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Numero 6 A.S. 2018/2019 Maggio 2019 “IL BURATTINO SENZA FILI” Il giornale degli studenti del Liceo Classico e Linguistico “Mariano Buratti” Indice E’ arrivato il momento dei saluti Ilario Pasculini,V A classico La libertà di Parola Chiara Conti, IV A classico Brexit 2019 Scozia e Irlanda Benedetta Chiappini, I C linguistico L’mportanza della storia Martina Falci,V A classico Viterbese: sei nella storia Leonardo Santini,V A classico Nuove linee architettoniche nel centro storico di Viterbo, edifici del ventennio fascista e degli anni successivi Matteo Jarno Santoni, III C classico

“IL BURATTINO SENZA FILI” · 2019. 5. 27. · Numero 6 A.S. 2018/2019 Maggio 2019 “IL BURATTINO SENZA FILI” Il giornale degli studenti del Liceo Classico e Linguistico “Mariano

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Numero 6 A.S. 2018/2019 Maggio 2019

“IL BURATTINO SENZA FILI”

Il giornale degli studenti del Liceo Classico e Linguistico “Mariano Buratti”

Indice

E’ arrivato il momento dei saluti Ilario Pasculini, V A classico

La libertà di Parola Chiara Conti, IV A classico

Brexit 2019 Scozia e Irlanda Benedetta Chiappini, I C linguistico

L’mportanza della storia Martina Falci, V A classico

Viterbese: sei nella storia Leonardo Santini, V A classico

Nuove linee architettoniche nel centro storico di Viterbo, edifici del ventennio fascista e degli anni successivi Matteo Jarno Santoni, III C classico

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E’ arrivato il momento dei salutiRicordo perfettamente quando varcai la porta di quell’aula in cui ci eravamo dati appuntamento per la prima volta. Dovevamo presentarci e decidere insieme come avremmo voluto impostare il nostro lavoro di comitato di redazione. Frequentavo il terzo anno e mi sentivo così piccolo vicino agli studenti di quarta e di quinta, erano molte le insicurezze che in quel momento mi avevano pervaso. Inutile rac-contarvi che appena mi sono seduto però non ho avuto dubbi nel comprendere che si trattasse in realtà di paure infondate, infatti sia gli altri ragazzi sia il profes-sor Pierantozzi si sono rivelati molto affabili e mi hanno fatto sentire fin da subito a mio agio. Inoltre vedendo come tutte le persone che si trovavano intorno a quel tavolo fremevano al solo pensiero di mettersi immediatamente all’opera, anch’io sono stato rapito dall’entusiasmo che si respirava in quella stanza. La prima de-cisione che prendemmo come comitato è stata quella di dare un volto nuovo al giornale della nostra scuola, così optammo per l’attuale nome “Il Burattino senza fili”. Questo è un titolo parlante: frequentando il Liceo Mariano Buratti ci siamo chiamati col vezzeggiativo ‘Burattini’, ma facendo riferimento poi ai tipici fantoc-ci mossi dalle mani del burattinaio abbiamo anche voluto distinguerci da questi e sottolineare il fatto che nello scrivere i nostri articoli non ci saremmo lasciati manovrare da nessuna ideologia e che nel doveroso rispetto delle persone e dei fatti trattati avremmo comunque scritto senza limiti e censure ; da qui il ‘senza fili’ a completamento del nostro nome. Mi sento di poter dire che a distanza di ormai numerose pubblicazioni abbiamo rispettato egregiamente quanto avevamo stabi-lito quel giorno. Non a caso anche nel trattare le tematiche più scottanti abbiamo sempre mantenuto il più possibile un approccio obiettivo e vi abbiamo presentato gli argomenti per quello che erano realmente, con il solo scopo di informarvi e dilettare le vostre menti. Le idee non ci sono mai mancate così come non ci è mai mancata la voglia di documentarci guardando con occhio critico il mondo che ci circonda; questo ci ha permesso di scrivere articoli che hanno abbracciato in ogni numero le più disparate aree d’interesse che spaziano dal mondo dell’attualità a quello della ricerca scientifica fino ad arrivare a quello culturale ed artistico. Il co-mitato di redazione poi ha avuto sempre un occhio di riguardo per gli eventi im-portanti per la nostra società, per quegli eventi che , seppur cronologicamente lon-tani da noi, abbiamo comunque sempre avvertito come vicini e dai quali abbiamo estratto i valori cercando di renderli un po’ anche nostri, stiamo parlando degli ar-ticoli che abbiamo scritto in occasione della Festa della Liberazione e della Giorna-ta della Memoria giusto per citarne alcuni. Personalmente parlando vorrei dire che oggigiorno sono veramente soddisfatto della scelta che feci quel lontano giorno di tre anni fa, quando fui chiamato a scegliere tra una delle attività extracurriculari proposte dalla scuola. Vorrei incoraggiare tutti quegli studenti che sentono di avere molto da dire ad entrare a far parte del comitato di redazione del giornale della no-stra scuola, la nostra è una famiglia che è sempre pronta ad accogliere nuove per-sone. Vorrei ringraziare tutti coloro con i quali ho condiviso questa bella esperien-za che porterò sempre con me; anche quando tra qualche tempo uscirò da questo

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istituto, e vorrei ringraziare soprattutto il professor Pierantozzi per non aver lascia-to che questa bella iniziativa venisse abbandonata e per averci dato carta bianca nel realizzare il nostro giornale degli studenti. Naturalmente non mi sono scordato del vero motore della nostra macchina, i nostri amati lettori! Grazie per averci accor-dato la vostra preferenza e per averci dedicato il vostro tempo, speriamo di essere riusciti a catturare la vostra attenzione, di aver soddisfatto la vostra fame di notizie e anche di avervi fornito qualche piccolo spunto di riflessione. Sono certo che le nuove generazioni di giornalisti del nostro comitato di redazione sapranno miglio-rare ulteriormente questo laboratorio e regalarvi ancora nuove emozioni! Vi saluto con questo pensiero di Mario Calabresi, direttore del quotidiano “La Repubblica” dal gennaio del 2016 al febbraio del 2019, anch’io credo infatti che sia moralmente e civicamente importante il lavoro di quegli scrittori che testimoniano - tenendoli così sempre vivi nella memoria delle persone - gli eventi importanti che vanno a costituire la storia e l’identità di una popolazione.

“Bruciamo eventi in un tempo velocissimo, tutto passa in un attimo. Pochi giorni e la Storia appare consumata. Ci sembra tutto già lontanissimo solo un mese dopo. E allora il senso a quello che faccio me lo dà l’idea che ci sia qualcuno che registra i fatti, gli eventi e ne lascia testimonianza.” MARIO CALABRESI

In bocca al lupo e buon lavoro ai futuri giornalisti del comitato!

Ilario Pasculini, V A Classico

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La libertà di parola

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La libertà di insegnamento è garantita dall’articolo 33 della Costituzione che, al primo comma recita: “l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegna-mento” e vale per tutti i docenti, di ogni ordine e grado. L’espressione contenuta nell’art.33 della Costituzione significa che “non esistono né arte né scienza uffi-ciale o di stato”.

Purtroppo, però, non sempre gli insegnanti si sentono liberi di esprimere la loro opinione; forse perché nel corso del tempo più volte sono stati e sono tuttora frenati da una velata censura.È il caso della recente decisione di sospendere la professoressa Rosa Maria Dell’Aria, colpevole secondo l’Ufficio scolastico provinciale di non aver vigilato sul lavoro dei suoi alunni che nella proiezione di un video avrebbero accostato le leggi razziali al decreto sicurezza del ministro dell’interno Matteo Salvini.La vicenda ha scatenato un clima di tensione e lo sgomento di molti professori che si sono sentiti in qualche modo lesi nella loro professionalità ed hanno rite-nuto i loro diritti limitati o addirittura violati.Anche la società civile è insorta in favore della professoressa ritenendo che il nostro Paese abbia bisogno di un confronto rispettoso delle diverse posizioni, e l’insegnamento di questi sani principi ha luogo proprio nelle scuole, che non sono proprietà dello Stato, né tanto meno possono essere controllate o condizio-nate da esso.

Il carattere di libertà individuale serve a garantire l’imparzialità dell’istruzione: ciascun insegnante può esprimere infatti il proprio pensiero, per tanto la neutra-lità dell’insegnamento pubblico, sarà la necessaria conseguenza della pluralità di voci.Il diritto di libertà dell’insegnante non è, però, illimitato, dal momento che le posizioni dei singoli non devono ledere i doveri di solidarietà collettiva.Ciò non significa che il docente non debba avere una posizione personale ma che abbia in ogni caso l’obbligo di informare gli studenti sulle diverse tesi per garantire l’obbiettività dell’apprendimento.Proprio perché la libertà di espressione è non solo un diritto ma anche e soprat-tutto un dovere, è indispensabile mantenere in rapporto pensiero del singolo e esigenze del servizio pubblico.Se il ministero individua degli argomenti di insegnamento che ritiene debbano essere impartiti, l’insegnante non può sottrarsi dallo svolgere tale compito. Al docente, però, spetta di riferire le informazioni sugli argomenti che sono stati indicati in modo autonomo e sulla base delle proprie opinioni, fornendo in ogni caso agli studenti un quadro completo del possibile pensiero altrui.

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“La libertà d’espressione è alla base dei diritti umani, è la radice della natura uma-na e la madre della verità. Sopprimere la libertà di parola significa insultare i diritti umani, soffocare la natura dell’uomo e reprimere la verità.” -Liu Xiaobo

Chiara Conti, IV A Classico

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Due governi, quello di Londra e quello scozzese, sono sul piede di guerra dal giorno del referendum sulla Brexit (Il significato della parola Brexit fa riferimento all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea e deriva dalla crasi di due parole inglesi: Britain, “Gran Bretagna”, ed exit, “uscita”, anche se tra poco acquisterà un nuovo significato). La maggioranza della popolazione scozzese votò contro e da quel momento, il governo scozzese, con la sua leader Nicola Sturgeon, ha fatto di tutto per evitare che al governo centrale tornassero tutti i poteri delegati dal governo all’Unione europea e che l’Ue dava poi ai parlamenti regionali.Il Parlamento della Scozia ha infatti formalmente respinto il progetto di leg-ge-quadro di Londra sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. La deci-sione di Edimburgo è senza precedenti e adesso in molti temono una grave crisi costituzionale. Il Parlamento scozzese ha respinto il testo proposto dai britannici con 93 voti contro 30.Il Regno Unito non è solo preoccupato per i risvolti economici e politici della vi-cenda, quanto per la situazione interna che rischia di far deflagrare conflitti sopiti da tempo. La Brexit sta segnando il presente britannico ma può soprattutto inci-dere in maniera sensibile sul futuro del Regno e sulla convivenza delle diverse na-zioni che lo compongono, in particolare Irlanda del Nord e Scozia, infatti anche se il problema si riflette maggiormente sulla Scozia l’Irlanda non ne è immune.Il problema, enorme per gli scozzesi favorevoli al Remain, rimane invariato; c’è stato un referendum meno di tre anni fa che chiedeva l’uscita della Scozia dal Regno Unito, ognuno per la sua strada, referendum nel quale gli indipendentisti scozzesi hanno perso, e non di pochissimo (44,7 % / 55,3 %). Infine la Scozia è rimasta nel Regno Unito e ovviamente non appare semplice tenere un referen-dum-bis.Le ultime notizie a cui si può risalire in questi giorni sulla data in cui dovrà ef-fettuarsi dicono che, dopo essere stata spostata più volte per definire i rapporti commerciali, la data in cui Irlanda e Scozia usciranno dall’Unione Europea sarà tra il 12 e il 16 giugno del 2019 e questo comporta gravi cambiamenti nell’ambito economico commerciale e turistico, soprattutto per chi si vorrà trasferire nella nuova Scozia. Anche se i rapporti sono comunque ancora tutti da rivisitare i patti sono stati stabiliti, le carte firmate e i giornali parlano chiaro: forse tra poco più o poco meno di un mese l’Europa perderà altri alleati e l’Italia, come anche l’Euro-pa, spera che i cambiamenti siano finiti qui.God save the queen…e anche l’Europa!

Benedetta Chiappini, I C Linguistico

Brexit 2019 Scozia e Irlanda

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L’importanza della storia

Tutti almeno una volta nella vita ci siamo chiesti quale sia l’importanza della sto-ria. Perché dovremmo memorizzare una serie di date, battaglie e nomi di persone che non ci sono più?La risposta è semplice, noi siamo il frutto del nostro passato. Dipendiamo completamente dalla storia, dalle decisioni di uomini e donne impor-tanti per il nostro passato, dalla vittoria o dalla sconfitta nelle guerre, da perdite e acquisizioni di territori. Come saremmo noi oggi se Cesare non fosse stato ucciso nel 44 a.c. o se Napoleone avesse vinto a Waterloo? Ci ritroviamo ad essere inevitabilmente legati al passato ed è fondamentale cono-scerlo per vivere meglio il presente. Marco Tullio Cicerone, nel “De Oratore”, scrive che la storia è testimone dei tem-pi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, nunzio dell’antichità. Con questa affermazione vuole sottolineare che la storia fa luce sul passato ed illumina il futuro,ed è quindi una chiave di interpretazione del presente.Inoltre la storia ci rende più consapevoli della nostra identità, ci insegna le origini delle società e delle culture e ci avvicina ad un mondo lontano, con il quale però condividiamo un’eredità. Essa ci dà l’opportunità di conoscere come è cambiata la vita quotidiana dell’uomo nel corso dei secoli, ma non solo, ci mostra quali sono state le innovazioni che ci hanno portato all’evoluzione dei giorni nostri.La storia è stata definita da uno dei più grandi storici del secolo scorso, Marc Blo-ch, come una disciplina che studia le trasformazioni delle società umane nel tem-po, perché l’oggetto della storia è l’uomo; infatti affermò che: “il bravo storico […] somiglia all’orco della fiaba. Egli sa che là dove fiuta carne umana, là è la sua preda”. Lo storico non è solo un uomo che conosce la storia e diffonde la verità sul passa-to, ma è un vero e proprio ricercatore, cerca di sapere analizzando le fonti e senza avere la presunzione di scrivere un’unica verità. Molte volte lo storico spiega come anche un piccolo evento possa scatenare effetti devastanti che hanno ripercussioni ancora oggi.Lo studio del passato, quindi, ci rende cittadini consapevoli e soprattutto può spro-narci ad essere persone migliori prendendo esempio o facendo esattamente l’op-posto di chi ha giovato all’umanità o danneggiato il nostro mondo. La storia guida l’uomo nel mondo.

Martina Falci, V A Classico

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Viterbese: sei nella storia8 maggio 2019, una data che rimarrà per sempre nei cuori dei tifosi gialloblù.Un successo meraviglioso quanto insperato, perché fino al 93° i 5000 cuori del Rocchi stavano vedendo sfumare il sogno di una stagione. Ma come nelle più belle favole, arriva la zampata deci-siva del “principe della difesa” Zhitko Atana-sov che raccoglie al centro dell’area uno splendido fil-trante di Vandeputte e batte l’incolpevole portiere del Monza Sommariva. È tripudio gialloblù: tutta la ten-sione accumulata nelle settimane precedenti alla partita e durante i 90 minuti si trasforma in un entusiasmo travolgente, centinaia di bandiere colorano le tribune gremite del Rocchi, che non vedeva una così coinvolgente partecipazione da anni. Ma è solo ripercorrendo la stagione della Vi-terbese che si può capire meglio il significato di questa vittoria; una stagione anomala, cominciata ad agosto con la trasferta di coppa Italia a Marassi, nella partita persa per 1-0 contro la Sampdoria. Poi il vuoto, la stagione si ferma fino a novembre, sia per i problemi organizzativi della lega, sia perché il presidente Camilli, protestando per la collocazione della Viterbese nel girone C, decide di non far scendere in campo la squadra.La sua richiesta non viene accolta, e come si suol dire in questi casi, aldanno segue la beffa: partite ogni 3 giorni, un’intera stagione a rincorrere per conquistare un posto ai play-off che fino ad aprile sembrava scontato. Tuttavia, a finale di coppa raggiunta, il presidente Camilli ha deciso di far riposare i titolari, mandando i giovani della “Berretti” a giocare le rimanenti partite, che con risultati negativi hanno com-promesso il piazzamento play-off; ecco quindi che la vittoria della coppa avrebbe assunto un duplice significato: certamente portare un trofeo prestigioso a Viterbo, ma soprattutto il successo sul Monza del patron Berlusconi avrebbe garantito l’ac-cesso alla fase nazionale dei play-off. Detto fatto, dopo il 2-1 del Brianteo all’an-data, la Viterbese si trovava a dover ribaltare il risultato contro una squadra tosta, tra le più forti del torneo; ma proprio in quella che è stata ribattezzata “la zona viterbese” arriva la rete decisiva, che manda in estasi il popolo gialloblù. Al tripli-ce fischio partono i festeggiamenti in campo, la Viterbese ha raggiunto il punto più alto dei suoi 110 anni di storia, vincendo un trofeo che l’anno scorso in finale aveva visto sfumare per mano dell’Alessandria. Vanno ringraziati i calciatori, che da professionisti quali sono hanno onorato la maglia e formato un grande grup-po che ha dato tante soddisfazioni al popolo gialloblù. Un plauso va fatto anche al presidente Camilli, il quale ha acquistato una societá che era destinata al falli-mento nel 2013, facendo ripartire la Viterbese Castrense dall’Eccellenza, condu-cendola fino alla serie C, nella quale ottiene ormai da tre stagioni un piazzamento costante nelle prime posizioni, disputando play-off e finale di coppa. I più potreb-bero pensare che questo trionfo sia la chiusura perfetta del cerchio... tutt’altro, do

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menica 19 maggio la Viterbese va ad Arezzo per l’andata degli ottavi dei play-off, e il 22 troverà probabilmente il Rocchi nuovamente gremito a spingere i gialloblù al successo nella gara di ritorno.Una stagione iniziata male si sta quindi trasformando in una da ricordare a lungo, se non altro perché la squadra è riuscita a riavvicinare la gente di Viterbo al calcio, cosa non facile nel panorama del capoluogo laziale; ma ora il cammino strepitoso in coppa Italia ha creato un’atmosfera nuova, quasi mai respirata. Ora il sogno é la tanto agognata serie B, traguardo che più volte è stato vicino, come nel 2004 con la finale persa contro il Crotone di Gasperini. Che sia questa la volta buona? Ai posteri l’ardua sentenza, direbbe Manzoni, ma la sensazione è che il meglio deve ancora venire.

Leonardo Santini, V A classico

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Nuove linee architettoniche nel centro storico di Viterbo,edifici del ventennio fascista e degli anni successiviE’ mia intenzione, con questo ultimo articolo, concludere le tre “puntate” dove ho avuto modo di parlare di Viterbo e la guerra.Anche grazie alle fotografie messe a disposizione dall’ Archivio fotografico F.lli Sorrini vorrei ripercorrere velocemente in questa sede la costruzione di nuovi edifici a Viterbo, sia prima che dopo le distruzioni belliche. Tenendo presente che una gran parte del centro storico di Viterbo è stata bombardata e distrutta (cfr. fotografia sullo scorso numero de “Il Burattino senza fili”) nel finire degli anni 40’ e nei successivi anni 50’ si attuò una radicale opera di costruzione di nuovi stabili dalle linee squadrate e essenziali, nettamente in contrasto con le geometrie delle costruzioni del centro storico. Anche prima che gli infausti eventi bellici attanagliassero la vita della città e che questa stessa rimanesse distrutta furono operate significative opere di costruzione e riordino urbanistico.Iniziamo con il 1925 che vide l’inizio dei lavori di trasformazione urbana che avrebbero interessato piazza Verdi (del Teatro), difatti in questo anno fu demolito palazzo Moscatelli; i lavori ebbero seguito nel 1935 con la demolizione delle case che congiungevano Corso Italia con via Matteotti. Al 1928 risalgono invece i lavori per la realizzazione di via Fratelli Rosselli, lungo la quale fu eretto palazzo Ronchini (attuale sede dello studio medico radiologi-co Quadrani e del bar BurBaCa), l’attiguo palazzo della Camera di Commercio sarebbe stato costruito nel 1933, su progetto dell’architetto Bazzani a cui si deve anche il palazzo delle Poste e Telegrafi in via Ascenzi, quest’ultimo iniziato nel 1933 e terminato nel 36’.

Gli importanti interventi di riassetto urbanistico relativi all’area di via Marconi, con copertura del corso del fiume Urcionio, iniziarono nel 1933 e interessarono anche piazza del Sacrario dove fu interrato il ponte Tremoli (1935). La chiesa di Santa Maria della Peste fu consacrata ai caduti nel 1936 dopo la demolizione degli edifici che la circondavano.L’edificio delle scuole “Principe di Napoli”, oggi intitolate a Luigi Concetti, fu co-

Via del Littorio (oggi Via Ascenzi) prima della costruzio-ne del palazzo delle Poste. Foto Sorrini-Viterbo

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struito tra il 1937 e il 1938.

Il palazzo della Gioventù Italiana Littorio, che attualmente ospita il nostro Liceo, progettato dall’arch. Bodini e dall’ing. Rispoli, fu inaugurato nel 1937. Di fronte all’edificio vi era un triangolo di prato, usato come “palestra all’aperto”; qui sareb-be stata poi edificata la scuola media Cesare Pinzi.

Il mastodontico palazzo della Banca d’Italia, con la sua notevole porzione inter-rata, accanto al corso del fiume Urcionio, fu costruito tra la fine degli anni 30’ e il 1947 su progetto dell’ing. Giglio e, per la costruzione, data la lunghezza dell’edifi-cio, fu impiegata una gru mobile che scorreva su un binario. La precedente sede di Viterbo della Banca di Italia era sita a Palazzo Ciofi, dove ora si trova l’edificio dell’Istituto Nazionale Previdenza Sociale (via G.Matteotti).

I lavori di costruzione del palazzo delle Poste in via Ascenzi. Foto Sorrini-Viterbo

Via Tommaso Carletti, senza il palazzo dell G.I.L. Foto Sorrini-Viterbo

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12I lavori di costruzione del palazzo della Banca d’Italia, in via Marconi, si noti la gru mobile. Foto Sorrini-Viterbo

La terminazione di via Marconi, lato piazza Verdi, prima della demolizione di parte del palazzo che è oggi sede della farmacia Montaboldi. Foto Sorrini-Viterbo

I lavori di copertura del corso dell’Ur-cionio in via Marconi, si riconosce la Chiesa degli Almadiani. Foto Sorrini-Viterbo

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La stazione di servizio dell’Agip e il parcheggio in piazza del Sacrario, nonché i palazzi sovrastanti quest’ultima, risalgono alla fine degli anni quaranta e l’inizio degli anni cinquanta.Sempre in piazza del Sacrario, il campanile della chiesa degli Almadiani fu arre-trato di quattro metri e fu ricavato un ingresso nella chiesa dove prima si trovava l’abside e la sacrestia.Attualmente le spalle del ponte Tremoli, che congiungeva la sponda est dell’Ur-cionio a via Cairoli, sono ancora osservabili e si trovano vicino alla gelateria di piazza del Sacrario.

Nel 1951 iniziarono i lavori per la ricostruzione della stazione della ferrovia Roma Nord in viale Trieste, dopo la rimozione delle macerie del vecchio fabbricato. Il nuovo stabile fu progettato dagli architetti Adriano e Lucio Cambellotti, su com-messa della Società Romana per le Ferrovie del Nord, e fu completato nel 1953.

Matteo Jarno SantoniIII c classico

Si ringraziano le sorelle Sorrini per la concessione delle preziose immagini.

I lavori di riassetto sono terminati; la Chiesa de-gli Almadiani ha anche il nuovo ingresso.Collezione Matteo San-toni

La nuova stazione della ferrovia Roma Nord. Foto Santoni