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Adriano Amore e Clarinettisti in Italia.pdf · passa il clarinetto per 1’ estensione e forza maggiore degli acuti».3 3 Milano, Collezione degli Atti delle solenni distribuzioni

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Adriano Amore

Clarinetti e Clarinettisti in Italia

Articoli e recensioni dall’Ottocento ad oggi

2017

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DELLO STESSO AUTORE:

La Scuola Clarinettistica Italiana: Virtuosi e Didatti

Frasso Telesino, a cura dell’autore, 2006

Il Clarinetto in Italia nell’Ottocento Perugia, Accademia Italiana del Clarinetto, 2009

Ernesto Cavallini: Il Paganini del Clarinetto

Perugia, Accademia Italiana del Clarinetto, 2011

La Letteratura Italiana per Clarinetto Frasso Telesino, a cura dell’autore, 2011

Il Clarinetto in Italia nel primo Novecento (1900-1950)

Frasso Telesino, a cura dell’autore, 2012

© ADRIANO AMORE FRASSO TELESINO, 2017 WWW.ADRIANOAMORE.IT

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INDICE

1) Premessa

2) Nuovi Clarinetti

3) Nuove pubblicazioni didattiche e da concerto

4) Prime esecuzioni

5) Giudizi negativi su alcune composizioni

6) Concertisti

7) Orchestrali

8) Clarinettisti-Direttori

9) Clarinettisti stranieri in Italia

10) Concorsi, nomine e riconoscimenti

11) Necrologi

12) Varie

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PREMESSA

In questo lavoro sono raccolti oltre 600 articoli e recensioni, estratti da giornali, riviste e periodici pubblicati dagli inizi dell’Ottocento ad oggi.

Si tratta, pertanto, di materiale di assoluto interesse storico e musicale, che abbraccia tutti gli aspetti relativi alla storia del clarinetto e dei clarinettisti italiani: dalle innovazioni apportate alla meccanica dello strumento, alle nuove pubblicazioni didattiche e da concerto, dai giudizi espressi su alcuni concertisti e orchestrali, a quelli sulle principali composizioni solistiche, dai vincitori di concorsi, ai necrologi.

In tutti gli articoli qui riportati, per renderne più chiara la comprensione, eventuali tagli o mie aggiunte sono sempre preceduti e seguiti da parentesi quadre.

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NUOVI CLARINETTI

Innovazioni, brevetti, accessori, esposizioni

Roma, 1810 - I Clarinetti al Concorso di Roma - «Angelo Ricchi Romano […] per attestato di Professori in quest’arte, dobbiam noi portare del Clarino, essendo anch’esso esattissimo, proporzionato nella sua forma, ben condotto nelle sue chiavi, ed esatto nella sua cavata […]. Domenico Biglioni Romano […] ha pressocchè superato se stesso nel lavoro del Clarino in ebano, non tanto per la di lui bella costruzione, quanto per gli ostacoli, che gli ha dovuti presentare la stessa qualità del legno, che difficilmente si presta all’opera del torno. Il nome, che si è acquistato il Sig. Biglioni in Italia in questo genere di costruzioni, ci risparmia di tesserne l’elogio […]. Giuseppe Smeraldi di Viterbo, un Clarino in forma di Bastone. Questo bastone ha tutte le sue tastature, e rende un suono giusto al pari degl’istrumenti di questa specie costruiti in regolare figura. La novità dell’idea, e la di lei felice esecuzione merita, che l’intelligente Autore, il quale lavora per suo divertimento, sia collocato nel novero delle persone industriose».1 Lucca, 1823 - Il Clarinetto Perfetti - «[…] il meccanico sig. Giovanni Perfetti, lucchese, fabbricante di strumenti da fiato, si è molto distinto, avendo esposto un clarinetto di sua invenzione, col quale ogni conoscitore di tale strumento, per mezzo di un semplice meccanismo, può eseguire in tutti i tuoni musicali qualunque pezzo di musica, senza cambiare alcun pezzo, senza togliersi lo strumento dalla bocca, e senza bisogno di alterare il metodo comune a tali strumenti. Questi essendo stato riconosciuto per unico di tal genere da tutti i professori, tanta per la novità, quanto per la perfezione del lavoro e dolcezza della voce, ha riportato il premio d’invenzione con medaglia d’oro».2 1 Roma, Processo verbale del Concorso ai premj…, 1810, pp. 51, 56. 2 Genova, Gazzetta di Genova, 17 settembre 1823, p. 301.

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Venezia, 1833 - Il Glicibarifono di Catterino Catterini - «Guardando alle forme, alla disposizione delle chiavi, alle dimensioni delle pive, il fagotto si rassomiglia in tutto all’oboè; la stessa piva è in ambedue, conica è in essi la corda aerea, disposti ugualmente i fori, le chiavi. Studiando nella cui somiglianza, l’espertissimo Catterini si propose la costruzione d’un nuovo stromento che tenesse col clarinetto quelle relazioni che l’oboè serba col fagotto. Si compone cotale stromento di tre pezzi d’acero, d’una canna d’ottone ricurva alla parte superiore verso l’imboccatura, e d’una tuba pur metallica che s’innesta all’altra estremità, alla cui canna si giugne il così detto bocchino del clarinetto. La lunghezza della corda aerea è d’un metro e sei decimetri, ma l’artefice avendola maestrevolmente ripiegata come nel fagotto, l’intera lunghezza non è che di settecento novantasette millimetri. La metà della corda aerea, partendo dal bocchino, è cilindrica; conica l’altra metà; e le mezze voci e le intere risultano dal maneggio di quindici chiavi e cinque buchi che si chiudono dalle dita del sonatore. Lo stromento (che definito a qualche modo da’ suoi effetti potrebbe dirsi con greco composto glicibarifono) appartiene sostanzialmente a quelli del genere de’ bassi e de’ tenori; e cominciando dal cesolfautte basso, si estende, ascendendo per tre ottave, più una quinta, al gesolreutte: con voce sempre uguale, sonora, umanissima e capace di tutte le gradazioni e coloriti di forza. Attissimo agli usi di orchestra e di bande militari, supplisce non solo la viola e il violoncello nelle partite di quattro, ma riesce mirabilmente alla prova nei pezzi obbligati suoi proprj; giacche per la sua estensione e qualità di voce si unisce con bel l’effetto al canto del basso, del tenore e del contralto. Lo stromento è in tutto nuovo; in tutta la sua estensione unisce la forza e la dolcezza, conservando la stessa indole e carattere di voce; preferibile al fagotto per l’omogenea rotondità de’ suoni, passa il clarinetto per 1’ estensione e forza maggiore degli acuti».3 3 Milano, Collezione degli Atti delle solenni distribuzioni de’ premj d’industria fatte in Milano ed in Venezia dall’anno 1833 al 1839, vol. VI, pp. 15-17.

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Venezia, 1833 - Il Polifono di Catterino Catterini di Monselice - «Il Polifono4 nuovo strumento da fiato di Catterino Catterini, il primo presentasi premiato con aurea medaglia. Nè certo più bello e decoroso principio aver poteva il nostro esame. Componesi questo di due tubi paralelli [sic.!] uniti abbasso in guisa da formar una specie di sifone rovescio, e le cime superiori terminano l’una con un cannello ricurvo d’ottone su cui si adatta una piva simile a quella del fagotto, l’altra con un piccolo imbuto simile a quel de’ corni e delle trombe. La altezza totale dello strumento è di circa 8 decimetri. La colonna aerea però in esso contenuta atteso il raddoppiamento del tubo sovra se stesso è lunga un metro e sei decimetri. La prima metà di essa che dall’imboccatura va in giù è cilindrica, l’altra metà che sale all’imbuto riesce conica andando sempre allargandosi verso di esso. Nove chiavi e due fori sul dinanzi, 5 chiavi, ed un foro sul di dietro, disposti in modo da potersi dominar colle dita, dividono in varj punti la colonna aerea. Abbraccia questo strumento in tal guisa voci proprie del clarinetto e del fagotto, facendo così in parte le veci di tutti e due questi stromenti, ed avendo di più il vantaggio di passare dalle note dell’uno e quelle dell’altro o a balzi o con insensibile gradazione, effetto che, maneggiato con arte, difficile è il dire quanto gradevole e dolce riesca, come ne posson far fede molti di questa città che in private radunanze ebbero la fortuna di udirne l’esperimento, e rimasero sorpresi della forza, nettezza e rotondità delle voci, e principalmente di quelle di basso e tenore veramente umane, e dolcissime. Speriamo che l’uso di tale stromento non tardi a farsi comune, e ciò tanto più che provato da un espertissimo nostro suonatore di clarinetto non pare di somma difficoltà l’apprenderne l’uso e il maneggio delle chiavi e dei fori. Sia quindi lode al Catterini, e viemmaggiore in quanto che seppimo da lui stesso, come egli lungi dal riposare sui colti allori si stia preparando a nuovi trionfi, con altro strumento da fiato il quale per quanto potemmo comprendere da una succinta descrizione che ei ce ne fece, pare conforme alle sane leggi dell’acustica ed è ingegnosissimo concepimento. Il Catterini ha tutto ciò che abbisogna per distinguersi e migliorare un arte: conoscenza profonda delle teoriche dell’acustica; nozioni pratiche 4 Altro nome dato dal Catterini al suo Glicibarifono. Cfr., Adriano Amore, Il Clarinetto in Italia nell’Ottocento, Perugia, AiC, 2009, p. 28.

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della esatta esecuzione degli stromenti, e pur anche dell’uso di essi essendo abilissimo suonatore di clarinetto e del suo nuovo stromento; finalmente fantasia ferace inventrice, diretta e moderata da retto senso e giudizio. Se un tale artefice non meriti stima ed onore lasciamo ad altri il decidere».5 Modena, 1833 - Il primo Clarinetto in ottone - «[…] dall’abilissimo artefice di musici strumenti d’ottone, sig. Antonio Apparuti di Modena. […] forbitissimo suo lavoro d’un Clarinetto così detto alla Müller con 14 chiavi, e d’un Oboè con 12, tutti di solo ottone».6 Napoli, 1834 - I Clarinetti di Gennaro Bosa - «Il clarino ed i flauti del Sig. Gennaro Bosa riconosciuti sono da giudici competenti di sì compita fattura, di sì preciso ed elegante lavoro, che il volersene provvedere a Vienna, a Londra, o a Parigi sarebbe per un Napolitano oggimai capriccio, laddove prima era bisogno […]. Le sue chiavi da sei furono portate a quattordici, e il giuoco e la forma loro assai migliorati dagli abili artefici Jansen e Guerre. Or tutti questi miglioramenti, e più altri ancora, si notano appunto nel clarinetto in befà del sig. Bosa. Di ebano sono i suoi pezzi, gli orli e il becco d’avorio; i fori cerchiati in madreperla; le giunture d’argento nella parte concava, di sughero nella convessa, perchè i pezzi ermeticamente si serrino; le chiavette d’argento lavorate in forma di conchiglia là dove chiudono e munite di cuscinetti perchè sia perfettissima la chiusura. Esso in vero è tale strumento che Müller medesimo sen compiacerebbe, abbenchè minor d’una sola sia il cennato numero di chiavi, avendo il Bosa una doppia chiave soppressa come superflua, a giudizio del sig. Sebastiani, ch’è quell’esimio sonatore di clarinetto che tutti sanno, ed il quale non altro per se adopera che uno di quelli di quelli di questo artefice, secondo la forma descritta, e da lui chiamato un vero capolavoro».7 5 Venezia, Giornale di Tecnologia, 1833, pp. 292-293. 6 Milano, Il Censore Universale dei teatri, 1833, n° 37, p. 105. 7 Napoli, Il Progresso delle Scienze, delle Lettere e delle Arti, 1834, vol. VII, p. 211.

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Cefalù, 1836 - Il clarinetto Guercio - «In Cefalù Stefano Guercio, inteso a riconoscere colle spinte del suo ingegno le imperfezioni del Clarino, seppe costruirne uno con aggiunte e miglioramenti degni di grandissima lode. Onde venuto in Palermo fu il suo strumento esaminato dai signori Domenico Ballo professore di clarino, e Giuseppe Lumia Maestro di Cappella, i quali conosciuta l’estenzione de’ suoni, che per quello si ottengono, e l’intonazione di ognuno, giudicarono che il Clarino del Guercio sorpassa quello ordinario in estensione per una ottava e due tuoni, cioè da si basso a si acuto, cosicché riesce con tali aggiunte più armoniosa e perfetta l’esecuzione dei pezzi di musica».8 Venezia, 1838 - Il Clarin-basso di Pietro Fornari - «L’acutezza degli stromenti da soprano e la profondità di quelli da basso formano due estremi che nelle orchestre non vengono mai abbastanza ravvicinati dalle viole e da’ violoncelli. Il glicibarifono di Catterini sembrava destinato a riempire questa lacuna, ma per effetto della risvolta nell’unione delle due parti in cui si divide la canna dell’istromento, la corda aerea soffre una strozzatura a scapito della perfetta intonazione. Il Fornari, che già da qualche anno si occupava nella costruzione del suo clarin-basso, seppe incurvare la canna entro la botticella per modo che la corda aerea si ripiega uniformemente e seguita ad espandersi senza riflessioni e strozzature, ed ha perciò conseguito la perfetta intonazione. Inoltre il clarin-basso è l’istro- mento da fiato di maggiore estensione che si conosca; percorre tutti i gradi cromatici dal si bemolle profondo al re acuto, comprende cioè quattro ottave ed una terza. Eseguisce la parte del violoncello con pieno successo, dando con ciò la prova di legar bene anche cogli stromenti da corda. I suoni medj sono pieni e melodiosi, egualmente dolci e rotondi i gravi, soavi e penetranti gli acuti, conservando sempre l’eguaglianza del carattere per tutti i gradi cromatici della scala. - Come un utile accrescimento ai mezzi industriali di esecuzione dell’arte soavissima della musica, l’I. R. Istituto premiò il nuovo istromento colla medaglia d’argento».9 8 Palermo, Effemeridi Scientifiche e Letterarie per la Sicilia, 1837, n° 45, p. 56. 9 Milano, Collezione degli Atti delle solenni distribuzioni de’ premj d’industria fatte in Milano ed in Venezia dall’anno 1833 al 1839, vol. VI, pp. 322-323.

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Parma, 1842 - I bocchini d’alabastro - «Il Signor Alessandro Bianchi, Verificatore della Dogana principale di Parma, ingegnoso meccanico, dilettante di clarinetto, e che assai bene lavora a tornio, dopo varj tentetivi indovinate un po’ che cosa ha stillato?..... Di costruire i bocchini d’alabastro: e si fatto esperimento ebbe risultati felici, poiché ho per prova mia propria, e per fede altrui, ch’essi rimangono al tutto inalterati all’azione del calore e dell’umidità, e rendono suoni agevoli, limpidi, gagliardi e di molta dolcezza in tutta l’estensione dell’istrumento, e oltre a ciò, sono una vaghezza a vedersi […]. Abbiamo pur osservato che i nuovi bocchini del Bianchi, sebbene abbiano le medesime dimensioni di quelli che ci vengono dalla Francia, pure alzano alcun poco il tono del clarinetto, sicché ragguaglia benissimo il corista che usiamo qui, anzi arditello che no».10 Varese, 1843 - Macchinetta Videmari - «I bocchini di clarinetto si costruiscono sin ora a mano, il che esigeva tempo, e non dava sicurezza di buon esito. Ora Giovanni Videmari vi adopera una macchinetta, in modo che viene assicurato l’effetto, e il suonatore con minor fatica di petto ottiene voci più dilicate. Oltrecciò è da valutarsi un risparmio di spesa, la quale sarà d’ora innanzi assai tenue; mentre per lo passato non avea un limite determinato. Questi notabilissimi pregi fecero assegnare all’invenzione del Videmari il secondo premio».11 Atessa, 1853 - I bocchini di Pietro Carrabba - «[…] in mostra dal sig. Carrabba di Atessa nell’Abruzzo Citeriore […] un bocchino da Clarinetto, di argentone esternamente e di granatiglia nell’interno, il quale veniva con pari approvazione accolto».12 Firenze, 1856 - Il Clarinetto-alto di Esuperanzio Belletti - «Belletti, professore di Clarinetto al teatro della Regina a Londra, ha inventato un Clarinetto-alto, nel quale sono tolte tutte quelle imperfezioni, che 10 Parma, Gazzetta di Parma, 12 marzo 1842, p. 84. 11 Milano, Annali Universali di Statistica, 1843, vol. 75, p. 313. 12 Napoli, Annali Civili del Regno delle due Sicilie, 1854, vol. L, p. 50.

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s’incontrano nel comune corno-bassetto».13 Firenze, 1861 - Nuovi Clarinetti all’Esposizione di Firenze - «[…] Prampolini Pietro, di Reggio, nell’’Emilia, espose un clarinetto di bossolo in si b., del prezzo di lire 65. In questo strumento si nota un nuovo meccanismo per facilitare la digitazione nell’eseguire il trillo del si della seconda ottava, e per legare con facilità nei movimenti celeri questo suono insieme al contiguo do diesis. A tal uopo il Prampolini ha costruito la seconda delle chiavi lunghe in modo, che se ne possa far uso col movimento ascendente ell’ultima falange del minimo della mano sinistra. Ciò non ostante, resta in facoltà del suonatore di far uso di quella chiave anche nel modo usato fin qui. Quale accoglimento saranno per fare i suonatori a questa invenzione, quanto possa riuscire utile nella pratica, quanto sia per apparire più comoda dei rulletti. della piastrella di Simiot, e di altri ingegni immaginati ed usati di già. Per raggiungere più o meno lo stesso scopo, la Sezione non potrebbe dirlo fin d’ora; può dire per altro che la invenzione si presenta come assennata, ed ha il pregio, e 18 mentre arricchisce da un lato di nuovi mezzi lo strumento, non sobbarca i suonatori alla fatica di abbandonare contratte abitudini, lasciandoli padroni di attenersi, se vogliano, anche al I’ antica digitazione […]. Finalmente Ugolini Giovanni, di Firenze, espose un bocchino da clarinetto, lavorato in pietra dura, del prezzo di lire 40. Finora, per quanto sappiamo, si è usato pei bocchini a clarinetto il legno duro; si è fatto uso pur anco dell’avorio e di altre sostanze congeneri, che tutte però hanno dal più al meno il difetto di risentir troppo l’influenza del caldo e dell’umido. Sembra per ciò che la sostanza impiegata dall’Ugolini, quantunque un po’ pesante e difficile a lavorarsi, possa riuscire di buon uso ed appropriata all’uopo. Per le che la Sezione crede dover rammentare l’Ugolini onorevolmente, tanto più che il suo bocchino è lavorato a perfezione». 14 Milano, 1865 - Il Clarinetto sistema Forni - «La sua forma in quanto all’esterno è complessivamente eguale agli altri di già in uso, 13 Firenze, L’Armonia, 1856, n° 2, p. 8. 14 Firenze, Esposizione Italiana tenuta in Firenze nel 1861, Relazione dei Giurati, 1864, vol. II, p. 404.

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ma vi esiste una differenza grande nel suo interno, essendo il clarinetto vecchio modello, in parte cilindrico ed in parte conico, mentre in questo di mia invenzione è tutto cilindrico fino alla campana. Il bocchino (fig. 4) del mio clarino è costruito in modo che l’oscillazione dell’ancia (fig. 3) batte perfettamente al centro della colonna sonora, invece che nell’antico sistema trovasi alla periferia. Il primo A di questo clarino (fig. 2) ha i fori tanto delle chiavi che delle dita situati tutt’affatto diversamente da quelli praticati nel vecchio sistema ed ivi aggiunsi il trillo di sol diesis col si bemolle (fig. 2) da muoversi coll’indice destro, il qual trillo non esisteva negli altri, e tralasciai nel 2° pezzo la chiave di fa diesis, (reputandola superflua) che trovasi in tutti i clarini d’antico modello; vi applicai poi il trillo di si naturale col fa diesis (fig. 1). Finalmente la campana C (fig. 1) di questo nuovo sistema fu fatta parabolica per modulare il suono […]. La lunghezza del mio clarino è minore di 2 centimetri di quella usata negli altri: esso per forma e pel meccanismo delle chiavi è semplicissimo […]».15 Milano, 1866 - Il Clarone Maldura - «Il maneggio di detto strumento musicale così detto Clarone è uguale ad un Clarino qualunque. L’imboccatura è la medesima che si adopera nel Clarino si bemolle […]. Il suono di detto Clarone è di vera voce umana diviso in quattro differenti registri. 1° Presenta una voce caratteristica di violoncello nei bassi nella seguente estensione cioè dal mi al mi. 2° Dal fa al si ci dà vera voce a somiglianza del fagotto. 3° Dal do al do presenta la vera voce umana tra violoncello e corno inglese. 4° Finalmente dal re al la ci dà la voce flautata del Clarino La».16 Milano, 1866 - Il primo utilizzo del Clarone a Milano - «Il clarone fu usato da Meyerbeer nell’atto quarto del Profeta in quel magnifico recitativo declamato - Tu amasti il figlio tuo - che a Milano venne sempre accompagnato dal fagotto, fu usato dal medesimo autore 15 Siena, Bollettino Industriale del Regno d’Italia, 1865, Volume II (Testo), pp. 550-551. 16 Siena, Bollettino Industriale del Regno d’Italia, 1866, Volume III (Testo), p. 24.

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negli Ugonotti, e persino da Rossini nel Guglielmo Tell. Fra noi la prima prova di questo istrumento ebbe luogo nella stagione scorsa al teatro alla Scala, per le rappresentazioni dell’Africana [di Giacomo Meyerbeer]. Il suono del clarone si accosta a quello del fagotto nelle note gravi, ma ha su questo il vantaggio di fornire delle note acute di bellissimo effetto. Si presta ai canti spianati meglio che alle agilità ed ai rabeschi, e riesce, più che ad altro, alla traduzione dei sentimenti patetici e religiosi».17 Torino, 1868 - Nuovi Clarinetti all’Esposizione di Torino - «Maldura Alessandro di Milano. Per l’accurato lavoro de’ suoi stromenti di legno forniti di voce dolcissima, di chiavi eleganti; e pel massimo buon prezzo […]. Forni Egidio di Milano. Per la finitezza del lavoro de’ suoii stromenti di legno […] e singolarmente per le modificazioni introdotte nei Clarini, per le quali resta facilitata i’esecuzione di certi passaggi, che per l’addietro era, più che difficile, impossibile […]. Vinatieri Camillo di Torino. Per accuratezza di lavoro, e sonorità di voce del suo Clarone».18 Bologna, 1875 - Contestazioni all’Esposizione di Faenza - «Giorni sono io inserivo nel Monitore un comunicato intorno al poco conto che il Giurì dell’Esposizione di Faenza aveva fatto di un clarone di mia fattura, pel quale e per altri strumenti mi era stato solo conferita la medaglia di bronzo. Siccome io non ho ricevuto alcuna risposta in proposito, credo per me conveniente il ripetere che i miei strumenti meritavano un premio maggiore, avendo specialmente tenuto conto del clarone in cui furono da me introdotte modificazioni utilissime e non prima mai fatte. O il Giurì ha giudicato a mio credere con parzialità, oppure ha poca conoscenza della mia professione; perché altrimenti diverso sarebbe stato il suo giudicato. Ho la coscienza di poter dire che i miei istrumenti possono stare al paragone di qualunque altri di fabbriche nazionali e straniere, e tali sono stati giudicati da valentissimi professori che hanno fatto acquisti alla mia fabbrica. Quindi se il Giurì voleva essere imparziale, doveva almeno far sapere quali sono i perfezionamenti da aggiungere per guadagnare 17 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1866, p. 34. 18 Torino, Rivista Contemporanea Nazionale Italiana, 1868, vol. LIV, pp. 94-95.

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il premio agognato dal lavoratore. I miei istrumenti, eccetto il clarone già veduto, sono ancora a Faenza e si possono ancora al presente giudicare. Ciò io credo lecito dichiarare nell’interesse del mio buon nome d’artista così disconosciuto dal Giurì di Faenza. G. [aetano] Soverini».19 Pisa, 1877 - Il Clarinetto sistema Parra - «Il signor Antonio di Lupo Parra da Pisa, uomo di lettere e coltissimo musicista, ha inventato un nuovo clarinetto, ripiegato e tagliato cioè in due sezioni poste a fianco l’una dell’altra e congiunte nella parte inferiore da una ciambella di metallo. Questo clarinetto riunisce i seguenti vantaggi: l’indipendenza e libertà della mano destra, la estensione del clarinetto accresciuta nei bassi, tutto il meccanismo raccolto in uno spazio di una spanna e ordinato in guisa da poter essere percorso come un tratto di tastiera del pianoforte, la possibilità e facilità di suonare in tutti i toni e di eseguire tutti i passi e tutti i trilli - e perciò resi inutili i clarinetti di ricambio».20 Firenze, 1877 - Le ance Banci all’Esposizione di Firenze - «Medaglia di bronzo al sig. Giuseppe Banci per le sue ance da Clarinetto […] giudicate superiori a quelle che ci vengono dall’estero e delle quali si fa un continuo smercio».21 Venezia, 1878 - Il Clarino-oboe di Antonio De Azzi - «A Venezia si è fatto l’esperimento del nuovo strumento musicale clarino-oboe, fabbricato da A. Azzi e figlio. Il clarino-oboe, fu suonato egregiamente dal rinomato professore [Carlo] Mirco e si conobbe che, con qualche leggero perfezionamento, è destinato ad ottenere un meritato successo».22 Venezia, 1878 - Il Clari-oboe di Antonio De Azzi - «Dal Regio Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, vennero premiati i signori De Azzi Antonio e Giovanni, padre e figlio, per la loro invenzione di 19 Bologna, La Patria, 1875, n° 228, p. 3. 20 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1877, p. 185. 21 Firenze, Boccherini, 1877, n° 6 e 7, p. 28. 22 Napoli, La Musica, 1878, n° 14, p. 4.

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un nuovo istrumento chiamato: clari-oboe».23 Milano, 1880 - Il Clarinetto sistema Giulio Briccialdi - «E’ incontestabilmente il migliore di quanti se ne sono ideati sin qui, perché conserva inalterato il carattere peculiare della sua voce, perché è intonato su tutta l’estensione, perché non ha note né cupe, né stridule, né incerte, e perché, soprattutto, rende interamente inutili i clarinetti di ricambio, potendosi sonare con esso, e con nessuna difficoltà, in tutti i toni».24 Milano, 1881- Il Clarinetto a doppia tonalità di Romeo Orsi - «1° questo clarinetto, che passa dalla tonalità di Si bemolle a quella di La, è perfettamante intonato nella scala cromatica delle due tonalità; 2° nel sopra citato clarinetto il suonatore non riscontra alcuna differenza, allorquando deve cambiare dal Si bem. al La per ciò che riguarda le distanze fra un foro e l’altro; 3° il nuovo clarinetto, essendo sempre adoperato nelle differenti tonalità di Do, Si bem. e La, non subisce alterazione alcuna nell’intonazione pel raffreddamento dell’istrumento; 4° toglie quasi completamente l’inconveniente al maestro compositore di far tacere per molte battute il clarinetto onde lasciare il tempo all’esecutore di cambiare l’istrumento; 5° tale invenzione può applicarsi anco ai clarinetti in Mi bem. delle bande, con manifesto vantaggio dei compositori, i quali potrebbero scrivere i passi di bravura in tutti i toni, senza riscontrare, come negli attuali clarinetti, la difficile esecuzione, l’imperfetta intonazione, non che la poca omogeneità dei suoni; 6°si è constatato essere nell’unico clarinetto del prof. Orsi riunite le particolari qualità dei due istrumenti separati: la voce brillante, cioè, del clarinetto in Si bem. e quella dolcissima del clarinetto in La; 7° e finalmente che, malgrado l’abilità dei singoli professori di clarinetto col solo clarinetto in Si bem., non è possibile ottenere, come nel nuovo istrumento a) la perfetta esecuzione delle difficoltà nei toni di diesis; b) l’esatta intonazione; c) più il Do diesis reso dal nuovo clarinetto senza alcuna aggiunta di chiave, né di nuova digitazione».25 23 Firenze, Boccherini, 1879, n° 9, p. 36. 24 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1880, pp. 25-26. 25 Milano, Ars et Labor, 1906, n° 11, pp. 997-998.

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Milano, 1881 - Nuovi Clarinetti all’Esposizione di Milano - «[…] l’Azzi di Venezia che espone clarini ed oboi ed un clari-oboè col quale un clarinettista può imitare l’oboè e surrogare il corno inglese nella tessitura grave (sempre a detta dell’inventore); i fratelli Dal Secco, pure di Venezia, che hanno una specialità di clarino in si bemolle, colla quale si rimedia a certi inconvenienti prodotti dalla salivazione; Il Maino di Milano, costruttore del Clarinetto Orsi, del quale ho più volte parlato come di una delle più belle e pratiche invenzioni recenti […]. Non va dimenticata la collezione del Maldura, i cui strumenti sono svelti di forme e solidi: i suoi clarini bassi ed i claroni sono usati nelle orchestre; il clarone in mi bemolle basso è una invenzione del Maldura adottata anche in qualche banda, della quale completa bene la sonorità […]».26 Milano, 1881 - I Clarinetti in Metallo di Agostino Rampone - «Questa innovazione è per me così ardita e strana, che non arrivo a capirne lo scopo, come mi sfugge l’utilità che si possa trarre nel campo orchestrale, da tali strumenti di metallo, i quali non potranno mai usarsi che nelle fanfare, e anche qui con poca utilità».27 Trieste, 1884 - Il Clarinetto a doppia tonalità di Evaristo Toss - «[All’Esposizione Permanente] trovasi esposto anche il clarinetto a doppia tonalità, a 13 chiavi, inventato e costruito da Evaristo Toss».28 Sanremo, 1885 - I Bocchini di Cesare Gatti - «Alcuni strumentisti della banda comunale di S. Remo c’inviano la seguente notizia, che pubblichiamo come cosa utile ai professori di clarino. Eccola: […]. “Rendiamo edotti i signori professori di clarino, dopo avere fatta noi stessi la esperienza, che chi desidera di avere bocchini poco faticosi coi quali passare con facilità e senza scomporre le labbra dai toni bassi agli acuti e viceversa, facili all’intonazione e che apportano vantaggio alla voce dello istrumento, si rivolga allo specialista signor Gatti Cesare di Finale-Emilia, provincia di Modena. Il quale può 26 Torino, Gazzetta Piemontese, 1881, n° 241, p. 1. 27 Cagliari, L’Avvenire di Sardegna, 20 agosto 1881, p. 2. 28 Trieste, L’Indipendente, 1884, n° 2577, p. 2.

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assicurare, come assicura, di appianare egualmente tutti i predetti bocchini di fronte al compenso di L. 1.50 per cadauno di legno e di L. 2 per ognuno di cristallo o di metallo”».29 Milano, 1882 - Il Clarinetto a doppia tonalità di Romeo Orsi - «[…] dopo aver ottenuto il brevetto e lasciato esposto il suo clarino per sei mesi all’Esposizione, passati due anni sono venuti fuori alcuni clarinettisti a dire che l’idea del clarino con trasposizione di tonalità si deve ad altri, e precisamente in Ferrara, nel laboratorio Riva, è stata veduta anni sono cominciata la costruzione. L’Orsi non s’è preso la briga […] di dar querela, ma ha scritto subito al laboratorio Riva in Ferrara, e gliene è venuta la seguente risposta dei signori Riva e Gherardi: “Noi non abbiamo mai fabbricato clarini a doppia tonalità, per cui il suo non può essere stato copiato da quello che non è stato fatto”. E lascia i suoi avversari con un palmo di naso».30 Milano, 1885 - […] Clarinetti dal marchio falsificato - «Pubblichiamo l’ultima parola dei fabbricanti rappresentati dal signor Roth. Essi ci fanno sapere dunque, che possono citar nomi di negozianti milanesi che hanno fornito alla casa Maino ed Orsi parecchie centinaia di clarinetti… francesi ed anche gli accessori per terminare quelli che fabbrica essa. Ci fanno sapere che è inutile nascondere come la fabbricazione degli istrumenti di legno non abbia raggiunto ancora fra noi la perfezione degli strumenti d’ottone. E se la casa Maino e Orsi ha trovato tanti strumenti di legno esteri, forniti da fabbricanti italiani, non è men vero che si vendono migliaia di strumenti d’ottone con marche estere fabbricati in Italia».31 Bologna, 1888 - Nuovi Clarinetti all’Esposizione Internazionale di Bologna - «Diploma d’onore per la musica moderna […] Giorgi e Schaffner di Firenze; Evette e Schauffer di Parigi, per strumenti di fiato […]. Medaglia d’oro […] Ditta Marna [sic.!] e Orsi, di Milano, per l’invenzione del clarinetto a doppia tonalità e per 29 Milano, La Musica Popolare, 1885, n° 4, p. 64. 30 Milano, Corriere della Sera, Giovedì 24 agosto 1882, p. 3. 31 Milano, Corriera della Sera, Martedì 17 novembre 1885, p. 3.

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l’importanza delle loro produzioni di strumenti a fiato […]».32 Trieste, 1892 - Il Clarinetto a doppia tonalità di Salvatore Sanna - «[dal Fanfulla] Chi non è del mestiere ignora certamente che per i bisogni di un’orchestra o di una banda occorrono due specie di clarinetti, uno in si bemolle, e un altro in la. Ora succede che il sonatore dovendo lasciare il clarinetto di una tonalità per prenderne un altro, difficilmente ottiene una perfetta intonazione. Ecco ora il signor Salvatore Sanna, un meccanico italiano e professore di clarinetto domiciliato a Buenos-Ayres, che risolve ogni difficoltà. Egli è riuscito, dopo lunghi anni di studii e di tentativi, a costruire un clarinetto nel quale le due tonalità si riuniscono. Rapidamente e con un movimento solo il sonatore ottiene il cambiamento della tonalità, mentre prima avrebbe dovuto posare l’istrumento per prenderne un altro. E la tonalità cambia in una maniera semplicissima: abbassando o sollevando una leva, mediante la quale scivolano in su e in giù due placche a guisa di pompe».33 Trieste, 1892 - Il Clarinetto a doppia tonalità di Evaristo Toss - «Rivoluzione musicale. Con questo titolo riportammo giorni or sono dal Fanfulla un cenno dell’invenzione fatta da certo Sanna a Buenos Ayres: un clarinetto a doppia tonalità. Oggi rileviamo che non abbiamo bisogno di andar a cercare le rivoluzioni musicali in sì lontani lidi. Il signor Evaristo Toss, di Rovereto, da lunghi anni dimorante a Trieste, ove fu per molto tempo maestro sostituto della banda musicale dell’Unione Ginnastica, inventava già otto anni or sono un sistema semplicissimo ed economico, mediante il quale il clarinetto, in un batter d’occhio, si può far passare dall’una all’altra delle due solite tonalità. E già in quell’epoca egregi musicisti, quali Regazzoli, Cremaschi e Gianfrè riconoscevano il merito e la praticità dell’invenzione del sig. Evaristo Toss. Infine è probabile che il sig. Sanna, di cui parlava il Fanfulla, abbia veduto il sistema del sig. Toss, il quale tempo addietro regalava uno de’ suoi nuovi clarinetti a un suo conoscente che partiva per l’America a bordo del 32 Milano, Corriere della Sera, 31 ottobre - 1° novembre 1888, p. 2. 33 Trieste, Il Piccolo, 1892, n° 3824, p. 2.

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Patagonia».34 Milano, 1894 - Nuovi Clarinetti all’Esposizione Teatrale di Milano - «Specialità della Casa Maino e Orsi è la fabbricazione degli strumenti a fiato di legno […]. Fra le cose notevoli citiamo un clarinetto in si bem. che discende fino al do diesis grave, come il clarinetto il la, per il quale nessun trillo, nessuna legatura è difficile […]. Vediamo esposto un clarone in si bem. tutto sistema boehm, un altro cosidetto a mezzo boehm ed un terzo di altro sistema che discente fino al do diesis grave, e con i quali si può adesso eseguire il trillofa diesis sol diesis, fino ad ora impossibile, e ciò grazie alla chiave del sol diesis articolata […]. Noi riproduciamo ancora […] un clarinetto, sistema [Ferdinando] Lenzi di Firenze, le cui innovazioni e i vantaggi saranno ammirati dai professionisti in generale […]. Anche il [Pietro] Donnini presenta oggi una innovazione […]. Trattasi di un nuovo clarino, del quale diamo il disegno, nel quale sono recate importantissime varianti in quanto riguarda i buchi, le chiavi, gli anelli, ed in ispecie per aver dato molta maggiore importanza al pezzo superiore, facilitando all’esecutore un’infinità di passi che spesso rimanevano ineseguiti, in ispecie trilli, tremoli, con diesis, con bemolli, e cento altre cosette […] per cui il Donnini ha già ottenuto il brevetto dell’invenzione […]. Il Donnini parlandone, non tace il nome del suo coadiuvatore in questo lavoro, il prof. Cav. Camillo Vinatieri […]».35 Firenze, 1895 - Il Clarinetto Sistema Ferdinando Lenzi - «Applicazione del Re diesis aperto, apertura del foro di Sol diesis col mignolo della mano destra, ed apertura del trillo, La, Si, con chiave di Fa, nel clarinetto ed altri strumenti».36 Molfetta, 1896 - Il Clarinetto sistema Rossi - «[…[ la rinomata Ditta Gelitti [Pelitti] di Milano ha eseguito per conto del maestro [G. Rossi] un clarino, che permette di eseguire note in tonalità più alte, cosa che non si può ottenere col clarino comune e va sotto il 34 Trieste, Il Piccolo, 1892, n° 3831, p. 1. 35 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1894, pp. 436-439, 513. 36 Milano, Annuario Scientifico ed Industriale, 1895, p. 436.

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nome di clarino perfezionato, sistema Rossi».37 Torino, 1898 - I Clarinetti all’Esposizione di Torino - «[…]. il signor Rampone Agostino di Milano, fabbricante rinomato […] espone fuori concorso una ricchissima vetrina nella quale fanno bella mostra gli istrumenti di sua fabbricazione in ebano, in granitillo, in argento ed in metallo bianco. I clarini ed i flauti a doppio tubo cilindrico in metallo (alpacca o pakfond) furono brevettati, e formano la specialità della fabbrica […]. Ne è a dimenticarsi il [Pupo] Pupeschi di Firenze, che presenta una innovazione utilissima nelle chiavi del clarino e dell’oboe, mediante la quale vengono facilitati certi passi, che col sistema comune erano ritenuti di difficile e quasi impossibile esecuzione».38 Torino, 1898 - Le ance per Clarinetti all’Esposizione di Torino - «E qui dobbiamo menzionare il maestro Leonesi Giuseppe (già distinto professore di clarino), il quale aprì qui in Torino una fabbrica meccanica di ancie per clarino, delle quali fino ad oggi eravamo tributari alla Francia. Ed il signor Leonesi riuscì in questa confezione così perfettamente, che all’occasione del Concorso internazionale delle musiche tenutosi nello scorso luglio, si acquistò la clientela di numerose Società (Harmonies) Svizzere e Francesi […]. Di questo necessario accessorio del clarino espone un lodevole saggio anche il Malagnino Cosimo di Taranto […]».39 1901 - Il Clarinetto traspositore di Leonesi - «Una clarinetto traspositore per orchestra, che è stato inventato dal sig. Leoni [Giuseppe Leonesi] è stato perfezionato da A. Rampone, di Milano. il nuovo strumento non subisce alcun allungamento per passare da una tonalità all’altra. Dotato di un doppio meccanico, basta un piccolo strumento perché il clarinetto in si bemolle si trasforma immediatamente in clarinetto in la senza il movimento della mano dell’artista. D’altra parte, non si differenzia in nulla rispetto ai comuni clarinetti, per quanto riguarda le posizioni, mentre ha il 37 Bari, Corriere delle Puglie, 23 settembre 1896, p. 2. 38 Torino, L’Esposizione Nazionale del 1898, n° 37-38, p. 293. 39 Torino, L’Esposizione Nazionale del 1898, n° 37-38, p. 293.

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vantaggio di una perfetta intonazione».40 Milano, 1906 - I Clarinetti della Fabbrica Romeo Orsi - «[…] i titoli maggiori alla di lui rinomanza più luminosa restano e resteranno gl’istrumenti da lui inventati. Primo fra essi è il Clarinetto a doppia tonalità (Si bem. e La) […]. Ne è questa la sola invenzione del prof. Orsi. Uscirono dalla sua Fabbrica (oramai mondialmente conosciuta perché fornitrice degli strumenti per le principali orchestre d’Europa), altri ingegnosi e riusciti istrumenti, detti “istrumenti speciali o di genere”. Cito per primo il Clarone (o meglio Clarinetto basso in La) che è usato nella frase che si disnoda, torvamente serpentina, sottolineante il giuramento di Otello e Jago, nel finale secondo dell’Otello Verdiano […]. È davvero d’una suggestività di timbro insieme incisiva ed avvincente la voce di questo speciale Clarone del prof. Orsi […] voce piena nel suo colore chiuso, nero, eppur morbido, quasi si direbbe ondulato […]».41 1930 - Congegni automatici - «Alamiro Giampieri, insegnante al Conservatorio Niccolò Paganini di Genova, ha da tempo inventato due importanti congegni automatici che perfezionano il clarinetto senza alterare il sistema di digitazione. Il primo congegno è applicabile al clarinetto sistema Boehm e permette l’emissione di Mi-Si bem. A forchetta, mediante l’apertura automatica della chiave di Do diesis - Sol diesis, eliminando il plateau, la piccola chiavetta laterale ed ogni sorta di bilanciere. Elimina pure il foro per la doppia chiave di Do diesis - Sol diesis, il cui suono si ottiene mediante altra apertura automatica. Riduce così la circolazione e la possibile perdita d’aria e dà perfetta intonazione, prontezza e chiarezza al Si bemolle a forchetta e relativo Mi bemolle fondamentale, pur esso a forchetta. Il secondo congegno è applicabile ad ogni clarinetto e serve a rendere indipendente il foro del Si bemolle in terza linea, da quello del portavoce. Questo importante congegno ha lo scopo di migliorare il suono di Si bem. In terza linea, di solito afono, debole, stonato, variabile di timbro. Il prof. Giampieri ha ceduto ad una ditta di Milano [Ditta Rampone] la proprietà del brevetto e la privativa per 40 Parigi, Le Ménestrel, 1901, n° 28, p. 223. 41 Milano, Ars et Labor, 1906, n° 11, pp. 997-998.

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la fabbricazione dei due importanti congegni».42 Roma, 1933 - Una nuova fabbrica di ance - «È sorta in Italia una piccola industria che fabbrica Ance per clarinetti e saxofoni. Tale produzione prettamente italiana, oltre a costare di meno di quella importata, ha dimostrato alla prova dei fatti di non essere inferiore a quella straniera. Il Dopolavoro Provinciale nel segnalare la suddetta produzione esorta le Bande iscritte all’O.N.D. [Opera Nazionale del Dopolavoro] a preferirla a quella estera. Per informazioni, chiarimenti ed ordinazioni, rivolgersi al signor Martino Lorè, via Tommaso Campanella num. 15, Roma».43 Montalbano Elicona, 1973 - I bocchini di Giuseppe Sciacca - «In possesso del brevetto americano per bocchino di clarinetto sono pronto a dimostrazione a maestro o solista. Nessuna alterazione al clarino bensì un grande vantaggio come voce ed una vibrazione più valida».44 Castelnuovo Scrivia, 1986 - Il Laboratorio dei fratelli Patricola - «Oggi il prodotto artigianale più. ricercato è quello di chi realizza i clarini. I fratelli Patricola sono una bottega d’arte musicale conosciuta in tutto il mondo, tuttavia non vanno dimenticate le botteghe dei Trovamala, Bondone e Ratteghi. Dal laboratorio dei fratelli Patricola escono i clarini in sol, a 15 chiavi, utilizzati esclusivamente dagli zingari della Turchia […]».45 Quarma, 1988 - Le fabbriche di Clarinetti di Quarna - «L’arte di costruire strumenti musicali ha reso celebre il paese Contadini e pastori di Quarna divennero in poco tempo abilissimi nella tecnologia del suono […] per iniziativa di due fratelli, Primo e Secondo Forni, che agli inizi dell’800 iniziò a Quarna di Sotto la storia che ne avrebbe fatto la capitale italiana degli strumenti a fiato. I due, di ritorno da Milano, dove avevano appreso l’arte della 42 Torino, Rivista Musicale Italiana, 1931, p. 703. 43 Cremona, Il Regime Fascista, 1° marzo 1933, p. 7. 44 Catania, La Sicilia, 6 settembre 1973, p. 2. 45 Torino, La Stampa, 1986, n° 196, p. 16.

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flauteria, continuarono con altri la produzione, estendendola anche ai clarini. Dapprima si usava solo il legno di pero, bosso e melo, diffuso nella zona. Poi si passò anche ai legni esotici e alle leghe metalliche, come imponevano le nuove tecnologie. Comunque fin da allora i pezzi quarnesi dovettero rivelarsi di gran pregio, perché in breve tutto il paese si era messo a costruirli, dovunque la presenza di acqua corrente consentisse di allestire i tomi idraulici necessari per lavorare le canne dei fiati. Nel ‘47 venne fondata la prima vera azienda, la Prealpina, che poi, col nome di Agostino Rampone, trasferì a Milano gli uffici commerciali e parte della produzione. Da qui uscirono, nel 1880, il primo clarino e il primo fagotto di metallo. Alla fine del secolo la Rampone era rinomata in tutto il mondo e aveva l’esclusiva per la “fornitura alle musiche del Regio Esercito”. Una succursale della fabbrica, diventata intanto per una complicata storia dì fusioni dinastiche e patrimoniali “Rampone e Cazzani”, era sempre a Quarna di Sopra, un’altra sede di rappresentanza fu aperta a Napoli. Nel periodo d’oro dello strumento quarnese, ai primi del nostro secolo, molte altre piccole aziende spuntarono qui e in Piemonte, ma ebbero vita effimera. L’unica che invece raggiunse presto una fama internazionale per i suoi sassofoni fu la Alfonso Rampone, che ha chiuso solo pochi anni fa. L’altra Rampone, la Cazzani & C, subiva intanto un periodo di declino di fronte alla concorrenza industrializzata, da cui si è adesso ripresa. Oggi dà lavoro a una ventina di operai e altrettanti ne impiega la Grassi, nata una ventina d’anni fa. Dietro a questa produzione, però, alla Quarna di Sotto c’è uno stuolo dì artigiani che lavorano in proprio, anche per le aziende, magari specializzati In un singolo strumento, come il celebre Agostino Debernardi».46 Milano, 1993 - Il Clarinetto “Modello Molter” - «Storia nuova di un clarinetto antico […]. Valente compositore e maestro di cappella [Johann Melchior] Molter passa alla storia soprattutto come creatore dei primi concerti per clarinetto e orchestra. A quei tempi, il clarinetto era uno strumento […] ancora privo delle “chiavi” del sistema Böhm per chiudere i fori. Molter utilizzava un clarinetto “in re”, antenato poi caduto in disuso […]. Quasi tre secoli dopo, a 46 Torino, Stampa Sera, 1988, n° 210, p. 10.

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Milano, Luciano Tessari, virtuoso di clarinetto e docente al Conservatorio “Verdi”, ha pensato ora di riportare in vita l’antico strumento in re. Ha ricostruito il modello settecentesco ma vi ha poi applicato le chiavi Böhm, in modo da renderlo perfettamente utilizzabile (quanto ad agilità e intonazione) anche con un’orchestra moderna. E lo ha fatto costruire alla Casa Orsi, vanto milanese, fondata nel 1836 [sic.!] da quel Romeo Orsi che, ammiratissimo da Verdi, alla Scala fu solista, poi impresario e presidente dell’orchestra. Luciano Tessari porta al debutto milanese il nuovo strumento “modello Molter” mercoledì 30. Ad accompagnarlo, in quattro Concerti dello stesso Molter, sarà l’Orchestra “Swarowsky” diretta da Maurizio Tambara».47 Quarna Sotto, 1998 - Chiude la Fabbrica Ida Maria Grassi - «Dopo mezzo secolo di attività chiude i battenti la “Ida Maria Grassi”, la più importante fabbrica di strumenti musicali a fiato del Cusio […]. Inequivocabile la motivazione: cessazione dell’attività […]. Quarna è il paese della musica, è la capitale degli strumenti musicali a fiato: dalla Ida Maria Grassi sono usciti sax, clarinetti, flauti ed altro ancora che in mano ai più famosi musicisti hanno girato il mondo […]. La Ida Maria Grassi è caduta, come altre aziende prima di lei, sotto i colpi della concorrenza dei paesi dell’Est, del Giappone in modo particolare».48 Francoforte (Germania), 2002 - I Clarinetti italiani alla Musikmesse di Francoforte - «Qui l’Italia conta su una folta rappresentanza [...]. Soddisfatto anche Francesco Patricola, 57 anni, titolare dell’omonima azienda di Castelnuovo Scrivia: “Siamo contenti, costruiamo 200 strumenti l’anno e non riusciamo a tenere il passo con le richieste. Abbiamo pochi clienti in Italia, ma tanti in Europa, Stati Uniti e Giappone. A Francoforte presentiamo il [Clarinetto] sistema S6”. Molte novità anche allo stand Ripamonti di Paderno Dugnano, Milano, ce le presenta il titolare Luigi Andrea Ripamonti, 70 anni: “Abbiamo il clarinetto in Sol nel sistema Böhm, unico al 47 Milano, Corriere della Sera, Martedì 30 giugno 1993, p. 12. 48 Torino, La Stampa, 7 giugno 1998, p. 39.

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mondo: lo suona l’israelo-americano Giora Feidman […]”».49 Cernusco Lombardone, 2002 - I bocchini in cristallo della ditta Pomarico - «L’idea giusta l’aveva avuta, oltre cinquant’anni fa, Cosimo Pomarico. Che aveva creato un minuscolo laboratorio artigiano specializzato nella produzione di bocchini per clarinetti e saxofoni. Unica e geniale è la loro caratteristica: quella di essere costruiti in cristallo, diversamente dai più comuni e meno affidabili in plastica (ebanite). Oggi la ditta Pomarico di Cernusco Lombardone, estrema propaggine brianzola della provincia di Lecco, produce non più di 2500 pezzi in cristallo, cesellati e modellati a mano. Questo piccolo laboratorio è il crocevia di alcuni dei più grandi clarinettisti e saxofonisti del mondo, musicisti del calibro di Giora Feidman, esecutore del tema musicale del film “Schindler’s list” e Karl Leister, primo clarinetto dei Berliner Filarmoniker. Titolare è Giorgio Clerici, 62 anni, genero dell’ideatore che, con il figlio Riccardo, plasma questi delicatissimi accessori musicali: “Ci servono pochi strumenti - spiega il papà - delle mole in diamante, un comparatore elettronico per il controllo delle aperture e una grande manualità. Il cristallo ci viene fornito con la forma del bocchino grazie ai nostri stampi, ma ancora allo stato grezzo. Quando ci arriva non è in grado di emettere dei suoni, ed è qui che subentra la nostra preparazione. Lavorandoci sopra, trasformiamo il bocchino grezzo e gli diamo quella forma finale, in grado di suonare. Non abbiamo concorrenti: a livello mondiale siamo gli unici che lavorano il cristallo e il risultato è un bocchino che non si usura e non dà problemi tecnici».50 Tortona, 2004 - Medaglia d’oro ai fratelli Patricola - «L’ennesimo, prestigioso riconoscimento, per “l’impegno imprenditoriale ed il progresso economico”, per il lavoro svolto in quarant’anni di attività e per aver fatto conoscere anche all’estero - grazie all’eccellenza artigiana del proprio marchio - la qualità non solo della Provincia di Alessandria ma dell’intero Piemonte: stiamo parlando dei fratelli Patricola Snc, produttori castelnovesi di fama internazionale di oboe 49 Milano, Suonare News, Maggio 2002, n° 73. 50 Milano, Corriere della Sera (Corriere Lavoro), 12 luglio 2002, p. 10.

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e di clarinetti. Gli esperti artigiani sono stati tra i premiati nei giorni scorsi a Tortona, dalla Camera di Commercio e dalla Provincia di Alessandria, nell’ambito dei tradizionali riconoscimenti assegnati a diverse categorie, fiore all’occhiello del territorio alessandrino. Ed hanno conseguito la medaglia d’oro […]. Un lavoro lungo e minuzioso, quello di questi raffinati artigiani, che richiede passione e pazienza, creatività e precisione: i preziosi strumenti musicali dei Patricola sono richiesti dagli Stati Uniti, dal Giappone, dalla Cina, dall’Europa - soprattutto Germania, Austria, Svizzera, Svezia, Norvegia, Olanda - dall’Australia, dalla Nuova Zelanda».51 2015 - I Clarinetti Ripamonti - «Dal 1975 a Paderno Dugnano, a due passi da Milano, Luigi Andrea Ripamonti costruisce strumenti a fiato […]. Specializzato nella produzione di clarinetti […]. “Da un anno abbiamo rivoluzionato il nostro brand ” ci racconta Flavio Ripamonti, monzese, 55 anni, che porta avanti l’attività del padre insieme al figlio Edoardo, 19. “Accanto alla produzione tradizionale - spiega - abbiamo creato una nuova linea di strumenti molto sofisticati e di altissima qualità. Si chiama Ripa e ha avuto un ottimo riscontro all’ultimo Musikmesse di Shanghai. I nostri strumenti - prosegue - sono molto richiesti dai professionisti, uno su tutti, Paolo Beltramini, primo clarinetto dell’Orchestra della Svizzera Italiana, che è diventato nostro testimonial».52

51 Alessandria, Il Piccolo, 10 dicembre 2004, p. 39. 52 Milano, Suonare News, Dicembre 2015, p. 16.

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NUOVE PUBBLICAZIONI

Didattiche e da Concerto

ANTOLINI, Francesco La retta maniere di scrivere per il clarinetto ed altri istrumenti da fiato (Milano, Buccinelli, 1813). «Non potranno a meno di non conoscere alcuni compositori di musica, che, fra tutti i musicali stromenti, de’ quali voglion far pompa nelle loro composizioni, il clarinetto sia quello che più d’ogni altro loro arrechi perplessità ed imbarazzo, considerandolo quasi come istrumento straordinario o misterioso, ne potranno a meno similmente di non concedere gli esercenti il clarinetto, che sovente ritrovinsi imbarazzati e perplessi nell’esecuzione della musica erroneamente scritta pel detto istrumento. A tenere dunque di facilitare ai primi la composizione, e l’esecuzione ai secondi, è destinata l’operetta che qui si annunzia (forse unica nel suo genere) nella quale, per renderla più interessante ai compositori di musica, oltre al contenersi in essa quanto esser puote necessario, onde scrivere regolarmente per il clarinetto, rinverranno eziandio una breve ma sufficiente nozione per iscrivere regolarmente per il corno-bassetto e clarone […] oltre quattro tavole d’esempj dimostrativi, spettanti ai suindicati istrumenti, ve ne rinverranno due contenenti le due scale del clarinetto, diatonica e cromatica, più chiare e complete delle comuni».53 AUTORI VARI Album per Clarinetto e Pianoforte (Milano, Ricordi, 1904). «È un Album che raccoglie svariatissimi componimenti ridotti per clarinetto con accompagnamento di pianoforte. Tutti i generi, tutti gli stili, tutte le scuole in quest’Album sono rappresentati con una graduazione nella loro difficoltà d’esecuzione molto ingegnosa e con 53 Milano, Giornale Italiano, 1813, p. 880.

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crescendo d’effetti che finisce con l’innamorare l’esecutore non meno che l’ascoltatore. Dopo una caratteristica Canzone napoletana [di Gaetano Averino], v’ha un dolce Notturno [di Luigi Bassi], l’idillio è abbozzato nella Rêverie pastorale [di Ferdinando Busoni], l’elegia nella Lagrima sulla tomba di Rossini [di Ernesto Cavallini], interessanti le Variazioni di Paganini abilissimamente ridotte [di Domenico Mirco], come le due peregrine Romanze di Schubert [di Domenico Liverani] ed il brillante pezzo per campane dell’Unia».54 BELLAFRONTE, Raffaele Frammenti d’ombre e luci per clarinetto solo (Milano, Curci, 2006). «È un brano che sfrutta appieno le potenzialità espressive e poetiche del clarinetto. Misteriosa ed evocativa la scrittura si muove tra pianissimi appena udibili sino a toccare fortissimi ai limiti della distorsione. Le grandi campate melodiche conducono a pensieri lontanissimi e magici fatti di grande libertà esecutiva ma al tempo stesso sfociano in momenti di evidente pulsione ritmica in un gioco di chiaroscuri che rimanda alle molteplici e contraddittorie sfaccettature del mondo dei sensi che ci appartiene».55 BONNARD, Giulio Notturno / Rondò / Valzer da concerto per Clarinetto e Pianoforte (Milano, Ricordi, 1937). «Giulio Bonnard ha scritto questi vari lavori con perfetta conoscenza delle risorse tecniche del clarinetto […] cercando di valorizzare i diversi registri e di offrire le più ardue difficoltà da superare: e ciò senza sacrificare la nobiltà dello svolgimento tematico e la eleganza della armonizzazione pianistica. Per il clarinetto segnalo specialmente il Notturno, che è pagina di distinta ispirazione».56 54 Milano, Musica e Musicisti, 1904, p. 136 (36.II). 55 Milano, Rassegna Musicale Curci, 2011, n° 2, p. 64. 56 Roma, Musica d’Oggi, 1939, p. 290.

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BUSONI, Ferruccio Concertino op. 48 per Clarinetto e Piccola Orchestra (Lipsia, Breitkopf & Härtel, 1918). «Ferruccio Busoni è pochissimo noto agli italiani […]. Ora Breitkopf und Härtel ha stampato un concertino di Busoni per piccola orchestra e clarinetto, dedicato ad un virtuoso di questo strumento. […] interessante composizione del grande pianista: il quale non afferma una personalità creatrice. Il gusto di Busoni è ormai acquisito al multi stilismo attuale della musica tedesca, procedente da Strauss; e di Strauss e di altri vi sono risonanze ed echi anche nella composizione di cui parliamo, talvolta fusi ed amalgamati, talvolta evidenti: v’è anche del virtuosismo concertistico. Ma in tutto ciò v’è forza, energia, nobiltà, segni d’uno spirito superiore».57 CAVALLINI, Ernesto * Transcription du Bananier de Gottschalk per Clarinetto e Pianoforte (Milano, Ricordi, 1856). «Le popolari melodie di Gottschalk, che son pur belle, si fanno ancor più leggiadre sul clarinetto del Cavallini. Voi conoscete il modo affascinante con cui egli sa tradurre i pensieri altrui sul suo istrumento, l’eleganza ed il brio delle sue agilità, voi conoscete il segreto, che forse egli solo possiede, di vagamente sorprendere, scuotere ed entusiasmare il pubblico con mille giuochi, con mille vezzi che v’innamorano del suo clarinetto: ebbene immaginatevi tutti questi pregi riuniti nel nuovo pezzo di Cavallini, e potrete farvene un’idea quasi perfetta».58 * 30 Capricci per Clarinetto (Milano, Ricordi, 1904). «I 30 Capricci del Cavallini sono scritti da chi conosce profondamente le più recondite virtualità del clarinetto, da chi ne ha strappato il segreto e con questi trenta Capricci intende appunto 57 Torino, La Stampa, 5 dicembre 1921, p. 2. 58 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1856, p. 291.

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questo segreto trasmettere a chi voglia davvero impadronirsene, rendendosi un clarinettista completo, sicuro, franco, sereno come chi è possessore della chiave d’ogni difficoltà. I Capricci del Cavallini questa chiave la mettono a disposizione di tutti gli studiosi».59 CAVALLINI, Ernesto / BONA, Pasquale “La Semaine Musicale” 7 Duos per Clarinetto e Pianoforte (Milano, Ricordi, 1850). «I due valenti artisti, associando i loro ingegni, con squisito gusto combinarono delle conversazioni musicali derivate dai più conosciuti spartiti e compositori moderni […]. Un duetto colle melodie attinte ai Lombardi porta il nome di lunedì, il primo numero della Settimana musicale […]. Il secondo duetto è appassionato, immaginoso, terso, quale convenivasi allo stile della Lucrezia Borgia dell’illustre Donizetti […]. Le dotte armonie e le magistrali concertazioni degli Orazj e Curiazj del direttore del Conservatorio di Napoli servirono di contesto all’altro pezzo […]. Le magiche cantilene del siculo cigno più specialmente inspirano i due cooperatori, e senza qui approfondirci in una pesante analisi di tutti i tesori melodici della Beatrice di Tenda, dalla voce umana e dall’orchestra trasposti per clarinetto e pianoforte […]. Per Rossini venne fatta una convenevole eccezione; la raccolta s’abbella di due pezzi, ricchi degli inesauribili canti dell’Ariosto della musica. Il venerdì consta di un riassunto degli accenti geniali, religiosi e mistici, degli accordi mirabili a piena mano profusi nello Stabat Mater […]. Nel capriccio (N. 6) sul Roberto il Diavolo fin dall’introduzione si può presentire quali temi andranno a servir di base al drammatico pezzo […]. La grande epopea musicale di Rossini, il [Guglielmo] Tell, porse, porge e porgerà ancora per lungo tempo materia a fantasie, pot-pourrì e riduzioni […]. In tutti i sette numeri i due strumenti, sebbene improntati di un diverso carattere, dialogano fra loro col miglior accordo: i passi i più acconci sono ad ambedue affidati e l’uno concorre a sostenere od a far risaltare l’altro. Una robusta temperanza, un’efficace previdenza, e qua e là una certa qual sommessione son mantenute nel pianoforte: il clarinetto invece 59 Milano, Musica e Musicisti, 1904, p. 134.

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spicca per brio, per passione, per entusiasmo, per prepotenza».60 CAVALLINI, Ernesto / FERRARIS, Francesco “La Neguita”, Tango Americano per Clarinetto e Pianoforte (Milano, Ricordi, 1853). «Scegliendo un tema molto caratteristico non era facile il dare la stessa impronta d’originalità all’intiero pezzo, e nel medesimo tempo mantenere un genere popolare e di brillante effetto. I signori Cavallini e Ferraris hanno raggiunto intieramente il loro scopo, e, senza trascendere in astruse difficoltà, hanno saputo rinvenire dei non comuni ed eleganti passi di ottimo risultato».61 CAVALLONE, Franco Trilogia per Clarinetto e Chitarra (Ancona, Bèrben, 1992). «Segnalo la pubblicazione di questa composizione che rappresenta una curiosità sulla via di un repertorio tutto da costruire. Nove minuti di musica tradizionale, per non dire tonale, che a cavallo dei tre movimenti Sindrome, Ostinato e Finale, si snoda con semplicità senza ostentare soluzioni ai grandi interrogativi della musica del nostro tempo. Così attraverso pentagrammi dalle indicazioni agogiche e dinamiche assai misurate, i due strumenti si cimentano in un dialogo dalla densità fin troppo regolare. Non posso fare a meno di sottolineare che la scrittura raggiunge punte di facilità sorprendenti per un Autore è risultato vincitore di un concorso internazionale di composizione per chitarra; in compenso proprio per questo la composizione offre il vantaggio di poter essere montata rapidamente da un duo occasionale, come la chitarra e il clarinetto rischiano appunto di essere».62 60 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1850, pp. 58-59. 61 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1853, p. 67. 62 Milano, Seicorde, 1992, n° 36, p. 34.

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CIULLO, Vincenza Attese per Clarinetto solo (Ancona, Bèrben, 2003). «La composizione di Vincenza Ciullo per clarinetto solo in Si bemolle si snoda per un arco di circa ottanta battute e offre una panoramica dei possibili “caratteri” dello strumento: dalla cantabilità dell’inizio ai successivi passaggi di agilità e bravura, dai trilli ai frullati, dalle ribattute alle volatine di acciaccature. Il repertorio messo in circolo è piuttosto vasto, ma la forma generale viene controllata con sicurezza dall’autrice, che giostra il materiale con economia e giudizio. I diversi episodi sembrano infatti scaturire interamente da pochi intervalli iniziali, giocati soprattutto sul semitono e sulla terza minore. E proprio a questi (in particolare al primo) si torna spesso, con un effetto totale di unitarietà e coerenza. Difficile ma non impossibile, il brano è particolarmente impegnativo sul piano espressivo».63 CHIARI, Giovanni Grisostomo Metodo facilissimo per Clarinetto (Firenze, Chiari, 1814). «Gio. Grisostomo Chiari calcografo […] si è risoluto di dare alla stampa anche i Principi di Clarinetto compendiati dai migliori Professori e Maestri di tale strumento. Questi contengono n. 18 plance dimostrative, e vi è l’incisione dello strumento, che indica il contegno delle mani, con una facilissima comunicativa. Il prezzo è di soli paoli 3».64 DAELLI, Giovanni Fantasia per Corno inglese o Clarinetto e Pianoforte (Milano, Ricordi, 1854). «I dilettanti di corno-inglese dovranno esser grati al professore Daelli per aver somministrato loro questo dilettevole pezzo. Anche il clarinetto può figurarvi salvo modificazioni indispensabili, e salvo 63 Milano, Suonare News, Marzo 2004. 64 Firenze, Gazzetta di Firenze, 5 marzo 1814, p. 4.

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l’impiego di altra apposita parte, al che difatti fu provveduto […]. Questo pezzo consta quasi per intero dei pensieri di Verdi, coordinati però con un certo ingegno».65 D’ELIA, Giuseppe Concerto “Turbine” per Clarinetto e Pianoforte (Monteux, Musica Rara, 1990). «Questo lavoro è stato composto nel 1944 ed è in due versioni, una per clarinetto e pianoforte e una per clarinetto e banda, la seconda perché d’Elia ha diretto diverse bande in Italia per parecchi anni. Il primo movimento è difficile, con diverse sezioni più piccole interagenti […] e una difficile cadenza solistica. Il secondo movimento è un Lento in stile lirico; l’ultimo movimento raffigura il titolo dell’opera, costituito da veloci passaggi di semicrome di notevole difficoltà».66 DE LORENZO, Leonardo Saltarello / Rondinella per Flauto (o Clarinetto) e Pianoforte (Lipsia, Zimmermann, 1931). «Composizioni che rilevano una buona musicalità e tecnica sicura: scritti, più per altro per mettere in rilievo le qualità brillanti dello strumento e… dell’esecutore».67 DI DONATO, Vincenzo Pastorale per Oboe o Clarinetto e Pianoforte (Roma, De Santis, 1927). «Indovinato molto questo pezzo di colore e carattere veramente agresti. Delicato ed originale nella suggestiva melodia degnamente incorniciata da un sobrio ed appropriato accompagnamento, efficace a rendere un ambiente di poesia, di pace crepuscolare».68 65 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1854, p. 373. 66 Wilmington, Clarinet and Saxophone, 1991, vol. 16, p. 47. 67 Roma, Musica d’Oggi, 1931, p. 471. 68 Torino, Rivista Musicale Italiana, 1932, p. 625.

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DI LUPO PARRA, Antonio * Souvenir d’un Rossignol per Clarinetto e Pianoforte (Milano, Ricordi, 1856). «Souvenir d’un Rossignol è il titolo che porta in fronte il lavoro del sig. Parra, e scommettiamo che il nostro autore la creava sotto l’impressione di una di quelle scene campestri che non si ponno pienamente descrivere, ma che ti commovono fino alle lagrime. Diciamo così, perché abbiam trovato che il pensiero vi è espresso con colori abbastanza vivi da non aver bisogno del titolo per essere compreso. Passando alla parte tecnica della composizione, diremo che la melodia è soave, condotta con garbo ed arricchita da un accompagnamento accurato, e che tutto il pezzo è trattato con buon gusto e con stile purgatissimo. Ciò ad dimostra come il signor Parra s’applicasse seriamente alla difficile arte della composizione».69 * Réminiscences de Lucia de Lammermoor, Morceau de Salon op. 5 per Clarinetto e Pianoforte (Milano, Ricordi, 1856). «Chi mai fra i concertisti dei diversi strumenti non ha scritto una qualche fantasia sulla Lucia di Lammermoor? Questo spartito racchiude tali tesori da invogliare anche i più modesti accozza tori di note a far prova del loro ingegno intorno a quelle dolcissime melodie. Anche questo pezzo, a guisa di tanti altri, ha il suo effetto principale nella bellezza dei motivi e poi anche nel modo con cui sono variati. Qualche maggior accuratezza nella parte armonica lo avrebbero reso meglio interessante».70 DI MARINO, Roberto Bach & Blues per Quartetto di Clarinetti (Adliswil, Pizzicato Verlag Helvetia, 1996). «Un brano molto divertente ed estremamente ben congegnato. È una fuga che, come dice il titolo (Bach & Blues), sposa la canonicità della forma contrappuntistica con il sapore e il colore della musica negro- 69 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1856, p. 291. 70 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1856, p. 36.

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americana».71 FRAIOLI, Antonio Varie composizioni per Clarinetto (2009-2014). «Fraioli, con la sua profonda conoscenza del clarinetto, utilizza per le sue composizioni gli stili più diversi, dall’ottocento fino al jazz r costruisce particolari linguaggi che non sono assolutamente formali. […]. My Funny Paola, composto da Fraioli nel 2009 per clarinetto solo e coro di clarinetti [Pisogne, Edizioni Eufonia, 2009]. Piacevolissimo sin dall’introduzione al clarinetto solo […] è seguito da uno spettacolare attacco del tutti dove ci introduce in un mondo musicale stile anni ‘50 […]. Con Quattro pezzi per clarinetto solo [Louisville, Potenza Music Publishing, 2014] Fraioli […] amplifica le ricerche compositive con estreme capacità tecniche ed espressive. Qui abbiamo spunti da Satie a Stravinski, senza mai scordare quella vena Fraioliana (si può dire?) tendente al jazz colto. Con Suggestioni per clarinetto solo e quartetto d’archi [Louisville, Potenza Music Publishing, 2014] il compositore cambia tavolozza […] cura ogni fraseggio, mèta obbligatoria per una formazione da camera come questa […]. Anche in questa pagina abbiamo tracce di jazz, ma anche spunti di Schönberg […]. In Rhythm Changes for Clarinet per clarinetto solo [Parma, L’Oca del Cairo, 2001] ci offre una specie di perpetuum mobile in stile jazz anni ‘70 […]. Playing together […] composto nel 2011 per quartetto di clarinetti [Pisogne, Edizioni Eufonia, 2011] è il modo in cui Fraioli ha assunto la musica clarinettistica e l’ha fatta propria suddividendola in quattro movimenti: il primo si ispira ai Capricci di Ernesto Cavallini scritti nell’Ottocento, il secondo a una ballata rétro, il terzo alla musica del Novecento francese e il quarto evoca, forse in modo un po’ esotico, un viaggio musicale andata e ritorno di un italiano negli Stati Uniti».72 71 Roma, I Fiati, Agosto-Settembre 1996, n° 15. 72 Milano, Musica, Aprile 2016, n° 275, p. 79.

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FRUGATTA, Giuseppe Suite op. 44 per Clarinetto e Pianoforte (Milano, Ricordi, 1901). «La Casa Ricordi ha testè pubblicato una Suite per pianoforte e clarinetto del maestro Giuseppe Frugatta, composta in sei numeri: Préambule, Romance, Caprice, Scherzino, Menuet et Tarantelle. È lavoro fine, elegante, di non difficile esecuzione e in cui i due strumenti si fondono mirabilmente».73 GABUCCI, Agostino * Aria e Scherzo per Clarinetto e Pianoforte (Firenze, Mignani, 1935). «Lavoro onesto, di tono dignitoso, composto secondo le buone regole».74 * 60 Divertimenti per Clarinetto (Milano, Ricordi, 1957). «Questa raccolta di brevi studi è stata composta, secondo quanto riportato in prima pagina, “per la lettura a prima vista e il trasporto”. La collezione è mirabilmente adatta a questo scopo, e rappresenta un eccellente complemento ai soliti studi di livello intermedio-avanzato».75 * Concerto in Mib per Clarinetto e Pianoforte (Firenze, Agostino Gabucci, 196?). «Un mix di vecchie e nuove tecniche. Uno spettacolare pezzo di dubbia qualità musicale».76 73 Milano, Corriere della Sera, 13-14 giugno 1901, p. 3. 74 Milano, Musica d’Oggi, 1937, p. 31. 75 New York, Woodwind World, 1971, p. 10. 76 New York, Journal of Research in Music Education, 1962, n° 1, p. 51.

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GAMBARO, Vincenzo / BOIELDIEU, Francois-Adrien Sonata per Clarinetto e Pianoforte (Berlino, Schlesinger, 1818). «Un Allegro moderato seguito da cinque variazioni; gradevole e scorrevole, a volte molto brillante per il clarinetto, ma non particolarmente difficile […]».77 GARBARINO, Giuseppe Metodo per Clarinetto (Milano, Suvini Zerboni, 1979). «Dopo una breve introduzione vi sono un gran numero di diteggiature e numerosi esercizi che coinvolgono le nuove tecniche […] trilli tra di loro, microtoni, tremoli e glissando […]. Il consiglio di Garbarino sulla imboccatura è sempre utile […]. La produzione attuale di molte di queste molteplici sonorità è quasi sempre una questione di fortuna come qualsiasi altra cosa […]. In breve, un volume fondamentale per il clarinettista che vuole tentare seriamente e regolarmente le nuove tecniche […]».78 GIAMPIERI, Alamiro 6 Capricci per Clarinetto (Milano, Ricordi, 1937). «Anche se Giampieri non possiede il dono dell’invenzione melodica di Ernesto Cavallini, questi studi convenzionali e moderatamente difficili potrebbero benissimo essere utilizzati al posto dei più noti 30 Capricci di Cavallini, in quanto sono simili nel contenuto e nella tecnica .79 GOLINELLI, Stefano Deux Morceaux de Salon op. 124 per Clarinetto e Pianoforte (Milano, Ricordi, 1857). «[…] direbbesi quasi due notturni d’una eleganza ammirabile».80 77 Lipsia, Allgemeine Musikalische Zeitung, 1818, n° 25, p. 460. 78 London, The Musical Times, 1980, n° 1648, pp. 380-381. 79 New York, Woodwind World, 1971, p. 10. 80 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1857, p. 338.

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GOLINELLI, Stefano / LIVERANI, Domenico Mazurka per Clarinetto e Pianoforte (Milano, Ricordi, 1857). «Quel soavissimo ingegno del Golinelli ed il chiaro clarinettista Liverani […] sembra mirassero insomma colla loro gentilissima Mazurka - di quella Mazurka ch’è più presto un letto di rose anziché una rosa colle spine, come parvero volerla battezzare gli autori - sembra, dicevo, mirassero ad ottenere più ristretto, più intimo, di quelli che si piacciono nelle solite fantasie, variazioni, capricci, ecc.».81 GRAGNANI, Filippo Quartetto op. 8 per Violino, Clarinetto e 2 Chitarre (Milano, Suvini Zerboni, 1982). «Preceduto da una breve introduzione, il primo tema dell’ Allegro iniziale viene esposto nella tonalità principale dal clarinetto […]. Il tema dell’Adagio con variazioni in re maggiore si attiene alla forma della canzone binaria […]. La prima variazione, protagoniste le chitarre, è ritmicamente interessante per l’alternanza di terzine e quartine; nella seconda variazione, quasi tutta in agili biscrome, predomina il clarinetto; la terza è una sorta di Scherzo che impegna il violino e il clarinetto in un serrato dialogo dove, una dopo l’altra, le quartine di biscrome, punteggiate da accordi delle chitarre, rimbalzano da uno strumento all’altro; anche la quarta (Più adagio) ma in re minore, privilegia i ruoli del violino e del clarinetto ed ha invece un carattere malinconico; nella variazione finale, che riassume le precedenti, si ritorna alla tonalità e al movimento d’impianto, ma le ultime tre battute, invece di concludere in re maggiore, restano sospese sull’accordo di settima di dominante costruito sul quinto grado di la maggiore. Il Minuetto, nella tonalità principale è di taglio classico, è in forma ternaria […]. I1 Rondò, Allegretto, in la maggiore, è articolato in cinque sezioni […]».82 81 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1857, p. 338. 82 Milano, Il Fronimo, 1983, n° 42, pp. 46-47.

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HUGUES, Luigi Quartetto op. 72 per Flauto, Oboe, Clarinetto e Fagotto (Milano, Lucca, 1879). «La musica che ho qui davanti agli occhi è del signor Luigi Hugues, il quale è un compositore di vaglia, che dimostra di aver studiato i classici. Il sig. Hugues ha scritto un Quartetto […] diviso in quattro tempi: Allegro moderato, Scherzo, Andante pastorale, Finale allegretto. L’autore si palesa forte contrappuntista; lo stile ad imitazione o fugato gli è famigliare, e di tutti questi artifizi egli si giova con grande sicurezza e senza pedanteria. Al tempo stesso le idee principali sono nobili, lontane da qualunque volgarità. Spesso originali. È superfluo il dire che gli strumenti sono trattati con intera padronanza. Il signor Hugues, pertanto, rende un notevole servizio all’arte, diffondendo il gusto della buona musica anche in una categoria d’istrumentisti che finora erano condannati ad eseguire riduzioni o fantasie tratte quasi esclusivamente dalle opere teatrali».83 INGLESE, Angelo Scherzo Fantastico per Clarinetto e Pianoforte (Pisogne, Eufonia, 2012). «La scrittura è piuttosto tradizionale, spesso con figurazioni cromatiche e molte indicazioni per definire il carattere di ogni singola parte per creare diversi stati d’animo ed emozioni. L’inizio ha una breve introduzione ad libitum. La musica continua, aggiungendo a poco a poco brillantezza in varie forme, in alternanza con parti tranquille. Si tratta di un buon pezzo da concerto contemporaneo di un intelligente compositore italiano».84 LABANCHI, Gaetano Metodo per Clarinetto (New York, Fischer, 1914). «Una magnifica nuova edizione in italiano e inglese di questo famoso Metodo per Clarinetto italiano. Al momento, il Metodo del 83 Casale Monferrato, Il Monferrato, 14 novembre 1879, p. 3. 84 Lyons,, The Clarinet, Marzo 2013, n° 2, p. 98.

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Labanchi è utilizzato nei principali Conservatori italiani e nella preparazione di questa nuova edizione abbiamo accuratamente eliminato i molti errori esistenti nella edizione originale».85 LANGELLA, Crescenzo Percorsi d’autore per Clarinetto solo (Milano, Rugginenti, 2000). «Degli otto brani che costituiscono questa stuzzicante antologia, firmata da Cristiano Langella, due sono a loro volta articolati in tre sezioni. Il totale forma un corpus di notevole spessore tecnico, suggerendo a esecutori e compositori sonorità innovative soprattutto nel campo dei multifonici. Ogni multisuono è accompagnato da una diteggiatura dettagliata, minuziosa, mentre alcuni intervalli vengono mutati “con la pressione delle labbra”. Forse qualche concetto (come quello di “suono ombra”) meriterebbe una descrizione e una spiegazione più accurata; a questo proposito, comunque, sarà di non poco aiuto l’allegato cd che raccoglie l’esecuzione dei brani da parte dell’autore. Riteniamo che una legenda con la spiegazione di simboli pur comuni (quarto di tono superiore o inferiore) non sarebbe sprecata. Il linguaggio delle composizioni è improntato a un vago neoclassicismo modale, lieve e gradevole».86 LEFEVRE, Jean-Xavier Metodo per Clarinetto, revisione di Luigi Bassi (Milano, Ricordi, 1859). «Uno dei migliori Metodi per Clarinetto è certamente quello di Lefevre, composto per il Conservatorio di Parigi, e adottato dal Conservatorio di Milano. Di questo Metodo è ora uscita una seconda edizione, nitida e corretta, colle parti d’accompagnamento trasportate in chiave di Sol, e con aggiunta di un corso regolare di Scale, Salti e nuovi Esercizi di Luigi Bassi, primo Clarinetto dell’Opera al teatro alla Scala. La parte prima contiene i Principi elementari, Scale, Salti ed Esercizi; la seconda, 12 Sonate e 2 Duetti; 85 New York, The Metronome, 1915, p. 41. 86 Milano, Suonare News, Luglio 2001.

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la terza, Esercizi in diversi toni».87 LONGO, Achille Scenetta Pastorale per Flauto, Oboe, Clarinetto e Pianoforte (Napoli, Fratelli Curci, 1926). «Apparteneva questa Scenetta pastorale ad una più vasta Suite per istrumenti a fiato e pianoforte: l’autore, che è un severo critico di sé stesso, preferì radiare gli altri tempi, ritenendo questo solo degno di pubblicazione; e, presa così a sé, divelta dall’ambiente, da cui era destinata, questa Scenetta mi appare un po’ timida, un po’ depaysée; scritta ad ogni modo con accorta grazia, i legni vi si rincorrono argutamente e si scambiano i temi in amabile gioco, e quasi si tuffano nella sonorità più diffusa e cristallina del pianoforte come in un limpido rivo».88 MADDONNI, Antonino Introduzione e variazioni sulla “Follia” per Flauto, Clarinetto e Chitarra (Bari, Edizioni Arianova, 1988). «Brano leggero e di facile ascolto, con strizzate d’occhio a ritmi afrocubani e ad armonie blues […]».89 MARASCO, Giuseppe Dieci Studi di perfezionamento per Clarinetto (Milano, Ricordi, 1902). «Il signor Marasco presenta Dieci Studi di perfezionamento per la Scuola del Clarinetto che costituiscono un’opera d’un alto valore didattico, fatto con piena conoscenza dell’istrumento e illuminati da un’esperienza a tutta prova. Attraverso i dieci Studi ogni difficoltà pel concertista è appianata e vinta; la piena padronanza dell’istrumento è conquistata, quasi senza fatica, quasi senza che lo studioso se ne sia accorto. Cosicché non si sa se essere più ammirati 87 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1859, p. 48. 88 Torino, Il Pianoforte, 1926, pp. 252-253. 89 Milano, Il Fronimo, 1991, n° 76, p. 59.

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o più riconoscenti verso gli Studi del signor Marasco».90 MIRCO, Domenico Fantasia sopra motivi dell’opera Mosè per Clarinetto e Pianoforte (Pisogne, Eufonia, 2010). «Mirco ha scritto un buon numero di fantasie operistiche per clarinetto, studi e anche pezzi su temi veneziani, pubblicati a Milano dagli editori Ricordi, Lucca e Canti. Questa Fantasia sopra motivi dell’opera Mosè di Rossini è stata pubblicata nel 1861 dal Lucca e comprende diverse melodie tratte dal primo atto (La dolce aurora), terzo atto (Mi manca la voce) e quarto atto (Dal tuo stellato soglio). L’ultima sezione di questo Fantasia è una interessante Coda virtuosistica aggiunta e composta dal Mirco».91 MORRICONE, Ennio Trio per Clarinetto, Corno e Violoncello (Milano, Curci, 1997). «Composto nel 1956 a 2 anni dal diploma di Composizione, il Trio per clarinetto, corno e violoncello riflette gli esiti metabolizzati di un intenso e rigoroso apprendistato compositivo iniziato undici anni prima. Si tratta di un lavoro permeato dunque da sottili e agilissime acquisizioni artigianali che, se da un lato confermano la straordinaria duttilità e capacità inventiva di un Morricone che ha raggiunto una inequivocabile maturità tecnica, dall’altro rimbalzano alcuni dei principali portati dal magistero petrassiano di quegli anni. L’esplicita serie dodecafonica da cui muove il suggestivo incipit del corno - e con esso l’intero brano. la cui agogica alterna dialetticamente l’”Adagio” del principio a due sezioni in tempo “Allegro”, mentre la dinamica copre l’intera gamma disponibile a partire dal “piano con sordina” della prima misura alle successive flutuazioni tra pianissimo e fortissimo - rimanda sì a stilemi che in parte sono noti, ma che anche appaiono profondamente reinventati e tradotti con cifra personale attraverso una nuova trasparenza di timbri e di precise 90 Milano, Musica e Musicisti, 1902, p. 177. 91 Lyons, The Clarinet, Settembre 2010, p. 79.

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“economie” formali».92 PASQUERO, Luciano Clarinettando, Metodo elementare per Clarinetto (Milano, BMG Ricordi, 1998). «Se volete clarinettare, accogliete l’invito intelligente e discreto di Luciano Pasquero. Nel volume pubblicato da Ricordi si avverte la contaminazione delle moderne metodologie didattiche: molti disegni e fotografie, molta pratica musicale facile e piacevole, molta gradualità nell’introdurre novità in campo teorico e ritmico. Per individuare immediatamente le finalità di un passo, Pasquero utilizza piccoli simboli (il mantice per gli esercizi di respirazione, gli ingranaggi per la tecnica) che fanno un po’ assomigliare il tutto a una versione musicale di Windows. Molto gradevole e varia la scelta del repertorio, con una netta predisposizione per le trascrizioni dal Rinascimento inglese. Very good, mister Pasquero».93 PÄSSLER, Carlo Divertimento per Clarinetto e Pianoforte (Zurigo, Kunzelmann, 2008). «Questo Divertimento è basato sulla cavatina “Cimentando i venti e l’onde” e sull’aria “Se amor tu n’ami” dall’Opera L’Italiana in Algeri di Gioachino Rossini. Carlo Pässler, l’autore, era un oboista attivo nel primo Ottocento nei teatri veneti […]. Questa edizione del Divertimento è scritta in SI bemolle, adattata dall’originale in Mi maggiore […]. La partitura con pianoforte di questa edizione contiene le parti originali e riviste del clarinetto».94 PAVIA, Marcela Solentiname per Clarinetto e Chitarra (Bologna, Agenda, 2000). «Un sottile e continuo lavoro di composizione su poche note che un 92 Milano, Rassegna Musicale Curci, Settembre 2016, p. 56. 93 Milano, Suonare News, 1998, n° 11. 94 Lyons, The Clarinet, Marzo 2012, p. 94.

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pò alla volta coprono il silenzio e lo riempiono per poi ritornare alla quiete della fine, sempre con i due strumenti che si incastrano in un difficile discorso timbrico-polifonico […]. Il brano prevede l’uso da parte del chitarrista di due strumenti: uno di cordatura normale e il secondo “scordato” […]. Un ottimo lavoro che arricchisce l’esigua letteratura esistente per questa formazione cameristica».95 PIACENTINI, Riccardo A.B.E.G.G. op. A4 n° 2 per Clarinetto basso (Milano, Curci, 1992). «Il brano è impostato sulle note iniziali che costituiscono l’impalcatura del celebre lavoro schumaniano. È tutto quanto ricorre di reminiscenza schumaniana; per il resto Piacentini ricorre a un fine senso timbrico e a una dimensione a volte ironica».96 PONZA, Luigi 6 Studi op. 1 per Clarinetto (Torino, Cattaneo, 1837). «Ci è grato annunziare che abbiamo veduto circolare (in Firenze) i detti Studj presso i primarj Professori di Clarinetto coi quali volentieri ci uniamo per far eco ai meritati encomi tributati al sig. Cav. Ponza, nei pubblici Fogli di Lombardia. Difatti si può asserire che questo lavoro presenta nella sua difficoltà dei mezzi onde farsi strada alla perfezione, interessando non tanto il più ricercato meccanismo dello Strumento, quanto l’accento che serve ad animare la Musica».97 PUCCI, Salvatore Raccolta di passi difficili di Opere Sinfoniche per Clarinetto in SIb (Portici, Casa Musicale Pucci, 1950). «L’aver raccolto in un volume i brani difficili (trascritti per clarinetto) di ouvertures e sinfonie che per lo più costituiscono il repertorio bandistico, è da elogiare per la possibilità data ai 95 Milano, Seicorde, 2003, n° 77, p. 27. 96 Milano, Rassegna Musicale Curci, 2002, n° 3, p. 57. 97 Firenze, Gazzetta di Firenze, 15 febbraio 1838, p. 4.

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clarinettisti, di potersi preparare ad affrontare le difficoltà in essi contenute».98 SCARPONI, Ciro 10 Studi per Clarinetto (Milano, Ricordi, 1998). «Sta nella storia stessa dell’educazione musicale la periodica comparsa di esercizi ideati dai migliori solisti di ogni strumento. Tocca stavolta al clarinetto, e al virtuoso prediletto dai compositori dell’avanguardia nostrana, da Sciarrino a Nono a Donatoni. Ciro Scarponi dimostra in questi 10 studi di difficoltà trascendentale una musicalità autentica e intima, una totale mancanza di dipendenza da linguaggi o convenzioni. Gli studi sono preceduti da una bella prefazione di Stefano Ragni, che di ogni brano mette in luce le ricche e varie ascendenze stilistiche e il carattere espressivo. L’autore stesso fornisce poi un esauriente elenco di note per l’esecuzione, con suggerimenti tecnici per la realizzazione di bicordi, sovracuti, tremoli, armonici e tutte le altre tecniche non convenzionali utilizzate; elenco che da solo varrebbe l’acquisto del volume».99 SEBASTIANI, Ferdinando Metodo per Clarinetto (Napoli, Stabilimento Musicale Partenopeo, 1855). «Con vero compiacimento annunziamo la pubblicazione del METODO PER CLARINETTO di Ferdinando Sebastiani […]. Noi lo abbiamo percorso da capo a fondo, e siamo rimasti ammirati della chiarezza, onde sono esposti i più minuti particolari e dell’ordine progressivo con cui si succedono gli esercizi e gli studi. Il metodo è diviso in cinque parti: nella prima si presenta la meccanica costruzione del Clarinetto […]. Nella seconda parte, l’alunno […] impara progressivamente ad attuare col Clarinetto qualunque suono, qualunque combinazione musicale con esso eseguibile e qualunque abbellimento di melodia […] ed oltre i tanti esercizi e lezioni vi sono anche delle brevi spiegazioni sulle varie specie di Clarinetto, da 98 Perugia, L’Amico dei Musicisti, 1951, n° 1, p. 8. 99 Milano, Suonare News, Gennaio 2000.

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cui non poco profitto ne ritrae chi vuol imparare la maniera di adoprare nelle orchestre il detto istrumento […]. Le parti terza, quarta e quinta si compongono di ottantaquattro studi con accompagnamento d’un secondo Clarinetto. I primi sessanta di questi studi sono quelli di Kreutzer e Fiorillo per Violino accomodati per Clarinetto dall’autore del metodo; questo prendere a prestanza e ridurre a piacimento i componimenti altrui quando se ne possono scrivere di propri, è la sola pecca che noi scorgiamo nel metodo in parola […]».100 SETACCIOLI, Giacomo Sonata in Mib maggiore op. 31 per Clarinetto e Pianoforte (Milano, Ricordi, 1921). * «Una Sonata di buon effetto in cui i mezzi del clarinetto sono sapientemente adoperati; tre tempi - Meriggio, Notturno, Alba - condotti con perizia se non con originalità, ne’ i quali non manca un certo impeto melodico e - qua e là - momenti di sincera ispirazione».101 * «La certo non ricca letteratura del clarinetto si arricchisce col lavoro del Setaccioli, di una Sonata degna di attenzione. Lo strumentista troverà, pregio non piccolo, che veramente l’A. ha pensato la sua musica per clarinetto ed ha saputo abilmente sfruttare le risorse d’uno strumento ancor un po’ troppo trascurato nella musica da camera. Gli esempi pur tanto pregevoli di un Brahms e di un Reger sono quasi isolati. Il Setaccioli, che ha una predilezione per gli strumenti a fiato, tale da indurlo a ridurre per essi soli alcune pagine scarlattiane, offre ora ai clarinettisti una composizione di solida fattura e di sicuro effetto. Nel primo tempo il contrasto tra il carattere e… le affinità dei due temi sembra eccessivo: un po’ troppo brahmsiano il primo e sensibilmente francese il secondo; ma il tempo è condotto con vigoria e sicurezza. Meno interessante il notturno; 100 Napoli, La Musica, 1855, n° 26, pp. 195-196. 101 Torino, Rivista Musicale Italiana, 1921, p. 788.

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brillante e piacevole il finale».102 SPADEA, Vincenzo Metodo per Clarinetto (New York, Spadea, 1921). «Il prof. Vincenzo Spadea, che da un ventennio circa si fa apprezzare nel campo musicale newyorkese, ha pubblicato testè un nuovissimo metodo per clarinetto, nella compilazione del quale egli ha utilizzato le sue non comuni cognizioni di maestro e di autore. Lo Spadea ha al suo attivo un notevole numero di composizioni per canto, piano, orchestra, banda, che gli valsero encomi della Regina Margherita, eccellente intenditrice, di Caruso, di Marconi».103 SPAGGIARI, Gabrielangela Il piccolo Clarinettista (Bologna, Ut Orpheus Edizioni, 2006). «Il piccolo clarinettista suggerisce alcuni accorgimenti tecnici e propone un repertorio vario impostato secondo una giusta gradualità, per permettere al bimbo di fare musica da subito. Innanzitutto solo Musica, quindi, come gioco, come esperienza di vita: l’approccio alle tecniche di respirazione, alla postura, l’attenzione al suono bello e intonato devono essere graduali, più che mai adattati all’età dell’allievo e, soprattutto, rispettosi del piacere di suonare. E ogni gioco diventa più bello se giocato in due, in tre, in tanti. Il metodo si compone di 14 capitoli, dall’impostazione di base sino alle prime note “col portavoce”. La grande esperienza nel campo della didattica musicale di Gabrielangela Spaggiari guida tutte le proposte: moltissimi brani sono realizzati con l’accompagnamento del pianoforte o per piccoli ensemble ritmico-strumentali, in modo corretto, naturale e piacevole. Gli esercizi specifìci e gli accorgimenti tecnici sono spiegati in modo chiaro e tutti di facile realizzazione. Simpatici fumetti accompagnano bimbi e maestri nella scoperta del più bel gioco che l’uomo abbia mai inventato».104 102 Torino, Il Pianoforte, 1922, p. 31. 103 New York, Il Carroccio, 1921, n° 1, pp.125-126. 104 Torino, Il Giornale della Musica, Aprile 2007, n° 236.

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PRIME ESECUZIONI

Assolute o in Italia ALBISI, Abelardo - Divertimento per Flauto, Oboe, Clarinetto e Fagotto. Milano, 19 maggio 1916 - «Il vivissimo successo ottenuto ieri sera dall’opera dell’Albisi dimostra quanto inopportuno ed ingiustificato siano anche nel campo della produzione artistica l’ossequio assoluto per la moda del giorno. L’opera dell’Albisi, composta su uno schema arieggiante la vecchia suite ma non scevra di modernità nell’ispirazione, nella composizione, nella strumentazione, riscosse vivissimi applausi; anzi dell’ultimo pezzo, saltarello, il pubblico chiese ed ottenne il bis».105 ALGIER, Giulio - Concerto per Clarinetto e Orchestra. Milano, 16 luglio 1883 - «Il Concerto è un pezzo notevolissimo per un certo slancio geniale, per novità di frasi e per accuratezza che non risente nulla delle pedanterie scolastiche».106 AMBROSI, Alearco - Spleen per Clarinetto e Orchestra. Milano, ? marzo 1976 - «[…] ha affidato nel suo Spleen, al clarinetto una parte completa e suggestiva, offrendo allo straordinario [Giuseppe] Garbarino una “vetrina” eccellente. Sul discorso melodico-armonico del solista si distende una orchestra questa volta meno ricca del solito ma assai raffinata. Ambrosi tiene presente Bartok e il puntillismo: ne viene un brano musicale sfaccettato e chiaro. Il pubblico lo ha applaudito con vivacità».107 BAUR, Antonio - Rimembranze dell’Opera I Vespri siciliani di Verdi per Oboe, Clarinetto, Fagotto e Orchestra. Milano, 7 giugno 1856 - «Questo pezzo, comechè lunghetto, è ordinato con arte, varietà ed effetto; e quindi ebbe esito brillante, a 105 Milano, Corriere della Sera, 20 maggio 1916, p. 3. 106 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1883, p. 266. 107 Milano, Corriere della Sera, 26 marzo 1975, p. 14.

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tale chè si ripetè anche la sera dopo».108 BERIO, Luciano - Sequenza IX per Clarinetto solo. Siena, 29 agosto 1980 - «La «Sequenza IX», con cui Berio ha aggiunto una perla delicata alla sua corona di lavori per strumento solo, è invece di quest’anno e rispecchia a meraviglia il mutato clima della creazione musicale. Strumento solista è il clarinetto, suonato benissimo da Michel Arrignon, e determina col suo timbro opaco e meditativo l’atmosfera malinconica e nebbiosa di questa lunga, fluente melodia, dove sette note fanno figura di protagoniste, con tendenza ad apparire sempre nello stesso registro, mentre le altre cinque, dice Berio, “le incorniciano, le commentano, le penetrano, ne modificano la funzione e le distruggono”. Una melodia in piena regola, insomma, “e come tutte le melodie implica ridondanze, simmetrie, gerarchie e ritorni”: una melodia che non teme di apparire poetica».109 BUSSOTTI, Sylvano - Tramonto per Flauto, Clarinetto e Corno. L’Aquila, 4 marzo 1979 - «Una pagina dotta, ma anche gonfia di palpiti, tanto più sensibili, quanto più i tre strumenti si liberano dal groviglio collettivo, per volgersi a mesti soliloqui. Una musica cui Bussotti dà l’anima, come si avverte pure dalle indicazioni di lettura: c’è un Moderatello c’è, alla fine, il decrescere del suono “sino al morir del fiato”».110 CACCAVAJO, Luigi - “La Disfida” Fantasia su motivi dei due Foscari per Clarinetto, Fagotto e Orchestra. Napoli, 15 settembre 1871 - «Il pubblico andò in entusiasmo all’udire un pezzo di musica che vorreste non finisse mai, tanta è la copia delle bellezze trasfusevi dal compositore. Egli è un duetto per Fagotto e Clarinetto, tratto dalle più belle melodie di una delle più belle opere del Verdi I due Foscari. Codesto duetto s’intitola La Sfida […]. Il Fagotto, strumento rude ed ingrato per sua natura, si fa emulo del clarinetto […] e poi, quando si unisce al re degli 108 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1856, p. 180. 109 Torino, La Stampa, 31 agosto 1980, p. 3. 110 Roma, L’Unità, 6 marzo 1979, p. 9.

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strumenti a fiato in legno, si amalgama così, si fa si gentile, che entrambi non sai se sieno pur dessi o due belle voci muliebri […]. A compagno del compositore-esecutore era giusto che un altro, degno di lui, gli stesse d’accanto, e questi fu il Pontillo, l’erede della corda del Sebastiani […]. E noi udimmo la sfida di codesti due campioni dell’arte esecutiva, che rivaleggiano sempre nelle bellezze e nelle difficoltà del pezzo, si fecero acclamare ad ogni nota, ad ogni frase, ad ogni canto, ad ogni variazione, a tutto; e dovettero uscire per ben tre volte alla ribalta a ringraziare il plaudente pubblico».111 CALASCIONE, Arturo - Fantasia per Clarinetto e Pianoforte. Venezia, ? giugno 1893 - «Fu un successo, un successone vero e clamoroso tanto per il compositore che per gli esecutori. In questa composizione vi è originalità di pensiero e di forma, vi è eleganza, quadratura mirabile e, a detta dello stesso professore [ Giuseppe] Marasco, una cognizione dello strumento straordinaria».112 CARABELLA, Ezio - Suite per Quintetto a fiati. Roma, 1° aprile 1935 - «La Suite, costituita di sei pezzi, è di bella significazione melodica, materiata di idee chiare e originali e di abile struttura».113 CASTIGLIONI, Niccolò - Filastrocca per Quintetto di fiati. Genova, ? gennaio 1990 - «Opera brevissima, non aggiunge molto alla vivace parabola artistica del musicista. Articolata in tre momenti, richiama negli atteggiamenti evocatori gli interessi romantici del primo Castiglioni, che qui insiste sulla frammentarietà dell’idea musicale, sul rapido rimbalzare dei suoni da uno strumento all’altro o, nel tempo centrale, sulla concentrazione dei suoni in accordi iterati con un ordine rigoroso. C’è quasi il timore di abbandonarsi a un gioco lirico più intenso e manca l’invenzione coloristica che vitalizzi lo sperimentalismo superato».114 111 Napoli, Napoli Musicale, 1871, n° 18 e 19, p. 6. 112 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1893, p. 440. 113 Roma, Rassegna Dorica, 1935, n° 5, p. 197. 114 Torino, La Stampa, 4 febbraio 1990, p. 8.

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CAVALLINI, Ernesto - “Fiori rossiniani” Capriccio per Clarinetto e Orchestra. Milano, 9 giugno 1846 - «In questo capriccio, fantasia, o pot-pourrì che sia, trovansi innestate alcune pochissime battute che non sono di Rossini; notissime però. Questo innesto, o non ha significato, ed è cosa fuor di luogo: o lo ha (e i maliziosi dicon di sì), ed allora noi diremo al Cavallini che l’omaggio che ha voluto fare al Rossini contrapponendovi la musica di altro celebre autore acciocchè vi risaltasse quella del Pesarese, è indelicato: né è tampoco coscienzioso, in quanto che al confronto si scelgono due misure sole, che così isolate è forza perdano ogni significazione, e diventino poco men che ridicole. E poi, e poi, la gloria di Rossini non ha bisogno di venir a confronti, e Rossini stesso disdegnerebbe, se lo venisse a sapere, una foggia di omaggio sì meschino e basso. Se il Cavallini pensa fare di pubblica ragione questa sua Fantasia Rossiniana, sarà il ben consigliato se adopererà la forbice a levar le due misure, di cui è parola».115 COSMO, Nicola - Bizzarria per Clarinetto e Pianoforte. Bari, 29 aprile 1977 - «Il brano di Cosmo - personalità notevole nel panorama musicale non soltanto pugliese - merita un cenno particolare per l’immediatezza del discorso musicale, pur moderno nella forma […] a simboleggiare una “lotta fra due tarantole” (sottotitolo del brano); la melodia è stata ispirata da un frammento dell’antica musica greca».116 DONATONI, Franco - Clair per Clarinetto solo. Siena, 26 agosto 1980 - «[…] Clair, per clarinetto (Giuseppe Garbarino) […] Donatoni unisce un garbo persino popolaresco e zingaresco al suo gioco fonico, arioso, elegante, prezioso».117 FERRARI, Giorgio - Improvvisazioni Concertanti per Clarinetto e Orchestra d’Archi. Barga (Lucca), 9 agosto 1972 - «Il pezzo si presenta senza soluzione 115 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1846, p. 189. 116 Bari, La Gazzetta del Mezzogiorno, 29 aprile 1977, p. 10. 117 Roma, L’Unità, 28 agosto 1980, p. 8.

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di continuità, essendo percorso dall’inizio alla fine dallo spirito concertante denunciato nel titolo. Basato su quella che Massimo Mila definisce la “tonalità allargata”, non ha momenti di cedimento o di stanchezza in alcun punto della sorvegliata struttura. Nulla poi vi è d’improvvisato, nemmeno nella breve “cadenza” (o assolo che dir si voglia) del clarinetto, nella quale; era tecnica addirittura sconfinante nel virtuosismo, Raffaele Annunziata ha reso le note doppie con suono dolcissimo».118 FUMAGALLI, Polibio - Gran Terzetto op. 40 per Flauto, Oboe e Clarinetto con Orchestra. Agradello (Cremona), 7 luglio 1850 - «La tua composizione è degna di grande encomio […]. Tu incominci il tuo Terzetto con frasi piacevolissime, mantieni sempre vivo il soggetto anche in mezzo agli accompagnamenti concertati, progredisci a tre parti così bene combinate, che ne riesce un effetto meraviglioso: tu hai scritto un pezzo musicale che lascia desiderio di udirne dei somiglianti».119 GASLINI, Giorgio - Concerto per Clarinetto e Orchestra. Verona, 25 gennaio 2015 - «Una prima assoluta del suo Concerto per clarinetto e orchestra (2014), scritto espressamente per l’orchestra veronese e per il solista Angelo Teora, pure lui alle prese per la prima volta con il pezzo. Il lavoro di Gaslini, composto nelle ultime settimane di vita - probabilmente il suo ultimo - si commenta con le sue stesse parole: “Ho immediatamente escluso di ricorrere al solito protagonismo virtuosistico del solista, privilegiando invece le peculiari qualità del suono di questo nobile strumento sul quale, ai tempi del mio diploma di composizione, mi esercitavo affascinato”. Insolito il movimento finale che è imperniato, dal principio alla fine, sulla figura ritmica di 3/4 - 3/8 e sulle due scale esafoniche. Anche il clarinetto la scandisce e l’arricchisce coinvolgendo il tutti orchestrale sino alla fine, con un suono attivo, giocoso e nobile».120 118 Torino, La Stampa, 10 agosto 1972, p. 7. 119 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1850, p. 122. 120 Verona, L’Arena, 24 gennaio 2015.

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GAVAZZENI, Gianandrea - Aria per Clarinetto e Piccola Orchestra. Milano, 24 aprile 1946 - «Un Gavazzeni sempre accurato nella costruzione, sempre affabile e insinuante nel pensiero melodico che si vorrebbe appena un poco più rivolto alle zone liete dello spirito».121 GEDDA, Giulio - Trio per Oboe, Clarinetto e Fagotto. Roma, ? aprile, 1935 - «Il complesso degli strumenti non è eccessivamente simpatico, ma l’autore l’ha saputo utilizzare con un certo buon risultato. Non troppo eleganti risultano i tre tempi. Il Dolcemente calmo (secondo tempo) si vale di temi gregoriani ben valorizzati e sviluppati. Il Gedda è musicista di valore, ma le sue idee non appaiono, qui, troppo abbondanti».122 GHEDINI, Giorgio Federico - Concerto a cinque per Flauto, Oboe, Clarinetto, Fagotto e Pianoforte. Torino, 29 novembre 1932 - «[…] composizione assai notevole nella produzione del compositore torinese, sia per la vivace varietà degli elementi costruttivi, sia per una certa tendenza al “novecentismo”, del che il Ghedini non aveva ancora dato saggio, ci sembra. Il concerto consta di cinque tempi: un allegro sostenuto, disposto a modo di rondino, con idee ben marcate, briosamente riprese e variate dai varii istrumenti; un andante calmo in polifonia tettonica, spartita fra la tastiera, il flauto e il clarinetto; un breve allegretto; un andante poco mosso, nel quale il pianoforte emerge fantasiando, e l’oboe e il clarinetto contrappuntano; un energico allegro finale. L’uso e l’impasto dei legni è felicemente riuscito a una garbata conversazione, nel gusto schietto dei timbri, senza alcuna analogia al quartetto d’archi e senza neppure riferimento a certe abusate stilizzazioni del flauto debussysta o del fagotto straussiano: conversazione agile e interessante, ora spensierata, ora accorata, talvolta esaltata, drammatica, nella ritmica e nella dinamica nervosa e calma […]. Ne conseguiva, fra l’arcaicità contrappuntistica, quale può amarla, per esempio un Migot, e la modernità d’una 121 Milano, Corriere della Sera, 25 aprile 1946, p. 2. 122 Roma, Rassegna Dorica, 1935, n° 6, p. 147.

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spensieratezza quasi casellina, un che di bizzarro e vivace, non incoerente o ibrido, ma piacevole e gustoso».123 HUGUES, Luigi - Ballata per Clarinetto e Banda. Casale Monferrato, 6 luglio 1876 - «Giovedì il nostro bravo corpo di musica fra le altre novità eseguiva una Ballata composta dall’Hugues ed obbligata a clarino. A ragione questo elegantissimo pezzo di musica venne accolto da fragorosi applausi, vuoi per la squisitezza della fattura, vuoi per la inappuntabile esecuzione per parte del valentissimo solista prof. F. Marcandalli e del corpo di musica».124 LANZI, Alessandro - Ele Affar per Clarinetto piccolo solo. Torino, 27 aprile 1969 - «Ele Affar di Lanzi non è il nome arabo di una stella ma l’anagramma del clarinettista Raffaele Annunziata che l’altra sera ha dato in modo magistrale la prima esecuzione pubblica del lavoro. Sono 12 variazioni per clarinetto piccolo, vivaci, stimolanti e piene di idee […]».125 LOVREGLIO, Donato - Gran Duetto di Concerto op. 40 sull’Opera Simon Boccanegra di G. Verdi per Flauto e Clarinetto con Pianoforte. Napoli, 4 novembre 1862 - «Il gran duetto, composizione del flautista esecutore, ci parve assai ben condotto, e ben concertato tra i due strumenti, di che facciamo all’autore un particolare plauso».126 MABELLINI, Teodulo - Sinfonia per Flauto, 2 Oboi, 2 Clarinetti, 2 Fagotti e Controfagotto. Firenze, ? novembre 1866 - «Questo lavoro del Mabellini è un tentativo che credo nuovo nel suo genere. Adattare a soli strumenti a fiato le forme classiche della sinfonia in quattro tempi non è impresa facile. L’egregio autore ha superato felicemente le difficoltà, ha saputo conciliare gli artifizi scientifici, colla spontaneità e 123 Torino, La Stampa, 30 novembre 1932, p. 5. 124 Casale Monferrato, Il Monferrato, 9 luglio 1876, p. 219. 125 Torino, La Stampa, 29 aprile 1969, p. 8. 126 Napoli, Gazzetta Musicale di Napoli, 1862, pp. 186-187.

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l’ispirazione della melodia. Lo scherzo e l’adagio di questa sinfonia sono le migliori parti di essa, ma anche nelle altre il Mabellini è stato pari al bel nome di cui gode nell’arte».127 MALIPIERO, Riccardo - Giber folia per Clarinetto e Pianoforte. Milano, 30 aprile 1974 - «Nel programma della Piccola Scala c’era una prima assoluta, Giber folia per clarinetto e pianoforte, un brano di lucida dosatura, nato da sottili alchimie eppure allo stesso tempo nutrito di vitali abbandoni».128 MARGOLA, Franco - Sonata a Tre per Oboe, Clarinetto e Fagotto. 1950 - «Ormai ferratissimo in fatto di musica per piccoli complessi, il Margola con questo Trio dà la prova migliore della sua capacità, riuscendo a creare con mezzi limitatissimi un’atmosfera sonora fra le più variate, dai ritmi suggestivi».129 MARGOLA, Franco - Tre Studi da Concerto per Clarinetto e Pianoforte. Brescia, 5 febbraio 1972 - «Anche in questa sua creazione Margola tiene fede a quel credo estetico, che gli ha sempre consentito di realizzare opere di più o meno largo respiro nella chiarezza del linguaggio, che niente consente alle balordaggini di certi sperimentalismi contemporanei, e nella ricerca costante di profonde ragioni espressive».130 MERCADANTE, Saverio - Concertone per Flauto, Oboe, 2 Clarinetti e Orchestra. Napoli, 26 novembre 1821 - «Si fece inoltre esperimento di quattro alunni apprendisti di corno, di flauto e di clarini, e riuscì ad essi di eseguire estemporaneamente con fecilità, e con piena armonia il concerto del sig. Mercadante […].131 127 Firenze, L’Opinione, 3 dicembre 1866, p. 2. 128 Milano, Corriere della Sera, 3 maggio 1974, p. 13. 129 Milano, Rivista Musicale Italiana, Ottobre-Dicembre 1950, p. 361. 130 Brescia, Giornale di Brescia, 7 febbraio 1972. 131 Palermo, Giornale di Palermo, 5 dicembre 1821, p. 2.

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MORNASI, Carlo - Concerto-Sinfonia per Flauto, Clarinetto e Orchestra. Ferrara, 8 dicembre 1845 - «[Questo] duetto destava ammirazione negl’intelligenti, piacere in tutti. Ed era giusto: poiché la maestria grande, che traspare nella più complicata armonia, unita alla spontaneità e bellezza delle melodie veramente italiane, lo fanno degno dei più grandi maestri».132 PETRASSI, Goffredo - Tre per Sette per Flauto, Oboe e Clarinetto. Siena, 2 settembre 1967 - «Tre per Sette (1966) di Petrassi è una singolare composizione per sette strumenti suonati da tre esecutori: Severino Gazzelloni (flauto, ottavino e flauto in sol): Bruno Incagnoli (oboe e corno inglese): Alberto Fusco (clarinetto e clarinetto piccolo). Una pagina di straordinario fascino. I suoni fluiscono dolci e sferzanti insieme, inseguendo aeree volatine di note o ricercando il canto tra ansiose melopee. Gli strumenti si avvicendano e si intrecciano nel rendere carezzevole la violenza del suono, morbida una spigolosità spesso aggressiva. Cresce a mano a mano un senso di ebbrezza e proprio di stordimento fonico, finché il flauto in sol (un flauto dal suono basso) viene a proporre il momento della quiete e quasi d’una discesa all’interno del suono. Si crea un alone fonico, vivido e intenso, e come dolce è lo stridore dei suoni e calda la loro asprezza, cosi il preziosismo più raffinato si svolge in un discorso di schietta immediatezza».133 PETRASSI, Goffredo - Grand Septuor con Clarinetto concertante. Roma, 14 marzo 1980 - «Fresca d’inchiostro (1978) su commissione della Radio Francese e dedicata a Donatoni, quest’elaborata opera strumentale ha sollecitato il più vivo interesse del pubblico per la sua scrittura mobilissima e variamente differenziata in brevi spazi temporali, nonché per la peculiare invenzione timbrica della partitura, in cui ognuno dei sette strumentisti rinviene nella sua parte una sorprendente varietà di colori e di tecniche esecutive da realizzare. E per il clarinetto che svolge una funzione concertante, Petrassi ha predisposto una libera 132 Bologna, Teatri, Arti e Letteratura, 1845, n° 1142, p. 136. 133 Roma, L’Unità, 5 settembre 1967, p. 9.

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fantasia linguistica in libere strutture e [Giuseppe] Garbarino vi si è tuffato con ardimentoso estro, meritandosi i consensi più calorosi del pubblico che ha festeggiato assai anche l’autore».134 POCHETTINI, Elio - Quartetto per Flauto, Clarinetto, Violino e Violoncello. Valenza, 25 aprile 1979 - «La composizione del maestro Pochettini concilia il carattere facile e popolare, d’immediata presa sull’ascoltatore, con una scrittura molto densa e rigorosa. Tutto il quartetto è pervaso da una vena di profonda tristezza, più evidente nei primi due tempi, ma che affaccia qua e là, seppur in forma allusiva, anche nel vivace ed allegro terzo tempo. Lo stile della composizione è molto classica, ma allo stesso tempo moderna, con un sapiente uso delle qualità timbriche dei vari strumenti a fiato e ad arco e un controllato ricorso a delicate dissonanze. Nel complesso, per quanto i paragoni sono sempre poco legittimi in questo campo, lo stile della composizione, anche per il carattere slavo del primo tema e il frequente ricorso a temi e modi popolari, fa correre la mente alle composizioni cameristiche di Dvorak e Bartok».135 PONCHIELLI, Amilcare - Quartetto op. 110 per Flauto, Oboe, Clarinetto piccolo in Mib e Clarinetto in Sib con accompagnamento d’Orchestra. Cremona, 16 settembre 1857 - «Venne eseguito dai bravi Professori dell’Orchestra Alessandro Peri, Tronconi Giuseppe, Massimiliano Sacchi e Valdemi Antonio un quartetto per clarino, clarone, oboe e flauto, bellissima composizione del nostro valente Maestro Amilcare Ponchielli, la quale venne accolta con applausi replicati e fragorosissimi».136 ROMANIELLO, Luigi - Sonata in Mib maggiore per Clarinetto e Pianoforte. Napoli, ? aprile 1903 - «[…] una Sonata per clarinetto e pianoforte, di ottima composizione, nella quale gli fu eccellente compagno il 134 Milano, Corriere della Sera,17 marzo 1980, p. 14. 135 Alessandria, Il Piccolo, 2 maggio 1979, p. 6. 136 Cremona, Gazzetta di Cremona, 1857, n° 38, p. 157.

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professore A. Picone. E la bella musica di Luigi Romaniello parve anche più bella e più espressiva perché erano le sapiente mani di lui, le mani nervose e infallibili, che la eseguivano, con accenti, scatti e sfumature che pochi pianisti potranno eseguire, cosi...».137 ROTA, Nino - Sonata in Re per Clarinetto e Pianoforte. Bari, 24 maggio 1950 - «Nella sua “Sonata in Re” il maestro Rota ha rivelato una architettura semplice, linda, accessibile; senza pretese, senza neppure la voglia di pensare a qualche ricerca sensazionale: con tutto ciò la sua grazia, nei due ultimi tempi, si è conclusa in ritmi chiari e melodiosi in una cifra tradizionali».138 ROTA, Nino - Elegia per Clarinetto e Pianoforte. Bari, 26 febbraio 1960 - «Relativamente recente è poi la Elegia per clarinetto e pianoforte di Nino Rota (1956), dalle linee semplici e nitide, tutta soffusa di crepuscolare malinconia».139 SANGIORGI, Alfredo - Duo-Sonata per Clarinetto e Fagotto. Roma, 1935 - «Il complesso scelto dall’autore andrebbe bene per una esercitazione scolastica: non ci piace per una Sonata. E poi i tre tempi sono troppo lunghi: un duo di clarinetto e fagotto, svolto a lungo, dà ai nervi anche se scritto con perizia».140 SASSO, Silvestro - Sonata per Clarinetto e Pianoforte. Bari, 24 maggio 1950 - «Sasso ha manifestato tendenze ad una scrittura moderna elegante in qualche momento anche raffinata: vivace di estro e di movimenti; ricca d’impeti e di slanci; slanci e impeti tuttavia rarefatti e tarpati da una istintiva melodia malinconica e “pensosa” che è nel fondo del suo temperamento».141 137 Napoli, La Settimana, 3 maggio 1903, pp. 57-58. 138 Bari, La Gazzetta del Mezzogiorno, 25 maggio 1950, p. 4. 139 Bari, La Gazzetta del Mezzogiorno, 28 febbraio 1960, p. 5. 140 Roma, Rassegna Dorica, 1935, n° 6, pp. 14-1487. 141 Bari, La Gazzetta del Mezzogiorno, 25 maggio 1950, p. 4.

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SCIARRINO, Salvatore - Let Me Die Before I Wake per Clarinetto solo. Venezia, 30 settembre 1982 - «BIENNALE MUSICA: Concerto “da camera” alla Fenice […]. Ancora di Sciarrino, Let Me Die Before I Wake (Lasciami morire prima che io mi svegli) per clarinetto, in prima esecuzione assoluta. Anche qui l’estetica dell’impalpabile orienta una tecnica sofisticata, nei fremiti dei frullati e dei vari effetti strumentali, dove il suono lascia spazio al soffio: mentre su questa fluidità permanente, come un moto di ombre, il clarinetto si sdoppia in una polifonia timbrica di suoni più chiari, fosforescenze nel buio».142 TARENGHI, Mario - Tempo di Concerto per Clarinetto e Orchestra. Milano, 9 luglio 1891 - «Il bel talento è posseduto dal giovane compositore signor Tarenghi (pure scuola Catalani), ricco di idee, un po’ sbrigliato, ma sempre significante, quadrato».143 TESTI, Flavio - Jubilus per Clarinetto solo e con 9 strumenti. Milano, 13 dicembre 1975 - «Jubilus di Flavio Testi è stato eseguito in due versioni (per clarinetto solo, solista Giuseppe Garbarino) e per clarinetto e nove strumenti. È questo uno di quei momenti nei quali Testi sgrassa la propria materia e si fa più convincente perché abbandona certe tensioni più marcate di effetti. L’organico cameristico, in prima esecuzione, giova almeno sul piano formale e strumentale al comporre del musicista fiorentino».144 TORREGIANI, Pietro - Duo concertato per Clarinetto e Fagotto con Orchestra. Parma, 30 marzo 1841 - «Bellissimo lavoro apparve questo generalmente, e di tutta soddisfazione. Lo studio e la fantasia si divisero il campo, e le grazie vaghe e diverse il percorso».145 142 Torino, La Stampa, 6 ottobre 1982, p. 16. 143 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1891, p. 450. 144 Milano, Corriere della Sera, 15 dicembre 1975, p. 10. 145 Parma, Gazzetta di Parma, 30 marzo 1841, p. 120.

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TOSATTI, Vieri - Concerto iperciclico per Clarinetto e Orchestra. Spoleto, 1° luglio 1970 - «[…] un Tosatti più che mai tonale, ostinatamente composto e qui tutto rapito dal volo piccolo delle immagini “ipercicliche” e dal loro proliferare in dialoghi puliti, sensati, regolamentari, con pochi ardimenti di sapore wagneriano o brahmsiano o debussiano. Vero che Delogu [direttore] e il solista Giuseppe Garbarino, applauditissimi, ci si son battuti a dovere».146 TURCHI, Guido - Trio per Flauto, Clarinetto e Viola. Venezia, 21 settembre 1946 - «[…] nella sua costruzione serrata, non pesante, e nel suo delicato contrappunto di rapidi intrecci strumentali, e obbediente a un giusto senso delle risorse tecniche e delle possibilità fonetiche, rivela una mano facile e uno spirito avventuroso, anzi spericolato».147 TUTINO, Marco - Piano americano, Concerto per Clarinetto e Orchestra. Milano, 3 ottobre 1994 - «Nel caso del Concerto per clarinetto e orchestra “Piano americano” di Marco Tutino […] abbiamo invece assistito a un vero successo […]. A questo proposito, non si potrà tacere che la fibrillazione ritmica, costruita su segmenti di melodia ossessivamente iterati; o il virtuosismo spettacolare e, ci pare, nevrotico; o ancora quella sorta di ghiaccio musicale stillante una traccia melodica, tutte caratteristiche del “Concerto” di Tutino, appaiono esiti di un musicista maturo, perfettamente consapevole della sua scelta stilistica e capace di trarne le conseguenze espressive volute».148 VERETTI, Antonio - Fantasia per Clarinetto e Orchestra. Venezia, 11 settembre 1959 - «Nel concerto sinfonico d’inaugurazione, diretto da [Nino] Sanzogno a capo dell’Orchestra del Teatro La Fenice, figurarono una novità assoluta e tre prime esecuzioni italiane. Assolutamente nuova la Fantasia per clarinetto e orchestra di Antonio Veretti [solista Giacomo Gandini], “composta 146 Milano, Corriere della Sera, 2 luglio 1970, p. 15. 147 Milano, Corriere della Sera, 22 settembre 1946, p. 2. 148 Milano, Corriere della Sera, 5 ottobre 1994, p. 51.

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- a detta dell’autore - su di una serie dodecafonica, ma tenendo presente alcuni aspetti della tonalità”, riconfermo le doti dl concretezza e il carattere costruttivo della concezione musicale di Veretti, presso il quale la tecnica dodecafonica, lungi dal condurre ad una rottura d’ogni schema formale e ad un’esasperazione linguistica ed espressiva, si concilia perfettamente con le strutture musicali classiche; 1’ultima delle variazioni che costituiscono la Fantasia è appunto una Fughetta.»149 VIOZZI, Giulio - Triplo Concerto per Clarinetto, Violoncello, Pianoforte e Orchestra. Milano, ? febbraio 1969 - «[…] il trio di violoncello, clarinetto e pianoforte intitolato “Ars nova” e fondato, ci dicono, nel 1956, che ascoltavamo per la prima volta occasionalmente impegnato in altro recentissimo lavoro, un Concerto per i tre nominati e orchestra del moderno Giulio Viozzi […]. Più elaborato e complesso, anche più ricco di imprevisti sul piano delle figurazioni, delle immagini, del loro disporsi nel contesto dialogico dei tre tempi rispettosi della forma classica tradizionale, il triplo Concerto del Viozzi, sempre fedele al linguaggio tonale dei padri».150 ZAFRED, Mario - Quintetto a fiati. Roma, 8 gennaio 1953 - «Nel salone delle conferenze del British Council a Palazzo Drago, il Quintetto a fiati della RAI ha tenuto nel pomeriggio di ieri un interessante concerto. Il programma comprendeva […] la assoluta di un Quintetto (1952) di Zafred […]. Anche questo Quintetto, appena fresco di inchiostro, ha attenuto ieri un caldo successo di pubblico. Molto applauditi altresì i componenti il quintetto: Severino Gazzelloni (flauto), Pietro Accoroni (oboe), Giacomo Gandini (clarinetto), Carlo Tentoni (fagotto), Domenico Ceccarossi (corno)».151

149 Roma, L’Approdo Musicale, 1959, n.7-8, p. 211. 150 Milano, Corriere della Sera, 25 febbraio 1969, p. 12. 151 Roma, L’Unità, 9 gennaio 1953, p. 5.

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GIUDIZI NEGATIVI SU ALCUNE COMPOSIZIONI ITALIANE ED ESTERE

Milano, 1846 - Fiori Rossiniani per Clarinetto e Orchestra di Ernesto Cavallini - «In questo capriccio, fantasia, o pot-pourrì che sia, trovansi innestate alcune pochissime battute che non sono di Rossini; notissime però. Questo innesto, o non ha significato, ed è cosa fuor di luogo: o lo ha (e i maliziosi dicon di sì), ed allora noi diremo al Cavallini che l’omaggio che ha voluto fare al Rossini contrapponendovi la musica di altro celebre autore acciocchè vi risaltasse quella del Pesarese, è indelicato: né è tampoco coscienzioso, in quanto che al confronto si scelgono due misure sole, che così isolate è forza perdano ogni significazione, e diventino poco men che ridicole. E poi, e poi, la gloria di Rossini non ha bisogno di venir a confronti, e Rossini stesso disdegnerebbe, se lo venisse a sapere, una foggia di omaggio sì meschino e basso. Se il Cavallini pensa fare di pubblica ragione questa sua Fantasia Rossiniana, sarà il ben consigliato se adopererà la forbice a levar le due misure, di cui è parola».152 Parigi (Francia), 1897 - 2 Duetti per 2 Clarinetti di Aurelio Magnani - «[…] Adagio e Scherzo di Magnani, di una scrittura un po’ fredda e senza inspirazione originale […]».153 Londra (Inghilterra), 1855 - Duetto per Clarinetto e Contrabbasso con Pianoforte di Giovanni Bottesini - «Dobbiamo far menzione d’un Duetto concertante fra contrabasso e clarinetto eseguito stupendamente da Bottesini e [Esuperanzio] Belletti. È però poco lodevole composizione; mancando di unità di pensiero e di originalità: contiene peraltro certi effetti speciali d’istrumento bellissimi, ed è ciò, crediamo, che i due distinti artisti volevano ottenere».154 152 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1846, p. 189. 153 Parigi, Le Courrier Musicale, 1897, p. 322. 154 Milano, Gazzetta di Milano, 1855, p. 174.

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Napoli, 1864 - Fiori Rossiniani per Clarinetto e Pianoforte di Ernesto Cavallini - «Il concerto per Clarinetto del Cavallini lo trovammo debole in quanto a composizione. Ci parve piuttosto un duetto per Clarinetto e Pianoforte».155 Torino, 1929 - Composizioni per Clarinetto di Lorenzo Perosi - «Inoltre l’insigne musicista ha scritto un concerto per clarinetto e molteplici brani per piano e clarinetto di carattere ingenuo ed infantile».156 Milano, 1907 - Sestetto op. 6 per fiati e Pianoforte di Ludwig Thuille - «Il sestetto di Thaille [sic.!], per piano, flauto, oboe, clarinetto, corno, fagotto, con cui si aprì il concerto, incomincia bene, ma cade più tardi nella banalità, così per ciò che riguarda l’invenzione melodica come per ciò che riguarda la strumentazione: rilevabile solo, con molta lode, la musette della Gavotta».157 Milano, 1868 - Quintetto op. 34 per Clarinetto e archi di C. M. von Weber - «Questo pezzo non è dei meglio ispirati del Weber, quantunque a tratti esca la zampa del leone: ma in complesso è diffuso, pesante e monotono».158 Genova, 1889 - Piccolo Quartetto per fiati con Pianoforte di Filippo Sangiorgi - «La signorina Colomba Perdomi […] accompagnò abbastanza bene al pianoforte un piccolo quartetto (Flauto, Oboè, Clarino, Fagotto) di Filippo Sangiorgi, una meschina composizione […]».159 Genova, 1889 - Sestetto per fiati di Andrea Guarneri - «I signori Lo Faro (flauto), F. Rocci (oboe), S. Cifatte, Gari, Trabucco e Rocheri eseguirono un sestetto per flauto, oboe, clarino, cornetta, trombone, bombardino del M° Guarneri; l’esecuzione ci parve molto squilibrata 155 Napoli, Gazzetta Musicale di Napoli, 17 aprile 1864, p. 63. 156 Torino, La Stampa, 24 gennaio 1929, p. 3. 157 Milano, Corriere della Sera, 27 febbraio 1907, p. 3. 158 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1868, p. 27. 159 Genova, Paganini, 1889, p. 66.

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e difettosa, come scialba e banale la musica, due aggettivi che non vorremmo usare a riguardo di un maestro che pure ha scritto della buona musica».160 Trieste, 1900 - Sonata op. 120 n° 2 di Johannes Brahms - «Questa composizione, che veniva eseguita per la prima volta nelle nostre sale di concerto, va riguardata come una bizzarria del grande compositore. Il lavoro, prescindendo dal fatto che i due strumenti non si amalgamano perfettamente fra loro, non offre molto interesse, per l’aridità e l’impronta scolastica dei singoli tempi».161 Trieste, 1906 - Trio op. 274 per Clarinetto, Corno e Pianoforte di Carl Reinecke - «Il Trio, dedicato dall’autore a questo Liceo, non parve gran cosa; poiché troppo spesso riusciva palese la trascurata condotta delle parti, e parve il più delle volte che ad una sonata per piano e clarinetto si fosse inopportunamente intruso un corno per creare così un trio».162 Torino, 1936 - Quintetto op. 146 per Clarinetto e Archi di Max Reger - «[…] opera disuguale, fra l’accademico e il romantico, il tortuoso e lo spianato, l’oscuro e il facile […]».163 Milano, 1938 - Tre Pezzi per Clarinetto solo di Igor Stravinsky - «[…] i Due pezzi per clarinetto solo, di Strawinki [il terzo non fu eseguito]: due schizzi alla brava, due piroette di poco più che cinquanta battute, uno sbadiglio e uno starnuto, il primo volutamente melenso e tristaneggiante, almeno così ci è parso; il secondo precipitoso e frullino o, come dicevano i nostri nonni, ridicoloso. Insomma il vero Strawinski alla Picasso, vogliam dire tal quale il pittore lo tratteggiò in una “parlante” caricatura».164 160 Genova, Paganini, 1889, p. 67. 161 Trieste, Il Piccolo, 29 marzo 1900,p. 4. 162 Trieste, L’Indipendente, 10 dicembre 1906, p. 2. 163 Torino, La Stampa, 10 aprile 1936, p. 6. 164 Milano, Corriere della Sera, 29 gennaio 1938, p. 4.

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Roma, 1953 - Concerto per Clarinetto e Orchestra di Aaron Copland - «Nel repertorio di Copland c’è di meglio di queste musiche d’occasione, scritte per giubilare il famoso jazzista Benny Goodman. Stanca è apparsa, infatti, l’inventiva melodica, alla quale il lavoro tende; di una stucchevole avverbialità il formulario ritmico e sincopato, oramai desueto ad un sentito linguaggio musicale moderno. E poi le proporzioni sono sbagliate, con quel procedere per frammenti, che non risolve mai né un periodo, né una idea, quindi un discorso».165 Venezia, 1960 - Ottetto di Paul Hindemith - «Paul Hindemith, senza tuttavia tradire se stesso, ha invece alquanto deluso in un Ottetto per clarinetto, fagotto, corno, violino, due viole, violoncello e contrabbasso di recente fattura. È qui un contrappuntiamo di giocoliere sfaccendato, che lo esercita a domicilio per gli amici e gli allievi, e lo esercita, sembra, con l’esclusivo scopo di sbalordire attraverso la somma facilità d’una scrittura che non conosce difficoltà, d’una costruzione che neppure più sospetta la possibilità d’un errore di calcolo. Purtroppo vi è quasi del tutto assente, nonostante il virtuosismo della elaborazione, la vitale potenza inventiva che delle pure hindemithiane Kammermusiken aveva fatto un monumento della più insigne letteratura strumentale moderna».166 Torino, 1969 - Contrasts per Violino, Clarinetto e Pianoforte di Béla Bartók - «I Contrasti di Bartók non hanno mai raggiunto la fortuna d’altri suoi lavori, probabilmente per un vizio d’origine consistente nell’ordinazione del lavoro da parte del celebre clarinettista di jazz Benny Goodman. E Bartók aveva scarsa vocazione per gli strumenti a fiato: tutta la sua intrepida esplorazione alle frontiere del rumore egli amava condurla attraverso la tastiera del pianoforte e gli strumenti classici del quartetto d’archi. Il titolo del lavoro allude appunto alla non amalgamabilità degli strumenti impiegati, che sono per così dire sbattuti l’uno contro l’altro, in un partito preso di estraneità».167 165 Roma, Il Messaggero, 3 dicembre 1953. 166 Milano, Corriere della Sera, 23 settembre 1960, p. 6. 167 Torino, La Stampa, 20 febbraio 1969, p. 7.

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Napoli, 1970 - Concerto n° 2 op. 5 per Clarinetto e Orchestra di B. H. Crusell - «Il compositore B. H. Crusell sarà stato invece un grande clarinettista, ma, a giudicare dal “Concerto” in FA min op. 5, era un compositore assai modesto, il quale viveva di prestiti. Interessante tecnicamente ed amabilmente ingenua ma priva di spunti geniali la parte solistica; e il tessuto orchestrale piatto e scarso di risorse […]».168 Torino, 1972 - Quintetto per fiati e pianoforte di Amilcare Ponchielli - «Oltre ad altre musiche del tutto dimenticate, egli compose il “Quintetto” in si bem. magg. per flauto, oboe, clarinetto piccolo, clarinetto e pianoforte, che è una successione non molto organica, né stilisticamente omogenea (a guisa quasi di “divertimento”) di sei parti».169 Novara, 1972 - Concerto per Clarinetto solo di Valentino Bucchi - «Ben più fredda, anche se non gelida, l’accoglienza tributata al povero Bucchi che apriva la seconda parte del programma con il recente Concerto per clarinetto solo (1969), solista Giuseppe Garbarino. Qui i suoni che potevano dare fastidio ad orecchie delicate non mancavano, soffi, dissonanze, asprità, rese con mimica efficacia dal clarinettista (era proprio necessario?)».170 Roma, 1978 - Harlekin per Clarinetto solo di Karlheinz Stockhausen - «Non si tratta di una grande piece, né per qualità né per qualità coreutica, né per la musica in sé, svolazzante ad libitum tra alcune note fisse, ma la cosa può tuttavia segnare una svolta nella parabola di Stockhausen, un ritorno all’antico se fosse alla giovinezza, desiderato dal musicista giunto sulla soglia dei cinquant’anni».171 168 Napoli, Il Mattino, 18 ottobre 1970, p. 10. 169 Torino, Stampa Sera, 6 novembre 1972, p. 8. 170 Novara, L’Azione, 2 dicembre 1972, p. 5. 171 Roma, L’unità, 14 febbraio 1978, p. 8.

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Torino, 1993 - Duetto-Concertino per Clarinetto, Fagotto e Orchestra di Richard Strauss - «[…] su di un discreto sfondo orchestrale il clarinetto e il fagotto si annodano l’un l’altro in trecce sempre più strette e in movimenti un po’ vacui, sin quasi a soffocare la pazienza degli ascoltatori. Siamo lontani, insomma, dalle sublimi astrazioni che caratterizzano l’ultimo Strauss […].172

Venezia, 2014 - Gnarly Buttons per Clarinetto e Piccola Orchestra di John Adams - «Il suo concertino per clarinetto e ensemble, Gnarly Buttons (1996), è un manifesto della mediocrità, non della semplicità, non della comunicazione. Una melopea di chiara derivazione popolare e poi esercizi di armonia scolastica e tentativi non riusciti di creare atmosfere struggenti».173

172 Torino, La Stampa, 15 novembre 1993, p. 16. 173 Roma, Il Manifesto, 23 settembre 2014.

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CONCERTISTI

ABATE, Alessandro Venezia, 1823 - «il sig. Abbati [sic.!] si distingue fra gl’altri virtuosi di quel istrumento in ciò, che col solo pezzo di Befà suona in tutti i tuoni maggiori e minori. Ma questo non è tutto. Si dovrebbe credere che per ciò fare lo strumento del sig. fosse ricchissimo di chiavi, e molto complicato. Tutto al contrario, il clarinetto del sig. Abbati è un semplice clarinetto di antica costruzione con sole cinque chiavi. Chi ha un idea di questo strumento può immaginare di leggeri quante difficoltà abbia il nostro virtuoso dovuto superare per giungere a suonare con un solo strumento quello, per cui fino ad ora tre se ne sono sempre adoperati».174 ALBERANI, Alberto Palermo, 1937 - «[…] nitida esecuzione del “Trio in La min.” di Brahms per pianoforte, clarinetto e violoncello. Ammirato è stato il clarinettista Alberto Alberani che con suono pastoso e tecnica sicura ottimamente si fuse con gli altri due esecutori».175 AMODIO, Luigi * Torino, 1936 - «L’Amodio si rivelò un ottimo concertista, nella tecnica sicura ed elegante, nella cantabilità varia d’effetti, espressiva e delicata».176 * Milano, 1939 - «Interprete impeccabile del poco usato strumento solistico è stato Luigi Amodio che ai miracoli di una meccanica da gran virtuoso ha aggiunto quelli di una ricerca espressiva di stile classico».177 * 1942 - «Luigi Amodio è davvero il clarinetto fatto bella voce, bella voce italiana, in modo esemplare. Del suo instrumento non è soltanto il suono, ma anche l’anima, questa si connatura in quello: canta, cioè, e fraseggia nello spirito della voce tipicamente 174 Venezia, Gazzetta privilegiata di Venezia, 18 luglio 1823, p. 4. 175 Roma, Rassegna Dorica, 1937, n° 6, p. 138. 176 Torino, La Stampa, 19 novembre 1936, p. 4. 177 Milano, Corriere della Sera, 22 gennaio 1939, p. 6.

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clarinettistica».178 . ANNUNZIATA, Raffaele * Torino, 1973 - «La bravura ben nota del clarinettista Raffaele Annunziata, impegnato qui, tra l’altro, nella produzione di quei bicordi o suoni simultanei che una nuova, recente tecnica permette di estrarre anche da strumenti eminentemente univoci come quelli a fiato».179 * Torino, 1981 - «Annunziata ha alle spalle una lunga attività concertistica é di docente, testimoniata da una eccezionale capacità interpretativa che gli consente di affrontare con disinvoltura sia gli autori classici che i contemporanei .[…] suona il clarinetto con una morbidezza, una musicalità ed un’eleganza veramente straordinarie […]».180 ARBONELLI, Guido * Roma, 1999 - «Guido Arbonelli, splendido clarinettista, ha interpretato con estro e maestria tecnica due lavori di Piazzolla […]».181 * Roma, 1999 - «Infine l’intensità e l’entusiasmo di Guido Arbonelli al clarinetto rivaleggia con la voce umana».182 AVERINO, Gaetano * Catanzaro, 1866 - «L’armonia che in veste di voce umana, il sig. Averino trae mirabilmente dal suo clarinetto […]».183 * Parma, 1874 - «[…] la Fantasia per Clarino che il signor Averino suonò in modo unico, anzi eccezionale. È impossibile farsi un’idea della potenza di cavata dell’Averino».184 * Torino, 1874 - «Il Carnevale di Venezia battuto e ribattuto in tutte le maniere, si presenta col clarinetto del sig. Averino ed è accettato come una cosa freschissima, perché l’egregio concertista ve 178 Milano, Rivista Illustrata del Popolo d’Italia, Febbraio 1942. 179 Torino, La Stampa, 30 novembre 1973, p. 7. 180 Torino, Stampa Sera, 2 marzo, 1981, p. 31. 181 Roma, La Repubblica, 28 gennaio 1999, p. 42. 182 Milano, Corriere della Sera, 18 luglio 1999, p. 48. 183 Catanzaro, Giornale di Catanzaro, 9 febbraio 1866. 184 Parma, Il Convittore, 1874, n° 13, p. 2.

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lo fa assaggiare in tutte le variazioni ed in tutti i toni i più bizzarri con un’agilità di dita e di fiato prodigiosi».185 BALBI, Giuseppe Lanciano (Chieti), 1977 - «Un successo per il direttore [Fabio Maestri] che ha poi, movimentato straordinariamente l’orchestra nell’accompagnare il clarinettista (ancora un giovane di tecnica eccellente, ma soprattutto dotato di accesa musicalità) Giuseppe Balbi, salutato da un successo grandioso, interprete del Concerto per clarinetto e orchestra di Weber».186 BANDIERI, Davide * 2015 - «Bandieri è un musicista onesto, di intense emozioni che, con Busoni, ha saputo combinare il suo spirito italiano con la musica europea».187 * 2016 - «La sua esecuzione è eccezionale. I passaggi virtuosistici vengono eseguiti con facilità; L’intonazione e l’insieme con il pianista Duncan Gifford sono eccellenti».188 BARISONE, Secondo Napoli, 1864 - «Egli ha robusta cavata, specialmente nella voce media, e possiede non comune agilità, come diede bel saggio nel suddetto pezzo del Cavallini [Fiori Rossiniani]».189 BARONI, Enrico Maria Torino, 2003 - «Freddo e fantasioso, capriccioso ed elegantissimo è, ad esempio, il clarinetto solista nella “Prima Rapsodia” della seconda parte della serata: Enrico Maria Baroni ha conferito alla breve partitura il suo profilo snello e arditamente frastagliato».190 185 Torino, La Stampa, 15 luglio1874, p. 2. 186 Roma, L’Unità, 23 agosto 1977, p. 7. 187 Madrid, Ritmo, Giugno 2015, n° 886. 188 Lyons, The Clarinet, Marzo 2016, p. 73. 189 Napoli, Gazzetta Musicale di Napoli, 17 aprile 1864, p. 63. 190 Torino, La Stampa , 11 novembre 2003, p. 59.

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BASSI, Luigi * Milano, 1853 - «[…] egli fu molto festeggiato e applaudito, e meritatamente, giacchè il suo istrumento non solo canta con molta soavità, ma fa gustare anche quelle astrusità d’esecuzione che sorprendono alcune volte, ma che in complesso non lasciano durevole impressione negli uditori».191 * Milano, 1866 - «Il signor Bassi ha cantato sul clarone con accento di irresistibile melanconia […] ne fu rimeritato da calorosi applausi».192 BELLETTI, Esuperanzio * Bologna, 1841 - «[…] spiegò tutta la grazia e maestria che si possono esigere nel maneggio di un istrumento così difficile a trattare. Questo giovine artista possiede tutte le qualità che fanno distinguere i sommi; intonazione perfettissima, smorzati incantevoli, e gusto squisito nel canto, non che nei passi di agilità. Egli conduce meravigliosamente il suono del suo istrumento dalle voci le più gravi alle più acute colla maggior dolcezza e nitidezza di esecuzione: insomma egli può annoverarsi fra i più distinti Professori di Clarinetto».193 * Palermo, 1847 - «Il giovane professore fu premiato con ripetutissimi applausi, veramente meritati, per la soavità della sua cavata, per l’espressione del suo modo di canto, per quegli smorzzati e rinforzati ch’egli sa impiegare nei passi che veramente li richieggono, mentre è dotato del vero accento musicale, ed insomma pel finito della sua esecuzione».194 BELLI, Francesco 2012 - «Il programma è affrontato in modo eccellente dal clarinettista Francesco Belli, il quale sembra dispiegare le stesse risorse che un cantante d’opera tiene in serbo: pare persino emettere i suoni con l’ausilio della maschera facciale. Il solista macina bene le note, ma la parte virtuosistica di questo programma è quello che 191 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1853, p. 87. 192 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1866, p. 34. 193 Bologna, Teatri, Arti e Letteratura, 1841, n° 929, p. 124. 194 Milano, Il Bazar di novità artistiche, letterarie e teatrali, 1847, p. 207.

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meno colpisce. Sono invece le finezze del fraseggio, il legato, gli appoggi e il vibrato (anche se l’impiego di quest’ultimo è motivo di animate discussioni tra i clarinettisti) a conquistare l’ascoltatore».195 BENDAZZI, Ettore Torino, 1901 - «[…] notevole per l’ottima cavata di clarino e per equilibrio nei maggiori sbalzi di registro».196 BENETTI, Giovanni Ferrara, 1845 - «La bellezza della voce, che trae da un istrumento per se stridulo e ingrato, la facilità di rendere moltissime note, e sovra ogni ultra cosa il sentimento, che domina tutta la sua esecuzione lo fanno un artista dei pochi. Interpretò sì bene le note del Verdi nel rondò del primo atto dei Lombardi da far credere che la Frezzolini le cantasse».197 BERNARD, Pier Luigi Torino, 2003 - «Il suo clarinetto canta come una persona viva, in quel misto di malinconia e brillantezza che fonda la personalità di questo straordinario strumento».198 BERTI, Sauro 2015 - «Le opere selezionate dimostrano la capacità di Sauro Berti di eseguire vari e differenti stili. Egli fonde facilmente la musica sud-americana e le influenze jazz con sensibilità classica».199 BIANCHI, Francesco * Bergamo, 1830 - «[…] ricco di tutti gli altri pregi che distinguono il valente suonatore di clarinetto, ei possiede il più difficile, quello cioè di cavare suoni dolcissimi da uno stromento per natura anzi aspro che no, e su cui gli ordinarii professori non sogliono far pompa che di forza e di rapidità».200 195 Milano, Musica, Marzo 2012, p. 56. 196 Torino, La Stampa, 27 maggio 1901, p. 2. 197 Bologna, Teatri, Arti e Letteratura, 1845, n° 1142, p. 136. 198 Torino, La Stampa, 17 maggio 2003, p. 51. 199 Lyons, The Clarinet, Dicembre 2015, p. 71. 200 Milano, I Teatri, 1830, Parte I, p. 192.

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* Bergamo, 1838 - «Il Bianchi, il nostro Bianchi, quell’incomparabil suonator di clarino, scosse quasi scintilla elettrica, gli spiriti degli astanti con un concerto di sua composizione, in cui erano e bellezze da sorprendere e difficoltà da sbalordire. Quasi rapido torrente, ora egli scorrea franco e securo sovra una lunga fila di intrecciatissime note, e t’improntava l’animo a fervida energia: ora quasi lene ruscello con la sua stupenda cavata ti ricercava le più recondite fibrille del cuore».201 BIMBONI, Giovanni * Pistoia, 1855 - «Il Bimboni suonò sul clarino Il Carnevale di Venezia, e fece stordire chi lo senti. Dovè ripetere le variazioni».202 * Firenze, 1873 - «Poi si tornò ad applaudire (e quanto e come!) il nostro Giovanni Bimboni nel Carnevale di Venezia del Bassi. Mirabile in questo egregio suonatore la mezza voce; mirabile l’espressione; mirabile la sicurezza del pari che la finitezza de’ passaggi di difficoltà».203 * Venezia, 1875 - «Nelle ultime variazioni, nuove affatto e di gusto eletto, il Bimboni sorprendeva anche per la prodigiosa portata del suo fiato. Durante e dopo il concerto, il valentissimo concertista veniva acclamato entusiasticamente».204 BONICOLI, Vinceslao * Firenze, 1853 - «Il Bonicoli è Suonatore di gran difficoltà e nel tempo stesso di molta dolcezza. Egli tratta il Quartino, ingratissimo strumento, a modo di Flauto. Egli rammenta il Ciardi: in ciò si comprende tutto il suo elogio; giacchè vuol dire che egli è soave, esatto, animato, bizzarro e sicuro. I suoi Folletti e i suoi Fiori Belliniani furono i pezzi che più incontrarono il gusto del Pubblico».205 * Livorno, 1856 - «Il clarinetto del prof. Venceslao Bonicoli è uno strumento enciclopedico che suscita tutti i suoni, dallo squillo della 201 Milano, Il Pirata, 1838, p. 252. 202 Milano, La Moda, 1855, p. 270. 203 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1873, p. 108. 204 Firenze, Gazzetta d’Italia, 2 agosto 1875, p. 3. 205 Firenze, Gazzetta Musicale di Firenze, 1853, n° 28, p. 112.

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tromba, fino al soffio gentile del sospiro, un’eco che si moltiplica ripetendosi fino a farci parere effetto di due o più istrumenti il concerto di uno solo. Bonicoli non ha bisogno di altre lodi, pure se le nostre valgono qualche cosa, noi confessiamo, che rimanemmo incantati, e ripensammo al canto delle Sirene e alla lira d’Orfeo e d’Anfione».206 BORALI, Primo Milano, 1963 - «Il piacevole e moderno strumento ha avuto nel Borali un maestro di prim’ordine».207 BOSI, Sergio * Jesi (Ancona), 1989 - «E’ bastata comunque l’esecuzione da solista nella composizione weberiana a fare di Bosi la vedette della serata e con piena motivazione, per la verità. Egli ha suonato con sicurezza ed esattezza tecnica, ma in più ha saputo imprimere al suono un carattere personale, da vero interprete, senza comunque lasciarsi mai tentare dall’arbitrio e neppure da troppo facili soluzioni ad effetto: una esecuzione virtuosistica, vivace ed insieme pulita, talché non ci pare davvero eccessivo definire Sergio Bosi un vero talento».208 * 1997 - «L’interpretazione di Sergio Bosi assolve a pieno alle esigenze che questo tipo di repertorio vorrebbe. La sua duttilità tecnica unita a un grande senso tipicamente italiano del fraseggio ampio e spiegato, rende avvincente la sua esecuzione».209 BOTTESINI, Pietro * Crema, 1832 - «[…] ebbe grande incontro colle variazioni per clarinetto da esso composte ed eseguite; e sommo nel maneggio di questo stromento, e nel suono de’ pezzi cantabili sorprese gli astanti, cavando ogni voce per eccellenza, e facendo segnatamente spiccare quella così detta a martello».210 * Crema, 1838 - «Tornerebbe inutile parlare della maestrìa del 206 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1856, p. 310. 207 Milano, Corriere d’informazione, 4-5 aprile 1963, p. 13. 208 Bologna, Il Resto del Carlino, 7 febbraio 1989. 209 Roma, I Fiati, Giugno-Luglio 1997, n° 18. 210 Milano, Gazzetta Privilegiata di Milano, 25 aprile 1832, p. 466.

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valente cremasco professore di clarinetto, signor Bottesini: ogni qual volta si ascolti, eccita sempre la più grande ammirazione. In quest’occasione egli superò sé stesso, e nell’esecuzione d’una polacca, variata di sua idea, mostrò conoscere perfettamente l’arte di suonare, come la scienza di comporre».211 BUDINI, Paolo Milano, 1956 - «[…] il Quintetto il la maggiore K. 581 […] desterà sempre l’ammirazione del pubblico tutte le volte che si troverà uno strumentista capace di modulare a dovere le non facili volute sonore. Ieri il maestro Budini vi si è distinto».212 BULFONE, Nicola * Trieste, 1999 - «Sugli scudi il clarinetto dell’udinese Nicola Bulfone, più volte apprezzato per la leggerezza dell’emissione, per la capacità di non gonfiare mai il suono, per l’agilità nei passi veloci unita ad un’espressività intima e convincente».213 * Rijeka (Croazia), 2006 - «La serata ha toccato il suo “diapason” col Concerto per Clarinetto di bassetto in La maggiore KV622 di W.A.Mozart, nell’interpretazione di Nicola Bulfone, vero “asso” del suo strumento, capace di ogni sfumatura, pronto all’impeto quanto al sommesso “recitativo”, quanto alla rapita cantabilità melodica ed alla fantasiosa improvvisazione».214 BUSONI, Ferdinando * Conegliano (Treviso), 1872 - «A tutta ragione possiamo chiamare incantevole il suo clarino, se appena uditolo, il pubblico si pronunciò al massimo grado sorpreso, e trasportato. Così doveva succedere possedendo il signor Ferdinando tutti i pregi che formano l’eccellente esecutore. La giusta intonazione, l’anima, l’esattezza dell’accento, l’inarrivabile espressione, il suono soave e dolcissimo che ricava dal suo istrumento, cosa difficilissima con questo da ottenersi, trassero gli animi all’entusiasmo. Gli applausi, le ovazioni, 211 Milano, Glissons n’appuyons pas, 1838, p. 216. 212 Milano, Corriere della Sera, 6-7 giugno 1956, p.10. 213 Trieste, Il Piccolo, 31 Gennaio 1999. 214 Fiume, La voce del popolo, 14 Luglio 2006.

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le chiamate furono frequentissime, e continue, e un tanto artista lasciò nel pubblico Coneglianese una impressione che non potrà si presto cancellarsi».215 * Treviso, 1872 - «Ma chi merita davvero una parola di elogio è il distintissimo signor Busoni, che ieri a sera ci fece sentire col suo clarinetto ciò che davvero non avevamo mai udito. Esso eseguì due pezzi prodigiosamente; poiché è prodigio cavare da uno stromento così aspro, così ingrato come è il clarino, tanta dolcezza, e tanta e così simpatica pastosità e morbidezza di voce!»216 BRANCALE, Francesco * Taranto, 1887 - «La fama e la valentia del Brancale, coadiuvato da altri egregi musici, ci fece supporre che l’aula del Consiglio fosse gremita di spettatori: tutto al contrario; appena un numero limitatissimo di gente seria e dabbene si era recata al Palazzo di Città per sentire le melodiose note musicali egregiamente eseguite dal Brancale – il quale, nella esecuzione dello Scherzo per clarinetto sui motivi napoletani, da lui medesimo composto, della Linda di Chamonix e della Lucrezia Borgia, non venne meno della fama di esimio professore di clarinetto. In tutte le esecuzioni dunque si rilevò per un perfetto artista nel vero senso della parola, e riscosse continuamente frenetici e prolungati applausi».217 * Lecce, 1887 - «Francesco Brancale, innanzi tutto, è un professore celebre di clarinetto; noto in tutte le accademie musicali italiane ed estere; forma parte dell’orchestra di San Carlo di Napoli ed è primo clarino della banda diretta dal Caccavaio [….]. Egli suona come pochi sanno suonare, ricama, colorisce, rileva con arte veramente magistrale. Egli col concerto di iersera, ci ha lasciato il più lieto ricordo».218 CAPANNELLI, Francesco Milano, 1857 - «Ben noto per gloriosi successi fuor d’Italia, ove stette a lungo, e vi si appalesò suonatore di gran vaglia e tale da 215 Trieste, Il Cittadino, 1872, n° 33, p. 2. 216 Trieste, Il Cittadino, 1872, n° 16, p. 2. 217 Taranto, La Voce del Popolo, 1887, n° 29, p. 3. 218 Lecce-Bari, Gazzetta delle Puglie, 1887, n° 42, p. 3.

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rapire il primato a moltissimi. Doti di lui notevolissime parvero massimamente l’eccellente cavata ed un’agilità da recar meraviglia in tutti coloro che sanno quanto sia ardue siffatta qualità in istrumenti da fiato».219 CAPICCHIONI, Italo Bari, 1962 - «Artista di vibrante temperamento e di robusta impostazione, ha reso con ricchezza espressiva e nitore di suono, ancor più che i contemporanei Bozza e Cattolica, la stupenda bellezza architettonica del Concertino di Busoni e il gustoso e pittoresco trittico di Milhaud».220 CARBONARE, Alessandro * Napoli, 2009 - «UN TRIONFO, il concerto mozartiano di Abbado al San Carlo di Napoli. L’Orchestra Mozart è buonissima, i solisti straordinari: bisogna sentire Alessandro Carbonare nel lunare Adagio del Concerto per clarinetto per trovare un suono corposo anche nel pianissimo più rarefatto».221 * 2009 - «Fin dal primo ascolto non si può non rimanere colpiti dalla padronanza stilistica con cui Carbonare si accosta a Clarinettologia di Gaspare Tirincanti, una vivace pagina ispirata allo stile di Charlie Parker che viene eseguita con eleganza e senza i continui ammiccamenti che alcuni interpreti classici hanno l’abitudine di sfoggiare ogni volta che si avventurano nel jazz […]».222 * 2016 - «È un clarinetto vibrante, espressivo, originalissimo nel taglio di repertorio quello di Alessandro Carbonare».223 CARULLI, Michele * Torino, 1987 - «Il Concerto per clarinetto K. 622 […]. L’ha eseguito benissimo il solista Michele Carulli, un interprete molto sensibile, dotato di tecnica e stile impeccabili, un gioiello posseduto 219 Milano, La Moda, 1857, p. 376. 220 Bari, La Gazzetta del Mezzogiorno, 3 febbraio 1962, p. 6. 221 Roma, La Repubblica, 30 marzo 2009, p. 42. 222 Torino, Il Giornale della Musica, Settembre 2009. 223 Roma, La Repubblica, 29 giugno 2016.

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dall’orchestra torinese della Rai in cui ricopre il posto di primo clarinetto. Applaudito, giustamente, dal pubblico, ha concesso un fuori programma, due pagine di Stravinski per clarinetto solo».224 * Torino, 1993 - «Al centro il Concerto n. 2 per clarinetto e orchestra ancora di Weber, cui il solista Michele Carulli ha regalato una fisionomia straordinaria per vivacità discorsiva e incisività di tratti. Nel clarinetto vivono quasi tre strumenti (come ben sapeva Mozart che li indagò a fondo), un soprano lirico, un tenore burlesco e talvolta lubrico e un baritono di scure e misteriose risonanze: Weber gioca sui tre registri e Carulli lo asseconda con audacia e fantasia di intenzioni umoristiche, diventate serissime nella cantabilità velata e trasognata della «romanza» centrale; acclamato dal pubblico, ha ancora suonato fuori programma un pezzo di bravura che su quei contrasti di registro, aggrediti con iperbolici salti, allestisce uno spettacolo clownesco e pirotecnico di presa immediata».225 * Torino, 1994 - «[…] ha fatto scaturire tutta la gamma di espedienti sonori utilizzati da Mozart come compendio della sua maturità. Carulli, che affianca anche la direzione d’orchestra all’attività concertistica, seguiva da vicino con evidente partecipazione il fluire del discorso che l’orchestra intrecciava intorno a lui facendo nascere poi la voce del clarinetto come per gemmazione spontanea».226 CATTERINI, Catterino * Milano, 1837 - «Il sig. Catterini ha suonato motivi delicati, e ha dato saggio di suonare d’agilità; ma in quest’ultima prova egli ha talvolta vacillato nell’intonazione e nell’esattezza».227 * Vienna (Austria), 1847 - «Il sig. Catterino Catterini si fece sentire nel Teatro d’opera dell’I. R. Corte sul da lui inventato Glicibarifono […]. Non è molto acconcio per istrumento da concerto, e non è neppure molto vantaggioso per l’orchestra. Però il sig. Catterini tratta questo strumento con una certa maestria, e ne riscosse 224 Torino, La Stampa, 1987, n° 32, p. 21. 225 Torino, La Stampa, 1993, n° 127, p. 17. 226 Torino, La Stampa, 1994, n° 297, p. 23. 227 Milano, Glissons n’Appuyons Pas, 1837, p. 232.

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applausi. Ma l’elegia di sua composizione, ch’egli eseguì, fu trovata di poco pregio».228 CAVALLINI, Ernesto * Venezia, 1827 - «Possiede egli cavata limpida, facile, robusta e dilicata nello stesso tempo. Conosce e domina l’effetto del chiaroscuro […]. Egli sa conoscere e calcolare l’effetto sempre sicuro del genere largo e spianato. E’ assai lodabile l’artifizio con cui egli colorisce, sostiene e lega le voci».229 * Napoli, 1847 - «Morbidezza, vivacità, dolcezza, grazia, facilità, eleganza, nettezza e franchezza di articolazione dispiegasi nel sonare del Cavallini […]. Vi ha chi dice non essere nel nostro bravo suonatore una grande cavata […]. È vero, la messa di voce del Cavallini non è robustissima: ma per me reputo che l’avere egli conformata tutta la sua maniera alla natura della propria cavata forma il più grande de’ suoi elogi, e lui rende artista di si raro merito. Oltre a che ei manda un suono argentino, chiaro, puro, penetrante, il quale scorre con pienezza e senza il minimo sforzo in tutta la scala dalla più bassa alla più acuta voce. Alle note basse massimamente nessuno potrebbe negare una quieta sonorità; ed esse son fatte talvolta servire con bello artifizio come basso fondamentale alla melodia per più acuti suoni svolta, per modo che quasi si crederia essere posto un clarino a cantare ed un altro ad accompagnare. Lo stile del Cavallini poco ammette le note così dette picchettate; ma intendo dire non se ne ode tutta la scala, poiché esse sono del tutto escluse dal suo suonare, ed in qualche luogo si mescolano colle note legate e molli […]».230 * Parigi, 1853 - «L’esimio clarinettista elesse ad arena la sala degli Italiani, e la sera de’ 2 andante fece di sé lieti i frammezzi della Sonnambula: il successo fu unanime, colossale, strepitoso. Né vi dirò gli evviva, gli applausi, le lodi e le chiamate, nè vi narrerò l’entusiasmo quasi frenetico dieci o dodici volte scoppiato in urlo […]. Gli esperti han biasimata la imperfezione dello strumento, e 228 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1847, p. 383. 229 Bologna, I Teatri. Giornale Drammatico Musicale e Coreografico, 1827, pp. 136, 212. 230 Napoli, Museo di Scienza e Letteratura,, 1847, pp. 387-392.

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questa invero sembra non solo evidente, ma poco perdonabile dopo i tanto ammirati immegliamenti qui indotti nella contestura da Boehm e da altri. Ma che cavata! Che portamento! Che flebile maestria! Che arditezza precisa di stile! Che inimitabile italianità di canto!»231 CERRUTI, Giuseppe Andorno (Biella), 1885 - «[ …] da varii anni stabilito a Genova è uno dei professori di clarino al teatro Carlo Felice […]. Il clarino pel Cerruti non ha più alcun segreto, le difficoltà più ardue, i passi più scabrosi furono dal valente clarinettista superati con una sicurezza ammirabile e con un precisione unica».232 CIOFFI, Gino Boston (U.S.A.), 1957 - «Il sig. Cioffi ha un suono morbido e rotondo, dolce ma non piatto, dalla bellezza del registro dello chalumeau a salire verso l’alto […] è il clarinetto, nelle mani di un maestro, che canta in maniera naturale. La padronanza del legato del sig. Cioffi è prodigiosa […] alla fine, il sig. Cioffi ricevette, a ragione, una calda ovazione non solo da parte del pubblico ma anche dai suoi colleghi d’orchestra».233 CIRIGLIANO, Josè Daniel 2015 - «Cirigliano utilizza frullati, diplofonie, parlato, ricerca di ulteriori risonanze e quant’altro si possa produrre da un tubo con ancia battente. La padronanza della tecnica è eccellente e non esita mai durante l’esecuzione. […] Ultimo ma non ultimo, con questa incisione Josè Daniel Cirigliano si è meritato senza dubbi un posto tra i migliori clarinettisti contemporanei».234 CODA, Andrea Baltimora (U.S.A.), 1890 - «Il signor Andrea Coda di Biella (Italia) primo clarinetto solista destò un vero entusiasmo quando suonò quel dolcissimo e difficilissimo pezzo Home, sweet home. Fu chiamato 231 Napoli, Gazzetta Musicale di Napoli, 1853, n° 5, p. 38. 232 Biella, Gazzetta Biellese, 7 giugno 1885, p. 2. 233 Worthington, Daily Globe, 17 febbraio 1957. 234 Milano, Musica, Maggio 2015, p. 84.

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ripetutamente all’onore della ribalta dal pubblico che con insistenza chiamava il bis. A quest’ovazione il Coda rispose con un altro pezzo non meno difficile e classico: The Souvance River. A questo punto il pubblico era elettrizzato e prodigò al Coda onori riservati agli artisti di primo ordine».235 CORRADO, Luigi Milano, 1860 - «Il sig. Corrado è un bravo suonatore di clarinetto, provetto nell’eseguire le più ardue difficoltà el meccanismo, ma freddo e compassato come sono tutti gli inappuntabili esecutori: la sua fantasia sulla Norma bene strumentata è uno dei soliti lavori di maniera non inferiore a tanti altri fabbricati sullo stampo usuale».236 CREMONINI, Elia Enna, 1973 - «Calda e pastosa anche negli acuti, la cavata del clarinettista Cremonini […]».237 CROCILLA, Riccardo Genova, 1987 - «[…] ha messo in mostra belle qualità tecniche e interpretative […]. Nel Concerto [di Valentino Bucchi] il clarinettista è chiamato, nell’arco di quattro movimenti compatti, alla soluzione di problemi tecnici non indifferenti. Crocilla ha offerto un’ottima prova delle sue possibilità, ottenendo un caloroso applauso da parte del nutrito pubblico».238 DECIMO, Antonio * Santa Rosa (U.S.A.), 1903 - «Il signor Antonio Decimo, che non è altro che un fenomeno sul clarinetto, per il suono e l’esecuzione eccitò la meraviglia e l’ammirazione di tutti coloro che lo sentirono suonare».239 * Los Angeles (U.S.A.), 1905 - «Decimo è un clarinettista nato e per lui non esistono problemi. Suona con facilità cose impossibili con la 235 Biella, L’Eco dell’Industria, 30 marzo 1890, p. 2. 236 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1860, p. 254. 237 Catania, La Sicilia, Cronaca di Enna, 6 dicembre 1973, p. 6. 238 Torino, La Stampa, 1987, n° 28, p. 23. 239 Santa Rosa, The Press Democrat, 29 ottobre 1903, p. 3.

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stessa facilità con cui l’acqua corre giù dalla collina. Oltre a questa meravigliosa tecnica, possiede un bellissimo suono, in modo che le sue esibizioni non lasciano assolutamente nulla a desiderare».240 DECUPPIS, Pompilio Roma, 1841 - «Il sig. Prof. cav. Decuppis, il quale per la sua indisposizione di salute avrebbe dovuto ascoltare il consiglio de’ suoi amici e desistere dal suonare il suo Clarinetto, volle nondimeno, anche a detrimento di sua salute, dar saggio di se. Egli suona, secondo lo stile de’ moderni Concertisti, senza carta, con bellissima positura della persona e in modo veramente inspiralo: bellissima voce, stile ottimo, e molta ricchezza di attrezzi artistici, sono le qualità che lo distinguono: esso fu perciò graditissimo, e molto più lo fu perchè ognuno s’avvide che ad onta del suo mal stare di salute volle ad ogni costo attendere generosamente al suo dovere.»241 DE FALCO, Giovanni 2000 - «Squillante e sicuro nel registro acuto, dotato di una cantabilità vibrante e di una ‘messa di voce’ facile oltre che dinamicamente raffinatissima, il solista ha modo di dispiegare tutta la sua bravura nel noto Concerto weberiano, e con scelta coraggiosa che piacerà soprattutto ai colleghi d’ancia, anche nel disuguale ma ispidamente affascinante Concerto di Milhaud».242 DEL BRAVO, Angiolo * Trieste, 1904 - «[…] fa strabiliare nel gran duetto di Weber – op. 48 -. Per la indiavolata facilità con la quale supera ogni più difficoltosa arditezza di taluni famosi passi, per la rapidità degli staccati e per la dolcezza della cavata, può dirsi senz’altro “un Kubelik del clarinetto”».243 * Trieste, 1905 - «Nel difficilissimo Concerto per clarino di Weber, il Del Bravo suscita un’autentica frenesia. La ridda pazzesca di notine che dal registro più basso della scala s’inseguono cromaticamente 240 Los Angeles, Los Angeles Herald, 2 aprile 1905, p. 6. 241 Bologna, Teatri, Arte e Letteratura, 1841, n° 889, p. 140. 242 Milano, Suonare News, Febbraio 2000. 243 Trieste, L’Indipendente, 20 febbraio 1904.

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sino a raggiungere le più ardite altezze; i picchettati nitidi e parlati; il sentimento appassionato dei cantabili, son tutte qualità che fanno di lui un clarinettista di primissimo ordine».244 * Trieste, 1909 - «Il prof. Del Bravo con la sua ben nota maestria entusiasmò l’uditorio con un concerto di Beer, del quale dovette replicare il “Rondò”, fraseggiando e cantando molto delicatamente».245 DELL’OREFICE, Nicola Napoli, 1868 - «Il dell’Orefice è uno dei migliori clarinettisti fra i nostri professori, e domenica non ismentì la fama di cui gode».246 DEL PISTOIA, Paolo Milano, 1931 - «[…] meno noto riusciva il clarinettista che si conquistò subito, con la impeccabile e nitida morbidezza della sua esecuzione, il più caldo e meritato consenso».247 DEL TORO, Ettore Taranto, 1937 - «“I Lombardi”, sempre cari ai buongustai, sono serviti per presentarci un autentico artista nel giovanissimo clarinettista prof. Del Toro, che è dotato di ottima voce, preciso maneggio e stacco di sicurezza assoluta e perfetta uguaglianza in tutti i registri».248 DEMARCHI, Enrico Cuneo, 1906 - «[…] fu applauditissimo nei Due Foscari il bravo clarinettista Enrico Drmarchi che confermò la sua fama di solista eccellente, dalla simpatica e morbida cavata».249 DI GIROLAMO, Bruno * Caserta, 1998 - «[…] si è subito imposto all’uditorio per […] una scelta di sonorità calibrate ed una ricercatezza di particolari e di 244 Trieste, Il Piccolo, 10 marzo 1905. 245 Trieste, L’Indipendente, 1909, n° 121, p. 2. 246 Napoli, Napoli Musicale, 1868, n° 12, p. 6 247 Milano, Corriere della Sera, 5 dicembre 1931, p. 5. 248 Taranto, La voce del Popolo, 1937, n° 13, p. 3. 249 Cuneo, Il Saviglianese, 28 settembre 1906, p. 3.

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sfumature frutto di uno studio e di una lettura approfondita nonché di una padronanza tecnica dello strumento e di grande professionalità».250 * Ferentino (Frosinone), 2006 - «[…] riesce a trasmettere insieme al quartetto, con agilità, qualità e limpidezza, quella poesia che aveva dentro di sé il grande Mozart».251 * Schliersee (Germania), 2015 - «Il Maestro al clarinetto […]. È difficile valutare l’arte di Di Girolamo. Posso solo dire che mi sono emozionato fino alle lacrime. Non pensavo che si potesse suonare in questo modo questo strumento, fino a quando non ho ascoltato Di Girolamo».252 ERBA, Costantino Buenos Aires (Argentina), 1857 - «Il Clarinetto, che sembra essere un istrumento così ingrato, incanta suonato da questo professore, che lo modula con una purezza ammirabile».253 FASANO, Tommaso * Milano, 1840 - «Tommaso Fasano, professore di clarinetto di Napoli, venne anni sono, per consiglio di Rossini chiamato a Parigi a dirigere le bande, ma avendo quindi deplorabilmente perduta la vista rimase privo d’ogni impiego […]. Questo distinto suonatore di clarinetto, eseguì assai bene e con molto effetto tre aggradevoli pezzi con accompagnamento d’orchestra, il primo e l’ultimo de’ quali erano di sua composizione. L’imboccatura del Fasano può chiamarsi felice, e la cavata sembrò forte: in qualche momento egli poi diede una tale modificazione ed ammorzatura all’emissione de’ suoni da renderci meravigliati e da suscitare applausi ad ogni frase».254 * Bologna, 1843 – «[…] quanto di più difficile, ed insieme ammirabile Egli eseguisce col Clarino dal quale giunge perfino a trarre tre voci ad una volta».255 * Venezia, 1853 - «Quel sonatore perito, che trae dal suo clarinetto 250 Caserta, Corriere di Caserta, 16 settembre 1998, p. 12. 251 Ferentino, Frintinu me, Giugno 2006, n° 2 p. 3. 252 Monaco, Münchner Merkur, 19 ottobre 2015, p. 1. 253 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1857, p. 302. 254 Milano, La Moda, 1840, n° 6, p. 21. 255 Bologna, Il Felsineo, 1843, n° 44, p. 350.

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suoni così mirabili per la potenza del maneggio, e quando per la gran lena, quando per la soavità della cavata, per quella voce, che sì delicatamente fila […] s’ammirò in ispecie certi arditi contrasti di note basse ed acute, non so qual gioco di doppie voci, certe sottili smorzature; suoni, come a dire, in fiato, note miracolosamente tenute e trillate, che gradevolmente sorpresero […]».256 FERRANTI, Franco * Roma, 1983 - «Tutt’altra cosa dal jazz che anima il Concerto per clarinetto e orchestra di Aaron Copland. Più schietto, certamente, ma più scontato (la sorpresa, semmai, è venuta dal clarinettista Franco Ferranti, formidabile per virtuosismo e sensibilità)».257 * Roma, 1987 - «Anche nella parte centrale [del Capriccio per Clarinetto e Orchestra di Sergio Rendine], manifestamente concertante, grazie alla bravura strepitosa di Franco Ferranti, il clarinetto solista non ha perso occasione di balzare in primo piano, divertito ed arguto».258 * Roma, 1988 - «[…] il clarinettista Franco Ferranti ha aggiunto la sua bellissima tecnica e la straordinaria bellezza del suono».259 FICCARELLI, Stanislao Padova, 1867 - «Tre furono i pezzi con cui strappò veramente la scintilla d’artista; ma dove abbiamo ammirato più efficaciamente la forza, l’agilità, l’eleganza, lo sfolgorio per così dire di note, è nella introduzione e quartettino dei Puritani, che a nostro credere può dirsi la pietra di paragone colla quale si giudica l’oro [sic!]. Bella puranco l’esecuzione della romanza senza parole, ma quell’estentazione del suo compositore di scimmiottare le astruserie della scuola tedesca non ci garba gran fatto, e noi preferiremmo che il sig. Ficcarelli interpretasse sempre le cose nostre, sicuro che il cuore di chi l’ode non resterebbe un muscolo inerte come nei diavolii tutto affatto meccanici di Liszt. Il concerto del bravo clarino fu tanto più sorprendente quanto meno atteso. Nella fantasia originale 256 Milano, L’Italia Musicale, 1853, n° 45, p. 181. 257 Roma, L’Unità, 1° febbraio 1983, p. 15. 258 Milano, Corriere della Sera, Edizione di Roma, 11 marzo 1987, p. 32. 259 Roma, La Repubblica, 15 ottobre 1988, p. 36.

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ebbe molti applausi per l’agilità e la bravura; in quella poi sul Ballo in Maschera, a piccolo clarino ei diede spicco di soavità, colorito degli adagi ed ebbe un compiuto trionfo. Nella polka di concerto coll’altro clarino ci mancano le parole per dipingere l’effetto sugli ascoltatori».260 FILIPPINI, Leonardo Venezia, 1828 - «Il signor Filippini sonò due concerti sul clarinetto, il primo, io credo, del signor [Pietro] Tonassi, l’altro tratto da un bel motivo della Caritea [di S. Mercadante], e, si nell’uno che nell’altro, il giovane professore diede un bel saggio di perizia, padroneggiando il suo istrumento in mezzo ai salti più arditi e a difficoltà poco usate […] lodarono i professori la cavata, che buona e dilicata trovarono nel signor Filippini».261 FORTINA, Fortunato Milano, 1845 - «La cavata di questo nuovo allievo di [Benedetto] Carulli è pura, forte, morbida, rotonda, flessibile, piena; l’intonazione sicura; l’imboccatura felice: dai più acuti suoni passa ai più bassi con una rara facilità e scioltezza, ora li ammorza ed ora li fa prorompere, in bravura ed in accento emulando i più grandi suonatori».262 FUCITO, Alfonso Napoli, 1866 - «Il Fucito è un giovane clarinettista che fa onore al nostro Collegio di Musica. Egli già allievo del Sebastiani, compiva i suoi studi con l’attuale professore Pontillo, ed è tale suonatore che ogni orchestra si dovrebbe tenere ben paga di averlo fra le sue fila, affidandogli senza il menomo scrupolo anche il compito di solista […]».263 GABUCCI, Agostino * Roma, 1958 - «[…] esecutore di bella rinomanza ed autore di 260 Padova, Giornale di Padova, 1867, n° 114, p. 4. 261 Milano, I Teatri, 1828, Tomo II, Parte I, p. 334. 262 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1845, p. 44. 263 Napoli, Gazzetta Musicale di Napoli, 1866, nn° 34 e 35, p. 3.

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moltissime pregevoli opere didattiche».264 * «Di Gabucci si esaltava la qualità timbrica del suono, la sua uguaglianza nei vari registri, il virtuosismo e la “grande musicalità”».265 GAMBACURTA, Fernando * Roma, 1948 - «Alla esecuzione ha preso parte il clarinettista Fernando Gambacurta, strumentista dotato di eccezionali doti nel suono e di sicura tecnica e musicalità».266 * Roma, 1953 - «[…] nel Concerto per clarinetto e orchestra di Copland si è fatto apprezzare e applaudire per la sua bella “voce” ed una tecnica perfetta: una esecuzione, quella del Gambacurta, che è riuscita a nobilitare la palese povertà musicale della composizione».267 GANDINI, Giacomo Venezia, 1959 - «Il clarinetto è trattato a dovere, e bisogna convenire che il clarinettista Giacomo Gandini […] ha suonato in modo superiore ad ogni elogio».268 GARBARINO, Giuseppe * Torino, 1973 - «Il clarinettista Garbarino s’inserisce felicemente, dando a divedere d’essere non solo un virtuoso dello strumento, ma un artista colto e sensibile […]».269 * Torino, 1977 - «Poi un Jubilus I di Flavio Testi per il clarinetto solo, dove Garbarino si scapriccia in tutte le acrobazie e voIute capricciose consentite dal volubile strumento, non escluse le note doppie».270 * Torino, 1978 - «All’esecuzione del Quintetto mozartiano il Garbarino ha dato opera come strumentista, ed essa è riuscita, si può 264 Roma, Risveglio Bandistico, 1958, p. 16. 265 Milano, Suonare News, 1998, n° 6. 266 Roma, Giornale d’Italia, 16 Marzo 1948. 267 Roma, Momento Sera, 3 dicembre 1953. 268 Milano, Corriere della Sera, 12 settembre 1959, p. 6. 269 Torino, La Stampa, 23 marzo 1973, p. 7. 270 Torino, La Stampa, 23 febbraio 1977, p. 7.

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dire, perfetta per equilibrio fonico e proprietà d’interpretazione».271 GIUFFREDI, Corrado * Roma, 1985 - «[…] vivace, agilissimo, pieno di contrasti, perfetto per lo Studio di Donizetti ma anche per la Rapsodia debussiana con i suoi continui mutamenti di colore».272 * Trento, 2016 - «[…] il clarinetto di Giuffredi dal suono straordinariamente ricco, brillante, levigato, gestito con tecnica da vero virtuoso».273 * 2016 - «Giuffredi ha un bel suono delicato, pieno e rotondo, molto attento agli attacchi delicati. Tuttavia nel Duett-Concertino la tecnica non basta, e infatti egli ripaga il nostro ascolto con il giusto pathos, senza mai far cadere la tensione […]».274 GORI, Raffaele Napoli, 1855 - «[…] in quella prontezza di accento, in quell’incanto di voce, in quella chiarezza e disinvoltura di agilità, che nel giovanetto Gori fanno apparire il provetto suonatore, non si può non di ricordare la scuola dell’esimio [Ferdinando] Sebastiani».275 GUZZONI, Lorenzo 2003 - «[…] il virtuosismo di Lorenzo Guzzoni […] palesa doti strumentali di tecnica e arguzia ineccepibili per il pirotecnico lavoro».276 INCENZO, Michele * Roma, 1973 - «[…] dal suono chiaro e brillante pur nei passaggi più diabolicamente virtuosistici, eccellente soprattutto in una Rapsodia di Debussy e nell’Introduzione, tema e variazioni di Weber».277 * Roma, 1976 - «L’orchestra era più in forma del solito, stimolata 271 Torino, La Stampa, 15 gennaio 1978, p. 9. 272 Roma, La Repubblica, 23 novembre 1985, p. 24. 273 Trento, L’Adige, 4 febbraio 2016. 274 Milano, Musica, Dicembre 2015 / Gennaio 2016, n° 272, p. 57. 275 Napoli, La Musica, 1855, p. 180. 276 Milano, Suonare News, Febbraio 2003. 277 Roma, L’Unità, 29 aprile 1973, p. 9.

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anche dal desiderio di fare onore a un collega, Michele Incenzo, da parecchi anni splendido clarinettista di Santa Cecilia. L’Incenzo ha interpretato con suono, fraseggio, musicalità e virtuosismo di primo ordine il Concerto op. 74, per clarinetto e orchestra, di Weber. Applauditissimo, il clarinettista ha eseguito, fuori programma, una serie di spericolate variazioni».278 JACOMONI, Francesco Livorno, 1845 - «La somma maestria, colla quale egli tratta il suo stromento, la straordinaria agilità con la quale sa percorrere tutti i suoni, la dolcezza della voce, ed il modo con cui unisce il gusto alla difficoltà, pongono questo artista nel numero di quelli, che ergendosi sull’ali del proprio genio, formano da per se soli un’epoca all’arte che professano».279 JUCCI, Lucio 1933 - «È certo ora uno dei migliori che v’abbiamo in Italia, non soltanto per la sua meccanica, pronta a piegarsi a tutte le esigenze (e non son poche) di cui sono piene le moderne partiture; ma anche per il suono intimo profondo e nel medesimo tempo robusto ed eguale che egli sa trarre dallo strumento. E se la tecnica del Nostro è particolarmente sensibile nel giuoco dello “staccato” e del “picchettato” (qui egli raggiunge effetti di sorprendente efficacia nella sgranatura eguale e precisa delle note), il suo canto, legato e continuo, è di una limpidezza genuina veramente rara».280 LABANCHI, Gaetano * Napoli, 1862 - «[…] il valoroso clarinettista sig. La Banchi [sic.!], applaudito al novellamente presentarsi al pubblico, sfoggiò in bellezze e difficoltà insieme col suo clarinetto. Le incantevoli melodie della Borgia del non mai abbastanza compianto DONIZETTI infusero nell’uditorio tutti gli affetti di cui sono rivelatrici. Eseguite dal professore La Banchi, che le suonò prima originalmente, e poscia con arte e gusto variate, desse strapparono 278 Roma, L’Unità, 6 gennaio 1976, p. 7. 279 Firenze, Gazzetta di Firenze, 24 luglio 1845, p. 4. 280 Roma, Rassegna Dorica, 1933, n° 7, p. 172.

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dall’accalcato uditorio i più vivi e sinceri battimani».281 * Napoli, 1866 - «Il Clarinettista Labanchi eseguì una sua fantasia sul Ballo in Maschera. Fu ammirevole solo per agilità e cavata, ma lasciò desiderio di maggiore accento, tanto più che la natura della sua composizione, sopraccarica di note, lo esigeva innanzi tutto».282 LEONESI, Giuseppe Sant’Arcangelo, 1856 - «Leonesi col suo clarino seppe vincere le più astruse difficoltà, e produsse effetti di un fascino indescrivibile».283 LIVERANI, Domenico * Parigi, 1839 - «Il sig. Liverani ha talmente animato il suo magico clarinetto che ci ha fatto pensare a’ que’ tempi favolosi che i geni ed i silfi si nascondevano in un pezzo di canna. Liverani suona come Rubini canta».284 * Roma, 1846 - «Chi ode il Liverani, l’ingegno del quale è sì delicato e sì energico che sa essere a sua volta grazioso e malinconico, che parla al cuore con una espressione sì forte, sì intima, non può a meno di chiedere se il clarino da lui trattato sia lo stesso stromento trattato dalla maggior parte degli odierni suonatori che trasformano l’arte del cuore in un oggetto di meccanica curiosità. Il Liverani sorprese l’uditorio per la dolcezza e finitezza dell’ esecuzione. Egli percorre una scala indefluita di note senza alterarne mai una: sembrano esse tanti fiori leggiadri affasciati in un elegantissimo serto. L’esimio clarinista conosce poi mirabilmente l’artificio de’ contrasti; e a un forte straordinario fa succedere un piano leggerissimo; nell’adagio è tutta dolcezza e fa battere il cuore con carezzevole diletto; nell’ allegro è di una gaiezza di un impeto d’estro che attrae».285 LUNA, Vittorio * Palermo, 1965 - «[…] al cui sbalorditivo virtuosismo il pubblico deve la scoperta di un aspetto del clarinetto che sembrava essere 281 Napoli, Gazzetta Musicale di Napoli, 1862, n° 47, p. 3. 282 Napoli, Gazzetta Musicale di Napoli, 1866, nn° 8 e 9, p. 3. 283 Milano, L’Italia Musicale, 1856, p. 319. 284 Bologna, Teatri, Arte e Letteratura, 1839, n° 784, p. 7. 285 Bologna, Teatri, Arte e Letteratura, 1846, n° 1150, p. 198.

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sfuggito ai nuovi compositori».286 * 1989 - «[Il] Maestro Vittorio Luna (1° Clarinetto dell’Orchestra Sinfonica Siciliana) il non plus ultra dei clarinettisti siciliani».287 MAGISTRELLI, Luigi * 1998 - «Luigi Magistrelli è un bravo esecutore con una forte personalità artistica, caratterizzata da passione, delicatezza e naturalezza. Il suo approccio è “con amore” da Alpha a Omega. Sempre consapevole delle qualità liriche dello strumento Magistrelli riesce a far emergere una varietà di sfumature che fanno da complemento al suo fraseggio elegante».288 * 1998 - «Egli suona con tale abilità che la sua musicalità sembra emergere naturalmente senza nessuno sforzo, nonostante le numerose difficoltà tecniche che abbondano in questa composizione, come del resto nelle altre composizioni di Spohr per clarinetto. Un’altra qualità ammirabile è l’omogeneità del suo suono, che è puro, rotondo e risonante in tutti i registri, una qualità che è possibile ammirare in molti clarinettisti professionisti, ma che raramente arriva a un simile grado di eccellenza».289 MAGNANI, Aurelio Roma, 1902 - «Il prof. Magnani, lo diciamo volentieri, è ormai una gloria dell’arte sublime della musica, poiché non solo egli è il dolce, l’insuperabile solista di clarino, non solo è lo stimato e colto maestro della nostra Accademia, ma è anche autore di splendidi spartiti […]. Maestro coscienzioso e provetto nella didattica, ha già creato numerosi e bravi allievi, molti dei quali furono giudicati all’estero in grandissima fama».290 MARASCO, Giuseppe * Venezia, 1893 - «[…] il professore Marasco di questo Liceo Benedetto Marcello, suonatore invero meraviglioso sotto ogni punto 286 Milano, Musica d’oggi, 1965, p. 255. 287 Sambuca di Sicilia, La Voce di Sambuca, 1989, n° 281, p. 3. 288 Cincinnati, American Record Guide, Luglio/Agosto 1998, p. 221 289 Lyons, The Clarinet, Dicembre 1998, p. 93. 290 Roma, Gazzetta di Roma, 18 luglio 1902.

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di vista».291 * Venezia, 1923 - «[Il] Quartetto Veneziano […] ha deliziato con un’esecuzione superba del quintetto op. 115 con clarinetto di Brahms grazie alla collaborazione di quell’illustre clarinettista che è pur sempre il prof. Giuseppe Marasco».292 MARCANDALLI, Francesco Alessandria, 1879 - «Il concerto per clarinetto sullo Stabat di Rossini venne suonato dal prof. Mercandalli con quella valentia che lo distingue in modo raro; crediamo inutile fargli lode poiché la sua maniera di esecuzione è superiore ad ogni elogio».293 MARELLI, Michele 2016 - «[…] per la serietà e la creatività con cui lavora dentro e fuori il proprio strumento, merita elogi e ammirazione. Sapere che esistono strumentisti di tale livello può essere fin tranquillizzante per un compositore di oggi, che, in altre parole, sa di poter contare su musicisti di tale qualità, capaci di produrre forza espansiva all’interno della propria poetica».294 MARIANI, Peppino Torino, 1977 - «[Nel] Concerto in do minore di Felice Radicati per clarinetto obbligato e orchestra […] applaudito con calore […]».295 MARIOZZI, Vincenzo * Roma, 1986 - «[…] ha interpretato, sotto la guida di Sinopoli, il Concerto n. 2 in mi bemolle maggiore di Carl Maria von Weber. Sinopoli e Mariozzi ne hanno dato un’ immagine notturna, come di fantasmi sonori che s’aggirano nel ricordo. E gli applausi sono esplosi, giustamente, entusiastici».296 * Verona, 2009 - «Il sublime Concerto per clarinetto K. 622, composti due mesi prima della morte, nell’autunno 1791, ha visto 291 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1893, p. 440. 292 Torino, Il Pianoforte, 1923, p. 133. 293 Casale Monferrato, Il Monferrato, 4 maggio 1879, p. 2. 294 Milano, Amadeus, Novembre 2016, p. 108. 295 Torino, La Stampa, 14 giugno 1977, p. 9. 296 Roma, La Repubblica, 29 ottobre 1986, p. 34.

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rifulgere tecnica e pensiero di Vincenzo Mariozzi, splendido per la naturale adesione stilistica e per la capacità di concretizzarla in eleganza, precisione, seduzione poetica del timbro, così spesso spinto dall’autore verso misteriose velature di senso e di colore».297 MARTINA, Cornelio Alessandria, 1976 - «Il programma è stato interamente bene eseguito, nonostante la varietà e la difficoltà dei brani da Cornelio Martina […] il bel suono e sicura tecnica del clarinettista […]».298 MASTELLI, Bruto Saluzzo (Cuneo), 1913 - «Fu ammirato assai e applaudito a lungo il Prof. Bruto Mastelli nelle “Variazioni per clarinetto”. Certo sarebbe potuto apprezzarsi ancor più la sua virtuosità e la delicatezza della sua cavata, come pure il finissimo ricamo di note del [Luigi] Bassi, se fosse regnato maggior silenzio».299 MAZZOLENI, Pietro Cadice (Spagna), 1834 - «[…] commendevolissimo si rese il sig. Pietro Mazzoleni eseguendo magnificamente col clarinetto un bel concerto, e distinguendosi specialmente per una cavata di voce assai insinuante, e per una maniera di esprimersi assai toccante».300 MELONI, Fabrizio * Varese, 2002 - «Fabrizio è un artista poliedrico ed eclettico […]. Alle venature patetiche Meloni preferisce la libertà di un suono che possa anche sconcertare ma, nello stesso tempo, appropriarsi di nuovi significati».301 * Genova, 2006 - «Il Concerto K 622 è un capolavoro assoluto […]. Una grande pagina che Fabrizio Meloni ha restituito con bravura: suono pieno, bello, intonazione perfetta, una notevole gamma di sfumature e di dinamiche in uno stile esecutivo rigoroso e 297 Verona, L’Arena, 6 aprile 2009. 298 Alessandria, Il Piccolo, 21 aprile 1976, p. 3. 299 Saluzzo, Corriere di Saluzzo, 7 giugno 1913, p. 3. 300 Milano, Il Censore Universale di Teatri, 1834, p. 321. 301 Milano, Corriere della Sera, 6 luglio 2002, p. 56.

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sostenuto con equilibrio. L’ accoglienza della platea è stata talmente entusiastica da spingere l’ artista a concedere come bis proprio il citato Adagio».302 MILUCCIO, Giacomo * Napoli, 1968 - «Il nitore della tecnica che disinvoltamente e con assoluta sicurezza sormonta gli ostacoli anche nei passaggi più ardui e dove più s’infittiscono le note, il Miluccio ha integrato con una finissima sensibilità, proprio e soprattutto dove la composizione esigeva purezza e diafana delicatezza di suono, grazie ad un sorvegliatissimo dominio dell’emissione. Le medesime doti del solista sono emerse, e sempre con fluidità tecnica, attenta graduazione di coloriti fino agli appena percettibili pianissimi, e sensibilità espressiva, nel molto gradevole «Concerto» in MIb magg op. 36, per clarinetto e orchestra, di Frantisek Kramar […]».303 * Napoli, 1972 - «Il Miluccio, primo clarinetto dell’orchestra sancarliana, sebbene non faccia professione assidua di concertista, ha qualità strumentali e musicali spiccatissime. Ne abbiamo riammirato ieri sera, la densità e insieme l’omogeneità e purezza del suono, l’articolatissimo e insieme puntualissimo giuoco tecnico, la curva docile e morbida del canto, la vaghezza e l’efficacia espressiva dei coloriti, che, nella dinamica attenta e misuratissima del fraseggio, raggiungono pianissimi di impalpabile, preziosa levità».304 * Napoli, 1973 - «[…] una deliziosa interpretazione del Concerto n°2 in Mib maggiore op.74 [di C. M. von Weber] per clarinetto e orchestra: un’interpretazione riuscita, in una nobile gara, tra l’orchestra guidata dal Chmura e il clarinettista Giacomo Miluccio, un capolavoro di misura e di intimità espressiva. Il Miluccio ha ieri sera superato le migliori esecuzione che di lui ricordiamo già con tanta ammirazione […]. L’emissione dominatissima gli ha consentito di creare con i pianissimi stupendi, veli di suono dolcissimi, e con le morbidissime curve melodiche, un’atmosfera di notturno incanto, di serenissima pace, pur avvivata da una tenera commozione, nel delicatissimo andante. Molto brillante, ma pur esso 302 Roma, La Repubblica, sez. Genova, 26 marzo 2006, p. 10. 303 Napoli, Il Mattino, 11 novembre 1968, p. 18. 304 Napoli, Il Mattino, 30 ottobre 1972, p. 6.

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nobilmente velato di malinconia, è riuscito al Miluccio anche il terzo movimento Alla Polacca».305 MIRCO, Domenico * Milano, 1850 - «Il pregio principale del giovane concertista consiste a parer nostro nell’espressione con la quale canta più che suona l’adagio. Ha una certe messe di voce che bastano sole a strappare un applauso, colorito felicissimo, effetto straordinario nel rinforzare e smorzare le note».306 * Milano, 1850 - «Dal suo clarinetto esce una voce umana che ti ricerca le fibre più intime del cuore, con una sola nota ti fa prorompere all’applauso, chè in quella nota è trasfusa tutta la passione di un’anima che sente».307 * Milano, 1860 - «Il Mirco è un egregio suonatore di clarinetto, specialmente per la dolcezza della cavata e pel sentimento con cui modula le appassionate melodie del repertorio italiano: nelle difficoltà certo non raggiunge quel miracolo del Cavallini, e anzi talora incespica, ma quando si mantiene nei limiti del canto e del meccanismo adatto alle sue forze è un artista che dà piacere sebbene suoni quell’ingrato istrumento».308 MIRCO, Giuseppe Trieste, 1855 - «L’egregio professore fe’ cose sorprendenti col suo istrumento, dal quale ei sa trarre suoni or forti, or dilicati, piegandoli quando a soave melodia, quando a bizzarri trilla menti, quando a dolci ammorzature, che riescon per tale guisa piacevoli da produrre negli ascoltatori ben viva sensazione».309 MIRETTI, Pierino Torino, 1972 - «Con ottimo fraseggio il clarinettista Pierino Miretti ha poi esposto il Concerto n. 3 del boemo Karl Stamitz […]».310 305 Napoli, Il Mattino, 21 novembre 1973, p. 10. 306 Milano, L’Italia Musicale, 1850, p. 273. 307 Milano, L’Italia Musicale, 1850, p. 286. 308 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1860, p. 230. 309 Milano, La Fama, 1855, p. 147. 310 Torino, La Stampa, 13 dicembre 1972, p. 9.

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NERONI, Luigi Matera, 1967 - «Il clarinettista Luigi Neroni, ha fatto risplendere appieno il suo notevole virtuosismo strumentale accompagnato da una profonda musicalità e di una ricchezza di doti interpretative, quali solo raramente è possibile riscontrare in solisti di strumenti a fiato».311 NORRITO, Giuseppe San Francisco (U.S.A.), 1911 - «Il suo suono era continuo, puro e simpatico […]. La sua tecnica delle dita era notevole e la sua esibizione ha meritato la richiesta di un bis».312 PALERMO, Calogero * Roma, 2002 - «[…] ha trionfato il suono terso del clarinetto di Calogero Palermo, solista nel Concerto mozartiano in la maggiore. Ah, la musicalità, il fraseggio poetico!»313 * Rutigliano (Bari), 2005 - «Calogero ha messo in luce un suono morbido, pieno ed espressivo, con una tecnica ferrata che gli permette omogeneità timbrica in tutti i registri dello strumento ed una gran facilità nel passaggio dal virtuosismo alla cantabilità».314 PAONE, Ulderico Napoli, 1945 - «Purissimo per intonazione, esperto d’ogni accorgimento tecnico, vago nella qualità del suono che sa ottenere, quando occorra, vivacemente brillante e dolcemente opaco».315 PARISI, Rocco * Torino, 1992 - «Il clarinettista Rocco Parisi ha dimostrato la sua abilità nell’alternare il parlato ai suoni dello strumento; altrettanto efficace è parsa la sua esecuzione di Soft, pagina solistica in cui Donatoni scivola con gradualità dalla salmodia soffice e vellutata al 311 Bari, La Gazzetta del Mezzogiorno, Cronache della Basilicata, 19 maggio 1967, p. 15. 312 San Francisco, The San Francisco Call, 5 ottobre 1911, p.5. 313 Milano, Corriere della Sera, Edizione di Roma, 9 giugno 2002, p. 55. 314 Bari, Contrappunti, Ottobre 2005, p. 12. 315 Napoli, Il Paese, 6 dicembre 1945.

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divertimento clownesco».316 * Assisi (Perugia), 2013 - «ll clarinettista basso italiano Rocco Parisi emana carisma - il suo sorriso si accende a ogni fase e quando suona, la sua personalità va dritto attraverso il suo clarinetto basso al pubblico».317 PELLEGRINI, Donato * Firenze, 1825 - «Lo stacco di lingua, la perfetta intuonazione, la facilità sorprendente con la quale egli percorre le scale del suo istrumento, la purità e l’uguaglianza dei suoni, ch’egli sa cavarne; assicurano al Sig. Pellegrini un posto distinto, al quale altri potranno arrivarlo, ma difficilmente oltrepassarlo; Pellegrini è il Paganini del Clarinetto - Egli seppe creare uno stile che s’allontana da tutte le Scuole, e lo qualifica Esecutore senza confini».318 * Milano, 1827 - «Domina in parte il proprio istrumento con molta sicurezza, e con meccanica precisione non comune. Possiede una cavata robusta e vibrata, ma di questa è ben poco padrone, sicchè non può forse filare e portare le voci con quella dolcezza di espressione che sono la vera anima della musica».319 PERI, Alessandro * Cremona, 1839 - «Il professore signor Alessandro Peri suonò grandi variazioni per clarinetto del professor Cavallini così maestrevolmente che diede a conoscere non vi avere difficoltà di sua perizia».320 * Cremona, 1851 - «[…] valente suonatore di clarinetto, il quale alla soavità dei suoni unisce la maggiore maestria nel superare le più ardue difficoltà del suo istrumento».321 PERUZZI, Elio * Vicenza, 1949 - «Nell’esecuzione del Concerto n° 2 op. 74 di Weber, riuscì con morbida e pastosa voce a superare impervie 316 Torino, StampaSera, 1992, n° 81, p. 23. 317 Fron, Clarinet & Saxophone, 2013, n° 3, p. 10. 318 Firenze, Gazzetta di Firenze, 1825, n° 145, p. 4. 319 Milano, I Teatri, 1827, Tomo I, Parte I, p. 263. 320 Cremona, Gazzetta Privilegiata di Cremona, 1839, n° 22, p. 1. 321 Milano, L’Italia Musicale, 1851, p. 35.

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difficoltà tecniche ponendo in risalto, con accenti patetici, la romantica atmosfera dell’opera stessa».322 * Vicenza, 1961 - «Elio Peruzzi nel Quartetto [sic!] in la magg. K. 581 di Mozart, ha brillantemente illustrato le sue notevoli doti artistiche, imprimendo al clarinetto una voce decisa, sicura, ora tenue e soffusa di malinconia, ora più forte ed imperiosa, ma sempre nitida, calda, equilibrata».323 PEZZANA, Lodovico * Venezia, 1815 - «Nell’istrumentale s’è singolarmente in sommo grado distinto il su mentovato egregio socio sig. Pezzena in un concerto di clarinetto del sig. Pranzer. Il toccante suono di quel strumento nuovi pregi acquistando dalla maestria del valentissimo Filarmonico, attrasse innumerevoli plausi che tratto tratto ne interrompevano il corso, formando il più energico elogio di lui».324 * Venezia, 1817 - «Nella parte istrumentale furono ammirate le variazioni per clarinetto composte dal sig. maestro [Nicola] Vaccai per il sig. Lodovico Pezzana, aggionto alla Presidenza che le eseguì con quella precisione e dolcezza, per cui brilla e rapisce lo strumento sul labbro suo».325 * Bologna, 1827 - «Oggetto poi d’universale sorpresa si rese il veneto signor Pezzana celebre professore di Clarino nei diversi pezzi da lui eseguiti, quali diede ben chiaro a divedere non avere, fra noi, altri, che valga a superarlo nella sua maestria, ed eccellenza».326 PEZZULLO, Franco * Milano, 1966 - «Lo stupendo K. 622 è stato suonato dal clarinettista Franco Pezzullo con agilità di espressioni affettuosamente dialoganti».327 * Siena, 1968 - «[…] disinvolto ed acrobaticamente sicuro di sé al punto di trascurare talvolta l’assoluta esattezza dell’intonazione».328 322 Vicenza, Il Giornale di Vicenza, 13 dicembre 1949. 323 Bologna, L’Avvenire d’Italia, 25 Gennaio 1961. 324 Venezia, Giornale di Venezia, 18 marzo 1815. 325 Venezia, Giornale di Venezia, 6 novembre1817. 326 Bologna, Teatri, Arte e Letteratura, 1827, n° 150, p. 28. 327 Milano, Corriere della Sera, 22 novembre 1966, p. 12. 328 Firenze, Nuova Antologia, 1968, p. 283.

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PIANA, Giuseppe Milano, 1845 - «Anche il professor Piana, nella bella suonata di Weber, ha mostrato di essere perfetto ed elegante suonatore di clarinetto».329 PIZZI, Carlo Castel San Giovanni (Piacenza), 1841 - «[…] eseguì sul clarinetto con vera precisione e colorito un concerto a lui dedicato dal celebre signor Cavallini,330 e richiamò unanimi applausi per la sicurezza nel vincere le difficoltà, e pel modo con cui sapeva ricercare le vie del cuore».331 POMARICO, Cosimo Buenos Aires (Argentina), 1974 - «Il distinto clarinettista animo con grande personalità il Concerto n° 1 op. 73, di Weber, interpretando la parte solista con caratteri di bella musicalità. I toni vellutati del registro grave, così come le vibrazioni che ottiene nel registro acuto, bilanciarono una colorazione timbrica di grande valore nell’interpretare l’opera di Weber».332 PONTILLO, Francesco Napoli, 1871 - «[…] il Pontillo, l’erede della corda del [Ferdinando] Sebastiani, dalla cavata espansiva che ti riempie una vasta sala da teatro, dall’accento corretto e dall’espressione toccante».333 POZZI, Carlo Milano, 1883 - «[…] da molto tempo non si ode una voce di clarino così pastosa, così dolce, e non si trova tanto sentimento nell’interpretazione degli adagi e tanta bravura d’agilità».334 329 Milano, Il Pirata, 1845, p. 382. 330 Ernesto Cavallini dedicò al Pozzi le sue Variazioni sopra un tema del Maes.° Bellini nell’Opera La Straniera per clarinetto e orchestra (o pianoforte), pubblicate a Milano dall’editore Ricordi proprio nel 1841. 331 Parma, Gazzetta di Parma, Supplemento al n° 48, 16 giugno 1841, p. 2. 332 Buenos Aires, La Prensa, 21 Settembre 1974. 333 Napoli, Napoli Musicale, 1871, nn° 18 e 19, p. 6. 334 Milano, Corriere della Sera, 8 luglio 1883, p. 3.

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RISI, Generoso Napoli, 1863 - «[…] un particolare plauso al clarinettista Generoso Risi, che mostra di appartenere a’ pochi buoni suonatori di quel difficile suo strumento».335 ROCCHI, Guido Cuneo, 1885 - «Guido Rocchi ci fece udire un concerto per clarinetto, di autore classico. Bisogna udire quella franchezza di cavata, quel diluvio di note tutte granite e di perfetta intonazione per capire ciò che può farsi su quello strumento: basti dire che in sala pur anco lo si sente volentieri come il più dolce fra gli strumenti musicali».336 RUSSO, Gaetano * Sermoneta (Latina), 1984 - «Nel prosieguo della serata si è ascoltato il clarinettista Gaetano Russo nell’interpretazione di Domaine (1969) di Pierre Boulez con un impiego dello strumento senza precedenti, specie nei doppi suoni, in una forma aperta ma rigorosamente scritta su fogli disposti su dodici leggii che il clarinettista ha letto successivamente, generando una sorta di itinerario austero ed incantato, segnato da suoni “frappes”, puntuali, lucentissimi e da misteriosi silenzi».337 * Napoli, 2010 - «Protagonista indiscusso Gaetano Russo, esibitosi con il suo clarinetto secondo la sua felicissima ispirazione di rigore fondante un canto tenerissimo, soprattutto in Mozart, come sappiamo ed abbiamo gustato ancora. […] c’erano i pezzi solistici di Strawinky difficilissimi, l’”a solo” dal “Quartetto per la fine dei tempi” di Messiaen: momenti di maestria e virtuosismo realizzati da Gaetano Russo in modo altamente espressivo, conquistando i presenti nonostante l’aspra, moderna scrittura».338 335 Napoli, Gazzetta Musicale di Napoli, 1863, p. 123. 336Cuneo, Il Saviglianese, 17 aprile 1885, p. 2. 337 Milano, Corriere della Sera, 15 giugno 1984, p. 21. 338 Napoli, Il Roma, 2010, n° 73.

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SALIERI, Girolamo * Trieste, 1837 - «[…] e qui si potè ammirare l’immenso studio da lui fatto nel maneggio del Clarinetto, superando con rara maestria ogni arduo passaggio dalle acutissime alle profonde basse, traendone in pari tempo una voce omogenea e toccante».339 * Bologna, 1841 - «Per vero, è lungo tempo che a modo sì completamente perfetto non avevo udito suonare codesto marziale strumento, poiché - cavata soavissima e in una robusta – agilità senza oppressione - stile di canto soavissimo italiano, leale, effettivo, senz’artifici, tutto vero insomma: nel quale poi in ispecie è da valutarsi la dolcezza di alcune legature scrisciate senza sforzo sopra note di grado che ti imitano l’istrumento da arco e la voce umana (sovrano prototipo d’ogni strumento concertante) sorprendentemente! Se a ciò aggiugni il vero buon gusto nella scioltezza de’ pezzi, e la sapienza relativa nelli pezzi da lui stesso composti, ecco come dovetti convenire che il SALIERI è perfetto artista italiano!»340 SAVINA, Leonardo * Torino, 1927 - «[…] la Rapsodia per clarinetto e orchestra di Debussy, nella quale emerse il valentissimo solista Leonardo Savina, insegnante nel nostro Liceo Musicale».341 * Torino, 1931 - «[…] la Sonata per clarinetto e pianoforte, che riunì il Matthey [pianista] a quel valoroso istrumentista, preciso e melodioso, che è il prof. Savina».342 SCARPONI, Ciro * Roma, 1984 - «Ciro Scarponi è un grande solista di clarinetto; il virtuoso emerso in questi anni, fanalino di punta e destinatario della miglior musica contemporanea. I suoi concerti meritano un posto al sole presso le istituzioni di maggior prestigio; le sue interpretazioni sono degne d’ogni attenzione essendo, sempre, illuminanti».343 339 Trieste, La Favilla, 1837, n° 46, p. 4. 340 Bologna, Il Caffè di Petronio, 1841, n° 11, p. 44. 341 Torino, La Stampa, 14 febbraio 1927, p. 5. 342 Torino, La Stampa, 13 giugno 1931, p. 4. 343 Milano, Corriere della Sera, Edizione Roma, 3 dicembre 1984, p. 23.

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* Roma, 1984 - «Ciro Scarponi, virtuoso d’assalto, sta conquistando uno spazio inconfondibile con le proprie “scarpinate”. Nessuno suona come lui - e, dinanzi alla scoperta del “nuovo” clarinetto, il clarinetto Scarponi, appunto – vien fatto di chiedersi chi è nato prima. È come la storia della gallina e dell’uovo. Sono stati i compositori a capovolgere la tecnica del clarinetto, o è stato Scarponi a indicare le soluzioni-shock? Le note ribattute con la gola sul pianissimo; quelle “frullate” riprese qui ad incredibili altezze; i grappoli di suoni, la cosiddetta “respirazione circolare” con il fiato da sub; gli acuti fuori estensione; ma via, se non fosse Scarponi a suggerirli, questo programma firmato da otto diversi autori, non sarebbe mica così omogeneo».344 SCAVO, Giuseppe Bari, 1964 - «[…] ha efficacemente interpretato una interessante Sonata di [Paul] Hindemith e il virtuosistico Canto della montagna di Salvatore Allegra, riconfermandosi esperto strumentista, dotato di salda tecnica e di ottime qualità musicali e interpretative».345 SCOMA, Enrico (G.) * Taranto, 1891 - «Lo Scoma conosce bene il suo strumento e ne sa trarre buoni effetti: sebbene si possa affermare che egli non ha molto sentimento e dunque talvolta l’esecuzione, se è precisa, non è però finissima; sebbene si debba riconoscere che egli ricorre un po’ facilmente alle eccessive sonorità, privando così, talvolta, l’esecuzione di quelle sfumature, di quelle dolcezze che rilevano l’artista meglio che il suonatore, tuttavia meritò caldi applausi».346 * Londra (Inghilterra), 1898 - «La cavata robusta e modulata, l’agilità nitida e sicura, l’esecuzione perfetta e corretta, sono doti che rendono lo Scoma ammirato ed acclamato. L’esecuzione del Quintetto di Weber fu eccellente; lo Scoma superò tutte le astruse difficoltà alla perfezione e l’uditorio applaudì l’esimio professore. Lo Scoma è allievo del [Gaetano] Labanchi di Napoli ed onora il suo 344 Milano, Corriere della Sera, Edizione Roma, 25 maggio 1985, p. 29. 345 Bari, La Gazzetta del Mezzogiorno, 29 febbraio 1964, p. 6. 346 Lecce, Gazzetta delle Puglie, 1891, n° 43, p. 2.

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maestro».347 SCORRANO, Luigi Tricase (Lecce), 1893 - «L’egregio Maestro Luigi Scorrano, il quale ci fe’ pure gustare il suo magico clarino nel Ballo in maschera; quel clarino che egli suona con verve, con maestria e con mirabile intonazione».348 SCOTESE, Torquato Attilio Bari, 1944 - «[…] l’ottimo clarinettista Attilio Scotese, docente al Liceo Piccinni, si è rivelato artista virtuoso ed elegante dalla fluida musicalità sia nella tecnica che nello stile: la pastosità e cantabilità del suo suono hanno guadagnato l’ammirazione degli ascoltatori».349 SEBASTIANI, Ferdinando * Firenze, 1828 - «Può dirsi senza adulazione; non è secondo ad alcuni di quelli che finora udimmo questo giovine professore di clarinetto. Somma è la precisione, la nettezza, l’agilità con cui egli eseguisce qualunque sonata; ora egli trae gran corpo di voce dal suo stromento, ora la attenua in un filo sottilissimo; l’uno e l’altro con tutta bravura opportunamente. Non posson farsi con più precisione i trilli; egli fa scale ascendenti e discendenti con tale colpo di lingua che paragonar si posson alle note picchettate più felicemente sul violino. Egli vince qualunque difficoltà con tal facilità che, ai meno periti parvero facili diversi pezzi che egli eseguì, benché difficilissimi. E quel che compie il suo elogio, egli fa parlar lo stromento con tant’anima, che quasi nelle sue mani esso divien emulo della voce umana».350 * Napoli, 1839 - «Sarebbe superfluo il voler fare degli elogi a questo valentissimo artista che gode già una riputazione europea. Chi non sa che egli eseguisce sul clarino quanto può solo immaginarsi dalla mente non quanto è dato ad un uomo di poter fare? Egli all’arte e alla maestria nel saper superare e vincere le più grandi difficoltà 347 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1898, p. 397. 348 Lecce, Gazzetta delle Puglie, 1893, n° 44, p. 2. 349 Bari, La Gazzetta del Mezzogiorno, 9 aprile 1944, p. 4. 350 Bologna, I Teatri, 1828, Tomo III, Parte I, pp. 60-61.

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aggiunge una dolcezza di corda, una delicatezza ed espressione che taluna fiata sembra il suo clarinetto quasi animarsi ed anzi che uno strumento ti par d’udire una voce umana la più cara ed insinuante».351 * Milano, 1843 - «Primo, senza dubbio, tra tutt’i nostri professori e suonatori di clarinetto, non sappiamo chi potrebbe mettergli accanto in Europa; ma sappiamo che basta udirlo con orecchio sano e cuor gentile, per non aver altro a bramare. Se il vigore temperato dalla dolcezza, la dolcezza congiunta alla grazia, e tutti e tre obbedienti senza la minima fatica alle più rigorose leggi del tempo; se la soavità che blandisce, l’energia che scuote, la maestria che sorprende, la leggiadria che incatena, il patetico che trionfa si deggiono porre tra i pregi eminenti dell’artista, artista fornito a dovizia di tali pregi è il Sebastiani. Pieno, robusto, florido, dilicato, disinvolto, vario, armonioso, e sempre toccante, il suono del suo clarinetto […]».352 SERVODIDIO, Domenico Monselice (Padova), 1889 - «Diamo un bravo al professor di clarino signor Servodidio miracolo di agilità e di forza».353 SISILLO, Giovanni Napoli, 1968 - «[…] ha offerto una realizzazione limpidissima del Primo Concerto di Weber».354 SOAVE, Giacomo * Alessandria, 1966 - «La voce del clarinetto, nel magnifico concerto mozartiano, che il Soave ci fece ascoltare nella seconda parte del programma, è stata suadente e dolce, la tecnica raggiunta dal giovine clarinettista è sicuramente buona».355 * Alessandria, 1967 - «Molto ammirata la levata di suono, calda ed uguale su tutti i registri dello strumento, sfoggiata dal Soave […]».356 351 Napoli, La Toletta, 1839, n° 15, p. 120. 352 Milano, Strenna Teatrale Europea, 1843, p. 38. 353 Padova, L’Euganeo, 1889, n° 328, p. 3. 354 Torino, Nuova Rivista Musicale Italiana, 1968, p. 1041. 355 Alessandria, Il Piccolo, 4 giugno 1966, p. 3. 356 Alessandria, Il Piccolo, 29 aprile 1967, p. 7.

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SOBRINO, Giampiero * Torino, 1998 - «[…] con il “Concerto per clarinetto e orchestra” di Copland […] Sobrino non avrebbe potuto far meglio nella distensione di delicate luminescenze come nelle acute impennate, trascolorando senza discontinuità tra i diversi spunti che pescano anche nel jazz».357 * Torino, 2001 - «Di Heinrich Joseph Baermann […] Sobrino ha tirato fuori un “Adagio in re bemolle maggiore” che gli ha dato la possibilità di sfoggiare la cantabilità melodica e la dolcezza timbrica; poi con sconosciute variazioni di Rossini sul “Mosè in Egitto” e sulla “Donna del lago” ha saputo lanciarsi senza paura in un virtuosismo acrobatico mozzafiato».358 SPADINA, Antonio * Como, 1833 - «Un altro fanciullo di anni 11, Antonio Spadina, di Como, ha mirabilmente eseguito sul clarinetto un tema con difficili variazioni. Anche questo fu un portento musicale; laonde il piccolo concertista venne chiamato e richiamato sul proscenio».359 * Como, 1845 - «[…] il pubblico si espandeva in applausi segnalati allorchè lo Spadina faceva diluviare le note dal suo istrumento nelle variazioni, avremmo più presto amato che maggiori ne avesse impartiti all’adagio suonato con ammirevole precisione ed intelligenza».360 TEORA, Angelo Verona, 2015 - «Anche il clarinetto l’arricchisce con un suono attivo, giocoso e nobile, nella diligente conduzione del concertista Angelo Teora. Un solista (è direttore del Ricordi MusicSchool Masterclasses) che vi ha preso parte attiva e che ha concesso uno stupendo bis: Oblivion di Piazzolla, risultato molto gradito al pubblico».361 357 Torino, La Stampa, 19 marco 1998, p. 45. 358 Torino, La Stampa, 14 giugno 2001, p. 51. 359 Milano, Il Censore Universale dei Teatri, 1833, p. 167. 360 Milano, Il Pirata, 1845, n° 89, p. 361. 361 Verona, L’Arena, 28 gennaio 2015.

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TINELLI, Antonio * Bari, 1996 - «Fluendo da uno stile compositivo ed esecutivo ad un altro, Antonio Tinelli crea un suono morbido e legatissimo con una perfetta tenuta di fiato, sostenendo la linea del canto e accarezzando i “piani e i pianissimi” improvvisi o preparati […]».362 * Bitonto (Bari), 1997 - «Momenti di intenso lirismo ed estatiche atmosfere sono stati raggiunti nell’esecuzione del concerto il La maggiore KV 622 per clarinetto e orchestra di Wolfgang Amadeus Mozart […] dove Antonio Tinelli […] ha toccato vertici di stupefacente espressività […]. Magiche e sognanti le volute melodiche evocate da Tinelli, dotate di un’intensa carica espressiva. Suoni morbidi, caldi ed avvolgenti del clarinetto […] hanno cesellato il magico adagio centrale. Grazia soave ed andamenti e movenze danzanti hanno caratterizzato l’esecuzione di Tinelli nel rondò finale […]».363 TRAVAGLINI, Alessandro Milano, 2003 - «Un clarinetto di solido aplomb tecnico che conosce umorismo, abbandono lirico e coerenza interpretativa. Da non perdere di vista».364 TRENTO, Giuseppe Lecce, 1895 - «Molto, ma molto bene il Maestro Trento, nel difficilissimo concerto per clarino sul Rigoletto. In quest’altra esecuzione il Trento ha confermata ancora una volta la fama che meritatamente gode di vero concertista dalla bella cavata e dall’ottima scuola».365 VARISCO, Francesco Biella, 1868 - «[…] eseguì con molto sentimento e vera cognizione dell’arte alcune variazioni per clarinetto sopra motivi rossiniani. Il signor Varisco non è ancora vecchio e diverrà, gliel’auguriamo, continuando nella via in cui si è posto, uno dei migliori 362 Bari, La Gazzetta del Mezzogiorno, 1° giugno 1996, p. 16. 363 Napoli, Roma, 8 maggio 1997, p. 17. 364 Milano, Il Giornale, 31 ottobre 2003. 365 Lecce, Il Propugnatore, 1895, n° 56, p. 4.

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suonatori».366 VELA, Francesco Firenze, 1830 - «Il sig. Vela suonò pure assai bene varii pezzi, sul suo stromento, il Clarinetto, né altrimenti poteva un tal Professore. Ma un caso sinistro gli negò di potersi mostrare quanto egli è, e quanto lui essere ognun sa. Gli si guastò alcuna parte del Clarinetto; e ne successe, per dir così, una lotta fra bravura del suonatore e l’infedeltà dello strumento, che all’Artista crebbe fatica, a noi forse meraviglia ma non diletto. Tanto l’Arte del primo non potè, che qualche men perfetta nota, non escisse dal secondo. Fu ciò meno sensibile nel Duetto che egli suonò coll’altro egregio suonatore sig. Ces. Poggiali, talchè riscossero entrambi un vivo plauso; ma scoprendosi il difetto più chiaro nelle variazioni che il sig. Vela passò quindi ad eseguire a solo, fu in lui saviezza il troncare, prima di terminarle. Egli si ritirò ad un tratto, con sorpresa di quelli che non ne intesero la causa, ma non senza rinnovati plausi dell’udienza».367 VINCENTI, Piero Roma, 1984 - «L’Associazione Amici di Castel Sant’Angelo […] ha avuto la felice idea di presentare, l’una dopo l’altra, le due versioni dell’Op. 120, n. 2 [di J. Brahms]. Alla prima, per clarinetto, ha provveduto Piero Vincenti (Forlì 1962), con suono nitido e nostalgico di mille affetti […]».368 VINGOLI, Arcangelo Biella, 1867 - «Il sig. Arcangelo Vingoli di Milano seppe col suo clarino meritare l’intera approvazione del pubblico. Suonò una fantasia con variazioni sui motivi conosciuti, con grande sveltezza e correzione».369 366 Biella, Gazzetta Biellese, 27 agosto 1868, p. 2. 367 Firenze, Gazzetta di Firenze, 1830, n° 154, p. 2. 368 Roma, L’Unità, 12 aprile 1984, p. 12. 369 Biella, Gazzetta Biellese, 1° agosto 1867, p. 3.

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ZAVALDI, Giovanni Battista Milano, 1887 - «Ha suonato, con accompagnamento dell’orchestra, il Secondo Concerto per clarinetto, di Weber, e fu un successo. Forse un po’ debole il polmone, ma ha una cavata di una dolcezza squisita; il giovane virtuoso fu veramente ammirato».370

370 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1887, p. 222.

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ORCHESTRALI

ANGELI, Luigi Lucca, 1873 - La Forza del Destino di Giuseppe Verdi - «Nel III atto abbiamo un bell’a solo, che il professore Angeli eseguisce inappuntabilmente».371 BASSI, Luigi * Lodi, 1854 - Messa Solenne di Angelo Panzini - «Il Laudamus, pezzo a tenore solo, ha per ritornello un elegante a solo per clarinetto, che il sig. luigi Bassi eseguì con quella maestria che gli è propria».372 * Milano, 1869 - La Forza del Destino di Giuseppe Verdi - «L’atto terzo comincia con un preludio strumentale nel quale campeggia il suono del clarinetto, benissimo trattato dal bravo professore Bassi, che fu meritatamente applaudito».373 BELLETTI, Esuperanzio Odessa (Ucraina), 1844 - Saffo di Giovanni Pacini - «Eseguì a perfezione, come lo scrisse il maestro Pacini per l’impareggiabile [Ferdinando] Sebastiani, il grande a solo per Clarinetto, cui, dopo di quel sommo, da pochi professori, o da niuno fu tentato di sonarlo intero, per somme difficoltà che ne costituiscono la rara bellezza. Il giovane Belletti le seppe tutte superare con meravigliosa e facilità per cui ne trasse tanti applausi, quanti potè dargliene un pubblico trasportato dallo stupore e dal diletto».374 BIANCHI, Francesco Bergamo, 1838 - Mosé di Gioachino Rossini - «Una laude speciale all’egregio signor Bianchi, che nel clarino ha pochi pari in Lombardia, pel bellissimo a solo che eseguì ottimamente nella scena 371 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1873, p. 287. 372 Lodi, Gazzetta di Lodi e Crema, 1854, n° 5, p. 33. 373 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1869, p. 70. 374 Napoli, Le Cicerone des Deux-Siciles, 1844, n° 29, p. 116.

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I atto IV che è obbligata al suo stromento».375 BIANCHI, Pietro Milano, 1911 - Cavaliere della Rosa di Richard Strauss - «Tullio Serafin scriveva la seguente lettera alla direzione del Teatro alla Scala: “Sono dolente di dover nuovamente comunicarle che il Prof. Bianchi non è in grado di eseguire la parte del clarino Mib e Re nel Cavaliere della Rosa. Cedendo alle sue istanze l’ho ancora fatto provare - purtroppo il risultato fu negativo. La prego perciò a provvedere il più presto possibile. Cordialmente suo Tullio Serafin”».376 BIMBONI, Giovanni * Firenze, 1837 - Marin Faliero di Gaetano Donizetti - «Dell’orchestra altro non diremo se non che non lascia nulla a desiderare […]. Tra i professori che più vi si distinguono è certamente il signor Bimboni (clarinetto) il quale riscuote nel suo a solo applausi ed acclamazioni sincere».377 * Firenze, 1838 - Caterina di Cleves di Luigi Savi - «Il Solo di clarinetto eseguito da Bimboni, pieno di mesto sentimento, e che precede la preghiera della Duchessa, ottenne sommi applausi».378 * Firenze, 1845 - Giovanna d’Arco di Giuseppe Verdi - «Il signor Giovanni Bimboni, il quale accompagna sul suo clarinetto con molta perizia e sentimento l’aria finale della Giovanna, merita una distinta menzione».379 BOTTESINI, Pietro Crema, 1832 - Il Castello di Montenero di Leopoldo Zamboni - «[…] i signori Pietro Stramezzi primo violino e Pietro Bottesini primo clarinetto ch’eseguirono con vera maestria due obbligazioni ad essi affidate finirono a dividere gli applausi col loro autore».380 375 Milano, Glissons n’appuyons pas, 1838, p. 27. 376 Milano, Corriere Orchestrale, 1911, n° 14, p. 140. 377 Milano, La Moda, 1837, n° 23, p. 96. 378 Firenze, Gazzetta di Firenze,3 febbraio 1838, p. 4. 379 Milano, Il Bazar di novità artistiche, letterarie e teatrali, 1845, p. 166. 380 Milano, Gazzetta Privilegiata di Milano, 3 marzo 1832, p. 254.

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CANCELLIERI, Luigi Milano, 1920 - Sinfonia n° 39 di Wolfgang Amadeus Mozart - «[…] nel Trio del terzo tempo, risuonò, attraverso la dolcissima cavata del clarinettista Cancellieri, con la soavità poetica di un idillo».381 CARULLI, Benedetto Milano, 1829 - Caritea di Saverio Mercadante - «Meritò pure applausi suoi proprii il sig. Carulli, Professore di clarinetto, nell’a solo che precede l’aria di Caritea nel second’atto».382 CATTERINI, Catterino Venezia, 1834 - Emma di Antiochia di Saverio Mercadante - «Con la nuova musica fu udito un nuovo strumento il Glicibaritono [sic.!] che tien nella voce del clarinetto e insieme del fagotto vale a dire che ha le note dell’uno e dell’altro. N’è inventore e sonatore il sig. Caterini Caterino che n’ebbe molti applausi così per l’invenzione come pel magistero con cui adoperolla».383 CAVALLINI, Ernesto * Venezia, 1828 - I Saraceni in Sicilia di Francesco Morlacchi - «Nel duetto fra Selene ed Enfemio è di squisito sapore il tempo di mezzo nel quale il clarinetto di Cavallini primeggia deliziosamente».384 * Milano, 1837 - Ettore Fieramosca, Ballo di Giovanni Galzerani - «Un assolo dell’esimio nostro professore di clarino Cavallini, fece prorompere l’udienza in un diluvio di applausi».385 * Milano, 1843 - I Lombardi di Giuseppe Verdi - «[…] anche Ernesto Cavallini suonò per eccellenza un assolo, e tutti sanno che il Cavallini, col suo clarinetto, è maestro di coloro che sanno. Peccato ch’egli debba languire in un’Orchestra!»386 * Pietroburgo (Russia), 1862 - La Forza del Destino di Giuseppe 381 Milano, Corriere della Sera, 30 ottobre 1920, p. 3. 382 Milano, I Teatri, 1829, Tomo III, Parte I, p. 302. 383 Venezia, Gazzetta privilegiata di Venezia, n. 58, 11 marzo 1834. 384 Bologna, Teatri, Arti e Letteratura, 1828, n° 202, p. 26. 385 Milano, Il Censore Universale dei Teatri, 1837, p. 326. 386 Milano, Strenna Teatrale Europea, 1844, p. 155.

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Verdi - «L’atto terzo incomincia con un assolo di clarinetto eseguito con una maestria incontestabile da Cavallini».387 CELLI, Andrea * Ancona, 1842 - Emma di Antiochia di Saverio Mercadante - «[…] un pezzo obbligato nel secondo atto eseguito, sebbene difficilissimo, con tanta squisitezza e dolcezza dal trilustre giovane sig. Andrea Celli primo Clarino, cui ognuno ben a ragione presagisce una avventurosa carriera».388 * Corfù (Grecia), 1843 - Saffo di Giovanni Pacini - «Che se concorrono all’ottimo andamento dell’orchestra altri professori italiani, tra cui il soavissimo clarinetto del signor Andrea Celli che con tanto valore spiegò il suo assolo nel terzo atto della Saffo […]».389 FORNARI, Dante Parma, 1885 - Jone di Enrico Petrella - «Merita un cenno speciale l’a solo per clarino eseguito stupendamente dal giovane prof. Dante Fornari con agilità sorprendente ed una intonazione perfetta; fu sempre applauditissimo».390 GONIZZI, Ferruccio Parma, 1964 - Un Ballo in Maschera di Giuseppe Verdi - «[…] all’inizio del secondo atto, quando, dopo alcuni mormorii di diniego da parte dei loggionisti, che sottolineavano la stonatura di un clarinetto, uno spettatore gridava forte “L’orchestra va male!”. Uno dei professori, Gonizzi, clarinettista di vasta fama, ritenutosi offeso, abbandonava il complesso […]. Nell’intervallo successivo gli orchestrali minacciavano di non tornare più in teatro per la prosecuzione dello spettacolo, dichiarando di voler manifestare in tal modo la propria solidarietà al collega beccato dal pubblico, secondo loro, a torto».391 387 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1862, p. 188.. 388 Bologna, Teatri, Arti e Letteratura, 1842, n° 933. 389 Milano, Il Pirata, 1843, p. 200. 390 Parma, Fra Diavolo, 1885, n° 10, pp. 1-2. 391 Roma, L’Unità, 29 dicembre 1966, p. 7.

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LARUCCIA, Giuseppe Genova, 1989 - Francesca da Rimini, Fantasia Sinfonica op. 32 di P. I. Ciaikovski - «[…] per lo strumentale in Francesca da Rimini di cui si può sottolineare il bell’intervento del primo clarinetto Giuseppe Laruccia».392 LIVERANI, Domenico Bologna, 1853 - Elena da Feltre di Saverio Mercadante - «I professori Liverani e Parisini si distinsero; il primo eseguendo col clarinetto il bel preludio dell’aria del baritono, in modo da volersene la replica […]».393 MAGNANI, Aurelio Roma, 1899 - Scènes Alsaciennes di Jules Massenet - «In quest’ultimo pezzo è stato anche notato il nostro clarinettista Magnani, sappiamo tutti la portata della sua voce e la squisita espressione».394 MARASCO, Giuseppe * Venezia, 1887 - La Forza del Destino di Giuseppe Verdi - «Fu vivamente e meritatamente applaudito il bravo prof. di clarino sig. Marasco nell’a solo che precede la romanza del tenore».395 * Venezia, 1902 - Capuleti e Montecchi di Vincenzo Bellini - «L’orchestra zoppicò alquanto; una eccezione, e ben doverosa, bisogna fare per il professore di clarino Marasco, il quale eseguì l’a solo meravigliosamente».396 MARIOZZI, Vincenzo Roma, 1996 - La Forza del Destino di Giuseppe Verdi - «[…] all’incanto notturno dell’introduzione a La vita è inferno all’infelice, ove una prova memorabile per lancinante “vibrato” ed etereo “pianissimo” è stata compiuta da un vero artista, il primo clarinetto 392 Torino, La Stampa, 25 giugno 1989, p. 25. 393 Milano, L’Italia Musicale, 1853, p. 381. 394 Parigi, Le Ménestrel, 1899, p. 102. 395 Venezia, Gazzetta di Venezia, 12 giugno 1887, p. 2. 396 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1902, p. 216.

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Mariozzi».397 MARZOLI, Vincenzo Cento (Ferrara), 1843 - Messa di Isidoro Milanti - «[…] non poteva essere altrimenti, se a un Donzelli si univa il pezzo concertato a clarinetto, eseguito dal celebre professore Marzola [sic.!], artista di cui il merito è tale, che potrebbe primeggiare in una capitale».398 MIRCO, Carlo * Venezia, 1870 - Jone di Enrico Petrella - «Una parola speciale merita il Mirco pel suo a solo sul clarino che egli eseguisce da quel valentissimo artista che è realmente».399 * Montagnana (Padova), 1874 - Jone di Enrico Petrella - «Il professore di clarinetto (sig. Mirco) col suo a solo nel terzo atto solleva un vero entusiasmo, e miete così potenti applausi da essere gentilmente costretto a ripetere il pezzo stesso, ricambiando l’insistenza del pubblico col variare le cadenze e i trilli, quasi direi rendendo nuovo di zecca, ciò che non sarebbe per altri che una ripetizione».400 MIRCO, Domenico * Venezia, 1846 - Giovanna di Cortuso di Andrea Gatti - «Vuole essere anche ricordato un bell’a solo di clarinetto, soavemente eseguito dal valoroso Mirco Domenico, il quale viene ogni sera applaudito».401 * Venezia, 1850 - I Lombardi di Giuseppe Verdi - «Il nostro Domenico Mirco, che noi volentieri chiamiamo decoro e gemma di questa orchestra, suonò l’a solo, che precede il duetto, con tanta soave e passionato accento, da levar l’uditorio a rumore. E poiché ne si offre il campo di rimediare ad una involontaria omissione, godiamo di ricordare come eguale effetto ogni sera ottenesse in altro suo a solo, che il Ricci aveva per lui espressamente introdotto 397 Milano, Corriere della Sera, 9 ottobre1996, p. 31. 398 Milano, Il Pirata, 1843, p. 93. 399 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1870, p. 393. 400 Padova, Giornale di Padova, 1° ottobre 1874, p. 2. 401 Milano, Il Bazar di novità artistiche, letterarie e teatrali, 1846, p. 244.

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nell’Estella».402 * Venezia, 1853 - Marco Visconti di Antonio Pedrocco - «Gli applausi cominciarono dalla sinfonia ad un adagio ben eseguito colla nota valentia del professor Mirco».403 * Venezia, 1857 - Capuleti e Montecchi di Vincenzo Bellini - «Ma chi ebbe veramente il vanto della rappresentazione, è fu il Mirco, giovane, il quale sonò sul suo clarinetto con tanta soavità e maestria l’ a solo, che precede la scena e il gran duetto della parte terza, che, caso unico! ne fu domandata ed ottenuta la replica».404 MIRCO, Giuseppe * Venezia, 1837 - Iginia d’Asti di Samuele Levi - «Nel second’atto l’aria del tenore della più rara bellezza è preceduta da un ritornello a clarinetto obbligato, con tanta perizia suonato dal professore Mirco, che coperto venne di applausi, e applausi che lo interrompevano ad ogni frase, di maniera che alla prima rappresentazione l’eccellente ritornello non ha potuto essere interamente gustato».405 * Venezia, 1846 - Luigi Rolla di Federico Ricci - «Il Mirco, fratello dell’altro più noto, e non meno di lui valente nel clarinetto, suonò il bell’assolo che precede l’ultima grand’aria del tenore con la più perita maestria, ed ebbe vivi e ripetuti applausi».406 * Venezia, 1847 – I Lombardi di Giuseppe Verdi – «Il valoroso Giuseppe Mirco riscuote ogni sera pienissimi applausi per la finita esecuzione d’un a-solo di clarino, che precede il terzetto, il quale ora generalmente si usa sostituire a quello altra volta eseguito dai primi violini».407 * Trieste, 1850 - Orazi e Curiazi di Saverio Mercadante - «[…] raccomanderemo del pari al primo Clarino Sig. Mirco di non dar motivo ad ulteriori repliche sul conto dell’intuonazione e sulla cavata soverchiamente spinta».408 402 Milano, L’Italia Musicale, 1850, n° 21, p. 94. 403 Milano, L’Italia Musicale, 1853, n° 32, p. 128. 404 Venezia, Gazzetta di Venezia, 15 dicembre 1857. 405 Milano, Il Censore Universale dei teatri, 1837, n° 47, p. 186. 406 Milano, Il Bazar di novità artistiche, letterarie e teatrali, 1846, p. 390. 407 Milano, Il Bazar di novità artistiche, letterarie e teatrali, 1847, p. 343. 408 Trieste, La Guardia Nazionale, 1850, n° 42, p. 4.

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MORI, Giacomo * Parma, 1843 - Buondelmonte, Ballo di Giovanni Galzerani - «Il prof. di Clarino Sig. Giacomo Mori nell’accompagnamento del ballabile venne applaudito e chiamato col coreografo all’onor del proscenio per tre volte».409 * Parma, 1843 - Roberto il Diavolo di Giacomo Meyerbeer - «Il Signor Giacomo Mori fu applauditissimo in un a solo ch’ebbe maestrevolmente a suonar col clarino».410 NOBILIONI, Antonio Cagliari, 1851 - Maria di Rohan di Gaetano Donizetti - «Anche al Nobilioni, che eseguisce stupendamente un a-solo col Basso-Clarino nella Maria dobbiamo sincero encomio».411 ORSI, Romeo * Milano, 1878 - La Forza del Destino di Giuseppe Verdi - «Il vero successo è stato per l’importantissimo a solo di clarinetto nel terzo atto, a solo che il valente prof. Romeo Orsi eseguì alla perfezione. Oh se gli artisti avessero cantato come ha suonato il prof. Orsi!»412 * Milano, 1880 - Saul di Antonio Bazzini - «La parte affidata al clarinetto è notevole, espressiva quanto mai, e il clarino potente del prof. Orsi si udiva in mezzo alle voci di quegli strumenti diretti da una bacchetta di mago: da quella del Faccio».413 PACI, Vincenzo Venezia, 2014 - La Clemenza di Tito di W. A. Mozart - «Non dimenticheremo la clavicembalista Roberta Ferrari per i Recitativi e il clarinettista Vincenzo Paci per le due Arie: bravissimi».414 PERI, Alessandro * Cremona, 1845 - Saffo di Giovanni Pacini - «Specialissima menzione poi devesi fare del nostro bravissimo professore di 409 Parma, Diario del Teatro Ducale di Parma nell’Anno 1843, p. 16. 410 Parma, Diario del Teatro Ducale di Parma nell’Anno 1844, p. 11. 411 Torino, Gazzetta Popolare, 21 ottobre 1851, p. 2. 412 Milano, Corriere della Sera, Giovedì 21 febbraio 1878, p. 3. 413 Milano, Corriere della Sera, 26 aprile 1880, p. 3. 414 Milano, Corriere della Sera, 29 gennaio 2014, p. 29.

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clarinetto A. Peri, il quale con singolare dolcezza e precisione eseguisce il grande a-solo del terzo atto, accolto ogni sera con le più vive dimostrazioni di applausi».415 * Cremona, 1851 - Il Diluvio Universale, Oratorio di Cesare Castelbarco - «[…] non poteva eseguir meglio il suo a solo, cavandone un suono così intonato e dolce da riscuotere moltissimi applausi».416 PICATTO, Luigi Torino, 1993 - Danze Rumene di Béla Bartok - «Clima popolare nelle Danze rumene di Béla Bartok in cui, piacevolissimi, emergevano gli “a solo” di clarinetto (Luigi Picatto) […]».417 UGOLINI, Giovanni Firenze, 1853 - Messa di Archimede Picchi - «[…] il solo di clarinetto fu suonato dall’Ugolini con molta bravura».418 PICONE, Arcangelo Lecce, 1896 - La Forza del Destino di Giuseppe Verdi - «Ottimamente l’orchestra, di cui fan parte ottimi professori; tra i quali il Sig. Arcangelo Picone (clarino), il Sig. Napoletano (violino), ecc., che riscossero anche loro applausi infiniti negli a solo».419 POZZI, Carlo Milano, 1884 - Jone di Enrico Petrella - «È stato molto applaudito il Pozzi, allievo dell’Orsi, nell’a solo di Clarinetto nell’atto terzo, del quale il pubblico ha voluto la replica».420 415 Milano, Il Bazar di novità artistiche, letterarie e teatrali, 1845, n° 4, p. 15. 416 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1851, p. 38. 417 Torino, La Stampa, 24 dicembre 1993, p. 22. 418 Firenze, Gazzetta Musicale di Firenze, 1853, n° 2, p. 6. 419 Lecce, Il Propugnatore, 1896, n° 17, p. 3. 420 Milano, Corriere della Sera, 1-2 maggio 1884, p. 3.

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REGAZZOLI, Gaspare Trieste, 1882 - Jone di Enrico Petrella - «Il professore Regazzoli venne applaudito all’assolo di clarino suonato da lui in modo inappuntabile».421 RUPP, Michele * Napoli, 1828 - Bianca e Fernando di Vincenzo Bellini - «[…] è impossibile tacere del signor Rapp [sic.!], il quale nel solo di clarinetto, che precede la romanza, destò un entusiasmo indicibile e comprovato da fervidi applausi».422 * Napoli, 1829 - Saul di Nicola Vaccaj - «Prima della comparsa di lui fu degno di ammirazione e di applausi un a-solo di clarinetto, eseguito dal rinomato Rup [sic.!]».423 SALIERI, Girolamo Venezia, 1830 - I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini - «Il Salieri in un bellissimo a solo del suo clarinetto riscuote ogni sera vivissimi applausi […].424 SANNA, Pasquale Piedimonte Matese (Caserta), 1869 - Quid sum miser per Coro e Orchestra di Giovambattista Mancuso - «Il solo di Clarino che precedeva il canto fu stupendamente eseguito dal sig. Sanna […]».425 SARTORI, Luca Napoli, 2009 – La Clemenza di Tito di W. A. Mozart - «Teresa Romano fa mirabilia nella più bella aria dell’opera, accompagnata da un vero virtuoso ch’è il nostro primo clarinetto, Luca Sartori».426 421 Trieste, L’Indipendente, 13 settembre 1882, p. 2. 422 Milano, I Teatri, 1828, Tomo II, Parte I, p. 299. 423 Milano, Gazzetta di Milano, 1829, p. 358 424 Venezia, Gazzetta privilegiata di Venezia, 17 marzo 1830, p. 4. 425 Napoli, Napoli Musicale, 1869, n° 2, p. 3. 426 Milano, Corriere della Sera, 29 gennaio 2010, p. 43.

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SEBASTIANI, Ferdinando * Napoli, 1839 - Capuleti e Montecchi di Vincenzo Bellini - «L’inarrivabile suonatore di clarinetto signor Ferdinando Sebastiani in ogni sera al preludio al secondo atto rapisce tutto il pubblico che alla fine del suo solo è obbligato a prorompere in bravo ed evviva clamorosi, ed in plausi giustamente tributati al suo merito».427 * Napoli, 1840 - Saffo di Giovanni Pacini - «L’ultim’aria del tenore […] vien dopo un a solo di clarino, che sembra essere stato composto dal Pacini per mostrar quel che possa l’indicato strumento in mano del solertissimo Sebastiani. Diffuso è quel pezzo di grazie e di difficoltà non comuni: e mentre gran vanto sarebbe superar solo le seconde, il Sebastiani, celando la vittoria di queste, fa brillar solo il trionfo delle prime».428 * Napoli, 1844 - Il Bravo di Saverio Mercadante - «[…] vogliamo fare un elogio all’impareggiabile nostro artista Ferdinando Sebastiani, il quale facendo da quinto col suo clarinetto in quel pezzo d’insieme [Quartetto della benedizione], rammenta sempre più a’ suoi concittadini quello che Rossini a lui tante volte ha detto, cioè che nessuno potrà contrastargli il nome e la gloria che tanto bellamente esso si è acquistato nell’arte».429 SERANGELI, Valeria * Salerno, 2008 - Sonnambula di Vincenzo Bellini - «Superlativo il nuovo primo clarinetto, una “voce” fascinosa che ha messo in riga l’intera classe dei legni, che da sempre è il fiore all’occhiello della formazione cittadina».430 * Salerno, 2011 - Bolero di Maurice Ravel - «[…] una nota di lode va, su tutti allo splendido suono del clarinetto e alla perfetta intonazione del piccolo in Mi Bemolle, strumentino tra i più “disgraziati”, per usare un termine bandistico, della prima parte del Carlo Felice di Genova, Valeria Serangeli […]».431 427 Napoli, La Toletta, 1839, n° 15, p. 120. 428 Napoli, Il Lucifero, 1840, n° 44, p. 355. 429 Napoli, Le Cicerone des Deux-Siciles, 1844, n° 37, p. 148. 430 Salerno, Cronache di Salerno, 16 maggio 2008, p. 21. 431 Napoli, Roma, Cronache di Salerno, 13 dicembre 2011, p. 8.

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SORANZO, Angelo Padova, 1870 - Saffo di Giovanni Pacini - «L’a solo del clarinetto fu eseguito stupendamente dal sig. Soranzo: il pubblico proruppe in una vera acclamazione».432 TAVEGGIA, Alessandro Brescia, 1851 - Il cuoco di Parigi di Gaetano Dalla Baratta - «[…] v’ha un assolo di clarinetto, che suonato dal professore Taveggia in modo assai lodevole, riscosse vivi e generali applausi».433 VALLEMANI, Ruggero Perugia, 1843 - Saffo di Giovanni Pacini - «L’ a solo del clarinetto Conte Ruggero Vallemani fu applauditissimo, e di fatto così dolci fa uscire i suoni del suo clarinetto che vi costringe al plauso».434 ZAVALDI, Giovanni Battista Milano, 1894 - Sotto i tigli, Bozzetto di Jules Massenet - «[…] venne anzi bissato il bozzetto di Massenet “Sotto i tigli” ch’è una squisita pagina di musica e diede agio ai signori Magrini, violoncello, e Zavaldi, clarinetto, di mostrare le loro singolari doti di solisti».435

432 Padova, Giornale di Padova, 1870, n° 211, p. 3. 433 Milano, L’Italia Musicale, 1851, p. 241. 434 Bologna, Teatri, Arte e Letteratura, 1843, n° 1018, p. 196. 435 Milano, Corriere della Sera, 28-29 aprile 1894, p. 3.

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CLARINETTISTI - DIRETTORI AVIGNONE, Enrico Milano, 1840 - «Si è qui istituita un’orchestra composta di quattordici e più parti, tutte ad istrumenti da fiato, a foggia di banda. Vi si eseguisce la miglior musica colla maggiore precisione e diligenza; e il professor di clarinetto signor Enrico Avignone, nostro concittadino, n’è il direttore ed il duce».436 BELLI, Francesco Norma, 2010 - «Clarinettista e direttore d’orchestra, Belli ha iniziato giovanissimo gli studi musicali con il nonno paterno, completandoli in conservatorio sotto la guida di Daniele Paris e Luigi Neroni. Dopo il diploma, ottenuto con il massimo dei voti e la lode, si è perfezionato con Karl Leister e con Franco Ferrara e Nicola Samale. Fondamentale per la sua carriera è stato l’incontro con il Maestro Sergiu Celibidache».437 BIGNAMINI, Jader 2012 - «Il M° Bignamini ha iniziato la carriera musicale a 9 anni con lo studio del clarinetto piccolo […]. Ha proseguito gli studi al Conservatorio “Nicolini” di Piacenza sotto la guida del M° Davide Felici […]. Nel 1997 vince il concorso ed entra nell’Orch. Sinf. Verdi di Milano come clarinetto piccolo continuando nella passione della lettura delle partiture fino a quando ha cominciato a dirigere i primi concerti. Riconosciute le sue doti […] nel 2009 la direzione dell’Orchestra Amatoriale LVPT. L’esperienza si integra anche con l’Orchestra Filarmonica Italiana, l’Orchestra del Teatro Rendano di Cosenza, del Teatro Olimpico di Vicenza, de I Pomeriggi Musicali di Milano, del San Carlo di Napoli e dell’Arena di Verona».438 BONICOLI, Venceslao Londra, 1865 - «Il Signor Bonicoli, Direttore di Banda, crediamo, in 436 Milano, Il Pirata, 1840, p. 405. 437 Sezze, MondoRe@le, 2010, n° 61, p. 16. 438 Roma, Risveglio Musicale, 2012, n° 1, p. 10.

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uno dei reggimenti di linea, italiano di nascita, ha suonato un a solo al clarinetto con grande spirito e ha mostrato un eccellente suono e una raffinata esecuzione».439 BORRELLI, Giacomo Gennaro Pittsburgh (U.S.A.), 1942 - «Giacomo Gennaro Borrelli. Questo popolare musicista è nato a Napoli, Italia. […] ha studiato al Conservatorio di Musica di Napoli dove si è diplomato in clarinetto e composizione […]. Come clarinettista ha suonato nelle orchestre di vari teatri e attualmente è membro della Nixon Theater Orchestra […]. E ‘stato direttore d’orchestra della WCAE (1932) […] e della Pittsburgh Opera (1933)».440 CARBONARE, Alessandro Benevento, 2016 - «Presso il teatro Massimo di Benevento, il concerto sinfonico Principio e Contrario vedrà sul palco, come solista e direttore, il clarinettista di fama mondiale Alessandro Carbonare».441 CARULLI, Michele Roma, 1990 - «Sul podio Michele Carulli, nominato da appena un mese direttore collaboratore del Teatro dell’ Opera. “è stato il maestro Sinopoli a portarmi qua “a forza” - racconta Carulli - ci conosciamo da molto tempo, perché per quattordici anni sono stato il primo clarinetto nell’Orchestra Sinfonica della Rai”. Prima di arrivare alla direzione d’ orchestra, infatti, Carulli è stato un brillante clarinettista, e ha tenuto concerti sia come solista che con le orchestre della Comunità europea e del Teatro alla Scala. Anche la carriera di direttore d’ orchestra, che ha intrapreso da alcuni anni, gli ha già dato delle soddisfazioni: in particolare si è distinto al concorso di Berlino e a quello della “Boston Symphony Orchestra”».442 439 Londra, The Musical World, 1° luglio 1865, p. 401. 440 Pittsburgh, The Pittsburg Press, 19 aprile, 1942, p. 9. 441 Benevento, Ottopagine, 15 maggio 2016. 442 Roma, La, Repubblica, 9 gennaio 1990, p. 8.

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CASANI, Giammarco Sutri (Viterbo), 2015 - «Professore d’orchestra, si è esibito per dodici anni in qualità di primo clarinetto dell’Orchestra Sinfonica di Roma […]. Ha collaborato come Primo Clarinetto con l’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari, l’Orchestra da Camera di Mantova, l’Orchestra Sinfonica Abruzzese, Roma Sinfonietta, l’Orchestra Sinfonica della Rai di Roma, l’Orchestra Mozart, l’Orchestra Nazionale dell’Accademia di Santa Cecilia, l’Orchestre National du Capitole de Toulose e la Mahler Chamber Orchestra […]. Sollecitato ad intraprendere lo studio della direzione d’orchestra da Yuri Ahronovitch […] ha diretto diverse formazioni sinfoniche e cameristiche, compresa l’Orchestra Giovanile dell’Artsacademy e l’Orchestra Sinfonica di Roma […]».443 CAVALLINI, Ernesto * Milano, 1830 - «Ernesto Cavallini, direttor dell’orchestra, Rabboni, Ivon, Cantù, Cavallini Pompeo […] erano i principali esecutori della parte strumentale […]».444 * Bruxelles (Belgio), 1845 - «Cavallini ha efficacemente contribuito al successo della compagnia italiana dirigendo le prove di tre opere nello spazio di otto giorni: abbisognava tutta la sua attività ed intelligenza per ottenere simili risultati».445 CAVALLINI, Pompeo Dublino (Irlanda), 1834 - «L’orchestra è stata rafforzata con l’aggiunta del signor Cavallini, celebre suonatore di clarinetto, che è Direttore della banda del 18° Royal Irish, di stanza a Dublino».446 COPPOLA, Lorenzo Murisengo (Alessandria), 2006 - «[…] il concerto de “I sonatori de la gioiosa” diretti […] dalla bacchetta di Lorenzo Coppola, diplomato in clarinetto moderno, membro dell’Orchestra da camera 443 Sutri, Il nuovo Lavatoio, 2015, n° 36, p. 3. 444 Milano, I Teatri, 1830, p. 46. 445 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1845, p. 160. 446 Dublin, Annals of the Theatre Royal, 1880, p. 81.

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di Roma».447 DELMASTRO, Sergio Milano, 2016 - «[…] il maestro e clarinettista Sergio Delmastro, che guida la [orchestra] Under 13 da un anno».448 FASANO, Tommaso Milano, 1840 - «Tommaso Fasano, professore di clarinetto di Napoli, venne anni sono, per consiglio di Rossini chiamato a Parigi a dirigere le bande, ma avendo quindi deplorabilmente perduta la vista rimase privo d’ogni impiego e nella necessità di provvedere colla sua abilità al proprio sostentamento ed a quello della moglie e di cinque piccoli figlj, diede venerdì scorso nel Ridotto dell’I. R. Teatro alla Scala un’Accademia vocale ed in strumentale […]».449 GAMBARO, Vincenzo Parigi (Francia), 1823 - «L’undici novembre 1823, a Parigi, dopo l’esecuzione del Barbiere di Siviglia al Teatro Italiano, “la banda di una legione della guardia nazionale si recò sotto le finestre del Maestro […] e gli fece una serenata. L’egregio clarinettista italiano Gambaro, uno dei più caldi rossiniani, non aveva voluto lasciare ad alcun altro il piacere e l’onore di dirigerla”».450 GARBARINO, Giuseppe Torino, 1982 - «Giuseppe Garbarino è un grande clarinettista con una rara predisposizione al repertorio contemporaneo che da qualche anno all’attività dell’esecutore ha aggiunto quella del direttore. L’esperienza preziosa del far musica col suo clarinetto, gli consente di convocare di volta in volta il fior fiore dei solisti e di dirigerli con passione pari alla bravura. Il concerto di ieri sera offriva un ottimo saggio delle qualità del direttore e dei suoi strumentisti».451 447 Alessandria, Il Piccolo, 27 ottobre 2006, p. 25. 448 Milano, Corriere della Sera, 7 marzo 2016 , p. 7. 449 Milano, La Moda, 20 gennaio 1840, p. 21. 450 Bologna, Quadrivium, 1993, vol. IV, p. 146. 451 Torino, Stampa Sera, 23 febbraio 1982, p. 31.

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IOSCO, Lorenzo Antonio Monte San Savino (Arezzo), 2016 - «Noto strumentista dell’aretino da anni interprete d’eccellenza [al Clarinetto basso] della London Symphony e della Hong Kong Philharmonic […] per l’occasione, Lorenzo Antonio Iosco dirigerà l’orchestra Ensemble Ubertini, formata da elementi della Hong Kong Philharmonic, dell’Orchestra Sinfonica Castelbuono Classica, da musicisti professionisti toscani e da giovani talentuosi provenienti dal Liceo Classico Musicale di Arezzo».452 LIVERANI, Domenico * Bologna, 1853 - «Anche in questa città nella sala privata del Palazzo Hercolani, venne eseguito lo Stabat Mater di Rossini: la direzione ne venne affidata al professore Domenico Liverani».453 * Bologna, 1856 - «Il professore Liverani diresse con moltissima intelligenza questi capolavori; ed una intelligenza non meno lodevole egli aveva mostrato nell’operare la scelta».454 MAGGIONI, Silvio Pian Camuno (Brescia), 2012 - «Ad oggi, Pian Camuno importa nuovi residenti ed esporta artisti di fama nazionale […] Silvio Maggioni, precursore del Complesso Filarmonico Lombardo, direttore artistico dei corsi internazionali di perfezionamento musicale, dell’Orchestra da Camera «Vivaldi» di Valle Camonica e docente di clarinetto al conservatorio di Brescia».455 MANGANI, Michele Urbino, 2005 - «Michele Mangani, nato a Urbino, si è diplomato al Conservatorio “Gioachino Rossini” di Pesaro (dove attualmente insegna) in clarinetto nel 1984, strumentazione per banda nel 1987, composizione nel 1990, direzione d’orchestra nel 1992 […] direttore dell’Orchestra di strumenti a fiato della Cappella Musicale di Urbino e del Corpo Bandistico di Candelara. Nel 1996 ha anche 452 Arezzo, Arezzo Notizie, 18 luglio 2016. 453 Milano, L’Italia Musicale, 1853, p. 113. 454 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1856, p. 38. 455 Brescia, Giornale di Brescia, 18 dicembre 2012.

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vinto il Concorso nazionale per maestro direttore della Banda nazionale dell’Esercito Italiano».456 MARIOZZI, Vincenzo Roma, 2000 - «Al podio, attrazione fatale di ogni strumentista, non ha resistito neppure Vincenzo Mariozzi, ottimo primo clarinetto dell’ orchestra ceciliana. Non è la prima volta che dirige ma non ci era capitato di ascoltarlo in questa veste fino a venerdì scorso quando in S. Maria degli Angeli, la basilica di piazza Esedra, ha diretto per il Festival curato da Enrico Castiglione “Le ultime sette parole del Salvatore sulla croce” di Haydn dimostrando di poter essere anche un buon direttore».457 MARZI, Marco 2015 - «Nato a Melegnano (MI) il 2 agosto 1957, segue studi musicali regolari presso il Conservatorio di Musica “G. Verdi” di Milano dove si diploma in Clarinetto nel 1979 sotto la guida dei Maestri Ariosto Prisco e Vincenzo Canonico […] Ha svolto un’intensa attività concertistica con la “Civica Orchestra a Fiati” del Comune di Milano, l’orchestra “I Pomerriggi Musicali” di Milano e come solista […]. È stato fondatore e direttore artistico dell’orchestra stabile “Città di Lelegnano” […] ed è Direttore artistico e musicale del Complesso Strumentale “Hortus Harmonicu” e dell’orchestra da camera “Nuove Armonie”».458 MELONI, Fabrizio Nervi (Genova), 2016 - «[…] con Fabrizio Meloni, primo clarinetto del Teatro alla Scala di Milano, in veste di solista e direttore sul podio dell’ Orchestra Sinfonica Abruzzese, una delle orchestre stabili italiane (ICO), costituita a L’Aquila nel lontano 1970».459 456 Bologna, Il Resto del Carlino, 23 agosto 2005, p. 11. 457 Roma, La Repubblica, 25 aprile 2000, p. 8. 458 Roma, Risveglio Musicale, 2015, n° 4, p. 12. 459 Milano, La Voce d’Italia, 27 luglio 2016.

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ORSOMANDO, Giovanni 1922 - «Giovanni Orsomando (1885-1992) […]. Studiò clarinetto al conservatorio “S. Pietro a Majella” di Napoli sotto la guida del M° Arcangelo Picone, e contemporaneamente iniziò lo studio della composizione e strumentazione per banda con Francesco Cilea, Camillo de Nardis e Raffaele Caravaglios, […]nel 1914 il concorso come I clarinetto della banda di Caserta, e durante la I guerra mondiale, chiamato alle armi nel 1915 entrò come clarinettista nel 77° reggimento fanteria. Dal 1922, anno del suo diploma, inizia un lungo pellegrinare per l’Italia, fu direttore dei seguenti complessi bandistici: Lavallo (Pz) nel 1925, Mazzarino (Cl) 1928, Torremaggiore (Fg) 1930 e Conversano (Ba) 1933 […]».460 PACE, Temistocle Firenze, 1939 - «Temistocle Pace. Nato a Pratola Peligna (Aquila) 1898. Ha studiato al Liceo Mus. “B. Marcello” di Venezia: il clarinetto col prof. G. Marasco, diplomandosi nel 1920 […]. Nel 1922, il Pace vinse le prove pratiche al Concorso a Cattedra di insegnante di clarinetto al R. Conservatorio di “S. Cecilia” di Roma e risultò primo al Concorso per la stessa Cattedra al R. Conservatorio di Firenze, ove insegna dal 1923 […]. Dal 1929 è 1° Clarinetto solista dell’orchestra Stabile Fiorentina […]. Ha fondato l’orchestra sinfonica del Dopolavoro di Firenze, che dirige tuttora e con la quale ha svolto il Primo Concerto di Fabbrica in Italia».461 PERRONE, Vincenzo Laterza (Taranto), 2012 - «Vincenzo Perrone è l’enfant di Laterza, musicista nato, direttore d’orchestra e compositore, vincitore di cattedre di clarinetto in prestigiosi Conservatori, di quelle cioè, che stanno nei luoghi del successo, ha preferito, confessò al “Corriere” anni fa, restare nella sua terra, insegnare nella vicina Matera, il cui Conservatorio Duni è sì prestigioso per la sua antichità, ma è periferico, per “partecipare all’elevazione culturale della sua gente, dando ciò che ha avuto da madre natura: la musica, l’arte, la bellezza 460 Acireale, Febasi Magazine, Marzo 2011, p. 5. 461 Torino, Musicisti e Artisti contemporanei della Toscana, 1939, p. 151.

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che rende buoni».462 PIERI, Remo Alessandria, 2003 - «[…] concerto dell’Orchestra di fiati del Conservatorio di Alessandria diretta da Remo Pieri […].Dal 1977 Pieri è primo clarinetto dell’orchestra “Città Lirica” della Toscana. Come solista di formazioni istituzioni concertistiche quali il Festival internazionale di Bolzano, la Biennale di Venezia, “La musica dell’Imperatore” al Teatro Goldoni di Venezia».463 ROCERETO, Mario Salvatore Pittsburgh (U.S.A.), 1942 - «Mario Salvatore Rocereto, decano dei musicisti, clarinettista, insegnante, compositore, direttore di banda, questa personalità geniale è nata nel 1863 nei pressi di Napoli [...]. Poi è stato assegnato come organizzatore e direttore dell’orchestra e della banda della University of Pittsburh (1917) [...]».464 RUSSO, Gaetano Lentiscosa (Salerno), 2011 - «Il programma, che spazia da Bach a Mozart e da Bizet a Strauss, vedrà alla testa dell’orchestra, nella duplice veste di clarinetto solista e direttore, Gaetano Russo».465 SEVESO, Ferdinando Milano, 1906 - «Ferdinando Seveso è nato a Como nel 1869 e studiò alla scuola del chiarissimo prof. cav. Romeo Orsi. Suonò nelle primarie orchestre, al Carlo Felice di Genova, in Egitto, al San Carlo di Lisbona, a Rio de Janeiro, per tre stagioni alla Scala, a Berlino, Amburgo e Vienna, sempre conteso per la sua valentia d’artista e per la sua serietà d’uomo. Debutto come direttore d’orchestra in Germania […] fu scritturato per un giro di concerti a Copenaghen, Cristiania e Bergen; ove è degna di essere ricordata la sua presentazione all’illustre Grieg, che ebbe per lui parole di vera felicitazione. Di là passo a Stoccolma […]. Fu anche impresario al 462 Taranto, Corriere del Giorno, 5 giugno 2012, p. 13. 463 Alessandria, Il Piccolo, 28 aprile 2003, p. 6. 464 Pittsburgh, The Pittsburg Press, 1° febbraio 1942, p. 8. 465 Napoli, Corriere del Mezzogorno, 29 agosto 2011.

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teatro Comunale di Modena e vi dette eccellenti spettacoli, facendo eseguire per la prima volta Germania, l’Iris e il Tannhäuser. Ora è direttore di buonissimi concerti orchestrali [a Milano]».466 SPADINA, Angelo San Francisco (U.S.A.), 1887 - «Angelo Spadina di Como, fratello del compianto Antonio e cugino dell’Orsi, inventore del clarinetto a doppia tonalità, ha qui dimora da più di venti anni ed è amato da tutti. Egli è primo clarinetto nell’orchestra di uno dei principali teatri, organista alla chiesa italiana dei SS. Pietro e Paolo e dà lezioni di pianoforte. In varie occasioni fu chiamato a dirigere l’opera italiana e anche come direttore si mostrò molto capace».467 TEORA, Angelo Villadossola, 1992 - «Sabato 30 maggio sarà la volta del Gruppo d’Archi di Milano, diretto da Angelo Teora […]».468 TINELLI, Antonio Bari, 2014 - «Si è svolto venerdì 7 febbraio, nell’Auditorium della Guardia di Finanza di Bari, il concerto inaugurale della Banda Musicale dell’XI Centro di Mobilitazione del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana […] grazie alla direzione affidata al noto [clarinettista] M° Antonio Tinelli […]».469 VANNINI, Augusto Boston (U.S.A.), 1932 - «A Boston è morto Augusto Vannini di Firenze, che insegnò [clarinetto] al Conservatorio della New England. Appartenne alla Boston Symphony Orchestra [come clarinettista e poi come direttore]».470 VESSELLA, Oreste New York (U.S.A.), 1917 - «Nato nel 1877 ad Alife […]. 466 Milano, Ars et Labor, 1906, p. 715. 467 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1887, p. 291. 468 Torino, La Stampa, 7 maggio 1992, p. 45. 469 Bari, Fax, Edizione Noci, 2014, n° 7, p. 15. 470 New York, Il Carroccio, 1932, p. 225.

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Dapprima si dette al clarinetto nel quale ebbe a maestri Pontillo e Gaetano Labanchi […]. Venuto in America nel 1901, ebbe, agli esordi, amarissime delusioni. Da maestro direttore la sorte lo fece un’altra volta clarinettista. Suonava allo Steel Pier di Atlantic City. Dopo un anno, in un periodo di assenza del direttore musicale, si volle provare il Vessella come sostituto. Bastò l’esecuzione del primo numero. Fu una rivelazione. Una rivelazione e una rivoluzione. Vessella fu nominato direttore effettivo “sul colpo”, come si dice».471 VINCENTI, Piero Cesena, 2016 - «[…] il concerto dell’Italian Clarinet Consort, orchestra composta di soli clarinetti, unica in Italia. A dirigerla sarà Piero Vincenti, uno dei più grandi clarinettisti al mondo».472

Ferdinando Seveso, Clarinettista e Direttore d’Orchestra.

471 New York, Il Carroccio, July 1917, p. 253. 472 Cesena, Il Resto del Carlino, 11 gennaio 2015, p. 18.

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CLARINETTISTI STRANIERI IN ITALIA

ARRIGNON, Michel (Francia) Siena, 1980 - «Strumento solista è il clarinetto, suonato benissimo da Michel Arrignon, e determina col suo timbro opaco e meditativo l’atmosfera malinconica e nebbiosa di questa lunga, fluente melodia […]».473 ASHKENAZY, Dimitri (Svizzera) Bardonecchia (Torino), 1991 - «Dimitri un clarinettista molto giovane, dotato di uno slancio e di una fantasia che percorrono il pezzo con tensione costante».474 BAERMANN, Heinrich Joseph (Germania) Venezia, 1816 - «Il talento del Sig. Baermann è conosciuto abbastanza per fama […] ch’egli nell’esercizio della sua professione è pervenuto a quell’ultimo apice di perfezione, dal quale volendosi allontanare, tanto per retrocedere quanto per avanzare, non si può fare che passo falso: diremo dunque ch’egli è arrivato al vero ed unico non plus ultra dell’arte sua».475 BOSKOVSKY, Alfred (Austria) Torino, 1970 - «[…] alla sublime meditazione del Quintetto op. 115 di Brahms; qui nemmeno uno spigolo, ma solo curve con quel clarinetto che s’avviluppa con gli archi come una buona coscienza, che li attraversa continuamente brillando all’acuto, scomparendo nelle note medie per riaffiorare improvvisamente al basso dove la sua voce si fa inconfondibile. Il solista Alfred Boskovsky ha penetrato molto bene l’autunnale melanconia dell’opera, mostrandosi tuttavia, a volte, un tantino compassato; ma a ritrovare il tono giusto pensava allora il primo violino Anton Fietz che lo sollecitava con 473 Torino, La Stampa, 31 agosto 1980, p. 3. 474 Torino, La Stampa, 20 agosto 1991, p. 26. 475 Venezia, Gazzetta privilegiata di Venezia, 29 gennaio 1816, p. 4.

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impercettibili portamenti».476 CAHUZAC, Louis (Francia) * Roma, 1925 - «La sua interpretazione della Rhapsodie di Claude Debussy è stata magnifica».477 * Roma, 1934 - «Cahuzac è un artista eccezionale […] il Concerto di Mozart è stato eseguito brillantemente oggi, grazie a questo ineguagliabile virtuoso».478 CANONGIA, José Avelino (Portogallo) Milano, 1818 - «L’accademia che il sig. Canongia professore di clarinetto al servizio di S. M. Fedelissima, diede venerdì a sera nella sala del ridotto dell’I. R. Teatro della Scala, riuscì soddisfacente, per ogni conto, nella parte istromentale […]. Il sig. Canongia, vero eroe della festa, sorprese […] avendo maneggiato il clarinetto con maniera superiore ad ogni elogio. La varietà e la gradazione de’ suoni or dilicati, or forti e sempre purissimi, ch’ei trasse da un istrumento che parea ancora si limitato; la prontezza nell’eseguire i passi più difficili, e soprattutto il bello stile con ch’egli animò e colorì la musica, gli procacciarono applausi altrettanto unanimi che meritati».479 COLLINS, Michael (Inghilterra) Genova, 2008 - «Tecnica solida, un controllo del suono assoluto anche su dinamiche quasi impalpabili, Collins ha regalato una pregevole lettura del Concerto K 622 per clarinetto e orchestra di Mozart. Pagina celestiale restituita con eleganza e mirabile dolcezza di fraseggio: basta pensare all’ Adagio bissato e risolto con disarmante semplicità espositiva».480 DE BAVIER, Antoine (Svizzera) Roma, 1955 - «Nel “Quintetto” di Mozart […] il clarinettista 476 Torino, La Stampa, 10 aprile 1970, p. 7. 477 Roma, Il Mondo, 1° giugno 1925. 478 Roma, Il Mondo, 1° giugno 1934. 479 Milano, Gazzetta di Milano, 1818, p. 287. 480 Roma, La Repubblica, Edizione di Genova, 17 ottobre 2008, p. 15.

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Antoine Pierre De Bavier ha eccelso per le sue straordinarie qualità musicali e tecniche. Da citare particolarmente il “Larghetto” per la straordinaria poesia ottenuta mediante sonorità estremamente equilibrate e lievi nelle quali la voce del clarinetto sembra toccare il limite delle possibilità espressive».481 DE BAVIER, Antoine e Magda (Svizzera) Milano, 1946 - «I giovani coniugi De Bavier, suonatori di clarinetto, ma innanzitutto musicisti colti e di aristocratico gusto […]. Applausi per tutti, in particolare per la brava signora Magda De Bavier, un angelo clarinettista».482 DE PEYER, Gervaise (Inghilterra) Torino, 1974 - «Ma il meglio doveva ancora venire, ed è stato quando all’Amadeus, per il Quintetto di Mozart, si è unito quel padreterno del clarinetto che è Gervaise de Peyer. Il colloquio fra questo strumento (misterioso e sensibile, capace di impastarsi con gli altri come un’anima invisibile o di illuminarli dall’alto) e gli archi si è sviluppato con una continuità di emozione di cui gli esecutori erano i primi a gioire; ineffabili poi i commenti che nel Larghetto il primo violino, con un calore di «vibrato» spinto ai limiti del sentimentalismo, tesseva attorno all’incorruttibile e purissima voce del clarinetto».483 DRUCKER, Stanley (Stati Uniti d’America) Roma, 1986 - «La gioia di un equilibrio timbrico di rara perfezione, con il sontuoso clarinetto di Stanley Drucker svettante».484 ETTLINGER, Yona (Israele) Roma, 1973 - «Lo strumento di Ettlinger, ricco di vibrazioni, ha un suono prepotente e fragoroso, ma è stato ben fronteggiato, nel bellissimo Larghetto [del Quintetto K. 581 di W. A. Mozart]».485 481 Roma, L’Unità, 29 marzo 1955, p. 5. 482 Milano, Corriere della Sera, 1° novembre 1946, p. 2. 483 Torino, La Stampa, 24 febbraio 1974, p. 7. 484 Milano, Corriere della Sera, Edizione di Roma, 20 novembre 1986, p. 34. 485 Roma, L’Unità, 26 gennaio 1973, p. 7.

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FRIEDLI, Thomas (Svizzera) Biella, 2001 - «Il ciclo di lezioni annuali vede ad esempio in cattedra Thomas Friedli, maestro eccellente che pone le sue basi su una fertile carriera di solista […]».486 FRÖST, Martin (Svezia) Milano, 2011 - «Quando si è esibito all’Auditorium di Milano con l’Orchestra Verdi, lo scorso giugno, in “quel” Concerto di Aaron Copland che fu eseguito per la prima volta da Benny Goodman nel 1950, ha lasciato a bocca aperta non soltanto le groupies del Conservatorio di Ancona venute apposta per lui […]. Nella danza Klezmer del bis, riarrangiata dal fratello minore Göran, ha trasmesso la felicità promessa dal titolo, Let’s be happy, in un crescendo stupefacente prodotto dal suo indiscusso talento. Tutt’altro che fragile».487 GERSTNER, Oskar (Svizzera) Milano, 1937 - «[…] si è udito per la prima volta il clarinettista Gerstner, primo clarino dell’orchestra sinfonica e teatrale di Basilea. […] si è dimostrato preciso, quadrato, sicuro ed ha colorito convenientemente la sua parte, meritandosi le acclamazioni che hanno premiato la fatica del quintetto [op. 115 di J. Brahms]».488 HACKER, Alan (Inghilterra) Milano, 1976 - «L’inglese Hacker è un virtuoso in senso assoluto. Lo ha mostrato nella lucida aggressività del fraseggio nel lavoro di Boulez [Domaines] e nella cordiale cantabilità di un concerto mozartiano; energico e preciso».489 LANCELOT, Jacques (Francia) Torino, 1971 - «Col solista Jacques Lancelot, interprete tutto discrezione e delicatezza, l’orchestra ha poi eseguito uno dei 486 Torino, La Stampa, 31 marzo 2001, p. 40. 487 Milano, Corriere della Sera, 28 agosto 2011, p. 40. 488 Milano, Corriere della Sera, 23 febbraio 1937, p. 5. 489 Milano, Corriere della Sera, 10 maggio 1976, p. 14.

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capolavori assoluti dell’arte mozartiana, che purtroppo viene raramente ricordato: il Concerto per clarinetto in la maggiore K.622».490 LEISTER, Karl (Germania) Milano, 2008 - «[…] del clarinettista Karl Leister che per tre decenni ha suonato con Karajan alla Filarmonica di Berlino, diventando membro onorario della Royal Academy di Londra. Squisito camerista e virtuoso, Leister interpreta un capisaldo mozartiano come lo struggente Concerto K 622».491 LETHIEC, Michel (Francia) Torino, 1985 - «Tre capolavori che furono tutti pensati per uno specifico esecutore. Val la pena ricordarne i nomi, Anton Stadler, Heinrich Baermann e Mühlfeld, associandovi quello di Michel Lethiec, prestigioso virtuoso dello strumento, assai applaudito l’altra sera insieme con gli archi d’un nuovo Quartetto di Budapest».492 MEYER, Sabine (Germania) Torino, 2003 - «Chi non ha mai ascoltato Sabine Meyer non sa come possa essere ancor più seducente il clarinetto e il repertorio classico ad esso dedicato. In tournée italiana col pianista Oleg Maisenberg al pianoforte e ospite a Torino dell’Unione Musicale al Conservatorio, la celebre strumentista ha scelto di aprire il programma con Saint-Saéns e di chiuderlo con Brahms […]. È grazie a questo genere di melodie stupendamente cantabili che la voce umana del clarinetto della Meyer, di rara omogeneità in qualsiasi passaggio di registro e suadente come un mezzosoprano, emana un fascino di una bellezza che sì vorrebbe catturare, mentre in un’interpretazione musicale il bello è l’attimo fuggente».493 MÜLLER, Iwan (Estonia / Germania) Torino, 1831 - «Il Clarinetto del Professore Müller esce dalla sfera 490 Torino, La Stampa, 3 dicembre 1971, p. 7. 491 Roma, Repubblica, Cronaca di Milano, 4 marzo 2008, p. 20. 492 Torino, La Stampa, 24 gennaio 1985, p. 19. 493 Torino, La Stampa, 15 novembre 2003, p. 49.

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degli usuali, avendovi egli aggiunto alcune chiavi, mercè delle quali eseguisce colla massima facilità e precisione molti musicali concetti, la cui espressione, ancorchè l’ordinario stromento sia trattato da un abilissimo, non è sempre sicura. Al merito di questa invenzione il Müller un altro ne accoppia che collo studio non si acquista, ed è quello di un’anima temprata così da essere vivamente commossa dal più soave e patetico, come dal più forte e generoso sentire, e di una mente che comprende, ed afferra la filosofica ragione delle melodiose armonie; fluidi, pastosi e corretti numeri, ingannatrice imitazione del flautino, un franco e robusto crescendo, e soprattutto un non ancora inteso dolcissimo smorzando, fino al punto di pareggiare l’intonato spirito di un’aura tranquilla, sono i rari pregi che, col favore di uno spontaneo silenzio, una scelta Udienza ammirò in questo valente artista».494 PAY, Anthony (Inghilterra) Genova, 1986 - «La seconda parte della serata si è aperta con il Concerto in la maggiore per clarinetto e orchestra K 622 di Mozart. Il solista Anthony Pay ha utilizzato uno strumento del 1850, della famiglia del corno di bassetto, dal timbro scuro, molto bello e caldo. Pay ha riletto la partitura ricercando una particolare aderenza al testo mozartiano risolto con brillante virtuosismo e buon gusto. Da citare il secondo tempo dl suggestiva poesia. Irreprensibile l’esecuzione globale, anche se Oren e Pay hanno dato l’impressione dl vedere il concerto in modo diverso sotto il profilo stilistico».495 POPA, Aurelian Octav (Ucraina) Bari, 1981 - «Raramente un clarinettista ha sfoggiato un così perfetto dominio dello strumento ed una gamma tanto ricca e suggestiva di sonorità, modulate alle così varie esigenze espressive del repertorio».496 PORTAL, Michel (Francia) Genova, 1988 - «Michel Portai è indubbiamente artista di classe, 494 Torino, Gazzetta Piemontese, 19 luglio 1831, p. 576. 495 Torino, La Stampa, 21 dicembre 1986, p. 24. 496 Bari, La Gazzetta del Mezzogiorno, 27 febbraio 1981, p. 16.

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aperto ad esperienze molto differenti, dal jazz al classico. Al Margherita, ha alternato esecuzioni piacevoli e accurate ad altre meno approfondite sul piano stilistico e contrassegnate da un suono alquanto esile. Non hanno entusiasmato i “Phantasiestucke” di Schumann, restituiti con buone scelte espressive, ma senza quella corposità e quel vigore necessari in un romantico. Poco approfondita sul piano stilistico è parsa pure la Sonata di Poulenc dedicata a Benny Goodman, scritta nel 1962».497 PRINZ, Alfred (Austria) Torino, 1953 - «Col Quintetto op. 115 [ di J. Brahms] il Wiener Konzerthausquartett prese congedo dai soci della Pro cultura femminile, i quali giustamente volsero la loro ammirata gratitudine anche al valoroso Alfred Prinz».498 SCHALK, Franz (Germania) Milano, 1824 - «Il professore Schalk trasse dal corno-bassetto soavi suoni; e tanto nel grave, che nel mosso e nel variato mostrò com’ei padroneggiasse il suo stromento, il cui effetto partecipa di quello del flauto e del clarinetto. Anch’egli fu applauditissimo».499 SCHMIDL, Peter (Austria) Genova, 1995 - «Di particolare interesse “Introduzione, tema e variazioni” per clarinetto e quartetto d’archi attribuito (con molti dubbi) a Weber. Una pagina deliziosa che esalta il suono caldo, vibrante del clarinetto, capace di passare da un lirismo denso e appassionato a scatti di acceso virtuosismo. Calorosi applausi ha ottenuto il clarinettista Peter Schmidl che ha messo in mostra una tecnica ineccepibile unita ad un eccellente senso espressivo».500 SIMON, Erich (Austria) Torino, 1936 - «Nel Quintetto op. 146 di Reger […] il clarinettista Erich Simon potè rivelarsi eccellente nella varietà di una tecnica 497 Torino, La Stampa, 18 maggio 1988, p. 19. 498 Torino, La Stampa, 11 dicembre 1953, p. 4. 499 Milano, Gazzetta di Milano, 1824, p. 369. 500 Torino, La Stampa, 12 aprile 1995, p. 43.

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robusta e delicata, squisita, sobria, e tale da contribuire efficacemente al sinfonismo, onde quell’opera stessa è pervasa».501 SMITH, William O. (Stati Uniti d’America) Venezia, 1966 - «[…] clarinetto (l’americano William O. Smith, ritenuto il maggior solista vivente di questo strumento)[…]».502 SPARNAAY, Harry (Olanda) Torino, 1982 - «[…] Il bravo Sparnaay […] dà modo di sfoggiare tutte le proprietà dello strumento dalla voce vellutata e fredda come di saxofono, e tutta la bravura dell’esecutore, chiamalo ad ogni sorta di prodezze, compresi i multisuoni, e giustamente applaudito, insieme col suo collaboratore pianistico».503 STEPHENS, Suzanne (Germania) Roma, 1978 - «La suonatrice-ballerina ha fiato e grazia da vendere per cui le si perdona la trovata di strombettare con il clarinetto tra le gambe, voltando i glutei al pubblico, pertanto, è stata certo sconcia, abbandonando la sala pestando rumorosamente i piedi o disturbando con colpi di tosse o con finti applausi e schiamazzi, o con la falsa indignazione di chi vede profanato il sacro tempio dell’arte. Alle manifestazioni di intolleranza e di pessima educazione (il dissenso dovrebbe essere espresso alla fine del brano) ha però risposto con consensi la maggioranza del pubblico, attenta, interessata o anche divertita».504 STOLZMAN, Richard (Stati Uniti d’America) Napoli, 1980 - «Con una prolungata ovazione il pubblico ha salutato […] la spettacolare conclusione del “Tema e variazioni” per clarinetto e orchestra di Gioacchino Rossini. La composizione rigurgitante di vitalità ritmica, alla maniera tipicamente rossiniana è magistralmente condotta per esaltale le possibilità dello strumento. Occorre, però, un clarinettista della forza di Stolzman per fare in 501 Torino, La Stampa, 10 aprile 1936, p. 6. 502 Torino, Stampa Sera, 7 settembre 1966, p. 8. 503 Torino, La Stampa, 24 settembre 1982, p. 17. 504 Roma, L’Unità, 14 febbraio 1978, p. 8.

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modo che le occasioni fornite a iosa dalla composizione al suo esecutore, diano luogo ad un formidabile exploit di quest’ultimo, come infatti è avvenuto. La fitta trama di note nella quale lo strumentista si è avventurato con spavalda sicurezza ha avuto il suo suggello. Una prova, dunque, di bravura, da parte di Stolzman, di autentico virtuosismo. Il clarinettista, però, aveva dato in precedenza una prova della sua consistenza d’interprete, della sua finissima sensibilità musicale, facendo “ cantare” il suo strumento con purissima voce nello stupendo “Adagio” dal concerto in La magg. 662 di Mozart, rivelandosi artista di primissimo rango».505 UDWARNOFSKY, ? (Ungheria) Bergamo, 1835 - «Il sig. Udwarnofsky, primo clarinetto del reggimento Bakony, gli è un suonatore di felice cavata, di molta forza, e di agilità straordinaria».506 WAGNER, Wilhelm (Germania) Bologna, 1833 - «Fu l’abbastanza noto e riputato professore di clarinetto sig. Guglielmo Wagner di Monaco che, reduce da Napoli e Roma, ove gran prova diede del suo talento […]. Il professore concertista si fece conoscere sommamente esperto in quanto mai può valere il suo strumento, eseguendo un concerto formale, poi un adagio e rondò, e finalmente un capriccio sopra varj temi, suonando così il difficile, il delicato, l’energico e l’espressivo in tutti i caratteri della musica».507

505 Roma, L’Unità, Cronaca di Napoli, 17 febbraio 1980, p. 15. 506 Milano, Il Pirata, 13 ottobre 1835, p. 124. 507 Milano, Il Censore Universale dei Teatri, 29 giugno 1833, pp. 207-208.

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Iwan Müller

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CONCORSI, NOMINE e RICONOSCIMENTI

Firenze, 1876 - Concorso per la composizione di un Concertino per Clarinetto - «Accademia del R. Istituto Musicale di Firenze. Nell’adunanza del dì 28 luglio, il corpo Accademico giudicando i due concorsi di composizione aperti in quest’anno 1876 […]; nell’alto del Concertino per clarinetto con accompagnamento di orchestra, aperto a spese del Comm. Presidente L. Casamorata, riuscì premiato il sig. Domenico Nocentini di Laterina in provincia di Arezzo, [clarinettista e] alunno di composizione del R. Istituto Musicale di Firenze».508 1883 - Il clarinettista Bonicoli nominato Cavaliere - « S.M. si compiacque di nominare nell’Ordine della Corona d’Italia: Sulla proposta del Ministero della Pubblica Istruzione, con decreto del 15 marzo 1883 a cavaliere Bonicoli Vinceslao, direttore musicale nell’armata di S.M. la regina d’Inghilterra».509 Montecarlo, 1885 - Il Fortina nominato Cavaliere - «Siamo lieti d’informare i numerosi amici del sig. Antonio Fortina, che in questo momento fa parte dell’importante orchestra di Montecarlo, che S. A. la Principessa di Lusignan volle riconoscere il suo talento di solista di clarinetto nominandolo cavaliere del suo ordine reale di Mélusine. Onore e complimenti sinceri al signor Fortina pel suo non comune ingegno».510 Barcellona (Spagna), 1892 - Concorso di Clarinetto di Barcellona - «Nel Real teatro dell’Eldorado seguì un concorso musicale, a cui presero parte parecchi professori di Barcellona e d’altre città. 508 Firenze, Boccherini, 1876, n° 7, p. 26. 509 Roma, Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, 7 agosto 1883, p. 1. 510 Biella, L’Eco dell’Industria, 27 settembre 1885, p. 2.

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Vincitore del primo premio (un diploma e 400 lire) riuscì l’italiano Emilio Porrini, professore di clarinetto del Conservatorio Isabella II. Fu applauditissimo in Gnomenklänge, fantasia di Baermann, e nell’esecuzione a prima vista di una Melodia di concerto, di Mozart. I giornali lodarono senza riserve il professor Porrini, il quale, collo studio indefesso, è riuscito a procacciarsi una bella posizione fra i solisti barcellonesi».511 Pesaro, 1896 - Diploma di alto onore - «La casa editrice Ruggieri di Pesaro bandì nel passato settembre un concorso per un lavoro musicale […]. Sopra un numero straordinario di concorrenti il nostro Giuseppe Trento ha ottenuto il diploma di alto onore. Tutti conosciamo il merito del nostro giovane e simpatico professore di clarino […]. Da parte nostra ci congratuliamo sinceramente e speriamo che questa brillante vittoria voglia essere per lui sprone a nuovi lavori e alla pubblicazione di quelli già fatti e del suo metodo di clarinetto del quale si dice molto bene».512 Londra (Regno Unito), 1898 - Il Quintetto di Giuseppe Frugatta - «Fra le composizioni presentate al Concorso bandito dal Collegio Internazionale di musica di Londra, in data 11 agosto 1898 e chiuso il 19 gennaio 1899, per un Quintetto per violino, clarinetto, violoncello, corno e pianoforte, fu giudicata degna del premio quella portante l’epigrafe Sclf-help, di cui, aperta la scheda, risultò autore il maeatro Giuseppe Frugatta».513 Roma, 1902 - Onoreficenza al Magnani - «Allorchè apprendemmo che il cav. Aurelio Magnani, professore di clarino nella nostra Accademia di S. Cecilia, era stato nominato Ufficiale dell’Accademia di Francia, un senso di vivo compiacimento ci invase, sia perché ci erano note le mirabili dote [sic.!] dell’egregio professore, sia perché l’onoreficenza da lui riportata, segna un’altra vittoria italiana, rinnova quella supremazia che meritatamente conserva all’estero, la buona 511 Torino, Gazzetta Piemontese, 22-23 ottobre 1892, p. 3. 512 Lecce, La Provincia di Lecce, 1896, n° 18, p. 13. 513 Torino, Rivista Musicale Italiana, 1899, p. 465.

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arte italiana».514 Milano, 1937 - Concorso al Conservatorio di Milano - «Il prof. Alamiro Giampieri, già da parecchi anni docente al Liceo pareggiato di Genova, ha vinto il Concorso per titoli ed esami al posto di insegnante di clarinetto nel R. Conservatorio di Milano».515 Ginevra (Svizzera), 1950 - Concorso Internazionale di Ginevra -«Clarinetto: 1° premio all’unanimità: sig. Paul-Jacques Lambert - 2° premio all’unanimità: sig. Gilbert Volsin - Medaglie: sig. Ed. Boulanger (all’unanimità); R. Barras; Ulderico Paone».516 Bari, 1962 - Il clarinettista Scavo al Concorso di Monaco - «Giuseppe Scavo, il giovane clarinettista barese già affermato concertista, parteciperà all’XI concorso internazionale di musica, bandito dagli enti radiofonici della Repubblica federale di Germania. Alla manifestazione, che si svolgerà nei prossimi giorni a Monaco di Baviera, Giuseppe Scavo è stato invitato in considerazione delle sue note capacità musicali. Il significato del riconoscimento toccato al nostro artista è evidente. Al concorso di Monaco si giunge non senza aver superato una severa selezione: il regolamento prevede infatti che vengano ammessi “coloro che si sentono maturi di presentarsi al pubblico”. I candidati sono inoltre tenuti a presentare programmi severissimi, con un repertorio di almeno 18 composizioni. A Giuseppe Scavo, il quale fra l’altro presenterà alla giuria una composizione inedita del musicista barese Silvestro Sasso, gli auguri per una brillante affermazione».517 Ginevra (Svizzera), 1963 - Concorso Internazionale di Ginevra - «Al Concorso Internazionale di esecuzione musicale di Ginevra […] Giuseppe Garbarino, che ha riportato il secondo premio nel concorso di clarinetto, ex aequo con il francese Michel Portal».518 514 Roma, Gazzetta di Roma, 18 luglio 1902. 515 Milano, Musica d’Oggi, 1937, p. 388. 516 Ginevra, Journal de Geneve, 3 ottobre 1950, p. 4. 517 Bari, La Gazzetta del Mezzogiorno, 5 settembre 1962, p. 6. 518 Milano, Corriere della Sera, 8 ottobre 1963, p. 9.

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Ginevra (Svizzera), 1967 - Concorso Internazionale di Ginevra - «Clarinetto: nessun primo premio. 2° premio di 1000 franchi - Sig. Aurelian-Octav Popa, (Romania, Bucarest). Due 3° premio di 500 franchi ciascuno; MM. Antony Morf (Svizzera, Ginevra), primo nominato, e Vincenzo Mariozzi (Italia, Roma)».519 Roma, 1978 - Un concorso per clarinettisti in onore di Valentino Bucchi - «Con buona partecipazione di pubblico […], l’Associazione “Valentino Bucchi”, di recente costituzione, ha annunciato ieri presso il Conservatorio di Santa Cecilia, della cui collaborazione si avvale, il Premio Valentino Bucchi, connesso a un Concorso internazionale per clarinetto, coinvolgente gli esecutori e i compositori. […] si svolgerà a Roma, presso il Conservatorio […] tra il 22 e 29 novembre prossimi, ed è riservato a giovani esecutori e compositori, italiani e stranieri, che non abbiano rispettivamente superato i 32 e i 38 anni. I partecipanti alle esecuzioni dovranno affrontare tre prove. Quella eliminatoria è imperniata su brani per clarinetto solo, di Donizetti e di Bucchi, mentre la semifinale prevede l’esecuzione di pezzi scelti tra una nutrita schiera di compositori moderni e contemporanei (Brahms, Saint-Saens, Schumann, Weber, Berg, Debussy, Hindemith, Poulenc, Stravinski, Ambrosi, Bartolozzi, Castelnuovo Tedesco, Riccardo Malipiero, Renosto, Testi e Vlad). La prova finale punta sulla Sonata Op. 120 n. 1, di Brahms, sul Concerto per clarinetto solo di Bucchi e sul Gran Quintetto Op. 34 di Weber […]. Sono in palio, oltre che premi in denaro (800, 600 e 500 mila lire), anche clarinetti offerti da ditte italiane e straniere, nonché concerti presso istituzioni e associazioni musicali […].520 «[…] pur constatando l’alto livello di preparazione dei giovani (che presentavano sin dalla prova eliminatoria tra l’altro il difficilissimo Concerto per clarinetto solo di Bucchi) non ha ritenuto di assegnare il primo premio. La commissione ha invece assegnato il secondo premio al ventenne Michele Carulli, pugliese, ed il terzo premio al bulgaro Rossen Ovciarov».521 519 Losanna, Gazette de Lausanne, 9 ottobre 1967, p. 5 520 Roma, L’Unità, 16 marzo 1978, p. 9 521 Torino, Nuova Rivista Musicale Italiana, 1979, p. 519.

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Cossato (Biella), 1979 - Concorso Internazionale di Ancona - «Sandro Tognatti, 16 anni, abitante alla frazione Lorazzo, si è classificato al secondo posto nella sezione “clarinetto” del “2° Concorso internazionale di esecuzione per strumenti a fiato 1979”, svoltosi ad Ancona […]. Il ragazzo frequenta la scuola di clarinetto del professor Raffaele Annunziata, dello stesso conservatorio [Torino]. In precedenza, il promettente musicista si era aggiudicato il primo premio al concorso internazionale di musica per giovani “Città di Stresa”. “Vorrei intraprendere l’attività di musicista - dice Sandro Tognatti -: farò pertanto del mio meglio per far sì che questa mia aspirazione divenga realtà ”».522 Vercelli, 1980 - Il Viotti d’oro a Giuseppe Garbarino - «Apertura d’obbligo di questa presentazione per Giuseppe Garbarino, clarinettista noto in tutto il mondo, al quale sarà consegnato il premio “Viotti d’oro” 1980. Il premio viene assegnato ogni anno a musicisti, cantanti, ballerini e compositori di fama internazionale […]. Tanto per fare qualche nome di “Viotti d’oro”: Igor Strawinsky, Carla Fracci, Salvatore Accardo, Piero Cappuccilli. Giuseppe Garbarino lo riceverà stasera, alla Sala Dugentesca, nell’intervallo del concerto di cui sarà protagonista […]. Garbarino, che si è diplomato in clarinetto al Conservatorio “Paganini” di Genova, ha incominciato la carriera suonando in varie orchestre italiane, fra le quali quelle della Rai di Roma e della Scala. Ha contribuito alla divulgazione della musica contemporanea e molti compositori (Testi, Bettinelli, Petrassi, etc.) gli hanno dedicato nuove opere».523 Alessandria, 1983 - I clarinetti del Vivaldi vincono anche a Stresa - «Ancora un successo dei giovani allievi del conservatorio “Vivaldi” al concorso internazionale di musica “Città di Stresa”, uno dei più prestigiosi organizzati in Italia. Il quartetto di clarinetti “Paul Arma” si è classificato primo nella sua categoria. E’ composto da Pierpaolo e Giampiero Sobrino, Sergio Violino e Roberto Bocchio, tutti e 522 Torino, La Stampa, 1979, n° 228, p. 1. 523 Torino, La Stampa, Cronaca di Vercelli, 1980, n° 251, p. 1.

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quattro allievi del prof. Giacomo Soave, docente di clarinetto appunto al conservatorio alessandrino. Al Concorso internazionale di Stresa, svoltosi al Teatro del Palazzo dei Congressi, hanno partecipato oltre 2 mila giovani, molti dei quali provenienti dall’estero».524 Terni, 1986 - 1° Concorso Nazionale di Clarinetto di Terni - «Ventuno i partecipanti di ogni parte d’Italia […]. Il primo premio, ex equo, è andato a Hofer Sigmund, di Merano e a Romolo Tisano, di Reggio Calabria. Il secondo premio è stato assegnato al ventiduenne Marco Edoardo Piazzoli di Como […]».525 Ginevra (Svizzera), 1990 - Concorso Internazionale di Ginevra - «Finale di Clarinetto. - 1° premio Fabio Di Casola (Svizzera); 2° premio Evgeny Petrov (URSS); 3° premio Alessandro Carbonare (Italia)».526 Praga (Repubblica Ceca), 1996 - Concorso Internazionale “ Primavera di Praga” - «Clarinetto: 1° premio Paolo Beltramini (nato nel 1966, Italia); 2° premio non assegnato; 3° premio Jean-Phillipe Vivier (nato nel 1966, Francia)».527 Firenze, 2004 - Il “Pentagramma d’oro” a Riccardo Crocilla - «Il giovane clarinettista Riccardo Crocilla, primo clarinetto del Maggio musicale fiorentino, ha ritirato il Pentagramma d’oro».528 Putignano (Bari), 2005 - La prima edizione del Concorso Internazionale per Clarinetto “Saverio Mercadante” - «[…] 8 le nazionalità rappresentate dai concorrenti iscritti al concorso: Italia, Grecia, Francia, Repubblica Ceca, Giappone, Belgio, Romania e Lituania […]. Il concorso, in seguito ad una rigida selezione esecutiva, ha assegnato un montepremi pari a euro 7.500 ai vincitori 524 Torino, La Stampa, 1983, n° 111, p. 20. 525 Milano, Corriere della Sera, 11 dicembre 1986, p. 35. 526 Ginevra, Journal de Geneve, 16 settembre 1990, p. 30. 527 Praga, Czech Music, 1995. 528 Milano, Panorama, 2004, p. 26.

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delle sezioni previste avvalendosi di una commissione di altissimo livello composta da Dan Avramovici - Romania (1° clarinetto solista dell’orchestra Filarmoniva “G. Enescu” di Bucarest), Enrico Maria Baroni - Italia (1° clarinetto dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI di Torino), Vincenzo Di Pede - Italia (Concertista e docente al Conservatorio di Musica di Matera), Anna Guerriero - Italia (Concertista e docente di musica da Camera al Conservatorio di Musica di Bari), Pjeter Guralumi - Albania (Concertista e docente all’Accademia delle Arti di Tirana), Kosmas Papadopoulos - Grecia (Concertista e docente al Conservatorio di Musica di Salonicco), Antonio Tinelli - Italia (Concertista e docente al Conservatorio di Musica di Matera). Sono risultati vincitori […] sezione Solisti senior: 1° premio Ciprian Dancu (Romania), 2° premio Ferdinando Redavid (Italia), 3° premio ex-equo Lukas Broda (Repubblica Ceca) e Grazia Francesca Mari (Italia), 4° premio Kaori Tanaka (Giappone) […]».529 Potenza Picena (Macerata), 2009 - Creativamente a Vincenzo Correnti - «Sabato 28 marzo, al Teatro Mugellini di Potenza Picena, il M” Vincenzo Correnti ha ricevuto il premio “Creativamente”. Con tale iniziativa la Provincia di Macerata ha voluto assegnare un riconoscimento alle persone che si sono distinte per il meritevole impegno profuso nell’interesse del bene comune, per creatività e talento in campo civile, culturale, artistico e scientifico. In particolare il M° Correnti è stato premiato nella categoria “la vita per l’arte e lo spettacolo”, per aver dedicato la propria vita all’arte utilizzando, oltre al proprio talento, una grande fantasia ed una grande creatività arricchendo così l’identità dell’insieme del territorio provinciale».530 Parigi (Francia), 2010 - Concorso Internazionale di Clarinetto “C. Debussy” - «Il 1° Premio è stato assegnato a Dmitrij Rasul-Kareyev, Russia [...]. Giovanni Punzi dall’ Italia ha vinto il 2° Premio. Allievo di Calogero Palermo e poi di Alessandro Carbonare, questo giovane musicista (20 anni!) ha un fraseggio molto sensibile. Julien 529 Noci, Noci Gazzettino, 2005, n° 11, p. 9. 530 Camerino, Nuovo Chienti e Potenza, 8 aprile 2009, p. 10.

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Desgranges dalla Francia ha vinto il 3° Premio».531 Venezia, 2014 - “Una Vita nella Musica” A Michele Marelli - «[…] il ricaldonese Michele Marelli ha vinto la sezione giovani di quello che in campo musicale equivale ad una sorta di “Premio Nobel”. Si tratta del premio “Una Vita nella Musica” […]. Un premio che, per il secondo anno, ha istituito una sezione speciale “giovani”. Ancor più interessante, se vogliamo, della precedente, in quanto segnala i futuri “grandissimi”. Con il compositore Federico Gardella e il musicologo Emanuele D’Angelo, il comitato scientifico, presieduto da Mario Messinis (con lui, tra gli altri, anche il critico torinese Giorgio Pestelli) ha riconosciuto l’eccellenza assoluta del Mº. Michele Marelli. Che negli ultimi mesi ha suonato a Berlino, alla Staatsoper e nella fantastica Berliner Philharmonie, all’Opera di Lille, ha insegnato per una master class al Conservatorio Tschaikovsky di Mosca ed è stato ospite per un recital solistico nella sala Rachmaninov, sempre in quella città. Poi i concerti alla Biennale di Venezia (da solista, con l’Orchestra di Padova e del Veneto) e a Milano Musica (da solista, con l’Orchestra Sinfonica “Giuseppe Verdi”). E proprio queste performance hanno contribuito a rafforzarne il prestigio sulla ribalta nazionale, dopo tanti meritati successi all’Estero. Non solo. Due suoi CD, distribuiti in tutto il mondo con le etichette Wergo (Schott publishing) e Stradivarius, gli hanno fatto vincere la Nomination agli ICMA 2014 (International Classical Music Awards come miglior cd di musica contemporanea dell’anno), le “Cinque stelle” di Musica e i “Cinque Diapason” in Francia».532

531 Lyons, The Clarinet, Settembre 2010, pp. 72-73. 532 Acqui Terme, L’Ancora, 2014, n° 40, p, 3.

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NECROLOGI

1842 «San Jago di Cuba (America), 8 febb. 1842 […]. Anche giorni sono un vostro bolognese, bravissimo suonatore di Fagotto e Clarino ([Ferdinando] Maccagnani), ho inteso sia morto».533 1850 «Gio. Battista Gambaro professore di clarinetto fra i più distinti che vantasse l’Italia, e che ebbe pur bella fama nelle primarie città d’europa nelle quali diede saggio di grande perizia su quel difficile strumento, facendosi ammirare specialmente per la purezza e dolcezza del suono, cessò di vivere il giorno 2 corrente [2 febbraio 1850], in mezzo al compianto di quanti lo conobbero, in età settuagenaria. Egli occupava da 40 e più anni il posto di primo clarinetto nella nostra orchestra, e questo gli venne tolto ultimamente senza usargli quei riguardi che esigeva la sua età avanzata ed il suo merito. Egli ne rimase profondamente addolorato, e vuolsi che il sofferto malore fosse provocato dal forte dispiacere che ebbe nel vedersi ricompensato in tal modo de’ suoi servigi, nell’adempimento de’ quali si mostrò sempre esatto e zelantissimo. Fu pure compositore, e scrisse alcuni pezzi per clarino di merito non comune». 534 1857 «Chiudo la presente rivista coll’annunziare la perdita che l’arte fece […] il sig. [Giovanni Battista] Boiero, [a Torino] era primo clarinetto alla Cappella Regia, al Regio Teatro e nel corpo di musica della guardia nazionale».535 1860 «Napoli. Ferdinando Sebastiani, rinomato clarinettista, maestro al R. Collegio di musica, e professore del teatro S. Carlo, cessò di vivere il 533 Bologna, Teatri, Arte e Letteratura, 1842, n° 954, p. 93. 534 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1850, p. 23. 535 Torino, L’Opinione, 7 dicembre 1857, p. 2.

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7 marzo corrente dopo pochi giorni di crudele malore».536 1864 «È sempre dolorosa la perdila degli uomini, che alle doti dell’ingegno accoppiano le più belle qualità del cuore. Amarissima pertanto riuscì all’ Istituto filarmonico-drammatico, ed a tutta la città di Padova l’estrema dipartita di Girolamo Salieri, celeberrimo sonatore di clarino, ammirato come tale non solo in Italia, ma eziandio altr’Alpi. Nato in Legnago nell’anno 1794, egli ci fu rapito ai 3 di questo mese, da breve morbo. Ebbe a precettori nell’arte musicale suo fratello, professore di clarinetto, e suo zio, maestro alla Corte imperiale di Vienna. Poco più che ventenne, stabilitosi a Trieste, vi esercitò per ben 9 anni con applauso le funzioni di primo professore di clarinetto del teatro; sicchè i due maestri di Cappella, Giuseppe Farinelli e Giovanni Panizza nel 1825 attestavano la sua esperimentata capacità e come esecutore, e come maestro direttore, si di orchestra che di banda, e come compositore di pezzi musicali ad uso di bande militari. Varie città italiane e straniere ebbero in seguito ad apprezzare la sua maestria nel trattare con grazia e con soavissima espressione quel non facile istromento, da cui le sue labbra sapevano trarre dolcissimo canto: e provano la fama da lui acquisita nell’arte musicale alcune lettere delle Società del Casino di Bologna a di Ferrara, ed i diplomi di socio onorario della Società degli Apollinei di Venezia, e delle Società filarmoniche di Firenze, di Lubiana e della Stiria. Venuto a Padova nel 1841, egli vi si diede al privalo insegnamento, e sostenne le parti di primo clarinetto nelle orchestre dei teatri e dell’insigne Cappella di S. Antonio. Allorchè poi la rediviva Società filarmonica di S. Cecilia, che trasmutossi in seguito in Istituto filarmonico-drammiatico, instituiva tra le altre scuole quella del clarino, vi chiamò a maestro il Salieri, il quale conosceva la vera arte d’istruire, che consiste principalmente nel saper inspirare nell’animo degli scolari, colla semplicità dei precetti, colla facilità dell’esposizione, e coll’affabilità de’ modi, l’amore per l’arte. Egli si rese così benemerito di questa benefica cittadina istituzione, la quale mira ad allevare nell’arte musicale e nella drammatica giovani di 536 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1860, p. 95.

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scarse fortune, ed a soccorrere i filarmonici resi impotenti, che, in segno della piena sodisfazione per le sue utili e zelanti prestazioni, il Consiglio di questa Società, nell’anno 1857, lo annoverò tra i socii onorarii dell’Istituto. Tra le virtù, che lo rendevano caro a tutti, risplendeva in lui la modestia, dote propria degli uomini di vero merito; sicchè non solo egli non destò l’ invidia de’suoi emuli, ma se gli affezionò. Anima benedetta! la tua memoria vivrà sempre cara ed onorata, finchè rimarranno in pregio l’ingegno e la virtù».537 1866 * «Leggendo la Gazzetta del giorno 13 Febbrajo 1867, venni a conoscere con mio dolore, che il valentissimo suonatore di clarinetto, il Signor Mirco Domenico, nell’ anno passato 1866 fu da morte rapito, in ancor etade discreta, e che morì il poveretto nell’ ospitale dei Pazzi. - Occupate le menti ne’ grandi avvenimenti guerreschi, nulla si disse di questo celebre suonatore, e neppur con fiore si ornò il di lui sepolcro. Credo mio dovere il porre questo cenno. Egli ci inebbriò col suo stromento sì nelle chiese, sì nella musica militare, sì ne’ teatri: noi sempre lo abbiamo applaudito. Ora che è morto, altro non possiamo ripetere. Povero Mirco!... Noi dolentissimi che non più lo udremo! – Diciamogli Requiem».538 * «Moriva […] a Como il maestro Antonio Spadina, precipitandosi da un balcone del secondo piano della sua abitazione, soccombendo poche ore dopo. Aveva 47 anni. Era pregevole compositore ed esperto suonatore di piano e di Clarinetto».539 1867 «Il passato martedì portavasi all’ultima dimora Pietro Tassistro, il più antico dei professori dell’orchestra della Scala che appartenne nella sua giovinezza alle Bande Musicali del Primo Impero francese, e fece alcune campagne colle truppe italiane qual capitano-capo banda dei Veliti. Pel corso di molti e molti anni venne meritamente 537 Venezia, Gazzetta di Venezia, 17 marzo 1864. 538 Venezia, Menzioni Onorifiche dei Defonti ossia raccolta di lapidi, necrologie, poesie, annunzii ad alcuni defonti di Venezia nell’Anno 1866 per cura di G. B. Contarini, 1866, p. 29. 539 Napoli, Napoli Musicale, 1869, nn° 15 e 16, p. 8.

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in bella riputazione, fu primo clarinetto alla Scala e professore di quello strumento: da ultimo trattò la viola. Espertissimo nell’arte sua, di modi gentili e persuasivi, ammaestrò gratuitamente i giovani dell’Istituto dei Ciechi, ed ebbe il vanto di farvi allievi di vaglia […]».540 1869 «[…] fu l’accademico onorario Francesco Jacomoni cui la morte divelse dall’ albo del nostro collegio non appena il suo nome vi fu registrato. Nato esso in Livorno nel 1820 mostrò di buon’ora speciale attitudine nel suono del clarinetto, avendo a precettore il maestro Leonardi capo-banda d’uno dei reggimenti toscani di fanteria. I rapidi progressi in questo ramo dello scibile musicale collocarono presto l’ Jacomoni al posto di concertista nella banda del 1° reggimento. Di ciò esso lodevolmente non fu pago, dacchè nel 1840 intraprese sotto il compianto maestro I. Colson un corso regolare di armonia, e meritò vincendo un concorso aperto dal Ministro della guerra in Toscana di essere nominato nel 1848 capo-musica della 2a brigata di fanteria. Nel 1859 passò a dirigere la fanfara dei RR. carabinieri in Firenze, ufficio che conservò fino alla sua morte, avvenuta in questa città il 12 del caduto dicembre 1868. L’ Jacomoni lasciando una numerosa famiglia lasciò pure grata ricordanza di sé per le doti domestiche, e per la non comune abilità non solo come suonatore di clarinetto, ma eziandio e più come capo-musica, mentre tutti abbiamo uditi i belli effetti di colorito e di accento che egli seppe trarre da un numero ristretto di musicisti, sebbene abili, quali conta la fanfara dei RR. carabinieri in Firenze».541 1871 * «Luigi Bassi, professore di clarinetto, compositore e concertista valente, già allievo del nostro Conservatorio. Colpito da sincope la sera del 31 dicembre, durante la rappresentazione della Norma, sopravvisse cinque giorni e morì il 4 corrente [gennaio 1871] in età 540 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1867, p. 310. 541 Firenze, Atti dell’Accademia del R. Istituto Musicale di Firenze, 1869, p. 8.

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di 35 anni. La sua morte lascia nella schiera degli artisti un vuoto che difficilmente sarà colmato».542 * «Necrologia artistico-musicale del 1871 […] Emilio Frangini (clarinetto) […] Luigi del Besio (clarinetto) […]».543 1872 «A Trieste, [è morto] l’11 aprile, a l’età di 47 anni [74 anni ?], il M° Catterino Catterini, artista musicista».544 1873 * [Muore al] «Cairo. Antonio Sogni, professore di clarino».545 * [Muore a] «Milano. Francesco Varisco, prof. di clarino».546 1874 * «Avevamo smentito con piacere l’annuncio della morte del concertista di clarinetto [Ernesto] Cavallini; ora il valente artista è morto davvero il 7 corrente [gennaio] alle 2 pom. Ai funerali, che ebbero luogo venerdì 9, intervennero moltissimi amici e maestri di musica».547 * «Ernesto Cavallini. Questa illustrazione artistica italiana, il celebre clarinettista, moriva in Milano il dì 7 gennaio corrente. L’arte giustamente veste la gramaglia!»548 * «Ernesto Cavallini, il celebre concertista e maestro di clarinetto, nostro concittadino, per lunghi anni addetto alla Scala, quindi all’Imperiale teatro di Pietroburgo, quale solista e maestro, è morto il passato giovedì nel mattino, in conseguenza di colpi apoplettici, che ne minacciarono la vita parecchi giorni addietro. Nella sua lunga e gloriosa carriera, amareggiata da ultimo dall’essergli stato ingiustamente preferito a maestro del proprio strumento al patrio Conservatorio un giovane allievo, seppe acquistarsi titolo di rara eccellenza nell’arte e di compositore di vaglia. Ebbe amici moltissimi, 542 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1871, p. 19. 543 Napoli, Napoli Musicale, 1872, n° 5, p. 4. 544 Bruxelles, Le Guide Musical, 1871, n° 17. 545 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1873, p. 100. 546 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1873, p. 24. 547 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1874, p. 16. 548 Napoli, Napoli Musicale, 1874, n° 2, p. 4.

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che lo onorarono vivo e lo piangono defunto. Alle esequie, celebrategli il venerdì, accorsero in gran numero cultori dell’arte musicale, ammiratori ed amici, gli alunni e i professori del Conservatorio».549 1875 «Nacque Giovacchino Gordini da Lorenzo, e da Geltrude Lapi coniugi Gordini, nel Borgo San Lorenzo in Mugello (Toscana) il dì 12 Luglio 1818. Ivi apprese egli la musica, dedicandosi specialmente al suono del clarinetto, facendo parte, e più tardi prendendo la direzione di una banda musicale. A diciotto anni il Gordini recossi in Firenze, col proposito di intraprendere studi maggiormente regolari ed estesi, e li intraprese di fatto, studiando il clarinetto col Prof. Giovanni Bimboni Mº di detto strumento in questo R. Istituto Musicale, l’armonia col M° Luigi Picchianti, ed il pianoforte e l’organo col proprio zio Giovanni, in quel tempo lodato organista della Chiesa della SS. Annunziata. Che Giovacchino Gordini divenisse un artista di svariate cognizioni ne abbiamo la prova nel sapere che dal 1843 al 1849 ei fece costantemente parte della orchestra del nostro maggior teatro della Pergola, prima in qualità di secondo clarinetto al sopra ricordato suo maestro, surrogandolo in ogni evenienza, poscia come secondo oboè al rinomato Egisto Mosell; e che nel Gennaio 1842 ei venne eletto a succedere al suo zio Giovanni Gordini, quale organista della summentovata Chiesa della SS. Annunziata […]. Il Gordini fu uomo di modi forse talora un po’ bruschi, ma nel fondo, onestissimo: la morte ce lo rapì nelle ore antimeridiane del dì 1 Aprile 1874, per male di petto e miliare […]».550 1877 «Troppo tardi per pubblicarlo ieri stesso ci giunse ieri la triste notizia della morte del maestro Benedetto Carulli, avvenuta sabato sera. Il povero Carulli, aveva ottant’anni. Era celebrato come esimio clarinettista e col flautista [Giuseppe] Rabboni, l’oboista [Carlo] 549 Milano, La Fama, 13 gennaio 1874, p. 8. 550 Firenze, Atti dell’Accademia del R. Istituto Musicale di Firenze, 1875, pp. 12-13.

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Ivon e il fagottista [Antonio] Cantù, componeva il celebre quartetto che ebbe famose rappresentazioni delle opere di Rossini, Bellini e Donizetti. Fu professore al nostro Conservatorio per ben 56 anni, ed ebbe molti allievi valenti. Scrisse di molta musica specialmente per clarinetto e nella storia dell’arte lascia un bel nome». 551 1877 «Tavola necrologica artistica-musicale […] Domenico Liverani, di Bologna, rinomato concertista e prof. di clarinetto […]».552 1878 «Necrologia degli artisti musicali deceduti nell’anno 1878 […] Domenico Berretta, ex professore di clarino […] Giuseppe Binda, di Milano, professore di clarino […] Carlo Barbi, compositore, violinista, clarinettista, ed ex-capo musica […]».553 1879 «Dott. Antonio Di Lupo Parra, il quale nacque a S. Prospero, presso Navacchio in provincia di Pisa, il 17 Novembre 1814. Furono suoi genitori il nobile uomo sig. Giuseppe Di Lupo Parra, e la nobile signora Laura Cipriani; la prima educazione la ricevette nel Collegio Arcivescovile di S. Caterina in Pisa, dove diegli le prime lezioni di clarinetto il M° Giuseppe Pasquini. Uscito dal Collegio per entrare alla Università ove addottorossi in Legge senza mai esercitare la professione, il Parra ebbe a maestro d’armonia il M° Gustavo Romani di Pisa […]. Il Parra scrisse e pubblicò varie composizioni per Clarinetto con accompagnamento di Piano-Forte, specialmente sopra opere teatrali; sebbene talune altre originali, in specie il Souvenir d’un Rossignol, riportassero le migliori lodi per espressione e carattere. Compose pure il Parra alcune romanze per canto, oltre varie altre composizioni per clarinetto, rimaste inedite. Argomento poi della sua abilità come clarinettista è la stima che ne ebbe il celebre [Ernesto] Cavallini, ad esso legato da vincoli di antica amicizia […]. Le sofferenze fisiche alle quali per molti anni andò 551 Milano, Corriere della Sera, 9 aprile 1877, p. 3. 552 Napoli, Napoli Musicale, 1878, n° 7 e 8, p. 5. 553 Napoli, Napoli Musicale, 1879, n° 1 e 2, p. 6.

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soggetto il Parra lo condussero alla tomba il dì 22 Febbraio 1879 in S. Prospero […]».554 1879 «Necrologia artistico-musicale dell’anno 1879 […] Giulio Macchi, prof. di clarinetto […] Antonio di Lupo di Firenze, compositore clarinettista […]».555 1880 «Tavola necrologica italiana dell’anno 1889 […] Niccola del Sindaco, di Napoli, prof. di clarino […]».556 1886 «Per decesso avvenuto il 4 luglio 1886 del prof. Virgilio Ferrari, è rimasto vacante il posto di maestro di clarinetto».557 1888 «[A Napoli] è morto a 62 anni, Pietro Marter, clarinettista; fu per molti anni scritturato al S. Carlo, come secondo clarinetto, nell’orchestra del ballo. Era stato alunno del nostro Conservatorio e di Ferdinando Sebastiani».558 1890 «Il [Francesco] Pontillo, vigorosissimo ancora, è morto [a Napoli] a sessantaquattro anni. Ha penato due giorni, e quando, persuaso di dover subire un’operazione chirurgica, si era fatto trasportare all’Ospedale, appena che vi giunse spirò. Il Pontillo era nato a Messina, ma fu qui educato all’arte; giovanissimo dette prova di grande valentia, e il suo maestro Sebastiani lo ebbe in gran pregio. Il grido pubblico e un concorso, nel quale dette mirabili prove di esecuzione, gli fecero avere il posto del suo maestro nel Conservatorio, e lo tenne con onore dal 1859 al 1880».559 554 Firenze, Atti dell’Accademia del R. Istituto Musicale di Firenze, 1879, pp. 7-9. 555 Napoli, Napoli Musicale,1880, n° 1 e 2, p. 6. 556 Napoli, Napoli Musicale, 1881, n° 4 , p. 3. 557 Milano, Annuario Teatrale Italiano, 1887, P. 253. 558 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1888, p. 34. 559 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1890, p. 765.

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1893 «Un eco funebre fu sciolto il dì 6 corrente [Aprile] per la morte di Giovanni Bimboni, celebratissimo clarinettista, maestro di questo strumento nel nostro Istituto musicale, fratello di Giovacchino, non meno celebre di lui nel magistero del trombone, padre di Oreste, egregio e noto direttore d’orchestra […]».560 1894 «Ieri, all’una pomeridiana, cessava di vivere [a Trieste] il signor Gaspare Regazzoli, che per 35 anni occupò con distinzione il posto di I clarinetto nell’orchestra del nostro Comunale. Il Regazzoli era uno dei vecchi professori dell’orchestra del nostro Massimo e godeva meritatamente la stima del pubblico e dei colleghi».561 1895 «Soprafatto da violento morbo, soccombeva quasi repentinamente a Berlino Gustavo Mazzanti, da quattro anni primo clarinetto della nostra orchestra. Figlio della musicalissima Bologna, il Mazzanti vi aveva assolto il Liceo musicale, quale allievo del prof. Biancagni [Biancani] e n’era uscito artista che qui ed in Germania teneva alto il nome de’ legni italiani. Chi non ricorda, fra l’altro, l’esecuzione della cadenza in una rapsodia del Liszt, nei concerti orchestrali di due anni or sono? Quantunque potesse considerarsi uno de’ più perfetti primi clarinetti, Gustavo Mazzanti era giovanotto modestissimo e simpatico a quanti lo avvicinavano. Aveva soli 36 anni ed era giunto a Berlino col maestro Gialdini venerdì santo».562 1900 «E’ morto in questa città [Barcellona, Spagna] l’affermato concertista [italiano] di clarinetto don Emilio Porrini che suonò per molto tempo nell’orchestra del Teatro Lirico e occupò la cattedra di clarinetto presso il Conservatorio di Musica».563 560 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1893, p. 271. 561 Trieste, Il Piccolo, 1894, n° 4413, p. 2. 562 Trieste, L’Indipendente, 1895, n° 6408, p. 2. 563 Barcellona, La Dinastia, 1900, n° 8.016, p. 4.

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1902 «[È morto] Namelli [Nardelli] Pietro, insegnante di clarino e congeneri all’Istituto musicale di novara e vicedirettore del corpo musicale cittadino. Novara, 30 ottobre».564 1908 «[È morto] Labanchi Gaetano n. Palermo 1829, prof. di clarinetto, gloria della scuola napoletana. Napoli, 1° agosto». 565 1909 «Ieri sera dopo lunga malattia è morto [a Trieste] il Signor Ferdinando Busoni, padre dello illustre concertista. Il defunto era ottimo musicista e virtuoso di clarino. Alla vedova, la distinta pianista Weiss-Busoni, e all’amico carissimo Ferruccio porgiamo le nostre profonde condoglianze».566 1915 «Salvatore Nirella, 37 anni, noto come musicista, è morto ieri a St. Francis Hospital, dopo una malattia […]. Il sig. Nirella è nato vicino a Napoli, Italia […] ha suonato in diverse orchestre, in aggiunta alla vecchia Pittsburg Orchestra, tra le quali la New York Symphony e la Minneapolis Orchestra […]. Tornato a Pittsburg, morì al St. Francis hospital lo scorso 25 agosto».567 1916 «Antonio Bellucci, per più di trenta anni primo clarinetto del Metropolitan Opera House Orchestra, è morto martedì sera nella sua casa [a New York, U.S.A.], dopo una malattia durata un anno […]. Il sig. Bellucci era nativo di Pisa, Italia, ed è venuto in questo paese nel 1883. Aveva 59 anni. Ha suonato la notte dell’apertura del Teatro dell’Opera quando la signora [Adelina] Patti era la star […]. I funerali si svolgeranno domani alle 10:30 A. M. presso la Chiesa di 564 Firenze, Almanacco Italiano, 1904, p. 652. 565 Firenze, Almanacco Italiano, 1909, p. 677. 566 Trieste, L’Indipendente, 1909, n° 110, p. 2. 567 Pittsburgh, The Pittsburgh Press, 20 giugno 1915, p. 20.

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San Innocenzo, Trentasettesima strada, vicino a Broadway».568 1918 «Si è spento ieri il prof. Romeo Orsi che, nato a Como, entrò giovanissimo nel Conservatorio di Milano e, diplomato a vent’anni, iniziò la sua carriera alla Scala di Milano, come concertista e percorse quindi le principali capitali d’Europa. A Parigi partecipò ai famosi concerti che il Rossini vi soleva dare. Nel 1873 fu nominato professore al R. Conservatorio. Fu l’organizzatore dell’Orchestra della Scala di cui fu presidente, l’inventore di un clarinetto a doppia tonalità e il promotore di una importante industria di strumenti a fiato in legno e in ottone. Si ricordano particolarmente i vivi successi che ottenne come solista col clarinetto nei concerti che diede all’Opéra di Parigi e nei teatri imperiali di Pietrogrado, Berlino e Vienna».569 1921 * «Il 27 s.m. si è spento in Roma la bella esistenza di Aurelio Magnani, artista eletto e modesto, docente emerito di clarinetto del R. Liceo di S. Cecilia, maestro di una numerosa scuola che conta fra i suoi migliori il Blonksteiner prof. Al Conservatorio «Verdi» di Milano; il Luberti, primo clarinetto al «Costanzi»; il Micozzi, primo clarinetto all’Augusteo. Del Magnani restano ineseguite ed inedite due opere teatrali, La morte di Fausto e Odette e molte composizioni da camera ed orchestrali, due delle quali, assai pregevoli ed eleganti, sino state eseguite all’Augusteo con pieno successo sotto la direzione di Leopoldo Mugnone».570 * «Dopo lunga e penosa malattia è deceduto a Bologna il 28 luglio u. s. il consocio Prof. Augusto Franceschini valente professionista di clarinetto, conosciutissimo nel mondo teatrale per aver fatto parte delle migliori orchestre italiane e straniere. Fu pure per qualche tempo insegnante nel Liceo Musicale Frescobaldi di Ferrara e tenne tale posto con onore lasciando caro ricordo fra quei colleghi. Tenne pure per diversi anni il posto di primo clarino solista nella Banda 568 New York, The New York Times, 25 maggio 1916. 569 Milano, Corriere della Sera, 12 giugno 1918, p. 4. 570 Roma, Rivista Nazionale di Musica, 1921, nn° 16-17, p. 103.

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Municipale di Bologna e tutti i compagni ricordano le sue eccellenti doti di esecutore».571 1930 «A breve distanza dalla perdita dolorosissima della mamma adorata, un nuovo grave lutto domestico ha colpito l’egregio nostro conterraneo prof. Eriberto Scarlino, ottimo insegnante di pianoforte nel R. Liceo Musicale di Parma e concertista di non comune valore, con la morte immatura del fratello Amleto [Scarlino], tenuto in conto di uno dei migliori clarinettisti usciti dalla scuola del Marasco».572 1932 «Boston, 29 Aprile. Augusto Vannini, un ex membro della Boston Symphony Orchestra e da pochi anni direttore di un gruppo di musicisti, e anche un membro del New England Conservatory of Music, è morto questa mattina. Il signor Vannini è nato vicino a Firenze, Italia. All’età di 6 ha iniziato gli studi musicali. E’ stato inviato al Liceo Musicale Benedetto Marcello di Venezia, dove ha continuato a studiare il clarinetto con [Giuseppe] Marasco. All’età di 20 si è diplomato con il massimo dei voti. Egli è venuto in questo paese nel 1896, e inizialmente suonò nell’Orchestra del Hollis Street Theatre in questa città, e divenne anche un membro della Boston Festival Orchestra. Nel 1900 è stato invitato a diventare membro della Boston Symphony Orchestra».573 1933 «A Milano, il 7 agosto, [è morto] il maestro Mario Marchesi, nato a Parma nel 1862. Insegnante di clarino dapprima, fu poi suggeritore alla Scala e al Metropolitan. Lascia anche diverse composizioni, tra le quali una Mazurka che ebbe larga notorietà».574 571 Milano, L’Italia Orchestrale, 1921, n° 7, p. 3. 572 Lecce, L’Ordine, 1930, n° 3, p. 2. 573 New York, The New York Time, 30 aprile 1932. 574 Milano, Musica d’oggi, 1933, p. 334.

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1934 «Nella canuta schiera degli ospiti della Casa di riposo per musicisti [a Milano], donata da Giuseppe Verdi per offrire asilo nei loro ultimi anni ai vecchi artisti della musica […]. È ventuta a mancare la caratteristica figura di uno dei più anziani, vissuto fino agli 88 anni sempre sano ed arzillo, piccolo di statura e un poco claudicante, vivacissimo di mente e pronto di memoria: Priamo Dall’Argine […] che ebbe un momento di particolare notorietà quando, molti anni or sono, presentò ad un’esposizione di Bologna un tipo di clarinetto diatonico da lui inventato ed intorno al quale, sino agli ultimi giorni, ha lavorato cercando continui perfezionamenti».575 1935 «[…] il cremonese maestro Gaetano Alessio. Si spense in Cremona, minato da imperdonabile morbo, il 23 maggio 1935 […]. Primo clarino per un trentennio nella banda di Cremona, direttore di parecchi Corpi musicali cittadini e foranei […]. Ultima sua gloria fu quella d’insegnare al circolo cattolico “Alberioni” per circa un decennio».576 1938 «Alla bella età di 80 anni, è morto ieri il maestro Vincenzo Agati che, ai sui ultimi tempi, fu una figura delle più note della Cremona musicale. Ottimo suonatore di clarino, egli fece parte della banda cittadina e delle orchestre per le stagioni d’opera al Teatro Ponchielli. La sua abilità nel difficile strumento, lo rendeva ricercatissimo».577 1942 * «Pure lo scorso agosto si è spento a Milano, in ancor giovane età, il Prof. Luigi Amodio, primo clarinettista della Scala e concertista di buona rinomanza».578 * «È morto ieri in ancor giovane età il prof. Luigi Amodio primo 575 Milano, Corriere della Sera, 29 dicembre 1934, p. 9. 576 Cremona, Il Regime Fascista, 15 luglio 1936, p. 5. 577 Cremona, Il Regime Fascista, 21 giugno 1938, p. 7. 578 Roma, Musica d’Oggi, 1942, p. 198.

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clarinettista del teatro alla Scala. Era un elemento orchestrale di primissimo ordine, noto non solo nell’ambiente italiano, ma pure all’estero. Con lui scompare un clarinettista di grandissimo valore; egli non soltanto sapeva ricavare dallo strumento un suono singolarissimo per dolcezza ed espressività, ma riusciva pure a dare un rilievo stupendo al fraseggio musicale. Aveva partecipato ai più importanti concerti da camera in Italia e all’estero. Ora era appena tornato da un giro artistico in Germania compiuto insieme al pianista Gieseking».579 1944 «Il piccolo Alessandro Pace, unico superstite della sua famiglia, distrutta nella barbara incursione nemica del 18 gennaio su Firenze, partecipa la morte del Babbo Maestro Prof. Temistocle Pace […]. I funerali avranno luogo in Lamporecchio (Pistoia), il 22 Gennaio alle ore 15. Non fiori, ma opere di bene».580 1949 «Con la morte di Enrico De Marchi avvenuta sabato, dopo lunga e penosissima malattia, la grande famiglia dei musicisti saviglianesi viene privata di uno degli elementi tecnici più perfetti […]. Carattere vivace ed estroso, facile allo scherzo, pungente nei giudizi, autoritario nel suo genere di esecuzioni, fu stimato “clarinettista” di orchestra e di banda […]».581 1950 «Domenico Caputo, la cui carriera ha rappresentato la storia della musica di Pittsburgh, è morto martedì all’ Allegneny General Hospital dopo cinque mesi di malattia. Italiano di origine, avrebbe compiuto 66 anni mercoledì prossimo […]. Il signor Caputo è stato un apprezzato socio della vecchia Pittsburgh Festival Orchestra e clarinettista nel Woodwind Ensemble organizzato e diretto da Victor Saudek. Nel 1916, è stato nominato alla facoltà di musica di Carnegie Tech come istruttore di clarinetto. Più tardi è stato 579 Milano, Corriere della Sera, 18-19 agosto, 1942, p. 2. 580 Firenze, La Nazione, Cronaca di Firenze, 22 gennaio 1944. 581 Cuneo, Il Saviglianese, 13 gennaio 1949, p. 2.

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nominato direttore del Tech Woodwinds, incarico che ha ricoperto con onore fino alla sua morte. Nel frattempo, il signor Caputo ha suonato con la Pittsburgh Orchestra, esibendosi spesso come solista […]. Come compositore, scrisse molte opere per strumenti a fiato, per varie combinazioni da camera e per clarinetto e voce».582 1952 «Milano, 20 luglio. Attive indagini ha iniziato la polizia milanese in collaborazione con quella di Genova per fare luce sulla morte dell’ex clarinettista Giancarlo Bracco, di 46 anni, il cadavere del quale è stato trovato ieri sul tetto del locomotore del convoglio Roma-Torino durante la fermata alla stazione di Brignole. Tali indagini tendono ad accertare se trattasi veramente di un suicidio come si crede o se il Bracco è stato vittima di una aggressione […] la sua vita metodica, ordinata, il suo temperamento schivo e tranquillo assolutamente alieno da impulsi, rendono ancora più sconcertante la drammatica fine che gli è stata riservata in maniera così inopinabile. Il solo elemento che può indurre in sospetto viene fatto risalire al periodo in cui circa sette anni fa durante una tournée al teatro dell’Opera di Zagabria conobbe una cantante che faceva parte dello stesso complesso artistico. Anche la vedova del Bracco che vive a Parabiago si è recata oggi a Genova insieme alla suocera; essa pure si è dichiarata incapace di accreditare l’ipotesi del suicidio di suo marito. Si apprende però da Genova che la polizia ferroviaria ha già presentato il suo rapporto all’autorità giudiziaria; la morte del Bracco sarebbe dovuta a suicidio. A suffragare l’ipotesi starebbe il fatto che il morto era senza scarpe e che sono state trovate sul cavalcavia dal quale il musicista si è gettato».583 1953 «Il 26 luglio, in New York, raggiunse l’adorata sua Rina, il Prof. Ettore Bendazzi. Lo piangono i figli, la sorella e parenti tutti».584 582 Pittsburgh, The Pittsburgh Press, 6 aprile, 1950, p. 27. 583 Torino, La Stampa, 21 luglio 1953, p. 6. 584 Torino, La Nuova Stampa, 6 Agosto 1953, p. 7.

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1956 «Appena prima di partire per l’ufficio, questa mattina ho sentito della morte di Giuseppe Moretti [...] è stato probabilmente una delle più grandi autorità per gli strumenti a fiato del paese [Canada] e, certamente a Montreal [...]. Si dice, da queste parti, che non c’è un clarinettista in città che non ha studiato con il signor Moretti. [...]. È stato membro della facoltà di musica della McGill University e del Conservatorio dal 1931 fino al suo pensionamento [...]. Come italiano di nascita, ha ereditato la lunga tradizione didattica e clarinettistica di Napoli e altre città italiane». 585 1963 «L’8 ottobre u. s. è deceduto a Genova il M° Alamiro Giampieri, da oltre 30 anni insegnante di clarinetto e strumentazione per banda nel Conservatorio di Milano. Lascia vari pezzi per clarinetto e per banda oltre a numerosi metodi e trascrizioni».586 1974 «Serenamente si è spento all’età di 83 anni il prof. Leonardo Savina musicista ed insegnante. Uniti nel dolore ne danno l’annuncio la moglie Maria, i figli Rosa, Carlo, Leonardo, Federico, le nuore e i nipoti. Funerali mercoledì primo gennaio nella cappella della Chiesa Madre di Santa Giulia alle ore 10.15. - Torino, 30 dicembre 1974».587 1984 «Alberto Luconi, professore associato emerito di clarinetto, è morto il 13 settembre 1984, in Italia, dove era ritorna dopo il suo ritiro nel 1962. Aveva 91 anni. Prima di entrare all’University of Michigan nel 1941, il signor Luconi aveva suonato come primo clarinetto nelle orchestre La Scala, diretta da Arturo Toscanini (1920-1922), Santa Cecilia (1919-1920), Teatro dell’Opera (1917-1919) e Detroit Symphony Orchestra (1923-1926). Dal 1927 al 1940 ha viaggiato in tutti gli Stati Uniti e in Europa, dando concerti come solista e 585 Montreal, The Gazette, 30 giugno 1956, p. 34. 586 Milano, Musica d’oggi, 1963, p. 228. 587 Torino, Stampa Sera, 31 dicembre 1974, p. 5.

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orchestrale. Luconi aveva studiato [con Aurelio Magnani] all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, dove si era diplomato nel 1919».588 1987 «[a Bari] È venuto a mancare all’affetto dei suoi cari l’esistenza forte e gentile del Cavaliere di Vittorio Veneto N. H. Attilio Scotese, docente del Conservatorio N. Piccinni […]. Le esequie avranno luogo oggi 15 dicembre […]».589 1991 «Il 24 ottobre 1991 all’età di 76 anni è deceduto ad Otranto (LE) il nostro concittadino [di Noci, Bari] Buttiglione F.sco Paolo. Mar.llo Magg. dell’Esercito ha fatto parte della banda musicale Presidiaria di Napoli, poi di Trieste e infine di Roma».590 1993 «È morto martedì in Venezuela il musicista e compositore canellese Giuseppe Gai, di 71 anni. Gai nato a Canelli in regione Dota, dopo essersi diplomato al Conservatorio di Torino, era emigrato in sud America una trentina di anni fa. Molto noto come clarinettista ed arrangiatore, ha avuto una brillante carriera, suonando con le principali orchestre americane. Da circa un anno era direttore artistico del centro Italo-Venezuelano di Caracas dove si occupava della organizzazione di mostre, concerti di musica classica ed opere liriche. A Canelli vive la moglie, Lina Vanni ed a Nizza abita il figlio Roberto, dipendente della Publikompass di Alessandria. Roberto Gai da alcuni giorni era accanto al padre, ricoverato in una clinica di Caracas dopo essere stato colpito da ictus».591 2001 «Gloversville - Tommaso A. Derrico, 96 anni […] è morto sabato al Nathan Littauer Hospital Nursing Home dopo una breve malattia. 588 Ann Arbor, Music at Michigan, 1985, n° 2, p. 35. 589 Bari, La Gazzetta del Mezzoggiorno, 15 dicembre 1987, p. 4. 590 Noci, Noci gazzettino, 1991, n° 12, p. 2. 591 Torino, La Stampa, 6 agosto 1993, p. 35.

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Il signor Derrico era nato a Grumo Nevano, provincia di Napoli, Italia [...]. Ha suonato il clarinetto e il sassofono in molte orchestre locali ed è stato membro della Banda cittadina di Johnstown».592 2003 «È morto ieri mattina a Torino il maestro Raffaele Annunziata, già primo clarinetto dell’orchestra nazionale della Rai e vicedirettore del Conservatorio di Torino. Aveva 83 anni. Musicista di fama internazionale. Annunziata aveva vinto il premio Viotti d’oro. Attualmente era anche il coordinatore dei corsi di formazione musicale del Comune di Torino. Orchestrale alla Scala di Milano, nel ‘54 era approdato all’Orchestra della Rai, dove è rimasto fino al ‘90. Come clarinettista e sassofonista classico era considerato fra i migliori a livello internazionale. A Torino fu fra i fondatori del Circolo Toscanini, che diffuse nel nostro paese la musica contemporanea classica. I funerali di Annunziata si svolgeranno domani, a Torino».593 2004 «Grosseto 28/06/04: Ieri sera, dall’Ospedale di Siena dove era ricoverato, ci ha lasciato, dopo una terribile malattia, il maestro Palmiero Giannetti. E oggi dalla chiesa di San Francesco si sono mossi i funerali verso il cimitero della Misericordia dove in molti hanno voluto dimostrare l’affetto ed il riconoscimento verso questo giovane maestro. Nato a Montalcino il 12 aprile del 1963, clarinettista, direttore d’orchestra e operatore musicale, aveva studiato presso il Conservatorio di Firenze, l’Accademia Chigiana di Siena e la Scuola di Musica di Fiesole. Nel corso degli anni aveva partecipato a numerosi corsi della International Society of Contemporary Music, ottenendo sempre i più prestigiosi riconoscimenti. Già assistente di Giuseppe Garbarino ai corsi di perfezionamento in clarinetto dell’Accademia Chigiana di Siena e in musica da camera presso la scuola di Fiesole, dal 1984 è stato docente al Conservatorio di Musica di Campobasso. Dal 1991 al 1998 è stato direttore della scuola comunale di musica di Grosseto, 592 Schenectady, The Sunday Gazette, 9 dicembre 2001, p. 9. 593 Torino, La Stampa, 9 ottobre 2003, p. 47.

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assumendo poi, nel 1999, la Presidenza dell’Istituto Musicale Comunale. Per quattro anni è stato docente di esercitazioni orchestrali all’Accademia “Muzio Clementi” di Vinci e ha tenuto corsi di interpretazione in numerosi centri italiani. Nell’arco della sua carriera ha collaborato, in veste di direttore e di solista, con formazioni cameristiche e orchestrali di rilievo internazionale, come le Orchestre sinfoniche di Lemberg, Odessa e Kiev, con molte orchestre da camera italiane, con gruppi quali il Nuovo Quartetto Italiano con Piero Farulli, il Trio di Fiesole e con musicisti come Pier Narciso Masi, Massimiliano Damerini, Franco Maggio Ormezovsky ed altri celebri interpreti e direttori. Era componente del consiglio di amministrazione del Conservatorio di Campobasso, presidente della sezione Agimus di Grosseto, membro della Società Italiana di Musica Contemporanea e del Comitato promotore del Premio Internazionale Valentino Bucchi di Roma. Ha tenuto concerti in tutte le principali città italiane, in Francia, Svizzera e Germania, curando anche numerose prime esecuzioni di partiture contemporanee. Dal 2002 al 2003 è stato presidente del Lions Club Grosseto. Da diversi anni abitava con la famiglia a Grosseto. Oggi dalla chiesa di san Francesco si sono mossi i funerali verso il cimitero della Misericordia. Tantissima la gente che ha voluto dimostrare l’affetto ed il riconoscimento verso questo giovane maestro».594 2005 «Concordia - Si è spento l’1 agosto scorso il professor Rino (Erio) Viani, affermato clarinettista e valente insegnante di clarinetto all’istituto musicale “Tonelli” di Carpi. Era nato a Concordia nel 1931 e aveva cominciato a studiare musica frequentando, nel 1945, la “Scuola libera di musica” di Concordia, fondata e diretta da Marte Morselli, poi continuata da Vinicio Messori e dal carpigiano Arialdo Neri. Della trentina di allievi, la metà, dopo aver suonato nella Banda di Concordia, continuò l’attività musicale in complessi da ballo. Quattro di essi, invece, completarono gli studi in Conservatorio, conseguendo il relativo diploma e raggiungendo i massimi livelli professionali: Primo Borali, con il clarinetto, Prospero Grisendi, con la tromba, Sergio Possidoni con l’oboe e naturalmente 594 Grosseto, Maremma News, 28 giugno 2004.

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Rino (Erio) Viani con il clarinetto. Questi si affermò ben presto come primo strumento nell’orchestra dell’Angelicum, nell’Orchestra sinfonica della Rai di Milano e in altre, distinguendosi per l’alta qualità del suono e le doti interpretative, tanto che il maestro Sergiu Celibidache lo richiedeva espressamente come primo clarinetto ovunque si recasse a dirigere. E tutti gli altri maestri per i quali ha suonato, fra i quali Capuana e Abbado, gli hanno rilasciato lusinghieri attestati. Interrotta l’attività concertistica per motivi familiari, dopo il matrimonio con la professoressa Irma Malavasi, a Carpi, dove si era trasferito da Concordia, si dedicò all’insegnamento presso il locale istituto musicale, diventando titolare della cattedra di clarinetto in cui profuse il meglio di sé, conseguendo brillanti risultati e diplomando numerosi allievi con il massimo dei voti. Noto per il suo rigore e senso della giustizia, venne chiamato a presiedere Commissioni d’esame in diversi Conservatori italiani: Venezia, Bologna, Palermo e altri. Nel 1996 si trasferì di nuovo a Vallalta di Concordia, dove si è spento. Nel corso della Messa funebre, alla quale hanno partecipato quanti hanno avuto occasione di conoscerlo e apprezzarlo, brani musicali sono stati eseguiti da alcuni dei suoi migliori allievi».595 2007 * «Il 7 maggio scorso è venuto a mancare il professor Giacomo Soave, già docente di clarinetto presso il Conservatorio “Vivaldi” della nostra città [Alessandria]. Musicista raffinato e dotato di una padronanza tecnica formidabile, aveva studiato con il Maestro Romani sotto la guida del quale si era diplomato a pieni voti presso il pareggiato Liceo musicale cittadino, subito iniziando, giovanissimo, una carriera ricca di successi e di importanti riconoscimenti artistici. Si dedicò ben presto all’insegnamento formando eccellenti musicisti, molti dei quali ricoprono tuttora ruoli di prestigio in importanti orchestre e conservatori di musica. Nell’arco della sua carriera aveva fondato con alcuni colleghi (Romanini, Lori, Rota e Menghini, tutte prime parti dell’Orchestra Rai di Torino e docenti del Conservatorio) il quintetto a fiati “I Solisti del Vivaldi”, che lo portò a svolgere un’intensa attività 595 Carpi, Voce di Carpi, 1° settembre 2005.

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concertistica che accrebbe la già vasta fama goduta dalle scuole di strumento a fiato dell’Istituto musicale alessandrino».596 * «A soli 42 anni Claudio Carrara se n’è andato. È morto nella notte tra sabato e domenica uno dei più brillanti clarinettisti bergamaschi. Carrara era titolare della cattedra di clarinetto al conservatorio “Marenzio” di Brescia e primo clarinetto dal lontano 1986 dell’Orchestra Stabile Gaetano Donizetti di Bergamo. Fino a due mesi fa era in piena attività concertistica, didattica e anche organizzativa. A Cornale di Pradalunga, dove risiedeva con la moglie e i quattro figli era riuscito proprio lo scorso anno a realizzare con vivo successo il 1° concorso internazionale di clarinetto “Giuseppe Tassis”, in onore del celebre maestro del civico istituto musicale Donizetti, nonché suo insegnante, con cui si era diplomato con lode nel 1984. Nulla faceva pensare a quello che di lì a poco sarebbe successo: la diagnosi di un male incurabile, come un fulmine a ciel sereno, e poco più di due mesi di vita. La sua attività lo ha visto prima brillante esecutore, con fior di perfezionamenti accumulati in pochi anni, l’esperienza nelle orchestre dei teatri italiani, nell’Orchestra Giovanile Italiana. Poi il suo impegno didattico, sulla falsariga del suo primo maestro Tassis, per promuovere tra giovani e giovanissimi la musica classica».597 2008 «Domenico Fera, forse, il clarinettista che ha inciso di più nel mondo, è scomparso nel mese di novembre, all’età di 81 vicino nella sua casa di Westlake Village, California. Nato a Valle Longa [L’Aquila], Italia, nel 1927 la sua famiglia si trasferisce negli Stati Uniti [...]. Ha suonato in più di 1.500 colonne sonore e in innumerevoli spettacoli televisivi durante la sua carriera ed è stato il clarinettista preferito per compositori famosi come John Williams, Jerry Goldsmith, Elmer Bernstein [...] ha suonato anche come primo clarinetto per 15 anni con la Pasadina Symphony Orchestra e con altre diverse orchestre».598 596 Alessandria, Il Piccolo, 23 luglio 2007, p. 11. 597 Bergamo, L’Eco di Bergamo, 23 gennaio 2007, p. 31. 598 Lyons, The Clarinet, Marzo 2009, p. 62.

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2009 «Mario Muselli concluse il suo percorso di studi al Conservatorio [di Napoli] nel 1969 con un brillante diploma di clarinetto […] aggiunto presso l’orchestra del “Regio Teatro San Carlo” di Napoli […] e dal 1981 fu il primo clarinetto dell’ “Orchestra Provincia di Napoli”[…]. Mario Muselli partecipò al concorso per titoli per l’insegnamento di clarinetto presso il Conservatorio “Lorenzo Perosi” di Campobasso: uscì vincitore e dal primo dicembre del 1975 lasciò l’insegnamento di Educazione Musicale per la docenza di Clarinetto in quel Conservatorio, dove rimase fino al 30 settembre 1978, quando andò ad insegnare clarinetto nel Conservatorio di Musica “Domenico Cimarosa” di Avellino, dove dispensò i suoi saperi a diverse generazioni di allievi fino al 31 ottobre 2005, quando fu congedato dal lavoro […]. Mario Muselli, dopo una appassionata, bella e lunga lezione di Musica, e soprattutto di vita […] ci lasciò per il suo dies natalis l’11 gennaio 2009».599 2010 «TRIESTE. È scomparso in questi giorni Giorgio Brezigar, uno dei più insigni musicisti triestini, clarinettista di altissima levatura. Era nato nella nostra città nel 1929, aveva compiuto gli studi musicali diplomandosi al Conservatorio “Boito” di Parma e la sua prima affermazione in campo nazionale risaliva al ‘56 allorchè vinse il primo premio assoluto al Concorso nazionale di Napoli. Più tardi ottenne anche la cattedra di musica d’assieme per strumenti a fiato presso il Conservatorio “Tartini”, ma da subito entrò a far parte dell’Orchestra del Teatro Verdi quale primo clarinetto, incarico che mantenne per oltre un trentennio. In tale veste si fece apprezzare dai maggiori direttori che si alternarono sul podio: dai Celibidache e von Matacic, ai Schippers e Maag. Fu indicato esplicitamente come il miglior clarinettista italiano da Claudio Abbado che lo volle con sé più volte alla Scala senza però mai ottenerne il definivo trasferimento. In veste solistica si fece applaudire in varie sale da concerto, tra l’altro al “Verdi” nei Concerti di Weber, Mozart e Merkù. Nel campo della cameristica, compì una lunga tournée europea in Duo con il pianista Joerg Demus e una ultradecennale 599 Positano, Positano News, 14 novembre 2012.

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attività quale punta di diamante di un Trio, assieme al violoncellista Guerrino Bisiani ed al pianista Bruno Bidussi. La formazione si chiamava “Trio Ars Nova”, ma veniva familiarmente chiamata dei “Tre B” e, quasi a tenere fede all’assunto, una costante del repertorio, assieme a varie pagine contemporanee espressamente dedicate, era rappresentata dal Trio op. 114 di Brahms».600 2012 «BUENOS AIRES. A causa di un infarto è deceduto domenica scorsa all`età di 78 anni, il compositore e clarinettista Salvatore Ranieri, originario di Arena (Catanzaro) dove, nel 2001, venne dichiarato cittadino illustre per la diffusione internazionale di molte delle sue oltre 180 opere, per lo più di musica sinfonica e da camera. Lo rende noto oggi il quotidiano Clarin. Salvatore Ranieri, nato il 19 ottobre del 1930 in una famiglia di contadini di Arena, fin da piccolo cominciò a studiare musica, esibendosi già a 10 anni nella banda musicale locale. Emigrato in Argentina nel 1947, cominciò come pianista, pur se il suo strumento principale fu il clarinetto. Inizialmente si esibì come solista e poi fece parte di grandi orchestre sinfoniche argentine. Nel 1969, dopo aver ottenuto una borsa di studio dal governo italiano, si recò a Roma dove, per oltre un decennio, studiò, sotto la guida del maestro Goffredo Petrassi, nell`Accademia di Santa Cecilia di Roma, dedicandosi tra l`altro alla musica elettronica. Ranieri ottenne numerosi premi argentini e internazionali e tra le sue tante opere, da rilevare in particolare “È tuo il mio sangue Signore”, composta in occasione del 25°0 anniversario della morte di Salvatore Quasimodo e “Un grido anche di gioia”, dedicata a Pier Paolo Pasolini».601 2013 «MILANO. [È morto] l’8 aprile 2013 Pietrottavio Sormani, clarinettista del teatro [alla Scala] dal 1963 al 1982».602 600 Trieste, Il Piccolo, 27 giugno 2010. 601 Lamezia Terme, Corriere della Calabria, 15 maggio 2012. 602 Milano, Corriere della Sera, 7 novembre 2015, p. 4.

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2014 «Reggio Emilia. Il suo pezzo forte era il concerto K622 di Mozart. Quelle note hanno accompagnato ieri il suo ultimo viaggio a Riccione, dove era nato 63 anni fa. Gaspare Tirincanti, titolare della cattedra di clarinetto all’istituto Peri dagli anni Settanta al 2009, ha ricevuto così il commosso saluto anche dagli ex-colleghi ed allievi reggiani, che hanno testimoniato la riconoscenza della nostra città verso il maestro morto giovedì nella località romagnola, dove risiedeva con la famiglia. Tirincanti si era diplomato al conservatorio Rossini di Pesaro. Aveva suonato come percussionista nell’orchestra Santa Cecilia di Roma. Aveva poi vinto concorsi come clarinettista a Genova e alla Scala di Milano. Si era guadagnato una fama come interprete di musica contemporanea in numerose manifestazioni internazionali. Si era dedicato con successo anche al jazz sulla scia di Henghel Gualdi, ispirandosi a Benny Goodman. Aveva partecipato più volte, a Reggio, agli spettacoli di Musica Realtà. Un suo ex-allievo, Roberto Lugli, ne ricorda l’impegno, l’entusiasmo e la carica innovativa di giovane docente negli anni Settanta: “Era amico di tanti. Era davvero unico, come di una inequivocabile unicità fu la ventata rivoluzionaria che portò al Peri, assecondato dal direttore Armando Gentilucci. Gaspare ricercava e pretendeva la perfezione. Tuttavia aveva grande rispetto per i modesti suonatori che mantengono la famiglia con la musica. Non disdegnava i valzer romagnoli”».603 2015 «Questa mattina, intorno alle ore 10,20, a Terni […] è morto in un incidente stradale […] Ermete Quondampaolo, noto musicista ternano di 65 anni. Si era diplomato in clarinetto al Conservatorio “S. Cecilia” di Roma, aveva insegnato al Conservatorio di Frosinone e collaborato con varie orchestre: Rai di Roma, Accademia di S. Cecilia, Rai di Napoli, Sinfonica Abruzzese, A.M.It (Associazione Musicale Italiana). Aveva collaborato alla realizzazione di colonne sonore con maestri della musica del calibro di Nino Rota, Jerry Goldsmith, Luis Bacalov, Nicola Piovani, Riz Ortolani, Ennio Morricone e Pino Daniele. Oltre ad aver contribuito a scrivere 603 Reggio Emilia, Gazzetta di Reggio, 9 agosto 2014.

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alcune delle principali pagine della storia della colonna sonora, faceva parte del Solitaire Ensemble Quintetto Italiano di Clarinetti e pochi giorni fa si era esibito al Briccialdi di Terni».604

604 Terni, Terni Oggi, 4 giugno 2015.

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VARIE

Aneddoti, Annunci, Curiosità Il magazzino di Giovanni Battista Gambaro. Genova, 1829 - «G. B. Gambaro, professore di musica, 1° Clarinetto al teatro Carlo Felice, previene il pubblico, che ha stabilito sulla piazza della Lepre, n° 499, 1° piano, un magazzino di musica sì vocale che strumentale, provvisto dei spartiti delle migliori opere moderne, di una raccolta delle più brillanti sinfonie ed armonie ecc. Vi si trova un assortimento di corde armoniche di Napoli e delle ancie [sic.!] per strumenti da fiato. Egli riceve commissioni, avendo perciò aperto corrispondenza con i più rinomati fabbricanti e principali negozianti, onde far venire direttamente ed a maggior vantaggio de’ committenti, qualsiasi strumento ed altri oggetti riguardanti il suo magazzino».605 La passione di Rossini per il Clarinetto. 1841 - «Egli ha una passione particolare per il clarinetto, ed il suo più gran piacere fu per lungo tempo di udir suonare quell’istrumento da suo padre, il di cui talento non era dei più ammirabili. La sua passione per il clarinetto fu quella che fece nascere l’amicizia che ha sempre esistito fra lui ed il sig. De-la-Pelouzr, lo spiritoso gerente del Courrier francais […]».606 A Solo lungo e inopportuno. Milano, 1843 - «Vogliamo volgere una preghiera al signor Ernesto Cavallini, ed è che la prima sera che si riproduce la Vallombra, gli piaccia omettere l’a solo di clarinetto che precede la scena ultima nelle tombe… Oltrecchè quell’a solo è troppo lungo né abbastanza bello da interessare […]. Gli a soli strumentali nelle Opere per musica dovrebbero appena tollerarsi premessi alle arie di parata del primo atto, ove gli affetti drammatici non sono ancora abbastanza impegnati, e lo spirito dello spettatore è ancora libero e 605 Genova, Gazzetta di Genova, 21 ottobre 1829, p. 4. 606 Milano, La Moda, 1841, p. 322.

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sufficientemente disposto ad udire qualche elegante obbligazione […] se eseguita con maestria. Ma al momento che la tragedia sta per sciogliersi con qualche inaspettato e terribile colpo, venir fuori con una prolissa chiacchierata stromentale che finisce per dir nulla, è un vero controsenso. Tutta questa critica non si riferisce al Cavallini, il quale non fa che eseguire appuntino quel che trova scritto sulla parte, ma va dritta al compositore, che coll’avergli dato quel lungo solo in un momento inopportuno, commise un musico pleonasmo senza verun pro, anzi con detrimento dell’effetto principale».607 Clarino o Clarinetto? Firenze, 1854 - «Ora avviene che molti dei nostri, o per la poltroneria che gli spinge a risparmiare una sillaba nel pronunziare questo nome, o per un certo mal vezzo di singolarizzarsi, invece di dire CLARINETTO, dicono CLARINO. E così dicendo, dicono malissimo per la seguente ragione: vale a dire perché clarino, clarina, chiarina, sono i nomi della tromba dritta, corta, o a squillo, come una volta dicevasi per distinguerla dalla tromba duttile o a tiro: in una parola CLARINO vuol dire TROMBA senza macchina; e CLARINI infatti si trova scritto in molte parti della tromba […]. Oltre di che, questo alterare continuamente i nomi dà luogo talora ad incomodi equivoci: mi rammento in questo proposito di essermi trovato io stesso presente in un certo luogo dove, volendosi eseguire una classica composizione musicale, si pretendeva far suonare ai clarinetti le parti delle trombe, appunto perché sopra vi era scritto clarini».608 Le disavventure di Carl Baermann a Venezia. Venezia, 1861 - «Il conte Erizzo, ricchissimo signore che tutti gl’inverni dà un concerto ogni settimana, fece invitare Baermann da una terza persona a prendervi parte. Questi aveva anch’egli annunziato una serata, e non accettando l’invito, promise però che dopo il suo concerto si sarebbe messo a disposizione del conte. Ma il giorno stesso del concerto di Baermann, il conte diede in sua casa una seduta ove si eseguì la Creazione di Haydn per la prima volta, se 607 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1843, p. 8. 608 Firenze, Gazzetta Musicale di Firenze, 1854, n° 47, p. 187.

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non m’inganno. Baermann ebbe si pochi uditori che dovette aggiungere 40 franchi di sua saccoccia all’introito per coprire le spese. Nondimeno, otto giorni dopo, il conte Erizzo rinnovò il suo invito; questa volta Baermann domandò 12 luigi, che, dopo qualche colloquio, gli furono accordati; ma nello stesso tempo fu avvertito che una gherminella gli era riservata. Il conte Erizzo l’accolse benissimo, e la musica cominciò. A capo di un’ora, essendo già stati eseguiti sei pezzi, Baermann fu curioso di sapere quando verrebbe la sua volta. Dimandò un programma al suo vicino, e in fine della lista di tutti i pezzi musicali la cui esecuzione avrebbe richiesto almeno due ore ancora, trovò queste parole: Se il tempo lo permette, il signor Baermann suonerà un concerto (sul clarinetto). Immaginatevi la sua rabbia! Senza dubbio il conte Erizzo si proponeva di dirgli ad alta voce alla fine della serata: È troppo tardi per oggi: sarà per un’altra volta forse! E in questa maniera gli avrebbe di soprappiù scroccato il suo onorario. Per colmo di sventura, Baermann, che non pensava che a ritirarsi al più presto, sbagliò l’uscita e corse difilatamente a gettarsi nel canale. I gondolieri che stavano da questo lato vennero in suo soccorso. Mezzo morto dal freddo e dalla collera ritornò a casa. L’indomani, per istanza del conte Erizzo, ei fu chiamato presso il direttore di polizia, il quale, dietro spiegazioni date dall’artista, diè torto al conte. In queste congetture Baermann giudicò prudente di allontanarsi, chè qualche audace dalla cera sospetta si era informato dell’ora delle sue sortite notturne».609 Società per l’esecuzione della musica classica per istrumenti a fiato. Firenze, 1864 - «La mattina del 5 gennaio corrente, ebbe luogo nella sala gentilmente concessa dal signor conte cav. Gio. Tomaso Passerini, l’inaugurazione della Società per l’esecuzione della musica classica per istrumenti a fiato. Gli amatori della musica classica, fondarono da qualche tempo, la Società del Quartetto; la quale istituzione, a nostro credere, è la più conveniente a migliorare l’esecuzione delle masse d’istrumenti ad arco, ed a portare nelle nostre orchestre quella finezza, quel colorito e quella giustezza d’accento che costituiscono la parte estetica dell’arte. È infatti, se ne esperimentano già sensibilissimi vantaggi. Ma questa istituzione 609 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1861, p. 60.

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lasciava in oblio gli stromenti a fiato, i quali, sentono anchessi il bisogno d’una accurata educazione al buon genere. Ed ecco che il distinto oboista signor Giuseppe Cappelli, promosse da solo, l’utilissimo esercizio d’istromenti a fiato e, chiamati intorno a sé parecchi valentissimi professori, che hanno a cuore, come lui, il progresso e l’incremento dell’arte, si costituirono in società, ponendo alla loro testa una delle più distinte notabilità musicali: il Maestro cavalier Teodulo Mabellini […]».610 Una sfida tra clarinettisti. Piedimonte Matese (Caserta), 1868 - «[…] il 1. Clarino di Piedimonte signor [Pasquale] Sanna sfidava il Capobanda [Benedetto] Spina anche suonatore di Clarino a suonare all’impronto un Largo, una cavatina, ed una variazione qualunque loro data dai Maestri. Una tale sfida non venne accettata dal Capobanda di Boiano, anzi la chiamò cosa ragazzesca. Si passò ciò a conoscenza della intera professione musicale, e massimamente di tutt’i Capi Musici delle Bande Nazionali della colta Provincia di Molise, per le debite appreziazioni tanto sull’operato del corpo Musicale di Piedimonte d’Alife, quanto sul modo di procedere del Capobanda Spina, non avendo voluto accettare una sfida, la quale onora altamente coloro che la proposero».611 La bottiglia. 1870 - «Carlo Nodier amava molto la musica, ma aveva le sue antipatie particolari. Certi strumenti lo facevano andare in bestia, e il clarinetto sopra tutti, il cui suono, soleva dire, gli faceva l’effetto d’una bottiglia che si riempie. Un giorno che, per farlo mutar d’avviso, gli si magnificava un clarinettista celebre, egli interruppe bruscamente: - Ammetto che questo signore riempie la sua bottiglia con vino di Bordeaux; ecco tutta la concessione che posso farvi».612 Cadenza a piacere! Napoli, 1870 ca. - «L’anima dei musicisti è, spesso, un’anima 610 Firenze, La Nazione, 19 gennaio 1864, p. 3. 611 Napoli, Napoli Musicale, 1868, n° 2, p. 4. 612 Milano, Gazzetta Musicale di Milano, 1870, p. 177.

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singolare e ingenua […]. Il clarinettista [Francesco] Pontillo, che fu professore nel Conservatorio di Napoli e solista nella Banda civica, era un distratto e un eccentrico. Un giorno, eseguendo un concerto per clarinetto, e giunto verso la fine, là dove era scritto cadenza a piacere, il Pontillo attribuì alle tre parole, il significato più comodo e, messo l’istrumento nella custodia, si allontano senz’altro».613 Un Monumento funebre per Ernesto Cavallini. Milano, 1874 - «Il 15 [5?] corrente [ottobre] venne scoperto nel Cimitero Maggiore il monumento del compianto Ernesto Cavallini, il celebre concertista di clarinetto. È opera dell’egregio Antonio Tantardini, e consiste in un elegante ed artistico basamento su cui è collocato il busto del Cavallini. Il Tantardini ha saputo rendere in esso i tratti del defunto, in modo da destare la generale meraviglia».614 Fiati stonati. Brescia, 1878 - «Sarebbe desiderabile un miglior accordo negli istrumenti dell’orchestra e in quelli di legno a fiato specialmente, i quali in alcuni punti dell’Opera stuonano addirittura orribilmente. […]. Se il flauto, l’oboè, il clarinetto, od il fagotto fossero raffreddi, sarà bene tenerli al caldo e somministrare loro dell’acqua di camomilla; se fosse poi difetto fisico, allora, pena capitale: al rogo! Siamo in inverno e potrebbero presentare ancora qualche utilità».615 La sordità dei clarinettisti. 1894 - «Un suonatore di clarinetto è congestionato, la figura violetta per lo sforzo prolungato, fortunatamente le sue ghiandole sudorifere come altrettante valvole di sicurezza si aprono e la tensione diminuisce. Anche per l’orecchia eccitata, sconvolta, dopo un’azione così violenta verrà il momento della reazione: ed è in questo secondo momento che essa è sensibile alla minima causa perturbatrice. Per intender bene si ha bisogno, il fatto è ormai riconosciuto, di un eccitamento; donde l’abitudine dei musicisti di 613 Torino, La Stampa, 8 dicembre 1914, p. 3. 614 Firenze, Gazzetta d’Italia, 8 ottobre 1874, p. 3. 615 Brescia, L’Originale, 1878, n° 3, p. 3.

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cominciar sempre con un preambolo un’introduzione, un preludio. Ma quel che non si sa, è che per intender bene, per quanto sana le sia l’orecchia, è necessario un fremito sonoro. È una legge fisica stabilita perfettamente dai lavori recenti d’Helmotz e di altri scienziati».616 Dubbie capacità artistiche. Gorizia, 1894 - «Ieri terzo processo davanti ai giurati. Era accusato un giovanotto, certo Germon di Gradisca, sonatore di clarinetto, che denigrato in pubblico da un altro giovanotto di nome Zellis che metteva in dubbio le sue capacità artistiche, se ne risenti e gli chiese ragione dell’insulto. Ne nacque un diverbio e poi una colluttazione durante la quale l’accusato, per respingere un attacco dell’altro, gli menò un pugno che gli fece uscire un occhio dall’orbita […] la Corte, considerando le mitiganti fatte valere dalla difesa, condannò il feritore a tre settimane di carcere».617 Musica e calvizie. Trieste, 1896 - «Un inglese ha raccolto del materiale statistico atto a dimostrare l’influenza della musica sui capelli dell’uomo. […] fra gli strumentisti l’influenza della musica si fa sentire sulla pella del capo in un grado affatto particolare e in sfumature ben distinte. In questo riguardo gli effetti degli strumenti a corda e a fiato sono molto diversi. Tra i primi il piano sembra esercitare sui capelli un’influenza conservatrice se non direttamente accrescitrice. Gli altri istrumenti a corda: violino, violoncello, contrabasso [sic.!] e arpa hanno sui capelli un influsso benigno come il piano. Ma già gli istrumenti a fiato di legno: oboe, clarinetto e flauto, hanno una forza conservativa molto misera e non possono garantire oltre i 50 anni di vita uno stato soddisfacente dei capelli. Ed ora gli ottoni! Il loro uso ha conseguenze delle più perniciose. E la cornetta? È un istrumento letale per eccellenza; in cinque anni inevitabilmente essa spela un cranio. I motivi perché il piano conserva i capelli e la trombetta li distrugge la statistica non ce li dice. Peccato!»618 616 Torino, Rivista Musicale Italiana, 1894, p. 525. 617 Trieste, L’Indipendente, 3 dicembre 1894, p. 1. 618 Trieste, L’Indipendente, 22 aprile 1896, p. 2.

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La riforma della notazione per gli strumenti traspositori di Umberto Giordano. Trieste, 1906 - «Per giungere a poter fissare una sfumatura di tono l’uomo ha escogitato i congegni più astrusi e si è escogitato i congegni più astrusi e si è poi sempre assoggettato ad essi […]. E di queste fatiche e di queste difficoltà che travagliano il musicista, allorchè si tratta di convertire in segni grafici l’impeto della sua ispirazione […]. Non per alcuna necessità effettiva, ma soltanto per uniformare la scrittura musicale alle abitudini meccaniche degli strumentisti si è venuta formando una astrusa finzione grafica la quale costringe il maestro compositore a seguire il suo pensiero musicale diversamente da quello che è, perché poi all’esecuzione risulti proprio qual è. In altre parole, relativamente a certi strumenti detti traspositori la frase musicale deve essere indicata con una figura che non è la sua, con la figura di un’altra idea, con un errore diremo così di scrittura, perché lo strumentista, capendo appunto in quell’errore, suoni giusto […]. È il Giordano propone appunto di modificare le sette chiavi, il setticlavio ora in uso per gli strumenti traspositori, come il clarinetto, il corno inglese, la tromba, ecc riducendo la notazione di tutti gli strumenti alle due chiavi di violino. Cito un solo esempio. Se il maestro con la notazione finora usata vuole che il clarino in si-bemolle eseguisca appunto il si-bemolle non traccia sulle righe il segno corrispondente alla nota voluta, ma il segno di un’altra nota, del do, poiché egli sa che l’esecutore nel vedere questo segno farà quei dati movimenti per cui dal suo strumento si otterrà il si-bemolle […]. Ora se si pensa che si hanno sette serie di trasposizioni corrispondenti alle sette chiavi, si capisce qual sorta di fantastico calcolo debba compiere il maestro prima di seguire una nota sulla partitura. L’autore di Siberia vuole insomma che alle note convenzionali si sostituiscano le note reali, vuole che si scriva la nota che in realtà viene suonata […]».619 La musica per fiati, parodia della voce umana. Milano, 1907 - «[…] in Italia poi, dove per l’istinto stesso della razza l’emozione del canto è venuta a costituire come perno delle ispirazioni musicali, tanto minore probabilità di fortuna avevano gli 619 Trieste, L’indipendente, 29 gennaio 1906, pp. 1-2.

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strumenti della famiglia dei legni, il cui suono rappresenta quasi - absit iniuria verbo - la parodia della voce umana. Per queste ragioni si comprende come il concerto di ieri [della”Società di istrumenti a fiato” di Parigi] non abbia costituito pel pubblico della Società del Quartetto un’occasione di gioie artistiche supreme, ma sia stato accettato soprattutto a titolo di curiosità o, se vogliamo, di erudizione».620 Nuovi strumenti musicali per la “Parisina” di Pietro Mascagni. Milano, 1913 - «L’orchestra è vastissima: centodieci professori. Dice per gli strumenti? C’è un contrabbasso clarone che è di un’ottava più bassa del clarone: una novità per l’Italia. L’ha usato una volta in Francia il Saint-Saëns […]».621 Mezzo milione in beneficenza. Venezia, 1914 - «Il signor Filippo Fanton, di Vicenza, che da molti anni dimorava fra noi, testè defunto, largiva in beneficenza circa mezzo milione, e precisamente 469.500 lire, di cui 70.000 all’Ospedale di Venezia, 100.00 a quello di Vicenza, 130.00 per diversi legati a povere famiglie veneziane e vicentine, e il resto a vari istituti delle due città. Il Fanton era un distinto suonatore di Clarinetto. Aveva viaggiato in Russia e in altri paesi dell’estero ed era ritornato in patria con una discreta fortuna, che poi aveva accresciuto con intelligente alacrità».622 Concorsi solo per gli iscritti al Partito Nazionale Fascista. Roma, 1941 - «La sovrintendenza del Teatro Reale dell’Opera rende noto che, per la stagione verdiana autunnale e quella invernale 1941-1942, è indetto un concorso ai posti di “primo clarinetto a vicenda” e “prima tromba” d’orchestra. Detto concorso è per titoli e per esame. Questi ultimi avranno luogo presso il Teatro Reale nei giorni 1 e 2 ottobre p. v. I Concorrenti, per i quali è necessario comprovare l’iscrizione al sindacato di categoria, dovranno far pervenire […] certificato di cittadinanza italiana; certificato di 620 Milano, Corriere della Sera, 26 febbraio 1907, p. 3. 621 Milano, Corriere della Sera, 13 novembre 1913, p. 3. 622 Milano, Corriere della Sera, 6 gennaio 1914, p. 4.

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iscrizione al P. N. F. [Partito Nazionale Fascista]; certificato penale; titoli di studio; titoli professionali».623 Una serenata dissonate all’Accademia Chigiana. Siena, 1959 - «Nel cortile dell’Accademia spesso, in serate di luglio o agosto, si organizzavano le classi per fare una serenata al conte. […]. A queste serenate c’era un sacco di gente e, da una finestrella aperta, il conte stava a sentire. Una volta toccò a un grande maestro di musica da camera svizzero, Antoine du Bavier. Era clarinettista e favoriva la musica nella quale si trovano i fiati. Sicché tirò fuori un ottetto di un compositore del Novecento, duro, dissonante: spaventoso. Ora, si sapeva che il conte era un esteta e che la musica moderna non gli piaceva: oltre Boccherini già cominciava a storcere il naso! Quindi gli arrivò questa zaffata, che non finiva mai tra l’altro, e lui – paziente – stette fino in fondo. Ma alla fine nessuno applaudì. Du Bavier si tolse il clarinetto di bocca e disse: “Non avate capito nulla, perché un pezzo per essere veramente apprezzato va ascoltato almeno due volte. Rifacciamolo!” Si sentì sbattere la finestrella del conte, la luce si spense e lui se ne andò a dormire».624 Nuovi suoni per i legni. Empoli, 1974 - «Il fiorentino Bruno Bartolozzi ha illustrato, con esempi del clarinettista Giuseppe Garbarino e dell’oboista Lothar Faber, le ricerche da lui compiute intorno ai moderni esperimenti strumentali miranti a produrre l’emissione di due suoni contemporanei da parte di strumenti tradizionalmente monodici come i legni: ricerche compendiate in un libro di cui esce in questi giorni l’edizione italiana, dopo quella inglese e la tedesca».625 La paga di un clarinettista. Torino, 1982 - «Il maestro Emo Marani, professore di clarinetto: trent’anni nell’orchestra Rai di Torino. Dice: “Suonare ore e ore uno strumento a fiato richiede anche un grande sforzo fisico, che il fattore economico non compensa. Io ho un buon stipendio perché 623 Milano, Corriere della Sera, 18-19 settembre 1941, p. 5. 624 Roma, Chitarre, Marzo 1994, p. 48. 625 Torino, La Stampa, 31 agosto 1974, p. 7.

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ho molti scatti di anzianità, ma il nostro primo fagottista prende meno di 800 mila lire al mese. Le paghe sono state buone dagli Anni Cinquanta sino a metà dei Sessanta. In rapporto, beninteso, ai compensi dell’industria”. Non è mai stato tentato di cambiare mestiere? “Quando si è giovani si vive d’entusiasmo, non si pensa al denaro. Certo che, dopo una vita, si è tentati di concludere che forse non ne valeva la pena. Ma, sa, la musica entra nel sangue, suonare è molto di più di un lavoro. Per cui si va avanti seguendo la propria strada”. Lei insegnava in Conservatorio. Perché è venuto via? “Negli Anni Trenta, quando studiavo io, il mio professore aveva 2 allievi, non di più. Oggi, con lo stesso orario settimanale di allora, si fa lezione a 10 studenti. Io, l’ultimo anno, ne ho avuti 14. Ma ho deciso anche in base a un problema concreto: lavoravo già alla Rai e, non potendo riscuotere due volte la contingenza, come insegnante avrei guadagnato 300 mila lire al mese».626 Il lancio della monetina. Napoli, 1996 - «Fu riservata a Sisto Lino D’Onofrio, di Baia e Latina, per l’ultima volta al San Carlo di Napoli, la tradizione di buttare una monetina. Era il 1996 con la Tosca di Giacomo Puccini, tenore Luciano Pavarotti. Nell’ultima scena si canta “E lucean le stelle” e il clarinetto con un “a solo” anticipa il canto del tenore con note cupe che accompagnano la morte del protagonista. È un canto struggente. Dopo l’esecuzione di D’Onofrio, primo clarinetto, il maestro Pavarotti si affacciò dal palco verso la “buca” e, rivolgendosi al clarinettista gli fece un applauso e poi i complimenti sotto lo sguardo attonito degli orchestrali e direttore, oltre che di tutti i presenti nella gremitissima sala. In quell’occasione uno dei professori d’orchestra rinnovò una tradizione antichissima: il lancio della monetina che risale ai primi tempi in cui si sono composte le orchestre, i cui musicisti, erano mal pagati. Per cui, quando un orchestrale eseguiva particolarmente bene un brano, un suo collega buttava a terra una monetina a significare “meritavi di più”, “fatti pagare di più”».627 626 Torino, Stampa Sera, 22 giugno 1982, p. 8. 627 Napoli, Il Mattino, 12 gennaio 2010.

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Sciopero al Teatro dell’Opera di Roma. Roma, 1999 - «Il Primo Clarinetto, un cinquantenne in giacca blu e capelli bianchi, passeggia nello spiazzo davanti alla facciata, a braccetto di un giovane Trombone. “Il nostro unico patto integrativo” dice Orazio Rega “lo abbiamo fatto nell’ ‘87 e è scaduto nel ‘90, quasi dieci anni fa. Ma vi rendete conto? La nostra è l’ orchestra meno pagata d’ Italia. Voi che pensate? Che noi ci svegliamo la mattina con la pazzia di far saltare gli spettacoli? Bugie. Alla Scala e a Santa Cecilia uno come me guadagna 6 milioni e mezzo al mese, in media due milioni in più. E sa quanto ci vogliono dare con l’ integrativo? Duecento mila lire al mese di aumento, lorde. Cose da pazzi”. Interviene il giovane Trombone: “E gli strumenti? Ne vogliamo parlare? Lo sapete che dobbiamo comprarli e mantenerli da soli?”. Primo Clarinetto: “Il mio costa 12 milioni e solo di ance, le canne che vibrano, da cambiare, spendo centinaia di mila lire, una può durare due giorni o mezz’ ora».628 Clarinettista protestato! Roma, 1999 - «Dopo una lunghissima riunione con i rappresentanti sindacali e dell’ orchestra, il maestro Giuseppe Sinopoli “ha ritenuto opportuno incontrare i professori Orazio Rega [clarinetto] e Nello Salza [tromba] - come spiega un comunicato inviato in serata dal Teatro - ai quali ha chiarito di non averli mai “protestati”. È invece accaduto, spiega sempre il comunicato, che in seguito “alla malattia dell’ altra prima tromba, professor Mauro Maur, e dell’ altro primo clarinetto, professor Calogero Palermo, intervenuta nell’ ultima fase delle prove”, il maestro Sinopoli abbia ritenuto opportuno non far suonare i professori Rega e Salza, ma “invitare due parti esterne di grande esperienza wagneriana, visto che le prove a disposizione non avrebbero permesso ai musicisti in causa di suonare tutta l’ opera prima della prova generale”. Così domani e nelle due repliche della “Valchiria” le due prime parti saranno sostenute dal primo clarinetto della Scala e dalla prima tromba della Staaskapelle di Dresda. Le affermazioni di Sinopoli hanno pacificato gli animi e consentito le riprese delle prove dell’ opera, chiudendo un conflitto che si era aperto domenica, dopo l’ invio a tutti i giornali di un comunicato del 628 Roma, La Repubblica, 20 maggio 1999, p. 13.

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Teatro nel quale il maestro annunciava di aver sostituito i due musicisti “non adatti a garantire la qualità richiesta”, dopo averli “protestati per iscritto presso il sovrintendente”. Una formula ritenuta offensiva. Che il maestro ha smentito».629 La sedia del clarinettista. Imperia, 2002 - «Stava per chiudersi la prima parte del concerto, con le ultime note del quinto atto del “balletto” dal “Faust” di Gounod, quando una sedia ha ceduto di schianto e, con un fragoroso tonfo, Gianni Gilli, secondo clarinetto dell’Orchestra Sinfonica di Sanremo, è ruzzolato sul palcoscenico, ferendosi al labbro. Il musicista è stato subito soccorso e medicato, il concerto (il secondo della stagione sinfonica del Cavour) interrotto. Per alcuni giorni, il maestro Gilli non potrà suonare. E nell’intervallo, con grande disappunto del pubblico, presente in misura più consistente del solito (la platea era quasi al completo), un portavoce degli orchestrali ha reso noto che, dopo una breve assemblea, era stato deciso di non proseguire l’esecuzione “in segno di solidarietà con il collega, vittima dell’incidente”[…]. “Come si può mettere a disposizione, dei professori d’orchestra antiquate e traballanti sedie in legno? E’ indecoroso, indegno di una città capoluogo di provincia e del suo bel teatro […]. E qualcuno sottolinea che quella degli orchestrali di Sanremo “non è una bizza, ma una presa di posizione più che legittima, anche, perche, in questi ultimi tempi, altri tre musicisti, in luoghi e situazioni diverse, sono caduti da sedie, evidentemente non più idonee e diventate trappole a rischio”».630 Furto di Clarinetti. Torino, 2008 - «Quando nel 1987 a Saluzzo rubarono il violino al francese Pierre Amoyal fu un caso internazionale. Era uno Stradivari, il Kochanski del 1717. Lo ritrovarono solo nel 1991 e lui ci scrisse pure un libro. Un clarinetto invece è come un’ auto. Più è usato e meno vale: ma quante storie racconta. È il partner che il musicista incontra dopo anni di tentativi, che plasma su di sé fino a farselo somigliare, che diventa il compagno fidato d’ una vita. è successo 629 Roma, La Repubblica, 10 marzo 1999, p. 8. 630 Torino, La Stampa, 13 gennaio 2002, p. 33.

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mercoledì a Luigi Picatto, primo clarinetto del Regio. Otto di sera. Ha appena finito la pomeridiana della Salome con lo strumento in La che si fa tutti gli assoli. Va a recuperare l’ auto in Lungodora Firenze. Gomma bucata. Succede. Sposta la vettura di qualche metro. Posa lo zainetto sul sedile posteriore e via di cric. Il tempo di ripartire e si accorge che il giubbotto con due cellulari c’ è ancora ma lo zaino è sparito. Panico. Ritorno in teatro. Ricerca forsennata. Nulla. “Forse pensavano che dentro ci fosse un computer”. Invece c’ erano due clarinetti. Due Yamaha incrostati e vecchi di dieci anni, uno pure con una lunga crepa rattoppata con l’ attack. E un beauty di ricambi e coltellini che non ti danno nulla neanche al Balon. “Per gli strumenti pazienza. Al momento uso “muletti” di riserva, e poi ne proverò di nuovi finché troverò quello che mi soddisfa”. Ma c’ era un pezzo che vale più di tutto il resto. Il bocchino Vandoren di ebanite. “Nuovo costa 70 euro. Ma è un pezzo unico che ho modificato su misura per me. C’ è chi se lo fa fare apposta e chi interviene sul grezzo con frese al diamante, lime a coda di topo e carte abrasive finissime. Un lavoro manuale certosino. Non so se ne avrò più uno uguale”. E lancia un appello al ladro. “Se non sei un clarinettista non te ne fai assolutamente nulla. Quell’ imboccatura mi ha fatto vincere il concorso al Regio. Dà da mangiare alla mia famiglia. Con quel pezzo se n’ è andato il mio cavallo, la mia sicurezza psicologica. Era la mia coperta di Linus. Ti manca ed entri in crisi”».631 L’Università del Clarinetto. Camerino (Macerata), 2015 - «L’Italian Clarinet University è un progetto ambizioso, unico nel panorama internazionale del clarinetto, ideato, promosso e realizzato da Piero Vincenti. Frutto dell’esperienza maturata dall’Accademia Italiana del Clarinetto in 15 anni di attività, e grazie alla collaborazione di molti grandi clarinettisti italiani e stranieri che hanno creduto a questa scommessa lanciata proprio dal Maestro Vincenti, l’Italian Clarinet University vuole imporsi nel mondo clarinettistico internazionale come una “eccellenza formativa”. In altre parole, una realtà capace di tra-smettere a studenti provenienti da ogni parte del mondo la grande 631 Roma, La Repubblica, Edizione di Torino, 29 febbraio 2008, p. 1.

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tradizione clarinettistica italiana, ma capace anche di aprirsi alle scuole clarinettistiche internazionali, proponendo ai giovani una mo-derna offerta formativa che consenta loro di raggiungere un livello professionale elevatissimo, tale da renderli altamente competitivi nel mondo musicale internazionale. Il raggiungimento di questo obiettivo passa attraverso una serie di percorsi di eccellenza e di incontri formativi di alto livello: il coinvolgimento di 50 tra i più grandi docenti al mondo provenienti da Università e Conservatori d’Europa, Americhe e Asia […]. A novembre 2015 partirà il primo Anno Accademico regolare con corsi semestrali e annuali».632 Troppi divieti agli orchestrali. Milano, 2015 - [Intervista al clarinettista Fabrizio Meloni] - «Quando incontri il pubblico in terra straniera, come il Giappone e gli Stati Uniti, e sei il “Principal clarinet” del Teatro alla Scala, comprendi profondamente chi sei e chi rappresenti. Al contrario, in Italia, ti considerano quello che deve suonare in Teatro, il professore d’orchestra, e null’altro. In aggiunta, se lavori in Scala diventa complicato, difficile, quasi impossibile insegnare, perché se vieni invitato a tenere delle masterclass in conservatori di musica, viste le leggi in vigore - penso anche alla famosa Legge 100 [del 2010], che impediva ai professori d’orchestra di effettuare concerti -, tutto ciò viene considerato come un secondo lavoro. Come fa un musicista, che ha condiviso concerti con i più grandi direttori, a rendere compiuta la sua vita artistica senza poter insegnare?».633

632 Varedo, Dismamusica Magazine, Ottobre 2015, n° 83, p. 5. 633 Roma, Risveglio Musicale, 2015, n° 2, p. 17.

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