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17 d) Architettura etrusca TEMPLI Dei templi etruschi e, più in generale dell'architettura religiosa, sono giunte sino a noi solo poche testimonianze, a causa del fatto che i templi erano costruiti con materiali deperibili. Le informazioni che abbiamo su di essi ci provengono dai testi di Vitruvio, che li classificava (in particolare le colonne) sotto un nuovo ordine, quello tuscanico. Solo tramite documenti di epoca romana, quindi, si riesce a ricostruire con buona approssimazione il modo in cui erano fatti. Il tempio era accessibile non tramite un crepidoma perimetrale, ma attraverso una scalinata frontale. L'area del tempio è divisa in due zone: una antecedente o pronao con otto colonne disposte in due file da quattro, una posteriore costituita da tre celle coperte, ognuna dedicata ad una particolare divinità. A differenza dei templi greci ed egizi, che si evolvevano assieme alla civiltà e alla società, i templi etruschi rimasero sostanzialmente sempre uguali nei secoli, forse a causa del fatto che nella mentalità etrusca essi non erano la dimora terrena della divinità, bensì un luogo in cui recarsi per pregare gli dei (e sperare di essere ascoltati). Gli unici elementi decorativi del tempio etrusco sono gli acroteri e le antefisse, solitamente in terracotta dipinta. Un esempio è l'antefissa con la testa di Gorgone nel tempio del Portonaccio a Veio. L' ARCHITETTURA FUNERARIA (NECROPOLI ) Le tombe etrusche si sono conservate perfettamente, poiché costruite in pietra. Per la religione etrusca l'uomo, nell'aldilà necessita di un ambiente piccolo e familiare in cui trascorrere la vita dopo la morte, assieme agli oggetti personali che possedeva in vita: ciò spiega la cura con cui venivano costruite le necropoli e il fatto che la pittura di questo popolo sia quasi esclusivamente funeraria. Le pareti delle necropoli erano dipinte a colori vivaci (imitando, in taluni casi, la volta celeste, o scene di vita vissuta) per contrastare l'oscurità, simbolo della morte volontaria. Le necropoli generalmente erano poste al di fuori della cinta muraria delle città, ma con orientamento parallelo al cardo o al decumano. Esiste anche un metro di classificazione per l'architettura funeraria tuscanica: si distinguono infatti sei tipi di necropoli o catacombe: tombe Ipogèe; tombe a edicola; tombe a tumulo; tombe a pozzetto; tombe a dado; tombe a falsa cupola. e) architettura romana Per architettura romana si intende un complesso di culture e società che, nel corso di una vicenda durata circa sette secoli, entrano a far parte dell’organizzazione politica-economica dominata dal governo di Roma. Con lo scadere della civiltà greca, la supremazia artistica trasmigra a Roma. L’atteggiamento romano verso la tradizione ellenistica è duplice: ne sviluppa i suoi termini, ma si impegna anche verso ricerche contrastanti. Il più importante carattere che distingue l’architettura romana repubblicana (IV-I sec. a.C.) da quella ellenistica è il rifiuto della tradizionale limitazione delle esperienze. Questo porta di conseguenza all’ampliamento del repertorio tecnico architettonico (introduzione di volte e archi). La concezione su cui si basano le forme costruttive romane è la conquista dello spazio; esso diventa infatti il luogo fisico dell’azione

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d) Architettura etrusca

TEMPLI

Dei templi etruschi e, più in generale dell'architettura religiosa, sono giunte sino a noi solo poche testimonianze, a causa del fatto che i templi erano costruiti con materiali deperibili. Le informazioni che abbiamo su di essi ci provengono dai testi di Vitruvio, che li classificava (in particolare le colonne) sotto un nuovo ordine, quello tuscanico. Solo tramite documenti di epoca romana, quindi, si riesce a ricostruire con buona approssimazione il modo in cui erano fatti. Il tempio era accessibile non tramite un crepidoma perimetrale, ma attraverso una scalinata frontale. L'area del tempio è divisa in due zone:

• una antecedente o pronao con otto colonne disposte in due file da quattro, • una posteriore costituita da tre celle coperte, ognuna dedicata ad una particolare divinità.

A differenza dei templi greci ed egizi, che si evolvevano assieme alla civiltà e alla società, i templi etruschi rimasero sostanzialmente sempre uguali nei secoli, forse a causa del fatto che nella mentalità etrusca essi non erano la dimora terrena della divinità, bensì un luogo in cui recarsi per pregare gli dei (e sperare di essere ascoltati). Gli unici elementi decorativi del tempio etrusco sono gli acroteri e le antefisse, solitamente in terracotta dipinta. Un esempio è l'antefissa con la testa di Gorgone nel tempio del Portonaccio a Veio.

L'ARCHITETTURA FUNERARIA (NECROPOLI)

Le tombe etrusche si sono conservate perfettamente, poiché costruite in pietra. Per la religione etrusca l'uomo, nell'aldilà necessita di un ambiente piccolo e familiare in cui trascorrere la vita dopo la morte, assieme agli oggetti personali che possedeva in vita: ciò spiega la cura con cui venivano costruite le necropoli e il fatto che la pittura di questo popolo sia quasi esclusivamente funeraria. Le pareti delle necropoli erano dipinte a colori vivaci (imitando, in taluni casi, la volta celeste, o scene di vita vissuta) per contrastare l'oscurità, simbolo della morte volontaria. Le necropoli generalmente erano poste al di fuori della cinta muraria delle città, ma con orientamento parallelo al cardo o al decumano. Esiste anche un metro di classificazione per l'architettura funeraria tuscanica: si distinguono infatti sei tipi di necropoli o catacombe:

• tombe Ipogèe; • tombe a edicola; • tombe a tumulo; • tombe a pozzetto; • tombe a dado; • tombe a falsa cupola.

e) architettura romana

Per architettura romana si intende un complesso di culture e società che, nel corso di una vicenda durata circa sette secoli, entrano a far parte dell’organizzazione politica-economica dominata dal governo di Roma. Con lo scadere della civiltà greca, la supremazia artistica trasmigra a Roma. L’atteggiamento romano verso la tradizione ellenistica è duplice: ne sviluppa i suoi termini, ma si impegna anche verso ricerche contrastanti.

Il più importante carattere che distingue l’architettura romana repubblicana (IV-I sec. a.C.) da quella ellenistica è il rifiuto della tradizionale limitazione delle esperienze. Questo porta di conseguenza all’ampliamento del repertorio tecnico architettonico (introduzione di volte e archi). La concezione su cui si basano le forme costruttive romane è la conquista dello spazio; esso diventa infatti il luogo fisico dell’azione

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e dell’esperienza umana a differenza dei greci per cui lo spazio e percepito attraverso una funzione contemplativa. La costruzione avveniva per i romani attraverso l’uso dell’opera cementizia, volta a realizzare le tipiche strutture dell’ARCO e della VOLTA. Il mezzo della costruzione diventa dunque il CALCESTRUZZO che permette legami continui nelle opere, semplicità di manipolazione plastica e la realizzazione di grandi volte. Con l’avvento dell’età imperiale (dopo la battaglia di Azio nel 31 a.C. a Roma finiva la repubblica e iniziava il principato) l’estetica architettonica si basa sugli ordini architettonici, acquisiti dalla cultura greca. Essi diventano elemento di decorazione svincolati dalla struttura dell’opera, sono ritenuti dunque uno degli “ingredienti” della loro esperienza architettonica, mezzi di misura e proporzione. Una caratteristica dell'espansione romana è l'intensa opera di urbanizzazione del territorio, che porterà alla fondazione di moltissime città, oltre all'ingrandimento di quelle già esistenti. Le città romane di fondazione si basavano sullo schema dell'accampamento romano (il castrum) ( Il castrum o castro in italiano era l'accampamento o meglio, la fortificazione, nel quale risiedeva in forma stabile o provvisoria un'unità dell'esercito romano come per esempio una legione) e ospitavano al loro interno varie tipologie di edifici pubblici (teatri, anfiteatri e mercati) e privati (domus e insulae).

OPERE

ROMA REPUBBLICANA (VI-I sec. a.C.)

Tempio della Fortuna virile (Roma)(fig. 1); Tempio di Vesta, Roma (fig. 2);

Affreschi di Pompei ; Via Appia antica, Roma; Pont du Gard, Nimes.

ROMA IMPERIALE (I sec. a.C. - V sec. d.C.)

� Età di AUGUSTO (27 a.C. - 14 a.C.) Ara Pacis, Roma (fig.); Foro di Augusto, Roma

� Età GIULIO – CLAUDIA (14 a.C. - 68 d.C.) Teatro di Marcello, Roma

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� Età dei FLAVI (68 d.C. - 96 d.C.) Domus Aurea, Roma (fig. 1); Maison Carree, Nimes (fig. 2); Colosseo (Anfiteatro Flavio), Roma (fig. 3) ; Arco di Tito, Roma; Domus Augustana, Roma

� Età di TRAIANO (96 d.C. - 117 d.C.) Foro di Traiano, Roma ; Mercati Traianei, Roma ; Colonna di Traiano, Roma (fig.)

� Età di ADRIANO (117 d.C. - 138 d.C.) Pantheon, Roma; Villa Adriana, Tivoli

� Età ANTONINA (138 d.C. - 192 d.C.) � TARDO IMPERO (192 d.C. - 305 d.C.)

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Terme di Caracalla, Roma (fig.); Terme di Diocleziano,Roma; Palazzo di Diocleziano, Spalato; Basilica di Massenzio, Roma.

� Età di COSTANTINO ( 306 d.C. - 337 d.C.) Arco di Costantino, Roma

f) Architettura paleocristiana

L'architettura ha come spartiacque l'editto di Costantino: prima si hanno domus ecclesiae (case di privati usate come luoghi di riunione clandestini) e catacombe, dopo si iniziano ad avere le prime basiliche. Nell'architettura paleocristiana, come nelle altre forme d'arte dei primi secoli del Cristianesimo, non ci furono innovazioni, ma furono adattati modelli anteriori alle esigenze ed ai simboli della nuova religione. Nemmeno le catacombe furono una peculiarità cristiana, né tantomeno furono edificate per difendersi dalle persecuzioni: esistevano già infatti catacombe pagane e giudaiche, e la preponderanza d'uso per la sepoltura dei cristiani fu dettata più che altro dalla necessità di praticare l'inumazione per la resurrezione dei corpi predicata da Gesù Cristo. Inizialmente il modello fu quello delle basiliche civili, dalla forma oblunga con cinque navate, copertura a capriate e presenza di una navatella ortogonale (antesignana del transetto) che, posta nella parte finale della chiesa, era usata dal vescovo e dai sacerdoti, per questo detta presbiterio. Spesso un'abside coronava il seggio del vescovo e l'altare, ripreso dalle are pagane. Attorno all'apertura a semicupola dell'abisde si trovava una struttura ad arco, detto arco trionfale, anche se non deve essere confuso con gli archi di trionfo che erano monumenti indipendenti. Le chiese paleocristiane si riconoscono per le pareti lisce e le ampie finestre che ne illuminano l'interno dalle pareti esterne o dal cleristorio (in periodi più tardi si perse infatti la capacità tecnica di fare grandi vetrate, per cui le finestre si rimpicciolirono estremamente). A partire dalla fine del IV secolo iniziarono a diffondersi anche basiliche a pianta centrale, soprattutto dedicate agli apostoli o a martiri, o ancora cappelle palatine, come la Basilica dei Santi Apostoli a Costantinopoli o quella di San Lorenzo a Milano (fig. 1). A Roma, dopo le prime basiliche fondate da Costantino (San Giovanni in Laterano e San Pietro in Vaticano, fu il vescovo di Roma (il papa) a iniziare a commissionare nuove basiliche, a testimonianza della sua crescente importanza: San Paolo fuori le Mura (fig. 2), Santa Maria Maggiore (da papa Liberio, fine del IV secolo) e Santa Sabina , commissionata da Pietro Illirico verso il 425.

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g) Architettura bizantina

L’affermazione del cristianesimo coincide con il trasferimento della capitale da Roma a Bisanzio, che Costantino ribattezza con il proprio nome nel IV secolo. Nei secoli successivi Costantinopoli diviene una delle più splendide città del Mediterraneo: qui la tecnica architettonica romana e i suoi mezzi espressivi raggiungono i massimi esiti. Gli architetti bizantini, nella ricerca di una forma perfetta per una struttura simbolica basata sulla figura del cerchio, affrontano il problema di raccordare una cupola ad uno spazio quadrato. Una soluzione era quella di creare una base ottagonale di imposta per la cupola più prossima alla forma del cerchio. Ma la soluzione più elegante che assurse a marchio dell’arte bizantina, venne data dai pennacchi: triangoli a sezione confidale posti all’ingiù, con vertici poggianti agli angoli del quadrato e basi che, unite l’una all’altra in alto, formano un tracciato circolare per la cupola; quest’ultima era in mattoni, in pietra leggera e talvolta in coccio (s. Sofia, Costantinopoli, fig. 1 e 2; Mausoleo di Galla Placidia, Ravenna, fig. 3 e 4).

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h) Architettura merovingia

Nei territori dei Franchi tra il V e l'VIII secolo. La pianta delle chiese spesso riprende quella delle basiliche civili romane e delle prime basiliche cristiane, con influenze dell'architettura coeva nell'Impero romano d'Oriente, soprattutto siriana e armena. Nella parte est del regno franco l'architettura fu spesso lignea, mentre l'uso della pietra era più comune nella parte ovest e sud.

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Cattedrale di Saint-Léonce a Fréjus

i) Architettura longobarda

Sviluppata in Italia tra VII e VIII secolo nei territori soggetti al Regno longobardo, mescola elementi bizantini e sviluppi originali. Le testimonianze sono scarse, poiché gran parte degli edifici è stata rimaneggiata in epoche successive.

Chiesa di Santa Sofia (Benevento)

l) Architettura romanica

L'architettura romanica è lo stile del costruire proprio dell'arte romanica, che si diffuse in Europa nell'XI e XII secolo, fino all'affermazione dell'arte gotica, cioè verso la metà del XII secolo in Francia e con persistenze maggiori negli altri paesi europei. L'aggettivo "romanico" è la traduzione italiana di "roman", vocabolo creato agli inizi dell'Ottocento in Francia per indicare le lingue e le letterature romanze o neolatine. Charles de Gerville introdusse "roman" anche nel linguaggio architettonico ed il termine ebbe fortuna: in breve tempo si definì "romanica" tutta la cultura figurativa che in Francia si era sviluppata dopo i romani fino alla fioritura dell'architettura gotica. Nello specifico, il termine "romanico" fa riferimento al legame con l'architettura romana, dalla quale vennero ripresi alcuni elementi strutturali (l'arco, la colonna, il pilastro, la volta) e una certa impostazione monumentale e spaziale. Il monumentalismo delle chiese romaniche veniva accentuato all’esterno da torrioni e dalle torri gemelle che affiancavano la facciata. In Italia la torre campanaria era a volte separata dalla chiesa. Le chiese tedesche alloggiavano spesso come ingresso, nella parte occidentale, un corpo turrito (westwerk) con una cappella al piano superiore. Le navate avevano generalmente una copertura a volte, ma la costruzione di una volta su un ampio invaso, a botte o a crociera che fosse, comportava problemi d’ordine strutturale. Pertanto si perseverò nel ricorso a soffitti lignei, anche se il pericolo di incendio e considerazioni di ordine estetico e acustico portarono a sperimentare, in alcune regioni, volte in muratura. Per assicurare il necessario sostegno alle stesse, le pareti si fecero più massicce e spesso vennero inserite gallerie, con coperture a volte, al di sopra delle navate laterali. Nella navata centrale le colonne si alternavano solitamente a massicci pilastri al fine di conferire un’articolazione ritmica soddisfacente sotto il profilo estetico. I fusti delle semicolonne addossate ai pilastri proseguivano talvolta fino all’attacco delle volte, a formare archi trasversali lungo l’invaso longitudinale, creando una netta spartizione in campate. L’articolazione spaziale della chiesa romanica si sviluppò in risposta al monachesimo, che con

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un numero maggiore di sacerdoti, celebranti la messa ogni giorno, necessitava di un numero maggiore di altari all’interno della chiesa; così, dopo il 980 ca., le navate laterali delle chiese a croce latina vennero talvolta prolungate oltre il transetto e conliuse con cappelle che affiancavano l’abside centrale da entrambi i lati. L’altare maggiore subì successivamente un arretramento e venne aggiunto un secondo altare per i fedeli. Le grandi chiese di pellegrinaggio svilupparono poi il deambulatorio, un insieme di cappelle disposte radialmente attorno ad un ambulacro che corre lungo l’abside. In relazione al termine romanico sono stati utilizzati dagli storici anche i termini preromanico (riferito alle realizzazioni architettoniche del IX e X secolo), protoromanico (riferito alle prime manifestazioni di questo nuovo linguaggio architettonico sul passaggio tra X e XI secolo) e tardoromanico per le regioni che nel XIII secolo non accolgono il nuovo stile gotico. Le maggiori realizzazioni sono edifici religiosi come cattedrali, pievi e abbazie ed edifici civili come castelli e palazzi.

Abbazia di Cluny,Francia

S. Ambrogio, Milano

Cattedrale di Santiago di Compostela

m) Architettura gotica

Diversamente da quanto avvenne per l'architettura romanica, policentrica e senza che si possa ritenere una regione europea come più rappresentativa, è invece quasi possibile identificare una località e un "padre" dell'architettura gotica. La ricostruzione del coro dell'abbazia di Saint Denis (fig.), vicino a Parigi, nell'anno 1144 per opera dell'abate Suger, è, infatti, generalmente considerata come la data di inizio di questo stile, che da lì a poco si diffonderà prima nelle diocesi dell'Ile de France e poi nel resto della Francia, in Inghilterra, nell'Impero e nel resto d'Europa, incontrando resistenze significative solo in Italia.

Uno stile consapevolmente diverso da quella precedente, caratterizzato dall'uso intensivo di tecniche costruttive già note (come l'arco a sesto acuto e la volta a crociera), ma in un sistema coerente e logico e con nuovi obiettivi estetici e simbolici. La novità più originale dell'architettura gotica è la scomparsa delle spesse masse murarie tipiche del romanico: il peso della struttura non veniva più assorbito dalle pareti, ma veniva distribuito su pilastri all'interno e nel perimetro, coadiuvati da strutture secondarie come archi rampanti e contrafforti. Lo svuotamento della parete dai carichi permise la realizzazione di pareti di luce, coperte da magnifiche vetrate, alle quali corrispondeva fuori un complesso reticolo di elementi portanti. A partire dai soli pilastri a fascio si dipana un sistema di contrafforti ben più ampio e diversificato di quello romanico: gli archi rampanti, i pinnacoli, i piloni esterni, gli archi di scarico sono tutti elementi strutturali, che

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contengono e indirizzano al suolo le spinte laterali della copertura, con conseguente alleggerimento delle murature di riempimento, che presentano un numero maggiore di aperture. Ma la straordinaria capacità degli architetti gotici non si esaurisce nella nuova struttura statica messa a punto: gli edifici, svuotati dal limite delle pareti in muratura, poterono svilupparsi in uno slancio verticale, arrivando a toccare altezze ai limiti delle possibilità della statica. Questa caratteristica non fu una novità assoluta e si sviluppò probabilmente da chiese con verticalità preminente già nell'epoca romanica, in Normandia e in Inghilterra (che all'epoca formavano un'unità politica comune). Strumenti essenziali per questo sviluppo "aereo" furono:

• l'uso massiccio dell'arco a sesto acuto (di origine sasanide e islamica, in uso già in epoca romanica, per esempio in Borgogna), che permette di scaricare il peso sui piedritti generando minori spinte laterali rispetto ad un arco a tutto sesto;

• la volta a crociera ogivale, che può creare anche campate rettangolari invece di quadrate; • gli archi rampanti innestati su contrafforti esterni, che ingabbiano la costruzione disponendosi

dinamicamente attorno a navate ed absidi.

In Inghilterra si ebbe in seguito un ulteriore sviluppo della volta a crociera con la volta a sei spicchi e poi a raggiera o a ventaglio: tutte soluzioni che permettevano una migliore distribuzione del peso a favore di una maggiore altezza. Ciò che rende affascinante l'architettura gotica è la stretta corrispondenza fra idee estetiche e innovazioni tecnologiche. L'obiettivo di rendere gli interni degli edifici sacri luminosi e ampi è raggiunto grazie all'utilizzo, sempre più perfezionato e rivoluzionario, dei principi costruttivi della volta a crociera e dell'arco acuto. L'integrazione di queste due tecniche permetterà la costruzione di flessibili campate rettangolari (non più soggette alla limitazione dell'impiego della forma quadrata come in età romanica) e la costituzione di organismi architettonici puntiformi, senza cioè che il muro abbia più funzioni portanti, svolte unicamente dai pilastri, riservando ai muri esterni una mera funzione di tamponamento. L'assenza di carico da parte della volta sui muri perimetrali, assorbito dai pilastri e dai contrafforti esterni, permetterà la sostituzione della pietra del muro col vetro delle finestre, che raggiungeranno dimensioni mai viste prima. Tutto il sistema di spinte e controspinte generato dalle volte a crociera e dai contrafforti, realizzati con pinnacoli e archi rampanti spostati all'esterno, costituirà un altro capitolo dell'estetica.

Schema delle caratteristiche principali

dell'architettura gotica

n) Architettura del Rinascimento

L'architettura del Rinascimento è quella fase dell'architettura europea, ed italiana in particolare, che ebbe origine agli inizi del Quattrocento a Firenze, principalmente grazie all'operato di alcuni artisti e intellettuali come Filippo Brunelleschi (fig. 1. S. Maria del Fiore, Firenze) e Leon Battista Alberti (Fig. 2. S. Andrea, Mantova). Fra i fattori politici e culturali che influenzarono questo nuovo indirizzo delle arti vi furono senz'altro l'affermazione delle signorie e lo sviluppo dell'Umanesimo, con il conseguente gusto antiquario e filologico, che in architettura si traduce nello studio delle belle forme degli edifici antichi, cioè romani. Benché il movimento sia temporalmente ben definito, al suo interno è possibile individuare diverse correnti stilistiche, che la critica identifica nel "primo Rinascimento", appartenente al XV secolo, nel "Rinascimento classico" e nel Manierismo, questi ultimi entrambi coincidenti col Cinquecento. Se il primo Rinascimento segna un punto di rottura con l'architettura gotica, le seconde fasi rappresentano un momento di continuità con la

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precedente, pur mostrando sensibili mutamenti e sviluppi rispetto ad essa. Il termine Rinascimento fu utilizzato già dai trattatisti dell'epoca per evidenziare la riscoperta dell'architettura classica, in particolare di quella romana. Pertanto, a partire dal XV secolo troviamo una ripresa degli ordini classici e delle proporzioni armoniche, nonché la ricerca di articolazioni ortogonali e l'impiego di semplici forme geometriche nella definizione delle piante. La sensibilità verso il passato non si esaurisce nella sola architettura romana, ma si estende anche al Romanico e allo stile bizantino. Infatti, a Firenze, già in epoca medioevale si era affermato uno stile definito protorinascimentale, riscontrabile nelle forme chiare del Battistero di San Giovanni e nella chiesa di San Miniato al Monte. Fu privilegiato l'impiego di volte a vela su pianta quadrata (ad esempio nello Spedale degli Innocenti) e di volte a botte (come nella copertura della basilica di Sant'Andrea a Mantova), senza l'uso di dei costoloni e dei contrafforti gotici, mentre a Filippo Brunelleschi va il merito della prima vera ricerca per determinare rigorosamente le leggi che regolano la prospettiva. Tra i maggiori esponenti ricordiamo Leon Battista Alberti, Leonardo Da Vinci, Raffaello e Michelangelo, che fu appunto grandissimo architetto, scultore, pittore e poeta.

Il Manierismo è considerato dagli storici l'ultima fase del Rinascimento, preceduta da quelle dell'Umanesimo fiorentino e del Classicismo romano; tuttavia, se le prime due fasi sono temporalmente distinguibili, altrettanto non può dirsi per il Classicismo ed il Manierismo, che coesistettero sin dagli inizi del XVI secolo. Caratteristiche dell'architettura manierista sono il rifiuto dell'equilibrio e dell'armonia classica, mediante la contrapposizione tra norma e deroga, natura e artificio, segno e sottosegno. Le leggi elementari perdono significato: il carico non ha peso, mentre sul sostegno non grava alcunché; la fuga prospettica non si conclude in un punto focale, come nel barocco, ma termina nel nulla; infine, gli organismi verticali simulano un equilibrio che in realtà è "oscillante". Dal punto di vista decorativo, il Manierismo segna il ritorno in auge delle grottesche, pitture incentrate su rappresentazioni fantastiche di epoca romana, riscoperte durante alcuni scavi archeologici nella Domus Aurea. Gli esempi più significativi sono la Cappella medicea di Michelangelo e la sua biblioteca Laurenziana a Firenze (fig. 2), gli edifici di Giulio Romano a Mantova (fig. 1 Palazzo Te), gli Uffizi di Vasari a Firenze.

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o) Architettura barocca

L'architettura barocca è quella fase della storia dell'architettura europea che, preceduta dal Rinascimento e dal Manierismo, si sviluppò a partire dal XVII secolo, durante il periodo dell'assolutismo. Il termine barocco, originariamente dispregiativo, indicava la mancanza di regolarità e di ordine, che i fautori del neoclassicismo, influenzati dal razionalismo illuminista, consideravano indice di cattivo gusto. Infatti, caratteristiche fondamentali dell'architettura barocca sono le linee curve, dagli andamenti sinuosi, come ellissi, spirali o curve a costruzione policentrica, talvolta con motivi che si intrecciano tra di loro, tanto da risultare quasi indecifrabili. Tutto doveva destare meraviglia ed il forte senso della teatralità spinse l'artista all'esuberanza decorativa, unendo pittura, scultura e stucco nella composizione spaziale e sottolineando il tutto mediante suggestivi giochi di luce ed ombre. Tuttavia questa definizione non è applicabile a tutti i paesi europei; in Francia, in Inghilterra, in diverse regioni dell'Europa settentrionale e, successivamente, persino in Italia, il Barocco fu ripreso attraverso forme derivanti dal Rinascimento e dall'architettura antica, in quello che viene definito come classicismo barocco Caratteristiche fondamentali del Barocco sono forme plastiche mosse e possenti, la predilezione per le linee ricurve e le composizioni spaziali complesse, l’esaltazione degli ambienti principali mediante cupole, l’inclusione della luce, della scultura, della pittura e dello stucco nella composizione, e la fusione di tali elementi in un’opera d’arte unitaria, spesso con una forte accentuazione scenografica.

Architetti:

Borromini

San Carlo alle Quattro Fontane

Colonnato e Baldacchino di S. Pietro

Pietro da Cortona

S. Maria della Pace

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Guarino Guarini

San Lorenzo, Torino

p) Rococò

Il rococò è uno stile ornamentale sviluppatosi in Francia nella prima metà del Settecento come evoluzione del tardo-barocco. Si distingue per la grande eleganza e la sfarzosità delle forme, caratterizzate da ondulazioni ramificate in riccioli e lievi arabeschi floreali. Sono espresse soprattutto nelle decorazioni, nell'arredamento, nella moda e nella produzione di oggetti. Il termine "rococò" deriva dal francese rocaille, parola usata per indicare un tipo di decorazione eseguita con pietre, rocce e conchiglie, utilizzate come abbellimento di padiglioni da giardino e grotte. Il rococò nasce in Francia nel secondo ventennio del XVIII secolo, sotto il regno di Luigi XV. Caratterizzato da delicatezza, grazia, eleganza, gioiosità e luminosità si poneva in netto contrasto con la pesantezza e i colori più forti adottati dal precedente periodo barocco. I motivi Rococò cercano di riprodurre il sentimento tipico della vita aristocratica libera da preoccupazioni o del romanzo leggero piuttosto che le battaglie eroiche o le figure religiose. Verso la fine del XVIII secolo il rococò verrà a sua volta rimpiazzato dallo stile neoclassico. Rococò sembra essere una combinazione della parola francese rocaille (conchiglia, guscio) e della parola italiana barocco. Siccome questo stile ama le curve naturali come quelle presenti nelle conchiglie e si specializza nelle arti decorative, alcuni critici tendevano erroneamente a ritenerlo frivolo e legato alla moda.

Juvarra

Palazzina di Stupinigi

q) Architettura neoclassica

L’architettura del neoclassicismo sembra essere emersa principalmente da due linee di sviluppo che hanno radicalmente trasformato il rapporto tra uomo e natura. La prima fu un improvviso sviluppo della tecnica prodotta dalla rivoluzione industriale; la seconda fu un cambiamento fondamentale nella natura della coscienza umana in risposta ai principali mutamenti della società. Mentre i cambiamenti tecnologici condussero a una nuova struttura economica e all’utilizzazione di un’accresciuta capacita produttiva, il cambiamento della coscienza umana produsse nuove categorie del sapere (discipline umanistiche dell’Illuminismo), e un pensiero storicista che fu tanto introspettivo per interrogarsi sulla propria identità. Questa secolarizzazione del pensiero illuminista e l’eccessiva elaborazione del linguaggio architettonico degli interni rococò, costrinsero gli architetti del XVIII secolo, ormai consci della natura nuova e instabile della loro epoca, a ricercare un vero stile attraverso la meticolosa rivalutazione dell’antichità. A causa di questa rivalutazione si inizio una verifica dell’autorevole testo di Vitruvio ereditato dalla cultura

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rinascimentale, visto da sempre come il -catechismo della Classicità . Da questo momento le diverse culture europee si differenziarono le une dalle altre, sulla base del pensiero degli intellettuali locali.

In Italia la figura dell’architetto incisore Giovanni Battista Piranesi fu di grande influenza per tutti gli architetti del periodo. Diversamente da come accadde in Germania dove grazie alle teorizzazioni di Johann Joachim Winckelmann si ricercò uno stile puramente greco, in Italia il riferimento sovente e al periodo dell’Impero Romano. D’altra parte l’architettura francese volge al Neoclassicismo a partire dalla metà del Settecento con la realizzazione di impianti lucidi e sobri come Place de la Concorde a Parigi e il Petit Trianon di Versailles, che trovano comunque le premesse nel classicismo barocco francese.

r) Architettura del romanticismo

Nell'architettura della prima metà dell'Ottocento si impone inizialmente la tendenza neoclassica, già presente nella seconda metà del Settecento, ma, in concomitanza con il diffondersi della sensibilità romantica e il conseguente interesse per lo storicismo, ben presto si manifestano tendenze architettoniche che propongono il recupero di "stili" di epoche precedenti (in particolare il medioevo come presunta culla delle identità nazionali), caratterizzate dal prefisso “neo” (neoromanico, neogotico ecc.), che vengono definite anche con il termine revivalismo. L'Ottocento è dunque caratterizzato da una sorta di codice: l'eclettismo storicista, dove tutti i gusti possono essere simultaneamente presenti nell'opera complessiva di uno stesso progettista o addirittura nello stesso edificio. Questo almeno fino all'avvento sulla fine del secolo del movimento Art Nouveau (detto anche Liberty), che fu il primo movimento architettonico non storicista e pertanto moderno (modernismo). Il neoclassicismo ottocentesco continua i temi proposti nel secolo precedente, compreso il carattere fortemente programmatico e "razionalista". Gli elementi archeologici sono citati con maggiore senso filologico, distinguendo tra le varie epoche. Le caratteristiche invarianti sono: piante bloccate in figure regolari, simmetria bilaterale riscontrabile in pianta ed in alzato, prevalenza del sistema trilitico su quello ad archi e volte (legata essenzialmente alla nuova tendenza neogreca), composizioni volumetriche che privilegiano lo sviluppo orizzontale. I materiali utilizzati sono pietra, marmi, stucchi bianchi o anche vivacemente colorati da quando si scoprì la policromia dell'architettura greca.

s) Architettura del Novecento

Il Movimento Moderno nella storia dell'architettura fu un periodo, collocato tra le due guerre mondiali, teso al rinnovamento dei caratteri, della progettazione e dei principi dell'architettura. Ne furono protagonisti quegli architetti che improntarono i loro progetti a criteri di funzionalità piuttosto che estetici. Il movimento si identificò nel momento della sua massima espressione, negli anni venti e trenta del XX secolo, con l'International Style, soprattutto in ambito anglosassone. Il fulcro del movimento si è manifestato nei CIAM (Congrès Internationaux d'Architecture moderne). Le figure più rappresentative del movimento: oltre a Mies Van der Rohe, sono i tedeschi Peter Behrens, Walter Gropius, J. Frank, R. Cocker, L. Hilberseimer, Hans Poelzig, A. Rading, Hans Scharoun, A. Scheneck, Bruno Taut, gli olandesi J.J.P. Oud, Mart Stam, lo svizzero Le Corbusier ed il Belga V. Bourgeois. Bruno Taut nel suo libro del 1929 riassume i caratteri del Movimento Moderno in questi cinque punti:

1. La prima esigenza in ogni edificio è il raggiungimento della migliore utilità possibile; 2. I materiali impiegati e il sistema costruttivo devono essere subordinati a questa esigenza primaria. 3. La bellezza consiste nel rapporto diretto tra edificio e scopo, caratteristiche dei materiali ed eleganza

del sistema costruttivo. 4. L'estetica di tutto l'edificio è nel suo insieme senza preminenza di facciate o piante o particolare

architettonico. Ciò che è funzionale è anche bello.

Basilica di San Francesco di Paola, Napoli

Arco di Trionfo

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5. Come le parti vivono nell'unità dei rapporti reciproci, così la casa vive nel rapporto con gli edifici circostanti. La casa è il prodotto di una disposizione collettiva e sociale.

Architetti

• Le Corbusier pseudonimo di Charles-Edouard Jeanneret-Gris (La Chaux-de-Fonds, 6 ottobre 1887 – Roquebrune-Cap-Martin, 27 agosto 1965), è stato un architetto, urbanista, pittore e designer svizzero naturalizzato francese. Nella sua lunghissima carriera, durata – dai primissimi passi della "Villa Fallet" – quasi 60 anni, Le Corbusier realizzò 75 edifici in 12 nazioni, una cinquantina di progetti urbanistici, tra cui il piano di fondazione di una nuova città, Chandigarh la capitale del Punjab in India, centinaia di progetti non realizzati, tra cui due importanti in Italia

• Ludwig Mies van der Rohe (Aquisgrana, 27 marzo 1886 – Chicago, 17 agosto 1969) è stato un architetto e designer tedesco. Famoso per i suoi motti "il meno è più" (less is more) e "Dio è nei dettagli" (God is in the details), Mies cercò di creare spazi contemplativi, neutrali, attraverso un'architettura basata su un'onestà materiale ed integrità strutturale, con uno studio esemplare del particolare architettonico.

Negli ultimi vent'anni di vita, Mies van der Rohe giunse alla visione di un'architettura monumentale "pelle e ossa" ("skin and bone"). I suoi ultimi lavori offrono la visione di una vita dedicata all'idea di un'architettura universale semplificata ed essenziale.

• Walter Gropius (Berlino, 18 maggio 1883 – Boston, 5 luglio 1969) è stato un architetto, designer e urbanista tedesco. È il fondatore del Bauhaus. Gropius è unanimemente considerato uno dei più grandi architetti contemporanei. In effetti la fabbrica Fagus e gli edifici del Bauhaus (fig.) costituiscono altrettante pietre miliari nella storia dell'architettura modernaIl contributo di Gropius all'architettura moderna, importante sul piano linguistico, diventa decisivo sul piano della didattica: tutto un filone del razionalismo sarebbe impensabile senza la riflessione teorica e l'esperienza didattica del maestro tedesco. Nella teoria metodica di Gropius, infatti, trovano una precisa collocazione funzionale, all'insegna del principio metodologico, tutte le discipline architettoniche, dal design all'urbanistica.

Villa Savoye a Poissy, 1929

Il Padiglione di Barcellona fu progettato da Ludwig Mies van der Rohe nel 1929 per l'Esposizione Universale.È stato ricostruito fra il 1983 ed il 1989, e viene considerato fra i massimi esempi di architettura del XX secolo e di architettura in assoluto

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• Frank Lloyd Wright (Richland Center, 8 giugno 1867 – Phoenix, 9 aprile 1959) è stato un architetto statunitense. Nel suo volume Architettura organica del 1939 Frank Lloyd Wright esprime compiutamente la sua idea di architettura, che ha come idea trainante il rifiuto della mera ricerca estetica o il semplice gusto superficiale, così come una società organica dovrebbe essere indipendente da ogni imposizione esterna contrastante con la natura dell'uomo. La progettazione architettonica deve creare un'armonia tra l'uomo e la natura, costruire un nuovo sistema in equilibrio tra ambiente costruito e ambiente naturale attraverso l'integrazione dei vari elementi artificiali propri dell'uomo (costruzioni, arredi, ecc.) e naturali dell'intorno ambientale del sito. Tutti divengono parte di un unico interconnesso organismo, spazio architettonico. The Fallingwater (la casa sulla cascata, fig.)) del 1936 è l'esempio più pragmatico ed eccezionale di questo modo Wrightiano di fare ed intendere l'architettura.

• Alvar Aalto (Kuortane, 3 febbraio 1898 – Helsinki, 11 maggio 1976) fu un architetto, designer e accademico finlandese, esponente di spicco dell'architettura organica di stampo europeo, appartenente alla cosiddetta "seconda generazione" dei maestri del movimento moderno. L'attività di Aalto spaziava dal design di arredi e oggetti in vetro all'architettura e alla pittura. La colonna portante dello stile di Aalto è innanzitutto il continuo riferimento alla tradizione del suo paese, la Finlandia, dal cui patrimonio culturale spesso attinge; un secondo punto è da cercarsi nell'attenzione verso l'individuo visto dal punto di vista psicologico. Aalto si allontana dal razionalismo architettonico superando lo schematismo formale tramite l'utilizzo di materiali naturali (prevalentemente il legno, ma anche cemento armato e metalli) e attraverso la ricerca di linee e superfici curve, di piante aperte, attraverso una concezione dello spazio architettonico interno ed esterno unificata dall'integrazione del volume e della struttura e qualificata dalle pareti ondulate e dall'uso dell'asimmetria. Da sottolineare anche la particolare attenzione data da parte di Aalto ai particolari costruttivi e ai processi di produzione industriale. Aalto si avvicina nella realtà Europea a quella architettura organica di Frank Lloyd Wright, con una progettazione articolata, che cerca molte volte un coinvolgimento tra la costruzione progettata e l'ambiente costruito e naturale.

Nascono negli anni sessanta in Europa ed in America, in antitesi ai principi del Funzionalismo, nuove ricerche architettoniche che vogliono nel complesso superare l'eccessivo rigore del razionalismo anche se battendo strade diverse. Da citare brevemente sono:

• il neoliberty: (Roberto Gabetti e Aimaro Isola, Guido Canella, degli Architetti Associati (Vittorio Gregotti, Lodovico Meneghetti e Giotto Stoppino) e Aldo Rossi con particolare attenzione a quel circolo culturale che ruotava intorno alla redazione della rivista Casabella-Continuità in quegli anni diretta da Ernesto Nathan Rogers.

La Maison Carrè