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Le grandi corte all'Ippodromo di San Siro. - Salto del trapone nel Gran Premio Steeple Oliate. (Fot. A. Foli - Milano).

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31 Gran premio dei parioli. Domenica, 12 c. m., si è corso a Roma il « Gran

premio dei Parioli ->, nel nuovo ippodromo che dalla società omonima ha preso il nome. E della stagione iniziata il 19 febbraio è questa la più importante corsa, sia per la moneta della quale è dotata, che per l 'esibizione dei cavalli che do-vranno poi disputarsi i più importanti premi nelle piste di Milano e Torino durante il 1911.

Il premio dei « Parioli » è stato istituito sola-mente nel 1907 ed è quindi questa la quinta volta che si corre ; quattro alle Capannello ed ora ai Parioli.

Il lotto dei partenti al % Gran premio dei Parioli » nel 1911 fu di sei cavalli, e se l'assenza della scuderia Bocconi, che all 'ultimo momento ritirò Sileno, e il forfait dichiarato per Alcime-donte e Fragola, riservati il primo per il « Derby » e la seconda per il « Regina Elena », ne hanno diminuito un po' l 'importanza, pure il lotto pre-sentava degli elementi buonissimi.

Allo starting si sono presentati : Guido Beni (Langham) di Federico T e s i o ; Ar-

nolfo di Cambio (Ryan), id.; Kongoni (Spencer) di Sir Rholand ; Mimosa (Lane) di B. L. Guastalla ; Diabolo (Jacobs) del Duca F. Ci to ; Il Barco (Beekwith) di Corsini.

I pronostici questa volta sono stati concordi nel ritenere che il vincitore dovesse essere Guido Beni ; per le precedenti corse fornite, per il nome glorioso del genitore Melanion e per i premi vinti. Presentato dal trainer nella forma più pro-mettente, non si metteva in dubbio che qualche altro potesse aver ragione di lui. Ed i pronostici hanno avuto ragione.

Guido Beni ha vinto in una forma superba tale da farlo affermare il crak dell'annata.

La partenza è stata facile e regolare : tutti i cavalli si sono presto allineati ed all'alzata dei nastri il lotto è partito veloce con Arnolfo alla testa. Ma ben presto, alla fine del primo retti-lineo, le posizioni si sono cambiate. Guido Beni a grandi volate raggiunge il comi-agno di scu-deria, lo sorpassa e prende decisamente il co-mando della corsa, distaccando Arnolfo per molte lungh-zze. Il secondo gruppo formato da Mimosa, Il Barco e Diabolo è condotto ad andatura ve-loce da Arnolfo ; Kongoni chiude il gruppo.

All'entrata in rettifilo, davanti alle prime tri-bune, il vantaggio di Guido Beni aumenta, seb-bene sia tenuto da Langham che non vede la necessità di sforzarlo ; Kongoni portato meravi-gliosamente da Spencer, domina tutti i compagni del gruppo e poco prima drl traguardo ha pure ragione di Arnolfo che non può resistergli all'at-tacco e si deve contentare della terza moneta.

L 'arrivo avviene quindi nel seguente ordine 1. Guido B- ni in 1' e 40" - 2. Kongoni - 3. Ar-

nolfo di O-mbio - 4. Mimosa. Il cavallo rientra al peso tenuto a mano dal

proprietario signor Tesio, al quale sono rivolte le felicitazioni dei Sovrani e del pubblico nume-roso che, commentando la vittoria di Guido Beni, vede in lui un cavallo destinato a raccogliere molti allori ancora.

A. G. Collari.

Le grandi corse all'Ippodromo di San Siro. Manto, di Caracciolo, vìnctore del Premio Senago.

(Fot. A. Foli - Milano).

il riunione di marzo a San Siro. La brevissima riunione di marzo a S. Siro, che si

è iniziata domenica scorsa per finire subito merco-ledì. ha virtù di attrattive non facilmente compara-bili, Si tratta per l'appunto di una serie di corse ad ostacoli, frammiste a poche altre piane, che hanno il vantaggio quest'anno, forse per la prima volta, di

C O R R I S P O N D E N Z A

raggruppare parecchi elementi di una serietà e di un valore indiscussi.

Iufatti, per non citare che i primissimi, noi con-tiamo un Marno, Mane. S. Hervo MounVs Bay (il trion-fatore dell'anno passato), Princesse des Orsine, ed altri ancora. ,

Tutti questi cavalli in queste poche giornate, nei varii premi, hanno giuocato partite tali da destare il massimo interesse, e tali da lasciare in noi, (he vorremmo, per il decoro dell'allevamento italiano, eliminato a poco a poco il cavallo inetto, o anche appena deficiente (e sono legione ancora), un senso di lieto stupore. Oggi, ad esempio, fummo ammirati dal contegno tenuto da due nostri prodotti in due corse separate : Mane nel < Premio Fornaci » e Manto nel « Senago ». ,

Sono questi dne fratelli pieni, entrambi del signor Marino Caracciolo e figli di Sansonetto e Manon. E si che hanno in uguale misura doti spiccatissime di saltatori, ci strapparono l'applauso più vero e più sentito per il modo con cui seppero condursi durante tutta la prova.

La prima (Mane) aveva a dir vero un solo concor-rente veramente temibile col quale fare 1 propri conti: Milanaise. Anzi, dirò, che questa fu sempre mantenuta favorita dal beeting presumendo mo|f?i troppo certamente, sulle sue doti di velocità. Ma Mane ha dimostrato di saperla dominare su rutto il percorso dei 2600 metri in siepi, da cima a fondo, senza incertezze, senza preoccupazioni, mantenendo la testa a sua voglia e distaccandosi in fine a suo piacere.

Ben più duro fu il còmpito per altro riservato a Manto. Il « Premio Senago » con l'assegnazione delle sue 8000 lire, porta con sè il maleur di un percorso di metri 4000 in steeple chase, non solo, ma pur anche un concentramento di primissime torze saltataci.

Vaspetto del pesage durante la corsa « Premio dei Parioli*. - Dalla prima tribuna ^ ^ ^ X m L " CorSa-

Guido Reni, il cavallo del sig. Federico Tesio, che domenica scorsa vinse il 5" Qran Premw

Treviso. L. M. — Grazie, già provvisti. Ruma. Lazio. — Sempre a favorirvi, ma mai se-

condi agli altri. Sanremo. Tagliabue. — Idem. Roma. Collari. — Preghiamo mettere le diciture

nel centro delle fotografie.

V'era infatti : Le Belvedere (78, Reid), LacMsis (71, Caracciolo), Mania (.65 1(2, Hart), Daber (70, Lu-ciani), Rhuharbe (69, Amodio), Apres (68, Moraud), Branchi de (60; Woodcock), Pizzardone (65, Pozzoli), Nobleite (60, Livermoor).

La partenza fu buona abbastanza per tutti. Però non appena passata la prima piegata del nuovissimo campo d'ostacoli per entrare nell'otto, il plotone si sgranò. Apparvero subito in testa Brunehtlde, Pizzar-done, Daber il quale ultimo cadde poi alla viminata) alternandosi per il primo tratto del percorso, mentre tutti gli altri, un po' alla rinfusa, seguivano distac-cati alquanto, chiusi da Le Belvedere che s'è subito dimostrato fin dall'inizio di pessimo umore.

Così venne saltata la prima siepe, siepone, si girò il tondo della prima metà dell'otto, si raggiunse il muro una prima volta, senza che le posizioni si mo-dificassero in modo troppo sensibile. Solo Pizzardone qui scomparve dall'avanguardia lasciando il posto a Rhvb rbe che forzò per avanzare; Rrunehilde intanto continuava sveltissima in testa e fu, è giusto dirlo, la più battagliera.

Tra gli avvantaggiatori primissimo Mania che pa«só successivamente come folgore e. una volta caduto Daber che poteva essere una minaccia, non ebbe troppo a durare a sorpassare la stessa Brumhilde, che sino a quel momento aveva potuto sempre resistere alla testa. Kaggiunse primo il traguardo di quanto volle, seconda venne appunto Brunehtlde, terzo Rhu-harbe.

L e altre eorse della giornata non meritano speciale menzione; solo del « Premio Moltasio » si può accen-nare non tanto per l'abilità dei partecipanti quanto per la molteplicità degli accidenti che hanno carat-terizzato la corsa.

Erano in lotta tre cavalli: Vulcano (67 1)2, Woodcock),

Ghironda (67 1)2, Amodio), Madhud (63. Luciani). Le preferenze volgevano su Vulcano e Madhub in pari grado, che infatti dovevano giuocare accanitamente ti a loro soli la partita, ma poco mancò che proprio la terza, la meno temibile, ne risultasse la vinciti ice.

Infatti Madhub fa presto fuori di corsa. Al salto della siepe non ne volle sapere e preferì a questa volar via addirittura la staccionata che limita la pista, ponendosi cosi nell'impnssibità di continuare. Naturalmente ì superstiti si diedero a scappare e Vul-cano in ispecie galoppò speditamente verso il tra-guardo. Ma giunto al salto dell'ultima siepe si piegò sui ginocchi quasi a cadere, barcollò un po', si rimise sulle quattro gambe per vero miracolo. Ma ciò evidentemente fece sì che Woodcoi k, che ne era in sella, peidesse il suo assetto e lo si vide infatti fare un primo salto avanti sul collo, poi addirittura sulla testa del cavallo, cui sorti in questo tram-basto il filetto di bocca. Il fatto lasciò tntti per un momento col cuore in sospeso, paurosi di vedere da un momento all'altro cadere cavallo e cavalieie. Ma fu n i attimo. Rimessosi il quadrupede, non tardò l'uomo a riprendere con vera maestria la sua posi-zione primiera, dandosi poi subito a spingerlo colle gambe e come potè per ritogliere al concorrente il terreno che in questo frattempo gli aveva strappato. E vi riuscì. Un applauso salutò questa ben meritata vittoria.

Milano, 12 marzo 1911. Bruno Braga.

Il recinto del peso nel nuovo Ippodromo dei Parioli a Roma. (Fot. Collari - Roma).

Renaux e il suo passeggi ero Senouque, che a bordo di un bipiano Maurizio Barman, vinse il 7 corrente il Premio Michelin di toO mila franchi, volando da Parigi a Puy de Dò ne (km. 4 97).

(Fot. Argus Photo-Reportage - Milano).

netici nel grande anfiteatro della campagna ro-mana: e così, la notizia semplicetta ci sembra l'annnnzio di un grande prodigio.

Il quinto giorno di questo marzo sacro al culto delle memorie patriottiche, che ai nostri occhi sotto la polvere di mezzo secolo assumono prò-

Da Nizza alla Gorgona Questa è la grande gesta di un piccolo ignoto.

E la notizia ci giunge così, improvvisamente, mentre il ricordo di alcuni voli recenti è ancora vivo nella nostra mente e nei nostri orecchi an-cora risuonano gli echi dei motori rombanti fre-

P.enaux si approssima alla cima di Puy de Dòme per atterrarvi felicemente, vìncendo il Gran Premio Michelin. (Fot. Guido Baldo - Milano),

L'isola di Gorgona (a 30 km. di fronte ci Livorno), dove atterrò l'aviatore Bague. (Fot. Correspondance Italienne - Turin).

durarono poco e finalmente fu veduto il candido apparecchio dalle larghe ali rigidamente tese av-vicinarsi rapidamente alla spiaggia e con un ra-pido movimento di discesa quasi verticale prender terra. E' stato inteso uno scricchiolìo terrorizzante, il motore ha cessato improvvisamente di borbot-, tare e l'apparecchio ha formato improvvisamente un ammasso di cenci e di rottami.

I presenti si sono lanciati in direzione dell'areo-plano caduto; temendo che il martirologio dell'a-viazione dovesse oggi aumentarsi del nome d'una nuova vittima. Per somma fortuna però i primi arrivati hanno veduto fra le rovine dell'appa-recchio un uomo che cercava di liberarsi delle tele e dei fili che gli ingombravano le gambe e di rialzarsi.

Lo hanno premurosamente aintato e si sono potuti così accertare che il disgraziato aviatore non erasi prodotto che lievi contusioni e graffia-ture. L 'apparecchio invece era completamente distratto. Agli accorsi, egli, ancora in preda a viva emozione, ha fatto questo breve racconto : Vengo da Nizza, dove da qualche tempo mi tro-vavo per alcuni esperimenti d'aviazione. Stamani alle cinque, quando il sole ha cominciato ad im-biancare l'orizzonte, sono partito con l'intenzione di fare un lungo volo: desideravo di rimanere sempre in vista della costa, ma il vento mi ha obbligato ad allontanarmene, cosicché ho conti-nuato a volare senza aver più una precisa dire-

porzione e poesia di miti, dalla Gorgona, l'aspra ìsoletta dell'arcipelago toscano (già destinata da messer Dante a quella certa funzione da far siepe ad Arno in sulla foce sì ch'egli annieghi in sé ogni persona di Pisa — vitupero delle genti), dal-l'umile scoglio solitario, verso mezzogiorno, in una giornata ideale, chiara e trasparente, parve a quei pescatori di scorgere in alto, verso nord-ovest un punto nero, quasi impercettibile, che a mano a mano andava ingrossando.

Immediatamente tutti gli sguardi furono diretti in alto e quelli che poterono si fornirono di bi-nocoli per meglio vedere quello strano uccello, il cui volo era però ben diverso da quello degli altri uccelli. A mano a mano che il punto nero andava avvicinandosi se ne distinguevano meglio i det-tagli e fu qnindi possibile di vedere che non si trattava già di un uccello, ma di un areoplano. Un areoplano in quelle parti? E d'onde veniva? E chi lo montava? L 'areoplano si avvicinava ra-pidamente e faceva sentire il caratteristico rotare della sua elica, e per un momento parve volesse trasvolare sull'isola e continuare il suo volo, ma improvvisamente ha cominciato a fare larghi giri abbassandosi gradatamente nella speranza forse di poter trovare un prato o un qualsiasi terreno piano e non ingombro da ostacoli per poter prender terra. La spiaggia si era improvvisamente affollata e tutta la popolazione dell'isola assisteva all'emo-zionante discesa dell'areoplano. I voli circolari

* S * ' ; _ ; , S ; ^

L'aviatore Bague, che partito da Antihes sulla costa francese, tentò la traversata del Mediterraneo col programma di approdare ad Ajaccio in dorsica. Deviò invece, andando ad atterrare nell isola di Gorgona, presso Livorno.

(Fot. Argus Photo-Reportage - Milano).

g r n s i r l © o M f l N D R T E I L n r i S S

N O U i r • ^ P i T R L O Q O = 1 9 1 1 L / L - l _

U ' a v i r i z l o n e i n I t a l i »

Durante la riunione partenopea, Vaviatore Martinet cadde presso Vareodromo, ma il suo biplano, miracolosamente trattenuto dagli alberi, gli evitò un mortale accidente. (Fot. E. Cavalchili! - Milano).

Il nuovo apparecchio e motore Chiribiri Non è completamente vero che l'aviazione in

Italia sia in un momento di stasi. A Roma e Napoli hanno volato ripetutamente e sicuramente tre noti aviatori — stranieri su apparecchi stra-

zione. Sono in volo da sette ore e durante questo lungo tempo ho più volte temuto di precipitare in mare e di restare annegato, ma l'apparecchio _ un Blériot ultimo modello — ha funzionato bene e ho potuto resistere in aria. Finalmente ho veduto quest'isola e mi sono precipato sopra ad essa sperando di salvarmi e di salvare con me il mio apparecchio, invece...

E coel dicendo guardava con aria di profondo sconforto l'apparecchio distrutto che giaceva ina-nimato ed infranto a pochi passi di distanza. Questo è stato il breve racconto che ha fatto il piovuto dal cielo. Il quale si chiama Bague, e di lui null'altro sappiamo. Voi direte che la sua impresa è stata di grande rischio, fors'anco paz-zesca. Infatti spesso i precursori sembrano dei

Il disgraziato capitano Ferber lasciò scritto che l'aviazione Baiebbe andata « d a duna a duna, da città a città, da continente a continente » . Come vedete, la profezia si è quasi compiuta. E noi cre-diamo sia bene segnare fra le grandi date che segnano i grandi passi dell'aviazione e quindi del piogresso umano anche questo cinque marzo, giorno in cui un modesto ignoto trasse la Gor-gona dall'ombra sua di piccola isola inutile, sce-gliendola a mèta del suo viaggio avventuroso. Bague, volando tra la ridente cote d'azur e l'aspra isoletta dell'arcipelago toscano, ha percorso ben duecentonove chilometri.

Mi pare ci sia fra i numeri del programma d'aviazione che si svolgerà in occasione delle feste pel cinquantenario anche una traversata del Tirreno dalla Sardegna a Roma; ormai ciò è stato fatto altrove. Non resta che sostituirvi — che cosa? — la traversata dell'Atlantico... Bague ci fa pensare a Grace. Oh! ci ha pensato anche lui a Cecil Grace, lo sperduto, quando l'occhio invano scrutava l'orizzonte, sull'aperto mare! Ma Bague è stato più fortunato di Grace.

L'inutile isoletta sperduta è stata la sua àncora di salvezza, la sua salvatrice. Fortuna che la Gor-gona, l'onesta isoletta, non abbia seguito il per-fido, omicida consiglio di padre Dante. Chè s'essa in quella tale occasione fosse mossa a far siepe ad Arno in sulla foce, con quello scopo che tutti conoscete, non avrebbe potuto ora trovarsi lì, a mezzo mare, a offrire il suo dorso desolato come punto d'appoggio ad uuo stanco ardimentoso.

Roma, marzo. 1*

Il premio nichelili di 100 mila lire vinto da Renaux

Il magnifico volo con passeggero da Parigi a Puy de Dòme.

Renaux, questo illustre incognito che il 7 di marzo di questo anno saltò fuori di buon mat-tino per guadagnarsi in poche ore cento biglietti

Il primo volo del monoplano Chiribiri sulla Piazza d'Armi di Torino. La caduta ^PP-recchio stito a discreta altezza da una raffica di venta. 1. Chiribiri. - 2. L'aviatore M. Facciali. - 3. Sig. liamassolli.

da mille, ò un bell'esponente dell'uomo di sport che si rivela alla circostanza, senza elangor di réclame anticipata, si presenta in gara e... vince come vuole.

Vediamo la cronaca della gran giornata cosa ci ha lasciato scritto:

« Il premio Michelin di centomila lire, per l'a-viatore che avesse volato da Parigi alla vetta dell'Aivernia, è stato vinto da Eugenio Renaux, un giovane aviatore che solo da pochi mesi si è dedicato all'audacissimo sport. Egli ha percorso una distanza a volo di uccello di 437 chilometri in poco più di cinque ore, elevandosi a un'altezza di 1900 metri. La partenza è avvenuta dall'areo-dromo di Bue circa alle 9; alle 14.23, il biplano si librava sull'altissimo Puy de Dòme vincendo il Premio Michelin ».

Fu detto che questa impreca, cosi fulminea-mente compita, fu il più ardimentoso volo dopo quello di Chavez. E il paragone non fu fatto male. Infatti, Renaux ha vinto una prova ardua quan-t'altra mai, una prova che sembrava quasi desti-nata a rimanere senza attuazione: egli si è impa-dronito del premio Michelin, che sembrava desti-nato a tormentare gli aviatori come un nuovis-simo supplizio di Tantalo, volando con un pas-

seggero da Parigi sulla vetta della famosa Pny de Dòme, una montagna alta 1915 metri sul livello del mare e 1300 circa sul piano, la quale si eleva ripidissima a pochi chilometri da Clermont-Fer-rand. E' un percorso di 437 km., che il Renaux e il suo passeggiero han fatto in 5 ore, 10 minuti e 27 secondi. Ma ciò che costituisce la grande difficoltà superata da questo meraviglioso volo si è il fatto che la vetta del Puy de Dòme presenta una superficie assai ristretta, ove l'atterrare con un areoplano è impresa estremamente perigliosa.

Il percorso doveva venir compiuto in meno di sei ore.

Nou appena il premio fu creato (parecchi anni or sono) ogni tentativo per conquistarlo parve utopistico come la realizzazione del moto perpetuo. Basterà ricordare che, allora, nessun aviatore era riuscito a percorrere 200 chilometri e nessuno si era elevato da terra più di dieci metri.

Ma il carattere utopistico della prova si dileguò anche prima, forse, di quanto lo prevedesse il donatore del premio, chè l'anno passato, il corag-gioso Weymann partiva, una mattina del set-tembre, alia conquista delle centomila lire, luc-cicanti sulla cima del Puy de Dòme. Forse, l'a-viatore si credette, ad un certo punto, sicuro del successo; ma giunto a Volvic dovette abbando-nare le vie dell'aria quando non lo separava dalla mèta che una diecina di chilometri.

Poi, tentarono i fratelli Moran, che pieni di entusiasmo bì slanciarono verso la lontana altura. Ma quanti seguono con trepidazione ed entusiasmo la nuova conquista umana, ricordano il drammatico incidente che troncò la prova fin dall'inizio: Leone e Robert Moran facevano, infatti, a Brevans, quella terribile caduta, che ancora costringe uno di loro ad usare le gruccie.

Peraltro, come già accennammo, la parte più ardua del raid non consisteva nella lunghezza del percorso, bensì nel luogo dell'atlerrissajie : una stretta piattaforma posta in cima al monte, a 1300 metri di altezza, e quasi ininterrottamente avvolta dalla nebbia; bisognava ricordare, infine, che tra le condizioni del concorso vi era quella di atter-rare senza recar danno all'apparecchio. Si aveva quindi ragione di attendere altri tragici accidenti prima di assistere al volo vittorioso.

L'atterramento del Renaux avvenne invece magnificamente: l'apparecchio rimase intatto di-scendendo abilmente nello spazio prefìssosi dal-l'aviatore. Breve spazio, non più grande forse di quanto possono occuparne cento bei bigliettoni da mille allineati uno vicino all'altro...

C I C L I S T I ! LE INCOMPARABILI

BICICLETTE PI;tu EO I ^ SONO RICONOSCIUTE LE

PRIME DEL MONDO

Il match, di Genova fra la Pro Vercelli e l'Andrea Doria, sul campo di quest'ultima. (Fot. GuarneriJ. Il match Pro Vercelli-Andrea Doria. - Rampini segna il 1° punto.

Campionati, toscani di foot-ball (3° categoria). La squadra dell'Itala, vincitrice del campionato.

ebbe a soffrire il minimo spostamento o rottura, con-trariamente a quello che di solito accade agli appa-recchi monoplani nelle lo-ro f <e queliti cadute.

L'esperienza ad ogni modo potè mostrare come questo apparecchio dispon-ga di una fui za ascensio-nale capace di sollevare un sovraccarico di oltre 100 kg.

Ricorderemo che il mo-tore di 43 HP è a raffi ed-damento ad acqua e ha dato la potente trazione dinamometrica di 150 kg.

Ci consta che nella ven-tura settimana il Ctiiribiri intende tornare da capo a piovale il suo apparecchio ed il suo motore per cui ha dedicato tanto timpo, molto denaro, ed una dose — che gli auguriamo ine-stingnibile — di fede in un sicuro successo. Sicuro successo che noi gli augu-riamo come giusto premio alle sue fatiche.

statuente stimava il più temibile, specie in casa sua e fra il suo pubblico. Le grandi squadre — è inutile cercare attenuanti — non possono smen-tirsi di gran che e non vanno soggette a certi sbalzi di salute, troppo frequenti per non lasciar credere in una qualche avalla congenita. Ciò che avvenne dell 'Internazionale, che in principio di stagione era gran quotato |iel Campionato, si ve-rifica oggi pel Milan Club. I rosso-neri, d o i o aver onorevolmente sostenuto l'urto delle squadre più forti, furono ridotti, in quest'ultime domeniche, all'impotenza dalle due squadre che figurano agli ultimi ranghi della classifica. Prima una sconfitta dalla Unione Sportiva, poi un match nullo col F. 0. Piemonte.

Forma saltuaria degli nomini del Milan Club o mancanza vera di quelle qualità che taluno at-tribuì loro? I prossimi incontri diranno l'ultima parola. Per intanto, la più forte, la Pro Vercelli, s'è spianata ancor meglio la via per arrivare al meritevole trionfo finale, che non sappiamo più ormai chi notrebbe seriamente contestarle, dato che le partite che le rimangono a ginocare non sono delle più dure, e sch arita la leggendaria magnificenza di forma del F. 0. Torino che trovò modo di farsi sconfiggere domenica scorsa con 5 goals ad 1 da una squadra non certo delle migliori e per di più mancante di alcuni fra i suoi più rinomati elementi stranieri.

Quella di domenica scorsa fu invece una buona giornata per le altre due Società torinesi: Pie-

nieri — ed a Torino ha voluto tentare la prima starnazzatura aerea un apparecchio di nuova co-struzione munito pure di un motore nuovo. Un giorno della settimana scorsa nn noto ex capo offi-cina d'una primaiia fabbrica d'automobili toiinese ha voluto infatti esperimentare un monoplano — tipo Blériot — costrutto nella sua officina e munito d 'un motore ivi pure ideato e costrutto. Questo appassionato del problema aviatorio, questo com-petentissimo di motoristica è un veneto, da lunghi anni domiciliato nella nostra città, e lisponde al nome di Autonio Chiribiii.

Ottenuto il permesso di provare il suo appa-reeclrio sulla nostra nuova Piazza d'Armi, i) Chi-i ibi ri vi si portò. Ma al momento delle espe-rienze il vento era di oltre otto metri al secondo, e diffi ile e pericoloso si presentava l'eventualità d'un volo anche perchè il Chiribiri mai, prima d'. llora, aveva avuto una lez one di pilotaggio d'areo, lano. E più difficile poi sarebbe riuscita la guida del suo monoplano per la forte velocità — oltre 90 km. all'ora — che il motore di 40 HP gli avrebbe impresso.

La partenza dell'apparecchio avvenne ad ogni modo facilmente e dolcemente, alla presenza di poche decine di persone. Dopo una ine ve eorsa sul terreno il leggero ed elegante monoplano si elevò a quattro o cinque metri dal snolo. Ma rimase in aria per breve tratto, che il poco esperto pilota si t ro iò in un attimo proprio di fi onte alle caserme fronteggianti il lato est della Piazza d'Armi nella d fflcile sitnaz one di dover girare a sud senza conoscere in che modo si effettua un virage. Qui il Ciriribiri credette bene di allentare il moto e, ma l'apparecchio in balìa al vento cadde al suolo, restando ritto sulla capanna dorsale della fusoliera.

Nella caduta, in cui rimase completamente in-colume l'aviatote, restarono danneggiate le sole parti che cozzarono veramente sul terreno: l'ala, la ruota destra e l'elica, mentre tutto il resto non

Giuoco del Calcio I Campionati I ta l iani .

Quella di domenica scorsa fu un'altra gran gior-nata per la Pro Vercelli, ed nna nuova disillu-sione pei pa't giani dei rosso-neri milanesi. La squadra vercellese, veramente f irte ed rgguer-rita, ha debellato anche l'avversario che essa giu-

mente e Juventus che seppero onorevolmente trarsi dai pericolosi incontri rispettivamente col Milan Club e col F. 0. Internazionale risoltisi in matehes nulli: 1-1 a Milano e 0-0 a Torino. La Juventus del resto ebbe un altro esito lusinghiero a Casale dove la sua seconda squadra riuscì difficile vin-citrice con un goal a zero del F. 0. Casale. l a seguito anzi a questo risultato, la Juventus II, che già si era vista compromessa ogni chnnche pel Campionato dopo l'impreveduta sconfitta su-

fi campionato italiano di U categoria. — Il match Torino F. C.-Genoa Club. L'unico goal marcato dai torinesi su di un calcio di rigore. (Fot. cav. Zoppis X jrino).

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e i e i g o m m e

P I F ^ E l l a Lai

per TORINO

Ditta PASCHETTA Via Santa Teresa angolo Via Genova.

La P squadra del F. O. Premorite, che domenica scorsa fece match pari colla 7" del Milan Club.

bìta dalla Pro Vercelli II, ritorna in gara, tro-vandosi tutte e tre le squadre in finale pel Cam-pionato Piemontese a parità di punti. Di modo che si ritorna da capo, e non è detto che i casa-lesi non sappiano decisamente affermarsi e si as-Bicurino l'ambito onore di difendere il nostro Piemonte nel girone internazionale pel Campio-nato Italiano di II categoria.

In queste domeniche che le Società piemontesi saranno ancora al lavoro eliminatorio, sosterà in-vece la Libertas di Milano che domenica si assi-curava brillantemente la vittoria finale contro il Milan Club li. La Libertas rappresenterà così la Lombardia, di cui con valore pari ai saggi inten-dimenti di questa Società, ha vinto il Campionato regionale, debellando uno ad imo tutti i numerosi e pur agguerriti avversari. Ecco la composizione della sua squadra :

Libertas I: Capellaro, Pedraglio I-Pedraglio II ; Trezzi Piatti-Lucclietti; Radice-Scheidler-Weiss I-Caimi-Weiss II.

Par la Liguria il Genoa Club lia ancora da im-pegnarsi col Savona F. 0., dei cui giuocatori ci fu detto molto bene, tanto da pronosticare al Genoa Club una lotta ben dura se vorrà averne ragione. . . . . . .

Esposte cosi, succintamente, le posizioni delle squadre in finale pel Campionato di II categoria, diamo la classifica delle concorrenti a quelle di I categoria, che dopo gli ultimi matches, rimane così stabilita :

1. Pro Vercelli, con 9 partite giuocate e 16 punti. 2. Milan Club, con 9 id. e 12 punti. 3. Andrea Loria, con 8 id. e 8 punti. 4. Genoa Club, con 10 id. e 10 punti. 5. F. 0. Internazionale, con 10 id. e 9 punti. 6. F. 0. Torino, con 5 id. e 6 punti. 7. U. S. Milanese, con 8 id. e 6 punti. 8. F. G. Juventus, con 8 id. e 5 punti. 9. F. 0. Piemonte, con 8 id. e 4 punti. A tuttora la squadra che marcò maggior nu-

mero di goals nelle varie partite, fu la Pro Ver-celli con 21, seguita dal Milan Club e dal Genoa Club, entrambi con 15.

A segnarne meno fu la Juventus con 6, seguita dall'IT. S. M. con 9. ..

La squadra clie al passivo ne ha di più, e l'IT. S. M. con 22, segui A dal Piemonte con 19 e V Inter nazionale con 16.

Una fase della partita. La P squadra del Milan Club, nella sua nuova composizione. (Fotografie di Ubertalli e Morsolin succ. Ambrosio - Torino).

I Campionati di III categoria. Riassumiamo i risultati delle gare pel Campio-

nato di III categoria disputatisi domenica scorsa nelle varie città d'Italia.

A Torino Vigor vinse Torino F. 0. 1-0 e Pie-monte e Juventus fecero match pari 2-2. I piemon-tini non avrebbero perduto se avessero avuto in porta un giuocatore un po' più abile e un po meno buffone...

A Vercelli la Pro Vercelli vinse la Veloces di Biella 4-3. , ,

Nell'Italia centrale, a Firenze: Itala e Firenze F. 0. fecero match nnllo 0 0.

A Livorno Virtus Juventvsque sconfisse la Spes 2-1

À Roma, del Campionato del Lazio, dopo l'ul-timo forfait del Roman F. 0., venne dichiarata vincitrice la Lazio.

L'eliminatoria meridionale pel Campionato seconda categoria.

Domenica scorsa sul campo di Bagnoli si è giuocato il retour match fra il Bari Football-Club Id il Naples Football-Club. La partita si presen tava disputatissinia, perchè nella domenica prece-dente a Bari il Naples era uscito pari giuocando con soli dieci uomini. Nemmeno in quest'incontro il Naples era al completo essendovi due elementi di seconda squadra, come pure il Bari che teneva fra le sue file il tredicenne Loiacono, che faceva una curiosa impressione nella minuscola corpo-ratura vicino alla mole colossale del capitano del Naples sig. Steinigger.

Alle ore 15 il refereé sig. Hector Biyon chiama le due squadre per la verifica delle tessere e per il toss-up della scelta del campo. La fortuna ar-ride al Bari che giuoca col sole alle snalle ed il vento a favore, mentre la palla è al Naples.

Iniziatosi il giuoco, gli azzurro-celesti sono presto sotto goal ed il Chaudoir alle 15,18' marca il primo punto per la sua squadra. Alle 15 21 il Ventura del Bari per isbaglio marca un goal a sfavore proprio dietro un bellissimo corner del forward azzurro-celeste Oestermann. Alle 15,32 in a i a melée il Shephaid marca il terzo goal per il Naples ed il velocissimo Scarfoglio con uno sp endido shoot marca il quarto punto alle 15,52. La ripresa si chiude rimanendo a 4 i punti per

il Naples e a zero quelli per Bari. Nel secondo half time, il Naples marca nn quinto punto dopo un minuta di gmo-o ed alle 16,40' marca il sesto goal mentre alle 16,42' il colosso tentone, il vec-chio ma pur sempre glorioso Steinigger, marca il settimo goal chiudendo con ciò la serie dei\ goals per la sua squadra mentre il Bari Football-Club rimane a zero.

Componevano le squadre: N. F. G.: Rock Fritz; Garozzo Carlo-Leffler Del

Pizzo Gaetano; Bruschini Attilio-Steinigger Emil-Little George ; Scarfoglio Michele - Koch Carlo -Chandoir Léon Shephard W. R.-Oestermann Julius.

B. F. O.: Jacobone Nicola; Capuzza Giuseppe-Boccianti Umberto; Attoma Nicola-Roth Carlo-Bellomo Luigi ; Ventura Luigi-Lorusso Antonio-Tiscrini Giovanni - Loiacono Natale - Cramarossa Angelo.

Furono linesmen attenti e irreprensibili il Co-lombo Attilio del Milan-Orichet e Catterina Luigi del Naples.

Del Bari si distinse il capitano Roth col tre-dicenne e minuscolo Loiacono.

(Zazà).

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gliamo alludere ai sigg. ingegneri Fortino e Schaefer (Torino, via Baretti, 83) la notissima Casa di Acces-sori per Automobili, per Aviazione ed Officine. Essa ba lanciato in questi giorni, alla vera folla dei suoi Clienti, un meraviglioso Catalogo 1911-912, un'opera veramente grandiosa in tutte le sue linee di signori-lità, e compilata con quella scrupolosità, con quella perfezione anzi, che è dote principalissima di questa Ditta torinese, a cui tutti i nostri privati, i Gai ages e le Fabbriche d'Automobili ricorrono per l'acquisto di qualsiasi accessorio.

Vorremmo (se lo spazio non ci fosse avaro) citare ad uno ad uno gli innumerevoli articoli del Catalogo stesso, compilato in 206 grandissime pagine, tutte finemente illustrate, ohe merita veramente di essere preso in considerazione ogni volta che il nostro pub-blico avrà necessità di fare acquisti nel campo del-l'automobilismo e della meccanica in genere.

Perchè il rugby non attecchisce in Italia » A Raffaele Ferrane.

Veramente avrei dovuto aggiungere « e spe-cialmente a Torino ». Ma poi un resto di pudore mi ha ratcenuto e le parole non sono comparse

LA STAMPA SPORTIVA /

è riacquistata. Parlo quindi sinceramente, se non politamente, di questo sport che aveva suscitato in un esiguo nucleo di miei amici tante ardenti speranze, e ne parlo a voi, amico Perrone, per significarvi che io intendo ch'amarvi arbitro in-discutibile e sagace.

Io credo, innanzitutto, essere alquanto puiri le porsi questi domanda: Perchè il rugby non attec-

per opera della Stampa Sportiva, giansero e g i o -carono sotto i vostri occhi due migliori squadre di rugby, francese e svizzera, Sotto i vostri occhi. Gli occhi di quelle tre centinaia di persone che guar-davano non sono apprezzabili. Perchè non capi-va i o guari la tattica del giuoco o guardavano le nubi di quel cielo mutevole rincorrersi e g i o -care un i specie di rugby rirap'attello di i tro le

nel titolo. E ' risaputo che il titolo è l 'unica co3a letta in un giornale, e specialmente- in un gior-nale sport ivo: il titolo e le incisioni, anzi, come diceva il mio antico maestro di scuola « le vi-gnette » .

Perchè io abbia avuto pudore, prego il lettore benigno di non domandare. Sarei costretto a ri-cordargli che il firmatario di queste noticine spor-tive appartenne mesi sono ad una Società che s'intitolava appunto Rugby-Club e che, portatosi sulla pelouse un mattino dello scorso autunno, si fece un doveroso dovere di mai più ritornarci. Una confessione? Un mea culpa di giornalista? No. Semplicemente un'affermazione di principio.

Secondo me, un giornalista sportivo non do-vrebbe mai professare altro sport se non quello degli esercizi a manubrii in camera sua dopo le abluzioni mattutine. Il giornalista crit ico: non il tecnico, chè cotestni ha l 'obbligo di pedalare e di correre e magari di sfidare la morte in velivolo per poter arrogarsi il diritto di scombiccherare con competenza. Quando il giornalista entra in una società o si ascrive ad uno degli sporte più in vista perde, per così dire, la sua libertà. Nella stessa guisa il giornalista di quotidiano, perde la sua libertà se entra in un giornale di partito deciso.

Ora, la Società è morta. La libertà di parola

chisce in Italia ?... Sarebbe eguale il chiedersi : Perchè la jupe-culotte non ha fortuna nè per le donne nè con gli uomini ? Vi sono dei fe-nomeni di simpatia che nè io nè voi potremo mai spiegare. Si spiegano con più facilità i fenomeni della quarta dimensione che non quegli invisibili e incoercibili legami simpa-tici o antipatici che uniscono la creatura alla cosa o all 'avvenimento.

Nessun uomo sarebbe per analogia il più competente in materia se non un cuoco di transatlantico in servizio perenne o biebdo-madario fra Inghilterra e Stati Uniti. Non sorridete. Il paradosso calza a pennello. Egli cucina roast beef per l 'inglese, l'oca alla crema per il russo, rafano e wàrst per il viennese, gigot de mouton per il francese, maccheroni per l'italiano. Ma non si domanda mai perchè ad uno piace questo piatto piuttosto che que-st'altro. E non concepisce come naturale che un inglese vada pazzo per i ravioli alla bo-lognese.

Sai gusti non si discute. Lo sapeva anche Cicerone e lo affermava Petronio.

Il rugby dunque incomincia a non piacere. Non arricciate il naso, amici miei. Se proprio lo desiderate, io vi rinfrescherò la memoria ricordandovi i due famosi giorni, nei quali,

I gra idi mitches di fiool-bili rugby a Parigi. -1 L'ultimo incontri incontro finito con un

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Episodi di giuoco: un passaggio riuscito.

Episodi di giuoco: dopo una touch».

preste dei monti. Io intanto compivo una specie intervista generale. Ed a questo non piaceva

«ercbè non era elegante e non appagava la vista; ed a quell'altro dispiaceva perchè non era acces-sibile a tutti i fisici; e al terzo era odioso perchè era violento e per sè stesso disordinato ; ed al nuarto non andava a genio perchè non rivelava nei giuocatori intelligenza; ad una signora, infine,

destava orrore perchè già due giuocatori erano, fuori gara, pesti e malconci. A quei pochi entu-siasti il rugby invece pareva la quintessenza dello

^Poiché in ogni votazione il giudizio giusto dicesi sia quello della maggioranza, così io opino per il giuoco in questione, e dichiaro che esso non piace Illa maggior parte del pubblico. Ora, se il pub-

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che ne volete : ma giuocare ? Ab questo è un altro par di maniche. Non basta aver preparato tutto l Che cosa si pretende di più? , _

Abbiamo fatta una inversione di termini. Vaie a dire abbiamo data importanza alla cornice e il quadro l'abbiamo considerato come un metro di tela quadrata imbrattato a sberleffi. Come mi sa di amaro il pronunciare queste indiscutibili ve-

'.ue anziane Società francesi: Hacing e Biade, le eteme avversarie..., le vittoria del Raeing.

Il giuoco del rugby. - Un passaggio intercettato.

Il giuoco degli avanti.

blico manca, ogni esplicazione sportiva o arti-stica manca automaticamente. Manca il libro, la commedia, il quadro, e, salvo rispetto, il

rMAbolito questo massimo coefficiente di sue cesso, voi incominciato a comprendere come il perchè famigerato sveli una parte delia sua inispiegabile interrogazione.

* * *

Venendo a ragioni più intime, mi è dolo-roso confessarvi che noi italiani abbiamo in orrore la fatica o la lotta. Generalizzo, por cosi dire, il caso. Potroi dire: noi torinesi... Ma l'al-lusione sarebbe troppo chiara. Come si fa a giuocare il rugby in Italia? Presso a poco cosi: Si inviano delle circolari, invitando 1 neo-cam pioni più in vista; si aduna una seduta ple-naria. Si sceglie il colore della maglia, e qui si diventa difficili di gnsto come una intellet-tuale. Gialla? Rossa ? Nera? Infine è scolta. Spicca. Dà nell'occhio. Questo è tntto. Poi si fissa il giorno di ritrovo sul campo. Di quin-dici soci se ne trovano cinque. Com'è? Come non è ? Mistero.

Cioè, no, mistero. Ecco la risposta al perchè primitivo. Discorsi, appelli nominali, elez oni, versamenti di quote (anche questo, sicuro) fin

rità, amici miei ! Vorrei parlarvi piuttosto con la solita sinfonia * del trionfo dell'uomo sopra gli avversi elementi » o inneggiare « alle vittorie umane » che non di queste cose. I panni vorrei risciacquarli nello sciacquatoio o nel lagnmatoio di famiglia, ed oggi mi è forza stenderli sul can-dore immacolato di questo foglio sportivo.

Ma io non ve ne dò colpa. E' della nostra na-tura essere così. Uomini dell'ultima ora, dell ul-timo momento. Entusiasti oggi, delusi e sconfor-tati domani. Come il mutevole cielo di marzo che ci inebbria di gioia e ci rende tristi di pianto... E se questo sport non attacca fra noi la sua vit-toriosa bandiera al pennone, si è che noi non glielo abbiamo ancora innalzato, nè forse mai glielo innalzeremo.

Combatteremo tante altre nobili battaglie spor-tive. Insieme, anche. Propugneremo l'ideale spor-tivo là ove sta per trionfare l'interesse bottegaio, con tutte le nostre forze migliori. Ma per il rugby l'nltima parola è stata scritta. Da un po' di tempo. Da qnando Olindo Guerrini dettò il verso mor-dacissimo: «Armiamoci e partite».

GIOVANNI CROCE.

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Due belle vittorie italiane e il R. Verbano Yacht Glub.

Negli scorsi giorni si sono corse a Nizza le due niù importanti gare internazionali riservate in Il diterraneo allo sport della vela: la « Coppa del Hnb Nautiqne di Nizza», dedicata ai «Sei metri » di stazza internazionale e la «Coppa d'Italia » che si contende fra gli « 0 to metri ».

Con vivo compiacimento annunciamo che en-trambe furono vinte brillantemente da yachts

^ PeT'la Coppa del Club Nautique non vi ha limite nel numero delle iscrizioni e la gara con-tinua finché un yacht abbia vinto due prove. Si presentarono quest'anno allo start : Tada del si-gnor Giovenchi di Genova (R. Y. C. itahan. ) ; Vampa del marchese Ferrerò Ventimiglia e signor C A! Conelli de Prosperi (R. Verbano Y. L) ; Pierrette del sig. Roubb (Soc. R gates Caun oses) e Takis dei sigg. Cbauchard e Grassin (Uub Naii-UGH vàchts si dimostrarono di forza pressoché Ugna e nelle tre prime prove, che furono vinte rispettivamente da Tada, Takis e Pierrette. Ma nella quarta, in seguito a modtfi.azione della sua velatura, Vampa apparve di una superiorità decisiva sulle concorrenti evinceva per 4 minuti.

O n i yacht avendo vinto una prova, si veniva finalmente ad una quinta coi s., decisiva, òhe non poteva sfugg re alla Vampa, la quale co. quistava così la Coupa.

A disputare la Coppa d'Italia e invece ammesso un solo campione per nazione e si corrono sol-tanto due prove, oltre uni decisiva, se ne è il caso. Difendeva i colori italiani l'Ottano del '"ignor Tosi, e correva per la Francia Anemone 1 V del sig. De Vilmorin.

In entrambe le prove l'Ondina prese la testa sin dall'inizio e non la lasciò più; solo rimarco, la maggior velocità del nostro campione sul bor-deggio, e dell'avversario ai lasco e in poppa.

La Coppa d'Italia, che da due anni era passata in mano ai francesi, ritorna così fra noi, e sarà nuovamente disputata nel prossimo anno nelle acQne lignri. . . .

Né bisogna dimenticare che i nostri campioni appartengono entrambi al « R. Verbano Yacht Club » che diede così una nuova e bella prova di vitalità, preludiando assai bene alla riunione importantissima di regate che prepara pel pros-simo autunno al Lago Maggiore e che sarà certo di grande attrattiva pei numerosi forestieri che lo visitano, tanto più che numerosi yacht smen hanno promesso di portarvi dal mare le loro barche, per contendersi i ricchi premi assegnati.

E sarà bella la lotta, poiché le acque dell'incan-tevole lago sono solcate da yachts di .gran fama. Accanto alla Leda, alla Nella, alla Virginia, ai dieci monotipi a deriva, vengono ora ad allinearsi i due challengers Ondina e Vampa, che saranno accompagnati dai nnovi sei metn Dalgra, dei sigg. Nigra e Fazio dal Pozzo; Vestale li del marchese Franco dal Pozzo, e da altri per i quali sono in corso trattative di acquisto.

Vampa (6 metri di sta*za, dei signori marchese Ferrerò Ventimiglia e sig. Conelli De Prosperi, del B. Verbano Yacht Club, vincitore della Coppa del Club Nautique di Nizza, 1911.

Con una simpatica e riuscita cerimonia, dome-nica scorsa il nuovo reparto dei V. 0. A. testé costituitosi in Asti citi à, venne riconosciuto utti-cialmente dalle autorità militari e civili. La ce-rimonia ebbe principio alle ore 10 nel cortile della caserma Carlo Alberto con la presentazione del plotone al Comitato promotore locale, costituito dal presidente avv. Bartolomeo Bottino, ex-sin-daco, dal vice-presidente maggiore Stagni e dai membri signori rag. Alberto Reggiani, segretario, rag. Ricardo Sgarbi e prof. Ricci. A questa prima presentazione seguì quel!a fatta per parte del maggiore Scolari al colonnello del 9» bersaglieri, comandante il presidio, cav. Angeli, il quale, pas-sato in rassegna il battaglione, esordì con un elevato e patriottico discorso.

Una lode speciale va ai dne infaticabili ufficiali del 9° bersaglieri, tenente Comolli e tenente Lo-renzelli, i quali, unitamente al maggiore Scolodi, con patriottica abnegazione e con zelo esemp are, vanno compartendo i loro proficui insegnamenti ai volenterosi militi affidati alla loro esperienza militare. Ed un'ultima voce di lode e di ammi-razione vada da queste pagine all'egregio tenente Amerio, comandante capo dei V. 0. A. di Asti, ed ai sotto comandanti, i quali, tutti insieme, coo-perano alla fecondazione della bella e nobile ini-ziativa. ^ v->'

Terzo Torneo Internazionale di Font-Ball ilssociation

organizzato dalla " Stampa Sportiva „ e dalle Società F. C. Torino e F. C. Juventus

Regolamento. 1» Domenica e lunedì 16 e 17 aprile 1911, sui

campi dei F. B. C. Juventus e Torino di Torino, avrà luogo il 3° Torneo internazione di foot ball, organizzato dalla Stampa Sportiva con la colla-borazione delle Società di foot ball F. 0. Juventus e F. 0. Torino. .

2» Il giro dei matches a giuocarsi sarà determi-nato dal Comitato esecutivo per sorteggio fra le squadre prescelte dal Comitato stesso.

3» Le gare d'eliminazione avranno luogo dome-nica 16 aprile e le decisive il 17 aprile.

4° In ogni caso il Comitato esecutivo sarà giu-dice inappellabile, salvo per le questioni di per-tinenza della Federazione nazionale ed ìnterna-

Z1^"ail*re/eree sarà scelto dal Comitato tra quelli ufficiali. , ,

6° I Clubs prescelti dovranno mandare una distinta esatta dei giuocatori ohe parteciperanno alle gare entro il 1° aprile, con speciale dichia-razione dei rispettivi presidenti, vidimata dalle rispettive Federazioni, comprovante che i giuo-catori appartengono regolarmente al Club per il quale ginocano. , 7o Alla squadra vincitrice della gara finale sarà affidato il premio della Stampa Sportiva Coppa Lipton (del valore di circa lire 2700) (challenge biennale), da vincersi per dne anni, anche non consecutivi, a Torino, come pure sarà dato un premio alle altre squadre concorrenti.

Il Comitato si riserva il diritto di fare giuocare una gara di consolazione, alla quale le squadre si obbligano di partecipare.

La squadra vincitrice avrà sempre il diritto di partecipare ai futnri tornei fino a che la coppa sia stata vinta d-finitivi.mente. .

8» La Ohallenge Lipton dovrà essere restituita alla Stampa Sportiva entro il 1° marzo dall'anno seguente. ,,

li presente programma venne approvato dalla Federazione italiana del Calcio in seduta 7 marzo 1911.

CORRISPONDENZA

Una simpatica cerimonia dei volontari ciclisti adisti. - Lo s f i l a m e l o H t f T ^

Napoli. Cavalcioni. — Grazie e saluti. Verona. Montalti. — Troppo scure per la nprodu-

ZÌ°THeste. Circolo Sportivo Internazionale. — Nel prossimo numero.

Genova. Olivari. — Ricevuto. In un prossimo nu-mero. . , .

Napoli. H. B. — Si ricordi spesso di noi. Asti L. Visone. — Grazie di tutto. Avremmo vo-

luto pubblicare integralmente, ma lo spazio, dati gii avvenimenti,.si opponeva.

Y a c h t i n g

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Colpi di lotta greco-romana. — La cintura in souplesse.

Giovanni Raicevich di latta e di tornei con un nostro redattore

è contro il Raicevich, campione finissimo della lotta greco-ro-mana, che il pubblico ha il sno sarcasmo, ed i giornali i loro attacchi ed i loro dubbi sulle sincerità delle gare, ma contro il Raicevich, primo numero di una troupe assoldata...

— E' qui che ti volevo ! Quat-tro anni or sono, a Parigi, al Campionato mondiale, che fu l'origine di tutte le successive polemiche sul mio nome, io ar-rivai al girone finale, impressio-nando il pubblico ed i miei avversari per la facilità delle mie vittorie... Una bella sera, quando dovevo incontrarmi con un campione... famosissimo, fui avvertito che se non mi fossi dato vinto, nna dozzina di apa-clies mi avrebbero regolato il conto all'uscita del teatro. Av-visai la polizia. Questa si accon-tentò di farmi capire che il pub-blico avrebbe vista male una mia nuova vittoria. Trovai ostile

anche la Gialla... Non mi restò che abbandonare il tappeto, uscendo dal teatro insieme ad Emilio, con la rivoltella pronta nella tasca del mio pa-strano. ,

« Ho sfidato ripetutamente quel... famosissimo

— ... Sì, amico mio, io faccio della lotta per passione, per sport e nella mia professione sono sincero. La natura che a te provvide qualità in-tellettuali, con me fu prodiga di doti fisiche- La tua è una ginnastica di cervello, è uno sfrutta-mento di fibre nervose, la mia è UDa ginnastica del corpo, uno sfruttamento di fibre muscolari. Tu hai pensato di fare il giornalista, io mi son messo a fare il lottatore. Ma forse che per questo mi debbo buscare del mestierante, mentre tu ed i tuoi colleghi, che come me sfruttate la vostra capacità, vi ponete in alto, glorificandovi come gladiatori del pensiero?...

— Un momento... Anche da noi vi sono 1 pro-fessionisti ed i mestieranti. Professionisti sono quelli che vivono sul loro lavoro di onesto gior-nalismo, sinceri ed imparziali nella loro delicata missione d'informatori del pubblico. Non cono-scono patteggiamenti, e nel loro giudizio_ badano prima alla propria coscienza, poi agli interessi dei terzi. I mestieranti son quegli altri...

— Ebbene, permetti che ti riconduca nell ar-gomento sportivo che in questo momento c'in-teressa. Io, a diciottenni, mi son visto un ragaz-zone grande e gròsso, ma con punta volontà di studiare. Mio fratello Emilio era allora all'Acca-demia Navale, e stava per superare la prova di laurea d'ingegnere. Emilio aveva una passione matta per gli sports atletici o per la lotta in modo particolare. Nelle ore di ozio lui ed io ci allenavamo su di un tappeto domestico e qualche volta nella palestra ginnastica d'una Società trie-stina. Un bel giorno ci siam sentiti forti ed in un'Accademia di dilettanti, non abbiamo cono-sciuto competitori. I nostri avversari vennero messi tutti con le spalle sul tappeto. A quella Accademia ne seguirono altre, e ogni volta di più, Emilio ed io, ci sentivamo forti ed entusiasti • di questo sano esercizio atletico. Da mille parti fummo incitati a misurarci coi campioni di fama che compivano prodigi sui palcoscenici delle grandi metropoli.

Esitammo un poco. Di casa non si stava poi co3Ì male, da trovarci costretti a saltare il fosso che divideva il nostro dilettantismo da quel pro-fessionismo nel quale volevano ci tuffassimo quanti ci avevano applaudito nei primi nostri exploit». Per conto mio ci pensai nn poco e poi mi dissi: «Tentiamo... se valgo qualche cosi riu-scirò a farmi strada ». E passai professionista. Il grande Gambier, che a quell'epoca non aveva avversari, mi sfidò. Accettai, e dopo un'ora e 40 minuti lo atterrai, lussandogli nna spalla. Da quel giorno gli impresari si disputarono il mio nome. Avevo bisogno di trarmi dall'ombra, di affermarmi, e non ti dico se lottai sempre ener-gicamente. Non ti enumero i grandi incontri che sostenni e le mie vittorie. Sono professionista, e come in ogni professione si è pagati per quel tanto che si vale, dovrai convenire che se oggi sono reputato ed ho messo da parte qualche bi-glietto di banca, probabilmente è perchè ho fatto tramontare più di una grande deità dell'Olimpo gladiatorio.

— Senti, nessuno discute il tuo valore, nè lo disconosce. Chi t'ha visto e ti vede lottare, il suo giudizio se l'è fatto, ed il favore pubblico che ovunque ti accompagna è il più evidente riconoscimento della tua forza eccezionale. Non

Oolpi di lotta greco-romana. -- Il molo piìi semplice, quando si han le spalle solide, per annullare l'effetto d'una cintura è di rialzarsi di forzi sventando la presa.

campione, ma egli sempre, con un pretesto o con nn altro, si sottrasse ai miei inviti. Come lui anche altri mi sfuggirono. Cosa potevo ancor fare ? Quando no impresario costituiva una troupe v'era sempre il Tizio od il Caio che accettando, poneva la condizione che io ne fossi escluso. Nel 1909 la Gaz-zetta dello Bport riuscì final-mente a far venire il mio più diretto avversario, Paolo Pons, a Milano, a disputarsi il Cam-pionato del mondo. Tu ricordi che babele di insinuazioni si scatenò prima e dopo il mio assalto finale con Pons che dopo un'epica lotta io riuscii ad atterrare. Avevo vinto... Ebbene, cosa si disse? Che Pons era stato pagato per con-correre alla glorificazione di Giovanni Raicevich ! Se avessi perduto, i miei partigiani non avrebbero mancato di gridare ugualmente alla camorra, insi-nuando che il pagato ero stato io per mantenere a Paolo Pons la suq gloria fino allora pu-rissima... Ricapitolando, cosa mi restava da fare dal momento che i migliori mi sfuggivano, e che le troupes, dove il primo numero era un Petersen, un PonB, un Padoubnj-, un Kocli, non mi volevano ? Accettare le

proposte di quell'onesto impresario, il quale, va-lutando i miei mezzi, mi ponesse di fronte a degli avversari che per lo meno mi equivalessero. Ciò che precisamente è avvenuto.

— Tu vuoi dimostrarmi di essere un sincero professionista che onestamente trae guadagni dai propri mezzi fisici, come un altro li trarrebbe dalle sue facoltà intellettuali.

« Ma l'appunto che si muove a questo ennesimo Torneo di Torino è la fisionomia solita che questi spettacoli assumono. Vuoi cheti elenchi i numeri del programma che io conoscevo già prima che la vostra troupe venisse al teatro Vittorio?

« N . 1. Il violento, individuo colleroso, brutale, forte di colpi irregolari, compreso quello dell'invio in orchestra di qualche avversario. N. 2. La testa di turco con qualche uah accompagnativo della propria tenzone. N. 3. Il giapponese che necessa-riamente dimentica qualche volta i postulati della lotta greco-romana per tirare degli sgambstti alla jiu-fitsu... » Ci siamo ?

— ... Ti rispondo brevemente. Questa è coreo-grafia. Ed è il pubblico che la vuole. Domani togli questi numeri e la folla troverà gli assalti monotoni e senza nessun interesse. Del resto la simulazione è molto relativa. Aimable, per esempio, quando picchia, lo fa sul serio.. E la-coso di indole, come tutti i meridionali. Non so poi cosa farci se i turchi hanno l'abitudine di lanciare degli uah mentre lottano, nè so come impedire ad Akitaro Ono di tirare ogni tanto degli sgambetti. Per queste irregolarità c'è una

Giurìa ed nn arbitro. — Ma insomma quest'in-

sieme di circostanze son per l'appunto quelle che fanno scapitare di serietà i vostri Tornei, e che, come prima ti dicevo, collaborano a classifi-care, anche nel vostro am-biente (accanto ai professio-nisti che fanno i lottatori come farebbero i corridori ciclisti o i giuocatori... inglesi di foot-ball), i mestieranti che giornali onesti si trovano in dovere di denunciare e far esulare dalle rubriche spor-tive dove si parla dei forti e non dei trncchisti.

— ... Ah, tu che mi parli di mestieranti e di trucchisti ! S.» avessi girato il mondo, come fui costretto a girarlo io, e come me avessi fatto p irte della Giuria di qualche Torneo di lotta fra dilettanti, o di corse cislist che o podi-stiche fra i grandi astri delle cento Maiatone americane, tu avresti di che inneggiare al nostro onesto e dichiarato pro-fessionismo, e di che mettere alla gogna certi pseudo-dilet-tantì che formalmente vo-gliono parere degli individui che fanno dello sport puro e si producono per l'affermazione

di una razza, mentre in sostanza sono dei mestie-ranti e dagli affaristi. Ne saresti stato disgustato, e l'eco della tua meraviglia sarebbe stata più sincera e più sostanziale di quella che ha fatto scrivere anche recentemente a qualche tuo col-

Colpi di lotta greco-romana. — La parata. Il miglior modo per sventare una cintura è di stendere la gamba per trovare un contro appoggio.

Concorso pei Proprietari ili Camions e Omnibus Automoliili Sa Società Anonima B . P O L A C K , Waltersliausen

(Germania), sta elaborando una statistica riguardante il consumo del c a u t e h o u c , che certamente interesserà moltissimo i Signori proprietari di Camions e Omnibus jftutomobili.

Sì tratta di fissare un rendimento medio delle gomme piene sul quale si possano basare i proprietari. Contemporaneamente il risultato delia succitata statistica è destinato a servire alla Società A n o n i m a SS, P O L A C K come base per un profondo studio, come si possa ridurre quel fattore importan-tissimo che è fa spesa per le gomme piene, tenendo conto del tipo della vettura, del massimo carico utile, delia sezione delie gomme pierje, delle strade, ecc.

Sa Società Anonima B . P O L A C K per invitare i Signori pro-prietari di Omnibus e Camions jVutomobili a partecipare numerosi a questo C O N C O R S O ha deciso di assegnare ai Concorrenti che avranno ottenuti i migliori percorsi chilometrici, i seguenti P R E M I :

Ai Proprietari: 1 P r e m i o M r k . 4 0 0 0

2 „ a 3 0 0 0 3 „ a 2 0 0 0 4 „ a 1 5 0 0 5 „ 11 1 0 0 0 6 „ 11 1 0 0 0 7 „ 11 1 0 0 0 8 „ 11 1 0 0 0 8 „ 11 I C O O

1 0 „ 11 i O O O

Ai Cliauffeurs: 1 P r e m i o M r k . I O O O

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5 0 0 4 0 0 3 0 0 200 200 200 200 200 200

J partecipanti indicheranno alia Società Anonima B . P O L A C K il percorso eseguito, rjorj più tardi del 15 picerqbre 1911, per iscritto, acciocché la distribuzione dei premi possa aver luogo subito.

Chiedere istrnzioni per la partecipazione a questo Concorso ai Rapprestntmti Depcsiteri per M i a :

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Società Anonima R. P O L A C K - Waltershausen - Berlino - Londra • New York.

Alcuni corridori della Fiat in allenamento in amera. Da sinistra a destra: Santhià, Bertarelli A., Fabio (biondini, Petioa, Bertarelh O. Bailo, Grimo, Aymo, Bosco.

lega del le frasi e degl i apprezzament i ingiust i sul possente man ipo l o d i atleti che in questo m o m e n t o l o t tano con m e .

De l resto , interpreta p u r e queste mie pa-role c o m e una nuova pro fess ione d i f e d e , io in Italia spero d i non d o v e r e lottare mai p iù . Salvo casi eccez ional i ho fatto la c roce su o g n i n n o v o T o r n e o che mi si proponesse in patria. G u a d a g n o di più in nn mese in A m e r i c a che in sei mes i in Italia. A g g i u n g i che là sono apprezzato e st imato, qui i n v e c e sovente ostaco lato .

R iassumendo , se ti r ipetessi che i o l o t to per passione, per spor t , c e r c a n d o tuttavia d i conc i l iare il d i l e t tevo le c o n l 'ut i le , tu saresti capace , nel tuo mater ia l i smo, d i d i rmi che son bruta le quasi c o m e Aimable... che non è amabi le e de la calmette non ne ha troppa !

Ma d i questa mia bruta l i tà potre i anche darti una p r o v a pa lpante se ti dec idess i a venir trovare , me ed Emi l i o , nel la nostra villa a Pisa. T u vedrest i al lora G iovann i Ra i cev i ch , preso in cintura da d u e f rugo l i di n ipot ino ed atterrato fra u n o squil lare di risa garrule e festose .

Ma già, anche in questo caso , non sapresti forse d iment i care d ' essere un giornal ista spor-t ivo , e . . . v e d e n d o m i atterrato c o n tanta facilità, ancora una vo l ta ti v e r r e b b e i s t int ivo d i gr idare « al t rucco » . , , ,

Corradino Corradini.

La riunione ciclistica di domenica scorsaci nuovo Velodromo d'One glia. (Fot. Basso - Oneglia).

La riunione ciclistica nel Velodromo d'One glia.

3ti attesa della jYiiiana-Santcmo L'équipe dei rossi.

A voler fare il costruttore ed il collaudatore di piste ciclistiche, il collega Fabio Orlandim, li neo-direttore sportivo della F. I. A. T., rischiò di rompersi una gamba. L'ultima domenica, per aver spinto un po troppo la sua motocicletta, gli slittò la ruota poste-riare dì su la curva, e l'egregio motociclista effettuo un perfetto doppio o triplo circolo della morte alla line del quale dovette ancor provvedere a tener sospesa... dalle misere spoglie, l'indomabile motociclo che stava per piombargli a dosso dopo un looping regolarmente effettuato per conto suo... Ma in più il rumore che il danno, perchè dne giorni dopo 1 Or-landini potè compiei e ugualmente il progettato per-corso Oueglia Torino, in motocicletta, al seguito, o meglio all'avanguardia, dei suoi poulains in allena-mento. Perchè quanto v'ho detto, non fu che per

moniosa, dove ci trovi la cadenza del verso che a sentirlo è una delizia .. quando non è una croce. E Nino, per i suoi editori, si chiama per 1 appunto Giovanni Croce. Porta in sè, nel fisico aggraziato, la charme di Parigi, e nelle tasche... «L'anima di Torino». . . .

Giovanni Croce — sia detto senz'ombra di malizia — è un peripatetico; un'esumazione modernissima dei sapienti passeggiatori dell'Eliade gloriosa.

Vive sotto i portici, s'indugia volentieri innanzi alle vetrate d'un atelier, annusa il motto popolare mischiato alla folla che gremisce il loggione d nn teatro, fa dell'umorismo sui giornali e sui colleglli, rompe un monocolo al giorno per sviscerare le emazie delle nostre crestaie e sartine sgambettanti all'uscita dal laboratorio, e poi... E poi ogni qualche mese, spedisce ai colleghi, franco di porto a domi-cilio (qu.de delicatezza !) la copia di un qualche nuovo volume di versi, eh- potrebbe intitolarsi corno l ui-timo «L'anima di Torino». . . .

Una raccolta di cosine graziose, di spir ito caustico, di motti arguti p-r presentare i quali ha 1 abilità di intessere tredici versi per farci assaporare il quat-tordicesimo! . .

Non tratta macchiette sportive e mi duole perciò non p .ter citare qu donno di qu»si-i suoi sonetti che si leggono tanto volentieri. Il Croce ha, nella sua fluida espos zioue e nel tocco delle macchiette fra le caratteristiche di Torino, la vena di un poeta dia-l©t/tifile >

Torino manca attualmente di veri e briosi canzo-nieri in vernando e noi vorremmo consigliare il nostro giovane e promettente verseggiatore, a tentare la via nuova. . . ,

Ha molte qualità per riuscirvi e molta facilita nel trovale gli editori... Reg straudo questo nuovo suc-cesso, questa promettente affermazione letteraria del carissimo collega e porgendogli le felicitazioni della Stampa Sportiva, auguriamo a Giovanni Croce che, Come ha già dato nn'«ruma a Torino, ci accontenti dando presto... corpo alla nostra proposta.

Ed ora ci scusino ì lettori, se abbiamo parlato più dell'autore che del libro. Di questo basterà che glie ne diciamo il prezzo: L. 2,50, l'editore: dott. Ric-cardo Quinteri, Milano, e la snddivisione per capitoli: I Portici — Le Crestaie — I Teatri — Le Chiese — I Giornali — I Caffè. — Il tutto preceduto da un capolavoro di prefazi. ne dovuta alla penna spigliata e brillante di Giovanni Corvetto altro nostro ottimo collaboratore.

Abbonatevi alia S T A M P A S P 6 R T I V A - l . S a l l ' a n n o t —

Bibliografie e biografie

[ " l i ' a n i m a d i T o p i n o , , ... Noi in redazione lo chiamiamo «Nino», cosi

senza cognome. Non basta dire Dante, Gabriele, ecc., per farsi capire? « Nino » infatti, a chi lo chiama cosi, risponde invariabilmente con una vocina sottile, ar-

• H P

introdurvi sul lavoro preparatorio che il manipolo dei rossi sta conscienziosamente compiendo nell attesa dell'imminente Milano-Sanremo. E se v'ho parlato in modo speciale dell'Oriandini e della sua recente

avventura sportiva, è perchè s'egli fosse stato messo fuori combattimento, povera équipe e poveri allenamenti quotidiani e scientificamente sviluppati! Via il gatto, 1 topi ballano. E i rossi campioni della F-at sono dei topolini che se non hanno il gatto di continuo alle calcagna, invece che un allenamento saggio e progressivo sulle strade di riviera, sono capaci di p gliar su e di-gerirsi un giro d'Italia, cosi... per allena-mento personale, non dimenticando però vi far sosta in ogni città come si deve per passare qualche oretta... di riposo, intorno ad nu b ghardo, manovrando la stecca... I corridori della F-at sono invece da oltre un mese in riviera ad Oneglia, e quelle strade hanno percorso a prestabilite dosi di 60, 100 e 150 k a. al giorno. Giorni sono poi hanno percorso l'Oueglia-Torino (km. 2z0) tutto d'un fiato, arrivando fres lussimi come potei cousr.i-.tare al pranzo che li riunì tutti al nostro Buffet della stazione qualche ora dopo il loro giungere a Torino. Rividi cosi: Periva, che mi si dice in una forma stu-penda, Bailo, Robotti, Santhià, Aimo e Rai-mondi che formano il grappo dei professio-nisti, cui di questi giorni si è aggiunto il temibilissimo Petit Breton. Con loro rividi, oltre che il mass ur Biauehi. alcuni promet-tenti dilettemi, e l'ex stayer torinese Ponzio

che ha dimostrato di saper tenere tanto bene le strade da iscriversi baldanzosamente anche lui alla Mi-lano-Sanremo. Di questi giorni poi il mauipolo dei rossi scortato da un automobile sul quale si iusedierà il direttore sportivo Orlaudini, percorrerà la Torino-Milano (k a. 155) e quindi la Milano Sanremo, dopo di che gli allenamenti per l'imminente corsa potranno dirsi finite, e tutti torneranno alle case loro in attesa dell'alba del 2 aprile.

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incorrere qualche avarìa essa sarà di natura così lieve da

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