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AGOSTO/SETTEMBRE 2016 ANNO LXIX Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - Decreto Legge 24/12/2003 n. 353 (convertito in Legge 27/2/2004 n. 46) Art. 1, comma 1. Pubbl. inf. 45% DCB/Milano - euro 1,03 (abbonamento annuo euro 15,00).

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AGOSTO/SETTEMBRE 2016 ANNO LXIX

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DI 1DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

Romano AmbrogiPresidente ALDAI

Ripartiamo

Al rientro dopo le ferie estive siamo impegnati a riprendere il ritmo tradizionale, ciascuno nel proprio ambito e per le pro-prie responsabilità di lavoro e familiari. Anche per l’Associazio-ne è tempo di riflessione sulle priorità, in un contesto di incer-tezze e cambiamenti rapidi e profondi, per costruire il futuro in relazione ad alcuni fatti che ci interpellano con forza.Le tecnologie digitali stanno modificando radicalmente non solo le nostre abitudini personali, ma il lavoro e i processi aziendali, offrendoci l’opportunità di far recuperare competi-tività alle imprese con l’innovazione. Il sistema industriale ita-liano è di fronte ad una sfida epocale: come dirigenti abbiamo la responsabilità di orientare la cosiddetta “innovative disrup-tion” per creare valore aggiuntivo, evitando la sola distruzio-ne dei posti di lavoro. Il tema è stato oggetto del convegno "Industry & People 4.0" di maggio e dell’indagine sulle pro-spettive del lavoro realizzata da SDA Bocconi ed AICA. Grazie ai colleghi che hanno risposto al questionario, in questo nu-mero della rivista, il prof. Alfredo Biffi ci offre interessanti spun-ti sulla crescente importanza dell’innovazione e sulla visione e capacità organizzativa richiesta ai dirigenti.Altro fattore rilevante del nostro tempo è la longevità, che influisce profondamente sulla struttura della società, le carat-teristiche del lavoro e la sostenibilità del sistema di welfare. L’argomento è presentato dal prof. Alessandro Rosina che, proiettando le tendenze demografiche, delinea scenari futuri nei quali risulterà essenziale il contributo dei senior. La pro-duttività di un’azienda e il suo successo dipenderanno dalla lungimirante capacità di gestione e ricambio della propria for-za lavoro. La società e l’economia dovranno essere “più mature nel produrre benessere,” – come indica il prof. Rosina – “per cogliere i frutti positivi di tutte le stagioni della vita”.Il nostro sistema di welfare ha bisogno di un ripensamento, per dare certezze alle nuove generazioni, rispettando al tem-po stesso gli impegni nei confronti di chi ha già dato il proprio contributo. Al convegno CIDA Lombardia sulla previdenza e all’intervento del prof. Alberto Brambilla abbiamo dato ampio spazio in questo numero, per dare una risposta manageriale alla gestione di una massa finanziaria importante, accumulata grazie ai contributi versati.

DITORIALEe

In estrema sintesi per dare concreta attuazione al nostro ruo-lo nelle imprese e nella società ripartiamo ad innovare. Un recente studio dell’Unione Europea rileva il ruolo innovatore storicamente sostenuto dall’Europa e analizza le condizioni per continuare ad esercitarlo nel futuro. All'Europa abbiamo dedicato il focus di questo numero.Robert Madelin, advisor per l’innovazione del Presidente Jun-ker, conclude lo studio con queste parole: “Il futuro dell’inno-vazione in Europa non è un dilemma teorico o empirico, ma piuttosto una questione di principio e volontà. Il punto è qua-le società vogliamo: l’innovazione è condizione necessaria, ma non sufficiente, per l’inclusione sociale e la sostenibilità, per la produttività, il lavoro e la crescita. Saremo capaci di cogliere l’opportunità di innovare?”.L’ITIF – Information Technology & Innovation Foundation pone però l’Italia fra i Paesi in cui politiche europee di svilup-po dell’innovazione sono meno applicate. Oggi più che mai abbiamo la necessità di far emergere l’eccellenza, superando le barriere della “normalità”, per generare nuovo valore e be-nessere per la società. Dobbiamo recuperare il senso di urgen-za nell’anticipare l’innovazione e cavalcare le opportunità di cambiamento per conquistarci uno spazio nel futuro. ■

Fonte: Commissione Europea

IMPORTANZA DELL'INNOVAZIONE PER IL RAGGIUNGIMENTO DELLE 10 PRIORITÀ DELL'UNIONE EUROPEA

Dal punto di vista tecnico Dal punto di vista sociale

Investimenti per il lavoro e la crescita

Mercato unico digitaleRendere l'UE più democratica

Unione economica e monetariaGiustizia e diritti fondamentali

Libero mercato fra Unione Europea e USA

Politica energeticae ambientale unitaria

Mercato internopiù equo e sostenutoMigrazione

Ruolo globaledell'Unione Europea

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DI 3DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016DI

ommarioSAGOSTO/SETTEMBRE 2016 ANNO LXIX

EDITORIALE 1 Ripartiamo Romano Ambrogi

FOCUS 4 Brexit e il futuro dell'Europa Luigi Caprioglio

6 Europa ed Expo Raffaele Tasserini

8 Europa: la parola agli associati Giorgio de Varda

10 Europa: federalismo o no? Giovanni Sansò

MANAGEMENT12 Trasformare la longevità in benessere individuale e sociale Alessandro Rosina

14 Tutta questione di chimica Chiara Tiraboschi

NOTIZIE DAL CONSIGLIO DIRETTIVO 16 Un ponte per il futuro Andrea Rovelli

SERVIZI AGLI ASSOCIATI 17 Da conservare

Fasi e Assidai 19 Leader in campo

FORMAZIONE22 I giovani tra scuola, futuro e lavoro! Oscar Eliantonio

24 Fondirigenti al fianco dei manager e delle PMI per tornare a crescere Carlo Poledrini

LAVORO28 Lavoreremo ancora? Alfredo Biffi

30 Dopo l'estate... guardiamo le Stelle Mario Giambone

SINDACATO32 La contrattazione collettiva Stefano Bartalotta

FOCUS

Europa

Nuovi orari di apertura della sede ALDAI – TESTIl nuovo Piano di Sviluppo Associativo 2016-2018 prevede, tra gli altri, l’implementazione e lo sviluppo dei servizi per gli Associati.A tal fine, per meglio rispondere anche con soluzioni innovative alle diverse esigenze dei Colleghi emerse, in particolare da parte di quei Colleghi impossibilitati a raggiungere l’Associazione nei normali giorni ed orari di apertura, abbiamo deciso di avviare a maggio una fase test con nuovi orari di apertura, fermi restando i normali orari di apertura gli altri giorni.

IL TEST PROSEGUIRÀ PER IL MESE DI SETTEMBRE SECONDO IL SEGUENTE CALENDARIO:

I soci ci troveranno in ALDAI pronti ad illustrare i servizi, le attività e le iniziative che l’Associazione riserva ai suoi iscritti, a racco-glierne le esigenze, oltre che ascoltare e conoscere eventuali altre necessità/suggerimenti. Una successiva analisi dei risultati ci consentirà di valutare tutti gli aspetti e assumere le migliori decisioni del caso.

IL PRESIDENTE ALDAIRomano Ambrogi

î sabato 17 settembre dalle 9,00 alle 12,30î giovedì 22 settembre fino alle 19,30

î sabato 24 settembre dalle 9,00 alle 12,30î giovedì 29 settembre fino alle 19,30

PREVIDENZA34 PreviDenza in ProsPettiva

î Incontro CIDA Lombardia Franco Del Vecchio î Previdenza all'italiana Alberto Brambilla î Intervento degli Associati î Commento del prof. Alberto Brambilla sulla legittimità del contributo di solidarietà

VITA ASSOCIATIVA40 Ricordo di Pietro Orlandi Agostino D'Arco

41 La salute dei manager Federmanager Pavia

CULTURA E TEMPO LIBERO42 I momenti belli passano in fretta Josef Oskar

43 Concerto d'Autunno

44 Come era dove era Giuseppe Colombi

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DI4 DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

OCUS - EUROPA

BrexitLuigi Caprioglio Segretario Generale CEC European Managers

ll’indomani dell’esito, a quanto pare inaspettato, del

referendum nel Regno Unito, abbiamo provveduto come CEC European Mana-gers (Confederazione europea dei diri-genti) a prendere posizione attraverso

un messaggio in cui evidenziavamo, in qualità di organizzazione europea, il no-stro dispiacere per la pur legittima deci-sione degli elettori britannici. Non siamo entrati nel merito delle pos-sibili conseguenze economiche e fi-nanziarie di una decisione i cui effetti si spalmeranno nel lungo periodo, quanto piuttosto sulle conseguenze politiche.

Al di là di molteplici letture dell’evento risulta chiaro a molti che si è manifesta-ta una repulsione rispetto alle politiche europee sin qui condotte, facendo al-tresì emergere aspetti di egoismo che si stanno intensificando anche in altre parti dell’Europa.Se infatti i padri fondatori dell’Europa Unita intendevano, oltre a porre fine a

ae il futuro

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DI 5DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

OCUS - EUROPA

possibilità di scontri bellici, creare un modello di solidarietà attiva tra le nazio-ni, da tempo si è invalso, anche attraver-so le più recenti entry, un concetto se-condo cui si aderisce ad una compagine più per ricavarne benefici ancorché par-tecipare ad una azione corale e solidale.Personalmente non sono nuovo a que-sto tipo di comportamento se considero che anche nella nostra modesta orga-nizzazione alcune associazioni nazionali rivendicano una sorta di pay back deri-vante dall’appartenenza prima ancora di proporre la propria contribuzione allo sviluppo della confederazione. È quindi giunta l’ora di passare da una unione in-centrata su norme esclusivamente mo-netarie, finanziarie e budgetarie, ad una Europa della solidarietà, della crescita, dello sviluppo, delle politiche di immi-grazione, di contrasto alla povertà, di

effettiva applicazione di sistemi demo-cratici. In altre parole la messa in atto del modello sociale europeo. Dopo di che occorrerà attivare una politica estera europea realmente univoca, il bilancia-mento dei sistemi fiscali, la politica di di-fesa, nonché tutte le attività necessarie ed indispensabili per una reale integra-zione.Noi dirigenti siamo per definizione colo-ro che guardano al futuro e riescono a tradurre i problemi in opportunità. Cer-to, andremo incontro ad un lungo pe-riodo di incertezza, le borse si compor-teranno come la giostra delle montagne russe, gli investitori si prenderanno le necessarie pause di riflessione, gli inglesi si scanneranno tra di loro, altri Paesi sa-ranno tentati di sfruttare il momento an-che in termini strumentali, tutte cose già viste. Ma se i nostri governanti, a comin-

ciare dai paesi fondatori quali Germania, Francia ed Italia, sapranno finalmente porre fine a dibattiti inconcludenti, se le istituzioni europee non si appelleranno più a burocrazie da far invidia a quelle borboniche, se invece di attendere che i più lenti salgano sul vagone treno ri-tardando l’intero convoglio si sapranno anche attivare velocità diverse con più treni, allora si potrà porre fine allo stallo ed alle esperienze negative. E noi dirigenti abbiamo il dovere, appun-to come classe dirigente, prima ancora che come attori nelle nostre aziende, di agire come cittadini per instillare la con-sapevolezza che non c’è alternativa per nessun Paese al di fuori dell’Europa. Così come nessun dirigente può avere successo professionale senza il supporto ed il coinvolgimento delle risorse attor-no a sé. ■

e il futuro dell’Europa

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DI6 DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

Europa ed ExpoDove andiamo e da dove (ri)partiamo

Gli eventi si terranno in ALDAI - sala Viscontea - via Larga 31 - Milano

1 - mercoledì 21 settembre 2016 alle ore 17,30-19,00in collaborazione con il GdL Dirigenti per l’Europa TTIP: una sfida per l’Europa - Quale ruolo per la dirigenza e per l’imprenditorialità? 2 - lunedì 26 settembre 2016 ore 17,30-19,00 Expo: cosa ci ha lasciato - Contributo e Supporto all’Internazionalizzazione delle Imprese Italiane

MODALITÀ DI PRENOTAZIONEGli interessati possono prenotarsi online attraverso il sito www.aldai.it, sezione “ALDAI Eventi”, selezionando dal calendario la data interessata e compilando gli appositi spazi alla voce “iscriviti”. Le date pubblicate potrebbero variare successivamente alla stampa della rivista; invitiamo pertanto i lettori a prendere visione delle periodiche newsletter e del sito per dettagli e conferma degli incontri. Per chi non avesse la possibilità di effettuare la preno-tazione online è possibile inviare un fax al numero 02/5830.7557 indicando nell’oggetto “Europa ed Expo”.

Raffaele Tasserini Coordinatore GdL Geopolitica ed Internazionalizzazione ALDAI

La ripresa dalla pausa estiva per la vita associativa di ALDAI e per il Gruppo di Lavoro Geopolitica ed Internazionalizzazio-ne è già calendarizzata con due importanti appuntamenti su temi particolarmente sentiti dai manager.La recente vittoria della Brexit che con un referendum il 23 giugno 2016 ha sancito l’uscita del Regno Unito dalla Comu-nità Europea cambia tutte le regole del gioco e lo scenario po-litico e geopolitico del Vecchio Continente. Se da un lato i trattati che legano il Regno Unito all’Unione Europea potrebbero restare vigenti ancora per due anni, dall’altro il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk ha rassicurato: “Non ci sarà vuoto legale fino all’uscita formale del-

la Gran Bretagna la legge Ue resta valida nel Regno Unito, ciò significa diritti e doveri”.L’Europa si conferma essere un tema quindi più che mai caldo. Se infatti guardiamo anche oltreoceano, ci rendiamo conto che Stati Uniti e Unione Europea stanno anche negozian-do un importante accordo commerciale di cui si parla mol-to poco: il TTIP, ovvero = Transatlantic Trade and Investment Partnership, un accordo commerciale di libero scambio che dovrebbe produrre il Trattato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti. Dall’oltreoceano alla nostra Milano, dove il tema di Expo e cosa ci ha lasciato rimane tutt’oggi un motivo di riflessione e condivisione.

OCUS - EUROPA

Nell’infinità delle direzioni di approfondimenti possibili, si vuole offrire un’occasione per esaminare alcuni aspetti coinvolti dal TTIP. Con l'aiuto degli ospiti si cercherà di capire meglio come esso potrebbe influenzare direttamente i modi di fare impresa, le professionalità necessarie ad intraprendere uno sviluppo economico in mercati sempre più globali

Introduzione da parte dell’Expottimista Giacomo Biraghi, che ci aveva già presentato l’Expo nell’aprile 2015, seguito da testimonianze di Alberto Dell'Acqua, Professore Docente Dipartimento di Finanza all'Università Luigi Bocconi e di Sergio Enrico Rossi, Responsabile Area Sviluppo del Territorio e del Mercato della Camera di Commercio di Milano

TTIP: una sfida per l’EuropaQuale ruolo per la dirigenza

e per l’imprenditorialità?

Expo: cosa ci ha lasciato Contributo e supporto

all’internazionalizzazione delle imprese italiane

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DI 7DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

Cosa èSi tratta di un accordo commerciale di libero scambio che dovrebbe produrre il Trattato Transatlantico per il Com-mercio e gli Investimenti (TTIP = Transatlantic Trade and Investment Partnership).Tra le mille traversie, dibattiti accesi, incertezze sull'esito, il TTIP ha certamente già avuto un successo: mettere in evi-denza le dinamiche che sono alla base delle nuove forme di globalizzazione e di cooperazione economico-produt-tiva, in un contesto architetturalmente strutturato, quello delle relazioni tra USA e UE.

Qualche numeroIl trattato coinvolge i 50 stati degli Stati Uniti d’America e le 28 nazioni dell’Unione Europea, per un totale di circa 820 milioni di cittadini. Si tratta dunque, non fosse altro che per il suo impatto globale potenziale, di un trattato di importanza storica.

A che punto sono i negoziatiIl trattato è ancora in fase di discussione, non solo tra le parti, ma anche nella politica e tra i gruppi di interesse che ne stanno seguendo i negoziati. In questo non semplice contesto viene ora ad aggiungersi anche il discorso Brexit, il cui impatto e relativi sviluppi/conseguenze dovranno essere debitamente considerati.

La questione della segretezzaVa subito detto che si tratta di negoziati in parte riservati, come avviene per tutte le fasi preparatorie. Ma si possono trovare nel sito web della Commissione Europea i docu-menti accessibili a tutti in merito al TTIP.

Obiettivi principali dell’accordoL’accordo dovrebbe agire in tre principali direzioni: aprire una zona di libero scambio tra Europa e Stati Uniti, uni-formare e semplificare le normative tra le due parti ab-battendo le differenze non legate ai dazi, migliorando le normative stesse.

Non dimentichiamoci che l'evento Expo di Milano veniva a ruota di quello di Shanghai 2010, con il quale la Cina, dopo le Olimpiadi 2008, ha voluto nuovamente impres-sionare il mondo, e chi lo ha visitato potrà comprendere il significato di questa considerazione.

Tuttavia, nonostante questa difficile ed incomoda premes-sa, Expo Milano 2015 non ha per niente deluso le aspetta-tive, anzi è stato in grado di inserirsi più che degnamente nel contesto dei vari Expo che lo hanno preceduto, come ampiamente dichiarato e riconosciuto dai vari organi di stampa estera. Ma l’evento in sé non si è concluso senza lasciare un sensibile e percepibile positivo indotto.

Nell’ottobre 2013 il prof. Alberto dell’Acqua (SDA Bocconi) aveva elaborato uno studio/progetto di ricerca che inda-gava in modo analitico ed approfondito sull’impatto che l’evento Expo 2015 avrebbe avuto sul sistema economico nazionale. Recentemente, ha elaborato un consuntivo dello studio originale sull’indotto, dal quale derivano interessanti in-dicazioni. Tuttavia, la Legacy di Expo 2015 non rimane li-mitata agli impatti economici di medio-lungo termine, ed è precisamente in questo contesto che viene ad inserirsi, da parte Expo 2015, un altro importante fattore quale il “Contributo all’Internazionalizzazione delle Imprese Italiane”.

Proprio sul tema dell’Internazionalizzazione di Milano, Expo ha generato un indubbio aumento degli incontri/relazioni d’affari. Notevole anche la partecipazione delle imprese dome-stiche alle iniziative organizzate dai diversi Paesi nei vari padiglioni, ottime opportunità per avvicinarsi a mercati spesso considerati troppo lontani.Gli incontri B2B sono stati oltre 14mila, 21 gli accordi com-merciali conclusi e oltre 2mila le negoziazioni avviate du-rante gli incontri con le 16 delegazioni ufficiali presenti all’Expo.

OCUS - EUROPA

Stati Uniti e Unione Europea stanno negoziando un gigantesco accordo commerciale di cui si parla molto (tra favorevoli e contrari) e si sa poco

1È innegabile dire che l’Expo 2015 abbia rappresentato un evento di successo per Milano e per il Paese in generale

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DI8 DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

OCUS - EUROPA

Giorgio de Varda Coordinatore CADD, Centro Analisi Dati Dirigenti e componente del GdL ALDAI Dirigenti per l’Europa [email protected]

Europa: la parola agli associatiProssimo avvio di una consultazione telematica sul tema

e è vero che in una prospettiva storica l’impresa più importan-

te e meritoria cui la nostra generazione abbia messo mano è probabilmente il processo di costruzione di un'Europa unita, io penso che non possiamo non impegnarci al massimo, come cittadini e come dirigenti, per difendere quanto di positivo è stato fatto finora per conse-guire questo obiettivo e per proseguire su questa che ritengo sia una strada ob-bligata. Confrontandomi su questa mia idea con i colleghi del gruppo "Dirigenti per l'Europa", è apparso evidente, a un certo punto, il vantaggio di potersi av-valere di quanto pensa su questo tema la platea generale dei dirigenti, molti dei quali sono a diretto contatto con le pro-blematiche europee attraverso la loro esperienza lavorativa e di poter avere un più concreto supporto all’elaborazione di possibili politiche di rilancio dell’idea di Europa unita.Si è quindi pensato di ricorrere, a questo fine, allo strumento della consultazio-ne telematica, che è stato predisposto proprio al fine di raccogliere il pare-re e le proposte della totalità dei soci ALDAI. Questo strumento fu proposto per la prima volta da ALDAI all’Assem-blea Nazionale ben 25 anni fa. Inserito poi nello Statuto ALDAI, è stato final-mente reso operativo nella passata con-siliatura, durante la quale ha consentito una consultazione di tutti i soci pensio-nati (“senior”) che ha ricevuto oltre 4.000 risposte, utilizzate poi per tarare al me-glio le politiche ed i servizi dell'Associa-zione nei loro confronti.A differenza delle comuni indagini stati-stiche a campione, la consultazione te-

s

lematica messa a punto da ALDAI con-sente di configurare e indirizzare target aventi reali e precise caratteristiche (ad esempio, dirigenti in servizio, in cerca di occupazione e pensionati). Vengono inoltre seguite rigorose regole di profes-sionalità e di trasparenza sotto il diret-to controllo del Consiglio Direttivo, cui sono demandate sia l’approvazione pre-ventiva sia le scelte per la valorizzazione dei risultati. Si aggiunga che con l’uso delle più moderne tecnologie l’opinione degli associati viene espressa in modo particolarmente efficace e completo.È importante sottolineare che la consul-tazione telematica sull’Europa assume

una particolare valenza in quanto verrà erogata a valle dei risultati della Brexit, che ci hanno quasi improvvisamente messi di fronte al fatto che quello che ritenevamo da decenni un processo, magari difficoltoso ma inarrestabile, di progressiva costruzione dell’Europa det-tato dalla necessità storica, in realtà ha aperto impensabili scenari di enorme incertezza e secondo alcuni perfino ter-rificanti. Di ciò si deve tener conto al fine di stimolare preventivamente una rifles-sione creativa fatta anche se necessario di provocazioni intellettuali.Una prima considerazione è che biso-gna cercare di riattivare quella che po-

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DI 9DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

OCUS - EUROPA

tremmo chiamare l’intuizione politica che fu alla base del Trattato di Roma. Da quella storica data del 25 marzo 1957, che è considerata la data di nascita del-la Ue, il mondo è infatti radicalmen-te cambiato. Nel 1957 non era ancora iniziata l'era spaziale (lo Sputnik verrà lanciato alcuni mesi dopo); per andare in America si prendeva la nave (il primo volo transatlantico sarà inaugurato solo due anni dopo); per telefonare da Roma a Milano bisognava chiedere all’opera-trice telefonica ed attendere anche per ore il collegamento. La cortina di ferro segnava in modo drammatico i confini di un mondo di-viso in due, posto sotto il ricatto di una guerra nucleare che forse era il collante all’interno di ciascuna delle due parti, mentre l'Europa era intenta alla grande ricostruzione dopo le due terribili guerre mondiali: un mondo insieme timoroso di una catastrofe, ma tuttavia pieno di speranza e di fervore.Quasi 60 anni dopo la situazione è total-mente diversa: un mondo globalizzato e interconnesso, ma anche per questo percepito troppo piccolo; in molte zone ancora invivibile; in parte consunto nel-le sue risorse naturali; un mondo diviso, più che da confini fisici, da grandi dise-guaglianze sociali e da ideologie estre-me; un misto di buio passato e di futuro tecnologico; un mondo in cui l’incertez-za e la paura sono sentimenti dominanti.In questo mondo l’Europa è probabil-mente ancora troppo piccola e forse non ancora adeguata agli enormi problemi che si trova ad affrontare, soggetta alla tentazione di un puro ritorno agli Stati nazionali che non farebbe che peggiora-re drammaticamente la situazione. Come dirigenza, noi abbiamo il dovere, oltre che la capacità, di riflettere seria-mente e razionalmente su come si possa utilizzare l’immenso patrimonio tecno-logico, economico e politico che è stato generato in questi decenni allo scopo di contribuire a risolvere gli enormi proble-mi che ci stanno davanti.Mi sembra anche evidente che la solu-zione di tali problemi non possa prescin-dere dalla costruzione – o ricostruzione, se vogliamo – dell'Europa su basi ade-guate ai tempi.Primo esempio: la digitalizzazione che sta innovando radicalmente il nostro modo di vivere e di lavorare, perché non potrebbe favorire una migliore convi-

venza politica, anche a livello europeo? Secondo esempio: avendo moltiplicato quasi all’infinito le possibilità di comuni-cazione, perché non utilizzarle per dare all’Europa quella voce che ora pratica-mente non ha?Ma soprattutto ritengo che come ma-nager non possiamo esimerci dal met-tere al centro dei nostri ragionamenti l’economia, prendendo coscienza della necessità che in questo campo l’Europa dovrà fare molto di più per dare una ri-sposta soddisfacente alle domande im-pellenti che oggi emergono.Perché vasti settori delle classi medie europee si sono impoveriti, dando ori-gine a bacini sempre più estesi e impor-tanti di populismo antieuropeo, quando la produttività intrinseca del lavoro e del capitale è aumentata enormemente in tutti i campi per effetto dell'evoluzione tecnologica?Perché il miglioramento della produt-tività generale non ha permeato quel-la dei vari settori che, almeno in Italia, langue da molti anni con conseguente declino di vasti settori industriali? Per-ché  avremmo dovuto essere tutti più ricchi di prima e invece, almeno in molte parti dell’Europa, siamo più poveri, con un incredibile numero di disoccupati? Quali grandi errori economici abbiamo commesso? Sembra dunque evidente che il modello economico di riferimento per l’Europa vada ridisegnato o almeno in parte ag-giornato, senza cedere ad anacronistici ritorni agli angusti spazi dei singoli Stati nazionali.Per tutti questi motivi riteniamo che sia molto utile cercare di raccogliere idee comuni a livello di dirigenza, idee che potrebbero essere anche molto diverse da quelle espresse organizzando ade-guatamente la consultazione telemati-ca, secondo le linee ed il processo che qui anticipiamo.Nell'ambito della Commissione Studi, e in particolare del GdL Dirigenti per l'Eu-ropa e del CADD, dopo lunga discussio-ne e vari approfondimenti si è concor-dato l'obiettivo di rilevare la posizione di tutta la dirigenza ALDAI sia a largo spettro sul tema Europa, sia su temi in cui la risposta della dirigenza sia partico-larmente significativa. Alla conclusione dell'indagine si potranno avviare azioni concrete e incisive a livello Federmana-ger, CIDA e soprattutto CEC, che ci rap-

presenta a livello europeo e di cui CIDA è, come noto, socio fondatore. Metodologicamente, sì è pensato di uti-lizzare in larga misura le tecniche e le domande già messe a punto da Euroba-rometro, che a cura della Commissione Europea semestralmente rileva la posi-zione verso l'Europa del pubblico di tutti i 28 Stati membri, integrandole peral-tro con alcune domande fondamentali messe a punto dal Parlamento italiano ai fini di un'indagine che si è chiusa ul-timamente.Questo approccio ci permetterà di raf-frontare la posizione dei manager ita-liani dell'Industria sia con quella di tutta l’Italia statisticamente presa, sia con la media degli altri 28 Paesi europei, otte-nendo così dati di sicuro interesse e rile-vanza anche a livello italiano.Saranno poi aggiunte domande di spe-cifico interesse dei dirigenti e dell'in-dustria, che ovviamente richiedono speciali competenze, nonché domande che non sono state poste a livello di in-dagine generale, ad esempio sul grado di utilizzo dei fondi europei oppure sulla rilevanza o meno di parametri economi-ci chiave per la nostra economia.Sarà in ogni caso valorizzata al mas-simo, per i motivi sopra ampiamente esposti, ogni nuova idea o proposta che dovesse venire espressa durante la con-sultazione.La già citata consultazione sui pensiona-ti dello scorso anno ha dimostrato che in genere, se le domande sono poste in modo adeguato, i nostri iscritti sono motivati e rispondono volentieri. Oltre-tutto una consultazione di questo tipo dovrebbe rafforzare la percezione di un'Associazione aperta anche all'Europa e al futuro.Sarà cura del CADD elaborare la parte che caratterizza la dirigenza, ponendo domande relative alla posizione interna-zionale dei dirigenti e delle aziende, al loro accesso alle informazioni europee. Sarà sua cura infine presentare i dati in maniera comprensibile e significativa. Intendiamo lavorare al meglio perché la consultazione possa esprimere una base condivisa di idee e di volontà, e confidia-mo che attraverso questa consultazione la nostra Associazione possa offrire un fattivo contributo di idee alla ripresa di uno dei processi più importanti dei no-stri tempi. Sarebbe meraviglioso che non mancasse il contributo di nessuno. ■

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DI10 DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

OCUS - EUROPA

Europa: federalismo o no?Giovanni Sansò Componente dei GdL Cultura e Dirigenti per l'Europa - Socio ALDAI

ento anni fa circa, alla fine dell’ottobre 1918 aveva termi-

ne la Grande Guerra e, nella tensione drammatica del momento politico, un giovane Tenente dell’Esercito Italiano, Luigi Sansò di Gallipoli (Le), vedeva lu-cidamente i gravi pericoli che incombe-vano sull’Europa, derivanti dal crollo di un ordine politico e militare che l’aveva governata per secoli e il trionfante na-zionalismo, vincitore nella più grande guerra che l’umanità aveva fino ad allora

dovuto subire. Così ragionava il nostro: l’Europa è densamente abitata da cen-to popoli diversi, con lingue diverse e religioni. Non sono circoscritti in confini ben definiti e nelle zone di confine sono frammischiati tra loro. Questi popoli sono migrati in Europa, provenienti dal Medio Oriente, dall’Africa e dalle steppe orientali nell’arco di millenni in ondate successive, hanno conquistato con le armi uno spazio in cui insediarsi, strap-pato ai popoli già residenti ed hanno creato così odi atavici di vendetta e ri-valità indomabili, che hanno generato guerre continue.

Sono indubbiamente i popoli più litigio-si della Terra. Sono sempre falliti tutti i numerosi tentativi di unire tutte le genti in un’unica organizzazione politica (Ro-mani, i Franchi di Carlo Magno, Napoleo-ne ecc. ), in quanto basati sulla violenza, sulla bramosia di dominio di un popolo su tutti gli altri. L’Europa da sola non ha mai avuto la forza per farsi Stato Unico, solo una forza esterna può farlo. Il trionfo del nazionalismo impone la necessità, nelle trattative al Congresso per la Pace di Parigi, di stabilire gli Stati Nazione con i loro confini corrisponden-ti alle varie etnie, lingue e religioni. Cosa impossibile, anche all’interno stesso del-le singole nazioni, in cui spesso esistono regioni popolate da etnie ancor più di-verse che tra popoli di nazioni distanti tra loro. Il Sansò ha lucidamente compreso il gra-vissimo pericolo che incombe: ricomin-cerà la catena di odi e vendette e desi-derio di rivalsa. Il nazionalismo ha ben avuto questa origine. Bisogna invece far leva sulla cultura europea, la vera forza vincente. Infatti questi popoli, pur nella loro grande rivalità, hanno creato la ci-viltà e diffusa nel mondo intero. Hanno donato all’umanità le più grandi con-quiste del genio umano in tutti i campi: filosofia, arte, musica, scienze, religione. È questa la forza e l’orgoglio che li può e li deve tenere uniti: la loro cultura uma-nistica. Presiederà il Congresso per la Pace a Pa-

c

L’articolo di Giovanni Sansò permette di organizzare un incontro sull’Europa attuale partendo dalle considerazioni sul periodo storico alla fine della prima guerra mondiale e su quanto avvenuto in seguito. Si dice sempre che “questa non è l’Europa che vorremmo”. L’incontro vuole mettere in evidenza come sarebbe stato possibile operare meglio e quando si potrà migliorare. È comunque molto significativo che sia Luigi Sansò sia gli uomini di Ventotene avessero evidenziato i problemi poi verificatisi.L’incontro organizzato dal Gruppo Cultura e dal Gruppo Dirigenti per l’Europa, vuole permettere un franco confronto fra la realtà attuale e le ipotesi di una confederazione quale ipotizzata da Sansò e la Federazione sovranazionale Europea indicata da Spinelli, Rossi, Colorni e Hirschmann col manifesto di Ventotene.

Mario Garassino

Luigi Sansò, Ufficiale del Regio Esercito Italiano, e una mappa dell’Europa nella Prima Guerra Mondiale.

Luigi Sansò, sindaco di Gallipoli, e una mappa dell'Europa nel 2013.

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DI 11DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

OCUS - EUROPA

rigi il Presidente USA Woodrow Wilson, uomo di grande prestigio intellettuale e peso politico. A lui il Sansò rivolge uno scritto, una monografia, abbellita da un inno in latino in suo onore, esortandolo ad istituire gli Stati Uniti d’Europa. Tuonano ancora i cannoni contro le posizioni italiane sul Grappa disperata-mente difese da uomini esausti, non è ancora scattato l’attacco sul Piave del nostro esercito, o meglio non è ancora iniziata la ritirata dell’esercito austro-un-garico ancor più esausto. È il 26 ottobre del 1918, il giornale il "Tempo" di Roma, giornale fondato da Filippo Naldi nel 1917, in cui collaborò anche un giova-nissimo Missiroli e chiuso dal fascismo pochi anni dopo, dà la notizia della pub-blicazione della monografia di Luigi San-sò “Per gli Stati Uniti d’Europa”, indirizzata al Presidente Woodrow Wilson e dedica-ta a tutti gli intellettuali, perché “ne cu-rino il compimento”. In tale documento, primo nella storia, si pone la necessità di unione di tutti i popoli europei basa-ta proprio nel rispetto delle loro diversi-tà, ma nell’omogeneità delle loro cultu-re, che pongono tutte l’Uomo al centro dell’Universo.Sul fondamento dei principi illuministici: “tutti gli uomini sono uguali, liberi e fratel-

L’incontro si terrà in ALDAI - sala Viscontea - via Larga 31 - Milanomartedì 15 novembre 2016 alle ore 17,00con i seguenti interventi:

îPresentazione - a cura di Mario GarassinoîPeriodo storico considerato nel documento Sansò - a cura di Michele D’EliaîLa cultura europea unita nella diversità - a cura di Alberto MartinelliîPresentazione del testo di Luigi Sansò - a cura di Giovanni SansòîPresentazione del testo di Ventotene - a cura di Paolo LorenzettiîConfronto tra i due testi e discussione finale.

MODALITÀ DI PRENOTAZIONEGli interessati possono prenotarsi online attraverso il sito www.aldai.it, sezione “ALDAI Eventi”, selezionando dal calendario la data interessata e compilando gli appositi spazi alla voce “iscriviti”. Le date pubblicate potrebbero variare succes-sivamente alla stampa della rivista; invitiamo pertanto i lettori a prendere visione delle periodiche newsletter e del sito per dettagli e conferma degli incontri. Per chi non avesse la possibilità di effettuare la prenotazione online è possibile inviare un fax al numero 02/5830.7557 indicando nell’oggetto “Europa federalismo o no?”.

li”, così “tutti i popoli sono uguali, liberi e fratelli tra loro”. Se i popoli hanno il dirit-to di costituirsi in nazioni, al di sopra dei popoli c’è l’umanità, formata da tutti i popoli della Terra. Tutti indistintamente, con le loro peculiarità, sono l’umanità ed hanno il diritto di vivere in pace, libertà e fratellanza tra loro sulla terra dei loro padri. Sappiamo come poi andò a finire. A Pa-rigi, al Congresso per la Pace, si posero invece le basi di una guerra, ancora più grande e più terribile. Seguì poi la guer-ra fredda e poi ancora una serie di guer-re minori, ma numerose e frequenti in ogni angolo della Terra, tanto da poter parlare oggi non più di “Guerre Mon-diali” ma di "Mondo in Guerra perenne". Lo scritto di Luigi Sansò fu posto nel più totale silenzio dal nazionalismo trion-fante e dal fascismo. Gli rimase la conso-lazione di una lettera di ringraziamento

del Presidente USA, per via del Segreta-rio Cox e la consapevolezza di non aver pensato invano quaranta anni dopo, con i Trattati di Roma del 1957. Il messaggio Federalista di Luigi Sansò, in modo assolutamente indipendente, fu ripreso venticinque anni dopo in un più ampio programma politico-sociale, da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eu-genio Colorni, con il Manifesto di Ven-totene, concepito nella lunga sofferenza del confino politico nel 1943. È storia di oggi: l’Europa, pur con la sola e limitante Unione Economica ha compiuto il mi-racolo di stare in pace per ben 70 anni: non era mai successo. Ma ora l’evoluzio-ne politica mondiale impone una scelta cruciale per noi tutti. Ci proponiamo, nel momento delle sfide che affronta oggi l’Unione Economica Europea, di ripercorrere storicamente la strada dei tentativi recenti per la sua unione politica, che vide anche i con-tributi del barone Koudenhove Kalergi (1923 - Paneuropa), di Giovanni Agnelli e Attilio Cabiati (Federalismo Europeo o Lega delle Nazioni? -1918), gli scritti ana-loghi di Luigi Einaudi (Junius, negli stessi anni), Winston Churchill (1948) e la Fon-dazione del Consiglio d’Europa. Ci chiediamo, come Giorgio Washington nel 1789: "Se non firmiamo una Costitu-zione Federale Europea oggi, saremo forse costretti a firmarne prossimamente un’al-tra col sangue? Federalismo o no?". ■

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DI12 DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

Trasformare la longevità in benessere individuale e sociale

elle società del passato erano molto pochi coloro

che avevano la fortuna di vivere a lungo. Ai 15 anni arrivava meno della metà dei nati. Tra chi raggiungeva tale traguardo, solo una minoranza riusciva poi a com-piere incolume tutto il percorso dell’età adulta. Pochi quindi diventavano anzia-ni e vi arrivavano in condizioni di salute precarie. Gli elevati rischi a tutte le età comprimevano verso il basso la durata media di vita, che non andava molto ol-tre i 30 anni. Chi superava la fase infan-tile poteva comunque ragionevolmente sperare di arrivare ai 60-65 anni. Gli over 70 erano come gli ultracentenari di oggi.Queste condizioni sono rimaste per millenni sostanzialmente immutate. Un bambino che guardava il nonno sessan-tenne vedeva rispecchiato quello che anche egli sarebbe diventato alla stessa età, nella fortunata ipotesi di arrivarci. Arrivare a 60 anni all’epoca di Napo- leone non era molto diverso di arrivare a tale età all’epoca di Cesare. Questo era ancora vero al momento dell’Unità d’Italia. In meno di due seco-li tale scenario è però completamente cambiato per gli effetti combinati della “Transizione demografica” e della rivolu-zione industriale. La probabilità, per un bambino che nasce oggi, di interrom-pere precocemente il proprio percorso di vita in età infantile o adulta si è prati-camente annullata. Negli ultimi decenni del XX secolo i guadagni di sopravviven-za si sono via via sempre più estesi oltre l’età convenzionalmente adulta. Tanto che se ancora all’inizio del XX secolo, meno di una persona su dieci arrivava a superare gli 80 anni, all’inizio del secolo in corso tale mèta è diventata, per la pri-ma volta nella storia dell’umanità, un’im-presa alla portata dei più (realizzata da

nAlessandro Rosina Docente di Demografia, Università Cattolica di Milano

più della metà degli uomini e da oltre due terzi delle donne). Continuando con questi ritmi si può prevedere che per la prima volta nella storia dell’umanità sia apparsa sulla terra la generazione che vedrà la maggior parte dei suoi mem-bri superare i 100 anni (per approfondi-menti su questi cambiamenti si rimanda al libro “Demografia” di A. Rosina e A. De Rose, Egea 2014).Stiamo quindi vivendo un passaggio unico nella storia dell’umanità verso una società matura, in cui quelli che in passato venivano considerati anziani (gli over 65) saranno sistematicamente più dei giovani (gli under 25). L’Italia è uno dei Paesi che per primi vedranno realiz-zarsi, già nei prossimi anni, tale sorpasso. Mentre infatti gli under 25, anche come conseguenza della denatalità, si sono attestati su una numerosità attorno ai 14 milioni e continueranno nei prossimi decenni a rimanere sotto tale livello, gli over 65 hanno superato recentemente i 13 milioni e cresceranno fin a superare i 20 milioni entro il 2050. Ma anche all’interno dell’età attiva si sta producendo un cambiamento struttura-le di grande rilievo. Nei prossimi anni vedremo ridursi in maniera consistente la popolazione nel-la fascia più centrale, quella che attual-mente presenta maggiore occupabilità e produttività (in età 35-44 anni). Per converso, invece, aumenterà in maniera rilevante la fascia 55-64 anni che è quel-la che attualmente riusciamo a valoriz-zare meno all’interno del mercato del lavoro e che diventa quindi la sfida prin-cipale da porsi. Particolarmente interes-sante è il confronto tra Italia e Germania. Tali due Paesi presentano una struttura demografica simile, ma evidenziano at-tualmente una capacità di risposta ben diversa. La Germania riesce meglio ad usare le potenzialità in tutte le fasi della vita, compresa l‘età più matura, mentre

l’Italia ci riesce molto meno. Il tasso di attività dopo i 50 anni è molto più bas-so in Italia rispetto alla media europea, mentre è sensibilmente più elevato in Germania. Qui sta riassunta, con tutta la sua più forte evidenza, la portata della sfida che abbiamo davanti. Nei prossimi anni sa-remo uno dei Paesi che maggiormente vedranno crescere la partecipazione po-tenziale dei senior al mercato del lavo-ro. Passeremo da un lavoratore over 55 su sette ad oltre uno su quattro entro il 2030. Un cambiamento enorme, un im-patto molto forte destinato a prodursi in breve tempo.Nel 2015 la forza lavoro nella fascia 55-64 anni era composta da oltre 3,5 milioni di persone. Anche solo pensando che il tasso di attività in quella fascia riman-ga costante al valore attuale, per la sola conseguenza dell’invecchiamento della popolazione avremo comunque un mi-lione di over 55 in più nel mercato del lavoro. Se poi riuscissimo a raggiungere nel 2030 il tasso attuale di occupazione tedesco, in tale fascia di età arriveremmo a oltre 3 milioni di over 55 in più nel no-stro sistema produttivo. Verosimilmente il valore che possiamo raggiungere è in-termedio tra questi due estremi e le sti-me, in base anche all’estrapolazione del-le dinamiche più recenti, fanno pensare che comunque da qui al 2030 avremo almeno 2,5 milioni di over 55 aggiuntivi al lavoro. Se riusciremo a valorizzarli al meglio l’Italia dimostrerà di essere un Paese non solo in crescita, ma in grado di por-si come riferimento nella costruzione di una nuova società che trasforma in vera opportunità il vivere a lungo e bene. Se invece non ci riusciremo subiremo le conseguenze di una popolazione che invecchia in una economia in declino e con costi sociali in aumento.Migliorare le condizioni per una lunga

ANAGEMENTm

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vita attiva ha ricadute positive per le persone, per le imprese e il sistema pae-se. Le aziende, in particolare, che prima inizieranno ad agire positivamente in questa direzione, si troveranno nei pros-simi anni con un vantaggio competitivo sulle altre. C’è una forte consapevolez-za che la produttività di un’azienda e il suo successo, prima ancora che nell’uso delle nuove tecnologie, dipenderanno dalla capacità di lungimirante gestione della propria forza lavoro.L’Italia nel suo complesso può vincere questa sfida se favorisce il cambiamento culturale che porta dal pensare all’invec-chiamento come problema (come alibi per non cambiare le cose e rassegnarsi al declino), a cogliere la longevità come opportunità per costruire una società migliore (come ben documentato nel portale www.osservatoriosenior.it). Una società e una economia più mature nel produrre benessere, in cui si possano co-gliere i frutti positivi di tutte le stagioni della vita. Sta a noi decidere se questo passaggio epocale vogliamo viverlo da vincitori o da perdenti. ■

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L'incontro si terra in ALDAI, Sala Viscontea, via Larga 31, Milano.

TASSO DI ATTIVITÀ BASSO (MA IN CONTINUA CRESCITA)

Tasso 55-64: raddoppio dal 2005 (32%) al dato previsto del 2030 (67%).Convergenza con media europea.

Fonte: elaborazione dati Istat e Eurostat

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DI14 DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

ANAGEMENTmTutta questione di chimicaEcco perché l’industria chimica trasferisce tecnologia e innovazione praticamente a tutti i settori industriali

Chiara Tiraboschi GiornalistaResponsabile Servizio Comunicazione e Marketing ALDAI

e muore, è biologia, se scoppia, è chimica, se

non funziona, è fisica”. Con queste pa-role John Wilkes, politico e pubblicista inglese della Londra di metà Settecento, cercava di dare una definizione, piutto-sto grossolana, del mondo legato alla scienza.In un contesto come quello di oggi, in continua evoluzione, il sistema indu-striale e con esso lo scenario economico e produttivo del Paese viene ad essere sempre più spesso denotato e conno-tato con termini particolari, come Indu-stria 4.0, Smart Manufacturing, Factory of the Future, Industrial Internet, Fabbri-ca Intelligente.Tra queste una realtà vincente, produtti-va, e molto più connessa e interconnessa di quello che probabilmente pensiamo tutti nell’immaginario collettivo, è quel-la legata al mondo dell’industria chimi-ca. Per cercare di fotografare quello che l’industria chimica ha rappresentato, ma che soprattutto rappresenta oggi all’interno del nostro asset industriale, ho intervistato Aaron Tagliabue, mana-ger presso Chemical Roadmaster Italia e Vice presidente del Gruppo Chimici di Assolombarda, con delega ai rapporti con le Scuole e le Università. Il dott. Tagliabue, proprio in virtù di que-sto suo ruolo, è stato recentemente invi-tato come relatore all’evento ALDAI che ha visto la consegna delle Borse di Stu-dio Bonaiuti a giovani laureati del mon-do chimico. Il suo intervento, oltre che ricco di spunti interessanti, ha permesso di conoscere la chimica sotto una luce diversa, meno fredda di quella al neon tipica dei laboratori e degli ambienti di

“sricerca, ma più luminosa e appassionata. Non è un caso che, nonostante la crisi, a quattro anni dalla laurea trovi lavoro l’80% dei chimici e ben il 93% degli in-gegneri chimici.

Dott. Tagliabue, innanzitutto cosa vuol dire parlare di chimica e parla-re di industria chimica?Parlare di chimica vuol dire parlare di “tut-to quello che c’è dietro”, ciò che apparen-temente può sembrare solo chimica da laboratorio, ma che in realtà va a toccare trasversalmente tutto, da ogni settore in-dustriale a ogni aspetto più o meno prati-co della nostra vita quotidiana.È utile sottolineare come esista un le-game profondo tra l’industria chimica e la chimica in quanto scienza. L’industria chimica ha infatti una caratteristica che la rende unica rispetto ad ogni altro settore: il suo legame indissolubile con la scienza, la scienza chimica appunto. L’industria in sé mette in pratica tutto il bagaglio di conoscenze create, generate dalla chimica, intesa come scienza che invece studia le trasformazioni, come

muta la materia, per avere da questo mutamento dei risvolti di benefici.

L’Italia ha una forte vocazione e un’importante tradizione chimica.Si, l’esempio più illustre è il celebre chi-mico italiano premiato con il Nobel Giu-lio Natta che ha inventato la sintesi del polipropilene isotattico, la comune pla-stica, un’invenzione grazie alla quale ha reso un servizio alla scienza ma anche all’umanità, permettendo di rendere di-sponibili per tutti, con un’economicità a basso prezzo, oggetti altrimenti di diffi-cile ottenimento.

Come si colloca l’industria chimica nell’asset industriale e strategico del Paese?L’industria chimica ricopre un ruolo di privilegio esclusivo nel panorama in-dustriale italiano: non solo abbiamo un grande tessuto industriale chimico che produce prodotti chimici o trasforma le sostanze organiche e inorganiche, ma il grande bagaglio di innovazione e tecnologia, che è la base dell’industria chimica, viene trasmesso anche a tutte le realtà industriali che si avvalgono dei processi e dei materiali chimici, settori cioè che vanno dall’edilizia, alla cosme-si, all’agricoltura. La chimica interviene pesantemente nei processi produtti-vi, non solo come prodotto a margine, ma per trasferire un know-how che va a impattare sull’economia del prodotto migliorandola. In qualità di produttore di beni intermedi l’industria chimica si posiziona dunque nel cuore del sistema industriale.

Vogliamo dare un po’ di numeri?L’industria chimica parte da materie pri-me organiche o inorganiche – si pensi

Aaron Tagliabue.

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DI 15DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

ANAGEMENTmad esempio all’industria oil&gas o mine-raria – e attraverso processi chimici che utilizzano energia, acqua, aria, le trasfor-ma in prodotti chimici che poi trovano impiego in tutte le attività economiche, dall’agricoltura (4,2%), ai servizi (10,5%) ai consumi delle famiglie (17,1%), ma con una quota preponderante nell’in-dustria (68,2%). In qualità di produttrice di beni intermedi e ad elevato tasso di innovazione, la chimica assume un ruolo importante di “infrastruttura tecnologi-ca” per il sistema industriale.

La chimica si inserisce anche in un discorso di sostenibilità e sviluppo sostenibile.A me piace molto ripetere questa fra-se: “lo sviluppo sostenibile si propone di soddisfare i bisogni della generazione pre-sente senza compromettere la possibilità per le generazioni future di soddisfare i propri”. Lo sviluppo sostenibile si tradu-ce in tre grandi sfide che l’umanità deve affrontare: l’alimentazione sostenibile, l’allungamento della vita e il cambia-mento climatico. Sotto tutti e tre questi punti di vista la chimica ne esce vincente. Consideriamo l’impatto sull’ambiente: grazie all’impie-go di processi industriali innovativi e sempre più efficienti, le emissioni in aria e in acqua dell’industria chimica hanno visto un crollo verticale e questo ci ha permesso di superare l’ambizioso obiet-tivo di Europa 2030 di un abbattimento delle emissioni di gas a effetto serra, ri-spetto ai livelli del 1990, del 40%.

Per quanto riguarda il benessere delle persone?La chimica interviene non soltanto nel contesto dei lavoratori o dei consumatori, ma prevede an-che un’attenzione importante nei confronti degli abitanti della comunità. Questo benessere viene promosso e indirizzato soprattutto verso la sicurezza sul lavoro: gli infortu-ni sul lavoro in Italia nel settore chimi-co-farmaceutico registrano un 50% in meno rispetto alla media del manifattu-riero e per quanto riguarda le malattie professionali siamo a un quarto della media italiana. Questi risultati sono frut-to di un percorso di consapevolezza che passa anche attraverso una riflessione sull’uomo oltre che sull’ambiente: da una parte c’è un senso di attenzione

verso la persona, dall’altra parte c’è la chimica stessa che richiede a chi se ne occupa una specializzazione mirata del-le competenze e risorse molto skillate.

L’industria chimica è fortemen-te connessa anche alla ricerca ed essere connessi alla ricerca, oggi come oggi, vuol dire soprattutto in-novazione.Esattamente. Parlare della chimica ci porta a parlare della ricerca e fare ricerca oggi vuol dire far proprio un atteggia-mento che porta a superare dei limiti, a guardare sempre oltre e a captare le esigenze. La chimica infatti si propone di dare risposte a domande molto attua-li. Queste risposte non aspettano però i tempi delle domande, ma cercano di prevenirle. Fare ricerca nell’industria chi-mica vuol dire essere proiettati molto in là, molto al futuro.

A quali domande che noi ci porre-mo tra dieci anni la chimica sta cer-cando di dare una risposta oggi? La ricerca chimica italiana sia privata sia pubblica è già nel futuro, nei laboratori noi vediamo realizzati già oggi proto-tipi o materiali che magari vedranno uno sbocco sul mercato tra molti anni. C’è anche da dire che molti materiali dovranno passare anni di test, prima di diventare effettivi e sul mercato. Ogni settore della chimica è proiettato nel futuro con le sue peculiarità e caratteri-stiche per cercare di essere sempre più efficiente nell’utilizzo delle risorse e dei materiali e soprattutto per cercare di promuovere benessere e migliorare il rapporto uomo/ambiente per le gene-razioni a venire. ■

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DI16 DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

OTIZIE DAL CONSIGLIO DIRETTIVOn

opo la pausa di riflessione dello scorso anno il Consiglio Direttivo ALDAI ha deciso di continuare l’iniziativa “Borse di studio ALDAI” a favore di giovani che stanno svolgendo

con ottimo profitto gli studi universitari pur vivendo in situazioni svantaggiate e di forte disagio economico.Il segnale che ALDAI vuole dare con questa iniziativa è bello per il momento in cui esso giunge. Un momento di cri-si profonda anche a livello europeo nel quale si vivono contrapposizioni sempre più forti in ambito sociale, politico, eco-nomico ed istituzionale. L’ultimo evento, la Brexit, ha fatto com-prendere (in primis ai britannici) quanto la perdita di rappresentatività della poli-tica e delle istituzioni e l’incapacità della classe dirigente di coniugare gli interessi egoistici individuali e di lobby con il be-nessere comune, possano dare avvio a processi di potenziale disintegrazione di quell’equilibrio, creato nel dopoguerra, che si credeva forte e consolidato e che ora si scopre fragile e instabile.Di contro, questa nuova acquisita con-

sapevolezza potrà dare maggiore spinta ad una vera unione politica europea e ad un profondo ripensamento circa i veri valori dei quali l’Unione Europea deve farsi portatrice.È comunque innegabile che la crisi che stiamo vivendo (non solo economica) rappresenti anche il fallimento del co-siddetto “capitalismo di relazione” cioè un modello di capitalismo nel quale l’importanza delle relazioni prevale sul-le competenze e sul merito bloccando inoltre proprio quei meccanismi di mo-bilità sociale che sono sempre stati il vero motore di uno sviluppo economico sano in grado di consentire opportunità e benessere diffusi a tutti gli strati sociali dotati e capaci di iniziativa manageriale e imprenditoriale.Un Paese in cui la mobilità sociale si blocca diventa un Paese asfittico, inca-

Andrea Rovelli Consigliere ALDAI

Borse di studio ALDAI Un ponte per il futuro

pace di rinnovarsi, di trovare soluzioni a problemi nuovi e complessi e incapace anche solo di comprenderli. È un Pae-se che si ripiega su stesso nella strenua difesa delle proprie rendite e posizioni di privilegio e incapace di guardare al futuro. Anzi stenta anche solo ad imma-ginarlo, ostaggio di paure e demagogie.E in tutto questo cosa c’entrano le borse di studio ALDAI?Sono un segnale. Un segnale di chi crede che le unioni contino più delle divisioni, di chi crede che le diversità culturali sia-no fonte di ricchezza, di chi crede che i giovani talenti siano il nostro futuro e pertanto debbano essere sostenuti in-dipendentemente dal censo, dall’appar-tenenza politica o a specifici gruppi di potere.Sono un segnale di chi crede che costruire ponti sia meglio che alzare muri! ■

dIl Bando di Concorso e la relativa domanda di ammissione sono scaricabili online dal sito www.aldai.it, oppure disponibili in formato pdf o in versione cartacea presso la Redazione di "Dirigenti Industria" - Gabriella Canuti. La domanda, debitamente compilata in ogni sua parte, dovrà essere spedita all'attenzione della dott. Michela Bitetti - Servizio Amministrazione ALDAI - Via Larga 31 - 20122 Milano, a mezzo raccomandata a.r. con indicazione del mittente sulla busta, entro il termine perentorio del 30 novembre 2016 o in alternativa all’indirizzo pec: [email protected]

L’uso sempre più diffuso di Internet, dei social network e della posta elettronica espone Aziende, Studi professionali ed utenti di PC e di sistemi mobili a gravi rischi che ne possono compromettere l’operatività con pesanti conseguenze personali ed aziendali. La recente diffusione di Cryptolocker, un trojan che infetta i sistemi Windows criptando tutto l’HD del PC e dell’eventuale Server di rete, ci ha indotto ad organizzare questo Seminario per dare delle linee guida sulle attività di manutenzione dei PC, sui mezzi di difesa e come reagire in caso di attacco. Purtroppo questo tipo di attacco devastante non è condotto da hacker professionisti ma da “artigiani informatici” con l’obiettivo di vendere le chiavi di decriptazione. Condurranno il Seminario Andrea Sommaruga, Presidente della Commissione Ingegneria Informatica dell’Ordine degli Ingegneri di Milano e Luca De Fazio, Consulente Aziendale Informatico, i quali cercheranno di dare un aiuto alle piccole e medie Imprese che non si possono permettere validi staff informatici.

LA COMMISSIONE STUDI E PROGETTI ALDAI VI INVITA AL SEMINARIO SICUREZZA INFORMATICA

L’incontro si terrà in ALDAI - sala Viscontea - via Larga 31 - Milanolunedì 3 ottobre 2016 dalle ore 18,00 alle ore 19,30

MODALITÀ DI PRENOTAZIONEGli interessati possono prenotarsi online attraverso il sito www.aldai.it, sezione “ALDAI Eventi”, selezionando dal calendario la data interes-sata e compilando gli appositi spazi alla voce “iscriviti”. Le date pubblicate potrebbero variare successivamente alla stampa della rivista; invi-tiamo pertanto i lettori a prendere visione delle periodiche newsletter e del sito per dettagli e conferma degli incontri. Per chi non avesse la pos-sibilità di effettuare la prenotazione online è possibile inviare un fax al numero 02/5830.7557 indicando nell’oggetto “Sicurezza informatica”.

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COME ATTIVARE IL CONVENZIONAMENTO DIRETTO

FASI e ASSIDAIL’elenco delle strutture convenzionate con Fasi e Assidai è disponibile sui rispettivi siti

Per consultare l’elenco delle Strutture Sanitarie/Medici Specialisti convenzionati, collegarsi al sito www.assidai.it dall’area riservata accedendo con numero di

posizione o codice fiscale e password selezionare “accedi alle prestazioni e convenzio-

namenti diretti” “ricerca ente convenzionato”.

Una volta concordato il giorno dell’appuntamento con la Struttura Sanitaria, chiamare Previmedical al numero verde 800.41.81.81 oppure al fisso 02.87083199 (per chiamate dai cellulari e dall’e-stero) e richiedere il convenzionamento diretto con almeno 48 ore lavorative di anticipo rispet-to al giorno della prestazione. • Il numero è operativo 24 ore su 24, per 365 giorni

all’anno. • È necessaria la prescrizione (con diagnosi) del

medico.• La centrale Operativa Previmedical (Ente che si

occupa del convenzionamento diretto Assidai) provvederà a rilasciare all’assistito e alla Struttura Sanitaria un codice identificativo della richiesta.

Per consultare l’elenco delle Strutture Sanitarie convenzionate, collegarsi al sito www.fasi.it dall’home page selezionare “Convenzioni” Strutture ConvenzionateÈ possibile consultare o scaricare in formato pdf la Guida alle Strutture Sanitarie Convenzionate cliccando "Guide Strutture".

Comunicare alla Struttura Sanitaria il proprio nu-mero di posizione Fasi, la quale provvederà au-tonomamente all’attivazione delle procedure dedicate il giorno stesso dell’appuntamento o al momento della prenotazione.

DI 17DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016✄

❱❱❱

ATTIVAREIL CONVENZIONAMENTO DIRETTO

FASI

ATTIVARE IL CONVENZIONAMENTO

ASSIDAI

La Commissione Previdenza e Assistenza Sanitaria, nel continuo sforzo di ascoltare e raccogliere le varie istanze che i colleghi fanno pervenire sui temi di competenza, ha recentemente accolto l’esigenza di una maggiore chiarezza nelle modalità di

istruzione delle pratiche di rimborso per Fasi ed Assidai.Abbiamo accolto questo invito con l’intento, oltre che di venire incontro a reali esigenze dei nostri colleghi, anche per tentare di semplificare la successiva evasione delle pratiche, limitando il più possibile errori di compilazione.Si è pertanto pensato di riassumere, in un vademecum facilmente asportabile, le modalità per la procedura online delle pratiche di rimborso e per l’attivazione del “convenzionamento diretto”. Cogliamo altresì l’occasione per ricordare come quest’ultima debba essere la modalità da privilegiare: cosa resa ancor più facile dalla sempre più numerosa lista di centri convenzionati.Un sentito ringraziamento alla Struttura ALDAI che ha fattivamente contribuito a questa realizzazione.Ci auguriamo, con questa iniziativa, di aver reso un doveroso servizio in supporto ai nostri colleghi.

Sergio De MasiPresidente Commissione Previdenza e Assistenza Sanitaria

DA CONSERVARE ✄

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DI18 DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

COME ISTRUIRE UNA RICHIESTA DI RIMBORSO A

FASI e ASSIDAIAttenzione: Per la richiesta di prestazioni è sempre necessario presentare unitamente alla fattura

anche la diagnosi che ha reso necessario l’accertamento.

Si raccomanda quindi di trattenere copia della prescrizione del medico di base oppure allegare copia del referto medico rilasciato dallo specialista.

Per i ricoveri, è necessaria la cartella clinica.

Una volta ottenuta dal Fasi la liquidazione delle fatture presentate, salvare tutte le fatture, le relative diagnosi ed il prospetto di liquidazione del Fasi in un unico file PDF(esempio: 10 fatture + 10 diagnosi + 1 prospetto liquidazione = 1 file composto da 21 pagine)

Collegarsi al sito www.assidai.it e accedere alla propria area riservata con numero di posizione o codice fiscale e password.ACCEDI AI SERVIZI PER ISCRITTI PRESTAZIONI - C.DIRETTI PRESTAZIONI DAL 2013 E C.DIRETTI ACCEDI ALLE PRESTAZIONI E C.DIRETTI CARICAMENTO PRATICHE ONLINE SUCCESSIVO INSERISCI FATTURA (cliccare su   )

Compilare tante maschere quante sono le fatture da presentare per il rimborso. Conclusa la procedura, e solo alla fine, alle-gare e caricare il file PDF contenente i do-cumenti precedentemente salvati.

Salvare tutte le fatture e le relative diagnosi in singoli file PDF(esempio: 10 fatture + 10 diagnosi = 20 file e NON un file da venti pagine)

Collegarsi al sito www.fasi.it e accedere alla propria area riservata con numero di posizione e password.

Dal menù a sinistra selezionare:RICHIESTE DI PRESTAZIONI “Compilazione e invio online della ri-

chiesta” Compilare la maschera di profilazione ed allegare i documenti PDF corrispondenti precedentemente salvati. Il procedimento deve essere eseguito per tutte le fatture per le quali richiedere il rimborso.Una volta registrate ed allegate tutte le fatture, procedere con l’invio.

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ERVIZI AGLI ASSOCIATIs

SECONDO MODULO: LE LEVE DELLA MOTIVAZIONE

î martedì 18 ottobre 2016 dalle ore 17,30 alle ore 20,00

î giovedì 20 ottobre 2016 dalle ore 17,30 alle ore 20,00

Quali e quante sono? Molti ritengono che la sola leva per motivare sia il denaro o la carriera. Falso. Perché il coinvolgimento, ad esempio, è un’importante leva della motivazione. Una persona coinvolta è una persona motivata. E così via per le altre leve della motivazione.

Una nuova iniziativa ALDAI per favorire lo sviluppo delle competenze trasversaliUn laboratorio di esperienza (e non solo) in ALDAI per lo sviluppo delle competenze trasversali del manager di oggi.

Un workshop di incontri rivolti ai soci, dirigenti e quadri in servizio che ritengono di non aver potuto ricevere una formazione strutturata sui temi selezionati. Gli incontri saranno interattivi e si rivolgeranno soprattutto a giovani dirigenti e quadri direttivi interessati a sviluppare le proprie competenze trasversali.

Per sondare l’interesse e per proporre ai soci un servizio mirato, ALDAI ha deciso di fare un test, due moduli pilota, che verranno sviluppati ciascuno in due pomeriggi nel mese di ottobre 2016. I due moduli sono aperti a circa 15 giovani soci che si potranno iscrivere per partecipare ad uno o ad entrambi i moduli che si svolgeranno quest’anno.

PRIMO MODULO: DELEGA E PROCESSO DI DELEGA

î martedì 11 ottobre 2016 dalle ore 17,30 alle ore 20,00

î giovedì 13 ottobre 2016 dalle ore 17,30 alle ore 20,00

L’obiettivo è verificare quali siano le cose che si possono delegare e quali non lo sono. Delegare non vuol dire abdicare: chiarire le possibili conseguenze di correre questo rischio e come evitarlo. Lavorare per trasformare la delega da elemento spot a metodo di lavoro da cui trarre beneficio costante e diffuso. Scegliere le persone giuste a cui delegare è fondamentale ma a volte si possono commettere errori di valutazione. Come affrontare questo rischio senza rinunciare a delegare? Perché si tende a delegare solo ad alcuni e si lasciano indietro gli altri? Quali sono gli ostacoli alla delega? Quali miti bisogna sfatare per imparare a delegare in maniera strutturata?

LEADER IN CAMPO

Per motivi organizzativi e di gestione dell'aula il numero consentito sarà di 15 partecipanti.

Info e modalità di prenotazione: www.aldai.it

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CON IL SUPPORTO DEL CONSULENTELA GESTIONE DEGLI INVESTIMENTIÈ ANCORA PIÙ SODDISFACENTEANIMA dal 2012, in collaborazione con GfK, ha attivato un Osservatorio sulle abitudini di risparmio delle famiglie ita-liane. Quali tendenze ha già evidenziato l’indagine?L’edizione primaverile del nostro Osserva-torio semestrale ha evidenziato come gli in-vestitori risultino ancora più soddisfatti dei loro prodotti di investimento e al contempo sempre più favorevoli a delegare l’attività di gestione ad un consulente finanziario. In par-ticolare, l’Osservatorio ha confermato come nel complesso gli investitori italiani conti-nuino a dedicare molto poco tempo all’infor-mazione finanziaria e alla gestione dei propri risparmi e come la maggior parte abbia una conoscenza ancora molto scarsa dei termini finanziari. L’indagine considera un campione di 1.391 adulti “bancarizzati” (ovvero titolari di un conto corrente bancario o postale), rap-presentativo di circa 41 milioni di individui, fra cui si contano quasi 11 milioni di investi-tori (cioè possessori di almeno un prodotto di investimento).

Può spiegarci meglio in concreto cosa significa?Certamente. Nell’ambito del sottoinsieme composto da chi investe, soltanto il 2% dedica all’informazione finanziaria qualche ora alla set-timana, il 17% qualche ora al mese e soltanto il 24% qualche ora all’an-no (per un totale pari al 43% che si preoccupa del proprio portafoglio). Senza contare che solo il 17% ha dichiarato di avere un’ “ottima” o comunque una “buona” conoscenza dei termini di base – da spread a volatilità, da rating a performance ecc. – utilizzati nel mondo della finanza e del risparmio gestito (mentre ben il 35% la valuta “molto scarsa”).

Quali conseguenze sul comportamento degli investitori nella gestione dei propri investimenti?Complice sicuramente questa consapevolezza relativa alla poco cono-scenza e allo scarso interessamento, ma anche la volontà di pianifi-care per tempo, in vista dei propri progetti di vita, l’Osservatorio ha convalidato un’altra significativa tendenza. Si tratta dell’approccio a delegare ad un consulente finanziario (a quota 67%, in linea con i dati dell’autunno scorso), ovvero a rivolgersi alla professionalità e all’espe-rienza di un esperto per la gestione del proprio portafoglio o almeno a confrontarsi con un professionista del risparmio per ottenere validi suggerimenti per sé e per la propria famiglia. La soddisfazione per i propri investimenti, a riprova, si dimostra ulteriormente in crescita grazie al contributo di chi vanta ampia competenza in materia: dal 51% di ottobre sale al 53% la quota di chi si dichiara “molto” o “ab-bastanza” soddisfatto, contro il 14% di chi è “poco” o “per niente” soddisfatto. Del resto, la storia degli ultimi anni ha insegnato come affidarsi al “fai da te” sia sempre più rischioso: le crisi e le fasi di forte tensione che si sono susseguite hanno definitivamente archiviato l’e-poca del free risk, in quanto l’alea oggi può essere presente non solo sul fronte dei titoli azionari, ma anche nell’universo dei titoli obbliga-zionari –compreso il segmento dei titoli di Stato Area Euro, in passato considerato da molti risparmiatori come l’unico porto sicuro –, non

più privo di rischio e capace di produrre ren-dimenti certi. A ciò va aggiunto che l’attuale contesto dei mercati, contraddistinto ancora dalla pro-spettiva di volatilità e tassi bassi, spinge più di prima ad affidarsi alla guida di un consu-lente, per determinare l’asset allocation ade-guata con il proprio profilo di rischio/rendi-mento e i progetti futuri nel cassetto, ma al contempo in grado di conseguire rendimenti soddisfacenti.

Alla luce di questo quadro di mercato, quali strumenti suggerite per contrasta-re la volatilità?Per chi presenta una propensione bassa o me-dia a sopportare la volatilità possono ritorna-re interessanti sia soluzioni di investimento bilanciate e multi-asset sia flessibili. Le prime hanno il vantaggio di dare accesso attraverso un unico prodotto alle principali asset class, cioè obbligazioni, azioni e valute, e quindi ad un’ampia diversificazione; ne sono un esem-

pio emblematico i fondi che hanno alle spalle già oltre trent’anni di storia, Anima Sforzesco e Anima Visconteo. Le seconde, invece, in cui rientrano i fondi azionari a ritorno assoluto della gamma Anima Star Alto Potenziale, si distinguono per un’esposizione variabile e dinamica ai vari mercati, nell’ottica di accompagnare i periodi di rialzo e proteggere il capitale in quelle di ribasso.Inoltre, ANIMA è stata scelta di recente come advisor per tre nuove linee di Gestioni patrimoniali mobiliari (GPM) con strategia fles-sibile, all’interno della gamma GPM BG Solutions di Banca Gene-rali. Le tre linee si chiamano Advisor Anima Mix 40, Advisor Anima Mix 60, Advisor Anima Mix 80 sulla base dei rispettivi range di volatilità “obiettivo”.

Ringrazio Davide Gatti per la sua disponibilità e per le informazioni rilasciate in questa intervista.Vi ricordo che riprenderemo dopo l’estate le nostre serate del Ciclo “SAPER SCEGLIERE” informazione dei trend mercati finanziari dal giorno 24 Ottobre alle ore 18 presso la Sala Viscontea in ALDAI Via Larga 31. Come consulente finanziario di Banca Generali, per qualsiasi chia-rimento o informazione finanziaria o di prodotti di Banca Generali o di varie Società nostri patners, come Anima, potete contattarmi ai seguenti recapiti:Grazia Mallus cell.: 335.6749622e-mail: [email protected]

Prima dell’adesione leggere il KIID, che il proponente l’investimento deve consegnare prima della sot-toscrizione nonché il Prospetto pubblicato e disponibile presso la sede della società, i soggetti incaricati della distribuzione e sul sito internet www.animasgr.it. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. Il collocamento del prodotto è sottoposto alla valutazione di appropriatezza o adeguatezza prevista dalla normativa vigente. Il valore dell’investi-mento e il rendimento che ne deriva possono aumentare così come diminuire e, al momento del rim-borso, l’investitore potrebbe ricevere un importo inferiore rispetto a quello originariamente investito. Messaggio pubblicitario.

Abbiamo il piacere oggi di ospitare in questo spazio Davide Gatti, Direttore Vendite di ANIMA.

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DI22 DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

ORMAZIONE

siamo già al 26º anno! La 26ª edizione della manifestazione,

come sempre promossa dai figli Raffaele e Donatella dello scomparso Giacomo Bonaiuti e dal Gruppo Seniores Edison assieme all’ALDAI, è arrivata all’atto con-clusivo dopo i lavori della commissione valutativa dei curricula dei candidati a questa edizione e dei colloqui della short list dei giovani, individuati non solo per la loro bravura curriculare, ma anche per quelle doti e attività che mettono in mo-stra persone con un'altra marcia.E quest’anno, come è giusto, c’è stata una piccola evoluzione. Dal suo inizio, la Borsa di studio ha voluto sottolineare il rapporto università-mondo del lavoro. Dal suo inizio, ha voluto porre in stretto collegamento questi due mondi, non sempre raccordati.Quest’anno si è voluto cogliere l’occa-sione del Decreto sulla “Buona scuola” e dell’importanza sempre più crescente sul tema della alternanza Scuola/Lavoro, per ampliare la visione e per cercare una connessione più stretta tra l’ambiente della Scuola (in particolare delle scuole secondarie di 2º grado) e l’ambiente del lavoro. Grazie alla sensibilità di tutto lo staff di ALDAI (ed in particolare di Chiara Tira-boschi, Responsabile del Servizio Co-municazione) alla premiazione della 26ª edizione si è potuto sottolineare questo collegamento, oltre che la presentazio-ne di proposte operative. Hanno aderito a questo momento di dibattito e presentazione di proposte davanti a tanti giovani di oggi e di ieri (c’è stata la presenza tra l’altro della vin-citrice dell’anno 2000) ospiti di valore

e di alto interesse come Fiorenza Viani del Politecnico di Milano e Presidente della sezione Lombarda della società di Chimica Italiana; Paola Dadomo della Società Randstad; Aaron Tagliabue Vice Presidente del Gruppo Chimici di As-solombarda e Franco Del Vecchio con-sigliere ALDAI e Segretario della CIDA Lombardia.Dopo i saluti di rito di ALDAI (Franco Del Vecchio), G.S.E. (Guido Satta e Tomaselli), i figli dell’ingegnere Giacomo Bonaiuti, Raffaele e Donatella, hanno una volta di più ribadito i criteri fondanti di questa Borsa di studio, istituita oltre venticin-que anni fa in memoria del padre, Gia-como Bonaiuti, dirigente Montedison. Oltre a loro anche i colleghi più vicini nell’ambiente di lavoro (che sempre lo apprezzarono come dirigente, ma ancor più come uomo dedito al lavoro, alla fa-miglia e al sindacato di rappresentanza dei dirigenti aziendali), sapendo quanto Giacomo Bonaiuti era grato a chi lo ave-va aiutato con borse di studio, ne vollero istituire una analoga, che premiasse gli studenti di Chimica e di Ingegneria Chi-mica.

Questa Borsa, oltre a premiare i voti ele-vati, vuole riconoscere e sostenere in particolar modo le condizioni economi-che non agiate.Fiorenza Viani (Presidente della Società Chimica Italiana – Sezione Lombarda) ha sostenuto la dignità della chimica. La professoressa Viani che è 1º Ricercatore del CNR all’Istituto di Chimica del Ricono-scimento Molecolare ha come sempre espresso fiducia nei giovani, incorag-giandoli a seguire la propria passione per la chimica.Ha ringraziato in particolare le due gio-vani premiate che hanno dimostrato tanto impegno per gli studi, non dimen-ticando quante fatiche costino questi successi, ciononostante le ha invitate a seguire i propri sogni così come ha fatto lei che lavora nella ricerca ormai dal lon-tano 1986.Nel suo saluto istituzionale Franco Del Vecchio illustra alcuni dati significativi tratti dal Tableau de bord Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza su dati Eurostat sulle quattro regioni più produttive d’Europa.Il tasso di occupazione dei giovani tra i 25 e i 34 anni nel 2015 in Lombardia su-pera di poco il 75%, sensibilmente infe-riore al dato del Baden-Wurttemberg:î Baden-Württemberg 82,6%î Lombardia 75,2%î Catalunya 73,6%î Rhône-Alpes 78,9%Paola Dadomo della Società Randstad illustra il lavoro svolto da lei e da altre sette persone in tutta Italia nella divi-sione Youth@Work, la divisione di Rand-stad dedicata ai giovani, si compone di una serie di iniziative e progetti volti a supportare i giovani nella delicata fase di transizione tra la scuola, l'università e il lavoro. In primis, citiamo il progetto

eI giovani tra scuola, futuro e lavoro!La ventiseiesima Borsa di studio Giacomo Bonaiuti premia due giovani donne con interessi nella ricercaOscar Eliantonio

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DI 23DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

ORMAZIONE

Allenarsi per il Futuro che, attraverso la metafora sportiva, vuole far conoscere agli studenti delle scuole superiori e de-gli atenei di tutta Italia i valori che acco-munano sport e lavoro. Gli obiettivi del 2016 sono molto sfidanti e perfettamen-te calzanti rispetto a uno dei building block di Randstadt in tema di respon-sabilità sociale di impresa: la promozio-ne simultanea di tutti gli interessi e, in particolare, di chi questo contesto, può avere maggiori difficoltà a orientarsi e a inserirsi in un mercato del lavoro sempre più complesso e multi sfaccettato".Ha ricordato il Progetto Randstad GOAL: Gruppi di Orientamento Al Lavoro dove accolgono 40/50 studenti per un perio-do di due settimane. Hanno così visitato 350 scuole per un totale di 50.000 stu-denti.Aaron Tagliabue Vice Presidente del Gruppo Chimici di Assolombarda, giova-ne imprenditore veramente entusiasta del proprio lavoro. Nel suo intervento L’industria chimica in Italia e la sfida della sostenibilità ha tratteggiato alcu-ni spunti: com’è cambiato il mondo della chimica, cosa vuol dire fare chimica oggi, cosa cercano nei giovani le aziende.Le principali sfide dell’umanità richie-dono nuove soluzioni molte delle quali possono essere implementate solo gra-zie a nuovi materiali e sostanze.Nonostante la crisi, a quattro anni dalla laurea lavora l’80% dei chimici e ben il 93% degli ingegneri chimici rispetto a una media dell’81% degli altri ingegneri. Ciò che conta maggiormente è che i lau-reati chimici vedono nel loro lavoro riconosciuto il valore del titolo di stu-dio: infatti, la quota di posti di lavoro per i quali è richiesto il titolo di studio con-seguito tra gli ingegneri chimici (89%) e i chimici (82%) si colloca dietro soltanto all’area medico-farmaceutica ed è molto più elevata della media (69%).Come già successo in passato, è risulta-to intenso il rapporto tra i vincitori della Borsa di studio degli anni scorsi ed i vin-citori di quest’anno.Sono presenti cinque giovani: Mara Sada, Marta Stucchi, Sara Bertoncello, Francesco Pino e Davide Sala, che hanno meritato la Borsa di studio gli anni scorsi ed hanno presentato ai loro giovani col-leghi la loro evoluzione e le loro scelte.Ci sono stati alcuni che, dopo la laurea specialistica, hanno voluto restare in ambito universitario. Ce ne sono stati

altri che hanno preferito inserirsi nelle aziende, alcuni nel settore commerciale, altri nel settore più propriamente pro-duttivo. È stata interessante la presen-tazione di queste diverse destinazioni e le motivazioni che hanno portato alle differenti scelte.Tra gli altri abbiamo avuto la presenza di Mara Sada (vincitrice del 2000) che è ve-nuta alla consegna della Borsa di studio accompagnata da suo figlio di cinque anni ed ha consegnato la Borsa di stu-dio a Laura Marino. Mara, dopo la laurea, è stata qualche anno all’Università di Zurich, che ha investito molto su di lei, finché non ha deciso di rientrare in Italia dove ha lavorato in ambito farmaceuti-co facendo “Ricerca commissionata” ed ora lavora su principi attivi nei prodotti generici con nuovi processi in impianti pilota.Marta Stucchi (vincitrice nel 2013) finirà il suo Dottorato nel 2017: ha dichiarato che per lei è stata una esperienza assolu-tamente positiva incentivata dalla vinci-ta della Borsa di studio e dalla possibilità di partecipare a congressi, imparando da varie realtà così da apprezzare l’Italia e diventare cittadini del mondo.Qualcuno dei vincitori degli anni scorsi ha invitato i giovani colleghi ad affronta-re le sfide costituite dal recarsi all’estero e dal misurarsi con differenti modi di la-vorare e di sviluppare innovazioni.E ora arriviamo alla premiazione delle due vincitrici.

ANNO

19911992199319941995199619971998199920002001200220032004200520062007200820092010201120122013201420152016

Gilberto NINIAlberto ORNAGHIGilberto NINI Celia ABURTO CHAVARRIAMarco LARICCIAMarco LARICCIAAngela RINALDI Roberto FACINCANI Barbara CHIAROLINI Mara SADA Arianna CAROLIPaolo AROSIO Rosario FERRANTEPalma FEDELI Serena CAROSSO Serena CAROSSO Andrea PELLEGRINO Elena GHILARDI Davide Carlo VILLA He ZHANGWEIClaudia GUANCISusanna BERNARDIFabrizio FUSIFrancesco PINOMatteo Carlo QUATTRINISofia CAPELLI

Paolo GABALDI Paolo GABALDI Fabiano IACONO Andrea SPANÒ Stefania ASSONI Fedele TILOCCA Andrea INVERNIZZI Francesca ZAVARISE Silvia GEMME Federica CAPPA Marco PERSICO

Davide SALAMarta STUCCHIAlessandro POMAAlessandro POMALaura MARINO

VINCITORI

Laura Marino, una delle due vincitrici, già da tempo opera in Olanda all’Uni-versità di Leiden, dove sta facendo un tirocinio retribuito nella ricerca chimica dei carboidrati. Proseguirà la sua attivi-tà post-laurea facendo domanda per un dottorato o in Italia o in un altro Paese europeo.Marta Stucchi (vincitrice del 2013) ha consegnato la Borsa di studio a Sofia Capelli. Questo passaggio del testimo-ne è stato particolarmente significativo, se si pensa che Sofia Capelli da qual-che mese si è inserita per il suo Dotto-rato nello stesso Laboratorio di Ricerca dell’Università di Milano in cui Marta Stucchi opera da qualche anno. Sofia opererà nell’ambito della Green Chemi-stry lavorando sugli scarti, tema di asso-luta importanza per il nostro futuro.Sempre emozionante l’intervento dei giovani premiati negli anni passati e che testimoniano a tutti i presenti la bontà delle loro scelte di vita sia quelle fatte ri-manendo in Italia sia quelle più rischiose di andare a cimentarsi con altre espe-rienze universitarie lontano dall’Europa.Grazie a tutti questi validi giovani che non tradiscono le aspettative dei più an-ziani che magari queste esperienze non sono riusciti a maturarle!Con questo augurio ci aspettiamo sem-pre più numerose candidature per il 2017, che sarà il 27° per la Borsa di stu-dio “Giacomo Bonaiuti”.Arrivederci perciò all’anno prossimo! ■

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DI24 DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

ORMAZIONE

l nostro Paese ha bisogno di tornare a crescere, ma deve farlo in modo

nuovo e intelligente. Dobbiamo investi-re di più e meglio non solo in tecnolo-gie hard e soft, ma anche e soprattutto nell’innovazione della gestione delle no-stre imprese, partendo dalle PMI.Creare valore per le nostre imprese, per i nostri manager e per il nostro Paese; è questa la missione che Fondirigenti in-tende fortemente perseguire con il nuo-vo CdA insediato alla fine del 2015.Questo è un compito e una precisa re-sponsabilità da classe dirigente. Manager e imprenditori e le loro rappresentanze sono chiamati a contribuire attivamente al cambiamento della gestione strategi-ca, operativa e finanziaria delle imprese che oggi si trovano ad affrontare un mer-cato globale, agendo nei territori.Per farlo è necessario un salto cultura-le senza precedenti che porti in primo piano la dotazione e lo sviluppo di com-petenze manageriali che per molti anni sono state considerate asset “marginali” rispetto a quelli hard.Come ci dimostrano le statistiche inter-nazionali, la nuova divisione del lavoro ci vede attori di rilievo nel medio periodo solo nei settori a maggiore valore ag-giunto, mentre nella competizione sui costi abbiamo poche, se non nulle, pos-sibilità di successo con i Paesi emergenti.Dal canto nostro, come Fondirigenti, siamo consapevoli dell’importan za di questa sfida e in questi anni ci siamo co-stantemente impegnati per dare un sup-porto innovativo ai processi di sviluppo e crescita delle imprese, agendo sulla leva del management e delle competenze.

Abbiamo iniziato questo percorso, non solo contribuendo allo studio dello sce-nario, ma anche proponendo un nuovo modello di intervento che va nella dire-zione di una priorità alla domanda e di una vicinanza sempre maggiore alle esi-genze e alle aspettative delle imprese e dei manager. L’obiettivo che ci poniamo, insieme ai nostri soci, Confindustria e Federmana-ger, è di dotare le imprese e i manager di strumenti sempre più in grado di au-mentare la loro capacità di competere e di creare nuova occupazione, consape-voli delle comuni responsabilità verso le nuove generazioni. Per questo abbiamo recentemente pro-mosso, su tutto il territorio nazionale, un Avviso da 19 milioni di euro per suppor-tare lo sviluppo della managerialità delle imprese, ed in particolare delle PMI, e un Avviso da 1 milione di euro, unico Fondo dei 21 esistenti, per favorire l'occupazio-ne dei manager involontariamente di-soccupati, iscritti all'Agenzia del Lavoro di Fondirigenti. I piani formativi devono individuare l'of-ferta formativa più rispondente alle esi-genze di imprese e manager. Se negli ultimi quattro anni è stato pro-fuso un grande sforzo per la crescita competitiva e manageriale, specie delle imprese di minori dimensioni, oltreché favorire l’occupazione dei manager par-tendo dal “Progetto PMI”, con la pubbli-cazione degli Avvisi 2016 abbiamo vo-luto imprimere un ulteriore sforzo per supportare il sistema industriale italiano in questa fase di rilancio della nostra economia dopo troppi anni di crisi. Mettendo a regime queste esperienze, per rendere le modalità di realizzazione degli Avvisi simili a quelle del Conto For-

mazione e per dare ancor più rapidità e snellezza alle iniziative ponendo al cen-tro degli interventi formativi la doman-da su cinque priorità rilevanti per lo svi-luppo delle imprese, del management e del Paese: î l’innovazione di prodotto e processo; î il rapporto tra imprese e sistema dell’e-

ducation; î le reti d’impresa; î l’internazionalizzazione e last but not

least, la digitalizzazione per costruire nuovi modelli organizzativi.

Il passaggio da un sistema formativo orientato dall’offerta e dai finanziamenti pubblici verso un mercato in grado di far esprimere liberamente la domanda dei manager e delle imprese costituisce un passaggio fondamentale per le nuove attività del Fondo. La domanda di for-mazione delle PMI ancora inespressa, rappresenta un obiettivo prioritario as-sieme a una rinnovata partnership con gli attori istituzionali. Sostenendo le im-prese e i loro manager, vogliamo dare il nostro contributo alla crescita del nostro Paese.Le adesioni a Fondirigenti continuano ad aumentare e siamo arrivati a 16.000, ma abbiamo ancora 9.000 aziende aderenti con almeno un dirigente che risultano dormienti. Non possiamo permetterlo e dobbiamo fare ogni sforzo per aiutare ad esprimere quella mobilità e crescita professionale indispensabile per com-petere ed aumentare la produttività. La strada da compiere per realizzare concretamente il cambiamento che auspichiamo è ancora lunga, ma siamo fiduciosi che con il contributo di tutti i soggetti in gioco potremo incidere nella direzione di marcia del Paese verso il de-finitivo superamento della crisi. ■

i

Fondirigenti al fianco dei manager e delle PMI per tornare a crescere Carlo PoledriniPresidente Fondirigenti

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14.000 interventi formativi realizzati

16.000 aziende aderenti

Conto Formazione

con 80.000 dirigenti

Formazione managerialeClasse dirigente

Agenzia del lavoro

Avvisi

Entra nel network di Fondirigenti: il Fondo interpro-fessionale per la formazione manageriale di Confin-dustria e Federmanager.

16.000 imprese con oltre 80.000 dirigenti lo hanno già scelto. Scopri il Conto Formazione e gli Avvisi in corso. Puoi fare formazione in azienda, subito.

Non aspettare. Vai presso una delle sedi territoriali di Federmanager e iscriviti all'Agenzia del Lavoro.

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Fondirigenti: innovatori per formazione.

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Per ulteriori informazioni o per ricevere il depliant informativo del corso rivolgersi alla Segreteria Corsi ANIMP (Manuela Corbetta)dalle ore 9.00 alle ore 13.00Tel. 02.6710.0740 ext 7 - Fax 02.6707.1785e-mail: [email protected] consultare il sito www.animp.italla voce FORMAZIONE.

La partecipazione ai corsi ANIMP prevede l’assegnazione di CREDITI FORMATIVIda parte dell’Ordine degli Ingegneri

Comunichiamo che, su nostrarichiesta, la Direzione ANIMPci ha confermato che ai Soci ALDAI,che si iscriveranno ai corsipromossi dall’ANIMP a titoloindividuale, verranno concessele stesse agevolazioni praticateai loro iscritti.

La gestione della sicurezza nelle costruzioniA cura di ANIMPMilano, 4-5 ottobre 2016

Il corso è rivolto a dipendenti di EPC Contractors, Società di ingegneria e di Imprese Appaltatrici medie e grandi che desiderano acquisire o ampliare la conoscenza di base sulla metodologia dell’analisi dei rischi HSE in generale e della costruzione in particolare, con attenzione sia sui documenti da utilizzare come input sia sugli output da produrre con la relativa cadenza temporale. Il corso è rivolto principalmente ai Construction Manager in vista di future opportunità professionali nell’ambito di tale attività ed anche a quei Coordinatori di Progetto e Project Manager che necessitano delle relative conoscenze di base, in quanto indirettamente coinvolti.Figure a cui è orientato il Corso:• Project Manager• Construction Manager• Construction Engineer• Coordinatori di progetto• Tecnici di cantiere• Dipendenti di EPC Contractors e di imprese appaltatrici

medie e grandi

Corso professionale sul Project Management (IPMA Competence Baseline)A cura di ANIMP-IPMAITALYMilano, 1º modulo 6-7-8 ottobre 2º modulo 20-21-22 ottobre 2016

Il corso è destinato a persone che operano nei settori industriali, nei servizi e negli enti pubblici (quali manifatturiero, telecomunicazioni, informatico, impiantistico, infrastrutture, banche, assicurazioni, sanità, pubblica amministrazione) e che hanno qualche conoscenza dei concetti su cui si fonda la “Gestione per Progetto” acquisita tramite lo studio teorico e/o la partecipazione attiva, operando all’interno di team di lavoro, alla realizzazione di un progetto.Il corso fornisce a ciascun partecipante, qualora fosse interessato alla Certificazione professionale di Project Manager secondo la metodologia IPMA, le conoscenze di base sulle quali si articola la Certificazione ANIMP-IPMA (Italian Certification Body).

I controlli aziendali: il controllo di progettoA cura di ANIMPMilano, 26-27 ottobre 2016

Nel corso saranno illustrati i principali concetti, le metodologie, gli strumenti, le logiche applicative dei software di Project Management, utilizzati per impostare e gestire un programma di tempi/risorse/costi verificandone l’andamento a consuntivo in ogni fase del progetto.Molti sono i riferimenti alle tecniche di Project Management e agli “Elementi di competenza dell’IPMA Competence Baseline”. Durante il corso sarà richiesto ai partecipanti di presentare casi di propria esperienza diretta, che saranno discussi congiuntamente con i docenti.Destinatari del corso:• Manager• Amministratori d’azienda• Responsabili amministrativi • Responsabili Controllo di Gestione• Responsabili Controllo Progetti

Costructability: ingegneria e procurement “construction oriented”, dall’offerta all’esecuzione nei progetti complessiA cura di ANIMPMilano, 12-13 ottobre 2016

Il corso è rivolto a dipendenti di EPC Contractor e di Imprese Appaltatrici piccole, medie e grandi che desiderano acquisire o ampliare la conoscenza di base della impostazione e gestione della Constructability nella realizzazione di progetti. Il corso è rivolto pertanto a:• Project Engineer• Project Control Coordinator • Planing Engineer• Construction Manager• Construction Supervisor• Project Manager• Proposal Manager• Construction Engineer che necessitano delle relative conoscenze

di base, in quanto direttamente coinvolti trattandosi di uno strumento basilare per il successo della realizzazione dei progetti.

Corsi di Formazione ANIMPottobre 2016

• Project Manager• Project Control Coordinator • Cost Controller• Planning Engineer• Team operanti a progetto

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DI28 DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

AVOROlLavoreremo ancora?Tecnologie e ruolo futuro dei managerAlfredo Biffi Professore Associato di Organizzazione Aziendale presso l’Università dell’Insubria (Varese) e SDA Professor (Information System Unit, Università Bocconi di Milano)

l lavoro manageriale nel tempo ha assunto connotazioni chiare

più volte analizzate, modellizzate e di-vulgate (Peter Drucker “Managing in the next society”, Henry Mintzberg “Il lavoro manageriale”, Claudio Demattè “Il me-stiere di Dirigere”). In particolare il compi-to del “dirigere” è stato uno dei capisaldi del ruolo manageriale: l’idea è quella di una persona che guida, con stili magari diversi ma spesso al contempo efficaci, altre persone nella direzione necessaria all’ottenimento di obiettivi formalmente pianificati e comunque concordati. Que-sta azione era necessaria nelle aziende e nelle istituzioni per poter coordinare masse di collaboratori difficilmente in grado, in modo autorganizzato, di rag-giungere quanto prefissato. I numeri della massa, ed i caratteri specifici del ruolo, hanno rappresentato l’elemento per la sua diffusione anche in organiz-zazioni di piccole dimensioni, in partico-lare quando l’imprenditore ha avuto la necessità di disaccoppiare le attività di

sviluppo d’impresa rispetto alla sua ge-stione quotidiana.Negli ultimi 15 anni si è assistito ad al-cuni fenomeni che concorreranno alla riconfigurazione del ruolo:î momenti di discontinuità politico-so-

ciale ed economica fenomenali, che hanno condotto all'attuale situazione di crisi permanente a vari livelli (dal dramma delle Torri Gemelle all’inizio del secolo, alle varie e successive crisi finanziarie di colossi d’impresa e di Sta-ti, fino alla intensificazione delle azioni del terrorismo islamico);î crescita e proliferazione delle tecno-

logie informatiche e telematiche (ICT, Information e Communication Techno-logy) che, al di là dell’elemento Inter-net come piattaforma di rete in grado di aggregarle, offrono prodotti e so-luzioni che riescono ad entrare fino al più intimo elemento fisico dei processi produttivi e dei servizi di relazione (lo IOT, internet delle cose, è forse l’acroni-mo che, unitamente all’idea di factory 4.0 meglio rappresenta il concetto).

Questi due fenomeni stanno cambiando il modo di essere delle imprese e provo-

cheranno effetti dirompenti sulla quan-tità e qualità del lavoro.Le aziende, per fronteggiare la crisi e la instabilità politica, stanno imparando ad organizzarsi per fare lo stesso o mag-giore business con meno risorse (riorga-nizzazioni, reingegnerizzazioni, down-sizing, aggregazione, esternalizzazione etc. sono alcune delle azioni utilizzate per meglio efficientare i propri processi). Questo ha come riflesso generalmen-te anche una riduzione di personale o comunque un blocco della sua crescita (come saldo netto tra entrati ed usciti). All’azione organizzativa si accompagna il secondo fenomeno, l’impiego sempre più spinto di ICT che:î permette di individuare nuovi filoni di

business per i quali si ha bisogno di un numero di collaboratori minore rispet-to alle situazioni di innovazione del re-cente passato;î permette di progettare e plasmare pro-

cessi operativi altamente automatizzati.Quest’ultimo aspetto è stato anche nel passato fattore di riduzione di persona-le ed ha però, per la necessità di avere persone capaci di impiegare tali tec-nologie, nel medio periodo generato nuovi ruoli che hanno prodotto ancor più posti di lavoro rispetto a quelli persi. Ma le moderne tecnologie hanno una caratteristica che le fa ritenere capaci di una discontinuità permanente: riesco-no a sostituire o compendiare l’uomo non solo nell’azione fisica ripetitiva ed in quella concettuale di routine, ma en-trano poco alla volta anche nelle attività concettuali non ripetitive, di creazione, immaginazione, decisione di alto livello. Quanto più ci riusciranno, ed i segnali lasciano pochi dubbi in proposito, tanto più andranno a sostituire anche il lavoro “di livello”, manageriale compreso.Allora la domanda se ci sarà bisogno an-cora di dirigenti, e di quanti, e quali ca-ratteristiche avrà il ruolo del manager nel

i

Figura 1

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DI 29DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

AVOROlfuturo diviene pertinente ed impellente.Un ricerca in atto svolta da SDA Bocco-ni per conto di AICA (www.aicanet.it) ha come obiettivo capire i reali effetti della diffusione nel business e nella società. Nell'indagine sono coinvolti i principali at-tori interessati al tema (opinion leader ed esperti, manager, startupper, responsabili del personale, studenti) con i quali si cerca di comprenderne il grado di conoscenza e di consapevolezza del fenomeno. Grazie alla disponibilità e collaborazione di ALDAI-Federmanager è stata condotta una indagine esplorativa presso gli asso-ciati attivi, proprio per capire se esiste un pensiero condiviso sull’argomento capa-ce di dare indicazioni per eventuali azioni in merito. Le prime evidenze del campio-ne dei manager (257 rispondenti ad un questionario) offrono qualche prima indi-cazione esposta in sintesi in tabella 1.

Gli associati sono consapevoli del tema, circa il 64% ritiene che la distruzione del lavoro sarà argomento di responsabilità delle aziende che lo dovranno affronta-re: se da un lato l’ICT è e sarà una reale opportunità di efficientamento e di in-novazione, dall’altro il senso di respon-sabilità sociale dovrà anche tenere con-to degli effetti.Al riguardo, chi studia il fenomeno, acca-demici e pratictioners, non presenta un accordo definitivo su numeri ed effetti, ma i principali filoni di pensiero sembra-no indirizzarsi verso l’idea che avremo meno lavoro e che resta il dubbio sulla possibilità di crearne nuovo a sufficien-za, in altri ambiti e domini economici e sociali od in quelli esistenti. In questo i manager paiono allineati.Sollecitati sulla proposizione di linee di azione macro economico sociale o mi-cro (azienda) per mitigare o eliminare gli effetti della ICT sul lavoro, coerentemen-te con quanto appena detto, il pensiero sembra uniforme nel porre la formazio-ne delle persone come strumento cru-ciale:î educazione e formazione dei giovani

per essere competenti e competitivi in un mondo altamente tecnologizzato;î formazione degli “anziani” perchè pos-

sano ricollocarsi in questa realtà alta-mente tecnologica;î educazione e formazione dei giovani

ad essere creativi e flessibili nella rela-zione di lavoro, per poter scoprire nuo-vi ambiti ed adattarsi ad essi.

Tabella 1

1. Il lavoro operativo fisico e il lavoro concettuale ripetitivo saranno distrutti dal-le tecnologie, mentre il lavoro concettuale di livello potrebbe solo risentire dell’impatto ma non potrà essere sostituito.

2. Esiste la consapevolezza che siamo di fronte ad una discontinuità differente ri-spetto alle “opportunità tecnologiche del passato” (60% dei rispondenti), però molti restano convinti che si genererà comunque nuovo lavoro che compen-serà quello perso (57%).

3. Nell’arco temporale di un decennio assisteremo agli effetti più dirompenti, in particolare alla rapida obsolescenza delle competenze esistenti, ai vari livelli operativo e gestionale.

4. Sapremo utilizzare meglio la tecnologia, ma non è detto che sapremo effetti-vamente controllarla a pieno.

5. Ad oggi, delle tecnologie loro proposte, i manager conoscono in particolare il cloud computer, l’internet delle cose e la stampa a 3D e le considerano anche quelle più interessanti come opportunità di business.

6. La tecnologia rappresenterà il cardine della progettazione organizzativa delle aziende, tanto da renderla anche l’elemento fondamentale nelle decisioni e scelte di selezione del personale.

7. Non c’è uniformità di pensiero sul tema della riduzione o meno del numero dei manager (ci si divide equamente) mentre è molto chiaro che potrebbe cam-biare profondamento il ruolo manageriale.

8. Nel cambiamento le abilità di leadership e di visioning e le competenze di in-novazione saranno gli elementi fondamentali.

IMPATTO SUL LAVORO E SULLA AZIENDA

IMPATTO SUI MANAGER

Ed i manager cosa faranno e cosa saran-no? Più in dettaglio rispetto alla sintesi della tabella 1, le attività delle aziende saranno basate su processi altamen-te automatizzati, per i quali il manager sarà più un progettista ed acceleratore della loro innovazione e meno un ge-store delle persone che li eseguono. In organizzazioni sempre più appiattite (più tecnologie e meno persone non possono che contribuire ad orientare in questa direzione la progettazione orga-nizzativa) la competenza manageriale sarà diffusa, ci saranno quindi tecni-ci manager in grado di coordinarsi in modo autorganizzato tra loro. In sostan-za uno spostamento dalla gestione delle persone alla innovazione e gestione dei processi.Se fosse così ecco che le competenze di innovazione e quelle di capacità or-ganizzativa, quest’ultima in particolare, saranno quelle più importanti e priorita-rie da sviluppare per svolgere un ruolo moderno ed efficace (fig. 1).

Un ruolo quindi che non scompare ma che diventa, direbbero oggi i giovani, più “smart”: che tende a ridurre le logiche di pianificazione e controllo quotidiano (saranno attività svolte dalle macchine) per orientarsi a logiche di generazione e costruzione di idee basate sulla capacità di visioning a medio e lungo termine.Una riflessione finale sul tema dei nume-ri: dal quadro emerge come il processo di integrazione orizzontale delle attivi-tà di impresa dalle logiche verticali del recente passato si stia spostando anche nel campo delle competenze e dei ruoli. Capacità ed abilità tipicamente mana-geriali sono immaginate come diffuse orizzontalmente nella struttura azien-dale: la specializzazione tende ad orien-tarsi verso un management creativo e di innovazione e meno di gestione, ove la componente di trasversalità nell’impie-go della tecnologia ha il soppravvento su quella della specificità di un elemen-to del processo. Abbiamo già persone sufficienti e preparate per innescare il cambiamento in questa direzione? ■

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DI30 DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

AVOROlDopo l’estate... guardiamo le Stelle

aturalmente il titolo non vuole essere un “nonsen-

se”… magari accostato ad humour britannico; proprio quando i cieli ces-sano di essere sereni si vuole guardare verso l’alto? Certo che no… il gioco di parole vuole essere semplicemente un caro saluto ai lettori, in particolare ai colleghi che hanno alle spalle anni di lavoro ed impegno svolti in maniera continuativa, come alcuni anni fa la situazione occupazionale prevedeva e premiava, quando perfino l’atten-zione delle imprese era sensibilmente aperta alla cosiddetta fedeltà azienda-le. Ad essi rivolgo l’invito e l'esortazio-ne a partecipare al bando per il con-ferimento della Stella al Merito del Lavoro 2017. Qui mi sia consentita una reminiscenza che penso certamente potrà incontrare la condivisione di quanti hanno avuto medesime esperienze e, quindi, sono un po' avanti negli anni! Mi riferisco a quel periodo quando il cambiare le posizioni lavorative e cercare alternative presso altre aziende, magari concorrenti con la propria, non era pratica usuale spe-cie poi se accadeva a soggetti stimati ed affermati. Tale intenzione non solo veniva “scoraggiata” con offerte alterna-tive dissuasive, ma veniva interpretata come fatto negativo, come un giudizio non proprio apprezzabile specie poi se a ricorrerci era un dirigente.Basti pensare poi ai tempi in cui il pen-sionamento non era proprio il primo de-gli obiettivi, tanto che nel nostro istituto previdenziale di categoria (INPDAI, per chi lo ricorda) il rapporto era di quattro a uno tra versanti e quiescenti e quindi nessun problema di bilancio. Analoga situazione si determinava anche per il

nMario Giambone Consigliere e Presidente Comitato Pensionati ALDAI

Fasi – Fondo sanitario integrativo – (mia personale esperienza vissuta quando ne sono stato Presidente) che non face-va insorgere criticismi di imprevedibile “longevità” con conseguenti raffronti ed intolleranze generazionali non essendo-ci la necessità di sollecitare una maggio-re contribuzione economica a garanzia del rapporto tra chi corrisponde e chi utilizza.Detto ciò, però, rientriamo nell’attuali-tà e valutiamo i fatti con quel senso di realismo che ha guidato lo svolgimento del ruolo da noi svolto, senza lasciarsi andare a perniciose e nostalgiche riven-dicazioni. Con slancio e convinzione fac-ciamo in modo che quanto fatto, in anni di operosità, sia stato frutto di coerenza e fiducia verso quello che si considerava riconoscimento del merito per il quale l’impegno doveva essere proporzionale alle aspettative. Penso che il riassumere tutto ciò, in ma-niera concreta e spontanea, possa esse-re volto anche come viatico per le gene-razioni che seguiranno, per lasciare una traccia, non solo come ricordo, bensì come ausilio e stimolo verso concretez-ze in cui credere. Un valore che non deve andare perdu-to è sicuramente lo slancio verso l’e-mulazione con la volontà di perseguire obiettivi stimati come positivi e quali-ficanti. Non deve prevalere, come oggi purtroppo accade, la prevaricazione frutto della conquista a qualsiasi costo, considerando “l’antagonista” come un avversario da neutralizzare e non ma-gari proprio come un esempio da egua-gliare. La salvaguardia del lavoro svolto, con coerenza e fedeltà a principi sentiti e ri-spettati, deve essere trasmessa per guar-dare al futuro, quello dei nostri cari e di quanti si avvicenderanno con l'intento di far progredire il processo evolutivo

sospinto dall’irrefrenabile progresso tec-nologico. Gli obiettivi realizzati, gli impegni assol-ti, i traguardi raggiunti non siano dimen-ticati. Questo è proprio il sentimento fondante del riconoscimento costituito dalla Stella al Merito del Lavoro, ono-rificenza di solide basi che va oltre la simbolica attribuzione di un titolo (MdL - Maestro del Lavoro), perché va intesa e vissuta come esempio da trasmettere, con personale impegno, per sostenerne la pratica divulgazione, attraverso testi-monianze attive verso il sociale, i giovani e le scuole.Sono opportunità da non perdere, spe-cie per noi “dirigenti senior” che ci siamo resi disponibili ad offrire un costante so-stegno al ”bisogno” che la società attuale richiede, in maniera sempre più urgente.Chi scrive partecipa ai lavori della appo-sita Commissione Giudicatrice presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dove pervengono ogni anno le richieste di conferimento. La parteci-pazione, da parte dei colleghi dirigen-ti, non è particolarmente nutrita forse perché non adeguatamente sostenuta e divulgata dalle Sedi territoriali di Fe-dermanager Lombardia. Il Conferimento delle Stelle al Merito del Lavoro andreb-be promosso con la dovuta attenzio-ne ed inteso con un maggior senso di appartenenza, perché lo spirito che ci pervade lo si condivide come un reale legame positivo, da vivere come fattore di aggregazione ed unione, una sorta di reale testimonianza ed irripetibile occa-sione per dimostrare di… esserci! Per non vanificare questo richiamo, in-vito i lettori a considerare quanto pub-blicato nella rivista di agosto/settembre di ogni anno con l'auspicio di maggiore partecipazione di colleghi dirigenti al conferimento dell'onorificenza per l'an-no 2017. ■

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DI 31DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

Stella al Merito del Lavoro 2017Modalità per il conferimento dell'onorificenzaIl 1° maggio 2017, come di consueto, saranno consegnate le decorazioni della "Stella al Merito del Lavoro" secondo le norme della legge 5 febbraio 1992, n. 143. Il Ministero del La-voro e delle Politiche Sociali, come da circolare ministeriale n. 0027830 del 15 luglio 2016, ha affidato l'istruttoria alle Dire-zioni Interregionali del Lavoro.

La candidatura dovrà essere corredata dall’interessato o dall’a-zienda proponente e completa dei seguenti documenti in car-ta semplice:1. autocertificazione relativa alla nascita;2. autocertificazione relativa alla cittadinanza italiana;3. attestato di servizio o dei servizi prestati presso una o più

aziende fino alla data della proposta o del pensionamento indicando l'attuale o l'ultima sede di lavoro;

4. attestato relativo alla professionalità, perizia, laboriosità e condotta morale in azienda;

5. curriculum vitae;6. autorizzazione da parte dell’ interessato al trattamento

dei dati personali (D.Lgs. 30 giugno 2003, n.196);7. residenza, recapito telefonico ed e-mail ove disponibile.

PRESENTAZIONE DELLA DOCUMENTAZIONE

1. La documentazione in originale dovrà essere inviata o con-segnata, direttamente dall'interessato, alla Direzione Inter-regionale del Lavoro, all'indirizzo sottoriportato, non oltre il termine tassativo del 31 ottobre 2016.

2. Una copia della documentazione dovrà essere inviata o consegnata a: Gabriella Canuti - "Dirigenti Industria"

via Larga 31, 20122 Milano tel. 02/58376.237 - fax 02/5830.7557

Tale copia di candidatura sarà presentata e sostenuta in Commissione Giudicatrice dal nostro delegato Mario Giam-bone, presente alla riunione in rappresentanza della diri-genza industriale lombarda.

Si invitano le Sedi Federmanager della Lombardia a segna-lare entro il 31 ottobre 2016 i nominativi dei loro associati intenzionati a candidarsi al conferimento.

Si rammenta infine che le proposte avanzate per gli anni de-corsi sono da ritenersi decadute e quindi dovranno essere rin-novate per il conferimento delle decorazioni per il 2017.

DIREZIONE INTERREGIONALE DEL LAVOROVia Mauro Macchi, 7/11 - 20124 Milanoî tel. 02.667.973 - fax 02.669.4516î e-mail: [email protected]î posta certificata: [email protected]î www.lavoro.gov.it

La citata circolare ministeriale 2016, completa di ulteriori indicazioni, è scaricabile dal sito www.aldai.it o dal sito del Ministero del Lavoro (Ufficio Regionale Lombardia).

AVOROl

Le Società per il Placement convenzionate con ALDAIRiferimenti da contattare per concordare un colloquio conoscitivo gratuito e senza impegno finalizzato alla scelta della Società.

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AGG

IORNAMENTO

10 luglio 2016

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DI32 DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

INDACATOsLa contrattazione collettivaAmbiti, efficacia e derogabilitàStefano Bartalotta Avvocato e Professore a Contratto di Diritto del Lavoro e Relazioni Industriali nell’Università degli Studi di Milano

l diritto del lavoro si è storicamen-te sviluppato su due pilastri: da

un lato la legge, chiamata a porre le nor-me inderogabili di tutela dei lavoratori, dall’altra la contrattazione collettiva con cui le parti sociali realizzano l’equilibrio dei reciproci interessi.La disciplina legale è statica e poco sen-sibile al mutamento del contesto sociale ed economico. La sua riforma richiede tempi lunghi e processi decisionali com-plessi, spesso ostacolati da veti ideologi-

i ci o da resistenze di lobby e centri di po-tere poco inclini ai cambiamenti. Non è raro perciò che sia la giurisprudenza ad anticipare interventi legislativi riforma-tori, modificando l’interpretazione data alle norme ed adattandola ai mutati sce-nari. A conferma di ciò si valuti che per avere un intervento di riforma organica del diritto del lavoro ci sono voluti 45 anni, tale essendo il periodo trascorso tra lo Statuto del Lavoratori (1970) ed il Jobs Act (2015), e che nel frattempo la giurisprudenza aveva ampiamente mo-dificato i propri orientamenti per esem-pio in tema di licenziamento.

Il contratto collettivo, che per sua natu-ra è pensato per una durata temporale definita, è invece uno strumento dina-mico, capace di intercettare e regola-mentare bisogni nuovi quali le parti sociali reciprocamente fanno emergere e di modificare, aggiornandoli ed adat-tandoli alle situazioni concrete, istituti nati in contesti socio-economici affatto differenti.Nell’ordinamento corporativo, quello cioè precedente alla caduta del regi-me fascista, i due pilastri erano previsti dall’ordinamento come obbligatori e tutti i rapporti di lavoro dovevano ne-

Dopo gli incontri rivolti e mirati ai colleghi in servizio e alle RSA sulle implicazioni del Jobs Act nel rapporto di lavoro del dirigente (vedi focus su "Dirigenti Industria" febbraio 2016), ALDAI continua nella sua mission informativa e di approfondimento in merito a tematiche importanti per la categoria.

Stefano Bartalotta, Avvocato e Professore a Contratto di Diritto del Lavoro e Relazioni Industriali nell’Università degli Studi di Milano,  riporta di seguito un primo incipit di quello che sarà oggetto e approfondimento dell’incontro-dibattito che si terrà in ALDAI mercoledì 28 settembre 2016 alle ore 18,00

Per info e prenotazioni: www.aldai.it

SEGNAIN

AGENDA

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DI 33DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

INDACATOscessariamente avere una regolamenta-zione collettiva.Nel sistema postcorporativo, introdot-to in epoca repubblicana, il principio di libertà sindacale, affermato solenne-mente dall’art. 39 della Costituzione, ha comportato che la regolamentazione collettiva fosse legata alla scelta di lavo-ratori ed imprese, che dovevano libera-mente poter decidere se associarsi o no alle organizzazioni stipulanti e discipli-nare i loro rapporti avvalendosi del con-tratto collettivo.La non obbligatorietà della contratta-zione collettiva nell’ordinamento repub-blicano non ha però diminuito il peso e l’importanza di tale pilastro, poiché lo stesso è stato essenziale per riempire i vuoti di tutela lasciati dalla legge.Va ricordato a questo proposito per esempio che la tutela per i dirigenti contro i licenziamenti ingiustificati fu introdotta 46 anni orsono dal contratto collettivo per i dirigenti di aziende indu-striali del 20 luglio 1970 e che altrimenti questa categoria di lavoratori ne sareb-be stata completamente priva.Va ricordato altresì che si deve alla con-trattazione collettiva l’introduzione di strumenti di welfare come l’assicurazio-ne sanitaria aggiuntiva al sistema sanita-rio nazionale o la previdenza integrativa, che sono istituti ormai dati per scontati nel rapporto di lavoro dirigenziale ma che hanno avuto un riconoscimento le-gislativo solo molto tempo dopo che le parti sociali li avevano introdotti.Lo stesso legislatore del resto ha pro-gressivamente ampliato gli spazi di in-tervento della contrattazione collettiva, ritenendola più idonea ad interpretare le esigenze concrete ed attuali di lavo-ratori ed aziende, poiché espressione diretta degli organismi rappresentativi di tali attori sociali e delegandola spesso ad introdurre eccezioni alle disposizioni di legge o a definire aspetti applicativi di queste ultime. Si pensi, per esempio, al potere riconosciuto alla contrattazione collettiva di introdurre ipotesi aggiun-tive a quelle previste dall’art. 13 Legge 300/70, in cui è possibile la modifica delle mansioni o al potere di ampliare o ridurre le percentuali dei contratti a ter-mine stipulati in un’azienda.L’importanza della contrattazione col-lettiva emerge poi in tutti casi in cui le organizzazioni sindacali divengono tito-

lari di un diritto di informazione e di con-sultazione in quelle ipotesi di modifica delle organizzazioni aziendali capaci di incidere significativamente sui rapporti di lavoro, come nel caso dei trasferimen-ti d’azienda o dei licenziamenti collettivi. Riconoscendo questo diritto alle orga-nizzazioni sindacali ed il corrispondente obbligo per le aziende, il legislatore in-tende favorire la produzione, mediante accordi collettivi, di regole condivise per la gestione di tali fenomeni, applicando il correttivo sociale imposto dall’art. 41 della Costituzione alla libertà d’impresa.Riconoscere l’importanza sul piano si-stematico della contrattazione collettiva non significa ovviamente rimpiangere i tempi ormai felicemente passati della cosiddetta “concertazione”, sistema che ha rappresentato una degenerazione del modello di relazione fra legge e con-tratto collettivo.Un corretto modello di relazioni indu-striali è infatti quello che rispetta l’am-bito della politica, chiamata a comporre gli interessi generali e non quelli di una categoria o di un settore, rivendicando alle parti sociali gli spazi di regolazione che la legge non può o non vuole occu-pare.In questo quadro vedo con preoccupa-zione un diffuso atteggiamento di critica e di insofferenza verso il contratto col-lettivo ed una tentazione di affidare alla sola contrattazione individuale gli spazi di disponibilità lasciati dalla legge.In realtà gran parte dei lavoratori, ivi compresi gran parte dei dirigenti, non ha la forza contrattuale per imporre condizioni e clausole di tutela adeguate, divenute ancora più importanti che in passato ora che il legislatore ha gene-ralmente abbassato i livelli di tutela con una disciplina legale che lascia molti più spazi al potere organizzativo e decisio-nale delle aziende.

Vi è poi un fattore culturale legato al fat-to che non tutti i lavoratori hanno ade-guata conoscenza degli istituti e delle soluzioni disponibili per soddisfare in modo efficace i loro bisogni e dunque la mediazione competente ed intelligente delle organizzazioni sindacali è talvolta in grado di dare risposte che il singolo neppure immaginerebbe.Per fare un paragone politico è la me-desima considerazione che mi porta a preferire modelli di democrazia rappre-sentativa, in cui interessi e temi delicati vengano trattati da persone munite di adeguate competenze pur democra-ticamente scelte, rispetto al mito della democrazia diretta che a volte crea pa-sticci, come avvenuto nel recente caso Brexit.Se poi la contrattazione collettiva dovrà svilupparsi come in passato su modelli nazionali o se sia preferibile privilegiare la contrattazione aziendale è questione da valutare in relazione alle situazioni delle diverse categorie e settori.Per quanto riguarda i dirigenti, l’ambi-to nazionale mi pare irrinunciabile in considerazione del fatto che solo una minoranza di essi opera in aziende in cui è presente un numero di lavoratori appartenenti a tale categoria adeguato per consentire una gestione collettiva delle trattative. Dove però tale situazio-ne esista ben vengano intese aziendali, integrative e persino sostitutive degli accordi nazionali come avvenuto per esempio nel caso dei dirigenti del Grup-po FCA ex FIAT.Il principio di libertà sindacale di cui all’art. 39 della Costituzione sopra cita-to lascia comunque liberi lavoratori ed aziende di avvalersi o di non avvalersi del contratto collettivo, ma negarne o sottovalutarne l’importanza mi parreb-be un’opzione miope e socialmente pe-ricolosa. ■

L’importanza della contrattazione collettiva emerge poi in tutti casi in cui le organizzazioni sindacali divengono titolari di un diritto di informazione e di consultazione in quelle ipotesi di modifica delle organizzazioni aziendali capaci di incidere

significativamente sui rapporti di lavoro

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DI34 DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

Incontro CIDA Lombardia

Franco Del Vecchio Segretario CIDA Lombardia

La riunione CIDA Lombardia ha confermato la necessità di un efficace sistema previdenziale che rispetti: sia le aspettative dei colleghi in servizio che investono il 33% in contributi previdenziali, sia i pensionati ai quali restituire i risparmi di una vita di lavoro. Per garantire la stabilità del sistema in prospettiva è necessario: separare la gestione dell’assistenza dalla previdenza, finanziando la prima con la sola fiscalità e gestendo con criteri economici e non politici il salvadanaio dei contributi versati e le pensioni erogate per non generare oneri per lo Stato.

o scorso 20 giugno si è tenuta pres-so la sede ALDAI la riunione CIDA “Previdenza in prospettiva” alla quale hanno partecipato il Presi-dente CIDA Giorgio Ambrogioni, il

prof. Alberto Brambilla e 70 manager, in servizio e in pensione, delle Federazio-ni aderenti alla CIDA, Confederazione Italiana Dirigenti e Alte Professionalità: Federmanager, Manageritalia, CIDA Fun-zione Pubblica, FIDIA, SAUR e Sindiretti-vo, distribuiti nelle diverse fasce d’età per rappresentarne le relative istanze e aspettative:îgiovani dirigenti che chiedono stabili-

tà del sistema previdenziale, per essere certi di ricevere una pensione coerente

con i contributi che stanno versando;îdirigenti in servizio più maturi che han-

no la necessità di gestire in modo più versatile il capitale previdenziale accu-mulato;îneo pensionati, “i Seniores”, che di-

spongono ancora di volontà ed ener-gie utili per il Paese;îpensionati più anziani, che si aspetta-

no la garanzia di una vecchiaia dignito-sa, con la restituzione di quanto hanno versato.

Nella prima parte dell’incontro il Pre-sidente Ambrogioni ha aggiornato i colleghi sulle iniziative a difesa del po-tere d’acquisto sviluppando un dialogo concreto che riflette le posizioni della categoria che non intende accettare passivamente le gogne mediatiche e la mancanza di rispetto dei legittimi diritti.

il dibattito è proseguito, nella seconda parte, sulle prospettive previdenzia-li che permettano di dare equilibrio e stabilità di lungo termine al sistema di welfare. Un argomento di interesse per tutte le associazioni di dirigenti ed alte profes-sionalità che fanno parte della CIDA, e quindi si presta in particolare ad essere affrontato nel suo ambito, iniziando dal-la Lombardia che, con il 2,5% del PIL eu-ropeo, è una delle quattro regioni con-siderate il “motore d’Europa” insieme a Baden-Württenberg, Catalogna e Roda-no-Alpi, rappresentando certamente un riferimento per l’economia italiana.La Previdenza, nata circa 100 anni fa, co-stituisce un patrimonio – non solo eco-nomico, ma anche culturale e sociale – per l’Italia. Il modello della Previdenza

l

REVIDENZApPrevidenza in prospettiva

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DI 35DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

italiana ha subito negli ultimi 25 anni nu-merose modifiche, attuate nel tentativo di assicurarne la sostenibilità, senza però affrontare un profondo ripensamento del sistema e delle logiche per garantire sostenibilità e stabilità nel contesto di crescente longevità e cambiamenti con-tinui che stiamo vivendo e che permetta di mantenere gli impegni nei confron-ti dei pensionati di oggi garantendo al tempo stesso la pensione ai giovani.Un sistema che inevitabilmente trova equilibrio e stabilità attraverso l’inse-rimento dei giovani nel mondo del la-voro che dobbiamo favorire rendendo maggiormente competitivo il sistema Paese. Di fatto, le riforme al sistema per reagire ai grandi cambiamenti di conte-sto di questi ultimi anni - allungamento della vita media, aumento del contri-buto femminile al lavoro, sempre più frequenti difficoltà ad avere un percor-so professionale stabile e conseguente necessità di aver bisogno di accedere alla Previdenza anche prima della con-clusione della propria vita lavorativa, utilizzo delle risorse previdenziali per finalità assistenziali – hanno cercato di dare prospettive pensionistiche future sottraendo risorse alle pensioni già in erogazione agli anziani, senza riuscire a dare ai giovani reali certezze per il futu-ro, al di là delle mere promesse elettorali a cui purtroppo siamo abituati.È invece necessario ripartire dalle basi, ri-cordando che la Previdenza rappresenta una forma di retribuzione differita, che deve fondarsi sui contributi versati da ciascuno, che costituiscono delle riserve individuali oggettive, su cui devono fon-darsi in modo esclusivo le pensioni, al plurale, dato che si deve pensare ad un modello pensionistico integrato, inclu-dente previdenza pubblica e previdenza privata come in altri Paesi.In questo quadro è chiaro che sistemi previdenziali retributivi, come quelli adottati nel passato in Italia, vanno a creare differenze di trattamento non sostenibili, così come fanno i vitalizi ge-nerosamente assegnati in passato, che devono essere superati nella concezio-ne prospettica della previdenza basata sul risparmio. Inoltre deve essere fatta chiarezza gestionale separando le usci-te previdenziali, cioè erogate in base ai contributi versati, da quelle assistenziali, che sono erogate – spesso ma non sem-pre … – a sostegno di fasce deboli della

popolazione, ma sono slegate da contri-buti versati, e sono pertanto da mette-re in carico direttamente alla fiscalità e gestite annualmente nell’ambito della legge di stabilità.In sintesi ciò che serve è dare a tutti, gio-vani ed anziani, certezze previdenziali e prospettive di sviluppo. A ciò si può arri-vare attraverso una gestione manageria-le, che metta al primo posto le necessità di certezza del diritto, trasparenza, com-petitività e semplificazione. Abbiamo bisogno di allineare, in prospettiva, il sistema previdenziale italiano ai modelli internazionali e consolidare una visione sistemica e bilanciata in grado di creare il clima di fiducia nella gestione dei no-stri risparmi. Solo con un visione chiara sul futuro pre-videnziale possiamo proporre iniziative per uscire dai provvedimenti tampone, dalla instabilità e dalla precarietà.Giorgio Ambrogioni, Presidente CIDA, ha sottolineato a tal proposito che è ri-partito il dialogo fra il governo e le parti sociali, e che la speranza di tutti è che tale dialogo si consolidi e possa entrare nel merito dei problemi; in esso la CIDA intende giocare un ruolo serio ed impor-tante, in linea con il valore delle catego-rie che rappresenta e non legato sempli-cemente alla sua dimensione numerica, portando istanze giuste, lungimiranti ed inclusive, che abbiano lo scopo di far ripartire l’ascensore sociale che in Italia

si è sostanzialmente fermato, e che vice-versa è utile a tutti, come va scrivendo, De Vico sul Corriere Della Sera.In questa evoluzione rapida e radicale è indispensabile mantenere visioni eque e corrette della situazione, così da saper mettere in atto azioni che da un lato si-ano di tutela dei propri rappresentati, e dall’altro siano di proposta, tali da fun-zionare da fertilizzante per lo sviluppo nella politica di nuove e più giuste ipo-tesi per le grandi riforme da tempo at-tese: fisco, welfare, politica economica e politica industriale.CIDA quindi si deve muovere avanzando proposte che valorizzino ciò che la Con-federazione è, e che rappresentino tut-ta la classe dirigente (dirigenti privati e pubblici, giornalisti, magistrati, manager della scuola, etc.), classe dirigente che intende partecipare al rilancio del Paese affrontando i problemi in modo equo, lungimirante e non ideologico.La classe dirigente italiana che rappre-senta circa il 2% della popolazione e contribuisce per il 20% alle entrate del-lo Stato non è una casta chiusa, ma è formata da categorie professionali i cui appartenenti arrivano da una selezione meritocratica per portare ai tavoli go-vernativi le proposte forti ed originali che nascono dalle riunioni come quella organizzata a Milano, per assicurare il confronto con gli associati.Ha quindi preso la parola Alberto Brambilla, già Sottosegretario al Mini-stero del Welfare con delega alla Pre-videnza Sociale e Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali (www.itinerariprevidenziali.it), che, partendo dal lavoro sui temi previden-ziali ha fornito una sintetica panorami-ca della questione previdenziale nel nostro Paese sintetizzata nell’articolo che segue. ■

Solo sapendo dove vogliamo arrivare potremo proporre un solido sistema

previdenziale

Giorgio Ambrogioni Alberto Brambilla

REVIDENZAp

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DI36 DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

REVIDENZApPrevidenza all’italianaAnalisi e riflessioni senza vincoli elettorali, nell’interesse del Paese e delle future generazioni

Alberto Brambilla Presidente Centro Studi

e Ricerche Itinerari Previdenziali

el 1992, la situazione del nostro Paese era disastro-

sa – l’età pensionabile era pari a circa 50 anni, contro una media europea di 60 – e se si fosse voluto mettere subito rimedio a tutto sarebbero servite azioni devastanti, del tutto insostenibili sul pia-no politico e sociale: da qui la necessità di procedere con una serie di successive riforme, nel tentativo di rimediare alla situazione.In effetti, guardando al passato, si nota che l’inizio del disastro pensionistico italiano si può far risalire al 1969 con la “Riforma Brodolini”, che introdusse, fra le altre generosità, la formula retribu-tiva per tutti e la pensione di anzianità, che di fatto abbassò drasticamente l’età pensionale, che prima era di 65 anni cir-ca, quando il modello pensionistico era contributivo.In quel momento quindi, proprio quan-do cominciò a manifestarsi il fenomeno dell’aumento dell’attesa di vita, in Italia è iniziata una politica di pensionamen-ti precoci, che non poteva non mettere fuori equilibrio il sistema, cosa denun-ciata immediatamente, ma inutilmente, da molti economisti e dal CNEL nel 1972.Purtroppo, negli anni ’70 ed ’80 la poli-tica previdenziale ha guardato più agli interessi elettorali e di parte che non alla sostenibilità del sistema, ed ancora nel 1991, dopo le elezioni, furono introdotte regole per le categorie autonome dele-terie. Nel complesso quanto fatto in tale periodo ha creato un enorme debito pubblico, che era in linea con i parame-tri europei alla fine degli anni ’70 e che oggi ereditano le generazioni più giova-ni, che devono anche fare i conti con un mercato globalizzato, e quindi molto più competitivo.Nel 1992 cominciano finalmente ad es-sere attuate riforme volte a riportare il sistema in equilibrio, riforme che però, arrivano a “tamponare” in più fasi le fal-

le del sistema, per evitare un impatto sociale insostenibile, con l’obiettivo di ridare sostenibilità al sistema previden-ziale piuttosto che sviluppare un model-lo coerente con il contesto di progressi-vo cambiamento.Nel frattempo si comincia anche a guar-dare con più attenzione alla struttura del debito previdenziale che concorre per il 72% del debito pubblico, avviando la separazione fra i costi effettivamente previdenziali e quelli assistenziali: ad oggi tale separazione è possibile per circa il 95% dei costi, e si è così potuto dimostrare che il bilancio del sistema pensionistico è tuttora in equilibrio se depurato del carico fiscale e dei costi as-sistenziali, fra cui va inclusa l’integrazio-ne al minimo a 4,6 milioni di pensionati.In pratica il sistema in Italia ha provve-duto a distribuire assistenza a pioggia a moltissimi soggetti, che spesso non avrebbero dovuto esserne beneficiati. Il 50% degli italiani non paga tasse e con-tributi pur vivendo benissimo, e grazie a questo beneficia anche dell’assistenza dello Stato: ciò è chiaramente ingiusto nei confronti della minoranza che paga per sostenere tutto il sistema; tale si-stema, dal punto di vista strettamente previdenziale, oggi è in equilibrio, ma è troppo rigido, e non ha le risorse per poter finanziare un allentamento di tale rigidità.In Italia abbiamo al momento ancora un sistema che, complessivamente, preve-de troppa assistenza non giustificata, ben 93 miliardi di assistenza lo scorso anno rispetto ai 172 miliardi del sistema pensionistico, ed un sistema fiscale che non funziona, e tutto ciò grava su un sistema previdenziale che, grazie all’ap-plicazione generalizzata della formula contributiva, ha trovato il suo equilibrio di gestione, ma che è costantemente in difficoltà nell’erogare i trattamenti in quanto si tratta comunque di un sistema a ripartizione, in cui le pensioni sono pa-gate con quanto si incassa dai contributi di chi lavora. Tale modello richiederebbe

per funzionare un rapporto di 1,55 fra attivi e pensionati, mentre oggi siamo a 1,36, e pertanto, per tenere in piedi il sistema mancano, in assoluto, circa 2,5 milioni di occupati.Quindi le criticità del nostro sistema sono: a) troppa assistenza; b) un sistema fiscale che non funziona; c) un rapporto equilibrato di 1,55 fra at-

tivi e pensionati che impone un mag-gior tasso di occupazione.

Da questa considerazione discende che, per tenere oggi in piedi il nostro sistema previdenziale, è necessario rilanciare l’occupazione; un problema che riguar-da tutti i Paesi OCSE perché tutti hanno sistemi previdenziali a ripartizione, e fra questi l’Italia in particolare con oltre il 40% di disoccupazione giovanile.In questo contesto l’azione di CIDA può essere molto importante, rappresentan-do un insieme di Federazioni di manager, così da avere alle spalle numeri tali da fare “massa critica” e rendere più udibile e rilevante la spinta verso una maggior flessibilità in uscita ed un più favorevole rapporto fra lavoratori e pensionati.Le altre azioni da intraprendere, riguar-dano il rafforzamento e riequilibrio del sistema fiscale, che invece sta ancora sbilanciandosi: i dati più recenti rilascia-ti dall’Agenzia delle Entrate dimostrano che le persone fisiche che presentano la dichiarazione sono in costante dimi-nuzione. Nel 2014 erano meno di 40,5 milioni, con una diminuzione di 1 mi-lione rispetto a tre anni prima e solo 30 milioni di italiani (la metà del totale) ha un reddito positivo, tanto che, a conti fatti, la gran parte dell’IRPEF e delle va-rie addizionali è pagata dall’11,2% della popolazione.In pratica, molti italiani in età da lavoro non dichiarano reddito ma, nonostante questo, la popolazione italiana resta nel-le prime posizioni in molte delle classi-fiche calcolate sugli indici di ricchezza, dal risparmio privato alla diffusione dei SUV, a riprova che qualcosa non funzio-

n

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DI 37DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

na, e che si sta facendo molto poco per rimediare, rispetto alla maggior parte degli altri Paesi. In Germania e Svizzera, per esempio, se dopo i 31 anni non si è mai dichiarato un reddito si riceve in au-tomatico un “avviso bonario” che lascia 6 mesi di tempo per spiegare di cosa si vive. Dopo di che, non rispondendo, si va incontro a problemi veri, dato che l’e-vasione fiscale porta in carcere, ed oggi nelle galere tedesche circa 4.000 dete-nuti scontano pene per tali reati.In Italia invece si continua con una poli-tica che penalizza sempre le stesse fasce di popolazione, attraverso un sistema fi-scale che prevede una progressività cre-scente, perché proporzionale al reddito e con aliquote crescenti, ed ammette le detrazioni solo per coloro che sono al di sotto di certe fasce di reddito: in questo modo si spingono i contribuen-ti, che possono, a fare di tutto per stare sotto tali soglie, con il risultato di vedere non solo le detrazioni applicate anche a sproposito, ma anche l’occultamento di ampie quote di reddito.Ciò affligge non solo il sistema fiscale, ma anche quello previdenziale, perché a bassi redditi corrispondono contributi bassi o nulli: a tutti questi lavoratori (au-tonomi) che non stanno contribuendo che pensione sarà possibile dare?In pratica, in Italia stiamo sostenendo un welfare da Paese avanzato con un si-stema fiscale da terzo mondo, con metà dei cittadini che, apparentemente, non hanno un euro di reddito, mentre si spendono 84 miliardi all’anno in lotte-rie, ed una decina di miliardi in maghi e fattucchiere – più di quanto va in previ-denza integrativa! Come si può pensare di reggere?È essenziale mettere in atto con urgenza azioni volte a favorire l’emersione fiscale

e ridurre la spesa pubblica improduttiva. Altre risposte strutturali non ce ne sono: parlando del sistema previdenziale, per esempio, la soluzione che propone ANIA, che tiene in vita il sistema attua-le per chi ha poco e chiede a chi ha di più di pagarsi una pensione integrativa, di nuovo penalizza chi ha più reddito e ripropone il meccanismo che favorisce i bassi redditi, e quindi di stimolare l’e-vasione; esattamente il contrario di quel che dovrebbe fare un Paese che vuole premiare il merito. In presenza di una spesa in assistenza: sanitaria, pensionistica ed in generale pubblica, pari al 53% della spesa totale, percentuale non ulteriormente espandi-bile ed anzi da ridurre; se si vuole riusci-re a finanziare il welfare italiano fondato sui nostri sistemi di sanità e previdenza è indispensabile rivedere al più presto e radicalmente il sistema fiscale, per ridur-re l’enorme massa di redditi sommersi, la cui esistenza è testimoniata da tutti gli indicatori indiretti, attraverso una poli-tica che smetta di penalizzare in modo sistematico e vessatorio i redditi alti, e permetta di far sì che a pagare non sia sempre lo stesso 11% della popolazione, come invece avviene oggi.Per cambiare le cose è necessario avere la possibilità di “sbugiardare”, con dati oggettivi, la politica, ed oggi questo, se non impossibile, è molto difficile, anche perché, di fatto, il 50% degli italiani che lavorano non paga contributi e tasse, ed in sostanza è da sempre mantenuto e complice del sistema: è questo il vero problema del Paese, ma dirlo è ovvia-mente molto impopolare e praticamen-te proibito. Tutti hanno paura di dire la verità, che però i dati rendono incontro-vertibile, e che è sempre più evidente: ormai in Italia qualsiasi forma di “ascen-

sore sociale” è del tutto bloccata, ed in tempi sempre più brevi l’intero sistema finirà per collassare per mancanza di ri-sorse.Tra l’altro, negli ultimi tempi è invalso anche l’uso di cambiare in corsa le rego-le del gioco previdenziale, finendo con il sottrarre contributi a coloro che li ave-vano versati: questo comportamento è molto pericoloso e significa scherzare con il fuoco, perché porta tutti a doman-darsi per quale ragione si debba essere corretti a versare la propria parte di con-tribuzione, se questa può essere sottrat-ta unilateralmente.Queste forme di scorrettezza da parte delle istituzioni, assieme ad atteggia-menti che sono in genere unilaterali ed ideologici, rendono anche difficile di-scutere di possibili forme di comporta-mento solidale.Nella battaglia per portare alla luce la verità, è possibile che proprio l’azione di CIDA possa essere utile, in quanto, andando essa a parlare in nome e per conto di un pacchetto significativo di ca-tegorie e di persone, potrebbe dare alle alte professionalità quella massa critica necessaria a garantire visibilità ed a far circolare dati ed informazioni corrette per sostenere proposte utili al futuro del Paese. ■

Interventi degli AssociatiMichele Carugi, nel ringraziare Alberto Brambilla per aver dato concretezza an-che al suo pensiero, rileva che siamo in un sistema democratico in cui la mag-gioranza sta abusando delle sue prero-gative per promulgare leggi vessatorie nei confronti di una minoranza di perso-ne ad alto reddito e ceto medio, oggetto di continua aggressione.

Un problema nel problema è costitui-to dal messaggio che questo modo di fare trasmette ai giovani: in un mondo che penalizza chi ottiene risultati, i bravi puntano ad andarsene, e quelli che re-stano fanno di tutto per defilarsi renden-dosi “invisibili” allo Stato con il lavoro in nero, l’evasione fiscale, etc. Nel contesto globale in cui viviamo, un Paese con tali

princìpi è destinato alla povertà prima apparente e poi reale, come testimonia-no i dati delle dichiarazioni dei redditi degli ultimi 20 anni che diminuiscono, in numero e valore. Per non restare inermi è necessario of-frire molta informazione strutturata e di qualità, basata su dati oggettivi ed incontestabili, che permetta di passare

REVIDENZAp

È essenziale mettere in atto con urgenza

azioni volte a favorire l’emersione fiscale e

ridurre la spesa pubblica improduttiva

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DI38 DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

In Italia stiamo sostenendo un welfare

da Paese avanzato con un sistema fiscale

da terzo mondo

Commento del prof. Alberto Brambilla sulla legittimità del contributo di solidarietàLa Corte Costituzionale ha dichiarato il 5 luglio scorso legittimo il contributo di solidarietà sulle pensioni più elevate, da 14 a oltre 30 volte superiori alle pensio-ni minime, introdotto dal Governo Letta con la legge Finanziaria 2014 (legge n.147/2013) per il triennio 2014-2016, respingendo le varie questioni di costitu-zionalità ed “escludendone la natura tri-butaria e ritenendo che si tratti di un con-tributo di solidarietà interno al circuito previdenziale, giustificato in via del tutto eccezionale dalla crisi contingente e gra-ve del sistema”. La penalizzazione colpi-sce, con un taglio del 6%, gli assegni pre-videnziali di importo annuo compreso (valori 2016) tra 91.343,99 e 130.491,40 euro; il taglio sale al 12% per gli importi tra 130.491,41 e 195.737,1 euro; arriva al 18% per gli importi superiori. Una decur-tazione la cui legittimità costituzionale è stata messa in dubbio da sei ordinanze di varie sezioni regionali della Corte dei Conti sulla scorta dei ricorsi presentati da ex magistrati, ex professori universi-tari e dirigenti di enti pubblici e privati non comprendenti Federmanager. Alberto Brambilla considera: «La decisio-

ne della Consulta molto preoccupante perché giustifica il prelievo sulle pensio-ni riconoscendo da un lato che si tratta di un sacrificio, ma siccome i soggetti colpiti sono “abbienti” in quanto per-cepiscono una pensione elevata, quel sacrificio è sopportabile. È un concetto pericoloso perché conferisce un auto-revole precedente a chi continua ad af-fermare che “i soldi si prendono dove ci sono”. È come dire che se un cittadino ha tre case, una la si può sottrarre per darla a chi non l’ha. Ciò lede il principio di uguaglianza nei confronti dello Stato, di certezza del diritto. Con questa sen-tenza i concetti stessi di proprietà priva-ta e di libertà individuale sono molto a rischio. Entrando nel merito scopriamo che i “colpiti” dal contributo di solida-rietà sono solo 45.503 e rappresentano lo 0,28% del totale dei 16,259 milioni di pensionati del 2014. Questa piccola quota di contribuenti, ininfluente nu-mericamente sotto il profilo elettorale, può ben subire la “vessazione” e poco interessa se la pensione è frutto dei contributi versati. Inoltre la manovra del Governo Letta ha sapore d’invidia socia-

le perché nella migliore delle ipotesi il contributo ammonta a 230 milioni di euro, un contributo insignificante per lo Stato rispetto al fabbisogno prodotto da chi le tasse e i contributi non li hai mai pagati. Infatti il 53% del totale dei pen-sionati è assistito totalmente o parzial-mente dallo Stato e quindi da tutti noi; per dare la pensione agli oltre 8 milioni che arrivati a 66 anni non hanno versato neppure 15 anni di contributi, la collet-tività si carica di un costo di oltre 48 mi-liardi; ben differente dai 230 milioni!. Ma ci si chiederà: perché solo poco più di 45 mila pensionati? Perché nel 2014 sono solo 78.000 gli italiani che hanno dichia-rato redditi superiori a 200.000 euro, e secondo le nostre stime questi soggetti riceveranno una pensione che sarà pari a circa 50% della media decennale dei redditi e non al 70% come avviene per chi ha redditi più bassi. Pensiamo di po-ter mantenere il nostro welfare genero-so in queste condizioni? E al prossimo giro mettiamo il contributo di solida-rietà anche a quelli che prendono 3.000 euro lordi di pensione per fare un po’ di cassa?». ■

REVIDENZApanche messaggi scomodi che normal-mente non possono essere detti. È quindi necessario attivarsi in una cam-pagna informativa capillare, concreta e ferma, che non retroceda davanti all’ag-gressione ideologica e abbia il coraggio di difendere i diritti della minoranza ves-sata affermando i principi di civiltà, di-ritto e meritocrazia che prevalgono nei Paesi europei.

Antonio Succi, che ha partecipato il 30 maggio alla trasmissione Piazzapulita di LA7 sostenendo efficacemente le pro-

prie posizioni sulle pensioni, ha chiesto di promuovere la separazione dei costi previdenziali da quelli assistenziali, eli-minando anche gli squilibri ancora esi-stenti fra differenti categorie per stan-dardizzare le metodologie di accesso e calcolo delle pensioni.

Bruno Salgarello ha proposto di ana-lizzare insieme ai dati nazionali an-che quelli regionali, per esempio della Lombardia rispetto ad altre regioni, per conoscere la situazione contributiva e di evasione nelle varie aree del Paese e sviluppare iniziative mirate a colpire le criticità proprio dove sono evidenti.

Giovanni Carnaghi, condivide l’analisi del prof. Brambilla che evidenzia la tri-plice penalizzazione dei redditi più alti per: tassazione progressiva per fasce di reddito, riduzione fino all’impossibilità di accedere ai benefici fiscali per le fasce

superiori di reddito, ed impossibilità di accedere ai servizi ai quali si è contribui-to: “se hai un reddito superiore a … non puoi beneficiare della mensa scolastica, dell’integrazione al minimo delle pen-sioni, non entri nella graduatoria per l’assegnazione delle case, etc… A fronte di evasioni fiscali e contri-butive mostruose, malcostume che danneggia le casse e l’immagine dello Stato, nonché di sperperi clientela-ri delle risorse pubbliche, cioè di noi contribuenti, propone di sviluppare un serio percorso che restituisca i nostri contributi, fiscali, previdenziali, frutto di onesta professionalità, per poterli investire in modo manageriale con la cura del "buon padre di famiglia" per innescare un percorso virtuoso, inizian-do dalla creazione di condizioni per fa-vorire maggiori opportunità di lavoro per sostenere il welfare oggi e per le future generazioni. ■

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Nell’ambito del progetto “Manager per il sociale” ALDAI invita i colleghi della provincia di Monza e Brianza a considerare l’opportunità di collaborare con l’Associazione locale

Brianza Solidale nasce nel 1998 come Associazione “non profit” per iniziativa di un gruppo di volontari provenienti dal mondo dell’impresa e della libera professione. Operiamo in Provincia di Monza e Brianza e la nostra “mission”

è quella di aiutare i giovani ad orientarsi nel mondo del lavoro e Associazioni e Enti a tradurre idee e sogni in progetti.

Anche tu puoi contribuireOperiamo nelle Scuole Medie, Istituti Superiori, Licei e Università con interventi mirati secondo l’età e il piano di studi.

Partecipiamo attivamente nel programma di Alternanza Scuola-Lavoro e nel progetto “Giovani&Impresa” indirizzato ai giovani maturandi delle 5e superiori

Unisciti a noi e scopri il piacere di aiutare i giovani trasferendo loro le tue competenze

A tutti i dirigenti e imprenditori che hanno o che stanno per lasciare gli incarichi professionali, formuliamo un caldo invito a voler considerare di collaborare con Brianza Solidale Onlus, assicurando loro un affiancamento iniziale per meglio comprendere e mettere a fuoco quali attività risulteranno di loro interesse. Vi assicuriamo una grande soddisfazione perché il vostro impegno e

professionalità avranno un riscontro e apprezzamento da parte dei giovani e meno giovani che incontriamo e aiutiamo.

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ITA ASSOCIATIVAv

DI40 DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

Ricordo di Pietro Orlandi

l 3 giugno 2016 si è spento l'ing. Pietro Orlandi. Era nato a Parma

il 20 giugno 1925. Iscritto all'ALDAI per oltre 52 anni e mezzo (1° luglio 1960 – 31 dicembre 2012).Ha rappresentato per tutti noi un valido punto di riferimento impersonando la vera figura del dirigente per professio-nalità, correttezza e lealtà.Ho conosciuto l'ing. Orlandi agli inizi de-gli anno '80, lui quale componente del Collegio dei Revisori dei Conti dell'AL-DAI (già dirigente di alto spessore in primaria azienda del settore alimentare) e io neo Direttore dell'Associazione con esperienza prevalentemente sindacale. Siamo subito entrati in sintonia. Cono-scendo la mia estrazione legale e la scar-sa dimestichezza che gli avvocati hanno in genere con i numeri, mi ha sempre supportato nelle varie problematiche di carattere amministrativo/finanziario for-nendo preziosi suggerimenti.Ricordo la sua grande disponibilità e l'abnegazione con cui ha sempre svolto

i

Agostino D'Arco Consigliere e Past Director ALDAI

i diversi incarichi che, di volta in volta, gli sono stati assegnati non solo a livello locale, ma anche nazionale. Ha ricoper-to, infatti, la carica di componente del Collegio dei Revisori dei Conti ALDAI per diverse consiliature. È stato eletto Presi-dente Nazionale del Collegio dei Revi-sori dei Conti dal Congresso Nazionale del 12 e 13 ottobre 2001 e, infine, eletto Presidente del Collegio Nazionale dei

Probiviri dal Congresso Nazionale del 25 e 26 febbraio 2005. Orlandi è sempre rimasto molto legato alla sua ALDAI e la struggente lettera di dimissioni, che ri-portiamo, ne è la riprova.

Ciao caro Pietro, continua da lassù ad essere "l'umile, fedele ed operoso opera-io della vigna ALDAI…" ,ne abbiamo più che mai bisogno. ■

Parma, 15 gennaio 2013All'egr. dott. Romano AmbrogiPresidente ALDAIVia Larga, 31 - 20122 Milano

Oggetto: Dimissioni di Orlandi Pietro da socio ALDAI

Carissimo dott. Ambrogi, egregio mio Presidente ed amico di lungo cor-so, voglio iniziare questa mia lettera, che alimenta la scrittura con il nero inchiostro della tristezza che mi avvolge, con un complimento e con un augurio.Un complimento a Te per il percorso che Ti ha condotto alla guida di ALDAI, partendo da tempi che sembrano lontani, nel ricordo di un con-troverso Congresso di Napoli che ha dato rilevanza ai Giovani Dirigenti, un augurio a Te perché Tu possa condurre con fermezza e lungimirante intelligenza l'ALDAI, che ha costituito per me interesse, servizio ed amore per oltre 52 anni.È durissimo presentare a Te oggi in forma definitiva queste mie dimissioni da socio ALDAI che altra volta avevo scritto eppoi distrutto: ora debbo sot-tostare alla dura realtà che, per la miseranda situazione sanitaria di mia moglie, per le mie sempre crescenti difficoltà nei movimenti, mi ha costret-to ad abbandonare Milano, a fissare residenza stabile a Parma, rendendo così praticamente impossibile ogni proficuo ed utile rapporto con Voi.In conseguenza di tutto quanto a Te esposto e volendo, di grazia, mante-nere la mia qualifica di iscritto Federmanager, presenterò a Federmanager Provinciale di Parma la mia richiesta di trasferimento di iscrizione presso tale Sindacato.Carissimo Presidente, in questo momento di grande amarezza per me, nel momento del saluto Ti abbraccio con tanto affetto e grande stima e con Te abbraccio tutta l'ALDAI nella speranza di essere ricordato come "umile, fedele ed operoso operaio nella vigna ALDAI".

Con tanta commozione

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DI 41DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

La salute dei managerTema centrale dell'assemblea annuale di Federmanager Pavia

resso la sede di Confindu-stria Pavia, nell’austero sa-

lone delle conferenze, il 10 giugno 2016 si è svolta la tradizionale nostra Assemblea. Due i temi sostanziali

svolti nel corso della giornata, al di là de-gli adempimenti statutari previsti.Un panorama generale della situazione economica del Paese, anche alla luce delle possibili conseguenze della co-siddetta Brexit ed un’analisi particolare della nostra Provincia, che in un quadro difficile e fortemente complesso ha visto comunque una ripresa superiore al resto della Lombardia. Sono tuttavia emerse le criticità del no-stro territorio: la dimensione delle nostre imprese, le difficoltà a creare affiliati, la difficile collaborazione, talvolta impossi-bile, tra le aziende produttrici di vini, una difficile tutela dei nostri prodotti alimen-tari sotto concorrenza sleale tollerata fi-nora dagli ambienti comunitari.I vari interventi, tra i quali, quelli dei rappresentanti delle Istituzioni (presen-za ormai tradizionale ai nostri incontri), hanno focalizzato la situazione genera-le, l’esigenza di un grande impegno di tutte le categorie sociali, un necessario ma realistico ottimismo. Particolarmente apprezzati due inter-venti: 1) la Vice Presidente della Provincia, di-

rigente nel settore commerciale e

pprossima al rientro in servizio, ha for-temente sollecitato la partecipazione alla vita politica da parte dei mana-ger, portatori sempre di competenze, di capacità decisionali e di visione strategica. Ha difeso ed appoggiato le azioni di Federmanager per la tu-tela dei colleghi pensionati e per il rispetto totale dei diritti acquisiti. Una collega a tutto tondo, fiera di essere tale e di avere provato l’esperienza politica;

2) il Direttore di Confindustria Pavia ha tracciato la situazione industriale della nostra Provincia, l’esigenza di rilanciare con convinzione l’innova-zione tecnologica, l’esportazione, le start-up; Pavia non può pensare di reggersi soltanto sul Policlinico e sul-la Università. Ha altresì sottolineato le

difficoltà del settore vinicolo, dovute ad una eccessiva parcellizzazione di produttori che non intendono mette-re a fattor comune nulla.

Un intervento molto realistico ma so-stenuto dalla volontà dell’ottimismo.

La seconda parte dell’Assemblea è stata dedicata alla salute del manager con gli interventi di Marcello Garzia, prossimo Presidente del FASI e di Tiziano Neviani Presidente di Assidai. Entrambi hanno delineato gli aspetti più politici dei due Enti e le possibili future collaborazioni che porteranno vantaggi concreti agli iscritti. Entrambi, su sollecitazione del Presidente di Federmanager di Pavia, hanno assunto l’impegno di tornare en-tro la fine dell’anno, per illustrare con maggiori dettagli le opportunità offer-te dai due Enti, discutere e confrontarsi con gli iscritti, ascoltandone proposte, critiche e suggerimenti.Una importante giornata alla quale han-no fatto da importante cornice, diversi Presidenti e Vice Presidenti di altre Asso-ciazioni Federmanager ed il Presidente del Collegio nazionale dei Revisori dei Conti. Infine un buon aperitivo per alle-viare le fatiche della giornata ed un af-fettuoso arrivederci al prossimo anno. ■

Da sinistra: Lucio Albertin, Marco Bodini, Edoardo Lazzati, Marcello Garzia.

Da sinistra: Marcello Garzia, Edoardo Lazzati, Stefano Natali, Tiziano Neviani.

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DI42 DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

I momenti belli passano in frettaJosef Oskar Responsabile settore musica GdL Cultura ALDAI

na fresca serata di metà giugno ha fatto da sfondo

all’appuntamento annuale con il concer-to Jazz dell’ALDAI, edizione 2016. La bel-la e accogliente sala dell’Auditorium San Fedele ha registrato in pochi minuti il tutto esaurito. Il richiamo di grande grido del duo Stephanie Trick e Paolo Alderighi ha sortito subito l’effetto desiderato.Il programma è partito con puntuali-tà milanese alle 21.00, con il saluto di benvenuto della vicepresidente ALDAI, Silvana Menapace, che ha portato gli auguri del presidente Romano Ambro-gi impegnato a Roma. È stato riportato anche il saluto di Mario Garassino, il re-sponsabile del Gruppo Cultura ALDAI, che non è potuto intervenire.Un caloroso applauso ha accolto il duo pianistico Stephanie e Paolo che ha esor-dito con un pezzo intitolato Panama. Per il secondo motivo, Charleston, si sono aggiunti Roberto Piccolo al contrab-basso e Nicola Stranieri alle percussioni. Il terzo motivo era una composizione immortale del grande Irving Berlin, inti-tolato Always (Per sempre): infatti certa musica è veramente immortale! L’orchestra e il pubblico sono entrati in sintonia con applausi ricorrenti dopo ogni assolo. Non poteva mancare la si-gla del concerto, Take the "A" Train di Duke Ellington, con l’intervento dei fiati di Fabrizio Cattaneo alla tromba e Alfre-

do Ferrario al clarinetto. A questo punto l’orchestra era al completo e magnifica-mente affiatata. Il clarinetto di Ferrario ha lasciato la sala senza fiato con le note della celebre canzone Moonlight Serena-de che a tutti ricorda la grande e insupe-rabile Ella Fitzgerald.Le emozioni si sono susseguite senza posa con Stephanie che ha stregato tutti con l'Honky Tonk Train Blues, mentre gli

occhi dei presenti erano puntati sulla tastiera ad osservare le sua dita “volanti”. Paolo ha proposto i suoi splendidi arran-giamenti e composizioni tipo Booogie Woogie con la tripla O. Ma Alderighi si è superato quando ha presentato la sua originale versione di Love me Tender, del sempreverde Elvis Presley. Molto divertenti gli scambi di posto al pianoforte di Stephanie e Paolo in una frenetica ed esilarante rincorsa delle note musicali. Non potevano certo man-care due acclamati bis: Blues and Boogie e Let’s fall in love. Alla fine, sembrava che nessuno volesse lasciare la sala, dopo aver partecipato ad una serata di grande musica che tutti speravano continuas-se all’infinito, ma purtroppo i momenti belli nella vita passano sempre troppo in fretta. Però, come dice la canzone di George Gershwin: They can’t take that away from me (Non me lo possono por-tare via) intonata da Fabrizio Cattaneo, il magnifico ricordo di questo indimenti-cabile concerto è nostro e nessuno c’è lo può portare via.Al termine i soci si sono fermati all’ango-lo dedicato a VISES e hanno dato dimo-strazione della consueta generosità. E nemmeno un violento temporale, all’u-scita dal San Fedele, ha raffreddato l’en-tusiasmo che le splendide note ascolta-te hanno generato. ■

u

Josef Oskar conclude la serata.

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Concertod’Autunno

Pavel Lazarevic Berman, direttore e violino.Premiato a soli diciassette anni al Premio Paganini, Pavel Berman ha attirato l’attenzione del mondo musicale con il Primo Premio e Medaglia d’Oro al Concorso Violinistico Internazionale di Indianapolis nel 1990. Nel corso della sua carriera Pavel Berman appare inoltre nel ruolo di Solista e/o Direttore con alcune fra le più famose ed apprezzate orchestre del mondo. Direttore musicale e fondatore della Kaunas Chamber. Berman insegna presso il Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano e all’Accademia Perosi di Biella.

ProgrammaFelix Mendelssohn (1809-1847)Concerto in mi minore per violino e orchestra, op. 64Allegro molto appassionato Andante Allegretto non troppo - Allegro molto vivace

Sinfonia n. 4 in la maggiore "Italiana" Allegro vivace Andante con motoCon moto moderato Saltarello. Presto

Mercoledì 26 ottobre 2016 alle ore 20.45 Teatro Dal Verme - via San Giovanni sul Muro 2 - Milano

Orchestra I Pomeriggi MusicaliIngresso libero con prenotazione obbligatoria sul sito www.aldai.it e fino ad esaurimento dei posti.

Il programma della serata sarà interamente dedicato a Mendelssohn. Durante l’esecuzione del Concerto, il Maestro Pavel Berman suonerà lo straordinario violino Antonio Stradivari "Cremona 1702" ex David Ojstrach.Ascoltare la voce di questo strumento sarà un’ulteriore grande emozione.

Veduta di Firenze. Acquerello di Felix Mendelssohn, 1830

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ULTURA E TEMPO LIBEROc

DI44 DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

Come era dove eraQuando ricostruire un monumento crollatodiventa un dovere verso le future generazioniGiuseppe ColombiConsigliere ALDAI

uella specie di mito viven-te che è Gian Antonio Stella, qualche mese fa (4 maggio 2016), ha raccontato sul “Cor-riere” la storia commovente

della ricostruzione del Duomo di Venzo-ne. Dopo il terremoto del Friuli, il solito funzionario politicamente corretto, uno dei molti di cui l’Italia è piena, aveva giu-diziosamente proposto di coprire con “una cupola di vetro” le rovine della chie-sa, senza ricostruirla. E alla soprinten-denza c’era chi pretendeva di decidere da solo per tutti. Invece i solidi cittadini locali, dopo aver “mandato a stendere” i burocrati, hanno voluto restaurare pietra su pietra il loro duomo. Ora quella chie-sa rinata è lì a testimoniare che a volte la volontà può vincere sulla stoltezza.Non è cosa nuo-va: già nel 1902, crollato il campa-nile di San Marco, i veneziani deci-sero che l’avreb-bero riedificato subito “come era, dove era” e l’im-presa fu termina-ta appena dopo i festeggiamenti del cinquantenario dell’Unità Italiana. Il campanile fu rei-naugurato nel 1912. Oggi, a un secolo di distanza, pochi, arrivando in piazza, sanno che quella torre imponente “non è più l’originale”: di certo, anche se lo sa-pessero, la cosa non toglierebbe loro il sonno. Portare dunque allo stato primi-genio, ridare l’aspetto e a volte persino le funzioni perdute ad un monumento può dunque essere non una pratica ar-bitraria, ma una necessità.Il visitatore attento troverà all’interno del Colosseo una targa che ricorda l’ul-

timo vero restauro di quel monumento: nel 508, quindi quattro secoli e mezzo dopo la sua costruzione, Decio Mario Venanzio Basilio, praefectus urbis, re-staurava (a sue spese) l’anfiteatro, resti-tuendolo alla sua funzione di luogo di “venationes”, ovvero cacce con animali feroci. Nel medioevo e successivamente, invece, se ne fece una cava di travertino e bronzi. Se è evidente che oggi sarebbe ardito sostenere la ricostruzione “tout court” dell’Anfiteatro Flavio, tuttavia il tema del restauro per così dire “filologico” si im-pone all’attenzione. Alcuni casi possono essere più controversi: il simbolo stesso della Valle dei Templi di Agrigento, le quattro colonne del cosiddetto “Tempio dei Dioscuri”, derivano da una ricostru-zione ottocentesca assai arbitraria, rea-lizzata assemblando materiali di origine diversa. Ma è indubbio che ad Agrigento l’utilizzo creativo del computer nel rico-noscimento dei materiali potrebbe forse permettere la quasi completa “anastilo-si”, ovvero il vero e proprio rimontaggio, di due interi templi sconquassati da an-tichi terremoti. E forse qualcosa di simile potrebbe applicarsi persino ad Atene sulla spianata del Partenone, dopo lo sciagurato bombardamento di Morosi-ni nel 1687 e i più raffinati saccheggi di Lord Elgin nell’800.Anche quando a Roma una demenziale esplosione terroristica distrusse nel 1993 il portico di San Giorgio al Velabro c’è voluto proba-bilmente il coraggio e la buona volontà di qualcuno per evitare che ci si limitas-se a raccogliere e buttare i cocci. ll restauro, certosino, costituisce un lavoro ma-gnifico, testimonianza dei miracoli di cui può essere capace l’ingegno umano.A merito dell’intera Sici-

lia, spesso citata soltanto per le opere pubbliche incompiute, va poi ricordato l’eccellente risultato della ricostruzione della Cattedrale di Noto. Una parola va dedicata infine anche all’esemplare rifa-cimento del ponte di Mostar, realizzata nelle condizioni più drammatiche dell’ ex Jugoslavia. Certamente occorre guar-darsi dalle sempre possibili esagerazioni: nella Francia dell’Ottocento sono passa-ti alla storia gli entusiasmi ricostruttivi di Eugène Viollet-le-Duc, autore tra l’altro del restauro, per così dire “creativo” fino alla vera e propria falsificazione, della cittadella di Carcassonne. Ma la città dove più costantemente nel corso della storia ci si è confrontati con la tematica qui illustrata, lo si lasci dire a un romano di origine pavese-oltrepa-dana, è proprio Pavia. Qui, dopo i fatti d’arme del 1525-27 il Castello Visconteo fu mutilato e mai più interamente rico-struito, come si sarebbe potuto ragio-nevolmente fare. Poi, in epoca napole-onica gli eserciti francesi trasformavano in stalla San Pietro in Ciel d’Oro, e la basilica semicrollata stava per scompa-rire, fino a quando, nella seconda metà dell’Ottocento, non ne fu realizzato un radicale restauro che l’ha restituita alle antiche funzioni, permettendo tra l’altro la ricollocazione al suo interno dell’Arca di Sant’Agostino. Peggior sorte capitò allo storico Ponte Coperto del 1354, ere-de di un più antico ponte romano: dopo

q

Pavia: l'antico Ponte Coperto sul fiume Ticino.

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ULTURA E TEMPO LIBEROc

DI 45DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

che nel settembre 1944 bombardamen-ti alleati ne avevano distrutto una delle sette arcate, non solo non fu ricostruito, ma dopo la guerra si decise di distrug-gerlo con la dinamite. Il ponte del 1948, ricostruito trenta metri più a valle, su cinque arcate invece di sette, è il muto ed incolpevole erede di questa barba-rie. Probabilmente non durerà a lungo, per la cattiva qualità del calcestruzzo utilizzato: comunque, nè com’era e nemmeno dov’era, prima. Nella capita-le longobarda il caso più eclatante, per non utilizzare altri più congrui aggettivi, è quello dell’antica Torre Civica, dive-nuta campanile del Duomo, dopo che Pellegrino Tibaldi nel 1585 aveva com-pletato sulla sua sommità una (pesantis-sima) cella campanaria. All’inaspettato tragico crollo del 1989 non fece seguito alcuna azione significativa: dopo il com-pianto per le vittime, si accumularono nel fossato del Castello i resti marmo-rei della cella tibaldiana e poi… basta. Solo l’allora onorevole Sgarbi, perso-

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naggio forse controverso, ma indiscu-tibile per competenza, si preoccupò di immaginare un disegno di legge per la ricostruzione: non se ne fece nulla.La sommessa conclusione di questo scritto è dunque obbligata: forse i colle-ghi dirigenti pavesi, molto presenti nel-

la vita cittadina, potrebbero farsi parte attiva per rilanciare l’idea, e convincere popolo, istituzioni ed imprese locali a raccogliere le risorse necessarie per rea-lizzare un progetto così virtuoso. Di certo avrebbero dalla loro, e potrebbero gratu-itamente coinvolgere, Vittorio Sgarbi. ■

Nella foto a sinistra: la Torre Civica di Pavia, accanto al Duomo, prima del crollo del 1989.Nella foto a destra: la situazione attuale, 27 anni dopo.

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DI46 DIRIGENTI INDUSTRIA AGOSTO/SETTEMBRE 2016

Chi siamo e che cosa facciamoL’ALDAI (Associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali) con circa 16.000 iscritti è il maggiore tra i Sindacati territoriali che fanno capo alla Federazione Nazionale (FEDERMANAGER). Al fine di perseguire i propri scopi istituzionali di tutela e promozione dell’immagine e del ruolo dei dirigenti indu-striali, l’Associazione si occupa delle problematiche collettive e individuali della categoria, nelle situazioni più diverse, offrendo servizi nei vari settori agli iscritti quale che sia la loro condizione: dirigenti in servizio, inoccupati, in pensione o che svolgono attività di tipo professionale. Tra i vari servizi, prestati gratuitamen-te, ricordiamo:î il Servizio Sindacale rivolto a fornire ai dirigenti iscritti supporto

ed assistenza nell’ambito di tutte le problematiche relative all’instaurazione, svolgimento e cessazione del rapporto di lavoro nonché ad aspetti di carattere fiscale e previdenziale;

î il Servizio FASI/ASSIDAI che fornisce consulenza ed assistenza in merito alla stesura ed alla presentazione delle pratiche di rimborso oltre che di iscrizione ai due Fondi;î il Servizio Orientamento e Formazione per i dirigenti interessati:

alla ricerca di nuove opportunità professionali, al bilancio delle competenze e ai percorsi formativi di sviluppo professionale, all’analisi delle criticità manageriali con il “Tutoring” dei colleghi Senior al Servizio Multibrand e alle iniziative di riqualificazione e ricollocazione per i dirigenti inoccupati.

Ricordiamo infine le convenzioni sanitarie, commerciali e formative, le ini- ziative di carattere culturale (organizzazione di conferenze, convegni, corsi, concerti, visite guidate) e ricreativo tendenti a favorire l’aggregazione tra i soci (viaggi). Di tutti i servizi riportiamo le necessarie indicazioni per poter stabilire gli opportuni contatti.

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APERTURALunedì / VenerdìDalle ore 8.30 alle ore 12.30e dalle 13.30 alle 17.30

SITO WEB www.aldai.itPEC [email protected]

Servizi e contattiALDAI - ASSOCIAZIONE LOMBARDA DIRIGENTI AZIENDE INDUSTRIALIPresidenzaPresidente: Romano Ambrogi - [email protected]: Silvana Menapace - [email protected]: Bruno Villani - [email protected]: Elisabetta Borrini

Direzione - [email protected]: Annalisa Sala

î Segreteria Presidenza e Direzione - [email protected] Silvia Romagnoli 02.58376.204 î Comunicazione e Marketing - [email protected] Chiara Tiraboschi 02.58376.208

Servizio SindacaleCristiana Bertolotti - [email protected]

î Consulenze sindacali su appuntamento Lorenzo Peretto - [email protected] Annalisa Sala - [email protected]î Segreteria sindacale Maria Caputo 02.58376.225 Francesca Sarcinelli 02.58376.222

Su appuntamento:î Salvatore Martorelli - Consulenze previdenziali 1°, 2°, ultimo lunedì di ogni mese dalle 8.00 alle 15.30 3° mercoledì di ogni mese dalle 8.00 alle 15.30î Rosanna Versiglia - Consulenze previdenza complementare / INPS martedì e giovedì dalle 9.00 alle 14.00î Silvia Barbieri - Consulenze convenzione ENASCO / INPS Tutti i venerdì dalle 9.00 alle 12.00 3° lunedì di ogni mese dalle 14.00 alle 17.00 solo domande di pensioneî Gabriele Astolfi - Consulenze fiscali - martedì pomeriggio

Servizio FASI/ASSIDAICristiana Scarpa 02.58376.224 - [email protected]

Salvatore Frazzetto 02.58376.206 - [email protected]î Ricevimento degli iscritti su appuntamentoTelefonate solo martedì, giovedì e venerdì ore 14.00/17.00

Servizio Orientamento e FormazioneSilvia Romagnoli 02.58376.204 - [email protected]

Servizio Amministrazione - Organizzazione - [email protected] Bitetti - [email protected]

Giordano Bergomi 02.58376.235 Stefano Corna 02.58376.234 Viviana Cernuschi 02.58376.227Laura De Bella 02.58376.231

Gruppo Giovani Dirigenti - [email protected]: Luigi Napoli

ARUM S.R.L. - SOCIETÀ EDITRICE E SERVIZI ALDAIPresidente: Fabio Pansa Cedronioî Redazione “DIRIGENTI INDUSTRIA” - [email protected] Gabriella Canuti 02.58376.237

COMITATO NAZIONALE DI COORDINAMENTO DIRIGENTI PENSIONATIPresidente: Mino Schianchi - [email protected]

FONDIRIGENTIAgenzia Lavoro - [email protected]

UNIONE REGIONALE FEDERMANAGER LOMBARDIAPresidente: Francesco Castelletti - [email protected]

SEGRETERIA CIDA LOMBARDIAFranco Del Vecchio - [email protected]

ASSOCIAZIONE LOMBARDA DIRIGENTI AZIENDE INDUSTRIALI

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DIRIGENTI INDUSTRIA è la rivista della più importante associazione manageriale, dedicata all’aggiornamento continuo della categoria carat-terizzata da una forte identità e all’informazione economica, culturale e dei servizi di welfare riser-vati alle famiglie dei dirigenti. Se la tua azienda desidera promuovere e vendere prodotti o servizi ad un target qualificato, con elevato potere d’ac-quisto, non c’è rivista più adatta per raggiungere i tuoi obiettivi di comunicazione.

Questa pagina è disponibile per diffondere efficacemente

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e alle loro famiglie.

Invia una mail all'indirizzo: [email protected] per indicarci le tue aspettative, per valutare insieme le iniziative più efficaci e conoscere le condizioni riservate alla tua azienda.

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QUESTO NUMERO È STATO CHIUSO IN TIPOGRAFIA IL 25 LUGLIO 2016

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati in possesso - DLGS 196/2003 (Tutela Dati Personali) che sono utilizzati al solo scopo di inviare il mensile “DIRIGENTI INDUSTRIA”, nonché la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo direttamente a:Arum – Via Larga, 31 – 20122 Milano

Per esercitare i diritti di cui all’art. 7 del DLGS 196/2003 inviare un fax al numero02.5830.7557 o inviare una e-mail a: [email protected] indicando un recapito presso cui essere contattati.

Dichiarazione di tiratura resa al Garante per l’editoria, ai sensi del comma 28 della Legge 23 dicembre 96 n. 650:n. 29.900 copie.

Costo abbonamento 11 numeri: euro 15,00.

Il pagamento della quota associativa ALDAIcomporta automaticamente la sottoscrizionedell’abbonamento a “DIRIGENTI INDUSTRIA”.

DIRETTORE RESPONSABILE Romano Ambrogi

COORDINATORE DELLA RIVISTA E DEGLI ALTRI MEZZI DI COMUNICAZIONE ALDAI Franco Del Vecchio

SEGRETERIA DI REDAZIONE Gabriella Canuti

COMITATO DI REDAZIONE Romano Ambrogi, Giuseppe Aldeghi, Michela Bitetti, Gabriella Canuti, Giuseppe Colombi, Franco Del Vecchio, Mario Giambone, Silvana Menapace, Fabio Pansa Cedronio, Annalisa Sala, Chiara Tiraboschi, Bruno Villani

SOCIETÀ EDITRICE ARUM Srl, Via Larga 31, 20122 Milano Partita IVA 03284810151Tel. 02.5837.6237 - Fax 02.5830.7557PEC: [email protected] al Registro Nazionale della Stampa con il numero 5447, vol. 55, pag. 369, del 20.11.1996.Società soggetta alla direzione e coordinamento dell’ALDAI (Associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali).

MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE LOMBARDA DIRIGENTI AZIENDE INDUSTRIALI

Poste Italiane SpA Spedizione in abbonamento postale Decreto Legge 24/12/2003 n. 353 (convertito in Legge 27/2/2004 n. 46) Art.1, comma 1. Pubbl. inf. 45% DCB/Milano euro 1,03.Autorizzazione del Tribunale di Milano, 20 novembre 1948, numero 891.

STAMPARotolito Lombarda SpA - Pioltello - Milano www.rotolitolombarda.it

ART DIRECTIONCamillo Sassi - [email protected]

PER INSERZIONI PUBBLICITARIE Contattare:[email protected]

FORMATO DELLE INSERZIONIPagina intera 210x297 mmMezza pagina verticale 100x297 mmMezza pagina orizzontale 210x145 mmPiedino interno 60x190 mmSovra copertina (allegato) 210x297 mmDoppia sotto copertina 420x297 mmInserto PI - quartino 210x297 mm (fronte retro)

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERORomano Ambrogi, Luigi Caprioglio, Raffaele Tasserini,Giorgio de Varda, Giovanni Sansò, Alessandro Rosina,Chiara Tiraboschi, Andrea Rovelli, Oscar Eliantonio,Carlo Poledrini, Alfredo Biffi, Mario Giambone,Stefano Bartalotta, Franco Del Vecchio, Alberto Brambilla, Agostino D'Arco, Josef Oskar,Giuseppe Colombi, Cristiana Scarpa, Sergio De Masi

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