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BIMESTRALE DELL'AZIONE CATTOLICA DI BRESCIA ANNO XXV 1.2 | 11 REG. TRIB. DI BRESCIA N. 40/1984 DEL 22.12.1984 SPED. IN A.P. - D.L. 353/2003 (CONV. L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 2 DCB BRESCIA CONTIENE I.R. Atti della quattordicesima Brescia 26-27 febbraio 2011 Assemblea diocesana

ACINotizie 1-2 2011

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ACINotizie 1-2 2011 Atti della XIV Assemblea Diocesana

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Bimestrale dell'azioneCattoliCa di BresCia

anno XXV

1.2|11

Reg. TRib. di bRescian. 40/1984 del 22.12.1984

sped. in a.p. - d.l. 353/2003(conv. l. 27/02/2004 n. 46)

aRT. 1, comma 2 dcb bRescia

conTiene i.R.

Atti della quattordicesima

Brescia 26-27 febbraio 2011

Assemblea diocesana

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Bimestrale dell'azioneCattoliCa di BresCia

anno XXv1.2 gennaio-apRile 2011

diReTToRe Responsabile:graziano biondi

Redazione:sarah albertini, michele busi,

giovanni Falsina, mariangela Ferrari,paolo Ferrari, beppe mattei,

massimo orizio, annachiara valle,luciano zanardini

diRezione e Redazione:via Tosio 1 - 25121 brescia

tel. 030.40102 - fax [email protected]

FoTo:alessandro chiarini, luisa colosiogiorgio baioni, pierangelo Traversi

ediTRice:azione cattolica italiana

consiglio diocesano di brescia

pRogeTTo gRaFico:maurizio castrezzati

Realizzazione:cidiemme - brescia

sTampa:Tipografia camuna s.p.a.

il presente fascicolo di "aCi notizie"è stato stampato grazie ancheal contributo della Fondazione

Banca san Paolo di Brescia

www.acbrescia.it

gli indirizzi dell’associazione

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[email protected]

[email protected]

[email protected]

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editoriale

In questo tempo pasquale il Vangelo ci presenta più volte,da angolature diverse, una scelta del Risorto: Gesù apparealle donne prima che a tutti gli altri, prima che ai suoi discepoli,prima ancora che al “discepolo che amava”. Se da un lato questo gesto straordinario di Gesù restituisce piena dignità alla figura femminile, fatto non scontato anche nel contesto attuale, questa scelta colpisce soprattutto perché testimonia la volontà del Cristo, nella pienezza della luce della resurrezione, di rompere gli schemi rigidi del passato, vincere le paure, aprire da subito, immediatamente, nuovi spazi e prospettive all’azione di Dio e di chi crede in Lui, in direzione opposta al pensiero comune e a logiche cristallizzate da secoli.Se ci riportiamo indietro, circa trent’anni prima, anche la nascita di Gesù avveniva in un contesto di rottura dei luoghi comuni:per entrare nel mondo Dio sceglieva il grembo di una ragazzanon ancora sposata, e a malapena possiamo immaginare oggilo scompiglio della famiglia e di quel povero Giuseppeche imparò da quell’istante cosa significasse fidarsi di Dio.Ci troviamo di fronte a un Dio che nel momento in cui generaalla vita, e alla Vita piena della Resurrezione,ci chiede di abbandonare tutto ciò che è passato e di aprircicon occhi nuovi innanzitutto alle persone che ci stanno attorno, superando paure, abitudini, pigrizie.È questo lo stile che abbiamo scelto nella nostra XIV Assemblea diocesana, assumendolo come impegno esplicito nei contenutidel Documento Assembleare: “Accogliere, discernere, partecipare” sono azioni che richiedono di uscire da sé,dalla mentalità comune, dalle abitudini consolidate,dagli ambienti familiari, dai linguaggi esclusivi,dalle ricchezze allettanti, dalle certezze e dalla rassicurante conoscenza delle cose che si fanno da sempre,per aprirsi all’ascolto, al dialogo, alla creatività che permettanodi immaginare percorsi costruiti con altri “uomini di buona volontà” a partire da valori comuni e condivisi,innanzitutto dalla centralità dell’Uomo, per farsi compagnidi strada e testimoniare con autenticità che il Cristoha ancora una Buona Notizia da annunciare.È una scelta da fare ora, senza indugio: anche noicome i discepoli, in un contesto che spesso percepiamo quasi ostile, nonostante le apparizioni del Risorto siamo spesso tentatidi tornare a pescare, di riprendere le nostre abitudini. Non è più il momento di attendere, ma di riscoprire continuamente una fede autentica, lasciando operare lo Spirito per uscire dal cenacolo delle nostre comunità e riallacciareun dialogo vero e profondo con chi ci vive a fianco.Questa è la nostra scelta: il cammino è già iniziato,continuiamolo assieme, con sorriso accogliente e passo deciso.Andrea Re

Un percorsoda continuare

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Andrea Re è il nuovo presidente diocesano dell’Azione Cattolica.Della parrocchia di Carzago Riviera, Andrea ha 33 anni e di professione è ingegnere ambientale.

Il suo percorso associativo inizia giovanissimo, in parrocchia, a 9 anni, con ACR;poi diviene educatore dei giovanissimi.

Dal 2002 al 2005 è entrato in Consiglio Diocesano come vicepresidente del Settore Giovani,divenendo poi Incarico Regionale dei giovani AC della Lombarda dal 2005 al 2008.

Nel 2008 è nominato segretario diocesano per il triennio 2008-2011.In questi anni Andrea è stato chiamato anche a collaborare con l’AC nazionale: nel 2009 diviene

membro dell'Area della promozione associativa dell’AC nazionale e nel 2010 rappresentante dell’AC nel progetto “Osare la pace per fede”, un’esperienza di incontro ecumenico tra giovani.

Ecco il suo primo saluto agli associati.

“Cari associati,ho ricevuto la comunicazione di nomina a presidente dell’Azione Cattolica diocesana di Brescia da parte del Vescovo Luciano, che ringrazio profondamente per la fiducia.Non vi nascondo che è un compito che sento senz’al-tro più grande di me e per questo mi preoccupa e mi spaventa un po’. Al contempo, so che l’Azione Cattolica non è un luogo in cui chi si prende una responsabilità è lasciato solo con se stesso, ma piuttosto una realtà di persone nella quale assumere un incarico significa continuare un cammino di corresponsabilità, offrire un servizio in collaborazione con un gruppo affiatato, per poi passare il testimone ad altri. È dunque questo spi-rito di condivisione che, pur nella consapevolezza dei miei limiti, mi ha portato ad accettare di dare la mia disponibilità, superando dubbi e incertezze.Da anni ormai abbiamo avviato un percorso di rinno-vamento e di attenzione al mondo che ci circonda, un itinerario che per qualcuno è stato più rapido e imme-diato e per altri si sta rivelando più impegnativo e la-borioso, ma che per tutti certamente rappresenta una sfida per dire quanto può essere significativa l’espe-rienza dell’Azione Cattolica per far conoscere il volto di Cristo agli uomini del nostro tempo. È la sfida della scelta missionaria che abbiamo rinnovato anche con l’ultima assemblea diocesana: sappiamo che questa strada impegnativa richiede radici spirituali profon-de per non smarrire l’orientamento a fianco al corag-gio di esporsi, di sporcarsi, di accettare l’imperfezione o il rischio di fallire, giocandoci con tutta la passione che abbiamo per progettare e costruire con creatività

e speranza, assieme a tutti “gli uomini di buona volon-tà”, un futuro per il nostro mondo, la nostra Italia, la nostra diocesi.È una scommessa ambiziosa: se ci fermassimo a pesare i nostri mezzi e le fatiche compiute nel tempo, da noi o da chi ci ha preceduto, forse rinunceremmo. Possiamo solo affidarci allo Spirito, e nello stesso Spirito rimanere uniti e generare unità. Questo, credo, è il segno che possiamo dare al mondo oggi: una testimonianza viva della nostra fede in Cristo e della nostra passione per l’Uomo, sempre pronti a costruire ponti di dialogo e confronto.Non ci resta quindi che rimboccarci le maniche e, tutti assieme, prendere in mano da subito il mandato della XIV Assemblea per tradurlo in concreto. Auguro a tutti noi che siano tre anni intensi di relazioni significative e di dialoghi nuovi costruiti con coraggio.Ringrazio Michele, assieme a tutta la Presidenza uscen-te, per il lavoro dello scorso triennio che oggi ereditia-mo: è grazie al suo lavoro di mite e attento tessitore di dialogo che oggi possiamo cominciare con speranza un cammino nuovo, con il desiderio di giocare le no-stre energie per realizzare il programma che assieme abbiamo scelto.Chiedo al Signore e a Maria di sostenerci in questo percorso.Affido alla vostra preghiera e al vostro supporto la buo-na riuscita di quel che faremo.Buon lavoro!”.

Ad Andrea, alla nuova presidenza e al nuovo Consiglio Diocesano il ringraziamento per la disponibilità e una preghiera da parte di tutta l’AC di Brescia! __

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Segretario Amministratore

Lino Gitti Gardone V.T.

[email protected]

Vice presidenti per gli adulti

Giuliana SBeRnAConcesio [email protected]

Pierangelo tRAVeRSi Concesio S. Andrea

[email protected]

Vice presidenti per i giovani

thomas tUReLLi Collebeato

[email protected]

Rappresentanti dell’ACR

Cristina BARUzziBarghe

[email protected]

StefAno CittAdini Provaglio d’Iseo

[email protected]

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Andrea ReCarzago Riviera

[email protected]

daniela MenARudiano

[email protected]

Presidente

Selene MARiniBrescia

[email protected]

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Collegio Assistenti

don Massimo oRizioBrescia

[email protected]

don Giovanni MiLeSiBrescia

[email protected]

don Mattia CAVAzzoniCastegnato

[email protected]

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presidenza e consiglio diocesano 2011|2014

Consiglio diocesano

lista unitariaLuisa CoLoSioProvaglio [email protected] Simona [email protected] barbara [email protected] Marco [email protected] [email protected]

adultiRoberto [email protected] francesco [email protected] [email protected]

GioVaniSara [email protected] Giuseppe Pè[email protected]

ilaria [email protected]

azione CattoliCa dei raGazzi (aCr)

nicola [email protected] [email protected] BeRteLLicastegnato [email protected]

raPPresentantidelle maCrozone

Massimo [email protected] Resi [email protected] Silvia [email protected] Rosanna GnALiLumezzane [email protected] Marcello [email protected]

enrico [email protected]

Marilisa [email protected]

filippini fedeRiCACigole [email protected]

m.e.i.C.

Luca GhiSLeRiBrescia [email protected]

Mariagrazia [email protected]

don Angelo MAffeiSBrescia [email protected]

F.u.C.i.

Mauro [email protected]

Arianna MiLoneMonticelli Brusati

P. Michele [email protected]

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documentoassembleareResponsabili nella creatività.Accogliere, discernere,partecipare

Introduzione

Il momento sociale, civile ed eccle-siale in cui siamo immersi richiede sempre più una testimonianza cre-dente in grado di conferire un signi-ficato alla vita. La crisi che ha colpi-to il mondo negli ultimi anni e che continua a condizionare le persone non tocca unicamente l’ambito eco-nomico, ma investe tutta l’esistenza degli uomini. Questa situazione ge-nera da un lato una scarsa capacità di guardare al futuro con fiducia, co-raggio e rigore, dall’altro l’addensarsi di paure che si traducono in chiusu-re e in una deriva materialistica dal corto respiro. Il nostro paese, che ri-corda i 150 anni dell’Unità, sembra

della speranza cristiana sono da ri-mettere costantemente al centro co-me riferimento, sapendo che le scelte importanti non si esauriscono in po-co tempo e costituiscono l’atmosfera vitale dentro cui ci muoviamo. Il percorso compiuto ci ha permesso di verificare come la scelta missiona-ria sia stata vissuta da molte associa-zioni, ma, nello stesso tempo, come vi sia ancora molta strada da percorrere per la sua piena attuazione. Questo ci impegna ad uno sforzo ul-teriore di responsabilità, di creatività dentro e anche oltre la pastorale or-dinaria, chiamata a vivere momenti importanti come il Sinodo diocesano e la scelta delle Unità Pastorali. C’è bisogno di rimarcare uno stile, scandito da progettazione e azione, che permetta alla Chiesa bresciana di essere “sale e luce”, fermento nella società: non bastano le dichiarazioni e i richiami ai valori cristiani, ma occor-rono testimoni autentici e credibili.

Avvertiamo il rischio di trasforma-zione del cristianesimo in “religio-ne civile”, denunciamo la riduzione della dimensione popolare della fede all’enfasi emotiva o a simboli opachi che offuscano il senso profondo della scelta cristiana. L’Azione Cattolica, così come le co-munità cristiane, non deve commet-tere l’errore di chiudersi in esperien-ze di nicchia o d’élite; al contrario, coerentemente con la propria tradi-

aver smarrito la fiducia in se stesso e nelle proprie capacità. Di fronte a questo quadro, l’Azione Cattolica di Brescia ribadisce l’im-portanza, come associazione di laici cristiani, di portare il proprio contri-buto per essere “cittadini degni del Vangelo” (Fil 1,27).

Missionarietà:una scelta rinnovata

Alla luce del cammino percorso a partire dalla XIII Assemblea, rite-niamo essenziale ribadire la centra-lità della scelta missionaria quale elemento caratterizzante il cammi-no associativo dell’Azione Cattolica: l’incontro con il Risorto e l’annuncio

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zione e fedele al mandato di Cristo agli apostoli, deve rivolgere la pro-pria attenzione ad una dimensione popolare che racconti un forte radi-camento nel Vangelo, attraverso un linguaggio che sappia parlare ad ogni uomo. È necessario quindi dedica-re attenzione anche a chi non vive un’esperienza di fede. Si tratta di “abitare responsabilmen-te” il quotidiano senza fughe, attra-verso il confronto e la lettura dei “se-gni dei tempi”, pronti a cogliere ciò che lo Spirito suggerisce nella storia. È la sfida di un’esperienza di fede che sa coinvolgere tutte le dimensioni umane, “rendendo ragione della spe-ranza” (1Pt 3,15). Si tratta di gene-rare una condivisione comunitaria, corresponsabile e ministeriale, an-corata allo Spirito, fedele alle radici, aperta a nuove sintesi, proiettata al futuro, capace di rischiare la lentez-za pur di dialogare, di valorizzare le diversità e rispettare i tempi e i mo-menti di ciascuno. Intendiamo rimarcare l’urgenza di offrire occasioni di riflessione e approfondimento, nel rinnovare la passione educativa, nel formulare itinerari formativi dentro la vita del proprio territorio: è una solidarietà piena con il mondo, che si realizza nella quotidianità per farsi profezia. Siamo dunque chiamati ad un rin-novato impegno missionario, nella fedeltà al Vangelo e all’uomo. Il patrimonio dell’associazione, la

scelta formativa, la scelta democra-tica e la scelta religiosa che traducia-mo come scelta missionaria, siano un riferimento costante, una memoria vitale. Abbiamo già gli strumenti per assumere uno stile che ponga atten-zione alla vita (accogliere), per rico-noscere i problemi e individuarne le provocazioni e le potenziali soluzioni (discernere) e per dare concretezza ad alcune scelte qualificanti dal pun-to di vista evangelico (partecipare).

Vivere l’AC

L’AC nella sua storia ha costituito un esempio di cammino di santità laicale, con alcune caratteristiche ben precise. Anche oggi l’associato è chiamato a vivere pienamente que-ste dimensioni.

SpiritualitàColtivare la vita interiore permette a ciascuno e, di conseguenza, a tutta l’associazione, di mettere al centro l’adesione a Cristo prima di ogni al-tra cosa. Deve essere questa la nostra preoccupazione principale: incontra-re Cristo e fare di quest’esperienza il motore che guida le nostre scelte e i nostri percorsi. Per questo è indispensabile che fin dall’età dei giovanissimi si educhino gli associati ad elaborare una regola di vita che definisca i modi e i tem-pi di questa adesione personale (Cfr. Progetto Formativo AC, pp. 61-63).

Formazione Anche supportati dagli Orientamen-ti pastorali dei nostri vescovi per il decennio 2010-2020 –Educare alla vita buona del Vangelo – ribadiamo l’importanza di continuare a soste-nere quella formazione seria e co-stante che l’AC propone nei suoi cammini ordinari volti alla crescita di coscienze laicali mature dal pun-to di vista cristiano e, pertanto, pie-namente umano.

Vita associativa L’organizzazione democratica della nostra associazione ci permette di sperimentare uno stile che nel tes-suto socio-culturale non possiamo più dare per scontato.Aver la possibilità di ricoprire incari-chi di responsabilità dovrebbe dun-que essere un’opportunità vissuta con entusiasmo, consapevolezza e disponibilità piena. Aderire all’AC è una scelta seria e responsabile, caratterizzata dalla vi-vacità dei nostri gruppi, espressione della gioia di appartenere, insieme, a Cristo e al mondo. È evidente dunque che il nostro con-tributo alla Chiesa e alla società ci-vile, nei luoghi in cui siamo e in cui scegliamo di essere, diviene davvero incisivo se frutto dell’unitarietà ca-rica della vitalità dei ragazzi, della creatività dei giovani, dell’esperien-za degli adulti e della vicinanza de-gli assistenti.

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Diocesanità Al Consiglio Diocesano, punto di ri-ferimento e guida per le associazioni parrocchiali, viene affidata l’attuazio-ne dell’affiancamento al cammino parrocchiale. Questo percorso di vicinanza, fon-dato innanzitutto sulle relazioni in-tessute, si esprimerà anche in una più intensa partecipazione di tutti gli aderenti alla vita diocesana, qua-le momento qualificante del cammi-no associativo. Diocesanità significa anche saper contribuire, attraverso la propria esperienza associativa, al cammino della Chiesa diocesana.

Lo stile: accogliere,discernere, partecipare

La vita radicata nel Vangelo, coltiva-ta e fatta crescere dentro i percorsi associativi e personali, non può che concretizzarsi in uno stile pronto all’incontro, riconoscibile dall’ester-no: è questa la sfida della missione, la strada da percorrere per non chiu-derci dentro spazi confinati che, se da un lato ci rassicurano, dall’altro ci allontanano dalla gioia dell’incontro e del cammino condiviso. Lo stile che vogliamo esprimere si racchiude in tre azioni: accogliere, discernere, partecipare. Sono dimensioni che ci impegnano personalmente, nei luoghi e nei rap-porti di ogni giorno, ma anche asso-ciativamente, nelle forme e nei modi che ciascuna associazione è chiama-ta ad individuare come priorità.

AccogliereIn una realtà solcata da povertà e fragilità spirituali e materiali, da con-trapposizioni e schieramenti che fa-ticano a deporre le armi per trovare spazi di dialogo e incontro, lo stile dell’ascolto e dell’accoglienza dell’al-tro appare come un’oasi in cui la vita delle persone può ritornare a fluire. È lo stile di Gesù che si fa ultimo con gli ultimi, offrendo innanzitutto la di-sponibilità ad ascoltarne i bisogni e a condividerne in maniera autentica l’esistenza. Vogliamo farci imitatori di questo stile capace di dare luce e spessore ai gesti e alle scelte che compiamo ogni giorno. È uno stile che si mani-

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festa nel calore della relazione e nel coraggio di aprire i nostri gruppi ed associazioni verso l’esterno, creando occasioni per “incrociare” i bisogni del nostro territorio, per un confron-to aperto con chi si pone domande di senso e per costruire percorsi di in-tegrazione, anche collaborando con le diverse realtà educative.

Discernere Accogliere non significa assecondare acriticamente tutto ciò che accade attorno. L’accoglienza che vogliamo vivere intende tradursi in un cammi-no condiviso di discernimento della realtà, per rispondere alla “necessità di pensare, capire, produrre, sugge-rire e praticare un cambiamento di stile personale, ecclesiale e sociale” (Sentieri di speranza, p. 228). Questo processo di discernimento, scandito dalla Parola di Dio, dalla condivisione profonda dell’esistenza di ciascuno e da uno studio attento, potrà realizzarsi pienamente in un percorso comunitario che giunga alla progettazione di possibili itinerari di vita e di fede, da affrontare con co-raggio, col rischio anche di sbagliare, nello spirito aperto di chi apre una strada nuova. È una strada da intraprendere con decisione per tracciare una rotta condivisa dentro una situazione so-ciale ed ecclesiale che spesso appa-re smarrita.

Partecipare Una lettura attenta della realtà gene-ra un progetto cristianamente ispi-rato e vissuto democraticamente, si traduce in momenti ed esperienze di partecipazione dentro la Chiesa e nei luoghi in cui viviamo. La fedeltà alla storia ci chiede di essere prota-gonisti nella costruzione di un futu-ro capace di riconoscere la dignità di ogni uomo. È necessario inventare modi nuovi per scuotere chi rischia di assopirsi in un sonno della coscienza o si chiude nel privato per proteggersi. Nel momento in cui le difficoltà e le paure tendono a restringere lo sguar-do e lo spazio, con l’aiuto dello Spiri-to possiamo osare rivolgere gli occhi verso un futuro possibile, mettendo-ci in gioco in modo originale, come

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associati e come associazioni, dive-nendo stimolo di riflessione e d’im-pegno pubblico.

Ambiti di missionarietà

“Poiché confessa che Cristo è luce delle genti, la Chiesa ardentemente desidera che la luce di Cristo, riflessa sul suo volto, illumini tutti gli uomi-ni... mediante l’annunzio del vangelo ad ogni creatura” (Lumen Gentium 1). La Chiesa esiste per l’umanità, alla quale è inviata e nei confronti della quale è debitrice del Vangelo. La Chiesa è comunione che gene-ra missione. “La comunione genera comunione e si configura essenzial-mente come comunione missiona-ria” (Christifideles Laici 32).

Tre sono le direzioni su cui vo-gliamo porre l’attenzione:

- Essere presenti in modo diffu-so sul territorio; questo significa “mettersi in rete”, costruire legami con le parrocchie vicine per ren-dere possibile una migliore qualità della vita associativa; garantire una presenza corresponsabile nella for-mazione delle Unità Pastorali, parte-cipando in modo attivo alla loro pro-gettazione; far nascere e consolidare forme di dialogo e collaborazione con le altre realtà sia ecclesiali che civili presenti sul territorio; promuovere il

dialogo tra culture coinvolgendo per-sone di diverse etnie e confessioni religiose per creare processi di vera integrazione.

- Contribuire ad una nuova co-struzione della città e della civil-tà, promuovendo gruppi di confronto e discussione sulle scelte che riguar-dano il proprio quartiere, la propria città o il proprio paese, pronti a pren-dere posizione pubblica sui temi im-portanti per dare un contributo di qualità alla costruzione di un futuro per il nostro Paese, fedeli ai principi costituzionali. In questo contesto appare partico-larmente importante l’iniziativa di solidarietà proposta annualmente dall’associazione come esercizio sto-rico di questa sensibilità, insieme alla proposta di cammini esemplari e al-la promozione dei movimenti d’am-biente, in particolare il MSAC (Movi-mento Studenti di Azione Cattolica) e il MLAC (Movimento Lavoratori di Azione Cattolica).

- Impegnarsi per la formazione è imprescindibile dal cammino associativo. Questo comporta: por-re attenzione al mondo adulto difen-dendo i cammini di formazione da un eccessivo attivismo, differenzian-do la proposta associativa e formati-va (es.: percorsi di primo annuncio, gruppi famiglie...); la formazione dei

genitori nei cammini di ICFR non può esaurire le dimensioni d’impe-gno di un adulto di AC: è necessario mantenere lo spazio per un cammi-no associativo di crescita personale; al contempo, il percorso di ICFR è un’opportunità per proporre ad altri adulti il cammino associativo come possibilità di crescita nella continua-zione di un percorso di fede. È inoltre necessario rilanciare l’at-tenzione sulla formazione dei giova-nissimi e dei giovani come elemento centrale per la vita dell’associazione, favorendo il loro impegno nei vari ambiti di vita e valorizzando le loro potenzialità, ricercando in misura maggiore la disponibilità di educato-ri adulti di riferimento; continuare a proporre il protagonismo dei ragazzi come specifico dell’ACR nel cammi-no di iniziazione cristiana, presen-tando il cammino associativo come valido proseguimento per il loro per-corso di crescita, anche laddove esso non è proposto come cammino diffe-renziato di ICFR.

Il Consiglio Diocesano • Sia esemplare: - quale luogo di lettura, confronto e discussione riguardo i fenomeni ec-clesiali e sociali del territorio e del Paese; - nel far nascere e consolidare for-me di dialogo e collaborazione con le altre realtà sia ecclesiali che civili presenti sul territorio; - nel tenere desta l’attenzione sulla qualità dei percorsi formativi.

• Sia attento alla costituzione delle Unità Pastorali, stimolando l’attiva-zione di percorsi di corresponsabili-tà laicale. • S’impegni a definire un proget-to per promuovere Gruppi Giovani dentro le realtà parrocchiali e inter-parrocchiali. • Si impegni nel sollecitare l’atten-zione a creare luoghi di ascolto per le famiglie in difficoltà e in ricerca. • Si impegni inoltre a rafforzare il ruolo del Laboratorio Diocesano del-la Formazione, per coordinare le pro-poste formative diocesane e proporre iniziative proprie per la formazione di educatori e responsabili, per l’in-novazione della formazione. __

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La giornata di apertura,il sabato pomeriggio,è stata caratterizzata daun momento toccante, quandoè stata dedicata una Sala riunionial primo piano a Carlo Salvalai,giovane di ACa dieci anni dalla scomparsa.Il vescovo Luciano ha benedetto la salae ha incontrato anche i familiari di Carlo.Nel salone Montini ha poi avuto ufficialmente inizio l’Assembleacon la preghiera comunitariae il saluto a nome dell’ACRda parte dei ragazzi di Provaglio d’Iseo.A questo è seguito l’interventodel Vescovo Luciano e la relazionedella presidenza diocesana.Dopo la relazione della presidenzaè intervenuto Vincenzo Serra, amministratore nazionale,a nome del consiglio nazionale.Sono poi iniziati gli adempimenti statutaricon la nominadella commissione verifica poterie del presidente dell’Assemblea,il consigliere Fabio Salvalai.Oltre agli ex presidenti diocesani di AC,erano presenti i responsabilidi altre associazioni laicali(Roberto Rossini per le Acli,Luca Pezzoli per MCL,Luca Ghisleri per il Meic).A nome delle associazioni ha portatoil saluto Silvana Platto,segretario generale della CDAL.Presente Michele Bonetti,segretario del Consiglio pastorale diocesanofino allo scorso anno,e Giovanni Falsina attuale segretario.Vi erano anche alcuni sacerdoti, tra cui:mons. Renato Tononi,vicario episcopale per i laici,mons. Aldo Delaidelli, vicario episcopalee parroco di Roncadelle,don Giacomo Canobbio, delegatoper la cultura,mons. Gabriele Filippini, parrocodi S. Nazaro e Celso, don Adriano Bianchi, direttore della Voce del Popolo, padre Michele Pischedda, assistente della Fuci,don GianMario Chiari, parroco di Rovato,don Luigi Pellegrini, parroco di Rudiano.

Sabato 26 febbraio

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La domenica è iniziatacon la S. Messa celebratadai nostri assistenti e presiedutada mons. Cesare Polvara,Provicario della Diocesi.È seguito poil’intervento di don Massimoa nome del collegio assistenti.Sono poi intervenutii responsabili dei settori,i referentidelle diverse commissioni,i presidentidell’Associazione Maria Freschie della Fondazione Brixia Fidelise l’incaricata AVE.A mezzogiornosono stati aperti i seggie sono iniziatele votazioni per il rinnovodel Consiglio diocesano.Nel pomeriggioha portato il proprio salutoil delegato Regionale Paolo Ronconi.Dopo il dibattitoe l’intervento dei delegati,è stato discusso e approvatoil documento finale.Al termine dell’assembleasono stati comunicati i nomidei nuovi componentiil Consiglio Diocesano di ACche guideranno l’associazioneper il triennio 2011-2014.Nel corso delle due giornateè stato possibile visitarei locali rinnovati dell’Archivio storicodell’Ac di Brescia,in corso di inventariazione.

Domenica 27 febbraio

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Per un’AC profeticaNel saluto del Vescovo il ringraziamentoper la testimonianza dell'ACe la sottolineatura degli impegni futuri

il Signore vi faccia vivere con gio-ia, con una speranza e con un entu-siasmo grande il cammino che state percorrendo in questa Assemblea e nella vita associativa; il Signore vi doni la forza di procedere con perse-veranza e pazienza perché il vostro cammino vale, ha importanza per la vita di ciascuno di voi e per la vita della nostra Chiesa bresciana. Un grazie quindi per quello che fate, per quello che dite, per la testimonianza che rendete.Il documento della XIV Assemblea esordisce dicendo che “la situazio-ne che stiamo vivendo richiede sem-pre più una testimonianza credente in grado di conferire un significato alla vita”. Credo che sia esattamen-te così.

In tensione verso la libertà

Diceva Saint-Exupéry: “Se vuoi che la tua gente diventi un popolo di na-vigatori non devi cominciare a spie-gare loro come si costruisce una na-ve. Devi prima di tutto suscitare in loro la nostalgia del mare”. Occorre suscitare il desiderio di solcare le ac-que, allora le persone impareranno anche a costruire una nave, avranno il coraggio di navigare anche lontano dalla costa; occorre quel desiderio, quella nostalgia e credo che questo discorso valga esattamente per la vita umana. Per dare il coraggio di vive-re è necessario infondere la nostal-gia della dignità, della grandezza di

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un’esistenza umana portata al com-pimento. Le riflessioni sui propri at-teggiamenti fanno parte del cammi-no di crescita continuo dell’esistenza umana che vuole diventare degna, un'esistenza in tensione verso una libertà sempre più grande. Siamo liberi per natura, ma lo siamo potenzialmente. Possiamo crescere, ne abbiamo la capacità. Possiamo ac-quisire l'autocoscienza verso una li-bertà sempre più autentica, sempre più grande; possiamo crescere così nella libertà: liberi dal potere, dal piacere, dal denaro, dal giudizio de-gli altri, dalle accuse degli altri, dalle preferenze, dal comodo. Possiamo di-ventare liberi da tutto, ma è una fati-ca; ma proprio questo dà sapore alla vita, perché ci dà la consapevolezza di crescere, di diventare più umani nel nostro modo di pensare e di agire. Solo così possiamo diventare sempre più capaci di credibilità, di realizza-zione autentica delle capacità uma-ne, persone capaci di amare, persone creative. Questo è ciò che il Signore si aspetta da noi. Questo discorso vale in modo par-ticolare quando la vita viene vissu-ta al cospetto di Dio e insieme con Dio, insieme con il suo amore, con la sua Parola, la sua promessa. Nel-la lettera agli Efesini viene descrit-to questo progetto: “Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della

creazione del mondo, per essere san-ti e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cri-sto, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria del-la sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto; nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia”.“Essere lode dello splendore della gra-zia di Dio” è qualcosa di addirittura inimmaginabile. Quanto può esse-re bella la vita dell'uomo se diventa “lode dello splendore della grazia di Dio”, se può riflettere in modo vi-sibile, incarnato dentro ai compor-tamenti quotidiani, la bellezza e lo splendore della generosità infinita in Lui. Questo è il progetto di Dio secondo S. Paolo, è il senso stesso dell’evoluzione umana, è il cammi-no dell'uomo: un continuo itinerario di trasformazione. Basta pensare alla storia umana: è una trasformazione profonda e continua, un sorgere di popoli nuovi, culture nuove, lingue nuove, istituzioni nuove, trasforma-zioni imbastite di progressi e regressi, un costante arricchimento della vi-ta. E tutto questo tende a condurre il mondo a Cristo.

Cristo è la via della libertà

Tendere a Cristo significa che quel capolavoro che è stato Gesù di Na-zareth deve diventare e può diventa-

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re il compimento della storia dell'uo-mo. Capolavoro vuol dire che Gesù di Nazareth, fatto di carne e di san-gue come noi, è diventato capace di esprimere l'amore di Dio, l'amore infinito di Dio. Nel dono della croce, nel donarsi per noi, Gesù ha tradot-to l'amore invisibile di Dio in gesto umano, storico, concreto, visibile che è esattamente la sua passione e la sua morte: a questo è chiama-ta la storia.Qualcuno è un po' impaurito quan-do si parla di evoluzione, ma questo corrisponde al messaggio della lette-ra agli Efesini e della lettera ai Co-lossesi. Esse descrivono il cammino di un'umanità che cresce, in modo non sempre lineare; nostro compito è inserirci in questo cammino di tra-sformazione e lì trovare il senso del-la vita cristiana e della vita umana. In questa prospettiva non esistono due storie diverse, quella del mon-do e la nostra, perché siamo cristia-ni nel mondo e viviamo l'avventura di tutti gli uomini, ma in Cristo, con Cristo. Lo stesso vissuto (la famiglia, il lavoro, la scuola, la conoscenza, la sofferenza, le malattie), il vissuto di tutta l'umanità ci appartiene, però lo viviamo con Cristo, in Cristo, tro-vando lì una sorgente inesauribile, un'energia spirituale per rinnovare il coraggio di vivere.

Il compimentodi una promessa

Dovremmo tentare di diffondere una testimonianza credente in grado di conferire un significato alla vita per-ché siamo davanti ad una storia che non è luminosissima. Il tempo che viviamo non è abbagliante di luce, a volte il futuro può apparire minaccio-so, ignoto e incerto, ma il senso del-la fede consiste nel cogliere il futuro come “promessa”. C'è una promes-sa di Dio che riguarda la nostra vita e le promesse di Dio non vengono cancellate ma vengono sempre por-tate a compimento in un modo che noi non ci aspettiamo. Tali promesse non si verificano mai secondo quel-lo che abbiamo progettato o pensato noi, questo è vero, ma le promesse di Dio sono efficaci e il fatto che ci sia una promessa di Dio all'origine della

nostra storia ci dà una certezza e fa sì che il futuro ci appaia desiderabi-le. Può essere anche faticoso il futu-ro, ma è desiderabile perché è dove il Signore che ci sta chiamando, è la strada alla quale siamo indirizza-ti con il desiderio della nostra fede, della nostra speranza.La lettera agli Ebrei, al cap. 11, pro-pone quell'elenco di “campioni della fede” a cominciare dal giusto Abele e afferma che “la fede è fondamento di ciò che si spera, e prova di ciò che non si vede”. Non vediamo ancora questo compimento ma ne abbiamo la prova nella fede, la speranza sicura nella fede. Il cammino deve diventa-re creativo proprio per questo: il fu-turo è il luogo dell'inedito, non è la ripetizione del passato. Il domani va costruito con la grazia di Dio, con la parola del Signore, con la forza del suo Spirito, in modo da andare verso il compimento della “promessa” del Signore. È quello che viene espresso nella scelta di fondo della missiona-rietà: una Chiesa missionaria e una Azione Cattolica missionaria non può limitarsi alla propaganda, ma deve incarnare l'amore di Dio per-ché tocchi l'esperienza dell'uomo di oggi, le persone, le istituzioni, le re-lazioni umane. Nel cap. 20 del Vangelo di Giovanni si racconta l'apparizione del Risorto, il giorno di Pasqua, ai suoi discepoli che sono nel Cenacolo con le porte sbarrate per paura dei giudei. Gesù viene, sta in mezzo a loro, fa vedere le mani e il fianco e i discepoli gioirono. L'effetto della presenza del Signore genera il passaggio “dalla paura alla gioia”: questa trasformazione testi-monia qualcosa di significativo.

La missione

Continua il Vangelo: “Detto questo disse loro di nuovo: ‘Pace a voi. Co-me il Padre ha mandato me, anch’io mando voi’”. L'avverbio “come” espri-me, dicono gli esegeti, non semplice-mente la somiglianza del modo in cui il Padre ha mandato il Figlio, la con-divisione del compito che il Padre ha affidato al Figlio, l'incarico in vista di un compimento. La missione di Gesù non finisce con la sua Pasqua, con-tinua, esattamente attraverso i suoi,

anche se il Signore esce dalla presa di questo mondo e sale al Padre. Qual è questa missione? “Si fece carne e venne ad abitare in messo a noi. E noi abbiamo visto la sua glo-ria”. In questo consiste il mandato: nel far vedere la gloria invisibile di Dio in una carne umana, la bellez-za della santità di Dio. Questo vale nella vita personale, nelle istituzioni per instaurare una giustizia a difesa dell'uomo, nelle relazioni interper-sonali. Nel vivere relazioni auten-tiche di sincerità e di fedeltà si in-carna la gloria di Dio dentro alla vita dell'uomo, ma per riuscirci occorre un legame solido con Dio. Si tratta di mantenersi in una doppia fedeltà: il legame profondo con Dio, ma allo stesso tempo anche un amore sin-

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cero per il mondo, per le persone, per l'uomo. Dice il Documento assembleare: “Si tratta di abitare responsabilmente il quotidiano senza fughe, attraverso il confronto e la lettura dei segni dei tempi, pronti a cogliere ciò che lo Spi-rito suggerisce nella storia”.La categoria “segni dei tempi” espri-me due cose: riuscire a riconoscere nella storia, nella nostra esperien-za i segni della presenza dell’amore di Dio, i segni che il Regno di Dio si compie, si fa vicino, entra dentro ai lineamenti della nostra esperienza; quindi i segni positivi belli della ir-ruzione di Dio nel mondo. Dio opera efficacemente dentro alla vita degli uomini, alla storia e lo si vede benis-simo nei santi. Inoltre tale categoria

intervento del vescovo

richiama la capacità di leggere il pre-sente, di capire quali sono i nodi che definiscono la situazione che stiamo vivendo e quali sono i cammini indi-spensabili o possibili per ricostruire qualcosa di più umano, di più giusto, di più vero. Quindi se l'azione che facciamo nel mondo vuole essere intelligente, se vuole essere efficace deve naturalmente partire, essere accompagnata da un'interpretazio-ne del mondo in cui viviamo, un'in-terpretazione che sia la più ampia possibile.In questa direzione vanno i tre ver-bi che esprimono lo stile di Azione Cattolica: accogliere, discernere e partecipare.

Accogliere

L'accogliere chiede ascolto, acco-glienza dell'altro. Tale azione va co-niugata nel senso più ampio possibi-le; va vissuta in una dimensione in-terpersonale, riferita all'ambito fami-liare, alla cerchia di amici, si estende ai conoscenti. In particolare deve al-largarsi ai deboli, alle persone biso-gnose e, nella logica del Vangelo, deve coinvolgere gli estranei. La parabola del buon samaritano invita a una di-mensione “personale” di accoglien-za, un'attenzione al volto dell'uomo, con la sua individualità, non celabile dentro un numero, dentro alla mas-sa. Accogliere significa cogliere la ricchezza di ciascuno, con delle sue potenzialità e con delle sue caratte-ristiche, è dire sì all'esistenza di ogni persona, nella misura in cui questa persona entra dentro all'esperienza, al vissuto concreto di ciascuno. L'uomo non vive semplicemente con una somma di individui, l'uomo vive in società e vive con dei legami so-ciali. Ci sono delle realtà che supe-rano l'individuo, il singolo, ma che permettono al singolo di vivere bene. La famiglia è una di queste realtà. È un'istituzione, ma è un'istituzione che permette alle persone di vive-re in pienezza l'amore, la fedeltà, la creatività, la responsabilità. Ci sono una serie di beni che sono garantiti dall'esistenza della famiglia, se la fa-miglia permette evidentemente alle persone di poter contare sull'amore, sull'affetto, sulla fedeltà uno dell'al-

tro, di poter avere un'assicurazione per il futuro: tutto questo inerisce all'accoglienza.Accanto alla famiglia ci sono altre istituzioni, come ad esempio, il mer-cato. Se il mercato è alterato e diven-ta un mercato monopolizzato eviden-temente non va bene. Perché faccio questo discorso? Perché accogliere gli altri implica cogliere la realtà, si-gnifica far funzionare bene anche le istituzioni come la famiglia, il mer-cato. Il discorso riguarda eviden-temente anche tutto l'ambito della politica, i comportamenti e le scelte civiche, scelte che possono favorire o meno l'accoglienza dell'uomo. Il be-ne è sempre un bene concreto a fa-vore delle persone, non consiste solo nel funzionamento di un'istituzione. Questo bene concreto delle perso-ne, in una società sviluppata come nelle società antiche, richiede unat-tenzione alla istituzione, a quei beni che sono soprapersonali, anche se il loro valore è esattamente il bene di ciascuno. Da questo deriva l'appel-lo alla responsabilità, l'assumersi la responsabilità per il funzionamen-to delle strutture, e l'assumersela non ideologicamente, ma in concre-to, cioè facendo riferimento al bene delle persone. È sempre quello che ci sta a cuore. Non amare il mercato per il mercato, ma amare il mercato per il bene delle persone, e questo criterio vale per la politica e vale per tutte le altre istituzioni. Questo vale anche per l’Azione Cat-tolica. È l'associazione che serve a offrire ai suoi soci e, attraverso gli aderenti, alla Chiesa tutta una serie di beni di formazione, di comunione, che altrimenti sarebbero raggiungibi-li in modo più difficile, meno conti-nuo, meno sicuro, senza enfatizzar-ne la struttura.In terzo luogo c'è un'accoglienza che mi sta a cuore e che chiamerei esi-stenziale. Ciascuno di noi vive dentro a un suo mondo fatto delle cose che lui conosce, il mondo dei suoi desi-deri, dei suoi progetti, di ciò che gli sta a cuore. Ci sono delle cose che ci coinvolgono e ci sono di quelle che a noi non interessano: sono cose nel mondo, ma non sono del nostro mon-do, non suscitano né il desiderio né l'impulso, per noi sono cose indif-

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ferenti. Bisogna che impariamo ad allargare il mondo delle nostre co-noscenze e dei nostri interessi. Se il mondo delle conoscenze e degli interessi, rimane troppo ristretto, la nostra vita, le nostre scelte, tendono a diventare scelte meschine.

Discernere

Il secondo verbo che campeggia nel-lo slogan del documento assembleare è “discernere”, che vuol dire capire, cercare di interpretare la realtà in cui viviamo. Diceva p. Lonergan che uno dei grandi rischi della conoscen-za umana consiste nel definire il co-noscere come una forma di vedere. Chi pensa che la conoscenza sia un vedere, si sbaglia di grosso. La cono-scenza richiede il vedere, il sentire, lo sperimentare, ma la conoscenza è un'elaborazione del vedere, è un capire, un comprendere, un mette-re in rapporto le cose. Se io osservo un elettrocardiogramma, diversa-mente da un medico, io ho solo una percezione dello scuro e del chiaro, ma non la comprensione di che cosa esattamente voglia dire. Lo stesso di-scorso lo si può applicare al mondo, alla vita, agli altri; imparare a capire è un cammino che dobbiamo inevi-tabilmente fare, a partire dai dati, dai dati di coscienza e dai dati di espe-rienza, ma fondamentale è l'atto di capire. Una volta capito, poi, è neces-sario giudicare, valutare per evitare di affidarci a intuizioni geniali, ma false. Possono essere intuizioni bel-lissime, ma si rivelano false perché non corrispondono esattamente ai fatti; sono delle costruzioni mentali, sono teoremi. Risulta necessario, po-sitivo anche, costruirsi dei teoremi, ma devo controllare nei dati e vedere se ci sono corrispondenze. Insomma questo cammino del di-scernere chiede, da una parte, un impegno di intelligenza (e l'intelli-genza chiede anche di essere affe-zionata alla vita, ci vuole un po' di amore per capire), ma chiede anche di essere ragionevole, scevro da giu-dizi avventati. Il giudizio deve veni-re dopo avere valutato con pazienza i dati e dopo aver confrontato la mia intelligenza con la realtà, disposto a lasciarmi mettere in crisi dalle cose o

dalle persone. Un cardinale reggiano, bibliotecario di Santa Romana Chie-sa, aveva preso come suo motto “Pa-ratus semper docere” (Sempre pronto ad essere istruito). Il che voleva dire sempre pronto a cambiare opinione, se mi si fa capire che la mia opinio-ne può essere sbagliata. Quindi di-scernere significa non essere attac-cati alle proprie idee ma alla verità e quando percepisco che le mie idee non sono la verità, devo essere così umile da rinunciarvi. Abbiamo bisogno di coltivare (e mi piacerebbe che il cammino di forma-zione dell'Azione Cattolica ci aiutas-se perché nella nostra società que-sto non c'è), una visione critica di se stessi, questa capacità di rispetto delle cose e della verità.

Partecipare

Da questo punto culminante della conoscenza scaturisce la decisione, l’agire come un partecipare cristia-namente ispirato, dettato dall'amo-re di Dio. Il cammino che abbiamo davanti è grande sia all'interno della Chiesa come nella società. Abbiamo

il compito e il dovere di diventare protagonisti (questo credo sia ormai chiaro), dobbiamo escogitare i mo-di e anche se non è facilissimo non bisogna rinunciare. Quando non si riesce ancora ad avere la partecipa-zione intensa, ampia, continua non bisogna lasciarsi spaventare: la stra-da è difficile, ma non c'è dubbio che dobbiamo andare in quella direzione con pazienza e determinazione.Concludo augurandovi con tutto il cuore di portare a compimento il cammino di formazione, di spiritua-lità nella vita dell'AC, nella vostra vi-ta associativa. È la cosa di cui abbia-mo bisogno. Papa Benedetto ricorda spesso che i veri criteri di trasfor-mazione nella Chiesa e nella società nascono dalla conversione delle per-sone. Se le persone diventano più in-telligenti, più ragionevoli, più oneste, più sincere, più buone, più innamo-rate di Dio, allora i cambiamenti e le trasformazioni accadono.Mantenete i tre atteggiamenti espres-si nei verbi accogliere, discernere, partecipare declinati nello stile del documento assembleare e che Dio vi benedica. __

intervento del vescovo

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nel nostro tempo, "stupendo e drammatico"Nella relazione della Presidenzail bilancio di un triennio di attività

PremessaUn saluto affettuoso a tutti i delega-ti che rappresentano l’Azione Cattoli-ca diocesana. A nome di tutti loro, del Consiglio diocesano e della Presidenza, rivolgo un saluto e un grazie per la lo-ro presenza anzitutto a S. Ecc.za il ve-scovo Luciano, ai rappresentanti delle associazioni laicali, ai sacerdoti e agli amici che con noi hanno voluto vivere questo importante momento associati-vo. Ringrazio in modo particolare gli ex presidenti presenti.Ringrazio poi Vincenzo Serra, membro della Presidenza nazionale, la cui pre-senza ci ricorda la dimensione più am-pia dell’Azione Cattolica Italiana.

Significato dell’Assembleaci troviamo qui a palazzo san paolo per un atto importante. un’assemblea che è elettiva perché sceglierà le per-sone che guideranno l’associazione nel prossimo triennio, ma anche, in un cer-to senso, programmatica, chiamata a fissare il cammino che ci attende.il grazie va a tutti coloro che hanno percorso il cammino di discernimento in questi mesi a partire dalle associa-zioni parrocchiali.il momento assembleare è parte in-

tegrante dei ritmi di vita e di crescita dell’associazione. esso è la garanzia dell’esercizio della corresponsabilità come presa in carico della vita asso-ciativa da parte di tutti.l’assemblea, questo momento de-mocratico cui crediamo come stile di partecipazione, diventa una modalità che dà ancora più senso e forza alle nostre scelte.il cammino che ci attende non può pre-scindere da una verifica del triennio, a partire dagli impegni che l’assemblea diocesana ha consegnato al cammino triennale 2008-2011.

il tema e il logoabbiamo intitolato questa Xiv assem-blea “Responsabili nella creatività. Ac-cogliere, discernere, partecipare”.il tema della responsabilità intende ri-badire l’invito a sentirsi tutti protago-nisti del cammino della nostra associa-zione e insieme delle comunità cristia-ne cui apparteniamo, come dell’intera chiesa bresciana.il termine “creatività” intende però se-gnalarci che non possiamo adagiarci su strade conosciute, anche quelle che hanno avuto ‘successo’ in passato, ma siamo continuamente chiamati a stu-diare il nostro tempo per dare risposte

adeguate ed efficaci della nostra pre-senza laicale. inoltre nella parola “creatività” è evi-denziata graficamente la parola “vita”. Questo intende richiamare sia il docu-mento dell’ac nazionale in preparazio-ne dell’assemblea che si svolgerà nel prossimo mese di maggio, che ha co-me tema “Vivere la fede, amate la vita”, sia i recenti orientamenti pastorali per il prossimo decennio, sul tema Educare alla vita buona del Vangelo, i quali non possono non chiamare in causa l’ac, che da sempre ha fra le proprie pecu-liarità la preoccupazione educativa.

prima di addentrarci ad illustrare lavoro associativo svolto nel triennio, ci pare opportuno uno sguardo al contesto sociale e ecclesiale più ampio nel quale siamo chiamati a vivere. a questo tem-po che potremmo definire, utilizzando l’espressione di paolo vi nel suo testa-mento, “stupendo e drammatico”.

il ContestoIl contesto sociale e politico

il mondose osserviamo gli anni recenti che ab-biamo alle spalle non possiamo fa-

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re a meno di constatare il susseguirsi di avvenimenti importanti che hanno coinvolto il pianeta, avvenimenti che non possono lasciarci indifferenti, ma ci obbligano a riflettere.se il nostro sguardo si fa ampio e va oltre i nostri ristretti confini ci accorgia-mo come gli equilibri mondiali siano in rapido mutamento. stiamo ancora soffrendo gli effetti della grande crisi economico-finanziaria che ha colpito con “effetto domino” molti paesi e che ha fatto sentire ancora di più la fragilità di sistemi basati su mo-delli di sviluppo che propongono come unica strada l’accumulo di ricchezze e il consumo di beni.la precarietà come cifra non solo eco-nomico-lavorativa, ma anche esisten-ziale, che colpisce strati sempre più larghi della popolazione, in particolare coloro che sono più deboli, non può non interrogarci sul modello di svilup-po che il mondo occidentale ha intra-preso con eccessiva fiducia.Facciamo nostre le parole di benedet-to Xvi che nella Caritas in veritate (giu-gno 2009), ricordando le preoccupa-zioni espresse quarant’anni prima da paolo vi nella Populorum Progessio, ha sostenuto:“le interrelazioni planetarie, gli effetti deleteri sull’economia reale di un’atti-vità finanziaria mal utilizzata e per lo più speculativa, gli imponenti flussi mi-gratori, spesso solo provocati e non poi adeguatamente gestiti, lo sfruttamento sregolato delle risorse della terra, ci in-ducono oggi a riflettere sulle misure ne-cessarie per dare soluzione a problemi non solo nuovi rispetto a quelli affron-tati dal papa paolo vi, ma anche, e so-

prattutto, di impatto decisivo per il bene presente e futuro dell’umanità” (21).“nei paesi ricchi nuove categorie sociali si impoveriscono e nascono nuove po-vertà. in aree più povere alcuni gruppi godono di una sorta di supersviluppo dissipatore e consumistico che contra-sta in modo inaccettabile con perdu-ranti situazioni di miseria disumaniz-zante” (22).“ciò richiede una nuova e approfondita riflessione sul senso dell’economia e dei suoi fini, nonché una revisione profon-da e lungimirante del modello di svi-luppo, per correggerne le disfunzioni e le distorsioni” (32).presi anche noi da questa rincorsa ri-schiamo di dimenticarci dov’è la cen-tralità dell’uomo? dov’è la sua digni-tà, continuamente in pericolo di esse-re barattata?nondimeno, in queste settimane stia-mo assistendo a tumultuosi e repenti-ni cambiamenti che interessano l’ampia fascia dei paesi africani a sud del medi-terraneo. Regimi che da decenni in ma-niera dittatoriale – purtroppo per i più diversi motivi tollerati se non addirittura sostenuti dall’occidente – governavano questi stati, in poche settimane con un effetto domino sono entrati in crisi. si tratta di una massa di popolazione per lo più giovane, spinta, oltre che dal desiderio di un tenore di vita migliore, dal rifiuto di regimi spesso corrotti, dal desiderio, forse ancora non ben chiaro, di democrazia e libertà, di partecipare, insomma, al futuro del proprio paese.

l’italiae il nostro paese come sta vivendo que-sta delicata fase storica? l’italia, che fe-

steggia in quest’anno, anzi fra poche settimane i 150 anni dell’unità, sembra aver perso fiducia nel proprio futuro. la politica fa fatica a governare i processi e sembra rinunciare ad uno sguardo di prospettiva che abbia veramente a cuore il bene comune, al di là degli slogan di comodo. attorcigliata a polemiche aspre e lotte di basso profilo, sembra dimen-ticare la quotidiana fatica che colpisce i giovani, gli anziani, il lavoro in crisi, un ceto medio che ormai è ai limiti della povertà, un divario fra nord e sud che non accenna a diminuire.eppure sarebbero molte le emergen-ze del nostro paese che avrebbero bi-sogno di una risposta (La vita quoti-diana reclama risposte – era il titolo del messaggio che l’azione cattolica italiana aveva lanciato nell’am bito del convegno dei presidenti e degli assi-stenti diocesani; ancona, 10-12 set-tembre 2010).Tra le tante emergenze: la ripresa del mercato del lavoro, al momento im-mobile e penalizzante soprattutto per i giovani, un sostegno vero alle famiglie, riforme istituzionali che servono effet-tivamente al paese, la tutela dei più de-boli, la promozione dell’integrazione tra italiani e stranieri, l’attenzione alle povertà globali e all’ambiente.e invece assistiamo a esempi di scar-so senso istituzionale, incuria del be-ne comune, uso privatistico di funzio-ni pubbliche, incapacità di debellare e a volte anche solo di fronteggiare con efficacia la criminalità organizzata, l’ab-bandono, quando non la devastazione del patrimonio ambientale, artistico e culturale.È evidente “la fibrillazione politica e istituzionale, per la quale i poteri non solo si guardano con diffidenza ma si tendono tranelli, in una logica conflit-tuale che perdura da troppo tempo”.molti parlano di paese in declino, ma non dobbiamo scoraggiarci, occor-re andare oltre l’iperframmentazione, superare l’individualismo, consci che la nozione di bene comune non è com-patibile con una teoria della società “al singolare”. esiste ancora la comunità? o siamo ormai individui senza comunità? (La morte del prossimo, è il titolo del libro dello psicanalista luigi zoja che è sta-to a brescia lo scorso anno a riflettere sul tema della comunità).in questa riflessione ci ha aiutato la Let-tera pastorale del vescovo luciano, su questo si è impostato anche il percorso del convegno interassociativo.

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bisogna avere la libertà di denuncia-re, anche per la nostra responsabilità come educatori, la “rappresentazione fasulla dell’esistenza” che ci viene pro-pinata, volta “a perseguire un successo basato sull’artificiosità, la scalata furba, il guadagno facile” (consiglio perma-nente della cei, 26 gennaio).

settimane socialicome cristiani, come laici non possia-mo certo ritirarci dal tempo che ci è da-to vivere, da questo tempo “stupendo e drammatico”.È forse il tempo di impegnarci anco-ra di più. ecco il tema dell’agenda di speranza per il futuro del paese, che ha fatto da sfondo alle recenti setti-mane sociali dei cattolici, tenutesi a Reggio calabria (Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il fu-turo del Paese, Reggio calabria 14-17 ottobre 2010)sono riflessioni che forse potrebbero sembrare fuori luogo, ma non lo so-no se facciamo nostro l’invito a esse-re, come titolava la scorsa assemblea nazionale, “cittadini degni del vange-lo” (Fil 1, 27); anzi se la storia di questo luogo che ci ospita ci insegna qualco-sa sull’impegno dei laici bresciani e su quello che hanno pagato per essere coerenti ai loro ideali.

Bresciaanche la nostra provincia non è certo immune da molti degli aspetti critici che prima elencavo.i dati ci evidenziano che la crisi non è ancora alle spalle. lo dicono i numeri: sembra riprendere la produzione, ma cala l’occupazionenella sua visita alla nostra città del no-vembre 2009, papa benedetto ha ricor-dato, tra l’altro: “negli Insegnamenti di paolo vi, cari amici bresciani, voi potete trovare indicazioni sempre preziose per affrontare le sfide del presente, quali, soprattutto, la crisi economica, l’immi-grazione, l’educazione dei giovani”.non abbiamo tempo per dedicare mol-to spazio all’analisi della nostra realtà, anche se uno studio su come sia muta-ta la realtà bresciana in questi decenni o anche solo in questi anni, aiuterebbe anche a fornirci un orizzonte più chiaro su come muoverci.il tessuto sociale dei nostri paesi sta mutando. occorre fare uno sforzo an-zitutto di conoscenza di questa realtà. l’ac, radicata nel territorio, può offrire un contributo importante.papa benedetto, all’incontro nazionale

“c’è di più” dello scorso ottobre, ci ha detto: “io sono sicuro che l’azione cat-tolica è ben radicata nel territorio e ha il coraggio di essere sale e luce”.È uno sforzo vero di conoscenza per non essere superficiali e rifugiarsi nelle opposte tifoserie che non fanno fare alcun passo avanti.È il modo per affrontare i diversi pro-blemi.come ha ricordato il nostro vescovo nella recente lettera per la pastorale degli immigrati, “il dibattito non è tra buoni e cattivi, ma tra valutazioni diver-se dell’equilibrio migliore.. possiamo appassionarci per la nostra valutazione, ma non dobbiamo considerare quelli che pensano diversamente indegni di attenzione o di rispetto; questo altere-rebbe il confronto e lo trasformereb-be in conflitto, anzi in un conflitto non risolvibile… bisogna piuttosto impara-re a riflettere sui dati concreti e sulle motivazioni reali: su questi il confron-to può essere fecondo e può condur-re a giudizio più intelligenti, a decisio-ni più sagge”.Qui andrebbe posto a tema il senso del dialogo. il dialogo “ha bisogno di una grande apertura di orizzonte e quindi di studio accurato, di equilibrio nell’interpretazione, di saggezza nelle decisioni”.sul tema del dialogo e delle condizioni perché sia proficuo abbiamo potuto fa-re approfondimenti, come il convegno giovani e adulti del gennaio 2010. si tratta di superare la logica del fare piazza pulita, del vincitore che deve sconfiggere, dell’avversario che diven-ta nemico, ecc.Ricordiamo anche noi che “chi nel suo

cuore disprezza gli altri o li considera inferiori o li esclude della sua amicizia, per ciò stesso diventa incapace di an-nunciare loro il vangelo”.

Il contesto ecclesiale

La Chiesa italiana

i riferimenti per percorrere strade nuo-ve non mancano, a partire dalle scelte che l’ac italiana ha fatto in questi an-ni in sintonia con le indicazioni della chiesa italiana.

la chiesa ci ha proposto ultimamente alcuni documenti che ci devono aiu-tare a riflettere. Tra questi segnaliamo la Lettera ai Cercatori di Dio. la lette-ra si rivolge a tutti coloro che sono al-la ricerca del volto del dio vivente. lo sono i credenti, che crescono nella co-noscenza della fede proprio a partire da domande sempre nuove, ma anche quanti - pur non credendo - avvertono la profondità degli interrogativi su dio e sulle cose ultime. si tratta di partire da alcune domande diffuse nel vissuto di molti.su questo ci pare importante il docu-mento La sfida delle fede, il primo an-nuncio proposto dai vescovi lombardi presentano alcune situazioni di vita che possono diventare occasione o “soglia” di accesso alla fede. sono strade che dobbiamo avere il co-raggio di percorrere.si è concluso il decennio che era stato caratterizzato dalla scelta missionaria, delineata dagli orientamenti su “co-municare il vangelo in un mondo che cambia”, con, a metà percorso, il con-vegno ecclesiale di verona che aveva

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Relazione presidenza

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visto l’ac impegnata per valorizzare i diversi ambiti. certamente si tratta di sfide che non si chiudono con il chiu-dersi del decennio, ma che vanno te-nute come riferimento.Recentemente sono stati resi noti gli Orientamenti pastorali per il decen-nio 2010-2020, incentrati sul tema dell’educazione.in essi si fa cenno anche espressamente al ruolo dell’ac, quando, al n. 42, par-lando di aggregazioni ecclesiali come “esperienze significative per l’azione educativa, che richiedono di essere so-stenute e coordinate” perché “in esse i fedeli di ogni età e condizione speri-mentano la ricchezza di autentiche re-lazioni fraterne; si formano all’ascolto della parola e al discernimento comu-nitario; maturano la capacità di testimo-niare con efficacia il vangelo nella so-cietà”, si ricorda che “tra queste realtà, occupa un posto specifico e singolare l’azione cattolica, che da sempre colti-va uno stretto legame con i pastori del-la chiesa, assumendo come proprio il programma pastorale della chiesa loca-le e costituendo per i soci una scuola di formazione cristiana. le figure di grandi laici che ne hanno segnato la storia so-no un richiamo alla vocazione alla san-tità, meta di ogni battezzato”.

La chiesa bresciana

l’ac è strutturalmente inserita nel cam-mino della chiesa locale. la nostra as-sociazione ha riflettuto con attenzione in questi anni sugli insegnamenti del nostro vescovo, a partire dalla tre lette-re pastorali: “la parola di dio nella vita della comunità cristiana” (2008-2009); “un solo pane, un solo corpo. l’euca-ristia nella vita della comunità cristia-na” (2009-2010); “Tutti siano una cosa sola” (2010-2011). È evidente il tentativo in atto di rinno-vare la pastorale, uno sforzo che si è concretizzato soprattutto in alcune di-rezioni: la catechesi (con l’impegno a modificare gli itinerari di fede tradizio-nali, centrati sui fanciulli, con cammini in grado di coinvolgere la famiglia e la comunità parrocchiale: questa è la filo-sofia che soggiace all’icFR); la parroc-chia (attraverso il progetto di rinnova-mento condensato nelle up).vi è poi la ricerca e lo sviluppo di nuove ministerialità (operatori della carità, ministri straordinari dell’eu-caristia, lettori, animatori di centri di ascolto etc…).si possono evidenziare alcuni nodi

problematici: il rischio che l’instaura-zione di nuove proposte pastorali (in modo particolare icFR e up) ha porta-to talvolta ad una situazione di confu-sione e di mancanza di chiarezza nelle singole realtà parrocchiali; le risorse, umane e strutturali, sono state spes-so orientate solo su queste iniziative, sguarnendo altri settori o nuove im-postazioni missionarie.a livello generale il patrimonio tipico della nostra chiesa locale di un catto-licesimo sociale ha lasciato il posto ad una attenzione più marcata verso la vita interna della comunità ecclesiale. Tutto questo ha generato un processo di autoreferenzialità col rischio di ini-bire lo slancio missionario e una ade-renza al territorio.il passaggio costituito dalle unità pa-storali diventa cruciale. il consiglio diocesano di azione cat-tolica è intervenuto segnalando alcu-ne attenzioni nella fase che si sta in-traprendendo.il sinodo, che è stato preannunciato per il 2012, sarà un momento importante che dovrà vedere l’ac protagonista.l’ac ha offerto il proprio contributo anche negli scorsi mesi quando si so-no rinnovati gli organismi di parteci-pazione ecclesiale.si tratta di organismi che nonostante le loro fatiche nella costituzione e nel

corretto funzionamento, devono essere valorizzati per una comunità più corre-sponsabile; l’associazione ha offerto il proprio contributo a vari livelli, a parti-re dal consiglio pastorale diocesano fin nelle diverse commissioni pastorali.

Rapporti con le altre associazioni (CDAL)il rapporto con le altre associazioni ec-clesiali è stato continuo. abbiamo ade-rito a molte iniziative e abbiamo dato il nostro contributo al cammino della consulta diocesana delle associazioni laicali (cdal) con la presenza al comi-tato presidenti che raggruppa 10 pre-sidenti di associazionil’ac ha creduto e crede fortemente nel percorso interassociativo che quest’an-no ha cambiato formula e si svolge in più incontri, con sede in modo parti-colare a villa pace.

Mondo cattolico brescianocirca la realtà bresciana attuale, abbia-mo dedicato alcune riflessioni su “aci-notizie” nel fascicolo “Brescia, i catto-lici, le sfide”.anche se ci sarà modo per approfondire ulteriormente in altra sede, qui voglia-mo solo sottolineare alcuni aspetti che possono riguardare l’associazione.È evidente come il mondo cattolico bresciano stia attraversando una fase

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di profondo cambiamento e trasfor-mazione. nuovi equilibri si stanno de-finendo, più o meno rappresentati o semplificati dai media.abbiamo assistito ad una serie di ri-definizione di posizioni, di atteggia-menti.a questo gioco di rimbalzo l’azione cattolica non si è prestata. poco ci im-portava ottenere una momentanea vi-sibilità, “marcare un territorio”.Qualcuno ha scambiato la mitezza per debolezza, il non rincorrere per-sonalismi come una estraniazione al dibattito.il fatto è che, poiché siamo radicati nel-la realtà locale, siamo preoccupati per dove stanno andando i nostri paesi, per quei legami sociali che sembrano sfaldarsi, perché si perde la consape-volezza che dalle difficoltà attuali o si esce insieme o non si esce affatto.al di là della disquisizione sui “mondi cattolici” bresciani, occorre osservare qual è la reale incidenza nelle nostre re-altà parrocchiali, nei nostri paesi sparsi in una diocesi così grande.

Un tempo nuovo

i cambiamenti in atto ci interpellano: è tempo di maggiore profezia.vorremo invitare tutti ad andare oltre l’autoreferenzialità.

per vari motivi si apre forse un tem-po nuovo.sta anche a noi decidere quale sarà que-sto tempo per brescia.se il tempo di lotte più o meno grandi, di forme più o meno esplicite di dele-gittimazione reciproca, di personalismi ammantati di interesse per il bene co-mune, oppure un tempo di consapevo-lezza e di responsabilità.eppure, se è un tempo “stupendo e drammatico”, è anche un tempo di op-portunità.a nostro parere va superata questa si-tuazione di empasse tornando a sforzar-ci di recuperare alcuni aspetti.anzitutto riaffermando per ciascuno di noi la distanza evangelica dalle tentazio-ni del potere, di qualsiasi genere.vorremmo poter mettere a disposizio-ne di tutti la nostra esperienza di asso-ciazione che, nella sua lunga storia, ha attraversato molte di queste tentazioni, ma ne è uscita purificata e che ora può dire con libertà e schiettezza che è una strada che non porta molto lontano.poi tornare a recuperare la dimensione autenticamente popolare, che è sempre stata la caratteristica e la forza del cat-tolicesimo bresciano.il papa quando ha incontrato a Roma l’associazione ha detto: “sappiate allar-gare gli spazi della razionalità nel segno di una fede amica dell’intelligenza, sia

nell’ambito di una cultura popolare e diffusa, sia in quella di una ricerca più elaborata e riflessa”.in questo momento avvertiamo l’urgen-za di riprendere il passo delle persone, farci carico delle domande, delle paure, degli egoismi, tornare a parlare il loro linguaggio ed abitare le quotidiane fa-tiche, ritessere un legame che dica la speranza di un destino comune. È un servizio che l’ac, radicata nel ter-ritorio, può offrire alla chiesa e alla so-cietà.Ridire oggi il senso della popolarità è un nodo cruciale. diventa infatti significati-vo che l’associazione sia sempre più ca-pace di essere “per tutti” e “di tutti”.in quest’ottica non andrebbe liquidata con sufficienza la storia del cattolicesi-mo bresciano che ci precede. un mo-dello non esclusivo ed escludente, ma che sapeva coniugare dimensione alta e profetica con capacità di essere in sin-tonia con le persone.per questo insistiamo sul tema della partecipazione, una reale partecipazio-ne a vari livelli. vogliamo riaffermare la necessità della partecipazione contro la troppo facile abitudine alla delega (cfr. “acinotizie” n. 3-4/2010).al contempo ribadiamo la necessità di uno stile rispettoso della democra-zia, che non è acquisita una volta per tutte.si tratta di consolidare uno stile demo-cratico. il rischio attuale è che la man-canza di altri modelli ed esperienze di partecipazione facciano percepire come inutile o come una fatica in più l’eserci-zio della democrazia, consegnandoci al verticismo che deresponsabilizza.

nodi ProBlematiCie risorse dell’aCIl contesto associativo

abbiamo vissuto insieme la Xii assem-blea e l’incontro con il papa in occasio-ne dei 140 anni della nostra associazio-ne, il 4 maggio 2008. in quell’occasione papa benedetto ha affermato:“non è forse possibile, ancora oggi, per voi ragazzi, per voi giovani e adulti, fare della vostra vita una testimonian-za di comunione con il signore, che si trasformi in un autentico capolavoro di santità? non è proprio questo lo sco-po della vostra associazione? ciò sarà certamente possibile se l’azione catto-lica continuerà a mantenersi fedele alle proprie profonde radici di fede, nutrite

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da un’adesione piena alla parola di dio, da un amore incondizionato alla chie-sa, da una partecipazione vigile alla vita civile e da un costante impegno forma-tivo”. Questo ci dice che essere associa-zione oggi ha un senso ancora.veniamo ora ad analizzare più diret-tamente lo “stato di salute” della no-stra associazione, osservando in modo preliminare che il contesto non è certo favorevole a questa forma di cammi-no. la modalità associativa che richie-de costanza, è penalizzata.

adesioni l’adesione non un fatto formale, lo sappiamo, ma è un impegno che va continuamente rinnovato.papa benedetto ci ha ricordato lo scor-so ottobre: “Quando aderite all’azione cattolica dite a voi stessi e a tutti che amate la chiesa, che siete disposti ad

essere corresponsabili con i pastori della sua vita e della sua missione, in un’associazione che si spende per il bene delle persone, per i loro e vostri cammini di santità, per la vita delle co-munità cristiane nella quotidianità del-la loro missione”.sappiamo bene che la tessera di ac non da diritto a sconti o riduzioni, ma è un modo per condividere insieme ad altri un percorso di fede, uno stile di essere da laici nella chiesa.sappiamo anche che non sono i nu-meri che devono darci il senso della qualità di una proposta.nonostante le molte fatiche che si in-contrano, i dati ci consegnano un’ac che in questi tre anni ha sostanzial-mente mantenuto la stessa quota di associati.l’associazione è diffusa in 80 parroc-chie, gli associati sono oltre 4600.

in questa situazione è stata apprezzata la scelta del consiglio diocesano di un affiancamento più intenso al cammino delle associazioni parrocchiali.È stato un lavoro impegnativo, un’ope-ra di ascolto anche delle difficoltà che si incontrano.colgo l’occasione per ringraziare il la-voro importante svolto dai responsa-bili di macrozona per tessere relazioni, sensibilizzare le varie realtà. È stato un prezioso supporto all’intero consiglio diocesano.

vorremmo che tanti conoscessero l’ac. ci piacerebbe che fosse maggiormen-te promossa questa singolare forma di ministerialità laicale, per il bene stesso della chiesa.in questo ribadiamo l’importanza della cura della proposta associativa da par-te dei nostri assistenti parrocchiali, an-che nella prospettiva che sarà delineata dall’introduzione delle unità pastorali.

centro diocesano e commissioniil centro diocesano ha visto il lavoro, oltre che del consiglio e della presiden-za, delle diverse commissioni. oltre alle commissioni di settore si sono messe in moto altre commissioni o seguendo le indicazioni nazionali, come il Labo-ratorio Diocesano della Formazione o su temi specifici, come la Commissione Iniziativa di solidarietà.vi è stata poi la Commissione Comu-nicazione che sostanzialmente è stata impegnata nella redazione di “acino-tizie”, nell’aggiornamento del sito e nell’invio della newsletter.domani interverranno i membri di que-ste commissioni per illustrare il lavoro fatto e alcune prospettive. di seguito

alcune iniziative formative

sono stati sviluppati alcuni moduli formativi, inoltre non so-no mancate le proposte di spiritualità con gli esercizi spiri-tuali e i ritiri, coinvolgendo anche i ragazzi. segnaliamo• il convegno giovani e adulti di gennaio 2010 “Oltre il recinto:• il dialogo. Condizioni, limiti e possibilità per un dialogo vero”.• i campi scuola, il campo famiglie.• per i giovani: l’iniziativa 4x4. “a piedi nudi nel parco”7 febbraio 2010 festa della pace• convegno educatori acR - giovani “Tra il dire e il dare” (villa pace, 22 marzo 2009)• acR meeting “Diritti verso i desideri” (25 aprile 2009 bre-scia s. angela merici) con una mostra sui diritti dei bambini e la contestuale conferenza del prof. mario Falanga.

• incontro nazionale acR - giovanissimi, 30 ottobre 2010• iniziative estive: il 22 agosto 2010 abbiamo per la prima volta percorso il Sentiero Frassati lombardia insieme agli amici della diocesi di cremona.

altre iniziative

l’iniziativa di solidarietà 2009 è stata rivolta al sostegno concreto all’associazione di camper emergenza e a pen-sare percorsi per aiutare, secondo le indicazioni del docu-mento, ad aprire gli occhi sui poveri che ci stanno accanto; nel 2010 si è sviluppato un progetto per la popolazione di bazzano (l’aquila) che ha visto distrutte le proprie abi-tazioni e per contribuire a ricostruire un luogo di incon-

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elenco sinteticamente le principali ini-ziative (vedi in basso).

Gli strumenti a supporto dell’attività formativa

due parole sui due enti che sono a supporto dell’attività formativa dell’ac, ossia la Fondazione Brixia Fidelis e l’As-sociazione Maria Freschi. anche qui do-mani potranno intervenire i presidenti dei due enti, giovani Falsina e massimo pionelli, che fin d’ora ringrazio.come sapete la Fondazione Brixia Fi-delis è l’ente preposto alla gestione del patrimonio dell’azione cattolica bresciana. nei mesi scorsi sono stati rinnovati i componenti del consiglio di amministrazione che dureranno in carica fino al 2015. l’Associazione Maria Freschi è l’ente preposto alla gestione dei servizi che si svolgono da parte dell’ac, sostanzial-mente le attività che si svolgono nella casa di villa pace.

Le struttureabbiamo dedicato a questo tema un inserto speciale di “acinotizie”, per fa-re il punto della situazione, che breve-mente riassumiamo.si tratta di un patrimonio che si è co-struito nel tempo, frutto dell’impegno e dei sacrifici di quelli che ci hanno preceduto.di questo occorre essere consapevoli, e nel contempo essere consapevoli del fatto che, appunto, le strutture devono essere a servizio dell’attività formativa e spirituale della nostra associazione. in questi prossimi anni l’ac sarà chia-mata a scelte importanti che dovran-

no coinvolgere il più possibile i nostri associati.le strutture sono tre: villa pace, palaz-zo san paolo e la casa di obra.

Villa Pace a poco più di 5 anni dalla sua inaugu-razione dopo i lavori di ristrutturazione è opportuno condividere qualche ri-flessione. la casa si è proposta fin da subito come luogo di promozione di occasioni formative qualificate. Fin dai mesi successivi alla riapertura si sono promosse iniziative rivolte non solo agli associati, ma all’intera diocesi. il calendario di villa pace ha propo-sto il percorso sul concilio, la scuola della parola, la preghiera con i salmi, la preghiera del primo venerdì, sen-za dimenticare la buona riuscita degli esercizi spirituali ecumenici, iniziativa di quest’anno, oltre agli esercizi spiri-tuali rivolti ai ragazzi.non posso non ringraziare le persone vi lavorano, a partire dal direttore Pa-olo. Ringrazio poi Lidia e Massimo, la cuoca Marì e i molti volontari che con generosità cercano di venire incontro alle esigenze che man mano si pre-sentano.nonostante i molti sforzi compiuti, la casa fa ancora fatica a camminare con le proprie gambe. È sempre più impor-tante che l’associazione senta come propria questa casa.ecco l’importanza di un progetto che ci indichi come far sì che la casa riesca il più possibile a sostenersi con le pro-prie forze, mantenendo le finalità che l’hanno sempre caratterizzata. l’asso-ciazione maria Freschi, su indicazione del consiglio diocesano, è impegnata su questo fronte.

Palazzo San Paolopalazzo san paolo, sede del centro dio-cesano. carico di una lunga e gloriosa storia, documentata dalle carte dell’ar-chivio, che è in via si sistemazione e che in questi due giorni è possibile visitare. il palazzo costituisce una parte rilevan-te del patrimonio associativo.Tuttavia mostra sempre più i suoi an-ni e necessita di continui interventi di manutenzione.inoltre è da chiedersi quanto risponda ancora ai bisogni di un’associazione di circa 5000 tesserati, quando è nata 50 anni fa, un tempo in cui i tesserati era-no dieci volte tanto.anche su questo il consiglio diocesano dovrà porre una riflessione condivisa.

Centro educativo “Carlo Vigano” -obra di Vallarsaper quasi trent’anni è stata la casa dei campiscuola ac. nel 2007 gli eccessi-vi costi da sostenere per adeguare la struttura alle norme e il contempora-neo forte impegno economico per la ristrutturazione di villa pace hanno fat-to decidere all’associazione e agli en-ti amF e FbF di pensare ad alienare la casa. i tempi tuttavia si stanno dimo-strando lunghi.

La comunicazioneun accenno alla comunicazione, in tre punti: acinotizie, il sito e la new-sletter:- “ACinotizie”: strumento prezioso, purtroppo colpito dall’aumento delle tariffe postali, che ha messo in ginoc-chio molti organi di informazione di enti di volontariato.Tutto ciò ha avuto dei riflessi anche sulla nostra rivista, che già nel 2010

tro per una comunità disgregata; per il 2011 l’attività sarà in collaborazione con il centro migranti e nel contempo per aiutare la nostra clara Quadri, ex consigliera diocesa-na che opera in africa nella Repubblica del congo in car-tella avete l’indicazione di questa proposta).Tra le iniziative segnaliamo:• l’esperienza del gruppo Liberamente, che ha iniziato con un campo scuola itinerante nell’agosto 2009 a napoli, nella periferia partenopea e nella locride (dal 4 al 13 agosto), che poi è proseguito con un anno di incontri sul tema del lavoro sfociato nell’incontro pubblico “Quale lavoro per quale vita?” (19 giugno 2009).• collaborazione con la Fuci e il con il Meic per una risco-perta della figura di paolo vi attraverso alcuni documen-to del suo pontificato.

da ottobre 2009 a marzo 2010 l’ac, la Fuci e il meic hanno promosso una serie di incontri per riflettere sulla figura di paolo vi che benedetto Xvi, con la sua visita a brescia l’8 novembre, ha voluto omaggiare.• nascita nel settembre 2009 della sezione bresciana dell’associazione “città dell’uomo” fondata da giuseppe lazzati, ospitata a palazzo san paolo.• partecipazione all’iniziativa del Donum Bebè, un fondo di solidarietà a disposizione di famiglie di nazionalità non italiana che non avrebbero ricevuto mille euro dal comu-ne (sostegno alla natalità). l'iniziativa ha raccolto oltre 50 mila euro.

oltre a queste sono da ricordare le molte iniziative svolte dalle associazioni parrocchiali.

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ha dovuto rallentare le proprie uscite. stiamo pensando a come continuare ad offrire questo strumento che rite-niamo indispensabile non solo per i nostri associati, ma anche all’esterno dell’associazione, senza sostenere ec-cessive spese. eventualmente trovando altre modalità di distribuzione o raffor-zando le possibilità on line.- Sito web: si tratta di una bella espe-rienza e di una potenzialità che andrà valorizzata sempre più. - inoltre abbiamo una newsletter che con cadenza quindicinale è inviata a circa 400 indirizzi.

Prospettivel’ultimo punto riguarda le prospettive, che sono quelle che scaturiranno dal nostro lavoro di questi due giorni.per questo mi sembra giusto che insie-me leggiamo la Bozza di documento as-sembleare come punto di partenza per il nostro impegno associativo futuro.infatti nell’introduzione, diciamo:“il momento sociale, civile ed ecclesiale in cui siamo immersi richiede sempre più una testimonianza credente in gra-do di conferire un significato alla vita. la crisi che ha colpito il mondo negli ultimi anni e che continua a condizio-nare le persone non tocca unicamente l’ambito economico, ma investe tutta l’esistenza degli uomini.Questa situazione genera da un la-to una scarsa capacità di guardare al futuro con fiducia, coraggio e rigore, dall’altro l’addensarsi di paure che si traducono in chiusure e in una deriva materialistica dal corto respiro. il nostro paese, che ricorda i 150 anni dell’uni-tà, sembra aver smarrito la fiducia in se stesso e nelle proprie capacità.di fronte a questo quadro, l’azione

cattolica di brescia ribadisce l’impor-tanza, come associazione di laici cri-stiani, di portare il proprio contributo per essere ‘cittadini degni del vange-lo’ (Fil 1,27)”.

ringraziamentichiudo questa relazione, prima di dare inizio al vero e proprio lavoro assem-bleare, con un brano di un testimone a cui siamo tutti legati.“Che cosa è l’Azione Cattolica? Ne ab-biamo parlato molto, ma mi pare che sia soprattutto una realtà di cristiani che si conoscono, che si vogliono bene, che lavorano assieme nel nome del Signore, che sono amici: e questa rete di uomini e donne che lavorano in tutte le diocesi, e di giovani, e di adulti, e di ragazzi e di fanciulli, che in tutta la Chiesa italiana con concordia, con uno spirito comu-ne, senza troppe ormai sovrastrutture organizzative, ma veramente essendo sempre più un cuor solo e un’anima sola cercano di servire la Chiesa. E questa è la grande cosa. Perché noi serviamo l’Ac non poi perché c’interessa di fare grande l’Ac, noi serviamo l’Ac perché c’interessa di rendere nella Chiesa il servizio che ci è chiesto per tutti i fratelli. E questa credo sia la cosa veramente importante”.(v. bachelet, saluto al termine della ii assemblea nazionale dell’ac, il 23 settembre 1973 (dal volu-me: v. bachelet, Il servizio è la gioia, 1992)

desidero ringraziare le molte persone che hanno percorso con noi questo cammino.anzitutto il vescovo, per la fiducia e l’affetto che ci ha sempre dimostrato.grazie ai presidenti parrocchiali, grazie al consiglio diocesano, veramente pro-tagonista di questo cammino triennale, i membri delle commissioni di settore

e anche delle altre commissioni, i con-sigli di amministrazione della Fonda-zione brixia Fidelis e dell’associazione maria Freschi. un grazie particolare alla presidenza, a ciascuno dei suoi membri, dai vice-presidenti dei diversi settori, simona e maurizio per l’acR, miriam e alessan-dro per i giovani, giuliana e piero per gli adulti, a lino, amministratore, ad andrea, segretario, agli assistenti, quel-li che ci hanno accompagnato all’inizio del triennio e quelli che ora ci accom-pagnano: don massimo, don giovanni e don mattia.come ho già comunicato alla presiden-za e al consiglio diocesano, impegni professionali che si sono fatti sempre più sentire negli ultimi tempi non mi permettono di seguire con la stessa in-tensità e serenità la presenza dell'asso-ciazione, con il rischio di sacrificare la qualità il cammino associativo.continuerò a offrire il mio contributo all’ac e a svolgere un servizio associa-tivo in altre modalità.chiedo scusa delle mie inadeguatezze o per aver involontariamente offeso o trascurato qualcuno.Ringrazio la mia famiglia per la pa-zienza con cui ha sopportato le mie assenze.Ringrazio tutti per la bella testimonian-za di fede, di amore per la chiesa, di passione civile che ho incontrato negli associati in questi anni.È questo uno dei motivi che mi fa guar-dare (che ci fa guardare) con fiducia al futuro della proposta associativa, come una proposta valida, oggi ancora di più, per vivere da cristiani questo tempo, “stupendo e drammatico”, che siamo chiamati insieme a percorrere. Brescia ha bisogno, Brescia ha oggi an-cora più bisogno di laici così! __

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intervento assistenti diocesani

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La nostra azione educativa deve proporre con convinzione la ‘misura alta’ della vita cristiana ordinaria. Si tratta di promuovere una spiritualità a dimensione popolare, un’autentica vita spirituale che risponda alla richie-sta di accompagnamento personale. Si tratta di un compito delicato e im-portante, che richiede profonda espe-rienza di Dio e intensa vita interiore. Per questo dobbiamo rileggere conti-nuamente il Progetto Formativo e, so-prattutto, arrivare tutti a formulare la nostra Regola di vita. Per tentare una riflessione sul tema mi affido a un solo versetto del Vangelo di Giovanni.“Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo Figlio unigenito, affinché, chiunque crede in Lui non perisca ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). Questa parola è rivolta a Nicodemo, una persona timorosa di sbilanciar-si, di rischiare: si avvicina a Gesù, ma non vuole lasciarsi coinvolgere troppo. Siamo un po’ tutti così. Vogliamo prendere, ma non vogliamo essere presi, interessati ma a distanza di si-curezza, ammiratori senza diventare imitatori, simpatizzanti senza il co-raggio di essere discepoli.“Dio ha tanto amato il mondo che ha dato suo Figlio”.Di fronte al male che dilaga e di cui l’uomo al tempo stesso è vittima e carnefice dobbiamo sapere bene quello che facciamo quando parliamo dell’amore di Dio. Se osiamo parlare di amore di Dio vuol dire che in un

Per unaspiritualitàpopolare

fatto storico (i verbi sono al passato ha amato e ha dato), preciso e databile, questo amore si è manifestato come mai prima e dopo.Questo fatto è Gesù. Il cielo stellato e la legge morale possono parlarmi di Dio, della sua potenza e della sua giu-stizia, ma non del suo amore.Il mondo è quello che è, con tutti i suoi drammi, personali o collettivi, con le sue gioie leggere o intense, fu-gaci o durature… eppure se osiamo parlare dell’amore di Dio è perché riu-sciamo a intravedere, quasi in contro-luce, nella trama sottile del vivere no-stro, quello che è successo a Gesù.

Ecco una prima condizione della dimensione popolare della spiri-tualità: si nutre di storia, di quella di Dio nella Parola e nei sacramenti, nella vita della chiesa e nel ministe-ro episcopale, e di quella dell’uomo, di storie che si intrecciano, di fili, a volte sbrindellati, che si legano. Di-cono gli Orientamenti del decennio Educare alla vita buona: “La Chie-sa promuove nei suoi figli anzitut-to un’autentica vita spirituale, cioè un’esistenza secondo lo Spirito” (cfr Gal 5,25). Essa non è frutto di uno sforzo volontaristico, ma è un cam-mino attraverso il quale il Maestro interiore apre la mente e il cuore al-la comprensione del mistero di Dio e dell’uomo: lo Spirito che “il Padre manderà nel mio nome vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14,26).

“Dio ha tanto amato il mondo che ha dato suo Figlio”.La seconda cosa che dicono queste parole è che l’amore di Dio consiste in un dono; non è solo un sentimento, un affetto, una disposizione dell’ani-mo. L’amore di Dio non è solo un sen-tire, ma un agire.Amare per Dio vuol dire dare. Ma dare per Dio vuol dire darsi, dare se stesso.Qui sta il senso dell’avverbio “tan-to”. Si può dare molto anche aman-do poco, ma non si può dare se stessi amando poco.La parola “dono” ha un peso. Gesù non è stato mandato, ma dato a noi. Gesù non è stato prestato, ma dona-to: il dono è una decisione definitiva, irrevocabile. Gesù non è stata un’ap-parizione fugace, ma è stato conse-gnato all’umanità. Con questo dono Dio ha messo le radici nella dura ter-ra dell’uomo. Era necessario perché l’uomo aveva perduto Dio, aveva ri-empito il cielo e il suo cuore di idoli.

Ecco la seconda condizione del-la dimensione popolare della fe-de: non si tratta di tifare, di scegliere emotivamente solamente, non è solo raccogliere i frammenti sparpagliati di un’esistenza segnata, non è solo ritrovare un nesso nella propria bio-grafia, ma rendere la vita un dono, ritmare il proprio tempo e le relazio-ni sulla gratuità.Dice Educare alla vita buona: “La formazione spirituale tende a farci

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assimilare quanto ci è stato rivelato in Cristo, affinché la nostra esisten-za possa corrispondere ogni giorno di più al suo dono”… L’azione dello Spi-rito plasma la vita in questa prospet-tiva: “Il culto gradito a Dio diviene così un nuovo modo di vivere tutte le circostanze dell’esistenza in cui ogni particolare viene esaltato, in quanto vissuto dentro il rapporto con Cristo e come offerta a Dio”.“Dio ha tanto amato il mondo”.L’oggetto dell’amore è il mondo. Non è la chiesa, è il mondo e nel mondo c’è anche la chiesa: la chie-sa è amata perché è amato il mondo. Non i buoni, i giusti, i credenti sono amati, ma l’uomo, la creatura uma-na è amata.Dio fa sorgere il sole su buoni e catti-vi, fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. E questo non è facile da comprendere perché gli uomini sono ribelli, ostili, increduli a volte; ci sono uomini che negano, contestano escludono Dio.Ma questo svela i tratti fondamentali dell’amore di Dio.Prima di tutto l’amore di Dio è un amore che crea. Crea il suo ogget-to, non lo trova. Questa è la potenza dell’amore di Dio: crea qualcosa di amabile nel mondo, rende amabile quello che non lo è. Il mondo è bello perché è amato, non è amato perché è bello.Perché questo si realizzi bisogna vin-cere il male con il bene, il peccato con la santità, la violenza con gesti di pa-ce… ma costa caro… è la via stretta, la via della croce.

speranza alla quale siete stati chia-mati, quella della vostra vocazione” (Ef 4,4). Egli unisce intimamente in Cristo tutti i battezzati, ispira l’incon-tro tra le diverse confessioni cristia-ne, incoraggia il dialogo con i credenti di altre religioni e con ogni uomo di buona volontà.Una dimensione missionaria che as-sume i tratti della dimensione cari-tativa e sociale. Il punto culminante della vita secondo lo Spirito è l’amore: «Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli…» (1Cor 13,1-2). Questo significa accoglienza del povero e del bisognoso, impegno per un mondo più giusto, pacifico e solidale; difesa coraggiosa e profetica della vita e dei diritti di ogni donna e di ogni uomo, in particolare di chi è straniero, im-migrato ed emarginato; custodia di tutte le creature e nella salvaguardia del creato.Vuol dire ricordare la dimensione escatologica. La prospettiva cristiana orienta la persona verso la pienezza della vita eterna. Ciò non allontana dall’impegno nelle realtà terrene, ma preserva dal cadere nell’idolatria di se stessi, delle cose e del mondo.Il secondo tratto dell’amore di Dio è il fatto che nel creare, questo amo-re soffre.Questa sofferenza non è solo quella che nasce dal rifiuto, neppure quella che nasce dalla compassione intesa

Ecco la terza caratteristica della dimensione popolare della fede: inventare, creare, pensare, mette-re tutte le facoltà umane, nessuna esclusa, a servizio del Vangelo.Questo vuol dire, come dicono gli Orientamenti del decennio, coltiva-re molteplici attenzioni: abbracciare tutta la vita come vocazione, impa-rare a riconoscere la vita come dono di Dio e ad accoglierla secondo il suo disegno d’amore.Vuol dire lavorare per la comunio-ne ecclesiale. Importante è un grup-po, ma senza essere totalizzante o esclusivo; occorre formarsi in grup-po e servire la comunità, accettare la scommessa di ispirare l’ordinarietà, di far parlare lo Spirito Santo dentro le dinamiche quotidiane, di sostene-re il confronto, anche duro e aspro. Dice il vescovo Luciano nella scelta pastorale: “L’edificazione della comu-nità non è compito solo dei ministri ordinati, ma di tutti i battezzati. … Non ci sono limiti alla creatività del-lo Spirito nel suscitare doni e servi-zi; l’unico criterio è il bene della co-munità. I ministeri, infatti, non sono mai per l’esaltazione di colui che li esercita, ma solo per il bene di coloro per i quali sono esercitati; li si eserci-ta nella misura e nel modo che è ri-chiesto dal bene della comunità cri-stiana stessa”.Vuol dire vivere la dimensione missio-naria: coniugandola come dimensio-ne ecumenica e dialogica. Lo Spirito è principio di unità: “un solo corpo e un solo Spirito, come una sola è la

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come partecipazione o condivisione. Parliamo della sofferenza che si cari-ca del dolore e del peccato: l’amore di Dio crea soffrendo e soffre creando.

Ecco la quarta caratteristica della dimensione popolare del crede-re: farsi carico, portare il peso della transitorietà, della precarietà di sin-tesi personali e sociali parziali.Forse è il significato più profondo del-la laicità: quello che rimanda all’al-leanza tra le generazioni, all’interge-nerazionalità che noi chiamiamo uni-tarietà, in cui si è condotti a dirsi, a rivelarsi testimoniando, a consegnarsi l’uno all’altro.Quello che rimanda al mettersi in presenza reciproca, consegnati sot-to il segno della cura e della respon-sabilità.Quello che invita a dare peso e con-sistenza alle persone facendo cresce-re la presenza, la distanza critica, la competenza affettiva.Quello che garantisce spazio per la coscienza, fa riferimento all’espe-rienza morale come vincolo di bene, di senso dell’esistenza.Quello che impegna a pensare l’al-tro, a pensare con l’altro…a sentire stando esposti e vulnerabili…a reim-parare un metodo per conoscere, un modello sempre aperto nel rispetto della realtà.“…affinché chiunque crede il Lui

non perisca ma abbia vita eterna”. L’amore di Dio non è evidente, è na-scosto come la perla e il tesoro del campo.La fede è necessaria perché le cose di Dio sono nascoste e perché solo la fede le scopre, le accoglie, le fa pro-prie: la fede è la finestra attraverso la quale la luce del sole entra nella stanza della nostra vita.La fede introduce alla vita eterna, o meglio è la finestra attraverso la qua-le la vita eterna entra nella nostra vi-ta mortale.“Eterna” non indica una durata, ma una qualità: la nostra vita mortale diventa eterna cambiando di qualità e la nuova qualità è l’amore.Dice il vescovo Luciano nella sua lettera pastorale: “La Chiesa è fatta di mondo; i suoi membri sono citta-dini del mondo, lavorano mangiano amano soffrono nel mondo, parlano le lingue del mondo. E tuttavia es-si vivono come redenti, riscattati da Cristo: Cristo ha preso possesso del-le loro esistenze e le plasma con la forza del suo amore, del suo Spirito. Siccome credono all’amore di Dio, sono strappati fuori dagli egoismi del mondo; siccome vivono nel mondo, essi modificano il mondo secondo la logica dell’amore di Dio”.

Ecco la quinta dimensione po-polare della fede: impastarsi del quotidiano, coniugare spiritualmente tutte le sfaccettature dell’esistenza, ricercare la responsabilità che colti-va se stessi nella pratica delle virtù,

che modella la persona nell’impegno morale di una vita buona. Sostiene il vescovo Luciano nella scelta pastorale: “La presenza atti-va dei laici tiene viva la coscienza che la Chiesa non è semplicemente una comunità all’interno della qua-le si vivono rapporti intensi di affetto e di fraternità. La Chiesa è missio-ne; deve dire Cristo al mondo e de-ve dare al mondo la forma di Cristo. Come potrebbe la Chiesa risponde-re adeguatamente a questo compito se non fossero i laici – immersi nella vita del mondo – a operare corretta-mente secondo il vangelo? Sono so-prattutto loro, i laici, che intercettano le strutture essenziali dell’esistenza del mondo… E sono proprio queste realtà (famiglia, lavoro, economia, potere…) che debbono essere tra-sformate secondo la logica dell’amo-re che viene da Dio, la logica del van-gelo…Vale la pena ripeterlo: i laici non attuano la missione della chiesa solo con i ministeri strettamente ec-clesiali, ma anche operando cristia-namente nella società; i programmi pastorali di una comunità cristiana non debbono tenere presente solo l’impegno per l’edificazione della co-munità, ma anche il tipo di testimo-nianza e di contributo che i membri della comunità sono chiamati a dare alla formazione della società”.Se alimentiamo la dimensione spi-rituale scopriremo, come dice Bon-hoffer, che “Dio non realizza tutti i nostri desideri, ma tutte le sue pro-messe”. __

intervento assistenti diocesani

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Quest’ intervento per noi è in-nanzitutto l’occasione per ringraziare le tante persone che hanno collabo-rato con noi per cercare di offrire ai ragazzi e agli educatori ACR dei mo-menti associativi forti e significativi. Allo stesso tempo quest’assemblea ci dà lo spazio anche per dire le tante cose realizzate nel triennio scorso e per dare a tutti l’idea di come lavora il Centro Diocesano, ed in particolar modo il settore ACR, ma anche per sottolineare quelle cose che invece sono ancora da fare.

Tra le persone da ringraziare vi sono innanzitutto gli assistenti diocesani. Bisogna proprio dire che da questo punto di vista questo trien-nio è stato piuttosto movimentato per il nostro settore: abbiamo avuto 3 as-sistenti + 1.Abbiamo cominciato con don Mau-rizio, che ci ha accompagnato anche nel triennio precedente e che a no-vembre del 2008 è stato nominato parroco a Marcheno; don Vincenzo, che per alcuni mesi si è dedicato sia al settore Giovani che all’ACR, ora in servizio presso l’ufficio delle cele-brazioni pontificie; infine, don Mat-tia, tuttora nostro assistente e curato a Castegnato. Il ‘+1’ è don Massimo, che pur es-sendo l’assistente generale, ha dato un contributo di sostanza all’ACR grazie ad una presenza costante per il settore e ad un’attenzione partico-

il camminodell'ACRL'intervento dei reponsabilidell'Azione Cattolica Ragazzidopo sei anni di grande impegno

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lare ad ogni singola persona. Un gra-zie particolare va a lui! Questo ci porta a dire quanto sia im-portante curare il rapporto con i pro-pri assistenti parrocchiali. Sappiamo che a volte è un dialogo faticoso, ma sicuramente vale la pena instaurarlo! Il nostro essere parte della Chiesa si esplicita anche nella collaborazione con la gerarchia in un rapporto di piena comunione e fiducia così come definito dal nostro stesso Statuto.

I membri del Consiglio Diocesano e della Presidenza ci hanno affian-cato nel pensare, progettare e attua-re i programmi emersi dal documen-to della scorsa assemblea. Grazie in particolar modo a Michele, ai consi-glieri dell’ACR (Thomas, Stefano e Caterina) e a quanti hanno cercato di rivolgere il proprio sguardo anche sui ragazzi. Per noi è importante ribadire che la scelta formativa dell’AC chiama i giovani e gli adulti dell’associazione a impegnarsi seriamente per l’educa-zione alla fede e alla vita dei bambini e dei ragazzi, significativi per l’AC di Brescia sia dal punto di vista nume-rico che dal punto di vista missiona-rio. Il mondo dei più piccoli, dei più fragili, è e deve continuare ad essere un ambito missionario di cui sentirci responsabili. Allo stesso tempo, però, è importan-te che in ogni associazione parroc-chiale vi sia un’attenzione che vada

al di là del servizio educativo. Spesso infatti si corre il rischio di assoldare tutti i giovanissimi, i giovani e anche gli adulti nel Gruppo Educatori sen-za dar troppo peso a quello che do-vrebbe invece essere una ‘vocazione educativa’. Crediamo invece sia più rispettoso scegliere e formare al ser-vizio educativo solo coloro che mo-strano una certa attitudine, creando in contemporanea degli spazi in cui altri associati, giovani e adulti, pos-sano spendersi in altri ambiti di mis-sionarietà esprimendo, così, lo stile di chi vuole stare ‘tra piazze e cam-panili’, così come recitava lo slogan della scorsa assemblea.

La Commissione ACR, infine, è stato il gruppo che ha cercato di tra-durre i pensieri in percorsi e appun-tamenti concreti lavorando con en-tusiasmo e serietà in questi ultimi anni. Sarebbe bello poter citare ogni persona che ha collaborato con noi mettendosi a disposizione per le varie iniziative di settore, ma sono davvero tante! Grazie a ciascuno di voi! In questo triennio abbiamo avuto la collaborazione di molti educatori pro-venienti dalle diverse macrozone che hanno sostenuto il grosso lavoro or-ganizzativo soprattutto in vista della festa regionale di Crema e per quella nazionale del 30 ottobre. Ci auguriamo che questa rete intes-suta con gli educatori delle varie par-rocchie possa crescere e continuare

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Simona e Maurizio

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intervento acR

a rendere sempre più bella e coin-volgente l’esperienza associativa dei ragazzi e dei loro educatori. La commissione ACR, costituita da un nucleo di persone ormai saldo, si tro-va in Centro diocesano il giovedì sera ogni due settimane ed è aperto a tut-ti coloro che abbiano voglia di porta-re il proprio contributo affinché si dia modo ai ragazzi di essere valorizzati in quanto associati a pieno titolo.Siamo consapevoli che non sempre noi siamo stati in grado di mettere i bambini al centro delle nostre pro-poste, ma l’aver dato l’opportunità al gruppo ACR di Provaglio d’Iseo di esprimere il proprio pensiero in quest’Assemblea, davanti al Vescovo Luciano e a tutta l’associazione, ci fa auspicare un futuro in cui i fanciul-li possano essere davvero protago-nisti attivi della costruzione della Chiesa e del loro avvenire.

In merito alle iniziative per i ra-gazzi, le novità introdotte in questo triennio sono stati i ritiri di Avven-to e Quaresima per i bambini dai 9 ai 14 anni. Siamo convinti che non è opzionale preoccuparsi della cura della spiritualità degli acierrini e dei loro educatori; è un momento fondamentale di chi annuncia Gesù ed educa ad un rapporto quotidiano con Dio. Ritenevamo che fosse un bi-sogno della nostra associazione e di fatto la risposta è stata immediata e prorompente, tanto da costringerci a

duplicare ogni ritiro, riproponendolo anche al pomeriggio della domenica successiva. Il bisogno di iniziative del genere è tale che si sono iscritti an-che alcuni gruppi parrocchiali non di ACR. Si tratta di iniziative - a no-stro avviso - da riproporre, così come quelle dei campi scuola per i ragazzi, che non sono certo una novità, ma che hanno continuato con una ri-sposta molto buona. Crediamo che i campiscuola siano un’occasione non solo per le associazioni piccole che non hanno i numeri per proporre campi parrocchiali, ma anche per gli altri ragazzi, perché sperimentino il senso di appartenenza a qualcosa di più grande e coinvolgente.

catori ACR, con la formula del we-ekend. La proposta ha intercettato la necessità che gli educatori (o i futuri educatori) sentono di essere formati non solo in funzione del loro servizio, ma anche in quanto cristiani. Abbia-mo cercato di curare la formazione degli educatori anche attraverso i Laboratori ‘educatori si diventa’ che quest’anno si è scelto di tramutare in un week-end dal titolo ‘24 ore per dire educatore’.In particolare abbiamo insistito affin-ché il cammino ACR possa offrire a bambini e ragazzi percorsi di Inizia-zione Cristiana di qualità all’interno del progetto diocesano dell’ICFR. In questo senso abbiamo proposto agli educatori più esperti i laboratori sul tema ‘ACR e ICFR’, quest’anno strut-turato in 3 serate ben partecipate su tematiche formative specifiche, in particolare sui sacramenti dell’Ini-ziazione Cristiana. Contemporanea-mente a quest’iniziativa l’impegno ad approfondire l’ICFR ci ha motivato a curare - da due anni a questa parte - un sussidio annuale che media il cammino associativo con l’ICFR dio-cesana, in uno sforzo che è ben com-pensato dall’interesse suscitato, dato che questo risulta il documento più scaricato sul nostro sito e richiesto a gran voce anche da altre associazioni diocesane. Questo ci conforta e ci fa ritenere di avere azzeccato una ne-cessità degli educatori di oggi. È evidente che in 24 ore, o in qualche

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Formazione educatori

Altro punto di interesse è stata la ri-presentazione dei campi per gli edu-

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serata, non si possa esaurire il bisogno di formazione degli educatori pertan-to sottolineiamo l’importanza che il Gruppo Educatori parrocchiale sia un luogo di formazione, oltre che di pro-grammazione. Pertanto è necessario, laddove vi siano le risorse, individuare una persona matura e capace, coa-diuvata dall’assistente parrocchiale, che si preoccupi del cammino degli altri educatori. Abbiamo constatato, inoltre, in questi anni, una gradita novità: l’educatore di ritorno. Si tratta di adulti o giovani-adulti che hanno fatto in passato gli educatori e che si rimettono in gioco nelle loro parrocchie. È necessario preoccupar-si anche della loro formazione: hanno bisogno di aggiornarsi per conoscere la nuova AC e le novità che si sono succedute nel tempo.Anche il Convegno Educatori è un appuntamento che vorremmo fosse centrale nella vita associativa dei gio-vani e degli adulti che prestano il loro servizio per l’ACR. In questo triennio abbiamo organizzato il convegno in collaborazione con il settore ACG per sottolineare quanto è fondamentale che un educatore si senta prima di tutto un giovane o un adulto di AC. Quest’anno invece, il 27 Marzo, da-remo spazio ad un momento di for-mazione più specifica riguardante le domande dei ragazzi sulla Parola di Dio.Ci auguriamo che la partecipazione ai momenti formativi e, soprattutto, a quelli di spiritualità possa crescere esprimendo così la volontà di ognu-no di non tralasciare la cura per la propria spiritualità né tantomeno di improvvisarsi educatore. Le occasio-ni in merito per i giovani e gli adulti sono davvero molte, ma non sempre

così partecipate come quelle dei ra-gazzi. Ci piacerebbe rivedere i 357 educatori presenti alla Festa di Cre-ma anche ai ritiri d’Avvento e di Qua-resima, alla preghiera del primo ve-nerdì del mese a Villa Pace e ai mol-ti altri momenti di spiritualità messi in cantiere con cura e attenzione dai nostri assistenti diocesani.

re nei cammini dei giovanissimi. Non ci stancheremo mai di citare la lettera congiunta dell’AC con l’Ufficio Cate-chistico diocesano: essa compare un po’ come il prezzemolo nei nostri sus-sidi, perché è un modo ed uno stru-mento con il quale si ribadisce che la chiesa diocesana ha bisogno dell’AC, nella sua interezza, senza che essa cambi i propri cammini, snaturandoli e facendoli diventare altro.Cerchiamo di rinnovare la nostra ap-partenenza all’associazione e di offri-re il nostro servizio da laici convinti e maturi facendo vivere l’AC nelle nostre parrocchie! Concludiamo ricordando alcuni ap-puntamenti eccezionali vissuti in questo triennio:• Il 4 Maggio 2008 abbiamo preso parte ai 140 anni dell’Associazione in Piazza San Pietro insieme ai gio-vani e agli adulti di tutta Italia. In quest’occasione abbiamo avviato una collaborazione con la Parrocchia di Bracciano che si è tramutata in un vero e proprio gemellaggio. • Il 16 Maggio 2010 abbiamo parteci-pato alla Festa Regionale dell’ACR a Crema: eravamo in più di 1800 per-sone (32 pullman + altri partecipanti con mezzi propri) ed abbiamo invaso le strade e la piazza di Crema colo-randola con le nostre magliette. Me-tà Lombardia era ‘targata’ Brescia e, usando il titolo della festa, abbiamo proprio ‘dato voce alla gioia’.• Infine il 30 Ottobre 2010 abbiamo gridato, in piazza S. Pietro e poi a Fi-renze, che con l’AC C’è di +. Anche in questa occasione eravamo numerosi: più di 800 associati tra ACR e Giovanis-simi. È stata un’occasione speciale per sentirci uniti nella stessa associazione e per mostrare ai nostri ragazzi la bel-lezza di diventare grandi insieme con-tinuando a vivere la Chiesa attraverso l’AC nei percorsi dei giovanissimi. Di questi appuntamenti e di que-sto percorso ringraziamo il Signore perché ci ha permesso di incontra-re persone autentiche e solari che ci hanno fatto sperimentare la gioia dell’essere parte della stessa Chiesa, l’orgoglio per aver scelto l’AC ed aver avuto l’onore di poter dare, in questi ultimi sei anni, il nostro umile contri-buto come rappresentanti dei ragazzi ACR. __

intervento acR

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ACR e ICFR

Per quanto riguarda il rapporto ACR-ICFR ribadiamo l’importanza di conti-nuare a servire la nostra Chiesa dioce-sana aderendo al progetto dell’ICFR: esso è un’opportunità per l’AC e per le nostre parrocchie solo se vissuta in modo autentico, senza che venga me-no la nostra identità associativa.In alcune parrocchie stanno inizian-do i percorsi dell’anno della mista-gogia, fase successiva ai sacramenti dell’eucarestia e della confermazio-ne: viviamo questi passaggi, talvolta difficoltosi, come un’occasione per proporre ciò che il cammino di fede dei 12/14 propone da sempre, garan-tendo quella continuità, propria della nostra associazione, che deve sfocia-

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Xiv assemblea diocesana

A fine anno le società e le azien-de stilano il bilancio consuntivo, an-che noi vogliamo farlo al termine di questo triennio che ci ha visti ricopri-re il ruolo di vicepresidenti del setto-re giovani diocesano. Metteremo delle voci in attivo e del-le voci in passivo, consapevoli che la contabilità associativa è un poco più complessa e ricca di sfumature di quella economica. Certamente mettiamo all’attivo l’espe-rienza del Training spirituale che è diventato ormai una tradizione.Negli ultimi due anni l’esperienza è stata allargata ai giovani (la parteci-pazione è ristretta), ma la strada in-trapresa sembra proficua, conside-rando che parliamo di una proposta di ritiro spirituale: molte proposte similari vanno deserte. Con il segno più compare nel nostro elenco anche la Festa diocesana della pace, un momento di festa e contemporaneamente di riflessio-ne. Ci piace definire questo appun-tamento “una Festa con la Testa”, e per restare in tema di contabilità: le teste - intendiamo quelle dei parte-cipanti - oscillano fra 70\90, possia-mo crescere ma siamo a buon punto! Intimamente connesso alla festa è il Mese della pace. La sussidiazione ha avuto riscontri positivi, la collabora-zione esterna del centro diocesano con le parrocchie, per l’elaborazione e la stesura del sussidio è stata profi-cua. Voce in attivo.

il camminodei giovaniNell'intervento dei vicepresidentidel Settore Giovani il bilancio del trienniocon alcune questioni aperte

Miriam e Alessandro

Nella colonna dell’attivo mettiamo anche il percorso per gli educa-tori dei giovani e dei giovanissi-mi (4X4 e 3\4). Percorso - in stile laboratoriale - utile e indispensabile: abbiamo dei nuovi strumenti educa-tivi (sentieri di speranza e il progetto formativo), che chiedono di essere conosciuti e applicati.La partecipazione è stata discreta, è sicuramente necessaria un’ulte-riore promozione e crediamo che il livello di azione debba essere quel-lo zonale.

Campi scuola: Purtroppo li anno-veriamo nella colonna delle passivi-tà. Sono un'esperienza da sempre cardine dell’Associazione, un’espe-rienza che purtroppo registra alcu-ne preoccupanti difficoltà. Gli ultimi due campi invernali sono stati can-cellati per mancanza di iscrizioni e le partecipazione dei campi estivi è in calo. Viene da chiedersi se è an-cora un’esperienza significativa per i nostri adolescenti oppure se è da ripensare con metodologie, tem-pi e schemi nuovi. Riflessione che emerge anche dalla crescente diffi-coltà di trovare disponibilità da par-te degli educatori per seguire questa proposta. D’altra parte i campi scuola sem-brano ancora essere significativi per i giovanissimi che vi partecipano, ri-mangono una proposta di qualità, un’esperienza importante. Inoltre i

team di educatori coinvolti nella pro-grammazione e nell’animazione del campo rimangono legati alla dimen-sione diocesana, saggiando l’orizzon-te più ampio.

Liberamente: attivo - passivo - ora di nuovo in attivo, andamento altale-nante! Esperienza nata 3 anni fa da un campo giovani in Campania e nel-la Locride, ha spinto il gruppetto di giovani a continuare la riflessione sui temi sociali e civili, toccati con mano proprio su quei difficili territori.Questo gruppo che si ritrova mensil-mente segue un percorso che tocca i temi della cittadinanza attiva e del bene comune: quest’anno il tema scelto riguarda l’immigrazione (tema legato anche alla proposta dell’Ini-ziativa di solidarietà) e ha già offerto all’associazione occasioni importan-ti di riflessioni (il bel convegno sulla Questione del Lavoro, conseguen-za di un cammino durato un anno). Questa esperienza desidera aprirsi al dialogo e al confronto anche esterno all’associazione, cercando di coltiva-re relazioni e condivisioni con per-sone lontane dalla dimensione as-sociativa, ecclesiale e di fede, dando nuovi spunti alla missionarietà del quotidiano.

Messa in comune: inizio in attivo, ora decisamente in passivo, titolo so-speso per eccesso di ribasso. Infatti l’esperienza si è fermata, e a mol-

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ti di voi potrebbe persino risultare sconosciuta. Si trattava di un incon-tro dedicato ai giovani che metteva al centro la celebrazione eucaristica allargandola alla testimonianza (ogni celebrazione approfondiva la cono-scenza di un testimone della fede). Una proposta da rivalutare!

Msac: voce in perdita. Il Msac è quel sogno nel cassetto a cui l’Associazio-ne pensa e sospira.Un progetto bello e completo che renderebbe reale e viva la missio-narietà per gli adolescenti. La man-canza di forze ed energie non ha permesso ancora l’attuazione di passi concreti nella realizzazione di questa proposta, ma alcuni pensieri progettuali sono avanzati in tre anni e forse con una disponibilità potreb-bero rendersi più tangibili e avviare il lavoro.

IDS (L’Aquila) Voce in attivo. Dopo i due mesi estivi di volontariato presso il campo di Paganica 2 e Monticchio, dove AC e Università Cattolica han-no prestato “servizio” con il proget-to Aquilandia, i nostri giovani si sono resi protagonisti attivi della passata iniziativa di solidarietà.Scendendo in Abruzzo un week-end al mese, hanno intrattenuto l’anima-zione dei giovanissimi, dei giovani e dei bambini nella comunità di Baz-zano, vicino a L’Aquila. Impegno vis-suto con partecipazione un po’ al-talenante, ma con grande spirito di gratuità e generosità, nel tentativo di aiutare i nuovi residenti del Progetto CASE ad allacciare legami e a intes-sere quella rete che permette di fare comunità. La comunità avrà molta strada da fare, poiché il terremoto ha solo portato alla luce un territorio disgregato e fragile, ma l’esperienza dei nostri giovani ha di certo lascia-to una testimonianza tangibile nelle persone incontrate, tracciando un solco in cui sarà forse possibile se-minare qualcosa.

Concludiamo con alcune questioni aperte e visto che non siamo conta-bili (chi ci conosce anche come pro-fessionisti lo sa bene) non sappiamo proprio dove metterle! Le mettiamo qui intanto.

Questione degli Educatori dei giovani e dei giovanissimi. Dobbiamo pren-dere atto che il mondo adulto sta ri-nunciando ad educare i giovanissimi e ancor di più i giovani. Ogni sforzo diocesano in tal senso si scontra con parrocchie che chiudono l’esperien-za educativa nei confronti dei giova-nissimi o si limitano a fare proposte evento senza itinerari educativi pen-sati e progettati.La situazione nei riguardi dei giova-ni è ancora peggiore. D’altro canto i giovani e talvolta anche i giovanis-simi risultano sempre più impegna-ti sul fronte educativo; da un certo punto di vista la cosa è lodevole ma solo se accompagnata e sostenuta da un adeguato percorso di crescita personale e di gruppo, ma se nessu-no si prende la briga di educare si rischia di lasciare a se stessa questa fascia d’età. Al tema degli educatori seguono a ruota gli interrogativi su Campi scuo-la, poiché sono l’ingrediente neces-sario, con i giovanissimi e i giovani animati, a dare vita e senso a questa proposta.I nostri interrogativi sui campi li po-niamo in Assemblea e li giriamo al nuovo Consiglio. Riteniamo il cam-po-scuola il volto sorridente dell’Ac, quello che ti accoglie nell’associazio-ne e te ne fa innamorare. Non biso-gna però cedere alla malinconia, ma è necessario rivolgersi alla creatività per pensare, rinnovare e inventare

nuove proposte coinvolgenti e ap-passionanti per i nostri adolescenti e i nostri giovani. Crediamo che lo meritino!

Commissione di settore. Una que-stione aperta, ma fondamentale è l’ultima che vi poniamo. Questo triennio è stato particolar-mente “sudato” all’interno del Set-tore Giovani per la difficile impresa di ricostituire una commissione gio-vani, che aiutasse presidenza e con-siglio a portare avanti la progettualità sulla nostra fascia.In questo punto sono doverosi i rin-graziamenti a quelle persone che nonostante gli impegni lavorativi ed universitari, quelli familiari e gli impegni parrocchiali (numerosi) ci hanno dato una mano a costruire le iniziative e le proposte per i giovani: Micol, Daniele, Sara, Beatrice, Eleo-nora, Davide, Marta, a cui va aggiun-to don Giovanni…Detto così sembra di avere un nu-mero più che sufficiente di persone disponibili al lavoro della commis-sione, in realtà i tempi e i ritmi del-la vita possono (giustamente siamo laici) deviare da una frequenza as-sidua nel settore… Quindi abbiamo (ora possiamo dire hanno) bisogno di sentire la vicinanza, il sostegno e la compagnia delle associazioni par-rocchiali per continuare a prestare questo preziosissimo servizio all’as-sociazione. __

intervento settore adulti

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il Settore Adulti in AC a Brescia rappresenta circa un terzo degli as-sociati. La sua composizione è varia. Una parte significativa è formata da adulti oltre i cinquant’anni, mentre è in sofferenza la parte che chiamia-mo dei giovani-adulti. L’intervento del settore adulti sul triennio appena trascorso vorrebbe, in qualche modo, illustrare l’orizzon-te entro il quale abbiamo cammina-to e indicare i valori a cui ci siamo riferiti. Il documento assembleare della XIII assemblea delineava chiaramente il cammino missionario che l’associa-zione aveva intrapreso e ci stimolava al coraggio di sperimentare, differen-ziare e inventare piste concrete. Abbiamo scommesso su questo, ben consapevoli che di queste scommes-se dovevamo cogliere il rischio, con-vinti che in ciò stavamo giocando qualcosa di importante: giocavamo noi stessi, come adulti e la nostra credibilità come associazione. Abbiamo osato, non rassegnandoci di fronte ai piccoli passi che spesso erano gli unici possibili, avendo sem-pre lo sguardo rivolto agli obiettivi alti indicati e consegnatici. Le piste concrete non le abbiamo individuate noi al posto vostro, non abbiamo confezionato progetti o per-corsi specifici, non abbiamo prodot-to sussidi, ma abbiamo incontrato, dialogato, discusso con molti gruppi, spronandoli a rendersi responsabili

il camminodegli AdultiDiscernimento, dialogo, laicità:le sfide degli adulti nell'interventodei vicepresidenti

Giuliana e Piero

di alcuni processi vitali di evangeliz-zazione dentro il vivere di ogni gior-no, attraverso relazioni autentiche, attraverso il dialogo che non teme il confronto tra differenti sensibili-tà, ma teme l’uniformità, il silenzio e l’omologazione, attraverso la testi-monianza , nell’ottica di definire un progetto che fosse quello “giusto” per quel territorio e per quella co-munità.

Altre parole, oltre a dialogo e rela-zioni, hanno fatto da sfondo al per-corso di questi tre anni: - Laicità: declinata nella capacità di essere adulti fedeli alla vita, interes-sati alle questioni di oggi, informati, impegnati in un continuo discerni-mento, appassionati ai problemi del proprio tempo, e in autentica ricer-ca di come mostrare al mondo oggi la bellezza del Vangelo e l’amore per ogni uomo. Per rispondere operosamente alla scelta missionaria attraverso la di-mensione della laicità abbiamo in-dividuato nel - Discernimento comunitario (pensiero-azione), di cui abbiamo proposto un laboratorio per poterne sperimentare l’efficacia, il processo che non è una tecnica ma uno stile di vita, che ci impegna a creare luoghi di ascolto reciproco nella comunità, a non lasciarsi intorpidire dall’abitu-dine e a porsi di fronte ai problemi di oggi disposti a “sporcarci le mani”.

Abbiamo colto nel nostro incontrare le varie realtà che la presenza degli adulti nelle attività parrocchiali è so-prattutto una presenza appiattita sul fare. Abbiamo trovato adulti di AC in quasi tutte le attività che vengono svolte nelle parrocchie. Non ultimo, l’ICFR ha visto un im-pegno spesso totalizzante degli adulti dei gruppi di AC, che in qualche caso hanno abbandonato il cammino as-sociativo, perché manca il tempo per poter fare qualsiasi altra cosa. Vorremmo chiarirci su questo punto. Siamo convinti che la scelta dell’IC-FR rivolta ai genitori sia un’occasione importante e necessaria per riavvici-nare quella parte di adulti che non riusciamo più a coinvolgere. Cre-diamo altresì che, partendo da que-sta proposta ci possa essere, anzi ci debba esser spazio per una proposta associativa che dia continuità e pro-gettualità a questi incontri. Crediamo comunque fortemente che tutto questo possa essere fatto nel-la misura in cui la nostra adesione all’associazione si nutre di esperien-ze qualificate e qualificanti dal pun-to di vista associativo. Non possiamo proporre ad altri quanto noi stiamo vivendo poco e male. Recuperare l’identità associativa non è solo un impegno che abbiamo come soci, ma è anche una precisa richiesta che ci viene dalla diocesi, che vuole un’AC che, pur nella col-laborazione e sintonia con il vescovo

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e i presbiteri, sappia essere “luce e sale” anche con luminosità e sapori suoi particolari. La strada da fare è ancora tanta, le fatiche non sono ancora assorbite, ma questo ci viene chiesto: essere adulti significativi; per i nostri gio-vani, per le nostre comunità eccle-siali e civili, per il nostro paese. Segnali in questo senso ci vengono da diversi gruppi che hanno iniziato

intervento settore adulti

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Sono venuta due anni fa per por-tare i saluti, la partecipazione e la af-fettuosa vicinanza della Consulta dei Laici Associati ai lavori della vostra Assemblea diocesana.La Consulta, come ben sapete per l’attiva partecipazione del vostro Presidente, è un organismo eccle-siale diocesano formata da gruppi, movimenti, associazioni e nuove co-munità, voluta dai nostri Vescovi fin dal 1984, come luogo di incontro del laicato organizzato e che sta impe-gnandosi alla ricerca di una fisiono-mia unitaria.Ringrazio Michele per il nuovo in-vito. In questi due anni ho visto come i rapporti siano cresciuti, si sia cer-cato, insieme e distintamente, di crescere e tessere insieme legami e rapporti di fraternità nella Chiesa e nella città.Con molti di voi, in particolare con Michele, ma anche con molti altri: Riccardo, Paolo, Matteo, Piero, Lu-cia, Vilma ci si trova a vivere ini-ziative, all’interno della Chiesa o all’esterno, ed è sempre una gioia ritrovarsi perché è un incontro tra fratelli che hanno un unico inten-to: dare il proprio contributo perso-nale e comunitario per umanizzare il mondo affinché assuma la forma di Cristo.Anche i temi di più viva attualità co-

Silvana Platto

esperienze su progetti per la forma-zione di coscienze di laici maturi, capaci di dare alla realtà in cui vi-vono un contributo per conoscere e approfondire quegli aspetti che toc-cano o dovrebbero toccare le corde del nostro essere cristiani. Gli argomenti poi messi a tema nei nostri campi scuola per fami-glie (il dialogo intergenerazionale, la trasmissione della memoria, la generatività), hanno preso spunto dalla emergenza educativa, espres-sione entrata nel linguaggio comu-ne per indicare le attuali difficol-tà dell’educazione che chiede al mondo adulto di interrogarsi sul modo di affrontare la propria re-sponsabilità. Spesso noi adulti siamo latitan-ti nell’affrontare le questioni che questa società chiede vengano af-frontate. Facciamo magari ai e sui giovani discorsi moraleggianti, ma in ge-nerale non poniamo in discussio-ne il nostro modo di vivere e non ci accorgiamo degli interessi, an-che economici, che spingono tutti ad assumere certi stili di vita, anzi a volte sosteniamo proprio questi interessi. I giovani chiedono di incontrare fi-gure educative serie e credibili, ca-paci di testimoniare il valore di una partecipazione consapevole, assun-ta in prima persona perché “mi ri-guarda”, “mi interessa”, perché è servizio al bene comune, perché la democrazia nella quale viviamo non è scontata e va coltivata e pro-mossa; responsabili nei confronti del proprio lavoro e della società in generale, che sappiamo educare al senso di gratuità…Educare oggi è più difficile, ma anche più appassionante, mani-festa tutta la sua natura di grande esperienza umana, è una comuni-cazione di vita, è un investimento consapevole sul futuro, è esercizio di speranza.Questo è in sintesi il percorso del settore, noi ce l’abbiamo messa tut-ta, ma per vincere le sfide che la missionarietà ogni giorno ci presen-ta, siamo profondamente convinti che le associazioni parrocchiali tut-te devono sentirsi coinvolte. __

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due sfideper i laiciIl saluto di Silvana Platto,Segretario generale della Consulta diocesanadelle aggregazioni laicali

me il dibattito all’interno del mon-do cattolico, l’Accademia Cattolica, l’immigrazione sono stati occasio-ni di discernimento e di riflessione nel Comitato dei Presidenti, o nelle Commissioni CDAL o mediante in-contri personali.Abbiamo preferito il dialogo e il con-fronto interno rispetto alle catene di lettere sui giornali o ad altre occasio-ni mediatiche nel tentativo, magari più lento e faticoso, ma per noi più produttivo, di giungere ad un pen-siero condiviso capace di regge-re la complessità e di trovare pa-role da pronunciare insieme.Ma come possiamo svolgere al me-glio questo duplice compito di laici?1) Ciascuno essendo fedele al pro-prio carisma originario, alla scintilla ispiratrice che ha fatto sorgere in noi il desiderio di incontrare Gesù e se-guirlo proprio attraverso quella spe-cifica realtà ecclesiale, con quella sua particolare attenzione per l’umani-tà, perchè ogni realtà è frutto di una particolare ispirazione dello Spiri-to Santo che conosce i bisogni della sua Chiesa per il tempo storico che stiamo vivendo.Fedeli al Carisma per me, che vivo l’esperienza del Movimento dei Foco-lari, vuol dire contribuire a realizza-re il testamento di Gesù, l’unità, per A.C. l’impegno educativo di ragazzi, giovani e adulti perché possano esse-

re efficaci e corresponsabili collabo-ratori nelle parrocchie e nel sociale. Per donare il Vangelo ai giovani con la pedagogia di Gesù Maestro! Tale impegno, affidato a tutta la Chie-sa per il prossimo decennio, assume oggi una particolarissima importan-za per affrontare la sfida educativa perché non c’è vera evangelizzazio-ne senza un impegno educativo co-erente con la fede, per far nascere quell’uomo nuovo che è un uomo che ha in cuore tutta l’umanità, ma nel contempo guarda a ciascuno con uno sguardo che educa perchè in cia-scuno vede una presenza di Gesù. Tutta la Chiesa e tutta l’umanità ha bisogno che i membri dell’Azione Cattolica vivano al massimo grado e con grande senso di responsabilità quest’opera educatrice che fin dal suo nascere ha fatto grande l’Azione Cattolica e così venga assicurato un costante rinnovamento spirituale, nella continuità del dono sorgivo.2) Nel contempo vi auguro di conti-nuare, come state facendo, a crescere nell’apertura a tutte le realtà associa-tive e non della Diocesi perché solo insieme, lavorando gomito a gomito, possiamo riscoprire i disegni che lo Spirito Santo suggerisce per l’oggi, in questo passaggio epocale e di incontro con fedi e culture diverse.Abbiamo bisogno di crescere insie-me in questa comunione fraterna,

di continuare a guardarci con occhi di fratelli, di stabilire relazioni con-vergenti, profonde e concludenti per testimoniare al mondo la bellez-za dell’essere cristiani, una pienez-za che riempie l’anima e dà gioia al cuore e ci rende persone complete e libere con una umanità realizzata.

il saluto del segretario della cdalXiv assemblea diocesana

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Vi auguro che l’esperienza di questi giorni di preghiera, di ascolto, di in-contro con Gesù sia un forte impul-so a lasciarlo vivere in noi per poterlo poi traboccare sugli altri attraverso le semplici azioni della vita quotidiana. Buon lavoro! __

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Parlo anche a nome di Massimo Pionelli, presidente dell’associazio-ne “Maria Freschi”.Ripercorro alcune tappe che riguar-dano l’attività di questi ultimi an-ni della Fondazione Brixia Fidelis e anche dell’associazione “Maria Fre-schi”, soffermandomi sulle tre strut-ture in gestione: Palazzo San Paolo, la casa di Obra e Villa Pace.

Palazzo San Paolo

L’11 gennaio 1959 aveva luogo l’inau-gurazione di Palazzo San Paolo a par-te del card. G.B. Montini, arcivescovo di Milano e inaugurazione di questo Salone, dedicato al padre, Giorgio.L’11 gennaio 2009, in occasione del 50mo, abbiamo organizzato una riu-nione con i rappresentanti dell’AC, dell’AMF della Fondazione Brixia Fidelis e con l’assistente don Massi-mo per fare il punto della situazione sulle Opere dell’AC (rimando anche all’inserto pubblicato su “ACINotizie” n. 3/2009).Abbiamo iniziato un percorso di con-sapevolezza. In due anni abbiamo maturato alcune scelte e già messi in atto alcuni progetti, soprattutto a Palazzo San Paolo:- riorganizzato il seminterrato al Pia-no -1;- creato l’ambiente per l’Archivio sto-

Le strutturea serviziodell'ACL'intervento del presidentedella Fondazione Brixia Fidelis

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rico dell’Ac, esso a norma di legge e arredato per l’uso. La presidenza ha poi dato il via al riordino dei docu-menti affidando il compito ad una cooperativa specializzata;- ristrutturata e ampliata la Libre-ria Ancora, inaugurata nel novem-bre 2010;- creati gli ambienti per 3 uffici (2 nella zona ex ACR, 1 nella sede ex Fuci), tutti allocati;- ristrutturato completamente un appartamento al V Piano e riattato e arredato un bilocale al VII Piano, già affittato un anno fa;- completato il piano di occupazione degli uffici, realizzando le necessa-rie soluzioni impiantistiche per una corretta attribuzione delle utenze e delle spese;- rinegoziati i canoni di locazione con i 3 operatori di telefonia mobile pre-senti sul lastrico solare;- iniziata l’opera di sostituzione di serramenti esterni del Palazzo e a cui è collegata anche la certificazione energetica delle unità condominiali pure essa avviata.I prossimi passi che intenderemmo compiere:ristrutturazione e allocazione del IV pano scala B (ex Radio Voce - 200 mq);allocazione di 3 uffici al II Piano, sfit-ti da tempo;

ammodernamento degli ascensori con sostituzione degli argani ormai consunti.

Centro Viganò di Obradi Vallarsa

Cessata l’attività nel 2008 per la man-canza di misure necessarie ad otte-nere la Licenza di “Casa per Ferie” (di cui eravamo sprovvisti), la casa è stata liberata dai vincoli di carattere urbanistico che gravavano sul piazza-le e sullo stesso fabbricato. Abbiamo affidato la valorizzazione dell’immo-bile ad un’Agenzia che ottenesse le licenze per la ristrutturazione, l’am-pliamento volumetrico e la destina-zione per attività turistico-alberghie-ra di carattere sociale.Tutto ciò è stato perseguito e otte-nuto, come pure l’inserimento del Centro educativo Viganò nel “Patto per lo sviluppo delle Valli del Leno”, che avrebbe consentito forti finanzia-menti della Provincia Autonoma di Trento al potenziale acquirente.Da qualche interesse iniziale di Ostelli (Rovereto e Trento) – la cri-si che colpisce pesantemente anche il settore immobiliare, alberghiero e dell’imprenditorialità sociale – si è passati alla timidezza e infine al si-lenzio. Anche il tentativo di vender-la al comune di Vallarsa è stato vano

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Giovanni Falsina

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e le prospettive di trovare un cliente si fanno sempre minori.Il rischio attualissimo è la esclusione deal patto prima citato, con la perdita di tutti i benefici connessi, compresa l’emancipazione dai vincoli urbanisti-ci e l’autorizzazione all’ampliamento delle volumetrie per l’accoglienza: sia-mo veramente preoccupati!

Villa Pace

Nel 2005 sono terminati i lavori prin-cipali di restauro. Dal settembre 2006 abbiamo un nuovo Direttore, Paolo Venturelli, a tempo pieno, alla cui ge-nerosità si accompagna quella di Li-dia e Massimo, i volontari che hanno sostenuto l’accoglienza serale/nottur-na e aiutato il personale negli ultimi 3 anni. Non credo abbiano intenzione di prolungare ancora per molto il loro servizio: sappiate che c’è un bell’ap-partamento a disposizione e … tanto lavoro da fare.La casa è un albergo a tutti gli effetti, con costi fissi di manutenzione ordi-naria, assicurazione, prevenzione e sicurezza veramente alti.Villa Pace è molto utilizzata, soprat-tutto nei week end. Ha però 30 ca-mere che rischiano di rimanere trop-po pulite… è come se dal lunedì al venerdì – tranne lodevoli eccezioni, soprattutto serali – si chiudesse l’al-

bergo e dal venerdì sera alla dome-nica lo si aprisse per offrire ospitalità semi-gratuita (il costo di affitto delle nostre sale è molto basso), con l’uni-ca entrata dei pasti a prezzi vicini a quelli dei pranzi di lavoro.Senza nemmeno pensare di recu-perare gli ammortamenti, la casa non ce la fa a reggere le spese ordi-narie e lo sbilancio non è né piccolo né in diminuzione. Onorare le rate semestrali del mutuo è un’operazio-ne sempre più impegnativa, che as-

sorbe tutte le rendite di Palazzo San Paolo e le liberalità che ancora ci vengono concesse.In un quadro di difficoltà gestionali come quelle descritte mi permetto chiedervi una mano per:far utilizzare Villa Pace da parte del-le nostre associazioni, parrocchie, ma anche cooperative, società, dit-te che conosciamo e che potrebbero sceglierla per i loro momenti forma-tivi, conviviali, anche per riunioni prolungate dei loro CdA;diffondere la sua conoscenza fra as-sociati, amici e parenti anche per vivere a Villa Pace feste legate alla vita sacramentale: comunioni, cresi-me, battesimi, anniversari, fuori dai tempi forti, compatibilmente con gli impegni prioritari della casa: spiri-tualità e formazione.Avete senz’altro letto o saputo della possibilità che lo Studio Teologico del Seminario diocesano si trasferisca, al-meno temporaneamente, a Villa Pa-ce. Non c’è alcuna certezza di que-sto progetto di mezza strada, in attesa che la Teologia trovi una sede propria e definitiva. Ma se la Provvidenza vo-lesse che la nostra Casa ospitasse per qualche anno il Seminario, la giudi-cherei un’opportunità da accogliere senza indugi per dare ossigeno alla situazione debitoria che non troverà altre soluzioni a breve. __

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intervento Fondazione brixia Fidelis

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i componenti del Laboratorio della Formazione erano: Alessandro Chia-rini, Gianpaolo Scarsato, Caterina Calabria, Beppe Pé, Fausta Ambro-gi, Gabriela Mattei, Miriam Martini, don Massimo Orizio. Referente Da-niela Mena.In questi due anni di presenza il LDF ha cercato di capire che cosa fosse e quale fosse il suo compito all’intero-no dell’associazione. A questo scopo il LDF operativamente si è dato un progetto e un metodo, rispetto al mandato contenuto nel PF.

La tensioneformativaNell'intervento del referente del Laboratorio diocesano della formazione il racconto dei primi passi compiuti, la fatiche e le prospettive per l'AC

Xiv assemblea diocesana

rano), il che rileva un problema di identità associativa;- una presenza forte di giovani edu-catori, per i quali è utilissimo il per-corso della “scuola educatori” (in cui LDF ha dato contributo nel 2009), ma a cui servono anche altre occa-sioni per consolidare una consape-volezza che altrimenti difficilmente riesce a sedimentarsi nelle coscien-ze, come dimostra (oltre all’abbando-no dell’associazione da parte di edu-catori che smettono di “fare questo servizio”) la scarsa conoscenza dei documenti.Per quanto riguarda le iniziative pro-mosse o a cui abbiamo contribuito in modo significativo, ricordiamo:- i lavori dei gruppi di responsabili e presidenti sul tema Essere pre-sidenti e responsabili in un’AC rinnovata del 6 dicembre 2009. An-che in questo caso la “domanda di formazione” si è rivelata nell’adesio-ne numerosa, e il lavoro dei gruppi ha evidenziato un’associazione vivace e spesso consapevole, con cui andreb-be reso più frequente e informale il confronto;- il lavoro preassembleare con re-sponsabili e presidenti sul tema del-le sfide per l’AC del 18 settembre 2010, in cui è riemerso quanto evi-denziato per l’incontro precedente;- il momento di formazione sul PF e sull’associazione agli educatori ACR alle prime armi della macrozona di ChiariRovato: buona partecipazio-ne (una ventina), ma si richiedereb-

be una continuità d’intervento (una sera al mese fra ottobre e maggio);- l’intervento all’avvio della proget-tazione della Scuola Educatori ACR 2009.Ci pare dunque che la “domanda formativa” dei responsabili sia forte e presente. La strategia per dare ri-sposta sembra quella di avvicinarsi in-serendosi nel percorso di macrozona, per dare continuità a questo lavoro e fondarlo su relazioni significative.

Lettura critica della situazione dell’AC bresciana, derivata dall’analisi trami-te il questionario proposto nel 2009 e dagli incontri di questo triennio.

Punti “deboli”:

- molti appartenenti al settore adul-ti e giovani non seguono gli itinerari formativi di “base”;- i formatori non conoscono a fondo il progetto formativo (pf) e la logica degli itinerari che da esso scaturi-scono (sds), quindi spesso applicano i sussidi e le guide annuali, senza pro-gettare l’itinerario;- per molti formatori l’AC è un meto-do ed il loro è un servizio che applica

Daniela Mena

Il percorso compiuto

Come punto di partenza abbiamo vo-luto fare una fotografia dell’esistente con un questionario compilato da 70 associazioni parrocchiali, dal qua-le, fra le altre cose, è emerso:- un calo maggiore nel tesseramento che nella partecipazione (con asso-ciazioni che arrivano anche al 65% di partecipanti che non si tesse-

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intervento del laboratorio della formazione

questo metodo; terminato il servizio non vi sono motivazioni a continua-re l’esperienza di AC.- la formazione è spesso solo un’espe-rienza “mentale” che tralascia l’aspetto missionario (fortemente in-centivato e sottolineato dai documenti assembleari);- si fa fatica a trovare chi sia disposto a farsi carico dei gruppi (soprat-tutto giovani e adulti) con il risultato che l’AC perde aderenti anche per-ché non sa offrire un percorso for-mativo a queste persone.

Punti “forza”:

- L’AC bresciana è una buona “pa-lestra”, spesso fra i suoi aderenti (o ex-aderenti) possiamo trovare perso-ne fortemente impegnate nella poli-tica e/o nel sociale;- l’esperienza associativa entusia-sma ancora i ragazzi (vedi la gran-de partecipazione ai ritiri proposti dall’ACR, al meeting regionale ACR e festa nazionale a Roma);- i sussidi sono considerati, da ca-techisti e operatori pastorali, delle buone guide e quindi spesso utiliz-zati per fare formazione.

Le strategie

- Forte attenzione al tema formativo, con l’istituzione del ruolo dell’inca-rico per la formazione.Incarico che potrebbe fare a capo ad un consigliere diocesano per macro-zona che, insieme al responsabile di macrozona, ai presidenti e agli altri consiglieri diocesani della macrozo-na, collabora col laboratorio della for-mazione, diventandone membro.- Affiancamento e accompagna-mento delle parrocchie (incontri di conoscenza, verifica e sollecitazio-ne sui temi dei documenti assem-bleari) ora attuato dai responsabil di macro zona e che il settore adulti au-spica applicato dall’intera presidenza e dai consiglieri diocesani.- Investimento formativo sulle figure dei responsabili, affinché aumenti la consapevolezza del ruolo ricoper-to, attraverso la stesura di un va-demecum dei ruoli e attraverso percorsi formativi sullo stile dei week-end presidenti.- Sussidiazione specifica per i giovani educatori che fanno ser-vizio nell’acr (proposta di percorsi formativi mediati).

- Perché LDF possa avere un ruolo definito altre parti dell’organizza-zione dell’AC diocesana dovran-no cedere ad esso parte delle proprie competenze altrimenti diventa una sovrastruttura.- Incentivare la nascita della figura dell’educatore dei giovanissimi, attraverso la propo si zio ne del percor-so “4x4” nelle macrozone.- Pensare a figure educative nuo-ve, che sappiano intercettare chi si è allontanato dalla fede ma è ancora in ricerca (attenzione alle famiglie dei ragazzi).Dal nostro punto di vista può essere certamente utile il Laboratorio della Formazione Diocesano per portare le istanze teoriche dell’AC in percorsi concreti, ma per farlo ha bisogno di spazi reali d’azione e di un riconosci-mento fattivo del suo ruolo da parte di tutti i settori.

Il LDF rimette il proprio mandato al prossimo consiglio diocesano, sottoli-neando la necessità di una condivi-sione interna maggiore degli eventi formativi diocesani proposti, perché LDF possa operare in maniera effi-cace all’interno dell’associazione. __

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All’interno del Consiglio diocesano nello scorso trien-nio si è costituito un gruppo di lavoro per rispondere alle indicazioni contenute nel documento finale del-la XIII Assemblea. Il documento infatti impegnava il Consiglio diocesano a “… proporre l’iniziativa di so-lidarietà in modo più attivo: non solo una raccolta di offerte, ma anche un’opportunità di coinvolgimento per tutti gli associati e coloro che vogliono spendersi in prima persona. Per fare questo l’iniziativa dovrebbe intercettare anche un bisogno territorialmente vicino e diffuso, in modo che in tutte le associazioni parroc-chiali ci si possa impegnare direttamente”.L’idea era quella di affiancare alla raccolta fondi un per-corso di sensibilizzazione per aprire gli occhi sul nostro territorio, e che si inserisse coerentemente nei nostri cammini parrocchiali.

Nel 2009 quindi l’iniziativa di solidarietà proposta ave-va un duplice scopo: da una parte sostenere Camper Emergenza, una realtà che si occupa degli ultimi e dei senza tetto della nostra città, dall’altra, invitare gli associati a riconoscere le situazioni di povertà (soffe-renza, fragilità, povertà relazionale, precarietà, …) che si incontrano nel quotidiano, nei nostri quartieri/pa-esi, nelle nostre parrocchie. E forse era proprio que-sto l’obiettivo primario dell’iniziativa: educare i nostri associati a conoscere e saper riconoscere le povertà presenti nelle nostre realtà, educare a farsi prossimi, con discrezione.Nel 2010 la nostra associazione si è impegnata nei confronti dei terremotati de L’Aquila; in continuità con l’esperienza vissuta nell’estate 2009 da un grup-po di giovani e adulti dell’AC di Brescia, che si sono alternati in Abruzzo nel campo di accoglienza di Pa-ganica, a sostegno dei terremotati, in particolar modo nell’animazione dei più piccoli.Superata l’emergenza, per non dimenticare e per ri-manere vicini alle persone che stanno vivendo con difficoltà un tragico momento della loro vita, anche con l’iniziativa di solidarietà del 2010 ci si è posti un duplice obiettivo: il primo contribuire alla costruzione di un luogo di incontro per la comunità di Bazzano, frazione de L’Aquila, e animare la vita della comuni-tà stessa.È iniziato così nella primavera dello scorso anno un ge-mellaggio durato fino a giugno, che ha visto impegnati soprattutto giovani e adulti delle nostre parrocchie ani-mare alcuni week-end della comunità abruzzese.Il secondo obiettivo era quello di sensibilizzazione dei nostri gruppi di ragazzi, giovani e adulti all’educazio-ne alle relazioni, ovvero aprirsi ai bisogni ed alle esi-genze di chi ci sta accanto per costruire e migliorare

l’accoglienza all’interno delle nostre comunità. Ci è stata data perciò l’opportunità di riflettere sull’impor-tanza dei legami all’interno delle nostre realtà, con-frontando la nostra situazione con quella della popo-lazione abruzzese che ha perso radici, relazioni, punti di riferimento.Le difficoltà però incontrate a presentare e coinvol-gere i più piccoli e i più giovani nelle due precedenti proposte, hanno portato il Consiglio diocesano a dif-ferenziare per il 2011 l’Iniziativa di Solidarietà su due progetti.Il primo, rivolto ai ragazzi e ai giovanissimi, sarà fina-lizzato a sostenere l’attività della nostra associata Clara Quadri della parrocchia di Montirone, già consigliere diocesano, volontaria presso la Missione di Aru nel-la Repubblica Democratica del Congo. In particolare si sosterrà un progetto per l’approvvigionamento idri-co per gli animali e i terreni della fattoria nella quale opera Clara, fattoria che è parte integrante della Mis-sione, alla quale fanno riferimento circa un migliaio di bambini e ragazzi.Il secondo progetto invece vedrà protagonisti giovani e adulti per sostenere le attività dell’associazione Cen-tro Migranti della Diocesi di Brescia. L’Associazio-ne ha come sua finalità l’assistenza e la promozione umana di tutti i migranti, svolgendo svariate attività riguardanti permessi di soggiorno, offerte di lavoro, as-sistenza legale e informativa circa le leggi del nostro Paese ed altro ancora. Oltre al sostegno economico e fattivo, soprattutto per le associazioni della città, sarà possibile partecipare at-tivamente al progetto d’integrazione “Brescia aperta e solidale” che ha come fine l’incontro in gruppi interetni-ci per discutere e confrontarsi per migliorare la qualità della vita nel quartiere.Lo sforzo che ha contraddistinto le iniziative proposte in questi anni è stato quindi quello di affiancare alla raccol-ta di fondi un percorso di sensibilizzazione dei nostri asso-ciati riguardo le problematiche che intercettano le realtà che di volta in volta andiamo a sostenere. Crediamo sia opportuno continuare su questa strada, cercando forse di integrare ancora meglio i percorsi di sensibilizzazione nei nostri cammini associativi, scegliendo opportunamente i tempi di presentazione dell’iniziativa proposta.L’iniziativa di solidarietà ha particolare valore perché costituisce una modalità concreta di attuazione della scelta missionaria, una occasione per imparare a legge-re i bisogni che ci stanno attorno e per provare con crea-tività a condividere la strada con chi vive la propria vita con difficoltà.

Intervento di Stefano Cittadini e Roberto Castelletti

Commissione Iniziativa di Solidarietà

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intervento della commissione comunicazione

Com’è nella natura di un ambito in continua evoluzione come quello del web, anche il sito dell’associazione diocesana ha su-bito nel corso degli anni varie modifiche e revisioni, più o me-no radicali.La realizzazione della versione attuale, on-line da settembre 2009, non è stata un semplice restyling del sito precedente, ma la creazione di uno strumento completamente nuovo, frutto di un ripensamento generale della struttura, soprattutto per quel che riguarda l’organizzazione dei contenuti. Contestualmente al rinnovo, sono stati attivati strumenti finaliz-zati a monitorare le tipologie di accesso, le pagine più visitate e i contenuti più richiesti, dati che permettono un’analisi sull’ef-fettivo utilizzo del sito.VISITATORI. Il sito riceve circa 15mila viste l’anno con una totale annuo di 60mila pagine consultate. L’andamento delle visite è abbastanza costante con alcuni picchi prima di appun-tamenti importanti o date significative (meeting diocesano, fe-sta dell’adesione, assemblee…).Più della metà dei visitatori (60%) arriva con accesso diretto, quindi “deliberatamente”. Del restante 40%, metà da siti referen-ti o da posta elettronica (per esempio dai link della newsletter) e metà da motori di ricerca. Per quanto riguarda la provenienza, oltre a qualche decina di contatti anche dall’estero, la maggior parte dei visitatori è ovviamente italiana, e ovviamente con una maggiore concentrazione a Brescia. Si rileva però anche un’am-pia distribuzione dei contatti su tutta l’Italia.La newsletter viene spedita ogni due settimane ai 400 uten-ti iscritti.

CONTENUTI PIÙ RICHIESTI. Fatta eccezione per la home-page che comprensibilmente è la pagina più cliccata, l’area più visitata è quella del download seguita dalla pagina ACR, dal calendario appuntamenti e dalla galleria fotografica. Questi dati rivelano in primis un interesse molto consistente (e anche extradiocesano) ai materiali che produciamo, ma anche l’attenzione alla vita dell’associazione e alle sue proposte. L’area download conta più di 350 documenti disponibili ed è in fase di realizzazione anche un archivio che organizzi tutto il materia-le presente sul vecchio sito (che fino ad ora è rimasto on-line proprio per questo).

PROSPETTIVE. I dati raccolti permettono di concludere che il sito diocesano sta rispondendo in modo positivo all’obiettivo di rendere facilmente fruibili i materiali prodotti e le notizie re-lative alla vita dell’associazione. In questo senso, come già ac-cennato, sarà presto disponibile anche l’archivio dei documenti pubblicati in passato. Negli ultimi tempi, inoltre, ha preso vita l’area dedicata alle ini-ziative delle parrocchie e delle zone, e proprio in questa direzio-ne vanno le intenzioni di sviluppo futuro: rendere il sito anche uno strumento attivo di confronto per gli associati e le realtà parrocchiali. Luisa Colosio

Commissione comunicazione - Il sito

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Xiv assemblea diocesana

Anche se non ci sono che pochi uo-mini a sopportare con buonumore, bontà, indulgenze e debolezze del proprio prossimo, a non essere so-lo preoccupati di imporsi, è poi vero che questo pugno di uomini (par-lando della mia parrocchia) ha la possibilità di modificare il proprio ambiente. L’AC ha dato molta ric-chezza alla Chiesa, specie di one-stà personale e professionale san-tità. C’è stato poi un po’ di declino numerico. Ora sembra riprendere? La nostra bozza, dice che c’è biso-gno di rimarcare uno stile, azione,

dimensione popolare. Accogliere, discernere, partecipare dice anche la bozza, che si avverte il rischio di trasformazione del cristianesimo in “religione civile”. Infatti a me pare che in nome della scienza e della tecnica, venga sfidata la nostra fede, … e noi dobbiamo esserci. E allora che si fa quando qualcuno cerca di essere corresponsabile della vita del proprio territorio, e cerca aiuto, co-operazione, dialogo, ma a volte non riceve risposta. Allora dove va la di-mensione comunitaria? Allora cosa fai, ti ribelli solo testimoniando.

Diceva Paola Bignardi – Presidente nazionale di qualche anno fa, che l’AC se dopo il Concilio si è fatta carico della fede di chi già ce l’ha, oggi deve farsi carico della fede di chi non ce l’ha.Io credo che questa prospettiva debba essere ancora presente alla nostra AC che si appresta a vivere un nuovo triennio, ma credo che debba mantenere un’attenzione an-che all’interno della nostra Chiesa, delle nostre parrocchie.Infatti ho la sensazione che le no-stre comunità parrocchiali – tra gli altri – soffrano anche di due pro-

blemi abbastanza significativi: a) un massimo di strutture (gli impe-gni pastorali occupano grandissi-ma parte della settimana, per non parlare delle domeniche); b) un massimo di animazione, accanto ad un minimo di formazione (se escludiamo i lodevoli impegni per la catechesi).Mi sembra quindi che all’interno delle nostre comunità, il servizio che come AC dobbiamo svolgere, vada interpretato sul piano cultu-rale, non come erudizione ma per aiutare la comunità e le singole per-sone a “discernere” la verità degli avvenimenti che si presentano co-me “segni del tempo”.Siamo scarsamente abituati ad “aumentare le nostre conoscen-ze, a sviluppare la nostra pensosità prima di agire”. Come ci invitava il Vescovo, dobbiamo imparare ad elaborare ciò che vediamo, per po-ter discernere e pensare percorsi che ci permettano di intravedere la soluzione dei problemi. (Scriveva don Mazzolari che più che leggere giornali – che ci propongono la cro-naca, dobbiamo leggere libri che ci

aiutino a conoscere ed interpreta-re la storia).Solo così potremo partecipare ad altri un metodo di lavoro che aiu-ti a crescere come cristiani, ed a tornare ad essere significativi nella nostra città.A livello di accoglienza, ritengo che dobbiamo accogliere Dio nel-la nostra vita (regola spirituale) fa-cendo anche tesoro di quanto ci ha detto questa mattina don Polvara: “impariamo a parlare a Dio dei no-stri fratelli prima di parlare ai nostri fratelli di Dio”.A livello di accoglienza credo – in-fine – che l’AC in parrocchia deve analizzare le problematiche emer-genti e intraprendere il cammino individuato prima.A mo’ di esempio, io credo che og-gi siano molto pressanti due pro-blemi.l’accoglienza e l’integrazione degli straniericreare luoghi di ascolto per le fami-glie in difficoltà o in ricerca. Al nuovo Consiglio Diocesano la ri-chiesta di aiuto nel precisare questi filoni di impegno.

Luigina Zanotti, Marone

Bruno Frugoni, S. Eufemia

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intervento dei delegati

Essere presenti sul territorio e met-tersi in rete significa non tanto cre-are reti tra Azioni Cattoliche (viene in mente lo spot dell’Enalotto “Ti piace vincere facile”), ma radicarsi, mettere radici sul territorio con al-tre fonti e tutte le fonti che qualifi-cano le relazioni tra le persone. Noi come AC dobbiamo avere il co-raggio di confrontarci e cooperare a costruire progetti formativi, progetti che qualificano la vita delle persone in ogni ambito anche con strutture che non fanno parte della Chiesa come struttura organizzata.Ad esempio la scuola, e mi viene in mente il termine inflazionato che si

usa quando si parla di adolescen-ti e preadolescenti di “emergenza educativa”.Ricordo e ricordiamoci che l’ultimo corso per educatori come Azione Cattolica diocesana è stato fatto per miracolo a causa dei numeri esigui. Impariamo a cooperare con altre agenzie educative che hanno radi-ci sul territorio per costruire ani-matori-educatori che siano ponte per relazioni qualificate. Porto co-me esempio il Corso per educatori in Valle promosso in collaborazione con Scuola – CSI – Zone Pastora-li – Scout.Credo sia un errore pensare di fa-re un gruppo di giovanissimi in-terparrocchiale di AC perché non si riesce a fare il gruppo in par-rocchia. La profezia di AC è di far nascere forme di dialogo e di cre-scita laddove non ve ne siano… tra battezzati pensiamo allora magari di concentrare le forze per creare movimenti studenti nei vari poli scolastici della nostra Diocesi per-ché il nostro compito non è quello di costruire strutture e organizza-zioni cristiane, ce lo ricorda l’Apo-stolicam Actuositatem, ma quello

di far crescere coscienze vive, che a 17 anni non entrino nella logica magari del “bunga bunga”, ma che si facciano rapire dal messaggio buono del Vangelo ed essere pietre vive nella nostra comunità. Apro una piccola parentesi. Volete un altro esempio di ciò che succe-de sul territorio e mostra la nostra impotenza.Al corso socio-politico che si tiene in Valle per tutta la Diocesi non c’è un giovane sotto i 35 anni di AC (pensiamo quindi ora a quali per-sone di AC fra 20 anni si occupe-ranno di amministrare i nostri co-muni). La presenza sul territorio non deve mettere radici appena fuori dalla sacrestia o addirittura in sacrestia, ma deve attraversare il territorio stesso.Collaborare per il buon esito dell’ICFR, delle unità pastorali è un servizio, un buon servizio, la-vorare alla ricerca di nuove forme di dialogo nelle nostre comunità è un segno di profezia soprattutto al-la luce di ciò che nel 1965 veniva chiesto all’Azione Cattolica: impre-gnare di spirito evangelico le varie comunità e i vari ambienti.

Massimo Pionelli, Bienno

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intervento dei delegati

Nei giorni scorsi, mentre riflettevo su quali pensieri condividere con i delegati alla XIV assemblea diocesana, mi è stato subito chiaro che, quanto avrei potuto dire, sarebbe stato il frutto della mia esperienza parrocchiale e quindi un punto di vista parziale e soggettivo, legato a quanto riusciamo a fare nella mia piccola associazione, incompleta, in difficoltà, comunque in cammino. Con questo spirito condivido con voi questa riflessione, in fondo due chiacchiere fra amici…Nei giorni scorsi, mentre liberavo qualche pensiero fra me e me, mi sono imbattuto nello spot di Irene Grandi: “Ma quanti chilometri mancano…” e pensando alle cose che ci siamo detti in questi anni, ai contenuti delle assemblee dei trienni scorsi, mi è venuto da dire: “Ma quanti chilometri mancano alla missione?”, nonostante le soste e le riflessioni che abbiamo fatto, sembra che non siamo ancora riusciti a trovare quale sia questo nuovo volto missionario dell’AC… E forse ci siamo pure mangiati tutti i pocket coffee..Ma se poi torno a guardare alla mia piccola esperienza

parrocchiale vedo espressioni di missionarietà che forse non hanno niente di nuovo, ma che sono state occasioni di incontro fra le persone, di annuncio del Vangelo, di testimonianza di vita, di presenza attiva e responsabile nella società civile. Mi permetto alcuni esempi:l’impegno missionario di educare alla fede i nostri ragazzi con quella formidabile esperienza che è l’ACR, esperienza che più di altre fa avvicinare i giovani alla nostra associazione, esperienza che con fatica sta assumendo in sé il nuovo itinerario di iniziazione cristiana della nostra Diocesi, che ci costringe ad una difficile mediazione dei cammini, ma che è sicuramente una scommessa per il nostro futuro.L’impegno missionario di offrire un cammino di condivisione e formazione alle famiglie dei ragazzi dell’ACR; non è una novità per l’associazione, c’è nel nostro Statuto, c’era già dal primo Progetto ACR, ma, anche qui, il nuovo progetto di iniziazione cristiana ha aperto nuove opportunità e chiede un maggiore impegno all’associazione; le famiglie sono una grossa risorsa per l’associazione e non possono che essere parte integrante del cammino offerto ai ragazzi.L’impegno missionario di giovani e adulti che hanno scelto, in un momento non certo facile, di servire il bene comune assumendosi responsabilità politiche o amministrative, magari senza trovare nell’associazione un adeguato spazio di confronto e di sostegno.

L’impegno missionario nell’ordinarietà della vita:di chi è impegnato a vivereda cristiano l’esperienzadel lavoro o sa essere testimone fra i compagni di studio, di chi cerca di testimoniare l’amore sacramentale del matrimonio o di chi desidera educarenel miglior modo possibilei propri figli.Ma tutto questo, che è esperienza concreta fra gli associati della mia parrocchia, non sta in piedi da solo, necessita di un solido cammino formativo, della cura di una spiritualità del e nel quotidiano, di un’associazione unita e unitaria (i nostri numeri non ci permettono di fare tante divisioni fra settori, ma questo per noi è diventato una grande risorsa) e questo mi permetto di chiedere all’associazione diocesana:che ci si spenda per valorizzare e sostenere le tante esperienze di missionarietà,che ci sia un rinnovato impegno per aiutare a vivere l’essere in AC come una vera esperienza associativa, affinché si maturi quell’identità forte che crea legami fra le persone,che genera amicizienella fede e che porta a condividere il proprio cammino indipendentemente dallo specifico impegnoo responsabilità.Scoprirsi compagni di viaggio nella fede (e nella fede che diventa vita) penso sia l’esperienza più bella e profonda della nostra associazione… e in fondo ognuno di noi potrebbe cantare “ho bisogno di te…per vivere l’Amore”.

Gianpaolo Scarsato, Roncadelle

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Rubrica

il 12 e 13 giugno prossimi i cittadi-ni italiani saranno chiamati ad espri-mere il proprio voto rispetto a quattro quesiti referendari che riguardano la privatizzazione dell’acqua, la reintro-duzione del nucleare e la legge sul “legittimo impedimento”.Prima di ogni considerazione relativa ai contenuti dei singoli referendum, l'Azione Cattolica di Brescia sottolinea con forza l'importanza della parteci-pazione alla consultazione referenda-ria: in questo momento storico, in cui di fronte alla crescente complessità delle problematiche e delle questioni da affrontare, molti sembrano voler cedere alla tentazione di delegare la soluzione dei problemi a pochi leader, noi rimaniamo convinti che la strada da percorrere sia invece quella del confronto e della partecipazione atti-va e consapevole alle scelte della co-munità. È una strada certamente più faticosa e impegnativa, ma l'unica in grado di valorizzare la ricchezza che nasce dal confronto tra idee diverse, di portare a scelte condivise e dura-ture, di tutelare i valori fondamentali del vivere assieme.In quest’ottica appaiono pertanto non condivisibili interventi che, cam-biando temporaneamente i termini delle leggi vigenti sul tema dell’ener-gia nucleare a pochi giorni dall’ap-puntamento elettorale, potrebbero determinare l’annullamento del re-lativo quesito referendario e rendere inutile la consultazione.

Referendum: un’occasioneda cogliere

Dopo che un milione e mezzo di cit-tadini (nessun referendum nella sto-ria della Repubblica ha raccolto tan-te firme) hanno messo la loro firma per rendere possibile il referendum sull’acqua, auspichiamo che non si realizzi un tradimento di questa chia-ra volontà popolare. Il popolo deve essere rispettato sempre, sia quan-do chiede, secondo le regole stabilite dalla Costituzione, di potersi espri-mere in forma diretta su singoli temi, sia quando è chiamato ad eleggere i propri rappresentanti.È il momento di mobilitarci tutti, quindi, a partire dalle nostre comu-nità ecclesiali e civili, per conoscere meglio le materie del referendum, per generare un dibattito aperto su questi temi, per sollecitare la partecipazione al voto. Si discute di aspetti importan-ti del futuro del nostro Paese, sono in gioco diritti fondamentali e modelli di sviluppo: in qualche modo, possiamo dire che è un'occasione, questa, per dire la nostra su come vorremmo che fosse il nostro domani.Nello specifico ci sembra importan-te richiamare l'attenzione su alcuni aspetti: innanzitutto la criticità del-la privatizzazione dell'acqua, diritto primario da garantire ad ogni per-sona per la propria sopravvivenza, che non può essere considerata co-me un bene qualunque da trattare sul mercato, ma la cui cura e salva-guardia spettano alla comunità tut-ta. Per quanto riguarda poi il quesito

sul nucleare, ci pare importante che si sviluppi una discussione non solo sulla mera scelta di adozione di una tecnologia, ma che sappia mettere in luce come la premessa di questa opzione sia innanzitutto la scelta di un modello di sviluppo per il nostro futuro: da un lato la proposta di una crescita indefinita, che comporta il consumo indefinito di risorse (non solo di energia) che nel nostro mon-do sono limitate; dall'altro la neces-sità di porre un limite alla pressione dell'uomo su un Creato che gli è sta-to consegnato perché ne avesse cura e non per consumarlo e sfruttarlo a proprio esclusivo beneficio. Da un lato la concentrazione della produ-zione dell’energia in pochi, grandi poli sotto il controllo di grossi centri di potere, dall’altro la scelta di una generazione distribuita, magari meno appariscente ma democratica e capa-ce di premiare chi partecipa in modo concreto al sostentamento del fabbi-sogno energetico della nazione.I temi sopra solo accennati ci paiono argomenti sufficientemente forti per motivare l'opportunità di un dibatti-to e di una partecipazione più estesa possibile al referendum.L'Azione Cattolica di Brescia metterà a disposizione sulle pagine del pro-prio sito internet alcuni strumenti, materiali e collegamenti per questo lavoro di approfondimento.

La presidenzadell’Azione Cattolica di Brescia

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luigi alici (a cuRa)

dialoGandoIdee, pensieri,

proposte per il nostro tempoave, Roma 2011 - pp. 192, euro 13,00

Nel 2001, raccogliendo l’eredità di due te-state storiche dell’Azione cattolica - «Orien-tamenti sociali» e «Presenza pastorale» - è nata la rivista «Dialoghi». Espressione del nuovo Progetto culturale promosso dalla Chiesa italiana a partire dalla metà degli anni Novanta, in questi dieci anni la rivi-sta si è presentata come uno strumento importante per la comprensione e l’analisi delle profonde trasformazioni del panora-ma politico, sociale, culturale ed ecclesiale, segnalando e approfondendo la rilevanza cruciale della questione antropologica. La selezione di testi proposta in questo volume - che mette insieme molte firme eccellenti della cultura italiana ed europea - sugge-risce un percorso di lettura che è anche un esercizio di discernimento e di progettua-lità per il nostro tempo.

mediapolisda alcuni giorni è attivo

Mediapolis, il blog ragionato dell’azione cattolica di brescia,

un luogo virtuale dove discutere, confrontarsi, esprimere opinioni,

condividere passioni.i commenti degli utenti saranno

pubblicati ogni martedì e venerdì: l’intenzione è quella di creare uno spazio di confronto ragionato

e non un semplice botta e risposta in tempo reale.

media polis è all’indirizzo mediapolis.acbrescia.it

agenda

paola bignaRdi

il senso dell’eduCazioneLa libertà di diventare se stessi

ave, Roma 2011 - pp. 192, euro 13,00

Ha ancora un senso oggi educare? È l’inter-rogativo che si pongono molti educatori che sperimentano una crescente difficoltà nel vivere e nel dare efficacia alla loro azione educativa. Gentitori, insegnanti, sacerdoti, catechisti, pur nella diversità dei loro ruoli, avvertono come sia difficile entrare in comunicazione con le nuove generazioni e offrire loro proposte autorevoli e interessanti che aprano orizzonti significativi e credibili per una vita realizzata. Lo scopo di queste pagine è quello di favorire una riflessione che aiuti a ritrovare il senso dell’educazione e solleciti verso l’elaborazione di un model-lo educativo adatto a questo tempo, e al momento stesso che consenta di superare la percezione di fatica che prende tutti gli educatori davanti al loro compito, per re-cuperare dell’educazione anche la bellezza e l’appassionante intensità umana.

luca dilibeRTo

l’arte dell’inControEssere educatori

alla scuola di Gesùave, Roma 2011 - pp. 136, euro 10,00

Nelle molte occasioni di incontro narrate dai Vangeli, Gesù si

mostra come uno straordinario educatore che con una ricchezza

di atteggiamenti e di percorsi spalanca l’esistenza ad un

progetto educativo integrale; tale progetto può e deve essere

provato anche oggi, reso concreto, attualizzato nell’età che ci è

dato di vivere, soprattutto nella cura educativa dei più piccoli.

Nel decennio che la Chiesa italiana ha scelto di dedicare all’educazione, il volume si propone come strumento

stimolante per una ricerca di senso, verso una vera e propria

“spiritualità dell’educare”.

in libreria

incontri a Palazzo san Paolol’iniziativa “Incontri a Palazzo San Paolo” nasce all’interno dei percorsi promossi dall’azione cattolica dopo la Xiv assemblea diocesana per recuperare l’attenzione ai fenomeni tipici della nostra società sottolineandone le ricadute concrete nella quotidiana convivenza civile.

lunedì 30 maggio, ore 20,30nucleare?!? Quale modello di sviluppo con il sì o con il no al quesito refe-rendario. Giovani a confronto.intervengono: Massimo Trioni, ingegnere elettronico nel settore delle automazioni industriali e Alessandro Capretti, ingegnere civile con master in efficienza energetica, energie Rinnovabili, pro-duzione decentrata di energia. incontro promosso da “Liberamente” - Giovani per la costruzione di una coscienza critica

Giovedì 9 giugno, ore 18dove va la scuola italiana? le riforme in atto nel sistema scolastico: senso e prospettivaintervengono: Raffaele Camisani, dirigente scolastico, presidente di “comunità e scuola” e Mario Falan-ga, autore del recente La scuola pubblica in Italia. interverranno alcuni docenti di scuole bresciane.

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paolo TRionFini

la Chiesa ha BisoGno di VoiGiovanni Paolo II all’Azione Cattolica

ave, Roma 2011 - pp. 250, euro 25,00

Il volume presenta, in forma completa,il fitto e ricco magistero

di Giovanni Paolo II sull’Azione Cattolica,attraverso i tanti momenti di incontro

avuti con l’associazione durante il suo lungo pontificato.Più che un insieme di tessere che, accostate tra loro, restituiscono un’immagine compiuta, come in un mosaico, i discorsi, le omelie, le lettere, i messaggi raccolti nel volume seguono il ritmo di un

cammino che, anziché appesantirsi con il tempo,si fa più sciolto nel crescendo di dialoghi e di insegnamenti.

Un cammino iniziato nel dicembre del 1978con una «udienza memorabile», che fu «doppiata»

tra Piazza San Pietro e l’Aula Paolo VI per la risposta inaspettata dell’associazione all’incontro con il giovane Papa,

e culminato con il «testamento accorato»regalato da Giovanni Paolo II all’Azione Cattolica nel settembre

del 2004 a Loreto, nella sua ultima uscita da Roma,quando fissò un’immagine rimasta indelebile come l’eredità

più preziosa: «Il dono più grande che potete farealla Chiesa e al mondo è la santità».

angelo beRTani (a cura)

BaCheletTestimoniare da cristiani nella vita e nella politica

editrice la scuola, brescia 2011 - pp. 160, euro 9,50

Queste pagine raccolgono alcuni testi significatividi Vittorio Bachelet in ambito ecclesiale e civile.

Esse mostrano, con parole semplici e coinvolgenti,come dev’essere l’atteggiamento del cristiano di fronte

alle novità e agli impegni che lo attendono.Una parte dei testi raccolti riguardano l’impegno dei credenti

per realizzare l’ispirazione del Concilio Vaticano II.Vi si legge la capacità di Bachelet a leggere le grandi novità

che si annunciavano e che chiedevano ai cristiani di impegnarsi a ricostruire lo spirito cristiano nelle coscienze di ogni persona.

Di qui la scelta educativa e religiosa dell’Azione Cattolica, ispirata all’amore per il Signore e, inscindibilmente, per tutti i fratelli.

Proprio al servizio della città dell’uomo, nell’Università,nelle Istituzioni e nel CSM sono dedicati gli ultimi anni

della sua vita e la seconda parte degli scritti qui raccolti.Essi costituiscono una testimonianza altissima, confermata

con il sigillo del sangue di un sacrificio consapevole e sereno.Un “martirio laico” disse il cardinale Martini: cioè la suprema testimonianza di un laico cristiano al servizio della Chiesa e

della crescita civile nella giustizia e della pace.

incontro festaper Giovani

e Giovanissimi4 giugno 2011- Villa Pace

iscrizionientro il 31 maggio 2011

Costo:12,00 euro per giovani8,00 euro giovanissimicomprensivi di cena

info:telefono [email protected]

proposte di villa pace

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CAMPISCuoLA RAGAZZI(dai 6 ai 13 anni)

Quando:

dal 16 al 23 lugliooppuRe

dal 27 agostoal 3 settembre

dove:Villa Rosa di Malonno

QuoTe:euro 160,00

(euro 175,00 per i non tesserati)

proposte estate 2011

ESERCIZI SPIRITuALI“Pronti sempre a rispondere a chiunque

vi domandi ragione della speranza che è in voi”(pt 3,15)

l’icona biblica verrà letta e commentataa partire da alcune donne della bibbia,

evidenziando la responsabilitàe la vocazione alla costruzione della città

dell’uomo propria di ogni credente

Quando:

dal 29 luglio al 1 agosto(dalle 18,30 di venerdì alle 14 di lunedì)

dove:Villa Pace di Gussago

QuoTa:euro 140,00

CAMPoSCuoLA PER GIoVAnISSIMI/GIoVAnI

(dalla 3a media alla 4a superiore)

Quando:

dal 23 al 30 lugliodove:

Villa Rosa di Malonno

QuoTa:euro 180,00

(euro 195,00 per i non tesserati)

CAMPo GIoVAnI-ADuLTI, GIoVAnI E FAMIGLIE

Quando:

dal 26 al 28 agostodove:

Casa Betania, Sale Marasino

Quote:euro 60,00;

per nuclei familiari da euro 120 a euro 150(in base ai componenti)

WEEk EnD PEREDuCAToRI ACR/ACG

Quando:

dal 2 al 4 settembredove:

Villa Pace di Gussago

QuoTa:euro 50,00

‰per‰giovani‰adulti‰

‰adulti‰

‰ragazzi‰‰giovani‰