38
1 FILOSOFIA TEORETICA I Titolo del corso: I tre principi della filosofia del Novecento: il principio disperazione, il principio speranza e il principio responsabilità. Prima parte: il principio disperazione (Günther Anders) e il principio speranza (Ernst Bloch). .

anders_1-38.pdf

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Gunther aAnders

Citation preview

Page 1: anders_1-38.pdf

11

FILOSOFIA TEORETICA I

Titolo del corso: I tre principi della filosofia del Novecento:

il principio disperazione, il principio speranza e il principio responsabilità.

Prima parte: il principio disperazione (GüntherAnders) e il principio speranza (Ernst Bloch).

.

Page 2: anders_1-38.pdf

22

FIL. TEORETICA I

Testi di riferimento obbligatori:

• Günther Anders, L'uomo è antiquato, Bollati Boringhieri, Torino, 2003, Vol. I: Considerazioni sull'anima nell'epoca della seconda rivoluzione industriale, Parte seconda: Il mondo come fantasma e come matrice, pp. 95-199.

• Ernst Bloch, Il principio speranza, Garzanti, Milano, 1994, Vol. I, pp. 229-292.

Page 3: anders_1-38.pdf

33

Page 4: anders_1-38.pdf

44

Page 5: anders_1-38.pdf

55

FILOSOFIA TEORETICA II

I tre principi della filosofia del Novecento: il principio disperazione, il principio speranza e il

principio responsabilità.

Seconda parte: il principio responsabilità

(Hans Jonas).

Page 6: anders_1-38.pdf

66

FIL. TEORETICA II

• Il corso avrà il seguente svolgimento:• La nozione di “vita”. Filosofia e biologia nella storia della cultura: anima,

corpo, spirito e materia presso gli antichi. La natura, il naturalismo e la psiche in Platone e Aristotele. La rivoluzione scientifica e il significato della vita nel rapporto tra filosofia e scienza. Il meccanicismo, il vitalismo e il materialismo: Renato Cartesio, Thomas Hobbes, G.W. Leibniz e la forza vitale della materia.

• Anima e corpo nel romanticismo e nel positivismo. Dalla concezione meccanica della vita alla concezione spirituale e trascendente. La filosofia morale e la filosofia della morale. Il dibattito sul vitalismo e sul principio di “finalità” della vita: Immanuel Kant, Ernst Haeckel, Jakob von Uexküll.

• La vita come qualità, come totalità organica irriducibile e come “sistema”:Alfred North Whitehead e Ludwig von Bertalanffy. Le più recenti tendenze riguardo all'interpreta-zione dei fenomeni vitali: la genetica e la teoria sintetica dell'evoluzione, la “fisica della vita” (Ilya Prigogine), il modello dell'“automa” e dell'intelligenza artificiale (Norbert Wiener), il caso e la necessità (Jacques Monod), il rapporto tra evoluzione naturale ed evoluzione culturale.

• La filosofia dell'uomo e le diverse concezioni dell'uomo (antropologia filosofica). La concezione antica tra religione e ragione: homo religiosus e homo sapiens. La concezione rinascimentale (Giordano Bruno e Francesco Bacone: l'homo faber). La concezione moderna e contemporanea: Arthur Schopenhauer, Friedrich Nietzsche e l'“uomo decadente” (homo dionysiacus); Jean Paul Sartre, Nicolai Hartmann e l'uomo creatore (homo creator). Le tendenze recenti (Arnold Gehlen, Max Scheler, Helmuth Plessner).

Page 7: anders_1-38.pdf

77

FIL. TEORETICA II

• Hans Jonas (1). Dalla concezione dell'organismo vivente all'etica per la civiltà tecnologica. Esame e commento dei concetti fondamentali del testo Organismo e libertà. Bolk e l'evoluzione negativa.

• Hans Jonas (2). Il principio responsabilità. La vulnerabilitàdella natura, i diritti della natura, l'etica della collettività, la responsabilità verso l'ambiente vitale e verso le generazioni future.

• Tecnica, medicina ed etica. Bioetica religiosa (cattolico-tomista) e bioetica laica (utilitaristico-relativistica). Il significato dell'assolutismo e del relativismo. Il dibattito sulla libertà e i vincoli della ricerca, sull'utilità e i limiti dell'ingegneria genetica, sul “miglioramento” della specie umana tramite la scienza (eugenetica), sul differimento della morte e il diritto di morire. Le posizioni di Hans Küng e Hans Jonas.

Page 8: anders_1-38.pdf

88

FIL. TEORETICA II

• Testi di riferimento obbligatori:

• H. Jonas, Il principio responsabilità. Un'etica per la civiltà tecnologica, Einaudi, Torino, 2002. Capitolo primo: La mutata natura dell'agire umano, pp. 3-32. Capitolo quarto: Il bene, il dover essere e l'essere: la teoria della responsabilità, pp. 101-173.

• L. Guidetti, La materia vivente. Un confronto con Hans Jonas, Quodlibet, Macerata, 2007. Tutto il volume, ad esclusione del Capitolo secondo (in tutto 130 pagine).

Page 9: anders_1-38.pdf

99

FIL. TEORETICA II

Page 10: anders_1-38.pdf

1010

FIL. TEORETICA II

Page 11: anders_1-38.pdf

1111

FIL. TEORETICA I

• Günther Anders (Günther Stern)

• Breslavia 1902 – Vienna 1992

Page 12: anders_1-38.pdf

1212

Anders: vita e opere

• Figlio dello psicologo Wilhelm Stern, Günther Andersnacque a Breslavia nel 1902.

• Laurea in filosofia nel 1923 sotto la guida di Husserl• nel 1933 dopo l’avvento al potere del nazismo (era

ebreo) si trasferisce prima a Parigi e poi negli Stati Uniti (New York e Los Angeles) dove tra le altre cose fa anche l’operaio.

• Primo marito di Hannah Arendt.• Nel 1950 tornò in Europa, stabilendosi a Vienna, dove

morì nel 1992.

• La sua opera più importante L’uomo è antiquato si divide in due volumi: il primo del 1956 ha come sottotitolo Considerazioni sull’anima nell’epoca della seconda rivoluzione industriale, mentre il secondo; pubblicato nel 1980, Sulla distruzione della vita nell’epoca della terza rivoluzione industriale.

Page 13: anders_1-38.pdf

1313

Anders

• Sono famose, inoltre, le sue prese di posizione sulla bomba atomica (Essere o non essere e La coscienza al bando entrambi Einaudi, 1961 e 1962), sulla guerra del Vietnam (fece parte del tribunaleRussell contro i crimini di guerra) e su Černobyl.

• Disponibili in traduzione italiana anche: Opinioni di un eretico(Teoria, 1991); Patologia della libertà (Palomar, 1994); Noi, figli di Eichmann (La Giuntina, 1995), Stato di necessità e legittima difesa(Cultura della pace, 1997), Saggi sull’esilio americano (Palomar, 2003) e Amare. Ieri. Annotazioni sulla storia della sensibilità (Bollati Boringhieri, 2004).

• Un episodio piuttosto curioso riguarda il nome del filosofo. Infatti Günther Anders non è altro che lo pseudonimo di Günther Stern; il fatto risale alla giovinezza dell’autore, quando un editore gli disse di scegliersi un nome diverso per pubblicare i suoi lavori, giacché era un cognome tipicamente ebreo e oramai stavano sempre piùaffermandosi le idee naziste. Così il giovane Günther scelse come cognome proprio “diverso” (in tedesco “anders” significa appunto “diverso”).

Page 14: anders_1-38.pdf

1414

Anders (sintesi preliminare)

• L’uomo ha creato una società in cui l’unico

protagonista è l’apparato tecnico.

• Secondo Anders, infatti, oggi viviamo in un

mondo in cui la macchina e gli oggetti prodotti in

serie sono diventati i protagonisti della storia.

• Il mondo è il luogo in cui ogni essere umano è

'gettato' e costretto a vivere in qualità di essere

totalmente inadeguato ai nuovi tempi.

Page 15: anders_1-38.pdf

1515

Anders (sp)

• Figura paradigmatica di questa situazione è Prometeo. Infatti, ciò che

caratterizza oggi, più che mai, l’uomo è la vergogna prometeica. L’uomo

della civiltà tecnologica, come un novello Prometeo, è subalterno alle

macchine da lui stesso create, e per queste prova soggezione e

vergogna.

• Questa vergogna è anche legata a una sorta di dislivello tra l’uomo e i

prodotti meccanici, che essendo sempre più efficienti e funzionali lo

oltrepassano facendolo diventare antiquato. Le macchine sono perfette,

funzionano e sono ripetibili in serie: questo concedo loro una sorta di

eternità che all’uomo è negata.

• Di fronte alle macchine l’uomo perde la sua importanza all’interno del

sistema sociale; egli diventa antiquato perché ha bisogno di riposarsi, di

mangiare, di divertirsi mentre le macchine funzionano “sempre” senza

intervalli e distrazioni. Il parallelo uomo-macchina sembra, dunque, volgere

tutto a favore di quest’ultima.

Page 16: anders_1-38.pdf

1616

Anders (sp) • Se la prima rivoluzione industriale è consistita nell'introduzione del macchinismo, se la seconda si

riferisce alla produzione dei bisogni, la terza rivoluzione industriale (quella che attualmente stiamo vivendo e che è nata nello scorso secolo) è per Anders quella che produce l'alterazione irreversibile dell'ambiente e compromette la sopravvivenza stessa dell'umanità.

• Simbolo incontrastato e paradigma della nuova era (e della sua pseudo-cultura) èindiscutibilmente la televisione.

• Secondo il filosofo tedesco lo sviluppo della radiotelevisione è la piena espressione della societàtecnologica, dove i diversi "mezzi" acquistano la sovranità sulla vita, non solo lavorativa. Questo èil segnale di una nuova fase, più perfezionata, della cultura di massa.

• Prima il pubblico di massa si trovava almeno unito dal fatto di assistere insieme a uno spettacolo (pensiamo al teatro o al cinema), di condividere le emozioni. Con la televisione questo non avviene più, in quanto si impone una forma di atomizzazione. Il carattere domestico del mezzo èper il filosofo il maggior responsabile dell’ appiattimento emozionale che caratterizza il nostro essere. Guardiamo tutti le stesse cose, compriamo tutti le stesse cose e di conseguenza parliamo delle stesse cose e pensiamo in blocco le stesse cose: non c’è più spazio per l’originalità, ma solamente per l’omologazione intellettuale. "Ogni consumatore è un lavoratore a domicilio non stipendiato che coopera alla produzione dell'uomo di massa […] Dato che il mondo ci è fornito in casa, non ne andiamo alla ricerca; rimaniamo privi di esperienza".

• L’esperienza muta: ora la televisione occupa la maggior parte del nostro tempo libero e fare esperienza (interagire con gli altri, leggere, etc.) non sembra essere più necessario. Con la televisione cade, inoltre, ogni barriera tra realtà e fantasia. Infatti la televisione sembra sostituire anche i nostri sogni.

Page 17: anders_1-38.pdf

1717

Anders (sp)

• Molto interessante risulta essere anche il discorso (sempre legato alla tecnica) che Anders imposta sull’energia atomica, in particolare sull’episodio di Hiroshima e Nagasaki durante la seconda guerra mondiale.

• 1) Il 6 agosto 1945, giorno in cui fu sganciata la prima bomba atomica su Hiroshima, è cominciata una nuova era: l'era in cui possiamo trasformare in qualunque momento la terra intera in un'altra Hiroshima. Da quel giorno siamo onnipotenti in modo negativo; ma potendo essere distrutti ad ogni momento, ciò significa anche che da quel giorno siamo totalmente impotenti. Quest'epoca è l'ultima: la possibilità dell'autodistruzione del genere umano, non può aver fine che con la sua stessa fine.

• 2) Ciò contro cui lottiamo, non è questo o quell'avversario che potrebbe essere attaccato o liquidato con mezzi atomici, ma la situazione atomica in sé. Poiché questo nemico è nemico di tutti gli uomini, quelli che si sono considerati finora come nemici dovrebbero allearsi contro la minaccia comune. Organizzazioni e manifestazioni pacifiche da cui sono esclusi proprio quelli con cui si tratta di creare la pace, si risolvono in ipocrisia, presunzionecompiaciuta e spreco di tempo.

Page 18: anders_1-38.pdf

1818

Anders (sp)

• 3) Ciò che si tratta di ampliare, non è solo l'orizzonte spaziale della responsabilità per i nostri vicini, ma anche quello temporale. Poiché le nostre azioni odierne toccano le generazioni venture, anch'esse rientrano nell'ambito del nostro presente. Tutto ciò che è "venturo" è già qui, presso di noi, poiché dipende da noi.

• 4) Ciò che conferisce il massimo di pericolosità al periodo in cui viviamo, è il fatto che non siamo attrezzati alla sua stregua, che siamo incapaci di rappresentarci la catastrofe. Raffigurarci il non-essere (la morte, ad esempio, di una persona cara) è già di per sé abbastanza difficile; ma èun gioco da bambini rispetto al compito che dobbiamo assolvere come apocalittici consapevoli. Poiché questo nostro compito non consiste solo nel rappresentarci l'inesistenza di qualcosa di particolare, ma nel supporre inesistente questo contesto, e cioè il mondo stesso. Questa "astrazione totale" trascende le forze della nostra immaginazione naturale.

Page 19: anders_1-38.pdf

1919

Anders (sp)• 5) Ma poiché, come homines fabri, siamo capaci di tanto (siamo in grado di

produrre il nulla totale), la capacità limitata della nostra immaginazione (la nostra "ottusità") non deve imbarazzarci. Dobbiamo (almeno) tentare di rappresentarci anche il nulla. Ecco quindi il dilemma fondamentale della nostra epoca: "Noi siamo inferiori a noi stessi", siamo incapaci di farci un'immagine di ciò che noi stessi abbiamo fatto. In questo senso siamo "utopisti a rovescio": mentre gli utopisti non sanno produrre ciò che concepiscono, noi non sappiamo immaginare ciò che abbiamo prodotto.

• 6) La frattura che divide l'umanità non passa, oggi, fra lo spirito e la carne, fra il dovere e l'inclinazione, ma fra la nostra capacità produttiva e la nostra capacità immaginativa. Questo "scarto" non divide solo immaginazione e produzione, ma anche sentimento e produzione, responsabilità e produzione. Si può forse immaginare, sentire, o ci si può assumere la responsabilità, dell'uccisione di una persona singola; ma non di quella di centomila. Quanto più grande è l'effetto possibile dell'agire, e tanto più è difficile concepirlo, sentirlo e poterne rispondere; quanto più grande lo "scarto", tanto più debole il meccanismo inibitorio. Liquidare centomila persone premendo un tasto, è infinitamente più facile che ammazzare una sola persona. Al "subliminare", noto dalla psicologia (lo stimolo troppo piccolo per provocare già una reazione), corrisponde il "sopraliminare": ciò che è troppo grande per provocare ancora una reazione.

Page 20: anders_1-38.pdf

2020

Anders (sp)• 7) Nulla di più falso della frase cara alle persone di mezza cultura,

per cui vivremmo già nell'epoca dell'angoscia. Questa tesi ci èinculcata dagli agenti ideologici di coloro che temono solo che si possa realizzare sul serio la vera paura, adeguata al pericolo. Noi viviamo piuttosto nell'epoca della minimizzazione e dell'inettitudine all'angoscia. L'imperativo di allargare la nostra immaginazione significa quindi in concreto che dobbiamo estendere e allargare la nostra paura. Va da sé che questa nostra angoscia deve essere di un tipo affatto speciale: 1) Un'angoscia senza timore, poiché esclude la paura di quelli che potrebbero schernirci come paurosi. 2) Un'angoscia vivificante, poiché invece di rinchiuderci nelle nostre stanze ci fa uscire sulle piazze. 3) Un'angoscia amante, che ha paura per il mondo, e non solo di ciò che potrebbe capitarci.

• 8) L'imperativo di allargare la portata della nostra immaginazione e della nostra angoscia finché corrispondano a quella di ciò che possiamo produrre e provocare, si rivelerà continuamente irrealizzabile. Non dobbiamo lasciarci spaventare; il fallimentoripetuto non depone contro la ripetizione del tentativo. Anzi, ogni nuovo insuccesso è salutare, poiché ci mette in guardia contro il pericolo di continuare a produrre ciò che non possiamo immaginare.

Page 21: anders_1-38.pdf

2121

Anders (sp)• 9) Sarebbe una leggerezza pensare che quelli che sono

responsabili delle decisioni, grazie a posizioni di potere politico o militare comunque acquisite, sappiano immaginare l'inaudito meglio di noi. Assai più legittimo èil sospetto che ne siano affatto inconsapevoli. Ed essi lo provano dicendo che noi siamo incompetenti e invitandoci a non "immischiarci". Molti di loro si appellano alla "competenza" solo per mascherare il carattere antidemocratico del loro monopolio. Se la parola "democrazia" ha un senso, è proprio quello che abbiamo il diritto e il dovere di partecipare alle decisioni che concernono la "res publica", che vanno, cioè, al di làdella nostra competenza professionale e non ci riguardano come professionisti, ma come cittadini o come uomini. E un problema più "pubblico" della decisione sulla nostra sopravvivenza non c'è mai stato e non ci sarà mai. Rinunciando a "immischiarci", mancheremmo anche al nostro dovere democratico.

Page 22: anders_1-38.pdf

2222

Anders (sp)

• 10) Oggi si può avviare una serie di azionamenti successivi schiacciando un solo bottone; compreso, quindi, il massacro di milioni. L'uomo che schiaccia il tasto non si accorge più nemmeno di fare qualcosa; e poiché il luogo dell'azione e quello che la subisce non coincidono più, poiché la causa e l'effetto sono dissociati, non può vedere che cosa fa. E' chiaro che solo chi arriva a immaginare l'effetto ha la possibilitàdella verità; la percezione non serve a nulla. Questo genere di mimetizzamento è senza precedenti: mentre prima i mimetizzamenti miravano a impedire alla vittima designata dell'azione, e cioè al nemico, di scorgere il pericolo imminente, oggi il mimetizzamento mira solo a impedire all'autore di sapere quello che fa. In questo senso anche l'autore è una vittima.

Page 23: anders_1-38.pdf

2323

Anders (sp)• 11) Finché l'agire si traveste ancora da lavoratore, è pur sempre

l'uomo ad essere attivo; anche se non sa che cosa fa lavorando, e cioè che agisce. La menzogna celebra il suo trionfo solo quando liquida anche quest'ultimo residuo: il che è già accaduto. Poichél'agire si è trasferito (naturalmente in seguito all'agire degli uomini) dalle mani dell'uomo in tutt'altra sfera: in quella dei prodotti. Essi sono, per così dire, "azioni incarnate". La bomba atomica (per il semplice fatto di esistere) è un ricatto costante: e nessuno potrànegare che il ricatto è un'azione. Qui la menzogna ha trovato la sua forma più menzognera: non ne sappiamo nulla, abbiamo le mani pulite, non c'entriamo. Assurdità della situazione: nell'atto stesso in cui siamo capaci dell'azione più enorme - la distruzione del mondo - l'"agire", in apparenza, è completamente scomparso.Poiché la semplice esistenza dei nostri prodotti è già un "agire", la domanda consueta: che cosa dobbiamo "fare" dei nostri prodotti (se, ad esempio, dobbiamo usarli solo come "deterrenti"), è una questione secondaria, anzi fallace, in quanto omette che le cose, per il fatto stesso di esistere, hanno sempre agito.

Page 24: anders_1-38.pdf

2424

Anders (sp)

• 12) La guerra atomica possibile sarà la più priva d'odio che si sia mai vista. Chi colpisce non odierà il nemico, poiché non potrà vederlo; e la vittima non odierà chi lo colpisce, poiché questi non sarà reperibile. Nulla di piùmacabro di questa mitezza (che non ha nulla a che fare con l'amore positivo). Certo l'odio sarà ritenuto indispensabile anche in questa guerra. Per alimentarlo, si indicheranno oggetti d'odio ben visibili e identificabili, "ebrei" di ogni tipo. Ma quest'odio non potrà entrare minimamente in rapporto con le azioni di guerra vere e proprie: e la schizofrenia della situazione si riveleràanche in ciò, che odiare e colpire saranno rivolti a oggetti completamente diversi.

Page 25: anders_1-38.pdf

2525

Anders (sp)

• Anders teorizza il “ principio disperazione”secondo il quale, ormai, non è più lecito

nemmeno sperare in quanto la condizione a cui

l’uomo oggi è arrivato è sostanzialmente irrecuperabile.

• Se Heidegger diceva che ormai solo un Dio ci

può salvare, Anders si spinge oltre e dice che,

dopo la bomba atomica, la salvezza non sembra più una realtà possibile.

Page 26: anders_1-38.pdf

2626

L’uomo è antiquato - introduzione

• La scelta è determinata a priori, non avendo piùl’uomo che vive attraverso i media un’esperienza direttadel mondo.

• Obiezione: si è liberi di non utilizzare i media.• Risposta: questa rinuncia non impedisce che si viva in

un mondo in cui l’esperienza del mondo non ha valore.

• Costrizione al consumo: lo stesso linguaggio ci indica ciò: i musts = “merci d’obbligo”.

• Questi strumenti non sono più “mezzi”, ma il fine stesso; sono inoltre totali, costituiscono tutto il nostro mondo.

• Iconomania = inondazione globale delle immagini: “le immagini, a differenza dei testi, non fanno vedere i nessi, ma solo avulsi brandelli di mondo”.

Page 27: anders_1-38.pdf

2727

L’uomo è antiquato - introduzione

• Questione del “prodotto”: il problema non è

colui che produce, né come ciò avviene o la

“quantità”, ma che cosa viene prodotto.

Questo penetra in tutte le classi, paesi e

continenti, è senza “cortine”.

• Per far notare questo fenomeno, occorre

“esagerarlo”, cioè accentuarlo e ingrandirlo.

• “La nostra anima attuale è incapace di rimanere al corrente con la nostra produzione”.

Page 28: anders_1-38.pdf

2828

L’uomo è antiquato - introduzione• IL “DISLIVELLO PROMETEICO” = asincronizzazione crescente tra

l’uomo e il “mondo” dei suoi prodotti.• Ciò si traduce in dislivello tra:• Fare e immaginare.• Agire e sentire.• Conoscere e aver coscienza.• Prodotto fabbricato e corpo umano.• Il primo aspetto è sempre in anticipo sul secondo.

• QUESTA MANCANZA DI SINCRONIZZAZIONE DETERMINA L’«ANTIQUATEZZA» DELL’UOMO.

• A causa di ciò, “la nostra anima è rimasta molto indietro in confronto al punto in cui è arrivata la metamorfosi dei nostri prodotti”. Da qui comportamenti dettati dal panico e, in generale, patologici, per tentare di “mettersi al pari con se stessi”.

• La tendenza della nostra epoca è così quella di forzare la metamorfosi umana con mezzi esagerati, ad es. l’ingegneria umana.

Page 29: anders_1-38.pdf

29

Parte II: il mondo come fantasma e come matrice

“Mondo fornito a domicilio”

• E’ un’illusione la credenza che esistano soltanto

mezzi a cui possiamo assegnare secondo la

nostra volontà scopi buoni.

• L’umanità comincia dove la divisione tra mezzi e

scopi perde ogni senso.

• Quel che ci plasma non sono solo gli oggetti

mediati dai mezzi, ma i mezzi stessi. Dei media

noi consumiamo solo la loro immagine.

29

Page 30: anders_1-38.pdf

30

“Ogni consumatore è un lavoratore a domicilio non stipendiato che coopera alla produzione

dell’uomo di massa”

• Difesa del cinema: anche se si tratta di un consumo di massa, si tratta comunque di un consumo collettivo.

• Continuando la tradizione del teatro, il cinema offre uno spettacolo per molti.

• Con i nuovi “media”, la merce viene ora “servita a domicilio”; il consumo collettivo è reso superfluo.

• Nasce la figura (paradossale) dell’eremita di massa. Quanto più riceviamo da soli, tanto più copiosamente consumiamo.

• L’uomo è “ciò che ingerisce”: consumando merce di massa si producono uomini di massa.

Page 31: anders_1-38.pdf

31

“Ogni consumatore è un lavoratore a domicilio non stipendiato che coopera alla produzione

dell’uomo di massa”

• Nascono così dei lavoratori a domicilio che invece di essere pagati per la loro collaborazione, pagano loro stessi per vendersi.

• Le osservazioni di Le Bon sulle masse sono superate; oggi si massifica individualmente.

• “Non c’è modo migliore di togliere all’uomo la sua personalità di quello che preserva apparentemente la libertà della personalità e il diritto all’individualità.”

Page 32: anders_1-38.pdf

32

“La famiglia diventa un pubblico in miniatura”

• Il fantasma diventa reale e la realtàdiventa fantasma.

• La casa reale è degradata a contenere lo schermo (i media) per la “ricezione” del mondo esterno.

Page 33: anders_1-38.pdf

33

“I media, togliendoci la parola, ci trasformano in minorenni e subordinati”

• La nostra comunicazione, appunto “mediata” dai media, risulta anestetizzata, senza contatto reale.

• Così come noi non produciamo più il pane, ma lo compriamo in negozio, allo stesso modo non formiamo da noi le parole di cui ci nutriamo.

• Torniamo a una situazione pre-moderna: non parlando, ma limitandoci ad ascoltare, non abbiamo più nulla da dire.

• Impoverimento del linguaggio: il linguaggio non èespressione dell’uomo, ma l’uomo è il prodotto del linguaggio. “L’uomo è tanto articolato quanto articola, tanto inarticolato quanto non articola”.

Page 34: anders_1-38.pdf

34

“Gli avvenimenti vengono a noi, non siamo noi ad andare verso di loro”

• Gli avvenimenti vengono scelti, chimicamente depurati e preparati per noi come “vera realtà”.

• Il mondo viene all’uomo, gli avvenimenti “ci fanno visita”: l’uomo non è più “nel” mondo, ma solo un suo consumatore.

• Se il mondo viene a noi sotto forma di immagine costruita e selezionata, allora diventa un fantasma.

• Se possiamo evocare il mondo in qualsiasi momento, acquistiamo un potere “divino”.

• Se non possiamo “parlare” al mondo, siamo interdetti.• Se possiamo solo percepire ma non agire, siamo ridotti ad

origliatori.• L’avvenimento, essendo infinitamente riproducibile, perde il suo

principium individuationis.• L’avvenimento, diventando immagine, annulla la distinzione tra

essere e apparire.• L’originale deve conformarsi alla riproduzione, e non viceversa.• Il mondo esterno non è più realtà, ma è ridotto a semplice “idea”.

Page 35: anders_1-38.pdf

35

“Dato che il mondo ci è fornito in casa, non ne andiamo alla scoperta, rimaniamo privi

di esperienza”

• Se il mondo viene a noi, l’esperienza diventasuperflua.

• La vita consisteva in un “viaggio di scoperta”:ora il viaggio si moltiplica, ma non si viaggia per

acquistare esperienza, bensì pere affermare la

propria onnipresenza.

• Nel viaggio come “consumo” si tende a

riprodurre la realtà “come a casa nostra”.

Page 36: anders_1-38.pdf

36

“Il mondo fornito a casa è un mondo familiarizzato”

• Mentre di solito il nostro vicino ci risulta estraneo, i protagonisti dei media, che non incontreremo mai di persona, ci si presentano come “vecchie conoscenze”di cui sappiamo ogni particolare.

• Carattere “confidenziale” del mezzo televisivo.

• Accade quello che accadeva nel medioevo prima della scoperta della prospettiva: il passato e le cose distanti ci appaiono contemporanei, vicini, uguali a noi. Utilizziamo categorie di prossimità.

• Ma “il metodo che presume di avvicinare l’oggetto, finisce per nasconderlo, di alienarlo o persino di abolirlo”.

• Il passato proiettato su un unico piano, in cui tutti diventano “compari”, è abolito in quanto storia.

Page 37: anders_1-38.pdf

37

L’universo democratico, la mercificazione e la scienza come fonti della familiarizzazione

• I principi morali e politici vengono dilatati a principi cosmici: l’immagine dell’universo è ricalcata su quella della società dominante.

• La familiarizzazione è un processo di “neutralizzazione” o annullamento, che si esprime anzitutto in campo economico nella merce (maneggevole, conveniente, adeguata ai bisogni, tagliata sulla nostra misura). Non vi è nulla di strano in questo adattamento alla nostra convenienza, ma diventa ingannevole quando ci offre un manufatto come se fosse davvero la realtà, cioè presenta delle qualitàdel mondo che il mondo non possiede.

• L’atteggiamento dello scienziato spesso porta a questa confusione di piani: se venir conosciuto si riduce a venir goduto, se apprendimento si riduce a divertimento, i confini sono obliterati.

Page 38: anders_1-38.pdf

38

“La radice principale della familiarizzazione èl’alienazione stessa”

• L’opera principale della familiarizzazione, presentando il mondo come un ambiente domestico pieno di agio e cordialità, consiste nel nascondere le cause e i sintomi dell’alienazione, cioè togliere all’uomo la capacità di accorgersi che si è straniato dal mondo.

• Alienazione e familarizzazione sone due processi, uguali e contrari, di neutralizzazione del mondo: la prima allontana ciò che ci ò vicino, la seconda avvicina ciò che ci è lontano.

• Vi è dunque una coincidenza degli opposti, il cui effetto comune è la distorsione del mondo.