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IDEE PER IL PROGRAMMA STRATEGICO PROVINCIALE
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La Provincia di Campobasso intende attivare una programmazione territoriale
che rappresenti uno vero strumento di mobilitazione per riunire volontà, formulare
obiettivi prioritari e generare partecipazione attiva dei diversi attori, pubblici e privati.
L’obiettivo è promuovere uno sviluppo sostenibile che punti:
ü all'occupazione, sostenga i giovani, incentivi le produzioni agr icole di
qualità (tipiche, biologiche)
ü garantisca la valorizzazione del tur ismo, del tessuto cultur ale e
dell’ar tigianato
ü tuteli la qualità del ter r itor io e il benessere dei cittadini (scuole sicure,
utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, ecc.),
ü indirizzi lo sviluppo e il sostegno del tessuto imprenditor iale locale verso
processi di innovazione, r icerca e utilizzo delle ICT.
Tale sviluppo può essere garantito solo attraverso il concorso di molteplici
volontà, utilizzando il metodo della concertazione e della programmazione negoziata.
Gli enti locali vengono ad assumere la veste di protagonisti della promozione e
dello sviluppo locale e non quella di destinatari passivi di interventi e di iniziative
decise il più delle volte in altri tavoli di concertazione.
La Provincia, nel suo ruolo di ente intermedio (area vasta) tra Regione e
Comune, assolve la funzione di coordinamento territoriale, particolarmente
significativa in questo momento che coincide con l’avvio della nuova fase di
programmazione dei fondi comunitari 2007/2013.
A tal proposito si ribadisce l’importanza del dialogo con l’ente regionale, per
arricchire il quadro programmatico molisano e per implementare la crescita
economicosociale con iniziative a questo correlate, che ne assicurino una adeguata
espansione proiezione.
La fase di programmazione strategica d’area vasta richiede una partecipazione
attiva e propositiva, della Provincia e degli altri enti locali, della Camera di
Commercio, dell’Università, delle forze sociali, delle associazioni di categoria e di
tutti gli stakeholders. Questa nuova esperienza di programmazione, soluzione di continuità rispetto al
passato, almeno dal punto di vista metodologico, darà i suoi frutti, ma in quanto
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articolata e rispondente ai bisogni espressi dalla collettività e sarà la risultante di un
sensibile percorso di concertazione.
La nuova programmazione dovrà essere ispirata a tre esigenze:
immaginare una sede istituzionale in cui posizionare un fattore di
filtro/bilanciamento selettivo delle istanze sociali di maggior valenza, in una
prospettiva di interesse generale, curando una metodologia che esalti la logica del
partenariato ed i principi di sussidiarietà e leale collaborazione;
cogliere le opportunità di cofinanziamento offerte dalla programmazione e
dagli incentivi di fonte comunitaria, nazionale e regionale;
assicurare alle aziende e alla cittadinanza nuove occasioni di crescita del
mercato, offrendo opportunità di aggregazione della domanda e dell’offerta.
La strada appena delineata è percorsa ad oggi dal Comune capoluogo di regione
che, unitamente ad altri 21 comuni vicini, ha promosso un Progetto strategico
territoriale che la Provincia intende supportare, in un’ottica di efficiente ed efficace
collaborazione istuzionale a vantaggio del territorio tutto, e che diventa un elemento
qualificante del più ampio contesto programmatorio che vedrà protagonisti altri
strumenti di lavoro quali il Piano Strategico Provinciale.
La concertazione, tuttavia, non deve servire alla diffusione utopistica di uno
sviluppo eguale e altamente improbabile, oltre che insostenibile, bensì alla
concentrazione delle iniziative qualificanti e alla loro localizzazione ottimale e
distribuita sul territorio.
Negli ultimi anni, le iniziative di sviluppo locale attivate sul territorio della
Provincia di Campobasso, dimostrano, in base ai risultati ottenuti, che l’approccio
concertativo e di ascolto delle comunità locali è ‘vincente’.
La Provincia ha inaugurato la fase dei programmi LEADER programmi di
sviluppo rurale, il Patto Territoriale per l’Occupazione del Matese, il Contratto
d’Area del Molise Interno, il Patto Territoriale del Trigno Sinello, il Patto
dell’Agricoltura del Matese e per finire il Contratto di Programma per l’Agricoltura.
Si tratta di strumenti che hanno utilizzato la leva dello sviluppo di una porzione del
territorio per generare benefici di più ampia portata, in una condizione operativa
segnata da un deficit grave di programmazione e pianificazione urbanistica
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territoriale: si è trattato di ‘innervature’ positive che hanno restituito a determinate
aree una nuova gamma di potenzialità, escludendo dal procersso virtuoso, altre aree.
Il Piano Strategico Provinciale mira ad ovviare a tale deficit, sollecitando, al
contempo, l’attività creativa e propulsiva dei soggetti operanti nella società, oltre che
delle isituzioni.
Il Piano Strategico, da parte sua, intende accentuare la definizione delle
potenziali linee di sviluppo che si rendono possibili sul territorio di riferimento,
mirando ad una “valorizzazione integrale e razionale”, con uno sguardo attento anche
alle politiche sociali e culturali, oltre che, ovviamente, alle scelte di natura
economica. Il PSP e il PTCP mettono a punto strumenti di supporto della
programmazione urbanistica degli enti locali.
La Provincia ha curato, in particolare, la redazione del Piano territoriale di
coordinamento provinciale (PTCP): si tratta di uno strumento importante,
strettamente collegato al programma strategico, che presuppone una legge urbanistica
regionale di cornice. Considerata l’assenza di quest’ultima, che qui si
rimarca,l’azione in questione non si rivela comunque velleitaria, in quanto può
contare sulla moral suasion che comporta azioni comunali di pianificazione coerenti
con il PTCP.
Il territorio, inteso come sistema integrato, diventa una risorsa protagonista
della competizione economica e soggetto dello sviluppo e della valorizzazione di
tutto ciò che un sistema locale esprime in termini di crescita: reddito, ambiente,
capacità produttiva, saperi, tradizioni ecc…
Assumono sempre maggiore rilievo, in questo contesto: le scelte urbanistiche e
paesistiche; la collocazione ottimale di luoghi necessari allo sviluppo (smaltimento
rifiuti; energetici; le aree destinate allo sviluppo industriale, artigianale, a parchi,
etc.); lo sviluppo dei sistemi produttivi locali, industriali e terziari; il collegamento
fisico e immateriale con altre aree e relative reti. Di seguito vengono tracciate alcune
ipotesi guida che saranno sottoposte al vaglio e all’arricchimento concettuale in sede
di consultazione e confronto con gli altri interlocutori istituzionali e sociali: in altri
termini il PSP non viene presentato oggi ma la sua metodologia ed i suoi primi
contenuti rappresentano i primi passi di un processo.
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Tra le idee guida di riferimento intendiamo suggerire la enucleazione di alcune
scelte di area in una logica di propulsione distrettuale. Nella parte successiva abbiamo
affidato ad alcune schede una prima riflessione su tematiche che dovranno trovare
corpo in seno al PSP.
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PARTE I AREE DISTRETTUALI
Per uno sviluppo sostenibile che vada a valorizzare le peculiarità del territorio
provinciale è nostro intento attivare la creazione e il potenziamento di “distretti
locali” che sappiano mescolare risorse diverse: qualità del territorio e produzioni
tipiche agroalimentari; imprese meccaniche e ricerca elettronica; beni culturali,
mestieri d’arte e turismo. Bisogna puntare ad attività a più alta tecnologia: piccole
imprese innovative insieme all’università; ricerca biotecnologica a supporto delle
attività agroalimentari; ricerca sui materiali dove insistono produzioni meccaniche.
Per attivare concretamente tale ipotesi programmatoria è importante intervenire
nella realizzazione dei seguenti distretti:
• distretto rur ale nell’ar ea collinar e del basso Molise e del Molise centrale
che insista su azioni che mirino al sostegno delle filiere dell’allevamento avicolo
ovinocaprinobufalino, alla salvaguardia dei percorsi viari rurali selezionati (vie del
vino, percorsi enogastronomici, strade di interesse di filiere agricole significative,
etc., allo sviluppo dell’agriturismo e del turismo rurale per il rafforzamento delle
azioni tese a sviluppare il c.d. albergo diffuso e le aziende agrifaunistiche e
agrituristico venatorie;
• distretto agroalimentare di qualità che permetta di potenziare i rapporti tra
le piccole e piccolissime imprese dell’area, contribuisca ad incentivare le produzioni
in una ottica di filiera agroalimentare (filiere olivicole e vitivinicole, filiera
saccarifera, ecc.), fornisca servizi per la valorizzazione dei prodotti e promuova
l’innovazione tecnologica (area di BoianoRipalimosani, area Basso Molise);
• distretto della pesca nell’area costiera che sappia operare per la
valorizzazione dell’acquacoltura, la salvaguardia della qualità delle acque a fini
ambientali e produttivi, il sostegno della pesca in mare, con lo sguardo rivolto al
bacino adriatico e mediterraneo, il sostegno all’industria navale e all’ittiturismo
(ospitalità ricreative, didattiche presso le abitazioni o strutture disponibili), alla
pescaturismo (imbarco di persone estranee all’equipaggio), per la lavorazione dei
prodotti della pesca.
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PARTE II SCHEDE
PROGRAMMA QUADRO DI RIQUALIFICAZIONE E MESSA IN
SICUREZZA DELL’EDILIZIA SCOLASTICA PROVINCIALE
L'edilizia scolastica, da sempre oggetto di sensibile attenzione ed impegno da parte
dell’amministrazione provinciale, ha assunto, dopo il grave terremoto che ha colpito il
Molise, importanza prioritaria e indifferibile per realizzare un sistema edilizio pienamente
adeguato alle esigenze del territorio e caratterizzato da elevati standard di sicurezza,
funzionalità e qualità edilizia.
Il progetto “Scuole Sicure”, partito ormai da qualche anno, ha già realizzato i primi
risultati sia in termini di studi di base, sia in termini di primi interventi esecutivi.
L’impegno dei prossimi anni è volto, in primo luogo, alla predisposizione delle
progettazioni esecutive, nonché alla individuazione di appropriati canali di finanziamento
sia regionali che nazionali. L’idea di fondo, maturata nel gruppo di lavoro, secondo la
quale, oggi, la messa in sicurezza delle scuole ha un onere non sostenibile con la finanza
provinciale, né compatibile con le risorse messe a disposizione dalla finanza regionale: lo
studio predisposto dai nostri uffici – è stato commisurato in circa 72.286.000 euro l’onere
in questione per le sole scuole superiori di Campobasso e di Termoli, mentre la Provincia,
nonostante l’impegno massimo profuso, è riuscita ad inserire nel bilancio di quest’anno
solo 2.900.000 euro.
E’ evidente la sproporzione tra l’impegno e la realtà finanziaria.
Così stando le cose, si rende ineludibile fare appello al coinvolgimento di capitali
privati attraverso il sistema del project financing. Tale azione si renderà possibile solo con
il pieno coinvolgimento delle amministrazioni comunali interessate, con la predisposizione
di Accordi di programma integrati.
Il piano può essere completato da operazioni di leasing mirate, che traducano gli
oneri locativi in oneri che consentano l’appropriazione, da parte della Provincia, di beni che
si siano rivelati in grado di soddisfare esigenze di funzionamento e di sicurezza.
L’ipotesi da coltivare è quella di attuare un progetto che preveda la
razionalizzazione e la realizzazione di uno o due nuovi poli scolastici di secondaria
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superiore che, in forma di plessi polifunzionali, consentano di economizzare e di portare a
fattor comune le spese per palestre, biblioteche, aree per il tempo libero, auditorium, ecc…
riducendo i costi complessivi di gestione, ottimizzando l’utilizzo delle strutture scolastiche
mediante la previsione di accorpamenti in complessi organici dal punto di vista urbanistico
ed edilizio, adeguatamente dotati di appropriate infrastrutture e servizi.
L’idea progettuale potrebbe partire, innanzitutto, con la realizzazione di due
subprogetti autonomi: uno per il Comune di Campobasso, l’altro per il Comune di Termoli.
A questi potranno seguirne ulteriori progetti dedicati alle altre aree provinciali. Da una
prima analisi del piano straordinario di messa in sicurezza delle scuole, emergono dati
macroscopici che rilevano l’opportunità e la possibilità di addivenire all’attuazione del
Piano attraverso l’affidamento di un unico contratto di concessione di lavori pubblici
attraverso il project financing.
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AMBIENTE
La Provincia, nei prossimi anni, attuerà una pianificazione territoriale ispirata al
principio della sostenibilità ambientale, della salvaguardia, tutela e miglioramento della
qualità del territorio e della qualità della vita, nell'ambito dei principi e delle normative
comunitarie, statali e regionali. La qualità del nostro territorio, infatti, rappresenta, ancora,
una delle risorse più importanti da salvaguardare, al fine di attivare politiche di sviluppo
economiche, sociali e ambientali sostenibili.
Con questo spirito la valutazione ambientale strategica (VAS) diventa la metodologia
attiva dell’operato della Provincia, per tutti i suoi piani e programmi futuri. Il corretto
impiego degli “indicatori ambientali” permetterà, inoltre, di conseguire una efficace
progettazione e gestione delle attività. In tal modo la tematica di assoluta trasversalità
“tutela ambientale” potrà essere coniugata e trovare valorizzazione in tutti i settori, anche in
quelli che, solo apparentemente, non hanno collegamento, realizzandone la corretta
integrazione.
Altro sistema operativo che caratterizzerà le azioni dell’Amministrazione provinciale
verso una concreta salvaguardia ambientale sarà l’integrazione con altri attori presenti sul
territorio e interessati alla salvaguarda territoriale.
Gli ambiti strategici nei quali la Provincia di Campobasso intende investire le proprie
energie sono due: la gestione integrata dei rifiuti e la riqualificazione energetica del
territorio.
La gestione integrata dei r ifiuti.
La legislazione corrente, europea e statale, prevede che lo smaltimento in discarica
assuma una funzione residuale rispetto al ciclo integrato di gestione dei rifiuti; ne deriva
che il conferimento in discarica può riguardare solo i rifiuti non recuperabili, inerti e/o
pretrattati non suscettibili di ulteriore valorizzazione.
La disciplina comunitaria ha da tempo espresso una costante e crescente attenzione al
problema dei rifiuti, intervenendo sempre più spesso con i diversi strumenti giuridici e di
indirizzo a sua disposizione.
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Il ruolo di spartiacque nella normativa italiana è rappresentato dal Decreto Ronchi:
con esso il nostro sistema giuridico recepisce e si adegua ai principi comunitari di
responsabilità dell’inquinatore, di prevenzione e della precauzione. Stabilendo altresì ruoli
e funzioni dei vari attori istituzionali.
Al decreto Ronchi sono quindi seguiti una nutrita serie di decreti che hanno dato
attuazione e integrato il lo stesso, sino a giungere al 2006, quando, nell’aprile, è stato
pubblicato il “Testo Unico Ambientale” (d.lgs. n. 152/2006), che abroga e sostituisce tutta
la precedente normativa. Nel testo Unico, le province, seppur subiscano alcune limitazioni
alla proprio competenze, vedono riconfermato il loro ruolo di coordinamento e controllo,
permane in capo ai comuni la gestione dei rifiuti urbani e assimilati.
La Regione Molise, con Legge Regionale 7 agosto 2003, n. 25 ha suddiviso il
territorio provinciale in due ATO: l’Ato n. 2, con circa 142.000 abitanti e 55 comuni
(Matese e zona centrale); l’Ato n. 3 con circa 94.000 abitanti e 29 comuni (medio basso
Molise).
La Provincia di Campobasso, con l’adozione del Piano Provinciale di Gestione dei
Rifiuti, ha condiviso e sostenuto la logica della gestione del “ciclo integrato dei rifiuti”,
ponendo come obiettivo generale il raggiungimento di un quantitativo di raccolta
differenziata pari al 35% del totale dei rifiuti urbani con un quantitativo di recupero totale
di rifiuti urbani pari al 60% dei rifiuti raccolti, riducendo il quantitativo di rifiuti da
conferire in discarica al 30%. Il Piano adottato nel 2004 ha un orizzonte temporale di
cinque anni dal 2004 al 2008 e rappresenta il più importante documento di pianificazione
adottato dall’amministrazione.
Ebbene a poco meno di un anno dalla scadenza del Piano i dati che emergono dalle
rilevazioni dall’Osservatorio provinciale dei Rifiuti non sono molto gratificanti.
L’analisi non consolidata degli ultimi dati ricevuti relativi al 2006 evidenzia una
produzione totale di rifiuti di circa 101.000 tonnellate con una produzione procapite di 437
kg.
I valori delle raccolte differenziate si attestano intorno alle 8095 tonnellate che
risultano essere pari al 8% del totale con una raccolta differenziata procapite pari a 35
kg/anno.
Bisogna per altro rilevare che la legge finanziaria 2007 ha introdotto al comma 1108
l’obiettivo del 40% di raccolta differenziata entro il 31 dicembre del 2007. Si deve quindi
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constatare il notevole ritardo del territorio nell’attivare adeguati sistemi di raccolta
differenziata dei rifiuti, anche se la situazione appare comunque diversificata: si va da
Comuni con assenza di raccolte differenziate a Comuni che raggiungono percentuali del 12
– 14 %.
La Provincia ha, da sempre, cercato di interpretare il proprio ruolo di coordinamento
e controllo, in maniera non sanzionatoria, ma collaborativa e di supporto ai comuni
nell’organizzazione del servizio di raccolta nonché di sensibilizzazione verso le famiglie
per la corretta selezione dei rifiuti domestici (vedi anche le recenti Guide Pratiche per la
gestione di rifiuti nell’edilizia, in agricoltura e nella autoriparazioni). Infatti la percentuale
estremamente bassa di raccolta differenziata è l’inevitabile conseguenza della mancata
attivazione di adeguati sistemi di intercettazione delle varie frazioni merceologiche dei
rifiuti, nonché di gestioni frammentate e non integrate dei servizi di raccolta sul territorio
provinciale che aumentano notevolmente le diseconomie gestionali. E’ auspicabile per un
miglioramento determinante delle quantità di raccolta differenziata l’attivazione di raccolte
porta a porta che garantiscono la qualità della frazione intercettata, nonché incentivano i
produttori a differenziare le frazioni richieste.
Pertanto obiettivo dell’Amministrazione in ordine alla gestione integrata dei rifiuti,
sarà sostenere una politica di smaltimento che comprenda tutto il ciclo di vita del rifiuto, in
un’ottica di filiera di processo, in quanto la riduzione, restituzione, consegna e raccolta
differenziata sono da considerarsi come essenziali per una corretta gestione del sistema
rifiuti, e quindi anche del recupero e smaltimento.
Già in fase di predisposizione del Piano Provinciale dei Rifiuti, la Provincia si pose
l’impegno di sollecitare il territorio, in primis i comuni, ad adottare modalità gestionali di
rifiuti che rispondessero ai criteri della uniformità territoriale, della economicità del
sistema, del progressivo passaggio dalla tassa alla tariffa.
A tutt’oggi, spiace osservare, che questo traguardo non è stato realizzato, permanendo
ancora una pluralità e diversità di gestioni, e questo, come dimostrano i dati rilevati
dall’Osservatorio Provinciale, non ha permesso di centrare gli obiettivi tecnici del Piano.
Gli accordi territoriali, oltre ad avere un riconoscimento giuridico nel Testo Unico
degli Enti Locali (TUEL), si dimostrano particolarmente efficaci nella loro capacità di fare
“sistema” e mettere a fattor comune le esperienze e le potenzialità locali. Infatti l’art. 181
del 152/2006 prevede che le pubbliche Amministrazioni possano promuovere e stipulare
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accordi e contratti di programma con i soggetti economici, al fine di favorire il riutilizzo, il
reimpiego, il riciclaggio e le altre forme di recupero dei rifiuti. Questo permetterebbe di
garantire accordi fra le parti in grado di responsabilizzare e incentivare tutti gli operatori ad
una concreta azione di gestione dei rifiuti ottimale. Anche l’attuale suddivisione del
territorio in due ambiti ottimali potrebbe essere superato e migliorato con i contratti di
programma, in modo tale da assicurare uniformità di indirizzo e di politica operativa.
L’obiettivo è quello quindi di realizzare in tempi brevi una gestione unitaria del
servizio fra i due Ato. Tale soluzione consentirebbe di superare le attuali diseconomie
gestionali, e attuare, sul nostro territorio, in maniera economicamente efficiente le più
avanzate esperienze fatte in tema di gestione integrata dei rifiuti; che come dimostrano le
esperienze sia italiane che europee, sono proprio i territori a bassa densità abitativa ad aver
realizzato le migliori performance.
Il distretto energetico ed ambientale
La Pianificazione Strategica della Provincia di Campobasso mira ad assicurare un
ruolo strategico nel territorio provinciale alle politiche di riqualificazione energetica. In tale
contesto si tratta di valutare la realizzazione di uno o più “distretti a valenza energetica”
che sappiano cogliere le peculiarità e le opportunità che possono essere assicurate dalle
sinergie con altri settori economici o con altri fattori. Viene in rilievo in particolare la
possibilità di realizzare distr etti agroenergetici, energeticoambientali, energetico
alternativi. Le sollecitazioni in materia giungono direttamente dai documenti internazionali
ed europei, quali il Protocollo di Kyoto e la Comunicazione della Commissione europea
“Una politica energetica per l’Europa” (2007), che definisce la nuova strategia su efficienza
energetica, biocombustibili e fonti rinnovabili, cui si aggiungono le conclusioni della
Presidenza europea del marzo 2007.
A livello statale, vi è un costante aumento dell’attenzione per le tematiche
energetiche, con la previsione di agevolazioni finalizzate a garantire un risparmio
energetico e per l’ambiente (Legge Finanziaria 2007); mentre il recente Piano Energetico
Ambientale della Regione Molise fa emergere importanti elementi di riflessione volti a
pensare al nostro territorio come un “parco di sperimentazione energeticoambientale”.
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L’obiettivo della Provincia consiste nella Creazione di un “Distretto Energetico e
Ambientale” che operi prevalentemente nella realizzazione di filiere dell’agroenergia, dell’edilizia sostenibile e delle fonti energetiche rinnovabili e che metta a fattore comune
una serie d’interventi di innovazione riconducibili a l tema dell’ambiente, tanto nella sua
dimensione naturale quanto inteso come spazio abitato. Un tema che comprende ambiti che
vanno dalla bioedilizia, bioarchitettura e sviluppo delle energie rinnovabili alla tecnologie
di risparmio energetico (solare, fotovoltaico, ecc.), dal monitoraggio e gestione del
territorio nelle sue diverse componenti (acque, foreste, suolo, ecc.) all’uso delle risorse
agricole.
Con riguardo all’agroenergia, per la Provincia di Campobasso, la cui economia è
fortemente basata sul settore agricolo, promuovere le fonti alternative in agricoltura
significa puntare sulle potenzialità offerte dallo sfruttamento dei prodotti, dei residui
vegetali e dei reflui prodotti dalla aziende agricole, così come la riforma della Pac ed il
nuovo Piano di Sviluppo Rurale suggeriscono. Al contempo, l’attivazione di alcuni campi
sperimentali e lo studio di innovazioni, applicato ai suddetti settori, possono garantire la
vera sussidiarietà, che rimane, insieme alla logica di filiera, l’approccio migliore per
mettere al centro delle politiche energetiche l’imprenditore agricolo e la difesa del territorio
e dell’ambiente.
Per quanto concerne l’adozione delle tecniche di bioarchitettura climatica, la
Provincia intende elevare la qualità abitativa ed ambientale dell'edilizia pubblica e privata,
contribuendo così al miglioramento della qualità della vita dei cittadini e la realizzazione di
interventi residenziali di edilizia sostenibile, ai fini di un uso ecosostenibile del territorio.
Le azioni verranno attivate, mediante intese con l'università, con le istituzioni scolastiche,
gli enti pubblici, le associazioni ambientali, le associazioni di categoria, ecc..
Anche il sostegno ai nuclei industriali e alle PMI ivi localizzate per l’adozione di
sistemi di qualità ambientali e per la registrazione di marchi di qualità (EMAS Iso 14000,
Ecolabel) verrà altresì promosso dalla Provincia di Campobasso.
Il carattere innovativo dell’iniziativa è rappresentato da una nuova cultura, nell’
approccio alle tematiche energetiche ed ambientali, di tipo programmatica e condivisa con
gli attori, pubblici e privati, presenti sul territorio che permetterà di attivare una logica di
rete volta a stimolare ed accrescere l’innovazione promuovendo l’interazione tra mondo
della ricerca e mondo delle imprese, per il consolidamento di una economia della
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conoscenza nel settore energetico ambientale. La creazione del distretto favorirà la nascita e
l’insediamento di imprese innovative operanti nei settori di pertinenza del Distretto o la
“ristrutturazione” di quelle esistenti nell’ottica dell’innovazione e del risparmio energetico,
garantendo, altresì, lo sviluppo di innovazione tecnologica di prodotto e di processo e
l’adozione di un modello di business basato sull’integrazione di edilizia sostenibile,
gestione intelligente del territorio ed energie rinnovabili.
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POLITICHE SOCIALI E DEL LAVORO
Le politiche attive del lavoro costituiscono una delle più recenti deleghe conferite alle
Province (1999), che hanno dovuto affrontare il difficile periodo di transizione dalla
gestione classica del “collocamento” alle “politiche attive del lavoro”. Una funzione recente
che porta direttamente nel cuore delle leve di sviluppo e impone la necessità di gestirle in
modo da rafforzare la coesione sociale. Le province gestiscono tali funzioni attraverso i
propri Centri per l’Impiego, con l’obiettivo di promuovere e tendere ad una occupazione di
qualità, attraverso il miglioramento delle condizioni e della produttività del lavoro, il
rafforzamento della coesione sociale e territoriale, il sostegno alla stabilizzazione
occupazionale, il sostegno e la valorizzazione della rete dei servizi pubblici e privati per il
lavoro.
I progetti individuati per il raggiungimento dell’obiettivo occupabilità possono
riguardare il primo ingresso nel mercato del lavoro attraverso la realizzazione di un efficace
sistema di incrocio domanda ed offerta di lavoro, la formazione di risorse umane secondo le
necessità e le specificità del territorio e con il coinvolgimento degli operatori economici e
delle parti sociali.
Tra i vari strumenti da mettere in campo c’è l’attivazione dei tir ocini formativi, che
permettono l’applicazione di metodologie ormai ampiamente sperimentate in ambito locale
e nazionale, in alternativa a percorsi di formazione professionalizzanti. Altro versante di
intervento potrebbe essere costituito dalla creazione di nuove opportunità imprenditoriali.
La Provincia di Campobasso si pone come obiettivo generale quello di contribuire a
sviluppare forme di micro impresa in aree produttive a vocazione territoriale o in settori
innovativi del terziario e dei servizi nei quali è richiesta la presenza di operatori economici
qualificati, rafforzando e valorizzando la rete del partenariato locale rappresentata dal
sistema camerale, dagli incubatori di imprese, dalle organizzazioni di categoria e dal
sistema delle agenzie formative accreditate. Al tal fine propone di costituire un fondo di
garanzia per agevolare l’accesso al credito da parte degli operatori economici localizzati
nel territorio della Provincia di Campobasso, innovare i processi produttivi, vitalizzare
l’imprenditorialità, specie dei giovani e delle donne, sostenere l’occupazione ed
incentivare la popolazione a rimanere sul territorio. Per una capillare diffusione delle
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informazioni e delle opportunità sia per le aziende che per le persone in cerca di
occupazione e come azione di sistema, si ipotizza di istituire Spor telli ter r itor iali
multifunzione che fungano anche da punti di animazione territoriale, erogando il servizio
mediante l’utilizzazione di dispositivi multimediali e telematici.
Usufruendo di ipotesi di riuso di soluzioni di egovernement (da parte di
altre amministrazioni), si potrà, inoltre, approvare una Car ta dei servizi per il lavoro,
tramite la quale l’utente potrà accedere ai servizi amministrativi dei CPI direttamente da
casa o attraverso un totem o una postazione telematica, evitando spostamenti onerosi.
Politiche sociali
Secondo la “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e
servizi sociali” (L 328/2000) e secondo quanto precedentemente stabilito dal DPR 616/77,
dalla legge 267/00 e dal Dlgs 112/98 alle Province spettano compiti di raccolta dati e
analisi quantitative e qualitative sui vari fenomeni sociali al fine di concorrere
all’attuazione del sistema informativo dei servizi sociali e alla definizione dei Piani di zona,
nonché di supportare il coordinamento degli interventi. In particolar modo, secondo quanto
disposto dall’articolo 7 della legge n. 328/2000, la Provincia viene individuata quale ente
particolarmente indicato per la lettura del territorio e la rilevazione dei bisogni sociali;
inoltre, spetta soprattutto alle Province sostenere i Comuni nei programmi di reintegrazione
sociale e lavorativa di soggetti che siano rimasti fuori dal mercato del lavoro.
La Provincia svolge i suoi compiti attraverso la raccolta di dati sui bisogni consolidati
ed emergenti nel proprio territorio di competenza, attraverso la partecipazione all’interno
dell’Osservatorio Regionale per le politiche sociali, che potrà anche essere organizzato con
sottoambiti provinciali, con funzione, appunto, di raccolta ed elaborazione e pubblicazione
dei dati sul disagio e sul tipo di offerta presente nelle singole realtà. La raccolta e
l’elaborazione dei dati consentirà agli ambiti territoriali, di individuare gli obiettivi
strategici e i contenuti per la programmazione.
Tenuto conto delle funzioni dell’ente provincia nell’ambito delle politiche sociali, gli
obiettivi che si prefigge di raggiungere la Provincia di Campobasso, nell’ambito della
programmazione territoriale, sono volti alla creazione di politiche sociali in grado di
garantire un riordino dinamico dei servizi e capaci di affrontare i cambiamenti dei
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fabbisogni sociali ed economici della realtà provinciale; a potenziare il lavoro di rete
attraverso l’attivazione di tavoli di concertazione tra i diversi attori sociali; a favorire
scambi di esperienze progettuali con le varie realtà territoriali, al fine di garantire lo
sviluppo delle buone prassi; a formare e collocare competenti figure specialistiche
all’interno dei servizi; a valorizzare la presenza del terzo settore e dell’associazionismo
all’interno dei tavoli di concertazione; a garantire continuità e stabilità nell’erogazione dei
servizi.
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LA PROVINCIA SI INNOVA
Il Piano strategico provinciale si pone quale obiettivo, tra gli altri, l’innovazione della
Pubblica amministrazione.
Lo sviluppo competitivo della nostra provincia, nella sua più ampia accezione,
necessita di un adeguamento dei livelli di qualità dei servizi dell’amministrazione
corrispondente ai nuovi servizi della Società dell’informazione ed all’innovazione che il
policy making europeo e statale hanno predisposto. Contestualmente, accanto al profilo
esterno, rileva quello interno all’organizzazione. Più specificamente, le principali direttive
d’azione sono:
• i servizi della società dell’informazione e la relativa struttura portante (le reti);
• l’organizzazione amministrativa.
La capacità competitiva del Paese, e dell’area vasta della nostra Provincia, è
significativamente condizionata dal rapporto intercorrente tra qualità dell’amministrazione
pubblica, da un lato, e qualità delle politiche pubbliche e dei servizi resi a cittadini ed alle
imprese, dall’altro. Inoltre, trasparenza e riduzione dei costi sono obiettivi altresì
conseguibili attraverso strategie ed azioni comuni.
La Provincia di Campobasso ha approvato ed aderito di concerto con il Comune di
Campobasso, capofila, e la Regione con il «Piano di azione di egovernment»,
all’Alleanza Locale per l’Innovazione (Ali), ha realizzato la Gestione informatizzata dei
flussi documentali ed il Protocollo informatico.
Il Piano, l’atto di più recente approvazione, nasce con l’ALI, organismo «di
cooperazione intercomunale, partecipati e controllati dai Comuni, con particolare
riferimento ai Piccoli Comuni, finalizzati alla gestione associata di sistemi informativi, di
infrastrutture tecnologiche e di servizi legati all’ICT.
Gli obiettivi sono quelli di supportare:
• un’azione amministrativa (cosiddetto backoffice) più adeguata a sottrarre i piccoli
Comuni dal rischio incombente di marginalità ed esclusione;
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• miglioramenti nell’erogazione dei servizi da parte dei piccoli Comuni ai cittadini,
alle imprese, al territorio;
• economie di gestione nell’impiego, da parte dei piccoli Comuni, delle ICT;
• un miglioramento complessivo dei processi e delle modalità di cooperazione con
le pubbliche amministrazioni che interagiscono con i piccoli Comuni.
Il modello d’innovazione ivi previsto risponde ai principi:
• dell’autogoverno e della cooperazione tra piccoli Comuni coinvolti;
• della valorizzazione dei modelli di cooperazione istituzionale tra i livelli di
governo regionale, provinciale e comunale;
• dell’inclusione “cooperativa” delle esperienze associative intercomunali in essere
che abbiano già sviluppato gestioni associate di funzioni e servizi di piccoli Comuni;
• di promozione delle realtà sociali economiche e culturali nei territori amministrati
dai piccoli Comuni.
La Provincia di Campobasso intende approvare un “Piano Provinciale d’Azione per
lo sviluppo della Società dell’Informazione e dell’Innovazione della P.A.”. Un piano che,
tenendo conto delle azioni già svolte, guardi in un’accezione unitaria all’innovazione
dell’organizzazione amministrativa, in termini di organizzazione, di procedimento, di
relazione all’esterno con i cittadini e le parte economicosociali.
La Provincia di Campobasso, attraverso il «Piano provinciale d’azione per lo
sviluppo della Società dell’informazione e l’innovazione della P.A.», si collocherà,
strategicamente, nella programmazione e nell’implementazione, supportabile da fonti di
finanziamento strumentali all’implementazione dei seguenti piani:
1. «Piano eEurope»;
2. «Piano nazionale di egovernment»;
3. «Piano strategico regionale della società dell’informazione» ― che la Regione
Molise dovrà predisporre per l’attuazione degli assi P.O.R. trasversalmente attinenti alla
materia de qua. Nel periodo 2007/2009, che coincide, in parte, con il P.O.R. 2007/2013, la Provincia
di Campobasso, coerentemente, potrà rivestire un ruolo significativo per lo sviluppo
dell’Information society (ora meglio denominata Knowledge Society). Un primo risultato deriverebbe dalla promozione di sistemi informatici aperti, intesi all’ottimizzazione del
rapporto tra gli enti, i cittadini e le imprese.
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In particolare, anche in considerazione degli obiettivi definiti dal Ministero delle
Riforme e Innovazioni nella Pubblica Amministrazione, i risultati attesi concerneranno
1. la modernizzazione della P.A. attraverso l’egovernment, la formazione
qualificata del personale;
2. lo sviluppo di servizi della società dell’Informazione di pubblica utilità, anche
attraverso il sostegno allo sviluppo della relativa struttura portante, e neutra, delle reti a
banda larga modulate sulla tipicità del territorio provinciale;
3. la capacità di investimento strategico delle imprese del settore ICT.
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PROGRAMMAZIONE CULTURALE
Obiettivo strategico della programmazione culturale, per il territorio della Provincia
di Campobasso, è quello di soddisfare una domanda quanto mai diversificata e di
migliorare la capacità di affrontare il mercato da parte delle organizzazioni culturali che
fino ad oggi hanno beneficiato di finanziamenti a pioggia, su una miriade di piccole
operazioni polverizzate, che hanno devitalizzato l’effetto delle non ingenti risorse messe a
disposizione delle politiche culturali negli anni passati.
Una strategia, questa, che non può prescindere da rapporti con le altre realtà del
territorio e che dovrà operare in due direzioni differenti ma convergenti.
Verticalmente, la Provincia di Campobasso opererà per concertare l'azione dei
Comuni, delle Comunità Montane e delle Unioni delle comunità locali e rivolgerà questo
livello di concertazione anche alla Provincia di Isernia e alla Regione Molise, con l'obiettivo
di armonizzare i punti di vista e soprattutto la programmazione degli interventi.
Orizzontalmente, anche valorizzando tendenze e prospettive ampiamente in atto,
coltiverà la nutrita e decorosissima rete degli operatori culturali in modo che essa sia, con
forza sempre maggiore, l'interlocutrice attiva e propositiva delle politiche e delle iniziative
che s'irradiano nei territori.
Il nostro territorio provinciale potrebbe essere punto di riferimento e di snodo per
scambi che possono riguardare sia le politiche d'infrastrutturazione culturale (musei,
biblioteche, mediateche, ecc.), sia quelle di circuitazione, nei diversi territori, delle
esperienze d'eccellenza nelle diverse discipline (letteratura, arti visive, teatro, musica, ecc.).
Il Teatro Savoia
La Provincia di Campobasso, nel mese di gennaio del 2007, ha costituito una
Fondazione denominata “Fondazione Teatro Savoia” che ha per scopo: la gestione del
Teatro Savoia e le attività ad esso collegate, quali la programmazione e la distribuzione
stagionale degli spettacoli; la produzione di eventi e spettacoli; la formazione e
l'incremento del pubblico; la promozione dello sviluppo e della diffusione della storia
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culturale locale nel territorio regionale; l'organizzazione di festival e manifestazioni di
spettacolo e l'attività di formazione specifica; il collegamento con altri Enti pubblici, quali
la Regione, i comuni, l’Università, le scuole e le altre realtà del panorama culturale locale,
quali associazioni ed enti di promozione culturale.
La Fondazione di partecipazione è un'istituzione di diritto privato strutturata in
maniera organica ed elastica che può modellarsi caso per caso per raggiungere gli
obiettivi prefissati.
Essa, infatti, aspira a porsi come struttura di coordinamento e, ancor più
significativamente, come organismo di promozione, conferendo alle iniziative culturali la
massima visibilità e valorizzazione, per creare un sistema delle realtà culturali del
territorio che la Fondazione sostiene e, nel contempo, ne è sostenuta in una dinamica di
reciprocità e cooperazione.
Un obiettivo di fondo del PSP è quello di valorizzare la Fondazione Teatro Savoia
come luogo che consenta una crescita esponenziale delle politiche di produzione e
diffusione della cultura teatrale e dello spettacolo. Il percorso da compiere è ancora lungo
ed impegnativo, soprattutto là dove si consideri la volontà di raccogliere il pieno consenso
delle altre istituzioni da coinvolgere (in primis il Comune di Campobasso, la Regione
Molise e gli altri comuni della provincia). Si tratta, poi, di raccordare a questo polo di
iniziativa un vero e proprio circuito a base provincialeinterprovinciale.
Altra esigenza specifica da coltivare è quella legata alla valorizzazione piena e non
arbitrariamente selettiva della produzione e delle esperienze già maturate in ambito
provinciale.
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TURISMO
Cultur a e tur ismo I trattur i
Lo sviluppo ed il potenziamento delle politiche culturali, latu sensu intese, transitano anche
attraverso il recupero delle testimonianze di antica data, presenti nell’area geografica della provincia di
Campobasso, che non assumono necessariamente la qualifica di beni archeologici in senso classico. È
noto, infatti, che in ogni realtà geografica il patrimonio storico, le tradizioni rurali e le peculiari
vocazioni territoriali rappresentino un connubio di elementi di rilevante e rinnovato interesse, sia dal
punto di vista della loro valorizzazione che per quanto concerne, più in generale, l’orientamento dei
consumatori verso nuovi modelli di turismo.
In tale contesto e considerata anche la presenza di una legge regionale in materia trova una
opportuna collocazione il recupero del noto ed antico fenomeno della transumanza, oggi assurto a tema
di rilevanza globale dopo il riconoscimento operato dal World Monuments Fund degli antichi tratturi
del Molise quali beni “culturali ed artistici” dell’umanità e dunque meritevoli di salvaguardia e di
preservazione da ogni forma di degrado e di abbandono.
I tratturi, ovvero le antiche vie della pastorizia trasmigrante svolta, inizialmente, dal popolo
sannita possono costituire oggetto di interesse nella prospettiva di un rafforzamento delle politiche
culturali, che si intende qui proporre ed avviare.
L’intervento che si propone non rileva ai soli fini conservativi e quale ricordo per la memoria
collettiva, ma in quanto le vie tratturali possono rappresentare, in chiave moderna, ottimali volani per
il rilancio di modelli di economia rurale e di recupero paesaggistico che si presentano particolarmente
congeniali nell’area del territorio molisano.
In particolare i tratturi, da “vie di comunicazione” dell’antica sapienza contadina e pastorale,
possono oggi essere riconvertiti, mantenendo la loro identità storica e paesaggistica, in percorsi
attrezzati di rilevanza turistica, culturale, artistica, gastronomica.
Essi possono divenire, così, “vie della comunicazione” di odierni saperi che radicano nel
passato condiviso e si trasformano in strade per una metaforica “transumanza” di moderne esperienze
e di nuove genti.
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Non può trascurarsi anche il profilo urbanisticopaesaggistico connesso al recupero dei tratturi
che potrebbe comportare la risistemazione delle aree ricomprese nelle vie della transumanza nonché la
reintegra dei confini e la demarcazione dei percorsi anche a fini ludicosportivi: ciclismo, equitazione,
trekking.
Sulle vie della transumanza potrebbero risorgere, inoltre, attività ormai marginalizzate ma
tipiche di questi territori quali l’allevamento degli ovini che sta registrando, su scala nazionale ma
anche a livello locale, una crescita in questi ultimi anni per il rinnovato interesse, anche di tipo
culturale, verso il fenomeno del pastoralismo (v. la nascita della Lega dei pastori o la costituenda carta
del pastoralismo).
L’idea, senz’altro perseguibile sia per l’interessamento dell’ente locale che di associazioni e
privati, può consistere, sulla falsariga delle ormai affermate “strade del vino” e “strade dell’olio”,
nella realizzazione delle “strade della transumanza” od anche delle “vie dei tratturi”.
Lungo questi percorsi, che vanno recuperati laddove possibile se modificati o cancellati
facendo anche tesoro della strumentazione offerta dal PTCP, si potrebbero insediare, riadattando allo
scopo il patrimonio edilizio rurale esistente: musei, centri di documentazione visiva, luoghi di sosta,
posti di ristoro, etc.. Tali interventi devono essere forgiati su criteri di attenzione e rispetto
dell’ecosostenibilità, della tutela ambientale, della salvaguardia della biodiversità, della trasversalità
delle nuove tecnologie (informatiche, energetiche, etc.), delle emergenti istanze della collettività
(nazionale ed internazionale) che ricerca modelli alternativi di turismo non congestionato dalla
“transumanza” di folle di viaggiatori o che va alla scoperta di forme di turismo minore per fruire, in
modo pacato e personalizzato, delle bellezze naturali ed artistiche di aree non marcatamente vocate al
turismo di massa.
Le vie dei tratturi verrebbero, peraltro, a costituire lo scenario naturale per l’evocazione di feste
contadine e per la riproposizione di usanze e riti rurali nei quali si vengono a recuperare e a valorizzare
prodotti tipici, coltivazioni ed allevamenti autoctoni ma anche a creare i presupposti per una
diversificazione delle attività agricole nonché motivazioni ulteriori alla permanenza degli imprenditori
agricoli in aree non sempre privilegiate dal punto di vista delle rese produttive.
Tali percorsi, individuati secondo parametri ed obiettivi da definire anche di concerto con le
comunità locali, dovrebbero accedere ad un riconoscimento da parte del Ministero dell’agricoltura
(analogamente a quanto avviene nella disciplina delle strade del vino) e potrebbero fregiarsi di segni
distintivi comuni che oltre a contraddistinguere località ed, eventualmente, prodotti tipici ed artigianali
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provenienti dalle aziende presenti sui territori interessati, siano anche in grado di veicolare altrove
l’immagine e l’idea dei luoghi rappresentati.
La rinnovata attenzione ai tratturi, celebrata con il riconoscimento da parte di un organismo di
rilevanza internazionale, può peraltro aprire orizzonti inediti per il coinvolgimento di istituzioni e paesi
stranieri (si pensi al riguardo alla vicina Spagna, accomunata da un’esperienza storicaagricola
analoga) al fine di creare opportunità di gemellaggio e di scambio di esperienze che possano
riverberarsi positivamente sull’economia locale e sulla rappresentazione, all’estero, dei territori
coinvolti nella presente idea di progetto.
Parco del Matese
L’aggregazione dei comuni dell’area matesina nel Parco del Matese consentirebbe di
valorizzare itinerari culturali ed ambientali in grado di promuovere uno sviluppo
ecosostenibile di zone di estrema marginalità e creare opportunità di reddito e di attrattiva
turistica limitando, altresì, lo spopolamento dell’area. Le possibili iniziative:
ü realizzazione di percorsi che consentano escursioni più classiche, che abbinano, al
piacere di camminare, la visita dei luoghi più interessanti dell'area;
ü creazione di itinerari tradizionali, ideati per quella fascia di turisti che
maggiormente ricerca nuovi modi di intendere l'apprendimento ed il divertimento collettivo
soddisfacendo le proprie esigenze attraverso un maggior contatto con la natura;
ü ideazione di itinerari alternativi quali trekking a piedi e a cavallo, mountain bike,
fuoristrada, trial, enduro, quads;
ü valorizzazione dell’aspetto speleologico dell’area.
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VIABILITA’
Il notevole ritardo accumulato dalle nostre infrastrutture, acuito negli ultimi anni dai fenomeni
di dissesto idrogeologico, alluvioni e non da ultimo il terremoto ci pone l’obbligo di assumere una
forte ed incisiva azione che, partendo da un’attenta analisi e valutazione dell’esistente, elabori
interventi che tengano conto delle priorità socioeconomiche del territorio. Il sistema della viabilità
provinciale che si estende per 1.500 km, costituisce l’infrastruttura primaria a servizio delle attività
produttive, dei centri abitati, dei luoghi di turismo, per questa motivazione su di esso va condivisa
una programmazione gestionale e finanziaria che deve coinvolgere e responsabilizzare tutti gli
attori interessati.
Ai fini di una corretta pianificazione e in considerazione della insufficienza delle risorse
economiche a disposizione, verrà elaborato un sistema di indicatori per la definizione delle priorità
che si inseriranno nelle tre linee direttrici di intervento consolidate negli scorsi anni:
1. tutela e conservazione del patrimonio stradale
2. interventi finalizzati ad incremento degli standard di sicurezza lungo la rete
3. riqualificazione e ammodernamento del patrimonio stradale attraverso la realizzazione di
nuove opere viarie (completamento degli assi viari provinciali a scorrimento veloce dorsali e
trasversali in tutto il territorio).
In relazione ai primi due punti si evidenzia che solo un terzo delle attuali strade provinciali
rientrano nei parametri previsti per le stesse dalla normativa nazionale, mentre le restanti non
potrebbero essere considerate come tali.
Alla luce di quanto sopra e in considerazione dell’ingente fabbisogno finanziario necessario ad
attuare gli interventi, certamente non reperibile unicamente nel bilancio provinciale, per rendere
ottimale e funzionale l’utilizzo delle strade provinciali si rendono opportune:
• la riclassificazione delle strade, ad opera della Regione Molise, coerente con i parametri
fissati dal codice della strada;
• un’azione condivisa di razionalizzazione delle stesse a fini gestionali, che coinvolga sin
dalle prime fasi i Comuni e gli altri operatori del territorio.
Relativamente al terzo punto la Provincia di Campobasso già con il “Programma triennale per le
opere pubbliche 2007/2009”, approvato con delibera di Giunta n. 156 del 17/10/2006, ha previsto
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il completamento dei collegamenti tra le tre fondovalli (FV Biferno, FV Trigno e FV Fortore).
Trattasi di un impegno economico che si aggira, secondo una prima stima, in circa 500.000.000,00
euro. Tale pianificazione infrastrutturale non può trovare copertura economica unicamente con
fondi provinciali ma, nel mediolungo termine, se ci sono la condivisione e il sostegno del
territorio, potrà usufruire dei fondi comunitari e fondi nazionali.
In coerenza con la politica europea per il contenimento delle emissioni inquinanti la Provincia
non mancherà di sollecitare e indirizzare gli interventi verso i seguenti temi:
• riqualificazione complessiva del servizio ferroviario regionale (realizzazione del tratto
ferroviario Campobasso –Lucera Foggia e ammodernamento dei tratti ferroviari esistenti),
• diversa gestione del pendolarismo (più che mobilità delle persone, mobilità e decentramento
dei servizi attraverso l’utilizzo dell’informatica, incentivi all’uso dei mezzi pubblici, gestione
condivisa dei mezzi di trasporto, ecc..)
• autostrada del mare Adriatico con la previsione di una fermata significativa sull’area costiera
che valorizzi adeguatamente il futuro interporto.
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FINANZA DEL PROGRAMMA STRATEGICO
La realizzazione concreta delle strategie di sviluppo che si condivideranno con il
Programma strategico avrà bisogno di una ingente disponibilità di risorse economiche. La
Provincia di Campobasso è pronta a svolgere un ruolo di promozione e a fare lobby
affinché le istituzioni competenti, a livello comunitario nazionale e regionale, riconoscano e
ammettano a finanziamento le iniziative che il Programma prevede. Importante sarà quindi
la negoziazione con le autorità per l’allocazione delle risorse (fondi derivanti dalla
programmazione regionale, quali FSE, FESR, FEASR e fondi FAS).
L’impegno immediato dell’amministrazione, a riprova della nostra assunzione di
responsabilità, è testimoniato dalla messa a disposizione delle risorse del bilancio
provinciale nei limiti tecnici e legali consentiti. Nello specifico per l'attivazione degli
investimenti l’ente potrà utilizzare:
a) imposte provinciali in particolare la razionalizzazione del servizio di riscossione
della COSAP;
b) entrate correnti destinate per legge agli investimenti;
c) avanzi di bilancio, costituiti da eccedenze di entrate correnti rispetto alle spese
correnti aumentate delle quote capitali di ammortamento dei prestiti;
d) entrate derivanti dall'alienazione di beni e diritti patrimoniali, riscossioni di crediti,
proventi da concessioni edilizie e relative sanzioni;
e) entrate derivanti da trasferimenti in conto capitale dello Stato, della regione, da altri
interventi pubblici e privati finalizzati agli investimenti, da interventi finalizzati da parte di
organismi comunitari e internazionali;
Ultima ma non meno importante fonte di cofinanziamento per l’attuazione del
Programma Strategico viene individuata nella finanza di progetto che oltre a garantire un
ingente apporto di risorse non altrimenti reperibile nelle pieghe dei bilanci pubblici
garantire una maggiore responsabilizzazione e una fattiva partecipazione dei privati per
l’ottimale esito delle politiche.