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ANNO XXXI - NUMERO 33 UNA COPIA 1 duro* DOMENICA 8 FEBBRAIO 2004 ******* QUOTIDIANO DEL MATTINO IN VENDITA FACOLTATIVA: IL GIORNALE + ENCICLOPEDIA «L’UNIVERSALE» N. 16 j 9,90 (1,00 + 8,90) - IL GIORNALE + LIBRO «BIBLIOTECA STORICA» N. 22 j 5,90 (1,00 + 4,90) - IN VENDITA OBBLIGATORIA PER AVELLINO: IL GIORNALE + IL SANNIO t 1,00 - SALERNO: IL GIORNALE + IL SALERNITANO t 1,00 - MATERA E POTENZA: IL GIORNALE + LA NUOVA BASILICATA t 1,00 - IN VENDITA OBBLIGATORIA PROMOZIONALE PER FROSINONE: CIOCIARIA OGGI + IL GIORNALE t 0,90 (+ ENCICLOPEDIA l 9,80) (+ LIBRO l 5,80) - LATINA: LATINA OGGI + IL GIORNALE t 0,90 (+ ENCICLOPEDIA l 9,80) (+ LIBRO l 5,80)- ISERNIA E CAMPOBASSO: NUOVO MOLISE + IL GIORNALE t 0,90 (+ ENCICLOPEDIA l 9,80) (+ LIBRO l 5,80) - BENEVENTO: IL SANNIO + IL GIORNALE t 0,90 (+ ENCICLOPEDIA l 9,80) (+ LIBRO l 5,80) - TARANTO: CORRIERE DEL GIORNO + IL GIORNALE t 0,90 (+ ENCICLOPEDIA l 9,80) (+ LIBRO l 5,80) - COSENZA: GAZZETTA DEL SUD + IL GIORNALE t 0,90 (+ ENCICLOPEDIA l 9,80) (+ LIBRO l 5,80) - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 45% - ARTICOLO 2 COMMA 20/B - LEGGE 662/96 FILIALE DI MILANO - *PREZZO SOLO PER L’ITALIA Crono 230,00 Tempo 180,00 Tel. 02 86 45 46 06 www. pryngeps.it Il figlio di Guareschi: «Mio padre, vittima dei registi» LEZIONI ALTERNATIVE «Scope e detersivi, così mi sono diplomato alla scuola di casalinghi» NINO MATERI A PAGINA 16 STEFANO LORENZETTO I l «Mondo piccolo» sta ancora den- tro i confini che gli diede il suo crea- tore, Giovannino Guareschi. A custo- dirlo, qui a Roncole Verdi, è rimasto il figlio Alberto, aiutato dalla sorella Car- lotta. Ormai hanno superato i sessan- ta l’Albertino e la Pasionaria del Cor- rierino delle famiglie. Si chiama Club dei Ventitré, (...) EMILIA ROMAGNA PIERANGELO MAURIZIO A PAGINA 8 Gasparri pronto a lasciare il governo Il ministro: «Se è questione di posti mi dimetto io, ma questo sconcio finisca». L’Udc chiede per Follini un ministero di peso Berlusconi richiama gli alleati: basta con le baruffe, è una fase difficile SEGUE A PAGINA 17 IL TEMPO IL TEMPO OGGI DOMANI Il crac della Coop rossa travolge 5mila persone A sorpresa il ministro di An Maurizio Gasparri annuncia: «Sono pronto a farmi da parte». L’affondo arriva dopo giorni di tensione nella maggioranza: «Se è una questione di posti io lascio, ma questo sconcio deve finire». L’Udc resta ancora sull’Aventino, il segretario Marco Follini vuole un ministero di peso. Silvio Berlusconi cerca di riportare un po’ di tranquillità fra gli alleati: «Basta baruffe», e chie- de fiducia e impegno per le elezioni. ALLEGRA GUCCI «Non ha ucciso papà In carcere mamma rischia di morire» STEFANO ZURLO A PAGINA 14 D omani ci sarà lo sciope- ro di tutto il settore sani- tario proclamato da ben 42 sigle sindacali senza al- cuna distinzione politica, terri- toriale e di categoria. Insom- ma, l’universo mondo a cui gli italiani affidano la propria sa- lute e la propria vita. E se sia- mo uno dei popoli più longe- vi, forse qualche segno di grati- tudine dovremmo pur darlo a categorie di lavoratori che cer- tamente non brillano per i lo- ro redditi. Del che, evidente- mente, non c’è traccia se sia- mo riusciti a riunificare nella protesta di domani un mon- do sindacalmente frantuma- to, politicamente diviso e cul- turalmente articolato. Vedia- mone le ragioni a partire (...) MALATTIA DEI CAMICI BIANCHI LA PROCURA DI MILANO Parmalat, inchiesta per riciclaggio A Montecarlo sequestrato un conto di due milioni. Domani Tanzi trasferito nel carcere di Parma STEFANO FILIPPI A PAGINA 9 VERONA Alla fiera del superlusso per uno shopping degno di Jacky Kennedy CRISTIANO GATTI A PAGINA 16 BARTOCCELLI, DE FEO, LUSSANA, PENNACCHI, PERA, SCAFI E SCAFURI ALLE PAGINE 2-3-5 C hi sta cercando di sopravvivere al vero e proprio terremoto so- ciale che ha fatto crollare i ri- sparmi e la fiducia nelle ban- che a cui si affidano i propri sol- di (si ricordi che l’Italia è il secondo Paese nel mondo quanto al numero di risparmiatori; il primo è la Russia, il terzo è il Giappone) credo stia se- guendo con un certo disinteresse la verifica di governo, la vicenda del ra- moscello d’ulivo preteso da uno e anche dall’altro, le liste uniche, le li- ste triciclo per le elezioni europee. Ma anche chi ci mette tutta la sua buona volontà per seguire questi fat- ti e tenersi informato, fa troppa fati- ca per capire quello che succede, proprio perché si accorge di quanta distanza ci sia oggi tra la politica e la storia, tra ciò che la politica esprime e la storia della nostra società. Per esempio, cosa chiede Follini? Quando un uomo politico della Prima Repubblica - Moro, La Malfa, Craxi - metteva in fibrillazione il go- verno o il suo stesso partito, si com- prendeva che, oltre alla indubbia abilità, scaltrezza, tecnica nel chie- dere e nel pretendere qualcosa dagli alleati o dagli avversari, c’era anche nella politica che egli rappresentava uno stretto legame con la storia del Paese. Nei democristiani si vedeva tutto il lungo travaglio dei cattolici per approdare alla vita politica na- zionale; in Craxi viveva l’idea del ri- formismo socialista; nei missini la storia della Repubblica Sociale di Sa- lò; nei repubblicani la laicità risorgi- mentale. Insomma, la politica nazio- nale della Prima Repubblica aveva una forte aderenza con la storia na- zionale, quella stessa che si poteva studiare nei libri di scuola recenti e decenti. Un abile politico di allora poteva essere furbo e tattico fin che si vole- va, ma era facile e immediato ricono- scere il legame che egli aveva con una fetta della storia nazionale. E noi capivamo: anche la persona più semplice comprendeva cosa voleva un democristiano o un comunista o un socialista perché la politica espri- meva la storia della società. Oggi questo accade solo in parte, e per questo assistiamo a furbeschi tattici- smi, a dichiarazioni retoriche al pun- to che noi, con tutto il rispetto, ci domandiamo: ma (...) Politica e furbizia Stefano Zecchi Lo sciopero delle toghe si farà: il 4 o il 5 marzo, infatti, i magi- strati italiani torneranno a in- crociare le braccia contro la ri- forma dell'ordinamento giudi- ziario. Non è dunque bastata la dichiarata disponibilità al dialogo del ministro della Giu- stizia Roberto Castelli al con- gresso dell'Anm; né è stata giu- dicata sufficiente l'apertura portata ieri allo stesso con- gresso dal sottosegretario Viet- ti. Stavolta, allo sciopero aderi- rà anche la corrente più mode- rata, Magistratura Indipen- dente. La decisione dello scio- pero sarà formalizzata oggi. Ma intanto l'assemblea nazio- nale dei Girotondi delibera di «sostenere l'impegno del- l’Anm» attraverso «un'attiva partecipazione a tutte le prote- ste che saranno indette». Sciopero dei giudici, in soccorso arrivano i Girotondi I magistrati incroceranno le braccia contro la riforma dell’ordinamento giudiziario. I Movimenti: «Saremo al vostro fianco» LA PROTESTA SEGUE IN PENULTIMA PAGINA SEGUE IN PENULTIMA PAGINA Romano Prodi oggi sarà a Roma per dirigere un vertice con i segretari del Triciclo LUCA TELESE A PAGINA 6 Prodi corre a Roma per tentare di aggiustare il Triciclo TIPI ITALIANI Geronimo IN EDICOLA BIBLIOTECA STORICA LUNGO LE RIVE DEL COLORADO In vendita a 4,90 euro più il prezzo del Giornale di Dee Brown IN EDICOLA L’UNIVERSALE ANTICHITÀ CLASSICA (VOLUME I) In vendita a 8,90 euro più il prezzo del Giornale SABRINA COTTONE A PAGINA 7

AMontecarlosequestratouncontodiduemilioni ......Alberto Guareschi mi pre-senta la professoressa Olga Gurevich, docente di lingua italiana all’Università statale russaperglistudiumanistici

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Page 1: AMontecarlosequestratouncontodiduemilioni ......Alberto Guareschi mi pre-senta la professoressa Olga Gurevich, docente di lingua italiana all’Università statale russaperglistudiumanistici

GIORN - EDIZIOMIL - 1 - 08/02/04- Plate NUOVA-GRAFICA - Autore: ZANFERRARI Stampa: 08/02/2004, 01:13 - BlacK

ANNO XXXI - NUMERO 33 UNA COPIA 1 duro*D O M E N I C A 8 F E B B R A I O 2 0 0 4

*******QUOTIDIANO DEL MATTINO

IN VENDITA FACOLTATIVA: IL GIORNALE + ENCICLOPEDIA «L’UNIVERSALE» N. 16 j 9,90 (1,00 + 8,90) - IL GIORNALE + LIBRO «BIBLIOTECA STORICA» N. 22 j 5,90 (1,00 + 4,90) - IN VENDITA OBBLIGATORIA PER AVELLINO:IL GIORNALE + IL SANNIO t 1,00 - SALERNO: IL GIORNALE + IL SALERNITANO t 1,00 - MATERA E POTENZA: IL GIORNALE + LA NUOVA BASILICATA t 1,00 - IN VENDITA OBBLIGATORIA PROMOZIONALE PER FROSINONE:CIOCIARIA OGGI + IL GIORNALE t 0,90 (+ ENCICLOPEDIA l 9,80) (+ LIBRO l 5,80) - LATINA: LATINA OGGI + IL GIORNALE t 0,90 (+ ENCICLOPEDIA l 9,80) (+ LIBRO l 5,80)- ISERNIA E CAMPOBASSO: NUOVO MOLISE +IL GIORNALE t 0,90 (+ ENCICLOPEDIA l 9,80) (+ LIBRO l 5,80) - BENEVENTO: IL SANNIO + IL GIORNALE t 0,90 (+ ENCICLOPEDIA l 9,80) (+ LIBRO l 5,80) - TARANTO: CORRIERE DEL GIORNO + IL GIORNALE t 0,90(+ ENCICLOPEDIA l 9,80) (+ LIBRO l 5,80) - COSENZA: GAZZETTA DEL SUD + IL GIORNALEt 0,90 (+ ENCICLOPEDIAl 9,80) (+ LIBRO l5,80) - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 45% - ARTICOLO 2 COMMA 20/B - LEGGE 662/96 FILIALE DI MILANO - *PREZZO SOLO PER L’ITALIA

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Il figlio di Guareschi: «Mio padre, vittima dei registi»LEZIONI ALTERNATIVE

«Scope e detersivi, cosìmi sono diplomato

alla scuola di casalinghi»NINO MATERI A PAGINA 16

STEFANO LORENZETTO

I l «Mondo piccolo» sta ancora den-tro i confini che gli diede il suo crea-

tore, Giovannino Guareschi. A custo-dirlo, qui a Roncole Verdi, è rimasto ilfiglio Alberto, aiutato dalla sorella Car-lotta. Ormai hanno superato i sessan-ta l’Albertino e la Pasionaria del Cor-rierino delle famiglie.

Si chiama Club dei Ventitré, (...)

EMILIA ROMAGNA

PIERANGELO MAURIZIO A PAGINA 8

Gasparri pronto a lasciare il governoIl ministro: «Se è questione di posti mi dimetto io, ma questo sconcio finisca». L’Udc chiede per Follini un ministero di pesoBerlusconi richiama gli alleati: basta con le baruffe, è una fase difficile

SEGUE A PAGINA 17

I L T E M P OI L T E M P OO G G I D O M A N I

Il crac della Coop rossatravolge 5mila persone

A sorpresa il ministro di An Maurizio Gasparri annuncia: «Sonopronto a farmi da parte». L’affondo arriva dopo giorni di tensionenella maggioranza: «Se è una questione di posti io lascio, ma questosconcio deve finire». L’Udc resta ancora sull’Aventino, il segretario

Marco Follini vuole un ministero di peso. Silvio Berlusconi cerca diriportare un po’ di tranquillità fra gli alleati: «Basta baruffe», e chie-de fiducia e impegno per le elezioni.

ALLEGRA GUCCI

«Non ha ucciso papàIn carcere mammarischia di morire»

STEFANO ZURLO A PAGINA 14

Domani ci sarà lo sciope-ro di tutto il settore sani-tario proclamato da

ben 42 sigle sindacali senza al-cuna distinzione politica, terri-toriale e di categoria. Insom-ma, l’universo mondo a cui gliitaliani affidano la propria sa-lute e la propria vita. E se sia-mo uno dei popoli più longe-vi, forse qualche segno di grati-tudine dovremmo pur darlo acategorie di lavoratori che cer-tamente non brillano per i lo-ro redditi. Del che, evidente-mente, non c’è traccia se sia-mo riusciti a riunificare nellaprotesta di domani un mon-do sindacalmente frantuma-to, politicamente diviso e cul-turalmente articolato. Vedia-mone le ragioni a partire (...)

MALATTIADEI CAMICIBIANCHI

L A P R O C U R A D I M I L A N O

Parmalat, inchiesta per riciclaggioA Montecarlo sequestrato un conto di due milioni. Domani Tanzi trasferito nel carcere di Parma

STEFANO FILIPPI A PAGINA 9

VERONA

Alla fiera del superlussoper uno shopping

degno di Jacky KennedyCRISTIANO GATTI A PAGINA 16

BARTOCCELLI, DE FEO, LUSSANA, PENNACCHI, PERA, SCAFI E SCAFURI ALLE PAGINE 2-3-5

Chi sta cercando di sopravvivereal vero e proprio terremoto so-ciale che ha fatto crollare i ri-sparmi e la fiducia nelle ban-che a cui si affidano i propri sol-

di (si ricordi che l’Italia è il secondoPaese nel mondo quanto al numerodi risparmiatori; il primo è la Russia,il terzo è il Giappone) credo stia se-guendo con un certo disinteresse laverifica di governo, la vicenda del ra-moscello d’ulivo preteso da uno eanche dall’altro, le liste uniche, le li-ste triciclo per le elezioni europee.Ma anche chi ci mette tutta la suabuona volontà per seguire questi fat-ti e tenersi informato, fa troppa fati-ca per capire quello che succede,proprio perché si accorge di quantadistanza ci sia oggi tra la politica e lastoria, tra ciò che la politica esprimee la storia della nostra società. Peresempio, cosa chiede Follini?

Quando un uomo politico dellaPrima Repubblica - Moro, La Malfa,Craxi - metteva in fibrillazione il go-verno o il suo stesso partito, si com-prendeva che, oltre alla indubbiaabilità, scaltrezza, tecnica nel chie-dere e nel pretendere qualcosa daglialleati o dagli avversari, c’era anchenella politica che egli rappresentavauno stretto legame con la storia delPaese. Nei democristiani si vedevatutto il lungo travaglio dei cattoliciper approdare alla vita politica na-zionale; in Craxi viveva l’idea del ri-formismo socialista; nei missini lastoria della Repubblica Sociale di Sa-lò; nei repubblicani la laicità risorgi-mentale. Insomma, la politica nazio-nale della Prima Repubblica avevauna forte aderenza con la storia na-zionale, quella stessa che si potevastudiare nei libri di scuola recenti edecenti.

Un abile politico di allora potevaessere furbo e tattico fin che si vole-va, ma era facile e immediato ricono-scere il legame che egli aveva conuna fetta della storia nazionale. Enoi capivamo: anche la persona piùsemplice comprendeva cosa volevaun democristiano o un comunista oun socialista perché la politica espri-meva la storia della società. Oggiquesto accade solo in parte, e perquesto assistiamo a furbeschi tattici-smi, a dichiarazioni retoriche al pun-to che noi, con tutto il rispetto, cidomandiamo: ma (...)

Politicae furbizia

Stefano Zecchi

Lo sciopero delle toghe si farà:il 4 o il 5 marzo, infatti, i magi-strati italiani torneranno a in-crociare le braccia contro la ri-forma dell'ordinamento giudi-ziario. Non è dunque bastatala dichiarata disponibilità aldialogo del ministro della Giu-stizia Roberto Castelli al con-gresso dell'Anm; né è stata giu-dicata sufficiente l'aperturaportata ieri allo stesso con-gresso dal sottosegretario Viet-ti. Stavolta, allo sciopero aderi-rà anche la corrente più mode-rata, Magistratura Indipen-dente. La decisione dello scio-pero sarà formalizzata oggi.Ma intanto l'assemblea nazio-nale dei Girotondi delibera di«sostenere l'impegno del-l’Anm» attraverso «un'attivapartecipazione a tutte le prote-ste che saranno indette».

Sciopero dei giudici, in soccorso arrivano i GirotondiI magistrati incroceranno le braccia contro la riforma dell’ordinamento giudiziario. I Movimenti: «Saremo al vostro fianco»

LA PROTESTA

SEGUE IN PENULTIMA PAGINA

SEGUE IN PENULTIMA PAGINA

Romano Prodi oggi sarà a Roma per dirigere un vertice con i segretari del Triciclo LUCA TELESE A PAGINA 6

Prodi corre a Romaper tentaredi aggiustareil Triciclo

TIPI ITALIANI

Geronimo

IN EDICOLA

BIBLIOTECA STORICALUNGO LE RIVEDEL COLORADO

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di Dee Brown

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L’UNIVERSALE

ANTICHITÀCLASSICA (VOLUME I)

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GIORN - NAZIONALE - 17 - 08/02/04- Plate NUOVA-GRAFICA - Autore: ZANFERRARI Stampa: 08/02/2004, 01:25 - BlacK

IL GIORNALE � Domenica 8 febbraio 2004

17CRONACHE

(...) perché Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi si rivolgeva aisuoi «venticinque lettori» mentre l’inventore di don Camillo e Pep-pone raccontava d’averne un paio di meno: fu l’unica bugia dellasua vita. Di lettori ne ha avuti molti di più, anzi è stato ed è loscrittore italiano più amato di tutti i tempi: 22 milioni di copie ven-dute. Tuttora ogni anno totalizza 70-80mila copie soltanto nel no-stroPaese.DiconocheWilburSmith, ilsudafricano,riescaapiazzar-ne una ogni 20 secondi e che sia arrivato a 80 milioni. Io ci credopoco. E comunque Smith è stato tradotto in 26 lingue, Guareschi intutte,compreso il giapponese e loswahili parlato daiBantu, esclusoil cinese, l’albanese e alcuni idiomi russi. «Persino in arabo e inisraeliano: almeno su una cosa laggiù si sono trovati d’accordo»,chiosa il figlio.

Lo stanzone del club è appenaintiepidito da due ciocchi che sisfaldano lentamente nel grandecamino.Faunfreddo boiael’anti-ca stufa di mattoni rossi non ce lafa a tenerci dietro. C’è la scopa, c’èil cesto pieno di noci con un maz-zuolo per spaccarle, c’è la Coccoi-na col pennellino, ci sono i libri ele raccolte ingiallite del Candido,e anche i computer, perché nel«Mondo piccolo» tutto si tiene.

Il lampadario è ancora quelloche lo scrittore s’era costruito da solo: tre dami-giane verdi con infilati nel collo tre imbuti e, den-tro gli imbuti, tre lampadine. Al piano di sotto cen’è un altro ricavato da manubri, pedali e catenesaldati fra loro: la luce piove dai fanali di biciclet-ta, lo stesso barlume che in certi racconti di donCamillo fende a fatica le nebbie della Bassa par-mense. Guareschi aveva imparato fin da ragazzoa usare le morse da meccanico di cui il buon Diolo aveva provvisto non solo per scrivere. Una du-ra necessità, mica un hobby: «Mi capita più volte,tornando a casa per le vacanze, di dover dormireper terra e trascurare gli studi per costruire con lemie mani dei letti, delle sedie, una tavola, un buf-fet e una scrivania», annotava nel giugno del ’25.In quella stessa estate andò a ripetizione da donLamberto Torricelli, il prevosto di Marore che nel’48 avrebbe preso corpo sulla carta: «Il mio vec-chio parroco assomigliava molto a don Camillo.Mi allentava uno scapaccione e poi mi insegnavaa fare il compito di latino».

OggiinFranciac’èunristoranteDonCamilloadArles. In Germania s’inscatola il sugo rustico DonCamilloaColonia.InSvizzerasifuma«LacigarettededonCamillo»prodottaaGinevra.InItaliasirac-colgono i meloni Don Camillo e s’imbottiglianoquattro lambruschi e duegrappe intitolati al prete. An-che questa è immortalità.

Alberto Guareschi mi pre-senta la professoressa OlgaGurevich, docente di linguaitaliana all’Università statalerussa per gli studi umanisticidi Mosca. «È la quarta voltache viene a trovarci. Nel ’94le capitò di vedere il film DonCamillo a Milano. Le piac-que. Acquistò il libro e, comesempre accade, le piacquepiù del film».Quante tesi di laurea sonostate prodotte finora susuo padre?«Una settantina tra Francia,Germania, Austria, Svizzera,Gran Bretagna, Polonia, Un-gheria».Come si spiega questo per-durante successo, nono-stante nel frattempo sianospariti i democristiani e,più o meno, i comunisti?«Penso dipenda dal fatto chepapà,alparidiVerdi, inventa-va il vero. Descriveva perso-ne vere, avvenimenti veri esentimenti veri, gli stessi cheprovava lui. Aveva un grande rispetto per il letto-re, non gli ha mai raccontato balle».Di Guareschi sono usciti 12 libri fin che eravivo e 13 postumi. Ha scritto più da morto...«Sì, ma tenga conto che, dopo la causa intentata-gli da Alcide De Gasperi, dal ’54 fino al ’63 nonpoté pubblicare più nulla in Italia. I libri uscitinegli Stati Uniti o in Olanda qui videro la lucesolo dopo la sua morte».Senza i sette film con Fernandel e Gino Cervipensa che avrebbe avuto lo stesso successo?«Il valore letterario non lo hanno aumentato ifilm. Semmai lo hanno leso. Il compagno donCamillo di Luigi Comencini, per esempio, è uncompleto tradimento del libro. Papà s’arrabbia-va moltissimo per questo. Ma i contratti non gliriconoscevano il diritto d’intervenire sulle sceltedeiregisti.Datresceneggiatureritirò lafirma sde-gnato».A chi venne l’idea della prima riduzione cine-matografica?«A Franco Riganti, che si fece cedere i diritti nel’49 per 150mila lire. Papà non era certo un affari-sta.PoiAngeloRizzolirilevò il contrattoda Rigan-ti, il quale, lungimirante, volle solo una percen-tuale sugli incassi. Pare che in questo modo nel’53 abbia incassato 200 milioni di lire, qualcosacome 5 miliardi scarsi di oggi».Com’era il rapporto con i registi?

«Cercava di dar loro dei buoni consigli. S’intesepoco o nulla con Julien Duvivier, il regista delprimo Don Camillo. Papà lo stimava tantissimo:“È talmente bravo che può permettersi il lussod’essere antipatico”. Rizzoli dovette rivolgersi aunregistafrancese perché gli italianiavevanotut-ti paura delle reazioni del Pci. In precedenza ave-va tentato persino di ricattare Vittorio De Sica,promettendogli che gli avrebbe fatto girare Um-berto D., ma ne ebbe un rifiuto. Neppure la Chie-sa in quel momento fu benevola con mio padre.La classificazione “per tutti”, che dischiuse a DonCamillo le porte dei cinema parrocchiali, gli co-stò inaudite censure».Cioè?«L’ho scoperto solo di recente. In pratica il filmvenne girato due volte: in francese e in italiano.Dallasecondaedizionefu completamentetaglia-ta la scena dei due fidanzati che s’immergononel fiume, esasperati dalle rivalità politiche dellerispettive famiglie: venne giudicata un’apologiadel suicidio. La stessa figura di un prete sangui-gno che non esitava a venire alle mani era consi-derata irriverente. Nella versione originale del Ri-torno di don Camillo, il parroco va a riprendersiil suo crocifisso e se lo porta a spalle nel paesino

di montagna dov’è stato trasferito. È una scarpi-nata molto poetica, con don Camillo che cade aterra stremato dalla fatica e solo in quel momen-to, spogliatosi del suo orgoglio, può riudire la vo-cedel Cristo, finoa quelmomento rimasto muto.Ebbene in Italia la scena non s’è mai vista: fusoppressa per il timore che apparisse una blasfe-ma parodia della via crucis».Niente a confronto con le persecuzioni deicompagni.«All’annuncio chesi sarebbe giratoDon Camillo,il Pci organizzò una specie di processo al teatroValli di Reggio Emilia. Tra dentro e fuori s’eranoassiepate 20mila persone. Papà si difese con l’ar-ma dell’umorismo: “Non avete letto il libro, an-che perché L’Unità non l’ha ancora distribuito adispense. Vi state sbagliando sul conto di Peppo-ne, ve l’assicuro. Io ho fatto un miracolo: sonoriuscito a rendere simpatico un comunista”. Tor-nato alla pensione dove avrebbe dovuto passarela notte, vide una folla che andava ingrossandosidavanti all’ingresso. Siccome era coraggioso manon stupido, infilò l’uscita posteriore, saltò in sel-la al suo Guzzino e tornò a dormire a Roncole.Perso il primo round, il partito ordinò ai compa-gni di Brescello di non prestarsi come comparseper le riprese del film. Ma poiché la paga era di800 lire al giorno, in paese da quell’orecchio nes-suno ci sentiva. Allora il Pci stabilì che solo i rossi

di provata fede avrebbero potuto recitare, glisporchireazionari no. Papà si oppose con tutte lesue forze a questa assurda discriminazione e allafine la ebbe vinta: venne coinvolto tutto il paese».Evidentemente non gli avevano perdonato loslogan che era costato la sconfitta elettorale alFronte popolare il 18 aprile del ’48: «Nel segre-to della cabina Dio ti vede, Stalin no!».«Quante minacce di morte per quella campagnasul Candido. Una la trovai io, avevo appena 8anni,attaccataallaportadellanostracasamilane-se di via Pinturicchio. C’era il disegno di una for-ca, mio padre a penzoloni e la scritta: “Sei il pri-mo della lista”. Un giorno andai a comprare ungiornalino dall’edicolante che ci forniva i quoti-diani. Teneva il figlioletto in braccio. Mi ringhiò:“Di’ a tuo padre che se non la smette di parlarmale dei comunisti gli succederà qualcosa dibrutto”. Lo riferii a papà, che fu molto turbatonon dall’intimidazione bensì dal fatto che unapersona potesse pronunciare una profezia dimorte stringendosi al petto un neonato».Suo padre nacque il 1˚ maggio 1908 nella casadella Cooperativa socialista ed è passato allastoria come il più accanito nemico dei lavora-tori. Come si spiega?

«Il motto di mia nonna, una mae-stra, era “Dio, Patria, Famiglia”.Ciò nonostante aveva affittato ilpianterrenoallo spacciodeisocia-listi riformisti. Quando papà nac-que, nel cortiletto stava tenendoun comizio Giovanni Faraboli, se-gretario delle cooperative dellaBassa,“apostolo di socialismoe diitalianità”, come ebbe a comme-morarlo Giuseppe Saragat nel ’55.Mio padre fu esibito alla finestrada mio nonno con queste parole:“Diventeràuncampionedelsocia-lismo”. Faraboli, perseguitato dalfascismo, riparò poi in Francia. Èlui che ha ispirato a papà la figuradiPeppone.Nonostantelediversi-tà ideologiche, si sono voluti unbene dell’anima. L’ultima voltas’incontrarono nel ’52 all’ospiziodegli incurabilidiParma, doveFa-rabolidi lìapochimesimorìpove-rissimo com’era vissuto».Perché chiamava i rossi “trinari-ciuti”?«Perché diceva che il terzo buconel naso serviva loro per svuotareil cervello e portarlo all’ammasso.Dallostessobucosalivanole diret-tive del partito. La borghesia pen-sava che i comunisti fossero molti

di più e molto più feroci. Ridicolizzandoli, papàsdrammatizzò lo scontro. Se il nemico ti fa ride-re, ti fa anche meno paura».Una delle accuse che gli vennero rivolte fuquella di irenismo, cioè di aver teorizzato lacoesistenza fra cattolici e marxisti.«Solo da un vaticanista di destra, Benny Lai, chesobillò il Sant’Uffizio. Il caso si sgonfiò quandoPio XII volle vedere Don Camillo e gli piacque atal punto da ricevere in udienza Fernandel».Ma non Guareschi.«Mio padre non concepiva nemmeno che un co-mune mortale potesse rivolgere la parola a unPapa. Figurarsi il suo sconcerto quando Giovan-ni XXIII gli comunicò che avrebbe voluto fargliscrivere un “piccolo catechismo” per il popolo.Non rispose mai neppure alle lettere affettuoseche re Umberto gli inviava dall’esilio di Cascais.“Non si scrive ai re, i papi e i re stanno su di so-pra”, diceva».Politicamente come possiamo definirlo? Unsocialista monarchico?«Era contro tutti gli “ismi”. Uno spirito libero. Ilsuo slogan preferito è sempre stato: “Pensar nonnuoce”».Passò per fascista.«Fascista? Il 14 ottobre ’42 fu arrestato per averdiffamatoMussolini.Per punizionegli furonotol-te le collaborazioni al Corriere della Sera, alla

Stampa e all’Eiar, l’ente radiofonico».Scrisse un film insieme con Pier Paolo Pasoli-ni, se non ricordo male.«Sì, nel ’63. S’intitolava La rabbia. Vede quelle seiscatole sopra l’armadio? Contengono le pizze. Pa-solinifuaccusatodaAlbertoMoraviad’essersicon-taminato con uno scrittore razzista, nazista e perpaura rinnegò l’opera, che fu ritirata dalle sale. Incambio il Pci gli fece ottenere i finanziamenti pergirare l’anno dopo Il Vangelo secondo Matteo».Una volta per tutte: Guareschi si pentì o nod’aver pubblicato le due lettere con cui De Ga-speri chiedeva agli Alleati di bombardare Ro-ma?«Assolutamente no, mai. Scontò 409 giorni di re-clusione persuaso che quelle lettere fossero vere.Il tribunale non accettò le perizie calligrafiche néascoltòi testimoni a favore di mio padre, limitan-dosiasostenerechedovevanoritenersi falsesem-plicemente perché tali le aveva dichiarate De Ga-speri sotto giuramento. Insomma, sulla veritàprevalse il luminoso “alibi morale” fornito dalpresidentedelConsiglio. Maalloraperchélacon-danna fu solo per diffamazione e non per falso?Nella motivazione della sentenza non si dichiaramai la falsità delle lettere».

Indro Montanelli scrisse nel ’98: «Secondome, che credo d’averlo conosciuto molto be-ne e fino in fondo, Giovannino volle pagare ilsuo errore appunto perché lo aveva ricono-sciuto».«Papà e Montanelli non si frequentavano. Unostava a Milano e l’altro a Roma».Scrisse anche che per impedirgli di pubblicarequelle lettere ebbe con Guareschi «una violen-ta scenata in cui venimmo quasi alle mani».«Nons’incontrarononemmeno.Montanellistes-so, nel ’54, ammise d’aver solo espresso la suaopinione alla segretaria di redazione del Candi-do, Rosanna Manca di Villahermosa, pregandoladi riferirla a mio padre. Ma anche se si fosseroincontrati, non sarebbe cambiato nulla. Monta-nelli non aveva alcuna autorità morale su papà.Era un tipico malvezzo del grande giornalistaquello di attribuirsi profonde conoscenze che inrealtà non aveva. Conservo un biglietto del 14agosto’52 incuiMontanelliscrive apapà:“Cono-scobenpoco dellatuavita”.Elopregadimandar-gli “due o tre cartelline dattilografate” con “Gua-reschiprotagonista di episodi patetici o diverten-ti - a piacere - di cui io possa vantarmi di esserestato complice o testimone”».Che cosa ricorda di quel 26 maggio ’54 quan-do suo padre entrò nelle carceri di San France-sco a Parma?

«Ricordo che partì con mamma sul camioncinodi un amico d’infanzia, un commerciante dimangimi. A me e a mia sorella disse solo: “Ciao,fate i bravi”».Non vi baciò?«Mai avuto un bacio o un abbraccio da mio pa-dre. Una volta usava il pudore dei sentimenti.Eppure ho sempre avvertito il suo affetto, vero,enorme».Andavate a trovarlo in prigione?«Ogni 15 giorni. La sera prima si dormiva a Par-maincasad’amici,perchéilcolloquioeradimat-tina presto. Papà ci diceva che era trattato conumanitàechenonglimancava nulla,noiglidice-vamo che andava tutto bene. Ognuno fingeva dicredere a quello che diceva l’altro».Sua madre ne soffrì molto?«Sì, ma non lo diede mai a vedere. È come sefosse morta nel ’68 insieme con lui, anche semancò 16 anni dopo. Grazie a lei mio padre potémantenere fede al suo giuramento di uomo e disoldato e rifiutare per ben due volte il ritorno dailager, lasecondavoltasulusingadelgeneraleKes-selring, mica del primo che passa. Sempre graziea lei poté rifiutare il ricorso in appello dopo lacondannaalprocessoDeGasperi:“Fa’ latuascel-ta, ai ragazzi ci penso io”, gli disse. E il giornodellascadenzadeiterminimammatenneblocca-to per tre ore in cucina il ministro dell’Interno,

Mario Scelba, che era venuto a of-frire a mio padre, asserragliato alpiano di sopra, una scappatoiaper non andare in carcere: un se-condogiudiziochesisarebbesalo-monicamente concluso conun’assoluzione per insufficienzadi prove, cioè con un marchiod’infamia».Mentre era dentro, di cosa vive-vate?«Rizzoli continuava a pagargli lostipendio di direttore del Candi-do. L’editore fu perseguitato per

questa magnanimità: ebbe un’ispezione fiscaleche si concluse con una multa di 800 milioni dilire, 19 miliardi di adesso».Oggidì a Parma si finisce in carcere per idealiassai meno nobili...«Però resta una città sana. Penso ai Barilla, soloperfareunnome.Parmaeralapassione dipapà».Ma non s’è mai ricordata di questo suo figlio,nemmeno il giorno dei funerali: «L’abbiamocapito ieri, mentre ci contavamo tra di noivecchi amici degli anni di gioventù e qualchegiornalista, sulle dita delle due mani», scrisseBaldassarre Molossi sulla Gazzetta di Parmail 25 luglio ’68.«Allora il clima era quello. Chi lo amava era pre-sente. C’erano le persone giuste. Ci è stato conse-gnato un filmino delle esequie. Si vedono soloEnzo Biagi, Giovanni Mosca, Carletto Manzoni,l’ingegner Enzo Ferrari in disparte. E Nino Nutri-zio, il direttore della Notte, che ha voluto bene alui e anche a noi, tanto che poco prima di morirevenne apposta da Firenze per dirci addio».Memorabile il titolo su due colonne dell’Uni-tà: «È morto Guareschi, aveva 60 anni». Dicetutto.«Io credo che a scrivere il necrologio non firmato

sia stato Fortebraccio, aliasMario Melloni, l’ex democri-stianocheavevadirettoIl Po-polo. La chiusa è nel suo sti-le: “Melanconico tramontodello scrittore che non eramai sorto”».Suo padre morì mentre ri-vedeva le bozze di Don Ca-millo e i giovani d’oggi.Che cosa pensava di loro,dei giovani d’oggi?«Non vedeva nessuna diffe-renza rispetto ai giovani deisuoi tempi. “Si vergognanodi essere buoni”, diceva».Che significato aveva nelsuo lessico l’espressione«Mondo piccolo»?«È il mondo dell’anima. Chenon è poi così piccolo».Come ci viveva, uno ru-spante come lui, a Milano?«Da ruspante. Non frequen-tava i salotti letterari, nientevita di società, mai alla Scala.Quando Rizzoli installò unmarcatempo per far timbra-re l’orario d’arrivo ai redatto-ridelBertoldo, papà,checer-tonon sirisparmiava,prese ilcartellino e ci scrisse sopra

“culo”. Era un lavoratore indefesso. Qui a Ronco-le s’era costruito lo studio nell’abbaino, separatodal resto della casa da quattro rampe di scalesempre più strette e ripide. Lavorava tre giorni etre notti senza mai scendere. Da un buco calavacon la corda un secchio e noi dovevamo metter-gli dentro i generi di conforto: acqua, caffè, aran-ce».Però fece riesumare la madre, già sepolta datre giorni a Milano, per trasferirla a Marore, ilpaesino dov’era stata maestra per 39 anni.«È vero. Non ci dormì per tre notti e poi prese ladrastica decisione. Riteneva che a Milano nonriposassebene.Così lafece tumularein terrapar-mense, avvolta nella bandiera con lo stemma sa-baudo».Come si fa a spiegare l’Italia di Guareschi a unragazzino del 2004?«Lui la chiamava “l’Italia provvisoria”. È rimastala stessa. Qui vengono tanti scolari. Tutti hannovisto i film con Fernandel e Gino Cervi. Ridonocome ridevamo noi. Io gli racconto che cin-quant’anni fa c’erano due chiese contrapposte,una bianca e una rossa, ma che don Camillo ePeppone alla fine si mettevano sempre d’accor-do per far trionfare il bene. “Eh, come dovrebbeessere anche oggi”, sospirano le insegnanti».

StefanoLorenzetto(227. Continua)

Alberto GuareschiCon la sorella Carlotta, custodisceil Mondo piccolo del più amatoscrittore italiano: 22 milioni di copievendute, persino in swahili.Ora vengono a studiarlo da Mosca...

«Rizzoli dovette rivolgersi a Duvivier:nessun italiano voleva girare “Don

Camillo”, neppure De Sica. Il Pci ostacolòle comparse di Brescello. Comencini tradì

completamente il libro. Pasolini scrisseun film con papà e poi lo rinnegò. Censuredalla Chiesa, ma Giovanni XXIII pensava

a un “Catechismo di Guareschi”»

«Non rispose mai alle lettere di reUmberto: “Non si scrive ai sovrani”,

diceva. A 8 anni trovai sulla porta di casala prima minaccia di morte. Non è veroche si pentì delle accuse a De Gasperi:Montanelli se lo inventò. Il giorno che

andò in carcere ci disse solo: “Ciao, fatei bravi”. Peppone si chiamava Faraboli»

IL VERO DON CAMILLO Alberto Guareschi tienefra le mani un’edizione in giapponesedi «Don Camillo». In realtà si chiama don Lamberto

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

TIPI ITALIANI

«Macché comunisti, furono i registii peggiori avversari di mio padre»

GiovanninoGuareschicon la mogliee i due figli

Guareschi visitaall’ospizioGiovanni Faraboli,il vero Peppone