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AUGURI PER IL NUOVO ANNO 2018 “Avere un sguardo contempl-attivo capace di accogliere, proteggere, promuovere ed integrare” «Dobbiamo essere dei contemplattivi, con due t, cioè della gente che parte dalla contemplazione e poi lascia sfociare il suo dinamismo, il suo impegno nell'azione. La contemplattività, con due t, la dobbiamo recuperare all'interno del nostro armamentario spirituale…tutti avvertite che, a volte, siamo staccati da Cristo, diamo l'impressione di essere soltanto dei rappresentanti della sua merce, che piazzano le sue cose senza molta convinzione, solo per motivi di sopravvivenza. A volte ci manca questo annodamento profondo. Qualche volta a Dio noi ci aggrappiamo, ma non ci abbandoniamo. Aggrapparsi è una cosa, abbandonarsi un'altra. Quand'ero istruttore di nuoto ero molto bravo, e quando ero in seminario tantissimi hanno imparato da me a nuotare quante volte dovevo incoraggiare gli incerti: «Dai, sono qui io; non ti preoccupare...». Se qualcuno stava annaspando o scendendo giù, io gli passavo accanto e quello si avvinghiava fin quasi a strozzarmi. Questo è solo un abbraccio di paura, non un abbraccio d'amore. Qualche volta con Dio facciamo anche noi così: ci aggrappiamo perché ci sentiamo mancare il terreno sotto i piedi, ma non ci abbandoniamo. Abbandonarsi vuol dire lasciarsi cullare da lui, lasciarsi portare da lui semplicemente» (don Tonino Bello). 1. Carissimi lettori, nel solco di questo testo del grande profeta dei nostri tempi, don Tonino, si pone anche il messaggio della 51ª Giornata Mondiale della Pace 2017 di Papa Francesco, il quale esorta ogni uomo, credente e non, di guardare e interpretare, ciò che succede sulle coste di tutte le Nazioni che si affacciano sul Mare Nostrum, “Con sguardo contemplativolungimirante, sapiente e attivo, fiducioso nella possibilità di trasformare difficoltà avvertite come minaccia in opportunità per costruire un futuro di pace (cfr. Francesco, Messaggio 51ª Giornata Mondiale della Pace, 13 novembre 2017, n. 3) Il Pontefice in questo coraggioso testo, che coinvolge tutti e riguarda il futuro di tutti, chiede ad ogni uomo di buona volontà ed in modo particolare al credente la capacità di inforcare gli occhiali della Fede quando interpreta e analizza ciò che succede intorno a lui, altrimenti corre il rischio di incappare nello stesso errore che Gesù rimproverava agli uomini e alle donne del

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AUGURI PER IL NUOVO ANNO 2018

“Avere un sguardo contempl-attivo capace di accogliere, proteggere, promuovere ed integrare”

«Dobbiamo   essere   dei   contempl-­‐attivi,   con   due   t,   cioè   della   gente   che   parte   dalla  contemplazione   e   poi   lascia   sfociare   il   suo   dinamismo,   il   suo   impegno   nell'azione.   La  contemplattività,   con   due   t,   la   dobbiamo   recuperare   all'interno   del   nostro   armamentario  spirituale…tutti  avvertite  che,  a  volte,  siamo  staccati  da  Cristo,  diamo  l'impressione  di  essere  soltanto   dei   rappresentanti   della   sua   merce,   che   piazzano   le   sue   cose   senza   molta  convinzione,   solo   per   motivi   di   sopravvivenza.   A   volte   ci   manca   questo   annodamento  profondo.  Qualche  volta  a  Dio  noi  ci  aggrappiamo,  ma  non  ci  abbandoniamo.  Aggrapparsi  è  una  cosa,  abbandonarsi  un'altra.  Quand'ero  istruttore  di  nuoto  -­‐  ero  molto  bravo,  e  quando  ero   in   seminario   tantissimi   hanno   imparato   da   me   a   nuotare   -­‐   quante   volte   dovevo  incoraggiare   gli   incerti:   «Dai,   sono   qui   io;   non   ti   preoccupare...».   Se   qualcuno   stava  annaspando   o   scendendo   giù,   io   gli   passavo   accanto   e   quello   si   avvinghiava   fin   quasi   a  strozzarmi.  Questo  è  solo  un  abbraccio  di  paura,  non  un  abbraccio  d'amore.  Qualche  volta  con  Dio  facciamo  anche  noi  così:  ci  aggrappiamo  perché  ci  sentiamo  mancare  il  terreno  sotto  i  piedi,  ma  non  ci  abbandoniamo.  Abbandonarsi  vuol  dire  lasciarsi  cullare  da  lui,  lasciarsi  portare  da  lui  semplicemente»  (don  Tonino  Bello).  

   1.  Carissimi  lettori,  nel   solco   di   questo   testo   del   grande   profeta   dei   nostri   tempi,   don   Tonino,   si   pone   anche   il  messaggio  della  51ª  Giornata  Mondiale  della  Pace  2017  di  Papa  Francesco,  il  quale  esorta  ogni  uomo,   credente   e   non,   di   guardare   e   interpretare,   ciò   che   succede   sulle   coste   di   tutte  le  Nazioni  che  si  affacciano  sul  Mare  Nostrum,  “Con   sguardo   contemplativo” lungimirante,  sapiente  e  attivo,  fiducioso  nella  possibilità  di  trasformare  difficoltà  avvertite  come  minaccia  in   opportunità   per   costruire   un   futuro   di   pace   (cfr.   Francesco,   Messaggio   51ª   Giornata  Mondiale  della  Pace,  13  novembre  2017,  n.  3)    Il  Pontefice  in  questo  coraggioso  testo,  che  coinvolge  tutti  e  riguarda  il  futuro  di  tutti,  chiede  ad  ogni  uomo  di  buona  volontà  ed  in  modo  particolare  al  credente  la  capacità  di  inforcare  gli  occhiali  della  Fede  quando  interpreta  e  analizza  ciò  che  succede  intorno  a  lui,  altrimenti  corre  il  rischio  di  incappare  nello  stesso  errore  che  Gesù  rimproverava  agli  uomini  e  alle  donne  del  

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suo  tempo:  «Diceva  ancora  alle  folle:  «Quando  vedete  una  nuvola  salire  da  ponente,  subito  dite:  “Arriva  la  pioggia”,  e  così  accade.  E  quando  soffia   lo  scirocco,  dite:  “Farà  caldo”,  e  così  accade.  Ipocriti!   Sapete   valutare   l’aspetto   della   terra   e   del   cielo;   come  mai   questo   tempo   non   sapete  valutarlo?  E  perché  non  giudicate  voi  stessi  ciò  che  è  giusto?»  (Lc.  12,  54-­‐57).  Come   è   stato   ribadito   in   questi   giorni:   «in   un  periodo   carico   di   pregiudizi   e   volgarità,   in   un  contesto   ossessionato   da   identità   chiuse   che   alimentano   paure,   che   giudicano   pericolosi   gli  insegnanti  attivi  nell’intercultura  perché  spiegano  la  Dichiarazione  universale  dei  diritti  umani,  che  bloccano  il  riconoscimento  di  cittadinanza  a  bambini  nati  in  Italia  e  frequentanti  le  nostre  scuole,  che  minacciano  chi  lavora  per  l’accoglienza  esibendo  a  volte  gesti  e  scritte  neonaziste,   il  messaggio   del   Papa   è   decisamente  alternativo  alle   logiche   del   nemico,   dello   scarto   e  dell’indifferenza.   Alternativo   al   sistema   Caino,   al   sistema   Erode   e   al   sistema   Pilato»  (Sergio  Paronetto,  Presidente  Centro  studi  di  Pax  Christi).     All’inizio   del   nuovo   anno   mi   piace   condividere   con   voi   alcune     riflessioni   sulla   pace   per  vincere   l’indifferenza   e   la   paura   di   questo   momento   storico,   “di   terza   guerra   mondiale   a  pezzi”,   ed   essere   costruttori   ed   artigiani   della   pace   e   di   un   mondo   più   fraterno.   Non  dimentichiamoci  che  la  pace  è  un  dono  di  Dio,  affidato  a  tutti  gli  uomini  e  a  tutte  le  donne  che  sono  chiamati  a  realizzarlo.  Ogni  uomo  e  ogni  donna  sulla  terra  non  deve  perdere  la  speranza  nella   capacità   dell’uomo   di   superare   il   male   con   un   atteggiamento   di   corresponsabilità  solidale,  che  è  alla  radice  della  vocazione  fondamentale  della  fratellanza  e  della  vita  comune  e  di  una  pace  duratura.     2.  Nell’invocare   la  Pace  per  tutte   le  Nazioni,   il  Pontefice  ricorda  il  dramma  di  250  milioni  di  migranti  nel  mondo  di  cui  22  milioni  sono  rifugiati,  «sono  uomini  e  donne,  bambini,  giovani  e  anziani  che  cercano  un  luogo  dove  vivere  in  pace»  (Benedetto  XVI,  Angelus,  15  gennaio  2012).  Questi   nostri   fratelli,   dice   il   Papa,   «sono  disposti  a  rischiare   la  vita   in  un  viaggio  che   in  gran  parte  dei  casi  è  lungo  e  pericoloso,  a  subire  fatiche  e  sofferenze,  ad  affrontare  reticolati  e  muri  innalzati   per   tenerli   lontani   dalla  meta»  (Francesco,  Messaggio   51ª   Giornata   Mondiale   della  Pace,  13  novembre  2017,  n.1).    Se,  dunque,  vogliamo  realmente  vivere  da  cristiani,  dobbiamo  far  sentire  forte  la  nostra  voce  di   uomini   e   donne   credenti,   affinché   i   legislatori,   i   governanti,   gli   amministratori   della  cosa  pubblica,   dell’Italia,   dell’Europa,   dei   Paesi   che   si   dichiarano   democratici   e   che   hanno  sottoscritto  patti  e  convenzioni  internazionali  per  la  salvaguardia  dei  diritti  umani,  compiano  scelte   politiche   di   accoglienza  «con   spirito   di  misericordia,   abbracciamo   tutti   coloro   che  fuggono   dalla   guerra   e   dalla   fame   o   che   sono   costretti   a   lasciare   le   loro   terre   a   causa   di  discriminazioni,   persecuzioni,   povertà   e   degrado   ambientale»   (Francesco,  Messaggio   51ª  Giornata  Mondiale  della  Pace,  13  novembre  2017,  n.1).    Dobbiamo  avere   nel   nostro   operare   quotidiano   uno   sguardo   contempl-­‐attivo   «capace  di  accorgersi   che   tutti   facciamo   parte   di   una   sola   famiglia,   migranti   e   popolazioni   locali   che   li  accolgono,  e  tutti  hanno  lo  stesso  diritto  ad  usufruire  dei  beni  della  terra,   la  cui  destinazione  è  universale,  come  insegna  la  dottrina  sociale  della  Chiesa.  Qui  trovano  fondamento  la  solidarietà  e   la   condivisione».  (Francesco,   Messaggio   51ª   Giornata   Mondiale   della   Pace,   13   novembre  2017,  n.  3).    

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Questo,  sguardo   contemplativo,   deve  diventare   anche  un  profondo   sguardo  d’introspezione,  un  esame  di  coscienza  personale,  comunitaria  e  sociale.  Dal  “Tesoro  delle  Fede”  (cfr.  Mt  13,44-­‐52),   bisogna   estrarre   la   forza   necessaria   per   diventare   testimoni   autentici   del   Vangelo   per  sconfiggere  l’indifferenza  e  la  paura,  per  abbattere  i  muri  di  separazione  e  costruire  ponti  di  fraternità,  per  liberarci  dall’egoismo  e  dall’intolleranza,  per  distruggere  le  strutture  di  peccato  che   sempre   di   più   avvinghiano   la   nostra   società   disumanizzandola,   rendendoci   non   più  persone  capaci  di  relazioni  reali  ma  virtuali,  monadi  e  non  comunità.    Mentre  ci  incamminiamo  verso  un  nuovo  anno  non  possiamo  non  riconoscere  che  nella  nostra  società: «Abbiamo   bisogno   di   rivolgere   anche   sulla   città   in   cui   viviamo   questo   sguardo  contemplativo,  «ossia  uno  sguardo  di  fede  che  scopra  quel  Dio  che  abita  nelle  sue  case,  nelle  sue  strade,   nelle   sue   piazze   […]   promuovendo   la   solidarietà,   la   fraternità,   il   desiderio   di   bene,   di  verità,  di  giustizia»,  in  altre  parole  realizzando  la  promessa  della  pace.  Osservando  i  migranti  e  i  rifugiati,  questo  sguardo  saprà  scoprire  che  essi  non  arrivano  a  mani  vuote:  portano  un  carico  di  coraggio,   capacità,   energie   e   aspirazioni,   oltre   ai   tesori   delle   loro   culture   native,   e   in   questo  modo  arricchiscono  la  vita  delle  nazioni  che  li  accolgono.  Saprà  scorgere  anche  la  creatività,  la  tenacia  e  lo  spirito  di  sacrificio  di  innumerevoli  persone,  famiglie  e  comunità  che  in  tutte  le  parti  del   mondo   aprono   la   porta   e   il   cuore   a   migranti   e   rifugiati,   anche   dove   le   risorse   non   sono  abbondanti.  Questo   sguardo   contemplativo,   infine,   saprà   guidare   il   discernimento   dei  responsabili  della  cosa  pubblica,  così  da  spingere  le  politiche  di  accoglienza  fino  al  massimo  dei  «limiti   consentiti   dal   bene   comune   rettamente   inteso»,   considerando   cioè   le   esigenze  di   tutti   i  membri  dell’unica  famiglia  umana  e  il  bene  di  ciascuno  di  essi.  Chi  è  animato  da  questo  sguardo  sarà  in  grado  di  riconoscere  i  germogli  di  pace  che  già  stanno  spuntando  e  si  prenderà  cura  della  loro  crescita.  Trasformerà  così   in  cantieri  di  pace  le  nostre  città,  spesso  divise  e  polarizzate  da  conflitti  che  riguardano  proprio  la  presenza  di  migranti  e  rifugiati»  (Francesco,  Messaggio  51ª  Giornata  Mondiale  della  Pace,  13  novembre  2017,  n.  3).   3.  Dunque  se  veramente  vogliamo  la  pace  attiviamoci  non  restiamo  inermi.  A  tal  proposito  per  poter   diventare  «Costruttori   di   Pace»  (Mt.   5,9),   il   Papa   ci   indica   4   azioni   strategiche:  ACCOGLIERE,  PROTEGGERE,  PROMUOVERE,  INTEGRARE.    “Accogliere”   richiama   l’esigenza   di   ampliare   le   possibilità   di   ingresso   legale,   di   non  respingere   profughi   e  migranti   verso   luoghi   dove   li   aspettano   persecuzioni   e   violenze,   e   di  bilanciare   la   preoccupazione   per   la   sicurezza   nazionale   con   la   tutela   dei   diritti   umani  fondamentali.   La   Scrittura   ci   ricorda:   «Non   dimenticate   l’ospitalità;   alcuni,   praticandola,  hanno  accolto  degli  angeli  senza  saperlo».  (Eb.  13,2);      “Proteggere”   ricorda   il   dovere   di   riconoscere   e   tutelare   l’inviolabile   dignità   di   coloro   che  fuggono   da   un   pericolo   reale   in   cerca   di   asilo   e   sicurezza,   di   impedire   il   loro   sfruttamento.  Penso  in  particolare  alle  donne  e  ai  bambini  che  si  trovano  in  situazioni  in  cui  sono  più  esposti  ai   rischi   e   agli   abusi   che   arrivano   fino   a   renderli   schiavi.   Dio   non   discrimina:   «Il   Signore  protegge  lo  straniero,  egli  sostiene  l’orfano  e  la  vedova».  (Sal.  146,9);      “Promuovere”  rimanda  al  sostegno  allo  sviluppo  umano  integrale  di  migranti  e  rifugiati.  Tra  i  molti  strumenti  che  possono  aiutare  in  questo  compito,  desidero  sottolineare  l’importanza  di  assicurare  ai  bambini  e  ai  giovani   l’accesso  a   tutti   i   livelli  di   istruzione:   in  questo  modo  essi  

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non   solo   potranno   coltivare   e   mettere   a   frutto   le   proprie   capacità,   ma   saranno   anche  maggiormente  in  grado  di  andare  incontro  agli  altri,  coltivando  uno  spirito  di  dialogo  anziché  di  chiusura  o  di  scontro.  La  Bibbia  insegna  che  Dio  «ama  lo  straniero  e  gli  dà  pane  e  vestito»;  perciò   esorta:   «Amate   dunque   lo   straniero,   poiché   anche   voi   foste   stranieri   nel   paese  d’Egitto».  (Dt.  10,18-­‐19);      “Integrare”,   infine,  significa  permettere  a  rifugiati  e  migranti  di  partecipare  pienamente  alla  vita   della   società   che   li   accoglie,   in   una   dinamica   di   arricchimento   reciproco   e   di   feconda  collaborazione  nella  promozione  dello  sviluppo  umano  integrale  delle  comunità  locali.  Come  scrive  San  Paolo:  «Così  dunque  voi  non  siete  più  stranieri  né  ospiti,  ma  siete  concittadini  dei  santi  e   familiari  di  Dio».  (Ef.  2,19).   (Francesco,  Messaggio  51ª  Giornata  Mondiale  della  Pace,  13  novembre  2017,  n.  4).   4.   Carissimi,   al   sorgere   di   uno   nuovo,   queste   parole   cariche   di   verità   e   di   fresca   profezia  invitano  ognuno  di  noi  ad  essere  nel  mondo  segno  dell’inquietudine,  richiamo  del  “non  ancora”,  stimolo  dell’ulteriorità,  di  una  cultura  dell’incontro  e  della  convivialità.  Spina  dell’inappagamento,   insomma,  conficcata  nel   fianco  del  mondo.  Sprono  a  vivere  al  meglio   la  scommessa  della  pace  vera,   che  scongiura  ogni   specie  di   fatalismo  che   fa   ritenere   inutili,   se  non   addirittura   controproducenti,   le   scelte   di   campo,   le   prese   di   posizione,   le   decisioni  coraggiose,   le   testimonianze   audaci,   i   gesti   profetici.   Vivere   la   scommessa   della   pace   in   tal  maniera   ci   porterà   a   sperimentarla   come   “l’acqua   che   scende   dal   cielo:   ma   siamo   noi   che  dobbiamo   canalizzarla   affinché,   attraverso   le   condutture   appropriate   della   nostra   genialità,  giunga  a  ristorare  tutta  la  terra.  Pertanto  sarebbe  un  “bluff”  limitarsi  a  chiedere  la  pace  in  chiesa,  e  poi  non  muovere  un  dito”  (don  Tonino  Bello).   5.  Queste  parole,  inoltre,  ci  esortano  anche  a  passare  dalla  globalizzazione  dell’indifferenza  a  farci  artefici  di  una  globalizzazione  della  solidarietà  e  della  fraternità,  «a  fare  dell’amore,  della  compassione,  della  misericordia  e  della  solidarietà  un  vero  programma  di  vita,  uno  stile  di  comportamento  nelle  nostre  relazioni  gli  uni  con  gli  altri»  (Papa  Francesco,  49°  Messaggio  per  la   giornata   mondiale   della   pace   2016);   e   ci   spronano   ad   essere   sempre   più   costruttori   di  dialogo  e  di  unità  nella  diversità  per  divenire  una  comunità  di  credenti  coraggiosa,  profetica  e  ricca   di   operatori/conduttori   di   pace   capaci   come   «i   tecnici   delle   condutture;   gli  impiantisti  delle  reti  idrauliche;  gli  esperti  delle  rubinetterie  di  portare  l’acqua  della  pace  nella  fitta  trama  dello  spazio  e  del  tempo,  in  tutte  le  case  degli  uomini,  nel  tessuto  sociale  della  città,  nei  luoghi  dove  la  gente  si  aggrega  e  fioriscono  le  convivenze»  (Don  Tonino  Bello,  Vegliare  nella  notte,  San  Paolo  2007).    6.  In  piedi,  allora,  costruttori  della  pace!  Non  facciamoci  prendere  dalla  paura!  In   questo   nuovo   anno   che   inizia   ci   farebbe   tanto   bene   sostare   davanti   al   presepe   per  contemplare   come   Dio   si   è   fatto   presente   a   noi   e   così   ricordarci   che   ogni   tempo,   ogni  momento  è  portatore  di  grazia  e  di  benedizione.      Carissimi,  non  dimentichiamoci  che  «il  presepe  ci  sfida  a  non  dare  nulla  e  nessuno  per  perduto.  Guardare   il   presepe   significa   trovare   la   forza   di   prendere   il   nostro   posto   nella   storia   senza  lamentarci   e   amareggiarci,   senza   chiuderci   o   evadere,   senza   cercare   scorciatoie   che   ci  

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privilegino.   Guardare   il   presepe   implica   sapere   che   il   tempo   che   ci   attende   richiede   iniziative  piene   di   audacia   e   di   speranza,   come   pure   di   rinunciare   a   vani   protagonismi   o   a   lotte  interminabili  per  apparire.  Guardare  il  presepe  è  scoprire  come  Dio  si  coinvolge  coinvolgendoci,  rendendoci   parte  della   sua  opera,   invitandoci   ad  accogliere   con   coraggio   e   decisione   il   futuro  che  ci  sta  davanti...  Siamo  invitati  a  non  essere  come  il  locandiere  di  Betlemme  che  davanti  alla  giovane  coppia  diceva:  qui  non  c’è  posto.  Non  c’era  posto  per  la  vita,  non  c'era  posto  per  il  futuro.  Ci  è  chiesto  di  prendere  ciascuno  il  proprio  impegno»  (Papa  Francesco).    7.   Non   lasciamoci   sgomentare   dalle   dissertazioni   che   squalificano   come   fondamentalismo  l’anelito  di  voler  cogliere  nel  “qui”  e  nell’“oggi”  della  Storia  i  primi  frutti  del  Regno  del  Principe  della   Pace.   Con   coraggio   chiediamo  a  Dio   artigiani   di   pace   e   annunciatori   del  Vangelo  della  pace,  di  essere  pedagoghi,  profeti  e  strumenti  di  pace:    

Signore,  fa  di  me  uno  strumento  della  Tua  Pace:  

Dove  è  odio,  fa  ch'io  porti  l'Amore,  Dove  è  offesa,  ch'io  porti  il  Perdono,  Dove  è  discordia,  ch'io  porti  l'Unione,  Dove  è  dubbio,  ch'io  porti  la  Fede,  Dove  è  errore,  ch'io  porti  la  Verità,  

Dove  è  disperazione,  ch'io  porti  la  Speranza,  Dove  è  tristezza,  ch'io  porti  la  Gioia,  

Dove  sono  le  tenebre,  ch'io  porti  la  Luce.  Maestro,  fa  che  io  non  cerchi  tanto  

Ad  esser  consolato,  quanto  a  consolare;  Ad  essere  compreso,  quanto  a  comprendere;  

Ad  essere  amato,  quanto  ad  amare.  Poiché,  così  è:  

Dando,  che  si  riceve;  Perdonando,  che  si  è  perdonati;  

Morendo,  che  si  risuscita  a  Vita  Eterna  

(Preghiera  semplice  di  San  Francesco)      

Auguri  a  tutti  di  un  luminoso  Anno  Nuovo    

    Barletta,  1  gennaio  2018  

 don  Emanuele  Tupputi