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Anno 2 numero 6, gennaio-febbraio 2006, periodico bimestrale gratuito Centro Giovanile di Cultura e Ricreazione Ricreatorio San Michele, via Mercato 1, 33052 Cervignano del Friuli (UD) Segreteria telefonica e fax 0431 35233 e-mail: [email protected] internet: www.ricreatoriosanmichele.org Direttore responsabile: Norman Rusin Redattori: Alberto Titotto, Luca Toso, Simone Bearzot, Andrea Doncovio, Giuseppe Ancona, Lorenzo Maricchio, Don Moris Tonso, Costantino Tomasin, Sandro Campisi, Vanni Veronesi, Silvia Lunardo, Claudia Carraro, Andrea Folla, Sofia Balducci, Giulia Trevisan Progetto grafico: Maurizio Barut, Cervignano Impianti e stampa: Graphic 2, Cervignano Autorizzazione del Tribunale di Udine: n. 15 del 15 marzo 2005 Tiratura n. 1.000 copie ALTA UOTA Centro Giovanile di Cultura e Ricreazione Ricreatorio San Michele n.06 pag.01 p.02-3 Lovisoni&son(g)s p.04-5Chiara&Giovanni p.06-7ilTennis&laRadio p.08-9Carnevalfest’06 p.10-11Crossroads&C. p.12Calendari&Denari È una espressione del genio e della comunicazione umana documentata fin dal principio della nostra storia. Per molti rappresenta la manifestazione di sen- timenti positivi, esprime gioia e spesso si lega ai sen- timenti più intimi del rapporto fra gli uomini, come l’innamoramento, la nostalgia, la felicità. Ma è anche capace di esprimere protesta, denuncia sociale, può es- sere voce dell’ingiustizia, del sopruso oppure ricerca di libertà e giustizia. È simbolo di unità nazionale, di ono- re, è tributo ai grandi gesti, inno religioso, preghiera. È la musica, con la sua capacità di superare gli osta- coli di lingua, di ceto, di età. Con la sua possibilità di essere udita, trasmessa e riprodotta anche oltre luoghi circoscritti, oltre lo sguardo. Della musica ci piace cogliere l’aspetto nobile e subli- me di saper unire gli uomini, dando di per se stessa un senso allo stare insieme. Di questo aspetto si sono colte nel tempo le opportunità commerciali ed economiche, ma vi è l’aspetto sociale che vorremmo sottolineare per poterne apprezzare il potere positivo. Insieme ad un profeta del nostro tempo vorremmo dire che sia anche solo un’utopia, ma sia benedetta se ha il potere di salvarti. Per le generazioni più giovani è capa- ce di essere a volte l’unico senso e valore. Anche se può apparire banale ed effimero sulla sua forza e capacità di aggregazione abbiamo voluto fare un approfondimento. Alla ricerca di quali intorno a noi sono i luoghi, le attese, le opportunità o solo le fatiche di chi la musica la fa, la ascolta, la vive. Non è la ricerca di una risposta, piuttosto una curio- sità discreta quasi a voler entrare in punta di piedi in un luogo in cui si sta compiendo un rito. Rivolto a tutti certo, ma il cui linguaggio per essere colto ha bisogno della massima allerta dei sensi. Cercheremo così di ca- pire ed interpretare anche e soprattutto le persone che in questo ambiente si impegnano, quali siano i loro sa- crifici, e i possibili sbocchi, alla ricerca anche di chi ce l’ha fatta o più semplicemente di chi in questo si vuole solo perdere. Giuseppe Ancona Tutta un’altra musica « Cara Redazione… » Alta Quota compie un anno, in occasione di questo primo compleanno pubblichiamo alcuni stralci della lettera che ci ha spedito Matteo Liut, redattore di Avvenire. (…) Intorno all’inizio del 1995 appartenevo a un gruppetto di baldi giovani (all’epoca non avevo ancora 17 anni) decisi a spolverare e riportare a nuovo un tesoro che il Ricreatorio San Michele aveva smarrito nelle pieghe della sua memoria. (…) Rinasceva così il 18 febbraio 1995 “Alta Quota”. Usciva come supplemento a Voce Isontina, allora diretto da Lorenzo Boscarol, e veniva impaginato da me su un tradizionale formato A4. La grafica era variegata, movimentata, giovanile, alle volte un po’ disordinata o troppo artistica; i contenuti erano quelli che riuscivamo a raccogliere dalle associazioni e dai gruppi dell’Rsm. I finanziamenti quelli delle offerte. I “pezzi” (allora mi sognavo di chiamarli così) erano scritti da persone che non avevano in mente di diventare giornalisti. La periodicità… beh, era un po’ casuale. Prendere in mano il vostro giornale mi ha riempito di orgoglio, non perché in qualche modo vi abbia partecipato, ma per il semplice fatto di aver fatto parte della storia di questa piccola testata che ora vive da sola e vola con le proprie ali. Di quel gruppo di giovani giornalisti in erba, solo io ho seguito la professione in questo ambito e ora lavoro per un giornale nazionale. La fortuna (ma forse soprattutto l’aiuto dall’alto) mi ha portato in una redazione di circa 80 giornalisti e la mia firma appare (ma, credetemi, non è un grosso vanto) su un quotidiano che “tira” 150 mila copie al giorno. Ma vi giuro che il mio maggior orgoglio è quello di aver fatto parte di quel famoso gruppo che per qualche anno aveva lavorato per “Alta quota”. Devo ringraziare voi per avermi fatto riscoprire questo orgoglio: il vostro giornale è qualcosa di “compiuto”, qualcosa che all’epoca io solo sognavo. Siete usciti dai confini della parrocchia e avete coinvolto la città, avete dato un volto nuovo al giornale e l’avete reso “autorevole”. (…) Da collega vi auguro di continuare così, di dare un’anima duratura alla vostra opera e di riuscire a dare forma, più che alle pagine di un giornale, a un progetto vero e proprio. Perché solo così, se curerete le “idee” prima della “tecnica”, riuscirete a dare vita a uno spazio nuovo, in cui tutti i vostri lettori saranno presenze attive e quindi i vostri primi sostenitori. Matteo Liut il musicista La sintesi di Giuseppe Tonello Sublime o commerciale, lavoro o svago: la nostra musica quotidiana M amma voglio fare

ALTA UOTA - Ricre · P: «A sei anni ho iniziato a suonare il piano e ho con-tinuato fi no alle medie, quando mi sono trasferito da Go-rizia a Ruda. Un insegnante ossessionato dal

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  • Anno 2 numero 6, gennaio-febbraio 2006, periodico bimestrale gratuitoCentro Giovanile di Cultura e Ricreazione Ricreatorio San Michele, via Mercato 1, 33052 Cervignano del Friuli (UD)• Segreteria telefonica e fax 0431 35233 • e-mail: [email protected] • internet: www.ricreatoriosanmichele.org• Direttore responsabile: Norman Rusin • Redattori: Alberto Titotto, Luca Toso, Simone Bearzot, Andrea Doncovio, Giuseppe Ancona, Lorenzo Maricchio, Don Moris Tonso, Costantino Tomasin, Sandro Campisi, Vanni Veronesi, Silvia Lunardo, Claudia Carraro, Andrea Folla,Sofi a Balducci, Giulia Trevisan • Progetto grafi co: Maurizio Barut, Cervignano • Impianti e stampa: Graphic 2, Cervignano• Autorizzazione del Tribunale di Udine: n. 15 del 15 marzo 2005 • Tiratura n. 1.000 copie

    ALTA UOTACentro Giovanile di Cultura e Ricreazione Ricreatorio San Michele n.06 pag.01

    p.02-3Lovisoni&son(g)s p.04-5Chiara&Giovanni p.06-7ilTennis&laRadio p.08-9Carnevalfest’06 p.10-11Crossroads&C. p.12Calendari&Denari

    È una espressione del genio e della comunicazione umana documentata fi n dal principio della nostra storia. Per molti rappresenta la manifestazione di sen-timenti positivi, esprime gioia e spesso si lega ai sen-timenti più intimi del rapporto fra gli uomini, come l’innamoramento, la nostalgia, la felicità. Ma è anche capace di esprimere protesta, denuncia sociale, può es-sere voce dell’ingiustizia, del sopruso oppure ricerca di libertà e giustizia. È simbolo di unità nazionale, di ono-re, è tributo ai grandi gesti, inno religioso, preghiera.

    È la musica, con la sua capacità di superare gli osta-coli di lingua, di ceto, di età. Con la sua possibilità di essere udita, trasmessa e riprodotta anche oltre luoghi circoscritti, oltre lo sguardo.

    Della musica ci piace cogliere l’aspetto nobile e subli-me di saper unire gli uomini, dando di per se stessa un senso allo stare insieme. Di questo aspetto si sono colte nel tempo le opportunità commerciali ed economiche, ma vi è l’aspetto sociale che vorremmo sottolineare per poterne apprezzare il potere positivo.

    Insieme ad un profeta del nostro tempo vorremmo dire che sia anche solo un’utopia, ma sia benedetta se ha il potere di salvarti. Per le generazioni più giovani è capa-ce di essere a volte l’unico senso e valore. Anche se può apparire banale ed effi mero sulla sua forza e capacità di aggregazione abbiamo voluto fare un approfondimento.

    Alla ricerca di quali intorno a noi sono i luoghi, le attese, le opportunità o solo le fatiche di chi la musica la fa, la ascolta, la vive.

    Non è la ricerca di una risposta, piuttosto una curio-sità discreta quasi a voler entrare in punta di piedi in un luogo in cui si sta compiendo un rito. Rivolto a tutti certo, ma il cui linguaggio per essere colto ha bisogno della massima allerta dei sensi. Cercheremo così di ca-pire ed interpretare anche e soprattutto le persone che in questo ambiente si impegnano, quali siano i loro sa-crifi ci, e i possibili sbocchi, alla ricerca anche di chi ce l’ha fatta o più semplicemente di chi in questo si vuole solo perdere.

    Giuseppe Ancona

    Tutta un’altra musica

    « Cara Redazione… »Alta Quota compie un anno, in occasione di questo primo compleanno pubblichiamo alcuni stralci della lettera che ci ha spedito Matteo Liut, redattore di Avvenire.

    (…) Intorno all’inizio del 1995 appartenevo a un gruppetto di baldi giovani (all’epoca non avevo ancora 17 anni) decisi a spolverare e riportare a nuovo un tesoro che il Ricreatorio San Michele aveva smarrito nelle pieghe della sua memoria.

    (…) Rinasceva così il 18 febbraio 1995 “Alta Quota”. Usciva come supplemento a Voce Isontina, allora diretto da Lorenzo Boscarol, e veniva impaginato da me su un tradizionale formato A4. La grafi ca era variegata, movimentata, giovanile, alle volte un po’ disordinata o troppo artistica; i contenuti erano quelli che riuscivamo a raccogliere dalle associazioni e dai gruppi dell’Rsm. I fi nanziamenti quelli delle offerte. I “pezzi” (allora mi sognavo di chiamarli così) erano scritti da persone che non avevano in mente di diventare giornalisti. La periodicità… beh, era un po’ casuale.

    Prendere in mano il vostro giornale mi ha riempito di orgoglio, non perché in qualche modo vi abbia partecipato, ma per il semplice fatto di aver fatto parte della storia di questa piccola testata che ora vive da sola e vola con le proprie ali. Di quel gruppo di giovani giornalisti in erba, solo io ho seguito la professione in questo ambito e ora lavoro per un giornale nazionale. La fortuna (ma forse soprattutto l’aiuto dall’alto) mi ha portato in una redazione di circa 80 giornalisti e la mia fi rma appare (ma, credetemi, non è un grosso vanto) su un quotidiano che “tira” 150 mila copie al giorno. Ma vi giuro che il mio maggior orgoglio è quello di aver fatto parte di quel famoso gruppo che per qualche anno aveva lavorato per “Alta quota”.

    Devo ringraziare voi per avermi fatto riscoprire questo orgoglio: il vostro giornale è qualcosa di “compiuto”, qualcosa che all’epoca io solo sognavo. Siete usciti dai confi ni della parrocchia e avete coinvolto la città, avete dato un volto nuovo al giornale e l’avete reso “autorevole”.

    (…) Da collega vi auguro di continuare così, di dare un’anima duratura alla vostra opera e di riuscire a dare forma, più che alle pagine di un giornale, a un progetto vero e proprio. Perché solo così, se curerete le “idee” prima della “tecnica”, riuscirete a dare vita a uno spazio nuovo, in cui tutti i vostri lettori saranno presenze attive e quindi i vostri primi

    sostenitori.

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    Sublime o commerciale, lavoro o svago: la nostra musica quotidiana

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    Giuseppe Tonello, 26 anni, è laureando in Scienze della Comunicazione a Trieste. Chitarrista, Giuseppe compone musica da alcuni anni e partecipa all’attività di diversi com-plessi musicali del territorio. E sogna, per il futuro, di con-tinuare la carriera di musicista. Abile disegnatore, ha creato uno story board per un volume sul calcio della Mondadori.

    Pietro Toppani, 24 anni, originario di Gorizia, abita a Ruda. La musica lo ha catturato nel corso dell’infanzia. Prima al pianoforte, poi al basso elettrico, Pietro si è dedicato allo studio della musica e ha partecipato a numerosi progetti musicali del territorio. Sta facendo la pratica come avvocato, ma spera di poter continuare a suonare in futuro.

    Matteo, come descriveresti la realtà dei centri sociali?A vederli non fanno una grande impressione: solita-

    mente sono edifi ci vecchi, dimessi ed inutilizzati che vengono occupati in maniera più o meno lecita. La ma-nutenzione è pressoché inesistente, spesso manca il ri-scaldamento e i servizi sono ridotti al minimo: luce ed elettricità.

    Chi gestisce e frequenta i centri sociali?I centri sociali sono solitamente gestiti da chi li ha

    “occupati”. Le persone che li frequentano sono giovani e adulti fi no a trenta o trentacinque anni, raramente di età superiore. Molti di costoro passano nei centri sociali la maggior parte della loro vita: in effetti, i principali centri sociali della zona, che si trovano a San Giorgio, Udine, Gorizia, Capodistria, si sono attrezzati e sono di-

    Raul Lovisoni, nato a Cremona il 22 aprile 1954, risiede e lavora a Cervignano del Friuli. Consegue il diploma di Maturità Artistica e si laurea presso il DAMS di Bologna nella sezione Musica con il massimo dei voti e lode. Compositore e polistrumentista con studi di liuto, arpa e musica elettronica, ha sempre amato molto avvicinare la parola letta e recitata accanto al suono e all’immagine. Fin dal 1973 viene “scoperto” da Franco Battiato. La prima pubblicazione discografi ca risale al 1980 per la prestigiosissima etichetta Cramps di Gianni Sassi. Torna in Friuli e qui inizia il percorso originale di questo artista che sceglie il mestiere antico di chi scrive e compone per celebrare eventi e personalità.

    Musica in camminoIntervista a Raul Lovisoni:idee per l’aspirante musicista teso tramodelli televisivi e passioni artistiche

    Di cosa ti stai occupando in questi anni?È un’idea nuova, quella degli audio book. Si tratta di

    raccontare e musicare quello che racconto. Ci lavoro dal ’99. Prima utilizzavo brevi frammenti, da testi di altri. Poi ho iniziato a scrivere io le storie delle città. Siamo vicini all’opera d’arte totale, un’opera a 360°. Finora ho prodotto venti audio libri.

    Che ne pensi dei musicisti – modelliche si propongono in Tv, alla radio?È giusto che gli adolescenti abbiano devozione nei

    confronti di un artista: al mondo tutti abbiamo dei mae-stri e degli allievi. Io avevo i Beatles appesi al muro della camera: le mode e cantanti passano, ma qualcosa rimane. Gli atteggiamenti sbagliati sono: primo, cercare di copiare, perché bisogna avere il coraggio di seguire la propria strada con autonomia e libertà; secondo, essere incantati dai soldi. Superate queste due cose, fare ciò che si sente veramente è la sola cosa importante.

    Ci sono degli artisti nella musica moderna: penso a De Andrè, a Roberto Fripp, alla coppia Lennon – Mc-Carthy, a Keith Jarrett. Sono persone al di là delle mode. Non credo che i cantanti di MTv superino i tre o quattro anni di vita, sul mercato: ai ragazzi non insegnano che tutto ciò è frutto di una manovra commerciale. Qualcu-no però tira fuori la testa da questa puzza e respira un po’ di ossigeno con artisti veri.

    Si può vivere di musica?In questo caso bisogna accettare ciò che ti viene of-

    ferto. Se uno è un esecutore, non un creatore, deve accet-tare di fare qualsiasi schifezza: è un rapporto quasi arti-gianale. Ad esempio i turnisti: non possono discutere se gli piace o meno ciò che suonano. E nemmeno in un or-chestra possono scegliere, i singoli, se suonare Mozart o Schönberg. Se vuoi rappresentare te stesso nell’arte devi cercare un mestiere con tanto tempo libero, svincolare l’arte dall’aspetto economico e mettere tutta la tua abilità

    Gli apostoli della musicaIntervista doppia

    Come hai iniziato a studiare musica?G: «Ho cambiato sette maestri di musica qui nel terri-

    torio e ho frequentato per un anno l’Accademia di Musi-ca di Milano. Da alcuni anni vado a lezione da maestri del territorio e di Trieste»

    P: «A sei anni ho iniziato a suonare il piano e ho con-tinuato fi no alle medie, quando mi sono trasferito da Go-rizia a Ruda. Un insegnante ossessionato dal tecnicismo mi ha fatto abbandonare e ho cominciato a studiare il basso elettrico. Sono andato a lezioni private da diversi maestri della zona e nel ’96 ho fondato il primo gruppo»

    Come dev’essere un insegnante di musica?G: «Un maestro deve trasmettere la passione. Questa è

    fondamentale, poi viene tutto il resto»P: «Quando si è più giovani, c’è bisogno di tempo e

    di spazio. Il conservatorio è troppo rigido, non lascia spazio all’individuo»

    Cosa ti ha spinto a suonare?G: «È diffi cile trovare una cosa che mi abbia spinto a

    suonare. Si tratta di uno stato di cose naturale. Dire che qualcosa o qualcuno mi ha spinto non sarebbe corretto»

    P: «Viene dal cuore. Quando ero piccolissimo ascolta-vo Beethoven e ciò mi ha ispirato. Quando una cosa ti fa stare bene, sentire felice e ti allontana dal supefl uo, vuol dire che quella è una cosa buona»

    Vorresti fare il musicista professionista?G: «Si»

    P: «È la mia aspirazione. Ma nella vita non si sa mai, quindi bisogna tenersi più porte aperte. Per questo sto facendo anche pratica da avvocato. Spero comunque di riuscire a suonare»

    Che requisiti deve avere una persona per fare il musicista?G: «Non ho i mezzi per dirlo. Io, in ogni caso, mi sono

    affi dato alla passione e alla costanza. Suonare non è detto che escluda la possibilità di fare altro. Sarebbe bello completare il lavoro di musicista con altre occupa-zioni per essere più completo come persona»

    P: «L’importante è crederci. Se devi arrabbiarti per ogni cosa che non va nel mondo della musica dovresti smettere di suonare subito. Quando vedi dei presunti ar-tisti in Tv ti cadono le braccia. La musica per la maggiore è commerciale e non trasmette un vero messaggio. La musica ha una dimensione spirituale e bisogna dividere quella commerciale da quella vera. La mia intenzione è di creare il Rock Spirituale, una dimensione della mu-sica più alta che dica qualcosa sull’essere. La musica è presente in ogni momento della nostra vita, ma quella che si sente in giro è in parte corrotta»

    Quanto tempo e quante energieoccorrono per comporre un brano?G: «È diffi cile quantifi care: si tratta di un lavoro co-

    stante. L’importante è porsi un obiettivo»P: «Il tempo scorre velocissimo mentre crei. Quando

    le idee vengono fuori, c’è sinergia ed è bello vedere come s’interagisce»

    Norman Rusin

    nel ritagliare degli spazi nella vita per dedicarti a questo.Si nasce artisti o lo si può diventare?Uno nasce con un impulso: poi non si tratta solo di

    genetica. Certo che se pensiamo a Mozart che a cinque anni ha trascritto un’intera sinfonia…

    Ogni arte, in ogni caso, è legata alla disciplina. Le persone più disciplinate sono le più aride. Ma le creative, che imparano a diventare disciplinate per uno sforzo di volontà, sono quelle che possono riuscire. La parola nuo-va non la dice il secchione, ma il genialoide che ha sapu-to trasformare il suo fuoco dentro in tenacia, in volontà.

    Volontà e impegno sono parole astratte…Al contrario: darsi ordini e rispettarli è la cosa più

    concreta che ci sia. Come andare in montagna: non si arriva sulla vetta se non si fa fatica.

    Un consiglio concreto agli aspiranti musicisti?Per un mese, ogni giorno, vai a camminare…

    Norman Rusin

    La Musikadei Dyingsupera i confi nidella politica

    Matteo Portelli è un eccellente chi-tarrista. Assieme ad alcuni amici, ha dato vita alcuni anni fa ad un grup-po metal, i Dying. Da allora si esibisce nei luoghi più disparati. Tra questi, an-che i centri sociali.

    ultimo articolo a pag. 7

  • in uota, attualitàn.06 pag.03

    fi liale diCervignanodel Friuli

    Lo giuro: non mi sono mai divertito tanto nel fare un’intervista come con Davide Garbin. Già, perché con Davide il divertimento è cominciato ancora qualche giorno prima dell’in-tervista, quando, dovendo contattarlo per metterci d’accordo, mi sono imbattuto… nella sua segreteria telefonica: « Risponde Davide Garbin, maestro di vita… Ricevo solo nelle notti di luna piena…» e altre spiritosaggini che mi hanno fatto sbellicare e hanno convinto me, acer-rimo nemico delle segreterie telefoniche, a lasciargli un messaggio. Se potessi, cari lettori, vi darei il suo numero, così potreste farvi un sacco di risate, ma, sapete com’è, la privacy…

    Luca Amatruda, (nella foto) classe 1985. Musicista al primo anno di Conservatorio, ha al suo attivo 9 anni nella Banda di Cervignano. Allora Luca, quando, comee perché hai cominciato a suonare?Caspita quante domande… Devo dire che, fi n da pic-

    colo, ho avuto modo di vedere e sentire mio fratello maggiore che suonava la chitarra acustica: mi piaceva ascoltarlo ed è stato anche grazie a lui che mi sono av-vicinato alla musica. Così, un bel giorno dico ai miei:

    “Voglio suonare”. Risposta?Positiva direi: nel ’97 è stata proprio mia madre a

    propormi di entrare nella Banda di Cervignano, cosa che non mi sarebbe mai passata per la testa, lo ammetto; voleva che imparassi a suonare sul serio uno strumento. Fu così che, a tredici anni, entrai nella Banda…

    … e scegliesti di suonare il trombone! Scusa se te lo dico, ma non è proprio il classico strumento che uno s’immagina…

    Tranquillo, quest’osservazione me l’hanno fatta in mille… La faccenda è più complessa: quando sono en-trato nella Banda ho incontrato per primo il maestro

    – e ora amico – Mauro Puntin, insegnante di tromba e

    trombone. Dico allora “vabbè, proviamo la tromba”. Fat-to sta che non mi piaceva molto come strumento, senza contare che io ero ancora alle prime armi; decido quindi di passare al fl icorno baritono…

    Eh?Flicorno baritono: per gli amici “bombardino”!Ah, adesso ho capito… È uno strumento a fi ato e pistoni. Comunque è stata

    una parentesi breve: già nel 2000 approdai defi nitiva-mente al trombone. Nello stesso anno ho anche suonato per la prima volta a una manifestazione della Banda: il Concerto di Natale al “Pasolini”.

    Qual è il rapporto dei Cervignanesi con la loro Banda?Il pubblico degli affi cionados è senza dubbio quello

    più anziano: i giovani, a meno che il repertorio non sia moderno, non ci seguono molto. Ultimamente abbiamo inserito nel nostro repertorio, accanto alle tradiziona-li marce o ai pezzi di musica classica (Verdi, Radetzky, etc…), anche alcuni brani di Bublè, e poi Summertime e tanto altro: chissà, magari con i nuovi pezzi dei Blues

    Brothers faremo più audience…Ma passiamo al Conservatorio: dicci tutto!Sono entrato a settembre al Conservatorio “Tartini”

    di Trieste, corso jazz: i primi tempi ho adoperato solo il basso elettrico, l’altro strumento che suono ormai da anni, ma ultimamente l’insegnante mi ha fatto portare anche il mio trombone.

    Come si svolge una lezione di Conservatorio?Il maestro, Glauco Venier – è un jazzista famoso in

    Italia, sai! – ci fa preparare dei brani anni ’30 – ’40; studiamo armonia e melodia, dobbiamo memorizzare i pezzi e infi ne saperli eseguire perfettamente …e senza spartito! Questo perché, nel Jazz, è fondamentale l’im-provvisazione, che però viene dopo un duro lavoro di tanti anni. Comunque alla fi ne dell’anno accademico c’è il saggio: se vuoi venire a sentirmi…

    Occasioni per sentirti prima?A parte la Banda, io suono con Federico Smith, Fran-

    cesco De Luisa e Marco Cocolin abbastanza spesso: fac-ciamo pezzi Jazz, naturalmente, e “fusion”.

    Fusion: per gli amici…È un’evoluzione del Jazz. Poi suono pure con una Big

    Band a Marano Lagunare, però molto più d’estate che d’inverno. Per Big Band s’intende un gruppo formato da un basso, una batteria, un piano, una chitarra, 4 trom-boni, 4 trombe, 5 sax e il cantante.

    Il famoso sogno nel cassetto?Girare il mondo con gente davvero brava e diventare

    anch’io, non dico un mostro, ma uno di una certa bra-vura, insomma…

    Vanni Veronesi

    Luca Amatruda:“Io scelgo la musica”Intervista al trombonista della banda mandamentale cervignanese

    La passione secondoDavide Garbin

    4 Chiacchiere con l’estroso chitarrista della bassa

    In redazione ti hanno defi nito “musicista perpassione”: ti riconosci in questa formula?Certamente. Suono da tanti anni la chitarra pur non

    ritenendomi un bravo chitarrista, anzi… Eppure non posso fare a meno di suonare.

    Com’è nata questa tua passione? A 15 anni partecipai a un campo dell’A.C. in cui vidi

    tanti ragazzi suonare la chitarra. Fu una rivelazione: tornato a casa, dissi ai miei che volevo suonare. Bada che nella mia famiglia non c’è nessun musicista o gran-de appassionato di musica: non ho subito, come capita spesso, tare ereditarie… Iniziai quindi per caso, ma ora non smetterei mai: amo troppo la mia chitarra, realizza-ta – ci tengo a dirlo – da quel grandissimo liutaio che è Francesco Cocolin, qui a Cervignano.

    Più in generale, so che ascolti tantissima musica.Vero! Modestia a parte, posso dire di avere una gran-

    de conoscenza musicale: la adoro in tutti i suoi generi, pur avendo le mie preferenze, ovviamente…

    Spara!Parlando di chitarristi, pur considerando personaggi

    come Petrucci e Satriani dei mostri di bravura tecnica irraggiungibile, direi quasi chimerica, i miei preferiti sono Mark Knopfer e David Gilmour dei Pink Floyd…li adoro! Gilmour ha un tocco sublime; sapessi suonare solo un decimo rispetto a come sa suonare lui… Parlan-do invece di album, metterei al primo posto “Animals”. Al secondo posto il doppio cd live di De Andrè assieme alla PFM. Eccezionale! Al terzo posto il geniale “Grace-land” di Paul Simon, purtroppo poco noto. In totale ho quattrocento cd, tutti sistemati in ordine alfabetico!

    Ma è vero che sei stato a più di sessanta grandi concerti?Ebbene sì! Senza contare i concerti di amici o gruppi

    locali. Ma aspetta che ti faccio vedere una cosa…

    Mostra in una bacheca diversi bigliettidi concerti a cui ha partecipato: Dunque, qui ci sono Mark Knopfer, i Dream Theater,

    Robert Plant, i Led Zeppelin, De Gregori – visto cinque volte – i Pink Floyd… E poi i Pearl Jam, Elio e le Storie Tese – ben sei o sette volte –, la PFM cinque volte, i Deep Purple… Fortunatamente in Friuli e nel Nord Italia c’è molta possibilità di ascoltare grande musica: a dispetto di quanto potresti pensare, il posto più lontano in cui sono andato per assistere a un concerto è stato Roma.

    Ma non hai mai pensato di puntare anche tu in alto?Mai e poi mai. Ripeto, non mi ritengo un bravo chi-

    tarrista: avrei dovuto impegnarmi di più a 15 – 16 anni, intraprendendo un certo tipo di percorso che non ave-vo comunque intenzione di seguire. Solo se pensi di far carriera e successo ti impegni a fondo: io l’ho sempre presa come una passione e tale è ancor oggi. Per questo riconosco tutti i miei difetti nel suonare la chitarra, an-che se una cosa ci tengo a dirla: non sopporto coloro che, solo per aver alle spalle studi più approfonditi o espe-rienze più importanti, si permettono di giudicare me e le mie idee in campo musicale.

    Per esempio?Io ho una concezione della musica che, giusta o sba-

    gliata che sia, è la mia punto e basta. Detesto il tecni-cismo fi ne a se stesso e il virtuosismo esagerato, poiché non mi danno emozioni: la pura composizione senza un bel testo è cosa vuota, inutile. La musica deve rapirti con schiettezza, senza rinunciare alla tecnica che certamen-te è necessaria, ma non suffi ciente. Non mi vergogno a dire che suono a livello amatoriale, che per una serata in un locale guadagno al massimo 40 euro (e una muta di corde per la chitarra me ne costa 30 …), che suono spes-so per i bambini: ho imparato moltissimo da ragazzini di otto anni…

    Vanni Veronesi

    venuti “polifunzionali”: ad esempio, a Udine il centro è stato dotato di una cucina, una sala ricreativa con tavoli da ping-pong e calcetti balilla, una stanza per lo “scam-bio di idee” e molto altro ancora.

    Che effetto fa suonare in un centro sociale?L’ambiente è un po’ rozzo e sporco, a dire la verità.

    Abbiamo il necessario per suonare, ma non veniamo pa-gati come avviene nei locali: solitamente ci viene offerta la cena ed un rimborso spese per il trasporto. In fi n dei conti, ci viene però offerto un palcoscenico sul quale esibirci. I generi musicali più in voga sono il metal e il punk-hardcore, ma lo spettro è davvero molto vario, spaziando dal rock alla musica etnica.

    Il centro sociale è solitamente associato ad una precisa ideologia. Voi come vi rapportate con questo?

    A noi fondamentalmente interessa suonare e basta, un concerto costituisce un’occasione. Anche nel mio gruppo alcuni elementi sono contrari a suonare, per mo-tivazioni politiche o ideologiche. E’ anche vero il con-trario: l’appartenenza politica è un’importante fattore di aggregazione per alcuni gruppi, che trovano nel centro sociale un “habitat” perfetto.

    Simone Bearzot

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    i più

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    ti

    Da quanto tempo lavori a radio 101?Lavoro a R101 (oggi si chiama così, ma è nata nel 1975, era la storica Radio Milano International, la prima vera radio privata italiana) dal luglio del 2002.

    Come hai iniziato la tua carriera radiofonica?Come tanti colleghi ho cominciato per caso, a dire il vero

    anche un pò “in ritardo” rispetto alla media...la primissima esperienza è stata quella a Radio Voce (che non so se esiste ancora..), radio della Diocesi di Gorizia, dove ho vinto la paura del microfono ma sono rimasta pochi mesi soltanto.

    Sono seguiti alcuni anni di silenzio nel corso dei quali ho studiato, poi l’esperienza nel 1999, prima a radio Fan-tasy e poi per alcuni anni in quella che una volta era radio Baccano, qui a Cervignano.

    Devo molto a chi ha avuto fi ducia in me e mi ha con-cesso la possibilità di “provare” ad imparare a fare radio!!!

    In seguito ho partecipato ad un concorso che ho sco-perto per caso sfogliando un giornale...ed ecco che im-provvisamente mi si sono aperte le porte di un network (Radio 101 One-o-One)!

    Sinceramente non avrei mai immaginato di poter lavo-rare un giorno in una emittente nazionale, ma tentare è sempre importante!

    Parlaci un pò del programma che conduci...Da sei mesi il palinsesto è cambiato, in seguito ai mu-

    tamenti ai vertici della radio dopo l’acquisto di R101 da parte di Mondadori.

    Lavoro tutte le sere, dalle 22 alle 24 con Lucia Schillaci (sapete che è stata una delle prime Vj ai tempi di TMC2???)

    Voce Chiara almicrofono nazionaleIntervista alla cervignaneseChiara Lorenzutti, Dj di Radio 101

    Il programma è di intrattenimento, una sorta di chiac-chierata tra amiche che tocca argomenti vari...viaggi, pas-sioni, esperienze di vita, amori, amicizie, avventure..il tutto accompagnato da buona musica (degli anni 80, 90 e di oggi…questo è il nostro slogan di stazione) da interventi di ascol-tatori, ospiti, amici e personaggi del mondo dello spettacolo.

    A proposito… da qualche settimana, il mercoledì, Lory Del Santo è nostra ospite…

    Il target di riferimento, nostro come di tutta R101, è quel-lo degli ascoltatori di un’età compresa tra i 25 ed i 45 anni.

    Ti confesso che mi diverto molto..la radio di sera ha un fascino tutto particolare!

    Prima di condurre le Stereotipe cosa facevi nella tua vita?Lavoro in radio da diversi anni ormai, ho occupato di-

    verse fasce orarie, pensa che ho condotto addirittura alcu-ni programmi sportivi – proprio io che odio il calcio…..poi un po’ di pubblicità (solo con la voce ovviamente)….e poi conduco una sorta di “doppia vita” nel senso che in questi anni mi sono fi nalmente laureata in giurisprudenza e la-voro in uno studio legale che si occupa anche di musica.

    Cosa suggeriresti ad un giovane che volesse seguire la tua strada (cioè dj/speaker radio)?

    E’ una strada un po’ in salita purtroppo…io consiglierei di fare molta pratica in una radio locale, se necessario to-gliersi eventuali infl essioni dialettali eccessive con un corso di dizione (anche se la purezza asettica non va più così di moda come in passato…) e poi tentare la sorte in un’emit-tente più grande. Ci sono ottime radio a diffusione locale!

    Com’è il tuo legame con Cervignano ora che vivi a Milano?

    A Cervignano torno spesso e volentieri. Ci si vive mol-to bene, la qualità della vita è decisamente buona e non costa così tanto come nelle grandi città!

    Poi ci sono cresciuta….ho i miei affetti che ho cercato di non trascurare in questi anni.

    Milano mi piace molto, contrariamente a quel che si dice non è così grigia e fredda come sembra, anzi!

    A proposito.. Hai mai sentito Radio Presenza? Non di recente purtroppo, ma so che stano accadendo

    cose interessanti, tenetemi aggiornata!Cosa ti piacerebbe cambiare di Cervignano? Penso che Cervignano in questi ultimi anni sia cresciu-

    ta e migliorata molto.Trovo che ci siano tante iniziative interessanti ed aggre-

    ganti, ma forse ancora qualcosa per i ragazzi (e non) che magari desiderano uscire la sera e ascoltare e ballare un po’ di buona musica la si potrebbe immaginare e organizzare….

    Salutaci come saluti i tuoi radioascoltatori!Oddio….sai che ogni sera saluto in modo diverso???E’ stato un piacere poter essere “ospitata” su questo bel

    giornale!!!A risentirci, se vi va……

    Luca Toso

    Che… don Giovanni!disponibilità, semplicità e amore: così il monsignore conquista i fedeli

    Qual è stato in passato il suo rapporto con i giovani?Ho lavorato molto con loro in passato. Insieme abbia-

    mo fatto teatro, gite e organizzato diverse manifestazio-ni e attività. A Grado, ad esempio, ero stato incaricato di seguire solo il ricreatorio femminile ma poi il mio par-roco vedendo che anche gli altri giovani mi cercavano e mi seguivano mi affi dò il compito di occuparmi anche di loro. Fu un’esperienza bellissima.

    Adesso le cose sono cambiate?Come è normale che sia adesso i ragazzi tendono a

    seguire maggiormente i preti più giovani. Credo non ci sia nulla di male e quindi dico che va bene così. Ad ogni modo mi piace ancora scambiare qualche parola con loro e spesso trovo molta disponibilità nei ragazzi.

    Sono cambiati parecchio però?In effetti ho riscontrato qualche diffi coltà nel rap-

    porto con gli adolescenti. Molti non hanno rispetto nei confronti degli anziani e magari ti ridono alle spalle. Ci rimango molto male. Mi addolora anche il fatto che ci siano molti di loro che compiono atti di teppismo come l’imbrattare i muri della città con scritte volgari.

    Crede che una parte di questaresponsabilità sia dei genitori?

    Posso solo dire che i genitori devono stare molto vi-cino ai ragazzi. Devono ascoltarli, stare assieme a loro e cercare di dargli un’educazione.

    Cervignano, invece, com’è cambiatada quando lei era bambino?Ovviamente ci sono stati tanti cambiamenti. E’ in-

    dubbiamente migliorata sul piano della convivenza, per-chè ci sono molti meno confl itti che in passato. Si vive in pace e c’è un rispetto reciproco delle idee.

    C’è stato anche qualche peggioramento?Vedo che molti adulti si sono allontanati dalla Chiesa.

    Hanno tanti interessi dallo sport alle gite domenicali e hanno cambiato stile di vita. Ad ogni modo è bello che tutti vadano d’accordo, mi fa sentire bene.

    Ci sono però alcuni problemi diconvivenza con chi viene da fuori?Vedo che chi viene dall’Italia meridionale ha meno

    diffi coltà di inserimento rispetto agli stranieri perchè parla la nostra lingua. Personalmente cerco di stare vi-cino anche agli altri, conosco qualche parola di sloveno, spagnolo e francese e con queste tento di instaurare un rapporto. Alle volte basta un piccolo sforzo per poter strappare un sorriso.

    Nella nostra carrellata di personaggi che caratterizzano Cervignano non poteva mancare la fi gura di don Giovanni Tre-visan. Nato nel 1919 in una casa nei pressi della chiesetta di San Girolamo, don Giovanni è, infatti, un vero e proprio esempio di cervignanese doc. Praticamente tutti lo conoscono e non si esagera affermando che siano almeno un migliaio i nostri concittadini che da lui sono stati battezzati, comunicati o sposati. D’altronde il suo sacerdozio dura ormai da 62 anni e anche se, come è logico, ha cambiato più volte parrocchia (è stato anche cappellano a Romans e Grado, poi parroco a Fogliano, Saciletto, Muscoli e San Martino), il suo legame con la nostra città non è mai scemato. Insomma, siamo di fronte ad un vero e proprio totem della vita religiosa (ma anche di una memoria storica cittadina) oltre che ad un esempio di come si possa invecchiare mantenendo nell’animo sempre la stessa serenità. Scambiando quattro chiacchiere con don Giovanni, infatti, si capisce subito quanto sia ancora pieno di buone intenzioni verso il prossimo e di amore verso i giovani.

    Ci può fare qualche esempio?

    Recentemente ho sposato un cer-vignanese che ha preso una moglie su-damericana. Durante l’omelia ho recitato una piccola poesia in spagnolo e la sposa si è commossa. Credo che questo sia un modo per farle capire che questa è una comunità che la vuole accogliere. Un altro esempio mi è capitato con delle signore polacche. Parlavano poco italiano e allora io ho chiesto loro di insegnarmi qualche parola della loro lingua. Immedia-tamente mi hanno sorriso.

    C’è qualche personaggio del passato che lei ricorda con particolare piacere?

    Direi che ci sono monsignor Giacomo Cian e la si-gnora Supansig. Il primo è stato colui che mi ha avviato al seminario, la seconda era una donna davvero buona. Aiutava sempre gli altri e passava notti intere in chiesa a pregare per la conversione e per la pace nel mondo.

    Costantino Tomasin

  • n.06 pag.05uotassociazioni

    Da qualche anno ha iniziato ad affermarsi sempre più il desiderio di consolidare le radici della cul-tura friulana, dando grande rilievo alla diffusione di quella che viene defi nita una vera e propria lingua. Nelle scuole elementari si è iniziato l’insegnamento del friulano, che vede dietro a sé un forte bagaglio culturale. Il Gruppo Folklorico Cervignanese ha volu-to farsi promotore di questo attraverso approfondi-te ricerche di balli e canti, ormai caduti nell’oblio, e adottando costumi risalenti alla fi ne del 1800, quan-do Cervignano era ancora sotto il dominio asburgico.

    Sciatori provetti, altri alle prime armi e ancora un po’ insicuri, principianti assoluti, piccoli e grandi, tutti riuniti dall’amore per la montagna e dalla voglia di stare in compagnia. Questi sono i soci dello Sci Club Cer-vignano che, nato nel 1969 per l’iniziativa di una decina d’appassionati, propone ogni anno numerose attività.

    Aperitivo: Sweet Strawberry(analcolico, per 2 persone)½ litro di succo di fragola,½ litro di succo di arancia,1 litro di Sprite

    Antipasto: Smørrenbrød(dosi per 18 pezzi).Tempo 10/15 minuti

    6 fette di pancarrè bianco, 6 fette di pane nero, 6 fette di pane casereccio, 150 grammi di prosciutto cotto, 150 grammi di pollo, 150 grammi di roastbeef, 200 grammi di formaggio molle, 2 carote, 1 cipolla media, 1 scatola di tonno (150 gram-mi), 25 grammi di capperi sott’aceto, 25 grammi di cetrioli sott’aceto, 1 limone, 1 vasetto di maionese, 1 vasetto di sena-pe, 1 mazzetto di ravanelli, 150 grammi di burro.

    Tagliare il pane nero e quello casereccio in modo da ottenere 12 quadrati della stessa misura del pancarrè. Spalmare legger-mente col burro i pezzi di pane. Cuocere il pollo con il burro, farlo raffreddare, tagliarlo la metà a strisce e sminuzzare il resto. Tagliare anche il prosciutto ed il roastbeef a strisce. Ta-gliare le carote a strisce. Tagliare le cipolle a rondelle, lasciarle sotto l’acqua corrente per dieci minuti circa, sgocciolarle. Usa-re tutti questi ingredienti a piacimento per creare delle tartine.

    Primo: rigatoni profumati. Tempo 15 minuti50 grammi di burro e/o olio, 150 grammi di funghi trifo-

    lati, 100 grammi di pancetta affumicata, 15 centilitri di pan-na, 50 grammi di parmigiano, 250 grammi di pomodori pelati, 100 grammi di prosciutto crudo, 350 grammi di rigatoni, sale quanto basta.

    A tutta… neveIniziative, corsi e obiettivi dello Sci Club cervignanese

    Andiamo con ordine. Innanzitutto c’è bisogno di pre-pararsi fi sicamente per arrivare sulle piste ben allenati e poter sciare in sicurezza. Lo Sci Club organizza un corso di ginnastica presciistica e di mantenimento tenuto dal professor Ugo De Franzoni, con lezioni il martedì e il ve-nerdì presso la palestra di via Turisella da ottobre ad aprile.

    Passando alla pratica, ovviamente dalla palestra alle piste, ogni anno vengono organizzati corsi di sci per bambini e adulti, principianti o avanzati, con la novità di questa stagione delle lezioni di snowboard e sci di fondo. Lo Sci Club mette inoltre a disposizione dei soci attrezzature d’ultima generazione e caschi per i più pic-coli. I corsi si svolgono in cinque domeniche, nell’ulti-ma delle quali si tiene la gara sociale e quella dei dolci, entrambi momenti d’aggregazione, di divertimento, di sana e tranquilla “competizione”.

    Quest’anno la meta delle gite sociali è Tarvisio. Una

    scelta, come spiega il presidente Dino Venturini, dettata dalla volontà di accontentare tutti, sciatori e non. Tarvi-sio, infatti, a differenza di Kanzel, meta del gruppo fi no l’anno scorso, offre alternative anche a chi non scia.

    Tutto concluso in cinque domeniche? Ovviamente no, perché lo Sci Club organizza gite per tutte le stagioni, da quelle invernali, come l’uscita sul monte Civetta, a quelle primaverili, come quelle a Gardaland o a Mira-bilandia, tutte con un unico scopo: consolidare il grup-po, unire i soci, creare quello spirito che permette anno dopo anno, e nonostante le diffi coltà e gli impegni, di continuare ad essere pieni d’iniziative e proposte, come quella, ad esempio, del Trofeo Interscolastico che unisce i comuni di Cervignano, Aquileia e Fiumicello e che è stato istituito in memoria di Ernesto Piani, amante dello sport e promotore di numerose manifestazioni sportive nel nostro comune.

    Silvia Lunardo

    Costumida studioLingua, musica e danze friulaneal centro degli interessi delGruppo Folklorico Cervignanese

    L’attività del gruppo non è esclusivamente volta al-l’educazione al movimento(non si tratta solo di una scuola di danza), ma vuole introdurre i ragazzi alla co-noscenza delle loro radici, attingendo al patrimonio cul-turale di una civiltà profondamente fondata sull’amore per la propria terra e i suoi valori più tradizionali, colle-gati alla famiglia, al lavoro agricolo e artigianale.

    Il “Gruppo Folklorico Cervignanese”, affi liato alla Federazione Italiana Tradizioni Popolari (F.I.T.P.), nel marzo del 1990 ha iniziato la sua attività raggiungendo in pochissimo tempo una discreta posizione di prestigio nell’ambito regionale, nazionale e internazionale.

    Le attività che si svolgono regolarmente due volte alla settimana in via Garibaldi sono rivolte a giovani appar-tenenti ad una fascia di età che va dagli otto ai trent’anni.

    La quota richiesta alle famiglie per la partecipazione a questa associazione è volta esclusivamente a colmare l’aspetto assicurativo dei singoli partecipanti. Uno degli aspetti basilari e singolari del gruppo, infatti, è l’auto-fi nanziamento effettuato tramite i proventi dell’annuale lotteria che lo stesso gruppo organizza.

    Grande impegno viene rivolto al tema dell’intercul-turalità e della conoscenza di altri costumi. Il grup-po, in questi anni, si è esibito in prestigiosi festival nazionali in Sicilia, Puglia, Lazio, Sardegna, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, e internazionali in Ungheria e in Repubblica Ceca, a Praga, per il fe-stival internazionale del folklore. Nel 1998 sono stati protagonisti de “La domenica del villaggio” per Rete 4.

    L’attuale presidenza del gruppo è affi data alla signora Renata Soravito, mentre i corsi sono guidati dall’inse-gnante Milena Zorzin.

    Claudia Carraro

    Un carnevalesenza coriandoloda Smørrenbrød a Stroganofftutte le ricette del momento

    .

    al-na co-

    cul-ore

    e-

    Far cuocere la pasta. Rosolare la pancetta e il prosciutto, precedentemente tagliati in burro e/o olio. Unire i funghi. Ag-giungere il pomodoro e cuocere a fuoco vivo e unire la panna. Saltare i rigatoni, unire il parmigiano e servire caldo.

    Secondo: fi letto Stroganoff. Dosi per 4 persone 150 grammi di cetriolini sott’aceto, 20 centilitri di brodo,

    150 grammi di farina, 750 grammi di fi letto di manzo, 250 grammi di funghi trifolati, 50 grammi di olio e/o burro, 20 grammi di panna, sale paprika e prezzemolo quanto basta, 10 grammi (facoltativi) di senape.

    Tagliare a bastoncini il manzo, tagliare a striscioline i funghi e i cetriolini. In una padella far sciogliere il burro e/o l’olio, unire la carne, salarla e cuocere brevemente. Disporre la carne ai bordi e al centro formare una salsa con il brodo, funghi, cetrioli, pan-na, senape, paprika e prezzemolo. Unire il tutto e servire caldo.

    Dopo il secondo, sarebbe opportuno bere un sorbetto, un buon vino bianco dolce o uno spumante, che continueranno ad essere bevuti con il dessert.

    Dessert: pesca con panna. Dosi per 4 persone. Tempo 10 minuti.4 centilitri di Apricot Brandy, 100 grammi di burro, 1 limo-

    ne, 300 centilitri di panna da pasticceria, 4 pesche sciroppate a metà, 100 grammi di zucchero, 25 centilitri di succo d’aran-cia, 6 centilitri di limone, scorze d’arance quanto basta.

    Montare la panna. In una padella far caramellare lo zuc-chero, unire il burro, aggiungere le scorze e amalgamare aiu-tandosi con metà limone. Unire i succhi. Cuocere a fuoco vivo e aggiungere l’Apricot Brandy, poi le pesche. Lasciar cuocere per qualche minuto. Servire in piatti lisci con della panna e un cucchiaio di salsa.

    20 euro a persona.

    Marco Gerin

    Bar GelateriaCervignano, piazza Indipendenza 18/2, tel 0431 34217 • www.ildolcefreddo.com

  • n.06

    pag

    .06

    alta

    uria

    Il palinsesto 2005 – 2006 della radio parrocchiale cervignanese registra, oltre ai programmi già noti, una new entry: ideata e condotto dalla coppia Christian Franetovich – Stefano Menolascina,

    La nostra cultura è abbastanza infelice e mediocre perché promette tutto, subito e senza fatica. Anche per fare musica sono necessari tanti anni di lavoro e l’uomo oggi tende ad abbandonare un percorso che si presenta troppo lungo per seguire percorsi facili e brevissimi: necessariamente illusioni!

    Radio Presenza • 99Mhz Per telefonare in diretta: 0431 34986

    Tutte le sere dalle 20.45 alle 22.30:Lunedì, “I cugini di campagna”,con Gabriele Scolaro, Paolo Cepellotti e Gennaro MavuotoloMartedì, “Attenti a quei due”, con Simone Bearzot e Stefano TomatMercoledì, “I fantastici 4”,con Sebastiano Damiano, Stefano Sabato, Domenico Falco, Davide MazzuchinGiovedì, “Ora rock”, con Federico Forcieri, Gabriele Minniti, Virgilio PadroneVenerdì, “Eventualmente varie”, con Luca Toso e Marc Puntel

    Il sabato mattina dalle 10 alle 11.30:“Christian e Arbitro show”, con Christian Franetovich e Stefano Menolascina

    In occasione della gare casalinghe del campionato di serie C2 di basket della Credifriuli:“DirettAbc”, conduce in studio Mattia Del Piccolo.Radiocronaca di Simone Bearzot e Salvo Barbera.

    Seguendo il motto “Portare Cervignano nelle case dei cervignanesi”, Radio Presenza trasmetterà in diretta i principali eventi della città: se il consiglio comunale, condotto da Federico Forcieri, è ormai divenuto una “tradizione”, l’offerta 2006 sarà ancora più ricca. Un primo antipasto si potrà gustarlo nel mese di febbraio, con le dirette degli in-contri di Crossroads e lo Speciale Carnevalfest, in occasione della sfi lata di domenica 26. Sforzi importanti per un obiettivo ambizioso:trasformare Radio Presenza nella voce dell’intera comunità.

    Puntuali anche per questo nuovo anno ritornano nel nostro Ricreatorio San Michele i “Sabati in Ricre”, un intero pomeriggio di canti, balli, giochi e attività per tutti i bambini e ragazzi della comunità.

    Sono questi alcuni incontri di animazione che già da un po’ di anni vengono proposti dagli animatori di Estate Insieme per riunire tutti i bambini e ragazzi nel cortile del ricreatorio e far trascorre loro un pomeriggio di allegria e divertimento, diventando così una vera ed importante proposta educativa di crescita. Inoltre, anche quest’anno i “Sabati in Ricre” hanno già avuto un’anteprima con la festa svoltasi nel pomeriggio del 4 dicembre dal titolo:

    “Un dono da costruire”. Si è trattato di un incontro di ani-mazione sempre nel nostro ricreatorio, che ha coinvolto un centinaio di bambini e ragazzi impegnati in alcune attività aspettando l’arrivo di San Nicolò.

    Ma veniamo allora ai “Sabati in Ricre” di questo anno: il primo, sabato 28 gennaio dove alcuni burattini faran-no da intrattenimento ai bambini e ragazzi. Il secondo è per il pomeriggio di martedì 28 febbraio con la Festa di Carnevale animata anche dalla musica e dalle simpatiche canzoni di Francesco Contadini; mascherarsi sarà natu-ralmente d’obbligo. Il mese di marzo ci vedrà riuniti sa-bato 25 per un grande gioco da fare tutti quanti assieme, piccoli e grandi. L’appuntamento successivo sarà sabato 29 aprile per una biciclettata nella campagna attorno alla nostra città. L’ultimo incontro infi ne sarà sabato 27 mag-gio dove stiamo pensando ad un’uscita nel Bosco Romagno. Un calendario dunque ricco di appuntamenti per i nostri bambini e ragazzi cui vale davvero la pena di partecipare. Il ringraziamento va naturalmente agli animatori di Estate Insieme, giovani della nostra comunità che gratuitamente si mettono a servizio del nostro ricreatorio, della nostra comunità, per il bene di tutti i bambini e ragazzi. Il sorri-so e la gioia di questi ultimi è la ricompensa più grande che loro hanno. Ma un grazie anche a tutti coloro che ci sostengono, al Ricreatorio, alle mamme, a tutte le famiglie che pongono in noi la loro fi ducia. Grazie e… bambini e ragazzi, vi aspettiamo numerosi!!!

    don Moris

    La musica fa crescere un popolo

    Un mio amico, molti anni fa, mi disse che la vita è molto misteriosa, bellissima e allo stesso tempo inospitale come un deserto: puoi incontrare, addentrandoti in esso, le meraviglie più sorprendenti e la morte più drammatica. L’uomo “normale” non se ne accorge più di tanto; lui cammina lungo i bordi del deserto, cerca in tutti i modi di non rischiare nulla, anche a prezzo di non conoscere e di non amare nulla.

    Ma c’è qualcuno che cerca di entrare in questo mistero della vita:

    Tra questi sono senz’altro riconoscibili i poeti e i pen-satori che con la ricerca e con la poesia, s’addentrano nel grande mistero dell’essere. Sono persone diverse dalle

    “solite”, ma diventano facilmente “maestri” e punti di rife-rimento per ogni altro uomo che cerchi di sapere dove si trova e cosa dovrebbe fare per vivere bene.

    Altri tentano di entrare nel deserto con l’arte; veramen-te tutte le arti sono veicoli attrezzati per entrare in queste profondità inusuali. Fra tutte, quella che riesce a raggiun-gere terre più lontane, è la musica. Non si può nascondere il rischio che si corre nell’ addentrarsi troppo nel deserto, ma è affascinante e risveglia nell’uomo le attese e i desi-deri più profondi e veri. Una persona che si lascia travol-gere dall’arte, non può più essere se stessa, non potrà più gustare la sua banale normalità e stare tranquillo.

    E’ come il “mal d’Africa” che colpisce tutti coloro che visitano questo Paese. I suoi colori, i suoi ritmi di vita, le

    contraddizioni, gli odori diversi ti legano l’anima e la vita per sempre: non potrai più dimenticarli!

    Ma per poter vivere “bene” la musica, perché diventi crescita umana e non alienazione, c’è bisogno di una di-mensione, che oggi è quasi completamente dimenticata: è la comunità. Come tutte le cose grandi, si possono vivere solo “riconoscendosi” con altre persone su quel valore.

    C’è bisogno di dire a qualcuno “Senti che bello!” e scal-darsi reciprocamente il cuore. Se ciò non avviene e l’arti-sta rimane solo, imputridisce tutto, si esce dal consorzio umano, si diventa pazzi, presuntuosi, arroganti, spregia-tori degli altri uomini.

    La musica va fatta assieme. E’ per questo che è neces-sario che chi sa suonare uno strumento si metta in una orchestra o in una ban-da per costruire insie-me un “riconoscimento” tra diverse persone per confrontare le ricchezze della sensibilità e, nel-la comunicazione del bello e del bene, riscal-darsi il cuore al miste-ro profondo della vita.

    don Silvano

    4 coloratissimiSabatInRicre

    Christian & Arbitro showla nuova trasmissione del sabato mattinadi Radio Presenza tutta da ascoltare!

    “Christian & Arbitro show” è una trasmissione concepi-ta non solo per i giovani, ma anche per il pubblico d’età più avanzata, con l’obiettivo dunque di essere un servizio alla portata di tutti. Il nostro scopo è quello di affronta-re, con la maggiore serietà possibile, in ciascuna puntata gli argomenti che toccano più da vicino la comunità di Cervignano. L’inizio della serie ha avuto una data d’ecce-zione: il 22 ottobre 2005, con testimonianze e commenti relativi alla visita pastorale dell’Arcivescovo di Gorizia, monsignor Dino De Antoni. Successivamente abbiamo di-scusso, man mano che se ne presentava l’occasione, altre tematiche, con l’aiuto di esperti ed ospiti, passando dalle testimonianze dei giovani cervignanesi alla GMG di Co-lonia, a quelle inerenti la fi era di San Martino, fi no all’in-fl uenza aviaria. In occasione del Natale, inoltre, abbiamo realizzato uno special sulle origini della festività natalizia e dei suoi simboli: l’albero di Natale e il presepe.

    Tra uno stacco iniziale e l’altro, mixato da Stefano, spazio poi alla cronaca: questo l’intento della rassegna stampa che, con un pizzico d’ilarità, ci permette di com-mentare le notizie tratte dai maggiori quotidiani locali. Volete la prova? Semplice: sintonizzatevi sui 99 Mhz ogni sabato mattina dalle 10 alle 11:30, con la possibilità di intervenire in diretta telefonando allo 0431/34985.

    Christian Franetovich

  • n.06 pag.07uotasport

    Fin dalla tenera età Simone Appio si è dedicato a questa disciplina con passione ed entusiasmo, fi no a farne una vera e propria professione. Simone, 25 anni, è istruttore presso il Tennis Club di Cervignano e da poco ha fondato una sua scuola vicino a Codroipo…

    Il baseball è presente nel tessuto cervignanese dal 1972 quando alcuni giovani abituali frequentatori del Ricreatorio San Michele cominciarono ad avere i primi approcci con il gioco del baseball. Questi primi appassionati, negli anni, hanno creato una realtà sportiva/educativa tale da essere considerata dagli addetti ai lavori una fra le realtà regionali di baseball più promettenti. Innovativa la dottrina del presidente Tito Ricciarelli che dal 1990 segue la fascia d’età dai 4 ai 12 anni dove il bambino si avvicina allo sport con l’aspettativa di giocare e divertirsi.

    TennisSimoSimone Appio e la racchetta: un doppio internazionale

    Quando hai cominciato ha praticare questo sport? Circa all’età di 3/4 anni ho iniziato a imparare i fon-

    damentali di questa disciplina nei campetti del Tennis Club di Cervignano. Successivamente, verso i 14/15 anni, ha preso avvio la mi carriera da professionista, entrando nella nazionale e andando a giocare a Milano in serie A, dove l’attività si è protratta fi no all’anno scorso.

    Immagino che hai avuto mododi confrontarti con diverse realtà sportive… Ho avuto modo di girare i vari continenti attraverso

    il Messico, il Brasile, la Florida a Miami, Cuba, Austra-lia, Egitto… mentre nel corso dell’esperienza milanese ho conosciuto molti atleti di primo livello, anch’essi prove-nienti da altre parti d’Italia. Ho anche ottenuto diversi risultati a livelli di Tornei Open A, vincendo inoltre per quattro anni di fi la la Coppa Italia.

    Attualmente il tuo lavoro è quello di istruttore di Tennis? Sì, proseguendo comunque a fare il professionista, re-

    centemente ho dato vita ad una mia accademia a Co-droipo, dove ho la possibilità di allenare diversi atleti di alto livello; la scuola è imperniata sul divertimento e sull’insegnamento tecnico della disciplina.

    Quindi sei totalmente immerso in questo sportsia come atleta che come allenatore.. Esattamente! Alla mattina inizio le lezioni alle 9 fi no

    ad ora di pranzo, succesivamente riprendo nel pomerig-gio per poi proseguire fi no anche alle 10 di sera; quando sono assente per tornei o gare, delego il mio lavoro ad altri validi maestri.

    Come gestisci la tua professione con il tempo libero? Avendo molti amici nei dintorni, frequento i locali

    della zona, oppure esco con gente dell’ambito tennistico e non fuori dalla regione. Tuttavia, tramite il torneo di Bundesliga (A1) che faccio in Austria e Germania, ho occasione di uscire con persone del luogo anche per am-pliare le mie conoscenze e la lingua.

    Quali sono le qualità da possedere per poter arrivare ad alti livelli in questa disciplina?

    Principalmente passione, che acquisita negli anni può portare ad un cambiamento mentale, culturale e fi -sico della persona, aggiunto ad un pizzico di talento e di lavoro giornaliero costante e perseverante. Il Tennis ha un’assimilazione molto più costruita rispetto ad altre sport, si può dire che ha dei tempi di innesto più lunghi per poter emergere, ed è signifi cativo che quest’attività sia praticato anche da disabili, a tutti i livelli: pensa che il campione mondiale è un italiano…

    Cosa ci puoi dire del rapportolavoro-guadagno in questo sport?Parlando di alti livelli, i guadagni che si possono otte-

    nere sono equiparabili a quelli del calcio: la differenza è

    che nel tennis la retribuzione non segue una logica di un compenso a stagione, bensì è data dalle varie vittorie che si possono ottenere con le otto giornate di Coppa Italia, op-pure dai diversi tornei settimanali di massima categoria…

    L’interesse della gente, in particolare dei giovani, sta aumentando nei confronti del Tennis?

    Sicuramente la risposta della gente è positiva: da due anni le scuole tennistiche hanno fondato una federazio-ne improntata ad entrare direttamente negli asili e nelle scuole, così da favorire la conoscenza di tale disciplina cercando un coinvolgimento basato prima di tutto sul divertimento; inoltre abbiamo avuto un aumento del 30/40% delle iscrizioni ai corsi base, segno che i giovani sono consapevoli di poter portare avanti questa attività fi no anche alla terza età!

    Il tutto è contornato da diverse feste organizzate dal club dove abbiamo modo di condividere dei momenti di socializzazione che aiutano sempre ad aumentare l’inte-resse per questo sport.

    Sandro Campisi

    Le radici del diamanteCom’è nato il baseball a Cervignano

    « Questa dottrina mette i diritti degli atleti in primo piano nello sviluppo sportivo dei bambini, bisogna sem-pre – dice Ricciarelli - rispettare i tempi di crescita del ragazzo, il suo diritto di giocare e fare sport, il diritto di divertirsi in un ambiente sano e sicuro, il diritto di parte-cipare agli allenamenti organizzati in modo da soddisfare le esigenze dell’età, religiose, scolastiche e familiari, il di-ritto di non essere per forza un campione.

    È una dottrina diffi cile da mettere in atto - continua Ricciarelli – perché, per seguire questi principi gli alle-natori/educatori devono avere delle caratteristiche parti-colari dove l’ambizione del risultato deve essere messa in secondo piano per gli obbiettivi educativi che la nostra associazione vuole raggiungere.

    Sappiamo di andare contro corrente, normalmente vin-cere fa piacere a tutti, anche ai genitori, ma questa via porta inevitabilmente alla selezione che credo sia estrema-mente dannosa: in questa fascia d’età il ragazzo si avvici-na allo sport per giocare e divertirsi, non per condividere

    la gioia dei suoi compagni di gioco che hanno vinto una partita .

    Capisco anche che è molto diffi cile decidere di perdere una partita per inserire quei ragazzi meno preparati o ap-pena arrivati che fremono in panchina, ma resto dell’idea che la vera sconfi tta è disattendere la legittima esigenza del ragazzo di giocare e divertirsi. A lui non interessa se gioca bene o male, al bambino interessa solo giocare.

    Per carità, questo non signifi ca che la nostra società sia perdente, nella nostra associazione il numero di giovani che raggiunge la formazione seniores è molto più alta di qualsiasi altra società conosciuta.

    I nostri ragazzi, vengono chiamati nelle rappresenta-tive regionali e alle selezioni nazionali. Abbiamo vinto campionati e ci siamo classifi cati ad alti livelli nelle fi nali nazionali a cui abbiamo partecipato. »

    Luca Toso

    Agenzia Principaledi Cervignano del Friuli

    Luigi Candotto e Carlo Costantini Scala S.r.l.P.zza Libertà 7, tel . 0431 32828, fax 0431 33601

    e-mail: [email protected]

    Musica By Nightnote dolenti per i gruppilive nei pub della bassa

    “La presenza nel proprio locale di una band a suona-re non infl uisce più come in passato”. Le parole di Andrea Tria, gestore del Blu Pavone a Torviscosa, foto-grafano al meglio la situazione che il mondo musicale

    “trapiantato” nei locali sta vivendo. Le cause, a detta di chi questi problemi deve affrontarli giorno dopo giorno, sono molte: “Io ho una mia teoria personale - illustra Andrea - da quando c’è la patente a punti, la gente tende a uscire un po’ di meno, solitamente scegliendo tra il venerdì e il sabato. La vera differenza la fanno i ragazzi, che prima si fermavano di più e mentre bevevano ascol-tavano anche il gruppo suonare. Ora c’è più prudenza, i giovani prendono un solo giro di birra o di qualche altra bevanda e poi si spostano in un altro locale”.

    La congiuntura economica non particolarmente favo-revole ha colpito anche i bar e i pub e così la situazione è mutata rispetto a qualche anno fa. “Il lavoro è calato, c’è meno gente che frequenta i locali e quindi noi gestori non possiamo permetterci di chiamare gruppi musica-li particolarmente costosi” continua Andrea. “Ci sono anche band di ragazzi che suonano gratuitamente, o in cambio di qualcosa da mangiare o da bere. Loro sono l’ideale, magari ce ne fossero di più di gruppi così”.

    Al Blu Pavone gli appuntamenti musicali si sono ri-dotti: due al mese. “Al mercoledì c’è musica latina, poi negli appuntamenti clou chiamo gruppi che suonano musica conosciuta, soprattutto cover rock o musica anni ’60. E’ chiaro che privilegio le band che hanno un segui-to sicuro”. Il pubblico che assiste è solitamente vario:

    “Non vengono solo i giovani, ma anche gente adulta da Torviscosa, Bagnaria Arsa, San Giorgio”.

    E per le altre serate? “Faccio partire il karaoke: non rende tantissimo, ma almeno riesco a gestirlo da solo col computer portatile”.

    Simone Bearzot & Christian Franetovich

    continua da pag. 2 e 3

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    Fare teatro è una forma d’arte, che permette di espri-mersi e di essere a contatto con il pubblico. Il teatro è forma di espressione e di lavoro corale, ed è su queste basi che è stata “costruita” questa attività. Per sapere qualcosa di più e per capire come è stato organizzato questo Labo-ratorio, abbiamo intervistato la professoressa, alla quale abbiamo chiesto alcune informazioni e curiosità.

    Professoressa, come è organizzatoquesto Laboratorio Teatrale?

    “Prima di tutto viene scelto un testo sul quale poi si la-vorerà. Fatto questo, nei pomeriggi in cui ci si ritrova, lo si legge e si cominciano a studiare i vari personaggi che poi saranno interpretati dalle ragazze. Successivamente lo si rielabora, adattandolo alle nostre necessità”.

    Come è nata la sua passione per il teatro?“E’ nata quando ero ragazza: recitavo, in forma sempre

    e comunque amatoriale, al “Piccolo teatro città di Grado”. Non sono mai stata professionista, sono un’autodidatta e non ho scuole di recitazione alle spalle: solo una grande passione, che mi porta spesso a teatro”.

    Secondo lei, perché è importante fare del teatro a scuola?“Il teatro è linguaggio della parola, del movimento, della

    musica, del costume, del colore, della scenografi a. E’ un modo di esprimersi a trecentosessanta gradi. È bello, utile e nello stesso tempo importante farlo a scuola perché, chi recita, può scoprire dentro di se un’inclinazione che non sapeva di avere. Si scopre inoltre il gusto di andare a tea-tro. Porto spesso a teatro i ragazzi: è un modo piacevole per passare il tempo”.

    Oltre alla professoressa, abbiamo posto due interrogati-vi ad alcune ragazze che partecipano all’ attività.

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    In mezzo a un po’ di trambusto, ho avuto una chiacchierata con il pro-

    fessor Castellan, responsabile della squadra di scacchi del liceo. Mi ha raccontato che quest’esperienza è iniziata nel 2001 (questo è, quindi, il quinto anno) e il numero di par-tecipanti è, oggi, tra i 18 e i 22 stu-

    denti, di tutte le classi della scuola.Credo di non essere l’unica a stu-

    pirmi di fronte a una passione così inten-sa e concreta nei confronti di questo sport, così inusuale, soprattutto tra i giovani… Vengo però subito giustamen-te corretta, in quanto questa lontananza dal gioco degli scacchi è un pensiero frutto della nostra cultura. Il pro-fessore spiega, infatti, che quello che da noi è considera-to uno sport “non alla portata di tutti”, o comunque da intellettuali o magari noioso, in alcuni Stati è addirittu-ra materia scolastica.

    Per quanto riguarda i ragazzi, invece, risate e battute suggeriscono un buon affi atamento, che si collega a un indispensabile spirito di squadra. Gli studenti si incon-trano almeno una volta a settimana insieme anche al loro professore, durante il pomeriggio, quindi nel tempo libero, per allenarsi. È un risultato notevole, perché non è facile trovare un nucleo di aggregazione che coinvolga spontaneamente un gruppo di quest’età, che risulta in questo caso entusiasta e interessata.

    Ottimi i risultati raggiunti: non citando tutti i tornei interni al liceo che sono stati organizzati nel corso de-gli anni, senza togliere niente alle altre partecipazioni e medaglie di altre squadre (ad esempio nell’ambito di tornei provinciali e regionali), ciò che viene ricordato con più orgoglio è la partecipazione dell’anno scorso al campionato nazionale della squadra femminile del liceo che in Sardegna, si è conquistata la medaglia d’argento.

    Sofi a Balducci

    RUBRICAINTERNETa cura di Andrea Folla: [email protected]

    Da diversi anni ormai, il Liceo Scientifi co “Einstein” organizza, come attività extrascolastica, il Laborato-rio Teatrale. A questa attività partecipano una decina di ragazze che frequentano l’istituto, dirette ed aiutate dalla professoressa Alessandra Tortul, la responsabile del corso.

    Scacco mattoUn gioco, una tradizione,

    una disciplina sono sbarcatial Liceo Einstein e hanno

    attratto studenti e insegnanti

    Spero che i ragazzi del gruppo degli Scacchi del Liceo A. Einstein non si ricordino di Alta Quota solo come di qualcosa che ruba tempo alla ricreazio-ne, visto che sono stati intervistati proprio in questo momento “sacro” della giornata scolastica…

    La prima a risponderci è Deborah: “Mi piace fare teatro perché trovo stimolante e divertente il fatto di potermi met-tere nei panni di personalità anche tanto diverse dalla mia. Ritengo che debba essere introdotto nelle scuole perché è un mezzo di crescita interiore, un modo per socializzare”.

    …Francesca, invece, esalta il teatro come forma di di-vertimento: “Il teatro permette di esprimersi e di essere a contatto con la gente: capisci se li fai piangere, ridere, se lo spettacolo è stato apprezzato o meno, percepisci tutte le sensazioni che prova il pubblico. Il fatto di promuovere certe attività a scuola è un bene, perché permette a chi non ne è appassionato di conoscere una nuova forma di intrattenimento pura, vera, coinvolgente e diversa dai so-liti divertimenti quotidiani. Dietro la semplicità dell’ ese-cuzione si nasconde lavoro, impegno e fantasia, sia di chi interpreta, sia di chi dirige”.

    …e infi ne Monica, che da risalto alle emozioni che il teatro le fa provare: “Adoro recitare perché mi ha sempre dato grandi emozioni e soddisfazioni: l’ attesa prima dell’ inizio, i rifl ettori, il palcoscenico, il contatto col pubblico..Mi piace essere una delle artefi ci di tutto, mi piace anche il fatto di creare ambienti e situazioni facendole poi vivere. Credo che il teatro sia importante (a scuola nel mio caso), perché è un modo per socializzare, per esprimerti, per co-noscere, per divertirti… Secondo me più giovani dovrebbe-ro avvicinarsi a quello splendido mondo che è il teatro”.

    Hai ragione Monica, più giovani si dovrebbero avvi-cinare …è un modo per aprirsi, per staccarsi dalla realtà, ci si mette in discussione, ci si confronta con gli altri. Il teatro ha in se stesso delle enormi potenzialità educative, è momento di rifl essione e di cultura.

    Non ci resta che dire …brava prof! Brave ragazze! Chis-sà cosa starete preparando per la fi ne dell’anno scolasti-co… siamo tutti in attesa di goderci il vostro spettacolo: in bocca al lupo per il proseguimento!

    Alberto Titotto

    TeatralMenteStimola, affascina, coinvolge: gli studenti del liceo Einsteinraccontano il laboratorio teatrale

    TEATRO SALA AURORACervignano del Friuli (UD)Sabato 18 Febbraio ore 20.30Stagione Teatrale 2005

    “Spettacolo sostitutivo annullamento concerto”commedia brillante presentata dallaCompagnia della Torre di Padovawww.compagniadellatorre.it

  • n.06 pag.09uotato dom

    ani

    E anche quest’anno ci siamo: è arrivato Carnevale. A dire il vero i negozi e i supermercati ci hanno offerto la vista di maschere, trombette, coriandoli, stelle fi lanti e vestiti vari già dai primi di gennaio, se non prima, ma solo ora siamo entrati a pieno tito-lo in questo particolare periodo che si concluderà il Mercoledì delle Ceneri. Cervignano non sta certo a guardare; l’edizione 2006 di “Carnevalfest” si pre-senta interessante, come ci spiega uno degli orga-nizzatori, Riccardo Rigonat:

    BAMBINI Sono loro i più entusiasti, neanche a dirlo, dell’arrivo

    del Carnevale. Perché? Le risposte sono le più classiche: perché si mangiano crostoli e frittelle, si ricevono in regalo dolcetti vari e, naturalmente, ci si veste. Il trave-stimento resta ancora, fra i bimbi, un momento di gioia: fra le tante maschere che troveremo per le vie di Cer-vignano, però, anche quest’anno, da quanto risulta dal sondaggio, trionferanno Zorro per i maschietti e le fati-ne per le femminucce; ma anche le fate si aggiornano, ed ecco allora comparire le Winx (si scriverà così? Scusate l’ignoranza, ma io sono rimasto alle Tartarughe Ninja…), maghette del terzo millennio protagoniste di un cartone animato di successo. Permettetemi però di assegnare la mia preferenza alla maschera propostami da una simpa-ticissima bimba, di nome Martina, che si vuole vestire… da gatto, facendo sorridere la madre: « Non sarà molto semplice, ma ci proviamo! »

    ADOLESCENTI E GIOVANIArriva l’adolescenza e cambia il modo di sentire e vi-

    vere il Carnevale: meno travestimenti, più scherzi! Se ci facciamo caso, sono soprattutto gli adolescenti a imbrat-tarsi vicendevolmente di quella schiuma bianca non par-ticolarmente profumata. Non dimentichiamo però tutti quelli che invece operano, assieme ai loro “colleghi” più grandi, all’interno dei gruppi del Ricreatorio come ani-matori e protagonisti di carri allegorici: a Cervignano, fra le varie associazioni, la schiera è particolarmente folta.

    Dai 18 anni in su, le posizioni si fanno più radicali: da una parte i pro mascherata, ancora entusiasti nel vestir-si, dall’altra gli avversari irriducibili di sfi late e carne-valate varie (« Roba, alla nostra età, di cattivo gusto » mi dice un ragazzo, di cui non do nemmeno le iniziali per non scatenare una caccia all’uomo da parte degli acce-si sostenitori dell’ala avversaria…), senza possibilità di incontro bipartisan, come in Parlamento… Troviamo poi una posizione intermedia: quella di chi, in sintesi, sotto-linea la piacevolezza e la simpatia del Carnevale, purché non siano loro a vestirsi, cosa che non farebbero mai per, così dicono, “vergogna”, ed è proprio questa l’opinione prevalente fra i giovani. « Però vedere i carri allegorici è sempre divertente, e ammiro chi spende il proprio tempo per realizzarli » commenta M.

    Carnevalfest2006

    Cervignano in maschera

    « La sfi lata è prevista per domenica 26 febbraio, sem-pre che il tempo sia bello, altrimenti verrà rinviata alla domenica successiva. Raccomando a tutti di venire, per-ché quest’anno avremo carri da tutta la Bassa e anche dalla provincia di Trieste (e stiamo lavorando per ottene-re anche delle sponsorizzazioni per ogni singolo carro!): il ritrovo è fi ssato per le 14:30 nel piazzale del Mesol, da dove partiranno la Banda e tutti i protagonisti della sfi lata che attraverseranno poi via Mercato, via Roma e Piazza Indipendenza. Appuntamento per le premiazioni in sala “Aurora” verso le 17:30: una giuria competente premierà il carro più bello, il gruppo più numeroso, la maschera più “piccola”, ovvero il più giovane fra i par-tecipanti alla sfi lata, e ovviamente il vestito più bello, a cui andrà la maschera d’argento. A seguire, immancabile, un gustoso rinfresco a base di crostoli preparati dall’asi-lo parrocchiale e, infi ne, intrattenimento con la musica del cervignanese Francesco Contadini, che sarà presente anche per tutto il pomeriggio del martedì grasso, quando noi del ricreatorio faremo animazione per tutti i bambini. Non mancate! »

    Vanni Veronesi

    Ma quanto vale questo carnevale?Sapete come si diceva “maschera” in latino? Si diceva, pensate un po’, “persona“. E “attore” in greco? “Hypokrités“, e davvero non ci vuole molto per capire che da questo termine, in origine di signifi cato neu-tro, derivi il nostro “ipocrita”! Cos’è dunque il Carnevale se non il periodo in cui ci si maschera diventando un’altra persona? Il momento in cui, all’interno del proprio vestito da sfi lata, si recita una parte che spesso non corrisponde al proprio carattere? Per questi e altri motivi, molti lo detestano: fi losofeggiano sull’inutilità e la volgarità delle carnevalate e delle mascherate, odiano le trombe di Menelick e si lamentano dei fi umi di coriandoli sparsi per le strade. Tanti altri, invece, gioiscono al suo arrivo: fi nalmente un po’ di evasione, dicono, e se è vero che “a Carnevale ogni scherzo vale”, magari dietro la maschera posso sbeffeggiare il Direttore… In mezzo, e per fortuna fuori da questi schemi, ci sono i bambini, che vivono il periodo come una festa. Il dovere di cronaca ci spinge ovviamente a riportare tutte le opinioni che abbiamo raccolto nel nostro sondaggio fra i cervignanesi, ai quali abbiamo posto queste domande:

    • Come vivi il Carnevale e che cosa signifi ca per te?• Qual è, secondo te, la maschera più bella e quale invece quella più alla moda in questo periodo? • Ti vestirai per la sfi lata? Se sì, da cosa?

    Per esigenze di spazio non riportiamo le singole opinioni raccolte,tuttavia possiamo sintetizzarle per fasce d’età: ecco i risultati.

    ADULTID’accordo, il Carnevale appartiene soprattutto ai pic-

    coli, ma i pareri degli adulti si rivelano ancora più inte-ressanti, curiosi, vivaci. È un argomento che, sulle prime, spiazza un po’ i “grandi”: mi sono divertito ad osservare quel guizzo di stupore nel momento in cui, dopo aver detto che stavo svolgendo un sondaggio per Alta Quota, ho posto la domanda fatidica « Come vive e che cosa signifi ca per lei il Carnevale? ». Magari si aspettavano domande di politica o di carattere sociale, chissà: fatto sta che molti mi hanno sorriso sulle prime… Comunque, hanno risposto tutti di buon grado e in modo perfi no appassionato; la stragrande maggioranza di loro ricorda con un velo di nostalgia e al contempo imbarazzo gli anni dell’infanzia in cui anche loro si mascheravano: « Da piccola facevo sempre festa a Carnevale – mi spiega N. C. – e ho continuato a vestirmi fi no a cinque anni fa. Poi mia madre, stufa di darsi da fare per gli abiti, mi ha detto:

    “Ora basta!”. Da allora non lo sento molto, non mi appartie-ne più… ». Maschera preferita? « Colombina, sicuramente! » No, ma io intendevo… « Ah, in generale… Beh, amavo vestirmi da principessina! » Risposta fra le più classi-che, senza dubbio; A. A. opta invece per i vestiti sgar-gianti e coloratissimi: « Da brasiliana » mi dice. Bello…

    Di tutt’altro tenore la risposta di Flavio: « Il Carneva-le? Mi piaceva, ora invece m’inquieta se viene fatto dagli adulti! Da bambini è una bella occasione per immaginare di essere qualcuno o qualcosa e per scatenare la fantasia; ricordo che ero felicissimo nel mio vestito di Arlecchino, fatto in casa con rattoppi di pigiama. Fatto dai grandi, in-vece, mi provoca un senso di ridicolo preoccupante: signi-fi ca rubare una festa che appartiene ai piccoli, mi sembra una forzatura! A meno che non ci si vesta come a Venezia, con quelle splendide maschere artistiche… »

    Dal canto suo, un commerciante osserva come il Car-nevale « sembra appiattirsi sempre di più e ridursi a un secondo Hallowen; dov’è fi nita la creatività e la semplici-tà di un tempo? »

    ANZIANIÈ proprio vero che i nonni hanno sempre qualcosa

    da insegnarci; sentite cosa ha risposto una simpatica nonna di 80 anni: « Il Carnevale? Mi piace ancora. Tanti anni fa mi vestivo anch’io, anche dopo sposata: un anno, mi ricordo, sono andata con una mia amica in giro per il paese vestita da uomo, con tanto di valigetta, giacca e cra-vatta. Ah, che bello: ci divertivamo con poco quella volta… In casa venivano delle simpatiche signore a festeggiare il Carnevale; si apriva la porta a chiunque, mica come oggi che si ha paura, e si beveva assieme un bicchiere di Marsala. Oggi ovviamente seguo soltanto le sfi late… ».

    Vanni Veronesi

    Il sondaggio

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    È martedì mattina, c’è un sole luminoso, ma fa molto freddo, ed il primo pensiero che cattura la mia attenzio-ne è che il centro sembra in perfetta sintonia con questa giornata. La struttura è ampia, ma si sviluppa su un uni-co piano, l’esterno è tinto di giallo e completamente cir-condato da prato. Niente è fuori posto, non ci sono note stonate, elementi stridenti, sembra tutto ovattato, calmo, sereno. L’operatrice che mi ha accolto all’entrata mi dice di attendere un attimo in un atrio luminoso, pulito, acco-gliente. Alla mia sinistra ci sono poltroncine, un piccolo divano, un tavolino, mentre alla mia destra una porta a vetri da su una stanza molto grande in cui intravedo alcu-ni ragazzi…e tutto intorno pesci tropicali che sguazzano in un mare azzurrissimo! E’ uno splendido murales, di-pinto su una parete circolare che lo fa sembrare un vero acquario, e, per chi entra, è come un’esplosione di vita! Non è solo bello da vedere, è anche emblematico della realtà del CAMPP, di quello che è il centro. Perché qui le persone ospitate VIVONO nel senso più ampio del termi-ne, come mi spiegherà più tardi il responsabile del centro, Stefano Florit. Passano pochi istanti e i ragazzi che sono nella stanza accanto si accorgono della mia presenza. Un paio di loro si avvicinano. Io sorrido mentre mi scrutano tenendosi a distanza. Ma è un attimo, poi anche il loro viso si apre in un sorriso. Mi tendono la mano, si presen-tano, chiedono il mio nome. Nel frattempo arriva Stefano e loro non esitano ad accompagnarci nel suo uffi cio. Ci sediamo uno di fronte all’altra ad una scrivania completa-mente ricoperta di libri, cartelle, documenti e tutto il ma-teriale che serve a gestire un centro come questo. Intanto i ragazzi tornano alle loro attività (su energico invito di Stefano, perché si sarebbero fermati volentieri con noi!)

    …e qui fi niscono le sensazioni e comincia l’intervista.

    Cosa fanno i ragazzi che frequentano il CAMPP?Ci rivolgiamo ad un target d’età molto eterogeneo: si va

    dai 14 fi no ai 65 anni. Fino a quando non verrà creato un servizio che si rivolga specifi camente ad utenti un po’ più anziani, con esigenze chiaramente diverse rispetto ai più giovani, è anche necessario diversifi care le attività.

    Ai nostri ragazzi proponiamo lavori di gruppo in cui ci concentriamo sulle classiche attività di mantenimento delle abilità acquisite da chi ha fatto i cicli della scuola elementare (lettura, scrittura, matematica, uso del com-puter). Ciò che però caratterizza la didattica del centro è lo sforzo costante di proporre attività che consentano di inserire queste abilità di tipo scolastico all’interno della realtà dove i ragazzi vivono: per questo non lavoriamo su schede ma, ad esempio, scegliamo di svolgere un compito di cucina. I ragazzi si ritrovano, così, a dover decidere una ricetta e, successivamente, a scriverla: in questo modo en-tra in campo l’abilità di scrittura col computer. Per com-prare i prodotti necessari a realizzare la ricetta, bisogna fare una lista. Infi ne, ci inseriamo nell’ambiente sociale andando al supermercato, dove i ragazzi devono anche pagare e, quindi, conoscere il valore dei soldi.

    Come si articola una giornata tipo qui al centro?

    A

    Hai immagini interessanti, hai notizie, hai curiosità? Contattaci in redazione: via Mercato 1, [email protected]

    Valorizziamo l’abilitàIntervista a Stefano Florit, responsabile del Campp di Cervignano

    Mancano pochi minuti alle 10, l’orario concordato per l’intervista. Suono al citofono e, mentre una delle operatrici, sorridente, m’invita ad entrare, cerco di formarmi un’immagine dell’ambiente che mi trove-rò di fronte. Percorro i pochi passi che separano il cancello e la porta d’ingresso del CAMPP.

    Tutti i ragazzi arrivano tra le 8.30 e le 9.00, traspor-tati da un servizio di pulmino appaltato dal CAMPP. Poi cominciano le nostre giornate, tutte diverse tra loro e ca-ratterizzate da grande libertà: ogni educatore può decidere, ad esempio, di uscire con il suo gruppo, anziché stare in classe. Generalmente, comunque, ogni mattina è divisa in due parti: ad una prima ora di attività nelle stanze segue la pausa merenda (tu stamattina sei arrivata proprio in questa fase cui i ragazzi tengono molto!). Poi riprendiamo l’attività fi no a mezzogiorno e un quarto. A quest’ora i ra-gazzi cominciano a prepararsi per il pranzo occupandosi, a turno, delle attività di menage: sono i ragazzi, infatti, a preparare e sparecchiare i tavoli sia per la merenda che per il pranzo.

    Questo è quello che avviene di solito, ma, se il territo-rio offre proposte cui i nostri ragazzi possono partecipare, stravolgiamo facilmente la routine! Ad esempio, il lune-dì un gruppo frequenta la piscina di Monfalcone, oppure, quando ci sono spettacoli adatti ai ragazzi, andiamo tutti al Pasolini. È anche abbastanza frequente che sia il teatro a venire qui al centro: abbiamo spazi molto confortevoli e grandi che possono ospitare diverse persone, per cui è possibile allestire uno spettacolo. In queste occasioni tutti i centri della Bassa si riuniscono da noi. Anche il giovedì è una giornata particolare perché andiamo al mercato: ci organizziamo uscendo due insegnanti per volta con i propri ragazzi, in modo da non costituire un unico grande gruppo, ma disperderci, perché vogliamo essere inseriti nella comunità.

    Come vi organizzate per fare parteciparei ragazzi alle varie attività?Durante la mattinata i ragazzi lavorano divisi nelle va-

    rie stanze in gruppi costituiti da non più di 4 o 5 persone, seguiti da un educatore. Per la divisione dei gruppi ci basiamo chiaramente sull’età, ma anche sulle affi nità e le simpatie: infatti, diamo molta importanza alle relazioni che i ragazzi instaurano e ai loro sentimenti.

    E i pomeriggi? Li riserviamo alle attività motorie, la musica, il ballo, i

    giochi di società e le attività espressive, per cui in questa parte della giornata, i ragazzi lavorano riuniti in un unico grande gruppo. Abbiamo anche un piccolo laboratorio che si potrebbe defi nire “pre-professionale”: lo utilizziamo per fare attività pratiche, soprattutto legate alla lavorazione del legno, ma abbiamo fatto anche mosaico e lavori con l’argilla. Sono gli stessi educatori a seguire i ragazzi in questi progetti, ma, inizialmente, per imparare, ci affi -diamo all’insegnamento di uno specialista, a volte veri e propri artisti. I prodotti realizzati sono davvero belli e hanno trovato posto in varie mostre: ad esempio, insieme agli altri CSRE della Bassa, siamo stati presenti con uno stand ad IDEANATALE a Udine.

    Chi sono gli educatori che seguono i ragazzi?Dei 14 operatori su cui possiamo contare, 7 sono edu-

    catori del centro e 7 provengono dalla cooperativa sociale Universis. In questo modo rispettiamo il rapporto 1 a 2 tra educatori ed assistiti stabilito dalla regione.

    I nostri educatori seguono periodicamente corsi di ag-giornamento, in cui, oltre a formarsi per quanto riguarda le attività pratiche, ci si interroga anche sui sentimenti di questi ragazzi. Sono gli stessi che proviamo noi? Come reagiscono al dolore? Come elaborano il lutto? Ad esem-pio, un evento come la morte di un genitore, seppur non compreso inizialmente, genera in un secondo momento un certo grado di sofferenza. Capire fi no a che punto arrivano questi sentimenti, così come la presa di coscienza degli amori e degli affetti è un nostro impegno costante.

    L’intervista è fi nita, ma prima di congedarci Stefano mi permette di dare concretezza alle sue parole facendo-mi entrare nelle varie stanze. I servizi, il laboratorio, la palestra che, grazie ad una parete removibile, all’occor-renza si trasforma in un’ampia sala per gli spettacoli tea-trali: “Questo centro –mi fa notare- risponde molto bene alle esigenze dei nostri ragazzi, perchè è uno dei pochi in regione creati ad hoc, senza barriere architettoniche e con grandi spazi di manovra”. Ci stiamo avvicinando ai pesci tropicali quando Stefano mi fa notare due stanze chiuse:

    “Abbiamo alcuni casi veramente gravi, in stato quasi ve-getativo, che stiamo curando con la musicoterapia: hanno mostrato reazioni ai suoni e ai silenzi assolutamente ina-spettate, che ci hanno permesso di scoprire in loro una con-sapevolezza di cui neanche i genitori si erano mai accorti”.

    Siamo ormai arrivati all’uscita, intorno a noi diversi ragazzi: un paio di loro ci hanno accompagnato men-tre visitavamo il centro, altri ci hanno raggiunto adesso. Stefano li osserva e mi dice: “Tutti loro hanno ritardi medi o gravi, quindi problematiche serie, ma è diffi cile distinguerli in base alla gravità: per noi sono veramen-te tutti uguali”. Penso ai due che mi hanno avvicinata quando sono entrata e alla ragazza che mi sta tenendo per mano in questo momento. E non mi viene in mente il loro handicap, ma quello che hanno dimostrato di pos-sedere: una capacità straordinaria di instaurare legami con immediatezza e sincerità. Il dono di creare subito un contatto con chi hanno di fronte: mi guardano, mi prendono per mano, chiedono come mi chiamo e all’im-provviso non siamo più estranei.

    Marina Biancotto

    Nuove Ideedi Banin Federico

    Parrucchiere uomo e donnaCervignano, via Dante 10, tel 0431 34452

  • Incoraggiato dalla partecipazione di un discreto numero di giovani, il gruppo si propone per il 2006 l’organizzazione di un nuovo ciclo di incontri dal titolo “Sfi de etiche della globalizzazione”.

    Come nella precedente edizione verranno contrapposti personaggi di diversi orientamenti politici e di diverse religioni che dovranno essere disponibili a rispondere alle domande del pubblico.

    E’ infatti intenzione degli organizzatori valorizzare la diversità come una ricchezza e sostenere quanti intendono esprimere la loro opinione facendo nascere un dibattito che coinvolga quanto più possibile i presenti.

    Destinatari dell’iniziativa sono i giovani e, comunque, tutti coloro che intendono approfondire temi di grande attualità che non sempre sono facilmente comprensibili.

    Gli incontri in preparazione riguarderanno i PACS, le religioni monoteiste a confronto, il dialogo fra Occidente e Islam, le risposte della politica alla globalizzazione.

    Luisa Contin

    Altritempi

    uotato domani

    sfi de etiche della globalizzazionecrossroads

    venerdì 27 gennaio 2006, 20.30

    PACS: rapporti liquidi?

    don Luciano Padovese docente teolog

    ia morale

    Alessandro Maran parlamentare D.S.

    Gabriella Burba moderatrice

    venerdì 10 febbraio 2006, ore 20.30

    Sfi de etiche della globalizzazione

    Flavio Pressacco docente universit

    ario, cons. prov. Margherita

    Renato Brunetta docente universit

    ario, parlamentare F.I.

    Andrea Doncovio moderatore

    lunedì 27 febbraio 2006, ore 20.30

    Ebraismo, islamismo, cristianesimo:

    religioni a confronto

    Saleh Igbaria presidente Centro cu

    lturale islamico di Trieste

    Umberto Piperno rabbino capo Comunità

    ebraica di Trieste

    don Santi Grasso docente teologia Studio

    teologico interdiocesano

    Vito Raimo moderatore

    venerdì 10 marzo 2006, ore 20.30

    Occidente sotto assedio:

    quale confronto fra civiltà?

    Vittorio Feltri direttore quotidiano Lib

    ero

    Giampaolo Gri docente universitar

    io

    Luisa Contin moderatrice

    venerdì 24 marzo 2006, ore 20.30

    Globalizzazione e democrazia:

    la politica si confronta

    Claudio Violino consigliere regiona

    le L.N.

    Roberto Antonaz assessore regionale R.C

    .

    Pietro Becci moderatore

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    Centro Giovanile di Cultura e Ric

    reazione Ricreatorio San Miche

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