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anno del · L'arte della pace L'amore e l'arte della pace; es-so genera una pedagogia nuova, ch'e tutta da rifare, se pensiamo come dai giochi dei nostri fanciul-

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Anno XIV - N. 2 Febbraio 1975

anno del

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Evangelizare BOLLETTINO MENSILE DELL'OPERA NAZIONALL PER IL MEZZOGIORNO DTTALIA DIRETTA DALLA CONGREGAZIONE RELJGIOSA DE "I DISCEPOLI" Direzione - Redazione - Amministrazionc: Via dei Pianellari 7 - Tel. 6541409 - Cc.p. 1-9019

ROMA

Sommario

L'eco del Divino Maestro

Dire di si a Dio

Pensiero mariano

Vergine prudente

Pellegrinaggio a Roma

Chiesa di Cristo, luce die genti .

Riflessioni di una persona qualmcjuc

Incontro a Cristo con la lamoada accesa .

Religioni, arte, cultura e vita

Orvieto nella storia dei primi anni santi .

Teologi e Profeti

Echi dei nostri seminari . . . .

Orvieto

Diligenza vagabonda

I fili, il capo e la matassa

Dalle case nostre

Amatrice - Istituto Maschile « P. G. Mino:::i »

Corleto Perticara - La Prima Messa di Don Francesco

Grassano - La Prima Messa di Don Innocenzo

Palazzo S. Gervasio - Istituto « Lo Sasso »

Centobuchi

La Sveglia: Cose nostre nel nostra corso di scuola popolare

Notizie

L'angolo dell'assistente

Udienza dello spirito nella quaresima

Pae.

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In copertina: F. Petruzzi - Anno Santo 1975.

Con l'approvazione dei Superiori. Direttore Responsabile: Don ROMEO PANZONE

Kedattore Capo: Don EGISTO PATUELLI - Segretario di Amm.ne: ANGELO MASCIOTTA Autorizz. Trib. Roma Numero 8504 del 20 febbraio 1962 - Sped, in Abb. postale Gruppo III

Stampato dalla Tipolitografia IN.GRA.C. s.r.l. - Tel. (0776) 42065 - S. Elia Fiumerapido (FR)

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Noi facciamo voti

die I'anno santo

entri nella pianificazione

di ogni retta coscienza

con i suoi due capisaldi

di rinnovamento spirituale e morale

e di riconciliazione religiosa e civile,

per il bene di ogni vivente,

d'ogni famiglia,

di ogni espressione sociale.

Paolo VI

EVANGELIZARE pauperibus misit me

Ordinerio L. 2.000

Sostenitore L 3.000

d'Amicizia L 10.000

Una cop/a L. 200

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Abbonamenti e rinnovi LIRE 1.000

Ottavio Nicola, Roma; Famiglia De Bartolo, Noviligure; Buscemi Concetta, Pa­lermo; Pompei Anatolia, Rocca di Mezzo; Liberatore Davide, Rocca di Mezzo; Pieri Alfredo, Moglianico.

LIRE 1.500 Di Pierro Tommaso, Roma; Lanci Nicola, Guastameroli.

LIRE 2.000 Pasquali Edvige, Casteldieri; Mancini Salvatore, Roma; Cordasco Domenico, Po-

tenza; Di Gregorio Don Giuseppe, Cantalupo nel Sannio; Leoncini Benedetto, Ama-trice; Ciavarro Pasquale, Limosano; Di Liberto Italo Oscar, Palermo; Ricioppo Ma­rino, Varallo Sesia; Paolucci Tiberi Maria, Cittaducale; Voipe Ernesta, Villerose; Famiglia Marinacci, Vigne di Calascio; Torarese Sr. Rachele, Roma; Di Canosa Don Luigi; Minervino Murge; Paolucci Di Carlo Irma, Genzano; Di Loreto Fernando, Cre­mona; Letizia Antonio, Scurcola Marsicana; Villanova Maria, Gioia del Colle; Ra-gazzoni Giovanni, Roma; Tognoni Duilio, La Spezia; Dal Pozzo lolanda, Canale; De Giovanni Esther, Potenza; De Luca Ettore, Sassuolo; Salvatori Maria, Castiglione M. M.; D'Achille Candida, Roccacinquemiglia; Salvatore Emidio, Roccacinquemiglia; Rocchi Enrico, Roma; Nunno Maria, Monteleone di Puglia; Laurora Sabino, Barletta; Marsilio Giovanni, Tricarico; Maggio Rocco, Tricarico; Adami Angelo, Roma; Moran-dini Don Carlo, Pordenone; Pacifico Paolo, Avellino; Pasturenti Renato, Voghera; Nepi Agostino, Force; Faragalli Alberto, S. Benedetto Tronto; Dorsa Anna, Melfi; Calvini Caterina, Coldirodi; Staino Salvatore, Sondrio; Petraglia Nicola, Piaggine; Stella Mons. Giuseppe, La Spezia; Di Marco Mariannina, Ofena; Durantini Ernesto, S. Marco.

LIRE 3.000 De lulis Luigi, L'Aquila; Calabrese Antonio, Rovigo; D'Annunzio Gilda, Pavia;

Di Benedetto Antonio, Ostia Lido; Scuola Materna, S. Egidio alia Vibrata; Piazzi Francesco, Roma; Dell'Orso Giuseppe, Roma; Tognoni Maria, Monterosso M.; Dolci Biagio, Amatrice; Baccari Francesco, Amatrice; Maresci Americo, Roma; Leone Giu­seppe, Alessandria; Astori Don Guido, Cremona; Bonetti Don Carlo, Fidenza; Berna Paolo, Firenze; Gizzi Alessandro, Roma; Angeletti Giovanni, Roma; Zampella Fiore, Barile; Ricci Enzo, Roma; Pace Emidio, Loreto Aprutino; Sansone Dino, Ofena; Zizzi Pasquale, Montalbano; Urbano Linda, Viareggio; De Amicis Giuseppe, Roma; Pic­colo Michele, Roma.

LIRE 4.000 Scuola Materna, Villetta Barrea; Barbaro Antonio, Matera.

LIRE 5.000 Di Marco Libero, L'Aquila; Di Stefano Giulio, Pescara; Ruggieri Vincenzo, Bari;

Rende Vigo Maria, Napoli; Manserra Bruno, Aquate di Lecco; Soldati E. Felice, Va-rese; Alberichi Patrizio, Trezzano; Starinieri Vittorio, Pescara; Scuola Materna, Spi-noso. LIRE 6.000

Lancione Salvatore, Ofena; De Luca Amalia, Roma. LIRE 10.000

Rivera Maria Semeria, Genova; Miglioli Teresito, Calvisano; Massimo Gualda, Roma; Ippolito Girolamo, Roma; Gianni Ovidio, Roma; Bultrini Alfredo, L'Aquila; Ciciarelli Franco, Loreto Aprutino; Gay Mons. Luigi, Asti; Morosi Gingi, L'Aquila; D'Agostino Vincenzo, Cassino.

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DIRE DI SI' A DIO

L'Anno Santo per compiersi esige da ciascuno di noi la conversione. Convertirsi significa dire di si a Dio con tutta la vita.

Nella storia della nostra salvezza c'e un inizio e sta dalla parte di Dio, il quale, nel suo amore di padre, ha preso I'iniziativa di salvare 1'uomo decaduto per il peccato, facendolo creatura nuova mediante l'ope-ra di Cristo. Questa novita di vita si origina col battesimo. Alia crea­tura, cosi rinata e fatta cristiana col battesimo, Dio ha dato la potenza e le indicazioni perche possa vivere in linea con la sua vocazione.

Ogni battezzato rinasce a vita nuova e a nuovo destine Noi, come battezzati, abbiamo ricevuto una identita che si sovrappone a quella del-l'uomo naturale e ci segna, ci guida, ci realizza come figli di Dio.

Oggi tali indicazioni le interpreta autenticamente e ce le espone il il magistero della Chiesa, insegnandoci il contenuto della fede che e rac-chiuso nella S. Scrittura divinamente ispirata e nella Tradizione.

C'e una esigenza fondamentale predicata da Gesu: « Convertitevi e credete al vangelo » (Mc 1,15).

Sembra strano affermare la necessita assoluta di conversione par-lando a cristiani praticanti. Sembra stranc. Ma non si e cristiani soltanto per tradizione e non si e figli di Dio soltanto per istituzione. II regno di Dio avviene, e figli di Dio siamo, in misura della nostra volonta di conversione.

Ma cos'e mai la conversione? La conversione e un impianto di vita, che richiede un cambiamento

radicale come pensiero, come sentimento, come volonta, come azione: cambiamento e purificazione, secondo che esorta Isaia: « Lavatevi, pu-rificatevi, togliete il male dalle vostre azioni, dal mio cospetto; smette-tela di agire male; imparate a fare il bene... » (Is 1,18).

Noi battezzati, pur costituiti nella novita di vita e assunti da Cri-

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sto in comunione, restiamo coinvolti nelle situazioni umane che ci fanno dilungare dalle indicazioni di Dio. La nostra adesione a Cristo viene al-lentata e distolta dai richiami soltanto naturali, sempre compromessa dall'azione dissolvente del peccato. La nostra novita di cristiani e conti-tinuamente esposta al logorio della natura e quindi tende a farsi vec chia, esprimendosi nei modi della istintivita, degli impulsi naturali, pro-prio come se Dio non esistesse e neppure il suo piano di elevazione e di salvezza. L'uomo vecchio, quello adagiato nella dannata condizione di peccato, tende a riassorbire, a poco a poco, l'uomo nuovo costituito nella grazia.

Avviene che, seguendo la concupiscenza ingannevole e i dettami del­la natura rovinata dal peccato, noi ci estraniamo dalla vita di Dio. Dob-biamo percio rettificare l'intimo della nostra mente e del nostro cuore. Dobbiamo tornare ad assecondare 1'opera di Cristo che nel battesimo, facendoci rinascere, ci ha compenetrati e corroborati con lo spirito di Dio, in modo che possiamo guidare le nostre facolta a vivere le nostra vita secondo i comandamenti di Dio. Dobbiamo rifarci una mentalita di fede, come ha specificato il Santo Padre, la quale riformi e diriga la nostra condotta al conseguimento e all'esercizio di quei valori accettati per fede come rivelazione della volonta di Dio.

Anno Santo, anno della conversione, anno in cui dobbiamo decider-ci a dire di si a Dio con tutta la nostra vita.

D. Romeo Panzone d.D.

Per penetrare nelle terre sconosciute della miscredenza, non ho da fare sforzi. Mi basta scattare una molla dentro di me, lasciarmi andare al desiderio di vivere, prestare maggior fede al piacere, all'azione del mondo, prendere piu sul serio il pauroso silenzio del cosmo, l'incer-tezza delle prove della religione, od anche la serena immobilita dei morti.

La miscredenza e quello che i credenti chiamano talvolta il mate-rialismo li conosco bene. L'ateismo nella sua forma volgare mi viene proposto ad ogni istante dal mio cervello tanto ben adattato al mondo, dai sensi che fanno entrare il mondo in me, dal sesso, che e il piu vivo e il piu sottile dei miei sensi, dalle conversazioni ordinarie, dai gior-nali, dalla televisione, dalla scienza e dalla tecnica, dal vuoto del cielo, dalla luna e dalla sua polvere, da tutti i divertimenti e dalla fantasia.

Jean Guitton

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La grazia e I'amore di Dio fanno la trasparen-za dell'anima Quando questi doni vi si stabiliscono e trionfa-no, allora Dio nell'anima si riflette.

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VERGINE PRUDENTE

La Madonna, dopo aver preso parte alle feste in Gerusalemme, si incontra con Giuseppe prima di incamminarsi verso Nazaret e con stupore si ac-corge che il dodicenne Gesu non e con loro. Dopo tre giorni di ricerca lo trovano nel tempio e la Ver-gine gli dice: « Figlio, perche ci hai fatto cosi? Ec-co, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo » (Luc. 2 ,48) .

Quanta prudenza e quanta bonta nelle sue pa­role! Un grave avvenimento si era abbattuto sulla sua famiglia. In tempi come questi in cui il ricatto non si ferma nemmeno davanti ai bambini, ci e fa­cile intuire l'angoscia di una madre.

Sembra che la Madonna non comprenda l'agi-re di Gesu, ma non vi e nelle sue parole alcun dub-bio, alcun sospetto.

La famiglia che e fondata sull'amore trova la sua difesa nella prudenza. Una parola detta o taciu-ta a tempo debito, pud risolvere una situazione. II tono di voce puo far sbollire un'improvvisa ira.

Mettiamo la Madonna a protezione nella nostra famiglia: imitandola, dimostreremo di amarla.

Don Mario

Madre dei Discepoli

Madre degli orfani

prega per noi.

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PELLEGRINAGGIO A ROMA

Aderendo all'invito della Chiesa POpera, fedele alle proprie tradizioni, ha indetto per il

22-24 marzo p.v. il Pellegrinaggio a Roma di 1.300 alunni delle proprie istituzioni, ai qua-

li si uniranno dirigenti, soci, ex-alunni.

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La missione assegnatfc all'Opera dai Fon-

datori si esplica sulla linea della fede religiosa

e dell'amor patrio. II Pellegrinaggio vuole essere manifestazio-

xxfiDBasBBBssiPBsxaaKesaaaajfixEffi ne di fede e gesto di religiosita.

Traguardi di luce sono stati per l'Opera i Giubilei del 1925, del 1933, del 1950, lascian-do nella sua storia memorie stimolanti a mag-giore espansione e piu efficace servizio.

Anche noi, chiamati a vivere la presente stagione fatti un cuor solo e un'anima sola nella gia grande Famiglia dell'Opera, celebreremo a Roma il Giubileo del rinnovamento e della ri-conciliazione, ritrovandoci tutti nella gioia della fede e nella festa dell'amore fraterno, per rin-novarci alle sorgenti della Grazia aprendo a Dio l'anima nostra e per vivere e testimoniare nelle opere il nostro cristianesimo.

R . P .

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Chiesa di Crista luce alle genti

a cura di D. FRANCO PANETTA, d. D.

L'arte della pace L'amore e l'arte della pace; es-

so genera una pedagogia nuova, ch'e tutta da rifare, se pensiamo come dai giochi dei nostri fanciul-li fino a certi trattati di etnologia e di filosofia della storia la lite, la lotta, la misura di forza, l'uti-lita della violenza sembrano co-stituire una necessita, una bandie-ra d'onore, una fonte di interessi. Sopratutto l'amore, si, l'amore cri-stiano, riuscira a svellere dal fon-do dei cuori Pavvelenata e tenace radice della vendetta, dei « rego-lamenti di conti », « dell'occhio per occhio, del dente per dente » (Mt. V, 38), donde poi sangue, rappresaglie e rovine discendono collegate a catena, come un per-petuo obbligo d'ignobile onore? riuscira l'amore a disinfettare cer­ti sedimenti psicologici collettivi, certi bassifondi sociali, dove la mafia ha una sua segreta legge spietata? riuscira a far decadere la camorra popolare, o la faida pri-vata o comunitaria, o la lotta tri-bale, quasi ossessionanti falsi do-veri generanti un loro cieco im-pegno fatale? riuscira a placare certi orgogli nazionalisti e razzia-li, che si tramandano inesorabili

dall'una all'altra generazione, pre-parando rivincite, che sono per en-trambi le parti contendenti odi in-fausti, stragi inevitabili?

Si, l'amore riuscira, perche ce l'ha insegnato Gesu Cristo. Sara in realta la paziente e la sapiente arte della pace, del volersi bene, del convivere da fratelli, sull'esem-pio di Cristo. Chi e I'uomo?

L'uomo e un essere buono in origine; deve essere e ritornare buono. Mentalita cristiana

« Io la penso cosi », dice cia-scuno, e trqva in questa auto-opi-nione la giustificazione di ogni comportamento della sua perso­nality. Possiamo noi essere sicu-ri che questa mentalita soggetti-va e personale e conforme a quel-la che deve avere un cristiano? abbiamo noi, da noi stessi, Pin-tuizione del vero e del giusto, co-si da rivendicare, di fronte ad ogni richiamo del magistero cat-tolico, una legittima autonomia? E gelosi come siamo della nostra indipendenza, della nostra liberta, possiamo davvero sostenere che la nostra mentalita e libera? O in-vece non dobbiamo ammettere

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che a formare questa mentalita entrano, in folia, altri fattori che non il nostro proprio cosciente giudizio? Chi non vede come il nostro modo di pensare, e quindi di vivere, e soggetto a sorvechian-ti influssi dell'ambiente, dell'opi-nione pubblica, dei mezzi di co-municazioni sociali, e spesso di in-teressi personali, o di stimoli pas-sionali, tutt'altro che fautori del-la nostra vera liberta? Lo sport

E' un mezzo non trascurabile di formazione umana, espressio-ne di ordine, di lealta, di rispet-to della persona e delle nor me, ol-tre che di forza, di grazia, di ele-ganza. Ma ancora poco tutto cio sarebbe, se andasse disgiunto da quei valori che il Cristianesimo non cessa di proporre a tutti gli uomini nel nome di Dio, e fonda-ti sulla fede in Lui: amore reci-proco, fratellanza, pace, concor-dia, onesta, rettitudine, autocon-trollo morale, perfezione spiri-tuale. Roma e I'Anno Santo

Ancora una volta e al centro dell'attenzione universale questa nostra ROMA, la citta fatale, por-tatrice di un destino sovrumano nella sua vicenda umana, nella sua significanza giuridica, nella sua missione unificatrice, guidata da Dio al suo supremo compimento con l'accoglimento e l'irradiazio-ne del Vangelo, mediante la fun-zione da Cristo stesso affidata a Pietro come primo Vescovo, che da qui ancora parla al mondo per annunciare il Nome nel quale, sol-

tanto gli uomini possono essere salvi. Roma e una citta dell'anima, ove i pellegrini devono trovarsi di casa. Non sono sognatori o uto-pisti coloro che vengono qui a visitare i monumenti di Roma an-tica, a pregare nelle Basiliche e chiese sacre alle memorie insagui-nate degli apostoli e dei martiri, a compiere le traiettorie obbligate di un pellegrinaggio che e spiri-tuale prima di essere geografico; ma sono persone, voi lo sapete, che vengono a ritemprare lo spi-rito alle sorgenti stesse della fede cristiana, che ha in Pietro il con-fessore e il garante attraverso i se-coli; esse vengono al centro da cui trae conforto e incoraggiamen-to ogni certezza.

Certi aspetti del mondo fenomeni strani

La sfiducia, fino alia contesta-zione, alia rivoluzione; l'odio so-ciale, fino alia sua istituzionale espressione fra classi, partiti, tri-bu, popoli, civilta; la noia, e il disgusto cinico della vita, l'indif-ferenza ideologica, lo scetticismo scambiato per liberalismo specu­lative, il pessimismo raffinato e totale, cosmico, si direbbe una specie di suicidio intenzionale del-l'uomo idealizzato, come fosse una bugiarda e pericolosa Utopia; ed il ricorso pseudo-sapiente, ma in realta folle e disperato, al piacere istintivo e immediato, all'edoni-smo egoista ed insieme calcola-tore dei mezzi inumani per pia-nificare e per limitare le statisti-che dell'umanita crescente.

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Se i rapporti tra gli uomini esigono il dialogo, il discorso, il discorrere pero non deve dilagare al punto da rendere l'uomo incapace di tacere e di ascoltare.

Non sono le conversazioni inutili, ne la loqua-cita sfrenata che aprono la via al dialogo intelligen-te, persuasivo, atto a portare ai fratelli la parola del Signore.

II silenzio che conduce alia riflessione interio-re rende piu capaci di ascoltare, di comprendere gli altri, di dire al momento giusto la parola opportuna, illuminatrice.

P. Gabriele di S. Maria M.

La vocazione dono dello spirito

La vocazione sacerdotale o re-ligiosa e un dono che si conqui-sta giorno per giorno fino alia fase finale, un dono cioe che re-clama da parte di chi lo riceve e da parte di coloro in servizio dei quali si sviluppa, uno sforzo con-tinuo di fecondazione, di incre-mento e di difesa. G o e tanto piu necessario, in quanto l'atmosfera edonistica e materialistica del no­stra tempo minaccia da vicino la vita spirituale dei credenti, ed af-

fievolendo il senso religioso, affie-volisce pure la percezione del sa-cro, della nobilta, del valore del sacerdozio e della vita religiosa e consacrata.

Abbiate una grande fiducia in Dio, perche le vocazioni prima di essere opera dell'uomo, sono opera principal men te di, Dio, e in nessun modo dobbiamo dubitare che Dio non voglia provvedere ai bisogni della sua Chiesa, cui ha promesso assistenza sino alia fine dei tempi.

{Dai discorsi di S.S. Paolo VI tenuti nel gennaio 1975)

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RIFLESSIONI DI UNA PERSONA QUALUNQUE

La convivenza democratica, a mio avviso, e basata sulla fiducia. Fiducia in se stessi, nel prossimo e nelle istituzioni. Se la fiducia viene a mancare la costruzione democratica rischia di

crollare come un castello di carte al primo soffio. Purtroppo, quest a fiducia, si a venendo meno. La fiducia nel prossimo. Mai come adesso e stato vero il motto latino: « Homo homini lu­

pus » (e chiedo scusa al lupo). Rapine, sequestri, ammazzamenti, attentati, stragi, scippi e il cibo

quotidiano che ci ammanniscono i giornali. Si rapiscono bambini picco-lissimi, si ammazza per una manciata di denaro, si fa strage di innocenti.

Quando cammini per la strada, chi ti passa accanto potrebbe essere un rapinatore, un assassino o roba del genere.

Se, in casa, senti suonare il campanello, non sei sicuro che, apren-do la porta, non trovi a guardarti minacciosamente I'occhio nero di una pistola.

Cost la fiducia nel prossimo muore... ed e morta. Ne sta meglio quella che dovrebbero ispirare le istituzioni. Consideriamone due per tutte: la magistratura e il governo. La magistratura e sollecita e severa nell'inviare alle patrie galere un

ladruncolo occasionale o un disgraziato che, trent'anni fa, non ha resti-tuito un pancera frusta all'esercito.

Ma quando si tratta di cose serie, stragi, assassini, complotti, allora comincia la farsa.

I magistrati si palleggiano le istruttorie, si strappano di mano i processi, come farebbero bambini golosi per una caramella.

Questo tocca a me, no a me. Questo e rosso, no e nero. E in questo tiro alia fune passano i mesi e gli anni, scade il tempo della carcerazione preventiva, e i delinquenti tornano in circolazione piu delinquenti di prima.

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Nell'animo della gente muore U fiducia e nasce la paura. Ne maggior garanzia pud dare il governo. Un governo che muore e nasce ad ogni mutar di stagione; che

muore e nasce a causa o per efetto di oscure alchimie operate nei corri-doi delle segreterie dei partiti.

Un governo che vanta, nei suoi componenti, come credenziali, non meriti specifici o specifica competenza, ma Vappartenenza a questa o quel-la corrente, a questo o quel gruppo.

Un governo che ha portato la nazione ad essere la cenerentola fra quelle che riunisce la Comunitd Europea, che ha scontentato tutti (juor-che se stesso) e offre il fianco vidnerabile alle piu spericolate e perico-lose avventure.

Un governo simile, generoso in promesse, come avaro in realizza-zioni, come ha perduto la fiducia in campo internazionale, cos) I'ha per-duta in casa propria.

Naufragio generale? No. Resta I'uomo, che quando tutt'intorno crolla o minaccia di crollare,

deve ripiegarsi in se stesso, non per estraniarsi dalla societa, ma per cercare e trovare in se la forza di risalire la china. E' come ricominciare tut to da capo.

Ma per jar cib e indispensahile che I'uomo ahhia in se e le valo-rizzi le virtu che vede carenti negli altri e nelle istituzioni.

Per riformare la societa I'uomo deve rijormare prima se stesso; per per rinnovare la societa I'individuo deve rinnovare se stesso. La ripresa e possibile. Ma la scintilla di una qualsiasi ripresa deve scoccare nei se-greto santuario della coscienza degli uomini di huona volonta.

Quod est in votis!

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Penso a certi preti contestatori che tentano di mascherare le loro velleita atteggiandosi a capipopolo, mettendosi alia testa dei cortei, se-dendosi in mezzo alia strada per jar blocco, trasjormando le Chiese in luoghi di comizio.

E' vero, verissimo che le questioni sociali sono sempre di scottante attualitd, specialmente in certi paesi, ma e anche vero che sono gid trop-pi coloro che si mettono a capo del popolo (della massa, dicono loro), con il dichiarato proposito di risolverle.

I preti che scendono dall'Altare per mescolarsi a loro, sprecano il proprio tempo, trascurano o tradiscono la loro missione, illudendosi che il loro belato possa aggiungere qualcosa al concerto di ruggiti degli altri.

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Tuttalpiu questo pub procurar low un po' di facile popolaritd, sul-la quale neppure si pub far conto, perche altrettanto facilmente si perde col mutar degli umori della gente, che, quando e massa, e piu impreve-dibile di una giornata di marzo.

Penso a questi preti e mi torna alia mente il pensiero di J. Guitton pubblicato nel precedente Bollettino, e forse trascurato dal lettore di-stratto :

« lo temo che {questi preti) possano essere tentati di avvicinarsi troppo, perdendo tempo ed energie per cercare di parlare il nostro gergo, di adottare i nostri metodi di agire, le nostre abitudini... lo dico ai miei giovani amici sacerdoti. Cib che noi laid chiediamo a voi e di darci Dio per mezzo del vostro potere esclusivo di assoluzione e di consacrazione, che siate costantemente rappresentanti fra noi dell'Eterno, come amba-sciatori dell'Assoluto ».

P A T

Incontro a Cristo con la lampada accesa

II 25 gennaio, all'eta di 65 anni, se n'e volata al cielo SUOR PRIMITIVA ZANASI, delle Suore Alcantarine, Superiora della nostra scuola materna a Raiano.

Era una Suora piena di vitalita, energica e pia: cosi, con evidenza, mi si era rivelata le poche volte che l'avevo vista nella nostra istituzione, che all'ori-gine aveva tanto desiderato di dirigere e negli anni successivi aveva governato con intelligenza e con cuo-re, badando a far fronte alle necessita con suo sa-crificio personale.

Ora se n'e andata verso l'incontro con Cristo, che aspettava con la lampada accesa vivendo la sua vita di consacrata.

Preghiamo. Abbia luce. Abbia pace. Nel gaudio sempiterno.

R.

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ORVIETO NELLA STORIA DEI PRIMI ANNI SANTI

II 1300 va ricordato, senza dubbio, come l'anno del Giubileo. Data memorabile: ebbe inizio un secolo di rinnovamento, si avvero una fiori-tura nella vita, nell'arte, nella cultura.

La citta di Orvieto partecipo vivamente a tale fervore di vita nuova. Gia nel 1290, per celebrare il miracolo di Bolsena, si dava inizio a quel miracolo di bellezza, che e il Duomo di Orvieto, intorno al quale per piu secoli doveva poi lavorare una folia di artisti dall'Orcagna al Signo-relli. Bonifazio VIII , il papa del Giubileo, assai discusso, ma certamen-te grande per avere ascoltato la voce dei tempi, chiamo a raccolta tutte le arti per celebrare la gloria del suo pontificate Egli precorre i Papi del Rinascimento. Architetti, scultori, pittori, sono animati dallo stesso senti-mento religioso, non essendovi ormai dissidio tra l'arte e la fede, ne il paga-nesimo e ancora entrato nel santuario. E Bonifazio VIII volse lo sguardo anche ad Orvieto, dove nell'agosto del 1295, improvvisatosi un altare nello spazio del nuovo tempio in costruzione, in un giorno assai tempe-stoso, giorno delPAssunta, celebro la prima Messa. Volse lo sguardo per contribuire alia costruzione con aiuti ed invio gli artisti del tempo.

II 1350 anno del secondo Giubileo. II 19 maggio del 1342 veniva incoronato Pontefice, col nome di Clemente VI, Pietro Roger. Nonostan-te l'opera, molto bizzarra, di Cola di Rienzo, Roma e l'ltalia versavano in condizioni miserrime: il. Papa lontano, ad Avignone; il malcostume e

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gli intrighi politici per ogni dove; bande armate, predoni, assassini in Roma e nei dintorni. Nel 1348 compie paurosa strage in Italia ed in Europa la peste nera, terribile morbo, descritto con vivi colori dal Boccaccio. « Par che ne pianga la terra ormai fatta arida e deserta » scriveva il Petrarca. Nei primi mesi del 1349 i Romani fanno cono-scere al Papa, per mezzo di ambasciatori, lo stato nefando della citta. «Vestra miseranda conditio — risponde Clemente VI — nos commovit». II 18 agosto del 1349 il Papa pubblica la Bolla del Giubileo. II 9 settem-bre s'aggiunge una immane sciagura: un terremoto spaventoso distrugge Ascoli, Aquila. A Perugia crollano diverse torri; a Roma i danni non sono pochi. « Rovinate caddero le moli degli antichi edifici — scrive il Petrarca — neglette dai cittadini, venerate dagli stranieri ». Rovino gran parte della Basilica di S. Paolo, cadde il tetto del Laterano, precipito a mezzo la Torre delle Milizie.

L'apertura dell'Anno Santo fu come un arcobaleno dopo il dilu-vio, il segno della riconciliazione della terra col Cielo. Si rinnovo il fer-vore, che nel 1300 aveva sospinto folle innumerevoli a Roma. Papa Cle­mente emano ordini perche tutto si svolgesse meglio possibile. Ed il 4 roarzo del 1350 scrisse una lettera al Vescovo di Orvieto, Ponzio, che era il suo Vicario in Roma, lamentandosi che i pellegrini, tan to numerosi, venissero assaliti, derubati, battuti e feriti, molti uccisi.

In Orvieto, certamente per interessamento del Vicario del Papa, il Vescovo Ponzio, s'interruppero, in quelPanno di pienissimo perdono, le udienze civili dei tribunali, fu sospesa, per gli ultimi due mesi dell'an-no, ogni azione litigiosa, per permettere ai cittadini ed a quelli del con-tado di recarsi tranquillamente a Roma per guadagnare l'indulgenza. Le strade di Roma risonavano di canti e di voci in diverse lingue.

« Cammina PIbero — scrive Petrarca — insieme col Cimbro, con il Britanno, col Greco, con lo Svevo dalla fulva chioma ».

D. Franco Vanetta, dei Discepoli

Per avere una vera pace bisogna darle un'ani-ma. Anima della pace e l'amore.

Paolo VI

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TEOLOGI E PROFETI Riprendiamo da « L'osservatore della Domenica » del 26-1-1975 una risposta che, ci pare, chiarisca be­ne i termini della confusione di idee, la quale turba ai nostri giorni la mente dei buoni e ne svilisce il vi-gore nel compiere i doveri della vita cristiana. Oggi non e agevole discernere i buoni dai falsi profeti nel pluralismo che impera, anche in campo cattolico.

(N.d.r)

Dei molti spunti polemici del quesito, raccogliamo solo quello che condividiamo di piu, circa i teologi che si autoproclamano profeti. Tutti i battezzati sono membri del popolo sacerdotale, regale e profetico, di cui parla S. Pietro e qualunque uomo pud essere assunto alle funzioni specifiche del prof eta. Ma nessun teologo puo autopresentarsi in quel-la veste. II profeta in senso stretto e un inviato a proclamare la volonta di Dio, del cui spirito deve essere ricco e del cui nome deve parlare. Chi parla in nome proprio e non e mandato da Dio non e un profeta, ma un falso profeta. II primo segno per un teologo di essere mandato da Dio e di essere d'accordo con il magistero dei vescovi e del Papa, costituiti da Gesu Cristo nella Chiesa maestri, santificatori e guide dei fratelli, di tutti i fratelli senza eccezione. II teologo che cerca di piacere agli uomi-ni e ne asseconda le passioni non puo essere considerato profeta. I pen-sieri di Dio non coincidono con quelli degli uomini (cfr. Is. 55,8). S. Pao­lo scrive (cfr. Gal. 1,4-10) che se cercasse i consensi degli uomini, non potrebbe piu dirsi al servizio di Cristo. II profeta del Signore non fara mai della popolarita il criterio della sua missione e non si lascera abba-gliare dalle luci della ribalta. Gesu ricorda agli ascoltatori, dai quali sara chiesta a Pilato la sua morte, che i loro antenati hanno ucciso, lapidato e perseguitato i profeti (cfr. Mt. 23,29ss). II profeta e legato alia verita e questa non ha nulla da spartire con la propaganda e la pubblicita. Quan-do Gesu ha promesso l'Eucaristia non e stato applaudito, ma abbando-nato e cinque giorni dopo il breve trionfo della Domenica delle Palme e stato innalzato sulla Croce al Calvario. I Comandamenti del Signore, di cui il profeta e banditore, non vanno valutati secondo l'accoglienza

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o il rifiuto degli uomini perche hanno la loro ragione di essere nella sovrana volonta di Dio. Oggi si dice che la teologia deve guardare al fu-turo piu che al passato. La cosa puo essere ambigua e ci pare sufficiente a chiarirla la seguente distinzione: il compito dei teologi non e quello di ancorare, peggio ancora, di riportare gli uomini al passato. Tuttavia solo nella fedelta al passato possono orientare bene i fratelli al futuro, sulla linea della continuita che lega il passato al futuro e fonda il futuro sul passato. Non si puo ipotizzare un rinnovamento serio, che non sia radicato nell'autenticita della fede di ieri, di oggi, di domani e di sempre. Non si favorisce il cammino progressive deU'uomo scavandogli il terreno sotto i piedi. Non si facilita la corsa di un carro o di un automobile, di-struggendo la strada sbarrata, ma riparandola e liberandola dagli osta-coli. Non si cura un mal di testa con la decapitazione, ma con cure appro­priate. Alio stesso modo non si promuove la fede e la morale, dichiaran-do falsi e decaduti gli ideali, i valori e i principi che hanno illuminato, salvaguardato e guidato coloro che ci hanno preceduto.

L'obbedienza, lo spirito di sacrificio, l'umilta, che insieme alia virtu della prudenza, della giustizia, della temperanza e della fortezza, nel quadro della fede, della speranza e dell'amore a Dio e ai fratelli, costi-tuiscono la ossatura della retta dottrina e dei comportamenti morali, lungi da essere virtu passive, sono il risultato felice della grazia di Dio e del nostro impegno di collaborazione.

Non possono essere veri profeti i teologi che non accettano lo Spirito Santo nella sua totalita, che vorrebbero eliminare la croce dal cristiane-simo, che non vivono una vita di preghiera, che rifiutano il magistero autentico della Chiesa. La riflessione dei teologi piu che molto importante e necessaria alia Chiesa, che senza pregiudizio della rivelazione e chia-mata a incarnare in ogni epoca della storia e in ogni parte del mondo il mistero della salvezza, cui il Signore chiama gli uomini di tutti i tempi e di tutte le nazioni. Spetta principalmente ad essi il compito immane di un sano rinnovamento del linguaggio nella proposta del vangelo.

Essi possono e devono essere profeti, cioe annunciatori del mistero di Dio in suo nome. Ma due condizioni fondamentali li metteranno al riparo della tentazione del pericolo di essere falsi profeti: l'accettazione piena della guida del Magistero dei vescovi, di cui sono collaboratori, e lo sforzo di vivere per primi le verita che propongono agli altri.

L'urgenza piu grande della Chiesa di oggi non e tanto la profezia, quanto la testimonianza, cioe la coerenza della vita con gli ideali del Vangelo, sull'esempio di Cristo stesso, che prima di proporsi come mae­stro di dottrina si e proposto come modello di vita (cfr. Att. 1,1).

Ferdinando Lambruschini

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I rintocchi delle campane del nostro Semina-rio, viva voce del vibrare continuo dei nostri sen-timenti di gioia, hanno ripreso, dopo le vacanze di Natale, in mano ai solerti discepolini campanari, il loro movimentato ritmo, al battere d'un suono sem-pre piu intenso, fino ad espandere 1'armonia per tutta la valle.

Avvenimenti lieti, celebrazioni liturgiche, il « dies dominicae », sono circostanze che trovano sempre nel suono delle campane un senso di mag-gior solennita, e i nostri cuori si dispongono anche a godere di una piu intima gioia spirituale.

Forza campanari! Suonate a festa! E' il gior-no del Signore!

Ci ritroveremo tutti insieme attorno all'altare, per celebrare, pieni di fervore e di amore, il sacri-ficio eucaristico.

Le campane sono come voci che vengono dal-l'alto, che ci chiamano, che ci invitano a seguire nella quiete del nostro spirito la ineffabile voce di Dio.

Tanti bravi giovani si sono disposti a seguire questa voce, superando i limiti del comune possi-bile, per conquistare gli ideali piu impegnativi.

Io l'ho seguita questa voce e sono diventato Sacerdote!

Altri giovani rivivono nella loro vita questa straordinaria testimonianza di amore a Cristo, con la consacrazione totale di se stessi a Dio.

Vicinissima al cuore di tutti i discepolini e stata la gioia di aver visto un giovane consacrarsi a Dio.

La cerimonia della professione perpetua si e svolta nella nostra Cappella. Antonio Giura indos-sava una cotta bianchissima, e a tutti e parso

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OFENA • Casa dei Discepoli. La pro­fessione perpetua del Discepolo An­tonio Giura.

di vedere la bellezza dei veri e puri valori dello spirito suo religiose Celebrava il P. Superiore con altri Confratelli delle comunita di Roma e di Ama-trice.

Dopo l'omelia di D. Romeo, ricca di esorta-zioni e adatta ad aiutarci a capire il senso arcano e soprannaturale di questa vera e propria professione di fede e di amore a Cristo, Giura « ha giurato », promettendo fedelta a Dio e alia Famiglia Religio-sa, nell'osservanza dei voti di poverta, di castita, di obbedienza.

Lo svolgimento della funzione e del rito della Professione e stato seguito dai discepolini con vivo interesse. Canti, letture, preghiere, omelia, hanno sensibilizzato l'animo di tutti, lasciando nel cuore qualcosa di nuovo, con una maggiore carica di vo-lonta e di entusiasmo ad andare avanti per la stra-da intrapresa.

Cari discepolini, dai momento che voi in con-fronto di tanti ragazzi, avete ricevuto molto dai Si-gnore, dovete convincervi ed impegnarvi a dare mol­to. E' necessario che vi siano altri giovani che si preparino e si consacrino al Signore come Religio-si e Sacerdoti, per portare la gioia, la speranza, l'amicizia a tanti fratelli in attesa.

Don Carmine

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Qi?\/IETO Aprire gli occhi all'albeggiare d'un anno nuo-vo e sempre una grazia di Dio. Rotola vorticoso nel passato il numero degli anni, si snoda la vita in un avvicendarsi di azioni che lasciano vivo il segno nel-le nostre carni, vive le impronte nel nostro spirito. Eppure vale la pena vivere la vita, perche Dio ce l'ha data. I doni di Dio sono un'espressione di amo-re. Noi viviamo perche Dio ci vuol bene. Ed ecco nascere spontaneo l'augurio per un felice anno nuo-vo. Felice veramente se sappiamo renderlo noi cosi, con la testimonianza d'una vita irradiata dalla luce del Cristo.

Facemmo ritorno ad Orvieto con propositi ma-turati in cuore, durante le vacanze natalizie. Bisogna andare avanti in sincronia con la marcia del tempo; attardarsi vorrebbe dire sciupare il dono di Dio. Pero e anche vero che tutte le volte che andiamo nel mondo, riportiamo incrostazioni di un oggi in-sano per mille ragioni, sedimenti di mode imperan-ti nella societa che appesantiscono le ali dello spirito. Incrostazioni, sedimenti, mode vogliamo abbattere per vivere in un'atmosfera di no vita.

Ravvivammo lo spirito di preghiera durante l'ottavario per l'unita dei Cristiani, che abbiamo con-cluso con uno speciale Ritiro Spirituale, durato cir­ca due giorni. P. Stefano, anima veramente france-scana, dei Frati Minori di Amelia, ci ha dettate le meditazioni. Parola semplice la sua, ma che scavava profondo nelle nostre anime. Dipano difficolta ri-correnti nella problematica dei giovani, chiamati ad una vita di consacrati.

La sera del 26, quasi improvvisa, la visita del Padre Generale. E' venuto, come sempre, per guar-darci negli occhi, per sentire le nostre novita. E nei due giorni di permanenza con noi non ha rispar-miato parole paternamente severe. Tra Paltro ci esor-to ad apprendere Parte di Discepolino alia scuola di Gesu Maestro.

P. Romeo ha voluto anche leggerci i voti del I trimestre. Rispecchiano il nostro impegno, davve-ro poco brillante. Dobbiamo renderci conto che, sen-za sacrificio, vuote saranno domani le nostre mani

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e l'abito richiesto della nostra formazione culturale si presentera con un mosaico di toppe sgualcite.

S. Giovanni Bosco e venuto a chiudere questo primo mese delPanno: ci aiuti Egli a prevenire ogni fatuita, a colmare ogni lacuna, per camminare si-curi sulle ali della speranza.

Maurizio

S. MARTINO DELLE SCALE - Prima Comunione. Attorno agli alunni che si accostano per la prima volta alia mensa eucaristica si stringe ogni anno la premura dei Superiori e delle Suore per rendere ricordevole ai cari picciotti l'incontro con Cristo.

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I FILI, IL CAPO LA MATASSA

PERCORSO Penserai che il cavallo bigio, di trotto, abbia trainato, durante il

mese di gennaio, la malcapitata Diligenza, dentro fabbriche di tessuti e filande e maglierie. E no. Ma cosa indichi il titolo non te lo dico. Con-tinuo il discorso.

Nella mente ho l'immagine di una immensa tela, risultante da tes­situra sapiente. I fili si intrecciano per evidenziare un progetto di vita. Ogni filo ha un capo ed e guidato, magistralmente, attraverso linee mi-steriose, entro intricati passaggi, in accostamenti e successioni, a com-porre, nel tempo e nello spazio, forma, senso e figura.

TELA Uno esce da Dio e ha la strada segnata. Proviene daH'amore, che

diffonde il bene e la felicita e riceve I'inno di adorazione, di lode, di riconoscenza, di gloria dall'uomo, creatura razionale e libera, il quale glielo innalza, dando voce a tutto il creato. II filo della vita comincia da un capo e scorre e si allunga e si intreccia, nella orditura, a una moltitu-dine di fili, dipanati via via dalla grande matassa delle generazioni degli uomini. Un filo, tra tanti fili, concorre al piano cosmico di redenzione e di felicita, e realizza, nel tempo, la storia della salvezza, gia scritta dal-Peternita per l'eternita.

La vita di tutti, animata da Cristo « che riempie tutte le cose di ogni bene », confluisce nella vita di Lui, per fare « la edificazione del Corpo di Cristo, fino a che non perveniamo tutti alia perfetta unita della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, all'uomo perfetto, alia misura dell: eta in cui si abbia la pienezza di Cristo ».

Ognuno di noi e chiamato a svilupparsi in questo Corpo, contri-buendo a edihcarlo nel tempo. Come? « Facendo la verita, nelia carita sforziamoci di crescere sotto tutti i riguardi in Lui, che e il Capo, Cristo,

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dal quale tutto il Corpo riceve armonia e compattezza median te ogni specie di giuntura che somministra nutrimento secondo l'energia propria a ogni singola parte: e cosi che il Corpo opera la propria crescita per la edificazione di se stesso nella carita ».

TESSITURA C'e filo e filo, vario di materia, di colore e, quindi, di significato,

nella vita. Ci sono fili tiranti, fili di sostegno, fili che raccolgono, com pongono ed esprimono anche i segni degli altri, fili che fanno una linea marcata nel disegno del tutto.

Senza dubbio colui che e chiamato al sacerdozio ha un posto di im-portanza e di responsabilita. La vocazione al ministero sacerdotale e un fatto misterioso e sconvolgente: Dio ha bisogno di te e ti chiama, dopo che ti ha scelto; e ti elegge, se gli rispondi di si; e poi ti manda, a sal-vaguardare l'alleanza da parte del popolo. Dio e fedele, gli uomini in-costanti e scordarelli: vogliono e disvogliono, fabbricano per se gl'idoli di carne, di terra o di metallo, quasi scherzo dell'esistenza, e poi li teme e li adora, disimpegnandosi da Dio.

PETTINE E SPOLA Le ruote della Diligenza si rotolano, nel mese di gennaio, sulle stra-

de che conducono al seminario di OFENA. La casa mi appare come un pettine, sul quale la spola delle persone e delle cose, correndo nella suc-cessione dei giorni e degli avvenimenti con ritmo metodico sviluppa, collo-cando i fili, un disegno di predilezione. Fili. Sono ottanta Discepolini. Hanno il significato dell'attesa e il colore della speranza. Non esprimono ancora disegno. Troppo breve e l'intreccio, Dev'essere ancora filata la vita di ognuno, perche accenni a senso e stabilisca una responsabilita.

Tutti questi Discepolini conciliano la nostra preghiera: che sappia-mo rispondere di si a Dio. Quale che sia il disegno su ciascuno di loro, e sempre un disegno di amore. I superiori, trepidanti, li aiutano a chiarire a loro stessi, in proporzione con l'eta, la portata e le implicazioni della vocazione religiosa e sacerdotale, e a misurare se stessi, e a svilup-parsi, salendo negli anni della formazione, in corrispondenza col sa­cerdozio.

Nella CASA DI NOVIZIATO, sempre a Ofena, vi sono due novizi di vent'anni, primizia d'una messe che speriamo abbondante. Essi stu-diano le Costituzioni e i Regolamenti, cercando « con la penitenza e la preghiera, di comprendere la solenne gravita degli obblighi che vogliono assumere, estirpando dall'anima loro, con recisa violenza, tutti i difetti che alle piu alte virtu religiose comunque si oppongono ». Li dirige D. Virginio a scoprire la vera vocazione divina « rispettosissimo sempre del-

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la piena liberta altrui, lieto di qualunque via il Signore vorra additare ai suoi fedeli, pronto a favorire ogni alta aspirazione, da vero maestro amoroso ».

TELAIO Si tratta di un unico telaio, anche se gli appoggi sono tre: Ofena,

Orvieto, Roma. A ORVIETO, nella Casa dei Discepoli, venti adolescenti saggiano

e adeguano se stessi; abbozzano una risposta, per molti versi informe e tumultuosa, all'intravisto e trasentito invito di Dio, allenandosi a ope-rare la scelta di fede per una vita di consacrazione. Vien loro proposta la forma di vita radicalmente evangelica, motivata appunto con ragioni di fede, da abbracciare per corrispondenza d'amore a Dio che per amore li chiama. Senza il lume della fede diviene impossibile interpretare la vita religiosa e sacerdotale.

I confratelli deputati alia loro formazione son sempre con loro, condividendone la vita, « con delicatissimo amore paterno per discoprire in loro sicura la divina chiamata ».

Unico telaio dunque. II movimento per tessere la tela e impresso dai confratelli respon-

sabili dei seminari, i quali lavorano a tempo pieno, impegnando le loro energie di natura e di grazia. Ma si tratta di un tessuto vivo e di crescita vitale e c'e 1'esigenza di respirare, per vivere e prosperare, l'aria gagliarda dello spirito. II progredire della tela, 1'impegno dei fili, il posto e la realizzazione dei singoli, insomma la crescita e la per-severanza vengono da Dio. Poiche il lavoro che si svolge nei nostri semi­nari vuole essere impianto e sviluppo della vita di grazia in forma spe-cialistica, chiedo agli amici e alia famiglia tutta dell'Opera, nelle sue com-ponenti, di offrirci sostegno e solidarieta di preghiera, affmche i nostri Discepolini siano quotidianamente impegnati e promossi nella prepara-zione alia vita religiosa e sacerdotale e perseveranti fino alia fine.

SPOSALIZIO A Ofena il 16 gennaio ci siamo trovati per celebrare le nozze. Un

figlio della nostra Famiglia, Antonio Giura, all'eta di 26 anni ha scelto Dio come suo unico amore, legando a Lui per sempre la propria vita. In una cornice di attenta partecipazione egli ha emesso i voti perpetui di castita, di poverta, di obbedienza; cioe ha giurato pubblicamente 1'im­pegno di volere appartenere a Dio, che e Signore, con tutto il suo essere, e di amarlo e di servirlo con i modi del Figlio unigenito incarnate

E' commovente ancor oggi che un giovane si consacri a Dio e si impegni a realizzare ogni giorno tale consacrazione. La volonta, consape-

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vole e forte, dovra reggerne lo sforzo nel confrontare la vita con l'impe-gno, anche attraverso la verifica delle azioni. La testimonianza e qui. Ma la testimonianza la da un uomo, con i limiti umani; non la da un angelo con le categorie dei puri spiriti. Lo sappiamo bene. L'uomo non e per-fetto. Deve pero rivelarsi impegnato a tendere verso la perfezione evan-gelica. II suo impegno, preso, manifestato e mantenuto, predichera a tut-ti quanti l'esistenza di Dio e delle realta soprannaturali.

Nella gioia, che e di tutta la Famiglia religiosa nella quale ci ha riu-niti I'amore di Cristo, abbiamo mvocato sul giovane confratello lo Spi-rito del Signore, che ne faccia integra la fedelta.

R. P.

AMATRICE - Istituto maschile « P. Gio­vanni Minozzi ». La bella stella in mezzo al campo segnato in bianco e l'A.S.T.R.O. schierata.

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DALLE CASE NOSTRE

AMATRICE Istituto maschile "P. G. Minozzi,,

12 gennaio — Abbiamo avuto to la gioia di festeggiare la I Mes-sa del Vicerettore, D. Francesco Di Corleto.

Festa grande in Chiesa. Conce-lebravano con D. Francesco il Di-rettore e D. Tommaso; quest'ul-timo ha parlato al Vangelo, pren-dendo spunto dalla liturgia del Battesimo di Gesu. II Sacerdote e stato investito dalla luce dello Spi-rito Santo, per continuare la mis-sione di Gesu. Gioia della Fami-glia religiosa per il dono di cinque Sacerdoti novelli nel 1974; gioia anche del Padre Fondatore nella gloria di Dio.

Partecipavano alia liturgia an­che la Comunita del Femrninile e le Suore Apostole con la loro Ma-dre Provinciale. Unione a Gesu nella S. Comunione e bacio del-le mani del Sacerdote novello.

Festa grande a refettorio, ador-no di festoni, a cura delle Suore. Pranzo solenne, allietato da di-scorsi e canti augurali, sotto la guida del Direttore e dei due In-segnanti. Sintonia completa di cuori, serena aria di famiglia.

26 gennaio — Inaugurazione del campionato di calcio ASTRO. Nonostante la scarsa partecipazio-ne dei ragazzi amatriciani (per-

che?!), il nuovo Consiglio, pre-muto dall'ansia dei nostri ragazzi e dalle giornate di solicello inver-nale, ha accelerato i tempi per ini-ziare le attivita. Sono rinate le squadre, tradizionali ormai: AU-DACE, DINAMO, SAETTA, FOLGORE (quattro in Serie A e quattro in Serie B) con la gui­da del Presidente e dei Consi-glieri. E' tempo di « austerita » anche per 1'ASTRO, se ripensia-mo ai begli anni passati, ma certo era un bello spettacolo mirare sot-to un raggio di luna il campo se-gnato a bianco con la bella Stella al centro e la scritta « ASTRO 1975 ».

Al mattino, dopo la messa, fe­sta al campo. Alle tribune, i Su-periori, gli ospiti e i giocatori di Serie B. Sul campo, a coprire i lati della Stella, i giocatori di Se­rie A in divisa. Discorsi di occa-sione del neo-Presidente e del Di­rettore, accanto alia bandiera del-F ASTRO sul pennone. E, final-mente, il protagonista, il pallone, ner la prima partita del 1975, SAETTA-FOLGORE, Serie A. Arbitra PInsegnante Gianfranco Sabatino, con autorita e perizia. La vittoria arride alia SAETTA per 3-1, per merito dell'amatri-ciano Gabriele Loreto (2 gol) e del nostro Leoncini Massimo (1 gol); l'amatriciano Palombini Maurizio salva l'onore della Fol-gore. T. M.

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Corleto Perticara La prima Messa di D. Francesco

In una splendida cornice natu-rale di Candida neve, Corleto Per­ticara ha accolto il novello Sacer-dote Don Francesco Di Corleto de « I Discepoli », come il dono piu vero e piu autentico del San­to Natale.

Un dono per tutti, nato, pero, dal sacrificio di una famiglia cri-stiana, che silenziosamente ha collaborato alia chiamata di un figlio al Sacerdozio.

E' stato bello assistere alia ce-lebrazione della prima messa so-lenne, nella Parrocchia di Sant'An-tonio, alia quale hanno partecipa-to parenti, confratelli, amici e nu-merosissimi fedeli.

Nella vita che ci circonda,

fatta di allettanti e vuote appa-renze, ricurvi sotto il peso della sventura, della sofferenza, delle false dottrine, allarghiamo le brac-cia al Sacerdote, che per essere Alter Christus, viene accanto a noi e trasforma in gioie del cielo ogni tormento.

Cost il Sacerdote, fragile crea-tura contestata, odiata, ci ama, ci benedice, non ci abbandona mai e sara sempre l'anima delle piu grandi iniziative, delle imprese piii generose, dei sacrifici piu eroici.

Don Francesco, in un mondo di crisi di valori spirituali, tu sei 1'espressione piu bella del orogres-so vero.

Tutti, attorno a te, con il cuo-re pieno di grande gioia e com-mozione, abbiamo recepito il tuo silenzioso messaggio fatto di pa­ce e d'amore.

Rocco Panasci

CORLETO PER­TICARA — La mamma porta al figlio, Novello Sa­cerdote, i doni per la Mensa eucari-stica.

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GRASSANO La prima Messa di D. Innocenzo

Molto spesso ho sentito par-lare sulla crisi di vocazioni nel mondo. Mi e sembrato, nero, che a Grassano non sussiste questo problema. II giorno di Capodan-no, infatti, ho dovuto constatare

che in questo paese continuano a fiorire vocazioni. Sono ben 32 i Sacerdoti grassanesi viventi, spar-si in tutto il mondo. Ultimo ad essere ordinato e stato Don Inno­cenzo Ragone della Famiglia Re-ligiosa de « I Discepoli ». Anche se i grassanesi erano gia abituati a festeggiare sacerdoti novelli, Don Innocenzo e stato accolto con nuovo fervore, quasi a dimostra-re ancora una volta la loro viva fede.

GRASSANO - La Prima Messa di Don Innocenzo. Concelebrano i Disce­poli D. Giunta Giorgio e D. Michele Celiberti.

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La santa Messa e stata celebra-ta nella Chiesa della Madonna del Carmine officiata dai Frati Mino-ri. Suoni e canti hanno accolto il novello sacerdote accompagna-to da Don Bartolomeo d'Achille, Direttore dell'Istituto di Gioia del Colle, e Don Giorgio Giunta, Direttore dell'Istituto di Matera e da un gruppo di ragazzi di Gioia del Colle. Tra la viva commozio-ne dei parenti e di tutti i presen-ti e stato celebrato il santo rito, durante il quale Don Michele Ce-liberti, paesano e confratello, ha tenuto l'omelia, presentando il nuovo sacerdote e illustrando la missione del sacerdote nel mondo moderno.

Alia fine della Messa tutti han­no dimostrato il loro affetto ver­so il nuovo ordinato, accostan-dosi a baciare le mani consacrate dal Vescovo. Terminata la cele-brazione si e tenuto un rinfresco per tutti i presenti nel salone del­la parrocchia, mentre echeggiava-no da ogni parte parole di auguri.

Anche il pranzo presso la sala Pontillo si e svolto, tra brindisi e canti, in un clima di festosa se-renita.

Non resta che ringraziare il Si-gnore che ancora una volta ha vo-luto premiare i discenoli mandan-do loro un nuovo sacerdote e au-gurare a don Innocenzo di poter superare tutte le difficqlta che si presenteranno sull'asoro sentiero della sua vita.

Del Tiglio Mario

Palazzo S. Gervasio Istituto 'Lo Sasso'

« E' sempre bello ritrovarsi in-sieme »! E' proprio vero, e bello rivedersi nella casa dove abbiamo trascorso gli anni piu belli della nostra infanzia.

Molti di noi, ex alunni dell'Isti­tuto « Lo Sasso » di Palazzo S. G., ci siamo trovati di nuovo qui per le vacanze natalizie.

L'Istituto ha per noi una attrat-tiva per cui desideriamo, durante le vacanze, ritornare fra le nostre buone Suore, che con le loro ma-terne premurose cure ci hanno aiutati a crescere sani fisicamente ed anche moralmente.

Con piacere rivediamo sempre i luoghi dove da piccoli abbiamo trascorso le nostre giornate, ab­biamo giocato, studiato e pregato. Sono gioie che non si possono descrivere con le parole, ma ognu-no di noi le ha nel cuore.

Siamo venuti a Palazzo in buon numero, Carlo Morani, Missiona-rio Colombiano, due Discepolini del Seminario di Orvieto, Zarriel-lo e Solimando, il caro Gianfran-co dall'Istituto Ortofrenico ed al-tri che piu recentemente hanno lasciato PIstituto.

I non presenti fisicamente, era-no qui col cuore. Tutti noi nu-triamo afTetto, riconoscenza e sti-ma verso coloro che furono e so­no ancora per noi come mamme: la nostre buone Suore. Guido

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CENTOBUCHI

La frequenza dei bimbi alia scuola materna procede sempre con lo stesso ritmo.

II 6 dicembre 1974, in occasio-ne della festa deU'Immacolata, si e dato inizio al consueto incontro con le mamme; la partecipazione e stata numerosa. II tema « Edu-cazione religiosa dei piccoli, se-condo il nuovo catechismo » e stato trattato dal Rev.do Parroco Don Remo.

In questa occasione i bambini banno recitato delle poesie in ono-re della Madonna, e stato offerto un piccolo rinfresco a tutti i pre-

senti e si e concluso l'incontro con un canto alia Vergine.

Anche in questo mese di gen-naio la frequenza si aggira sulla sessantina nonostante che ci ab-bia visitato il virus della « neo-zelandese »; c'e stato anche qual-che caso di parotite.

II giorno 6 gennaio tutti i bam­bini sono tornati per la recita del­la poesia nella Chiesa parrocchia-le, davanti al preseoe; vi hanno deposto i loro soldini, avuti in dono durante le feste natalizie per fame dono ai bambini poveri.

La cerimonia e stata commo-vente, anche per la numerosa pre-senza delle loro mamme.

Di Vitantonio Sevafina

BONEFRO - Alberi spogli e bimbi che sbocciano.

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LA SVEGLIA N O T I Z I A_R_IO D E_LLA ASSO CLA Z I O N E EX-ALUNNI

A euro di REMO DI Gl ANN ANTONIO

COSE NOSTRE NEL NOSTRO CORSO DI SCUOLA POPOLARE

Abbiamo ricevuto una relazione su: « Cose nostre nel nostro cor-so di Scuola popolare » di Amedeo Liscio.

Egli, con i colleghi Insegnanti Bianco Giovanni, Calicchio Fran­cesco, Martinelli Antonietta e Dott. Maria Lionetti, ha discusso sui prin-cipi orientativi dell'insegnamento nella Scuola popolare.

II tentativo e originale e mira ad orientare i giovani, che la frequen-tano, ad una educazione democratica, nel senso migliore.

Non piu quindi scuola paternalistica e nozionistica, ma attiva dei giovani popolani, in modo da orientarli nel mondo sociale, in cui vivono, con principi democratici di buona educazione, di socievolezza, di com-portamento libero nei propri modi di vivere e di sentire.

Nell'Italia meridionale la donna era vista come un essere debole da controllare meticolosamente nelle sue azioni, fuori della casa paterna. Oggi non piu, dicono i nuovi educator!. Vogliamo spazzare questi tristi vincoli tradizionali, che mortificano le donne.

II coraggioso insegnante Liscio ricorda la triste mentalita a riguar-do, descritta nell'opera: « Cristo s'e fermato ad Eboli ».

Educhiamo i giovani, egli dice, ad una mentalita piu aperta ed auto-determinante; ad una maggiore liberta di agire nel bene: ad esperienze sociali moderne trattando problemi morali, in modo da renderli piu con-sci, oltre l'insegnamento tradizionale del leggere, scrivere e far di conto, ed avremo realizzato, nella Scuola popolare, opera veramente efficace e sana: « Solo rompendo questo ghiaccio e l'indifferenza degli insegnanti verso i lavoratori, possiamo convenire che anche quaggiu la democrazia comincia a nascere ».

Conclude cost il nostro amico Liscio e noi l'esortiamo a lottare per avviare i giovani a orientarsi meglio nel mondo sociale odierno, abbat-tendo i pregiudizi e le tradizioni antiquate e... borboniche.

Anelli Giovanni

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NOTIZIE L'ex-alunno SIERVO NICOL1NO ci comunica di essere diventato nonno, avendogli il figlio Pino in collaborazione con la gentile Signora LUIGINA,

regalato la nipotina SHARON nata a Roma il 17 dicembre 1974. Auguri!

L'ex-alunno prof. NICOLA ALLAMPRESE parte-cipa all'Opera e allAssociazione la scomparsa del-I'adorata madre

FORTUNATO ELISA ved. ALLAMPRESE deceduta il 24 dicembre 1974, in Ginestra (PZ). All'amico Nicola le nostre sentite condoglianze.

L'ANGOLO DELLASSISTENTE Approfitto di questo breve spazio per dar notizia a tutti gli

Ex-alunni d'ltalia che nei giorni 22-23 e 24 marzo (il 23 e la do-menica delle Palme) si effettuera, in occasione dell'Anno Santo, il solenne pellegrinaggio a Roma delle rappresentanze di tutti gli Istituti dell'Opera (un migliaio di persone circa, fra ragazzi, ragaz-ze e accompagnatori).

Gli ex-alunni che desiderano parteciparvi, si mettano in comu-nicazione con questa Sede.

Potranno essere ospitati presso i loro amici residenti a Roma, o nel villaggio che accogliera tutte le rappresentanze dell'Opera. Non siamo, per ora, in grado di precisare il numero dei posti di-ponibili.

Tutti abbiamo bisogno di rinnovamento e di riconciliazione e quella che ci si offre e l'occasione buona, ottimale, per dedicare un po' di tempo a questo lavoro cosi diverso dal nostro lavoro quoti-diano, ma tan to piu importante.

Avremo cosi portato anche il nostro piccolo ma valido contri-buto alia costruzione della pace tra gli uomini, tra le persone, i gruppi sociali e le nazioni, e avremo attirato, su noi e le nostre famiglie, la benedizione divina.

Don Egisto

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UDIENZA DELLO SPIRITO NELLA QUARESIMA

E' quaresima e insistere su temi di carattere religioso non gusta. Spunti di riflessione trascriviamo dai discorsi tenuti dal Papa nelle udien-ze generali.

« Memento: ricordati! L'esortazione, com'e chiaro, tende a richia-mare la nostra attenzione, e a rivolgerla verso un giudizio sopra noi stes-si.

Siamo abitualmente inclini a dare importanza sovrana ai beni tempo-rali in cui e di cui vive la nostra esitenza terrena, ecco la Chiesa che ci ri-chiama alia realta: memento. Bada! Sta attento! Sii vigilante! Verifica la direzione del tuo cammino, essa ci dice e lo dice col rito con il rito delle ceneri, grave e lugubre finche volete, ma salutare e, in fondo, ottimista, perche ci apre gli occhi sopra la nostra misera situazione di esseri mortali, e situazioni miserabili per essere noi peccatori, cioe in stato di morte ri-spetto alia vera vita che sola ci viene dalla comunione con Dio, unico e sommo e misericordioso principio di vita. Ci avverte in tal modo la Chiesa che abbiamo bisogno di salvezza, per noi subito indicarci che in Cristo noi troveremo salvezza.

Ed ecco allora il tempo propizio, cioe per il ripensamento, per il rav-vedimento, per la penitenza.

Come dobbiamo vivere? Cosi come viene, senza pensarci? Dobbia-mo essere passivi e conformisti rispetto all'ambiente, al tempo, al costu­me, alia moda, alle necessita in cui praticamente ci troviamo, ovvero dob­biamo in qualche modo reagire, cioe agire con criterio proprio con una certa liberta almeno di giudizio e, dove e possibile, di scelta? Dobbiamo

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contentarci di essere impersonali e mediocri forse anche difettosi, disones-ti e cattivi, ovvero dobbiamo imporre a noi stessi una regola, una legge? Dobbiamo esigere da noi stessi uno stile di vita, una disciplina morale, una perfezione, ovvero possiamo vivere senza scrupoli, come ci torna piu facile e piu piacevole? E se 1'amore e la qualifica piu essenziale della vi­ta morale, come lo dobbiamo intendere: quale affermazione di egoismo o quale professione di altruismo? Tante domande, che ciascuno deve por-re a se stesso, e che anche se nascondono problemi speculativi delicatis-simi, travano in pratica facile risposta specialmente per noi che abbiamo un maestro di vita, qual e Cristo, il quale appunto nel suo Vangelo, ci insegna con la parola e con l'esempio come dobbiamo vivere.

Bisogna rettificare 1'orientamento della nostra vita. E' la raccoman-dazione che forma il prologo della salvezza: Raddrizzate la via del Signo-re (Giov 1,23). E' facile renderci conto di questa rettitudine, se Pabbia­mo, ovvero se la direzione della nostra esistenza e aberrante, rivolgendo a noi stessi, nel segreto del cuore, queste semplici, ma significative doman­de: che cosa io desidero di piu nella mia vita? Che cosa influisce di piu nelle mie scelte? Che cosa considero piu importante? Dov'e rivolto il mio amore primario? Qual'e il criterio che piu influisce sulla mia coscienza? Che cosa mi preme sopra ogni altra cosa? II primo precetto del mio vive­re? Possiamo dire con una similitudine: quale direzione segna la bussola del mio viaggio nel tempo?

Bisogna non lasciarci travolgere dal turbine babelico del mondo cir-costante. Bisogna dare a se stessi un punto di riferimento, un polo diret-tivo, un senso (cioe un significativo e un indirizzo) per la vita, affinche sia veramente umana, sia cristiana ».

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AMMINISTRAZIONE DELLE POSIE E DEI 1ELEGRAFI

Servizio dei Conti Corr. Postali

CERTIFICATO Dl ALUBRAMENTO Versamenlo di L.

eseguito da

residente in

sul clc N. 1 / 9 0 1 9 intestato a:

Opera Nazionale per il Mezz. d'llalia Via dei Pianellari, 7 . ROMA

Addi (1) 19

Hollo lineare dell'Ufficio accettante

Bollo e data

dell'ufficio

accettantc

del bollettario ch. 9

AMMINISTRAZIONE DELLE POSTE E DEI TELEGRAFI Servizio dei Conti Correnti Postali

BOLLETTINO per un versamento di Lire

Lire

(in cifre)

(in lettere)

eseguito da

residente in

sul clc N. 1 1 9 0 1 9 intestato a :

OPERA NAZIONALE PER IL MEZZ. D'lTALIA - Via dei Pianellari, 7 - ROMA nelVUfficio dei conti correnti di ROMA.

Firma del versatile Addi (1) 19

_ _ _ r Bollo lineare dell'Ufficio accettante

Spazio riservato

all'ufficio dei conti

Mod. ch. 8

(Edizione 1947).

AMMINISTRAZIONE DELLE POSTE E DEI TELEGRAFI

Servizio dei Conti Corr. Postali

R I C E V U I A di un versamenlo

di L. (in cifre)

Lire (in lettere)

eseguito da

sul clc N. 1 / 9 0 1 9 intestato a:

Opera Nazionale per il Mezz. d'llalia Via dei Pianellari, 7 - ROMA

Addi (I) 19

Bollo lineare deH'Ufficio accejtante

Bollo e data

dell'ufficio

accettante

Cartellino numerato

del bollettario di accettazione

L'Ufficiale di Poeta L'Ufficiale di Poata

Bollo e data

delPufficio

accettante

C1] La d a t a dev ' e s s e r e quel la del g i o r n o in cu i si e f f e t t u a il v e r s a m e n t o ,

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Abbonamento alia Rivista « EVANGELIZARE »

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sostenitore L.

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N. dell'operazione.

Dopo la presente ooe-razione il credito del conto e di L. - v H S E ^ E E r ;

II Contabile

AVVERTENZE II versamento in conto corrente e il mezzo piii semplice e

piu economico per effettuare rimesse di danaro a favore di chi abbia un c/c postale.

Chiunque, anche se non e correndsta, pud effettuare versa-menti a favore di un correndsta. Presso ogni ufficio postale esiste un elenco generale dei correntisd, che puo essere con-sultato dal pubblico.

Per eseguire un versamento il versante deve compilare in tutte le sue parti, a macchina o a mano purcW con inchiostro, il presente bollettino (indicando con chiarezza il numero e l'intestazione del conto ricevente qualora gia non vi siano impressi a stampa) e presentarlo all'ufficio postale, insieme con 1'importo del versamento stesso.

Sulle varie parti del bollettino dovra essere chiaramente indicata, a cura del versante, l'effettiva data in cui awiene 1'operazione.

Non sono ammessi bollettini recanti cancellature, abrasioni o correzioni.

I bollettini di versamento sono di regola spediti, gia predi-sposti, dai correntisti stessi ai propri corrispondenti; ma possono anche essere forniti dagli uffici postali a chi li richieda per fare versamenti immediati.

A tergo dei certificati di allibramento i versanti possono scrivere brevi comunicazioni all'indirizzo dei correntisti desti-natari, cui i certificati anzidetti sono spediti, a cura dell'ufficio conti correnti rispettivo.

L'Ufficio postale deve restituire al versante, quale ricevuta dell'effettuato versamento, l'ultima parte del presente modulo, debitamente completata e firmata.

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SOGGIORNO A MONTEROSSO

PERMANENTE — Per persone anziane auto-sufEcienti, sole o coniugi desiderose di pace e di quiete.

TERMPORANEO — Per giovani, comitive, gruppi, convegni di studio o di svago, riunioni di comunita, etc.

Trattasi di un complesso di 5 edifici, circon-dati da un vasto parco, collegati, nella stagione bal-neare, con un'ampia spiaggia riservata.

II complesso ha una disponibilita ricettiva di 200-250 posti, in camere da 1 - 2 o piu letti.

Inoltre dispone di ampi locali destinati a ser-vizi vari: mensa, saloni per attivita ricreative con attrezzature di giochi vari per ragazzi, palestra co-perta con attrezzi sportivi, ampie terrazze che si prestano a cure elioterapiche, spazi all'aperto con impianti di illuminazione per il gioco del pallone, sale per proiezione, TV, riunioni varie.

Gli edifici sono provvisti di servizi e attrezza­ture di cucina, impianto di riscaldamento centraliz-zato, telefono per collegamento interno fra i vari piani e i vari edifici e per l'esterno, ascensori, ser­vizi igienici in ogni piano, docce.

Le ottime condizioni climatiche della zona e la stessa esposizione dellTstituto si prestano partico-larmente a cure elioterapiche e, comunque, a sog-giorni di vacanza, favoriti sia dalla quiete del vasto parco e dalla spiaggia riservata, sia dalla possibilita di raggiungere, via mare o via terra, le altre incan-tevoli localita delle Cinque Terre e del Golfo del Tigullio e della Spezia: Rapallo, S. Margherita, Por-tofino, Portovenere, Lerici, ecc.

Per ulteriori informazioni rivolgersi alia Dire-zione dellTstituto: Istituto « P. Semeria » - 19016 Monterosso al Mare (SP) - Tel. 0187 - 817514.

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Lire 200