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apostolato liturgico

PROVINCIA ITALIANA PIE DISCEPOLE DEL DIVIN MAESTROwww.pddm.it

Sede Centrale: Via Portuense, 73900148 Roma

Tel. 06.65.68.669 - Fax 06.65.68.679E-mail: [email protected]

Magazzino: Viale Matteotti, 57/A20092 Cinisello Balsamo (MI)

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A cura della redazione «La Vita in Cristo e nella Chiesa»Via Portuense, 739 - 00148 RomaTel. 06.65.68.61.22 - Fax 06.65.68.61.18E-mail: [email protected] internet: www.pddm.it

Sussidi - 8

16 Posters per le domeniche di Quaresima - PasquaAnno liturgico ciclo A

apostolato liturgico© Copyright per testi e foto:

© Copyright per testi e musiche: T. Ladisa - A. Parisi

© In copertina: «Signore, tu lavi i piedi a me?» (Gv 13,6)Olio su tela di Chiara Noventa pddm

Finito di stampare nel mese di Dicembre 2007 dalla Tipolitografia Trullo - Roma

INTRODUZIONE

Prosegue la serie dei posters della Quaresima-Pasqua del ciclo A (dopoquelli di Avvento-Natale), con i testi tratti dalle antifone d’ingresso

proposte dal Messale Romano per ciascuna domenica. Il presente sussidio offre ancora agli animatori della liturgia, in particola-

re a coloro che si occupano dell’animazione musicale, il commento a cia-scuna antifona e il canto d’ingresso per ogni domenica. I testi dei canti(sempre tratti dal Messale Romano) sono a cura di don Tonino Ladisa, men-tre le composizioni musicali sono state realizzate da don Antonio Parisi.

Il progetto, iniziato con l’Avvento-Natale, proseguito con il presentesussidio di Quaresima-Pasqua, continuerà nel prossimo anno (ciclo B)con i commenti e le musiche delle antifone di comunione del Messale Ro-mano. L’intento è quello di far cantare, vestendoli con la musica adatta, itesti proposti dai libri liturgici per offrire, in tal modo, agli animatori unaraccolta completa dei tre cicli dell’anno liturgico cui attingere.

Negli anni passati infatti sono stati pubblicati, per tutti e tre i cicli del-l’anno litugico, i ritornelli e il tono salmodico dei salmi responsoriali delladomenica, accompagnati dal commento per ciascuno di essi.

Ricordando lo scopo del canto d’ingresso, così come indicato dall’Or-dinamento Generale del Messale Romano, ci auguriamo che questo preziososussidio possa aiutare la comunità cristiana radunata attorno alla mensadella Parola e del Pane, a celebrare, attraverso la Parola cantata, le meravi-glie della salvezza ed apprezzare il patrimonio presente nei libri liturgicidella Chiesa.

«Quando il popolo è radunato, mentre il sacerdote fa il suo ingresso con ildiacono e i ministri, si inizia il canto di ingresso. La funzione propria di questocanto è quella di dare inizio alla celebrazione, favorire l’unione dei fedeli riuni-ti, introdurre il loro spirito nel mistero del tempo liturgico o della festività. E ac-compagnare la processione del sacerdote e dei ministri» (n 47).

«Il canto viene eseguito alternativamente dalla schola e dal popolo, o dalcantore e dal popolo, oppure tutto quanto dal popolo o dalla schola. Si può uti-lizzare sia l’antifona con il suo salmo, quale si trova nel Graduale romanum onel Graduale simplex, oppure un altro canto adatto all’azione sacra, al caratte-re del giorno o del tempo, e il suo testo sia stato approvato dalla ConferenzaEpiscopale. Se all’introito non ha luogo il canto, l’antifona proposta dalMessale Romano viene letta o dai fedeli, o da alcuni di essi, o dal lettore, oaltrimenti dallo stesso sacerdote che può anche adattarla a modo di moni-zione iniziale» (n 48).

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Antifona d’ingresso(Sal 90,15-16)

Egli mi invocherà e io lo esaudirò;gli darò salvezza e gloria,lo sazierò con una lunga vita.

Dallo scorso mercoledì, con l’imposizione delle ceneri, la Chiesa è entrata nelsanto tempo di Quaresima; essa, in questi quaranta giorni, si dispone a stare

con il suo Signore, in una sorta di deserto, per ravvivare la sua fedeltà e il suoamore verso di lui. L’ascolto attento della Parola di Dio e le opere in cui essa con-cretizza la sua volontà di tornare al Signore (la preghiera, la misericordia e il di-giuno) la impegnano in un cammino che la conduce rinnovata alla Pasqua.

Tutta la comunità-Chiesa fa memoria del proprio battesimo mentre accompagna, co-me madre premurosa e sapiente, i suoi figli rinati dall’acqua e dallo Spirito. I catecume-ni, infatti, ricevono l’ultima e immediata preparazione ai sacramenti che li innesterannonella Pasqua di Gesù la Notte santa, e sono oggetto di cure e di preghiera da parte ditutta la Chiesa. In questa prima domenica essi scrivono il proprio nome nel libro deglieletti (cf RICA 133-151).

Il Messale propone, come canto d’ingresso, l’antifona: «Egli mi invocherà e io lo esau-dirò; gli darò salvezza e gloria, lo sazierò con una lunga vita», un testo tratto dal salmo 90(vv 15-16).

Il salmo 90 (vv 11-12), secondo l’odierno brano evangelico tratto dall’evangeli-sta Matteo, è citato da satana quando invita Gesù, che egli ha condotto sul pinna-colo del tempio nella Città santa, a gettarsi giù poiché, dice, è scritto: «Ai suoi an-geli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non ab-bia a urtare contro un sasso il tuo piede» (Mt 4,5). Come è noto, Gesù risponde conun’altra citazione biblica: «Non tentare il Signore Dio tuo» (Dt 6,16).

Sarebbe auspicabile che si cantasse sia l’antifona sia il suo salmo e così rispondereconvenientemente al fine del canto d’ingresso che abbiamo ricordato nell’introduzione;esso si iscrive molto bene in questa domenica delle tentazioni.

LA DOMENICADI GESÙ TENTATO

Il salmo 90 è divenuto una celebre preghiera della sera nella liturgia ebraica e cri-stiana, amata anche dalla tradizione russa. Pasternak, scrittore russo, dice che questosalmo, scritto in un foglietto, è portato sul petto dai contadini soldati, come segno diprotezione. È una composizione di origine liturgica, forse un’omelia, indirizzata al fede-le che pernotta nel tempio trascorrendo la notte in preghiera.

Il salmo rassicura l’orante, terminando con un oracolo che afferma: «Perché a me si èaffidato, io lo scamperò...».

È un salmo di grande fiducia, l’orante che è il popolo, il singolo fedele, Gesù, laChiesa... è sicuro della tenerezza, della protezione e della difesa del suo Dio.

Conosciamo che i riti d’ingresso, ritualmente parlando, celebrano la «condiscenden-za» di Dio in Cristo Gesù, cioè il suo scendere in mezzo al popolo, il prendersi cura efare misericordia, il suo incarnarsi per portare con sé, tutti i suoi, al Padre. Proprio perquesto è difficile trovare un altro canto che possa sostituire, in questa domenica, il testoproposto dal Messale per l’ingresso.

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Testo: T. LadisaMusica: A. Parisi

I domenica di QuaresimaCanto d’ingresso

2. Non temere i terrori della notte:il Signore è fedele in eterno,scudo e corazza: egli sarà per te.

3. Nessun colpo mai cadrà sulla tua tenda:il Signore sarà tuo rifugio,forza e vita: egli sarà per te.

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Testo: T. LadisaMusica: A. ParisiAntifona d’ingresso

(Sal 26,8-9)

Di te dice il mio cuore: «cercate il suo volto». Il tuo volto io cerco, o Signore.Non nascondermi il tuo volto.

Il canto che dovrebbe accompagnare l’ingresso del sacerdote e dei suoi ministri e dareinizio all’assemblea eucaristica in questa seconda domenica di Quaresima è, ancora

una volta, legato alla pericope evangelica che propone il mistero della Trasfigurazionedel Signore secondo l’evangelista Matteo (Mt 17,1-9).

Il volto del Trasfigurato brillò come il sole. È il volto che l’orante, nel salmo da cui ètratta l’antifona, dice di cercare supplicando il Signore di non nasconderglielo. Risuona inesso l’antica, tremenda, dolcissima e struggente preghiera di Mosè, profeta di Dio: «Mostra-mi la tua gloria!» (Es 33,18), come pure la benedizione che Aronne e i suoi figli pronuncia-no sul popolo: «Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio» (Nm 6,25).

L’orante del salmo esprime tutta la sua fiducia in Dio che lo salva dai nemici; eglitrova rifugio nel Signore che è per lui rupe sicura e nel tempio, dove si va a cercare ilvolto, che è tutta la presenza di Dio e pertanto la salvezza.

La liturgia odierna ci mostra il volto di Gesù trasfigurato e la sua gloria; egli è losplendore del Padre, chi vede lui vede il Padre; quel volto è tutta la nostra pace, la pro-messa della salvezza piena e della risurrezione.

Nella sua tremenda passione, Gesù chiederà al Padre di mostrargli il suo volto e dirisuscitarlo.

In questa domenica la Chiesa celebra la Trasfigurazione di Gesù per contemplare lacompiacenza del Padre che conferma il Figlio e lo sostiene in vista dell’«esodo» cheporterà a compimento a Gerusalemme nella passione, morte e risurrezione.

Proponendo come canto d’ingresso il salmo 26 con l’antifona indicata, la Chiesasuggerisce l’atteggiamento più giusto per vivere la nostra riunione eucaristica: il salmodiventa preghiera e contemplazione, rivelazione e speranza. Il cuore della Chiesa e diciascuno di noi è reso sicuro: siamo qui per cercare il suo volto e supplicare che eglinon lo nasconda al nostro desiderio.

L’ascolto, la preghiera, la partecipazione eucaristica sono la possibilità di «vedere»,nella fede, il volto del Signore.

II domenica di QuaresimaCanto d’ingresso

LA DOMENICA DI GESÙ TRASFIGURATO

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LA DOMENICA DELLA SAMARITANA

Antifona d’ingresso(Sal 24,15-16)

I miei occhi sono sempre rivolti al Signore,perché libera dal laccio i miei piedi.

Volgiti a me e abbi misericordia, Signore,perché sono povero e solo.

Nella terza domenica di Quaresima, i catecumeni sono presenti nella comunità pertutta la liturgia della Parola e per la preghiera di esorcismo; poi essi lasciano l’as-

semblea che compie l’offerta eucaristica.Il testo liturgico suggerito dal Messale, come adatto ad aprire la nostra «sinas-

si» (= riunione, assemblea) liturgica, è tratto dal salmo 24. È un’antifona cheesprime tutta la tensione della comunità radunata: noi siamo qui per esprimereche la nostra speranza è solo nel Signore, a lui solo sono rivolti i nostri occhi, luisupplichiamo perché abbia misericordia di noi.

Realmente i canti suggeriti in queste domeniche sono esemplari per comprendereche cosa siano i riti d’ingresso.

Il salmo 24 è, insieme ad altri otto salmi del salterio, un salmo alfabetico; ogni strofaha inizio con una delle ventidue lettere dell’alfabeto ebraico per aiutare la memoria maanche per significare la perfezione della Legge, dall’inizio alla fine. Esso contiene ventidomande a Dio, venti audacie, segno di fiducia illimitata.

Questo salmo è la preghiera dei poveri, è la preghiera anche di chi ormai conosce lavia per arrivare a Dio. Gesù, che ha detto «Io sono la Via...», è il sentiero su cui camminala Chiesa che guida i suoi figli in mezzo alle sofferenze e alle tentazioni di questo mon-do. Dio si rivela amico dell’uomo, è un Dio che ama perdonare. Proprio questa è l’espe-rienza quaresimale della Chiesa che accoglie i penitenti e allarga le braccia per far postoai nuovi figli venuti alla fede.

La domenica «della samaritana», soprattutto nella pagina evangelica, spiega comenel battesimo ci è dato lo Spirito Santo che ci rende figli nel Figlio, ci innesta in lui co-municandoci la sua vita divina.

2. Una cosa ho chiesto al Signore, questa sempre io cerco: abitare tutti i giorni della mia vita nella casa di Dio.

3. Mostrami il tuo cammino, o Signore, guidami sulla tua strada; non abbandonarmi, Dio della mia vita, sei tu il mio aiuto.

4. Contemplerò la bontà del Signore nella terra dei viventi. Si rinfranchi il tuo cuore sii forte, spera nel Signore.

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III domenica di QuaresimaCanto d’ingresso

Testo: T. LadisaMusica: A. Parisi

2. Riconosco, o Dio, la mia colpa il mio peccato mi sta sempre dinanzi.

3. Gioia e letizia fammi sentire, esulteranno le ossa che hai spezzato.

4. Crea in me, o Dio, un cuore puro, in me rinnova uno spirito saldo.

5. Donami, o Dio, il tuo perdono, rendimi la gioia di essere salvato.

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LA DOMENICA DEL CIECO NATO

Antifona d’ingresso(cf Is 66,10-11)

Rallegrati, Gerusalemme,e voi tutti che l’amate, riunitevi.Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza:saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione.

La quarta domenica di Quaresima, nella tradizione liturgica, prende proprio nome dall’anti-fona d’ingresso. È, infatti, la domenica detta: «Laetare»; si tratta di un ripetuto invito a gioire

ed esultare rivolto a Gerusalemme, che diventa così la città della gioia. In realtà il testo del Ter-zo Isaia, da cui è tratta l’antifona, letteralmente invitava a gioire e rallegrarsi con Gerusalemme.Essa è stata provata, ma il Signore la colma di benedizioni e di beni; sarà la mèta del pellegri-naggio dei popoli che troveranno in essa nutrimento abbondante, tutti saranno deliziati.

Il canto di Isaia 66,10-14 è pregato dalla Chiesa nella liturgia delle ore (lodi del giovedìdella IV settimana).

La Chiesa, nella sua preghiera e nella sua liturgia, sempre legge le Scritture con genialità fe-dele e profetica; rivolgendo l’invito direttamente alla città santa, guarda la Gerusalemme com-piuta, quella di lassù, di cui quella della terra è annuncio profetico e promessa. Essa pone ancheinnanzi a sé la mèta ultima del suo pellegrinare: la città dove tutti i suoi figli, venuti da ogni an-golo della terra, troveranno abbondanza e si sazieranno di Dio, loro Creatore e Redentore.

La Chiesa canta anche per quanto già le è dato di sperimentare: Gerusalemme è figura eimmagine della Chiesa ancora pellegrina sulla terra; per mandato del suo Signore che la abi-ta, la sostiene e la manda, essa è lo spazio dove tutti i popoli possono trovare nutrimento.Tutti possono succhiare al suo petto rigoglioso, essa dona il latte spirituale della Parola (cf 1Pt 2,2) e i sacramenti, in essa si trova salvezza per tutti.

In questa domenica, attorno all’Evangelo «del cieco nato», tutto è orientato alla luce:il battesimo è illuminazione, esso dona occhi nuovi, dà la luce della fede. «Se un tempoeravate tenebra - dice san Paolo - ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figlidella luce» (Ef 5,8). L’unzione santa che ci è stata data è il dono dello Spirito che ci ha re-si nuovi, illuminati, santi. Non c’è posto per la tristezza e chi era triste non lo sia più.Noi tutti siamo saziati della consolazione che viene da Gerusalemme nostra madre, laChiesa, che ci ha generati a Dio e continua a nutrirci con latte e miele (ai neofiti, dopo ilbattesimo, venivano fatti assaggiare questi elementi a significare i beni della «terra» incui erano stati introdotti con i sacramenti), con la dolcezza della Parola di Dio, con lamisericordia, con il corpo e sangue del Signore, fino a che egli torni per condurci tuttialla Gerusalemme di lassù, destino di tutti i popoli.

IV domenica di QuaresimaCanto d’ingresso

Testo: T. LadisaMusica: A. Parisi

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LA DOMENICADI LAZZARO

Antifona d’ingresso(Sal 42,1-2)

Fammi giustizia, o Dio, e difendi la mia causa contro gente senza pietà;

salvami dall’uomo ingiusto e malvagioperché tu sei il mio Dio e la mia difesa.

I riti d’ingresso, nella Messa, celebrano Dio che fa misericordia, che discende, che siincarna nella nostra storia. La Chiesa si presenta al suo Signore; essa proviene dalle

strade del mondo, dove sempre è messa a dura prova, tentata, a volte percossa, semprealle prese con il male che la insidia nei suoi figli e che sta attorno, come leone ruggente,cercando chi divorare.

Come l’orante del salmo 42, la Chiesa chiede a Dio di fare giustizia, di stare dallasua parte, di essere il «Paraclito», cioè suo difensore e sua salvezza.

Nel tempo di Quaresima la Chiesa orante eleva la sua preghiera e il suo canto per ifigli che fanno penitenza ed anche per quelli che sono ostinati, per i figli che sta per ge-nerare nelle acque del battesimo e per tutti quelli che sono a lei uniti, a qualunque po-polo, razza o religione appartengano.

La Chiesa è rassicurata dal profeta che parla le parole di Dio ed annuncia che egliapre i sepolcri e fa rivivere. L’orante supplica Dio dal profondo, dalla fossa della mortecome Gesù dal sepolcro, e il Signore lo ascolta, la sua venuta è certa come l’aurora cheannuncia il sole.

Dio, in realtà, ci ha fatti già entrare nella risurrezione con il battesimo; Lazzaro, risu-scitato da Gesù, è figura di quanto ci è accaduto: ci è stata data una vita nuova, siamorinati, siamo vivi tornati dai morti.

Il salmo 42, che può essere cantato per intero, è la preghiera di un esiliato che desi-dera andare a Sion, fino al tempio, all’altare di Dio dove potrà riprendere il suo servizioliturgico nel canto e nella danza. Egli sente ora che il Signore lo esaudirà e potrà ancoracantare le sue lodi.

È l’esperienza della morte e della risurrezione, vissute come Gesù, nella certezza del-la fedeltà di Dio.

2. Gerusalemme, città del Signore, risuonano in te le lodi di Dio.

3. Gerusalemme, città dell’amore, raccogli i figli tuoi in pace e unità.

4. Gerusalemme, città della gioia, illumini il cammino di chi a te ritorna.

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V domenica di QuaresimaCanto d’ingresso

Testo: T. LadisaMusica: A. Parisi

2. La tua verità e la tua luce mi guidino al tuo monte.

3. Verrò al tuo altare, mio Dio, mia gioia e mia forza.

4. In Dio io pongo il mio cuore, salvezza del mio volto.

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LA DOMENICADELLA PASSIONE DEL SIGNORE

Antifona d’ingresso(Mt 21,9)

Osanna al Figlio di Davide.Benedetto colui che viene nel nome del Signore:è il Re d’Israele.Osanna nell’alto dei cieli.

Le nostre assemblee si radunano oggi per commemorare l’ingresso messianico di Ge-sù Salvatore in Gerusalemme, per la passione, la morte, la sepoltura e la risurrezio-

ne. Egli entra come un Re, mite, cavalcando un puledro figlio d’asina, mentre le folle loacclamano.

L’acclamazione «Osanna» traslittera in greco l’espressione ebraica Hosia ‘- nah, che si-gnifica: «deh, salvaci!», divenuta acclamazione di giubilo festosa.

Il titolo «Figlio di Davide» lo ritroviamo in Mt 1,1; 9,27; 20,30 ed in altri testi.L’espressione «Benedetto colui che viene» ritorna nello stesso Vangelo secondo Matteo(23,39); «Colui che viene» è uno dei nomi divini; così infatti Giovanni il Battista indicaGesù in Mt 3,11.

Gesù è il Re! Verrà scritto sulla croce, Re dei Giudei e di tutti perché egli stesso dice:«Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32).

L’antifona che raduna il popolo osannante nelle nostre chiese, in questa domenicadelle Palme e della Passione del Signore, è un compendio, un’ampia e stupenda profes-sione di fede.

Come in una gioiosa festa delle Capanne, quando il popolo in processione con ramie fronde acclamava il Signore nell’Arca sui cherubini, anche i cristiani hanno in manorami di ulivo, di palma o altre fronde e, dopo aver ascoltato il Vangelo dell’ingresso diGesù a Gerusalemme, scortano i ministri e riempiono di gioia le nostre aule liturgiche.C’è persino un tocco di primavera, come preludio alla grande festa della «Ri-creazione»che è la Pasqua.

Dovremmo cantare i salmi 23 e 46, canti del Signore Re. Essi sono introdotti daun’altra antifona che caratterizza la commemorazione dell’ingresso a Gerusalemme:«pueri ebrehorum…» («i bambini degli ebrei») tradotto in italiano: «le folle degli ebrei,portando rami d’ulivo, andavano incontro al Signore e acclamavano a gran voce: Osannanell’alto dei cieli». Questa commemorazione è seguita, nella liturgia eucaristica, dallalettura della Passione del Signore che ci fa entrare nella Grande e Santa Settimanadove rivivremo sacramentalmente i misteri della beata passione, morte, sepoltura erisurrezione del Signore. L’anno liturgico trova in questi giorni il suo culmine e ilsuo vero centro.

Domenica delle Palme e della Passione del SignoreCanto d’ingresso

Testo: T. LadisaMusica: A. Parisi

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GIOVEDÌ SANTONELLA CENA DEL SIGNORE

Antifona d’ingresso(cf Gal 6,14)

Di null’altro mai ci glorieremo se non della croce di Gesù Cristo, nostro Signore:

egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione;per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati.

La sera in cui il Signore veniva tradito, si radunò con i Dodici e con altri discepoli ediscepole per mangiare la Pasqua, perché non ne avrebbe più partecipato se non

nel suo regno. Quella sera, il Signore, dopo aver conversato a lungo con i suoi dando loro il co-

mando dell’amore, rivelando che chi vede lui vede il Padre, raccomandò di restare unitia lui come i tralci alla vite e, nel segno del pane e del vino e della lavanda dei piedi,consegnò totalmente se stesso. Era la sua morte in sacramento, era la croce amata, atte-sa, abbracciata, desiderata come compimento dell’amore e dell’obbedienza al Padre infavore degli uomini suoi fratelli.

Prima che venissero a prenderlo per crocifiggerlo egli si era già dato, poiché avevadetto: «Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di ri-prenderla di nuovo» (Gv 10,17-18).

La croce è l’amore crocifisso, è la vittoria di Dio che sconfigge il male e la morte, pertutti. La croce è la gloria di Dio, manifesta la verità di Dio, il suo esserci (cf Es 3,14), ilsuo modo di amare chi è ancora nemico, per salvarlo ad ogni costo.

Tutto ciò rende ragione del canto che introduce le nostre comunità, riunite attornoai loro presbiteri, alla celebrazione vespertina «nella Cena del Signore».

È san Paolo, che ha compreso il valore della croce, ad insegnarci che di null’altrodobbiamo gloriarci all’infuori della croce di Gesù. Egli è la nostra salvezza, la nostra vi-ta, risurrezione e liberazione.

Come trovare altro canto sostitutivo che introduca con altrettanta aderenza e verità aquanto viviamo in sacramento la sera del giovedì santo?

2. Grande è il suo nome su tutta la terra: applaudite con gioia, popoli tutti.

3. Dio lodate, cantate e inneggiate il suo regno di gloria non avrà mai fine.

4. Dio è re di tutte le nazioni, il Signore siede sul suo trono santo.

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Giovedì santoCanto d’ingresso

Testo: T. LadisaMusica: A. Parisi

2. Nessuno ha un amore più grande di chi dona la vita per gli amici.

3. Non siamo stati noi ad amare lui, ma è Dio che ci ha amato per primo.

4. Voi siete miei amici, dice il Signore, se farete ciò che io vi comando.

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LA DOMENICA DEL SIGNORE RISORTO

Antifona d’ingresso(Lc 24,34; cf Ap 1,6)

Il Signore è davvero risorto, alleluia!A lui gloria e potenza nei secoli eterni.

Nel giorno di Pasqua le assemblee festose e festive della Chiesa passano voce dellabella notizia: «Il Signore è davvero risorto, alleluia».

Sembra di essere a Gerusalemme in quel «primo giorno dopo il sabato», quando findal mattino è tutto un rincorrersi di voci e di notizie sino a sera, quando, tornati i dueche si erano allontanati verso Emmaus, raccontano di aver visto il Signore e si sentonodire come affermazione certa, da tutti accettata per l’autorità di Simon Pietro: «Il Signoreè davvero risorto, ed è apparso a Simone». Tale annuncio è il compendio della primaevangelizzazione.

L’unica notizia che davvero interessa vitalmente gli uomini di tutti i luoghi e tempi,la notizia più bella e buona che ciascuno dovrebbe unicamente amare e desiderare chegli venisse data, è proprio questa: il Signore è veramente risorto! Per me, per te, per tut-ti. Se infatti lui è risorto, siamo anche noi risorti in lui e la morte non c’è più. La gloriadella vittoria dell’Agnello immolato è definitiva, per tutti i secoli.

Questa antifona potrebbe essere l’acclamazione che ritorna con alcune strofe del sal-mo 18, inno di ringraziamento che canta la liberazione del giusto, servo di Dio; essa simanifesta pienamente nella risurrezione del Signore Gesù. Si possono scegliere oppor-tunamente alcuni versetti adatti.

Questo salmo, posto sulle labbra di Davide, che il Signore liberò dai nemici e daSaul, è la preghiera di Gesù risorto.

Domenica di RisurezioneCanto d’ingresso

Testo: T. LadisaMusica: A. Parisi

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Antifona d’ingresso(At 1,11)

«Uomini di Galilea,perché fissate nel cielo lo sguardo?

Come l’avete visto salire al cielo,così il Signore ritornerà». Alleluia.

Questo nostro tentativo e sforzo nel proporre melodie proprie per i canti d’ingresso,è finalizzato ad aiutare le nostre assemblee ad entrare subito nel mistero del Signo-

re celebrato in una specifica solennità, festa o domenica.Molti ancora ricordano, qualche volta con eccessiva nostalgia, come la Messa del-

l’Ascensione del Signore prendeva il via dal canto modulato in crescendo nella melodiagregoriana: «Viri galilei…»!

Certamente anche oggi possiamo cantare in maniera bella, degna, solenne: «Uominidi Galilea, perché fissate nel cielo lo sguardo? Come l’avete visto salire al cielo, così il Signoreritornerà. Alleluia».

Certo, bisogna imparare bene la «grammatica» che forse ha proprio nel canto dettogregoriano i suoi parametri; inoltre bisogna pregare lo Spirito, artefice di ogni dono d’ar-te, perché guidi musicisti e compositori a vestire di bellezza la Parola e a far cantare imisteri di Cristo Signore.

Nell’Eucaristia riviviamo la grazia degli eventi salvifici della vita del Salvatore. Oggisi fa contemporanea a noi la sua santa Ascensione al cielo; siamo anche noi sul montedove Gesù conduce i suoi e da dove è tolto ai loro occhi. Egli deve essere tolto agli oc-chi di carne per essere presente a tutti i tempi, in tutti i luoghi, a tutti gli uomini, quan-do intendono entrare nel suo mistero, facendone memoria dinanzi a Dio, come fa laChiesa.

I nostri occhi di fede sono rivolti verso il cielo sempre e, da quando egli è asceso,con tutta la Chiesa Sposa desideriamo il suo ritorno e preghiamo: «Vieni, Signore Gesù!».Egli è colui che viene sempre: «Sì, vengo presto! Amen» (Ap 22,20-21).

Con il cuore vigilante, teso alla sua venuta, la Chiesa partita da Gerusalemme, vaper tutto il mondo a rendere testimonianza al Signore risorto e fare sue discepole tuttele nazioni.

LA DOMENICA DI GESÙ ASCESO ALLA DESTRA

DEL PADRE

2. A te io canto davanti agli angeli, dinanzi a te io mi prostro, o mio Signore.

3. Ti ho invocato, mi hai risposto, Cristo risorto è vivo: a lui sia gloria.

4. La tua destra mi ha salvato, la tua bontà è per sempre, per tutti i secoli.

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Testo: T. LadisaMusica: A. Parisi

Ascensione del SignoreCanto d’ingresso

2. La tua lode, o Signore, si estende ai confini di tutta la terra.

3. Noi ricordiamo la tua misericordia, o Signore, dentro il tuo tempio.

4. Il nostro Dio ci guida da sempre, dietro a lui camminiamo con gioia.

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LA DOMENICA DEL DONO DELLO SPIRITO SANTO

Antifona d’ingresso(Rm 5,5; 8,11)

L’amore di Dio è stato effuso nei nostri cuoriper mezzo dello Spirito,che ha stabilito in noi la sua dimora.Alleluia.

Il Signore Gesù, glorificato nella morte e risurrezione, effonde su ogni carne, lo SpiritoSanto del Padre e suo, dalla sua umanità santissima. Con la sua morte è dato lo Spiri-

to, vita nuova.Fin dalle origini lo Spirito di Dio si librava sulle acque perché contenessero in ger-

me la forza di santificare (cf RICA 215) e nella storia non solo è presente nel suo popo-lo, ma anche nel cuore di ogni uomo che cerca Dio.

Come ogni cosa è stata creata in vista del Figlio ed egli riempie di sé ogni realtà (cfCol 1,17-18), così il suo Spirito dona vita a tutto ciò che esiste ed è presente ovunque:«Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tusei, se scendo negli inferi, eccoti. Se prendo le ali dell’aurora per abitare all’estremità del mare,anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra» (Sal 138,7-10). E un altro salmodice: «Se nascondi il tuo volto, vengono meno, togli loro il respiro, muoiono e ritornano nellaloro polvere. Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra» (Sal 103,29-30).

Le orme di Dio, le sue perfezioni - dice san Paolo - «Dalla creazione del mondo posso-no essere contemplate nelle opere da lui compiute» (Rm 1,20).

È proprio questa la realtà che ci fa cantare la Chiesa, introducendoci a celebrare ilmistero salvifico della Pentecoste: lo Spirito del Signore ha riempito l’universo! Realtàcerta, da vivere, da farne motivo di gioia e di festa!

La prima opera dello Spirito poi è unire, abbattere le divisioni, creare pace e armo-nia. In realtà chi potrebbe, ad esempio, unire i popoli così tanto divisi tra loro e in sestessi? Opera immane ed impossibile all’uomo! Solo lo Spirito dalla dispersione di Ba-bele può creare una comunità di credenti e cementarli in un unico corpo. Egli conosceogni linguaggio, come ci racconta il brano odierno degli Atti degli Apostoli, e fa dei di-spersi, con idiomi diversi, un solo popolo di Dio.

Ecco che le nostre assemblee, in festa per il dono pasquale dello Spirito, cantanol’opera dello Spirito, come una creazione nuova; egli, nella Chiesa, porta a compimentola salvezza di Gesù e compie ogni santificazione.

PentecosteCanto d’ingresso

Testo: T. LadisaMusica: A. Parisi

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LA DOMENICADELLA SANTISSIMA TRINITÀ

Antifona d’ingresso

Sia benedetto Dio Padre,e l’unigenito Figlio di Dio, e lo Spirito Santo:

perché grande è il suo amore per noi.

Noi che ci raduniamo nella carità e nel nome del Padre, del Figlio e dello SpiritoSanto, oggi eleviamo a Dio Uno, in Tre Persone, inconfondibili e sostanziali, una

«euloghia», cioè una benedizione.Noi che siamo benedetti da Dio che ha detto tanto bene di noi e pertanto esistiamo,

osiamo restituire, con infinito amore, radunandoci ad immagine della sua comunionetrinitaria, la benedizione.

Benedetto Dio Padre, origine e fonte da cui scaturisce ogni bene; benedetto il Figliounigenito, generato dall’eternità, cominciato ad esistere nel tempo nella persona di Ge-sù di Nazaret, sostanzialmente unita alla persona divina del Verbo; benedetto lo SpiritoSanto, amore del Padre e del Figlio, a noi comunicato e in pienezza donato.

L’assemblea è piena di stupore nella contemplazione di questo mistero grande dellanostra fede.

Ogni azione liturgica è opera trinitaria, come tutta la storia della salvezza; ogni azio-ne liturgia glorifica il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo e salva l’uomo. La Chiesa, ad uncerto punto della sua tradizione di preghiera, ha voluto riservare una domenica per fis-sare lo sguardo sulla vita stessa di Dio, come l’aquila sul sole, perché la Trinità, tre voltesanta, è la «forma» che essa deve raggiungere. L’umanità realizza il suo essere creata adimmagine e somiglianza del suo Creatore nella comunione piena con Dio, con tutti gliuomini e con il creato.

Celebrare la Trinità Santissima è come un tornare al progetto dell’inizio, è sapere dadove si è partiti e dove si deve tornare per realizzare la volontà di Dio che fa il bene evuole il bene per le sue creature.

Possiamo ripetere a lungo la benedizione e sentirci sempre nuovamente benedettida Dio che continua a donarci l’esistenza.

Anche questo canto spiega la natura dei riti iniziali della Messa, è un buon inizio,bisogna procedere sulla stessa corda di recita.

2. Tu santifichi la Chiesa, Spirito Santo, e accendi il fuoco del tuo amore.

3. Tu illumini la mente, Spirito Santo, ci rendi testimoni del tuo Vangelo.

4. Tu rinnovi il nostro cuore, SpiritoSanto, e sazi di beni ogni vivente.

5. Dona a noi tuoi fedeli, Spirito Santo, la gioia eterna nella tua casa.

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Testo: T. LadisaMusica: A. Parisi

Santissima Trinità Canto d’ingresso

2. Dal sorgere del sole al suo tramonto lodate e benedite il nome del Signore:è grande la sua gloria su tutta la terra.

3. Le sue opere risplendono di bellezza, la sua fedeltà dura per tutti i secoli: pietà e tenerezza è il Signore.

4. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici. Finché vivo voglio cantare al mio Dio.

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LA DOMENICA DEL CORPO E DEL SANGUE DEL SIGNORE

Antifona d’ingresso(Sal 80,17)

Il Signore ha nutrito il suo popolocon fior di frumento,lo ha saziato di miele della roccia.

Lo aveva promesso il Signore: «Se il mio popolo mi ascoltasse, se Israele camminasse perle mie vie! [...] li nutrirei con fiore di frumento, li sazierei con miele di roccia» (Sal

80,14.17). Nella Prima Alleanza egli lo aveva già fatto come annuncio e profezia; il sal-mo 147 (v 14) infatti, invita Gerusalemme a rendere gloria al Signore perché «Egli hamesso pace nei tuoi confini e ti sazia con fior di frumento», così come aveva cantato Mosènel suo cantico: «Perché porzione del Signore è il suo popolo, sua eredità è Giacobbe. Egli lotrovò in terra deserta, in una landa di ululati solitari. Lo circondò, lo allevò, lo custodì comepupilla del suo occhio. [...] Gli fece succhiare miele dalla rupe e olio dai ciottoli della roccia»(Dt 32,9-10.13).

La rupe che stilla miele, abbevera il popolo e lo segue - dice san Paolo - era Cristo(cf 1 Cor 10,4); da lui scaturiscono cibo e bevanda divini, dal suo fianco percosso ef-fonde il dono dello Spirito. Egli è lo stesso cibo e la stessa bevanda, dolce e nutrientecome il miele e il pane di fior di farina.

Il Signore ha fatto ciò e lo fa ora, ogni giorno, sempre, sino alla fine del mondo.La manna che veniva dal cielo, cibo degli angeli, è il corpo e il sangue del Signore

che dona la vita eterna; quelli che mangiarono la manna morirono, chi mangia questocibo nuovo e beve questo vino del regno non muore in eterno.

Ecco perché la Chiesa ha voluto tornare a contemplare il mistero del corpo e delsangue di Cristo, in questa domenica, con la solennità che non aveva potuto esprimerela sera del giovedì santo, presa dal mistero della beata e santa passione del Signore.

Corpo e Sangue del SignoreCanto d’ingresso

Testo: T. LadisaMusica: A. Parisi

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2. Non ci sia in mezzo a te un altro Dio e non prostrarti ad un dio straniero. Io sono tuo Dio e Signore.

3. Dall’angoscia hai innalzato il tuo grido, dai tuoi nemici ti ho liberato sazierò la tua fame col mio cibo.

4. Se il mio popolo ascoltasse la mia voce, se camminasse per le mie vie, dai nemici lo salverei per sempre.