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IL PUNTO DI PARTENZA SULLA STRUTTURA: AVIS REGIONALE LOMBARDIA Prof.ssa Cristiana Schena Direttore del CreaRes (Centro di Ricerche in Etica negli Affari e Responsabilità Sociale) Dipartimento di Economia [email protected] Seminario organizzato da Avis Regionale Lombardia e da Avis Regionale Emilia Romagna presso Avispark Mantova Casa delle Avis Mantovane Mantova, 7 settembre 2019 COSTRUIAMO INSIEME L’AVIS CHE VOGLIAMO ANCHE CON UN NUOVO STATUTO

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IL PUNTO DI PARTENZA SULLA STRUTTURA: AVIS REGIONALE LOMBARDIA

Prof.ssa Cristiana Schena

Direttore del CreaRes (Centro di Ricerche in Etica

negli Affari e Responsabilità Sociale)

Dipartimento di Economia

[email protected]

Seminario organizzato da Avis Regionale Lombardia e

da Avis Regionale Emilia Romagna

presso Avispark Mantova Casa delle Avis Mantovane

Mantova, 7 settembre 2019

COSTRUIAMO INSIEME L’AVIS CHE VOGLIAMO

ANCHE CON UN NUOVO STATUTO

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AGENDA

1) La contestualizzazione della riflessione sul modello organizzativo

nell’ottica dell’appartenenza ad una «struttura a rete» definita dal

Codice del Terzo Settore.

2) Il modello organizzativo di Avis Regionale Lombardia: aspetti

associativi, economici e istituzionali.

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LA CONTESTUALIZZAZIONE DELLA RIFLESSIONE SUL

MODELLO ORGANIZZATIVO NELL’OTTICA

DELL’APPARTENENZA AD UNA «STRUTTURA A RETE»

DEFINITA DAL CODICE DEL TERZO SETTORE

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Una premessa sulla organizzazione di una OdV

In base al Codice del Terzo Settore (C3S) AVIS quale OdV è classificabile come ETS

(il C3S abroga ONLUS e non prevede la figura di AdV).

Le Organizzazioni di Volontariato (OdV) sono l’espressione più pura del non profit, in

quanto sono organizzazioni costituite per lo svolgimento di attività di interesse

generale a favore prevalentemente di terzi, avvalendosi in modo prevalente

dell'attività dei propri volontari o dei volontari degli enti che aderiscono alla ODV

(riconoscimento maggiori benefici a OdV, a condizione del rispetto della proporzione max

50% tra dipendenti e volontari in base al C3S).

Questa condizione esalta la spontaneità dell’azione tesa al conseguimento degli

obiettivi di missione: i volontari concorrono al risultato mettendo a disposizione la

propria capacità e competenza, il proprio tempo e il proprio impegno.

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• L’azione dei volontari, tuttavia, non può essere del tutto «autonoma»:

l’esaltazione della autonomia genera forze centripete e protagonismi non coerenti con lo

sviluppo associativo;

in una organizzazione di volontariato la dimensione organizzativa deve riuscire a far

sì che l’impegno dei singoli volontari sia efficacemente coordinato al fine di svolgere

attività effettivamente coerenti con la missione associativa e perseguire risultati

apprezzabili nell’ottica dei beneficiari finali (stakeholder di missione).

• L’organizzazione permette di coordinare, controllare e rendere efficace l’opera dei

volontari, consentendo di svolgerla in una logica di proficua collaborazione.

• Ciò si rivela coerente con l’osservazione che «fare del bene non basta, ma bisogna

farlo bene».

La spontaneità è un concetto diverso dall’anarchia e deve essere «guidata» da regole organizzative

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L’organizzazione è una condizione essenziale di funzionamento di una OdV. La collaborazione e lo sviluppo delle relazioni sono la condizione imprescindibile

di un efficace sviluppo operativo.

• L’organizzazione di una OdV è, infatti, essenziale per assicurare la continuità dell’azione e

delle attività e per perseguire con maggiore efficacia gli obiettivi di missione.

• Ciò è tanto più vero quanto più cresce la dimensione della OdV e la sua complessità

operativa: senza una efficace organizzazione l’azione dei volontari diventa dispersiva, si

rischia di duplicare alcune attività e lasciare scoperte esigenze prioritarie, si può determinare

un «spreco di risorse» in termini di tempo e in termini economici, si personalizzano le

dinamiche e l’OdV non evolve nel tempo.

• La stabilità, la continuità e l’equilibrato sviluppo nel tempo dell’OdV può rendere opportuno

l’inserimento di dipendenti con compiti e competenze determinate, che affiancano i

volontari e cooperano per il perseguimento della missione associativa (la logica del «noi»

e «loro» si rivela deleteria; tutte le risorse umane devono essere valorizzate e motivate,

condividendo valori ed obiettivi)

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TRE RIFLESSIONI SULLA ORGANIZZAZIONE DI UNA ODV (AVIS)

1. È semplice calare regole organizzative in una OdV?

Non sempre, specie se prevale «l’insofferenza» dei volontari ad accettare le

linee guida dettate dal governo associativo e ad accettare forme di controllo

del loro operato (si contesta «l’aziendalizzazione» della OdV, senza cogliere che

la OdV è una organizzazione e non una attività individuale; si contesta il governo

della OdV, senza cogliere che un buon governo espressivo di una visione

prospettica dell’associazione è condizione essenziale per l’efficace perseguimento

della missione nel tempo; si contesta il render conto, senza considerare che il

«fare» di per sé non è sufficiente e non sempre equivale a «fare bene»).

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2. Quale modello organizzativo si rivela efficace?

Quello sostenibile (operativamente ed economicamente): ciò non significa «facciamo solo ciò che

possiamo fare», ma significa «ricerchiamo l’organizzazione più efficiente per poter perseguire

efficacemente l’obiettivo di missione, razionalizzando ed efficientando l’utilizzo delle risorse

scarse (risorse umane, economiche e tecniche)».

Il modello organizzativo sostenibile è quello che riesce a:

• essere coerente con gli obiettivi strategici perseguiti (da declinare con chiarezza);

• consentire di declinare operativamente le linee strategiche individuate di tempo in tempo;

• permettere ai volontari e ai dipendenti di operare efficacemente nel perseguimento degli

obiettivi specifici loro assegnati (chiarezza di ruoli e di compiti);

• adattarsi nel tempo alle condizioni interne ed esterne, che modificano le modalità di

perseguimento e impongono un adattamento degli obiettivi strategici e dell’operatività.

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3. Oggi è importante parlare di modello organizzativo in AVIS?

Sì è molto importante, per una serie di fattori esogeni (normativa del terzo

settore, progressiva qualificazione della normativa sanitaria, scarsità di risorse

pubbliche, sviluppo tecnologico, contesto sociale e culturale, ecc.) ed endogeni

(numero, età e competenze dei volontari attivi, indice di penetrazione e indice

donazionale, disponibilità di risorse economiche e tecniche adeguate ai nuovi

bisogni, disponibilità di servizi accentrati utili per generare economie di scala,

motivazione del personale, ecc.), che stanno modificando le condizioni normative

ed operative e che impongono una riflessione sulla nuova organizzazione

necessaria per potenziare l’AVIS intesa nel suo insieme, quale Rete Associativa

Nazionale (RAN), a cui il Codice del Terzo Settore chiede di trasformarsi da una

«organizzazione complessa» (Sistema Avis a rete) ad una organizzazione unica,

coesa, integrata e collaborativa (Rete associativa).

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Con l’Assemblea Nazionale del 12 gennaio 2019 AVIS ha formalmente scelto di assumere il

profilo giuridico di RETE Associativa, così da poter gestire internamente la funzione di

indirizzo e quella di controllo sull’associazione.

Il nuovo Statuto non riporta l’Associazione al modello organizzativo della piramide

rovesciata, che affidava ad AVIS Nazionale la funzione gerarchica di governo

dell’Associazione, ma rafforza il modello organizzativo di riferimento della Rete, con le sue

peculiarità.

Secondo questa definizione la Rete presuppone l’esistenza di alcuni principi cardine:

◊ Unitarietà nel rispetto delle singole individualità

◊ Condivisione di valori, missione, direzione

◊ Rispetto, trasparenza, obiettivi comuni

(fonte: Relazione 2019 Avis Regionale Lombardia)

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LE INDICAZIONI DELLA TEORIA DELLA ORGANIZZAZIONE AZIENDALE

• La Rete Associativa NON è un gruppo gerarchico (caratterizzato da connessioni

giuridiche piramidali, con eventuali patti di coesione per i gruppi a piramide rovesciata).

• L’organizzazione a rete è un network tra attori che condividono norme, effettuano

transazioni, definiscono processi e rapporti di scambio più e meno durevoli, perseguono

interessi comuni, individuano nella cooperazione il miglior modo per realizzare i loro

obiettivi, si danno una struttura non gerarchica e interdipendente allo scopo di

conquistare efficienza.

• L’organizzazione a rete richiede un cambiamento radicale di mentalità, che si fondi

sulla collaborazione, sulla fiducia e sulla condivisione degli obiettivi finali.

LE INDICAZIONI DEL CODICE DEL TERZO SETTORE

• La Rete Associativa Nazionale si differenzia da soluzioni di «network» per così dire

«spontanei» ed eventualmente temporanei e deve assicurare coordinamento, tutela,

rappresentanza, promozione o supporto, controllo, rendicontazione.

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FATTORI ESOGENI: riforma del Terzo Settore

• le ODV qualificate come ETS (Enti del Terzo Settore) hanno dovuto modificare lo Statuto inserendo le

disposizioni inderogabili previste nel Codice del Terzo Settore (C3S);

• AVIS è un ETS e costituisce una RETE ASSOCIATIVA NAZIONALE; ne discende che:

AVIS Nazionale, a cui il C3S assegna il ruolo di controllo e rappresentanza degli interessi

degli ETS aderenti alla Rete, deve svolgere attività di coordinamento, tutela, rappresentanza,

promozione o supporto degli ETS; può promuovere e sviluppare le attività di controllo nei

confronti degli ETS; può monitorare l'attività degli ETS associati (anche autocontrollo e

assistenza tecnica); deve predisporre una relazione annuale al Consiglio nazionale del Terzo

settore; ha obblighi di rendicontazione (economica e sociale) riferita alla Rete e obblighi di

trasparenza.

Il «Sistema AVIS» deve individuare la nuova organizzazione coerente con questa «logica di

rete», definendo il ruolo ed i compiti delle Avis dei livelli territoriali (regionali, provinciali,

comunali); diviene importante la definizione di un sistema di «deleghe» operative focalizzate.

Sistema

informativo

Database per

indicatori di

risultato e di

impatto

(relazione e

bilancio econ. e

sociale)

Coordinamento

azioni politiche e

istituzionali

Servizi

accentrati e di

supporto

Sistema di deleghe

operative

Verifica risultati

e ricerca di

efficienza ed

efficacia

(laboratorio di

analisi)

Cosa

serv

e

per

la R

ete

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ALTRI FATTORI ESOGENI: evoluzione socio-culturale e tecnologica; scarsità di fondi

pubblici e ridimensionamento delle politiche di welfare; evoluzione normativa in

ambito sanitario; ecc.

• cambiamenti sociali e lavorativi che determinano una modifica degli stili di vita e

della disponibilità di tempo;

• maggiore difficoltà nella affermazione e condivisione del valore dell’altruismo e del

senso della responsabilità collettiva;

• sviluppo tecnologico che modifica radicalmente le modalità di relazione e

comunicazione;

• evoluzione normativa in ambito sanitario, che eleva qualità e rende più onerosa la

raccolta donazionale, in parallelo alla riduzione delle possibilità di funding per le

attività associative.

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FATTORI ENDOGENI:

Le risorse umane ed economiche (già scarse) si riducono ulteriormente:

serve ricambio generazionale degli avisini per accrescere donazioni e

perseguire autosufficienza e per assicurare lo sviluppo associativo: AVIS

deve assicurare l’incremento dei giovani soci attivi e ciò passa per

l’ascolto delle loro esigenze, la comprensione del loro linguaggio e

delle loro modalità relazionali ed il conseguente sviluppo di strumenti di

comunicazione e formazione adeguati, la capacità di delega di

responsabilità e di affidamento di ruoli gestionali e dirigenziali, ecc.

servono soluzioni efficaci ed efficienti per affrontare i costi crescenti

della gestione donazionale (raccolta): AVIS deve valutare gli ambiti di

missione e le soluzioni organizzative maggiormente sostenibili e deve

sviluppare nuove modalità di co-progettazione e collaborazione

esterna.

Riduzione età media

Incremento donazioni

(autosufficienza)

Ricambio

generazionale a

livello dirigenziale

Efficientamento

organizzativo delle

attività associative e

donazionali

Accordi,

convenzioni,

partnership e altre

soluzioni per il

funding di risorse

economiche

Partenariati e

protocolli di intesa

con soggetti pubblici

e privati per lo

sviluppo operativo

Asp

etti da

valu

tare

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Il necessario sforzo organizzativo richiede un impegno più coordinato tra i vari livelli

organizzativi, basato sulla competenza, l’uso efficiente delle risorse scarse, la reciproca

fiducia:

serve una forte collaborazione interna alla RETE per l’individuazione dei ruoli (ruolo

politico, associativo, ecc.), dei compiti operativi (relazioni istituzionali, comunicazione,

iniziative da assegnare ai diversi livelli territoriali delle Avis, compiti amministrativi, ecc.),

delle aree di accentramento operativo, degli ambiti di collaborazione operativa;

si rende necessaria una convinta condivisione della pluralità di soluzioni

organizzative e, al contempo, dei «doveri di Rete» (accettare le linee strategiche

associative definite a livello nazionale dall’Assemblea Generale dei soci e declinarle per

quanto di propria competenza; sottoporsi a coordinamento e controllo; fornire i dati

richiesti dai livelli organizzativi superiori; utilizzare le risorse di Rete per economizzare

ed efficientare l’uso di risorse; ecc.);

vanno effettuate analisi sulla valenza delle esperienze già vissute e consolidate, al fine

di cogliere le best practice e individuare le modalità di miglioramento.

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LO STATUTO DI AVIS NAZIONALE 2019

• ART. 2 – SCOPI

L’AVIS – che garantisce l’unitarietà di tutte le Associazioni territoriali che ad essa aderiscono – ha lo scopo di promuovere la

donazione di sangue - intero o di emocomponenti - volontaria, periodica, associata, gratuita, anonima e consapevole, intesa

come valore umanitario universale ed espressione di solidarietà e di civismo, che configura il donatore quale promotore di un

primario servizio socio-sanitario ed operatore della salute, anche al fine di diffondere nella comunità nazionale ed internazionale

i valori della solidarietà, della gratuità, della partecipazione sociale e civile e della tutela del diritto alla salute.

• ART. 3 – ATTIVITÀ

L’AVIS Nazionale svolge in via esclusiva le attività di interesse generale con riferimento a interventi e servizi sociali; interventi e

prestazioni sanitarie; prestazioni socio-sanitarie; ricerca scientifica di particolare interesse sociale; educazione e formazione;

beneficienza; protezione civile, promozione e tutela dei diritti umani, civili, sociali.

Nei confronti delle associazioni che ad essa aderiscono svolge una funzione di indirizzo, coordinamento, monitoraggio delle

attività, tutela, rappresentanza, promozione e supporto, nonché di verifica e controllo per il raggiungimento degli obiettivi

fissati dall’Assemblea Generale, anche promuovendo e rappresentando i propri associati nei confronti di tutti i soggetti,

istituzionali, pubblici, privati, di livello nazionale ed internazionale competenti per il settore di interesse dell’associazione. In

particolare, per la realizzazione dei propri fini l’AVIS Nazionale svolge le seguenti attività:

1. Partecipa alla programmazione delle attività trasfusionali a livello nazionale, rappresentando l’associazione negli organismi

istituzionali e presso le istituzioni di livello nazionale, fornendo direttive e linee di indirizzo alle proprie associate per l’attuazione

e il coordinamento delle politiche di settore sul territorio nazionale;

2. Partecipa alla elaborazione delle politiche del terzo settore;

3. Promuove e organizza campagne nazionali di comunicazione sociale, informazione e promozione del dono del sangue, del

plasma e degli emocomponenti, coordinandosi con le proprie associazioni aderenti e con le istituzioni competenti;

4. Collabora con le altre associazioni di settore e con quelle affini che promuovono l’informazione a favore della donazione di

organi e della donazione del midollo osseo;

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5. Svolge attività di indirizzo, coordinamento, consulenza e controllo per le proprie associate per la gestione delle attività

associative, con particolare riguardo alle problematiche giuridiche, amministrative e fiscali;

6. Promuove e sviluppa l’attività di controllo, anche sotto forma di autocontrollo e di assistenza tecnica nei confronti degli

enti associati;

7. Coordina le politiche sanitarie che le sono istituzionalmente affidate attraverso l’emanazione di direttive e linee guida;

8. Coordina il flusso informativo a livello nazionale, costituendo una banca dati e l’Osservatorio Associativo;

9. Svolge attività di aggiornamento e formazione per i dirigenti associativi e coordina le scuole di formazione regionali,

al fine di armonizzare gli interventi formativi su tutto il territorio nazionale;

10. Promuove la conoscenza delle finalità associative e delle attività svolte e promosse attraverso la stampa associativa,

nonché la pubblicazione di riviste, bollettini e materiale multimediale;

11. Svolge attività di formazione nelle materie di propria competenza.

12. Promuove studi e ricerche;

13. Promuove e partecipa ad iniziative di raccolta di fondi;

14. Svolge attività di servizio a favore delle proprie associate;

15. Promuove programmi di sviluppo della donazione volontaria, periodica e gratuita del sangue e del plasma a livello

europeo ed internazionale;

16. Sostiene l'attività di enti aventi scopo uguale, affine, analogo e comunque connesso al proprio, fornendo agli stessi

ogni tipo di assistenza morale, culturale e, ove ritenuto opportuno, economica;

17. Effettua un monitoraggio dell’attività degli enti ad essa associati, anche con riguardo al suo impatto sociale, e

predispone una relazione annuale al Consiglio nazionale del Terzo settore;

18. Può promuovere partenariati e protocolli di intesa e stipulare convenzioni con le pubbliche amministrazioni e con

soggetti privati.

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IL MODELLO ORGANIZZATIVO DI

AVIS REGIONALE LOMBARDIA (ARL):

ASPETTI ASSOCIATIVI, ECONOMICI E ISTITUZIONALI.

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LE SCELTE STRATEGICHE DI AVIS REGIONALE LOMBARDIA (ARL)

Avis Regionale Lombardia ha avviato una riflessione importante sul proprio ruolo

all’interno della società e del sistema Avis.

Essere «rete» per Avis Regionale Lombardia significa rispettare:

il principio dell’unitarietà associativa, nel rispetto delle singole individualità,

il principio della condivisione di valori, missione e direzione,

il principio della trasparenza,

gli obiettivi comuni, in un clima di fiducia reciproca.

Gli attuali aspetti di rilievo per Avis Regionale Lombardia sono: l’etica, la trasparenza,

l’impegno per uno sviluppo sostenibile, le modalità di sviluppo di strumenti necessari ad

affrontare il ricambio generazionale.

Fonte: Bilancio Sociale 2018 Avis Regionale Lombardia

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IL METODO DI AVIS LOMBARDIA

• Queste riflessioni e queste azioni si basano su analisi e studi che

consentono valutazioni e approfondimenti critici su una serie di aspetti. Ci

soffermiamo su alcuni degli aspetti principali.

• L’interpretazione del proprio ruolo e l’individuazione delle attività di Avis

Regionale Lombardia (nel rispetto dello Statuto) discendono nel tempo da

una lettura attenta del contributo alla missione associativa.

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LO STATUTO DI AVIS REGIONALE LOMBARDIA 2019

• ART. 2 – SCOPI: L’Avis Regionale ha lo scopo di promuovere la donazione di sangue …..

(idem).

• ART. 3 – ATTIVITÀ:

• Idem, ma a livello regionale.

• L’Associazione, in quanto aderente ad AVIS Nazionale – Rete Associativa Nazionale,

si conforma a quanto richiesto dalla Rete, ai fini dell’attività di coordinamento,

tutela, rappresentanza, promozione e supporto, ai sensi dell’art. 41 del D.lgs. n.

117/2017 e dell’art. 3 dello Statuto di AVIS Nazionale.

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IL CONTRIBUTO ALLA MISSIONE ASSOCIATIVA DI AVIS REGIONALE LOMBARDIA

Anche per il 2018, si conferma la

diminuzione del numero dei Soci, dei nuovi

soci e delle donazioni, a conferma di una

tendenza in atto da alcuni anni; il calo delle

donazioni in aferesi è più marcata nelle

altre regioni, ma richiede una azione anche

in Lombardia.

665

persone

giuridiche

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IL CONTRIBUTO ALLA MISSIONE ASSOCIATIVA DI AVIS REGIONALE LOMBARDIA

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L’INTERPRETAZIONE DEL PROPRIO RUOLO: le attività di Avis Regionale Lombardia

• ATTIVITÀ ISTITUZIONALE ESTERNA

È un’attività di fondamentale importanza

per garantire alle Avis comunali e

provinciali di agire efficacemente in un

contesto «favorevole» alla missione

associativa.

Si sostanzia in rapporti istituzionali.

In prospettiva è ancor più importante la

co-programmazione con la PA (C3S)

• ATTIVITÀ ISTITUZIONALE INTERNA

ALLA RETE ASSOCIATIVA

Consente il coordinamento e la

condivisione delle azioni su base

regionale.

Focalizza l’attenzione sull’analisi degli

aspetti strategici (studi organizzativi, del

sistema informatico, giovani, formazione,

ecc.).

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I DATI ALLA BASE DELLE SCELTE STRATEGICHE

PROGETTO AVIS NET– CENTRO STUDI

ARL sta realizzando un importante progetto di informatizzazione unico regionale, a cui hanno aderito tutte

le Avis provinciali e che sta comportando la migrazione dei singoli sistemi provinciali sul server regionale. Il

progetto è accompagnato da attività di formazione per i referenti provinciali che, a loro volta, dovranno farsi

carico della formazione dei referenti comunali. L’obiettivo è quello di costituire un unico database che si

interfaccia con il sistema di gestione regionale (Emonet) e che consente a ciascuna Avis lombarda di disporre

autonomamente di tutti i dati - aggregati e non - inerenti le attività donazionali dei singoli donatori,

permettendo una più efficace programmazione della chiamata (a cura delle Avis Comunali), nonché una

analisi degli indicatori e delle criticità, contribuendo al miglioramento dell’organizzazione del sistema

trasfusionale lombardo. Le scelte su come gestire le informazioni restano di esclusiva competenza del titolare

dei dati, ovvero le Avis Comunali, escludendo qualunque possibile interferenza da parte dei livelli superiori.

Avis Regionale con questo progetto si mette a disposizione della Rete, attuando la funzione di coordinamento

nel rapporto tra Areu, Regione e Associazione. Il vantaggio indiretto per Avis Regionale è la possibilità di

istituire il Centro Studi attraverso cui attivare progetti di ricerca e di indagine sulle carriere dei donatori e sulla

fidelizzazione all’associazione, sui fattori che influenzano l’adesione all’associazione, sugli indicatori rilevanti

per le attività di promozione e sensibilizzazione, sugli aspetti più strettamente connessi alla prevenzione della

salute, ecc. al fine di cogliere spunti di miglioramento e innovazione della politica associativa.

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LA FORMAZIONE STRUMENTALE ALLO SVILUPPO ASSOCIATIVO

Forte del convincimento che il volontariato deve essere sempre più professionalmente credibile, Avis

Lombardia ha sviluppato AvisAcademy per favorire la costruzione di un nuovo nucleo dirigente formato

e preparato.

Con questo obiettivo sta lavorando alla costruzione della nuova “Scuola di Formazione di Avis

Lombardia”, che dovrà lavorare su due fronti:

• avviare processi formativi permanenti dedicati ai già dirigenti;

• affrontare l’annoso problema della scarsa partecipazione dei soci, in particolare giovani, alla vita

associativa, attraverso la sperimentazione di percorsi innovativi.

L’intento è quello di proporre percorsi di apprendimento sperimentali, capaci di attivare la

partecipazione delle persone e di alimentare il desiderio di far parte di AVIS, attraverso la proposta di

nuove forme di appartenenza e di partecipazione.

In prospettiva, si intende far sì che la Scuola sia itinerante, in modo da portare la formazione

direttamente alle persone, nei propri contesti di lavoro, individuando le aree che più avvertono il

desiderio di riattivare i processi di adesione all’Associazione, al fine di sostenere la partecipazione e

favorire il ricambio generazionale dei dirigenti.

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LE RIFLESSIONI ORGANIZZATIVE: la struttura del sistema AVIS

• AVIS è strutturata su 4 livelli: sono tutti necessari? Esistono modalità di efficientamento? È utile

l’accorpamento? Ad esempio, il livello provinciale rifletteva in passato un livello politico-amministrativo

oggi non più esistente. Ad esempio, in Lombardia sono stati già significativamente ridotte le UdR.

• L’attuale suddivisione funzionale prevista sui 3 livelli regionali: è sempre efficace? Si possono

accentrare alcune funzioni e/o specifici servizi per ridurre impiego di risorse umane ed economiche? Ad

esempio, utilizzando nuove tecnologie è possibile accentrare attività di formazione, amministrative, di

rendicontazione, di gestione dei rapporti con i donatori, ecc. Ad esempio, si possono generare format

di formazione o di comunicazione e attività di sensibilizzazione.

• Attualmente esistono differenti modalità di organizzazione delle attività di promozione e supporto

delle donazioni: esiste un modello più efficiente? Quali sono i punti di forza ed i possibili

miglioramenti? ARL ha promosso sul tema uno studio di Cergas (Bocconi)

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LO STUDIO SULLA SOSTENIBILITÀ DEI MODELLI ORGANIZZATIVI (CERGAS)

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LO STUDIO SULLA SOSTENIBILITÀ DEI MODELLI ORGANIZZATIVI (CERGAS)

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Punti di forza Criticità

Le conclusioni

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LE RIFLESSIONI ORGANIZZATIVE: la realizzazione dei controlli nella Rete AVIS

• Non è particolarmente chiara la finalità dei controlli e ancor meno le

modalità di attuazione. Il compito è assegnato dal C3S ad AVIS Nazionale,

che dovrà quindi occuparsi dell’intero territorio nazionale.

• Serve definizione degli obiettivi strategici e, di conseguenza, delle

modalità di controllo e delle eventuali deleghe ai diversi livelli associativi o

modalità di attuazione a livello territoriale.

• Per rendere omogenei ed efficaci i controlli sarebbe opportuno regolarli

esplicitamente (chi li effettua, come, a valere su cosa, se rilevabili dai

dati/informazioni disponibili, ecc.), nonché definire gli eventuali poteri

sanzionatori (se previsti) o le azioni conseguenti alla rilevazione di anomalie

(rimedi).

Page 32: ANCHE CON UN NUOVO STATUTO IL PUNTO DI PARTENZA SULLA ... · ANCHE CON UN NUOVO STATUTO . AGENDA 1) La contestualizzazione della riflessione sul modello organizzativo ... sulla collaborazione,

GRAZIE PER LA PAZIENTE ATTENZIONE E

BUON LAVORO!