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«Volendo Monsignor Massimi un Ecce Homo che gli soddisfacesse ne commesse uno al Passignano, uno al Caravaggio et uno al Cigoli senza che l'uno sapesse dell'altro; i quali tutti tirati al fine e messi a paragone… (quello del Cigoli)… piacque più degli altri e perciò tenutolo appresso di se Monsignore mentre stette in Roma fu di poi portato a Firenze e venduto al Severi» (Bellori, Vite de’ pittori, 1672). Artisti a confronto Caravaggio, Cigoli, Passignano

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«Volendo Monsignor Massimi un Ecce Homo che gli soddisfacesse

ne commesse uno al Passignano, uno al Caravaggio et uno al Cigoli

senza che l'uno sapesse dell'altro; i quali tutti tirati al fine e messi a

paragone… (quello del Cigoli)… piacque più degli altri e perciò

tenutolo appresso di se Monsignore mentre stette in Roma fu di poi

portato a Firenze e venduto al Severi» (Bellori, Vite de’ pittori, 1672).

Artisti a confronto Caravaggio, Cigoli, Passignano

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Ottavio Leoni, Caravaggio, 1620, Firenze, Biblioteca Marucelliana.

Ludovico Cigoli, Autoritratto, 1600-1610, Firenze, Uffizi.

Justus Sustermans, Domenico Passignano, Firenze, Palazzo Pitti.

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Filippo Baldinucci, Vita di Caravaggio, in Notizie de’ professori del disegno da Cimabue in qua, Firenze, 1681.

«Sarebbe egli [il Caravaggio] per ordinario stato fuggito da ogni persona, se non quanto da quelle di buon tratto piacevoli, e civili, era talora praticato per lo fine solamente di non averlo per nemico. Uno di questi fu il tanto costumato,e celebre artefice Lodovico Cigoli, che a tal fine solamente lasciossi talora indurre ad essergli compagno alla taverna. Il cavalier Cristofano Roncalli dalle Pomarance, che dicesi fusse da lui affrontato e ferito a cagione di certo sospetto, che egli ebbe, ch’egli avesse parlato meno che bene dell’opere sue, non volle con esso contestar lite; e il cavalier Domenico Passignani avendo sentito l’affronto fatto in pubblica chiesa di San Pietro di Roma, d’avergli in tempo di sua assenza dal lavoro sopra la bella tavola del San Pietro alla porta del tempio, fatto colla spada un lungo squarcio nella tenda, da cui veniva serrato il palco per veder quell’opera avanti tempo, senza alcun rispetto alla persona d’un suo buono allievo, che n’era rimaso alla cura, dissimulò il gran torto senza far parola».

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Caravaggio, Ecce Homo, 1605. Genova,

Palazzo Bianco, Musei di Strada Nuova.

Cigoli, Ecce Homo, 1607, Firenze,

Palazzo Pitti.

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Artisti a processo Processo a Caravaggio, 1603.

interrogatorio di Orazio Gentileschi:

«Li pittori principali sono come a dire Gioseffe Anibal Caracci, Giovanni dal Borgo, il Pomarancio, Michelangelo da Caravaggio, Durante dal Borgo, Giovanni Baglione, et altri che non me ricorso che sono della prima classe […] Sono amico de tutti questi pittori, ma c’è bene una certa concorrenza fra noi, come a dire che havendo io messo un quadro di S Michele Arcangelo a S Giovanni de’ Fiorentini, lui se mostrò mio concorrente et ne mise un altro all’incontro, che era un Amor devino che lui haveva fatto a concorrenza d’un Amor terreno de Michelangelo da Caravaggio; quale Amor devino lui l’haveva dedicato al card. Giusitiniano, et se bene detto quadro non piacque quanto quello de Michelangelo, nondimeno per quanto s’intese, esso cardinale gli donò una collana; quale quadro haveva molte imperfettione, che io gli dissi che haveva fatto un huomo grande et armato che voleva esser nudo et putto, et così lui ne fece poi un altro quale era poi tutto ignudo»

Orazio Gentileschi, San Michele Arcangelo e il diavolo, 1607-8.

Farnese (Viterbo), chiesa parrocchiale del Ss. Salvatore.

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Giovanni Baglione, Autoritratto, 1610. Roma, Accademia di San Luca.

Ottavio Leoni, Ritratto di Tommaso Salini, 1620ca. Firenze, Biblioteca Marucelliana.

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Caravaggio / Baglione

Caravaggio, Amor vincit omnia, 1602-3. Berlino, Staatliche Museen.

Giovanni Baglione, Amor Sacro e Amor Profano, 1602 ca. Berlino, Staatliche Museem.

Giovanni Baglione, Amor Sacro e Amor Profano, 1602 ca, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica.

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Giovanni Baglione, Resurrezione, post

1603, Parigi, Musée du Louvre (bozzetto

di un dipinto collocato nella chiesa del

Gesù a Roma, poi rimosso e perduto).

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Giovanni Baglione, Costantino dona gli arredi alla Basilica Lateranense, 1597-1601. Roma, S Giovanni in Laterano, transetto.

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Caravaggio, Madonna dei Pellegrini, 1604-5. Roma, S. Agostino A.

Carracci, Madonna di Loreto, 1604-5. Roma, chiesa S. Onofrio.

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Maestro di Flemalle (Robert Campin), Annunciazione, 1427.

Metropolitan Museum di New York.

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Domenichino / Guido Reni

Sulle Storie di S. Andrea

«Poiché questa istoria con l’altra di Guido ad un tempo fu discoperta, concorse

ciascuno a vederle come un duello di due eccellentissimi artefici, nel quale

combattevano non Apelle e Protogene di una linea, ma Guido e Domenico di tutta la

pittura. Volgevansi nondimeno gli occhi di tutti a Guido per la gentilezza e

leggiadria del pennello, accomodato subito a piacere, ed il quale sodisfaceva più

molto che tante maravigliose parti di Domenico. Ma Annibale fra li varii discorsi

altrui disse che egli aveva imparato a giudicare queste due opere da una

vecchiarella, la quale riguardando la Flagellazione di Santo Andrea dipinta da

Domenico, additava e diceva ad una fanciulla da essa guidata per mano: «Vedi quel

manigoldo con quanta furia inalza i flagelli? Vedi quell’altro che minaccia

rabbiosamente il Santo col dito, e colui che con tanta forza stringe i nodi de’ piedi?

Vedi il Santo stesso con quanta fede rimira il cielo? Così detto sospirò la

vecchiarella divota, e voltatasi dall’altra parte riguardò la pittura di Guido e si

partì senza dir nulla. Con questo esempio insegno Annibale in che cosa consista la

perfezione delle opere di pittura, e quanto sopra gli altri Domenico prevalesse

nell’azione e ne gli affetti che principalmente debbono attendersi in quest’arte»

(Bellori, Vita di Domenico Zampieri, 1672).

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Guido Reni, Sant’Andrea portato al martirio, 1608. Roma, S Gregorio al Celio, oratorio S Andrea.

Domenichino, Flagellazione di Sant’Andrea, santo condotto al supplizio, 1608 Roma, S Gregorio al Celio, oratorio S Andrea.

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Domenichino / Agostino Carracci

Sulla Comunione di S. Girolamo

«[…] non sapendo altri che notarvi, la condannò di furto, come tolta l’invenzione da Agostino Carracci nella Certosa di Bologna. Questa voce fu accresciuta da Giovanni Lanfranco, per la grandissima emulazione contro Domenichino; egli disegnò e fece intagliare l’invenzione di Agostino da Francesco Perrier borgognone, suo discepolo, pratico all’acqua forte, proclamando il furto. Ma tanto sono differenti li moti, gli affetti e l’azzioni delle figure, che se pure vi è qualche idea non merita nome di furto, ma di lodevole imitazione; e come confessava Domenico stesso di avere preso qualche motivo dal suo maestro in tempo ch’egli non pensava a questi contrasti: chi però considera rettamente non vi riconoscerà furto alcuno, secondo abbiamo descritto» (Bellori, Vita di Domenico Zampieri, 1672).

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Agostino Carracci, Comunione di S. Girolamo, 1592-97. Pinacoteca Nazionale di Bologna. (già

chiesa di S. Girolamo della Certosa).

Domenichino (1581-1641), Comunione di S. Domenico, Musei Vaticani (già chiesa di S.

Girolamo della Carità).

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Fr. Perrier, Comunione di S. Girolamo (da

Agostino Carraccci), 1620 ca.