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matica stampata a chiare let- tere sul catalogo: «Ogni pe- riodo ha una sua peculiare immagine dell’uomo. Che emerge nelle poesie e nei ro- manzi, nella musica, nella fi- losofia, nelle commedie e nella danza; così come nella pittura e nella scultura». La figura umana, filiforme e vi- sionaria, torna dunque pro- tagonista sulla scena: debi- trice dell’Informale e dell’E- spressionismo Astratto, in at- tesa che si consumi la fatidi- ca svolta Pop. Se Bacon, creatore di volti e corpi clau- strofobici (sintomatiche le due opere selezionate per l’occasione: The Man Of Mi- litary Cap e Three Figures In The Bathroom) dichiara di sentirsi «come una macchi- na macinatrice. Guardo ogni cosa, e ogni cosa viene poi triturata e mescolata per be- ne», dall’alto del suo dipin- gere gestuale Appel procla- ma che «la pittura, come la passione, è un’emozione pie- na di verità e risuona come un suono vivo, come il ruggi- to che viene dal petto del leone». E così via, passando dalle corrose, carnali silhouettes di Giacometti al- le robotiche sculture di Pao- lozzi; dall’Art Brut di Dubuf- fet e Jorn, alle figurazioni al- lucinate di Alechinsky. Poi, battezzati quei Sixties che si riveleranno favolosi soprattutto nella Londra op- tical & psichedelica del fa- shion store Biba gestito dalla stilista polacca Barbara Hu- lanicki, delle minigonne in- ventate da Mary Quant, del- l’Aston Martin guidata da Ja- scirà a dipingere il rumore di un petalo di rosa che cade su un pavimento di cristallo di un castello mai esistito», scrisse Jim Morrison coglien- do il senso d’un miracolo au- diovisivo traboccante di colo- ri, fisici e metaforici. Proprio lui, il Re Lucertola, che aveva abbandonato l’America hip- py dei Doors per immedesi- marsi con Parigi alla stregua d’un poeta maledetto. Ma fu un’illusione, quel miracolo, interrotta a muso duro dalla violenza del Sessantotto. Quegli anni, però, nessuno ce li potrà mai togliere dagli oc- chi e dal cuore. Nessuno po- trà mai cancellare la rivolu- zione artistica che partì dal- l’Europa e gettò le basi che fecero esplodere negli Stati Uniti la Pop Art globale. La ricerca di una nuova di- mensione figurativa, raccon- ta con precisione la mostra milanese, prende le mosse dalla lezione di Francis Ba- con, Alberto Giacometti, Pierre Alechinsky, Karel Ap- pel, Jean Dubuffet, Asger Jorn e Eduardo Paolozzi, che nel ’59 danno vita al MoMA di New York alla collettiva New Images of Man ricono- scendosi in una frase emble- pagina 12 28 gennaio 2012 MobyDICK a colonna sonora, pri- ma di tutto. Sì, perché una mostra come Da Bacon ai Beatles - Nuove immagini in Europa negli anni del rock, fino al 12 febbraio al Museo della Per- manente di Milano (catalogo Skira, 29,00 euro, testi critici di Enrico Crispolti, Chiara Gatti, Michele Tavola e Ro- berto Mutti) non può fare a meno dell’audioguida che diffonde That’s All Right, Mama di Elvis Presley, primo singolo registrato nel 1954 dal cantante di Tupelo per la Sun Records, l’addio dei Bea- tles datato ’70 con Let It Be e poi brani memorabili di Rol- ling Stones, Pink Floyd, Doors, Velvet Underground, Bob Dylan… Un mondo di suoni che hanno fatto epoca, mixati ai commenti sui qua- dri e sulle sculture in esposi- zione: settanta opere in tota- le, selezionate con rigore filo- logico da Chiara Gatti e Mi- chele Tavola. E tutt’intorno, srotolate dai soffitti, le foto- grafie giganti che Renzo Chiesa scattò alle stelle del rock che venivano a suonare nel capoluogo lombardo: Ji- mi Hendrix al Piper, all’uni- sono con la sua chitarra elet- trica; Mick Jagger al Palali- do, catturato in una delle sue adrenaliniche performance «stoniane»; Ian Anderson dei Jethro Tull al Teatro Smeral- do, immortalato in un attimo di pensosa quiete… C’erano una volta, in Eu- ropa, gli anni a cavallo fra i Cinquanta e i Sessanta du- rante i quali l’arte e il rock so- lidarizzarono a tal punto da convincersi di poter cambia- re per sempre il mondo. La grande rivoluzione sonora si mise a correre in parallelo con quella visiva plasmando l’essenza di una nuova cultu- ra. «Smetterò di amarti solo quando un pittore sordo riu- L mes Bond, della rivalità fra Beatles e Rolling Stones e dalle baruffe a colpi di look fra Mods e Rockers, l’Europa si mette a declinare pitture che frullano nitide narrazioni e slanci emotivi. Dall’Inghilterra, ecco le tante facce della Pop Art con l’inventore del movimento, Richard Hamilton (già matta- anno V - numero 3 - pagina IV A A R R T T E E , , R R O O e e M Ma a d d a a m m e e U U A A R R T T E E , , R R O O e e M Ma a d d a a m m e e U U L’obiettivo era un miracolo audiovisivo che Jim Morrison vedeva in un pittore sordo, capace di dipingere il rumore di un petalo di rosa cadente di Stefano Bianchi il paginone tore, nel ’56, della collettiva This Is Tomorrow alla White- chapel Gallery londinese con il collage Just what is it makes today’s homes so dif- ferent, so appealing?) e poi David Hockney, coi suoi cor- pi gay immersi dentro asso- late piscine borghesi, e Peter Blake. Quest’ultimo, nel ’67, stringe un patto di ferro col rock realizzando in collabo- La colonna sonora la fanno Elvis Presley, i Fab Four, i Rolling Stones, Dylan, i Pink Floyd e i Doors. E anche le opere (da Bacon ai Beatles) raccontano la ricerca di una nuova dimensione figurativa. In mostra alla Permanente di Milano la rivoluzione culturale dei mitici Sixties. Combattuta da musica e segno in cerca di un mondo nuovo

Arte, Rock e Madame Utopia - LIBERAL (Pag. 12 - 28/01/2012)

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Articolo pubblicato sul quotidiano nazionale Liberal a firma di Stefano Bianchi il 28 gennaio 2012 a èagoma 12.

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Page 1: Arte, Rock e Madame Utopia - LIBERAL (Pag. 12 - 28/01/2012)

matica stampata a chiare let-tere sul catalogo: «Ogni pe-riodo ha una sua peculiareimmagine dell’uomo. Cheemerge nelle poesie e nei ro-manzi, nella musica, nella fi-losofia, nelle commedie enella danza; così come nellapittura e nella scultura». Lafigura umana, filiforme e vi-sionaria, torna dunque pro-tagonista sulla scena: debi-trice dell’Informale e dell’E-spressionismo Astratto, in at-tesa che si consumi la fatidi-ca svolta Pop. Se Bacon,creatore di volti e corpi clau-strofobici (sintomatiche ledue opere selezionate perl’occasione: The Man Of Mi-litary Cap e Three Figures InThe Bathroom) dichiara disentirsi «come una macchi-na macinatrice. Guardo ognicosa, e ogni cosa viene poitriturata e mescolata per be-ne», dall’alto del suo dipin-gere gestuale Appel procla-ma che «la pittura, come lapassione, è un’emozione pie-na di verità e risuona comeun suono vivo, come il ruggi-to che viene dal petto delleone». E così via, passandodalle corrose, carnali silhouettes di Giacometti al-le robotiche sculture di Pao-lozzi; dall’Art Brut di Dubuf-fet e Jorn, alle figurazioni al-lucinate di Alechinsky.Poi, battezzati quei Sixties che si riveleranno favolosisoprattutto nella Londra op-tical & psichedelica del fa-shion store Biba gestito dallastilista polacca Barbara Hu-lanicki, delle minigonne in-ventate da Mary Quant, del-l’Aston Martin guidata da Ja-

scirà a dipingere il rumore diun petalo di rosa che cade suun pavimento di cristallo diun castello mai esistito»,scrisse Jim Morrison coglien-do il senso d’un miracolo au-diovisivo traboccante di colo-ri, fisici e metaforici. Propriolui, il Re Lucertola, che avevaabbandonato l’America hip-py dei Doors per immedesi-marsi con Parigi alla streguad’un poeta maledetto. Ma fuun’illusione, quel miracolo,interrotta a muso duro dallaviolenza del Sessantotto.Quegli anni, però, nessuno celi potrà mai togliere dagli oc-

chi e dal cuore. Nessuno po-trà mai cancellare la rivolu-zione artistica che partì dal-l’Europa e gettò le basi chefecero esplodere negli StatiUniti la Pop Art globale.La ricerca di una nuova di-mensione figurativa, raccon-ta con precisione la mostramilanese, prende le mossedalla lezione di Francis Ba-con, Alberto Giacometti,Pierre Alechinsky, Karel Ap-pel, Jean Dubuffet, AsgerJorn e Eduardo Paolozzi, chenel ’59 danno vita al MoMAdi New York alla collettiva New Images of Man ricono-scendosi in una frase emble-

pagina 12 • 28 gennaio 2012 MobyDICK

a colonna sonora, pri-ma di tutto. Sì, perchéuna mostra come DaBacon ai Beatles -

Nuove immagini in Europanegli anni del rock, fino al 12febbraio al Museo della Per-manente di Milano (catalogoSkira, 29,00 euro, testi criticidi Enrico Crispolti, ChiaraGatti, Michele Tavola e Ro-berto Mutti) non può fare ameno dell’audioguida chediffonde That’s All Right,Mama di Elvis Presley, primosingolo registrato nel 1954dal cantante di Tupelo per laSun Records, l’addio dei Bea-tles datato ’70 con Let It Be epoi brani memorabili di Rol-ling Stones, Pink Floyd,Doors, Velvet Underground,Bob Dylan… Un mondo disuoni che hanno fatto epoca,mixati ai commenti sui qua-dri e sulle sculture in esposi-zione: settanta opere in tota-le, selezionate con rigore filo-logico da Chiara Gatti e Mi-chele Tavola. E tutt’intorno,srotolate dai soffitti, le foto-grafie giganti che RenzoChiesa scattò alle stelle delrock che venivano a suonarenel capoluogo lombardo: Ji-mi Hendrix al Piper, all’uni-sono con la sua chitarra elet-trica; Mick Jagger al Palali-do, catturato in una delle sue

adrenaliniche performance«stoniane»; Ian Anderson deiJethro Tull al Teatro Smeral-do, immortalato in un attimodi pensosa quiete…

CC’’eerraannoo uunnaa vvoollttaa, in Eu-ropa, gli anni a cavallo fra iCinquanta e i Sessanta du-rante i quali l’arte e il rock so-lidarizzarono a tal punto daconvincersi di poter cambia-re per sempre il mondo. Lagrande rivoluzione sonora simise a correre in parallelocon quella visiva plasmandol’essenza di una nuova cultu-ra. «Smetterò di amarti soloquando un pittore sordo riu-

L

mes Bond, della rivalità fraBeatles e Rolling Stones edalle baruffe a colpi di lookfra Mods e Rockers, l’Europasi mette a declinare pittureche frullano nitide narrazionie slanci emotivi.

DDaallll’’IInngghhiilltteerrrraa,, ecco letante facce della Pop Art conl’inventore del movimento,Richard Hamilton (già matta-

anno V - numero 3 - pagina IV

AARRTTEE,, RROOCKee MMaaddaammee UUtopiaAARRTTEE,, RROOCK

ee MMaaddaammee UUtopiaL’obiettivo era un miracolo

audiovisivo che Jim Morrisonvedeva in un pittore sordo,

capace di dipingere il rumore di un petalo di rosa cadente

di Stefano Bianchi

il paginone

tore, nel ’56, della collettiva This Is Tomorrow alla White-chapel Gallery londinese conil collage Just what is itmakes today’s homes so dif-ferent, so appealing?) e poiDavid Hockney, coi suoi cor-pi gay immersi dentro asso-late piscine borghesi, e PeterBlake. Quest’ultimo, nel ’67,stringe un patto di ferro colrock realizzando in collabo-

La colonna sonora la fanno ElvisPresley, i Fab Four, i Rolling Stones,

Dylan, i Pink Floyd e i Doors. E anche le opere (da Bacon

ai Beatles) raccontano la ricerca di una nuova dimensione

figurativa. In mostra alla Permanente di Milano

la rivoluzione culturale dei miticiSixties. Combattuta da musica

e segno in cerca di un mondo nuovo

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pubblicitari (Coca-Cola,Esso), omaggi ai Futuristi epalme sotto cieli traboccantidi stelle sottintendendo che«l’artista moderno lavora edesprime un mondo piùprofondo, in altre parole l’e-nergia, il movimento, le forzeprimitive», e puntualizzando:«Ho cercato di lavorare conla memoria sopra immaginiche tutti vedono o avevanovisto, maturandone e facen-done emergere l’essenza».Franco Angeli, invece, giocacon i simboli del potere e del-la violenza effigiando aquileimperiali, dollari, svastiche,falci, martelli e lupe capitoli-ne che sottolineano il temadella memoria, mentre Ma-rio Ceroli ritaglia sagome nellegno parafrasando i lavoripiù cool del londinese Joe Til-son. L’arte Pop, ancora, vienedeclinata in varie forme daBruno Di Bello che moltipli-ca l’emblematico volto delgenerale e politico israelianoMoshe Dayan alla manieradi Andy Warhol; GianfrancoFerroni, che riempie le suetele di oggetti e scarti delboom economico; GiuseppeGuerreschi, che ritrae psi-chedelicamente la cantantefolk Joan Baez. A Milano,Emilio Tadini si muove in sti-le fumetto fra Pop Art e Me-tafisica, mentre Valerio Ada-mi punta alla frammentazio-ne e alle metamorfosi dell’es-sere umano che è «l’unicoassoluto protagonista deimiei interessi», spiega. «Unuomo rappresentato nei suoiconflitti, nelle sue proiezionifuture, nel martellare dei fat-ti, nella sua più sana energia,in una vita la cui essenza è laforza, con l’odio e l’amoreper estremi».

UUnn ppuunnttoo ddii vviissttaa psica-nalitico, dunque, che ritro-viamo nelle avviluppanti fi-gure organiche di Mino Ce-retti e negli interni-esterni diTino Vaglieri, entrambi devo-ti al surrealista SebastiánMatta; nel Realismo Esisten-ziale di Bepi Romagnoni eAntonio Recalcati; nei pae-saggi compressi in una stan-za di Leonardo Cremonini,stilisticamente vicini alla Fi-guration Narrative; nellesculture polimateriche diAlik Cavaliere, che sembra-no soffocare e annullare lafigura umana; nelle «testesospese» e nei bronzei «pro-fili di caduta» scolpiti da Al-berto Ghinzani. Il controcan-to lo fa Enrico Baj, con la for-za delle sue sarcastiche pa-rate militari fatte di bottoni,medaglie e passamanerieche oscillano in moto perpe-tuo fra l’Ubu Roi, KurtSchwitters e Francis Picabia.Il rock, intanto, ha continua-to a girare intorno. E pensareche John Lennon l’aveva det-to: «Non c’è niente di concet-tualmente superiore alrock’n’roll».

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ideando il concettuale imma-colato del «beatlesiano» Whi-te Album e ritraendo in Swingeing London Mick Jag-ger e il mercante d’arte Ro-bert Fraser, arrestati per pos-sesso di droga e «paparazza-ti» a colpi di flash dentroun’auto della polizia.

IInn FFrraanncciiaa,, dopo aver mos-so i primi passi alla GalleriaApollinaire di Milano, pren-de invece corpo il NouveauRéalisme dell’accumulazio-ne e dello scarto ideato daPierre Restany e ben rappre-sentato in mostra dai mani-festi lacerati (décollages) diMimmo Rotella e dalle scul-ture da discarica di Cèsar, ot-tenute saldando rottami diferro. Ancora dalla Francia,nel ’64 che vede la Pop Artamericana trionfare allaBiennale di Venezia con JimDine, Claes Oldenburg e Ja-sper Johns, e il neo-dadaistaRobert Rauschenberg meri-tarsi il Gran Premio, decollaal Musée d’Art Moderne dela Ville de Paris la FigurationNarrative che nella mostraintitolata Mythologies Quoti-diennes impone lo stile con-sumistico/fumettistico diErró, l’enfasi visionaria diEduardo Arroyo, gli scenaripsichedelici di Samuel Buri,l’estremo rigore grafico diPeter Klasen, l’ingenuità diCheval-Bertrand illuminatada cromatismi che sembranorubati alla tavolozza di Hen-ri Matisse e Pierre Bonnard.In perfetta sincronia, la «co-lonna sonora» di quell’annoinsegue la British Invasiondei Beatles in America, chefrutta ai Fab Four la vettadella classifica con I Want ToHold Your Hand, She LovesYou e Can’t Buy Me Love;scandisce la pubblicazionedel primo album dei RollingStones, dall’omonimo titolo;vede il battesimo dei Kinks edel loro successo più esplosi-vo, You Really Got Me.E la nuova arte italiana? Nonè stata certo a guardare, met-tendosi in mostra dal ’62 al’68 al Castello Spagnolo del-l’Aquila nella rassegna Al-ternative attuali, nonché alPremio Lissone confrontan-dosi spesso e volentieri conla Pop Art e il New Dadaamericani. Ben salda fra Ba-con e i Beatles, legata a dop-pio filo a quella «musica ri-belle» che (spediti in pensio-ne Claudio Villa e Gino Latil-la, metabolizzati i complessi beat che avevano portato alsuccesso le covers di canzoniamericane) fa scoprire allenuove generazioni il rockcon un orecchio alla radio(Bandiera gialla) e l’altro aiconcerti (il Piper Club di Ro-ma), si muove nell’ambitodella Pop romana che fre-quenta il Caffè Rosati inPiazza del Popolo conl’enfant terrible Mario Schi-fano, il quale dipinge marchi

Mick Jagger in una foto di Renzo

Chiesa. “L’uomodell’organizzazione”

di Emilio Tadini. “Joan Baez”

di Giuseppe Guerreschi.La copertina

di “Sgt Pepper” di Peter Blake.

“The man of militarycap” di Francis Bacon.

Sopra il titolo,“Swingeing London” di Richard Hamilton

ROOCCKKe UUttooppiiaaROOCCKKe UUttooppiiaa

aallttrree lleettttuurreedi Riccardo Paradisi

Articoli, saggi, inchieste giu-diziarie, sentenze, testimo-

nianze: abbondano analisi e ri-costruzioni sulla più potente esanguinaria organizzazioneterroristica italiana, le Brigaterosse. Eppure sono ancora mol-te le lacune, i passaggi oscuri, ipersonaggi rimasti nell’ombra.Chi manovrava le Br, il libro in-chiesta di Silvano De Prospo eRosario Priore (Ponte alle gra-zie, 306 pagine, 14,60 euro) èun’indagine accurata sulla sto-ria e i misteri dell’Hyperion, uncentro di coordinamento dell’e-versione internazionale cheagiva dietro la maschera di unascuola di lingue straniere. Il li-bro, attraverso lo scandagliod’una notevole mole di mate-riale, riesce a dare riscontrofondato all’ipotesi che le Brnon agissero in autonomia mache dietro all’organizzazione simuovesse un reticolo di inte-ressi legato al terrorismo inter-nazionale e ai servizi segreti.

Del fascismo come prassi si èdetto praticamente tutto.

Ma alla teoria del fascismo, aisuoi miti, alle sue idee portantis’è sempre fatta poca attenzio-ne. Nel senso che al fascismo,

Quanta coscienza può per-mettersi un manager? E

quanta managerialità può per-mettersi un monaco? In altritermini è possibile conciliareetica ed economia? È possibileessere dei buoni cristiani traffi-cando talenti in un mondo sem-pre più soggetto alle leggi del-l’economia? In Dio, i soldi e lacoscienza (Edizioni Paoline,316 pagine, 24,00 euro) il mona-co benedettino Anselm Grun,economo dell’abbazia bavaresedi Munsterschwarzach e Jo-chen Zeitz, top manager dellaPuma dialogano confrontando-si su temi fondamentali per ilmondo contemporaneo: il suc-cesso e la responsabilità, l’eco-nomia e il benessere, la culturae i valori. Un confronto da cui siindividuano le possibili linee diazione produttive e sostenibilicon l’ecologia del pianeta e so-prattutto con l’ecologia umana.

L’Italia oggi appare su piùfronti come un paese bloc-

cato. Il welfare, la scuola, ilmercato del lavoro, l’assettoistituzionale sono ancorati aschemi desueti e ogni tentativodi modernizzare la società de-ve scontrarsi con resistenzecorporative fortissime. Riper-correndo le vicende che hannoprodotto questo ritardo Anni70, i peggiori della nostra vita(Marsilio, 204 pagine, 15,00 eu-ro) mostra come l’origine deinostri mali sia da cercare ap-punto negli anni Settanta, «ildecennio lungo del secolo bre-ve» del quale larga parte del-l’opinione pubblica sembra es-sere ancora prigioniera. Unconformismo conservatoreche si cela sotto le sembianzedi un’ideologia progressista eche l’autocelebrazione costan-te della generazione del ’68 ri-vela. Nel libro introdotto daMaurizio Sacconi gli interven-ti tra gli altri di Giuliano Caz-zola e Filippo Mazzotti.

Il grande vecchiodelle Br

Alle radicidella paura

Che cosa èil fascismo

Il denaro e la coscienza

I peggiori annidella nostra vita

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Dove nasce la paura? Comecresce e si ingigantisce den-

tro di noi in tempi di feroce cri-si come l’attuale? Danilo Zoloin Sulla paura. Fragilità, ag-gressività e potere (Feltrinelli,125 pagine, 15,00 euro) analiz-za il rapporto che corre tra pau-ra, aggressività e violenza.E si domanda se la lotta per l’e-sistenza debba sempre e perforza comportare scontro econflittualità; qual è il posto oc-cupato dalla politica nella ge-stione della paura e dell’insicu-rezza degli uomini e infine ilruolo della paura nel mondoglobalizzato, con le sue guerree la diffusione in ogni angolodella terra di una crescenteprecarietà e sopraffazione. Malo sguardo di Zolo non è di ras-segnazione, di resa, bensì dipessimismo attivo: ci insegnacioè che fino all’ultimo non bi-sogna rinunciare a lottare con-tro l’universo sconfinato dellafollia umana.

spesso, s’è negato lo statutod’una ideologia, ridotto a merovitalismo o a semplice reazio-ne. Emilio Gentile in un saggiodal titolo Le origini dell’ideolo-gia fascista (Il Mulino, 508 pa-gine, 16,00 euro) dimostra chele cose stanno diversamentemettendo in luce il complessodi credenze, miti, programmi incui l’ideologia fascista trovòcompiuta espressione.

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razione con Jann Haworth esu suggerimento di Paul Mc-Cartney l’affollatissima co-pertina dell’ellepì SergeantPepper’s Lonely Hearts ClubBand dei Beatles, risposta eu-ropea alla banana sbucciabi-le di Andy Warhol stampatasopra The Velvet Under-ground & Nico. Hamiltonfarà altrettanto (ma a temposcaduto, nel ’68 e nel ’72),