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free kid’s magazin e 1 APRILE 2016 Mensile Free Press n.1 - Aprile 2016 Edizione Italiana : © 2016 Dinky Donkey s.r.l.

APRILE 2016 free kid’s magazin e - The Dinky Donkey · Vi svelo anche il significato di questa espressione. Prima a teatro si andava in carrozze trainate da cavalli che, durante

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free kid’s magazin e

1APRILE 2016

Mensile Free Pressn.1 - Aprile 2016 Edizione Italiana : © 2016 Dinky Donkey s.r.l.

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DINKYPasticcione, distratto e un po’ fifone…

Per Wallie, probabilmente il peggior maestro, ma sicuramente il migliore

compagno d’avventure possibile.

WALLIE W. WEBBYCurioso fin quasi all’incoscienza, Wallie

W. Webby, per gli amici “Webby”, incarna alla perfezione l’esploratore 3.0.

Non è certo un Super Eroe, né un Genio, ma è buono, onesto e sa

rimediare ai propri errori.

BETH WEBBYSempre allegra, tocca e sperimenta

qualsiasi cosa le capiti a tiro, causando, a volte, divertenti guai.

Che si tratti di AppLand o della realtà, riesce sempre a infilarsi nei posti più

impensabili….

ANNAH (la mamma)Sportiva e animalista convinta, si fa in quattro per la famiglia. Dietro la scorza da “dura” è amore-vole e profondamente altruista, ma vive un perenne conflitto con la sua “casa digitale”

ZOELa migliore amica di Webby è una sfidante nata, se da qualche parte c’è un limite da superare è lì pronta ad affrontarlo.

HAROLD (il papà)Informatico meticoloso, è un teorico del “f.a.r.e.”: focalizzare, analizzare,

risolvere, eseguire. L’approccio alla vita senza regole di Webby lo fa continuamen-

te disperare.

HAP WEBBY (il Nonno)Geniale, arruffone e giovanile, sogna un ritorno al web pionieristico dei primi tempi. Vorrebbe che Wallie condividesse questa visione, ma non sempre riesce a convincerlo.

IN QUESTO NUMERO4 FUGA DAI MOSTRI

Storia a fumetti di Dinky

8 COSA FARÒ DA GRANDERubrica sui mestieri: Attore di Teatro

10 VEGGY ROBOTLe avventure di Veggy Robot

12 GIOCA CON DINKYSpazio dei giochi

27 PER RICORDARE L’8 MARZOGiornata Internazionale della Donna

18 COSA C’È IN TAVOLANutrizione e ricette: Il Cioccolato

20 DUE PAROLE CON...Luca Massaccesi e Osservatorio Nazionale Bullismo

1APRILE 2016

16 AMICI A 4 ZAMPERubrica animali: L’Ornitorinco

24 L’ORNITORINCO CHE CADDE SULLA TERRAStoria a fumetti di Webby

APPLANDAppLand è l’universo dei sogni digitali, dominato dalla fantasia e dall’immaginazione. Qui ogni creatura virtuale diventa viva e reale.

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FUGA DAI MOSTRIDisegni: Massimiliano Tommasini

Colore: Arianna Florean

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di Claudio Cianfarani

L’ATTORE DI TEATROOGGI OSPITE ANTONIO D’AVINO

Cosa farò da grande...

La nostra rubrica quest’oggi ospita Antonio D’Avino, attore teatrale di professione.

Cosa significa per te “essere Attore”?

Significa dedicare gran parte della pro-pria vita all’osservazione degli altri. Un particolare modo di parlare, di cam-minare o di ridere nelle persone che incontro ogni giorno diventano lo spunto per caratterizzare un personaggio.

Quando ti sei scoperto “Attore”?

Ho sempre pensato che avrei fatto l’attore, ne parlavo continuamente da quando avevo 12/13 anni. Sono anche un gran pigro, però... Il mestiere d’Attore sarebbe rimasto solo un sogno se una ex-fidanzata , non mi avesse iscritto ad un Laboratorio Teatrale.

Quali studi hai fatto per seguire la tua passione?

Dopo quel primo Laboratorio Teatrale, mi sono iscritto all’Accademia D’Arte Drammatica del Teatro Bellini di Napoli. Mi hanno insegnato le tecniche per po-ter far arrivare al pubblico le emozioni che i personaggi vivono in scena.

Sei sempre stato convinto di riuscire?

Assolutamente no. Il mio è un mestiere difficile perché non dà certezze. Non sapere se, quando e per quanto tempo riuscirà a salire su di un palco l’anno successivo. Questa incertezza è anche la straordinaria bellezza di questo mestie-re. Cambiare continuamente personaggi da interpretare, incontrare colleghi di lavoro sempre diversi.

La tua più grande delusione professio-nale…

La più grande delusione l’ho ricevuta mentre frequentavo l’Accademia. Uno degli insegnanti mi consigliò di lasciar perdere la carriera d’Attore. Secondo lui non ero dotato.

Come l’hai superata?

È stata dura. Volevo mollare. Poi ho ca-pito che non puoi piacere a tutti.

Il tuo più grande successo.

Quello che sento come un mio successo è stata la mia prima regia, realizzata quest’estate. Ne ho ancora tanti altri nel cassetto e una gran voglia di andare ad aprirlo per tirarli fuori!

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Il consiglio più saggio che hai ricevuto?

“Nessuno potrà mai dire quella battuta come la dirai tu!”. Questo frase mi ha insegnato a dare importanza alla mia UNICITÀ. Ci saranno tanti attori più bravi di me, che troveranno un’intonazione più bella o più efficace della mia nel dire una battuta. Ma io sono l’unico che in quella battuta posso metterci il cuore di Antonio D’Avino!

Antonio, grazie infinite e tanta “***!”… “***!”: parola molto apprezza-ta dagli attori in cerca di fortuna… ma irripetibile su queste pagine…

Vi svelo anche il significato di questa espressione. Prima a teatro si andava in carrozze trainate da cavalli che, durante lo spettacolo, lasciavano i loro “ricor-dini”. Trovarne tanti, significava che il pubblico sarebbe stato così numeroso da riempire il teatro!

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LA S

TORI

A IL

LUST

RATA

LE STRAMBE

AVVENTURE DI

VEGGY ROBOTSECONDA PARTEStoria di

Massimiliano Filadoro

Veggy, al centro del parco pubblico, sta stiracchiandosi le gambette, con un rumore di legno scricchiolante che ricorda quello di una camminata

in un bosco autunnale. Veggy non sembra un robot, ma un robot lo è, eccome.

La robottitudine di Veggy viene fuori con il suo primo pensiero, un secondo e mezzo dopo es-sere nato.

“Quale è il mio compito?” si chiede Veggy, an-cora traballante.

La sua testa comincia a ticchettare, segno che gli ingranaggi arboricoli stanno cercando una risposta.

“Sono un robot, e devo avere per forza un com-pito, qualcosa da fare, a questo mondo.”

Mentre va così pensando Veggy si gratta il ciuffo d’erba che ha per capelli, disturbando il pisolino di un bruco giallo e verde che aveva ben pensato di mettersi proprio lì, per non essere disturbato.

“Per quanto ci penso proprio non lo so… ma c’è sicuramente qualcuno che può dirmelo!”

Dalla contentezza gli occhi a corolla di Veggy sfarfallano di luce.

“E questo qualcuno è il mio creatore. Sono un robot, qualcuno deve avermi costruito!”

Veggy è fuori di sé dalla gioia ora che ha capito che il suo creatore potrà rivelargli il suo compi-to… già, ma dove si trova il suo creatore?

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La risposta che il nostro robot sta cercando gli piomba direttamente in faccia, sotto forma di un giornale fatto volare dal vento.

Togliendosi i fogli da dosso, lo sguardo di Veggy cade su una pub-blicità in fondo ad una delle pagine.

Ora, in marcia! C’è un mondo da esplorare e un creatore da trovare.

E voi, siete disposti ad aiutare Veggy Robot?

VIENI A VISITARE LA FABBRICA DEI ROBOT! SCEGLI QUELLO CHE PREFERISCI E PORTALO SUBITO A CASA!

Una fabbrica di robot? Quale posto migliore per trovare il suo creatore?

Ripiegato con cura il foglio di gior-nale con la pubblicità e riposto al sicuro in una fessura del suo cor-po legnoso, Veggy si appresta alla grande avventura.

Non ha la minima idea di dove possa trovarsi la Fabbrica dei Ro-bot, ma di certo troverà qualcuno in grado di aiutarlo.

Mentre va così pensando, Veggy si accorge che un piccione lo sta guardando incuriosito.

“Sai dirmi dove è la Fabbrica dei Robot?” gli chiede Veggy.

Ma il piccione, sì curioso ma as-sai poco loquace, per tutta risposta borbotta un “glu glu glu”.

Veggy, che non ha molta esperien-za con il mondo (vi ricordo che è nato da pochi minuti!), pensa che quella sia la risposta alla sua do-manda. Così, ringraziando il Signor Piccione, non perde altro tempo e si mette in marcia. Direzione: Fab-brica dei Robot, via Glu Glu.

PER SAPERE DI PIÙ SU VEGGY ROBOTCOLLEGATEVI SU

THEDINKYDONKEY.COM

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vistaTrova le parTi mancanTi

Le soluzioni ai giochi su: ww

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L’ORNITORINCOSCOPRIAMO QUESTO BUFFO ANIMALE

di Beatrice Rozza

LEGGENDA

Secondo una leggenda degli aborigeni australiani, l’ornitorin-co (chiamato boonaburra) sarebbe il singolare incrocio, avve-nuto molto tempo fa, tra un’anatra solitaria e un topo d’acqua

che la rapì. L’anatra, in seguito, partorì due cuccioli palmati ma a quattro zampe, con il becco e la pelliccia.

L’ornitorinco è tra gli animali più insoliti che si possano trovare in natura. I primi scienziati che ne esaminarono un esemplare

credettero di essere vittima di uno scher-zo. L’animale è meglio descritto come un miscuglio di specie più familiari. I maschi sono anche velenosi! Sui talloni

delle zampe posteriori hanno speroni pungenti, i cui effetti non sono mortali.

Gli ornitorinchi cacciano di notte sott’ac-qua dove passano molto tempo muoven-dosi con gli arti palmati e dirigendosi con la coda che usano come timone. Pieghe della cute ricoprono gli occhi

Amici a 4 Zampe

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DOTTORESSA CRISTINA MOTTA PSICOLOGA, PSICOTERAPEUTA

TERAPIA INDIVIDUALE, DI COPPIA E FAMILIARE SPECIALISTA IN TERAPIA PER L‛ANSIA, FOBIE.

DISTURBI ALIMENTARI, DIPENDENZE.

SOSTEGNO ALLA GENITORIALITA‛ E CURA DELLA DEPRESSIONE POST PARTUM.

REFERENTE TERAPEUTICO EMDR NELLA ZONA DI OSTIA PER L‛ELABORAZIONE DEI TRAUMI E DEI LUTTI.

LA CASA DI DINKY

TELEFONO 3381140222

e le orecchie per impedire all’acqua di entrare, mentre le narici si chiudono a tenuta stagna.

Con il becco aspira insetti, larve, cro-stacei e vermi insieme a sassolini di ghiaia e fango che li aiutano a masticare essendo privi di denti. L’animale usa le unghie e le zampe per costruirsi sulla riva la sua tana di terriccio. L’ornitorinco è una delle due specie ancora esistenti che depongono uova.

Per farlo, la femmina si rinchiude all’in-terno di una delle camere della tana e depone le uova. Normalmente produce una o due uova e le mantiene al caldo. Le uova si schiudono in circa dieci gior-ni, ma i cuccioli appena nati sono grandi quanto fagioli e sono totalmente dipen-

denti dalla madre. Le femmine allattano i piccoli per i primi tre o quattro mesi, fino a quando questi non cominciano a nuotare da soli.

Scheda sull’Onitorinco...Nome Latino: Ornithorhynchus anatinusRegno: AnimaleClasse: Mammiferi Ordine: Monotremi Alimentazione: Insetti, larve, crostacei e vermi.Distribuzione: Australia orientalePeriodo gestazione: 12 giorniUova deposte: 1-3Longevità: 17 anni

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Furono i Maya e gli Aztechi i primi veri golosi di cioccolato, passando poi per le popolazioni centro americane, che lo utilizzavano come bevanda tonificante.In Europa si diffuse soprattutto tra i ceti aristocratici.

della Dott.ssa luisa Rivelli

IL CIOCCOLATOPER I PIÙ GOLOSI

Cosa c’è in tavola

Ciao bambini, tra poche settimane sarà Pa-squa ed in questo piccolo articolo parleremo di…cioccolato! Furono i Maya e gli Aztechi i primi veri golosi di cioccolato, passando poi

per le popolazioni centroamericane, che lo utilizzavano come bevanda tonificante.

In Europa si diffuse soprattutto tra i ceti aristocratici. Nel tempo venne poi associato anche all’uovo, sim-bolo di perfezione e immortalità, dando origine alla tradizione pasquale. Negli anni ’40 su un manifesto pubblicitario della Nestlè si leggeva: «Il cioccolato fornisce la più grande quantità di nutrimento nel volume più piccolo possibile».

E diceva il vero! Una tavoletta da 100 grammi fornisce circa 500 Kcal.

Il valore nutritivo dipende dagli ingredien-ti, che in genere sono costituiti da zuccheri

semplici, lipidi e protidi.In commercio esistono varie tipologie di cioccolato, ma è il cioccolato fondente a rappresentare

una buona fonte alimentare di flavonoidi, gli stessi presenti nel tè, vino rosso,

agrumi e frutti di bosco.

E allora che ne pensate di preparare una buona

“Nutella fatta in casa” con i vostri genitori?

Vediamo cosa ci serve...

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NUTELLA

Ricetta del mese

INGREDIENTI:1\2 tazza di zucchero integrale di canna1\2 tazza di nocciole spellate300 grammi di cioccolato fondente al 70%Un bicchiere scarso di latte scremato o di mandorla

PREPARAZIONE:Polverizzate nel frullatore lo zucchero fino a renderlo impalpabile come farina, aggiungete le nocciole e continuate a frullare: dopo circa 5 minuti le nocciole e lo zucchero avranno formato una crema dal profumo inconfondibile.Unite il cioccolato poco alla volta e poi il latte. Frullate ancora per qualche secondo. Riponete la crema ottenuta in una ciotola e fate cuocere a bagnomaria, sempre mescolando e mantenendo il tutto sul fuoco per circa 20 minuti. Infine, fate intiepidire e non appena la vostra crema di nocciole fai da te si sarà raffreddata, ripone-tela in un vasetto di vetro.

500 Kcal x 100 gr.

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LUCA MASSACCESIE L’OSSERVATORIO NAZIONALE BULLISMO E DOPING

Due Parole con...

Per gentile concessione di www.bullismoedoping.it

Campione d’Italia 1983 - Campione d’Italia a squadre1983Campione d’Italia 1985 - ORO internazionali d’Olanda 1987Campione d’Italia 1988 - ORO coppa del Mediterraneo 1988 Campione d’Italia 1989 - ORO internazionali d’Italia 1989Campione d’Italia 1990 - ORO internazionali d’Italia 1990Bronzo Mondiali universitari 1990 - Bronzo World Cup 1990Campione d’Italia 1991 - Campione d’Italia 1992 Bronzo OLIMPIADI di BARCELLONA 1992

ATLETA OLIMPICO DI TAEKWONDO

Fotografiedi SpherecodePhotography

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L’Osservatorio Nazionale Bulli-smo e Doping è un ente senza fini di lucro che combatte ogni forma di Violenza, Discrimina-

zione e Prevaricazione.

Noi siamo grati per il loro lavoro e cer-chiamo di sostenerli mettendovi a co-noscenza delle loro iniziative.

Oggi abbiamo la possibilità di pubblica-re un’intervista con Luca Massaccesi, grande Atleta, Olimpionico nel 1992 e fondatore dell’Osservatorio.

Luca come è nata l’iniziativa di com-battere un problema con radici pro-fonde come il bullismo?

E’ un tema sul quale ho ritenuto ne-cessario parlare e interagire in prima persona. La prevaricazione degli adole-scenti, dei ragazzi su coetanei più timidi e diligenti è ormai all’ordine del giorno: il cyberbullismo è in continuo aumento tra i giovani e la diffusione via web di questi fenomeni si fa via via più estesa.

Spero di poter contribuire seriamente tramite quest’iniziativa perché lo ri-tengo veramente un tema che merita tantissima attenzione e altrettanta sen-sibilizzazione.

Luca tu sei stato un campione olimpi-co di Taekwondo, quanto ha influito la pratica di uno sport da combattimento sulla formazione del tuo carattere?

Giulia Quintavalle, la Medaglia D’oro Judo 57 kg femminile ai Giochi di Pechino 2008, XXIX Olimpiade, al fianco di Luca Massaccesi nella battaglia contro ogni forma di Bullismo

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È naturale che ha influito moltissimo. Lo sport in generale insegna il rispetto per l’avversario, il rispetto delle regole e ti aiuta senz’altro nella formazione e nella sicurezza in te stesso. Sei conscio delle tue possibilità e sei impegnato sempre nelle palestre dove sei a contatto con tanti coetanei che come te vogliono divertirsi, sfogarsi e lo fanno nel rispetto degli altri. Credo che lo sport sia di sicuro una fuga, uno sfogo soprattutto nel periodo critico dell’adolescenza; ma soprattutto credo sia un esempio di lealtà e rispetto.

Quale ritieni sia l’atteggiamento giusto da adottare per la prevenzione nei con-fronti del bullismo?

Anche se può risultare banale sono certo che la prima cosa che conta con i ragazzi è il dialogo: devono sentirsi liberi di poter parlare con gli adulti in modo franco, e noi adulti dobbiamo sentirci in grado di poter dispensare un po’ di quella saggezza ed esperienza accumulata con gli anni. I ragazzi possono contare su di noi e noi dobbiamo assicurar loro comprensione e protezione e insegnare il rispetto per il prossimo, anche per l’avversario.

Su queste basi un futuro migliore è pos-sibile ma bisogna volerlo seriamente e tramutare in fatti tutte le parole e gli in-segnamenti di una vita.

Due Parole con...

Campagna di sensibilizzazionedell’Osservatorio Nazionale

Bullismo e doping

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L’ORNITORINCO CHE CADDE SULLA TERRADisegni: Adriana Farina - Colore: Arianna Florean

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Questa celebrazione si è tenuta per la prima volta negli Stati Uniti nel 1909, in alcuni paesi europei nel 1911 e in Italia nel 1922.

di Giusy Raia

8 MARZOGIORNATA INTERNAZIONE DELLA DONNA

Nel mese di Marzo, precisamente il giorno 8, si è celebrata in tutto il mondo una ricorren-za comunemente definita Festa della donna.

Nonostante in tempi recenti venga percepita da molti alla stregua di un “S.Valentino al femminile”, la Giornata internazionale della donna ( questo è il

suo vero nome) ha l’obiettivo di richiama-re l’attenzione sia sulle conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia sulle discriminazioni e sulle violenze di cui

le donne sono state oggetto nel corso dei secoli. E sulle Violenze e discriminazioni di cui moltissime donne sono, ancora oggi, drammaticamente oggetto, in tutte

le parti del mondo.

A Stoccarda dal 18 al 24 agosto 1907 vennero discusse tesi sulla questione femminile e sulla rivendicazione del voto alle donne.

Negli Stati Uniti, la socialista Corinne Brown scrisse sulla rivista The Socialist Woman, che il

Congresso non avrebbe avuto alcun diritto di dettare alle donne come e con chi lavorare per la propria liberazione.

Fu la stessa Corinne Brown a presiedere, il 3 maggio 1908, la conferenza tenuta ogni domenica, a cui tutte le donne erano invitate, fu chiamata «Woman’s Day», il giorno della donna. Si discusse infatti dello sfrut-tamento operato dai datori di lavoro ai danni delle

Per ricordare

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operaie in ter-mini di basso

salario e di orario di la-voro, delle discrimi-n a z i o n i sessuali e

del diritto di voto alle

donne.

Negli Stati Uniti la prima e ufficiale giornata della donna fu celebrata il 23 febbraio 1909.

Verso la fine dell’anno, il 22 novembre, si vide a New York iniziare un gran-de sciopero di ventimila camicia-ie, che durò fino al 15 febbraio 1910. Il successivo 27 febbraio, domenica, alla Carnegie Hall, tremila donne celebra-rono ancora il Woman’s Day.

In alcuni paesi europei - Germania, Austria, Svizzera e Danimarca - la gior-nata della donna si tenne per la prima volta domenica 19 marzo 1911.

Le celebrazioni furono interrotte dalla prima guerra mondiale in tutti i paesi belligeranti.

In Italia la Giornata internazionale della donna fu tenuta per la prima volta sol-tanto nel 1922, che venne celebrata il 12 marzo, prima domenica successiva all’ormai fatidico 8 marzo. In quei giorni fu fondato il periodico quindicinale Com-pagna, che il 1º marzo 1925 riportò un

articolo che indicava nell’otto marzo la Giornata internazionale della donna, per esaltare il ruolo che le donne avevano avuto nelle lotte sociali e nel rovescia-mento del regime degli ZAR.

Nel secondo dopoguerra, cominciarono a circolare fantasiose versioni, secondo le quali l’8 marzo avrebbe ricordato la morte di centinaia di operaie nel rogo di una inesistente fabbrica di camicie Cotton o Cottons avvenuto nel 1908 a New York, facendo probabilmente con-fusione con una tragedia realmente ve-rificatasi in quella città il 25 marzo 1911: l’incendio della fabbrica Triangle, nella quale morirono 146 lavoratori di cui 123 donne e 23 uomini, in gran parte giovani immigrate di origine italiana ed ebraica.

Con la fine della guerra, nel 1946, l’8 marzo fu celebrato in tutta l’Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo, la mimosa, che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo.

Nei primi anni cinquanta, distribuire in quel giorno la mimosa o diffondere Noi donne, il mensile dell’Unione Donne Ita-liane, divenne un gesto «atto a turbare l’ordine pubblico».

Il clima politico migliorò nel decennio successivo, ma la ricorrenza continuò a non essere ben vista nell’opinione pubblica finché, con gli anni settanta, in Italia apparve un fenomeno nuovo: il movimento femminista.

L’8 marzo 1972 la manifestazione della

Per ricordare

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giornata della donna a Roma si tenne in piazza Campo de’ Fiori: vi partecipò anche l’attrice statunitense Jane Fon-da, che pronunciò un breve discorso di adesione, mentre un folto reparto di polizia era schierato intorno alla piazza nella quale poche decine di donne manifestanti alzavano cartelli con scritte inconsuete e «scandalose». Quelle scritte sembrarono intollerabili, così che la polizia caricò, manganellò e disperse le pacifiche manifestanti.

Nel dicembre 1977, l’Assemblea genera-le delle Nazioni Unite proclamando una “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti della donna e la pace internazionale”, riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace e riconobbe l’urgenza di porre fine a ogni discriminazione.

Oggi non è raro incontrare donne che esercitano la professione di dirigente aziendale, magistrato, ingegnere, e mol-ti altri mestieri considerati fino a non molto tempo fa monopolio maschile. Tuttavia ciò ha comportato una situa-zione di svantaggio poiché il lavoro si è sommato a quello domestico, tradizio-nalmente di loro competenza.

Esistono ancora dei pregiudizi nei con-fronti della donna che riesce a conqui-stare posizioni di prestigio nel mondo del lavoro spesso sacrifica il desiderio di formarsi una famiglia, oppure, se decide di averne una, deve necessaria-mente delegare a qualcun altro la cura dei propri figli e la gestione della casa.

In molte aree del mondo le donne non hanno accesso al lavoro o se vengono assunte, per loro sono riservati i lavori più umili e mortificanti, come in Medio Oriente dove ancora oggi le donne spes-so sono trattate come merce, sono di proprietà del marito, costrette in alcune realtà a sposarsi da bambine.

La mancanza di istruzione è la causa dei matrimoni precoci, la mancanza d’istruzione è il fatto di non aver potere decisionale, anche nelle decisioni fami-liari, e questo è un concetto fondamen-tale secondo il quale le donne vengono sminuite e costrette ad ubbidire.

Il mondo che vogliamo deve essere migliore di così!

E se la “Festa della Donna” vuole far-ci ricordare quanto sia importante rispettare e amare le nostre nonne, mamme, sorelle e figlie… ci dobbiamo impegnare tutti insieme perché questa festa continui tut-to l’anno!

Per ricordare

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Lidia CestariProgetto grafico e impaginazione

Alessio IodiceDirezione Marketing

Giusy RaiaCoordinamento e Direzione

Claudio CianfaraniDirezione Progetto

Edizioni Welcome Srl - Km. 24.100 Via Nettunense, Aprilia, LT 04011

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