concetto del maleradicale, un male che si trova al cuore dellaproblematica etica - si concentra sullamoderna nozione politica del male, cosìcome viene formulata da Kant, come vieneprefigurata da Machiavelli e più tardi svi-luppata da Schelling.

Costa, VincenzoLa generazione della forma:la fenomenologia e il problemadella genesi in Husserl e DerridaJaca Book, aprile 1996pp. 191, £. 28.000Mentre alcune interpretazioni consideranola fenomenologia di Husserl una semplicemetafisica della presenza individuando ilnucleo dell’interesse di Derrida per essanell’atteggiamento decostruttivo, invecequesto libro si propone di mostrare l’esi-stenza di un doppio movimento nel discor-so di Derrida sulla fenomenologia e allostesso tempo di una tensione tra origine edivenire. Quindi, si suggerisce una certaimpossibilità per il pensiero del segno edella scrittura di abbandonare la fenome-nologia.

Cottingham, JohnDescartes: Meditations on FirstPhilosophy: With Selections fromthe Objections and RepliesCambridge UP, aprile 1996s.pp., UK£ 7.95Le Meditazioni di Cartesio, uno deitesti-chiave della filosofia occiden-tale, è lo scritto cartesiano che è statooggetto di più studi. Questa traduzio-ne è basata su tutti i testi cartesianidisponibili e presenta i suoi principa-li scritti di metafisica in un inglesechiaro e moderno.

Coudert, Allison P.Anne Conway: the Principlesof the Most Ancient and ModernPhilosophyCambridge UP, aprile 1996s.pp., UK£ 12.95L’edizione completa e annotata delle ope-re di Conway include un’introduzione chele situa nel loro contesto storico e filosofi-co e fornisce una cronologia della suaopera e una bibliografia.

Cozzoli, LeonardoIl linguaggio senza nome: estetica,analogia e belle arti in Kantprefazione di Silvestro MarcucciClueb, giugno 1996pp. 190, £. 25.000Scritto da un giovane brillante ricercatoreprematuramente scomparso, il libro affron-ta alcuni dei temi cruciali dell’estetica diKant analizzando sia l’ambito storico chequello teorico. Nel primo capitolo vieneposto il problema della bellezza della natu-ra, della bellezza del cosmo colta attraver-so il linguaggio del sentimento. Nel secon-do capitolo vengono considerati i temidella purezza dell’estetico, del giudizio delgusto, della classificazione delle belle arti.Infine, nell’ultimo capitolo, vengono trat-tati i temi dell’analogia e del simbolo.

Crisaldi, AntonioScritti filosofici e carteggiocon Benedetto Croce: 1945-1947a cura e con un saggio introduttivodi Francesco PlataniaBibliopolis, maggio 1996pp. 165, £. 25.000Presentazione, la grande luce, la piccola egrande storia, la lunga confessione, l’in-contro a Napoli, la conciliazione di Anto-nio, l’ultimo messaggio di Croce, la Siciliadi Antonio.

Crisciani, ChiaraL’arte del sole e della luna:alchimia e filosofia nel MedioevoCentro italiano di studisull’alto Medioevo, giugno 1996pp. 354, £. 65.000In questo libro viene esaminata l’introdu-zione dell’alchimia in Occidente, l’alchi-mia nella cultura scolastica, e vengonoesposte le dottrine e correnti nell’alchimialatina. Vengono, inoltre, presi in conside-razione i testi e le rappresentazioni e ven-gono presentate anche alcune interpreta-zioni dell’alchimia.

Cristofolini, PaoloSpinoza, chemins dans’L’Ethique’trad. dall’italiano di Lorand GasparPUF, aprile 1996pp. 128, F 45Si tratta di sette itinerari, sette punti di vistae differenti conclusioni relativi a un appro-fondito confronto con L’etica, che portanoa una nuova visione, insieme complessa etrasparente, di quest’opera.

Cunningham, SuzannePhilosophy and the Darwinian LegacyUniv. Rochester Press, aprile 1996pp. 272, UK£ 25L’autrice sostiene che esiste una diffi-coltà inerente alle teorie della percezio-ne e della mente della filosofia analiticae della fenomenologia; tale difficoltà ècausata dall’esclusione del contributodi Darwin all’evoluzione. Cunningham,ricercando le ragioni di quest’ostacolo,critica le teorie della percezione pura-mente cognitive e il funzionalismo del-la macchina.

D’Anna, VittorioIl denaro e il terzo regno: dualismoe unità della vita nella filosofiadi Georg SimmelClueb, aprile 1996pp. 156, £. 20.000L’autrice mostra come nella complessariflessione di Simmel prevalga un moti-vo; quello della ricerca del “terzo re-gno” al di là della contrapposizione disoggettività individuale e soggettivitàlogica. Se nell’opera Filosofia del de-naro il dualismo è governato daun’istanza di unità, nella filosofia dellavita l’unità passa per il dualismo.

De Crescenzo, LucianoOrdine e disordine

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Mondadori, giugno 1996pp. 154, £. 25.000.

De Finis, Giorgio -De Sanctis Ricciardone, PaolaLa filosofia e lo specchio della cultura.La scienza in antropologiatra seduzione e repulsioneIl mondo 3, giugno 1996pp. 78, £. 10.000Il libro si propone di realizzare la comuni-cazione tra lingue e culture diverse anchese lo sforzo di “traduzione” è molto diffici-le. Quesa ricerca accomuna antropologi,filosofi e storici della scienza una voltavenuta meno l’idea aristotelica della corri-spondenza tra linguaggio e realtà.

De Ruvo, VincenzoI valori moraliLevante, maggio 1996pp. 426, £. 42.000In questo volume l’autore esamina le an-tropologie e le proposte etiche, storica-mente elaborate dalla filosofia, attraversola sua prospettiva realistica che mira adaffermare contro ogni riduzionismo, lacomplessità e l’integralità dell’essere uma-no e del suo agire, la “pienezza viva delReale”.

Debray, RegisMedia ManifestosVerso, aprile 1996pp. 192, UK£ 12.95Questo volume propone una nuova sotto-disciplina della scienza umana, la “medio-logia”. Prospetta un nuovo modo di analiz-zare e considerare i media, partendo dallacittà-stato e arrivando fino a Internet. Ven-gono anche esaminate le opere di RolandBarthes, Umberto Eco, C.S. Peirce e Mar-shall McLuhan.

Deleuze, GillesFluchtlinien der Philosophiea cura di F. Balke e J. VoglW. Fink, maggio 1996pp. 280, DM 48Considerando che quest’opera non si pre-senta come il programma di una scuola nécome il contenitore per alcune idee-guida,la questione da porre riguarda, non in ulti-ma istanza, il corso della «linea labirinti-ca» (Foucault) che attraversa le opere, cosìdiverse tra di loro, di questo filosofo.

Deleuze, GillesPériclès et Verdi: la philosophiede François ChâteletMinuit, aprile 1996pp. 32, F 30Si tratta della ristampa di questo testo,presentato in occasione di due giornate incui filosofi, giornalisti, musicisti e attorirendevano omaggio a François Châtelet.Per gli specialisti della materia.

Deleuze, Gilles - Guattari, FelixWhat is philosophy?Columbia UP, aprile 1996pp. 256, UK£ 14Questa monografia analizza la concezionefilosofica degli autori e sviluppa il loroconcetto dei rapporti tra filosofia, scienzae arte. Prende anche in considerazione ilrapporto tra la filosofia e la storia dellosviluppo sociale e culturale in Occidente.

Di Cesare, DonatellaDie Sprache in der Philosophievon Karl JaspersFrancke, maggio 1996pp. 110, FRS 30.

Di Francesco, MicheleIntroduzione alla filosofia della menteStudi superiori Nis, aprile 1996pp. 223, £. 28.500Questo libro si propone di esaminare latematica relativa al rapporto tra mente ecorpo che fino dall’epoca classica è stataanalizzata dai filosofi. Partendo dalla ri-flessione dei filosofi classici, quindi, l’au-tore giunge a considerare alcuni dei princi-pali problemi filosofici posti dalla filosofiacontemporanea, come la questione del rap-porto tra concettualizzazione scientifica evisione ordinaria dell’io.

Diethe, CarolNietzsche’s Women - Beyond the Whips.ed., maggio 1996pp. 177, DM 120

Il libro esamina perché ci siano così tantedonne prominenti nella generazione diNietzsche; tutte conoscevano la famosacitazione da Zarathustra: «Andate dalledonne, non dimenticate la frusta!» e, nono-stante questo, ammisero con riconoscenzal’influsso esercitato da Nietzsche sulla lorovita e le loro opere. Molte donne, infatti, loconsideravano un misogeno.

Doepke, Frederick C.The Kind of Things:A Theory of Personal IdentityBased on Transcendental ArgumentOpen Court, maggio 1996pp. 288, UK£ 17.50Cosa siamo? Quest’opera affronta l’enig-ma dell’identità personale tramite una teo-ria generale dell’identità e si dichiara afavore di una visione del sé opposta aquella di Hume e Parfit e più in sintonia conquella di Kant e del senso comune. L’auto-re fa uso di argomenti trascendentali nelcorso della sua considerazione di questitemi.

Domanskj, JuliuszLa philosophie, théorie ou manièrede vivre?: les controversesde l’Antiquité à la RenaissanceEd. universitaires de Fribourg-Cerf,maggio 1996pp. 126, F 120Quest’opera, che raccoglie quattro confe-renze tenute presso il Collège de Francenel 1990, espone e analizza il processo cheha condotto la filosofia a perdere poco apoco la sua componente “praticista”, ov-vero la sua dimensione di modo di vivere,a favore di un percorso filosofico soprat-tutto teorico e astratto. Per gli specialistidella materia.

Dörring, EberhardKarl R. Popper: ‘Die offene Gesellschaftund ihre Feinde’.Ein einführender KommentarUTB, maggio 1996pp. 147, s.pr.

Dufresnois, Huguette - Miquel, Chri-stianLa philosophie de l’exilL’Harmattan, maggio 1996pp. 165, F 95Questo saggio tenta di pensare alla condi-zione e al destino dell’uomo, sottoponen-do la nozione del soggetto e il credere al“me” a una decostruzione, allo scopo diritrovare una visione contemporaneamen-te tragica e dionisiaca di un essere umanoaperto improvvisamente al flusso del mon-do e “decentrato” rispetto a se stesso. Pertutti gli interessati alla materia.

Dumoncel, Jean-ClaudePhilosophie deleuzienneet roman proustienZyx, maggio 1996pp. 128, F 95La storia esemplare raccontata da Alla ri-cerca del tempo perduto, contiene una le-zione di filosofia che spettò a Gilles Deleu-ze trarre. Questo libro può essere preso siacome una spiegazione del pensiero deleu-ziano partendo dalla storia prostiana, siacome un’esegesi di Proust, partendo daglistrumenti concettuali riuniti da Deleuze.Di livello universitario.

Dyson, A.E.The Fifth DimensionMacmillan Press, maggio 1996pp. 368, UK£ 40In quest’opera, A.E. Dyson definisce la“quinta dimensione” come il nostro infini-to momento di coscienza. Egli studia leopere di Eschilo, Sofocle ed Euripide, ledue grandi preghiere di Cristo e la Suaproclamazione del “regno” e le tradizionimistiche, a sostegno della sua teoria.

Ebeling, HansDas andere Gesetz. Letzte Philosophieund die Lehre vom EinenKönigshausen & Neumann, maggio 1996pp. 128, DM 26”L’altra legge” è ciò che è altro rispetto allaleggittimità e la regolarità della fisica, del-la tecnica e della politica. Considerata comequalcosa a sé stante, “l’altra legge” è inprimo luogo ciò che è altro nella metafisi-ca; questo significa quindi anche lasciardietro di sé il diritto, l’etica, l’estetica, per

fare in modo che si possa scorgere ciò cheè profondamente altro: il fine ultimo eunico di Sein e Sollen, quindi l’Uno stesso.

Eigen, MichaelPsychic DeadnessJason Aronson, maggio 1996s.pp., UK£ 31.95Molte persone cercano aiuto perché unsenso di morte pervade la loro esperienza eli conduce spesso a mezzi disperati perliberarsene. Questo libro mostra che cosasignifichi sopportare e combattere con que-sta morte psichica, giorno per giorno, se-duta dopo seduta.

Elshtain, Jean BethkeAugustine and the Limits of PoliticsUniv. Notre Dame Press, aprile 1996pp. 176, UK£ 17.95Si tratta di un’analisi del pensiero e del-l’opera di Sant’Agostino. Questo studiopresenta la posizione di Sant’Agostinocontraria all’arroganza della filosofia, col-legandolo in questo modo alle ultime cor-renti del pensiero moderno, comprendentianche Wittgenstein e Freud.

Evagrio, PonticoGli otto spiriti della malvagità:Sui diversi pensieri della malvagitàtr. e note di Francesca MoscatelliSan Paolo, giugno 1996pp. 122, £. 24.000L’opera di Evagrio, monaco vissuto nelVI secolo, è un sistema grandioso cheunisce etica, psicologia, teologia, filo-sofia, ascesi e mistica in un itinerarioascensionale che conduce all’incontro“diretto con Dio” attraverso una purifi-cazione successiva delle passioni. Inquesto libro vengono presentate le sueriflessioni sugli otto spiriti della malva-gità che hanno determinato la dottrinadei sette vizi capitali.

Fadini, Ubaldo (a cura di)Adorno, Canetti, Gehlen - desiderio:conversazioni sulle metamorfosidell’uomoMimesis, aprile 1996pp. 107, £. 20.000In questo libro viene individuato un ele-mento comune tra le concezioni di Ador-no, Canetti e Gehlen che concerne “l’affer-mazione del carattere sovversivo dell’esi-stenza” almeno in termini di possibilità.

Falcioni, DanielaNatura e libertà in Kant:una interpretazione del progettoPer la pace perpetua (1795)presentazione di Reinhard BrandtBulzoni, aprile 1996pp. 204, £. 25.000L’autrice analizza in questo libro il trattatodi Kant del 1795 “Per la pace perpetua”mostrando come il progetto filosofico kan-tiano implichi una messa in politica deldiritto in quanto si rivolge alla politicaintesa come “dottrina del diritto da metterein pratica”.

Farley, WendyEros for the other: Retaining Truthin a Pluralistic WorldPenn State Press, maggio 1996pp. 264, UK£ 13.50Quest’opera analizza il problema di comele pretese di verità e le norme etiche possa-no sopravvivere al crescente e radicalericonoscimento del carattere storico, cul-turale, pluralista e spesso ideologico del-l’esperienza umana.

Farrell, Frank B.Subjectivity, Realism and PostmodernismCambridge UP, maggio 1996s.pp., UK£ 12.95Questo volume sulla filosofia anglo-americana si concentra su come la filo-sofia ha confutato le nozioni di sogget-tività, della mente e del linguaggio. Gliargomenti sono collocati nel contestostorico e in particolare sono messi inrelazione alla filosofia medioevale eall’idealismo tedesco.

Fausto, RuySur le concept de capital: idéed’une logique dialectiqueL’Harmattan, maggio 1996pp. 87, F 60Il libro presenta la logica, studiata attraver-

so un’analisi del concetto di capitale e dellacritica marxiana all’economia politica.

Fechtrup, H. - Schulze, Fr. -Sternberg, Th. (a cura di)Aufklärung durch Tradition.Symposion der Josef Pieper Stiftungzum 90. Geburtstag von Josef Pieper,Mai 1994 in MünsterLit, aprile 1996pp. 176, DM 29,80Il volume si basa sul simposio, tenuto dallaJosef Pieper Stiftung a Münster, nel 1994,in occasione del novantesimo compleannodi Josef Pieper.

Fenner, David E.W.The Aesthetic AttitudeHumanities Press, maggio 1996pp. 208, UK£ 29.95L’atteggiamento estetico - lo stato percet-tivo che consente all’agente di sperimenta-re gli oggetti esteticamente - ha acquistatoun’importanza crescente a partire dall’Il-luminismo. E’ stato confutato soltanto nelXX secolo. Questo libro passa in rassegnale importanti teorie di atteggiamento este-tico e le critiche relative.

Fenu, Carlo MariaIl problema della creazionenella filosofia di RosminiEdizioni Rosminiane Sodalitas,aprile 1996pp. 142, £. 20.000In questo libro l’autore esamina il proble-ma della creazione nella filosofia di Ros-mini considerando il valore gnoseologicoe quello ontologico della dottrina dellacreazione e l’analitica dell’atto creativo.

Ferrari, MassimoErnst Cassirer: dalla scuola di Marpurgoalla filosofia della culturaL.S. Olschki, aprile 1996pp. 343, £. 69.000In questo libro vengono esaminati; la genesie struttura dell’Erkenntnisproblem, Cassi-rer e la Critica del giudizio, l’interpretazio-ne della teoria della relatività, la fondazionedelle scienze dello spirito, le fonti leibnizia-ne della Filosofia delle forme simboliche, lalogica dell’origine e la filosofia del linguag-gio e la filosofia della cultura (dal metodotrascendentale alla filosofia antropologi-ca).

Ferraro, GiuseppeIl poeta e la filosofia: filosofia moralee religione in G. Leopardi.Saggio di interpretazioneFilema, aprile 1996pp. 137, £. 16.000Ferraro ripercorre in questo libro la storiadella critica leopardiana da Croce a Severi-no, riproponendo il senso del nullismo diLeopardi come anticipazione del nichili-smo nietzscheiano. Dopo aver consideratogli effetti della malattia del nulla e del mald’essere dell’uomo, lo studio si concludecon una suggestiva analisi su “la luna e laletteratura” come approdo simbolico al pri-mitivo e al semplice. L’”ultrafilosofia” ci-tata da Leopardi non è oltre la filosofia maè la filosofia che va oltre in quanto pensierorivolto all’infinito, fuori da ogni calcolo,dentro l’associazione del vissuto.

Festa, RobertoCambiare opinione: temi e problemidi epistemologia bayesianaClueb, maggio 1996pp. 326, £. 40.000In questo libro viene l’autore esaminal’approccio bayesiano all’analisi delmetodo scientifico dedicando partico-lare attenzione alla “cinematica del-l’opinione” cioè all’analisi bayesianadel cambiamento razionale di opinionenella scienza. L’autore si propone dimostrare come la teoria bayesiana sia ingrado di offrire soluzioni relativamentesemplici a molti problemi di caratteremetodologico.

Feuerbach, LudwigEntwürfe zu einer neuen Philosophiea cura di W. Jeaschke e W. SchuffenhauerMeiner, maggio 1996pp. 193, DM 36.

Ficino, MarsilioMeditations on the Soul: Selected Lettersof Marsilio Ficino

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a cura di Clement SalamanShepheard-Walwyn, aprile 1996pp. 250, UK£ 12.95I problemi che assillavano la mente umananel Rinascimento erano gli stessi con cui ciconfrontiamo oggi. Questa selezione dilettere di Marsilio Ficino copre una vastagamma di argomenti e offre un panoramadel pensiero rinascimentale.

Fiorani, EleonoraIl mondo senza qualità:per una geo-filosofia dell’oggiLupetti, aprile 1996pp. 233, £. 30.000L’autrice analizza in questo libro prenden-do in considerazione i dibattiti epistemolo-gici e filosofici attuali, il tema relativo allegame tra il vivente e l’ambiente reale.Nella sua prospettiva il “soggetto” vieneincorporato nell’ “essere vivente” attra-verso l’individuazione di un collegamentotra il nuovo sapere emerso dalla biologia ela neurofisiologia e filosofi europei giàesperti in queste correnti “trasversali” comePiaget, Wittgenstein e Merleau-Ponty.

Gensini, Stefano - Gola, Elisabetta -Storari, Gian Pietro (a cura di)Derive 1995: quaderno di semioticae filosofia del linguaggioCuec, aprile 1996pp. 233, £. 25.000Tra gli scritti raccolti in questo libro relati-vi al rapporto tra semiotica e filosofia dellinguaggio si evidenziano; Corpo e lin-guaggio: spunti per una riunficazione delvisibile e dell’invisibile di Felice Cimatti,Matematica e linguaggio: il lavoro di ap-profondimento logico-linguistico dallaBefriffsschrift ai Grundgesetze di RobertoCocco, Il problema dell’ebraico nella cor-rispondenza leibniziana del 1696-97 diStegano Gensini, Tre modelli di produzio-ne della voce: Ippocrate, Aristotele, Gale-no di Patrizia Laspia, Materiali per unlessico critico-linguistico di G.W. Leib-niz: il termine Analogia di Cristina Marras.

Fischer, KunoÜber den Witz. Ein philosophischer EssayKlöpfer und Meyer, maggio 1996pp. 150, DM 32.

Flynn, BernardPolitical Philosophy at the Closureof MetaphysicsHumanities Press, aprile 1996pp. 248, s.pr.Si tratta della critica alle opere dei filosofipolitici a partire dalla prospettiva indicatadagli ultimi scritti di Merleau-Ponty e dallafilosofia politica di Lefort. L’analisi si ispiraalle opere di Heidegger, Lacan e dellatradizione fenomenologica.

Fontenelle, Bernard le Bouvier deOeuvres comlpètes - vol. VIIFayard, aprile 1996pp. 530, F 295L’opera raggruppa gli scritti di Fontanellein qualità di segretario della Académie desSciences, le sue polemiche relative allescoperte scientifiche del suo tempo e alcu-ni scritti filosofici. Per tutti gli interessatialla materia.

Foti, Veronique M. (a cura di)Merleau-Ponty:Difference, Materiality, PaintingHumanities Press, maggio 1996pp. 304, UK£ 35.95Il volume presenta una raccolta di dottrineamericane ed europee su tre aspetti fonda-mentali del pensiero di Merleau-Ponty(1908-1961): il problema della differenzanel pensiero heideggeriano del dopo-guer-ra e post-strutturalista, la tematizzazionedella materialità e l’ontologia e la teoriadella pittura.

Fournier, EmmanuelCroire devoir penserEclat, aprile 1996pp. 133, F 80”Pensare senza saperlo. Camminare senzasaperlo. Né sapere come fare a cammi-nare o a pensare. Sorprendersi dellamancanza di sapere. E sorprendersi dipoter sapere senza sapere di sapere,senza avere coscienza di sapere.” Sitratta di un’interrogazione sul sapereche si declina senza coniugarsi. Di li-vello universitario.

Frank, DanielJudah Halevia cura di Arthur HertzbergPeter Halban, giugno 1996pp. 176, UK£ 7.99Judah Halevi (c1075-1141), filosofo e po-eta spagnolo, fu uno degli ebrei eminentinel mondo medioevale mediterraneo.

Franzini, ElioEstetica: i nomi, i concetti, le correntiB. Mondadori, giugno 1996pp. 456, £. 48.000Il testo si divide in due parti; la prima parteè una presentazione dei principali momen-ti della storia della disciplina dall’antichitàai giorni nostri, la seconda parte, invece, èuna ricostruzione completa e approfonditadelle categorie chiave e dei principali pro-blemi dell’estetica.

Froment-Meurice, MarcC’est-à-dire: poétique de HeideggerGalilée, aprile 1996pp. 217, F 185La poetica di Heidegger si fa in nomedell’essere, si basa cioè anche sul nome,perché il poeta avrebbe la vocazione dinominare ed è a questo proposito che sa-rebbe il testimone dell’essere. Questo sag-gio non si limita alla poesia, ma si occupaanche del suo ritiro dalla politica, si inte-ressa dell’arte, che Heidegger affronta conuno spirito diverso, uno spirito che lo por-terebbe al di là di se stesso. Di livellouniversitario.

Frost, MervynEthics in International Relations:A Constitutive TheoryCambridge UP, maggio 1996s.pp., UK£ 14.95La maggior parte delle domande sulla po-litica internazionale sono di carattere etico.Tuttavia, all’etica viene riservata una posi-zione marginale all’interno degli studi ac-cademici dei rapporti internazionali. Que-sto volume esamina le ragioni fornite pergiustificare questa posizione e concludeche esse non reggono a un esame accurato.

Frowen, Stephen F.Hayek: Economist and SocialPhilosopher: A Critical RetrospectMacmillan Press, aprile 1996pp. 320, UK£ 45Questo volume fornisce un giudizio criticodelle ampie prospettive presenti nelle fa-mose opere di Hayek come economista efilosofo sociale; contiene inoltre articolisulle prime opere di Hayek nel campodell’economia monetaria.

Fuhrmann, ManfredCicero: And the Roman RepublicBlackwell Publishers, aprile 1996pp. 256, s.pr.Questa biografia di Cicerone è indirizzataa un pubblico di non specialisti, compren-dente coloro che non hanno conoscenze diprima mano delle lingue classiche. Il volu-me presenta un coerente resoconto nonsolo della personalità di Cicerone, ma an-che del retroterra politico e culturale delsuo tempo.

Furuta, HirokiyoWittgenstein und Heidegger.’Sinn’ und ‘Logik’ in der Traditionder analytischen PhilosophieKönigshausen & Neumann, aprile 1996pp. 164, DM 38.

Gadamer, Hans-GeorgLe problème de la conscience historiquea cura di Pierre FruchonSeuil, aprile 1996pp. 90, F 79Con coscienza storica bisogna intendere lacoscienza della storicità di tutto ciò che èpresente e la relatività di ogni opinione.L’apparizione di tale presa di coscienza è,verosimilmente, la rivoluzione più impor-tante manifestatasi dall’inizio dell’epocamoderna. Il volume raccoglie cinque con-ferenze tenute in francese nel 1958 all’uni-versità di Tolosa. Per tutti gli interessatialla materia.Gadamer, Hans-GeorgVerité et méthode: les grandes lignesd’une herméneutique philosophiquetr. dal tedesco e a cura di P. Fruchon,J. Grodin, G. MerlioSeuil, aprile 1996

pp. 534, F 170Si tratta della traduzione integrale del testodefinitivo, che rappresenta la totalità delprimo tomo delle Gesammelte Werke, ap-parse in Germania nel 1986. Una primaedizione abbreviata di questo testo era giàstata pubblicata dalle edizioni Seuil nel1973. Di livello universitario e per la ricer-ca specialistica.

Gaeta, Giancarlo, Bettinelli,Carla DelLago AlessandroVite attive: Simone Weil, Edith Stein,Hannah ArendtLavoro, maggio 1996pp. 89, £. 12.000In questo libro vengono esposti le filosofiedi tre donne (Weil, Stein e Arendt) permostrare come l’essere donna produca del-le differenze nelle modalità del pensare eproponga una specificità che previene ilpericolo di imprigionarsi in forme di pen-siero e di azione standardizzate.

Gaetano, RaffaeleBeati se non sanno la loro miseria:formazione e primi sviluppi del concettodi natura nella filosofia di Leopardiprefazione di Jolanda Capriglioneintroduzione di Elio MatassiPeriferia, maggio 1996pp. 134, £. 15.000Il taglio prevalentemente filosofico di que-sto libro non trascura l’analisi dei testiletterari. Esso prende in esame un periodoparticolarmente interessante dell’opera le-opardiana, quello della crisi giovanile edelle cosiddette “conversioni”

Gagliardi, FrancescoL’oggettività in KantBibliotheca, giugno 1996pp. 126, £. 10.000In questo libro l’autore esamina il proble-ma dell’oggettività nella filosofia kantianamostrando come esso implichi essenzial-mente l’analisi di due punti. Il primo ri-guarda il modo nel quale la ragione possagiungere alla rappresentazione dell’ambi-to oggettivo attraverso il quale viene deli-neata l’essenza di un oggetto in quantooggetto e il secondo concerne quale generedi oggetti possa venire determinato sullabase di tale ambito oggettivo.

Gardeva, PeterPlatons ‘Phaidon’. Interpretationund BibliographieKönigshausen & Neumann, aprile 1996pp. 46, DM 32.

Gargano, AntonioI sofisti, Socrate, PlatoneCittà del Sole, maggio 1996pp. 102, £. 7.000

Gaubert, JoëlLa science politique d’Ernst Cassirer:pour une refondation symboliquede la raison pratiquecontre le pythe politique contemporainKimé, maggio 1996pp. 112, F 105Mobilitando le risorse de La filosofia delleforme simboliche, Cassirer rifonda pro-gressivamente, negli anni Trenta, la fi-losofia, aprendola alla considerazionedell’agire; il filosofo si mette quindiegli stesso a diagnosticare il male deinostri tempi e lo reputa rilevate ai fini diuna quasi-decadenza della funzionesimbolica, dovuta al ritorno di unpensiero mitico, consolidato attraver-so una razionalità tecnica. Di livellouniversitario.

Geertz, Clifford -Feyerabend, Paul K.Anti-anti-relativismo. Clifford GeertzContro l’ineffabilità culturale/Paul K. Feyerabendintroduzione di Giorgio De Finisil mondo, giugno 1996pp. 78, £. 12.000In questo libro Clifford combatte la suabattaglia contro il “demone” del relati-vismo. D’altra parte, Fereybend defini-sce il relativismo una “chimera” poichéesso presuppone degli universi chiusi eautonomi che possono determinare unainterruzione della comunicazione.

Genosko, GarryGuattari Reader

Blackwell Publishers, aprile 1996pp. 232, UK 14.99Questo volume fornisce un resoconto delversante più politico di Felix Guattari, do-cumentando i suoi interventi in conflittipolitici particolari all’interno dell’Europacontemporanea. Il testo si rivolge a chilavora nell’ambito o a cavallo tra gli ambitipolitico, filosofico, semiotico, psicoanali-tico, sociologico e degli studi culturali.

Gensler, HarryFormal EthicsRoutledge, aprile 1996pp. 224, UK£ 12.99Il più importante principio etico è la cosid-detta regola d’oro: “tratta gli altri comedesideresti essere trattato.” Concentrando-si su questo dettame, lo studio mostra chei principi fondamentali dell’etica sonomolto simili ai principi della logica e forni-scono una solida base per il pensiero etico.

Ghersi, LucianoL’essere e il tessereLoggia de Lanzi, aprile 1996pp. 294, £. 25.000Il filo conduttore di questo libro pantagrue-lico è il filo della tessitura che è intesainsieme arte, artigianato, tecnica, codiceculturale ecc.

GiamblicoVie de Pythagorea cura e tr. dal greco di Luc Brisson,Alain SegondsBelles lettres, aprile 1996pp. 336, F 135Questa biografia di Pitagora riguarda tregrandi ambiti di interesse: la filosofia, lastoria delle scienze e l’esoterismo. Il bio-grafo Giamblico, nativo dell’attuale Siria(290-325 ca. d. C.) fu uno dei più grandifilosofi del Neo-platonismo. Per tutti gliinteressati.

Gioberti, VincenzoPensieri numeratia cura di Giulio BonafedeCedam, aprile 1996pp. 159, £. 25.000In questo libro vengono presentate le me-ditazioni giovanili di Vincenzo Giobertiche mettono in rilievo l’inizio della suaattività di scrittore basata su una notevolelettura attinta prima alla Biblioteca delliceo Mandralisca, poi alla Biblioteca dellaFondazione Mandralistica. Gioberti mani-festava già la sua concezione filosoficabasata sulla distinzione tra infinito in attoproprio della mente divina e infinito poten-ziale proprio della mente umana che deter-mina una riflessione sulla potenza cono-scitiva dell’uomo.

Girgenti, GiuseppeIl pensiero forte di Porfirio: mediazionetra henologia e ontologia aristotelicaintroduzione di Giovanni RealeVita e pensiero, giugno 1996pp. 348, £. 26.000In questo libro vengono analizzate l’heno-logia neoplatonica, l’interpretazione por-firiana di Platone e Aristotele, e la conce-zione porfiriana dell’Uno e la sua ricostru-zione della struttura del reale.

Glasersfeld, Ernst vonRadikaler Konstruktivismus.Ideen, Ergebnisse, Problemepref. di Siegfried J. SchmidtSuhrkamp, aprile 1996pp. 288, DM 48Si tratta di un’analisi delle opere di pensa-tori fondamentali per la storia della filoso-fia, che hanno sviluppato idee che sonostate basilari per filosofia e su cui è statoedificato il pensiero costruttivista.

Gloy, K. (a cura di)Natur- und Technikbegriffe.Historische und systematischeAspekteBouvier, maggio 1996pp. 312, DM 68In questo volume - sotto forma di ricercheautonome sulla storia del concetto di natu-ra e di tecnica, sulle domande intorno allapossibilità di conoscenza della natura e suaspetti teorico-linguistici, teoretico-cono-scitivi, etici e politici - viene tracciatoquell’arco che va dal mito alla magia, pas-sando per il meccanicismo e l’Idealismo,arrivando fino alla molteplicità del discor-

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so odierno all’interno delle scienze natura-li e della filosofia.

Goddman-Thau, E. - Daxner, M.(a cura di)Bruch und Kontinuität. Jüdisches Denkenin der europäischen GeistesgeschichteAkademie-Vlg., aprile 1996pp. 258, DM 98.

Godfrey-Smith, PeterComplexity and Function of the MindCambridge UP, maggio 1996pp. 320, UK£ 30Quest’opera si propone di spiegare il rap-porto tra l’intelligenza e la complesssitàambientale e, così facendo, di collegare lafilosofia della mente a temi più generali,riguardanti il rapporto tra organismo eambienti, e a uno schema generale di spie-gazioni esternaliste.

Golomb, JacobNietzsche and Jewish CultureRoutledge, giugno 1996pp. 288, UK£ 40Questa raccolta di saggi analizza il rappor-to reciproco tra Nietzsche e la cultura ebrai-ca. Il libro è organizzato in due parti: laprima esamina gli atteggiamenti di Nietz-sche verso gli ebrei e l’ebraismo, la secon-da analizza l’influsso di Nietzsche sugliintellettuali ebrei.

Gottfried, GabrielÄsthetischer ‘Witz’ und logischer’Scharfsinn’. Zum Verhältnisvon wissenschaftlicherund ästhetischer WeltauffassungPalm & Enke, aprile 1996pp. 26, DM 18.

Granada, Miguel A.El debate cosmològico en 1588:Bruno, Brahe, Rothmann, Ursus, RoslinBibliopolis, giugno 1996pp. 165, £. 25.000.

Grange, JulietteLa philosophie d’Auguste Comte:science, politique, religionPUF, aprile 1996pp. 448, F 198Il nome di Comte è messo in relazione conla filosofia della scienza che fa riferimentoal “positivismo”. Ma il “comtismo” deveessere riscoperto: il pensiero di Comte sisforza di realizzare l’ambizione filosoficadi riunire i saperi e di porre le basi perl’etica, la politica e la religione. Al di là diuno scientismo sorpassato, il comtismopermette di pensare a una filosofia della“fine della filosofia”. Di livello universita-rio.

Grant, EdwardPlanets, Stars, and Orbs:The Medieval Cosmos, 1200-1680Cambridge UP, maggio 1996s.pp., UK£ 17.95Quest’opera descrive la concezione me-dioevale del cosmo, così come veniva con-siderata dai teologi scolastici e dai filosofinaturali nelle università dell’Europa occi-dentale dal XIII al XVII secolo.

Grethlein, Th. - Leitner, H.Inmitten der Zeit. Beiträgezur europäischen Gegenwartsphilosophie.Festschrift für Manfred RiedelKönigshausen & Neumann, maggio 1996pp. 646, DM 86.

Groenen, MarcLeroi-Gourhan: essence et contingencedans la destinée humainepref. di Marc RichirDe Boeck-Wesmael, maggio 1996pp. 185, F 125André Leroi-Gourhan, instancabile pen-satore dell’uomo, si è rivelato essere ilcostruttore dell’antropologia globale.La grande originalità del suo sistema sibasa sul fatto che egli si rifà alla biolo-gia, all’etnologia e alla preistoria. Og-gigiorno, il suo pensiero alimenta lericerche in numerose discipline. Per glispecialisti della materia.

Großheim, M. (a cura di)Leib und Gefühl. Beiträgezur AnthropologieAkademie-Vlg., aprile 1996pp. 306, DM 98.

Grosseteste, RobertOn the Six Days of Creation: A Translationof the ‘Hexaemeron’Oxford UP, aprile 1996pp. 380, UK£ 30Questa traduzione integra il testo latinodell’Hexaemeron di Dales e Gieben. For-nisce un resoconto dell’unità della culturamedioevale, dove lo studio di Dio includelo studio del mondo intero. Si rivolge aglistudenti e agli specialisti di filosofia, teolo-gia e letteratura medioevali.

Guglielmo di OccamSomme de logique - parte IIa cura e tr. dal latino di Joël BiardTER, maggio 1996pp. 242, F 189Il volume rappresenta un momento decisi-vo della conclamazione dei principi del-l’analisi sematica, che verranno poi svi-luppati da un gran numero di filosofi nelXIV secolo. La logica di Occam, un’operafondamentale per comprendere il pensierodegli ultimi secoli medioevali, rompe conogni visione di un sistema cosmologico dirinvii simbolici, in cui il mondo è essostesso un linguaggio.

Guyer, PaulKant and the Experience of Freedom:Essays on Aesthetics and MoralityCambridge UP, giugno 1996pp. 467, UK£ 12.95Questa raccolta di saggi si propone di tra-sformare il nostro modo di concepire sial’estetica che l’etica di Kant. Guyer mostrache, al centro della teoria estetica di Kant,il disinteresse per il gusto diventa un’espe-rienza di libertà e quindi un indispensabilecomplemento della moralità stessa.

Hacker, P.M.S.Wittgenstein: Mind and Will:’Philosophical Investigations’ -an Analytical Commentaryon the ‘Philosophical Investigations’vol. IVBlackwell Publishers, aprile 1996pp. 752, UK£ 74.95Si tratta del quarto e ultimo volume delcommento alle Investigazioni filosofichedi Wittgenstein. Come i volumi preceden-ti, il testo consiste di saggi filosofici e diesegesi. I nove saggi analizzano i temi piùimportanti di questa parte dell’opera.

Han, Byung-ChulHeideggers Herz. Zum Begriffder Stimmung bei Martin HeideggerW. Fink, aprile 1996pp. 160, DM 48Con il concetto di “umore”, l’autorerivela lo strato portante della filosofiadi Heidegger. Nell’umore, che rimane“al di qua” rispetto alle affermazionipsicologiche e antropologiche, si rivelaun “qui” che non è connotato dal puntodi vista metafisico.

Hardwick, Charley D.Events of Grace:Naturalism, Existentialism, and TheologyCambridge UP, maggio 1996pp. 350, UK£ 37.50Inserendosi nella tradizione teologica libe-rale, iniziata con Schleiermacher, questotesto dimostra che la fede cristiana puòessere pienamente compatibile con unavisione scientifica del mondo.

Heintel, ErichGesammelte Abhandlungenvol. V: Zur praktischen Vernunft 1,Zum Begriff der Freiheit, des Handelnsund der EthikFrommann-Holzboog, aprile 1996pp. 435, DM 98.

Heintel, ErichGesammelte Abhandlungenvol. VI: Zur praktischen Vernunft 2,Zum Begriff der Geschichte, der Politikund der ErziehungFrommann-Holzboog, aprile 1996pp. 440, DM 98.

Hemming, RalfIndividuum. Soziogeneseund kommunikative Kompetenz.Zur Bestimmung und KritiksozialtheoretischerImplikationen im Habermas’schenTheorieentwurf

Pro-Universitatte-Vlg., maggio 1996pp. 126, DM 69.

Hogrebe, WolframSocieta teutonica. Profileder Frühromantik und das Elendder deutschen GeselligkeitPalm und Enke, maggio 1996pp. 32, DM 18.

Hohmann, J.S. (a cura di)Beiträge zur PhilosophieEduard SprangersDuncker & Humblot, maggio 1996pp. 394, DM 148.

Höhn, H.-J.Krise der Immanenz. Religionam Ende der ModerneFischer Taschenbuchvlg., maggio 1996s.pp., DM 34Filosofi, studiosi di religione e sociologi sioccupano delle questioni fondamentalidella permanenza dell’elemento religiosoin opposizione alle spinte di secolarizza-zione radicali degli ultimi tre secoli.

Hubbert, JoachimAuf dem Rücken eines Tigersin Träumen versunken. Einführungin Nietzsches philosophische KulturkritikBrockmeyer, aprile 1996pp. 104, DM 29,80.

Hübsch, StefanPhilosophie und Gewissen.Beiträge zur Rehabilitierungdes philosophischen GewissensbegriffsVandenhoeck & Ruprecht, aprile 1996pp. 286, DM 80L’insicurezza in questo campo viene ri-condotta da Hübsch al fatto che il concettodi coscienza è stato svincolato dal contestodella riflessione filosofica ed è comparsoall’orizzonte della costruzione della teoriascientifica.

Hughes, G.E. - Cresswell, M.J.A New Introduction to Modal LogicRoutledge, aprile 1996pp. 448, UK£ 13.99La logica modale è la logica della necessitàe della possibilità; diversamente rispettoalla logica non-modale, essa codifica lestrutture che rappresentano come le cosepotrebbero essere e come di fatto sono.Questo testo guida i lettori attraverso isistemi più importanti di logica del predi-cato modale con identità.

Ivanhoe, Philip J. (a cura di)Chinese Language, Thought and Culture:Nivison and his CriticsOpen Court, maggio 1996pp. 392, UK£ 18.50Questa raccolta di saggi scritti da sinologi,storici e filosofi confuta e amplia l’opera diDavid Nivison, i cui contributi spazianodalla filosofia morale, alla riflessione reli-giosa, alla storia del pensiero alla linguacinese. Nivison risponde a ogni saggio.

Janich, PeterKonstruktivismus und Naturerkenntnis.Auf dem Weg zum KulturalismusSuhrkamp, maggio 1996pp. 320, DM 22,80.

Jay, MartinThe Dialectical Imagination:A History of the Frankfurt Schooland the Institute of Social Research,1923-1950Univ. of California Press, aprile 1996pp. 415, UK£ 10.95Si tratta di una storia della Scuola di Fran-coforte e del suo impatto, nei primi annidella sua esistenza, sulla cultura tedesca estatunitense. Quest’edizione include unanuova prefazione che contiene riflessionisull’attualità e l’importanza, ai giorni no-stri, delle opere della Scuola di Francofor-te.

Jeannière, AbelLes présocratiquesSeuil, aprile 1996pp. 224, F 65Si tratta di uno studio su alcune delle prin-cipali figure che emersero nel periodo tra ilVI e il V secolo a.C.: Talete, Anassiman-dro, Anassimene, Senofane, Pitagora,Eraclito, Parmenide, Anassagora, Demo-crito... Per tutti gli interessati alla materia.

Joly, JacquesLa nature selon Ando ShoêkiMaisonneuve et Larose, maggio 1996pp. 528, F 210L’autore, tramite la nozione di “shizen”, cioffre un quadro di come gli ambienti intel-lettuali giapponesi dell’epoca Tokugawaabbiano potuto concepire il problema deirapporti tra la natura e la cultura. Per tuttigli interessati alla materia.

Kanitscheider, BernulfIm Innern der Natur. Philosophieund moderne PhysikWiss. Buchges., maggio 1996pp. 244, DM 68Il libro presenta la concezione del mondodelle scienze naturali, così come essa sipresenta nella riflessione filosofica. L’au-tore si pone lo scopo di raggiungere unnaturalismo generale, che comprenda an-che l’esistenza dell’essere umano e il suoorientamento verso il mondo della vita.

Kant, ImmanuelKant: the Metaphysics of Moralstr. e a cura di Mary GregorCambridge UP, aprile 1996pp. 252, UK£ 10.95Questo volume contiene due parte: la Dot-trina del diritto, che si occupa dei dirittiche la gente ha o può acquisire e la Dottrinadella virtù, che si occupa delle virtù che lagente dovrebbe acquisire. Questa tradu-zione include note sulla terminologia kan-tiana, spesso difficile e poco accessibile.

Kaufmann, MatthiasRechtsphilosophieAlber, maggio 1996pp. 320, DM 99.

Kellerer, ChristianDie Befreiung des abendländischenDenkensStroemfeld, maggio 1996pp. 675, DM 48Kellerer presenta, nel suo libro, una teoriadello sviluppo del processo culturale occi-dentale che è sia avvincente che divertenteda leggere. La bellezza del libro risiede nelfatto che in esso vengono intrecciate cono-scenze psicologiche, filosofiche e tecnico-scientifiche.

Kemmerling, A. - Schütt, H.-P.(a cura di)Descartes nachgedachtKlostermann, maggio 1996pp. 208, DM 38I contributi originali, raccolti in questovolume, tematizzano i diversi aapetti dellametafisica, della teoria della conoscenza edella filosofia dello spirito cartesiane, chevengono ancora interpretate non corretta-mente nella cerchia degli esperti di filoso-fia classica.

Kemmerling, AndreasIdeen des Ichs. Studienzu Descartes’ PhilosophieSuhrkamp, aprile 1996pp. 200, DM 18,80.

Kerger, HenryWille als Reiz. Die psycho-physischenGrundlagen der Lehre Nietzschesvom Willen zur MachtKönigshausen & Neumann, maggio 1996pp. 240, DM 48Le affermazioni di Nietzsche sul rapportotra i processi psicologici e fisiologici, nellequali Nietzsche formula l’ipotesi di unavolontà unica, vengono collocate e presen-tate qui nel contesto in cui furono espresse.

Keshen, RichardReasonable Self-esteemMcGill Q UP (UCL), maggio 1996pp. 232, UK£ 10.95L’autore, in questa sua rassegne sulla filo-sofia dell’autostima, sviluppa e difendel’idea di un’autostima ragionevole, un con-cetto basato su un ideale di ragionevolez-za, e conclude che gli individui che pensa-no a se stessi nei termini di questo paradig-ma vivranno vite più felici e più soddisfa-centi.

Kessler, H. (a cura di)Ökologisches Weltethos im Dialogder Kulturen und ReligionenWiss. Buchges., aprile 1996pp. 290, DM 58

NOVITÀ IN LIBRERIA

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Instaurando un dialogo tra esperti ap-partenenti a diverse culture e religioni,il libro cerca di raggiungere un accordosu atteggiamenti fondamentali e prin-cÏpi ecologici ed etici che hanno un’im-portanza mondiale.

Kessler, H. (a cura di)Sokrates, Geschichte, Legende,SpiegelungenH. Leins, aprile 1996pp. 296, DM 34Gli otto contributi a questo volume, chefa parte degli Sokrates-Studien II, sidedicano ad analizzare le interpretazio-ni che, nel corso del tempo, sono statedate della figura di Socrate. In piccolo,queste interpretazioni rispecchiano peròanche tutta la storia della filosofia.

Kim, JaegwonPhilosophy of MindWestview Press, maggio 1996pp. 224, UK£ 13.50Questa rassegna - concepita come libro ditesto per studenti universitari laureandi elaureati, ma adatta anche a filosofi espertie a lettori nuovi all’argomento - esamina,traccia delle mappe e interpreta la filosofiadella mente.

Klemme, Heiner F.Kants Philosophie des SubjektsMeiner, maggio 1996s.pp. , DM 148.

Kobusch Th. - B. Mojsisch (a cura di)Platon. Seine Dialoge in der Sicht neuerForschungenWiss. Buchges., aprile 1996pp. 296, DM 68L’aspetto nuovo di questo volume è rap-presentato dal fatto che i singoli dialoghi diPlatone vengono analizzati da rappresen-tanti delle diverse scuole. Attraverso i nuo-vi approcci, vengono aperte al lettore nuo-ve prospettive sulla filosofia platonica.

Koslowski, P.Ethics of Capitalism and Critiqueof SociobiologySpringer, maggio 1996pp. 142, DM 98I due saggi raccolti nel libro si occupa-no di due argomenti: la teoria eticadell’ordine economico e la critica allasociobiologia e alla sua teoria dell’evo-luzione. I due saggi sono commentatida James B. Buchnam.

Koslowski, P. (a cura di)Die spekulative Philosophieder Weltreligionen. Ein Beitragzum Gespräch der Weltreligionenim Vorfeld der Expo 2000 HannoverPassagen-Vlg., aprile 1996pp. 50, DM 14,80.

Kramer, RolfEthik des Geldes. Eine theologischeund ökonomische VerhältnisbestimmungDuncker und Humblot, maggio 1996pp. 136, DM 86.

Krämer, S. (a cura di)Bewußtsein. Philosophische BeiträgeSuhrkamp, maggio 1996pp. 272, DM 19,80.

Kremer-Marietti, AngèleLa raison créatrice: moderneou post-moderneKimé, aprile 1996pp. 192, F 135Quando la ragione moderna si avventuròcon ottimismo lungo le vie della scienza edella tecnica, sembra che da essa si siadistaccata come un’altra ragione, una suafiglia primogenita. Oramai però le innova-zioni e il divenire caratterizzano un mondosempre più complesso, davanti al qualel’essere umano prova un crescente senso diperplessità. Di livello universitario.

Kristjcnsson, KristjcnSocial Freedom: The Responsibility ViewCambridge UP, aprile 1996s.pp., UK£ 32.50In quest’opera, Kristjcn Kristjcnsson offreun’analisi critica dei principali elementidella teoria della libertà negativa: la naturadegli ostacoli e delle costrizioni, il pesodegli ostacoli e il rapporto della libertà conil potere e l’autonomia.

Kronegger, Marlies (a cura di)Life - the Human Quest for an Ideal:25th Anniversary Publication Book IIKluwer, maggio 1996pp. 360, UK£ 98Questa raccolta di saggi - preceduta da unesame dell’allegoria nell’estetica e dellametafisica dell’ontopoiesis della vita - siapre con Tymieniecka, la quale propone la“misura aurea” come l’ideale che l’umani-tà dei nostri giorni chiede e per cui lotta.

Kühn, R.Leben als Bedürfen.Eine lebensphänomenologischeAnalyse zu Kultur und WirtschaftPhysica-Vlg., maggio 1996pp. 247, DM 90La cultura non è la creazione di opereletterarie, ma un’auto-elevazione della vitaoriginario-fenomenologica. Nella “situa-zione di bisogno”, la soggettività assolutadell’essere umano riceve questa vita e lavuole anche riconoscere in tutto. Questoprocesso è determinante anche per l’eco-nomia.

Kummer, ChristianPhilosophie der organischen EntwicklungKohlhammer, maggio 1996pp. 271, DM 36.

Lamettrie, Julien Offray de’Machine Man’ and other Writingstr. e a cura di Ann ThomsonCambridge UP, a prile 1996s. pp., UK£ 12.95Julien Offray de Lamettrie, l’autore del-l’Uomo macchina (1747), era uno dei piùconvinti materialisti del XVIII secolo.Questa traduzione presenta questo testo,insieme ad altri scritti. Il volume descriveanche le conseguenze morali scandaloseche egli trasse dal suo materialismo.

Lange, Ernst MichaelLudwig Wittgenstein -Logisch-philosophische Abhandlung.Ein einführunder Kommentar in den‘Tractatus’Akademie-Vlg., aprile 1996pp. 156, DM 18,80.

Lao-tzuTao Te Ching: The Book of the WayKyle Cathie, aprile 1996pp. 128, UK£ 5.99Il manuale cinese classico sull’arte di vive-re di Lao-tzu, esamina la condizione dibase dell’essere vivi e fornisce consigli chetendono a far raggiungere l’equilibrio enuove prospettive, partendo da uno spiritosereno e generoso. La traduzione di Ste-phen Mitchell, si propone di mantenere ilsentimento di grazia e profonda saggezzadell’originale.

Laurent, AlainDu bon usage de DescartesMaisonneuve et Larose, aprile 1996pp. 128, F 98Il libro intende far rivisitare con simpatiaun aspetto un po’ trascurato ma importantedell’opera di Cartesio: la sua morale indi-vidualista di portata universale che com-pleta e corona la riflessione scientifica emetafisica. Il volume è quindi un testo didivulgazione dell’opera di Cartesio.

Lawton, CliveCelebrating CaribbeanYoung Library, giugno 1996pp. 48, UK£ 7.50Il libro fa parte di una serie che analizza ilmodo di vivere di altri popoli. L’autoredescrive le celebrazioni caraibiche, si oc-cupa anche di abiti e di costume, di cibo,religione e include testi sacri e luoghi diculto, nascita, morte e matrimonio, le festee le celebrazioni con il loro calendario e lalingua caraibica.

Lawton, CliveCelebrating IndiaYoung Library, giugno 1996pp. 48, UK£ 7.50Il libro fa parte di una serie che analizza ilmodo di vivere di altri popoli. L’autoredescrive le celebrazioni indiane, si occupaanche di abiti e di costume, di cibo, religio-ne e include testi sacri e luoghi di culto,nascita, morte e matrimonio, le feste e lecelebrazioni con il loro calendario e lalingua indiana.

Lee, PatrickAbortion and Unborn Human LifeCatholic UP USA, aprile 1996pp. 168, UK£ 11.95Questo volume affronta la questione mora-le dell’aborto: è sempre moralmente giustoprocurare un aborto, aiutare a procurarlo oeseguirlo? Il testo passa in rassegna leprincipali argomentazioni filosofiche a fa-vore della permissibilità morale dell’abor-to e ne confuta i diversi punti argomentati-vi.

Leibniz, Gottfried Wilhelm vonDes Freiherrn von Leibniz Theodicee,das ist von der Güte Gottes, Freiheitdes Menschen und vom Ursprungedes Bösen, mit verschiedenen Zusätzenund Anmerkungen vermehrtvon Johann Christoph Gottscheden (1744)a cura di H. HorstmannAkademie-Vlg., maggio 1996pp. 600, DM 136Questa nuova edizione si basa su quellacommentata da Gottsched nel 1744, contutti gli allegati da lui allora pensati; con-tiene un elenco dei nomi, è corredata dinote e ha una post-fazione dell’editore.

Lenk, Hans et al.Ethik in der Wirtschaft. Chanchenverantwortlichen HandelnsKohlhammer, aprile 1996pp. 210, DM 40.

Lesch, W. (a cura di)Naturbilder - ÖkologischeKommunikationzwischen Ästhetik und MoralBirkhäuser, aprile 1996pp. 344, FRS 48La percezione dell’ambiente naturale vie-ne determinata dalle rappresentazioni del-la natura trasmesse dalla cultura, la cuiconoscenza è importante per la concezionee l’agire ecologici. Il libro fornisce unachiave d’ingresso a settori dell’attuale ri-cerca sull’ambiente scientifica e culturale.Ciò che accomuna tutti i contributi è laquestione delle rappresentazioni della co-municazione ecologica.

Lewis, GordonExistence in Black: An Anthologyof Black Existential PhilosophyRoutledge, giugno 1996pp. 288, UK£ 12.99Questo studio, basandosi su fonti dellafilosofia e della letteratura africana, analiz-za alcuni temi centrali dell’esistenziali-smo, così come vengono presentati nelcontesto di ciò che Franz Fanon ha identi-ficato come “l’esperienza vissuta del nero”.

Lohnstein, HorstFormale Semantik und natürlicheSprache. Einführung und LehrbuchWestdt. Vlg., aprile 1996pp. 280, DM 46L’autore fornisce una presentazionecompleta e sintetica dei concetti teoricie dei processi di analisi correnti e intro-duce, capitolo dopo capitolo, alla teoriadegli insiemi, alla logica delle afferma-zioni e dei predicati, alla teoria dei tipi,al calcolo del Lambda, alla semanticatemporale e alla logica modale, fino adarrivare alla logica intensionale. Il librocomunica anche i fondamenti tecnicidella semantica formale.

Lugo, Luis E.Sovereignity at the Crossroads?:Morality and International Politicsin the Post-Cold War EraRowman & Littlefield, aprile 1996pp. 208, UK£ 18.50L’opera analizza i problemi del mondodopo la guerra fredda: la lotta etnica enazionale, la proliferazione delle arminucleari e il terrorismo. L’autore, adot-tando una prospettiva filosofico-mora-le, si rifà a una tradizione di riflessionepolitica cristiana allo scopo di conside-rare la politica internazionale sottol’aspetto morale.

Lutz, B. (a cura di)Metzler-Philosophen-LexikonMetzler, aprile 1996pp. 954, DM 39,80Si tratta di un’edizione speciale, la secon-da, di questo volume, che è stato ampliatoe attualizzato.

Macmurray, JohnInterpreting the UniverseHumanities Press, aprile 1996pp. 112, UK£ 9.95Quest’opera dimostra che il filosofo JohnMacmurray ha posto le basi dell’idea che ifilosofi debbano imparare a pensare al-l’azione, il che presuppone una partecipa-zione alla vita reale, e non uno studiare ilpuro sé pensante, per il quale il mondo è unoggetto.

Mai, KatharinaDie Phänomenologie und ihreÜberschreitungen. Husserls reduktivesPhilosophieren und Derridas Spurder AndersheitM & P, aprile 1996pp. 340, DM 45.

Mainzer, K.Thinking in Complexity.The Complex Dynamics of Matter,Mind and MankindSpringer, aprile 1996pp. 350, DM 58Il libro, in questa sua seconda edizioneampliata, fornisce un’ampia rassegnasull’importanza della complessità e del-l’evoluzione nella natura e nel mondomoderno. Vengono fornite argomenta-zioni in favore di una visione del mon-do integrativa e olistica che sarannocertamente interessanti per la genera-zione contemporanea, con i suoi idealifilosofici.

Malusa, L. - Campodonico, A.(a cura di)Jacques Maritain: riflessionisu una fortunaF.Angeli, maggio 1996pp. 159, £. 24.000Il volume si propone un bilancio criticodel pensiero di Jacques Maritain inqua-drandolo nel suo tempo, confrontando-lo con altri del novecento e valorizzan-do alcuni aspetti meno conosciuti e tut-tavia fondamentali nella sua opera. Letematiche trattate dai diversi specialistiriguardano in particolare l’articolazio-ne maritainiana dei «gradi del sapere»,dalla metafisica alla dottrina della co-noscenza, dalla problematica epistemo-logica alla teologia filosofica, dall’eti-ca alla filosofia politica.

Manilius, MarcusIl poema degli astri: AstronomicaMondadori, giugno 1996pp. 384, £. 48.000.

Marchetti, LauraIl fanciullo e l’angelo:sulle metafore della redenzioneSellerio, maggio 1996pp. 271, £. 35.000Tra le tematiche trattate in questo libro sirilevano: visioni del fanciullo o dell’Origi-ne, pulsioni originarie e origine del progres-so, il “Fanciullo Divino” e il mito dell’Eter-no Ritorno, visioni dell’angelo o della Leg-gerezza, il Doppio angelico e l’identifica-zione proiettiva “buona”.

Marcuzzi, MaxLes corps artificiels: peuret responsabilitésAubier, aprile 1996pp. 256, F 98L’autore analizza le dottrine riguardanti ilcorpo nel corso della storia della filosofia.Ne risulta che il corpo è diventato un og-getto di culto che si occupa ormai solo di sestesso. Marcuzzi si interroga sui rischi diammettere solamente l’esistenza dei corpi,indipendenti dall’incorporeo. Per tutti gliinteressati alla materia.

Maritain, JacquesLa philosophie de la nature: essaicritique sur ses frontières et son objetpref. Louis ChammingsTéqui, aprile 1996pp. 167, F 80In questa nuova edizione ampliata dellasua opera, Jacques Maritain mostra che,contrariamente alle scienze della natura, lafilosofia della natura costituisce anche unasaggezza, nella misura in cui essa esercita,a un livello che le è proprio, lo sguardo conintento ontologico, che la rapporta e laricollega alla metafisica. Per tutti gli inte-ressati.

NOVITÀ IN LIBRERIA

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Martelli, MicheleGramsci: filosofo della politicaUnicopli, aprile 1996pp. 203, £. 26.000Dopo il crollo del “socialismo reale” est-europeo e la crisi radicale del comunismocome teoria e prospettiva storica il ripensa-mento e la reinterpretazione della gram-sciana “Filosofia della prassi” diventa unodei punti obbligati per chiunque vogliatentare un bilancio critico del movimentocomunista del XX secolo di cui Gramsci èuna delle coscienze più alte e problemati-che.

Martin, C.J.F.An Introduction to Medieval PhilosophyEdinburgh UP, giugno 1996pp. 144, UK£ 11.95L’autore guida gli studenti attraverso iproblemi intellettuali del pensiero medio-evale, spiegando i principali argomenti daAgostino d’Ippona al XVI secolo. Enfatiz-zando i rapporti tra ragione e fede, l’autoremostra che i filosofi medioevali considera-rono il loro ruolo come lo sviluppo di unatradizione.

Martin, Mike W.Love’s VirtuesUniv. Press of Kansas, maggio 1996pp. 224, UK£ 11.95Quest’opera esamina perché i valori mora-li abbelliscono e rinforzano i rapporti ero-tici e matrimoniali. L’autore lancia unasfida al cinismo rispetto al matrimonio, purrimanendo sensibile agli innumerevoli pro-blemi che le coppie si trovano ad affronta-re; il suo approccio all’amore matrimonia-le è sia tradizionale che moderno.

Marx, KarlMisère de la philosophiea cura di Jean KesslerPayot, aprile 1996pp. 240, F 72Nel 1847, in occasione di una polemicacon Proudhon, Marx - in questo testo,scritto direttamente in francese - regola iconti con una certa idea del socialismo edell’economia. Criticando il socialismo“piccolo-borghese”, egli precisa le sue tesie ne propone una versione molto accessibi-le.

Masters, Roger D.Machiavelli, Leonardo, and the Scienceof Power - vol. IIIUniv. Notre Dame Press, aprile 1996pp. 384, UK£ 26.50L’autore di questo testo sostiene che ilpensiero di Machiavelli rende accessibilela saggezza antica alla condizione moder-na (e post-moderna) e che la sua compren-sione della natura umana è superiore aquella di Hobbes, Locke, Rousseau, Marxo Mill. Viene anche documentato il suorapporto con Leonardo da Vinci.

Masullo, AldoMetafisica: storia di un’ideaDonzelli, giugno 1996pp. 316, £. 38.000Quesro libro analizza lo sviluppo dellametafisica mostrando come il problemafondamentale sia quello di recuperare ciòche di divino è rimasto nell’umano, i diver-si simboli attraverso i quali gli uominiriescono a orientarsi entro la pluralità del-l’esperienza. La metafisica così si rivelaessere la “logica generale delle misure”.

Mathieu, VittorioOrfeo e il suo canto: scritti (1950 -1993)prefazione di Guglielmo GallinoS. Zamorani, maggio 1996pp. 166, £. 36.000I saggi raccolti in questo libro scritti nelcorso di quarant’anni coprono l’intero arcodella riflessione filosofica di Mathieu. Sitratta di una ripresa in chiave contempora-nea della filosofia di Plotino.

Moravia, SergioL’enigma dell’esistenza: soggetto,morale, passioni nell’etàdel disincantoFeltrinelli, maggio 1996pp. 256, £. 40.000In questo libro Moravia propone il misterodell’esistenza senza fornire soluzioni defi-nitive ma ponendo le domande più urgentiper l’uomo occidentale nel suo essere-nel-mondo. Per Moravia l’uomo passionale

ma anche morale può perseguire una giu-stificazione laica alla propria esistenza, oaddirittura una forma di salvezza, ricercan-do e costruendo sempre nuovi valori, sem-pre nuove forme di comprensione tra l’io el’altro.

Mattei, Jean-FrançoisPlaton et le miroir du mythede l’âge d’or à l’AtlantidePUF, aprile 1996pp. 344, F 148La filosofia platonica, tesa tra il mito e laragione, la recita e l’argomentazione, lapersuasione e la certezza, nasce anche comemitologia, intrecciando in maniera indis-solubile i due percorsi attraverso i quali ilmondo accede alla parola. Di livello uni-versitario.

McDermott, Robert A.The Essential Steiner:Basic Writings of Rudolph SteinerFloris Books, aprile 1996pp. 464, UK£ 11.99Si tratta di un’introduzione agli scritti prin-cipali di Rudolph Steiner, che ha avuto unimportante influsso sull’educazione, la let-teratura, l’arte, la scienza e la filosofiacontemporanee. Il libro narra della vita edelle opere di Steiner e lo mette in relazio-ne alle principali tradizioni di pensiero.

McInerny, RalphAquinas and AnalogyCatholic UP USA, giugno 1996pp. 178, UK£ 31.95De nominum analogia di Cajetan introdu-ce un’argomentazione spuria che non siritrova in Tommaso d’Aquina. Questo te-sto indica che la fonte della confusione èdovuta alla non comprensione da parte diCajetan di un testo tratto dal Commentoalle sentenze di Aquino e mostra quanto siafuorviante questa distinzione.

McIntyre, Lee C.Laws and Explanation in the SocialSciences: A Defense of NomologicalExplanation in the Studyof Human BehaviorWestview Press, aprile 1996pp. 184, UK£ 33.50Ponendosi come obiettivo un’analogia conle scienze naturali, questo libro si prefiggedi mostrare che le barriere dell’indaginenomologica all’interno delle scienze so-ciali non sono generate da fattori apparte-nenti unicamente all’indagine sociale, mache derivano da una serie di problemi mol-to comuni che si prospettano ogni volta chesi indaga in modo scientifico.

Meyer, LutzJohn Rawls und die Kommunitaristen.Eine Einführung in Rawls’ Theorieder Gerechtigkeit und diekommunitaristische Kritik am LiberalismusKönigshausen & Neumann, maggio 1996pp. 128, DM 32.

Miquel, ChristianLa quête de l’exil: pratique de l’exilL’Harmattan, maggio 1996pp. 86, F 70E’ possibile ritrovare in un modo praticol’esilio interiore che esiste in ognuno di noie che viene abitualmente occultato dallemolteplici forme sociali, giochi di potere edi forza che regolano l’individuo? Questoè l’obiettivo del libro, che si propone didimostrare come il sentimento e la ricercadell’esilio possano essere riscontrati sia inuna città che in un’avventura amorosa. Pertutti gli interessati alla materia.

Mittelstaedt, PeterDie Zeitbegriffe in der Physik.Physikalische und philosophischeUntersuchungen zum Zeitbegriff in derklassischen und relativistischen PhysikSpektrum, maggio 1996pp. 192, DM 49,80.

Monaldi, MarcelloStoricità e religione in Hegel:strutture e percorsi della storiadella religione nel periodo berlineseETS, giugno 1996pp. 252, £. 18.000L’autore intende contrapporsi alla tradi-zionale interpretazione della filosofia he-geliana come teoria dello Stato assolutomostrando come il concetto che domina la

Fenomenologia dello spirito sia quello dellalibertà, di una libertà che sempre inciampanegli accidenti della storia e sempre sisolleva su se stessa e su tutto si eleva.

Montaleone, CarloLa cultura a Milano nel dopoguerra:filosofia e engagement in Remo CantoniBollati Boringhieri, aprile 1996pp. 251, £. 38.000In questo libro l’autore esamina la figurapoliedrica di Remo Cantoni considerandola sua critica al fascismo, la sua adesione alcomunismo e il suo successivo abbandonodel comunismo in nome di un umanesimocritico insofferente ai dogmi della nuova“mitologia” marxista. Montaleone eviden-zia come nella concezione filosofica diCantoni predomini l’idea che il Logos nonsi incarni e che quindi, il mondo degliuomini rappresenti un’opera aperta.

Montet, DanielleArchéologie et généalogie: Plotinet la théorie platonicienne des genresJ. Millon, aprile 1996pp. 272, F 170Lungi dal contribuire a una lettura trop-po semplicemente idealista di Platone,il testo di Plotino potrebbe confermareun approccio fenomenologico al pen-siero platonico, di cui non è ancora statamisurata tutta la fecondità. Di livellouniversitario.

Moore, F.C.TBergson: Thinking BackwardsCambridge UP, aprile 1996s.pp., UK£ 10.95Il volume analizza la filosofia di HenriBergson (1859-1941), mostrando la suaimportanza per la filosofia contempora-nea. L’autore discute una serie di argo-menti, comprendenti il riso, la natura del-l’esperienza del tempo e suggerisce chel’intelligenza e il linguaggio dovrebberoessere visti come un prodotto pragmaticodell’evoluzione.

Morresi, RuggeroArgomentazione e dialettica:tra logica hegeliana e nouvelle rhétoriqueCalamo, aprile 1996pp. 131, £. 24.000In questo libro vengono trattate; la dialet-tica e la teoria dell’argomentazione, le fi-gure della differenza, la neoretorica e laneodialettica, la dialettica e retorica in Hegele Perelman, l’hegelismo e le tecniche del-l’argomentazione.

Morris, PaulRosenzweiga cura di Arthur HerztbergPeter Halban, giugno 1996pp. 176, UK£ 7.99Franz Rosenzweig (1886-1929), il teologoebreo tedesco, viene considerato il pensa-tore religioso più profondo dell’epocamoderna.

Mulhall, StevenRoutledge Philosophy Guidebookto Heidegger and ‘Being and Time’Routledge, maggio 1996pp. 216, UK£ 6.99Questo volume guida il lettore attraverso lacomplessità del pensiero di Heidegger inEssere e tempo, collocando l’opera nel suocontesto, sia all’interno del progetto filo-sofico di Heidegger, che nel filone dellastoria della filosofia. Vengono anche presiin considerazione la vita di Heidegger e ilsuo ambiente.

Naudé, Gabriel 1600-1653De fato: ristampa anastaticadell’edizione Joh. BeveroviciiEpistolica quaestio, de vitae termino,fatali an mobili? Lugduni Batavorum 1639a cura di Anna Lisa SchinoConte, aprile 1996pp. 104, £. 70.000.

Nicolas, SimonneMétaphysique: sens et amour de la réalitéTéqui, aprile 1996pp. 164, F 70Che cos’è la metafisica, come nasce e sisviluppa? Simonne Nicolas, professoressadi filosofia e metafisica, mostra la libera-zione che porta la metafisica a chi ne com-prende l’insegnamento. Per tutti gli inte-ressati.

Notker der Deutsche von St. Gallen’De Categoriae’. Boethius’ Bearbeitungvon Aristoteles’ Schrift ‘Kategoriai’.Konkordanzen, Wortlisten und Abdruckder Texte nach den ‘Codices Sangallensis’818 und 825a cura di E. Firchow Schebaronde Gruyter, maggio 1996pp. 1243, DM 680La traduzione in antico alto tedescodella versione di Boezio delle Cate-gorie di Aristotele fu redatta nel 1000d.C.. Quest’importante opera sulla lo-gica fu utilizzata come libro di testo.Quest’edizione la presenta in due vo-lumi.

Ommerborn, WolfgangDie Einheit der Welt.Die Qui-Theorie des Neo-KonfuzianeresZhang Zai (1020 bis 1077)Grüner, aprile 1996pp. 349, DM 125.

Onfray, MichelLa sculpture de soi: la morale esthétiqueLGF, maggio 1996pp. 219, F 40La filosofia di M. Onfray si esprime nelsuo rapporto con i filosofi, colti nellaloro vita, quella vita che spetta a ciascu-no di noi costruire, farne un’opera d’ar-te, secondo il desiderio di Nietzsche.Questo deve avvenire preferibilmenteseguendo la logica di espansione deicorpi e dei piaceri, attraverso la qualeun’etica può dirsi anche estetica. Pertutti gli interessati.

Onyefulu, IfeomaOne Big Family: Sharing Lifein an African VillageFrances Lincoln, aprile 1996pp. 32, UK£ 9.99Nei villaggi nigeriani, le persone sonolegate dal loro ogbo, o dal loro esseredivisi per età, che unisce i bambini e lebambine della stessa età. In questo li-bro, una bambina piccola racconta idiversi ogbo e ciò che essi implicano: ilavori domestici, il prendere decisioni eil diverstimento.

Orabona, MichelePaul Ricoeur: esistenzialismoed ermeneutica in un filosofo moderno.In appendice: 50 voci del vocabolarioermeneutico-fenomenologico-esistenzialeprefazione di Paolo ManzelliRipostes, aprile 1996pp. 125, £. 22.000Orabona in questo libro è riuscito a deline-are un avvicente dibattito a più voci alcentro del quale si colloca la meditazionedi Paul Ricoeur, riguardante le relazioni trale teorie del significato e della strutturacognitiva del linguaggio e la filosofia del-l’esistenza.

Orsucci, AndreaOrient - Okzident. Nietzsches Versucheiner Loslösung vom europäischenWeltbildde Gruyter, aprile 1996pp. 406, DM 198Scorrendo l’indice, si trovano trattati que-sti argomenti: la lettura filologica e glistudi etnologici sul periodo di concezionedi Umano troppo umano; le affermazionisui “greci stranieri” (die fremden Grie-chen); l’etnologia e la scienza della religio-ne negli scritti di Nietzsche degli anniOttanta; Nietzsche e l’antisemitismo dellasua epoca.

Osborne, RichardEastern Philosophy for BeginnersIcon, aprile 1996pp. 176, UK£ 7.99L’interesse per la filosofia orientaleantica è cresciuto negli ultimi anni,poiché il malcontento nei confronti delmaterialismo ha allontanato molte per-sone dal pensiero occidentale. Questolibro descrive il pensiero orientale, daConfucio a Buddha, dall’Islam al Tao espiega le differenze tra queste correntidi pensiero e la filosofia occidentale.

Ott, KonradVom Begründen zum Handeln.Aufsätze zur angewandten EthikAttempo-Vlg., aprile 1996pp. 260, DM 39.

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Ottonello, Pier PaoloSciacca: la rinascita dell’OccidenteMarsilio, aprile 1996pp. 154, £. 28.000L’autore mostra come Sciacca da Platonead Agostino e Rosmini, attraverso il trava-glio del pensiero moderno e contempora-neo ricostruisca la strada maestra dellametafisica dell’integralità concepita comel’unico fondamento dell’autentico progres-so della persona in tutte le sue dimensioni,dell’intera totalità del sapere, della pienez-za delle realizzazioni pratiche e morali.

Outhwaite, WilliamThe Habermas ReaderPolity Press, giugno 1996pp. 340, UK£ 13.95Si tratta di un’introduzione esaustiva agliscritti di J. Habermas, dall’inizio degli anniSessanta fino ai giorni nostri. Il libro èdiviso in sette sezioni che si occupanodelle aree principali dell’opera di Haber-mas. Ogni sezione contiene un’introduzio-ne e una scelta di brani significativi trattidalle principali opere.

Padovese, LucianoLa vita umana: lineamentidi etica cristianaSan Paolo, maggio 1996pp. 343, £. 30.000Questo volume parla della vita umana cer-cando di aiutare il lettore a comprenderequale “dominio” sulla vita deve esercitareogni uomo e ogni donna del mondo.

Panza, Marco - Roero, Clara Silvia(a cura di)Geometri, flussioni e differenziali:osservazioni sul rapportotra tradizione e innovazionenella matematica del SeicentoLa città del sole, aprile 1996pp. 551, £. 52.000Questo libro rappresenta il prodotto di unaricerca in comune che si propone di mette-re in discussione lo stereotipo storiografi-co in base al quale la nascita del calcolo“infininitesimale” sia il risultato di un ca-povolgimento repentino e netto all’internodella matematica classica.

Paradisi, Riccardo (a cura di)Julius Evola: mito, azione, civiltàIl cerchio, giugno 1996pp. 110, £. 25.000Questo libro è un omaggio a Evola ed èstato concepito nel ventennale della suamorte. Esso rappresenta anche uno stru-mento di documentazione in quanto sonoraccolti presupposti e punti di vista diversiin onore di Evola che è stato Maestro ditante generazioni antagoniste al mondomoderno.

Paradosso: quadrimestrale di filosofiaNuova serieIl Cardo, aprile 1996pp. 126, £. 20.000In questa rivista sono raccolti i seguentiscritti; Forme e senso di Carlo Sini, i luo-ghi, la tecnologia, la politica di StefanoRodotà, la sanzione delle mura. Sulla ge-nealogia della Città nel lessico giuridico diVico di Gennaro Carillo, piano e progettodi Vittorio Gregotti, città formata: atopici-tà e appartenenza di Margherita Petranzan,Sprawi, atteggiamento scomposto, sobbor-go caotico, città futura estesa da Boston adAtlanta di Roberto Masiero, Venezia sal-va. Per una filosofia della conservazione diMarco Biraghi, dove finisce l’Europa diSergio Givone ecc.

ParmenideFragments du ‘Poème’ de ParménidePUF, aprile 1996pp. 198, F 198Sotto l’influsso di Anassimandro, Parme-nide radicalizza il pensiero di Eraclito:come tuto ciò che è al mondo, il mondostesso è in balia della potenza universale eannientante del tempo. Resta però ciò sucui il tempo non ha presa: non ciò che ilmondo ha, ma il fatto stesso che esso l’ab-bia. In Parmenide, il logos ci fa cogliere laverità eterna dell’essere. Per tutti gli inte-ressati.

Pasini, EnricoCorpo e funzioni cognitive in LeibnizF.Angeli, maggio 1996pp. 237, £. 34.000

In questo libro l’autore intende mostraresulla base di testi di Leibniz in gran parteinediti che Leibniz possiede oltre a unateoria metafisica della percezione comecorrispondenza espressiva degli stati dellesostanze, anche una compiuta interpreta-zione fisiologica dei processi percettivicome corrispondente corporeo degli statipercettivi dell’anima.

Pellecchia, FaustoLa libertà tentata: marginidell’etica kantianaBiblioteca, maggio 1996pp. 150, £. 25.000In questo libro vengono esaminate alcunequestioni relative all’etica kantiana; la na-tura del male, l’impossibilità del diavolo ela rimozione del male, la libertà comepotere e potenza, l’inattualità dell’impera-tivo categorico, il dettato dell’immagina-zione.

Peterson, DonaldForms of RepresentationIntellect Books, giugno 1996pp. 192, UK£ 14.95L’autore si occupa dell’influsso sulla com-prensione, l’intuito, la competenza e laconoscenza avanzata delle forme di rap-presentazione che usiamo. Il libro si rivol-ge a questioni quali: esistono dati che sianoliberi da forme di rappresentazione? Leforme di rappresentazione possono esserecomplete o sono sempre limitate?

Petit, Jean-LucSolipsisme et intersubjectivité:quinze leçons sur Husserl et WittgensteinCerf, maggio 1996pp. 235, F 150Partendo da diversi testi tratti dall’Husser-liana, il volume invita il lettore a superareil pregiudizio, secondo il quale Husserl sisarebbe chiuso nel suo solipsismo chimeri-co, diversificandosi quindi rispetto alla fi-losofia analitica di Wittgenstein. Il con-fronto tra i due pensatori permette di svi-luppare una teoria che ha le sue radici nelsenso dell’essere all’interno dell’intersog-gettività della vita pratica. Per gli speciali-sti della materia.

Pezzella, Mario (a cura di)Lo spirito e l’ombra: i seminaridi Jung su Nietzschesaggi di Mario Pezzella et al.Moretti & Vitali, maggio 1996pp. 113, £. 20.000Questo volume contiene i seguenti scritti:la potenza dello spirito di Mario Pezzella,un percorso sdoppiato di Fulvio Salza, lavisione del funambolo di Dario Squilloni,lo spirito della maschera di Giorgio Conca-to e Dioniso nelle opere di Jung di JamesHillman.

Piccolini, Sabina e Rosario (a cura di)Lo specchio dell’alchimia/9 trattati alchemici scelti e tradottida Sabina Piccolini, Rosario PiccoliniMimesis, giugno 1996pp. 281, £. 35.000In questo libro sono raccolti alcuni trattatisull’alchimia di John Daustin, di Ferrari, diGeorge Ripley, di Denys Zachaire, di Gio-vanni Pontano e di Arnaldo Da Villanova.

Pieper, JosefWerke in acht Bändenvol. IV: Schriften zur philosophischenAnthropologie und Ethik. Das Menschen-bildder Tugendlehrea cura di B. WaldMeiner, aprile 1996pp. 432, DM 96.

Pinkard, TerryHegel’s Phenomenology:The Sociality of ReasonCambridge UP, aprile 1996s.pp., UK£ 13.95La fenomenologia dello spirito è una delleopere più lette, ma anche più oscure diHegel. Il volume offre un commento detta-gliato delle opere di Hegel e fornisce unresoconto filosofico indipendente della te-oria generale della conoscenza, della cul-tura e della storia presentate nella Fenome-nologia.

Pisani, A. - La Greca, C.La concezione aristotelica della necessità

Giannini, maggio 1996pp. 47, £. 10.000Il volume contiene i due scritti: Due con-cetti della necessità di A. Pisani e Necessi-tà di un’alternativa di C. La Greca.

Plutarchus 45-125 ca. A.D.L’esiliointrod., testo critico,trad. e commentoa cura di R. Caballero, G. ViansinoM. D’Auria, aprile 1996pp. 119, £. 30.000Viene presentato il testo “L’esilio” di Plu-tarco con l’introduzione e la considerazio-ne della tradizione manoscritta.

Plutarchus, 45 -125 A. D.Le bestie sono esseri razionaliintrod., testo critico,trad. e commentoa cura di G. IndelliM. D’Auria, aprile 1996pp. 138, £. 30.000Viene presentato il testo di Plutarco “Lebestie sono esseri razionali” con l’analisidell’argomento, dei motivi e della strutturadell’opera. Inoltre, vengono presi in consi-derazione la tradizione manoscritta e i cri-teri editoriali.

Plutarchus, 45 ca. - 125 A.D.La curiositàintrod., testo critico,trad. e commentoa cura di Lionello IngleseM. D’Aria, giugno 1996pp. 171, £. 40.000.

Poirié, François - Levinas, EmmanuelEmmanuel Levinas: essais et entretiensActes sud, maggio 1996s.pp., F 45Si tratta di un testo che fornisce chiarimen-ti sull’opera e il percorso del grande filoso-fo, morto nel 1955. Il libro contiene ancheun lungo entretien, realizzato nel 1986. Pertutti gli interessati alla materia.

Poma, IolandaLe eresie della fenomenologia: itinerariotra Marleau-Ponty, Ricoeur e LèvinasESI, maggio 1996pp. 102, £. 15.000In questo libro l’autrice mostra come lefilosofie di Marleau-Ponty, Ricoeur e Lèvi-nas rappresentino lo sviluppo eretico dellafenomenologia di Husserl. In questa pro-spettiva il soggetto viene ora indagato comerealtà opaca nel cui fondo è nascosta un’og-gettività, che pur essendo propria del sog-getto, a esso si sottrae costituendolo.

Prini, PietroLa filosofia cattolica italianadel NovecentoLaterza, maggio 1996pp. 269, £. 30.000In questo libro Prini fornisce la primainterpretazione complessiva del catto-licesimo filosofico italiano del Nove-cento da Papini a Buonaiuti, da Variscoa Bontadini, da Del Noce a Capograssi,analizzando come la filosofia cattolicaabbia affrontato il problema dell’auto-nomia della ragione e dell’interioritàdella fede.

Privitera, WalterIl luogo della critica:per leggere Habermaspresentazione di Franco CrespiRubbettino, giugno 1996pp. 78, £. 10.000In questo libro l’autore mostra comenel pensiero di Habermas solo su unabase che è uscita dalle barriere di classee che si è liberata dalla stratificazionesociale e dallo sfruttamento possa svi-lupparsi pienamente il potenziale di unpluralismo culturale.

Putallaz, François-XavierInsolente liberté: controverseset condamnations au XIII siècleEd. universitaires de Fribourg-Cerf,aprile 1996pp. 338, F 175Il volume affronta la questione delle riven-dicazioni della libertà nel Medioevo, attra-verso pensatori come Siger de Brabant,Etienne Tempier, Pierre de Jean Olivi,Henri de Gand o Godefroid de Fontaines.Per gli specialisti della materia.

Radice, RobertoLa Metafisica di Aristotele nel 20˚ secolo:bibliografia ragionata e sistematicacon la collaborazione di M. Andolfo et al.presentazione di Giovanni RealeVita e pensiero, giugno 1996,pp. 734, £. 75.000.

Rapp, Chr. (a cura di)Aristoteles - Die Substanzbücherder MetaphysikAkademie-Vlg., maggio 1996pp. 312, DM 29,80I contributi qui raccolti rispecchiano diver-si punti di vista e riflettono i rispettivilivelli di ricerca, in modo da fornire unabase di lavoro desunta direttamente dallaricerca e che si adatta sia alla discussione insede seminariale che allo studio personaledi questo complesso tema.

Rawlinson, Mary (a cura di)Derrida and Feminism:Recasting the Question of WomanRoutledge, aprile 1996pp. 256, UK£ 12.99Questa raccolta di saggi riunisce diversiimportanti contributi che propongono pro-spettive, disparate tra di loro, sul significa-to dell’intersezione tra le idee di Derrida eil femminismo.

Reiger, R.A. (a cura di)Reference in MultidisciplinaryPerspective.Philosophical Object, Cognitive Subject,Intersubjective ProcessGeorg Olms, aprile 1996pp. 764, DM 198.

Rescher, NikolasStudien zur naturwissenschaftlichenErkenntnislehreKönigshausen & Neumann, maggio 1996pp. 198, DM 48Come si distinguono le conoscenze scien-tifiche dall’altro sapere umano? Come siarriva a conoscenze di questo tipo? Cheampiezza e che profondità possono rag-giungere? Il volume si articola intorno aqueste domande e a questioni affini, sioccupa del metodo della ricerca scientifi-ca, prende in considerazione l’importanzadi quest’ultima in quanto disciplina cogni-tiva e analizza i limiti che le sono propri.

Resnik, SalomonSul fantasticoBollati Boringhieri, giugno 1996pp. 206, £. 38.000Resnik si propone di esaminare l’enigmadell’opera d’arte considerando l’impattoestetico come incontro, sospresa, doman-da, dialogo e apertura di senso.

Rex LiA Theory of Conceptual Intelligence:Thinking, Learning, Creativity,and GiftednessPraeger Publishers, maggio 1996pp. 256, UK£ 43.95Questo volume, analizzando la ricerca sul-l’intelligenza a partire dalla fine del XIXsecolo, propone la nozione dell’intelligen-za concettuale: l’intelligenza umana è ilrisultato del pensiero e dell’apprendimen-to atraverso i concetti. L’autore traccia losviluppo dei concetti ed esamina comel’apprendimento conduca all’intelligenzae alla creatività.

Richter, EwaldÜrsprüngliche und physikalische ZeitDuncker & Humblot, aprile 1996pp. 177, DM 98.

Ricken, Fr. (a cura di)Philosophen der Antike2 voll.Kohlhammer, aprile 1996pp. 240 a vol., DM 29 a vol.

Ringleben, Jochim’Die Krankheit zum Tode’von Sören KierkegaardVandenhoecke & Ruprecht, aprile 1996pp. 320, DM 98Una delle opere più importanti del XIXsecolo viene spiegata in maniera chia-ra, mostrandone l’abile costruzione alivello di pensiero e chiarendo la com-plessità delle singole affermazioni. Ilvolume contiene anche una parte di com-mento e note che illustra accuratamente

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il contesto storico e di pensiero in cui ènata l’opera.

Riordan, JamesThe Songs my Paddle SingsPavilion, aprile 1996pp. 128, UK£ 14.99Si tratta di una raccolta di storie riraccon-tate che rivelano le credenze e la culturadegli Indiani d’America e che includonofavole morali e racconti della creazione edella grande inondazione. Il libro celebrala storia degli Indiani d’America e confutale precedenti descrizioni degli Indiani comeselvaggi.

Risso, AlessandraI modi di amare Sophia: la paideiastrutturale del dialogo platonicoLa nuova Italia, giugno 1996pp. 158, £. 18.000Questo studio nasce dall’intento di accor-dare un’attenzione globale ai dialoghi pla-tonici che vengono letti tenendo conto del-la complessità non solo dei messaggi chevi prendono corpo ma anche delle modalitàespressive, degli stili di scrittura che licostruiscono. In tal modo l’intero dialogosi rivela strumento e stimolo di paideia.

Robinet AndréAux sources de l’esprit cartésien,l’axe La Ramée-Descartes:de ‘La Dialectique’ de 1555 aux ‘Regulae’Vrin, aprile 1996pp. 316, F 320Se i rapporti tra le Regulae e le loro fontiantiche o medioevali sono stati trattati bene,la loro collocazione nell’ambito immedia-to lascia un po’ a desiderare. Ecco perchéquesto studio consiste nel prendere comepunto di riferimento la Dialettica francesedi La Ramée e nel tracciare l’asse critico especulativo che lega La Ramée a Cartesio.Di livello universitario.

Rogozinski, JacobKanten: esquisses kantiennesKimé, aprile 1996pp. 192, F 130I saggi qui raccolti si propongono unarilettura dell’opera del filosofo, che Rogo-zinski affronta a partire dai suoi Kanten:dalle sue zone di frontiera o dalle suedelimitazioni, trascurate dai commenti tra-dizionali. Di livello universitario.

Römelt, JosefVom Sinn moralischer Verantwortung.Zu den Grundlagen christlicher Ethikin komplexer GesellschaftPustet, aprile 1996pp. 192, DM 32.

Ronchi, RoccoLa scrittura della verità:per una genealogia della teoriaJaca Book, giugno 1996,pp. 125, £. 22.000L’autore analizza il significato della filo-sofia mostrando come essa da Platone aHegel si sia autocompresa come scienzadella verità che ha per oggetto “ciò che nontramonta mai” e che costringe perciò inmodo uguale gli uomini. L’autore eviden-zia come la filosofia non avrebbe potutodiventare potente se non si fosse anticipa-tamente riflessa nello specchio della scrit-tura. Pertanto, mettendo a contatto campid’indagine e ricerche che finora hannoproceduto diversamente, delinea una ge-nealogia dell’ “atteggiamento teoretico”.

Rondoni, Davide - Santori, Antonio(a cura di)La sfida della ragione:testi di Piero Bigongiari et al.Guaraldi, maggio 1996pp. 95, £. 10.000In questo libro, partendo da prospettive eda tradizioni intellettuali diverse, gli inter-venti presenti convergono nel definire laragione come la più laica e la più apertapossibile.

Ropohl, GüntherEthik und TechnikbewertungSuhrkamp, aprile 1996pp. 376, DM 27,80.

Rosas, AlejandroKants idealistische Reduktion.Das Mentale und das Materielleim traszendentalen Idealismus

Königshausen & Neumann, aprile 1996pp. 196, DM 49.

Rossetti Livio, Bellini Ornella(a cura di)L’inconscio e i percorsi della coscienzaESI, aprile 1996pp. 124, £. 20.000Questo libro si propone di analizzare ilsignificato della riflessione sull’inconscioin relazione all’emergere della coscienzaprima della razionalizzazione compiuta daFreud. Prende in considerazione il rappor-to tra conscio e inconscio di Dafni e Cloe,la teoria leibniziana delle “piccole perce-zioni”, la coscienza in Carabellese e i con-dizionamenti inconsci che si esercitano suldocente.

Rossi, Paolo et al. (a cura di)Dizionario di filosofiaLa nuova Italia, giugno 1996pp. 453, £. 27.000.

Rozza Del Sassello, EdinoTeatro dei diversi cervelliepistemologici contemporaneie mercato delle ideeM. Pacini Fazzi, giugno 1996pp. 66, £. 24.000.

Ruggenini, MarioIl discorso dell’altro(ermeneutica della differenza)Il saggiatore, maggio 1996pp. 205, £. 34.000In questo libro l’autore mostra come l’er-meneutica, deposte le pretese assolute del-la metafisica, interroghi l’altro che si rivelae si nasconde nell’essere finito dell’uomo,nel rapporto dell’esistenza del mondo, nelnecessario esistere di ciascuno in relazionecon altri nel linguaggio.

Ruß, Hans GüntherReligiöser Glaube und modernes Denken.Religion im Spannungsfeldvon Naturwissenschaft und PhilosophieKönigshausen & Neumann, aprile 1996pp. 160, DM 29,80Partendo dalla prospettiva della scienzadella natura e della filosofia, che cosa puòessere detto riguardo alla questione se, nelcorso dell’evoluzione, il fenomeno dellospirito umano o della coscienza umanarappresentino o meno un “candidato” plau-sibile all’immortalità in senso religioso?

Russell, BertrandFoundations of GeometryRoutledge, giugno 1996pp. 240, UK£ 40Questo testo fornisce sia una comprensio-ne delle basi del pensiero filosofico diBertrand Russell che un’introduzione allafilosofia della matematica e della logica. Illibro analizza i diversi concetti di geome-tria e le loro implicazioni filosofiche econtiene anche una visione d’insieme del-lo sviluppo della geometria.

Russell, BertrandMortals and others: American Essays1931-1935Routledge, giugno 1996pp. 192, UK£ 9.99Si tratta di una raccolta di saggi e di repor-tage che si occupano di un’ampia gammadi temi. Il libro mostra il lato serio e quellomeno serio della personalità e dell’opera diBertrand Russell. I lettori di ogni livellovengono così introdotti al pensiero di Rus-sell.

S.A.A Journey into Consciousness:Exploring the Truth behind ExistenceBarry Long Books, aprile 1996s.pp., UK£ 11.95Queste due cassette sono pensate per ria-prire la mente alla coscienza, attraversouna serie di esercizi.

Salem, JeanDémocrite: grains de poussièredans un rayon de soleilVrin, aprile 1996pp. 415, F 198Poesia del discontinuo che la luce del-l’intelletto rischiara, verità di ciò che èmobile e minuscolo: l’atomismo di De-mocrito porta sicuramente a sognare.Fisica generale, astronomia, teoria del-la conoscenza, psicologia e medicina,

antropologia ed etica: non c’è niente dicui egli non parli... Di livello universi-tario.

Santucci, AntonioEredi del positivismo: ricerchesulla filosofia italiana tra ‘800 e ‘900il Mulino, aprile 1996pp. 361, £. 48.000Siccome non è più possibile una defini-zione univoca del positivismo soprat-tutto in seguito ai significati assuntinella filosofia italiana tra la fine delsecolo scorso e gli anni successivi alprimo conflitto mondiale, questo librosi propone di eliminare gli stereotipipresenti e di porre nuove domande.

Sasso, GennaroTempo, evento, divenireil Mulino, maggio 1996pp. 388, £. 50.000In questo libro vengono affrontate itemi del tempo, dell’evento e del dive-nire attraverso l’esame delle opere diPlatone, Agostino, Aristotele, Kant,Hegel, Bergson, Husserl e Heidegger.L’autore propone una strada diversa daquella della filosofia occidentale attra-verso una critica della metafisica evi-tando di svelare il senso del tempo,dell’evento e del divenire entro il qua-dro delle cosiddette concezioni “unita-rie” della realtà.

Sautet, MarcLes femmes? De leur émancipationLattès, aprile 1996pp. 298, F 79L’autore, che è un filosofo, elabora delledomande sull’emancipazione della donnae fa rispondere ai grandi filosofi classici,partendo dalle loro opere. Si esprimonocosì Confucio, Platone, Aristotele, Agosti-no, Avicenna, Hume, Schopenhauer... MarcSautet sintetizza poi i vari punti di vista.Per tutti gli interessati alla materia.

Savigny, Eike vonWittgensteins ‘PhilosophischeUntersuchungen’. Ein Kommentarfür Leservol. II, brani 316-693Kloster, maggio 1996pp. 380, DM 78Si tratta della nuova edizione, ampliata ecompletamente rinnovata, di questo com-mento.

Scarre, GeofferyUtilitarianismRoutledge, aprile 1996pp. 240, UK£ 12.99Questo testo, passando in rassegna losviluppo storico e la situazione attualedell’etica utilitaristica, sostiene chementre l’utilitarismo può anche nonessere considerato un’infallibile dottri-na morale, le sue posizioni sono impor-tanti e restano ancora significative oggi.

Scheppke, K. - Tichy, M. (a cura di)Das Andere der Identität.Ute Guzzoni zum 60. GeburtstagRombach, maggio 1996pp. 230, DM 29,80.

Schlanger, JacquesUn art, des idéesL’Harmattan, maggio 1996pp. 255, F 140Si tratta di un libro che cerca di cogliere lanozione di idea. Come produrre un’idea,come conservarla, esprimerla, comunicar-la agli altri? L’autore esamina poi l’ogget-to ideale, cioè un oggetto fatto di idee e dicollegamento di idee e dei suoi artigiani, ifilosofi e i metafisici. Per tutti gli interessa-ti alla materia.

Schleiermacher, Friedrch E.D.On Religion:Speeches to its Cultured Despiserstr. di Richard CrouterCambridge UP, aprile 1996s.pp., UK£ 12.95Questo testo, scritto quando Schleirma-cher era coinvolto nel Romanticismotedesco e nella critica alla filosofiamorale e religosa di Kant, è l’espressio-ne dell’apologetica cristiano-protestan-te del periodo moderno e mostra le ten-sioni tra la concezione della religioneromantica e illuminista.

Schmid, MichaelRationalität und Theoribildung.Studien zu Karl Poppers Methodologieder SozialwissenschaftenEd. Rodopi, aprile 1996pp. 339, FOL 100Il volume ricostruisce e critica i consigliche K. Popper dà, nelle sue opere, allafilosofia delle scienze sociali.

Schneewind, J.B. (a cura di)Reason, Ethics, and Society:Themes from Kurt Baier,with his ResponsesOpen Court, aprile 1996pp. 392, UK£ 17.95Questa raccolta di dieci saggi, che sioccupano tutti delle tematiche trattateda Baier nelle sue opere recenti, rappre-senta un manuale di The Rational andthe Moral Order. Gli autori sono famo-si filosofi morali contemporanei. Il li-bro contiene anche la risposta di Baieralle loro critiche.

Schnelle, HelmutDie Natur der Sprache.Die Dynamik der Prozesse des Sprechensund Verstehensde Gruyter, maggio 1996pp. 671, DM 98.

Schockenhoff, EberhardNaturrecht und Menschenwürde.Universale Ethik in einer geschichtlichenWeltGrünewald, aprile 1996pp. 320, DM 48Esistono dei diritti umani che hanno unabase comune e valgono per tutte le culturee tutte le religioni? E’ come è possibiledimostrare razionalmente i fondamenti diquesti diritti?

Schumacher, RalphRealität, synthetisches Schließenund Pragmatismus. Inhalt, Begründungund Funktion des Realitätsbegriffsin den Theorien von Chrales S. Piercein der Zeit von 1865-1878Beltz Athenäum, aprile 1996s.pp., DM 98.

Sedmak, ClemensKalkül und Kultur. Studien zur Genesisund Geltung von WittgensteinsSprachmodellEd. Rodopi, aprile 1996pp. 317, FOL 95.

Seibert, ThomasGeschichtlichkeit, Nihilismus, Autonomie.Philosophie(n) der ExistenzM & P, aprile 1996pp. 452, DM 55.

Seifert, JosefSein und WesenWinter, maggio 1996pp. 551, DM 148.

Sgalambro, ManlioLa morte del soleAdelphi, maggio 1996pp. 230, £. 40.000Vagando tra gli imponenti relitti dellastoria della filosofia Sgalambro risalealla celebrata conversione del “vero”nel “certo” che si compie con Cartesioe riconosce nei passi successivi la gra-duale cancellazione dell’“unilateralitàscandalosa del vero”. La transizionedall’illuminismo all’idealismo appareallora come il passaggio da un tentativodi guardare il mondo senza terrore a unarisoluzione di abolire il mondo stesso.Nella seconda metà dell’Ottocento sisviluppa la “morte del sole”, condanna-to dalla termodinamica.

Shanker, S.G.Routledge History of Philosophy:Philosophy of the English-speaking Worldin the Twentieth Century-1: Logic, Mathematics and Sciencevol IXRoutledge, maggio 1996pp. 400, UK£ 55Questo nono volume della serie che siconcentra sulla storia della filosofia, di-scute, insieme al decimo volume, la filoso-fia di lingua inglese del XX secolo. Inquesto tomo, vengono presentate la logica,la matematica e la scienza.

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Sharples, R.W.Stoics, Epicureans and SkepticsRoutledge, maggio 1996pp. 144, UK£ 10.99Questo studio esamina le principali dottri-ne degli stoici, degli epicurei e diversetradizioni scettiche nell’arco di tempo cheva dalla morte di Alessandro il Grande nel323 a.C. al 200 d.C. circa. La discussioneè organizzata per argomenti piuttosto cheper scuole, in modo da portare alla luce iproblemi che sottostanno alle diverse teo-rie.

Shore, BradCulture in Mind: Meaning Constructionand Cultural CognitionOxford UP, aprile 1996pp. 416, UK£ 25Questo ritratto etnografico della menteumana utilizza studi su casi avvenuti sianelle società industrializzate che in quellein via di sviluppo, per giungere alla conclu-sione che i “modelli culturali” sono neces-sari al funzionamento della mente umana.

Silverman, Hugh J. (a cura di)Texts and Dialogues:Merleau-Ponty on Philosophy, Politics,and Cultural UnderstandingHumanities Press, aprile 1996pp. 232, s.pr.Il testo contiene saggi, interviste e scambidel filosofo francese del XX secolo, Mau-rice Merleau-Ponty, proposti nella versio-ne inglese. Questo testi sono accompagna-ti dalla valutazione dell’attività filosoficadi Maurice Merleau-Ponty e da un’intro-duzione del curatore.

Sini, CarloGli abiti, le pratiche, i saperiJaca Book, giugno 1996pp. 98, £. 22.000Sini, partendo dall’analisi del gesto dellavoce come origine dell’autocoscienza, esa-mina la verità della parola filosofia e il suorapporto con altri saperi.

Sinnott-Armstrong, Walter (a cura di)Moral Knowledge?: New Readingsin Moral EpistemologyOxford UP, aprile 1996pp. 368, UK£ 17.50Si tratta di una raccolta di saggi sul temadella conoscenza morale. Ogni saggio pro-pone un punto di vista rappresentativo nelcampo dell’epistemologia morale. Si di-scute anche di scetticismo morale, contrat-tualismo, progettismo, scetticismo femmi-nista e pragmatismo.

Siorvanes, LucasProclusEdinburgh UP, giugno 1996pp. 300, UK£ 35Questo studio analizza tutti gli aspetti diProclo, includendo anche la religione, lamatematica, la fisica, l’astronomia e lapoesia. L’autore si propone di fornire un’in-troduzione accessibile all’opera di questofilosofo, tradizionalmente considerato dif-ficile.

Sloterdijk, P. (a cura di)AugustinusDiederichs, maggio 1996pp. 48, DM 48Il volume presenta brani scelti e commen-tati da K. Falsch, tratti dalle opere di San-t’Agostino.

Solterdijk, P. (a cura di)Kantpres. di G. SchulteDiedrichs, aprile 1996pp. 448, DM 48Il volume contiene una serie di brani diKant, scelti e presentati da G. Schulte.

Solterdijk, P. (a cura di)Leibnizpres. di Th. LeinkaufDiedrichs, aprile 1996pp. 448, DM 48Il volume contiene una serie di brani diLeibniz, scelti e presentati da Th. Leinkauf.

Sontag, SusanUnder the Sign of SaturnVintage, aprile 1996pp. 224, UK£ 6.99Si tratta di una raccolta di saggi sul rappor-to tra idee morali ed estetiche. Il libro

riunisce alcune delle migliori opere criti-che della Sontag degli anni Settanta, suargomenti che vanno da Walter Benjamina Antonin Artuad, Elias Canetti e LeniReifenstahl.

Sorrentino, VincenzoLa politica ha ancora un senso?:saggio su Hannah ArendtAve, giugno 1996pp. 132, £. 19.000In questo libro vengono analizzati; il tota-litarismo, lo spazio della politica, le condi-zioni della libertà, i limiti dell’agire politi-co, il pensiero e la banalità del male, Amormundi.

Sousa, Ranald deDie Rationalität des GefühlsSuhrkamp, aprile 1996pp. 460, DM 68In quest’ampia ricerca, de Sousa dimostrache ciò che spesso sembra irrazionale, cioèla testarda indipendenza del sentire, con-sente l’infinita razionalità dell’intelligen-za umana. L’intelligenza ha un effetto soloquando valuta all’interno delle poche al-ternative che vengono scelte emotivamen-te.

Spahn, ChristinePhänomenologische Handlungstheorie.Edmund Husserls Untersuchungen zurEthikKönigshausen & Neumann, maggio 1996pp. 280, DM 78L’autrice dimostra che la costituzione diun’etica scientifica, intesa come il tentati-vo di considerare parallele logica ed etica,è sempre stata una delle principali preoc-cupazioni di Husserl.

Spencer, LloydHegel for BeginnersIcon, aprile 1996pp. 176, UK£ 7.99Il testo rappresenta un’introduzione alleopere di Hegel e documenta il suo influssofino ai giorni nostri, fornendo nuove pro-spettive sui dibattiti contemporanei e post-moderni riguardo alle “meta-narrative” ealla “fine della storia”. Aiuta anche a capi-re Marx, Lacan, Sartre e Adorno.

Spini, GiorgioGalileo, Campanella e il divino poetail Mulino, maggio 1996pp. 90, £. 16.000In questo libro Spini esamina il “caso Ga-lileo” attraverso una rilettura attenta delmateriale disponibile, comprese talune fontidi solito trascurate dagli studiosi, quali ilcommento di Campanella alle poesie dipapa Barberini e le confidenze di Galileo aigiovani scolopi che lo assistettero negliultimi anni. Così Spini mostra come Gali-leo ebbe tra i suoi sostenitori anche creden-ti di profonda fede e fu avversato da scien-ziati d’indirizzo aristotelico notoriamenteirreligiosi.

Spinoza, Benedict deEthicsPenguin, giungo 1996pp. 192, UK£ 7.99Quest’opera di Spinoza, pubblicata per laprima volta in un’edizione del 1677, è untentativo sistematico di capire la natura diDio, il rapporto tra mente e corpo, la psico-logia umana e il modo migliore di vivere.

Stadler, FriedrichStudien zum Wiener Kreis. Ursprung,Entwicklung und Wirkung des logischenEmpirismus im KontextSuhrkamp, aprile 1996pp. 900, DM 98Questo libro offre, nella sua prima par-te, una ricerca completa, sia dal puntodi vista della storia della scienza che daquello sistematico, sul Circolo di Vien-na. Nella seconda parte, che è docu-mentaristica, viene fornito per la primavolta un quadro bio-bibliografico delcentro e della periferia del Circolo diVienna.

Stewart, Jon (a cura di)The Hegel Myths and LegendsNorth Western UP (UCL), aprile 1996pp. 350, UK£ 16.95Questa raccolta di saggi mira a trattarei diversi miti e leggende su Hegel e asmitizzarli.

Stewart, Robert M. (a cura di)Readings in Social and PoliticalPhilosophyOxford UP, aprile 1996pp. 496, UK£ 22.50Quest’antologia della filosofia sociale epolitica riunisce esaurienti brani tratti dalleopere classiche e importanti contributi re-centi, molti dei quali non sono facilmenteconsultabili. L’interesse si concentra sullecorrenti liberali del pensiero politico oc-cidentale moderno.

Striker, GiselaEssays on Hellenistic Epistemologyand EthicsCambridge UP, maggio 1996s.pp., UK£ 13.95Le dottrine delle scuole ellenistiche - epi-curei, storici e scettici - hanno certamenteavuto un influsso formativo sul pensierosuccessivo. Questa raccolta di saggi è in-centrata su questioni-chiave di epistemo-logia ed etica, dibattute dai filosofi greci eromani del periodo ellenistico.

Stubenberg, LeopoldConsciousness and QualiaJohn Benjamins, maggio 1996pp. 220, FOL 80Si tratta di uno studio della coscienza qua-litativa, di cui esempi caratteristici sono: ildolore, le esperienze del colore, dei suonied esperienze affini. La coscienza vieneanalizzata come possesso di qualia.

Taroni, PaoloAssoluto: frammenti di misticismonella filosofia di Francis Herbert BradleyCooperativa libraria e di informazione,maggio 1996pp. 204, £. 24.000In questo libro Taroni presenta il pensierofilosofico di Bradley inquadrandolo all’in-terno della corrente idealistica anglo-sas-sone e individuando la sua componentemistica. Così l’autore mostra come il so-strato filosofico inglese conferisca alla te-oria mistica di Bradley una componentescettica ed empirica.

Taubes, JacobVom Kult zur Kultur. Bausteine zu einerKritik der historischen Vernunft.Gesammelte Aufsätze zur Religions-und Geistesgeschichtepref. e commento di A. e J. Assmann,W.-D. Hartwich e W. MenninghausW. Fink, aprile 1996pp. 250, DM 48Nel volume vengono analizzati la legge, lastoria, il messianesimo; la gnosi e le sueconseguenze; la teologia dopo la svoltacopernicana; la religione e la cultura.

Theunissen, MichaelVorentwürfe von Moderne.Antike Melancholie und die Acediades Mittelaltersde Gruyter, maggio 1996pp. 56, DM 24Il volume si basa sulle interpretazioni deidue testi fondamentali, che rappresentanoil tentativo di riassumere i dibattiti, duratinei secoli, su questo argomento: la tratta-zione della Melanchologia nella scuola diAristotele e l’analisi dell’Acedia di Tom-maso d’Aquino.

Tommaso d’Aquino’Summa contra gentiles’ -’Summa gegen die Heiden’vol. III, parte 2a cura di K. AllgeierWiss. Buchges., aprile 1996pp. 408, DM 89.

Tommaso d’Aquino’Summa contra gentiles’ -’Summa gegen die Heiden’vol. IVa cura di M. Hilmar WörmerWiss. Buchges., aprile 1996pp. 4596, DM 118L’edizione di quest’opera di Tommasod’Aquino si conclude con questo quartovolume. Viene qui presentata per la primavolta la versione latina e tedesca del testo.

Tommaso d’AquinoCommentary on the ‘Book of Causes’Catholic UP USA, maggio 1996pp. 258, UK£ 13.50Tommaso d’Aquino considerava il Libro

della cause come una derivazione dagliElementi di teologia di Proclo. Questo com-mento è un’opera filosofica distinta, chefornisce un’ampia visione del suo approc-cio al pensiero neo-platonico e funge daguida alla sua metafisica.

Tommaso d’AquinoDe la verité: question 2(la science en Dieu)a cura e tr. di Serge-Thomas Boninopref. di Ruedi ImbachEd. universitaires de Fribourg-Cerf,maggio 1996pp. 622, F 290Nel XIII secolo, alcune dottrine metafisi-che e noetiche dei commentatori ebrei emusulmani minacciavano seriamente lafede cristiana nell’onniscieza divina, il fon-damento immediato del dogma della prov-videnza universale. Per gli specialisti dellamateria.

Tugnoli, ClaudioRagione e tradizione:come e perché insegnare filosofiaFrancisci, giugno 1996pp. 177, £. 25.000Questo libro si rivolge a chi pensa chedovrebbe imparare la filosofia ma anche achi crede di poterla insegnare.

Tymieniecka, Anna-TeresaLife in the Glory of its RadiatingManifestationsKluwer, maggio 1996pp. 592, UK£ 134Scavando la fenomelogia della vita e dellacondizione umana porta alla luce il logosdella vita nella sua interazione armoniz-zante. Questa raccolta rivela il campodell’ontopoiesis della vita, attraverso un’au-to-individualizzazione della vita, che è lachiave del suo labirinto (Tymieniecka).

Vaassen, BerndDie narrative Gestalt(ung)der Wirklichkeit. Grundlinien einerpostmodern orientierten Epistemologiefür die SozialwissenschaftlerVieweg, maggio 1996pp. 249, DM 100Assunzioni di base, ormai acquisite daparte della conoscenza scientifica perdonorapidamente la lora forza argomentativanel corso del discorso post-moderno. Inquesto volume, ci si preoccupa soprattuttodi postulare principi per un nuovo orienta-mento e di renderli adatti alla discussione.

Valdinoci, SergeLa traverseé de l’immanence:europanalyseou la méthode de la phénomenologieKimé, aprile 1996pp. 384, F 210L’autore, constatando il decadimento delcorpus, inizialmente greco, del pensiero inEuropa e la determinazione del caos, con-siderato positivo dalle scienze forti, collo-ca la sua azione all’interno del progetto diricostituire un corpus gerarchico e proponeun percorso immanente e autonomo chegeneralizzi i primi lineamenti di un pensie-ro positivamente caotico, presente nelleriflessioni dei mistici. Di livello universi-tario.

Valenti, Cesare (a cura di)Quaderni di Pensiero e societàBibliotheca, giugno 1996pp. 111, £. 20.000.

Vattimo, GianniCredere di credereGarzanti, maggio 1996pp. 107, £. 15.000In questo libro Vattimo propone la suainterpretazione della dimensione religiosaindividuando nell’incarnazione di Cristola secolarizzazione del principio divino enell’ “ontologia debole”. La trascrizionedel messaggio cristiano. Così Vattimo siconsidera anarchico non violento e deco-struttore ironico delle pretese degli ordinistorici, sempre guidato dal principio dicarità verso gli altri.

Vergely, BertrandLa philosophieMilan, aprile 1996pp. 64, F 15Attraverso i suoi stupori, le sue domande ele sue critiche, la filosofia non ha smesso di

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esplorare - attraverso la natura, Dio, lacoscienza, la libertà o la storia - ciò checostituisce la ricchezza della condizioneumana. Quest’opera si rivolge a chi vuolescoprire la filosofia o, semplicemente, averespiegazioni su termini come “metafisica”,“dialettica” o “verità”. Per adolescenti (apartire dai tredici anni) e per tutti gli inte-ressati.

Virno, PaoloMiracles, virtuosité et Déjà vu:trois essais sur l’idée du mondetr. dall’italiano di Michel ValensiEclat, aprile 1996pp. 155, F 87Il primo di questi tre saggi è consacratoal contenuto di tutta la filosofia dellastoria: l’idea di una fine. Il secondoparte dai sentimenti che proviamo quan-do pensiamo al mondo nel suo insieme.Il terzo cerca di trovare delle parole-chiave (come intelletto, esodo, amici-zia) che consentano di pensare a dellenuove teorie politiche.

Vuilleman, JulesNecessity or Contingency?:The ‘Master Argument’and its Philosophical SolutionsCambridge UP, aprile 1996s.pp., UK£ 14.95Analizzando l’Argomento di Epitteto,questo testo sostiene che la forza del-l’argomentazione non proviene solo daconsiderazioni puramente logiche emodali, ma dalla nostra esperienza deltempo.

Walter, KatyaTao of Chaos: DNA and the I Ching -Unlocking the Code of the UniverseElement Books Ltd, giugno 1996pp. 288, UK£ 4.99I Ching cinesi e il codice genetico han-no somiglianze sorprendenti e in questolibro Katya Walter analizza la loro unio-ne nella teoria moderna del caos. L’au-trice conclude che I Ching anticiparonoil codice binario di Leibniz di oltre3000 anni. Katya Walter giunge anche arivelare l’ordine fondamentale dell’uni-verso.

Ward, JulieFeminism and Ancient PhilosophyRoutledge, aprile 1996pp. 256, UK£ 12.99Quest’opera fornisce una valutazionedelle discussioni dei filosofi antichi aproposito della donna e spiega qualipunti di vista del passato possono esse-re utili alla teoria femminista di oggi. Ipassi antologici vanno dalla filosofiagreca classica fino al periodo ellenisti-co, includendo anche Platone e Aristo-tele.

Weis, Kurt (a cura di)Was ist Zeit? Entwicklung und Herr-schaftder Zeit in Wissenschaft, Technik undReligionAkademie Vlg. Hofbauer, aprile 1996pp. 280, DM 29,80.

Weisch, WolfgangVernunft.Die zeitgenössische Vernunftkritikund das Konzept der trasversalen VernunftSuhrkamp, aprile 1996pp. 944, DM 34,80.

Weizsäcker, Viktor vonGesammelte Schriftenvol. IV: Der Gestaltkreis.Theorie der Einheitvon Wahrnehmen und Bewegena cura di D. Janz, W. Rimpau,W. Schindler et al.Suhrkamp, aprile 1996pp. 608, DM 68.

Welte, BernhardWahrheit und Geschichtlichkeita cura di B. Casper e I. FeigeKnecht, maggio 1996pp. 224, DM 42Si tratta di una pubblicazione tratta dalleopere postume di Welte.

Werkmeister, W.H.Martin Heidegger on the Waya cura di R.T. Hull

ed. Rodopi, maggio 1996pp. 193, FOL 125Si tratta della pubblicazione del mano-scritto di Werkmeister, da lui lasciatoincompiuto al momento della sua mor-te. In un lasso di tempo di trentaseianni, l’autore scrisse nove articoli ecompilò diverse rassegne riguardanti lesue scoperte. All’età di novantanni,Werkmeister si accinse di nuovo a scri-vere un’opera che avrebbe dovuto uni-ficare il pensiero di Heidegger.

Willett, CynthiaMaternal Ethics and other SlaveMoralitiesRoutledge, giugno 1996pp. 256, UK£ 13.99Quest’analisi rivela il modo in cui lesoggettività materne servono come cri-tica della ragione strumentale, cioè comele madri, negre e altre “schiave” dellastoria stiano trasformando la culturarepressiva che in occidente assume ilnome di ragione.

Williams, BernardDescartes. Das Vorhabender reinen philosophischen UntersuchungBeltz Athenäum, maggio 1996s.pp., DM 48.

Williams, John TyermanPooh and the PhilosophersMandarin, giugno 1996pp. 184, UK£ 5.99Questo libro si propone di dimostrareche tutta la filosofia occidentale daicosmologi agli esistenzialisti, può es-sere ritrovata nelle pagine di WinniePooh l’orsetto e La strada di Pooh.L’autore mostra come il “Grande orso”spiega le idee profonde di grandi pensa-tori come Platone e Kant.

Williams, MichaelUnnatural Doubts:Epistemological Realismand the Basis of SkepticismPrinceton UP, aprile 1996pp. 410, UK£ 14.95Il testo è una polemica contro l’idea diepistemologia nella sua concezione tradi-zionale. L’autore sostiene che la cono-scenza del mondo costituisce un tipo diconoscenza teoricamente coerente, le cuipotenzialità devono essere difese, conside-rando come premessa una dottrina profon-damente problematica che egli chiama “re-alismo epistemologico”.

Wirkus, BerndDeutsche Sozialphilosophie in der erstenHälfte des 20. JahrhundertsWiss. Buchges., maggio 1996

pp. 468, DM 98Diversamente rispetto ad altre discipli-ne filosofiche, non esiste nessuna mo-nografia che riguardi la storia delle pro-blematiche della filosofia sociale. Conquesto volume - in cui la filosofia vienepresentata come forma di pensiero cen-trale per l’epoca moderna e in cui que-sta disciplina viene misurata sulla basedei suoi ambiti problematici e delleposizioni che la caratterizzano - si vor-rebbe rimediare a questo vuoto.

Wisser, RichardPhilosophische Wegweisung. Versionenund PerspektivenKönigshausen & Neumann, maggio 1996pp. 472, DM 98.

Woodfield, RichardGombrich on ArtManchester UP, aprile 1996pp. 256, UK£ 40Il volume discute dell’opera di Gom-brich sull’arte e la psicologia. Dei saggiesaminano diversi aspetti, tra i qualifigurano le dispute sull’arte e l’illusio-ne, la socio-bilogia dell’arte, Il sensodell’ordine e il primitivismo contem-poraneo. Anche Gombrich ha contribu-ito con un articolo, “Quattro teorie del-l’espressione artistica.”

Zaccaï-Reyners, NathalieLe monde de la vievol. II: Schütz et MeadCerf, maggio 1996pp. 105, F 59Quali sono gli ambiti della coesionesociale? Che ruolo hanno il linguaggioe l’interazione nella costruzione di im-maginari comuni? Molte domande rin-viano al concetto di “mondo della vita”e vengono esaminate secondo i contri-buti di Schütz e Mead. Per tutti gliinteressati.

Zaccaï-Reyners, NathalieLe monde de la vievol. III: Après le tournant sémiotiqueCerf, maggio 1996pp. 125, F 59All’incrocio tra l’ermeneutica filosofi-ca di Gadamer e la pragmatica univer-sale di Habermas, il concetto di mondovissuto, che viene qui riformulato, puòcontribuire all’intelleggibilità della vitain comune, in contesti profondamentepluri-culturali. Per tutti gli interessati.

Zamora, José A.Krise - Kritik - Erinnerung.Ein politisch-theologischer Versuchüber das Denken Adornosim Horizont der Krise der Moderne

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Lit, maggio 1996pp. 512, DM 78,80.

Zecchi, Stefano (a cura di)Le arti e le scienzeil Mulino, aprile 1995pp. 300, £. 34.000Questo libro raccoglie alcuni saggi didiversi autori che si propongono di ana-lizzare il complesso rapporto tra arte escienza a partire dalla classicità, perio-do in cui la parola arte coincideva con laparola tecnica e indicava una particola-re capacità di collegare cose, immaginie parole evidenziando la qualità e labellezza per giungere al periodo attualenel quale viene affermata la distinzionetra arte e scienza.Zhengyuan FuChinese Legalists:The Earliest TotalitariansM. E. Sharpe, aprile 1996pp. 176, UK£ 19.95Questo studio si occupa dei Legalisti, un’an-tica scuola della filosofia cinese, che perfe-zionò la scienza dell’arte del governo.Consente di avvicinarsi allo stile del di-scorso legalista ed evidenzia la sua in-fluenza sulle istituzioni e le pratiche digoverno cinesi.

Ziegler, Leopold’Der europäische Geist’. ‘Die neueWissenschaft’. Zwei vergessene SchriftenH. Leins, aprile 1996pp. 226, DM 34Leopold Ziegler (1881-1958), che aisuoi tempi era uno dei filosofi tedeschipiù importanti, viene ormai nominatopoco. Gli si fa un torto, in quanto è ingrado di fornire la risposta a domandeimportanti per il nostro presente. Que-sto è il motivo per cui gli si restituiscela parola, tramite questi suoi due testi.

Zimmerman, Michael J.The Concept of Moral ObligationCambridge UP, maggio 1996s. pp., UK£ 35Questo testo sviluppa e difende un’ana-lisi del concetto dell’obbligo morale.L’autore si mantiene neutrale rispettoalla competitività tra le concrete teoriedell’obbligo, sia che esse assumanocarattere consequenzialista che deonto-logico; egli cerca di formulare nuovesoluzioni per una serie di problemi filo-sofici.

Zubiria, MartinDie Teleologie und die Krisisder PrincipienGeorg Olms, aprile 1996pp. 234, DM 47,80.

(Biblio. it. di M.Mi.; trad. it. di L.T.)