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Anno X - Numero 4-5 28 febbraio - 15 marzo 2009 DIREZIONE, REDAZIONE AMMINISTRAZIONE: Via di San Pancrazio, 8 00152 Roma Tel. 06 5899344 Fax 06 5818096 www.grandeoriente.it E-MAIL: [email protected] Il Gran Maestro della Gran Loggia Nazionale Francese François Stifani partecipa il 21 febbraio all’installazione della loggia “Eleusi” di Nardò in primo piano Elezioni Riconfermato Gustavo Raffi alla guida del Grande Oriente d’Italia Gran Loggia 2009 “COSTRUTTORI DI SOGNI POSSIBILI” / Dal 3 al 5 aprile al Palacongressi di Rimini Il programma nel Tempio Il 2008 nella relazione del Gran Segretario Servizio Biblioteca ROMA / Al “Vascello” e al Gianicolo celebrazioni per il 160º anniversario della Repubblica Romana Manifestazioni BOLZANO / Il codice Giorgioppi PIOMBINO / Logge della Val di Cornia e Collegio toscano organizzano concerto benefico PISTOIA / Convegno sui diritti umani Attività Internazionali PUGLIA / Nasce la loggia “Eleusi” di Nardò LIGURIA / Fratelli francesi in visita a Genova CALIFORNIA / Conferenza dei Gran Maestri del Nord America REPUBBLICA CECA / A Praga la loggia “Santini” ROMANIA / Nuova loggia dedicata a Mazzini attività Grande Oriente d’Italia Notizie dalla Comunione rassegna stampa storia e cultura attualità identità Grande Oriente d’Italia 3 18 29 16 sommario 10 12 6 2

Anno X - Numero 4-5 · tra uomini coraggiosi, leali, sognatori e costruttori i ringraziamenti sono pleonastici. Ciascuno fa – sino in fondo e ragionando con la sua testa – quello

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Anno X - Numero 4-528 febbraio - 15 marzo 2009

DIREZIONE, REDAZIONEAMMINISTRAZIONE:

Via di San Pancrazio, 800152 Roma

Tel. 06 5899344Fax 06 5818096

www.grandeoriente.it

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Il Gran Maestro della Gran Loggia Nazionale Francese François Stifani partecipa il 21 febbraio all’installazione della loggia “Eleusi” di Nardò

in primo piano

ElezioniRiconfermato Gustavo Raffialla guida del Grande Oriented’Italia

Gran Loggia 2009“COSTRUTTORI DI SOGNIPOSSIBILI” / Dal 3 al 5 aprileal Palacongressi di Rimini

Il programma nel Tempio

Il 2008 nella relazione delGran Segretario

Servizio BibliotecaROMA / Al “Vascello” e alGianicolo celebrazioni per il160º anniversario dellaRepubblica Romana

ManifestazioniBOLZANO / Il codiceGiorgioppiPIOMBINO / Logge della Valdi Cornia e Collegio toscanoorganizzano concertobeneficoPISTOIA / Convegno suidiritti umani

Attività InternazionaliPUGLIA / Nasce la loggia“Eleusi” di Nardò

LIGURIA / Fratelli francesi invisita a Genova

CALIFORNIA / Conferenzadei Gran Maestri del NordAmerica

REPUBBLICA CECA / A Pragala loggia “Santini”

ROMANIA / Nuova loggiadedicata a Mazzini

attività Grande Oriente d’Italia

Notizie dalla Comunione

rassegna stampa

storia e culturaattualità

identità GrandeOriente d’Italia

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sommario

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Gustavo Raffi è stato riconfermato, per il quin-quennio 2009-2014, alla guida del Grande Orien-te d’Italia. Alle votazioni, avvenute il 1° marzo,sono stati chiamati ad esprimersi oltre 14milamaestri e l’affluenza ai seggi, ripartiti nelle 17circoscrizioni della Comunione, è stata piutto-sto alta rispetto al passato con quasi il 76% divotanti.Sono quattro le liste che hanno concorso allagran maestranza. Oltre quella di Gustavo Raf-fi, Gran Maestro in carica, hanno partecipatoalle consultazioni quelle di Giorgio Losano, Natale Mario di Lu-ca e Antonio Catanese.Assieme a Gustavo Raffi, il Grande Oriente d’Italia ha eletto i com-ponenti della Giunta esecutiva composta da Massimo Bianchi e An-tonio Perfetti, Gran Maestri Aggiunti; Gianfranco De Santis e Giu-seppe Troise, rispettivamente Primo e Secondo Gran Sorvegliante;Morris Ghezzi e Piero Lojacono, Grande Oratore e Gran Tesoriere.L’installazione del Gran Maestro Raffi e degli altri eletti avrà luo-go nel corso della Grande Loggia 2009 che si svolgerà a Rimini dal3 al 5 aprile e che avrà come titolo “Costruttori di sogni possibili”Pubblichiamo i dati ufficiali delle elezioni a seguito della verifi-ca della Cen (Commissione elettorale nazionale) avvenuta il 7marzo.

elezioni

Chiuse definitivamente le consultazioni dopo la verifica dei risultati da parte della Cen

Gustavo Raffi riconfermato allaguida del Grande Oriente d’Italia

numero 4-5 / 2009

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Ravenna, 6 marzo 2009

Carissimi Fratelli,

tra uomini coraggiosi, leali, sognatori e

costruttori i ringraziamenti sono

pleonastici. Ciascuno fa – sino in fondo e

ragionando con la sua testa – quello che

ritiene giusto: senza tentennamenti, passi

falsi, parole superflue e sentimentalismi. I

veri Liberi Muratori sono uomini di questo

tipo: punto e basta. Tuttavia non posso non

abbracciare, idealmente, tutti coloro che – in

questi mesi – si sono spesi per dare corpo e vita ad

una speranza: quella di compiere un’opera iniziata

anni fa ma che guarda verso il futuro: il nostro

futuro di uomini liberi e di sinceri iniziati. A questi

coraggiosi e meravigliosi Fratelli dico soltanto:

non avete lavorato per Gustavo Raffi. Avete

lavorato per fare un Grande Oriente di cui saremo

tutti orgogliosi.

Gustavo Raffi

Aventi Voti Perc. LOSANO DI LUCA CATANESE RAFFI schede % aventi % voti %COLLEGIO diritto validi votanti bianche diritto validi bia/nul

al voto voti % voti % voti % voti % nulle su totale su totale cont. contest. nazionale nazionale su naz.

Abruzzo - Molise 195 148 75,90 42 28,38 15 10,14 1 0,68 90 60,81 - 1,38 1,41 0,00Calabria 1.759 1.521 86,47 113 7,43 535 35,17 35 2,30 808 53,12 30 12,48 14,47 1,97Campania - Basilicata 544 445 81,80 3 0,67 111 24,94 14 3,15 316 71,01 1 3,86 4,23 0,22Emilia Romagna 755 560 74,17 48 8,57 212 37,86 4 0,71 289 51,61 7 5,36 5,33 1,25Friuli V.G. 194 129 66,49 22 17,05 21 16,28 9 6,98 76 58,91 1 1,38 1,23 0,78Lazio 1.099 832 75,71 77 9,25 416 50,00 12 1,44 325 39,06 2 7,80 7,92 0,24Liguria 708 478 67,51 79 16,53 256 53,56 45 9,41 94 19,67 4 5,02 4,55 0,84Lombardia 1.094 758 69,29 115 15,17 193 25,46 138 18,21 292 38,52 20 7,76 7,21 2,64Marche 632 451 71,36 97 21,51 80 17,74 4 0,89 262 58,09 8 4,48 4,29 1,77Piemonte - V. d’Aosta 1.409 1.038 73,67 312 30,06 341 32,85 16 1,54 343 33,04 26 10,00 9,88 2,50Puglia 565 456 80,71 49 10,75 133 29,17 3 0,66 269 58,99 2 4,01 4,34 0,44Sardegna 729 538 73,80 34 6,32 280 52,04 89 16,54 133 24,72 2 5,17 5,12 0,37Sicilia 1.196 1.012 84,62 73 7,21 542 53,56 21 2,08 359 35,47 17 8,49 9,63 1,68Toscana 2.169 1.467 67,63 197 13,43 637 43,42 12 0,82 600 40,90 21 15,39 13,96 1,43Trentino A.A. 114 65 57,02 22 33,85 14 21,54 1 1,54 27 41,54 1 0,81 0,62 1,54Umbria 698 450 64,47 51 11,33 227 50,44 5 1,11 156 34,67 11 4,95 4,28 2,44Veneto 234 161 68,80 51 31,68 50 31,06 5 3,11 55 34,16 - 1,66 1,53 0,00Totale nazionale 14.094 10.509 74,56 1.385 13,18 4.063 38,66 414 3,94 4.494 42,76 153 100,00 100,00 1,46

ELEZIONI DELLA GRAN MAESTRANZA DEL GRANDE ORIENTE D’ITALIA PER IL QUINQUENNIO 2009-2014Risultati ufficiali a seguito della verifica della Cen (fonte Grande Oriente d’Italia)

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gran loggia

La Gran Loggia 2009 sarà intitolata “Costruttori di sogni possi-bili” e si svolgerà, come di consueto, al Palacongressi di Rimini.Dal 3 al 5 aprile il tradizionale appuntamento di primavera delGrande Oriente d’Italia presenta il solito modulo di attività pub-bliche a corredo dei lavori rituali nel Tempio caratterizzati que-st’anno dall’installazione del Gran Maestro e dei membri effetti-vi di Giunta eletti il 1° marzo per il rinnovo del governo del-l’Ordine.Per favorire la diffusione e la conoscenza dei principi e dei va-lori della Massoneria, anche in questa edizione il Gran Maestroterrà due allocuzioni: una pubblica, venerdì 3 aprile, e una do-menica mattina, riservata a tutti i membri del Grande Oriente.Alle ore 17,45 i lavori rituali saranno sospesi e le porte del Tem-pio si apriranno per accogliere i fratelli apprendisti e compagni,le famiglie, gli amici e i rappresentanti delle istituzioni. Dopo unintermezzo musicale, il Gran Maestro terrà il suo intervento. De-dicata ai soli fratelli, invece, l’allocuzione di domenica 5 aprile:il momento più solenne della tornata di Gran Loggia nel qualesaranno presenti le delegazioni delle Gran Logge estere. In que-sta occasione potranno partecipare anche fratelli apprendisti ecompagni che dovranno indossare le loro insegne e presentarela tessera d’appartenenza ai questori situati all’ingresso delTempio.Per quanto riguarda il programma culturale, accessibile anche ainon massoni, l’inizio dei lavori sarà la mattina del 3 aprile alle

ore 9,30. Nei tre giorni sono previsti tre talk show e la presen-tazione di libri d’interesse massonico organizzata dal ServizioBiblioteca che allestirà anche una mostra sull’epopea della Re-pubblica Romana. Saranno ancora presenti gli stand della “Fie-ra del Libro”, di opere d’arte e di oggettistica massonica, dislo-cati negli spazi del Palacongressi, senza dimenticare le consue-te iniziative dell’Associazione Italiana di Filatelia Massonica delGrande Oriente d’Italia (Aifm-Goi) con l’annullo speciale realiz-zato con le Poste Italiane e una ricca esposizione di materiale fi-latelico da tutto il mondo. E non mancherà attenzione verso chisoffre. Anche in questa edizione ci sarà un’area per la ‘Solida-rietà’ allestita con stand espositivi di associazioni che svolgonoattività benefiche. IInnffiinnee,, ssoolliittoo aappppuunnttaammeennttoo iill ssaabbaattoo sseerraa,, aall PPaallaaccoonnggrreessssii,, ccoonnuunn ggrraannddee eevveennttoo mmuussiiccaallee aappeerrttoo aa ttuuttttii ((iinniizziioo oorree 2200,,3300)).. RRii--ttoorrnnaa NNooaa,, nnoottaa ccaannttaannttee iissrraaeelliiaannaa iimmppeeggnnaattaa nneellll’’uuttiilliizzzzoo ddeellllaammuussiiccaa ccoommee ssttrruummeennttoo ddii rriiaavvvviicciinnaammeennttoo ffrraa ppooppoollii iinn ccoonnfflliitt--ttoo,, ccoonn ppaarrttiiccoollaarree rriigguuaarrddoo aallllaa ttrraaggiiccaa qquueessttiioonnee mmeeddiioorriieennttaa--llee.. EE’’ ssttaattaa ggiiàà oossppiittee ddeell GGrraannddee OOrriieennttee nneell 22000055..LLaa cceennaa ddii ggaallaa ssii ssvvoollggeerràà iill ggiioorrnnoo pprriimmaa,, vveenneerrddìì 33 aapprriillee,, aallGGrraanndd HHootteell ddii RRiimmiinnii.. LL’’aappppuunnttaammeennttoo èè aallllee 2211.. SSaarràà ppoossssiibbiilleeaaccqquuiissttaarree ii bbiigglliieettttii nneellll’’aappppoossiittoo ssttaanndd ssiittuuaattoo aall PPaallaaccoonnggrreessssiiiill ggiioorrnnoo ddii aappeerrttuurraa ddeellllaa GGrraann LLooggggiiaa..Il programma dettagliato sarà pubblicato nel prossimo numerodi “Erasmo Notizie” e diffuso su www.grandeoriente.it

RIMINI / Tradizionale appuntamento dell’assemblea annuale del Grande Oriented’Italia

‘Costruttori di sogni possibili’

numero 4-5 / 2009

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GRAN LOGGIA 3-5 APRILEGRAN LOGGIA 3-5 APRILE

Rimini, Palacongressivia della Fiera 52

20092009

3

I TALK SHOW

venerdi 3 aprile ore 10:30COSTRUTTORI DI SOGNI

sabato 4 aprile ore 17:30COSTRUTTORI DI UTOPIE

domenica 5 aprile ore 10:30COSTRUTTORI DI REALTÀ

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DATI GRANDE ORIENTE / Relazione amministrativa del Gran Segretario

2008: che numeri!Grande Oriente in ottima salute: la Comunione continua a crescere.Boom di bussanti nell’ultimo anno “E’ con particolare emozione che mi accingo a presentarvi il resoconto delle attività dell’anno appena trascorso: così importante perla vita della nostra Istituzione; denso di avvenimenti; conclusivo di un ciclo quinquennale che ha visto il Grande Oriente d’Italia con-tinuare nella sua profonda trasformazione, seguendo quel movimento di apertura e di rinnovamento che il Venerabilissimo Gran Mae-stro ha ben definito ‘Primavera della Massoneria’”.Il primo paragrafo della relazione amministrativa del GranSegretario che sarà presentata nella prossima Gran Loggiaa Rimini anticipa, senza mezzi termini, i contenuti di tuttoil documento: una fotografia dello stato della Comunionecon i grandi risultati raggiunti dal Grande Oriente alla finedel secondo mandato del Gran Maestro Gustavo Raffi e, inparticolare, nell’ultimo anno. Nessun trionfalismo, solo da-ti di fatto. E, prima di tutto, parlano i numeri.Al 31 dicembre 2008 il saldo degli iscritti al Grande Orien-te d’Italia si è chiuso in attivo come ormai ogni anno:19457 fratelli suddivisi in 709 logge (dopo un mese e mez-zo sono state registrate altre 110 unità e 3 nuove offici-ne) con un incremento quasi del 5% rispetto al 2007. So-lo nel 2003 c’è stata una percentuale più alta.

numero 4-5 / 20094

Venerdì 3 aprile 2009 – ore 15:00

1. Apertura e ripresa dei lavori rituali2. Lettura e approvazione del verbale

della precedente tornata3. Ricevimento del Gran Maestro4. Saluto al Presidente della

Repubblica e alle bandiera italianae europea

5. Lettura dei messaggi ricevuti6. Nomina di 10 o più scrutatori per il

conteggio dei voti (art. 96 Reg.)7. Relazione della Commissione

Verifica Poteri e comunicazioni delGran Maestro (art. 93 Reg.)

8. Relazione Morale del GrandeOratore

9. Interventi e discussione10.Sospensione dei lavori rituali

GRAN LOGGIA APERTA AL PUBBLICOI• Ingresso di apprendisti, compagni

ed eventuali altri maestri• Apertura del Tempio a ospiti e

autorità• Allocuzione pubblica del Gran

Maestro

Sabato 4 aprile 2009 – ore 9:30

11.Ripresa dei lavori rituali12.Relazione Amministrativa del Gran

Segretario13.Relazione del Consiglio dell’Ordine14.Comunicazione del Responsabile

della Biblioteca Nazionale delGrande Oriente d’Italia

15.Discussione e votazione sueventuale riconoscimento di GrandiLogge estere

15/bis. Elezione di 2 Giudici dellaCorte Centrale

16.Lettura del verbale della C.E.N.e proclamazione, da parte del GranMaestro uscente, degli eletti

17.Insediamento del neo eletto GranMaestro e prestazione dellaPromessa Solenne del nuovo GranMaestro

18.Insediamento e prestazione dellaPromessa Solenne dei GrandiMaestri Aggiunti e dei GrandiDignitari

19.Nomina, da parte del Gran Maestro,del Gran Segretario

20.Sospensione dei lavori rituali

Domenica 5 aprile 2009 – ore 9:30

INGRESSO DI APPRENDISTI, COMPAGNI ED EVENTUALI MAESTRII

21.Ripresa dei lavori rituali22.Ricevimento del Gran Maestro23.Eventuale nomina a Gran Maestri

Onorari24.Ricevimento dei Rappresentanti dei

Corpi Rituali25.Ricevimento delle delegazioni di

Grandi Logge estere26.Saluto dei rappresentanti dei Corpi

Rituali e delle delegazioni di GrandiLogge estere

26/bis Proclamazione dei 2 Giudicidella Corte Centrale

27.Allocuzione del Gran Maestro28.Proposte per il Bene Generale

dell’Ordine e della Gran Loggia inparticolare

29.Chiusura dei lavori

NNEELL TTEEMMPPIIOO

ISCRITTI AL 31 DICEMBRE 2008

fonte Grande Oriente d’Italia

gran loggia

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gran loggia

Interessante anche il dato sugli assonnamenti,in calo rispetto allo scorso anno. Dal 2005 con-tinua invece a crescere il numero dei passaggiall’Oriente Eterno confermando il progressivocambio generazionale della Comunione. L’etàmedia dei fratelli è tra i 53 e i 54 anni, mentrequella di chi chiede di entrare al Grande Orien-te è intorno ai 40. I bussanti sono tornati a cre-scere abbondantemente in tutto il 2008 dopoun leggero rallentamento nel periodo 2004-2007. Una crescita analoga si è avuta nel 2002.

Ma dove si distribuiscono i nuovi fratelli? NeiCollegi circoscrizionali, confrontando i datidegli ultimi due anni, si riscontra una crescitadiffusa in tutto il paese, anche se due circo-scrizioni si distinguono per l’aumento di iscrit-ti: l’Abruzzo-Molise e la Sardegna. Flessioneinvece in Umbria.

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BUSSANTI AL 31 DICEMBRE 2008

COLLEGI: ISCRITTI 2008

fonte Grande Oriente d’Italia

fonte Grande Oriente d’Italia

Abruzzo-Molise 1,50Calabria 11,99Campania 4,09Emilia Romagna 5,33Friuli Venezia Giulia 1,47Lazio 8,16Liguria 5,15Lombardia 7,89Marche 4,12Piemonte-Valle d’Aosta 9,53Puglia 4,22Sardegna 4,72Sicilia 8,86Toscana 15,07Trentino Alto Adige 0,75Umbria 5,06Veneto 2,13

Abruzzo-Molise 2,16Calabria 12,21Campania 4,06Emilia Romagna 5,27Friuli Venezia Giulia 1,47Lazio 8,24Liguria 5,04Lombardia 7,95Marche 4,23Piemonte-Valle d’Aosta 9,36Puglia 4,31Sardegna 5,05Sicilia 8,80Toscana 14,92Trentino Alto Adige 0,73Umbria 4,68Veneto 2,16

COLLEGI: ISCRITTI 2007 IN PERCENTUALI COLLEGI: ISCRITTI 2008 IN PERCENTUALI

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numero 4-5 / 2009

Grande serata il 9 febbraio a Villa ‘Il Va-scello’ per le celebrazioni della Repubbli-ca Romana. Nel 160º anniversario il Ser-vizio Biblioteca del Grande Oriente, d’in-tesa con il Collegio circoscrizionale delLazio, ha organizzato una conferenza con

la presentazione del volume di Stefano To-massini “Storia avventurosa della Rivolu-zione romana. Repubblicani, liberali e pa-palini nella Roma del ‘48”, e una mostradi volumi e stampe dal titolo “1849-2009.La Repubblica Romana in Biblioteca”. L’e-

sposizione è rimasta aperta al pub-blico per oltre una settimana conuna considerevole affluenza di nonmassoni.All’incontro sono intervenuti il GranMaestro Gustavo Raffi, il vicepresi-dente circoscrizionale del Lazio Fran-cesco Lorenti (in assenza del presi-dente Bruno Battisti D’Amario), l’exdirettore del Corriere della Sera Ste-fano Folli, il rettore della ‘Libera Uni-versità San Pio V’ Giuseppe Parlatoe il regista Luigi Magni. Presente an-che Stefano Tomassini, giornalista,autore della trasmissione televisivaBallarò e di saggi tra cui “Istria deiMiracoli” e “Amor di Corsica”.Secondo Dino Fioravanti, responsa-bile del Servizio Biblioteca e mode-ratore dell’incontro, l’autore ha af-frontato il tema della Repubblica Ro-mana e le vicende collegate congrande sensibilità. Nel libro risalta-no aspetti utili all’analisi storica diquegli anni e, in primo luogo, la pro-spettiva rivoluzionaria della Repub-blica Romana con la modernità del-la sua carta costituzionale. Emergeil ruolo di Pio IX con la sua inizialepropensione al cambiamento e laconcessione di maggiori libertà po-litiche e civili, fino alla sua successi-va spinta reazionaria che ha con-traddistinto per vent’anni il poteretemporale del Vaticano. Altri perso-naggi di rilievo, oltre Garibaldi eMazzini, sono Terenzio Mamiani ePellegrino Rossi, ministro dell’inter-no di Pio IX, giudicato dall’autore,“un eroe del Risorgimento”.

“Ho scritto questo libro – ha detto To-massini – perché sono repubblicano e ro-mano e perché il rapporto tra la nostranazione e il Risorgimento lascia ancora adesiderare, forse perché è troppo recen-te ed eccessivamente semplificato”.“Oggi siamo preda della semplificazione– ha continuato – per via dei media edello scadimento della cultura politica at-tuale”, mentre “la moralità e il valore de-gli uomini di allora era altissimo”. Secondo l’autore “Roma era stato un cam-po di prova, la dimostrazione che esiste-va una causa nazionale italiana. Non sitrattava più di una guerra del Piemonte odi una rivoluzione contro i Borboni da par-te dei siciliani che poteva essere intesa co-me un tentativo autonomista: con la rivo-luzione romana si crea un legame profon-do con la causa nazionale”.Ma questo libro non è solo una ricostru-zione storica di fatti. Stefano Folli ne haelogiato l’attualità perché “in un periododel genere, fatto di strappi, pressioni e la-cerazione delle coscienze, può farci ri-flettere”. “Una delle ragioni per cui que-sto libro merita di essere letto – ha pre-cisato – è che restituisce con passioneuno degli eventi più straordinari della no-stra storia, ora rimossa, e per questo oc-corre limare la cappa di silenzio cadutonel nostro Paese”. “Lungo le pagine – ha detto ancora – ilmomento storico assume una dimensionepiù complessa e compiuta. Molto spessoabbiamo assistito a una semplificazionedegli eventi del periodo risorgimentale,che sono stati santificati o eccessivamen-te criticati. Qui, invece, il rigore nella ri-costruzione storica si sposa con un’azio-ne di archeologia dei sentimenti, metten-do in luce le emozioni dei protagonisti ele varie personalità con i loro contrasti, lelotte e alcune ingenuità politiche”.Folli ha poi comparato la rivoluzione ro-mana a quelle americana e francese, sco-prendovi interessanti analogie. Nonostan-te le differenze evidenti, dovute alla “di-mensione” degli eventi, il giornalista re-puta queste “diversità soltanto apparen-

ROMA / Al Vascello un libro e una mostra per il 160º anniversario della RepubblicaRomana

Tra Rivoluzione e Repubblica:un’eroica e tragica avventura

servizio bibliotecaservizio bibliotecaPubblico al Vascello. La grande affluenza ha richiestol’allestimento di altri due locali della villacon un maxi schermo

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ti” perché l’avventura romana “toccava un potere tanto importantecome quello temporale del Papa”. Concetti come quello di ‘so-vranità del popolo’, ‘uguaglianza’, ‘libertà’ e ‘fratellanza’ la acco-munano agli altri due eventi rivoluzionari, così come la grandemodernità della sua carta costituzionale dove si riscontrano ele-menti di democrazia particolarmente avanzati come il suffragiouniversale e alcuni meccanismi di democrazia diretta.Anche il rettore Giuseppe Parlato ha elogiato il libro per ciò cheracconta e per quello che può significare. “Esprime il senso del-l’appartenenza – ha detto – descrivendo un mondo dal quale ve-niamo, ma che ricordiamo poco; che ci influenza ancora, e, anzi,che dovrebbe influenzarci molto di più”. Ha espresso ammirazio-ne per lo stile del testo che usa la forma di un “un dialogo spon-taneo con il lettore, attraverso una riflessione che l’autore ci ac-compagna a vivere e assimilare”. Anche le citazioni sono usate sa-pientemente, “senza farle pesare”.Sui contenuti e le sue proiezioni Parlato ritiene che Tomassini seb-bene “convinto dei valori politici e culturali della Repubblica Ro-mana, non si sia lasciato ingabbiare, lasciando campo libero allaricerca e ai documenti. Uno dei concetti centrali del libro è quellodell’ardire, come senno politico di tutta la repubblica”, una con-traddizione, secondo Parlato, data proprio dal “pensare che si po-tesse affermare una tale Costituzione”. Un ardire rintracciabile invari episodi rivoluzionari, legati da una matrice comune, quella

mazziniana, a partire dai motidel 1820-21 a Napoli e in Pie-monte, passando per il 1848, fi-no all’interventismo rivoluzio-nario e all’impresa di Fiume.Questa passione ideale è stataconfrontata dal rettore con il“deficit di cultura politica dioggi”. “Ovviamente sono con-tento – ha precisato – chenon ci siano più violenze poli-tiche e scontri di piazza nelnostro Paese, ma da qui a nonavere più differenze tra la de-stra e la sinistra e ad avere

programmi politici uguali e fotocopiabili c’è una bella differenza:oggi la politica è soprattutto pubblicità e spettacolo”.Queste considerazioni sono state condivise al termine dal GranMaestro Gustavo Raffi che, anticipato all'inizio dell'incontro dal vi-cepresidente circoscrizionale Francesco Lorenti, ha dimostrato co-

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Il Servizio Biblioteca porterà la mostra sull’epopea repubblica-na di Roma al Palacongressi di Rimini in occasione della pros-sima Gran Loggia.Sarà intitolata “La Rivoluzione della Repubblica Romana tra ce-lebrazione e satira (1849-2009)” e sarà integrata con altro ma-teriale per un totale di 52 pezzi. L’esposizione rimarrà apertaper tutta la durata della Gran Loggia e sarà inaugurata dal GranMaestro il 3 aprile alle 9,30.

Frontespizio del volume Storia della rivoluzione romana di BiagioMiraglia da Strongoli (Genova, Bertocci, 1851)

(collezione privata)

PPIILLLLOOLLEE DDII GGRRAANN LLOOGGGGIIAA

Stampa tratta dal giornale di caricature politiche Don Pirlone (nn. 1-2-3-4, 1settembre 1848-2 luglio 1849)

(collezione privata)

Tavolo dei relatori

Luigi Magni alla conferenza

servizio biblioteca servizio bibliioteca

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me l’epopea della RepubblicaRomana sia da ricondurre nel-l’alveo delle cronache masso-niche italiane, parte inscindi-bile della storia nazionale.Lorenti ritiene che l’esperien-za della Repubblica Romanapossa essere definita come“prima e unica rivoluzione ita-liana dove le gesta di perso-ne semplici non solo hannoriempito pagine di storia mahanno contribuito a realizza-re il vero obiettivo della Mas-soneria e cioè quello di lavo-rare al bene e al progressodell’Umanità”. “Gli animatoridi quell’evento – ha aggiunto– diventarono poi alti espo-nenti politici e nel contempo di vertice delGrande Oriente d’Italia. Solo per fare po-chissimi nomi, ricordiamo Garibaldi checondusse al Vascello l’ultima difesa o i duetriumviri Armellini e Saffi. Mazzini, seb-bene mai dimostrato massone, divennemembro onorario di tantissime logge intutta Italia”.E secondo il Gran Maestro Raffi “Masso-neria e mazzinianesimo sono malattie del-l’animo che una volta contratte è impos-

sibile guarirne”. Per lui la Repubblica Ro-mana fu “mazziniana, basata non sul go-verno di un partito che vince, ma su unvero progetto di costruzione morale”.“Oggi la politica è morta – ha precisato– e non si va oltre al sondaggio e all’in-teresse di parte. Allora la questione eraben diversa: il popolo combatteva e mo-riva per difendere i propri ideali”. “Occorre rilanciare quella religione civile– ha aggiunto – che è oltretutto fonda-

mento della nostra Istituzio-ne, dal periodo napoleonicofino all’Unità. Non dimenti-chiamo che le logge furono ilnucleo di incontro di personedi ceto e pensiero diverso ela vera e propria officina perla formazione della nuovaclasse dirigente”.“Questo libro – ha concluso ilGran Maestro – non solo ci facamminare tra le strade dellaRoma dell’epoca ma ci indicala strada da percorrere se vo-gliamo tenere vivo lo spiritoche ha costruito il nostro Pae-se unito e democratico. Conti-nuiamo perciò a seguire il no-stro grande progetto e mante-

niamo operose le nostre ‘officine’ senza lequali verrebbe meno la nostra ragion d’es-sere. Solo così potremo realmente contri-buire al bene e al progresso dell’uomo”.

Il Gran Maestro Gustavo Raffi e il giornalista Stefano Folli

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Repubblica RomanaIl Grande Oriente d’Italia ha celebrato i 160 anni della Repub-blica Romana già in mattinata con una cerimonia al Sacrario ga-ribaldino al Gianicolo organizzata, come ogni anno, dalle log-ge capitoline “Goffredo Mameli” (169) e “Dio e Popolo” (786)sotto l’egida del Collegio circoscrizionale del Lazio.Presenti fratelli di molte officine romane, insieme ai loro mae-stri venerabili, con i rispettivi labari e quello del Grande Orien-te in bella mostra. Una corona d’alloro è stata deposta ai pie-di dell’ara al centro del Sacrario, accanto a quelle delle varieistituzioni che hanno celebrato l’anniversario a partire dalla Re-gione, dalla Provincia e dal Comune di Roma. Hanno parteci-

pato anche rappresentanze diplomatiche, associazioni laiche ed’Arma e numerosi studenti dei licei romani “Goffredo Mame-li” e “Luciano Manara”. Un picchetto d’onore dei Granatieri diSardegna ha reso gli onori militari.Il sindaco della capitale, eccezionalmente, ha preso parte allacerimonia e al termine si è intrattenuto con il Gran MaestroOnorario Luigi Sessa che lo ha ringraziato, a nome del GrandeOriente d’Italia, della sua presenza come primo cittadino. Datantissimo tempo un sindaco di Roma non rendeva onore, inprima persona, alla memoria dei Caduti della Repubblica Ro-mana.

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Gianni Alemanno, discorrendo cordialmente con il fratello Sessa, ha appre-so il significato dei simboli di alcuni labari e che nel sacello del Sacrario ri-posano le spoglie di Goffredo Mameli, caduto gloriosamente tra le rovinedel Vascello, ultimo baluardo della resistenza Repubblicana Romana e orasede nazionale del Grande Oriente d’Italia. La presenza dei massoni italiani alla cerimonia è stata documentata da al-cune televisioni, compresa Rai Regione nel suo telegiornale. Il Gran MaestroOnorario Sessa, alla domanda di Odeon Tv sul motivo della presenza mas-sonica alla celebrazione, ha risposto che il Grande Oriente d’Italia è sempremolto sensibile a queste ricorrenze “nelle quali, oltre che giusto, è dovero-so commemorare e celebrare le glorie patrie e soprattutto il sacrificio del-la vita sopportato dai tanti giovani italiani e romani che in quella eroicaepopea, precorritrice del Risorgimento d’Italia, indicarono a lettere scrittecol proprio sangue la via per dare una Patria al popolo italiano”.

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REPUBBLICA ROMANA,ALEMANNO COMMEMORAMAZZINI E GARIBALDIROMA – In occasione del 160º anniversario della proclamazione dellaRepubblica Romana il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha reso omag-gio al monumento a Giuseppe Mazzini, in piazzale Ugo La Malfa e al-l’ossario Garibaldino al Gianicolo.Il sindaco ha deposto una corona d’alloro sotto la statua di Mazzini alCirco Massimo in compagnia dell’assessore provinciale alla SicurezzaEzio Paluzzi e dell’assessore regionale alle Politiche sociali Anna SalomeCoppotelli. Successivamente Alemanno si è recato in visita all’ossario ga-ribaldino dove è stato accompagnato dal pronipote di Giuseppe Gari-baldi e da due scolaresche. “La Repubblica romana è una memoria cheva recuperata e mantenuta con molta forza soprattutto nelle scuole” –ha detto Alemanno. “E’ stata una tappa molto importante per il Risorgi-mento italiano – ha proseguito – una tappa conflittuale e di lacerazio-ne nei confronti del potere temporale dei Papi. Però questo episodiorappresenta il momento in cui una serie di culture, da quella mazzinia-na a quella garibaldina si sono unite per cominciare a dare dei postula-ti che servirono come base per la redazione della Costituzione italiana”.

9 febbraio 2009

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BOLZANO / Incontro nella casa massonica

Il Codice GiorgioppiSvelato il mistero della “Pala di Montefeltro”?

Monumento romano a Giordano Bruno a Campo dè Fiori, dove fu arso vivo. L’opera è di Ettore Ferrari,scultore e politico, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. Fu inaugurata con grande clamore nel 1889

IINN BBRREEVVEE

Monumento a Giordano Bruno a Firenze Prorogati i termini del bando di concorso. L’iniziativa è della omonima loggia fiorentina conil patrocinio del Collegio toscanoE’ il 15 aprile 2009 la nuova data di scadenza per la presentazione dei bozzetti del monu-mento a Giordano Bruno che l’omonima loggia fiorentina dedicata al filosofo nolano, marti-re dell’Inquisizione, intende donare al Comune di Firenze. Il monumento sarà collocato in unospazio pubblico da definire con l’amministrazione comunale. L’iniziativa della loggia “Giordano Bruno”, patrocinata dal Collegio circoscrizionale toscano,ha riscosso grande successo e sono numerosissime le opere finora pervenute, tanto da con-vincere gli organizzatori a prorogare i termini del bando di concorso, del quale rimangonoinvariate le condizioni.

Il bando di conconcorso è stato pubblicato nel numero 19-20/2008 di Erasmo Notizie ed è nelsito internet del Grande Oriente d’Italia (www.grandeoriente.it).

A gennaio il Circolo “Logos”, se-de del Grande Oriente d’Italia aBolzano, ha ospitato una con-

ferenza sulla “Pala di Montefeltro” di Pie-ro della Francesca, oggi esposta alla Pi-nacoteca di Brera. Si tratta di uno degliincontri in programma nelle attività cul-turali della Massoneria cittadina.Unico relatore Giorgio Gioppi, noto pit-tore bolzanino, che ha presentato in an-teprima una sua interessante teoria, ri-sultato di lunghi studi personali, su que-sto dipinto. Roveretano di nascita il Gior-gioppi (com’è conosciuto) ha frequenta-to il magistero di Grafica di Urbino, l’Ac-cademia di Brera a Milano e ha conti-nuato a studiare a Firenze, Venezia, Bo-logna, per approdare definitivamente aBolzano. Da sempre è un grande appas-sionato di Piero della Francesca e da an-ni cerca di individuare la chiave di lettu-ra di tutti i suoi dipinti. E secondo lui ciè finalmente riuscito.L’artista sostiene che un codice matematico lega le sei opere diPiero della Francesca fatte ad Urbino. Nella Pala di Montefeltro,commissionata da Federico di Montefeltro, Duca di Urbino, aleg-gia da sempre l’ombra del mistero. Era stata tagliata sui quattrolati e nessuno sapeva né quando né perché. Con l’applicazione diquesto codice il Giorgioppi è riuscito a ricostruire la vita mistica

di Federico da Montefeltro ricollegandolaa quella reale, scoprendo che l’opera si ba-sa su un duplice calendario sottostante (unasorta di reticolo) del suo periodo e relati-vo alla vita di Federico.Poi, con l’applicazione della sezione au-rea (costante matematico/geometrica uti-lizzata forse sin dai babilonesi), ha indi-viduato le proporzioni originali del di-pinto ricavando anche l’anno (il 1482) incui il taglio era stato effettuato, presumi-bilmente dallo stesso Piero della France-sca. In quella data morì il Duca di Mon-tefeltro.Impressionante l’enormità di dati, numerie riferimenti matematici e geometrici chesi ripetono e si incrociano: nell’analisi delGiorgioppi si ricavano le date di nascitadi Federico, della sua morte e di quella disuo fratello Oddantonio (il Duca di Mon-tefeltro ne fu accusato), di nascita del-l’ottavo figlio, unico maschio da sempredesiderato. Il tutto legato a Cristo.

Un mistero svelato? Un’ipotesi tutta da verificare? Sicuramenteè una teoria che farà discutere. I fratelli bolzanini si sono complimentati con l’artista e studiosoGiorgioppi ringraziandolo per aver scelto proprio il loro am-biente, sempre aperto a qualunque forma di conoscenza, perpresentare pubblicamente il suo studio.

La Pala di Brera nella ricostruzione “matematica” diGiorgioppi

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“I have a dream””,, la cceleberrima frase pronunciata nel 1963 daMartin Luther King al Lincoln Memorial, è il titolo del concerto(gratuito) che gli allievi della Crossroad Music Lab, sezione mu-sicale dell’Accademia dei Ravvivati – Centro Promozione Arti-stica di Piombino, hanno tenuto la sera del 25 febbraio al TeatroMetropolitan della città. Le logge del Grande Oriente d’Italia del-la Val di Cornia hanno promosso l’iniziativa con il patrocinio delCollegio circoscrizionale della Toscana per sensibilizzare l’opi-nione pubblica sul valore dei principi di uguaglianza, tolleranzae solidarietà. L’attenzione degli organizzatori è andata su un ca-so emblematico delle ultime settimane: quello di Navtej SinghSidhu, l’uomo di trentacinque anni arso vivo da balordi italianinella notte tra il 31 gennaio e l’1 febbraio su una panchina di mar-mo della stazione di Nettuno, a sud di Roma. All’ingresso del Me-tropolitan è stato sistemato un contenitore per raccogliere of-ferte a suo favore come segno tangibile di solidarietà della Mas-soneria della Val Di Cornia, dei giovani piombinesi e di tutta lacittà. A fine serata sono stati contati 1700 euro.Sul palco si sono alternate 18 band per un totale di 65 giovanimusicisti e cantanti che, con un concerto rock interamente dalvivo, hanno manifestato il loro pensiero proponendo le più si-gnificative canzoni degli artisti che maggiormente hanno contri-buito a diffondere questi principi nel mondo: Elvis Presley, JohnLennon e Yoko Ono, Bob Dylan, Joan Baez, Youss’n Dour, Noa,Peter Gabriel, Michael Jackson, Stevie Wonder, Billie Holiday,Bruce Springsteen, Patti Smith, Bob Marley, U2 e molti altri. So-no state proiettate anche immagini dei cantanti e degli articolidei giornali che si richiamano al problema del razzismo in Italia.I 65 musicisti e cantanti allievi della scuola musicale Crossroaddell’Accademia dei Ravvivati – Centro Promozione Artistica, so-no saliti sul palco insieme agli insegnanti Marco Mezzacapo, Fe-derico Righi, Giovanni Germanelli, Tommaso Politi, Nico Pisto-lesi, Lisa Carpitelli, Irene Mezzacapo.Significativa la presenza in platea, in prima fila, del sindaco Gian-ni Anselmi e dell’assessore alla cultura Ovidio Dell’Omodarme

che si sono complimentati a fine concerto con i musicisti.In una nota congiunta del presidente circoscrizionale della To-scana Stefano Bisi e del presidente dell’Accademia dei Ravviva-ti Renzo Mezzacapo, ripresa dal quotidiano Il Tirreno, è rico-nosciuto “il valore aggiunto dato a questo concerto dall’impe-gno di 65 giovani musicisti non professionisti che hanno volutofortemente l’iniziativa, impegnandosi per tre mesi in continueprove giornaliere”. “Più semplice sarebbe stato chiamare un professionista – han-no spiegato – pagarlo e fare un concerto che avrebbe avuto ilvalore, se pur importante, di semplice testimonianza. L’impegnodi tanti giovani che dicono ‘no’ ai loro coetanei che sull’ondadella deriva di violenza sempre più crescente, giorno dopo gior-no, si richiamano a sentimenti aberranti di odio e di discrimina-zione, fa di questa iniziativa un momento significativo per la tol-leranza e l’impegno sociale della città di Piombino”.Chi volesse ancora contribuire con offerte, può recarsi pressola segreteria dell’Accademia dei Ravvivati in via Leonardo daVinci 7.

Un momento del concerto

PIOMBINO / Concerto dell’Accademia dei Ravvivati – Centro Promozione Artisticaorganizzato dalle logge della Val di Cornia con il patrocinio del Collegio toscano

I have a dreamRock live per l’uguaglianza sociale

PISTOIA / Iniziativa del Collegio toscano e dellelogge di Pistoia e Montecatini

Convegno sui diritti umani

I l Palazzo Comunale di Pistoia ha ospitato il pomeriggio del 20 febbraio il con-vegno "La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo" organizzato dal Col-legio circoscrizionale della Toscana e dalle logge di Pistoia e Montecatini.

Sono intervenuti il sindaco Renzo Berti, il presidente della ‘Fondazione Monte

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S i chiama “Eleusi” la prima loggia di Nardò, cittadina delSalento in provincia di Lecce, consacrata il 21 febbraio.Ospite d’eccezione il Gran Maestro della Gran Loggia

Nazionale Francese François Stifani (originario proprio di Nardò)accompagnato da una numerosa delegazione. Ad accoglierlo ilGran Maestro Aggiunto Massimo Bianchi, il Gran Segretario Giu-seppe Abramo, i pugliesi Carlo Petrone, consigliere dell’Ordinein Giunta, e Mauro Leone, presidente del Collegio circoscrizio-nale della Puglia. Grande il numero di fratelli giunti da tutta laregione e da altre circoscrizioni.La cerimonia, officiata secondo il rito francese, si è svolta indue momenti: la mattina a Monopoli, all’hotel Melograno, e nelpomeriggio a Nardò, nella nuovissima casa massonica dove so-no stati installati i dignitari dell’officina.La Gazzetta del Mezzogiorno ha annunciato l’evento lo stessogiorno con alcune dichiarazioni del Gran Maestro francese. “So-no fiero che proprio a Nardò nasca la prima loggia italiana a

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dei Paschi di Siena’ Gabriello Mancini, il presidentedella ‘Fondazione Derek Rocco Barnabei’ Anna Carli,lo storico Marcello Flores d'Arcais dell'Università diSiena, il Gran Maestro Gustavo Raffi. Ha moderato ilavori il presidente circoscrizionale toscano StefanoBisi.

(Pistoia) 21 febbraio 2009

<<<<<< segue “Pistoia” da pag. 11 >>>>>>

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IN PUGLIA

Apre i battenti la loggia“Eleusi” di NardòEccezionale presenza del Gran Maestro della Gran Loggia NazionaleFrancese, neretino di nascita

CCEERRIIMMOONNIIAA AA MMOONNOOPPOOLLII

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praticare il rito francese”, ha detto Stifani in un ottimo italiano,“anche perché reinstalliamo una presenza che a Nardò c’è sta-ta fin dall’Ottocento. Avrò il piacere di consacrarla proprio iocon le pratiche francesi”. François Stifani, che nella vita ‘profana’ fa l’avvocato in CostaAzzurra, andò via da Nardò a nove anni. “Sono ritornato di re-cente per seppellire mio padre – ha raccontato ancora allaGazzetta del Mezzogiorno – perché questo era il suo deside-rio e ho ancora dei parenti in città. Il ritorno della Massonerianella mia Nardò ha molti significati e anche il luogo presceltoper la casa massonica, che è nel Centro storico, ha un sensoprofondo. Sono certo che la loggia potrà proporre anche qui isuoi valori profondi e moderni”.

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CCEERRIIMMOONNIIAA AA NNAARRDDÒÒ

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T ornata italo-francese il pomerig-gio del 14 febbraio nella sedemassonica genovese. Ospite del-

la Massoneria ligure una numerosa dele-gazione della Provincia Alpes-Corse-Mé-diterranée della Gran Loggia NazionaleFrancese guidata dal Gran Maestro Pro-vinciale Daniel Jacquet. Ha fatto gli onoridi casa il presidente circoscrizionale dellaLiguria Francesco Paolo Barbanente, af-fiancato dal vicepresidente Stefano Am-brogio e dall’oratore Furio Cassano.Dopo un buffet sono iniziati i lavori ritua-li con un centinaio di fratelli liguri, tra lo-ro il Gran Maestro Aggiunto GiuseppeAnania e il Gran Maestro Onorario RenzoBrunetti. Li ha aperti il maestro venerabi-le della loggia “Trionfo Ligure” (90) echiusi quello della “Aurora Risorta” (91).Hanno ricoperto i ruoli di primo e secon-do sorvegliante i venerabili della “Giusep-pe Mazzini” (98) e della “Sabazia” (96),mentre l’oratore della loggia “Mimosa”(985) di Bordighera ha mantenuto la pro-pria funzione e ha illustrato le vicende delriavvicinamento tra il Grande Oriente d’I-talia e la Gran Loggia Nazionale Francese.Senza dimenticare il maestro delle ceri-monie della “Trionfo Ligure” (90) e quel-lo aggiunto della “Aurora Risorta” (91)che sono stati perfetti ‘registi’ della tor-nata risolvendo ogni complicazione conserenità e precisione.

Di grande effetto anche ilmomento musicale esegui-to dai fratelli Fabio Marin-cola (flauto) della “LandoConti” (105) di Sanremo ePiero Barbareschi (clavi-cembalo) della “Lord By-ron” (690) di La Spezia.Oltre agli inni nazionali,hanno interpretato la Mar-cia dei sacerdoti dal “Flau-to Magico” di Mozart, l’A-dagio dall’Inverno delle“Quattro Stagioni” di Vival-di, l‘Aria sulla quarta cordadi Bach, la Romanza e l’In-no alla Gioia di Beethoven,la Bourrée I e II, il Minuet-to e la Badinerie dalla Sui-te in si minore per flauto diBach, la Marche des freresmaçons di Naudot.I brani di Bach, Mozart,Beethoven, Naudot, Ma-meli, Rouget, sono statiscelti, arrangiati ed elabo-rati per l’occasione dal fra-tello Vitaliano Gallo, vir-tuoso del fagotto, della“Lando Conti” (1058) diSanremo, impossibilitato ad intervenireper un impegno improvviso.Grandissima la soddisfazione di tutti per

la serata e i fratelli liguri si sono impe-gnati a ricambiare la visita a marzo alla‘Tenue de Grande Loge’ di Nizza.

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IN LIGURIA

Fratelli francesi in visita a Genova

CALIFORNIA / Conferenza dei Gran Maestri del Nord America

Massoneria ieri oggi e domaniGran Maestro Aggiunto Bianchi in rappresentanza del Grande Oriente

Momento musicale della tornata

Foto di gruppo nella sede massonica genovese

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Il Gran Maestro Aggiunto Bianchi con ilSovrano Gran Commendatore Ronald A.Seale del Supremo Consiglio del RitoScozzese Antico e Accettato GiurisdizioneSud degli Stati Uniti d’America

Il Gran Maestro Aggiunto Bianchi con ilSegretario della Conferenza Mondiale delleGrandi Logge, Thomas Jackson (alla suadestra)

L a Conferenza dei Gran Mae-stri del Nord America si èsvolta quest’anno in Califor-

nia. Alla riunione che ogni febbraioriunisce i massimi esponenti delleMassoneria degli Stati Uniti e del Ca-

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nada ha partecipato il Gran Maestro Aggiunto Massimo Bianchi,accompagnato dal fratello Carlo Ricci della loggia “Nuova Ve-detta” (568) di Udine. Numerose Massonerie europee, compre-

sa quella inglese, hanno preso parte ai lavori che si sono tenutiall’Hyatt Regency Hotel di Garden Grove. Titolo dell’edizione:“Massoneria ieri, oggi e domani”.

E’ dedicata a Giovanni Battista Santini, architetto boe-mo di origine italiana massimo esponente dell’altobarocco ceco, la nuova loggia della Gran Loggia del-

la Repubblica Ceca, installata a Praga l’8 novembre 2008. E’ unaofficina molto particolare: parla italiano, indossa i paramenti delGrande Oriente d’Italia e segue i suoi rituali perché è costituitada fratelli italiani che lavorano da tempo in terra boema. Il mae-stro venerabile è Marco Pasqualetti, vecchia cononoscenza delGrande Oriente. Per tenere a battesimo la loggia il Gran Maestro Gustavo Raf-fi, impossibilitato a intervenire, ha mandato suoi delegati, conil Gran Maestro Aggiunto Massimo Bianchi in testa, accompa-gnato dal Presidente del Collegio degli Architetti Revisori Al-

berto Iannuzzelli e dal consigliere dell’Ordine in GiuntaCarlo Petrone. Altri fratelli del Grande Oriente non hannovoluto mancare la cerimonia con rappresentanti delle log-ge “Giordano Bruno” (1178) e “Concordia” (983) di Pesca-ra, “Melchiorre Delfico” (196) di Teramo, “Umberto Cipol-lone” (1000) di Lanciano, “Onore e Giustizia” (257) di Ba-ri; “Pitagora” (856) e “Nazario Sauro” (1220) di Taranto,“Quatuor Coronati” (1166) di Perugia e “Meucci Ruini”(1268) di Cento.La tornata d’istallazione della “Santini” (22) di Praga si èsvolta in un bellissimo palazzo del Settecento ricco di de-cori barocchi, marmi, dipinti e mobili d’epoca. Lì ha sede laBanca Centrale della Repubblica Ceca.

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REPUBBLICA CECA / Grande Oriente a Praga tiene a battesimo nuova officina

“Santini” loggia tutta italiana

Foto di gruppo a Praga con i tre delegati del Grande Oriente Bianchi,Iannuzzelli e Petrone

Loggia “Santini”

LA LOGGIA “SANTINI”invita tutti i fratelli italofoni

a partecipare a due prossime tornate rituali

SABATO 25 APRILEin grado d’apprendista

SABATO 13 GIUGNOin grado d’apprendista

presso il Centro Massonico Na Kozacce (entrata viaCermákova), 120 00 Praha 2 (ore 18)

Info: Marco Pasqualetti +420 606 620 [email protected]

[email protected]

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notizie dalla comunionePALERMO –– Il 31 gennaio le logge “Quatuor Coronati-Emulation” (931) di Firenze ed “Emulation” (1047) di Palermohanno sancito il loro gemellaggio con una suggestiva cerimonianella casa massonica palermitana. In modo piuttosto elegante,l’hanno definito Liaison Masonique. Calorosissima l’accoglienza della “Emulation”, guidata dal mae-stro venerabile Vincenzo Scaglione, ai loro ospiti. I fratelli fio-rentini non sono rimasti mai soli: per tutta la durata del sog-giorno a Palermo sono stati seguiti e ‘coccolati’, com’è del restocostume dell’ospitalità siciliana.Suggestiva la tornata celebrativa, arricchita da una iniziazione cheha dato maggior significato ai lavori rituali. Di grande interesse an-che gli interventi, in particolare del venerabile Scaglione e del rap-presentante della “Quatuor Coronati-Emulation”, Maurizio Provvedi,così come la tavola del fratello Rosario Consoli, sempre della loggiafiorentina, che hanno specificato il senso del ‘vincolo’ massonico rin-vigorito, in questa occasione, dalla nuova Liaison tra le due officine.

L’ epopea mazziniana continua a vi-vere nel cuore dei romeni, soprat-tutto massoni che hanno voluto de-

dicare una loggia all’“Apostolo dell’Umanità”. La loggia “Giuseppe Mazzini” di Bucarest,appartenente alla Gran Loggia Nazionale diRomania, è stata installata l’8 febbraio inuna delle sedi massoniche della capitale. Hapartecipato alla cerimonia una numerosadelegazione del Grande Oriente d’Italia co-stituita dalla loggia “Giuseppe Mazzini”(1277) di Taranto, dal maestro venerabiledella “Tommaso Briganti” (33) di GallipoliLuigi Giannì, dal presidente circoscrizionaledella Puglia Mauro Leone e dal Consiglieredell’Ordine in Giunta Carlo Petrone, interve-

nuto a titolo personale. Erano presenti anche i Gran Maestri Aggiunti dellaGran Loggia di Bulgaria Ilya Dimitrov e Lubomir Parmakov.Ai lavori, condotti nella prima parte dal Gran Maestro Aggiunto rumeno Ra-du Balanescu, ha partecipato l’assistente del Gran Maestro della Gran Log-gia Nazionale di Romania, Adrian Sanciulescu, e ben 84 maestri venerabilidella Comunione. Dopo l’installazione del maestro venerabile ConstantinSamir e dei dignitari di loggia c’è stato il tradizionale scambio di doni e isaluti augurali degli ospiti. Il fratello Francesco Guida, membro della “Maz-zini” di Taranto, ha letto la tavola “Mazzini e i massoni romeni”.

Nelle foto due momenti della cerimonia

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ROMANIA / Delegazione del Grande Oriente a Bucarest

Nuova loggia dedicata a Mazzini

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notizie dalla comunione

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attività

Grande O

riente d’Italia

I saluti sono giunti al termine di un’agape festosa, ma è stato unarrivederci, con l’impegno reciproco di un incontro non troppolontano.

PESCARA –– “Tramutare” l’Adriatico in un tavolo di di-scussione tra i fratelli dei paesi bagnati da quel mare. Il PrimoMeeting dell’Adriatico realizzato 18 novembre 2008 al Grand Ho-tel di Montesilvano, nei pressi di Pescara, è nato con questo spi-rito grazie all’iniziativa di alcuni fratelli delle logge “GiordanoBruno” (1178) di Pescara, “Cairoli Risorta” (777) di Bari e “GuidoMonina” (1238) di Ancona.

L’intervento del Gran Maestro Onorario Sessa

L’Adriatico è il testimone muto di violenze di ogni specie susse-guitesi per oltre due millenni. E’ stato teatro di conquista, di scon-tri, di morte e ancora oggi porta l’eco di una recentissima guerrafratricida: ecco perché è nato questo progetto con il fine di crea-re un’opportunità di incontro, dialogo e confronto tra i popoli.

La tornata ha avuto carattere rituale e ha riunito 146 fratelli di20 officine. Ospite d’onore è stato il Gran Maestro Onorario Lui-gi Sessa delegato a partecipare dal Gran Maestro Gustavo Raffidel quale ha espresso grande soddisfazione per l’iniziativa. IlGrande Oriente nazionale, ha comunicato l’alto dignitario, se-guirà da vicino lo sviluppo del progetto patrocinandone la rea-lizzazione.

Numerosi i messaggi di augurio ricevuti (significativi quelli delpresidente del Collegio degli Grandi Architetti Revisori AlbertoJannuzzelli e del consigliere dell’Ordine in Giunta Carlo Petrone)e gli indirizzi di saluto espressi da numerosi presenti, tra cui ilconsigliere dell’Ordine per le Marche Nicola Casadio e l’oratoredel Collegio della Puglia Franco Troja che hanno portato il salu-to delle rispettive circoscrizioni. Il prossimo appuntamento è previsto in primavera inoltrata perconsentire una più agevole partecipazione anche dei fratelli del-l’Adriatico Orientale.

TORINO –– Il solstizio d’inverno rappresenta un momentodell’anno importante, da sempre consacrato alla Speranza e legatoalla festività di San Giovanni Evangelista, il “San Giovanni che ride”,di fronte a una luce che inizia a essere sempre più luminosa. Unpassaggio simbolico fondamentale, che può anche trasformarsi inun’opportunità per far conoscere la nostra Istituzione a quanti nonne fanno parte, pur essendoci vicini nella “vita profana”.È con questo spirito che anche quest’anno la loggia torinese “De-metrio Cosola” (865) ha organizzato la Festa della Luce, che si èsvolta il 14 dicembre Villa Sassi, a Torino. Presenti all’Oriente ilmaestro venerabile Roberto Robattino e il presidente del Colle-gio circoscrizionale del Piemonte e Valle d’Aosta Marco Jacobbi,insieme ai dignitari di loggia: Enrico Marcato (primo sorveglian-te), Giovanni Franzone (secondo sorvegliante), Antonio Tantaro(oratore), Giovanni Cerchio (segretario), Michele De Martinis(maestro delle cerimonie).Dopo l’apertura dei lavori, un folto gruppo di amici e parenti èstato invitato a entrare nel tempio, allestito per l’occasione daifratelli della “Demetrio Cosola” all’interno di Villa Sassi, per as-sistere al rituale guidato dal presidente Jacobbi. Se è vero che ifatti talvolta comunicano più delle parole, per molti profani, chehanno condiviso le emozioni e le sensazioni provate, la Festa del-la Luce è stata un’occasione unica per vivere in prima personauna parte importante e intensa del lavoro che accomuna ogni fra-tello e per assaporare quello spirito di Amore e Fratellanza chelo permea.Finiti i lavori, la serata è proseguita con un’agape non rituale, al-lietata da un momento musicale eseguito da Nino Lapiana, al pia-noforte, e dal fratello Antonio Tantaro come voce solista. L’ap-puntamento è per il prossimo anno, con l’auspicio che la Festadella Luce possa diventare un momento per coinvolgere un nu-mero sempre maggiore di fratelli, ma anche profani. Una pro-spettiva davvero allettante soprattutto per la realtà torinese, chenel 2011 sarà al centro dei festeggiamenti per il 150° anniversariodell’Unità d’Italia.

Un momento delle celebrazioni

LOGGE AL PRIMO MEETING DELL’ADRIATICO

Pescara CONCORDIA (983), ATERNUM (593),GIORDANO BRUNO (1178), ANTONIO DE CURTIS (1330)

Teramo MELCHIORRE DELFICO (196)Vasto GABRIELE ROSSETTI (198)L’Aquila GUGLIA D’ABRUZZO (998)Lanciano UMBERTO CIPOLLONE (1000)Chieti PROGRESSO (1096)Bari CAIROLI RISORTA (777)Foggia CARLO GENTILE (262)Fasano ODEGITRIA (1200)San Severo RAIMONDO DE’ SANGRO PRINCIPE DI

SAN SEVERO (167), PITAGORA (923) Ascoli Piceno CECCO D’ASCOLI (1222), CANDIDO

AUGUSTO VECCHI (751)Ancona GIUSEPPE GARIBALDI (140), RAM (986),

GUIDO MONINA (1238)Fermo EDWIN E. ALDRIN (738)

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“Il 3 aprile 2005 Noaè stata la prima

donna a ricevere lamedaglia

dell’Ordine di“Galileo Galilei” del

Grande Oriente,organizzazione

italiana dei LiberiMuratori”

L’ONORIFICENZAdell’Ordine di “GalileoGalilei” è conferita dalGran Maestro delGrande Oriente d’Italia aiNON MASSONI che sidistinguononell’affermazione deiprincipi di Libertà,Uguaglianza e Fraternitàai quali la Massoneria siispira da sempre

Noa torna quest'annoal Palacongressi diRimini, ospite delGrande Oriente d'Italiain occasione della GranLoggia 2009. Il suo concerto (gratuito)è il 4 aprile alle 20,30

Pagina web del sito ufficiale di Noa

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I l successo delle opere di Irène Mainguy, anche nel nostro paese, è espressodalla rapidità con cui l’intera trilogia dei suoi volumi – Simbolica massonicadel terzo millennio, 2001 (ed. it. 2004); Simbolica dei gradi di perfezione e

degli ordini di saggezza, 2003 (ed. it. 2007); Simbolica dei capitoli nella Masso-neria, 2005 (ed. it. 2007) – è stata edita in Italia, costituendo una prima guida si-cura nel complesso mondo del simbolismo massonico. In questa nuova opera, Irè-

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rassegna stampa 14 febbraio 2009

Dopo l’Opus Dei, tocca alla Massoneria,forse per pareggiare i conti tra societàsegrete. Il nuovo romanzo dello scrittoreamericano Dan Brown The Solomon Key(“La chiave di Salomone”), di cui si è co-minciato a parlare già nel 2004, pare fi-nalmente in dirittura d’arrivo. L’autore,che ha venduto la bellezza di settanta mi-lioni di copie (cinque solo in Italia) con IlCodice da Vinci (Mondadori), uscito nel2003, ora punta a bissare il successomondiale con una storia sui misteri deimassoni che vedrà nuovamente protago-nista il professor Robert Langdon, esper-to in simbologia religiosa ed esotericadella Harvard University, già eroe delprecedente bestseller.La notizia è trapelata a Ginevra, durantela presentazione del film Angeli e demo-ni – tratto da un altro romanzo di Brown,precedente al Codice da Vinci – cheuscirà nelle sale in America il prossimo 15maggio. A rivelare che lo scrittore avreb-be ormai terminato la sua fatica è stato ilregista Ron Howard, che ha diretto lanuova pellicola e nel 2006 aveva realiz-zato la versione cinematografica del Co-dice da Vinci, oggetto di dure contesta-

zioni anche in Italia da parte dei fedelicattolici, indignati per il modo in cui l’o-pera di Brown reinterpreta la vicenda ter-rena di Gesù Cristo.Dopo la prima esternazione, compiuta inuna conferenza stampa che lo vedeva alfianco dell’attore Tom Hanks e dell’attriceAyelet Zurer, protagonisti di Angeli e de-moni nella versione di celluloide, Howardè tornato sull’argomento in un’intervista

al programma televisivo americano Enter-tainment Tonight, ma non si è sbottonatomolto. Ha anzi ammesso di non conosce-re la trama di The Solomon Key, ma haaggiunto che, secondo Brown, si tratte-rebbe di un intreccio “molto eccitante”.Ancora meno è trapelato dalla portavocedella casa editrice americana Doubleday,che pubblicherà la nuova opera di Brown.Interpellata sulla sortita di Howard, Su-sanne Herz ha dichiarato che lo scrittoresta facendo “grandi progressi” nello sten-dere il suo libro, che sarà il primo dopoIl Codice da Vinci, ma ha aggiunto che adoggi non è stato ancora deciso ufficial-mente il titolo né vi sono indicazioni at-tendibili circa la data di pubblicazione.Qualche elemento in più si può ricavaredal sito ufficiale di Brown, dal quale ri-sulta che il romanzo, ambientato nellacittà di Washington, sarà una sorta diviaggio all’interno della Massoneria. Vistoche l’opera precedente pare aver giovatopiù che nuociuto all’Opus Dei, presa pe-santemente di mira nel Codice da Vinci,può darsi che anche i “liberi muratori” nericavino un’ampia pubblicità gratuita.

Antonio Carioti

Dan Brown

BESTSELLER / “La chiave di Salomone” sui misteri della Massoneria

Dopo il “Codice”, torna Dan BrownProtagonista è ancora il professor Robert Langdon, esperto insimbologia religiosa ed esoterica di Harvard

rassegna stampa

storia e cultura

Irène MainguySIMBOLICA DEGLI UTENSILI E GLORIFICAZIONE DEL MESTIEREEdizioni Mediterranee, 2009pagg. 288 (17 illustrazioni – 12 tav. a colori fuori testo), € 24,50

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LE RADICI EGIZIANEDELL’AMORE

L’amore egiziano è forza cosmica, nelsenso letterale del termine, esso ‘ordi-na’ a partire dal caos, a tutti i livelli delreale. Indagato nel suo aspetto umanoo teologico (la dea Hathor), l’amoreegiziano stranamente non ha avuto l’at-tenzione che meriterebbe: non esisteuno studio moderno d’insieme sulla no-zione d’amore nell’antico Egitto, nep-pure una compiuta ricerca antropologi-ca. Eppure, malgrado la ‘distrazione’degli egittologi militanti, l’amore è un“dono del Nilo”, come l’Egitto stesso: èstato il grande fiume a consentire, colsuo fertile limo, la possibilità della col-tivazione; è Hapj il modello causaledell’aratro mer e, dunque, per trasposi-zione analogico-simbolica, dell’amoreche, perciò, ha una radice extraumana,cosmica.E, tuttavia, per singolare ironia dellasorte, il paradigma egiziano dell’amoreha trovato la sua ultima e più compiu-ta espressione nel nome stesso dellamadre di Dio, del Dio fattosi uomo: Cri-sto. Sbagliano, infatti, coloro che riten-gono Maria un personale di origineebraica: l’israelitico Miryam non è cheuna variante più recente, introdotta dai

Massoreti, di Maryam, nome che tro-viamo attestato per la prima volta nel-l’Esodo (XV, 20) e riferito alla sorellamaggiore di Mosè, la profetessaMaryam.Il particolare non è di trascurabile sto-rica; è un indizio preciso di come il piùdiffuso nome femminile della cristia-nità, in realtà, abbia una remota matri-ce egizia.L’antroponimia moderna ha dimostrato,con esatti riscontri filologici, quanto lacultura ebraica debba a quella egiziaper i lunghi intrecci intercorsi fra le dueciviltà (a partire, probabilmente, dalladominazione Hyksos nella Valle del Ni-lo, XVIII-XVI secolo a.C.).Mosè non significa affatto “salvato dal-le acque”, come vorrebbe l’antica tradi-zione, bensì “figlio” (mshw, forse daleggersi moshen), da una radice verba-le mshj (copto mise), che ha il valore

semantico di “partorire”, “allevare”.Mosè, dunque, è all’origine l’abbrevia-zione di un personale teoforico compo-sto, un nome che nasconde il riferimen-to a una divinità del pantheon egizio (eche la cultura religiosa ebraica preferìoccultare, per evidenti ragioni).L’indizio è avvalorato dal confronto conuna serie di nomi egiziani che conten-gono l’elemento moshen: Ramose, “fi-glio di Ra (il Sole)”, Kamose, “figlio delKa”, Amenmose, “figlio di Amon”, Tuth-mose, “figlio di Thot”,ecc.D’altronde non fa meraviglia che il no-me di Mosè sia egiziano perché egli eraed era stato allevato in terra egiziana.Così pure i suoi familiari avevano nomiricorrenti nella valle del Nilo, al pari ditanti altri personali, che furono poiebraicizzati (ad esempio, Susanna, dasoshen, “fior di loto”).Egizio era il nome del fratello di Mosè,Aronne, probabilmente un compostoformato da zi, “grande”, “essere gran-de”, e rn (copto ran), “nome” (dunque,“grande è il nome di Dio”). Ed egizioera il nome della sorella di Mosè,Maryam, personale anch’esso compo-sto in origine e di cui il monoteismoebraico occultò il riferimento teologico,per la stessa ovvia opportunità già vi-sta per Mosè. Maryam, la forma più an-

Bent Parodi

Il mitodell’amore

((tteerrzzaa ppaarrttee))

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ne Mainguy riprende il suo viaggio par-tendo da una prospettiva differente: quel-la del “mestiere e della sua glorificazione”. Per restituire vitalità agli antichi simboli,l’autrice va alla riscoperta degli utensili ar-tigiani della Massoneria operativa (crafts),suggerendo ai massoni contemporanei unmetodo per riappropriarsi dei loro signifi-cati e acquisire una maggiore consapevo-lezza del concetto di secolare e ininterrot-ta tradizione massonica. Attraverso questovolume, inoltre, Irène Mainguy è in gradodi far comprendere a un pubblico più va-sto cosa possa voler dire il semplice gestodi indossare un grembiule che nella tradi-zione artigiana esprimeva la consapevo-lezza di iniziare un lavoro.Lo studio iconografico sugli utensili, por-tato avanti da Irène Mainguy, ha messo inluce un patrimonio simbolico di grande ri-lievo; molte sono state le fonti consultate,tra queste ricordiamo i volumi di emble-

matica dal Cinquecento fino al Settecento– L’Emblème di Andrea Alciato (Emble-mata, 1549), L’Iconologia di Cesare Ripa(1618) e La Symbolographia di JacobusBoschius (1702) –, le fonti massoniche de-rivanti da opere a stampa e dai grembiulifino ad arrivare ai gettoni di presenza ri-tuali utilizzati nelle logge come salariosimbolico dei partecipanti ai lavori. La ricerca, d’indubbia originalità, dimo-stra come nella Massoneria sia confluitoun linguaggio emblematico rinascimenta-le ispirato dall’antichità, grande filonedell’esoterismo occidentale.Il viaggio simbolico attraverso gli utensi-li si articola nelle tre tappe fondamentalidi apprendista, compagno d’arte e mae-stro in cui si approfondiscono, grado pergrado, gli strumenti utilizzati, sino a rile-varne il loro duplice significato “costrut-tivo” o “distruttivo” se si abbandonano leregole e lo scopo per cui sono stati crea-ti che è quello di costruire.

Anche in quest’opera, Irène Mainguy pre-senta un lavoro particolarmente attentoall’esame delle fonti della Massonerianella storia dei diversi Paesi continuandoad avere un respiro internazionale, comeattestato dalla presentazione dell’edizio-ne francese redatta da Roland MartinHanke, presidente del Museo tedescodella Massoneria a Bayreuth in Germania,e Consigliere per gli affari culturali dellaGran Loggia A.F.A.M della Germania. Maè soprattutto la chiave di lettura propo-sta, attraverso il simbolo essenziale del-l’utensile, ad avvicinare uomini di diversetradizioni allo stesso linguaggio universa-le, quello della costruzione.

Bernardino Fioravanti Bibliotecario del Grande Oriente d’Italia

IIll vvoolluummee èè iinn lliibbrreerriiaa ddaa mmaarrzzoo ee iill SSeerr--vviizziioo BBiibblliiootteeccaa ddeell GGrraannddee OOrriieennttee dd’’IIttaa--lliiaa lloo pprreesseenntteerràà ((iinn aanntteepprriimmaa iinn IIttaalliiaa)) aallPPaallaaccoonnggrreessssii ddii RRiimmiinnii ppeerr llaa GGrraann LLoogg--ggiiaa 22000099..

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VVOOCCEE DDEELL GGRRAANNDDEE OORRIIEENNTTEE NNEELLLLAA GGIIOORRNNAATTAA DDEELL RRIICCOORRDDOO

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tica del nome ebraico, riflette esatta-mente il verbo egiziano mrj, “amare”(copto merit, “amato”).Maria equivale ad “amata”, “amore”(immagine che ben si addice alla con-cezione cristiana di “madre di Dio”).Sul piano linguistico-formale Maryam èformato dal radicale egizio dell’amore(l’aratro, la zappa), con l’aggiunta delsuffisso diminutivo femminile ebraicoam (Maryam, dunque, come il nostroMariella…). Quanto alla struttura origi-naria di Merit, nulla può dirsi di certodell’altro elemento onomastico, che al-ludeva a una divinità egiziana. E’ possi-bile, tuttavia, che Maria sia l’ipocoristi-co di Marianna, altro nome femminileoggi largamente diffuso e che non è af-fatto – come può credersi – un com-posto di Maria e Anna, bensì un perso-nale indipendente che, attraverso ilgreco Mariàmne, risale all’egizio mrj-imn (in copto Merit Amun), cioè “ama-

to, amata da Ammone”, il dio imperia-le tebano che vale propriamente il “na-scosto” (imn) e che ha lasciato tracciaprofonda nell’onomastica del Nilo.Per una fatalità storica, il nome femmi-nile più amato dalla cristianità riassumee conclude idealmente la nozione egi-ziana dell’amore, nozione che ha per-ciò trasmesso alla cultura moderna unduplice segno, linguistico (il termineamore) e teologicamente onomastico (ilnome di Maria).Le vie della storia sono davvero imper-scrutabili: tremila anni ci separano dal-l’etrusco Aminth e tremila anni sono oc-corsi perché si restaurasse filologica-mente la matrice dell’amore, che tantoha informato di sé la cultura religiosadel cristianesimo: dalla simbologia del-la Grande Madre mediterranea (conclu-sa dalla figura di Iside col bimbo Horustra le braccia, vera prefigurazione del-la Madonna col piccolo Gesù) alla ma-

ternità divina del cristianesimo il passoè stato lungo, ma coerente. L’amore èsempre stato personificato in formafemminile (conformemente alla conce-zione ginecocratica della Shakti, la“Forza”, ovvero natura naturans, che –in quanto manifestazione – è ‘femmini-le’).Dalla funzione naturalistico-fecondatri-ce a quella sublimata e dichiaratamen-te spirituale non c’è soluzione di conti-nuità, scarto ontologico: a tutti i livellidel Reale l’energia dell’amore fecondadà vita, sia sul piano materiale (la ma-teria è “precipitato” dello spirito) chesu quello animico, fino alla trasfigura-zione mariana. Ma se Maria è la Grande Madre dellanostra cultura cristianizzata, anche inEgitto l’amore fu personificato, a livel-lo teologico, nella complessa figuradella dea Hathor.

(continua)

rassegna stampa

attualità

Foibe: Raffi (GOI),“giornata ricordoriscatta paese daomertà ideologica”

Roma 10 febbraio 2009 – ‘’L’istituzione del-la Giornata del Ricordo finalmente riscattail nostro Paese dall’omertà ideologica cheha occultato la pulizia etnica perpetrata

contro gli italiani alla fine della seconda Guerra Mondiale e ri-stabilisce la verità storica’’. Lo ha detto l’avvocato GustavoRaffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giu-stiniani. ‘’I soprusi di cui furono vittime gli italiani d’Istria, le violenze,le umiliazioni e le prevaricazioni che migliaia di italiani indife-si dovettero subire, siano anche l’occasione – ha aggiunto –per ricordare i valori di dignità della persona, di rispetto del-la vita e dei diritti umani’’. ‘’Questa giornata sia allora di monito – ha concluso il GranMaestro Raffi – affinché mai più in Europa e nel mondo si con-sumi e si giustifichi l’atrocità della ‘’pulizia etnica’’, negazionedella vita umana, dell’identità e della libertà dei popoli. Tantopiù ora che la democrazia e la libertà nel rispetto della multi-culturalità, della multietnicità e della multireligiosità sono assur-ti a valori fondanti dell’integrazione europea’’. Il monumento collocato all’ingresso della “foiba” di Basovizza

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Se le circostanze non fossero tragiche, si potrebbe dire allaChiesa gerarchica dei nostri giorni, con una leggera ironia euna pacca sulla spalla: “Dio esiste ma non sei tu, rilassati”. Ilproblema infatti è anzitutto nervoso.Riguarda il controllo dei sentimenti e delle passioni. Un con-trollo che la direzione spirituale sapeva insegnare agli uominidi Chiesa di un tempo, e che invece oggi sembra smarrito. As-sistiamo allo spettacolo di una Chiesa isterica: che non è ama-reggiata ma arrabbiata, che non par-la ma grida, anzi talora insulta, chenon suggerisce ma ordina, che noncritica ma impone alzando la voce, ofacendo pressioni su chi tiene il ba-stone del comando. Non discuto labuona intenzione di combattere per-la giusta causa, mi permetto però didubitare sullo stile e più ancora sul-l’efficacia evangelizzatrice di talebattaglia. L’unico “cardinale” che hapronunciato parole sagge e corag-giose è stato Giulio Andreotti, quan-do ha giudicato il decreto governati-vo un’indebita invasione nella sferaprivata delle persone. Andreotti èuno dei rari cattolici che ancora ri-corda e pratica la capitale distinzio-ne tra etica e diritto, che è, a mio av-viso, il punto decisivo di tutta la questione.Personalmente ero contrario all’interruzione dell’idratazione diEluana. Se mi trovassi io a vivere una condizione del genere(o peggio ancora uno dei miei figli) vorrei che mi si lasciasseal mio posto di combattimento nel grande ventre della vita an-che con la sola vita vegetale: nessun accanimento terapeutico,

ma vivere fino in fondo la vita lasciandomi portare dall’im-menso respiro dell’essere, secondo la tradizionale visione del-la morale della vita fisica non solo del cattolicesimo ma anchedelle altre grandi tradizioni spirituali. Chissà poi che cosa si-gnifica “vita vegetale”: da precisi esperimenti è risaputo cheanche le piante provano emozioni, e reagiscono con fastidio aun certo tipo di musica e con favore a un altro (dicono che lapreferita sia la musica sacra indù della tradizione vedica). La

vita vegetale è una cosa seria, ognu-no di noi la sta vivendo in questo mo-mento, basta considerare la circola-zione del sangue, il metabolismo, ilsistema linfatico.Il fatto, però, è che non si trattava dime, ma di Eluana, e che ciò che è unvalore per me, non lo era per lei. Unadiversa concezione della vita produceuna diversa etica, e da una diversa eti-ca discende una diversa modalità dipercepire e di vivere le situazioni con-crete, così che ciò che per uno può es-sere edificazione, per un altro si puòtrasformare in tortura. Si pensi alla ca-stità, alla clausura, al martirio e ad al-tri valori religiosi, che per alcuni nonsono per nulla valori ma un incubospaventoso solo a pensarli. Il padre di

Eluana ha lottato per liberarla da ciò che per lei era una tortu-ra, ed è probabile che la conoscesse un po’ meglio del ministroSacconi e del cardinal Barragan. Grazie allo stato di diritto, al-la fine l’ha liberata. Io non sono d’accordo? É un problema mio,non si trattava di me, ma di lei. Tutto molto semplice, comesempre è semplice la verità.

Ora aspettiamo una legge sul testamen-to biologico, e io penso che il compitodello Stato sia precisamente quello diprodurre, a partire dalle diverse etichedei cittadini, una legge ove tutti vedanoriconosciuta la possibilità di vivere e dimorire secondo la propria concezionedel mondo. Se lo Stato fa questo, rea-lizza la giustizia, che, com’è noto, con-siste nel dare a ciascuno il suo. La di-stinzione tra etica e diritto è decisiva. A questo punto però sento la voce diBenedetto XVI che rimprovera questamia prospettiva di “relativismo” inquanto privilegia la libertà del singolo ascapito della verità oggettiva. E’ mio do-vere cercare di rispondere e lo faccioponendo una domanda: Dio ha volutooppure no l’incidente stradale del 18gennaio 1992 che ha coinvolto Eluana? A

13 febbraio 2009 rassegna stampa

attualità

L’etica di fronte alla vita vegetaledi VITO MANCUSO

VVIITTOO MMAANNCCUUSSOOLombardo, 46 anni, è un teologo cattolico.Insegna Teologia moderna e contempora-nea nella Facoltà di Filosofia dell’UniversitàVita-Salute San Raffaele di Milano e, al cen-tro del suo lavoro, c’è la costruzione di una“teologia laica”, nel senso di un rigorosodiscorso su Dio, tale da poter sussistere difronte alla filosofia e alla scienza. Si è pro-nunciato a favore della contraccezione “perprevenire la tragedia dell’aborto”.Mancuso è al centro di aspre polemicheper la presunta incompatibilità di alcunesue tesi con il nucleo teologico-dogmaticotradizionale della fede cristiana.Il suo ultimo libro L’anima e il suo destinoha superato le 120mila copie vendute (a maggio 2008), ed è diventato un dibattu-to caso editoriale e culturale.

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seconda della risposta discende una particolare teologia e unaparticolare etica.Io rispondo che Dio non ha voluto l’incidente. L’incidente, però,è avvenuto. In che modo allora il mio negare che Dio abbia vo-luto l’incidente non contraddice il principio dell’onnipotenzadivina? Solo pensando che Diovoglia sopra ogni cosa la libertàdel mondo, e precisamente que-sta è la mia profonda convinzio-ne. Il fine della creazione è la li-bertà, perché solo dalla libertàpuò nascere il frutto più alto del-l’essere che è l’amore. Ne vieneche la libertà è la logica dellacreazione e che la più alta di-gnità dell’uomo è l’esercizio del-la libertà consapevole deliberan-do anche su di sé e sul propriocorpo. E verissimo che la vita èun dono di Dio, ma è un donototale, non un dono a metà, e Dio non è come quelli che ti re-galano una cosa o ti fanno un favore per poi rinfacciartelo inogni momento a mo’ di sottile ricatto. Vi sono uomini di Chie-sa che negano al singolo il potere di autodeterminazione. Per-ché lo fanno? Perché ospitano nella mente una visione delmondo all’insegna non della libertà ma dell’obbedienza a Dio,e quindi sono necessariamente costretti se vogliono ragionare(cosa che non sempre avviene, però) a ricondurre alla volontàdi Dio anche l’incidente stradale di Eluana. Delle due infatti l’u-na: o il principio di autodeterminazione è legittimo perchéconforme alla logica del mondo che è la libertà (e quindi l’in-cidente di Eluana non è stato voluto da Dio); oppure il princi-pio di autodeterminazione non è legittimo perché la logica del

mondo è l’obbedienza a Dio (e quindi l’incidente è stato volu-to da Dio). Tertium non datur.Per questo io ritengo che la deliberazione della libertà sulla pro-pria vita non solo non sia relativismo, ma sia la condizione peressere conformi al volere di Dio. Il senso dell’esistenza umana è

una continua ripetizione dell’e-sercizio della libertà, a partireda quando abbiamo mosso i pri-mi passi, con nostra madre die-tro, incerta se sorreggerci o la-sciarci, e nostro padre davanti,pronto a prenderci tra le suebraccia. In questa prospettiva ri-cordo alcune parole del cardinalMartini: “E’ importante ricono-scere che la prosecuzione dellavita umana fisica non è di per séil principio primo e assoluto. So-pra di esso sta quello della di-gnità umana, dignità che nella

visione cristiana e di molte religioni comporta una apertura allavita eterna che Dio promette all’uomo. Possiamo dire che sta quila definitiva dignità della persona... La vita fisica va dunque ri-spettata e difesa, ma non è il valore supremo e assoluto”. Il va-lore assoluto è la dignità della vita umana che si compie comelibertà. Sarebbe un immenso regalo a questa nazione lacerata sequalche esponente della gerarchia ecclesiastica seguisse l’esem-pio della saggia scuola democristiana di un tempo esortando glismemorati politici cattolici dei nostri giorni al senso della laicitàdello Stato. Li aiuterebbe tra l’altro a essere davvero quanto di-cono di essere, il partito “della libertà”. Che lo siano davvero ela garantiscano a tutti, così che ognuno possa vivere la sua mor-te nel modo più conforme all’intera sua vita.

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La vicenda di Eluana è un episodio del-l’unico vero grande conflitto del nostrotempo: il conflitto sui valori. La scienzaproduce una vertiginosa trasformazionedel mondo e dell’uomo e ogni progressoapre nuovi dilemmi. La scoperta dell’e-nergia atomica ha reso possibile unaguerra termonucleare. Gli uomini hannoscelto di non farla. Negli anni Sessanta icontraccettivi hanno consentito alle don-ne di evitare una gravidanza indesidera-ta. Le donne li hanno usati anche quan-do le tradizionali leggi morali lo proibi-vano. Poi si sono diffuse numerose dro-ghe ma, in questo campo è prevalsa la

proibizione. Fra non molti anni i genitoripotranno decidere il corredo geneticodei figli, la neuroscienza consentirà dimodificare idee, sentimenti e passioniagendo sui processi fisicochimici del cer-vello. E ogni volta si porrà il quesito: far-lo o non farlo? E’ bene o è male? Ma lascienza non può dire cosa è bene e cosaè male. Può parlarti di fatti, di processi,dirti cosa puoi fare ma non può dirti as-solutamente nulla su cosa e giusto fare,cosa devi fare, sui valori. L’universoscientifico non ha categorie morali. Cer-to il singolo scienziato può avere criterietici ma li ha in quanto uomo non in

16 febbraio 2009

La scienza non può dire cosa è bene e cosa è maledi FRANCESCO ALBERONI

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quanto scienziato. Lo scienziato atomico ti dice quali effetti de-vastanti ha una guerra atomica. Ma se farla o non farla la scien-za non te lo sa dire. Chi ci dice allora cosa e bene e cosa e male? In alcuni casi lareligione, in altri l’ideologia politica, in altri la civiltà in cui seistato allevato. Ma oggi tutti e tre questi fattori sono indebolitie sotto accusa. Prevale la tesi che siano validi tutti i punti divista. Ma una società in cui tutti i giudizi hanno lo stesso pesonon può decidere, non può fare leggi, cade in preda al disor-dine. Però, oltre una certa soglia di disordine, si crea un disa-gio intollerabile e gli uomini alla fine scoprono in se stessi co-sa è bene e cosa è male, e si raccolgono in movimenti collet-tivi che si scontrano finché non prevale una delle due alterna-tive. E` già successo: pensiamo ai movimenti a favore e controla contraccezione, gli Ogm, le droghe, l’aborto, il divorzio, lavivisezione, la clonazione umana, l’eutanasia. Col progrediredella scienza e della tecnica questi scontri sono destinati a di-ventare sempre più violenti. Non solo in Italia dove c’è la Chie-sa o nei paesi Paesi islamici, ma dappertutto. E ci saranno par-titi politici in cui i valori diventeranno più importanti dei tradi-zionali temi economici.

FFRRAANNCCEESSCCOO AALLBBEERROONNIEmiliano, classe 1929, èsociologo e giornalista.È stato membro delconsiglio di amministra-zione della Rai e consi-gliere anziano – facen-te veci del presidente –nel periodo 2002-2005.Fin dal 1982, ogni lu-nedì, il Corriere dellaSera ospita sulla primapagina una sua rubricaintitolata “Pubblico eprivato”. Il quotidianopubblica i suoi articoli dal 1973.Alberoni si occupa del Centro Sperimentale di Cinemato-grafia a Roma di cui è presidente.

La morte di Eluana Englaro è stata digni-tosa? E la sua vita durante i diciassetteanni passati in stato vegetativo persi-stente era dignitosa?Oggi si abusa del concetto di dignità dacui l’aggettivo dignitoso usato neimodi più impensati: perfino alGrande Fratello si può fare “un’u-scita dignitosa”! Nessuno dei signi-ficati appena menzionati – tranne,in un certo senso, l’ultimo è previ-sto dal dizionario Devoto-Oli, chemette come primo significato “chedenota serietà, rispetto per séstessi e piena coscienza del pro-prio valore morale”; poi “serio,composto, distinto”, “decente, de-coroso”; “soddisfacente”.Oggi invece “dignitoso” riceve ilsuo significato più diffuso dal con-cetto di “dignità di ogni essereumano” che è alla base del princi-pio di eguaglianza che apre la Di-chiarazione dei diritti dell’uomo. E

in questo senso è stato usato per Eluana:come se non fosse consono alla sua di-gnità di essere umano vivere in stato ve-getativo, morire di morte naturale fino aquando quello stato le avesse consentito

di vivere. Dietro a questa idea di “di-gnità” della vita, sta infatti, naturalmen-te, l’idea della “dignità” della morte dichi propone l’eutanasia: non a caso unadelle associazioni che operano interventi

eutanasici si chiama Dignitas. Si tratta di una concezione della di-gnità umana che nonostante le ap-parenze infrange l’idea che sta allabase del primo dei Diritti: un’ideache, senza dubbio alcuno, derivadal contesto culturale cristiano nelquale la Dichiarazione venne ela-borata: cioè che ogni essere uma-no, indipendentemente dall’etnia,dal sesso, dalle condizioni in cui sitrova, sia depositario degli stessidiritti. Se, invece, cominciamo a di-videre gli esseri umani in più degnie meno degni, se pensiamo che lavita non sia sempre dignitosa, inqualsiasi circostanza venga vissuta,ma che ci siano vite meno dignito-se di altre, operiamo una classifica

12 febbraio 2009

Dignità della vita, libertà individuale e diritti umanidi LUCETTA SCARAFFIA

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fra gli esseri umani, e quindiinfrangiamo il principio sotte-so al primo diritto. E un ragio-namento semplice e facile, cheil sociologo francese Luc Bol-tanski ha esteso anche al dirit-to di aborto: secondo lui, ilfatto che esistano feti “degni”di venire al mondo, e altri no,infrange il principio della tota-le uguaglianza degli esseriumani.Oggi, le società occidentali,benché facciano riferimentocontinuo ai diritti umani chesono sempre invocati e ricor-dati come unica norma eticacondivisa dopo il 1948, normache dovrebbe salvarci dal ri-torno alla barbarie – ne stanno di fattoerodendo il senso profondo, in nome diun altro ideale di riferimento, quello del-la libertà individuale. Se sta vincendo la libertà individuale aspese del concetto di eguale dignità ditutti gli esseri umani, le ragioni stanno inuna serie di motivi, ideologici ed econo-mici insieme. La libertà individuale, chepuò allargarsi a comprendere l’esaudi-mento dei desideri, è infatti sbandieratadalle ideologie imperanti come la ricettasicura per ottenere la felicità: se facciamociò che vogliamo, se realizziamo i nostri

desideri, compreso quello di morire almomento scelto, saremo felici.Dopo che sono stati raggiunti i primi di-ritti base di libertà individuale – quello dipensiero, di scelta professionale e senti-mentale – ci è stato assicurato, nel corsodell’ultimo secolo, che saremmo stati fe-lici se avessimo procreato i figli al mo-mento stabilito, se avessimo separatosessualità e riproduzione per realizzarela libertà sessuale, e infine se fossimostati liberi di decidere quando morire.Nessuna di quelle felicità promesse si èavverata, anche perché, ovviamente, ogni

tipo di libertà corrisponde anchealla lacerazione di legami umaniimportanti, ma l’idea continua aessere proposta come buona eindiscutibile. Tutto questo favoreper l’allargamento della libertàindividuale nasce anche dal fat-to che essa costituisce la basedel sistema di consumi su cui sifonda la nostra economia: è at-traverso i consumi, continua-mente replicati con nuovi acqui-sti, che si cerca di definire laspecificità di ciascuno e di con-fermare la sua libertà.Oggi la crisi economica sta ero-dendo questa speranza e l’allar-gamento dei diritti, arrivando al-la morte, comincia a suscitare

polemiche e tensioni.Il cortocircuito con il primo dei Dirittidella Dichiarazione si sta mostrandosenza veli, e l’allargamento del concettodi “dignità”, che costituiva la giustifica-zione teorica dell’operazione, sta fra-nando: se vivere come Eluana non è di-gnitoso, infatti, vuol dire che non è darispettare ogni forma di vita umana, vuoldire che qualcuno – chi? – può decide-re se una vita è dignitosa o no, e sop-primerla. Proprio come accadeva duemi-la anni fa, prima dell’afferrarmarsi delcristianesimo.

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LLUUCCEETTTTAA SSCCAARRAAFFFFIIAAE’ una storica e giorna-lista italiana. Docente diStoria Contemporaneaall’Universita degli Stu-di di Roma La Sapienza,è moglie dello storicoErnesto Galli della Log-gia. Si è convertita al-l’Ebraismo.Collabora con i quoti-diani Il Riformista, Av-venire, Il Foglio, Corrie-re della Sera e l’Osser-vatore Romano. È mem-bro del Comitato Nazionale di Bioetica.

7 febbraio 2009

I testamenti biologici arrivati in pochi giorni nello studio fio-rentino del notaio Luigi Aricò sono circa un centinaio. “E quasitutti – dice il notaio – non vogliono accanimento terapeutico,non vogliono soffrire. Le dico di più, otto su dieci, chiedonoesplicitamente l’eutanasia in casi estremi”. Aricò il suo testa-mento biologico l’ha fatto da tempo, ma due giorni fa (9 feb-braio 2009), visto quanto sta succedendo attorno al caso di Elua-na Englaro, ha fondato l’“Unione per un vero testamento biolo-gico e per la legalizzazione dell’eutanasia”.“Hanno già aderito una quindicina di persone, tutta gente conun livello culturale e professionale medio alto – spiega Aricò –ma la cosa è partita da me, visto quello che sta succedendo in

Italia attorno al caso della povera Eluana. Pensavo che la suastoria ormai sarebbe arrivata alla conclusione in maniera più se-rena e invece non è così. Così assieme a un gruppo di personeabbiamo fondato questa associazione, o meglio unione, con l’in-tenzione di mobilitarci”.Nelle prossime ore l’unione pe la legalizzazione dell’eutanasiadeciderà anche quali iniziative pubbliche intraprendere (mani-festazioni, dibattiti, articoli, pressioni sui parlamentari, trasmis-sioni radiofoniche e televisive) perché, dice il notaio, “il decre-to sulle dichiarazioni anticipate di trattamento è un colpo tre-mendo a quella che era la speranza di tanti, per una scelta divita e di fine vita dignitosa, in ossequio a quanto sancito dalla

ETICA / Fondata dal notaio Luigi Aricò: “Ho già raccolto un centinaio di testamentibiologici

Nasce l’unione per legalizzarel’eutanasia

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Costituzione che riconosce il diritto di autodeterminazione delpaziente. Inoltre in questo caso il testamento biologico non po-trà prevedere che vengano impedite l’idratazione e l’alimenta-zione artificiale, da non considerare mai quali mezzi di accani-mento terapeutico. Con questa premessa, questo progetto dilegge contravviene ad ogni principio di libertà individuale, li-mitando, anzi impedendo con sofismi dialettici o di derivazioneteologica, l’autentico esprimersi dell’autonomia dell’uomo”.Nel documento di presentazione dell’unione invece è molto nettoil punto sull’eutanasia: “Le persone di buon senso devono a que-sto punto lottare senza remore, trovando soluzioni già adottate inalcuni ordinamenti esteri. Purtroppo è divenuto quasi un impera-tivo per i politici sentenziare che il testamento biologico non deb-ba trasformarsi in un ponte verso l’eutanasia. Così il tema è volu-tamente rimosso, con la moti-vazione o il prertesto chela scelta eutanasicae dolorosa.Bisogna

apertamente riconoscere che ancora più stra-ziante e crudele è mantenere obbligatoraiamentedegli esseri in uno stato vegetativo. Va del re-sto rilevato che la quasi totalità degli autori deitestamenti biologici già redatti chiedono espli-

citamente o di fatto anche l’esito eutanasico”.Alessio Gaggioli

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Dalla “ortodossia perfetta” degli anni giovanili alla perdita graduale della fede“Un uomo sano di mente non può credere nei miracoli”

Così mise in discussione il disegno divinoEsce da Longanesi “In principio era Darwin” di Piergiorgio Odifreddi. Qui ne anticipiamo un brano.di PIERGIORGIO ODIFREDDI

11 febbraio 2009

LLUUIIGGII AARRIICCÒÒLuigi Aricò appar-tiene alla loggia“Altius” (1261) diFirenze.“E’ ormai giuntal’ora di mobilitar-si per una regola-mentazione seriadel testamentobiologico – af-ferma. – Il pro-

getto in discussione al Senato (...) richie-de la firma di un medico, oltre a quella deldichiarante”.“Questa formula – continua Aricò – costi-tuisce la negazione della volontà dellapersona. Inoltre il progetto limita la vali-dità del testamento biologico a un tempodi tre anni, il che renderà inutile, dopoquel termine, la maggior parte dei docu-menti firmati”.Per scrivere a Luigi Aricò: [email protected]

C he cosa pensasse Darwin delle scimmie è noto,ma lo è meno che cosa pensasse di Dio, benchéper saperlo basti leggere il capitolo “Opinioni re-ligiose” della sua Autobiografia, nel quale eglidescrive l’evoluzione del suo pensiero al riguar-

do. Sui suoi anni giovanili egli commenta che, “pensando ai vio-

nel bicentenario della nascita

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lenti attacchi che mi hanno rivolto gli ortodossi,sembra ridicolo che un tempo abbia voluto fa-re il pastore protestante”: un’idea che gli erastata suggerita dal padre, dopo il suo rifiutodi diventare medico, ma che “morí di mortenaturale” quand’egli si imbarcò sul Beagle al-la fine del 1831. A quel tempo, comunque,Darwin era di “un’ortodossia perfetta”, tantoche persino gli ufficiali credenti lo prendeva-no in giro per le sue continue citazioni bibli-che. Ma appena cominciò a pensare all’evoluzio-ne, tra la fine del 1836 e l’inizio del 1838, eglisi rese gradualmente conto che la Bibbia “nonmeritava più fede dei libri sacri degli indù odella credenza di qualsiasi barbaro”, e cheera impossibile per “un uomo sano di mentecredere nei miracoli”. Il risultato fu una gra-duale perdita di fede nella religione cristianain quanto verità rivelata: “L’incredulità si insi-nuò nel mio spirito, e finì per diventare tota-le. Il suo sviluppo fu tanto lento che non nesoffersi, e da allora non ho mai più avuto al-cun dubbio sull’esattezza della mia conclusio-ne. In realtà non posso capire perché ci do-vremmo augurare che le promesse del cristia-nesimo si avverino: perché in tal caso, secon-do le parole del Vangelo, gli uomini senza fe-de come mio padre, mio fratello e quasi tuttii miei amici più cari, sarebbero puniti per l’e-ternità. E questa è un’odiosa dottrina”. Tra parentesi, questo brano fu espunto dallaprima edizione (postuma) dell’Autobiografiasu esplicita richiesta della bigotta moglie Emma, che lotrovò “troppo crudo”: correttamente, perché esso non la-scia scampo alla religiosità istituzionale del cristianesimo.Più sottile è invece il problema di una religiosità elevataed astratta, ad esempio quella derivata dalla contempla-zione della natura, al cui riguardo Darwin nota: “Le con-dizioni di spirito che un tempo le grandi visioni naturalirisvegliavano in me e che erano intimamente connesse conla fede in Dio, non differivano sostanzialmente da ciò chespesso si indica come sentimento del sublime. E ciò, no-nostante sia difficile spiegarne la genesi, non può esserepreso come prova dell’esistenza di Dio, più di quanto nonlo siano i sentimenti analoghi, forti ma indefiniti, suscitatidalla musica”. L’argomento teologico più popolare agli inizi dell’Otto-cento era però quello proposto da William Paley nellaTeologia naturale del 1802, che faceva appello all’ordinedella natura: sostanzialmente, argomentava il vescovo,come l’osservazione di un orologio rimanda a un orolo-giaio, così l’osservazione del creato rimanda a un crea-tore. Ma benché il giovane studente Darwin avesse trattodalla lettura dell’opera di Paley “tanto piacere quanto daEuclide”, l’adulto scienziato fu ben conscio che la suateoria aveva dato il colpo di grazia all’analogia: “Oggi,dopo la scoperta della legge della selezione naturale, ca-

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PPIIEERRGGIIOORRGGIIOO OODDIIFFRREEDDDDIIMatematico, ha insegnato in Italia,negli Stati Uniti (alla Cornell Uni-versity) e nell’allora Unione Sovie-tica. Dal 2001 è professore ordina-rio di logica matematica presso ilDipartimento di matematica dell’U-niversità di Torino. Vivace polemi-sta, è noto in particolare per lacontestazione (espressa nel suo li-bro “Zichicche”) delle tesi e degliinterventi di Antonino Zichichi, dalquale è stato anche querelato perdiffamazione. In primo grado Odi-freddi è stato assolto.Ha scritto come opinionista/recen-sore per La rivista dei libri e vari articoli divulgativi per Le Scienze(testata nella quale cura la rubrica Il matematico impertinente, omo-nima di un suo libro), oltre ad aver collaborato con vari quotidianicome la Repubblica, La Stampa e con il settimanale L’Espresso, Ra-dio Tre, Radio Due, Raidue e Raitre hanno ospitato alcuni suoi in-terventi in varie rubriche scientifiche.Dal 2003 Odifreddi è membro del comitato di presidenza dell’Unio-ne degli Atei e degli Agnostici Razionalisti.

Caricatura di Charles Darwin nei giornali satirici dell’epoca

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de il vecchio argomento di un disegno della natura secondoquanto scriveva Paley, argomento che nel passato mi era sem-brato decisivo. Un piano che re-goli la variabilità degli esseri vi-venti e l’azione della selezionenaturale, non è più evidente diun disegno che predisponga ladirezione del vento”. E per Darwin non solo l’osser-vazione della natura non sem-brava fornire argomenti a favo-re dell’esistenza di Dio, ma neforniva addirittura di contrari:ad esempio, la presenza deldolore, che invece “concordabene con l’opinione che tutti gliesseri viventi si siano sviluppa-ti attraverso la variazione e laselezione naturale”. E fu pro-prio il dolore per la prematurascomparsa della figlia Annie, il23 aprile 1851, a convincereDarwin ad abbandonare la pra-tica religiosa: da quel momen-to, cessò di andare in chiesa.Ma, nonostante tutto, fino altempo in cui scrisse L’originedelle specie egli continuò adattribuirsi l’appellativo di “tei-sta” a causa della “estrema dif-ficoltà, l’impossibilità quasi, diconcepire l’universo come il ri-sultato di un mero caso o diuna cieca necessità”.

Solo “in seguito, dopo molti alti e bassi, questa conclusionesi è gradualmente indebolita”, dirà in un’aggiunta all’Autobio-

grafia. E in una lettera del 1879,a tre anni dalla morte, a un cor-rispondente che gli chiedeva lasua posizione nei confronti dellareligione egli scriveva: “Il miogiudizio è spesso fluttuante, maanche nelle mie fluttuazioni piùestreme non sono mai stato unateo, nel senso di negare l’esi-stenza di Dio. Mi pare che gene-ralmente (e tanto più quanto piùinvecchio), ma non sempre, lamiglior definizione del mio pen-siero sarebbe: “agnostico””. L’agnosticismo di Darwin, ribadi-to nell’Autobiografia, risultavacongeniale al suo disimpegno neiconfronti dell’anticlericalismo, te-stimoniato da una lettera del 13ottobre 1880 a Karl Marx, in cuiegli declinava l’offerta di dedicadel secondo volume del Capitale:“Benché io sia un fervido sosteni-tore della libertà di opinioni inogni argomento, mi sembra (atorto o a ragione) che attacchidiretti contro il cristianesimo e ilteismo abbiano assai scarso ef-fetto sul pubblico, e che la libertàdi pensiero possa meglio pro-muoversi con quella illuminazio-ne graduale dell’intelletto umanoche consegue al progresso dellescienze. Perciò ho sempre evita-to di scrivere sulla religione, emi sono limitato alla scienza”. Ma come da un lato l’educazionescientifica può avere un effettopositivo e antireligioso, così dal-l’altro lato l’educazione religiosapuò sortire un complementare ef-fetto negativo e antiscientifico. Loconferma un passo dell’Autobio-grafia, in cui si può leggere unachiara allusione al Genesi: “Nondobbiamo trascurare la probabi-lità che il costante inculcare lacredenza in Dio nelle menti deibambini possa produrre un effet-to così forte e duraturo sui lorocervelli non ancora completa-mente sviluppati, da diventareper loro tanto difficile sbarazzar-sene, quanto per una scimmia di-sfarsi della sua istintiva paura oripugnanza del serpente”.

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DARWIN DAY 2009

SCIENZA E UMANITÀRiflessioni in tema di etica dellascienzaPer il bicentenario di nascita di Charles Darwin il Collegio circo-scrizionale di Campania-Basilicata e il Concilio ‘Vesuvius’ del GranConcilio dei Massoni Criptici d’Italia organizzano per il 13 marzo, a Napoli, un conve-gno sul rapporto tra scienza ed etica. Luogo dell’incontro il Circolo Darwin (GalleriaUmberto I, 27), sede della Massoneria napoletana.In programma la lettura magistrale Essere Massone nel mondo attuale di Antonio Perfetti,neo eletto Gran Maestro Aggiunto del Grande Oriente d’Italia, e il simposio “Scienza eUmanità”. Intervengono: Raffaele Fiume (Etica ed Economia tra globalizzazione e crisi glo-bale), Severino Briccarello (Etica e Religione: Etica – Etiche), Achille Castaldi (Migranti al-l’alba del Terzo Millennio: Consapevolezza e Solidarietà), Paolo Cesaro (Vivere sul cam-po la solidarietà). Conclusioni di Salvatore Abita.Per la circoscrizione di Campania-Basilicata porta i saluti Geppino Troise, neo elettoSecondo Gran Sorvegliante del Grande Oriente d’Italia, mentre per i Massoni Cripticid’Italia il fratello Luigi Lauria.

Un bloc notes dello scienziato con il disegno di un albero inevoluzione

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LLAA RRIINNAASSCCIITTAA DDEELLLLAA MMAASSSSOONNEERRIIAA NNEELLLL’’IITTAALLIIAA UUNNIITTAALa rinascita della Massoneria italiana avvenne a Torino alla fi-ne del 1859, dapprima con la fondazione della loggia “Auso-nia” e, successivamente, con la creazione del Grande OrienteItaliano (Goi).Parlare di una nuova obbedienza non è del tutto esatto poiché,come si è visto, era già sorto, nel 1805, un Grande Oriente d’I-talia il cui centro era Milano. Le due organizzazioni presenta-vano tuttavia un’importante affinità concettuale, al punto che l’i-dea secondo cui l’obbedienza nata in epoca napoleonica costi-tuisse l’origine dell’attuale Grande Oriente d’Italia, inteso comeobbedienza che esercita regolarmente la propria autorità mas-sonica sul territorio della penisola, è ormai generalmente ac-cettata. Fu Napoleone, infatti, a voler far sì che si costituisse –come era accaduto in Francia – un Grande Oriente d’Italia, poi-ché aveva voluto far esistere un Regno d’Italia stimando che atale nome dovesse corrispondere una realtà politica e statuale.Nel panorama delle officine che alla fine degli anni cinquan-ta dell’Ottocento erano sorte nei diversi Stati italiani la log-gia subalpina si differenziava per il suo proposito, enunciatonel ‘cappello’ introduttivo al primo verbale, di costituire alpiù presto un organismo massonico in un’Italia unita sotto ilnome dei Savoia, così come le vicende belliche verificatesi tral’aprile e il luglio del 1859 avevano chiaramente indicato.La scelta del nome “Ausonia” – antico nome dell’Italia piùvolte utilizzato nei documenti carbonari – e quella di appel-larsi al Grande Oriente d’Italia del 1805 da parte dei sette “fra-telli” torinesi ci conferma non solo la comune frequentazionedei fondatori nelle organizzazioni settarie risorgimentali e l’i-niziazione in logge massoniche, ma anche la volontà di con-siderare l’evento, come ha efficacemente sottolineato FulvioConti, una “rifondazione nella continuità”: rifondazione per-ché tale fu quella fase, non a caso scandita da numerose as-semblee costituenti, che prese avvio soltanto allora e che fucontraddistinta dall’imponente diffusione delle logge e dallacreazione di un centro direttivo, vero e proprio strumento diraccordo ed espressione unitaria della volontà dell’Ordine delquale si era soprattutto avvertita la mancanza nel periodoprecedente; ma anche continuità, poiché non si verificò unacesura troppo netta con il passato, col quale sopravvisseronon pochi legami, sia pur labili, di natura organizzativa eideologica, come testimoniano le tracce di un’attività oscurama talora non priva di ambiziosi programmi lasciate da alcu-ne logge o da singoli esponenti del mondo massonico.In base a una serie di testimonianze nel loro complesso at-tendibili, l’iniziativa torinese ottenne l’appoggio del conte Ca-millo Benso di Cavour – del quale non è a tutt’oggi stata an-cora provata l’iniziazione –, che consentì ai propri collabora-tori di aderire alla nuova loggia e di fare della capitale sa-

bauda il centro di aggregazionedella futura Massoneria nazio-nale italiana.Tale intento era in primo luogodestinato a soddisfare una dif-fusa esigenza di unificazione massonica, ma rispondeva tut-tavia anche a un’altra finalità implicita nell’iniziativa dell’am-biente cavouriano: quella di imitare la Francia napoleonicasottraendo preventivamente ai repubblicani e ai democraticilo strumento politico, assai efficace a quell’epoca, della strut-turazione unitaria di un’organizzazione massonica, collocan-do alla sua testa un gruppo fidato di moderati e facendone intal modo un instrumentum regni.Fin dai suoi primi atti, il Goi dichiarò di volersi strutturare neitre soli gradi di apprendista, compagno (o “lavorante”, se-condo la dizione utilizzata nell’articolo 5 delle Costituzioni) emaestro, facendo propria la struttura organizzativa del Gran-de Oriente di Francia, composta da logge che praticavano i

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primi tre gradi simbolici ed erano riunite in un organismo na-zionale denominato Grande Oriente, retto da un Gran Mae-stro e da una Giunta direttiva o Supremo Consiglio, a sua vol-ta nominato da un’Assemblea generale (Gran Loggia).La scelta di adottare la struttura della più importante obbe-dienza dei paesi latini assume una valenza di notevole im-portanza che evidenzia la volontà specifica dei fondatori dicostituire non soltanto un organismo ispirato ad alcune lororeminiscenze settarie giovanili e, proprio per la sua struttura‘riservata’, utile alla lotta per l’indipendenza italiana, maidealmente e organizzativamente ispirato ai principi della tra-dizione liberomuratoria. Questi principi, ribaditi in seguito nelcorso della Prima assemblea costituente del 1861, erano: lacredenza in un Essere Supremo denominato “Grande Archi-tetto dell’Universo” (GADU); la struttura democratica del-l’Obbedienza; il rispetto delle leggi dello Stato; la solidarietà;la tolleranza e la non ingerenza dei Riti nella vita dell’Ordi-ne. Sarà proprio quest’ultimo punto, come si vedrà in segui-to, a rappresentare una concausa che determinerà la fratturatra le due anime politiche del Goi, rappresentate dai “cavou-riani” e dai “democratici”. Ciò dimostra quanto fosse strate-gico per i membri iniziali del Grande Oriente d’Italia impri-mere una politica moderata al risveglio latomistico italiano,ancorandolo alla tradizione liberomuratoria e difendendoloda un utilizzo che potesse avere finalità rivoluzionarie.Nel biennio 1860-61 la stragrande maggioranza degli aspiran-ti massoni apparteneva al milieu politicamente impegnatonella Società Nazionale. Se da un lato la comune provenien-za culturale e l’attaccamento a un progetto politico liberalemoderato consentì – grazie all’omogeneità del suo gruppodirigente – un lavoro di rafforzamento ed espansione che mi-se al riparo la nascente organizzazione liberomuratoria da in-voluzioni rivoluzionarie di matrice repubblicano-mazziniana,dall’altro pose le basi per le contestazioni e la successiva op-posizione di quanti, vicini alle correnti democratiche, eranopropensi a una organizzazione svincolata da protezioni poli-tiche troppo ingombranti.Il punto di riferimento dei democratici era rappresentato dalSupremo Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato(RSAA) che nello stesso periodo operava a Palermo, retto daun sistema rituale antagonista a quello dei moderati cavou-riani.Questa difformità di interessi e di obiettivi generò tra i duegruppi un’autentica lotta per ottenere l’egemonia sul movi-mento massonico nazionale, combattuta rivendicavano la‘primogenitura’ e avanzando reciproche richieste di sotto-missione. La vera causa del dissidio fu tuttavia la diversitàideologica, nonostante la reiterata enunciazione di un tota-le agnosticismo nelle questioni politiche, e la scelta del ri-tuale fu operata non in base a considerazioni esoteriche main base al perseguimento di strategie profane. L’utilizzo delRito Scozzese da parte dei democratici, noto per la rigiditàcon cui si accedeva ai gradi superiori e per il diverso coin-volgimento operativo a seconda del grado acquisito, ri-spondeva inizialmente alla necessità di poter contare su unastruttura organizzativa simile a quella delle organizzazionisettarie e quindi di tipo ‘oppositivo’, essendo ancora inde-finito il futuro dell’Italia dal punto di vista istituzionale. Vi-

ceversa, la struttura a tre gradi (apprendista, compagno,maestro) adottata dai moderati era funzionale a un proget-to totalmente incentrato sullo sviluppo degli elementi di me-diazione, una sorta di “camera di compensazione” in cui lediverse tendenze politiche potessero agire nella legalità e,pur conservando una loro autonomia d’azione e di giudizio,potessero dimostrare piena adesione alla corona e alle isti-tuzioni.Il Goi, consapevole del pericolo rappresentato dal SupremoConsiglio di Palermo – rafforzatosi con la prestigiosa ade-sione di Giuseppe Garibaldi –, decise all’inizio del 1861 (an-no denso di eventi storici per il neonato regno unitario e perla fragile Massoneria) di imprimere una forte accelerazione aipropri programmi, stringendo maggiormente i rapporti con laSocietà Nazionale e creando, nei nuovi territori annessi al Re-gno d’Italia, logge che avessero come scopo “la beneficenzae la completa adesione al governo costituzionale di VittorioEmanuele II”.Ciò che non si poteva realizzare politicamente con la SocietàNazionale si poteva tentare grazie alla mediazione della Mas-soneria, e cioè unificare sotto un unico progetto formazioni epartiti programmaticamente distanti ma uniti da una comuneaspirazione all’indipendenza nazionale e all’emancipazionedel popolo italiano. Esisteva un forte parallelismo tra il pro-cesso di unificazione del Paese e lo sviluppo della Massone-ria italiana nel periodo compreso tra la metà del 1859, quan-do l’Italia era considerata solo un’“entità geografica” compo-sta da sette stati sovrani e la Libera Muratoria era pratica-mente inesistente, e la fine del 1861, quando Vittorio Emanue-le II regnava su uno Stato ormai unificato e le officine torine-si organizzavano la “prima costituente massonica”, cui pre-sero parte i rappresentanti di 21 logge italiane.Confortati dal pieno successo della politica di Cavour, con-fermata dalla vittoria elettorale del dicembre 1861, i massonidel Goi presero ad accarezzare l’idea di poter legare com-pletamente i propri destini con quello dello statista piemon-tese, offrendo a questi la suprema carica di Gran Maestro. Ilmomento era particolarmente propizio, poiché sul piano or-ganizzativo il Grande Oriente italiano si stava ramificando sulterritorio nazionale attraverso la creazione di nuove logge oin virtù dell’adesione di logge già esistenti, ma poste all’ob-bedienza di corpi massonici stranieri. Tuttavia la morte im-provvisa di Cavour – avvenuta il 6 giugno del 1861 – fecenaufragare il progetto, creando gravi problemi alla nuova Ita-lia e, allo stesso tempo, alla neonata Massoneria.La scelta cui era chiamata la dirigenza del Goi diventava aquesto punto assai delicata. In primo luogo il Gran Maestrodoveva essere un massone regolarmente iniziato, essere un“cavouriano di ferro” e godere di prestigio nazionale – peropporsi efficacemente ai ‘democratici’ riuniti nel centro mas-sonico palermitano – e internazionale – per stringere rap-porti con l’estero e ottenere in tal modo il riconoscimentodalle altre obbedienze massoniche; in secondo luogo la suaelezione doveva avvenire il prima possibile, dal momento chela crescita numerica delle logge affiliate al Goi, unita alla con-correnza del gruppo palermitano, rendeva pressante la crea-zione di un organo direttivo nazionale, i cui compiti eranostati fino a quel momento ricoperti dall’“Ausonia”.

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Il personaggio che in quel frangente mostrava di possederetutte queste caratteristiche era Costantino Nigra, ambasciato-re a Parigi e amico personale dell’imperatore. Nigra accettòdi ricoprire la carica illustrando una sorta di programma cheavrebbe dovuto caratterizzare il suo mandato: impegno poli-tico per realizzare l’unità d’Italia; fedeltà al governo e allamonarchia; creazione di logge a Roma e nelle terre irreden-te; riconoscimento da parte delle altre obbedienze massoni-che; vigorosa disciplina interna e costituzione di un patrimo-nio economico attraverso il regolare pagamento delle quoteassociative.Finalmente il Grande Oriente italiano aveva il suo primo GranMaestro, che tuttavia, dopo neppure un mese dall’elezione –spaventato dalla campagna stampa fortemente contraria deicircoli cattolici, che rischiava di compromettere la sua carrie-ra diplomatica –, rinunciò.A Nigra succedette Filippo Cordova, eminente figura del li-beralismo siciliano che godeva della stima di tutta la diri-genza massonica moderata: sotto la sua Gran Maestranza lagiovane istituzione liberomuratoria italiana pose le basi peril proprio riconoscimento internazionale e diede vita a unarivista (la prima pubblicazione massonica della penisola)che, pur cambiando diverse volte il nome, avrebbe conti-nuato a essere pubblicata fino ai giorni nostri, vantandoperciò più di 140 anni di anzianità (tenendo ovviamente con-to della forzata pausa imposta dal fascismo e di un breveperiodo nel secondo dopoguerra durante il quale la rivistanon uscì).Fino al 1863 il Goi riuscì nell’intento di costituire un notevo-le numero di logge sull’intero territorio nazionale – a soli treanni dalla nascita dell’“Ausonia” poteva contare su ottantaofficine alla sua obbedienza – ma, malgrado tali successi in-

Annuncio dell’elezione di Costantino Nigra come primo Gran Maestro delricostituito Grande Oriente italiano (1861)

Costantino Nigra

Filippo Cordova

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terni e internazionali (resi ancora più significativi grazie alpatrocinio dato alla nascita di un Grande Oriente ungheresee di uno polacco), tra la fine del 1862 e l’estate dell’annosuccessivo i massoni democratici, politicamente ispirati daFrancesco Crispi, dopo aver preso le distanze dal SupremoConsiglio ‘scozzesista’ agente a Palermo, che si era attesta-to su posizioni estremiste, cominciarono a guadagnare terre-no. In questa delicata fase di crescita emerse la figura di Lo-dovico Frapolli che, dotato di notevoli qualità organizzative,pose le basi per l’affermazione dei democratici. In brevetempo questi assunse, all’interno della loggia “Dante Ali-ghieri”, loggia-madre degli anti-cavouriani, una posizione diassoluta preminenza e, contemporaneamente, pose le pre-messe per il pieno sviluppo del Rito Scozzese, destinato aculminare successivamente con l’istituzione di un SupremoConsiglio.Se la prima e la seconda Assemblea costituente rappresenta-rono l’affermazione e l’egemonia della corrente moderata, laterza e, soprattutto, la quarta sancirono la sua debacle: en-trambe si tennero sulle rive dell’Arno e Firenze divenne lanuova capitale massonica italiana, anticipando così di alcunimesi lo spostamento di quella politica. La Costituente masso-nica tenutasi nella capitale toscana dal 21 al 24 maggio 1864sancì la totale vittoria dei democratici, che adottarono il nuo-vo nome di Grande Oriente d’Italia e proclamarono GranMaestro Giuseppe Garibaldi, assegnando la direzione effetti-va dell’Istituzione – col titolo di “presidente provvisorio” –a Francesco De Luca.A quella di Firenze seguì, nel maggio del 1865, l’Assemblea diGenova, in occasione della quale De Luca fu eletto Gran Mae-stro a pieno titolo.In quel periodo il principale problema che affliggeva i diri-genti del Goi era rappresentato dalla mancata unificazionedelle diverse correnti massoniche. Alla Massoneria siciliana,che continuava a negarsi alle sollecitazioni unitarie prove-nienti da Firenze, Garibaldi indirizzò, in previsione dell’immi-

nente nuova Assemblea costituente che si sarebbe di lì a po-co svolta a Napoli, un appello in cui, fra le altre cose, veni-va ripreso il concetto della funzionalità dell’unità massonica

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Giuseppe Garibaldi nel 1861

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all’unità nazionale italiana, già espresso all’inizio del decen-nio dai fondatori del centro torinese.Questo gesto non bastò tuttavia a convincere i siciliani (delresto lo stesso Garibaldi non prese parte all’appuntamento,adducendo ragioni di salute). Se fino ad allora le Assembleeavevano dibattuto solo ed esclusivamente problemi statutarie organizzativi, a partire da quella di Napoli, che si svolsenel mese di giugno del 1867, si cominciò a prendere in esamequestioni relative a problemi sociali e politici: i primi segnalidi cambiamento, come per esempio la richiesta di alcune log-ge di promuovere una campagna per l’abolizione della penadi morte e la soppressione delle corporazioni religiose, op-pure la realizzazione di monumenti e lapidi per celebrare glieroi del Risorgimento, provenivano dalla base.Al termine dell’assise napoletana, Filippo Cordova fu nuova-mente eletto Gran Maestro. Tuttavia l’anziano statista sicilia-no dichiarò subito di non essere in grado di assumere opera-tivamente la carica per ragioni di salute (morì infatti l’annosuccessivo), così che il peso effettivo della gran maestranzafu assunto da Frapolli.Nel momento in cui quest’ultimo prendeva in mano le redinidell’Istituzione, la parvenza di unificazione raggiunta nel cor-so della Costituente del 1864 era ormai totalmente contrad-detta dalla reale situazione in cui si trovava la Massoneria ita-liana: a Milano si accentravano le logge raggruppate nel RitoSimbolico Italiano, ispira-to al razionalismo del filo-sofo Ausonio Franchi,alias padre Cristoforo Bo-navino; a Napoli l’ex arci-prete Domenico Angheràguidava un Grande Orien-te napoletano; a Palermo,in seguito alle dimissionidi Garibaldi dalla granmaestranza nell’agostodel 1868, al vertice del-l’organizzazione sicilianasi poneva il mazzinianoFederico Campanella, cheintrattenne con Mazzinistesso un intenso carteg-gio nel tentativo di con-vincere il patriota ad ac-cettare a sua volta la su-prema carica del centropalermitano. L’operazionenon riuscì, e per parecchianni ancora il centro mas-sonico dell’isola, che puraveva condizionato lapropria confluenza nelGrande Oriente d’Italia al-l’acquisto di Roma capita-le, si mantenne indipen-dente.Nel biennio di attivitàche svolse nelle vesti di

Reggente, Frapolli operòin tutte le direzioni. Giànell’ottobre del 1867 ve-deva la luce un volumedi statuti e regolamentida lui stesso redatto,che sarebbe stato ap-provato dall’Assembleasuccessiva, tenutasi a Fi-renze nel giugno del1869, durante la qualeegli fu eletto ufficial-mente Gran Maestro.Nello stesso anno Pio IXconvocò il primo Concilioecumenico vaticano, a cuiuno spirito bizzarro, ilnapoletano Giuseppe Ric-ciardi, contrappose laconvocazione a Napoli,nella stessa data, di unAnticoncilio, invitandovile associazioni del liberopensiero e le ramificazio-ni più estreme della Mas-soneria: iniziativa accoltacon freddezza da Frapol-li, che tentò di convince-re da parte sua i fratelli anon prendervi parte, rice-

Ludovico Frapolli

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vendo le critiche dei più accesi anticlericali.Nel luglio 1870 la tensione accumulatasi in precedenza traFrancia e Prussia in ragione delle rispettive esaltazioni nazio-nalistiche condusse alla dichiarazione di guerra da parte diNapoleone III, cui fece ben presto seguito la clamorosa e ina-spettata serie di sconfitte ai danni della Francia, che ritenneallora opportuno ritirare, nel mese di agosto, le truppe stan-ziate a difesa di Roma.A questo punto la Sinistra italiana riprese a invocare la libe-razione della sede pontificia. Il Goi, che si era da poco dota-to di un nuovo periodico, la “Rivista della Massoneria Italia-na”, voluta e organizzata da Frapolli e il cui primo numeroera uscito il 30 luglio del 1870, sostenne con vigore la com-missione composta da Agostino Bertani, Benedetto Cairoli,Francesco Crispi, Nicola Fabrizi e Urbano Rattazzi che piani-ficò l’entrata in Roma attraverso la breccia di Porta Pia.Frapolli non visse lo storico appuntamento del 20 settembre

nelle vesti di Gran Maestro, dal momento che pochi giorniprima si era dimesso dalla carica e, precedendo Garibaldi, siera recato nella Francia ormai repubblicana per prendere par-te alla sua difesa.La repentina decisione produsse ovviamente condizioni digrave imbarazzo per il Goi. Nel breve arco di pochi mesi, tut-tavia, la situazione tornò alla normalità grazie all’assunzioneprovvisoria delle funzioni di Gran Maestro da parte dell’Ag-giunto Giuseppe Mazzoni.L’Assemblea di Firenze del maggio 1871, oltreché dell’elezio-ne di Mazzoni a Gran Maestro, si occupò del problema deltrasferimento a Roma della sede del Grande Oriente, formu-lando le direttive per l’Assemblea costituente che l’annosuccessivo, in conformità con quanto da anni si era andatoproclamando, avrebbe dovuto provvedere alla generale uni-ficazione dei gruppi in cui era suddivisa la massoneria ita-liana. Il cammino era lento ma costante. Le logge del RitoSimbolico erano rientrate nel Goi e parte del Grande Orien-te di Palermo aveva deciso di partecipare alla Costituente;altre logge continuavano invece a voler conservare la pro-pria autonomia.Negli stessi giorni in cui venivano diramate le convocazioni diquella che, per i dirigenti del Goi, doveva diventare l’assem-blea della definitiva unità della famiglia massonica della peni-sola, gli italiani ricevettero la triste notizia che il 10 marzo, aPisa – dove soggiornava in incognito presso i Rosselli –, siera spento Giuseppe Mazzini. Sebbene avesse sempre mante-nuto con la Massoneria contatti indiretti, egli fu di fatto l’ispi-ratore di tutta una parte del patrimonio ideologico della Libe-ra Muratoria.La venerazione con cui Mazzini era stato considerato dallelogge trovò conferma sia nelle grandiose onoranze tributa-tegli a Genova, sia nella diffusione a Roma dei manifesti insuo onore, sia, infine, nelle cerimonie dedicategli nella stes-sa capitale del Regno: da allora il Grande Oriente d’Italia ce-lebra la commemorazione dei propri defunti il 10 marzo diogni anno.Il 1872 rappresentò un anno di svolta: a partire da quel mo-mento le vicende della Massoneria cominciarono a intrecciar-si con quelle della Sinistra democratica italiana. Le riforme ci-vili e politiche elencate nel cosiddetto “Patto di Roma”, volu-

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to da Garibaldi per spingere le forze democratiche della pe-nisola a dotarsi di un programma politico comune (come peresempio il suffragio universale, l’istruzione laica gratuita eobbligatoria, la libertà di coscienza, l’abolizione dell’articolo1 dello Statuto, il potenziamento delle autonomie locali, l’a-bolizione delle impopolari tasse sul macinato e sul sale, lariforma del Codice Penale e la cancellazione della pena dimorte), facevano interamente parte del bagaglio culturale delGoi, che stabiliva nel primo articolo delle sue nuove Costitu-zioni, approvate nel corso di quell’anno, che “la Massoneriaha per scopo il miglioramento e il perfezionamento morale,intellettuale e materiale della umana famiglia col mezzo del-l’educazione, dell’istruzione e della beneficenza moralizzatri-ce. Si applica alle scienze fisiche, studia le questioni socialisenza restrizione di specie o di grado, e si occupa di risol-verle con le sole forze intellettuali, tanto individuali che col-lettive”. Tutto ciò nel nome dell’antica formula: Libertà, Ugua-glianza, Fratellanza.L’aggregazione di numerose logge professanti riti differenticostrinse il Grande Oriente d’Italia a proclamare la libertà diquesti ultimi, benché nel contempo venisse ribadito che il Go-verno dell’Ordine era indipendente dall’influenza di ogni en-tità rituale. La questione da risolvere non dovette tuttavia es-sere così semplice e indolore, se nel 1874 si sentì la necessitàdi sottolineare nelle Costituzioni che “la Massoneria Italiana,avendo sempre professata la piena e intera libertà dei Riti,pur non discostandosi nei principi, nei mezzi, nel fine, daquanto l’Ordine mondiale professa, adopera e si propone, ri-conosce e accoglie nel suo seno, con equa parità di diritti edi doveri, le Officine di qualunque Rito vigente e riconosciu-to. Ogni Rito segue i propri Statuti”. Un altro perentorio ri-chiamo alle Antiche costituzioni di Anderson riguardò invecela credenza nel Grande Architetto dell’Universo (GADU), mes-sa in discussione nel 1872. È utile notare a questo propositoil fatto che, in seguito all’abolizione di tale intestazione daparte del Grande Oriente di Francia nel 1877, la “Rivista dellaMassoneria Italiana” pubblicherà in successione una serie diaccenni piuttosto critici nei confronti di una tale deliberazio-ne.Un compito spinoso che Mazzoni dovette assolvere intornoalla metà degli settanta fu l’istituzione di una loggia destina-ta ad accogliere personaggi di rilievo, in particolar modo uo-mini politici e funzionari dello Stato, così da poter risponde-re all’esigenza di disporre di una camera di decompressionedella dialettica politica: una peculiarità in precedenza attri-buita alla loggia “Universo”, che però in seguito smise di pos-sedere tale specifica connotazione. Nel Grande Oriente Italia-no di Torino in un certo qual modo il ‘precedente’ della “Uni-verso” era stato incarnato dalla loggia “Osiride”, in cui si riu-nivano i massimi dirigenti e che, in virtù di tale criterio, sele-zionava rigidamente le ammissioni (ruolo che verrà assoltonell’età liberale dalla loggia “Propaganda”).Nel 1877, venne iniziato Adriano Lemmi, personaggio potentee facoltoso e fedele amico di Mazzini, che in più occasioniera ricorso a lui per il finanziamento delle sue imprese (peresempio la spedizione di Pisacane del 1857), al punto da ve-nire soprannominato “banchiere della rivoluzione”. L’affilia-zione di Lemmi era un indizio che, insieme a tanti altri, indi-

cava la ventata di cambiamento apportata dalla Costituenteconvocata a Roma dal 24 al 28 aprile 1879. Il governo del-l’Ordine eletto in quell’occasione risultò rappresentativo del-la nuova generazione che, traendo alimento dalle radici ri-sorgimentali dell’Italia unita, avrebbe retto le sorti della Fa-miglia dall’epoca del trasformismo fino a Crispi e all’età gio-littiana, fino a giungere oltre la Grande guerra. In tale conte-sto anche Adriano Lemmi fu eletto nel Consiglio dell’Ordine,che gli affidò con voto unanime la carica di Gran Tesoriere.Il carattere di svolta e di cambio generazionale della fine de-gli anni settanta del XIX secolo era stato preannunciato dal-la morte, avvenuta il 9 gennaio 1878, del re d’Italia VittorioEmanuele II, seguita, pochi mesi prima della conclusione deldecennio, dal decesso nella sua casa di Prato nel maggio 1880del Gran Maestro Giuseppe Mazzoni, stroncato da una brevee violenta malattia.A questi successe l’anziano patriota Giuseppe Petroni, untempo carbonaro e successivamente seguace di Mazzini rin-chiuso nelle prigioni papaline dal 1853 al 1870. Nel corso del-la sua gran maestranza il Goi portò a compimento quel pro-cesso di riordinamento e radicamento sul territorio iniziatonel 1874 con l’“epurazione – così fu chiamata – di quelle log-ge e di quei fratelli che non potevano essere consideratimembri attivi. La forte caducità delle strutture di base dell’I-stituzione aveva condizionato lo sviluppo di un coerente pro-getto culturale e politico auspicato dai suoi vertici. Con lastabilità organizzativa ed economica e con l’ascesa al poteredella Sinistra, il Grande Oriente d’Italia aveva definitivamen-te abbandonato la concezione di una Massoneria intesa comesemplice instrumentum regni – cioè come canale di legitti-mazione del nuovo Stato e di orientamento del consenso deiceti borghesi emergenti –, per approdare a un’interpretazio-ne molto più dinamica e flessibile che vedeva nel tessuto con-

Giuseppe Petroni

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nettivo delle associazioni liberomuratorie un potente mezzoper condizionare l’operato governativo in senso liberale eprogressista. Parallelamente, la Massoneria acquisiva una for-ma autonoma di penetrazione nella società civile, finalizzataalla diffusione della cultura laica e di un solidarismo pervasodi spirito egualitario e non racchiuso negli angusti limiti del-la filantropia paternalistica. Una presenza, in ultima analisi,che agiva da elemento moltiplicatore delle istanze partecipa-tive, evidenziando in particolare la stretta correlazione esi-stente fra intensità della vita associativa e sviluppo delle ten-denze politiche democratiche.A partire da quegli anni la Massoneria creò o prese parte inmodo determinante alla creazione di numerose associazioni disolidarietà allo scopo di risolvere in tutto, o in parte, i nume-rosi problemi sociali presenti nel Paese. Questo intervento, cheinteressava vari settori della società, si differenziava notevol-mente sia dal filantropismo di stile anglosassone sia dal lavo-ro svolto dalle pie congregazioni di carità. Il paradigma mas-sonico di solidarietà, infatti, possedeva una forte componen-te pedagogica e lo scopo principale non era solo quello di mi-gliorare le condizioni di vita dei settori più deboli della societàattraverso un sostegno economico, ma anche di creare i pre-supposti e le basi necessarie per un “autoriscatto” sociale. IlGrande Oriente d’Italia diede vita a una rete di contatti radi-cati territorialmente che si caratterizzerà, almeno fino all’av-vento del fascismo, per la moltiplicazione degli interventi nel-la società civile effettuati attraverso una capillare presenza al-l’interno dell’associazionismo laico.In questo periodo dinanzi alla Massoneria si delinearono chia-ramente due settori in cui essa poteva agire con efficacia: nelfervore associazionistico della società civile da una parte e nel-le istituzioni statali dall’altra. Tali interventi si inserirono in uncampo di forze all’interno del quale esisteva una molteplicitàdi tensioni provenienti sia dal basso sia dall’alto: dal basso,rispetto allo sviluppo dell’associazionismo dentro il corpo del-

la società civile; dall’alto, rispetto a un percorso istituzionaleche privilegiava la dimensione statuale dell’intervento politi-co. Partendo da questo progetto la Massoneria contribuì a “fa-re gli italiani” ed ebbe un ruolo importante nel processo di co-struzione di un’identità nazionale.Basti pensare ai nomi stessi assunti da molte logge (spes-so quelli dei più significativi protagonisti del Risorgimen-to); alla partecipazione delle officine a riti e feste civili (co-me quella del 20 settembre, vissuta come coronamento delprocesso di liberazione nazionale e, nel contempo, comesolenne affermazione dello spirito anticlericale); al contri-buto dato all’elaborazione di una liturgia patriottica fatta dimanifestazioni in ricordo di vicende risorgimentali, di inau-gurazioni di lapidi e monumenti; o, infine, all’opera di le-gittimazione del nuovo Stato, svolta nei primi decenni po-stunitari sollecitando ripetutamente la partecipazione elet-torale dei cittadini. Tutto questo avveniva per supplire allatitubanza del potere statale nell’incentivare il culto della na-zione: le feste civili, le ricorrenze patriottiche, la monu-mentalistica dovevano diventare i punti di forza per un’in-tegrazione nazionale fondata su momenti simbolici di par-ticolare intensità emotiva.La Massoneria, sostenendo le istituzioni (in particolare dopol’avvento al potere della Sinistra e negli anni di Crispi) e di-fendendo la tradizione laica risorgimentale intesa come ce-mento ideologico dell’idea di nazione, si confrontò con un pro-getto analogo a quello dello Stato liberale: la costruzione del-l’identità nazionale e la definizione di un ambito di riferimen-to comune, che non fosse soltanto un’appartenenza puramen-te burocratico-amministrativa.Se nei confronti dello Stato la Massoneria si impegnò a col-mare un deficit di iniziativa sul piano dell’artificialismo politi-co, nei confronti della società civile il sodalizio liberomurato-rio si rivelò uno straordinario fattore di moltiplicazione del-l’associazionismo di solidarietà laico. Esso ebbe un rapporto

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identità

di osmosi con varie altre forme associative (corporative, mu-tualistiche, filantropiche, politiche), dalle quali trasse stimolie risorse umane nella fase della nascita delle logge.Successivamente innumerevoli furono le aggregazioni socialidi carattere laico e solidaristico, anche di nuova concezione,che videro la luce per iniziativa delle officine massoniche: scuo-le primarie (serali o domenicali), biblioteche circolanti, uni-versità popolari, cooperative di consumo, banche del popolo,società per l’allattamento materno e la distribuzione quotidia-na di pane, cucine popolari, ospedali e organismi di assisten-za sanitaria, società per la cremazione e per le onoranze fu-nebri laiche, società per la pace e per gli arbitrati internazio-nali, associazioni per il recupero dei giovani sbandati e di quel-li usciti dal carcere; e, inoltre, comitati costituiti per sostene-re campagne in favore di temi di rilevanza civile, come quelliper l’abolizione della pena di morte, per l’introduzione del suf-fragio universale o del divorzio, per la lotta contro la prosti-tuzione e così via.Molte di queste iniziative furono di fatto finalizzate alla rea-lizzazione di un embrionale sistema laico di assistenza che fos-se capace di contrastare l’opera svolta dalle associazioni cle-ricali e, nel contempo, diffondesse tra i profani una favorevo-le immagine dell’Istituzione. Ciò si inquadrava, a sua volta, inun più ampio e ambizioso progetto di secolarizzazione e do-mocratizzazione della società italiana, che inevitabilmente com-portò il crescente coinvolgimento del sodalizio nella lotta po-litica e sociale.Un tale progetto di costruzione di un’identità nazionale nac-que all’interno della società civile – attraverso percorsi orga-nizzativi e istituzionali definiti – promuovendo al massimo gra-

do lo sviluppo e l’incremento di una morale e di una coscien-za al suo interno. Gli assi portanti di questo progetto erano losviluppo scientifico, la crescita culturale della società e la lot-ta al pregiudizio religioso. Per i dirigenti del Grande Oriented’Italia, la scienza e l’educazione stavano alla base del pro-gresso dell’umanità e soltanto la totale laicizzazione della di-mensione sociale poteva assicurare il funzionamento dell’inte-ro paradigma.La Massoneria apportò un notevole contributo all’affermazio-ne delle istanze di laicismo e di apertura al pensiero europeo(specialmente nei confronti della Francia e dell’Inghilterra), chesvolsero un ruolo fondamentale nel processo di ‘svecchiamento’della cultura italiana soprattutto in una fase in cui si chiedevaal nuovo ceto politico e intellettuale di lavorare per l’unifica-zione culturale del Paese a partire dalle strutture scolastichee formative. Non a caso, infatti, proprio i temi pedagogici ededucativi in generale furono al centro degli interessi e dellepolemiche dei massoni che intendevano trasmettere alla so-cietà italiana una mentalità laica e pragmatica, intesa a svin-colare la cultura da ogni intento moralistico o spiritualistico,attraverso un forte impulso allo studio dell’uomo e del suo vi-vere sociale.Nel corso della seconda metà dell’Ottocento, l’educazione ap-parve lo strumento indispensabile per costruire una societàispirata a ideali scientifico-positivisti e allo stesso tempo ilmezzo più idoneo per produrre una manodopera qualificata eadeguata allo sviluppo del processo industriale. L’istruzionedoveva diventare obbligatoria (almeno quella elementare) edi massa e occorreva una profonda riforma della didattica edei contenuti dell’insegnamento (maggiore spazio alle scien-ze e ai laboratori, valorizzazione dell’indagine scientifica, edu-cazione all’osservazione, alla sperimentazione, in breve allamentalità scientifica): questo processo fu tuttavia ostacolatodalla Chiesa cattolica e il conflitto si inasprì, e i massoni si col-locarono all’avanguardia dello schieramento anticlericale.Benché il suo obiettivo consistesse nel ridimensionamento, at-tuabile per tappe successive, dell’influenza del cattolicesimosulla società e sullo Stato, la Massoneria non si configurò peròcome un movimento antireligioso; essa non combatté la reli-gione cattolica in quanto tale, ma le tradizioni e i pregiudiziespressi dalla Chiesa, considerati come ostacoli posti sulla stra-da del progresso della scienza e della società civile, cercandodi dividere la conoscenza della realtà naturale da ogni riferi-mento metafisico-religioso.La reazione della Chiesa a tale paradigma si manifestò congrande evidenza nell’enciclica antimassonica Humanum genus,emanata da papa Leone XIII il 20 aprile 1884. Lamentando an-cora una volta la fine del potere temporale, il pontefice ne at-tribuiva la colpa principalmente alla setta massonica, accusa-ta di ogni nefandezza (specialmente di colore politico). I mas-soni italiani inscenarono contro l’enciclica numerose manife-stazioni di protesa, sicché fu questa l’epoca in cui il tradizio-nale anticlericalismo delle logge giunse all’acme. In un tale cli-ma si concluse senza drammi la gran maestranza di GiuseppePetroni: l’Assemblea riunitasi a Roma nel gennaio del 1885, al-la quale prese parte, fra gli altri, anche Francesco Crispi, eles-se il suo successore nella persona di Adriano Lemmi.

(2-continua)

Adriano Lemmi

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Periodico informativo culturale Anno X • Numero 4-5 • 28 febbraio - 15 marzo 2009

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