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33 Soqquadro MARA VALENTE INTERVISTA GLI ARTISTI DI ANGELA SCAPPATICCI RAMON TRINCA NORBERTO TEDESCO JESSICA SIEFF ARABA

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Mara Valente Intervista gli artisti di Soqquadro

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MARA VALENTE INTERVISTA GLI ARTISTI DI

ANGELA SCAPPATICCI

RAMON TRINCA

NORBERTO TEDESCO

JESSICA SIEFF

ARABA

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MARA VALENTE INTERVISTA GLI ARTISTI DI

Soqquadro ANGELA SCAPPATICCI

La forza della materia che emerge prepotente dalle opere di Angela Scappaticci ci induce a scoprirla nella sua intimità. La Scappaticci, tedesca di nascita ma cresciuta ed attiva

sul territorio romano, si forma studiando decorazione pittorica all’Istituto Statale d’Arte di Roma, ma come ogni artista che si rispetti è prendendo spunto dal mondo, ed in particolar modo dalla natura che fortifica la sua tecnica artistica che non è ben categorizzabile perché variabile ed in continua evoluzione.

Il particolare utilizzo che fai dei materiali nelle tue opere mi riportano alla mente quelle di un grande protagonista del Novecento artistico italiano, Alberto Burri. Sbaglio o i suoi “Cretti” ti hanno in qualche modo ispirato?Sì e no. Diciamo che sin da bambina, prima ancora di avvicinarmi all’arte, ero affascinata dai “cretti” naturali della terra riarsa dal sole. Ricordo che cercavo di sollevare le piccole zolle senza romperle per vedere quanto erano profonde le crepe

A cura di Marina Zatta

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ASSOCIAZIONE

e, così facendo, il più delle volte trovavo dei piccoli germogli che mi davano l’idea della forza della natura, che nasce e si rigenera nonostante l’aridità della superficie. Tuttora, quando vedo dei cretti naturali, non posso fare a meno di fermarmi ad ammirarli. Vedere, successivamente, le opere di Alberto Burri è stato determinante per la mia ricerca espressiva, nella quale il cretto rappresenta materia viva e vitale dalla quale affiorano altre energie.

Le tue opere sembrano essere a metà tra la pittura e la scultura; come le realizzi?In effetti, si tratta di “sculture da parete” collegate alla poetica dell’arte spaziale. Le realizzo in orizzontale impastando un composto di mia produzione a base di terre e ossidi che tende a screpolarsi con l’asciugatura. Il procedimento è complesso e delicato: per ottenere crepe più o meno larghe e di diverso spessore si deve avere una conoscenza profonda delle reazioni dell’impasto alle variabili atmosferiche e igronomiche. Si tratta di trovare il giusto equilibrio tra i quattro elementi: la terra deve essere sottoposta ad aria, acqua e calore in proporzioni variabili,che ottengo con l’utilizzo di ventilatori, umidificatori, deumidificatori, riscaldamenti, fiamme ossidriche. Ogni minima variazione produce effetti differenti; per questo motivo, il lavoro va controllato al massimo ogni 4-5 ore, anche di notte e per più giorni, fino all’ottenimento delle forme desiderate. Prima, durante o dopo la fase di asciugatura inserisco altri impasti o altri materiali, spesso particolarmente ricercati e costosi come gemme, minerali, frammenti d’oro o argento.

Una serie dei tuoi lavori è dedicata all’Astrofisica, come mai questa scelta? E’ un’altra delle tue passioni?Indubbiamente l’universo mi affascina; a volte trascorro ore a guardare il cielo, perdendomi tanto nei tramonti quanto nelle nubi, tanto nelle fasi lunari quanto nelle costellazioni. Avendo un rapporto molto “fisico” con la materia, il non poter toccare gli astri così come posso toccare la terra, mi porta ad uno stato di assoluta contemplazione, così cerco di immaginarli e ricrearli. Dopo svariate ricerche, sono riuscita a venire in possesso di una particolare gemma di origine meteoritica, la moissanite, che si presenta di colore nero con infinite sfumature di altri colori, e possiede una brillantezza unica, addirittura superiore a quella del diamante; spesso ne utilizzo dei frammenti per rendere più luminose e realistiche le mie rappresentazioni degli astri.

L’uso di materiali, a volte anche extra-pittorici e di colori particolari, spesso monocromi, costituiscono una simbologia molto particolare. Le loro combinazioni sembrano vogliano trasmettere delle emozioni ben definite. Che ruolo giocano le quotidiane sensazioni nella tua creazione artistica?Sono fondamentali. Le sensazioni e le emozioni, così come gli astri nel cielo, esistono ma non si possono toccare; la differenza consiste nel fatto che le sensazioni non si possono neanche

vedere, ma solo vivere interiormente. Tutti noi proviamo continuamente delle sensazioni, qualsiasi cosa stiamo facendo, ma il più delle volte non ce ne accorgiamo, non le riconosciamo, non le classifichiamo, non le elaboriamo, per non restarne travolti e spossati. Le viviamo passivamente come dati di fatto che appartengono al nostro moderno vivere quotidiano, ma questo atteggiamento naturale di autodifesa può portarci a perdere anche la capacità di emozionarci davanti alla spettacolarità della natura. Per questo motivo cerco sempre di identificare ed interiorizzare le diverse emozioni che provo quotidianamente, rielaborandole nel tempo come immagini visive, per poi rilasciarle in una sorta di liberazione, trasferendole dal mio intimo alla tela. Sono venuta a conoscenza dell’arte di Angela Scappaticci, collaborando con l’Associazione Soqquadro e con la curatrice Marina Zatta. E’ proprio quest’ultima la fonte più vicina alla quale possiamo rivolgere qualche quesito sulle opere della Scappaticci, dato che loro si conoscono da anni. Nonostante l’informalità delle opere di Angela, i suoi lavori sono molto apprezzati nel contesto artistico romano e non solo. Quale valore ritieni che possa esser loro attribuito? Angela ha fatto un ottimo percorso sia come artista, perché il suo lavoro nel tempo ha raggiunto una qualità espressiva e tecnica altissima, che come promotrice di sé stessa avendo partecipato a moltissimi eventi di spessore culturale. Le ultime opere che ha esposto oscillavano tra i 1.500 e i 7.000 euro e va sottolineato che i suoi lavori hanno ormai estimatori e collezionisti e questi valori sono dati da vendite effettive. In che occasioni hai collaborato con Angela Scappaticci ed avete progetti futuri di collaborazione? Elencare tutti gli eventi di Soqquadro a cui Angela ha partecipato sarebbe lunghissimo, posso dire che con noi ha realizzato una personale alla galleria Vista nel 2009, ha esposto una grande installazione presso il Palazzo Orsini di Bomarzo la primavera scorsa e in passato è stata da me coinvolta in varie esperienze espositive pubbliche.

In autunno, dal 23 settembre, sarà presente con una grande personale nei prestigiosi locali del Voy Reataurant di via Flaminia 496C a cura dell’associazione Inter Team Club che durerà fino a gennaio 2012 e quasi contemporaneamente i suoi lavori saranno presenti alla fiera d’arte di Scandiano dal 23 al 25 settembre nei quattro stand che allestiremo come Soqquadro. Ma le esperienze espositive di Angela Scappaticci della fine del 2011 e del 2012 non si fermeranno certamente qui visto che Angela è una delle artiste più vivaci del panorama romano.

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RAMON TRINCA

INTERVISTA di Mara Valente

Ritratto e/è poesia. Così mi piace definire l’arte di Ramon Trinca, “giovane pluri-quindicenne, artista per indefinizione”, come vuole suggerire lui, “nato pur non

ricordando di essere nato”. La pittura e la poesia sono due costanti che viaggiano parallelamente nella sua formazione artistica. La sensazione che si ha nell’osservare i suoi lavori è di trovarsi di fronte ad un’opera di Francis Bacon.

E’ solo una mia impressione, o davvero l’arte di Francis Bacon ti ispira in qualche modo?E’ verosimile. Bacon, come Modigliani, è da considerarsi tra i più grandi interpreti dell’essere nel volto. I risultati che ha ottenuto sono irripetibili. Tuttavia vorrei precisare, azzardando forse, che per tutti coloro che hanno rivolto la propria produzione artistica concentrandosi sul senso del volto in un ritratto, più che sul gusto di un volto in un ritratto, considererei Bacon un predecessore, un profeta illuminato dalla profonda oscurità che il soggetto del suo

studio gli ha procurato. Ramon, è difficile trovare oggi un giovane artista che dedica tanta attenzione al ritratto, cos’è che ti induce a concentrarti su questa tecnica artistica e perchè?La mia attenzione per il ritratto nasce da una semplice sensazione: che dentro un volto c’è ”l’essere”, il contenuto, il significato. Al di fuori c’è tutto il resto, il contenente, il significante.

Ho notato che tutte o quasi le tue opere hanno come titoli versi di tue poesie...come spiegheresti il rapporto arte/poesia? E’ l’arte che genera i tuoi pensieri poetici o viceversa? Il rapporto tra arte e poesia è indiscernibile e vi congiungerei anche la musica. Una sorta di trinità. Non ho mai la compiuta consapevolezza quale tra queste sia la genesi dell’altra. Interiorizzando la realtà divento sordo mentre ascolto, muto mentre scrivo, cieco mentre dipingo. Per questa ragione ritengo Omero il più grande pittore, Leopardi il più grande musicista, Chopin il più grande poeta. Un artista, per definirsi tale, non deve limitarsi al solo utilizzo, pur amplificato, del mezzo dei suoi sensi, occhio-mano-udito. L’artista deve diventare i suoi sensi, deve essere occhio, mano, udito. Presentare un opera con un titolo poetico e un appendice musicale è il mio tentativo onirico di ricomporre questa trinità. L’artista diventa santo e la realtà si desacralizza.

Se dovessi descrivere il tuo modo di fare arte con un verso poetico, quale sarebbe?“Disse: credo nella poesia, nell’amore, nella morte,/perciò credo nell’immortalità. Scrivo un verso,/

scrivo il mondo; esisto; esiste il mondo.” di Ghiannis Ritsos. Perché, citandomi, l’arte è tutta un disagio che intercede il dolore attraverso un passaparola.

Per approfondire l’arte di Ramon Trinca possiamo far riferimento alla Direttrice Artistica di Soqquadro che ha avuto modo di lavorare con il nostro artista. Avete collaborato molte volte? Che valore artistico pensi che abbiano i lavori di Ramon?La collaborazione con Ramon Trinca è iniziata due anni fa con una mostra dedicata alle problematiche legate al razzismo ed è proseguita con diverse incursioni in altri eventi espositivi di Soqquadro. Il valore delle opere di Ramon non è molto alto, ma dobbiamo tener presente che in genere i suoi lavori hanno misure piccole e medie e il costo è quindi proporzionato variando dai 700 ai 1.500 euro.

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NORBERTO TEDESCO

INTERVISTA di Mara Valente

Artista attivo sul territorio nazionale e internazionale, Norberto Tedesco si cimenta in tecniche diverse, dal cartone e gessetti, alla Computer Graphics alla scultura,

quale è quella che la rappresenta meglio al momento e perché?Oltre alle tecniche che lei cita, uso l’olio su tavola o meglio multistrato e la tempera, “olio” i suoi tempi lenti danno modo di essere più accurati nei dettagli, “tempere” danno la possibilità di usare tecniche miste e di essere rapidi nell’esecuzione, poi una sorta di evoluzione della Computer Graphics è il collage - decollage che più che rappresentarmi meglio, mi permette ancor più di essere immediato nell’elaborazione dell’immagine e della storia che voglio rappresentare.

Visionando le sue opere ho avuto il sentore di una forte religiosità. La mia è stata soltanto un’impressione o ha davvero molta fede?

Ho una forte fede, ma non quella delle “chiese” della confessione lava tutto con tre ave Maria, trovo molto ipocrita il poco impegno del cristiano “comune” che con due processioni estive all’anno e la messa di Natale crede di avere il posto in Paradiso. Il mio è un discorso aperto con Dio in modo diretto anche attraverso le letture dei libri “sacri” ed “apocrifi” dove si magnifica il messaggio di Dio, che poi evidentemente traspare nelle immagini che realizzo, a volte voluto altre no.

Leggendo la sua biografia artistica mi ha interessato particolarmente il progetto “Manifesto di meditazione”. In poche righe mi spiegherebbe i contenuti e l’intento?Il “Manifesto di meditazione” è una sorta di riassunto in “immagine” di avvenimenti di cronaca e non dove in sintesi illustro un “argomento” a cui voglio dare risalto, nasce dalla brutta sensazione lasciatami da un’immagine sui giornali in cui un linciaggio veniva ripreso da tutti col telefonino da quest’immagine nasce il primo “manifesto” in cui c’è il testo; In assenza della luce prevalgono le tenebre. L’ intento è quello di portare la gente a “Meditare” su alcune assurdità che vestite di quotidianità hanno perso per cattiva abitudine la loro vera “immagine”. Se per tutti è normale vedere una dodicenne seminuda al concorso di bellezza con la madre che la incita, per me non lo è, e nelle 50 copie in cui li

stampo voglio dare questo mio messaggio in immagini.

Per approfondire le tematiche legate al lavoro di Norberto Tedesco chiediamo a Marina Zatta: “Cosa ti colpisce delle sue opere e quale valore artistico attribuiresti loro?”Ritengo che sul piano simbolico lo stile narrativo del lavoro di Norberto sia molto poetico; si avverte nelle sue opere il desiderio di stimolare nello spettatore una riflessione profonda del senso della Vita e dell’Uomo e della necessità di rapportarci tra noi e con ciò che ci circonda superando gli egoismi e le superficialità. Il valore economico dei suoi lavori non è facile da definire perché le tecniche utilizzate sono molte e estremamente diverse tra loro, dalla computer grafica all’olio. Semplificando possiamo dare un valore ai suoi lavori variabile tra gli 800 e i 2.000 euro.

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INTERVISTA di Mara Valente

JESSICA SIEFF

Pur se di giovane età, la carriera artistica di Jessica Sieff sembra quella di un’artista super affermata. Facente parte anche lei della Scuderia Soqquadro, è operante su tutto

il territorio italiano ed ha in programma la partecipazione al Premio Internazionale Tokio e alla Fiera di Scandiano (Reggio Emilia).

Le linee e le anatomie perfette lasciano intuire una solida formazione artistica. Da dove nasce la tua passione per l’arte?Sicuramente l’influenza di mio padre arredatore, appassionato di fotografia e pittore nel cuore ha inciso sulla mia formazione, ma non esiste un momento specifico dove ho scoperto la mia passione. Diciamo che nella mia vita ci sono stati una serie di eventi che amo definire “apparentemente casuali” che passo dopo passo hanno incrementato la mia voglia di fare arte.

La tua è una pittura pulita, figurativa e nonostante la tua giovane età “matura”. Trai ispirazione da qualche grande maestro del passato?Michelangelo e Leonardo mi hanno affascinato durante i miei studi, ma altri in seguito hanno rapito la mia attenzione. Infatti ho “rubato” i forti contrasti di luci e ombre da Caravaggio, la composizione e la grazia dalle opere scultoree e architettoniche di Bernini e ammiro molto il cromatismo e la gestualità dell’italiano Boldini.

In una frase che ho letto sul tuo sito hai dichiarato che <<le tue tele parlano di te>>. Ci chiariresti meglio questa affermazione?

È molto difficile spiegarlo per me perché non è una cosa voluta. Semplicemente scelgo istintivamente il soggetto da dipingere e solo quando l’opera è conclusa mi rendo conto che rappresenta una parte del mio percorso, un desiderio che nel momento della creazione mi ciondolava n testa, un sentimento racchiuso nel cuore. Le opere mi rubano una piccola parte di vita ed, essendo io in continua ricerca e maturazione, non possono seguire uno stile totalmente definito, ma rappresentano i miei continui cambiamenti.

La perfezione dei lavori di Jessica Sieff fanno pensare ad un’artista che ha alle sue spalle una carriera lunghissima, e invece ha non appena 25 anni. Chiediamo a Marina Zatta: Come consideri il giovane talento della Sieff e quale valore artistico assegneresti alle sue opere?La gioventù nell’arte non è mai stata sinonimo di pressapochismo, basti pensare alla perfezione naturale di Giotto fin da giovanissimo. Jessica ha una grande capacità tecnica, ma i suoi lavori non possono essere definiti solo “talentuosi” perché con le sue capacità iperrealiste la Sieff sceglie con accuratezza i temi delle sue opere tratte sempre dal quotidiano che viene così messo in evidenza come sotto un’enorme lente d’ingrandimento. Per la quotazione bisogna tener presente che la tecnica utilizzata dall’artista è principalmente l’olio su tela e quindi, benché Jessica sia ancora giovane, i suoi lavori debbono essere valutati in cifre che variano dal 400 ai 2.000 euro a seconda delle dimensioni.

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INTERVISTA di Mara Valente

ARABA

Diplomatasi all’Accademia di Belle Arti di Venezia Araba è docente di discipline artistiche e storia

dell’arte, si interessa all’arte in ogni sua forma, interpreta la pittura come momento di riflessione sulla vita, l’arte della danza come espressione di sé ed il viaggio come conoscenza del mondo.

Araba, uno pseudonimo che raccoglie in sé molti segreti. Perché questa scelta e cosa l’ha mossa a questa passione nei confronti del Medio Oriente?Ho scelto questo pseudonimo perché mi identifica, anche se le mie origini non sono arabe una parte di me si riconosce in una cultura così diversa dalla nostra. Il mondo arabo racchiude in sé un decorativismo che utilizza il colore e la forma al massimo delle loro possibilità, in un contesto che non trascura nulla: dalla musica alla scenografia dei paesaggi esotici, dai profumi speziati alle danze popolari che esprimono la sensualità dell’essere donna. Il mio percorso artistico però, spazia tra i 5 continenti in quanto è in continua evoluzione e non pone limiti, barriere o confini al diverso. Arte su vetro. Come mai la scelta ricorrente di questo materiale?E’ avvenuto in modo naturale, le scelte istintive non andrebbero mai discusse e neppure razionalizzate, posso dire che il vetro è un materiale fragile come l’anima; il mio percorso artistico è iniziato in un momento particolare della mia vita. L’arte mi ha offerto l’occasione di rinascere, per questo ancora oggi le mie opere sono pezzi di cuore dalle quali faccio molta fatica a separarmi. Nei suoi lavori compaiono spesso animali. Mi può spiegare questo collegamento uomo-animale?Credo che l’uomo si sia dimenticato del proprio istinto e vuole sforzarsi poco per raggiungere i propri obbiettivi. Gli animali invece puntano sulle proprie risorse e vivono secondo le leggi della natura. Non sono convinta che la nostra indipendenza intellettuale sia sempre proficua, credo che le potenzialità umane possano andare oltre la tecnologia se solo l’uomo ritornasse ad attingere dalle proprie risorse. L’atto sessuale è forse l’unico istinto rimasto, che ancora ci avvicina al mondo animale e proprio per questo, nella mia produzione di opere della serie: “Karma” richiamo l’attenzione verso il Kamasutra enfatizzandolo graficamente: la pelle diventa pelliccia ed i corpi si fondono, escludendo ogni forma di ragione, nella più completa e contraddittoria pace dei sensi.

La futura occasione per poter ammirare i lavori di Araba sarà ArtePadova 2011: la XXIIº edizione dell’ormai storica Mostra Mercato dedicata all’Arte Moderna e Contemporanea che si inaugurerà il 10 novembre. Marina, tu che hai avuto modo di approfondire la conoscenza dell’arte di Araba, che valore attribuiresti ai suoi lavori?

I lavori di Araba sono molto particolari, l’utilizzo del vetro e di materiali atipici che l’artista usa per esprimersi danno alle sue opere una narrazione strettamente personale che affascina lo spettatore e sono opere complesse da realizzare: perciò hanno una quotazione che varia dai 1.000 ai 5.000 euro.

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