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271 ARCHEOLOGIA MEDIEVALE A RAVENNA: UN PROGETTO PER LA CITTÀ ED IL TERRITORIO di ANDREA AUGENTI, ENRICO CIRELLI, NICOLA MANCASSOLA, VALENTINA MANZELLI 1. IL PROGETTO Ravenna, “sedes regia” a partire dal 402 e successivamen- te capitale dell’esarcato bizantino d’Italia, è stata senza dubbio uno dei centri urbani italiani più importanti durante l’alto Me- dioevo. Come è noto la città fu protagonista di una notevole espansione tra il V ed il VI secolo, proprio in concomitanza con il raggiungimento del ruolo di capitale (GELICHI 2000; MANZELLI 2000). Tale sviluppo coinvolse infrastrutture di gran- de importanza, come le mura (che dovrebbero risalire proprio all’inizio del V secolo) e una ingente serie di edifici monu- mentali, tra i quali soprattutto i luoghi di culto hanno sicura- mente lasciato una traccia indelebile nel paesaggio urbano fino ai giorni nostri e hanno contribuito – assieme ai mosaici che li decorano – a formare l’identità della città attuale. L’eredità del Tardoantico si è finora avvertita in misura notevole anche nella pratica dell’archeologia ravennate, parti- colarmente incentrata sui ritrovamenti relativi a quel periodo storico. Una analisi recentemente effettuata sugli scavi editi condotti nell’area interna alle mura ha messo in luce proprio la “esplosione di Tardoantico” che qui caratterizza da tempo la ricerca archeologica (AUGENTI c.s.). Tale approccio cronologi- camente orientato, unito alla carenza di scavi urbani per gran- di aree eseguiti con il metodo stratigrafico, non ha consentito a Ravenna di partecipare nella misura che le spettava al dibattito sulle trasformazioni della città dopo la fine del mondo antico che negli ultimi venti anni ha costituito uno dei principali mo- tivi di confronto tra gli archeologi europei. Analogamente si registra da qualche tempo una stasi nell’avanzamento delle indagini presso Classe, il centro portuale di Ravenna abbandonato durante il Medioevo, mentre gli studi relativi al territorio finora condotti risulta- no di natura puntiforme e motivati soprattutto da occasioni estemporanee (lavori edilizi, perlopiù). Proprio queste considerazioni hanno portato alla messa a punto di un progetto per un rilancio su solide basi dell’ar- cheologia medievale a Ravenna. Tale progetto, promosso dall’insegnamento di Archeologia Medievale dell’Univer- sità di Bologna – Facoltà di Conservazione dei Beni Cultu- rali, è stato concepito considerando alcune principali esi- genze della ricerca: innanzitutto il bisogno, relativamente ad entrambi i centri urbani (Ravenna e Classe), di ampliare le conoscenze relativamente ad aspetti finora poco trattati sistematicamente nel dettaglio, quali l’edilizia monumen- tale civile, l’edilizia abitativa, le infrastrutture. In secondo luogo, la necessità di affrontare l’evoluzione urbana e del territorio sotto la lente di un lungo sguardo diacronico, che permetta di cogliere le trasformazioni insediative in un arco di tempo che travalichi il secolo VI e si spinga perlomeno fino al XIV. Andando oltre le necessarie analisi delle strut- ture murarie, della topografia e delle merci, soltanto in que- sto modo sarà possibile trattare alla luce di nuovi dati temi interessanti e complessi come – tra gli altri – l’articolazio- ne del rapporto tra la città ed il territorio e l’evoluzione dei modi di vita e delle forme di autorappresentazione delle aristocrazie così come delle classi inferiori. Affinché un progetto del genere possa risultare efficace è apparsa necessaria la sua articolazione in molteplici “sottoprogetti”, ciascuno dei quali incentrato sull’analisi e lo studio di un tema specifico. I sottoprogetti finora impo- stati sono i seguenti (Fig. 1): 1. Archeologia urbana a Ravenna (progetto di archiviazio- ne e cartografazione di tutti dati, editi e inediti, relativi agli scavi condotti a Ravenna che abbiano attraversato orizzon- ti di età medievale); 2. nuove indagini su Classe (ripresa degli scavi, progetto di carta archeologica e di valutazione del deposito archeolo- gico); 3. ricognizione nel territorio dell’Ager Decimanus; 4. schedatura, catalogazione e valutazione del deposito ar- cheologico dei castelli della provincia di Ravenna. Qui di seguito si illustrano gli impianti ed i primi risul- tati dei primi tre progetti, già avviati da qualche tempo; per il quarto, appena iniziato, rimando l’esposizione ad un’al- tra occasione. A.A. 2. PIATTAFORMA GIS DELLA CITTÀ DI RAVENNA A Ravenna è stato da poco allestito un progetto volto alla realizzazione di un sistema GIS in grado di gestire la grande quantità di informazioni relative al patrimonio ar- cheologico di età tardoantica e medievale (per l’Antichità v. MANZELLI 2000). La base cartografica utilizzata per questo lavoro è stata realizzata dall’Ufficio Sistema Informativo Territoriale del Comune di Ravenna. Si tratta di un’ortofotocarta elaborata attraverso diversi tematismi in ambiente ArcView, nella quale sono visibili in forma vettoriale gli edifici, le parti- celle catastali urbane e le diverse infrastrutture. Su questa base sono state acquisite e georeferenziate tutte le piante catastali realizzate a partire dal XVIII secolo, in modo da poter confrontare agevolmente lo stato di conservazione dei monumenti anteriore alle importanti trasformazioni occor- se soprattutto tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo (cfr. GIOVANNINI, RICCI 1985). Con l’ausilio di questa base cartografica “pluristratificata” abbiamo localizzato e sche- dato diverse tipologie di evidenze archeologiche. In primo luogo le strutture ancora visibili nel tessuto urbano, per la verità quasi esclusivamente riferibili a costruzioni eccle- siastiche e al circuito difensivo (Fig. 2). Il lavoro di localiz- zazione più complesso è stato quello legato agli elementi sepolti, segnalati in diverse occasioni e con varia approssi- mazione. Si tratta principalmente dei risultati di scavi di emergenza effettuati per la posa in opera dei numerosi ser- vizi e per la realizzazione di nuovi edifici. Questo genere di notizie sono in buona parte inedite per quel che riguarda le evidenze di età medievale. Sono state inoltre posizionate le strutture note dalle fonti scritte con l’ausilio della cartografia storica e dei diversi trattati storico-eruditi redatti a partire dal XV secolo. Le informazioni sono state raccolte in un database relazionale sempre aggiornabile, classificate in base al grado di loca- lizzazione, al tipo di evidenza, alla funzione, all’arco cro- nologico e alla profondità del deposito indagato (Fig. 3). Grazie a questo strumento potranno essere realizzate nuove carte tematiche utili ai fini della valutazione della quantità, della qualità, della distribuzione e della profondi- tà del deposito archeologico. Gli esiti di questo progetto di ricerca saranno ad esempio apprezzabili mediante diverse visualizzazioni che riguarderanno le strutture insediative, le torri, le chiese e gli impianti artigianali, per ora suddivise in 6 periodi principali: quello relativo al primo impianto della capitale nel V secolo; il periodo di occupazione gota; il periodo della riconquista bizantina; il periodo compreso tra l’occupazione longobarda e la fine del IX secolo; l’età ottoniana; l’età comunale. L’utilizzo integrato di questi tematismi permetterà di raggiungere l’obiettivo principale che si prefigge questo lavoro, ovvero quello di proporre modelli di interpretazio- ne delle diverse fasi di sviluppo della città sulla base dei

ARCHEOLOGIA MEDIEVALE A RAVENNA: UN PROGETTO … · cheologico dei castelli della provincia di Ravenna. Qui di seguito si illustrano gli impianti ed i primi risul-tati dei primi tre

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ARCHEOLOGIA MEDIEVALE A RAVENNA:UN PROGETTO PER LA CITTÀ

ED IL TERRITORIO

diANDREA AUGENTI, ENRICO CIRELLI,

NICOLA MANCASSOLA, VALENTINA MANZELLI

1. IL PROGETTO

Ravenna, “sedes regia” a partire dal 402 e successivamen-te capitale dell’esarcato bizantino d’Italia, è stata senza dubbiouno dei centri urbani italiani più importanti durante l’alto Me-dioevo. Come è noto la città fu protagonista di una notevoleespansione tra il V ed il VI secolo, proprio in concomitanzacon il raggiungimento del ruolo di capitale (GELICHI 2000;MANZELLI 2000). Tale sviluppo coinvolse infrastrutture di gran-de importanza, come le mura (che dovrebbero risalire proprioall’inizio del V secolo) e una ingente serie di edifici monu-mentali, tra i quali soprattutto i luoghi di culto hanno sicura-mente lasciato una traccia indelebile nel paesaggio urbano finoai giorni nostri e hanno contribuito – assieme ai mosaici che lidecorano – a formare l’identità della città attuale.

L’eredità del Tardoantico si è finora avvertita in misuranotevole anche nella pratica dell’archeologia ravennate, parti-colarmente incentrata sui ritrovamenti relativi a quel periodostorico. Una analisi recentemente effettuata sugli scavi editicondotti nell’area interna alle mura ha messo in luce proprio la“esplosione di Tardoantico” che qui caratterizza da tempo laricerca archeologica (AUGENTI c.s.). Tale approccio cronologi-camente orientato, unito alla carenza di scavi urbani per gran-di aree eseguiti con il metodo stratigrafico, non ha consentito aRavenna di partecipare nella misura che le spettava al dibattitosulle trasformazioni della città dopo la fine del mondo anticoche negli ultimi venti anni ha costituito uno dei principali mo-tivi di confronto tra gli archeologi europei.

Analogamente si registra da qualche tempo una stasinell’avanzamento delle indagini presso Classe, il centroportuale di Ravenna abbandonato durante il Medioevo,mentre gli studi relativi al territorio finora condotti risulta-no di natura puntiforme e motivati soprattutto da occasioniestemporanee (lavori edilizi, perlopiù).

Proprio queste considerazioni hanno portato alla messaa punto di un progetto per un rilancio su solide basi dell’ar-cheologia medievale a Ravenna. Tale progetto, promossodall’insegnamento di Archeologia Medievale dell’Univer-sità di Bologna – Facoltà di Conservazione dei Beni Cultu-rali, è stato concepito considerando alcune principali esi-genze della ricerca: innanzitutto il bisogno, relativamentead entrambi i centri urbani (Ravenna e Classe), di ampliarele conoscenze relativamente ad aspetti finora poco trattatisistematicamente nel dettaglio, quali l’edilizia monumen-tale civile, l’edilizia abitativa, le infrastrutture. In secondoluogo, la necessità di affrontare l’evoluzione urbana e delterritorio sotto la lente di un lungo sguardo diacronico, chepermetta di cogliere le trasformazioni insediative in un arcodi tempo che travalichi il secolo VI e si spinga perlomenofino al XIV. Andando oltre le necessarie analisi delle strut-ture murarie, della topografia e delle merci, soltanto in que-sto modo sarà possibile trattare alla luce di nuovi dati temiinteressanti e complessi come – tra gli altri – l’articolazio-ne del rapporto tra la città ed il territorio e l’evoluzione deimodi di vita e delle forme di autorappresentazione dellearistocrazie così come delle classi inferiori.

Affinché un progetto del genere possa risultare efficaceè apparsa necessaria la sua articolazione in molteplici“sottoprogetti”, ciascuno dei quali incentrato sull’analisi elo studio di un tema specifico. I sottoprogetti finora impo-stati sono i seguenti (Fig. 1):

1. Archeologia urbana a Ravenna (progetto di archiviazio-ne e cartografazione di tutti dati, editi e inediti, relativi agliscavi condotti a Ravenna che abbiano attraversato orizzon-ti di età medievale);2. nuove indagini su Classe (ripresa degli scavi, progetto dicarta archeologica e di valutazione del deposito archeolo-gico);3. ricognizione nel territorio dell’Ager Decimanus;4. schedatura, catalogazione e valutazione del deposito ar-cheologico dei castelli della provincia di Ravenna.

Qui di seguito si illustrano gli impianti ed i primi risul-tati dei primi tre progetti, già avviati da qualche tempo; peril quarto, appena iniziato, rimando l’esposizione ad un’al-tra occasione.

A.A.

2. PIATTAFORMA GIS DELLA CITTÀ DI RAVENNA

A Ravenna è stato da poco allestito un progetto voltoalla realizzazione di un sistema GIS in grado di gestire lagrande quantità di informazioni relative al patrimonio ar-cheologico di età tardoantica e medievale (per l’Antichitàv. MANZELLI 2000).

La base cartografica utilizzata per questo lavoro è statarealizzata dall’Ufficio Sistema Informativo Territoriale delComune di Ravenna. Si tratta di un’ortofotocarta elaborataattraverso diversi tematismi in ambiente ArcView, nellaquale sono visibili in forma vettoriale gli edifici, le parti-celle catastali urbane e le diverse infrastrutture. Su questabase sono state acquisite e georeferenziate tutte le piantecatastali realizzate a partire dal XVIII secolo, in modo dapoter confrontare agevolmente lo stato di conservazione deimonumenti anteriore alle importanti trasformazioni occor-se soprattutto tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo(cfr. GIOVANNINI, RICCI 1985). Con l’ausilio di questa basecartografica “pluristratificata” abbiamo localizzato e sche-dato diverse tipologie di evidenze archeologiche. In primoluogo le strutture ancora visibili nel tessuto urbano, per laverità quasi esclusivamente riferibili a costruzioni eccle-siastiche e al circuito difensivo (Fig. 2). Il lavoro di localiz-zazione più complesso è stato quello legato agli elementisepolti, segnalati in diverse occasioni e con varia approssi-mazione. Si tratta principalmente dei risultati di scavi diemergenza effettuati per la posa in opera dei numerosi ser-vizi e per la realizzazione di nuovi edifici. Questo genere dinotizie sono in buona parte inedite per quel che riguarda leevidenze di età medievale.

Sono state inoltre posizionate le strutture note dalle fontiscritte con l’ausilio della cartografia storica e dei diversitrattati storico-eruditi redatti a partire dal XV secolo. Leinformazioni sono state raccolte in un database relazionalesempre aggiornabile, classificate in base al grado di loca-lizzazione, al tipo di evidenza, alla funzione, all’arco cro-nologico e alla profondità del deposito indagato (Fig. 3).

Grazie a questo strumento potranno essere realizzatenuove carte tematiche utili ai fini della valutazione dellaquantità, della qualità, della distribuzione e della profondi-tà del deposito archeologico. Gli esiti di questo progetto diricerca saranno ad esempio apprezzabili mediante diversevisualizzazioni che riguarderanno le strutture insediative,le torri, le chiese e gli impianti artigianali, per ora suddivisein 6 periodi principali: quello relativo al primo impiantodella capitale nel V secolo; il periodo di occupazione gota;il periodo della riconquista bizantina; il periodo compresotra l’occupazione longobarda e la fine del IX secolo; l’etàottoniana; l’età comunale.

L’utilizzo integrato di questi tematismi permetteràdi raggiungere l’obiettivo principale che si prefigge questolavoro, ovvero quello di proporre modelli di interpretazio-ne delle diverse fasi di sviluppo della città sulla base dei

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dati archeologici e di fornire uno strumento valido per latutela del deposito sepolto e per la ricerca. Infine, sarà cosìpossibile individuare nuove aree per la progettazione di scaviprogrammatici all’interno del tessuto urbano.

E.C.

3. CLASSE – NUOVI SCAVI NEL PODERE CHIAVI-CHETTA (CAMPAGNA 2001)

Tra la seconda metà di agosto e la fine di ottobre 2001sono state avviate delle nuove indagini archeologiche nelPodere Chiavichetta a Classe all’interno dell’area delle for-naci. L’area era stata precedentemente scavata nel finiredegli anni ’70 e nei primi anni ’80 del secolo scorso (MAIO-LI 1983, p. 74). Nei diversi interventi era stata esposta unasuperficie di 500 mq. Al suo interno furono individuate di-verse strutture in laterizi, rasate a quote differenti e con so-vrapposizioni piuttosto complesse; tra queste strutture sonoancora riconoscibili i due forni disposti sui lati opposti del-l’area.

La complessità delle strutture e le diverse problemati-che suscitate a più riprese dal riconoscimento di varie pro-duzioni locali all’interno dell’atelier ceramico di età tardo-antica ad imitazione di diverse produzioni africane hannoattirato la nostra attenzione, stimolando il tentativo di inter-pretare, ove possibile, alcuni dei quesiti posti dalle indaginipregresse attraverso una indagine stratigrafica. Solo unapiccola parte di questo edificio localizzata presso l’angolonord-est, per un’estensione di circa mq 120, non era stata inprecedenza scavata. Si tratta di un’area localizzata a ridos-so della fornace minore, sul lato est del complesso artigia-nale.

Lo scavo di tale deposito ha permesso il riconoscimen-to di due diversi periodi. Il più recente dei quali può esserediviso in quattro fasi distinte (Fig. 4).

Periodo I (III sec. d.C.)

La fase insediativa più antica, relativa ad una residenzaprivata di età Severiana (MAIOLI 1990, p. 386), non è stataindagata per problemi legati all’affioramento della faldaacquifera. Si sono tuttavia rilevate le creste murarie affio-

ranti e sono stati verificati i rapporti stratigrafici con le re-stanti murature presenti. Si sono quindi identificate due di-stinte fasi costruttive, riconoscibili in base ai diversi orien-tamenti delle strutture murarie. Quelle direttamente coper-te dai muri dell’officina ceramica presentano un orienta-mento nord-sud rispettato poi dalle strutture posteriori. Alcentro dell’edificio sono invece visibili alcune strutture conorientamento differente e apparentemente anteriori all’abi-tazione di III secolo. Si tratta di muri divisori costituiti dauna singola fila di laterizi, di difficile datazione (usm 54,162). Al di sopra di questi tramezzi si imposta il complessoproduttivo della fornace, la cui prima fase di occupazione èdatabile alla prima metà del V secolo (MAIOLI 1991, p. 234).

Periodo II. Fase 1 (seconda metà V-VI sec.)

All’interno della nuova area di scavo sono stati rinve-nuti il muro che delimitava l’atelier ceramico sul lato nord(usm 16) e un tramezzo a questo perpendicolare (usm 17),che separava l’ambiente della fornace (amb. A) da un altrospazio funzionale. Si tratta di un ambiente rettangolare(amb. B) con pavimento costituito da uno spesso strato dicocciopesto realizzato nella seconda metà del V secolo, nelquale sono state individuate numerose buche di palo proba-bilmente utili al sostegno di una copertura. L’ambiente ser-viva probabilmente da magazzino e da officina per la lavo-razione del vasellame cotto nella fornace attigua, come di-mostrano alcuni confronti individuati in altre aree geogra-fiche (MANNONI, GIANNICHEDDA 1996, p. 237, fig. 52;THIRIOT 1975, p. 290). Presso il lato est dell’ambiente si sonoinoltre rinvenuti due blocchi di pietra calcarea molto levi-gati, poggiati in posizione orizzontale direttamente sul pia-no pavimentale a ridosso del muro nord. Installazioni diquesto genere sono state altrove interpretate come banchiper la lavorazione dell’argilla (HAMPE, WINTER 1965). Lapossibilità che nell’ambiente si svolgessero attività di labo-ratorio e di immagazzinamento allo stesso tempo non è co-munque da escludere.

A nord dell’ambiente B, come già visto, si trovava unafornace di dimensioni assai ridotte. Il vano in cui era collo-cata originariamente (amb. A) era stato scavato integralmen-te nelle precedenti indagini. Il rilievo del piano di cotturadella fornace eseguito nel corso degli scavi precedenti indicaper questa una forma circolare. Non si tratterebbe del resto diun unicum: le stesse dimensioni (m 1-1,5) e la medesima for-ma sono state riscontrate ad esempio nella fornace rinvenutaa San Vincenzo al Volturno, databile all’XI secolo (HODGES,PATTERSON 1986, p. 23, fig. 7; PATTERSON 1985, pp. 98-99,fig. 4.6). Si trattava probabilmente di una fornace a tiraggioverticale, il tipo più diffuso nel mondo romano. Il muro in-dividuato immediatamente ad ovest del piano di cottura(usm 18), sul quale sono visibili tracce di combustione, erasicuramente pertinente alla struttura: doveva far parte delprefurnio. Il muro risulta tuttavia tagliato in corrisponden-za dell’estremità sud da una trincea scavata nel 1974, cheha asportato le prove stratigrafiche della relazione con ilpiano di combustione (MAIOLI, STOPPIONI 1987, pp. 44-45).

La fornace dalle dimensioni maggiori si trova invecesul lato opposto del complesso produttivo; è di forma cir-colare con l’apertura disposta sul lato ovest. Il suo diametroraggiunge m 3 ed è conservata in altezza per oltre m 1,5.

Periodo II. Fase 2 (metà VI secolo)

Alla metà del VI secolo all’interno dell’intero edificiovengono accumulati materiali di scarto e frammenti ceramicidi ogni genere, al fine di rialzare di circa mezzo metro il pia-no pavimentale (probabilmente a causa del fenomeno dellasubsidenza, ovvero dell’abbassamento del suolo e del conse-guente innalzamento della falda idrica). Il deposito era costi-tuito da un considerevole numero di lucerne a canale di tra-dizione africana e da ciotole decorate a matrice (H 85). Face-vano parte dello stesso accumulo anche molti frammenti di

Fig. 1 – Ravenna ed il suo territorio: schema del progetto.Sottoprogetti, programmi di ricerca ed esiti previsti.

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Fig. 2 – Ravenna. Una delle visualizzazioni generate dalla piattaforma GIS: i dati archeologici sulle mura (E. Cirelli).

Fig. 3 – Ravenna. Un esempio di scheda per l’archiviazione dei dati archeologici nel sistema GIS (E. Cirelli).

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Fig. 4 – Classe, podere Chiavichetta: l’area di scavo 2001 con indicazione delle nuove strutture rinvenute (C. Malaguti, L. Abelli).

Fig. 5 - Localizzazione geografica del territorio Decimano. In neroil tracciato schematico della Via Emilia (N. Mancassola). Fig. 6 - Carta Tecnica Regionale del territorio Decimano. Il reti-

colo chilometrico con, in grigio, le aree campionate per la rico-gnizione di superficie. Sono indicati anche i principali tracciativiari antichi e gli antichi alvei fluviali (N. Mancassola, V. Manzel-li).piatti per pasti cumulativi (H 104) e olle di tipo “Classe”

(GELICHI 1998). Lo studio del materiale è ancora in fase pre-liminare, ma le quantificazioni massime sono state in granparte effettuate. Le lucerne incluse nella colmata si attestanosu un totale di oltre 5.000 esemplari. L’intero contesto è co-stituito inoltre da una grandissima quantità di frammenti(51.000 circa) relativi ad altre classi ceramiche, alcuni deiquali presentano segni di deformazione o di eccessiva cottu-

ra. Le tracce di vetrificazione sono visibili su esemplari inte-gri e su frammenti di piccole dimensioni. Le classi che pre-sentano queste tracce di combustione appartengono certa-mente a diversi ambiti produttivi. Tra queste sono riconosci-bili alcuni gruppi di sicura origine locale, come ad esempioproduzioni dipinte in rosso, ceramiche prive di rivestimento

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e invetriate di età tardoantica. Si tratta dunque di un depositocomplesso, costituito da materiali combusti in situazioni eper motivi differenti, non tutti dovuti ad attività di produzio-ne (analisi chimiche circa i modi di combustione e la prove-nienza di tali materiali sono in corso di svolgimento nel La-boratorio di Mineralogia della Facoltà di Geologia dell’Uni-versità di Bologna).

Periodo II. Fase 3 (seconda metà VI-VII sec.)

Tra la seconda metà del VI secolo e gli inizi del VII, al disopra della colmata, viene ristrutturato il complesso produt-tivo. In questa fase la fornace piccola esce probabilmented’uso. L’occupazione è invece sicuramente documentata nel-l’ambiente B. Il pavimento di tale ambiente è costituito da unsemplice battuto in argilla (us 120) tagliato da piccole fosse eda due buche di palo. Il muro perimetrale est, con paramentoin laterizi (usm 10), viene rasato e sottoposto a spoliazione,quindi sostituito da una struttura di spessore inferiore ma conlo stesso orientamento, conservata solo in fondazione (usm55). Tale struttura doveva attraversare in lunghezza l’interoedificio fino a raggiungere l’ambiente dove è localizzata lafornace principale. Lo spessore del muro è identico a quellodei tramezzi relativi al periodo I. Si tratta probabilmente diun muro divisorio che doveva appoggiarsi al perimetrale norddell’edificio. Tale dato riveste un particolare interesse, poi-ché indica che in questa fase l’officina venne ampliata versoest, oltre il suo limite originario. Sul limite ovest del muroappena descritto è stata documentata anche una seconda faseedilizia, rappresentata da un pilastro di forma irregolare (usm8) anch’esso visibile soltanto in fondazione poiché rasato nellesuccessive attività di spoliazione. I materiali rinvenuti neglistrati d’occupazione relativi a questa fase, tra cui alcuni esem-

plari di piatti H 109, permettono di datare il contesto al VIIsecolo. A questa fase appartengono anche la maggior quanti-tà di esemplari in sigillata medioadriatica e di lucerne a canalerealizzate ad imitazione di quelle africane decorate a matrice(in Romagna ne sono stati individuati forni in diversi siti, comenel podere Danesi a San Zaccaria, a sud di Ravenna, a Forlì esoprattutto a Santarcangelo di Romagna a pochi km da Rimi-ni: MAIOLI 1984-1985, p. 287, fig. 4; GIOVAGNETTI 1987, pp.263-280; RICCIONI 1987, pp. 255-262).

In questa fase rimane probabilmente attiva la fornacepiù grande, come si deduce dalla quota della sua ultima fre-quentazione. La quota è infatti analoga a quella riscontrataper l’ultimo piano di occupazione dell’ambiente B e delpiano di spiccato di un pilastro in laterizi (usm 160) postoal centro dell’edificio per sostenere la copertura di alcuniambienti.

Periodo II. Fase 4 (fine VII-VIII sec. ?)

In un momento successivo (fine VII-VIII secolo? Fi-nora non sono stati individuati materiali diagnostici perstabilire una cronologia più precisa) il complesso vieneabbandonato e le sue strutture sono soggette a spoliazio-ni sistematiche. Una lunga fossa irregolare interessa illimite settentrionale dell’atelier e raggiunge a diversequote il muro perimetrale nord (usm 16). Anche le altrestrutture vengono interamente spogliate dei laterizi finoall’ultimo filare dell’alzato. Le fosse risultano riempitein momenti diversi, segno di una loro prolungata esposi-zione; sono probabilmente il sintomo di un abbandonogeneralizzato dell’area, utilizzata oramai come cava dimateriali.

A.A., E.C.

Fig. 7 – Territorio Decimano: in nero le aree archeologiche rinvenute. In grigio le UT ricognite; con il puntinato le UT con coltureseminative ancora presenti al momento del survey; a tratteggio le UT con frutteto e visibilità nulla (N. Mancassola).

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4. PROGETTO DECIMANO. OBIETTIVI DELLA RICER-CA E IMPOSTAZIONE METODOLOGICA

4.1 Introduzione

Il Progetto Decimano, avviato nel 2002, è un progettotriennale di archeologia dei paesaggi, basato su ricognizio-ni di superficie, sullo studio delle fotografie aeree, sull’ana-lisi della cartografia storica esistente e sullo spoglio deidocumenti storici d’archivio.

La zona interessata dalla ricerca comprende una vastaporzione di territorio delimitato a nord dalla città di Raven-na, ad est dal fiume Savio, ad ovest dal Ronco e a sud dallavia Emilia (Fig. 5). Si tratta di un territorio che assunse sindall’età preistorica una notevole importanza essendo a ri-dosso dei primi rilievi appenninici, in stretto contatto con ilmare ed inserito nelle principali rotte economico-commer-ciali.

4.2 Obiettivi della ricerca

LE ETÀ PREROMANA E ROMANA

Nonostante negli ultimi anni gli studi su Ravenna in etàromana abbiano ricevuto un discreto impulso (MANZEL-LI 2000; MAURO 2001), ancora poco si è fatto per conoscerele forme di popolamento e di occupazione del territorio delsuo entroterra. Se è vero che la città antica sorgeva su uncomplesso sistema di isole lagunari completamente circon-date dall’acqua, sappiamo tuttavia dalle fonti letterarie chela particolare condizione ambientale di Ravenna consenti-va colture peculiari: Plinio ricorda l’uva spina e gli aspara-gi (Nat. Hist. XIV, 34; XIX, 54). Inoltre Columella (Rust. III,13) descrive la coltivazione della vite, la cui qualità, tutta-via non doveva essere eccelsa se Marziale tanto si lamentaper la pessima qualità del vino bevuto in città (Mart.Epigr. III, 56-57). È poi probabile che assai diffusa fosse lacoltivazione del frumento, poiché Appiano (Civ. I, 89), aproposito dello sbarco di Metello nell’82 a.C., precisa comela finalità principale fosse quella di occupare un suolo agri-colo lottizzato «pianeggiante e ricco di grano». Risulta evi-dente da quanto fino ad ora esposto come le terre che cir-condavano la laguna ravennate fossero intensivamente col-tivate fin dall’Antichità. Purtroppo le imponenti alluvioniche hanno interessato l’intero territorio in epoche recentihanno depositato consistenti strati di detriti sul terreno, oc-cultando ogni traccia di evidenza archeologica.

Diverse, invece, sono le condizioni dell’area decimana:questa porzione di territorio, che si sviluppa a sud di Ra-venna lungo l’asse viario del Dismano fino a Cesena, nonha subito interramenti consistenti e le tracce di occupazio-ne antica emergono sulla superficie dei campi coltivati. Talesituazione rende l’intera zona un bacino di informazioniarcheologiche di fondamentale importanza per chiarire lemodalità del popolamento di età preromana e romana. L’in-gente mole di dati raccolti nel corso degli ultimi trent’annidal non più attivo Gruppo Archeologico Decimano (sotto laguida dell’Ispettore Onorario di zona Vanda Budini) ha con-tribuito a tratteggiare un quadro di fittissimo popolamentodella campagna fin dalla tarda età repubblicana (Agro De-cimano 2000). Il territorio sembra massicciamente interes-sato dalla presenza di grandi ville rustiche, spesso assai rav-vicinate tra loro, e di piccoli casali a conduzione monofa-miliare. Le tipologie dei materiali recuperati denotano unalto tenore economico diffuso, oltre che una notevole vita-lità produttiva e di scambi commerciali, facilmente spiega-bile con la vicinanza della città di Ravenna, importante sca-lo portuale sia militare, sia commerciale.

Manca a tutt’oggi uno studio che metta in relazione isingoli rinvenimenti, con la finalità di ricostruire non soloestensivamente, ma pure diacronicamente il quadro inse-diativo del territorio in esame. E soprattutto manca un cen-simento cartografico preciso delle emersioni archeologicherelative alle fasi di popolamento di età preromana. Il terri-

torio decimano, infatti, ha restituito a più riprese interes-santi dati circa la presenza di insediamenti dell’età del Bron-zo e dell’età del Ferro (COLONNA 1985; MIARI 2000).

La collazione dei dati archeologici relativi poi alle fasiromane di occupazione con quella degli insediamenti di etàprecedente potrà fornire preziose indicazioni circa la distri-buzione del popolamento e lo sfruttamento del territorio, lamodalità delle scelte insediative in rapporto alle terre emer-se e gli specchi lagunari o gli antichi corsi fluviali e le prin-cipali direttrici di collegamento tra la zona appenninica ce-senate e la costa ravennate.

V.M.

LE ETÀ TARDOANTICA E MEDIEVALE

L’evoluzione delle campagne dell’Italia settentrionalenell’età tardoantica-altomedievale presenta alcune caratte-ristiche peculiari che rendono questo periodo storico di estre-mo interesse. Tra IV e VII sec. sembra, infatti, che si passida un insediamento sparso per grandi villae a nuove formeabitative che le recenti ricerche storico-archeologiche sem-brano identificare come accentrate (GELICHI, GIORDANI 1994;LIBRENTI 2000; Modena 1989, Poviglio 1990; VERA 1998).Nell’VIII secolo una diversa forma di gestione delle cam-pagne (l’azienda curtense) comincia ad affermarsi in ma-niera decisa fino a diventare il sistema di conduzione dellaterra più diffuso (ANDREOLLI, MONTANARI 1983; TOUBERT1993), finché nel X la nascita di nuovi centri fortificati (ca-stelli) muterà profondamente gli assetti territoriali ed inse-diativi del territorio (PASQUALI 1997; SETTIA 1984). Tradi-zionalmente, la storiografia italiana applica questo modelloalle aree conquistate dai Longobardi. Diversa invece è lasituazione prospettata per i territori rimasti in mano ai Bi-zantini (la cosiddetta Romània) laddove si sarebbe affer-mato un diverso sistema insediativo di tipo sparso, direttoerede delle forme di popolamento tardoromane. Le stessepievi in questo contesto non ebbero solo funzioni di carat-tere prettamente religioso (come nella Langobardia), maassunsero anche un importante ruolo di circoscrizioni civili(CASTAGNETTI 1982). Curtes, castra, vici sarebbero inveceapparsi tardivamente e svuotati delle loro originarie carat-teristiche peculiari (FUMAGALLI 1974; GALETTI 1991; MON-TANARI 1988; PASQUALI 1995).

L’obiettivo di questo progetto è quello di sottoporre averifica archeologica tale modello, finora postulato quasiesclusivamente sulla base delle fonti documentarie, rica-vando nuovi nati dati per ottenere un valido campione d’ana-lisi che possa chiarire meglio l’evoluzione delle campagnemedievali nell’Italia settentrionale e permetta di avere unquadro più dettagliato delle forme del popolamento.

N.M.

4.3 La strategia della ricerca e i primi risultatiPer riuscire a fornire delle risposte esaurienti alle do-

mande storiche del “Progetto Decimano” è stato necessarioimpostare una strategia che, in accordo con le caratteristi-che orografiche e antropiche del comprensorio indagato,permettesse di ricavare il maggior numero di informazionipossibili. Per raggiungere tale risultato, si sono dovute pia-nificare nuove ricerche, avvalendosi delle più moderne eraffinate tecniche di ricognizione che permettessero in tempirelativamente brevi di raccogliere, su vasta scala territoria-le, un’ingente mole di dati.

In fase di progettazione è stata data grande importanzaalla scelta delle aree campione, cercando di esplicitare ilpiù possibile i criteri adottati, in modo da aver chiari fin dasubito i vantaggi e i limiti della strategia. Tre sono stati gliobiettivi storici che si riteneva di fondamentale importanzachiarire per comprendere in maniera appropriata l’evolu-zione diacronica del popolamento:1) Rapporto tra l’insediamento e la viabilità (sia terrestreche fluviale).

277

2) Rapporto tra pievi, insediamento sparso, insediamentoaccentrato.3) Forme del popolamento in zone rurali lontane dalle prin-cipali arterie stradali o da corsi d’acqua.

Per avere un riscontro a queste domande si è optato peruna campionatura ragionata (CAMBI, TERRENATO 1994) a tran-setti che tenesse conto delle classiche stratificazioni pae-saggistiche: uso del suolo, visibilità, presenza di coltri allu-vionali, urbanizzazione, geomorfologia, ecc. (Fig. 6).

Stabilite le aree campione, si è operato sul campo consistematiche ricognizioni di superficie, integrate con la pu-lizia di sezioni esposte. Nella fase di individuazione si èproceduto per file parallele mantenendo un’alta intensità(10 metri la distanza standard tra i ricognitori). Una voltaindividuato un affioramento di materiali, dopo averlo deli-mitato e posizionato nel dettaglio, si è passati alla sua do-cumentazione scegliendo tra tre strategie:1) Raccolta per aree. Adottata nei siti di medio-piccole di-mensioni, oppure nei siti di grandi dimensioni, la cui leggi-bilità è stata fortemente compromessa da ripetuti e continuilavori agricoli.2) Raccolta per file parallele. Tecnica in parte sperimenta-le, adottata in siti di grandi dimensioni nel tentativo di man-tenere un alto grado d’informatività, ma allo stesso tempovelocizzando le operazioni di raccolta.3) Quadrettatura. Il modulo utilizzato in genere variava trai m 2×2 ai 10×10 in accordo con le caratteristiche del re-cord archeologico di superficie.

La scelta della strategia è stata di volta in volta ponde-rata secondo le peculiarità dell’affioramento di materiali perpoter così gestire al meglio le risorse disponibili. I dati rac-colti sul campo sono stati integrati con lo studio delle foto-grafie aeree dagli anni ’40 ad oggi sia per evidenziare even-tuali tracce sepolte, sia per studiare i sistemi di parcellizza-zione romani e medievali (CHOUQUER 2000, LEVEAU 2000,SAGGIORO 2003). A questo scopo nei prossimi mesi si pro-cederà sistematicamente allo studio della cartografia e deicatasti storici esistenti correlandoli laddove possibile con idati archeologici e documentari.

Per quanto riguarda i risultati il primo anno di ricercheha dato esiti decisamente positivi. Si è innanzitutto riscon-trata una notevole densità di insediamenti dall’età preisto-rica (in particolar modo dall’età del Ferro) all’età tardome-dievale (Fig. 6). Il dato di superficie si presenta inoltre spessoben conservato e leggibile, con l’eccezione dell’area a nordpiù vicina a Ravenna dove anni di ininterrotte e continuepratiche agricole hanno fortemente compromesso il depo-sito archeologico.

Non solo alta densità di rinvenimenti, ma anche unaqualità di manufatti notevole: sono stati rinvenuti numerosioggetti di lusso importati da tutto il Mediterraneo che de-notano una vivacità e una ricchezza economica non secon-darie. Inoltre molte delle numerose strutture documentatepresentano una planimetria complessa e elementi architet-tonici di pregio (frammenti di statue, pavimenti marmorei,mosaici, ecc.). Da segnalare inoltre per il periodo alto e pienomedievale l’abbondante attestazione di pietra ollare.

Le informazioni raccolte durante le varie fasi di ricercasono state gestite a livello informatico tramite una piatta-forma GIS. Il primo passo da compiere è stato la creazionedi schede analitiche che affrontassero singolarmente i variaspetti sopra descritti. In un secondo momento si è invecereso necessario progettare più schede di sintesi (tratte daiprecedenti archivi) funzionali alle domande storiche delprogetto. L’utilizzo del supporto informatico, tuttavia nonsi è limitato alla creazione di archivi (database), ma sta in-teressando attivamente tutte le varie fasi della ricerca. Nel-l’analisi delle fotografie aeree l’elaborazione digitale delleimmagini (image processing) sta rivestendo un ruolo fon-

damentale ed imprescindibile, così come nelle ricognizionidi superficie l’utilizzo di software specifici sta consenten-do l’elaborazione dei “dati grezzi” ottenuti sul campo e larestituzione del rilievo. Altrettanto importante è stata anchela gestione tramite sistemi CAD della rappresentazione car-tografica delle differenti tracce riscontrate.

Un ultimo punto di cui appare opportuno rendere notariguarda la valorizzazione dei dati raccolti che, una voltaterminato il progetto di ricerca, verranno resi fruibili al-l’Amministrazione Provinciale di Ravenna in base ad unaccordo che prevede formati di interscambio compatibili.In questo modo quanto documentato non sarà disponibilesolo agli specialisti, ma diverrà un attivo strumento di tute-la in mano all’Ente Provinciale.

In accordo con la Soprintendenza Archeologica si è poideciso di proseguire in questa politica di collaborazione congli Enti Locali coinvolgendo attivamente nel progetto il mu-seo locale di San Pietro in Campiano con uno studio dei ma-teriali inediti depositati nello stesso. Sono inoltre previsteattività concrete di valorizzazione del territorio (visite guida-te) e di didattica (incontri alle scuole elementari e medie). Loscopo è quello di sensibilizzare le varie realtà locali in quan-to primi fruitori del loro stesso patrimonio storico-culturale.

N.M.

RINGRAZIAMENTI

Si ringrazia la Soprintendenza per i Beni Archeologici del-l’Emilia-Romagna, con la quale il Dipartimento di Archeologiadell’Università di Bologna ha in corso da tempo una proficua col-laborazione. In particolare un ringraziamento per la cortesia e ladisponibilità con cui stanno agevolando le ricerche qui esposte vaal Soprintendente, Dott. Luigi Malnati, e alla Dott.ssa Maria Gra-zia Maioli, Direttore Archeologo presso la stessa Soprintendenzanonché codirettrice dello scavo di Classe. Un sentito grazie anchealla Prof.ssa Vanda Budini, Ispettore Onorario presso la Soprin-tendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, che datempo sta svolgendo un’importante opera di valorizzazione delleconoscenze sul territorio Decimano. Si ringrazia infine l’UfficioSIT del Comune di Ravenna (e in particolare il direttore, Dott.Giovanni Malkowski), con cui l’Università di Bologna ha avvia-to una fruttuosa collaborazione.

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