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rivista Federazione Architetti Abruzzo Molise

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L’EDF Archives Centre di LAN ArchitectureKarim Rashid per il Metrò di Napoli

Guangdong Museum di Rocco Design Architects LtdI 5+1AA per il Quartiere Espositivo di Milano

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Iscritta con l’autorizzazione del Tribunale di Bolognaal numero 8079 del 7 maggio 2010

Direttore EditorialeCesare Ricciuti

Direttore ResponsabileMaurizio Costanzo

CaporedattoreIole Costanzo

Coordinamento di RedazioneCristiana Zappoli

Art DirectorLaura Lebro

Comitato ScientificoFranco Trovarelli

(Presidente Ordine della Provincia di Chieti)Gianlorenzo Conti

(Presidente Ordine della Provincia di L’Aquila)Gaspare Masciarelli

(Presidente Ordine della Provincia di Pescara)Giustino Vallese

(Presidente Ordine della Provincia di Teramo)Nicola Moffa

(Presidente Ordine della Provincia di Campobasso)Francesco Dituri

(Presidente Ordine della Provincia di Isernia)

RedazioneLorenzo Berardi, Biagio Costanzo,

Mattia Curcio, Antonello De Marchi,Silvia Di Persio, Enrico Guerra,

Angela Mascara, Marcello Rossi,Alessandro Rubi, Carlo Salvini,Federica Setti, Paolo Simonetto,

Mercedes Vescio, Gianfranco Virardi

Hanno collaboratoManuela Garbarino, Emilia Milazzo

StampaLITOSEI - Officine Grafiche

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9AMarchitetti

sommario

IntervistaLeopoldo FreyrieCome ridare centralità ai progetti di architettura?

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OpinioneMultiforme modernità dell’architettura in Abruzzo

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TracceLibri, novità, prodotti, notizie dal mondo

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Progettare34Viaggiare con l’arte p.34Stazione Università della Metro, NapoliProgetto di Karim Rashid, Camila Tariki, Dennis Askins

Se il museo espone se stesso p.44Guangdong Museum, GuanzhouProgetto di Rocco Design Achitects Ltd

In simbiosi con il paesaggio p.52EDF Archives Centre, Bure - SaudronProgetto di LAN Architecture

Un’architettura monumentale p.62Centro Direzionale, MilanoProgetto di 5+1AA, Alfonso FemiaGianluca Peluffo e Jean-Baptiste Pietri

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Creative DesignGiuseppe Rivadossi, Biciclette di Design

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ProdottiCeramica creativa

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AppuntamentiArchitetture e design da vedere

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AM architetti - Focus90Pensioni eque e sostenibili p.90

Musei luoghi di confronto p.92

Admirant Entrance Building p.94Progetto di Massimiliano e Doriana Fuksas

Museo del Novecento p.95Progetto di Italo Rota e Fabio Fornasari

Opera House p.96Progetto di Zaha Hadid

Orange Cube p.97Progetto di Jacob + MacFarlane Architect

San Pio da Pietrelcina p.98Progetto di Studio SAA&A

L’ampliamento del Museum of Fine Arts p.99Progetto di Foster & Partners

Centro Civico Noivoiloro p.100Progetto di Tagliabue Volontè e Ida Origgi

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13AMarchitetti

editorialeAM

due anni e più di distanza dal tragico terremoto che hacolpito la città dell’Aquila ciò che si auspicava, purtroppo,non è accaduto. Alla possibilità che dal tragico “cratere”

si potesse risorgere trasformando la ricostruzione in un’occasioneper la definizione di un modello virtuoso di governance e di profi-cua interazione di tutta la filiera degli attori della pianificazione edell’edilizia, si è preferito lo scontro del tutti contro tutti, indifferentialle ragioni degli altri e, soprattutto, degli interessi generali.Le questioni relative agli affidamenti dei Piani di Ricostruzione sonolì a testimoniare tutto quanto si sarebbe potuto fare e non si è fatto.Dal canto suo la Federazione degli Ordini degli Architetti di Abruzzoe Molise si è sempre adoperata affinché si raggiungesse l’obiettivoprimario dei soggetti coinvolti nel processo di ricostruzione, quellodi favorire il più rapido rientro della popolazione colpita nelle pro-prie abitazioni in condizioni di sicurezza rispetto al passato; quellodi creare le condizioni affinché si attivasse una sinergia positiva traPubblicheAmministrazioni, Enti Locali, Mondo delle Professioni eUniversità per il perseguimento degli interessi generali.Tutto ciò non è accaduto e, ad oggi, si è ancora impantanati nellesabbie mobili dei ricorsi, anche perché alcuni soggetti hanno rite-nuto che i Piani di Ricostruzione si configurassero “come stru-menti innovativi, con profili di complessità poco noti agli ad-detti ai lavori e in particolare alla professione corrente” (dallalettera aperta “UNA RISPOSTA DELLE UNIVERSITÀ ALL’OR-DINE DEGLI INGEGNERI” inviata a tutti gli Ordini professionaliabruzzesi dal delegato del Gruppo di Università coinvolte).Tali affermazioni, fatte dal Preside della Facoltà di Architettura diPescara, che di fatto certifica l’incapacità di coloro che praticanola professione corrente di affrontare un tema come quello deiPiani di Ricostruzione, dovrebbero preoccupare non poco e do-vrebbero preoccuparsi ancora di più i politici regionali. Se a frontedell’offerta formativa delle Facoltà di Architettura italiane in uncontesto ove operano centinaia di migliaia di professionisti e dovevengono continuamente immessi nel mercato del lavoro giovaniabilitati, non è possibile trovare un gruppo sufficiente a dare ri-sposte progettuali ai bisogni regionali, la domanda che sorgespontanea è: a che cosa sono servite le Facoltà di Architettura inItalia? Se in più di quarant’anni non è riuscita a formare una classeprofessionale capace di rispondere adeguatamente alle necessitàdi un territorio, soprattutto nei momenti del bisogno, a cosa è ser-vita la Facoltà di Architettura in Abruzzo?Eppure, quando i politici dell’epoca avviarono il processo d’inse-diamento delle Università inAbruzzo lo fecero con l’auspicio di con-tribuire a dotare il territorio di quelle risorse professionali capaci diassicurare il salto di qualità a una regione in corsa verso lo svi-luppo. Con la lettera aperta “Risposta delle Università all’Ordine de-gli Ingegneri” il preside della Facoltà di Architettura di Pescara, difatto, certifica questo fallimento. Nei panni del Presidente Chiodie dei Sindaci Abruzzesi mi preoccuperei molto di questa situazione,della mancata capacità di trasferimento dei risultati della ricercauniversitaria ai professionisti che operano sul territorio, in una lo-

gica di formazione continua; della mancata ricerca di un rapportocontinuo con i professionisti con i quali intessere una proficua col-laborazione per il progresso della disciplina e della professione cor-rente; della ricerca di una via ottimale per la transizione dei giovanilaureati dal mondo della formazione universitaria a quello della pro-fessione. Evidentemente quelle citate sembrano essere priorità peraltre Facoltà abruzzesi (come ad esempio Scienze Manageriali)ma non sembrano essere priorità per la Facoltà di Architettura.L’idea di una professione corrente incapace di sviluppare ricercanell’ambito del proprio misurarsi con i temi della progettazione edella pianificazione è un’idea che mortifica la tradizione dell’Ar-chitettura e dell’Urbanistica Italiana ed aumenta la confusione deiruoli che i vari soggetti ricoprono nella società italiana.Relegare i professionisti abruzzesi alla redazione ed esecuzionedei meri atti tecnici oltre a schiacciare verso il basso tutto il varie-gato mondo dei professionisti tecnici, produrrebbe la desertifica-zione della comunità professionale abruzzese privata delle pocheoccasioni professionali capaci di farla crescere e già provata dallagrave crisi economica-finanziaria tuttora in atto.Per quanto riguarda il volontariato offerto ai comuni pilota del cra-tere individuati dalla Regione, ritengo che il “volontariato” sia talese non ci si aspetta nulla in cambio. Le convenzioni sottoscritte inmolti di questi comuni, e oggetto dei ricorsi dei colleghi ingegneri,credo si configurino come un “rimborso” a tale “volontariato”. Con-venzioni che prevedono compensi che, per omaggio alla traspa-renza, sarebbe utile far conoscere alla comunità abruzzese. Il ter-mine volontariato, pertanto, ritengo si addica di più all’attività diservizio svolta dai colleghi architetti (ingegneri, geologi e geome-tri) che a fronte del solo rimborso spese hanno offerto nella fasedell’emergenza, e continuano a offrire, le loro prestazioni profes-sionali per l’accelerazione della fase della ricostruzione.Per chiudere queste pagine tristi in maniera ottimistica la Federa-zione degli Ordini degli Architetti di Abruzzo e Molise ritiene utilelanciare una proposta di fiducia e di speranza. In una fase in cuiè tornato all’attenzione del dibattito nazionale lo strumento del Con-corso, vorremmo che nel mondo si parlasse dell’Aquila per la ca-pacità di selezionare i migliori progetti per la rinascita della città at-traverso i Concorsi di Progettazione. In tale direzione laFederazione è impegnata a costruire, in collaborazione con ilConsiglio Nazionale, l’Ordine degli Architetti della Provincia del-l’Aquila, il Comune dell’Aquila e altri soggetti istituzionali e asso-ciativi, un percorso che permetta l’indizione di un Concorso Inter-nazionale di Progettazione per la selezione del progetto darealizzare in un’area a scelta del Comune. Siamo impegnati affin-ché tale proposta si concretizzi perché crediamo che, dopo tantepolemiche, sia giunta l’ora di supportare la rinascita della città del-l’Aquila nel periodo più delicato della sua storia recente.

Mauro LatiniPresidente della Federazione degli Ordinidegli Architetti PPC di Abruzzo e Molise

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eopoldo Freyrie il 16 marzo è stato elettopresidente del CNAPPC. Per i prossimi 5anni come pensa di affrontare temi quali:

il rapporto tra il Consiglio Nazionale e gli iscritti,l’attesa riforma delle professioni, le nuovegenerazioni di architetti e le pari opportunità?«Voglio essere chiaro, diretto ed esplicito: impegnoprimario di questo Consiglio Nazionale è quellodi operare affinché si crei nel Paese un contestopolitico, sociale, culturale ed economico checonsenta a tutti gli architetti italiani di esprimere leloro straordinarie capacità professionali. Voglio chetutti i nostri colleghi abbiano le stesse opportunità diaffermarsi senza che ciò possa avvenire solo se sidispone di ingenti risorse economiche proprie, o siabiti in un’area del Paese piuttosto che in un’altra, ovi sia una discriminazione di genere. Stiamo varandouna serie di iniziative destinate ad aprire il mercatodell’architettura e vorrei che prevalesse sempre ecomunque la competenza e il merito. Fondamentalesarà l’azione volta a garantire la maggior molepossibile di informazioni ai professionisti affinchépossano costantemente conoscere l’andamentoe i bisogni del mercato. Abbiamo previsto larealizzazione di un database nazionale degliarchitetti attraverso il quale i committenti abbiano lapossibilità di valutare i professionisti attraverso i loroprogetti e non la loro capacità di realizzare unaefficace autopromozione pubblicitaria. Abbiamoanche in animo di svolgere un’intensa azione dipromozione a favore degli architetti italiani all’estero.Mentre un altro grande e importante capitolodell’attività del Consiglio Nazionale riguarderà iconcorsi che vorremmo fossero banditi anche per igrandi progetti realizzati dai committenti privati. Circala Riforma delle professioni prendiamo atto - quasisconsolatamente, come tutti - che essa non verràproprio approvata in tempi brevi. Troppi Governi etroppi Parlamenti l’hanno prima promessa, poisbandierata, poi dimenticata, poi, infine, insabbiata.Noi seguiremo un’altra strada: pur non mancando

di esercitare forti pressioni affinché il processodi riforma non si arresti del tutto, useremo conmaggiore incisività le norme già esistenti, o quellediscendenti da norme derivanti da altri provvedimentilegislativi, per alcuni specifici problemi: mi riferisco,in particolare, alle società di architettura, allaformazione permanente, all’equo compenso.Mi preme sottolineare l’importante iniziativa cheabbiamo avviato: consentire che anche l’Italia abbiauna sua legge per l’architettura. Abbiamo iniziatoa promuovere l’idea di questa legge con l’obiettivodi ridare - nel nostro Paese - centralità allaprogettazione rendendo trasparente il mercatoe aprendo, innanzitutto, il mercato ai giovaniprofessionisti. La formazione permanenteobbligatoria rappresenta un traguardo che sono certoraggiungeremo in tempi brevi. Il Consiglio lavoreràmolto su questo argomento perché credo che solocon la qualità delle nostre conoscenze sapremoaffermare e qualificare al meglio la nostraprofessione. È necessario, però, verificare comeassicurare una qualità alta e omogenea dei corsidi formazione e come abbatterne i costi per nonaggravare sul portafoglio già in crisi degli architetti,in particolare i giovani. Vorrei sottolineare, infine,due ultime questioni in grado di indicare conchiarezza la cifra dell’operare checaratterizzerà questo Consiglio Nazionale:la prima è la proposta formulata alMinistero dei Beni Culturali per lacreazione dei “Quaderni della giovanearchitettura” che costituiscanocurriculum per l’accesso a Concorsi eGare; la seconda riguarda la questione“femminile”. Essa emerge in tutta la suaevidenza se si esamina con attenzioneil Rapporto 2010 di Almalaurea: periniziare ad affrontare con cognizionedi causa questa importante questioneabbiamo istituito un Osservatorio sullePari opportunità che sono certo in tempi

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COME RIDARE CENTRALITÀ

Il nuovo presidente del CNAPPC, Leopoldo Freyrie, ritiene urgenti alcune iniziative a sostegnodei giovani architetti. Valorizzando competenza, merito, formazione e Pari Opportunità. Ma senzadimenticare il contributo etico degli architetti alla vivibilità delle nostre città di Iole Costanzo

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intervistaAM

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Leopoldo FreyrieMilanese, 52 anni, nel 1993fonda con Marco Pestalozza la“Freyrie & Pestalozza ArchitettiAssociati’”, realizzando in Italiae nel mondo edifici complessie sedi di società e di attivitàcommerciali. Consigliere delCNAPPC dal 1997, nel 2001è rappresentante del Governoitaliano al Comitato Consultivoper la Formazione di Architettopresso l’Ue. Nel 2004 èPresidente del Consiglio degliArchitetti d’Europa ed è insignitodella American Institute ofArchitects Presidential Medal.Attualmente è presidentedel Consiglio Nazionale degliArchitetti, Pianificatori,Paesaggisti e Conservatori,eletto il 16 marzo 2011.

brevi sarà in grado di formulare alcune concreteproposte di intervento».L’Ue sovvenzionerà per alcune città italianeincentivi per la mobilità sostenibile. Lei haribadito quanto alle nostre città manchi unavisione unitaria strategica. Che consigli puòdare alle città in lizza?«Quanti lavoreranno per ottenere questifinanziamenti sanno benissimo cosa devono fare.Quindi, piuttosto che dare consigli, mi premesottolineare che gli architetti italiani sono pronti adare la loro completa disponibilità a partecipare adun progetto di ampio respiro, volto a migliorare lavivibilità delle nostre città. È un diritto - quello di unavivibilità migliore - che considero assolutamentesacrosanto. Noi tutti siamo consapevoli che occorraideare e realizzare un nuovo habitat urbano: per farloserve avviare un’operazione di ampio respiro e dilungo periodo sul tema dell’abitare. Serve ilcontributo fattivo e propositivo di più soggetti coni quali dialogare e lavorare in sinergia: tra questi, leistituzioni, le università, gli urbanisti, le associazioniambientaliste, i costruttori, il mondo dell’economiae della finanza. Finalità dell’operazione deve esserela consapevolezza dei nuovi bisogni dei cittadini intermini di risparmio energetico, salvaguardia erispetto del territorio, tutela del paesaggio. Da questopunto di vista l’Europa ci indica la strada chedobbiamo percorrere e ci dice anche che i programmidi intervento per la vivibilità delle città debbono averecarattere prioritario».La procedura, per i bandi, aperta al prezzo piùbasso, ha creato problemi sia nella progettazioneche nella realizzazione. Perché non si solleva lagiusta indignazione per tale procedimento?«Il nuovo Consiglio Nazionale, sin dalle primebattute, ha subito assunto una posizione contraria atutte quelle forme di affidamento di incarichiprofessionali basati sul ribasso dell'onorario, chemortificano la qualità delle prestazioni professionali ela dignità dei professionisti. In realtà, emendando epromuovendo il nuovo regolamento sui LavoriPubblici (di cui al D.P.R. 207/2010) che è entrato invigore l’8 giugno, abbiamo già conseguito l'obiettivodi scartare le procedure del prezzo più basso perl'affidamento dei servizi di architettura e diingegneria. Infatti,il comma 4 dell'art. 266, perl'affidamento di tali servizi punta esclusivamentesull’offerta economicamente più vantaggiosa,garantendo peraltro un peso ponderale ridottissimoper il prezzo e per il tempo e privilegiando dunquel’adeguatezza e le caratteristiche metodologiche. Traun mese, dunque, non dovremmo più registrareaffidamenti con ribassi del 60 o del 70%. A questo si

aggiunga che, in occasione delle consultazionipromosse dalla Commissione Europea per larevisione della Direttiva appalti, il Consiglio Nazionaleha presentato, un proprio documento con il quale haproposto il rilancio del concorso di progettazione,quale procedura prioritaria per l'affidamento di servizidi architettura, con una formula più snella, al fine disuperare quelle lungaggini burocratiche che, di fatto,ad oggi ne hanno impedito l’adeguata diffusione.In particolare, la nostra proposta prevede che alconcorso si partecipi solo telematicamente e con unnumero ridotto di elaborati, al fine di ridurre tempi disvolgimento e costi di partecipazione».Il benessere del cittadino, dell’uomo, può essere,secondo lei, influenzato dalla buona architettura?«Voglio partire da una considerazione generale: lacultura del costruire deve proporre soluzioni chemigliorino le condizioni di vita dei cittadini. Per farlodeve saper comprendere l’ambiente, saper ascoltaree poi realizzare i bisogni che arrivano dalle variecomponenti della società. È da tempo che il ConsiglioNazionale ha lanciato l’allarme sullo stato delpatrimonio edilizio delle nostre città e in particolaredelle periferie. È davanti agli occhi di tutti che essesi trovino in condizioni tecniche, energetiche eambientali assolutamente disastrose, conconseguenze negative sulla vivibilità, alla quale icittadini non possono, non vogliono e non debbonopiù rinunciare. Conseguentemente e coerentementeabbiamo sottolineato come il recupero ambientaledell’edificato non solo permetterebbe di ridisegnarele città, ma consentirebbe di “ristrutturare” il nostroPaese, riportandolo negli standard di sicurezzae di efficienza dai quali è attualmente fuori. Unaoperazione - quella del rinnovamento e dellariqualificazione delle città - che, dal punto di vistafinanziario, può essere realizzata attraverso varistrumenti: tra questi, l’utilizzo di incentivi fiscali, dellaperequazione urbanistica, di fondi europei; dal puntodi vista economico riequilibrando, così, risorse einvestimenti pubblici da progetti relativi a grandi opereinfrastrutturali, fino agli interventi sulle nostre città.Mi preme ancora una volta sottolineare che in questaoperazione di recupero dell’habitat, l’architettura può -e deve - tornare ad assumere il suo naturale valoreetico al servizio della società. Gli architetti italianidevono poter contribuire allo sviluppo civile del Paeseinterpretando e ritrasmettendole nei loro progetti leesigenze dei cittadini, sempre più consapevolidell’importanza dell’architettura e dell’ambiente per lavita quotidiana. Siamo pronti a promuovere un grandeprogetto per il Paese nella consapevolezza di avere ildovere di lasciare a chi verrà dopo di noi un Paesemigliore di quello che abbiamo ereditato».

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ino e oltre gli anni Ottanta del Novecentol’identità architettonica regionale abruzzeseè stata associata, quasi esclusivamente, ai

monumenti del suo lungo Medioevo: un’eredità riccae importante, conosciuta grazie a un’ampialetteratura specialistica e all’opera di storici ed eruditilocali. Successivamente, specifiche, anche se nonsempre coordinate indagini condotte sul territorio eripetuti appuntamenti culturali hanno portato avantila conoscenza e lo studio delle architetture che apartire dall’unificazione nazionale e nel corso dellaprima metà del Novecento hanno modificato ilpanorama urbano e il paesaggio della Regione.Architetture spesso legate a modelli e linguaggispecifici, e connesse a precisi contesti geografici,etichettate - valgano ad esempio - come “eclettismoe liberty del teramano” o “architetture del ventenniodella Marsica”. Studi su singoli e significativicomplessi architettonici e su più ampi settori urbanie tessuti edilizi hanno così documentato e divulgatol’eredità architettonica abruzzese fino al secondoconflitto mondiale, fornendo, peraltro, un decisocontributo a una più ampia conoscenza delcomplesso mosaico dell’architettura moderna delprimo Novecento in Italia. Larga parte di taliimportanti contributi non oltrepassano nelle loroindagini la soglia degli anni Quaranta del XX secolo,lasciando quindi misconosciute - se non perframmenti all’interno di generali storiedell’architettura – le architetture più recenti, quel“moderno e post-moderno anonimo” realizzato dalsecondo dopo guerra fino al primo decennio del XXIsecolo, fecondo, tra l’altro, delle realizzazioni digiovani professionisti locali.È in particolare su tale ambito cronologico che inanni recenti, tra le ricerche svolte nell’ambito delcorso di Storia dell’architettura 2 della Facoltà diIngegneria dell’Aquila di cui la scrivente è titolare, èstato avviato un ‘censimento’ e una catalogazionesistematica dell’architettura contemporaneaabruzzese. Uno screening sul territorio, affiancato

anche da attività seminariali svolte da professionistie docenti attivi nella Regione, che ha avuto tra i suoiesiti la pubblicazione di due volumi (ABRUZZO.Architetture a confronto XIX e XX secolo, SimonettaCiranna, Gangemi Editore, Roma 2005;Dall’Adriatico al Gran Sasso. Architetture e progettidel nuovo millennio, a cura di Simonetta Ciranna,Gangemi Editore, Roma 2009). Due opere dallastruttura molto diversa ma i cui contributi forniscononel loro insieme un quadro articolato dell’architetturaabruzzese del XIX e XX secolo (il primo), e del XXIsecolo (il secondo). Nei due testi si analizzano,quasi esclusivamente, architetture effettivamenterealizzate, così delineando la reale consistenza di unpatrimonio regionale, multiforme e dai significati econfini non sempre facili da circoscrivere; un insiemeda leggere anche in relazione ai numerosi progettidisattesi e, talvolta, di improbabile realizzazione efattibilità. Ne emerge un quadro in cui accanto apoche realizzazioni di eccellenza che hanno attiratol’attenzione della critica architettonica e ilriconoscimento come manifesti dell’architetturaitaliana – valga ad esempio la casa dello studente aChieti di Giorgio Grassi -, si schiera una sequenzadi architetture di evidente qualità progettuale la cuiconoscenza è spesso rimasta circoscritta alle paginedelle più o meno note riviste di architettura.Alla conoscenza e divulgazione di questo ‘capitale’architettonico, che pur disperso in un territorio nonfacile evidenzia la vitalità delle ultime generazionidi professionisti, mira in maniera più specifica ilsecondo lavoro, titolato Dall’Adriatico al Gran Sasso.Architetture e progetti del nuovo millennio: unaggiornamento della ricerca architettonica nellaregione Abruzzo e un’apertura verso realtà diverse.Il principale obiettivo del testo consiste nel verificare,attraverso un’indagine sulla produzionearchitettonica dell’ultimo decennio, l’esistenza omeno agli inizi del XXI secolo di una ‘provinciadell’architettura’ ed, eventualmente, di definirne icontorni e le specificità. A tal fine il volume accoglie

opinioneAM

Articolato e complesso, il panorama dell’architettura abruzzese presenta realizzazioni di eccellenzariconosciute dalla critica. Intanto le nuove generazioni di architetti emergono alla luce di una fertilecreativà. E la casa, per loro, resta ancora il più diffuso banco di prova di Simonetta Ciranna

F

MULTIFORME MODERNITÀ

Dall’Adriatico al Gran Sasso.Architetture e progetti delnuovo millennio.A cura di Simonetta Ciranna.Gangemi Editore.Il libro nella prima parte accogliele opere di progettisti selezionatiper il loro legame, di nascita,formazione, lavorativo epersonale con l’Abruzzo, diseguito presenta progetti erealizzazioni di professionisti piùradicati nella regione Abruzzo.La ricerca scopre, in una regionedivenuta laboratorio per ladrammatica realtà del post-sisma,soluzioni figurative e tipologiche'comuni' ma appartenenti alcontemporaneo.

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nella sua prima parte le opere, accompagnate dabrevi testi introduttivi e da schede tecniche, diprogettisti selezionati anche per il loro legame - dinascita, di formazione, di lavoro universitario eprogettuale – con la regione Abruzzo (Paolo Belardi,Carlo Terpolilli/Ipostudio Architetti Associati, CarloPozzi, Massimo Raschiatore, MosèRicci/RicciSpaini, Giovanni Vaccarini). Lapresentazione parallela, in questa parte, di opererealizzate o ideate dagli stessi progettisti anche peraree e realtà territoriali diverse dall’Abruzzo, faemergere da un lato l’inconsistenza dell’idea di una‘provincia dell’architettura’, dall’altro, la complessitàdel rapporto architettura e luogo/territorio/paesaggioin cui essa si insedia. Una complessità cheevidenzia la faticosa e non univoca appartenenza alcontemporaneo dei progettisti, peraltro tuttiimpegnati - se pur diversamente - nella didatticauniversitaria: Paolo Belardi, rivendica l’importanzadei luoghi della sua vita; Carlo Terpolilli definisce ilprogettare come un atto di fiducia e di speranzaverso il futuro, se pur accompagnato dal senso ditragedia; Carlo Pozzi chiede al progetto di generareforma in contesti talvolta scialbi e marginali;Massimo Raschiatore affida al rigore geometrico laricerca di un’architettura di pace e di quiete; MosèRicci aspira a una concezione sempre piùcontestualizzata, visionaria e informale del farearchitettura; Giovanni Vaccarini esige il primato delpensiero sulla forma nella concezione del progetto.A questa prima sezione del libro, segue una piùampia e allo stesso tempo più asciuttapresentazione di progetti e realizzazioni frutto dellavoro di una nuova generazione di professionisti,la cui produzione architettonica è - spesso solo inragione della loro ‘adolescenza professionale’ - più

radicata alla regione Abruzzo (Simonetta Ciranna) eal Molise (Annalisa Sforza). Architetture forse menospettacolari e di una scala dimensionale spessoinferiore, caratteristiche che sembrano confermarela scarsità delle occasioni concesse ai giovaniprogettisti, la crescita faticosa di una professionalitàlocale e la difficoltà di un ricambio generazionale inun mercato asfittico e spesso condizionato daeffimere scelte politiche. La casa – residenzamonofamiliare o palazzina – resta ancora il piùdiffuso banco di prova per tali generazioni. Losprawltown spesso costituito da piccole residenze,contraltare, tra l’altro, del fallimento dellemegastrutture residenziali e della paralisi dell’ediliziaresidenziale pubblica, accoglie alcune abitazioni diqualità progettate da giovani emergenti.Il testo chiude, poi, con un’estesa antologia diquanto realizzato in Abruzzo nell’ultimo decennio(Vincenzo Di Florio), una quadro questo che va aintegrare e aggiornare indagini analoghe pubblicateprecedentemente. Assieme alla residenza di piccolee medie dimensioni, le opere dei giovani abruzzesie molisani e quelle incluse nella più generaleschedatura abbracciano anche la progettazione dispazi commerciali e del terziario, di riqualificazioneurbana ed edilizia, di recupero di preesistenze, didesign. Interventi puntuali e spesso occasionali chedenunciano il mancato riconoscimento in unlinguaggio nazionale o internazionale e che oscillanoda raffinate soluzioni high tech a un uso astratto deimateriali come pura espressione formale, fino allabioarchitettura. Lo spaccato che ricostruiscono le tresezioni del volume è quello di una territorio in cuisi disperdono architetture di un Moderno ePostmoderno anonimo, al cui interno emerge laricerca di un contraddittorio con il luogo/paesaggio;un confronto difficile e talvolta non risolto proprio neicontesti non urbani, forse a ragione della matricecittadina del progettista italiano. È tuttavia su taleconfronto che molti progettisti (in Abruzzo e in Molisecome nel resto d’Italia) hanno esercitato in questodecennio la loro faticosa e non univoca appartenenzaal contemporaneo, costruendosi un’individualeidentità che - dopo la crisi economica (e il terremotoa L’Aquila del 6 aprile 2009) - ha anche rielaborato leimportazioni acritiche, se non edonistico-consumistiche, di forme architettoniche e modelliinsediativi. Una filigrana, quindi, tessuta tra Abruzzoe Molise che, attraverso le architetture di progettisticome - tra i tanti altri citati - Fuksas, Micara e Pozzi aPescara e provincia, Canali e Vaccarini nel teramano,di Medir e n!studio nella provincia di Isernia, diDuronio a L’Aquila, di Barbieri/Bo/Manzo/Mennellaa Chieti, di Florio&Sforza e Tranti nella Frentania, diBellotti & Scardera nella provincia di Campobasso,restituisce la silenziosa polifonia di un dispersocontemporaneo italiano.

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1. Giampiero Duronio,sede direzionale mercurioservice, L’Aquila 2010;2. Giovanni Vaccarini,Casa Capece-Venanzi,Giulianova (TE) 2005;3. Carlo Pozzi,ampliamento di cantinavinicola, Spoltore (PE) 2008

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TTRRAACCCCEE� MUSEI Architetture per non vedenti

A Varese, al piano terra della Villa Baragiola di Masna-go, ha inaugurato ad aprile il nuovo Museo Tattile pervolontà dell'associazione "Controluce onlus" e della se-zione varesina dell'Unione italiana dei ciechi e degli ipo-vedenti. Il museo abbatte le barriere permettendo ai nonvedenti di avvicinarsi all'arte, all'ambiente, all'archeolo-gia, alla storia. Ospita, infatti, una raccolta di modelli tat-tili finalizzati alla comprensione del mondo in tutti i suoiaspetti: geografico, architettonico, artistico, paesaggistico,dando vita a una vera e propria enciclopedia tridimen-sionale che racconta una realtà da guardare con gli oc-chi e con le dita. Qui cadono tutte le differenze e le bar-riere tra “vedere con gli occhi” e “vedere con le mani” ele opere esposte devono essere toccate, per renderepossibili nuove esperienze multisensoriali. Il progetto na-sce dalla volontà di creare un ambito che spazi su nuo-vi orizzonti conoscitivi: l’osservazione tattile non è soloil principale canale di conoscenza per i non vedenti, maanche un allargamento delle modalità di fruizione del-la realtà, e quindi anche dell’arte, per tutti. Il museo of-fre a chiunque la possibilità di scoprire nuove modalitàdi conoscenza attraverso le proprie mani. Lo spazio espo-sitivo lombardo è un ideale prolungamento del MuseoOmero di Ancona e del Museo Tattile di Madrid, entrambi,però, dedicati alla scultura. È diviso in sei sezioni: sto-ria dell’architettura, particolari architettonici, modelli

geografici, modelli archeologici, guide turistiche tridi-mensionali, le vie d’acqua e i mulini. Vi si trova, inoltre,un’installazione permanente destinata ai visitatori vedentiche, ospitata all’interno di una serie di container, rap-presenterà una sorta di “dedalo multisensoriale” nel qua-le i visitatori potranno scegliere di raggiungere l’uscitabasandosi sulla sola vista e incontrando delle difficoltàdettate dall’utilizzo di una serie di luci ingannevoli, o po-tranno invece farsi guidare dagli input sonori e tattili cheli accompagneranno con facilità lungo tutto il percorso.Obiettivo di questo dedalo sarà quello di dar vita ad unaemozione esperienziale, sottolineando l’importanza diuna fruizione multisensoriale della realtà e la necessi-tà di considerare i sensi cosiddetti “vicari” (udito, tatto,olfatto e gusto) come un supporto fondamentale al sen-so primario della vista. Oltre a ciò, negli spazi del mu-seo trovano posto la “libreria del Museo”, il corner“Quarta di copertina”, la sala dei laboratori, che avran-no caratteristica esperienziale perché l'apprendimentoè legato all'esperienza e all'esposizione a uno stimolo.

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� RESTAURO Il trabocco Turchino

Il recupero e la valorizzazione del trabocco Turchino,(progettazione e direzione lavori a cura dell’architettoMarcello Borrone) sito nel Comune di San Vito Chieti-no nella località denominata Punta del Turchino, è sta-to eseguito in un arco di tempo corrispondente a 13 mesicirca (tra il giugno del 2004 e luglio del 2005), perchéin seguito alle violente mareggiate dei primi giorni del-l’anno 2003 si erano verificati numerosi e ingenti dan-ni strutturali. Questa esperienza è divenuta il banco diprova delle ipotesi per interventi compatibili e soprat-tutto il momento per la conservazione delle pratiche co-struttive attualmente in rapida alienazione. L’azione pro-gettuale si è ispirata alla Carta di Amsterdam (1975),nella quale si stabilisce il principio della “conservazio-ne integrata”, che associa i due concetti della conser-vazione/restauro e dell’attribuzione di un uso appro-priato. Infatti il senso dell’intervento è stato indirizzatoall’impedimento di azioni che avrebbero potuto altera-re l’autenticità del recente passato della “macchina pe-scatoria”, coinvolgendo tutti gli attori che sono stati con-sapevoli del complesso, quanto fragile, patrimonio sucui si stava intervenendo. Tale consapevolezza ha rap-presentato una sorta di vincolo davanti a ogni attoespresso nel progetto di restauro e ridestinazione del-l’oggetto. Il restauro ha tenuto conto dell’esigenza di do-tare il trabocco Turchino d’una funzione che fosse com-patibile con la sua natura, anche attraverso la ripropo-sizione funzionale di materiali al limite della loro dura-bilità, provenienti dalle aree limitrofe, una funzione chenon comportasse modificazioni violente. Ecco quindi ilpensare di destinare questo oggetto ritrovato ad attivi-tà didattiche, scientifiche e culturali, anche perché la sto-ria ci dimostra come la sopravvivenza dei trabocchi siastrettamente legata alla loro utilizzazione. Una consa-

pevolezza unita all’aspettativa che la capacità evoca-tiva di suggestioni, propria di questi luoghi, possa rap-presentare anche una fonte di interesse turistico oltreche culturale e scientifico, inducendoci a rifletterecome la loro conservazione sia, oltre che un dovere cul-turale, anche il presupposto economico per una ride-stinazione compatibile con la stessa loro sopravviven-za. Le fasi dei lavori di restauro sono state organizza-te operando una scomposizione sistemica del traboc-co e, più precisamente, individuando tutte le classi dielementi tecnici (componenti le unità tecnologiche e leclassi di unità tecnologiche). Non trattandosi di una co-struzione ex-novo ma di un intervento sull’esistente e,soprattutto, date le caratteristiche, che attengono al-l’ubicazione del Turchinio e dei trabocchi di scoglio piùin generale, si è manifestata l’impossibilità di agire in-tervenendo su un’unità tecnologica per volta ovvero se-condo un programma prestabilito rispetto a operazio-ni rivolte a tutti gli elementi di una stessa unità. Tale con-dizione ha indotto a procedere riparando una porzionedel sistema per volta e quindi solo alcuni elementi ap-partenenti a diverse unità tecnologiche. Così è stato pos-sibile ridurre le difficoltà legate alla necessità di doverlavorare in acqua. Infatti, nei lavori svolti partendo dariva, una porzione del sistema “rimessa a nuovo” ha as-sunto il ruolo di impalcato per intervenire sulla porzio-ne adiacente, fino a raggiungere gli elementi posizio-nati sempre più verso il mare aperto. Queste modalitàdi esecuzione delle lavorazioni si avvalgono dellescelte adottate nella pratica operativa più antica lega-ta alle attività di manutenzione tradizionali così comel’impiego di determinati materiali ed elementi. I primi ele-menti tecnici oggetto di intervento sono stati quelli com-ponenti le strutture di fondazione e di elevazione ver-ticale; nei lavori di risanamento e sostituzione di dettielementi sono stati impiegati materiali analoghi a quel-li originari, fatta eccezione per gli elementi di giunzio-ne che in un primo momento sono stati realizzati conbarre filettate e bulloni in acciaio per evitare la forma-zione della ruggine. I monitoraggi effettuati sul com-portamento e sullo stato della struttura appena ultima-

Sopra: la disposizionedei cavi costituenti ilsistema stabilizzantedi raccordo tra leantenne, le piccoleantenne, i pali delleantenne e i palidell’argano. Sotto: le tipologie dellestrutture di elevazioneverticale e orizzontalesono rimaste quelletradizionali

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ta hanno svelato un dato molto importante: a causa deimovimenti dovuti alle azioni del mare e del vento, i bul-loni in acciaio lentamente si svitavano, rendendo la co-struzione labile. Pertanto nelle strutture a trabocco an-che la ruggine ha un ruolo fondamentale che consistenel creare il giusto attrito e la necessaria coesione neinodi tra gli elementi lignei. Alla luce di questa osser-vazione i bulloni in acciaio sono stati sostituiti con nuo-vi bulloni in ferro simili a quelli originari, monitorando an-cora la struttura e riavvitando più volte i bulloni fino ache le azioni del mare non hanno restituito il giusto gra-do di ossidazione dei nodi e, quindi, la loro piena fun-zionalità. L’aspetto peculiare appena descritto interes-sa ancora di più i collegamenti tra gli elementi della strut-tura di elevazione verticale e quelli della struttura di ele-vazione orizzontale e i collegamenti tra gli elementi, lon-gitudinali e trasversali, della struttura di elevazione oriz-zontale. Soprattutto nel caso del trabocco Turchino, in-fatti, per il quale le tipologie delle strutture di elevazio-ne verticale e orizzontale sono rimaste quelle tradizio-nali più antiche (la struttura verticale definita da un palo

unico - fino alla quota di calpestio della passerella - eda due spezzoni di pali leggermente inclinati a V - confunzione di sostegno per i cavi costituenti il parapetto- e la struttura orizzontale definita da elementi trasver-sali di raccordo tra il palo verticale e le travi longitudi-nali) che si differenziano da alcune alternative tecno-logiche messe a punto nel corso degli anni. L’obiettivodi non stravolgere le caratteristiche connotanti le strut-ture a trabocco ha restituito un intervento nel quale sonostati riproposti, per quanto possibile, i materiali e le mo-dalità costruttive tradizionali (nelle strutture di elevazione,nelle chiusure, nelle partizioni e nelle dotazioni funzio-nali). Con riferimento a questo aspetto è significativomettere in evidenza la disposizione peculiare e “stra-

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tegica” dei cavi costituenti il sistema stabilizzante di rac-cordo tra le antenne, le piccole antenne, i pali delle an-tenne e i pali dell’argano. Il sistema di cavi di suppor-to alle antenne e sospeso ai pali delle antenne vienefissato anche ai pali dell’argano in modo incrociato ri-spetto al piano di pesca, ossia i tiranti dell’antenna e delpalo dell’antenna a destra si collegano al palo dell’ar-gano di sinistra e viceversa per l’antenna di sinistra. Men-tre i tiranti che sostengono le piccole antenne sono co-munque collegati ai pali delle antenne e dell’argano maseguono un percorso diverso: i cavi della piccola an-tenna di sinistra si collegano prima al palo dell’anten-na di sinistra poi a quello di destra e infine al palo del-l’argano, sempre di destra (non incrociandosi mai sulpiano di pesca); lo stesso avviene per i tiranti della pic-cola antenna di destra. Questa disposizione dei tiran-ti definisce un sistema di cavi che, seguendo diversedirezioni, irrigidiscono l’intero sistema fornendo vinco-li agli spostamenti verticali e orizzontali delle parti strut-turali. Tale irrigidimento è implementato dagli elemen-ti di collegamento tra le antenne e le piccole antenne.L’intervento effettuato sul trabocco del Turchino rap-presenta un’esperienza importante e utile per orga-nizzare un’attività appropriata, ordinaria e continuativadi manutenzione e risanamento dei trabocchi, che si pro-pone come finalità la promozione di un turismo di qua-lità, riferita ad uno sviluppo sostenibile del territorio; inparticolare, nello specifico caso della costa teatina, sipropone di iniziare dal mantenimento e dal recupero deitrabocchi, manufatti esemplificativi della lezione co-struttiva del “genius loci”. L’obiettivo specifico mira a ri-levare il ruolo che tali manufatti possono avere a livel-lo di riferimento sostenibile per il suggerimento dell’at-trezzabilità balneare. In questi territori di estrema vul-nerabilità, il turismo si può configurare anche come ri-schio per il degrado ambientale, causa della pressio-ne antropica e dell'utilizzazione “selvaggia” e impropriadel territorio che può cancellare la memoria storico-culturale del luogo, per dare spazio a un paesaggio omo-logato. In conclusione si potrà aprire ad uno scenarioper la continuazione della tradizione, fornendo la basedi un nuovo modello di fruizione turistica e l’individua-zione di indicatori di sostenibilità per la proposizione diattrezzature compatibili sulla costa in oggetto.

A destra: il traboccoTurchino, fotografatodopo le violentemareggiate dei primigiorni dell’anno 2003.In quell’occasione si sono verificatinumerosi e ingentidanni strutturali che nehanno compromesso ilfunzionamento. Sotto: un particolare deglielementi di giunzione

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� LUOGHI D’ARTE Gli Eremi Celestiniani

In Abruzzo, regione verde d’Europa, sorge maestosala Majella che vanta numerosi Eremi Celestiniani: San-to Spirito a Maiella - Roccamorice - Monastero rupe-stre 1130 m s.l.m.; S. Bartolomeo in Legio - Rocca-morice - Eremo rupestre 650 m s.l.m.; S. Giovanni al-l’Orfento - Caramanico Terme - Eremo rupestre 1220m s.l.m.; S. Onofrio all’Orfento - Caramanico Terme -Eremo rupestre 900 m s.l.m.; S. Onofrio al Morrone -Sulmona - Monastero rupestre 630 m s.l.m.

La storia degli eremi risale alla seconda metà del Due-cento e sono legati alla vita dell’eremita Pietro da Mor-rone (noto come Papa Celestino V). Situati lungo le pen-dici della Majella e del Morrone, immersi nell’incante-vole vegetazione degli Appennini, fanno della loro po-sizione luoghi difficili da raggiungere, mettendo però inrisalto tutta la loro bellezza e il loro fascino architetto-

nico. Alcuni di questi, Santo Spirito a Majella e San Bar-tolomeo in Legio, sono incastonati nella roccia. La loroarchitettura entra in perfetta simbiosi con l’ambientecircostante e ogni singolo elemento architettonico sisposa perfettamente con la parete rocciosa, quasi aricreare una cosa unica con la natura che li circonda.L’Eremo di San Giovanni all’Orfento è considerato ilpiù inaccessibile. È situato in un punto impervio, lo sipuò raggiungere solo attraverso un sentiero che nel-l’ultimo tratto sparisce, costringendo il visitatore a stri-sciare carponi per accedere all’ingresso. Tutti gli am-bienti di quest’eremo, sono intagliati nella roccia. L’Ere-

mo di San Onofrio al Morrone è probabilmente il piùsemplice da raggiungere e dal quale facilmente si puògodere del suggestivo e unico panorama della VallePeligna. A tal proposito va ricordata la visita del PapaBenedetto XVI a luglio 2010, in occasione dell’annoGiubilare Celestiniano.A seguito della pubblicazione del libro Celestino V - Ilgrande segreto del Cielo, uno degli autori, Jean-PaulDi Gaetano, è stato ricevuto in Udienza dal Santo Pa-dre a novembre 2010 per consegnare il messaggio chetuteli questi luoghi unici al mondo.Nello splendido borgo medioevale di Roccacaramanico(PE), durante la seconda settimana di agosto sarà ri-proposta la mostra fotografica dedicata agli eremi di Ce-lestino V. L’evento, organizzato da Jean Paul Di Gae-tano e Vincenzo Del Giudice, porrà in evidenza il qua-

A sinistra: due fotodell’Eremo di SanBartolomeo in Legio(foto A. Montebelli). A destra: Eremo di Santo Spirito a Maiella (foto A. Montebelli). Pagina a fianco:Parco Nazionale della Majella

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lificato materiale fotografico della Prof.ssa Ardea Mon-tebelli sulle bellezze del nostro territorio. La riscoper-ta di questo stupendo borgo medievale stimola una mi-riade di sensazioni e l’impegno e la passione che gliautori hanno profuso per la realizzazione di questa mo-stra è stato il punto di rilancio dell’incantevole borgo ar-roccato alle pendici del Morrone, la montagna che Ce-lestino V scelse per vivere la propria fede. Il luogo, uni-co e misterioso, lontano dai percorsi tradizionali, si tro-va al centro di una triangolazione eremitica che ha datol’impulso per il rilancio di un progetto ampio, in colla-borazione con la comunità montana Majella-Morronee riguarda “La strada degli eremi”. Difatti, il progetto for-nisce delle opportunità particolarmente interessanti perun turismo qualificato e teso al riproponimento di alcunielementi che la nostra vita quotidiana ha concretamenteeliminato. Si pensi all’opportunità di un ritorno alle no-stre origini e nel percorrere lungo l’arco Appenninoabruzzese “La Strada degli Eremi”, i pellegrini avran-no delle opportunità che inevitabilmente li arricchiran-no. I luoghi trattati nella mostra fotografica sono statisapientemente posti nel pregevole testo pubblicato edistribuito dalla casa Editrice Marte con il volume Ce-lestino V - Il gran segreto del Cielo. Vi invitiamo a sco-prire questi luoghi unici e misteriosi con la fotografia inbianco e nero realizzata con pellicola infrarosso.

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� RESTAURO Negozio Olivetti a Venezia

È un negozio progettato, nel 1958, per trasmettere l’im-magine dell’Azienda. L’Olivetti. L’architetto? Carlo Scar-pa! E dal 22 aprile 2011, a più di 50 anni dalla sua co-struzione, il famoso negozio Olivetti di Venezia è statocompletamente restaurato, da Gretchen Alexander Gus-salli Beretta, in stretta collaborazione con la Soprinten-denza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Veneziae Laguna, e donato in comodato, da Assicurazioni Ge-

nerali, al FAI affinché lo gestisca e ne garantisca l’aper-tura al pubblico. L’uomo che visitò, alla fine degli anni ’20,gli stabilimenti Ford di Highland Park, avendo così mododi entrare in contatto con la filosofia fordista del “My lifeand work”, e che ritornato ad Ivrea cominciò immediata-mente a sperimentare il Taylorismo adattandolo al con-testo italiano, è appunto Adriano Olivetti, il giovane in-dustriale illuminato, che commissionò il progetto per il Ne-gozio Olivetti di Piazza San Marco a Venezia all’altrettanto

giovane e rinomato architetto veneziano Carlo Scarpa. L’azienda Olivetti entro i primi anni ‘30 fu investita da unaradicale trasformazione dovuta principalmente all’adozionedi una serie di provvedimenti in favore dei dipendenti ealla scelta da parte dell’azienda di una vasta gamma diprogetti innovativi. Progetti che nel 1955 portaronoAdriano Olivetti a ricevere il Compasso d’Oro per meriticonseguiti nel campo dell’estetica industriale. L’industriacambia volto. E quando Carlo Scarpa è stato chiamatodall’Olivetti per il progetto del negozio la sfida era: pro-gettare un punto vendita che diventasse anche immagi-ne dell’azienda. Una “vetrina” prestigiosa ed elegante chemostrasse, nel cuore di una piazza unica al mondo, i pro-dotti dell’Olivetti: un’impresa all’avanguardia dal punto divista tecnologico e caratterizzata da una forte parteci-pazione in ambito culturale. Adriano Olivetti desideravaun “biglietto da visita” che riuscisse a rappresentare i suoiprodotti e a testimoniare la sua visione del mondo. Que-sta doppia richiesta è stata rappresentata e sintetizzatada Carlo Scarpa in una meravigliosa e raffinata soluzio-ne architettonica che lega, attraverso il proprio linguag-gio, il passato e il presente della città. La genialità di Scar-pa trasforma un piccolo e angusto spazio, con luci, for-me, dettagli e soprattutto con i suoi classici materiali, inun negozio, dilatato con infinite soluzioni, dallo spazio inaf-ferrabile in grado di rappresentare la tradizione immagi-nifica della città. Profondo 21 metri, largo 5 e alto 4, l’am-biente si presentava stretto e lungo, poco illuminato e di-viso in due vani da una parete e con due strette scalet-te che portavano a un ammezzato molto basso. Scarpaelimina il muro di mezzo, amplia così il volume del vanoe ne sfrutta al massimo la lunghezza inserendovi late-ralmente due lunghi ballatoi. Colloca al centro della nuo-va sala la famosa scala, il perno visivo di tutto l’ambien-te, un vero capolavoro architettonico realizzato in pietra

Nelle foto: gli internidel negozio Olivetti aVenezia. Carlo Scarpaè riuscito a creareun'opera di granderespiro. Grazie alcontrollo del disegnoscarpiano, modernitàarchitettonica etradizione venezianaconvivono con grandearmonia

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d’Aurisina, che lui stesso, solitamente indulgente, definiscemolto bella. E aggiunge anche: «È una scala costosissi-ma. Però Olivetti può permettersela – per il re si può fareun palazzo reale». Accanto alla scala, sopra una base dimarmo nero del Belgio, vi ha posto una scultura di AlbertoViani, “Nudo al sole”, ricoperta da un leggero scorrere d’ac-qua. Il pavimento diventa un altro elemento identitario ditutto il negozio. Realizzato con un mosaico in tessere divetro di varie dimensioni e colori, il pavimento cambia co-lore a seconda della zona del negozio: rosso all’ingres-so, la parte centrale del negozio è bianco-grigia, la zonadi accesso laterale blu mentre il retro è giallo. Diventa ungioco di luce e trasparenze, di colori e barlumi che ri-prendono e interpretano il tipico linguaggio veneziano fat-to di riflessi d’acqua e sciabordii colorati. Anche le pare-ti ripropongono e rileggono un caposaldo dell’architettu-ra classica veneziana: lo stucco veneziano, ma propostosu pannelli inframmezzati da luci fluorescenti verticali pro-tette da lastre di vetro satinato. Una scansione luminosatra pannelli tirati con grassello di calce e polvere di mar-mo dall’effetto liscio e lucido. Ma la luminosità dell’ambienteè affidata anche ad un insieme pregiato di lampade in eba-no che illuminano l’ambiente scorrendo a piacimento sucavi d’acciaio sopra le vetrine realizzate in cristallo mo-lato e montate a filo di facciata con viti piombate a vistae intelaiature metalliche. Al piano superiore le finestre sonostate schermate all’interno con grate, in teak e palissan-dro, dalle forme ovali e con andamento scorrevole,mentre i ripiani per le macchine da scrivere sono stati tut-ti realizzati o in palissandro o in metallo e vetro. Superandol’aspetto dimensionale dello spazio, Scarpa crea un’ope-ra che ben presto viene riconosciuta come una delle piùsignificative realizzazioni di architettura civile del XX se-colo. Opera che, nel 1997, la società di Ivrea smette comeshowroom e lascia che lo spazio venga adibito a riven-dita di oggetti per turisti. Più tardi, una volta liberato lo spa-zio, Assicurazioni Generali intraprende e finanzia un ac-curato lavoro di restauro che fa sì che nel 2011 il nego-zio riprenda la sua dignità e la sua storia e venga, sottola guida del FAI, riconosciuto come altra bellezza da sco-prire nel nostro Paese.

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permeabilizzazione del suolo, occultamento della lucead opera del denso tessuto costruito, inquinamento at-mosferico. È stato concepito secondo i principi della bio-mimetica, ossia ispirandosi alle forme naturali e ai pro-cessi biologici, come modelli di perfezionamento delletecnologie umane. La forma si ispira a quella della Dra-caena Cinnabari (nota come Drangonblood Tree) cheminimizza la resistenza al vento e ottimizza la capta-zione di luce solare con una chioma che è concentra-ta nella parte alta in forma d’ombrellone. Il sistema diramificazioni e la posizione dei bulbi si ispira a delle strut-ture bronchiali e alveolari dei polmoni, i dispositivi discambio gassoso per eccellenza. L’intenzione è quel-la di realizzare i rami dei TREEPODS con del materialericiclato e riciclabile. Si sta esplorando la possibilità diimpiegare il polietilentereftalato (PET), il costituente del-le comuni bottiglie in plastica. Questo presenta molte-plici vantaggi: è disponibile in grandi quantità come ma-

teria prima riciclata, può assumere diverse colorazio-ni e diversi gradi di opacità o trasparenza, può esserefacilmente formato per ottenere pezzi dalle formecomplesse e, infine, ha delle eccellenti proprietà mec-caniche. È tuttavia necessaria la messa a punto di so-luzioni per ridurre gli effetti degli UV che ne portereb-bero ad un degrado accelerato. Influx Studio ha in mente la creazione di una rete diTREEPODS diffusa su tutta la città di Boston, con in-stallazioni mirate in quei punti in cui gli alberi naturaliavrebbero difficoltà a vivere. Per esempio, la grande ar-teria autostradale che attraversava la città è stata re-centemente interrata per lasciare spazio ad un lungo par-co, una “spina verde”: in questo caso lo scarso spes-sore di terra riportata è insufficiente alla crescita d’al-beri ad alto fusto e i TREEPODS potrebbero integrar-si con la vegetazione bassa e l’arredo del parco. Grazie alla loro modularità, basata sulla pianta esago-nale, i TREEPODS possono essere assemblati per for-mare spazi coperti più o meno estesi.

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Sopra e sotto: foto dei Treepods, glialberi artificiali il cui sistema diramificazione e laposizione dei bulbi siispirano alle strutturebronchiali e alveolaridei polmoni

� NUOVE TECNOLOGIE Alberi artificiali

Il progetto «Boston TREEPODS Iniative» punta a ri-produrre, e migliorare artificialmente, la caratteristica bio-logica più importante degli alberi: la loro capacità di pu-rificare l’aria, assorbendo CO2 e rilasciando ossigeno.È condotto dall’atelier parigino Influx Studio e dall’or-ganizzazione ecologica SHIFTBoston, con l’obiettivo dirispondere alle ambizioni in materia di sviluppo soste-nibile della città di Boston, in particolare, la riduzione del-le emissioni di gas-serra. TREEPODS non si imponecome la soluzione per risolvere i problemi di riscalda-mento globale che non hanno altra soluzione che un pa-radigmatico cambiamento del nostro stile di vita e del-l’economia mondiale. Si propone, in maniera più rea-listica, come mezzo per alleviare i danni della nostra cat-tiva condotta, in attesa di una seria presa di coscien-za che faccia passare da questa economia «fossile» al-l’economia del rinnovabile. I TREEPODS sono macchinea elevato contenuto tecnologico che lo staff di Influx Stu-dio definisce come una “micro-infrastruttura per la pu-rificazione dell’aria”. In alcun modo bisogna considerarei TREEPODS come concorrenti dei veri alberi, che han-no caratteristiche estetiche e biologiche ineguagliabilie insostituibili. Sono piuttosto un aiuto che si vuole for-nire alla natura, là dove l’uomo ha compromesso le con-dizioni per un suo sano sviluppo: cementificazione, im-

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� LIBRI Le esperienze di Cittadellarte

Nella quarta di copertina sipuò leggere: “Il Terzo Pa-radiso è un passaggioevolutivo nel quale l’intel-ligenza umana trova imodi per convivere conl’intelligenza della natu-ra”. Il Terzo Paradiso,come lo stesso Pistolettoscrive, “si innesta nelleistanze e le esperienzematurate a Cittadellarte…

e ne diviene la visione programmatica”. Cittadellarte èuna realtà creata da Pistoletto a Biella negli anni ’90 conesperti impegnati nella ricerca sociale. Perché Citta-dellarte crede nell’educazione come mezzo primario ditrasformazione sociale. E infatti nel capitolo che recaquesto stesso titolo Pistoletto scrive: “tutto ciò mi fa pen-sare che con impegno e attenzione adeguati, volti allapotenzialità, il cambiamento della società possa avve-nire in tempi molto rapidi...”.

� LIBRI Il design secondo Branzi

Così come il Vasari rinuncia auna teoria generale del mo-vimento per raccontare lebiografie dei suoi protagonistiin Le Vite, così Andrea Bran-zi racconta le vite dei prota-gonisti del design incrociandoa volte la sua di storia pro-fessionale. E racconta an-che cos’è il design nelle suediverse accezioni: produzio-

ne, ricerca, progettazione, identità, tutela, innovazionee lega tutto ciò con la crescita economica del Paese.Andrea Branzi descrive in che cosa consiste la pro-fessione di designer, anche nelle sue attuali diversifi-cazioni, in base alla sua esperienza personale, crean-do un intreccio tra biografie e autobiografia, cronachee vicende personali. Un libro ibrido per descrivere unaprofessione, come lo stesso Brandi la definisce, ibrida,fatta di conoscenze, competenze, intuizione, intelligenzae grazia. In “convivenze parallele” il primo capitolo nondedicato alle monografie dei maestri italiani racconta del-la nuova generazione di progettisti che contempora-neamente stava crescendo a Firenze. Le avanguardiegiovanili di cui lo stesso Brandi faceva parte. La giustadistanza geografica e generazionale che ha portato unmovimento studentesco, influenzato dai circoli filosofi-ci, alla scuola di Michelucci. Un nuovo gruppo che Ger-mano Celant battezzerà “radical design”. Seguono i ca-

pitoli “ Il Nuovo design italiano” che ovviamente partedal grande Ettore Sottsass, “La generazione di mezzo”che parte con Antonio Citterio, passa ad Alberto Meda,Stefano Giovannoni e ovviamente altri per arrivare allanuova generazione e chiude in ultimo con un capitolodedicato a se stesso: “Autobiografia per punti”. .

� LIBRI Musica e architettura

La musica “dello” spazio; lospazio “della” musica; lamusica “nello” spazio; lospazio “nella” musica. La ri-sposta che Roberto Fava-ro cerca in tutto questo la-voro è la precisa domanda:“il suono è implicitamentespaziale?”. Perchè tra lospazio e il suono esiste un

legame. Un legame rispettato dall’architettura nella pro-gettazione tematica. Ma pur sempre un legame esistentea prescindere dalla progettazione stessa. E la musicasi relaziona con lo spazio? Nel libro matura l’idea chele relazioni tra musica e architettura siano state stret-tamente legate nel corso delle diverse epoche. Comelo stesso Roberto Favaro riporta, Luigi Nono, il famo-so musicista architetto morto nel 1990 all’età di 66 anni,scrisse: “ogni epoca, ogni classe ha avuto la sua mu-sica, e gli spazi adeguati alle varie esperienze: la can-toria, il teatro di corte, la sala dei concerti, la piazza…La nostra epoca, sta anch’essa inventando la propriamusica e i suoi spazi”.

� LIBRI Riflessioni sul design

Nella premessa del libro l’au-tore comincia così: “l’idea discrivere questo libro è nataquando, giunto alla maturitàdella mia esperienza di do-cente universitario, ho realiz-zato quale reale difficoltà ci siastata e ci sia ancora nel capi-re nella sua interezza la vi-cenda storica del disegno in-

dustriale o del design, come attualmente viene chiamataquesta disciplina progettuale...”. Il libro rifiuta la logicacronologica dell’esposizione delle produzioni industria-li e cerca un legame, economico, tecnico, sociale e am-bientale con gli eventi storici. È suddiviso in diciotto ca-pitoli che tracciano la strada a ulteriori approfondimen-ti della storia del design. Approfondimenti che nelle ul-time pagine del libro suggerisce di fare nei musei. E sti-la sui musei una sorta di scheda tipologica partendo daquello dedicato proprio al design. Passando per quellimonografici, di cui accenna la storia, giunge a quelli del-le Arti Decorative e della Scienza e della Tecnica.

Il Terzo ParadisoMichelangelo PistolettoMarsilio 96 pagine costo: 15,00 euro

Ritratti e autoritratti di designAndrea BranziMarsilio272 pagine, costo: 28,00 euro

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Spazio sonoroRoberto Favaro

Marsilio304 pagine,

costo: 28,00 euro

Design. Una storiaGiuseppe Chigiotti

Franco Angeli168 pagine,

costo: 19,00 euro

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Karim Rashid, Camila Tariki, Dennis Askins / Napoli

Luminosa, lucida, psichedelica e policroma. È la stazionedell’Università progettata dal designer anglo-indianoKarim Rashid. Riproduce i simboli della cultura classica econtemporanea, inserendo nel processo di visione - illusionelo stesso fruitore di Iole Costanzo

ViaggiareCON L’ARTE

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n museo diverso. Un contenitore d’artecontemporanea e non solo. Non si pagail biglietto per accedervi. Basta acquistare

un normalissimo ticket per la metropolitana ed èpossibile ammirare grandi opere d’artecontemporanea. È il Metrò dell’Arte di Napoli chedal 26 marzo di quest’anno, data dell’inaugurazione,si è corredato di una nuova stazione. La stazionedell’Università di piazza Bovio curata dal designeranglo-indiano Karim Rashid.Il complesso progetto Metrò dell’Arte di Napoli, fattodi 15 stazioni distribuite su un percorso di circa 15km di rete, con ben 108 elementi di collegamentotra scale mobili, tapis roulant, piattaforme elevatricie anche 52 ascensori, è ricco di famosi esempi diarte contemporanea. È un museo distribuito lungole stazioni della Linea 1 della metropolitana dellacittà, che proprio grazie a un progetto sostenutodal Comune può ora vantarsi di avere una ferroviasotterranea unica in Italia. Il progetto è nato daun’idea di Alessandro Mendini, il cui studio ha curatola stazione Salvator Rosa, sulla collina del Vomero.Stazione che come coordinatore artistico ha avutoAchille Bonito Oliva, il critico d’arte che ha definitotutto l’intervento il “museo obbligatorio” per il mododiverso di esporre, che risponde alle nuoveesigenze espositive dell’arte, a favore delle qualiil critico lotta da tempo opponendosi a ciò che lostesso definisce “mostrifici”, e cioè quegli spaziappositamente pensati per esporre l’arte.Ad oggi, compresa l’ultima stazione progettatada Karim Rashid, le stazioni della metropolitanatrasformate in sale espositive sono otto: Rione Alto,inaugurata nel dicembre 2002 e nota per avere

all’interno numerose installazioni di artisti di famainternazionale e di giovani emergenti napoletani,e all’esterno alcune cupole di metallo e vetro incorrispondenza di ciascun accesso; Vanvitelli,progettata dall’architetto Michele Capobianco,aperta al pubblico già nel 1993 e nel 2005sottoposta a un’operazione di restyling, sempresotto la consulenza artistica di Achille Bonito Oliva,che ha rinnovato gli ambienti usando colori chevanno dal blu al giallo, dal lilla al grigio, e ha accoltole opere di otto maestri dell’arte contemporanea;Quattro giornate, progettata dall’architetto DomenicoOrlacchio e inaugurata nell'aprile 2001, la cuiimpostazione progettuale ha completamenterinnovato la piazza Quattro Giornate, offrendoall’area antistante lo stadio Collana nuovi luoghi diaggregazione nel verde; Salvator Rosa, progettatadall’Atelier Mendini e aperta al pubblico nell’apriledel 2001 ha contribuito a riqualificare tutta l’areacircostante, grazie all’intervento di artisti comeMimmo Rotella, Ernesto Tatafiore, Mimmo Paladino,Renato Barisani e Gianni Pisani; quella di Materdei,progettata sempre dallo studio Mendini, ha

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A sinistra: le alzate delle scale viste in prospettivaproiettano le immagini di Dante e Beatrice, due simbolidella letteratura. In alto: lo studio delle sinuose sedutedella banchina. In basso: i doppi profili posti all’entrata

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modificato, con la sua apertura nel 2003, piazzaScipione Ammirato trasformandola in un’isolapedonale corredata di nuovi arredi urbani e diverseopere d’arte di artisti della portata di Sandro Chia,Denis Santachiara, Luigi Ontani e tanti altri; Museoè invece la stazione costruita e inaugurata nell’aprile2001 su progetto dell’architetto Gae Aulenti,caratterizzata da una sequenza di volumi intonacatidi rosso e rivestiti con pietra vesuviana cheraccordano i livelli delle strade, e citano nei materialie nei colori l’edificio del vicino Museo ArcheologicoNazionale; Dante, progettata anche dall’architettoAulenti, ha dato modo di rivalutare l’impiantosettecentesco della piazza, mentre l’interno dellastazione è rivestito da grandi pannelli in vetro bianco

con borchie in acciaio e ospita le opere di alcuniprotagonisti dell’arte contemporanea internazionale:Carlo Alfano, Jannis Kounellis, MichelangeloPistoletto, Joseph Kosuth e Nicola De Maria.L’ultima stazione realizzata, Università, offre inveceun’esperienza sensoriale ed estetica. Il progetto diKarim Rashid è un concept creativo che comunicae incarna la conoscenza nella nuova era digitale.Entrando nella stazione il visitatore si muove in unluogo pensato appositamente per toccare la sferaemozionale dei viaggiatori e offrire loro una pausadi bellezza e di piacere contemporaneo fatto dipiastrelle stampate con neologismi creati in questoultimo secolo. Un insieme di parole come “virtual”,“network”, “operativo”, “portatile”, “database”,

Le sei immaginimostrano i diversiarredi presenti nellastazione Università.I materiali usati sonoil Corian e l’acciaiospecchiante sulle volte.La stazione èpolicroma. E le paretisono rivestite congrandi pannellirealizzati con il sistemalenticolare H3D chedanno all’osservatorela percezione delmovimento delleimmagini riprodotte

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“interfaccia”, “software”, stampate in rosa e in verdesu regolari, scontati e ovvi rivestimenti ceramici.Karim Rashid, il designer che ha perfezionato i suoistudi in Italia nello studio di Ettore Sottsass, haprogettato un viaggio tra conoscenza e mente. Unviaggio che inizia con la scalinata rivestita di parolee passa per i tornelli di accesso dove sono stateposte due grandi sculture: Synapsi, una sinuosascultura in acciaio satinato che rimanda alle sinapsidel nostro cervello, e Ikon, un light box nel qualesembrano galleggiare figure dotate ditridimensionalità virtuale. Al di là del box agentisi trova la Conversational profile, una sculturamodellata in modo tale che da qualsiasi puntodi vista sia riconoscibile un profilo di volto umano:

una rappresentazione metaforica del dialogoe della comunicazione. Ciascun livello ipogeo hauna diversa tipologia di pavimento. Colori vivaci eimmagini digitali ricoprono i piani orizzontali dellapavimentazione, mentre i soffitti sono caratterizzatida led luminosi e superfici di acciaio specchianti eondulate. I contrasti cromatici sono anche utilizzatiper favorire la circolazione dei viaggiatori: i duecolori dominanti, il “pink” (rosa fucsia) e il “lime”(giallo-verde acido) scelti da Karim Rashid perchéconsiderati fonte di energia potenziale e simbolo divitalità, indicano rispettivamente la direzione versola banchina per Piscinola e quella per Garibaldi.Per le scale mobili sono state scelte due simbolicheguide: i profili di Dante e Beatrice. Un omaggio alla

ProgettistiKarim Rashid,Camila Tariki,Dennis AskinsLuogoNapoliClienteMetronapoli S.p.A.società del Comunedi NapoliInaugurazione26 marzo 2011

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In alto: planimetria della stazione con la proiezione del particolare controsoffitto. In basso: le due sezioni dei collegamenti attraversoi diversi livelli. Nella pagina a fianco, in alto: fotografia di uno dei binari. Il pavimento chiaro è realizzato con forme regolari che riproduconosegni filiformi morbidamente deformati. In basso pianta e sezione della postazione di controllo posta ai mulinelli prima del binario

SEZIONEES

TB-B

SEZIONEA-A

SCALA ALLAMARINARA

PLANIM

ETRIA

IMPIANTI

BALLATOIO METALLICOSCALA METALLICA

IMPIANTI

GRUPPOELETTROGENO

IMPIANTI

REATTANZA

SALA QUADRI

BIGLIETTERIA

SALA MACCHINEASCENSORE

POMPE ALIMENTAZIONE

SEZ. A-A

SEZ. B-B

COMPARTO IMPIANTI

COLLEGAMENTO CAVIDAL CONTROSOFFITTOAL PAVIMENTO TECNICO

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tradizione umanistica italiana riletta quale legame o interconnessionetra la cultura classica e quella contemporanea. Al livello dei trenil’ambientazione diventa quasi intima. Alcune opere d’arte in digitale,retroilluminate, forniscono una luce morbida e continua allo spaziomentre le icone in led si animano facendo scorrere paroleuniversalmente conosciute e concettualmente legate allaconoscenza e alla multiculturalità. Il linguaggio usato è quello tipicodell’ambiente universitario ma il movimento proposto è quello deipendolari con i quali inevitabilmente queste opere si confrontanoe si relazionano, poiché cambiano anche di colore al loro passaggio.Sono grandi installazioni lenticolari create tramite una modellazione3D virtuale: complessi progetti grafici prodotti su superficibidimensionali ma percepiti però come tridimensionali. Non sonoaltro che le affascinanti e cangianti cartoline, riproposte in grandidimensioni, con cui da piccoli molti di noi hanno avuto modo digiocare e che con occhiolini ammiccanti hanno dato a molti l’illusionedi essere unici. La stazione Università è un’architettura che creal’illusione dell’interattività. È uno spazio dell’illusione e dellacomunicazione, ingannevole e innovativo, che illude e ammalia,evoca e simula. È un nuovo tassello d’arte per la città di Napoli.E proprio per tutto questo l’Underground partenopeo è un “nonluogo”, che diventa sempre più, attraverso fluidi e organicipassaggi emozionali una vera e unica esperienza estetica.

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PIANTA (SOPRA) E SEZIONE (SOTTO) DELLA POSTAZIONE DI CONTROLLO

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La postazione dicontrollo è inserita trai due cosiddetti profilicontinui. I due volti,citazione dell’opera diEnrico Bertelli, ProfiloContinuo del Duce, sonorealizzati in resina neralucida. L’ambiente è moltoluminoso e d’effetto

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Rocco Design Architects Ltd / Guangzhou (Cina)

Se il museoESPONE SE STESSOIl Guangdong Museum è un grande blocco dall’aspetto matericogeometricamente traforato. 67mila mq di spazi espositivi chegenerano una magniloquente icona contemporanea adagiatasu un prato. Uno scrigno che ospita ed espone curate collezionidel tradizionale artigianato cinese di Mercedes Caleffi

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’effetto del traforo applicato agli oggetti faspesso pensare all’artigianato cinese. Einfatti è proprio alla poetica del vuoto

contrapposto al pieno che lo studio Rocco DesignArchitects Ltd si è ispirato per realizzare, a ZhujiangXincheng - nuovo quartiere finanziario di Guangzhou- il Guangdong Museum. La suggestione che lostudio ha voluto riproporre è legata a un anticooggetto di pregio realizzato con particolare perizia:la sfera d'avorio, un prodotto della tradizioneconosciuto e apprezzato proprio perché creatoda un unico pezzo tramite l'incisione a traforo.Il Guangdong Museum è stato concepito come unoggetto d'arte in scala monumentale. E non è statoprogettato solo per ospitare una grande varietà dioggetti da esporre ma anche per essere essostesso un oggetto prezioso, in grado di offrire aivisitatori un tour esperienziale su tutta la ricca storialocale e sulla saggezza tradizionale.La città di Guangzhou, il capoluogo della provinciadi Guangdong, conosciuta in Occidente comeCanton, è la città costiera più estesa del Sud dellaCina, con un particolare status storico, economicoe politico dovuto proprio alla sua vantaggiosaposizione geografica e al collegamento con il mareche gli viene offerto dal grande Fiume delle Perle.La regione Guangdong negli ultimi trent’anni, conuna veloce e radicale urbanizzazione eindustrializzazione, ha trasformato la sua arretratarealtà agricola in una dinamica economia industrialee commerciale. La trasformazione è avvenutaprincipalmente nella zona del Pearl River Delta, uncluster di nove città che si è distinto per via dell’altaconcentrazione di industrie manifatturiere e che pertanto è nota come “la Fabbrica del Mondo”. Ma nonsolo. Guangdong, disponendo di un’ampia varietàdi risorse quali montagne, vallate, laghi, spiaggee isole e trovandosi vicino ad Hong Kong e Macao,si è anche trasformata in una delle mete preferitedal turismo nazionale ed estero. Da qui l’esigenzadi corredare la città di Guangzhou anche di altrestrutture. E il Guangdong Museum è tra i principaliedifici a riferimento culturale costruiti in quest’area.Lo studio Rocco Design Architects Ltd, vincitore delconcorso internazionale del 2004, per questo museodi cinque piani avente una superficie totale di circa67mila metri quadrati e una esposizione di oltre130mila reperti, ha creato un doppio effettosorpresa: l’aspetto rigoroso, scultoreo e raffinatodi tutta la superficie esterna dell’edificio e un’entratanascosta, quasi da scoprire, posta in unadepressione lastricata in pietra morbidamenteaccompagnata ai margini da un rigoglioso prato

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In alto: visione notturna del volume renderizzato.È evidente la suggestione della colossale strutturasemplicemente appoggiata. In basso e nella pagina a fianco:vista della grande hall dominata da un ampio lucernario

ArchitettiRocco Design Architects LtdLuogoZhujiang Xincheng(Pearl River New Town),Guangzhou, ChinaOperaGuangdong MuseumEsecuzione lavori2004 - 2010Area67,000 mqCosti884 milioni di Yuan cinesiStruttura -Facciata -AcusticaOve Arup & PartnersHong Kong Ltd

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In questa pagina e adestra: fotografie cheriprendono da punti di vistadiversi la grande hall e lemembrane vetrate che necaratterizzano l’aspetto.Le due sezioni, invece,evidenziano la strutturaportante: la trave reticolarea cui i due piani siagganciano e i due piedrittisu cui scarica la trave

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SEZIONE1-1

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SECONDO LIVELLO PIANO TERRA TERZO LIVELLO

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che circonda buona parte dell’edificio. Per realizzarel’effetto galleggiamento di tutta la massa del museo, lastruttura muraria inferiore fino al secondo piano è statacostruita in cemento armato, mentre la parte superioredal terzo piano al tetto è stata progettato con uncomplesso sistema a sbalzo in acciaio. L’intento è statoquello di suscitare la sorpresa e incentivare la curiositàverso l’interno. Un interno che seguendo il seducentegioco scultoreo si scompone, si fraziona in diversi livellie nicchie e fa sì che la trasparenza, diventandolinguaggio di comunicazione, trasformi l’insieme delleconnessioni visive e fisiche in un complesso e riccorapporto che lega e separa, con sottili e trasparentiartifici, l’atrio, i corridoi e le sale espositive. Il concettodi prezioso scrigno scultoreo fondante l’intero progettoè stato avvalorato dallo stesso sistema strutturale.La copertura a capriate è stata, infatti, appositamentestudiata per essere supportata dai massici muri portantiche all’interno del museo definiscono l’ampia cortequadrata in cui cala dall’alto la luce. È proprio a questagrande copertura fatta di 8 travi reticolari di circa 113,5metri l’una, 8 metri di altezza e uno sbalzo ad ogniestremità di ben 23 metri che si appendonoletteralmente i tre piani posti sopra la zona che sidistacca da terra. L’intero edificio, infatti, risulta divisoin tre parti: la zona ipogea e il piano terra che si trovanosubito sotto lo strato di prato, la zona cuscinetto checrea il distacco dal suolo facendo emergere solo lestrutture portanti poste nella parte centrale dellastruttura, e i tre piani superiori. L’effetto complessivoraggiunto è quello di una grande e preziosa scatolagalleggiante su un prato con quattro facciate, che puressendo trattate matericamente in modo eguali conpannelli di alluminio, vetro sinterizzato e pannelli inGRC, si differenziano tra loro per la diversa geometriadei vuoti “cesellati” nell’intera massa dell'edificio.

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LIVELLO INTERMEDIO

QUARTO LIVELLO

Pagina a sinistra:l’accesso al pianoterra è ricavato trale modellazioni delterreno. Il pianod’accesso è didimensioni ridotte.L’insieme fa sembrarel’intero volume comegalleggiante sulterreno. Sopra: lagrande scalinatad’accesso accompagnadolcemente in quotai visitatori. Dal pianosuperiore si diramanoaltre scale dicollegamentoe passerelle cheattraversano la hall

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LAN Architecture / Bure-Saudron (Francia)

In simbiosiCON IL PAESAGGIO

La forma geometricamente severa del grandearchivio dell’EDF si inserisce senza alcun contrastonel paesaggio circostante. E grazie a 120milaborchie in acciaio inox cromato metabolizza la lucee vi si integrano con continuità di Iole Costanzo

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In questa pagina e adestra: gli interni del pianoterra che comprende ilpiano degli uffici e dellesale riunioni. Gli ambientigodono di ampie superficivetrate prospicienti lacampagna intorno

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ella sua semplicità piena di luminosi riflessie dolci opacità terrose, l’architetturadell’EDF Archives Centre, progettato dallo

studio LAN Architecture a Bure-Saudron in Francia,non crea alcun contrasto con il paesaggio che vigravita intorno. Non è un’architettura organica. Nonripropone i dettami dell’architettura wrightiana e nonnasconde il proprio volume con soluzioni tipichedell’architettura ipogea. Il volume è netto ed è alto19 metri. È un parallelepipedo di ben cinque livelli,con una superficie totale di circa 7mila m².Questo progetto tocca il tema del rapporto tra ciòche è artificiale e ciò che è naturale. Un tema piùvolte affrontato e sviscerato che prende in esameanche ciò che può essere inteso come paesaggio.E i possibili spunti da affrontare sarebberomolteplici, almeno quanto sono tutte le possibiliscelte progettuali. E lo studio francese LANArchitecture non ha fatto una scelta stilistica bensìpercettiva, quasi gestaltica. Il manufatto riprende icolori dominanti e tipici del paesaggio della regionedell’Alta Marna. Un paesaggio dai colori caldi e

luminosi che l’edificio sui suoi quattro prospettiripropone. Ma la ricerca cromatica non è l’unicascelta attuata dagli architetti. L’edificio con la suaforma severa e con le sue fattezze rigidamentegeometriche si inserisce nel paesaggio senzacreare con esso un rapporto contrastante. La nuovasede - archivi, laboratori e uffici - dell’EDF gioca coni colori e soprattutto con la luce che vi sta intorno.La suggestione è camaleontica. L’intenzione deiprogettisti era proprio quella di proporre una pelleche potesse adattarsi e mimetizzarsi con l’ambiente.Ci sono riusciti senza utilizzare alcuna tecnologia.La pelle non è fatta di materiale siliceo e il volumenon è rivestito di giganteschi screen cheriproducono le immagini del paesaggio circostante.L’escamotage trovato dal gruppo LAN è semplice,in un certo senso economico e anche efficace. Unpaesaggio non è solo colori, è anche luce checambia e si adatta, si offusca e si specchia. E inuna regione brulla come quella dell’Alta Marna laluce che si specchia è la stessa che gioca con letinte calde soffuse e morbide della terra. E le tinte

NProgettistiLAN ArchitectureProject ManagerChristophe LeblondOperaEDF Archives CentreLuogoBure-Saudron in FranciaCosti dell’opera10.1M EuroEsecuzione lavori2008 - 2011StruttureBatiserf Ingénierie

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che le 120mila borchie in acciaio inox cromato,inserite nei particolari pannelli brevettati, rispecchianoe riflettono sono quelle che la luce del sole crea coni colori del luogo. Le borchie, 7 centimetri di diametroe 1 millimetro di spessore, sono state inseritesecondo una logica random nel primo strato, quellopiù esterno, dei pannelli in calcestruzzo colorato.I pannelli, tra loro uguali, hanno un’impostazionestandard e sono formati da uno strato più esterno di8 centimetri di spessore e quello retrostante rinforzatocon nervature di cemento aventi lo stesso spessore.L’altezza di 15,65 metri è uguale per tutti, lalarghezza, 2.26 o 2,33 metri, varia invece a secondadella facciata su cui vanno posizionati. Nessunabucatura e nessun sistema di apertura versol’esterno. A caratterizzare il grande archivio dell’EDFsono dunque gli eleganti e casuali disegni presentiin facciata che metabolizzano la luce del paesaggiocircostante e vi si integrano con continuità. Lastruttura, suddivisa in 5 livelli, occupa una superficietotale di 6800 mq. Consta di 20 magazzini da 200 mql’uno, termo-igrometricamente controllati e aventi unaresistenza al fuoco di 2 ore. Gli uffici amministrativisono tutti dislocati nella grande piastra posta al pianoterra e l’intero edificio è stato impostato al contrariodi come solitamente sono costruiti edifici aventiqueste stesse funzioni. La zona di rappresentanza ele sale riunioni sono state posizionate alla base dellacostruzione, dando dunque particolare importanzaalla parte di stoccaggio, che solitamente, anche perragioni statiche, è relegata ai livelli ipogei. L’interastruttura è stata concepita seguendo i principi green:la produzione di calore avviene principalmente graziealle energie rinnovabili e la ventilazione si basa

Sopra: i lati esterni del pianoterra sono protetti dal solegrazie all’aggetto dei pianisuperiori e del brise-soleil.Sotto: l’immagine testimoniacome dal punto di vistacromatico e della percezionegestaltica il volume siinserisca nel paesaggio

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SEZIONE A

SEZIONE B

SEZIONE D

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DETTA

GLIO

FACC

IATA

CORDOLI DI METALLO E PACCHETTOD’ISOLAMENTO E IMPERMEABILIZZAZIONEPER LA COPERTURA

GIUNTI DI DILATAZIONE

SISTEMA DI ANCORAGGIODEI PANNELLI PER LA FACCIATA

RINFORZO DELL’ANCORAGGIO

ISOLAMENTO TERMICO

NERVATURA PORTANTE DEI PANNELLI

LASTRE ALVEOLARI PRECOMPRESSE

GIUNTO PERIFERICO IN ALLUMINIO

TRAVERSA DEL PANNELLO

PANNELLI PREFABBRICATI DI CALCESTRUZZO.I PIGMENTI CHE SI ISPIRANO ALLA TERRA SONOSTATI INSERITI NELL’IMPASTO DI CALCESTRUZZO.LE BORCHIE DI ACCIAIO INOSSIDABILE SONOSTATE INSERITE NELLA COLATA DEL CEMENTO

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PIANTAGIONE CON 3 TIPI ESSENZE

PRATO

PLANIM

ETRIAGEN

ERALE

PERCORSI PER LA MANUTENZIONE DEGLI ALBERI

FOSSATO PERIFERICO -INTEGRAZIONE DELLA RECINZIONE

CANALE DI DEPURAZIONE

SBARRAMENTI DI FILTRAGGIO/OSSIGENAZIONE

FILTRANTE PER IL TRATTAMENTO DELLE ACQUE

TETTO INVERDITO CON DEL SEDUM

PIANTAGIONE DI ALBERI

BACINO DI RACCOLTA

FILTRI DI CANNA

PRATOPIANTAGIONE MISTA

PIANTAGIONE SEMINATA

PIANTAGIONE CON PIANTINE

PENDENZA

PIATTAFORMA DI MANOVRA

ACCESSO IN ASFALTO

CANCELLO SCORREVOLE

STRADA IN ASFALTO

10 POSTI AUTO CON TAPPETO ERBOSO RINFORZATO

20 POSTI AUTO PER IL PERSONALE

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principalmente su due pompe che utilizzano undoppio sistema di ventilazione di flusso e recuperodel calore, sistema che limita il consumo energeticodovuto al riscaldamento e garantisce anche unabuona qualità igienica. Tutto l’involucro assicura lamassima prestazione e un rendimento moltoelevato proprio grazie alla scelta dei materialiimpiegati e alla straordinaria tecnologia usata peril fissaggio del rivestimento in calcestruzzo che haridotto la possibile formazione di ponti termici.

I pannelli, struttura + rivestimento, con i due stratiinframmezzati da ben 30 centimetri di isolamentoassicurano all’intero edificio un alto livello di inerziaa favore soprattutto del comfort e della riduzionedel fabbisogno di raffreddamento. Infatti, la potenzatotale che viene consumata dal palazzo è di 29kWh/m². L’archivio dell’EDF, con la sua pellesimbiotica, non solo si inserisce nel paesaggiosenza creare un impatto violento ma risulta coibentee con un ottimo livello di trasmittanza.

FASI COSTRUTTIVE DEI PANNELLI PREFABBRICATI POSTI IN FACCIATA. Da 1 a 3 posizionamento delle borchie d’acciaio secondo una matriceprecostituita. Da 4 a 6 posizionamento dell’armatura all’interno del pannello. Da 7 a 12 stagionatura umida del pannello per evitare fenomeni di ritiro.Da 13 a 15 rimozione della pellicola di protezione delle borchie. Da 16 a 18 trasporto e posizionamento dei pannelli sui quattro prospetti dell’edificio

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Con i suoi tredici piani e cinquanta metri di altezza, il nuovo Centro Direzionaledel Quartiere Espositivo di Milano è stato concepito in più parti completamenteautonome. Grazie alla facciata vetrata e a quella ventilata in fibrocementola percezione visiva varia nell’arco della giornata di Mercedes Caleffi

progettareAM

5+1AA Alfonso Femia Gianluca Peluffo e Jean-Baptiste Pietri /Milano

Un’architetturaMONUMENTALE

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l Centro Direzionale del Quartiere Espositivodi Fieramilano, progettato dallo studio 5+1AAe da Jean-Baptiste Pietri, è formato da due corpi

di fabbrica uniti tra loro ma autonomi l’uno dall'altro.L’aspetto è di un unico complesso compatto emonolitico, una lama largha 16,65m, di 13 piani, 54metri di altezza massima e una superficie lorda dicirca 21mila mq. Il Centro Direzionale è stato costruitoper le dieci società consociate che compongono ilGruppo Fiera Milano. Un unico organismo articolatoin due edifici separati, appositamente pensati perraggiungere in maniera soddisfacente tutti gli obiettivirichiesti dal bando, in termini d’efficienza distributiva,gestionale e anche energetica. Gli architetti hannopuntato sullo studio delle facciate, un sistema che èstato realizzato secondo diverse modalità costruttive:la facciata vetrata continua, realizzata anche conmoduli orizzontali e quella ventilata in fibrocemento.Una facciata è completamente rivestita da pannellidi colore grigio, protetti esternamente da brise-soleilcon struttura metallica e lame in vetro stratificato etemperato rifinite con lastre di rete metallica dorata.Questo sistema prevede anche una passerella dicamminamento esterna, interposta tra la facciatae il sistema di frangisole, per la pulizia e la

manutenzione. L’altra facciata è pur sempre a vetratacontinua ma a moduli orizzontali e specchiature inparte di colore oro e in parte in vetro stratificato conrete metallica interposta. È una facciata protettadall’irraggiamento solare, solo dove è necessario,attraverso l’installazione di un sistema di oscuramento.L’attenzione durante la progettazione è stata postaprincipalmente all’aspetto sostenibile. Anche lo stessoutilizzo di vetrate con un buon indice di resa del coloreconcorre a questo tipo di scelta progettuale. Infatti,questo tipo di attenzione garantisce la buonapercezione visiva globale all’interno degli ambientiadibiti ad uffici. È la soluzione tecnologica previstaper le facciate dell'edificio a consentire una buonailluminazione naturale degli ambienti durante tuttol'arco del giorno, sia nei mesi invernali che in quelliestivi, con considerevoli vantaggi sul benessere psico-fisico dei fruitori. Anche per l’areazione sono statiadottati gli stessi principi. E quando le condizionidell'aria esterna lo consentono è possibile utilizzaredirettamente la ventilazione naturale aprendo iserramenti interni, poiché dei sensori provvedonoa disattivare gli impianti interni di climatizzazione.Questo passaggio consente un considerevolerisparmio energetico e permette alle persone di

I Progettisti5+1AA, Alfonso FemiaGianluca Peluffo eJean-Baptiste PietriStruttureIQuadro IngegneriaImpiantiAI Engineering, AI StudioClienteSviluppo Sistema Fiera spaConcorsoaprile 2004Superficie lorda21.000 mqAltezza fuori terra195 metriPiani fuori terra13Costo di costruzione32.000.000,00 euro

A sinistra: particolare della facciata Nord-Ovest, realizzata con piccoli pannelli orizzontali di colore bronzo/oro,completamente opaca e interrotta da piccole e rade finestrature. In basso: planimetria generale dell’intero intervento

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Entrambe le foto in questa pagina riprendono l’interno del taglio orizzontale a doppia altezza ricavato a qualche piano dal basamento. Il volumein vetro cemento è rivestito con mattoni di forma piramidale asimmetrica. A destra: in alto due foto dell’interno del foyer a tutta altezza

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"vivere" il clima esterno garantendo anche un’elevatapercezione di benessere. Sul fronte della sostenibilitàambientale le soluzioni adottate hanno non solo loscopo di ridurre i consumi d’acqua ed energia,impiegando al massimo le fonti rinnovabili (difattil’edificio rientra in classe energetica A) ma anchedi migliorare le condizioni di benessere per quantoriguarda l’aspetto termico, acustico e visivo. Dal puntodi vista cromatico questa struttura è definita dal coloredell’oro: la facciata ovest è totalmente rivestita di lastredorate scelte proprio perché la tonalità rispecchieràla luce naturale, mentre i frangisole che si diradanoprocedendo da sud a nord, alternano trasparenze eopacità, specchiature e semitrasparenze che rivestonola struttura con le variazioni della luce solare,percepibili in particolar modo all’alba e al tramonto conla luce radente. Il complesso, per tutta la lunghezzacomplessiva di 133 metri, si sviluppa lungo l'asseEst/Ovest e le facciate, proprio perché poste lungoquesta direzione, sono diverse tra loro: quella dotatadi brise-soleil è esposta a Sud Est, mentre l’altracompletamente chiusa e monolitica è quella espostaa Nord Ovest. L'edificio nella realtà è una torreorizzontale stratificata, composta da tre elementi: ilbasamento, l’elevazione e il coronamento. Il primo

strato, il basamento, è rialzato rispetto al piano dellastrada, e accoglie e separa i flussi di persone in unasuccessione di spazi tra cui il foyer realizzato a tuttaaltezza. L’elevazione, il secondo strato, ècaratterizzata da un taglio orizzontale a doppia altezzache crea una sospensione fatta di trasparenze eriflessi: 1.700 mattoni di vetro dalla particolare formapiramidale asimmetrica nati dalla collaborazione trai progettisti e Seves glassblock che caratterizzanoe rivestono tutto il piano. Mentre il coronamento hafunzione, in parte, di giardino verticale pensato perdare maggiore comfort climatico all'intero edificio ein parte è organizzato come piattaforma da eliporto.L’edificio si sviluppa su dodici piani complessivi,con un interpiano di circa 3,70 metri, così comegli ambienti al piano terra ed al quinto dove sonocollocate le sale per le conferenze. L’ultimo piano èquello destinato a ospitare le sale riunioni private eproprio per questo in copertura è stata realizzata unaelisuperficie circolare del diametro di 25 metri adattaall’atterraggio di elicotteri di grandi dimensioni.La struttura portante, di tipo misto, è stata realizzatacon solai alveolari prefabbricati ed elementi di acciaiocomposti e bullonati in opera. I corpi scala sono statitutti costruiti in cantiere e sono in calcestruzzo armato.

PIANTA BASAMENTO

PIANTA PIANO TIPO

PIANTA PIANO INTERMEDIO A DOPPIA ALTEZZA

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SCOSSALINA IN LAMIERA DI PROTEZIONE CORDOLO IN CA, CON ISOLANTESPESSORE 12CM PER ELIMINAZIONE PONTE TERMICO E RELATIVA BARRIERA AL VAPORE

ZONA DI FISSAGGIO SERRAMENTO SCHIUMATA PER RIDURRE AL MINIMO PONTE TERMICO

RIVESTIMENTO IN CARTONGESSO DEL SOLAIO PER COMPARTIMENTAZIONEORIZZONTALE DEI PIANI, SVILUPPO LINEARE SUPERIORE AGLI 80CM LINEARI

VERDE PENSILE TECNOLOGIA TIPO OPTIGRUN INTENSIVOSUBSTRATO PERMANENTE TIPO OPTIGRUN PER GIARDINI PENSILI INTENSIVIIL MATERIALE RISPETTA I PARAMETRI UNI 11235 SPESSORE STRATO ASSESTATO: 15 CM

TESSUTO FILTRANTE TIPO 200 OPTIGRUN PER EVITARE DILAVAMENTO TERRA DI COLTIVO SUPERIORE

STRATO DRENANTE TIPO OPTIGRUN PERL 8/16 ALTEZZA 10 CM CON ALL’INTERNO INSERITIPROFILI DRENANTI TRIANGOLARI TIPO OPTIGRUN

STRATO DI SEPARAZIONE E PROTEZIONE IN FELTRO NT SINTETICO IMPUTRESCIBILE (POLIESTERE OPOLIPROPILENE AGUGLIATO DA FIOCCO), DEL PESO 500 G/MQ, POSATO A SECCO SULLO STRATOPRECEDENTE, CON SORMONTANTI SEMPLICEMENTE SOVRAPPOSTI PER CIRCA 20 CM

ELEMENTO DI TENUTA ANTIRADICE IN MEMBRANA SINTETICA OMOGENEA OTTENUTA PER COESTRUSIONEDI UNA LEGA DI POLIOLEFINE ELASTOMERIZZATE A BASE POLIPROPILENICA SPESSORE MM 1.5

PREDISPOSIZIONE TENDA OSCURANTE A RULLO MOTORIZZATA

SISTEMA DI RISCALDAMENTO E RAFFRESCAMENTO A CONTROSOFFITTO METALLICO RADIANTE IN MODULIDI TRE DIMENSIONI DIFFERENTI E TRE TIPOLOGIE DI FORATURE PER DIMENSIONE E PASSO / SERPENTINA INRAME / TRA I MODULI TRAVETTA MULTIFUNZIONE PER INSTALLAZIONE NEL CONTROSOFFITTO DI CORPIILLUMINANTI, PARETI DIVISORIE / PANNELLO METALLICO FORATO

SISTEMA DI ILLUMINAZIONE SOSPESA A ELEMENTO SINGOLO O A FILA CONTINUA CON LAMPADEFLUORESCENTI NON SOVRAPPOSTE / STRUTTURA IN ESTRUSO DI ALLUMINIO VERNICIATO / SISTEMADI FISSAGGIO A SOSPENSIONE LUNGO LE TRAVETTE DI INSTALLAZIONE DEL CONTROSOFFITTO

FRANGISOLE IN LASTRE TEMPERATESTRUTTURA PORTANTE: ACCIAIO DI OPPORTUNA SEZIONE, DIMENSIONE E QUANTITÀ COME DA ELABORATIGRAFICI DEDICATI. LA STRUTTURA DOVRÀ ESSERE IDONEA A SORREGGERE LE LAME VETRATE FRANGISOLE E ACREARE UNA INTERCAPEDINE DI 60CM DAL SERRAMENTO (ALL’INTERNO DELLA QUALE SARÀ INTEGRATA UNAPASSERELLA GRIGLIATA PER PERMETTERE LA MANUTENZIONE E LA PULIZIA DEL SISTEMA FACCIATA)

LASTRE FRANGISOLE: LASTRE VETRATE STRATIFICATE E TEMPRATE DI COLORE ORO. I MONTANTI SARANNOFISSATI A STAFFE DI SOSTEGNO POSTE ESTERNAMENTE AI NASTRI A MODULI INDIPENDENTI, FISSATE INCORRISPONDENZA DELLE SOLETTE MEDIANTE L’UTILIZZO DI TASSELLI AD ESPANSIONE CON UN PASSO DI 125 CM

FACCIATA CONTINUA REALIZZATA CON STRUTTURA PORTANTE IN LEGA DI ALLUMINIO ESTRUSO 6060 - T5

TELAI: TAMPONATI CON CELLULE A TAGLIO TERMICO SU CUI VENGONO FISSATE LE LASTRE DI VETRO INCOLLATESTRUTTURALMENTE / VETROCAMERA: SPECCHIATURA TRASPARENTE, COLORE GRIGIO, COLLOCAZIONE COME DAPROSPETTI / APERTURE: LE APERTURE DOVE PREVISTE SARANNO AD ANTA A RIBALTA CON APERTURA MASSIMA DI10CM E BLOCCO DI APERTURA (APERTURA MANUALE)

MOQUETTE A QUADROTTI BOUCLÈ MICROTUFT

PASSERELLA GRIGLIATA PER LA MANUTENZIONE E LA PULIZIA DEL SISTEMA FACCIATA

GLIGLIA DI MANDATA INCASSATA NEL PAVIMENTO GALLEGGIANTE IN CORRISPONDENZA DELLE SUPERFICI VETRATE

PREDISPOSIZIONE TENDA MOTORIZZATA AVVOLGIBILE A RULLO PER LA PROTEZIONE SOLARE

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FACCIATE: 3 TIPOLOGIE COSTRUTTIVETipo A: Facciata continua vetrata a camera singola conorditura a moduli verticali e specchiature colore grigio. Èprotetta esternamente, dove necessario, da brise soleil astruttura metallica con lame in vetro stratificato e temperatodi colore oro, o in alternativa, in lastre con interposta retemetallica dorata.Tipo B: Facciata continua vetrata a camera singola conorditura a moduli orizzontali e specchiature di colore oroe in parte in vetro stratificato con rete metallica interposta.È protetta dall’irraggiamento solare, dove necessario,attraverso l’installazione di un sistema di oscuramentoesterno ad una seconda intercapedine permeabile all’aria.Tipo C: Facciata ventilata rivestita con pannelli piani di tipoSwisspearl e serramenti in alluminio a singola camera.

PROSPETTO NORD

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PROSPETTO OVEST

PROSPETTO EST

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Rigore e poesia. Sapienza, che sa di antico, al passocon la tecnologia, di cui fa però un oculato e studiatouso. Giuseppe Rivadossi è un artista-artigiano checrede fermamente nella propria identità. «Control’avanzante, disumano artificio tecnologico - ci spiega- io oppongo il mio fare, che in fondo non è altro cheun innocuo fatto poetico. Con questa mia azione, cheè solo un canto, so di non arrivare a niente, mi bastaperò affermare la bellezza della vita e la mia identità».È un poeta alla ricerca della forma comunque legataalla funzione, perché non sopporta gli eccessi el’ironia fine a se stessa. Cerca e pensa le forme conla stessa assoluta semplicità con cui credefermamente che il riscatto dalla solitudine umana edall’autismo, a cui l’uomo si affaccia inconsapevole,sta nella conoscenza e nella riconoscenza dell’altro.Sgarbi di lei ha scritto: “Rivadossi è uomomanuale di officina”. Ma lei come si definirebbe?«La mia non è una ricerca formale. Nel nostro tempodi ricerche formali ce ne sono anche troppe. Più cheuna questione di forme, il mio è un urgente problemadi esprimere una visione della vita nel costruire. Leforme sono semplicemente una conseguenza. In ogniepoca o periodo delle arti l’aspetto formale è semprestato la conseguenza di una visione, così succedeanche per le mie opere. Nel mio costruire oltre unavisione della vita c’è una approfondita conoscenzatecnico-progettuale, praticata quotidianamente conrigore. Per me unire la visione poetica della vita aduna conoscenza tecnica è pratica normale».Le sue opere le pensa più come elementi diarredo o come sculture?«Nei vari aspetti del costruire, oltre le fondamentaliconoscenze tecniche, entrano anche le problematichepsicologiche del vivere e dell’abitare, per cui lestrutture e gli spazi che ne derivano non sono maidelle facili o gratuite invenzioni. Le strutture, con leloro accurate definizioni e dimensionamenti, fannola qualità umana del manufatto e degli spazi chevengono a determinare. Con le mie opere tendoa dare una risposta essenziale e vera, sia sottol’aspetto tecnico, funzionale che poetico. Lafunzionalità e la poesia per me non sono due cose

separate. L’immagine ultima nel mio manufatto, èsempre un evento unitario. Il suo fascino sta proprioin questa realtà. Io considero l’ambiente comeun’espressione globale, dove ogni particolare puòcontribuire a darle un’anima. L’ambiente nel suoinsieme è comunque sempre un fatto dicomunicazione e di linguaggio. Le stesse persone ele strutture che lo determinano sono l’espressione diuna cultura più o meno civile. Chiedermi se mi sentopiù artigiano, più designer, più architetto o scultore,o chiedermi se gli elementi che vado definendo sonopiù un fatto di arredo o di scultura, per me non hasenso. Io, i miei figli e i miei collaboratori, ci sentiamopiù che altro degli artefici dello spazio dell’uomo».Come e quando è nato l’amore per il legno?«Fin da quando operavo con mio padre laconoscenza del materiale legno è stata fondamentaleper trarne delle adeguate strutture. La definizione deldettaglio, anche tecnico-costruttivo, se non èconsiderata come parte della bellezza dell’insieme,è sicuramente sbagliata o fuori luogo. Le dimensioni,come aspetto fondamentale delle varie parti chedefiniscono le strutture e l’ambiente, per me nasconodalla stessa struttura fisica, psicologica, culturale eumana della persona che lo abita».La tecnologia che ruolo ha nella realizzazionedelle sue opere?«L’evento della grande tecnologia sta scombusso-lando la vita e le relazioni. Accogliere gli straordinarivantaggi della conoscenza scientifica senza perdere

ANDARE AL DI LÀ DEL LIMITE DELLA TECNICA PERSCOPRIRE NUOVE FORME. QUESTA LA POETICACREATIVA DI GIUSEPPE RIVADOSSI, CHE INSIEMEAI FIGLI REALIZZA MANUFATTI IN LEGNO

Sopra: Giuseppe Rivadossi allavoro nel suo laboratorio.In alto a sinistra: CredenzaTeodora. Sotto: MadiettaNova, struttura in noce,realizzata a fibra verticale,finita a taglio di sgorbia epialla manuale. Serraturarealizzata in ferro sabbiato

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la nostra originaria identità è il mio impegno. Latecnologia è uno strumento straordinario. Rifiutarlasarebbe una pazzia, ma anche usarla solo comemezzo di nuove possibilità di potere, dimenticandola vita, è assurdo. La tecnologia deve essere presain considerazione per quello che è, ovvero, unostrumento. Io, in questo senso ne faccio uso congrande piacere, ma non voglio farmi condizionare».Come nasce e si evolve la collaborazione tra i variesponenti della famiglia Rivadossi?«La collaborazione è un fatto importante e delicato.Colui che partecipa alla realizzazione delle operedeve condividere il percorso costruttivo, la poeticae la finalità delle opere stesse. Per questo, prima didare inizio all’esecuzione di un lavoro, normalmenteci sediamo e parliamo dei vari aspetti tecnici,esecutivi e del senso che dovrà avere in queldeterminato spazio la struttura che andiamoeseguendo. Oggi, io opero con i miei figli Emanuelee Clemente e con alcuni bravissimi collaboratori coni quali condivido problemi e finalità».Che programmi ha l’Atelier Rivadossi per il futuro?«Questo atelier ha come programma di operare conrigorosa coerenza al fine di definire sempre meglio lospazio dell’uomo, come fatto pratico e poetico. Poi,io credo che pur nelle difficoltà del momento, fuorida questa nostra identità, per noi sarebbesemplicemente un po’ triste e difficile operare. Datii grandi mezzi tecnici oggi disponibili, il pericolo piùgrande che possiamo correre è quello di perdere ilpiacere di un rapporto vivo con l’altro, come personae come natura all’infinito per seguire il business».Le creazioni Rivadossi che rapporto hanno conla cultura del disegno e dell’arte?«Il mio rapporto con la cultura del design,dell’architettura e dell’arte, è sempre stato molto vivo.Devo però aggiungere che non condivido tutto ciò che

l’arte del mio tempo propone. Nonostante il grandeprogresso tecnologico, l’uomo d’oggi si sente semprepiù solo e perso, rischia così di entrare in unadrammatica nuova forma di autismo. Tentare poianche attraverso l’arte di reinventare se stessi, non èuna via d’uscita a questa grave confusione. Secondome l’uomo del nostro tempo può superare questastagnazione aprendosi di nuovo con fiducia allaconoscenza e riconoscenza dell’altro (persona enatura), come parte viva e infinita di se stesso».Quale rapporto esiste nelle opere Rivadossi trafunzione e forma?«La funzione e la forma non sono due aspettiseparati nelle strutture. La funzione in senso globalenon può essere limitata solo all’accogliere, alproteggere e al servire immediato, anche se questoaspetto è fondamentale, ma deve essere consideratacome fatto, che si estende al favorire l’accoglienza el’umanità nello spazio e nel tempo. Ritrovareun’attenzione per quelle interiori esigenze umane,che vanno oltre la banale praticabilità di unastruttura, oggi è molto importante. La funzione dellestrutture oggi deve raggiungere la bellezza, checonsiste poi in un rapporto armonico fra l’uomo,la natura e la vita in cui siamo. La funzione e labellezza, come ho già detto, sono un fatto unitarioe secondo me vanno considerate sempre ecomunque in senso globale. Oggi sono venute dimoda le strutture ludiche e altre stramberie, ma perme queste soluzioni in architettura sono nulle. Unasedia sulla quale non ci si può sedere può essereanche una divertente espressione intellettualistica,ma non sarà mai una sedia. Le ironie o i dadaismiin architettura portano solo a confusione».

Sopra: Credenza Moissac,un’immagine vibrante eleggera di luce, dispostaa contenere, ma anche adiventare un preciso segnodel paesaggio interno.A destra: Madietta Aurina,composta da un fronte afinestrelle che, aprendosi,si trasforma plasticamente.Sotto: Sedia Fiorita

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La bicicletta è il mezzo sostenibile per eccellenza:comoda, ecologica, economica, fa bene all’ambientema anche a chi la usa. In un momento come questo,in cui si assiste ad un risveglio delle coscienze green,in tanti stanno riscoprendo il fascino della bici, in ognisua accezione, da quella classica a quella piùtecnologica. La varietà dei modelli è notevole e nonè raro imbattersi in biciclette dal design ricercatoe accattivante. Più di un designer, infatti, ha decisodi cimentarsi con le due ruote, subendo il richiamodel design in movimento e di un mezzo di trasportoche, senza dubbio, consente di vedere il mondo daun’angolazione diversa dal solito. È il caso di LorenzoBoni, designer veneziano, che dopo anni di progettiin Magis (1994-1999) prima e poi per Kartell, Vitra,

Driade, Cassina, Flos, a fianco di Philippe Starckscopre un mondo nuovo: quello del legno fatto amano, delle falegnamerie che hanno reso famosoil Made in Italy nel mondo e del design etico edecologico. Comincia così a collaborare con l’aziendaPlinio Il Giovane, marchio di Mario Prandina, cherealizza dal 1975 mobili ecologici fatti a mano, unoper uno, con prodotti naturali. Per Plinio Il Giovane,quest’anno, Lorenzo Boni ha disegnato Art-Velo,una nuova bicicletta che si basa sulla filosofiadell’azienda, impegnata nella campagna sociale nelrispetto dell’essere umano per la tutela dell’ambiente,attraverso i suoi prodotti ricchi di contenuti etici chefavoriscono il passaggio a uno sviluppo sostenibile.Contaminata dallo stile art - nouveau, Art-Velo è labicicletta innovativa realizzata in multistrato di faggio,reso impermeabile dall’antico trattamento con oliodi lino cotto. I cerchi in legno sono prodotti da unapiccola struttura che dai primi del '900 realizza quelliche erano i cerchi dei ciclisti di una volta. Possiedeil fascino senza tempo di un design raffinato: unconnubio perfetto tra modernità e gusto retrò.Di tutt’altro genere la bicicletta Voltitude, prodottada un’azienda svizzera che ha lo stesso nome: unabici elettrica dal design ispirato al famoso coltellinosvizzero. È un ciclomotore leggero, semplice edecisamente essenziale. Voltitude è considerata unabicicletta perchè non supera i 25 km/h, quindi si puòguidare senza patente e senza casco anche sealtamente consigliato. È il risultato di quasi 5 annidi sviluppo e 13 brevetti internazionali. Tutto il cuoredel Voltitude è racchiuso nella parte centrale rossacon la classica croce bianca della bandiera elvetica,nel quale è accentrata la massa: elettronica, batterie,fanale posteriore, meccanica dei pedali. È inoltretrasportabile: sella, manubrio e ruota anteriore siripiegano su se stessi e in pochi secondo lo si puòinfilare ovunque. Misura 108 cm e 60 cm chiusa. Perora è possibile acquistare questa bicicletta solamentein Svizzera, ma si pensa che entro la fine dell’annosarà presente anche sul mercato estero.

NUOVE FORME. NUOVI MATERIALI.TECNOLOGIE RAFFINATE APPLICATEAL DESIGN. LA BICICLETTA DELNUOVO MILLENIO, TRA INNOVAZIONEE TRADIZIONE, DIVENTA CAMPODI PROVA PER GIOVANI DESIGNER

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Art-Velo: la biciclettapresentata da Plinio IlGiovane al Fuori salone2011, e disegnata daLorenzo Boni

Voltitude: biciclettaelettrica e pieghevoleprodotta dall’omonimaazienda svizzera. Pesacirca 20 kg e funzionacon una batteria al litio

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La piastrella viene oggi rielaborata con tecnologie complesse. Superfici intelligenti per edificiisolati termicamente, resistenti nel tempo e in grado di generare energia pulita. Con il suoforte appeal, la ceramica Made in Italy è sempre più presente nelle nostre case di Silvia Di Persio

CERAMICA CREATIVA

A sinistra: Sede Selta SpA,Roveleto, Piacenza. Lapavimentazione in ceramica(grès porcellanato, CasagrandePadana) propone unasuperficie geometrica semplicee composta, risolta attraversoun elegante bicromatismoche consente di ottenereun risultato decisamentepregevole e di elevataqualità ambientale.Sotto: la Corte dei Colori, Lecco.Intervento di riqualificazionemicrourbanistica misuratosull'equilibrio formale e l'usomaterico del colore. Moltoattenta l'esecuzione dellaposa in opera e la cura deidettagli (grès porcellanato,Casagrande Padana)

prodottiAM

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n restyling tutto tecnologico pertrasformare un materiale tradizionalmentebello in un materiale anche intelligente.

La scienza e la tecnologia dei materiali guardanolontano e creano la piastrella in ceramica del futuro,per coniugare qualità meccaniche e chimico-fisichetradizionali e sistemi integrati di ottimizzazioneenergetica. Tutto ha inizio negli anni '80 con lascoperta dei superconduttori ceramici, materiali chepermettono la trasmissione di corrente elettricasenza dissipazione e con resistenza pressochénulla. Da quel momento, le scienze dei materiali,sulla spinta delle crescenti esigenze di prodottisostenibili hanno rivolto i propri investimentitecnologici alla ceramica, aprendo nuovi orizzonti almateriale fino ad allora confinato alla sfera delvasellame, della scultura e del rivestimento artistico.«Grazie a questa apertura - ci spiega Goffredo DePortu, direttore dell’Istituto di Scienza e Tecnologiadei Materiali Ceramici del Consiglio Nazionale delleRicerche (ISTEC-CNR) - quando si parla diceramica oggi giorno non si deve più pensareall’immagine tradizionale legata alla stoviglieria oalle costruzioni ma a scenari che includono orizzontiestremamente vasti per quanto attiene il suoimpiego». Oggi infatti la classica piastrella vienerielaborata alla luce di tecnologie complesse miratea esaltarne le tradizionali qualità di inerzia chimica,bassa densità, elevata rigidità, resistenza all'usura ealle alte temperature, eliminando allo stesso tempole limitazioni intrinseche del materiale. Come precisaGoffredo De Portu, «La ceramica è un materialeestremamente interessante poiché possiedecaratteristiche fisico-chimiche e meccaniche unicheche le permettono di operare in ambienti ostili,proibitivi per altri materiali. Tuttavia queste eccellentiproprietà vengono condizionate dalla fragilità checontraddistingue questo materiale. Questalimitazione intrinseca si esplicita in una bassatenacità che ne limita in qualche modo leapplicazioni strutturali. Tuttavia, grazie all’intensaattività di ricerca internazionale a cui l’ISTEC hadato un suo contributo, è cresciuta laconsapevolezza che i materiali ceramici possonosvolgere un ruolo anche in settori fino a poco tempofa neppure immaginati. Di conseguenza alcunebarriere tecnologiche connesse alle limitazioni sopradescritte stanno per essere superate».Ma non solo. Perché le nuove frontiere dellatecnologia applicata alla ceramica vanno ben oltrela sperimentazione relativa alle qualità intrinsecheal materiale, per elaborare nuovi utilizzi e prodottinel campo dell'edilizia e della progettazionearchitettonica sostenibile. È il caso della ceramica"funzionalizzata", lastre in grès porcellanato sullequali vengono spalmate celle fotovoltaiche di silicio

monocristallino per la produzione di energia.Pannelli multifunzionali in grado di interagire conl'ambiente esterno e con l'edificio, che possonoraggiungere i 360x120 cm con soli 3 mm dispessore e garantire così un basso peso per metroquadrato e una flessibilità prima d’ora impensabiliper rivestimenti ceramici. Superfici intelligenti di

U

Sopra: Antiche Fattoriedi Isole e Olena Roccia.Pavimento serie Galestro,fornito da Laria. Sotto: CentroCommerciale, San Marino.Pavimentazione e scalerealizzate con lastre in grèsporcellanato (Cooperativaceramica d’Imola)

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ultima generazione, per edifici isolati termicamente,resistenti nel tempo e in grado di generare energiapulita. L'Italia in particolare registra una notevoleattenzione del settore industriale nei confronti dellenuove tecnologie applicate alla ceramica. In uno deisettori a più elevato consumo energetico in Europa,con un'incidenza dei costi energetici per oltre il 30 %sui totali di produzione quale quello della ceramica,tale attenzione è stata inizialmente indirizzata allamessa a punto di tecnologie e metodologie a elevataefficienza energetica, mirate alla riduzione dei costidi produzione. «Tuttavia – chiarisce Goffredo DePortu - le aziende italiane si rendono conto checompetere con i paesi emergenti soltanto in terminidi costi di produzione non basta. Quindi accanto auna ricerca sui processi produttivi indirizzata inparticolare alla riduzione di tali costi, si è andatasviluppando una sensibilità rivolta alla creazione di

nuovi prodotti sia ad alto contenuto tecnologicosia con particolare appeal estetico e funzionale.Progredire in entrambe le direzioni è l’unico modoper mantenere la posizione di leadership nelmercato internazionale». A dare un supporto dirilievo a questo nuovo trend industriale, il fattoche nella progettazione di rivestimenti in ceramicafotovoltaica il primato tecnologico sia tutto italianocon il progetto di piastrella in ceramica fotovoltaicasviluppato dal Cecerbech, il laboratorio del CentroCeramico di Bologna. È a partire dal 2004 che, dopoalcuni anni di studi, il laboratorio inizia a lavorare sulproprio concetto di eco-piastrella. Alla base l'ideache la piastrella tradizionale possieda tutte lecapacità per trasformarsi in un ecoprodotto dallecaratteristiche funzionali e dalle elevate prestazioni:leggerezza, resistenza alle diverse condizioniambientali, calpestabilità e soprattutto elevatorendimento elettrico. «L’idea della piastrellafotovoltaica – spiega Arturo Salomoni, coordinatoredella Sezione ceramiche tecniche avanzate delCentro – è di dare alla piastrella una funzione in piùrispetto a quella che normalmente ha già». Nellospecifico il valore aggiunto è dato dal conferimentoalla superficie della piastrella ceramica, e al suoeventuale strato di smalto, non solo di un valoreestetico ma anche di una finalità supplementare.«Se la piastrella, oltre che abbellire e rivestire,diventa capace di catturare l’energia solare come unnormale pannello fotovoltaico, le pareti ventilatedegli edifici possono offrire decine di metri quadratidisponibili per mettere a frutto questa sua nuovafunzione». La piastrella fotovoltaica non è unanormale piastrella alla quale viene semplicementesovrapposta una cella fotovoltaica. Quest’ultimaviene, al contrario, costruita sulla superficie della

A destra: Metropolitana diAtene (Grecia). Pavimenti:linea Granitogres serieGranito colore Ontario(grès porcellanato,Casagrande Padana). Sotto:National Graduate Institutefor Policy Studies, Tokyo.Rivestimento esterno conlastre Terraone, Palagio

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piastrella in sostituzione dello smalto abitualmenteapplicato. Strutturalmente, dunque, la piastrella ècostituita da vari strati di superficie, di cui unometallico a sua volta ricoperto da uno strato di silicioamorfo. Il tutto è poi avvolto da un film protettivo chegarantisce la resistenza, l’inalterabilità e la duratadel prodotto. Il risultato è una piastrella capacedi produrre energia elettrica e idonea a essereutilizzata nel rivestimento degli edifici ma non nellesuperfici calpestabili: la sua naturale destinazionesono le cosiddette facciate ventilate dove irivestimenti esterni non sono applicati direttamentesulla parete ma su una specie di griglia che formauna camera d’aria, un’intercapedine tra la paretee il rivestimento. Questa camera d’aria isolatermicamente gli interni, sia dal caldo che dalfreddo, e garantisce, oltre al risparmio energetico,una migliore qualità della vita domestica. Quantoalla conciliabilità dell’aspetto estetico con quelloprestazionale, «i riporti di un film sottile sullasuperficie – chiarisce Salomoni – creano, adesempio, delle limitazioni nei colori e nei disegni. Èper questa ragione che occorre lavorare in sinergiacon architetti, designer e stilisti», questi ultimi non acaso responsabili in larga parte del boom delprodotto piastrella. Nella logica secondo la quale piùsuperficie viene ricoperta e più l’impianto è potentee capace di immagazzinare energia, quello deldisegno rimane comunque un limite risolvibilenascondendo la circuiteria, mettendo a puntodisegni di natura geometrica o studiando zone dichiaroscuro. «In linea di principio limitazioni vere eproprie non ce ne sono: il problema di come unireestetica e funzionalità è vincolato a un lavoropaziente e condiviso di tecnico e architetto».È allora proprio sull'estetica, valore tradizionalmenteprimario alla base della diffusione e della scelta diquesto materiale nei diversi ambiti, che una partedella ricerca tecnologica si sta attualmenteorientando, con l'utilizzo dei nano materiali, dellenanotecnologie e della tecnologia laser per lacreazione di modelli decorativi. «L’adozione dellaser nella lavorazione superficiale, nelladecorazione e in generale nell’arricchimento eraffinazione estetica di materiali ceramici - spiegaGoffredo De Portu - sta diventando una tecnologiasempre più diffusa. Il laser permette di operare conaccurata precisione e con grande flessibilità evelocità di esecuzione cambiamenti di colore ecombinazioni cromatiche innovative e asportazioneselettiva di parte dello spessore superficiale. Quindi,rispetto alle tecnologie più tradizionali didecorazione della ceramica, un sistema didecorazione e di lavorazione superficiale integratonella linea produttiva consente di soddisfare le

esigenze dell’industria della ceramicaimplementando l’affidabilità, la produttività e lacontinuità del processo. Permette inoltre, di otteneresoluzioni cromatiche ed effetti estetici innovativi checontribuiscono alla realizzazione ecommercializzazione di prodotti a elevato valoreaggiunto in grado di salvaguardare fette importantidei mercati internazionali». È proprio grazie al valoreaggiunto di tecnologia ed estetica che la ceramicafunzionalizzata si appresta a diventare uno deiprodotti di eccellenza del nuovo made in Italy. Unprodotto bello e intelligente.

Sopra: ComplessoDirezionale, Modena.Parete ventilata realizzatain grès porcellanatolevigato 30x60 cm, Rondine

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GIO PONTIE LA RICHARD GINORI

Promossa da Regione Lombar-dia in collaborazione con Anoni-ma Talenti, la mostra, curata daDario Matteoni, è dedicata allafigura di Gio Ponti designer epresenta una raffinata collezionedi ceramiche, realizzate in parti-colare tra il 1923 e il 1930 per lamanifattura Richard Ginori. GioPonti assume nel 1923 la dire-zione artistica della ManifatturaRichard Ginori e stabilisce il suoufficio nello stabilimento milane-se di S. Cristoforo. La prima oc-casione pubblica di esporre leprime opere prodotte (ceramichee maioliche) si presenta già nel1923 con la prima Mostra Inter-nazionale di Arti Decorative diMonza. La modernità della pro-duzione presentata a Monza nel1923 trova un primo riscontronella critica di Carlo Carrà chevede nel “giovine architetto Gio-vanni Ponti, un neoclassico diMilano, profondamente sinceronelle sue ricerche stilistiche e,quello che più conta, riccamentedotato di qualità inventive.” Re-pertori e forme traggono la loroispirazione dall’antichità classi-ca, ma il percorso culturale diPonti lo porta a incrociare nellasua ricerca di classicismo ancheriferimenti oltre l’antico: la pro-spettiva rinascimentale, la tea-tralità e il gusto antiquario di de-rivazione palladiana, l’eleganzaneoclassica. In questa mostra,un primo filo conduttore indivi-

duato dal curatore è quello dellaiconografia declinata da Pontinei suoi decori. Il confronto conl’antico è un secondo filo di lettu-ra della mostra, a partire dalleforme che traggono fonte d’ispi-razione dal mondo greco, etru-sco, romano: oggetto emblema-tico di questo filone è la grandecista dedicata al critico d’arte egiornalista Ugo Ojetti. Qui le fi-gure dell’architetto, del filosofo,dell’edile animano uno spazioimmobile, forse una possibile cit-tà ideale. E ancora urne e vasiaccolgono decorazioni che ma-nifestano con evidenza il ricorsoalla citazione archeologica. Nondi minore interesse è la presen-za di alcuni decori che fanno ri-ferimento all’architettura, trattida un vasto repertorio di ispira-zione palladiana, ma anche con-nessi alle coeve esperienze chePonti avviava nella sua prima at-tività professionale, in primo luo-go con la casa di Via Randaccio.È questo un altro dei fili condut-tori che la mostra intende inda-gare, anche attraverso il con-fronto con alcuni disegni prepa-ratori per la sua produzione, verie propri studi di architetture:quelle architetture che impagina-no i personaggi di questa gran-de commedia, sospesi in unospazio dalla rigorosa costruzio-ne classica.Milano, Grattacielo Pirelli/ GioPonti. Il fascino della cerami-ca/ Fino al 31 luglio 2011

MIRÒ E LA REALTÀSOCIALETate Modern presenta la primaretrospettiva, da 50 anni a que-sta parte, dedicata a Joan Miró(1893-1983) a Londra. Riuniscepiù di 150 dipinti, opere su cartae sculture di uno dei più grandiartisti del XX secolo. L’esposi-zione, organizzata in collabora-

zione con la Fundació Joan Miródi Barcellona, si basa sulle col-lezioni provenienti da tutto ilmondo per rappresentare l'am-piezza sorprendente della pro-duzione di Miró, e guarda al suolavoro a 360° mettendo in evi-denza il suo impegno politico eesaminando l'influenza sulla suaopera della sua identità catala-na, la guerra civile spagnola el'ascesa e la caduta del regimedi Franco. Miró è stato tra i piùrappresentativi artisti moderni eha sviluppato una lingua surrea-lista fatta di simboli che evocanoun senso di libertà e di energiaattraverso il suo immaginariofantastico e il colore deciso.Spesso considerato come unprogenitore dell'espressionismoastratto, la sua opera viene ce-lebrata per la sua serenità e ilfascino colorato. Tuttavia, a par-tire dai suoi primi dipinti, c'è inlui anche un lato più ansiosoche riflette i tempi di turbolenzapolitica in cui visse. La mostraporta lo spettatore a scoprirequanto complesso e intriso d’im-pegno artistico, politico, sociale,sia l’opera apparentemente cosìleggera dell’artista catalano.Mission dei curatori della mostraMarko Daniel e Matthew Gale èstata dunque quella di sganciareMirò dal movimento al quale vie-ne ricondotto riposizionandolocome artista che tiene contodelle realtà sociali.

Londra, Tate Modern/ JoanMirò: The Ladder of Escape/Fino all’11 settembre 2011

IL MEGLIO DEL DESIGNFRIULANO IN MOSTRASi scrive UDESIGN, si leggeYOU DESIGN: gioca su questodoppio significato il logotipo del-la rassegna sul design che cele-bra l'eccellenza dell'industriafriulana e che intende delineareuna prima mappa delle aziendeche basano sulla cultura del pro-getto e sulla qualità estetica lapropria strategia di differenzia-zione del prodotto sul mercatointernazionale. Una ricerca terri-torialmente limitata che, proprioin virtù di questo limite, si pro-

spetta come emblematica dicome sta evolvendo l’industriaitaliana. La scelta della CuminiGallery quale location della ras-segna non nasce a caso, ma èfrutto della consolidata tradizio-ne e dell'orientamento al designdello store di Gemona, più volteteatro di iniziative culturali.L'esposizione ospita al suo inter-no più di sessanta aziende delFriuli Venezia Giulia che espon-gono prodotti che per la loro va-lenza estetica, tecnologica ed in-novativa si possono definire “didesign”. Accanto alla presenzadi prestigiosi marchi, sono molteanche le sorprese riservate dallepiccole aziende e da una nuovagenerazione di artigiani.

Gemona del Friuli (Ud), CuminiGallery/ Udesign/ Fino al 31agosto 2011

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QUARANTA ARTISTIDA TUTTO IL MONDO

La mostra invita il pubblico aesplorare gli universi di artisti didifferenti origini e propone una ri-flessione sui ritmi vertiginosi de-gli sconvolgimenti del mondomoderno, nutriti dal nomadismo,dal cosmopolitismo e dal metic-ciato. Traendo ispirazione dal-l’andatura prospettica del colle-zionista François Pinault, la mo-stra tende ad allargare il campodelle conoscenze possibili, peroffrire una lettura originale dellasocietà contemporanea. Prove-nienti dai quattro angoli del mon-do – dalla Cina al Sud Africa,dalla Francia al Giappone, dal-l’Italia all’Iraq – i 40 artisti pre-sentati in mostra propongonotutti posizioni singolari sui grandistravolgimenti del mondo, sulleesasperazioni che ne conseguo-no e sulle speranze che questiportano. La mostra si articola in-torno ai grandi temi della storiapresente, dalla disintegrazionedei simboli sino alla tentazioneper il ripiegamento su se stessi el’isolamento, passando per l’at-trattività della violenza o dellaspiritualità in un modo tormenta-to e globalizzato. Ogni artista èpresentato in uno spazio dedica-to ma tuttavia aperto agli altri,grazie ai passaggi e alle pro-spettive proprie del luogo. Dueopere emblematiche segnalanole due grandi direzioni della mo-stra: il grande avvoltoio di SunYuan & Peng Yu, Waiting, comemetafora di minacce, paure epredatori e L’Homme Pressé diThomas Houseago, come sim-bolo della fede nel potere stessodell’uomo.

Venezia, Palazzo Grassi/Il Mondo vi appartiene/ Dal 2giugno al 31 dicembre 2011

TAMARA DE LEMPICKAIN MOSTRA A ROMA

Una delle mostre più completemai realizzate su Tamara deLempicka, l’artista maggiormen-te nota e amata del periodoDéco, simbolo delle istanze mo-derniste degli anni Venti e Tren-ta. La mostra, curata da GioiaMori, storica dell’arte nota a li-vello internazionale per le sue ri-cerche su Tamara de Lempicka,presenta 80 dipinti e circa 40 di-segni che ripercorrono il cammi-no artistico della “regina del mo-derno”; 50 fotografie d’epoca –alcune delle quali inedite - docu-mentano il “personaggio” Tama-ra, ritratta quasi sempre comeuna diva del cinema anni ’30; 2film degli anni Trenta in cui laLempicka si colloca davanti allamacchina da presa; 13 dipinti diartisti polacchi che frequentò inFrancia e a Varsavia raccontanoil rapporto con l’arte contempo-ranea della sua patria. In questaesposizione Gioia Mori proponeuna nuova lettura delle operedella Lempicka, scaturita da ri-cerche inedite che costruisconoex novo la storia di molti dipinti;documenti di un legame finorasconosciuto con Prampolini,confermato dalla storia di un di-pinto in mostra; diverse operemai esposte in Italia; un ecce-zionale ritrovamento, un impor-tante dipinto del 1923, Portraitde Madame P., finora conside-rato perduto, noto solo attraver-so un’antica foto in bianco enero. Tamara de Lempicka fuun’artista di grande cultura figu-rativa, abituata a mescolare ri-

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mandi all’arte del passato e lin-guaggi figurativi di varie correntie radici: cubo-futurismo russo efrancese, “ritorno all’ordine” ita-liano, “realismo magico” tede-sco, “realismo” polacco. Una ba-bele di elementi rielaborati inmodo geniale fino a creare una“lingua” nuova dai caratteri ac-cattivanti, decorativa, internazio-nale e moderna, che nasce dallacommistione di arti diverse: lafotografia di moda, il manifestopubblicitario, il cinema.

Roma, Complesso del Vittoria-no/ Tamara de Lempicka. Laregina del moderno/ Fino adomenica 10 luglio 2011

IN ESPOSIZIONELA CREATIVITÀ DI PONTI

La Triennale di Milano presentauna mostra su le “Espressioni diGio Ponti”, curata da GermanoCelant in collaborazione con GioPonti Archives e gli Eredi di GioPonti, per celebrare nella suacittà uno degli indiscussi maestridel Novecento. Ponti oltre a es-sere uno dei primi architetti glo-bali del Novecento, è anche undesigner riconosciuto a livello in-ternazionale quanto un noto teo-rico e critico dell’architettura. Allasua curiosità e al suo genio sidevono le nascite della rivista“Domus” e della storica pubbli-cazione “Stile”, come un largoiimpegno nella ricerca dei legamitra l’architettura e le arti. Attra-verso oltre 250 tra disegni e di-

pinti, ceramiche e maioliche,mobili e oggetti, studi e modellidi architettura, l’esposizione vuo-le portare all’attenzione la riccae complessa creatività pontianache ha inizio negli anni venti conla direzione artistica della socie-tà Richard-Ginori e si dipana percirca settant’anni nel campodell’architettura, del design indu-striale, della produzione artigia-nale e artistica, senza dimentica-re la ricerca e la comunicazionesvolte nel campo delle arti. Inquesto composito universo, si èvoluto rendere simbolicamenteesplicita la presenza di Ponti aMilano, attraverso alcuni modellidi studio e/o disegni relativi alprimo edificio per la societàMontecatini (1936), al grattacieloPirelli (1956-1960), alla Chiesaprogettata per l’ospedale SanCarlo (1966), tra gli altri. L’ap-porto dell’architetto alla sua cittàsi completa con la rassegna diprogetti italiani e internazionalicon un focus particolare sull’as-se Italia-America, sia attraversoil lavoro di Ponti dedicato agli ar-redi delle navi transoceaniche,sia attraverso la citazione dellaFinestra arredata, un nuovo tipodi serramento realizzato tra il1953 e il 1954, inteso come unomaggio a Philip Johnson e pro-dotto in forma di prototipo dallasocietà newyorchese Altamira. Ilegami con gli Stati Uniti sonoanche forieri di commesse archi-tettoniche realizzate o progetta-te, che in mostra si aggiungonoa noti progetti quali l’Istituto Ita-liano di Cultura a Stoccolma, lachiesa di San Carlo Borromeo aMilano e la Cattedrale dellaGran Madre di Dio a Taranto.L’esposizione si completa con ildisplay del modo di comunicaredi Ponti attuato in scritti, dipinti,disegni raccolti in uno studiosimbolico, e una dimensione inti-ma e della persona, attraverso ifilmati e le interviste.Milano, Triennale/ Espressionidi Gio Ponti/ Fino a domenica24 luglio 2011

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Come si è evoluto negli anni il rapporto che Inarcassa ha con i suoi utenti?«Negli ultimi dieci anni abbiamo concentrato i nostri sforzi per mettere l’associato al centro di una serie di servizidi sostegno e assistenza, passando dal vecchio concetto di Cassa come mero erogatore di pensioni, a quelloinnovativo di Cassa come polo di previdenza e assistenza a 360 gradi per i suoi iscritti. Ne sono esempi le iniziativea sostegno della professione, con finanziamenti, prestiti d’onore e fondi destinati ai momenti di difficoltà e di start upo espansione dello studio. Per essere vicini agli iscritti anche fisicamente, poi, organizziamo incontri periodici nelleprovince, durante i quali il personale è a disposizione dei partecipanti per informazioni sulle posizioni previdenziali econtributive, mentre io stessa illustro numeri e tendenze del sistema pensionistico di Inarcassa (l’ultimo incontro si ètenuto il 20 aprile scorso a Roma, ndr). E per dialogare con gli iscritti in maniera più rapida ed efficace puntiamomolto sul web, non solo con il sito appena aggiornato e ottimizzato, e con i servizi di Inarcassa on line (dichiarazionedei redditi telematica, finanziamenti on line, proiezioni pensionistiche, certificati ecc.), ma anche con InArCommunity,il social network degli ingegneri e architetti iscritti a Inarcassa, primo in Europa nel suo genere. Abbiamo creato,insomma, un sistema integrato di risposta personalizzata e innovativa alle esigenze dell’iscritto che include anche ilcall center, e che evidentemente comincia a dare i suoi frutti».Come valuta Inarcassa l’attuale situazione economica dell’Italia?«Il quadro complessivo non è molto soddisfacente: la crescita è bassa, consumi e investimenti ristagnano, il redditodisponibile delle famiglie in termini reali è sceso per il secondo anno consecutivo. Il nostro Paese, che già primadella recente crisi internazionale cresceva meno delle altre principali economie dell’area dell’euro, sta adesso,lentamente, uscendo dalla crisi, ma secondo le previsioni del Documento di economia e finanza del Governooccorrerà aspettare il 2014 prima di tornare ai livelli del 2007. Il problema della crescita, comunque, non riguardasolo l’Italia ma tutti i paesi europei».La caduta del reddito medio degli associati Inarcassa nel 2009 si è attestata intorno al 9 %. Attualmente lasituazione è stabile o è ulteriormente peggiorata?«I dati definitivi del Bilancio consuntivo 2010 ci dicono che il reddito medio, nel 2009, è diminuito meno di quel 9%che avevamo inizialmente stimato; la caduta, pari al 7,6%, è alla fine risultata comunque molto pesante e ha riportatoindietro di 7 anni il reddito medio della categoria, sui livelli medi del 2002. La flessione è stata più accentuata pergli Architetti, la cui attività professionale ruota, molto di più degli ingegneri, attorno al mercato immobiliare, proprioquello da cui, come ormai sappiamo bene, ha avuto origine la crisi del 2007-2009. Per il 2010 e per questo 2011 cisi dovrebbe aspettare un leggero rimbalzo del reddito medio, né più né meno pari a quello registrato dal Pil delpaese lo scorso anno e atteso quest’anno (poco più dell’1%); c’è da dire, però, che gli investimenti del settore dellecostruzioni, a differenza del Pil, non sono ripartiti e così anche il mercato immobiliare, se si fa eccezione delle cittàpiù grandi. Aggiungerei una cosa, che l’afflusso ininterrotto sul mercato della libera professione di nuovi ingegnerie architetti non contribuisce a migliorare le prospettive future; l’ingresso è libero e nessuno si sogna di mettere dellebarriere, ma dobbiamo tutti essere consapevoli, una buona volta, che così facendo, senza cioè adeguare l’offertauniversitaria alle richieste del mercato, si creano delle false illusioni in una larga parte dei nostri giovani, senzaparlare poi del loro futuro previdenziale».Quali effetti ha riportato, sulla gestione previdenziale, l’aumento del contributo integrativo dal 2% al 4%?«Fermo restando che questa misura ha l’obiettivo, come tutta la riforma, di salvaguardare la sostenibilità nel lungoperiodo, gli effetti positivi sulla gestione previdenziale saranno visibili solo a fine 2012, con il saldo 2011 deiversamenti contributivi».È possibile chiarire cos’è il contributo assistenziale introdotto dalla riforma per la sostenibilità e che è statoriscosso per la prima volta nel 2010?«La riforma per la sostenibilità di Inarcassa, varata nel 2010 per assicurare pensioni più eque e sostenibili a tuttigli iscritti, si preoccupa non solo della sostenibilità finanziaria di lungo periodo del sistema, ma anche della suaPe

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Finanziamenti, prestiti d’onore e fondi destinati nei momenti di difficoltà a tuttigli iscritti. Inoltre forti sconti contributivi per i primi cinque anni di iscrizionealla Cassa. Ne parliamo con Paola Muratorio, Presidente di Inarcassa

PENSIONI EQUE E SOSTENIBILI

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INTERVISTA

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sostenibilità sociale. In quest’ottica, abbiamo stabilito la destinazione dello 0,5% dell'aumento contributivo annuo adattività di assistenza. Si tratta di somme rilevanti, pari a circa 8 milioni di euro nel 2010. Tra gli interventi allo studio:l’indennità a sostegno del reddito in caso di inabilità temporanea del professionista, derivante da malattia oinfortunio, nuove prestazioni socio-sanitarie per gli iscritti, e assistenza di lunga durata per gli anziani non auto-sufficienti come ad esempio la long term care, che rappresenta un sostegno sempre più necessario per coprire inuovi bisogni legati all’aumento della speranza di vita media. Sostegni che vanno ad aggiungersi a quelli già attivatiin campo sanitario, come la polizza a copertura dei “grandi interventi e gravi eventi morbosi”, garantita da Inarcassaa tutti i propri iscritti e pensionati».Cosa si intende per contribuzione assistenziale intera e contribuzione ridotta?«I contributi previdenziali e assistenziali a Inarcassa sono dovuti in forma ridotta dai giovani fino a 35 anni di età, percinque anni dalla prima iscrizione. L’agevolazione prevede che i nuovi iscritti under 35 abbiano diritto alla riduzionedel 50% del contributo soggettivo, e alla riduzione a un terzo dei contributi minimi. La contribuzione intera riguardatutti gli iscritti, che devono versare il contributo soggettivo, pari al 12,5% del reddito professionale per il 2011, quellointegrativo pari al 4% del volume d’affari, e quello di maternità, pari a 74 euro nel 2011».I giovani iscritti sono molto sfiduciati sui contributi previdenziali. È possibile chiarire effettivamente per icontribuenti iscritti dal 2000 che tipo di pensione avranno?«I contributi minimi di Inarcassa sono i più bassi in assoluto rispetto a quelli versati alle altre Casse professionali. Peril 2011 sono pari a 1600 euro il soggettivo e 365 euro l’integrativo, a fronte di contribuzioni minime di gran lungasuperiori, anche oltre il doppio, per altri professionisti. Se poi si considerano le forti agevolazioni per i nuovi iscritti, icontributi minimi che una giovane matricola sotto i 35 anni quest’anno verserà alla Cassa sono pari a circa 500 eurodi soggettivo e 120 euro di integrativo. La sfiducia espressa dalla platea più giovane dei nostri iscritti, ancheattraverso i forum e i blog del nostro social network, gli incontri periodici e i contatti con il call center, è dovutapiuttosto alla mancanza di lavoro e alle difficoltà di avviare e sviluppare lo studio. Difficoltà dovute a una crisieconomica e del mondo professionale senza precedenti, e che colpisce in maniera ancora più accentuata leprofessioni tecniche, tra gare e appalti al massimo ribasso che penalizzano i singoli professionisti a favore dellegrandi società e una riforma organica del settore mai andata in porto. In ogni caso i nostri giovani iscritti devonoavere fiducia nelle riforme attuate dalla Cassa per salvaguardare l’adeguatezza dell’assegno pensionistico chericeveranno tra trent’anni, ma devono anche essere informati dei grandi mutamenti demografici ed economici incorso in tutte le maggiori economie occidentali, che impongono di accantonare di più per il risparmio previdenziale,se vogliono ottenere una pensione adeguata alle aspettative».Esiste un piano di sostegno per i neo-iscritti coì da andare incontro a questa nuova generazione di architettida 1000 euro al mese?«Si è già detto dei forti sconti contributivi per i primi cinque anni di iscrizione alla Cassa, ma non è certo tutto.Inarcassa prevede periodici bandi per finanziare prestiti d’onore in conto interessi per i suoi associati under 35, chevogliano mettere su lo studio o magari aggiornarlo e informatizzarlo. L’obiettivo è favorire il ricorso al finanziamentodei giovani professionisti, anche riuniti in studi associati, dal momento che i normali canali bancari sono spessopreclusi a chi inizia la carriera. Il finanziamento, erogato da un istituto convenzionato, Banca popolare di Sondrio,prevede per il 2011 un abbattimento del 100% degli interessi, a carico di Inarcassa, un capitale per professionistada 5 a 15 mila euro, e una durata da uno a cinque anni. Tra il 2009 e il 2010 sono stati accesi prestiti per oltre unmilione di euro. E dal luglio 2010 abbiamo messo in campo anche un fondo di garanzia per i giovani che fannorichiesta di prestito d’onore ma non hanno redditi sufficienti per superare l’istruttoria della banca convenzionata.Anche InArCommunity è un nuovo tassello del piano Inarcassa per il sostegno e lo sviluppo della componentepiù giovane e dinamica della professione».Che vantaggi apporterà l’obbligatoria dichiarazione dei redditi per via telematica?«La dichiarazione on line obbligatoria azzera molti costi gestionali e amministrativi legati ai vecchi documenti dicarta, perché gli uffici non dovranno più effettuare una serie di operazioni come spedire i modelli, acquisirliotticamente o gestire il calcolo del conguaglio. A spingere a favore del cambiamento c’è anche la difesadell’ambiente, con lo stop allo spreco di grandi quantità di carta, e il graduale superamento di un modo di comunicarenon più in linea con l’avanzamento tecnologico del nostro tempo. Molti i vantaggi per gli associati: niente più codaalla posta o spesa per la raccomandata, nessun rischio di non ricevere il modulo o che vi siano errori di lettura,possibilità di correggere i dati anche dopo la prima spedizione telematica».Inarcassa che tipo di rapporti ha con le nuove Casse di Previdenza private?«Noi interagiamo positivamente con tutte le altre Casse di previdenza private, sia gli enti “più vecchi”, come è lastessa Inarcassa e come sono ad esempio le Casse degli avvocati e dei dottori commercialisti, sia con quellicosiddetti più giovani (dlgs 103/96) come ad esempio le Casse dei periti industriali e degli psicologi».

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Quali obiettivi si prefigge oggi il direttore di un nuovo museo, inteso come luogo che dovrà tenere contodei nuovi linguaggi e dei nuovi costumi, nonché della nuova idea di arte e di spazio per l’arte?«Il MAXXI è una grande sfida perché è il primo museo in Italia che si occupa di rappresentare e promuovere lemolteplici forme della creatività e dell’estetica contemporanea. E questo avviene proprio a partire dalle dueprincipali anime, i due musei che convivono nel grande complesso ideato da Zaha Hadid: il museo di arte, direttoda Anna Mattirolo e il primo museo di architettura italiano, da me diretto, si influenzano e operano in modocomplementare, talvolta anche con progetti comuni. Gli obiettivi del MAXXI sono legati al presente, in cuil’intreccio dei diversi linguaggi, la contaminazione dei generi, la multidisciplinarietà e l’innovazione sono lecaratteristiche più rilevanti e vitali».Proprio perché nel tempo l’idea di spazio espositivo si è totalmente evoluta, come è cambiata,conseguentemente, la figura del direttore del museo?«I direttori di un museo come il MAXXI hanno tra le proprie priorità quelle di ripensare volta per volta le modalità dirapportarsi al pubblico, anche per facilitare la comprensione del proprio lavoro, rivolgendosi a un pubblico semprepiù vasto e attivo all’interno della struttura museale. Il museo è una realtà in profondo cambiamento, non è piùsoltanto un luogo di raccolta, conservazione ed esposizione, ma deve essere sempre di più un luogo diaggregazione capace di stimolare atteggiamenti attivi e creativi dei suoi visitatori. Il museo deve essere pertanto unlaboratorio di ricerca che si apre all’interdisciplinarietà e alla mutevolezza dei linguaggi contemporanei, in continuoconfronto con le più rilevanti realtà internazionali dedicate alla cultura del presente».Il programma di acquisizione di un museo ovviamente risente della crisi economica. Ma quanto è difficilegestire uno spazio museale inaugurato nel pieno di un periodo economicamente instabile?«Proprio la rete e la connessione con istituzioni pubbliche e private di cui ho appena accennato è la chiavefondamentale per far fronte alla crisi economica attuale. In Italia il MAXXI Architettura è legato al sistema digestione di un notevole patrimonio virtuale, frutto della rete dei musei e degli archivi presenti in Italia, che permettedi estendere sempre di più al pubblico il patrimonio e le ricerche di riferimento. Il MAXXI riesce così a fronteggiarela crisi con strategie e sforzi congiunti utili a supplire alle attuali carenze attraverso intese e accordi specifici basatisulla cooperazione trasversale tra istituzioni. Un altro modo per affrontare la crisi è legato alla sperimentazione ediffusione di modelli innovativi nelle pratiche museali, nella didattica e nella comunicazione, per aumentare ilcoinvolgimento del pubblico e la capacità del museo di integrarsi nel territorio culturale di appartenenza».L’idea stessa di museo oggi sembra essere strettamente legata a quella di edificio simbolo. Di un edificioche sappia già da sé attrarre e comunicare. Quanto questa “ricerca” è veramente in grado di cambiare ilrapporto tra il museo e il fruitore?«Il MAXXI, progettato dall’anglo-irachena Zaha Hadid, è un complesso architettonico che grazie alla sua forzascultorea, scenografica e spettacolare è stato più volte definito come una nuova icona per la Roma contempo-ranea. Gli spazi espositivi, complessi e inusuali, sono una costante opportunità per i curatori e lo staff museale direalizzare allestimenti dotati di una forte connotazione dal punto di vista spaziale, proprio per creare il giustorapporto dialettico tra le opere e il luogo ospitante. Lo spazio esterno, la grande piazza del MAXXI, insieme a granparte del piano terra di accesso è un grande spazio pubblico, in diretta connessione con la città. La dimensionepubblica e urbana è stata rilevata come una della principali motivazioni dell’integrazione dei due Musei nella città.La stessa attrazione esercitata dall’edificio permette di avvicinare più agevolmente agli spazi espositivi e alleattività culturali, offrendo un importante luogo di appropriazione della cultura contemporanea sia al pubblicospecializzato che a quello generico. Il risultato è dimostrato giorno dopo giorno dal numero dei visitatori chepopolano il MAXXI, per vedere i musei, le mostre, partecipare ad un evento o semplicemente sostare opasseggiare negli spazi esterni».

«Il museo è un laboratorio di ricerca che si apre alla mutevolezza dei linguaggi,in confronto con le realtà internazionali dedicate alla cultura». MargheritaGuccione, Direttore MAXXI Architettura riflette sul futuro dei musei in Italia

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MUSEI LUOGHI DI CONFRONTO

INTERVISTA

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Il museo oramai è una piazza. È un contenitore. Può essere considerato un mezzo di trasformazionesociale?«Io credo che la stessa struttura ospitante sia per prima interprete nonché agente di trasformazione diretta dellacittà e della società in cui viviamo. Il progetto della Hadid, infatti, ha tra i suoi punti di forza proprio la capacità dianticipare, attraverso la forma architettonica, le evoluzioni urbane e la crescente fluidità della vita urbana, dei suoiflussi in continuo movimento. L’istituzione, anche grazie alla programmazione che ha realizzato nel primo anno divita, ha contribuito a consolidare una nuova identità per il quartiere Flaminio, in particolare, e per Roma, più ingenerale. Le esposizioni, i convegni, gli eventi performativi hanno la capacità di registrare la realtà attuale maanche di influenzare le condizioni di sviluppo della cultura del futuro. Inoltre le attività educative, estremamentediversificate per coinvolgere le più varie fasce di pubblico, sono un importante strumento per rendere l’utentedel museo protagonista attivo della programmazione più che testimone passivo».Uno spazio espositivo pubblico come sceglie i propri investimenti? E più precisamente, può investire isoldi pubblici in un’opera d’arte effimera?«Il MAXXI è una fondazione costituta dal Ministero per i beni e le attività culturali e come tale, sin dalla suaapertura, si è dimostrato un importante campo di sperimentazione di accordi e sinergie tra l’istituzione pubblicae gli investitori privati. L’intento che si persegue è quello di dare vita a un programma d’eccellenza, rispondendoa obiettivi che sappiano tener conto delle esigenze di soggetti diversi, dai singoli sostenitori alle grandi impreseper creare processi di crescita virtuosi, anche sotto il profilo economico».La sicurezza delle opere esposte. Quanto è importante e quanto pesa tale voce su tutto il budget?«Naturalmente garantire la sicurezza all’interno del museo da tutti i punti di vista è per i Musei di fondamentaleimportanza. Le opere esposte, provenienti dalle collezioni di architettura e di arte o da prestiti di istituzioniesterne, sono tutelate grazie a un ottimo sistema di sorveglianza e ai più moderni sistemi di salvaguardiaconservativa e ambientale, valutati di volta in volta dai nostri tecnici in base alle esigenze specifiche di ciascunamostra e nel rispetto degli standard museali internazionali».Il museo da lei gestito non è solo spazio espositivo ma anche archivio e centro di ricerca. Cosa farà pergli architetti italiani e per promuovere l’architettura italiana all’estero?«Il MAXXI è prima di tutto un laboratorio, un centro di ricerca e di promozione della cultura attuale in tutte le sueforme. Svolge quindi attività scientifiche, grazie anche agli archivi, alla biblioteca e alla mediateca, cui siaffiancano attività divulgative e di promozione. Il Museo di architettura in particolare ha il fulcro delle suecollezioni negli archivi del XX e del XXI secolo che testimoniano la complessità dell’architettura, seguendo i suoipercorsi evolutivi dall’idea iniziale alla realizzazione. Per superare l’idea, presente in molti musei, dell’architetturacoincidente con il “bel” disegno, per dare rilievo a tutti i momenti della produzione dell’architettura, come operaintellettuale, al di là della realizzazione fisica. Tutte le attività si susseguono seguendo una duplice direzione, quellache guarda all’architettura del Novecento in una prospettiva storica e quella contemporanea, che viene vista conun’ottica più sperimentale, per interpretare gli interrogativi della società attuale e per promuovere attraverso mostree attività mirate l’architettura italiana di oggi, sostenendo un dialogo costante con quella internazionale. Fannoparte della collezione permanente del MAXXI architettura, elaborati o interi fondi di documentazione di alcuni tra ipiù importanti architetti italiani come Carlo Scarpa, Pier Luigi Nervi, Paolo Soleri, Alessandro Anselmi, GiancarloDe Carlo, Carlo Aymonino o Superstudio. Va aggiunta l’importante sezione costituita dalla collezione di fotografiache vanta un consistente fondo di fotografia di architettura e di paesaggio. L’intero patrimonio è in corso didigitalizzazione, operazione necessaria per garantirne la fruizione da parte del pubblico del museo e, via web,di utenti provenienti da ogni parte del mondo. Oggi consta di oltre 50.000 elaborati progettuali, 25.000 fotografie,numerosi modelli, lettere e documenti, sculture, tempere, volumi e periodici».Sono previsti accordi sinergici con altri musei nazionali?«Come ho accennato nelle precedenti risposte, gli accordi sono da tempo attivi con musei italiani einternazionali, basti citare le intese e le collaborazioni con l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, l’ArchivioProgetti dello IUAV di Venezia, l’Accademia di San Luca o, ancora, i gemellaggi operati con musei come il MoMAdi New York, il Centre Pompidou di Parigi, il FRAC Centre di Orléans, il CIVA di Bruxelles o il Centraal Museumdi Utrecht ad esempio».Di cosa pensa abbia ancora bisogno l’Italia per migliorare in questo campo?«L’Italia deve imparare a considerare la cultura come una delle più importanti risorse di crescita e sviluppoeconomico e civile del paese. Solo investendo sulla tutela del patrimonio storico e al contempo sulla nascita el’evoluzione del patrimonio futuro, sarà possibile operare una svolta concreta, in questo momento indispensabile,per offrire al paese la posizione d’eccellenza che merita all’interno del dibattito culturale internazionale».

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A Eindhoven da poco è stato completato einaugurato l’Admirant Entrance Building, l’edificio-icona dell’ampia area commerciale ridisegnatadallo studio di Massimiliano e Doriana Fuksas.Complessivamente i progetti sviluppati perquest’area sono quattro: 18 Septemberplein,una piazza di 7mila metri quadrati corredatadi un parcheggio interrato di 2300 mq progettatoappositamente per ospitare ben 1700 biciclette;il Shopping Mall Piazza, un edificio completa-mente trasparente in cui a dominare è la luce;il Media Market e infine l’Admirant EntranceBuilding, considerato ingresso alla nuova areacommerciale. È completamente rivestito da unreticolo d’acciaio a maglia triangolare regolaredi vetro sia trasparente che opaco. È un edificiosinuoso principalmente composto di due elementi:una struttura di 5 piani realizzata in cemento eun involucro-rivestimento di vetro e acciaio. È unoggetto prezioso che si trova proprio al confinetra la nuova area commerciale e la piazza 18Settembre. Funge da elemento di inizio, daporta principale per il nuovo asse, e attira a sél'attenzione pubblica dei pedoni. La sua immaginedi modernità ridona alla città di Eindhoven ilvessillo di centro tecnologico, di design e dicultura. Un’immagine che l’amministrazione citiene molto a curare. Dal punto di vista funzionalel’edificio è diviso in due zone principali, quellacommerciale che coinvolge sia il piano terra sia ilprimo e il secondo, mentre ai livelli superiori sonostati organizzati gli spazi dirigenziali. La geometriadelle facciate di forma amorfa crea un’emozio-nante configurazione che corrisponde allaversatilità che si trova all'interno dell'edificio.

Progetto: Massimiliano e Doriana Fuksas

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Admirant Entrance Building, Eindhoven (Olanda)

Sopra: spaccato assonometrico longitudinale. Sotto:l’intero volume in rapporto al contesto urbano circostante.I triangoli di vetri usati sono sia trasparenti che opacizzati

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Museo del Novecento, MilanoProgetto: Italo Rota e Fabio Fornasari

Progettato già nel 1936 dal gruppo diarchitetti Portaluppi-Griffini-Magistretti-Muzio, il Palazzo dell'Arengario,realizzato sul lato destro di piazzadel Duomo a Milano, è divenuto oggiil Museo delle Arti del Novecento.Progettato da Italo Rota e FabioFornasari, il museo è stato inauguratonel dicembre 2010. L’edificiodell’Arengario era da 68 anni in cercadi una sua reale e concreta funzione.Oggi il nuovo intervento museale loriconnette alla vita cittadina. 140 metrilineari di rampa che collega la lineaMetropolitana con l'interno della torremonumentale. Un percorso spiraliformeappositamente studiato per raggiungerela quota della terrazza monumentaleche si affaccia su Piazza del Duomo esulla Piazzetta Reale. La spirale èvetrata ed è il fulcro del percorsoespositivo dell’arte del ‘900. Sono tregli ingressi che danno accesso almuseo: lo storico scalone monumentaleche dall’esterno, attraverso la terrazza

loggiata, conduce alla caffetteria,racchiusa in un volume acusticoconcluso; il mezzanino dellametropolitana, simbolo del nuovointervento e il passaggio coperto chefunge da collegamento con PiazzettaReale. È nella torre monumentale chesi trova la maggior parte delle funzionipubbliche: accessi, ingressi ecollegamenti. All'ultimo livello della torreuna sala espositiva, la più grande,ospita la collezione permanenteFontana (circa 450 mq), mentre al livellodel loggiato su Piazza Duomo si trovauno spazio ristorante che è collegatoalla caffetteria posta all'interno dellatorre. La manica lunga su via Marconiaccoglie invece le principali gallerieespositive che, distribuite su quattrolivelli fuori terra, ospitano la collezionepermanente. Tutti questi spazi sonoverticalmente collegati da un bloccodi scale mobili e ascensori panoramiciche sono stati posizionati nel corpoche affaccia sul cortile interstiziale.

Sotto: gli interni del Museo delle Arti del Novecento.Sopra: una sezione trasversale. In alto: il sistema reticolaredi metallo e vetro che avvolge la rampa elicoidale dicollegamento tra i piani e la stazione metropolitana

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A Guangzhou, l’Opera House progettata da ZahaHadid ha aperto le porte al pubblico. Durante ilavori di costruzione i due edifici, dalla formalevigata, sono stati denominati “le pietre gemelle”,proprio perché devono la loro forma a una poeticasuggestione che rievoca i sassi di fiume erosi emodellati dall’acqua. Il complesso consta di 70milametri quadrati e di due volumi differenti che hannofunzioni diverse tra loro: il primo corpo ospita ilGran Teatro, dotato di 1800 posti a sedere, ilsecondo edificio invece è sede di un auditoriumpolifunzionale da 400 posti progettato perperformance d'arte e concerti. Tutta la strutturaè morfologicamente legata al terreno sottostantee tra le linee morbide del sito e le pieghe del pianodi calpestio sono stati inseriti la biglietteria e lacaffetteria. Le linee avvolgenti e levigatedefiniscono tutti gli spazi all’esterno e all’interno ecreano sinuosi percorsi, scavati e lisci, che fannoscivolare e penetrare la luce naturale attraverso ilvetro presente nella maglia strutturale. I due edificidevono la loro forma a un telaio, una sorta di teladi ragno le cui maglie, dalle diverse direzioni,sembrano sfidare le leggi della geometria e dellagravità. Realizzati secondo i principi tecnici estatici delle Grid Shell - cioè secondo una tramasottile su base triangolare in acciaio che crea unasuperficie discreta a curvatura plurima - sonorivestiti esternamente da un’altra magliatriangolare, dalle ridotte dimensioni, realizzata o invetro o in pannelli di malta, pur sempre triangolari,ma di piccole dimensioni. Le caratteristiche cheZaha Hadid normalmente richiede ai materiali,appositamente scelti per la loro peculiarità di poteressere portati sempre al limite delle prestazioni,è proprio la flessibilità e la dinamicità che questiassicurano ai suoi spazi. Una fluida morfologiafatta di compenetrazione e continuità percettivatale da creare inaspettate connessioni visualicangianti anche con il solo il variare della luce.

Opera House, Guangzhou (Cina)Progetto: Zaha Hadid

Sopra: interni ed esterni dell’Opera House. Con il calare della sera, all’accensione delle luciinterne, l’intero complesso cambia aspetto e rivela la struttura a trama sottile su base triangolareche sembra sfidare le leggi della geometria e della gravità. Sotto: sezione longitudinale

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Orange Cube, Lione (Francia)Progetto: Jakob + MacFarlane Architects

È un cubo di colore arancione, come lostesso nome evoca senza mezzi termini.Ed è stato costruito, su progetto dellostudio parigino Jakob + MacFarlane,a Lione, la terza città più grande dellaFrancia. È il quartier generale di unasocietà immobiliare che cura la totalericonversione dell’area portuale dismessa,di cui lo stesso Orange Cube fa parte, inuna nuova area residenziale variamenteattrezzata e chiamata La Confluenceproprio perché si sviluppa sulla penisolache si genera alla confluenza tra i fiumiSaône e Rodano. L'ambizione diquest’area è quella di legare l’aspettourbanistico alla ricerca architettonica,tecnologica e sostenibile, recuperandoun patrimonio industriale dismesso eportando sulle banchine di Lione unamigliore qualità della vita fatta di principiarchitettonici contemporanei, cultura ecomplementarietà delle attività lavorative.Orange Cube è stato concepito comeun semplice volume ortogonale in cui persottrazione sono stati ricavati dei vuoti chelo studio Jakob + MacFarlane ha pensatocome una serie di “perturbazioni”volumetriche di rotazione. Oltre cheessere pura ricerca geometrico-formaleed estetica, le tre sottrazioni, le“perturbazioni”, rispondono alla necessitàdi garantire un’ottima illuminazioneall’interno dell’edificio e un’adeguataareazione pensata soprattutto perconfermare un basso consumo di CO2.Le facciate, l’aspetto architettonico chea distanza caratterizza l’edificio, più dellestesse “perturbazioni”, hanno una doppiapelle, quella interna con gli infissi e quella

esterna in pannelli di alluminio, confunzione di brise soleil, perforati secondodei patterns pixelati che da vicinorievocano l’immagine delle gocce d’acquasu un piano, mentre da lontano finisconoper suscitare un effetto di fluidità. Sia l'usodel metallo che del colore sono citazionidel passato industriale del sito: il metalloperché presente in molti docks e il colorearancio perché ripropone la tipica verniceal minio adoperata nelle strutture portuali.

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A destra: Orange Cube visto dallaparte del fiume. Sotto: un particolaredel brise soleil. In basso: primo pianodell’edificio preesistente Les Salins,recentemente trasformato in Concert Hall F

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San Pio da Pietrelcina, RomaProgetto: Studio SAA&A

Presenta un'aula liturgica a sviluppo trasversalee una copertura tripartita la chiesa di San Pioda Pietrelcina, progettata dallo studio SAA&A diAlessandro Anselmi e Associati: progettistiArchitetti Alessandro Anselmi, Valentino Anselmi,Valerio Palmieri. È un rettangolo di proporzioni 2x1.Al centro del lato maggiore del regolare impiantoplanimetrico è posto l’altare, e sulla parete difronte, spostato ad est, vi è l’ingresso. L’altare,proprio per questa scelta, si trova in una posizioneinusuale ma sembra risponda pienamente aicanoni liturgici emersi dal Concilio VaticanoSecondo che stabiliscono come la comunità debbaessere accolta in una forma spaziale tale da nonfavorire posizioni gerarchiche. Tutto l’impianto hauna planimetria semplice e completa e gli edificicircostanti, appartenenti alla canonica, sonocorredati di diversi spazi di varie dimensioni adattialle relazioni. Il modus operandi dello studioAnselmi, pur in una situazione avulsa dal tessutourbanistico storicizzato, ha raggiunto lo scopodi un nuovo significato. L’impatto esteticodell’impianto della chiesa di San Pio da Pietrelcinaè sicuramente nuovo per questo quartiere anchese ricorda tanto, proprio nella logica ritmica dellacopertura, la chiesa di Niemeyer a Pampulha.L’impostazione planimetrica legge e interpreta lepreesistenze e vi si rapporta. Riesce in ciò che puòessere considerato il fallimento dell’amministra-zione: essere un segno, un landmark, un elementodi riqualificazione del quartiere. Tutto l’insiemediventa “un’armonia locale” e tenta di dare unanuova identità urbanistica a una zona che finoad oggi ne ha manifestato la totale mancanza.

Nelle foto, in alto e sotto: la copertura della chiesa, rivestita di tessereirregolari di ceramica lucida e monocolore. Sopra: gli edifici parrocchiali,che non superano i tre piani d’altezza. Si pongono ortogonalmente rispettoalla chiesa e fanno da quinta-diaframma tra la chiesa e il quartiere

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L’ampliamento del Museum of Fine Arts, Boston (Massachusetts)Progetto: Studio Foster and Partners

Nello Stato del Massachusetts a novembreè stato inaugurato l’ampliamento, progettatodallo studio Foster and Partners, dellostorico Museum of Fine Arts di Boston(MFA). L’intervento s’inserisce nel vecchioimpianto museale riprendendone la linearitàe ribadendone l’assialità dominante.La struttura, in vetro, acciaio e granito,fuoriesce dal perimetro della preesistenzae con la testata si apre sia verso Back BayFens sia verso la Huntington Avenue. Ilnuovo padiglione ha aggiunto a tutta lapreesistenza un auditorium, un ristorante,un ampio e luminoso cortile vetrato e ben53 gallerie che ospitano le maggioricollezioni d’Arte Americana. Lo studioFoster + Partners si è occupato anchedel restauro di tutto l’intero complesso, fattaeccezione per l’ala ovest, già modificatanel 1981. Ma il progetto di Foster non è unsemplice restauro. È stata completamenteridiscussa l’intera esposizione interna euna delle ragioni è quella di dover inserirele recenti acquisizioni. Senza snaturare ilprogetto, ideato nel 1870 dall'architetto GuyLowell, la nuova struttura ripristina loschema originario che negli anni era statopiù volte rimaneggiato. La nuova sceltaprogettuale ha riabilitato sia l'asse centraledell'edificio, sia i due ingressi principali,quello a sud, sulla Huntington Avenue,e quello a nord che si affaccia sulla StateStreet Corporation Fenway Entrance.

Nelle foto sopra: prospettoprincipale del nuovo padiglionedel Museum of Fine Arts di Bostone Hall centrale della nuovastruttura, un ampio spazio vetratoattorniato da vegetazione. Asinistra: planimetria generale

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Noivoiloro, ad Erba, è una onlus per la curadei disabili ma anche un vero e propriocentro sociale in cui si svolgono diverseattività: dall’assistenza alle attività lavorative,alle festa all’aperto. Comprende residenzetemporanee e uffici di riabilitazione al lavoro,uffici grafici, un bar/ristorante, un teatro. Ilavori di costruzione del nuovo centro si sonoconclusi nel 2010 e il progetto è dello studiomilanese If Design, di Franco TagliabueVolontè e Ida Origgi, ed è candidato per ilPremio Mies van De Rohe 2011. Il terrenodi scavo è mantenuto nell’area e la suamodificazione diventa fondativa per ilprogetto, disegnando due grandi spazi apertiper le feste estive e diventando dune verdicome barriere acustiche e visive pernascondere le industrie circostanti. Intorno aqueste dune si collocano gli edifici che sonocondizionati dalla loro posizione. Gli edificihanno grande complessità programmatica, inequilibrio tra il concetto di privacy e dicomunità. Ogni edificio ha una forma primariacompiuta. Allo stesso tempo esiste uncomune denominatore, una sorta di DNA cherestituisce l’idea di familiarità tra le parti. Lacopertura produce una piega che si ripete intutti gli edifici: in ogni parte assume differentisignificati e differenti misure. Nel tetto delteatro ogni linea di colmo e conversa èdifferente e non ortogonale, né in pianta, nénella terza dimensione, eccetto che per quelladi mezzo. Il palcoscenico apre tre volte, unaall’interno e due verso lo spazio aperto. Nellaparte che si affaccia alla pista da ballo,l’edificio – sotto la facciata ventilata in vetroretro smaltato, come in alcuni edifici delRinascimento - ospita una lunga pancascavata nel volume di facciata, per la sedutadelle” dame “in attesa dell’invito dei “cavalieri”al ballo liscio, come nella tradizione dellefeste di questo tipo di ballo. In questo giocotra nascondersi e apparire, l’interfaccia con la“strip del divertimento” sulla strada principale,è un’ immagine che produce relazionimutevoli. Appare e scompare con il riflessodella luce sulla parete di UGLAS nelledifferenti ore del giorno. Si genera inrelazione al movimento delle automobili checorrono sulla strada. La grande scritta simuove nelle viste trasversali. Cambia colore(rosso-su-bianco, bianco-su-rosso)dipendentemente dal senso di marcia.

Centro Civico Noivoiloro, Erba (Como)Progetto: Tagliabue Volontè, Ida Origgi

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Newport Station Renovation, Newport (Gran Bretagna)Progetto: Studio Grimshaw & Partners

La città di Newport del Galles si attrezza diuna nuova stazione ferroviaria. Il progettodello studio londinese Grimshaw & Partnerscoinvolge e lega le due diverse parti di cittàche la precedente stazione aveva inveceurbanisticamente diviso. La nuova struttura,nascendo da una ricerca distributiva e dauno studio sia dei flussi dei treni che degliutenti in transito, si divide letteralmentein due corpi. Due ampie sale-terminalispiraliformi, dalle forme quasi anatomiche,aventi funzioni diverse e collegate tra loroda un percorso in quota rispetto ai binarisottostanti. Sia il terminale Nord, pensatoper rispondere alle esigenze dei cittadinipendolari, che quello Sud, proteso versola parte commerciale della città e aventefunzione di distribuzione sul territorio deituristi che il nuovo programmaamministrativo tenta di incentivare, hanno lastessa impostazione formale e tecnologica.Tutta la struttura, compresi i due terminali,è rivestita di alluminio e di ETFE, l’etilenetetrafluoroetilene, un polimero plastico. L'usodi un involucro di ETFE sopra una strutturad'acciaio non solo genera uno spazio moltoluminoso e aerato ma staticamente richiedeuna struttura portante molto esile vista laleggerezza del materiale. La forma a spiraledella stazione rispecchia i flussi presentie contribuisce a smaltire il traffico guidandoi passeggeri dal livello del piano terra finoal ponte che collega i due corpi di fabbricae quindi le due parti di città. Il disegno dellastazione è stato elaborato affinchériflettesse il senso, la direzione, il verso incui i viaggiatori, i daytrippers e le personedisabili, si muoveranno attraversandolo.

L’intera struttura rievoca una “birdcage”, unagabbia di uccello e in quanto tale è impostatain modo da avere una continuità formale ematerica tra ciò che è copertura e ciò che èstruttura portante o di tamponamento

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