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tando, peraltro, lo scenario che viene sem- pre più nettamente delineandosi di un este- so e coeso strato sabellico arcaico centro- meridionale precedente all’oschizzazione. 2. Questa tradizione presannita, molto omogenea per tratti linguistici, conta un dossier in realtà articolato nella dimensione alfabetica per il caratteristico plurigrafismo che accompagna il plurilinguismo nei centri campani e che metteva a disposizione una pluralità di modelli alfabetici; purtuttavia contraddistinto dalla solida presenza di ele- menti afferenti alla rete delle tradizioni al- fabetiche paleoitaliche, dalle quali lo stesso osco nazionale eredita infine i segni per <ú> ed <í>. Ripartito su base grafica, il dossier, recentemente rianalizzato in parti- colare da Poccetti 3 , allo stato attuale com- prende: 2.1. i graffiti di VI-V sec. a.C. dell’area no- cerino-sorrentina, ad oggi quattro iscrizioni ed un certo numero di monogrammi, redat- ti nel particolare alfabeto “nucerino” od “opico” 4 : ST Ps 4 (Nuceria A.): |bruties||esum|| ( ) ) ST Ps 5 (Vico Equense): |efies||esum: p[- 225 1. Il panorama delle varietà linguistiche te- stimoniate nella fascia tra Lazio meridiona- le, Campania e Bruzio tra VI e V sec. a.C. co- stituisce uno dei comparti dell’italicistica che hanno registrato i maggiori progressi nell’ultimo quindicennio, in conseguenza dell’importante incremento del materiale epigrafico e degli studi conseguitine. Di questo nuovo materiale fanno parte tutti e tre i documenti epigrafici riferibili all’area compresa tra ambiente volsco e campano proprio, incluso il recentissimo graffito pubblicato da Lauria 2 . Associarli agli Au- runci storici è questione delicata per i cave- at opportunamente richiamati da Daniele Maras nel parallelo intervento in questi At- ti, relativi alle molteplici incertezze ed am- biguità pendenti su tale ethnos, nonché ad un certo tasso di insicurezza gravante sulla provenienza di parte dei reperti. Ciò posto, di per sé quello che risulta da tale, pur esi- gua, documentazione è una chiara solida- rietà con la restante documentazione “pre- sannita” per tratti linguistici ed alfabetici nell’insieme; il che orienta per il pieno inse- rimento della lingua di quei testi entro il fi- lone di tali varietà “presannite”, e delinea virtualmente un quadro di sostanziale con- tinuità con l’area campano-bruzia, compat- 1 Ringrazio per l’ospitalità in questi Atti la benevolenza del Prof. Mario Pagano e del Dr. Ugo Zannini, al quale so- no grato anche per le proficue segnalazioni in tema di toponomastica calena; sono altresì grato a Daniele Maras, Sergio Neri, Giulio Giannecchini e Riccardo Massarelli per le proficue, sodali discussioni su vari aspetti di tutta la tematica; alla Dr. Valeria Sanpaolo, al Sig. Giovanni Cirella, all’Arch. Silvano Tanzilli e al personale del Museo Ar- cheologico Nazionale di Napoli e del Museo Archeologico Nazionale di Cassino per la cordialità, la collaborazione e la disponibilità ad esami autoptici e riprese fotografiche delle iscrizioni della scodella del Garigliano e dell’ascet- ta di Satricum; alla Prof. Marijke Gnade per una splendida fotografia di quest’ultimo reperto; infine al Prof. Lu- ciano Agostiniani, anche per la guida in sede di analisi autoptica delle suddette iscrizioni (22-23.10.2010). Va da sé che la responsabilità di tutto quanto qui presentato ricade solo sul sottoscritto. 2 Lauria 2011; Bellini, Lauria, 2011. 3 Poccetti 2010. 4 Cfr. ora in particolare Russo 2005, Triantafillis 2008, Poccetti 2010, Agostiniani 2010. Aspetti linguistici delle iscrizioni presannitiche dell’area aurunca 1 Alberto Calderini

Ausones Calderini

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sabellian epigraphy

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  • tando, peraltro, lo scenario che viene sem-pre pi nettamente delineandosi di un este-so e coeso strato sabellico arcaico centro-meridionale precedente alloschizzazione.

    2. Questa tradizione presannita, moltoomogenea per tratti linguistici, conta undossier in realt articolato nella dimensionealfabetica per il caratteristico plurigrafismoche accompagna il plurilinguismo nei centricampani e che metteva a disposizione unapluralit di modelli alfabetici; purtuttaviacontraddistinto dalla solida presenza di ele-menti afferenti alla rete delle tradizioni al-fabetiche paleoitaliche, dalle quali lo stessoosco nazionale eredita infine i segni per ed . Ripartito su base grafica, ildossier, recentemente rianalizzato in parti-colare da Poccetti3, allo stato attuale com-prende:

    2.1. i graffiti di VI-V sec. a.C. dellarea no-cerino-sorrentina, ad oggi quattro iscrizionied un certo numero di monogrammi, redat-ti nel particolare alfabeto nucerino odopico4:ST Ps 4 (Nuceria A.): |bruties||esum||( ) )ST Ps 5 (Vico Equense): |ef ies||esum: p[-

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    1. Il panorama delle variet linguistiche te-stimoniate nella fascia tra Lazio meridiona-le, Campania e Bruzio tra VI e V sec. a.C. co-stituisce uno dei comparti dellitalicisticache hanno registrato i maggiori progressinellultimo quindicennio, in conseguenzadellimportante incremento del materialeepigrafico e degli studi conseguitine. Diquesto nuovo materiale fanno parte tutti etre i documenti epigrafici riferibili allareacompresa tra ambiente volsco e campanoproprio, incluso il recentissimo graffitopubblicato da Lauria2. Associarli agli Au-runci storici questione delicata per i cave-at opportunamente richiamati da DanieleMaras nel parallelo intervento in questi At-ti, relativi alle molteplici incertezze ed am-biguit pendenti su tale ethnos, nonch adun certo tasso di insicurezza gravante sullaprovenienza di parte dei reperti. Ci posto,di per s quello che risulta da tale, pur esi-gua, documentazione una chiara solida-riet con la restante documentazione pre-sannita per tratti linguistici ed alfabeticinellinsieme; il che orienta per il pieno inse-rimento della lingua di quei testi entro il fi-lone di tali variet presannite, e delineavirtualmente un quadro di sostanziale con-tinuit con larea campano-bruzia, compat-

    1 Ringrazio per lospitalit in questi Atti la benevolenza del Prof. Mario Pagano e del Dr. Ugo Zannini, al quale so-no grato anche per le proficue segnalazioni in tema di toponomastica calena; sono altres grato a Daniele Maras,Sergio Neri, Giulio Giannecchini e Riccardo Massarelli per le proficue, sodali discussioni su vari aspetti di tutta latematica; alla Dr. Valeria Sanpaolo, al Sig. Giovanni Cirella, allArch. Silvano Tanzilli e al personale del Museo Ar-cheologico Nazionale di Napoli e del Museo Archeologico Nazionale di Cassino per la cordialit, la collaborazionee la disponibilit ad esami autoptici e riprese fotografiche delle iscrizioni della scodella del Garigliano e dellascet-ta di Satricum; alla Prof. Marijke Gnade per una splendida fotografia di questultimo reperto; infine al Prof. Lu-ciano Agostiniani, anche per la guida in sede di analisi autoptica delle suddette iscrizioni (22-23.10.2010). Va das che la responsabilit di tutto quanto qui presentato ricade solo sul sottoscritto.2 Lauria 2011; Bellini, Lauria, 2011.3 Poccetti 2010.4 Cfr. ora in particolare Russo 2005, Triantafillis 2008, Poccetti 2010, Agostiniani 2010.

    Aspetti linguistici delle iscrizioni presannitichedellarea aurunca1

    Alberto Calderini

  • gradi, dalluso di puntuazione interverbalerealizzata con segni interpuntivi dalla ca-ratteristica fattura ad asta verticale o a mol-teplici punti sovrapposti (nucerino , , ;sudpiceno , , ; paleovolsco , (?), , , pale-oumbro ed anche secondo Rix7), dallapresenza dei segni per le occlusive sonore edi ed a livello di inventario grafe-matico (nel cui contesto il nucerino si di-stingue per lattuale assenza di e per lapresenza del digamma semplice, pratica-mente assente negli altri ambiti), dal trac-ciato tendenzialmente squadrato e non in-clinato delle lettere a livello formale, sul cuiterreno risaltano la a tre tratti e la a quattro tratti. Estremamente signi-ficativo, ed ampiamente valorizzato, il col-legamento esplicito tra nucerino e sudpice-no manifestato dalla condivisione del di-gamma modificato mediante laggiunta dielementi diacritici, in nucerino e insudpiceno, certamente introdotto per rea-lizzare il segno per mancante in greco,ma differenziatosi nei due ambiti tra i valoririspettivamente di e 8; la trasmis-sione, poi, del digamma diacriticato dal nu-cerino alla scrittura greco-achea del cippodi Tortora, dove = convive con il nor-male digamma acheo f per [w] quale unicosegno aggiuntivo, eloquente dellagganciodel presannita del Bruzio a tutto il filone at-traverso il nucerino9. Questa rete di rappor-ti alfabetici aveva del resto indirizzato Rix aindividuare nella scrittura nucerina lemer-genza campana di una tradizione lato sensuunitaria opico-sudpicena in cui ravvisarela matrice principale dellalfabeto osco na-zionale, in una prospettiva che per ad oggi largamente ridimensionata. Nello stesso senso significativa la presen-za nellinventario delle scritture presannitedella Campania dei caratteristici segni per ed , introdotti nelle scritture pale-oitaliche per notare rispettivamente / / e/ / e, allingrosso, i glide velare e palatale. Ilprimo, che formalmente si presenta con va-riazioni dello stesso segno ] [ in tutte le

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    ]l es: adaries: ( - )coll.Fluss 1 (Sorrento): urufieis||pa-fieis|| ( 0)coll.Fluss 2 (Sorrento): arves( ,)

    2.2. iscrizioni di VI-V sec. a.C. in alfabetogreco-acheo dallarea tra il Bruzio e Saler-no, come soprattutto il cippo di Tortora,che spicca per lunghezza e rilevanza5, maanche ad es. ST Ps 8 (Fratte): trebis(); la grafia greca ricorre anche intesti della prima fase osca, come ad es. STCm 37 (Picentia): spur(is) (), per iquali, cos come per i consimili testi pale-ooschi in grafia etrusca ( 2.3), rimanesub iudice lattribuzione allosco invece chead una variet presannita;

    2.3. il plesso delle iscrizioni di VI-V sec.a.C. in lingua sabellica e grafia etrusca dallaCampania, con picco tra Capua e larea no-lana, con possibile inclusione dei testi pale-ooschi della fase di transizione, nonch diuna nutrita serie di altri testi che dubbiosiano in etrusco o in sabellico6.

    3. In questo complesso di tradizioni grafi-che, lalfabeto nucerino in particolare mettein risalto dal versante della grafia lo strettolegame esistente tra le variet presannite equelle paleosabelliche dellItalia centrale,tanto quanto le affinit particolari e privile-giate lo confermano sul piano della paren-tela linguistica ( 4). Tale alfabeto, infatti, scrittura locale elaborata sul modello gre-co-euboico, che per si inserisce pienamen-te nel quadro delle tradizioni paleoitaliche,per il cui filone nellinsieme, difatti, la deri-vazione greco-euboica diretta lipotesi piprobabile. Il nucerino infatti partecipa deitratti pi caratteristici del paleoitalico cen-trale, a partire dalla sostanziale indifferen-za per la direzione (in prevalenza destror-sa), dalla mobilit nellorientamento deigrafi, opzionalmente ruotabili di 90 o 180

    5 Lazzarini, Poccetti 2001, Colonna 2001.6 Cfr. in generale Colonna 1994, Cristofani 1996b.7 Che ravvede tale interpunto nel testo paleoumbro di Poggio Sommavilla (ST Um 2): Rix 1996.8 Cfr. soprattutto Agostiniani in stampa.9 Lazzarini, Poccetti 2001, pp. 38-47 (particolarmente pp. 45-47).

  • di parola. Laltra anomalia costituita dallaposizione coricata del sigma, che nelle tradi-zioni paleoitaliche sembrerebbe evitata ovecomporti conflitti: la parallela rotazione di90 gradi di in nucerino (cfr. ST Ps 4versus Ps 5) non confliggente proprio per-ch non realizzato con il sigma, allostesso modo in cui in paleoumbro, in ST Um4 (Tolfa): setums: mom / face(#), coricatonon confligge con il sigma, perch questo multilineare; tuttavia un parallelo rintrac-ciabile proprio allinterno del dossier pre-sannita offerto dal riconoscimento di m = proposto da Rix in ST Ps 1 (Nerulum):toutikes dipo teres , ed i due casi si confor-tano a vicenda di nuovo nella prospettivadellaccoglimento di tendenze paleotalicheallinterno della scrittura greco-achea pre-sannita. Il grafo compare infine nel-liscrizione di IV sec. a.C. darea sorrentinaST Cm 16: @, leggibile come vpi-neis o vpineis (e non pi vhrineis o vri-neis dopo la revisione di M. Russo)12, ambi-gua per inquadramento alfabetico ancheperch destrorsa ma rivelante una matriceetrusca nelluso del segno per la sorda se,come pare, lonomastico si relaziona a Vi-bius, e non ascrivibile in modo conclusivo anessuno degli alfabeti-modello, greco(-eu-boico) ed etrusco, n peraltro allalfabetoosco, ma contraddistinta piuttosto da unavariegata commistione di elementi, sinto-matica del plurigrafismo campano quale fu-cina dellalfabeto osco. A questo si associa ilcaso della legenda monetale della fine delIV sec. a.C. ST nCm 1: , irni, for-se significativamente di analoga ambienta-zione sorrentina (data la concentrazionedegli esemplari a Punta della Campanella):essa presenta accanto ad un theta cro-ciato tipico della tradizione etrusco-campa-na del secolo precedente, direzione del paridestrorsa (che sarebbe di per s un trattopoco significativo in uniscrizione ottenutaa stampo se fosse un dato isolato), ma unasoluzione gi pienamente osca, secondo ilchiarimento che si deve a Poccetti, nella no-tazione come di quella che certa-

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    tradizioni paleoitaliche, verosimilmente ri-cavato per modifica di mediante dia-critico, ed ereditato nella stessa fatturadallosco, ha occorrenze poco certe in ambi-to presannita (anche a motivo allidentitformale con etr. che ne rende ambigualagnizione), tra cui ST Ps 15: [-(-)]iiumma[-(-)]er v iis secondo Rix, ma [2-3]iimmarul .. apais secondo Colonna10. Il secon-do ha invece migliori evidenze in ambitopresannita, dove occorre in tutti i casi nellanuova forma che poi filtra nellalfabetoosco a partire dal 300 a.C. ca., divergenteda quelle a variazione di segni a quadratodel paleoitalico centrale e verosimilmentericavata per diacriticazione di in analo-gia al segno per (pur con un ambiguorapporto con i segni per parallelo trapaleoitalico centrale, dove ugual-mente realizzato con segni a quadrato, edambiente campano, dove lalfabeto grecodisponeva di quale variante di ). In al-fabeto etrusco compare in ST Ps 7 (Sta-bia): ahtca(s) sum (=), nonchin un titolo ambiguo per attribuzione lin-guistica quale ET Cm 2.80 (5/4): pape sav-f (). Nellarea sorrentinacompare in coll.Fluss 2 (Sorrento): arves(,), nel quale, con Poccetti, vacertamente riconosciuto un testo in alfabe-to nucerino, malgrado le anomalie nella no-tazione di al cui riconoscimento obbli-ga levidenza testuale di un onomastico in -es, al genitivo o al nominativo che sia, asua volta supportata dai confronti onoma-stici con la serie dei gentilizi latini Arvius,Arveius, Arvilius, etc. 11. La pi importantedi tali anomalie costituita dalla realizza-zione di con un sigma a tre tratti in luo-go del segno ad alberello compatta-mente presente negli altri tre casi (ed atte-stato anche in monogrammi), che pu giu-stificarsi nella prospettiva di unacommistione di elementi alfabetici, e noninvece in termini funzionali, cio nel sensodi due segni distinti per notare una secon-da sibilante, data lidentit del contesto dioccorrenza, e dato peraltro che ricorrein tutti i contesti, sia allinterno che in fine10 Colonna 1994.11 Poccetti 2010, p. 87.12 Russo 2005, p.96. Cfr. Poccetti 2010, p. 82.

  • presannitiche mostra omogeneit anchenelloscillazione di stessi tratti, verosimil-mente indice di mutamenti in corso, e pe-raltro anche in questo caso con significativecorrispondenze puntuali in sudpiceno. Siricontra innanzitutto conservazione di *-dfinale tanto in Campania che nel Bruzio:cfr. ad es. i gi citati p.s. fufuvod e fefiked STPs 20, da Tortora, e tetet dedit Ps 20, daCapua; in questo il presannita si mostra piconservativo del sudpiceno, che presenta in luogo di *-d finale caduta (qup-rh ST Sp AP 2 e kupr AQ 2 < *kuprdAbl. avverbiale bellamente, e shh desuo TE 1, spolti da Spoleto Sp BO 1).Quanto allesito dei dittonghi, per *-oy fina-le, che in osco sempre conservato, il pre-sannita mostra oscillazione tra 5 casi diconservazione, tutti dambito bruzio (ad es. Ps 20, {} Ps 2) ed un caso dimonottongazione a Capua, viniciiu Ps 3;sintomatico che lo stesso particolare esito,difforme anche da quello umbro, che *-oy# > -, si trovi anche in sudpiceno, pro-prio ugualmente in fluttuazione con esitiinvece conservativi: s.p. titih ST Sp CH 2,puqloh AQ 1 ([k]aieh kaieis pu-qloh), di contro ai molti pi casi quali titTE 5, posmi TE 5, 7. Per *-ey vi la que-stione di quale valore morfosintattico sidebba riconoscere negli onomastici con ter-minazione in -es, che potrebbero legittima-mente essere non genitivi ma nominativi;ad ogni modo, *-ey normalmente conser-vato in osco salvo che in una decina di casiin tutto, mentre in umbro si monottonga in-; in sudpiceno lesito fluttua tra conserva-zione e monottongazione (ad es. tefe TE 7versus tefeh CH 2 tibi); tra i genitivi, sihanno casi di dittongo conservato (kaieisAQ 1, forse mreis CH 1) accanto a casicon monottongazione, quali uelaimes estaties in CH 1, nonch apies esum in TE4 con il dubbio residuo possa trattarsi di unnominativo; nominativi in -es si hanno in-vece in apaes qupat[] di MC 1 e apaispompnies di MC 2. Il dossier pressanni-ta conta da un lato onomastici in -eis/-eis

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    mente la terminazione di locativo con po-sposizione -en di un poleonimo con tema in*-yo-, cio con -i(n) < *-yey-en, come nelcaso di o. hrtn. kerrin. nellorto cere-rio del bronzo di Agnone (ST Sa 1)13. Da no-tare, solo cursoriamente, che la Wortbil-dung di tema in *-yo- dovrebbe scartarelipotesi, gi dellAvellini e sommessamenteriemergente, che si tratti del poleonimo diSurrentum, con una grafia abbreviata perir(e)ni(n) nonch grecizzata secondo lostesso modulo segestazib / egestaion ap-plicato alletnico segestani nella doppiaforma tra elimo e greco nelle legende mone-tali segestane14; a meno che non si vogliagiustificare la grafia come notazionedella dentale palatalizzata nella posizioneavanti alla vocale anteriore della termina-zione del locativo.

    4. Lanalisi dei tratti linguistici mostrati dalpresannita si deve a due lavori fondamenta-li di Poccetti e Rix15, che hanno portato al ri-conoscimento di una tradizione interna-mente omogenea e ben distinta da quellaosca, ed invece strettamente collegata alsudpiceno e al sabellico settentrionale piin generale. La principale isoglossa privile-giata sudpiceno-presannita costituita dal-la desinenza (aoristica secondaria) di 3.pl.del perfetto *-ond discordante da quellaosca ed umbra *-ens, e condivisa peraltrodal solo falisco in tutto litalico: in presanni-ta fufuvod, fufvod fuerunt ST Ps 20 (versusfefiked Perf.3.sg. fecit), con *-ond > -od; insudpiceno (apais) adstah ST Sp AP 2,[p]raistah Sp RI 1, con *-ond > -h; infalisco f[if]iqod AF 1 finxerunt o fece-runt. Comune a sudpiceno e presannita poi il tema pronominale esto-, presente an-che in umbro ma assente in osco: p.s. estamST Ps 3, s.p. estuf Sp TE 5, estufk AP 2,estas AP 3. Lega poi il presannita allum-bro anche la modalit di espressione dellafiliazione con patronimico aggettivale, maiattestata in osco: p.s. vinus veneliis pera-cis ST Ps 3, u. vuvis titis teteies TI Ib 45.Al suo interno, il panorama delle variet

    13 Poccetti 2010, p. 85-87, con rimandi.14 Cfr. Agostiniani 1990, pp. 347-349, 356-359.15 Lazzarini, Poccetti 2001; Rix 2009.

  • con la stessa fluttuazione -is/-ies (eloquen-te i gi citati casi incrociati di apaes p-pnis ST Sp MC 1 ed apais pompniesMC 2) che si presenterebbe in presannita.Nominativi normali in -is in presannita so-no attestati nei casi di trebis ST Ps 8 e vi-nus veneliis peracis Ps 3, e peraltro pro-prio loscillazione -is/-ies sembrerebbe sen-zaltro documentata nel cippo di Tortora innepis / nepies nequis, per per il nomina-tivo singolare di un tema in *-i-; se, comepare difficile negare, il caso di nepies so-vrapponibile a quello dei temi in *-yo-, lamatrice dello sviluppo di questi nominativiin -ies va individuata sul livello del muta-mento di suono (ad es. quale fenomeno dis-similatorio agente su /i/ in sillaba finaleatona), e non su quello di interventi analo-gici16.Anche il dossier presannita relativo ad*esom sum si mostra assai interessante esignificativo nellambito della tematica deirapporti con le altre variet sabelliche.*esom la variante tonica di *som, che laforma enclitica poi promossa a rimpiazzarela tonica tanto in latino quanto in osco; inquestultimo ambito non si hanno occor-renze di *esom, che al contrario si mostraforma saldamente ancorata a tutta la tradi-zione sabellica settentrionale a partire dallaquota sudpicena (ST Sp TE 4) fino alle pirecenti emergenze sabino-capenati17 edumbre (arricchite ora da un nuovo graffitodella fine del III sec. a.C. da Colfiorito chereca t[.] gabie(s). es u )18. peraltro proba-bile, secondo una suggestione di Negri19,che la forma sia rimasta in vita nelle varietdialettali sabelliche dellarea laziale fino al-la completa romanizzazione, in virt del-langolatura sabina dei recuperi antiquarivarroniani entro cui compresa appuntolunica attestazione letteraria di esum in la-tino20; il che, per inciso, contestualizzereb-be meglio la stessa occorrenza ernica di esudel 300 a.C. ca., che costituisce lunica iso-lata emergenza della forma tonica in unavariet di (peraltro solo ipotetica) matrice

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    sicuramente al genitivo quali unico elemen-to di iscrizioni di possesso: urufieis pa-fieis coll.Fluss 1 (Sorrento), pacieis pa-ciieis Ps 6 or.inc. (Campania), venelieis vu-liieis ([weneeis wu(i)jeis] < *wenel-eys*woll-y-eys) Ps 12 (Nola); dallaltro formein -es/-es che sono sicuramente genitivi:toutikes dipo teres di Giovepadre publi-cus ST Ps 1 (Nerulum), melmes in funzionedi patronimico (Ps 2 or.inc. Bruttium:ovii{s}oi mam ioi{i} melmes ad Ovio Mamiofiglio di Melmo); infine i casi soggetti adambiguit, tutti riguardanti onomastici in -es/-es, che si trovano in iscrizioni parlanticon *esom (io) sono, cio ef ies p[-]l es eadaries Ps 5, bruties Ps 4, luvcies cna-viies ST Ps 13 (Nola), ed anche quali unicoelemento di iscrizioni (di possesso): ma-merces huinies Ps 11 (Nola), cnaives fla-vies Ps 14 (Nola), arves coll.Fluss 2 (Sor-rento). Si pu aggiungere peraltro il dossierpaleoosco di Saticula, che presenta la stessaoscillazione tra il caso di kanuties sim STCm 24 e quelli di maceis sim Cm 23, vipieisveliieis culchna sim Cm 22, veltinei(s) simCm 25, sempre in iscrizioni parlanti con lalocale forma sim per (io) sono. Tutto ciconsiderato, pur con lambiguit di partedei dati, le evidenze sono comunque suffi-cienti per riconoscere nel presannita unacompresenza di genitivi in -eys e genitivimonottongati in -s, anche in questo casosignificativamente parallela a quanto mo-strato in sudpiceno.In relazione ai casi di possibile nominativoin -ies in presannita va meglio esplicitatoche, nelleventualit, si tratterebbe di formenuove e particolari di nominativo di tema in*-yo- di pi recente sviluppo rispetto alnormale -is (< *-yos con sincope di vocalebreve), che sono anche in questo caso tipi-camente rare in osco (con una diffusione si-gnificativa solo in ambito lucano), ed invececaratteristiche del nord-osco tanto quantodel volsco, del marso e dellequicolo, ciodelle variet umbro-sabine pi meridionali;anchesse sono ben presenti in sudpiceno,

    16 Cfr. per tutta la questione Agostiniani 2006, 2010.17 AF 389, 404, 465 = LSU 10-12, Capena, 300 a.C. ca.18 LSU 69; i casi noti sono ST Um 17-20 da Colfiorito e pi incertamente Um 7 da Fossato di Vico.19 Negri 2002.20 Varr. l.l. 9,100: sum quod nunc dicitur olim dicebatur esum.

  • di VI-V sec. a.C. darea pi settentrionalecon le tradizioni presannite campane, giindicato sul piano grafico dalla presenza deltheta crociato in minaeis, caratteristicodella tradizione etrusca della Campania eancora attestato nella penisola sorrentinaalla fine del IV sec. a.C. Il ricorso al inluogo del normale , che il grafo con cuilo stesso praenomen compare nelle altre oc-correnze, tutte in osco (nelle forme non ab-breviate: Gen.sg. o. minates ST Cp 25,Dat.sg. minat Si 2, Nom.sg. minaz Cm14; cfr. probabilmente minat( ) Fr 11; cfr.il gentilizio minatis Cm 47 Nom.sg.), nondovrebbe collegarsi ad aspetti di funzionali-t ed spiegata da Poccetti nel senso del-lutilizzo di una variante grafica opzionaleper una lingua sabellica, messa a disposi-zione dagli alfabeti circolanti prima del-lespunzione dei segni per le aspirate dal re-pertorio conseguita alla fissazione dellalfa-beto osco nazionale24. La stessa grafia diahuidies (), destrorsa, riproponesignificativamente il medesimo amalgamadi tratti caratteristico dei testi della Campa-nia soprattutto di fase paleoosca, ed in par-ticolare permeata di elementi vicini allatradizione paleoitalica quali limpostazionesquadrata, la rovesciata e la (con iquali coerente anche il sigma a quattrotratti). Riguardo a ahuidies, oltre alla formain -es (che torna significativamente nellavariet dellarea del Liri nella successiva fa-se osca, nel nuovo graffito i sies di IV-III sec.a.C. da Aquinum edito da Antonini 2010,pp. 16-20), va notata la grafia con inter-na assente nelle altre occorrenze di questogentilizio in sabellico, anche in questo casotutte in osco: ahvdi Nom.sg.f. ST Po 51,avdiis Nom.sg.m. Po 8 (m(ina)z. avdiis.kl.), a#deies Nom.sg.m. Lu 8 (statis 2av-deies. sta(tihis) 3kvais(tor)). La situazio-ne dovrebbe inquadrarsi nel senso di unasincope vocalica stranamente non ancoraoccorsa alla fine del VI sec. a.C. o, forse me-glio, non registrata da una norma graficaconservativa, ed invece occorsa e registrata

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    osca21. La presenza di *esom in presannita perci un ulteriore elemento di vicinanzacon il filone sabellico settentrionale, ed alcontempo conforta limpressione di una ge-nerale continuit tra area campana e lazia-le, nella cui cornice va notato come sia fintroppo ben collocata lunica attestazioneepigrafica di esom nel latino arcaico, oltre-tutto abbinata proprio al titolo aurunco-presannita ST Ps 10 in una situazione peral-tro di quasi-bilingue, specialmente in unadelle interpretazioni correnti ( 10). Inpi, il presannita lunica variet in tuttolitalico a mostrare attestate contempora-neamente la forma tonica (p.s. esum in STPs 4 e 5) e la clitica (s.p. sum in Ps 7 e 13), esi pu allora rilevare come in rapporto aduna tale vitalit della variazione sincronicadelle forme per sum si trovi ben contesta-lizzata anche lulteriore variante sim atte-stata nel paleoosco della realt locale di Sa-ticula22 (a prescindere dalle incertezze chegravano sullorigine di tale forma, come pe-raltro sulla genesi della stessa forma *esome della 1.pl. *somos, per le quali ultime lasoluzione finora migliore quella prospet-tata da Dunkel della continuazione, per la1.sg., non della forma del presente indicati-vo PIE *h1es-mi, ma della 1.sg. *h1s-o-mdel vecchio congiuntivo non continuato initalico, che avrebbe poi attratto nel vocali-smo la 1.pl.)23.

    5. Rispetto a questo quadro, i limitati datilinguistici dallarea aurunca sono allora in-dicativi proprio perch vi si inseriscono inmodo del tutto coerente, riproponendo,nelle terminazioni presentate dalle due for-me onomastiche minaeis e ahuidies (STPs 9 e 10), la medesima caratteristica oscil-lazione tra forme conservate e monottonga-te se sono entrambi genitivi, oppure una ul-teriore forma innovativa di nominativo in-ies nel caso ahuidies abbia tale funzionemorfosintattica. Da entrambe le prospetti-ve risulta avvalorato il dato pi importante,che quello del legame di questi documenti

    21 ST He 3: c. titieis. esu.22 ST Cm 22: vipieis veliieis culchna sim, Cm 23: maceis sim, Cm 24: kanuties sim, Cm 25: irela(s) sim, Cm 26:veltinei(s) sim.23 Dunkel 1998; cfr. Joseph, Wallace 1987.24 Poccetti 2010, p. 85.

  • 6. Quanto al testo aurunco di pi recenteacquisizione, della seconda met del V sec.a.C., gi stato debitamente valutato dal-lEditore, e ribadito qui da Daniele Maras,come laspetto grafico-alfabetico costituiscadi per s un dato significativo nella misurain cui lo riunisce pienamente alla tradizionescrittoria dellarea campana. Letta comekail en[-], la forma superstite rimandaevidentemente al plesso delle forme ono-mastiche chiamate in causa dallEditore,che vanno dai praenomina etr. kaile/caile,fal. cailio, o. kal, ai gentilizi derivati etr.cailina, lat. Caelius (lat.arc. Kaili(os)/Cai-li(os)), ed altri29. Tuttavia, tanto sotto ilprofilo dellevidenza paleografica che suquello dei riscontri, sembra pi opportuna,e ben pi significativa, laltra lettura pro-spettata ma scartata dallo stesso Editore,vale a dire kaluen[-?-], cio (darimarcare con e non sul piano al-fabetico). Nel grafo letto , infatti, la pre-senza del secondo tratto ineludibile, e tro-va conferma nella scia di prolungamentodel tratto provocata dal trascinamento delpunteruolo sulla superficie a crudo dopo lostacco dal tratto grafico vero e proprio, inci-so appunto con andamento a salire. Lo stes-so si riscontra nel caso dei tratti obliqui di, con andamento a scendere, e apparen-temente dello stesso tratto mediano di ,che sembra del pari inciso con andamento asalire e perci costituisce un parallelo cal-zante anche per langolo formato con il trat-to verticale al punto dorigine in basso. Peril quarto grafo la lettura esclusa nonsolo dalla presenza di una precedente (edifferente), ma anche dalla troppo precisascalfittura della superficie rispetto al trac-ciato di una , nonch dallinclinazione edallincidenza dei due tratti in relazione allalinea teorica.

    7. Ci che consolida questa lettura sono i ri-scontri, giacch formazioni compatibili, ono-

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    nelle successive occorrenze in osco, comeperaltro in latino, nel cui ambito il gentiliziocompare nella stessa forma sincopata, cer-tamente trapassata dallosco a giudicaredalla distribuzione di lat. Audius concen-trata a meridione ed in particolare in Cam-pania25. La forma doveva presentare, alme-no in origine, non un dittongo */au/, mauna sequenza */a.wi.d(i)j/, ed in questaprospettiva pu trovare una giustificazionenon, in s, la grafia con digamma dellosco,che risponde comunque alle logiche gene-rali della notazione dei dittonghi negli alfa-beti oschi (cfr. ad es. o. klavdis ST Me 4),quanto invece quella con in presanni-ta: questa dovrebbe infatti rientrare nellacongerie degli usi meramente grafici di noti a tutte le tradizioni sabelliche, qui spe-cificamente utilizzata come marcatoredelleterosillabicit della sequenza, peraltroin un alfabeto che pare impossibilitato a di-stinguere [u] e [w]; non inverosimile, dal-tra parte, che al confine sillabico potessecorrispondere leffettiva presenza di un col-po di glottide, in modo analogo a quanto ri-costruito da Adiego26 per il sudpiceno neicasi di iato ingeneratosi a seguito di mo-nottongazioni (cfr. s.p. sas /s .ais/ /ka-luwis/) o /lwj/ (ad es. Gen.sg. /kalwjeis/ >/kaluwjeis/) dovuto a fatti di naturalezzafonologica ed in assenza di anaptissi ante-riore. Fenomeni di questo tipo, ammissibilia priori in chiave fonologico-naturale per-ch rientrano nelle dinamiche di riparazio-ne di un contatto sillabico cattivo, sonoespressamente attestati in osco nei casi, inrealt speculari a kaluvis, di tematizzazio-ne di temi in *-u-, dove la sequenza /uV/sviluppa dalla vocale poteriore il glide [w]nello iato, come in o. fatuves (Gen.sg.m.),fatove (Voc.sg.m.) = lat. Fatuus87, ed o. e-tiuva- se tematizzazione al femminile di unastratto in *-tu-88; in questi casi il carattere

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    runcina Calauiana attestata a Filippi80, delcognomen Calauina sembra suggellatalorigine italica, nonch un significativorapporto proprio con larea aurunca. Per la maggior parte le forme di questo ples-so onomastico si collegano allaggettivo cal-vo, lat. caluus, che in latino realizza diretta-mente anche cognomina. Questultimo do-vrebbe essere formazione identica ad anticoindiano kulva calvo, e perci continuare laformazione aggettivale PIE *kH-wo-, che inprotoitalico esita in *kal-awo- per una di-stinzione nellesito del gruppo sonorante sil-labica + laringale (H) in posizione inter-consonantica tra i contesti in sillaba tonica,con un esito /ala/ (CHC > CaRaC), ed insillaba atona, dove lesito quello normalein /l/ (il tipo CHC > CRC delle c.d. so-nanti lunghe indoeuropee)81. Alternativa che la formazione continuata in italico pre-senti il grado apofonico pieno nel suffisso,con una trafila PIE *kH-ewo- > p.it. *kal-owo- dovuta allesito PIE *ew > p.it. *ow ealla regolare vocalizzazione come /aR/ delgruppo H antevocalico (HV > aRV [R = r,l])82. In ognuno dei due casi (p.it. *kalawo-oppure *kalowo-), le forme latine sono sin-copate, come in saluus salvo; in quelleosche, kalaviis, (lat.) Calauius, pg. cala-uan(s), la /a/ reinsorta per anaptissi ante-riore dopo la sincope (*kala/owo- > *kal-wo- > *kalawo-), come in o. salaviis ST Cp3 Nom.sg.m.83. Per inciso, nei temi in *-wo-il Nom.sg.m. subisce generalmente il sam-prasarana *-wos > -us per la sincope dellavocale breve finale, in parallelo a *-yos > -isper i temi in *-yo- (cfr. Nom.sg.m. o. facusfactus ST Lu 1 < p.it. *fak-wos)84 ; ma neitemi in *V-wo-, come o. salavs ST Cm 18,salavs Lu 40 Saluus, il Nom.sg.m. non vaobbligatoriamente considerato restituitosugli altri casi della flessione (Gen.sg. *sa-

    80 AE 1991, 1428.81 Cfr. ad es. lat. (g)ntus, pg. cnatois (gr. -gnhtoj, gall. -gnatos) < PIE *h1-t- (CHC) versus lat. genitor < p.it.*genatr < PIE *enh1-tor- da PIE *enh1- generare. Cfr. Meiser 1998, p. 108.82 Meiser 1998, p. 109.83 RCV2 > 1RV1CV2 come ad es. in pg. alafis Nom.sg.m. (Pg 2), o. alafiom Acc.sg.m. (Lu 43) = lat. Alfius, etc.:Planta 1892-97, I, pp. 257-258. Cfr. sotto, 9.84 Cfr. Buck 1904, p. 60.85 ST Onomastikon, p. 140.86 IEW 554.87 ST Hi 6 Aeclanum; Lu 13 Tricarico. Cfr. WOU 268.88 o. etiuvam ST Po 3, etiuvad Sa 4, Po 3, 4, 13, 16, etiuva[d] Sa 13, etiuv[ad] Po 14. Cfr. WOU 211.

  • tendone, appunto, quantomeno linsorgen-za nella fase precedente allazione del-lanaptissi, ed al limite la lessicalizzazionedella forma e/o la sua fissazione nella nor-ma grafica. Diventa pertanto prioritariochiedersi se e quanto il caso di *kalw-yo- >kaluvis, kalviis* possa relazionarsi conle particolarit dellanaptissi a Capua. Las-senza dellanaptissi posteriore in alcuniambienti del sabellico meridionale indicache questaltro tipo di anaptissi pi tar-

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    secondario della sequenza nespiega anche la resistenza alla sincope. Nel-le formazioni in *-uwyo-, originate dalladerivazione in *-yo- da temi in *-u- (ad es.p.it. *pk-s *pk-yo- versus p.it. *pk-u- *pk-uw(-)yo-), e dunque anchesseesempi di sviluppo di una sequenza /u.w/(od /o.w/), si trovano grafie quali o.pakvhis (praen. Gen.sg.m.) o ms. pacuies(gent. Nom.sg.m.)89; il che sembra implica-re lesistenza di un continuum di variet soprattutto diafasiche riflesso nella nor-ma grafica, che ammette ai due poli forme(sincopate ma) rivocalizzate, forme inveceridotte (al limite anche per grafia econo-mica), normalmente sincopate, allegro-forme, e cos via. Nella stessa prospettiva sipu perci inquadrare la forma o. kaluvis/ kalviis* quale variante diafasica e grafi-ca di *kalvis, per esclusivamente ammet-

    89 Rispettivamente ST VM 3 e Lu 40.90 Cfr. Meiser 2010.91 Planta 1892-97, I, 268-270. Cfr. oltre, nota 112.

    do90, e inquadra tutto il fenomeno del-lanaptissi nel complesso secondo un mo-dello di processo a progressione graduale; ilche evidentemente compatibile con lipo-tesi di unirradiazione pi tarda a Capua an-che dellanaptissi anteriore, di cui kaluvissembra una buona spia, perch, com noto,losco capuano appunto una delle varietin cui manca lanaptissi anteriore91.Soluzione pi difficilmente praticabile , in-vece, quella di considerare kaluvis / kal-viis* tout court una formazione in *-uwyo-,perch ci comporterebbe una base in *-u-non perspicua; tuttavia lipotesi non pu es-sere scartata, a causa dellesistenza dellag-gettivo in -ido- lat. callidus/calidus che hauna macchia bianca in fronte, di cui nonpu escludersi la parentela con caluus e congli onomastici con tema in Caluo-, e che, inquanto teoricamente formazione ancorata

    al sistema di Caland, dovrebbe implicareappunto la presenza dellastratto in *-u-. In conclusione, rapportata al quadro deglionomastici di norma ricondotti a caluus,che pu essere rappresentato come segue, laforma kaluen[-?-] della nuova iscrizione silascia intendere come trasp. p.it. *kala-w-no- o *kal-ow-no- (lat. Calunus), sinco-pato, od anche come lulteriore derivato in*-n-yo- (lat. Calunius), o come la formacorrispondente a lat. Caluentius:

  • tanto per il sabellico che per il latino cfr. ilcaso di p.it. *solwo- tutto, o. sullus, sul-lum, [s]ullas tutto ST Cm 14, etc., lat.sollo- tutto sollers abile, sollemnis solen-ne annuale95. Non chiaro se il cambiosia realmente di quota protoitalica, ma certamente precedente alla sincope di VIsec. a.C.; perci non interessa le sequenze/lw/ secondarie prodotte da tale sincope, eforme come lat. caluus e saluus, cos comele corrispondenti sabelliche, non subiscono*lw > ll perch erano ancora *kalawos (o*kalowos) e *salawos quando il fenomenoag. Pertanto, la forma da supporre per ilpoleonimo indigeno dovrebbe contenereuna sequenza originaria p.it. **kalaw re-frattaria a *lw > ll, ma che poi in latino sa-rebbe stata recepita e trattata in modo di-verso da caluus e saluus. Non problemati-co ammettere che un tale forma possa esse-re stata acquisita dal latino come **kalw,perch la ricezione potrebbe aver avuto luo-go nella fase successiva alla sincope **ka-law > **kalw (del VI sec. a.C.) ma prece-dente allanaptissi, oppure senzaltro per-ch la variet sabellica locale non avevaanaptissi; tuttavia il supposto trattamentolatino **kalw Cal rimane non facil-mente giustificabile. Posto che comunquela fonologia del prestito rimane un ambito

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    8. Laltra possibilit coinvolge in generalele forme del tipo di caluno-, tra le quali siinserisce ora p.s. kaluen[-?-], ed innescataproprio dal loro netto legame con larea traLazio e Campania e talora espressamenteaurunca, che, unito al fatto che il nome ita-liano moderno dellantica Cales Calvi, in-duce il sospetto che possano avere a che fa-re non tanto, o non solo, con laggettivo ecognomen caluus, ma proprio con il poleo-nimo di tale citt aurunca. Daltra parte, ilpoleonimo antico documentato solo entrola tradizione latina, dove ha attestazioni ri-salenti fino allinizio del III sec. a.C., nellet-nico caleno delle legende delle emissionimonetali calene, in virt dellantichit delladeduzione della colonia, del 334 a.C., sulprecedente insediamento indigeno conqui-stato lanno precedente92. La questione,perci, si incentra sulla possibilit o menodi ammettere un toponimo originario indi-geno con una forma quale **Kalwes o sim.,sopravvissuto sommerso rispetto a quellolatinizzato e successivamente riemerso (omeglio risorto). Sul piano dei mutamenti fonetici, tanto illatino che il sabellico conoscono un cambio*lw > ll93: per il latino cfr. ad es. casi comeflix < *flli- < *flwi- < PIE *dheh1-l-u-ih2-, o mollis < *mollwis < PIE *md-u-ih2-94;

    92 Cfr. ad es. Chiesa 2011; per la monetazione calena cfr. Pantuliano 2005.93 Questione approfonditamente analizzata in Driessen 2005.94 Meiser 1998, p. 120.95 WOU 714; Weiss 2010, p. 162. Cfr. Fest. 372: sollum Osce totum et solidum significat; Fest. 384: sollo Osce di-citur id quod nos totum vocamus Sollers etiam in omni re prudens; et sollemne, quod omnibus annis prae-stari debet.

  • mento ad una zona disboscata o ad un ter-ritorio sterile, secondo un modello in effettiattestato96;- loscillazione della forma in latino tra sin-golare e plurale, Cales -ium e Cales -is, cheben si adatterebbe ad una parola importatae perci opaca nella morfostruttura; il casonellinterezza, peraltro, compresi gli aspettirelativi appunto alla morfostruttura, ricor-da quello del poleonimo sabino di Cures ap-profonditamente esaminato da Prosdocimida angolatura similmente sabellica97;- infine, la denominazione dellaltura sovra-stante il sito della Calvi romana, che quel-la di Monte Calvento, con una forma cherientra in un tipo di formazioni che sonostate di recente chiarite da A. Nussbaum eSergio Neri98 come originari ed antichi ag-gettivi appertinentivi realizzati come ipo-stasi in *-to- di locativi in *-en, dal valore ti-picamente di che si trova presso, e che inambito italico ricorrono di frequente nellatoponomastica, come ad es. nel caso parti-colarmente chiaro di Salentum, dal valoreetimologico di situato vicino al mare, chesta sul mare99.Se le cose stessero in questi termini, tutte leforme sabelliche derivate con formanti tipi-camente etnici sarebbero effettivi originarietnici pertinenti al centro di Cales/Calviriutilizzati nellonomastica personale; ed inparticolare il nuovo graffito sul dolio da Ca-stelnuovo Parano potrebbe anche presenta-re non una forma onomastica, ma senzal-tro letnico, magari per lindicazione dellaprovenienza com pratica ben ricorrente,tra laltro anche nei pi tardi vascula cale-na. Tuttavia, in questa prospettiva, la solu-zione che si imporrebbe per lipotetico etni-co caleno iscritto sullorlo di un dolio cheindicasse non altro che il contenuto, cio ilCalnum, il vino prodotto a Cales celebrato

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    tipicamente soggetto a irregolarit, lunicasoluzione che ha un margine di praticabilit quella di collocare lazione del fenomenonon sul toponimo, ma sulletnico, ipotetica-mente *kalwno- (ma anche *kalwno- odaltre formazioni), e dunque di legarla alladifferente condizione accentuale come/lw/, che potrebbe aver prodotto in latinolassimilazione *lw > ll in posizione preto-nica, *kalwno- > **kallno-, con successi-vo scempiamento in Calno- per la mamil-la-Gesetz (mmma > mamlla, cnna >canlis), oppure aver provocato diretta-mente una semplificazione *lw > l in posi-zione pretonica secondo le stesse dinami-che di fonologia autosegmentale determi-nanti la mamilla-Gesetz (**Kalwes(?) ~*kalno-). Dalletnico *kallno- > *kalno-,o direttamente *kalno- (le succitate occor-renze di nella grafia latina arcaicanon notante le consonanti doppie nonorientano su questo punto) sarebbe poi sta-to retroformato il poleonimo: lat. (*kall-no- >) calno- Cales. La spiegazione debole perch senza evi-denze n paralleli certi; ma il plesso degliindizi linguistici ed extralinguistici densoe non trascurabile, e, riordinando tutti i da-ti, comprende: - la gravitazione su questarea di tutte le for-me onomastiche viste, che peraltro in picasi sono derivati in -no- dal tipico valore dietnici;- il toponimo moderno come Calvi, attesta-to a partire dallanno 914 (accanto alla va-riante Caleno/Calino derivata significati-vamente dalletnico), che continuerebbecon totale regolarit una forma **Kalwes,mentre non pu affatto riflettere il toponi-mo latino Calues, tant che viene spiegatocome ridenominazione realizzata ex novosulla base dellaggettivo caluus con riferi-

    96 Cfr. DTop s.v. Calvi Risorta, p. 119.97 Prosdocimi 1996.98 A cui devo la stessa informazione.99 Cfr. Nussbaum in Neri 2007, p. 66; Neri in stampa, p. 11 (provvisoria): 4) Zugehrigkeitsadjektive (auch sub-stantiviert) vgl. Bildungen wie ai. hemant- winterliche Jahreszeit, ON lat. Salentum Winter (ai. hemant-).

  • vale polta nel Liber Linteus)105, oppuredell olio106; fino a casi arcaici quali quellodel VII sec. a.C., dellaryballos di buccherocon icrizione mlaka | ela | aka mi elei-vana della bella io sono il grande(?) vaso( gr. a}sko/j) oleario107, o quelli dei vasi re-canti iscrizioni con etr. ina recipiente ac-quario, derivato di etr. ti acqua e matricedi lat. tina bigoncia secondo Rix108. Sulpiano etimologico, chiaramente resterebbe-ro difficilmente ricostruibili tanto il valoreche la struttura formale del supposto poleo-nimo originario. Potrebbe effettivamenterapportarsi allaggettivo calvo nella pro-spettiva della denominazione ad es. di unarea brulla, e dunque costituire ununicagrande famiglia con tutte le forme onoma-stiche viste sopra; oppure avere altra origi-ne e comportare uno scorporo tra le suddet-te forme. Un ipotetico rapporto con lat. cal-lidus/calidus ed u. kaleuf calersu ne fa-rebbe denominazione locale incentratasullarea semantica del bianco, e lascereb-be dubbi aperti circa il rapporto con la fa-miglia di calvo.

    9. La nuova forma kaluen[-?-] apporta ul-teriori dati. La sincope interna nelle varietsabelliche in generale era sicuramente gioccorsa entro la fine dellet arcaica, e ka-luen[-?-] in linea con questa cronologia.Pi opportuno, invece, notare, dallaltraangolatura, come il dato significativo mo-strato da kaluen[-?-] sia appunto la man-canza di anaptissi; e la forma si inserisce neldossier sullanaptissi in presannita recente-mente organizzato ed analizzato da Mei-ser109, che diviene ora cos articolato:

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    con tale denominazione in epoca lettera-ria100. Certo, la cronologia alla seconda me-t del V sec. a.C. effettivamente alta per lamenzione del Caleno, e questo pone luni-ca riserva a quella che altrimenti sarebbe laprova documentaria decisiva dellintera ri-costruzione (corroborata anche dalla deno-minazione della utis caluentna101, che nonpare estranea). Per il resto, lo scenario sa-rebbe compatibile con il fatto che la formanon pare preceduta da altro testo e dunquepotrebbe essere isolata, e che si trova appo-sta su un dolio, che, stando alle informazio-ni disponibili per let pi tarda, era il reci-piente utilizzato per la fermentazione delvino, nonch per il primo invecchiamento(prima del travaso in anfore nel caso di vinidi qualit, mentre nel caso di vini menopregiati era comune procedere direttamen-te a unum dolire, cio ad attingere al do-lio)102. In pi, apporre lindicazione delcontenuto sui recipienti non era certo prati-ca diffusa solo in epoca pi tarda, quandotra laltro vi si trova menzionato anche lostesso Caleno103: basti richiamarsi alletru-sco che mostra esempi quali il caso degliaryballoi ellenistici del Louvre con iscrizio-ni rispettivamente ruta e cuprum da po-chissimo riconsiderate da Briquel nel sensodegli estratti erboristici per cosmesi femmi-nile della ruta graueolans, pianta aroma-tica, e del cyprus, cio della Lawsoniainermis, lhenn104; o il caso del piccoloaskos della met/fine del IV sec. a.C. coniscrizione mi faena tata tulalu, in cui fa-sena aggettivo sostantivato derivato da unpossibile nome della farina, o di qualchetipo di polvere (per cosmesi) (se etr. fase

    100 Cfr. ad es. Zannini 2010.101 Cfr. sopra, nota 78.102 Cfr. ad es. Tchernia 1986, spec. pp. 28-30.103 AE 2000, 1155 (Virunum): Cal(enum). Per una lista cursoria di casi paralleli cfr. ad es. AE 1941, 9 (Ostia): Fa-lernum, CIL IV 9328 (Pompei): Sur(rentinum) Mut(tianum) a(mphora) XXI, AE 1988, 864f (Fos-sur-Mer, Gal-lia Narb.): Massicum, AE 1988, 874g (Lugudunum): mul(sum) / ui(num), AE 1995, 302d (Scafati/Nuceria):u(inum) r(ubrum) / M N D / C C B, RIB II 6 2493,17 (Corbridge, Britannia): uinum, CIL IV 5185 (Pompei):ol(e)um, etc.104 ET Cr 0.46 e 0.45. Briquel in stampa.105 Rix 1991, p. 674. ET Sp 2.36. 106 van der Meer 2007, p. 65.107 ET Fa 2.3. Cfr. Colonna 1973-74, 144, Agostiniani 1982, p. 140.108 Rix 1995, p. 78; contra Colonna 1973-74, 145-148. ET Cr 2.9: mi titelas ina {mla} m[l]a mlakas io sono ilbel vaso della bella T., Cr 2.33: mi sq ul ias ina mla mlakas io sono il bel vaso della bella S., Cr 2.34: [mi] pu-paias karkanas ina, Cr 2.35: mi pupai(a)s ina kar(k)anas io sono il vaso di P.K.).109 Meiser 2010.

  • precedente: V1RCV2 > V1RV1CV2. Il tipo quello di o. heleviis o salaviis corrispon-denti a lat. Heluius e Saluius111.Nellanaptissi posteriore, che ha luogo nellasequenza inversa, cio ostruente + sonoran-te, la vocale si sviluppa del pari tautosillabi-camente, e copia dunque la seguente. Il feno-meno si motiva negli stessi termini del prece-dente se si suppone una sillabificazione comeC.R, che giustifica linserzione del segmentovocalico nel contatto sillabico. Una tale silla-bificazione pu chiarirsi come funzionale aristabilire per la sillaba tonica il peso di duemore prototipico (Weight Law) nelle linguead accento dinamico (protosillabico) come ilsabellico; ed difatti coerente con la restri-zione delloccorrenza dellanaptissi (con rareeccezioni, spiegabili singolarmente per in-terventi analogici) alla sillaba postonica acondizione che la sillaba tonica (la prima)non sia pesante (C.R). Lanaptissi posterio-re segue pertanto lo schema #1CRV2 >V1CV2RV2: ad es. o. sakoro versus sakara-klm (< p.it. *skrklo- < PIE *-tlo-), etc. o.akene acenei ann versus acunumakun(um) annrum112.

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    Come si vede, il quadro variegato, conaspetti di problematicit, anche di lettura,presentati dalle singole forme; tuttavia unpaio delle evidenze risultanti nel complessosembra garantire quello che il dato impor-tante, opportunamente valorizzato da Mei-ser, relativo alla presenza dellanaptissi inpresannita, anche in questo caso con una di-stribuzione tipicamente oscillante in lineacon altri tratti del presannita indicanti evi-dentemente fenomeni in corso di azione; tut-tavia con una fenomenologia particolare, chenon manca di destare qualche perplessit.In osco lanaptissi presenta una fenomeno-logia del tutto chiara, ricca di esempi, ricon-dotta da Agostiniani a processi di naturalez-za fonologica, ai quali si devono le regolaritinerenti tanto al vocalismo quanto ai conte-sti di occorrenza110. Nellanaptissi anteriore,che ha luogo nella sequenza sonorante +ostruente, la vocale si sviluppa nel contattosillabico R.C (massimo onset), ed il timbrodella vocale anaptittica determinato tauto-sillabicamente dalla vocale del nucleo dellasillaba a cui appartiene la sonorante che svi-luppa la vocale, la quale dunque copia la

    110 Agostiniani 2000, pp. 165-66.111 Alcuni esempi: pg. alafis (ST Pg 2), o. alafaternum, -m, alaaternum (nCm 3), o. salavs (Cm 18), salavs(Cm 38, 39), salavs (Lu 40), salaviis (Cp 03), mc. salaus (MV 8), vs. salaus (MV 7), pg. salauatur (Pg 42), sa-lauidies (Pg 59), o. heleviis (Sa 36), helevi(is) (Cp 27), helevii(s) (ZO 2), heleviies (Cp 28) (ma helvi[ ZO3), pg. heleuis (Pg 37, 41), o. teremnattens (Po 1, 2), tere[mna]ttens (Cm 9), teremnatust (Po 1), terem-nss, teremenni teremen[n]i (Cm 1), serevkid (Po 1), sereukid (sereukidimam Lu 62), herekl (Sa 1),here(k)l (Si 2), pg. herec(leis) (Pg 2), o. kulupu (Cm 14), uruv (Cm 1).112 O. sakaraklm (ST Sa 7, Cm 1), sakara[klm], sakarakles, sakarakld (Cm 1), sakaratersaka(ra)hter (Sa 1), sakarakid (sakarakidimai, sakarakidima[i Lu 23, 24), sakoro (Me 2, 3), sakor[o] (Me1); cfr. u. sacru sakra etc. O. aceneis (Lu 1,A6), akene (Sa 1,18, 21), acenei (Lu 1,A9), acunum (Lu 1,31), akun(Po 51), certamente akun(um) Gen.pl. (ahvdi. ni. akun. LII, epitaffio); cfr. u. acnu. Il tipo assente nelloscodi Capua: cfr. sakrak[ (Cp 18), sakrasias (Cp 30), sakrannas (Cp 31), sakrann() (Cp 32), sakra(tas) (Cp35), sakrafr (Cp 31), sakratr (Cp 34); o. stabalano (Lu 5) versus staflatas (Cp 24) (u. stafli staflare-). Cfr.Planta 1892-97, I, pp. 260-271 anche per il dossier complesivo. Com noto, il tipo fondamentalmente assenteanche nel peligno; per conta alcuni riscontri positivi, specificamente *sakr- > sakar- in pg. sacaracirix sa-crtrx e *-stafl- > -stafal- in pg. pristafalacirix *praestibultrx (Pg 9), con -cirx < *--tr-k-s, forse darapportare alla cronologia tarda nella propettiva di una graduale espansione verso nord del fenomeno dallosco,o forse pi semplicemente ad una moda oscheggiante, legata a singoli lessemi o temi in assenza di una reale siste-maticit.

  • anaptissi; ma di questo caso va rimarcata laprofonda distanza dallanaptissi tipica qua-le vincolata a meccanismi di naturalezza fo-nologica, tanto che sembra inquadrare il fe-nomeno in presannita piuttosto entro dina-miche di vocalizzazione di tipo diverso daquelle dellanaptissi. Forse converrebbe picautamente considerare la /a/ originaria ele altre forme sincopate. I controesempi perlanaptissi anteriore in presannita perten-gono sia allambito sorrentino che bruzio:p.s. melmes Ps 2 inc. (Bruttium), p.s. servia[ Ps 20 (Tortora), p.s. arvescoll.Fluss 2 (Sorrento); ad essi si unisce p.s.kaluen[-?-], che ne allarga lambito di oc-correnza anche allarea presannita setten-trionale. Di lettura troppo incerta, infine, ilcaso di ]er v iis in ST Ps 15 (Nuceria A.),eventualmente anchesso senza anaptissi. Nellanaptissi posteriore in presannita, vir-tualmente regolare si mostra il caso p.s. dipo teres [dpters] (Ps 1 Nerulum), comeda lettura ed interpretazione quale Gen.sg.*dy-patreys, cio come una delle formeuniverbate del nome di Giovepadre, dovu-te a Rix116. Tale lettura trova ora il confortodi s.p. arves in merito allagnizione delsigma coricato, che pu forse dirsi un datoacquisito; i dubbi che rimangono sono rela-tivi alla possibilit che in una forma in *-ter- quale appunto il nome del padre la vo-cale sia analogica sul Nom.sg. pi che anap-tittica, o determinata dalla vocalizzazionedi *% sonante secondaria, e riguardano piin generale anche la medesima forma inosco, o. patere (< PIE *ptr-ey Dat.sg.),in uno dei rarissimi casi di anaptissi nellasequenza /tr/ in tale variet. La forma p.s.adaries (Ps 5 Vico Equense), invece, ano-mala soprattutto per la replica della vocaleprecedente invece che seguente, cio comenellanaptissi anteriore. Non si riunisce conil caso di peracis nellipotesi di una vocaliz-zazione in /a/ di una *% sonante secondaria,perch si avrebbero comunque due esiti di-versi, rispettivamente in /ra/ versus /ar/., poi, deviante rispetto alle regole oscheper la presenza di anaptissi nella sequenza

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    In presannita la situazione non sembra al-trettanto lineare, e dei quattro esempi, duesi presentano conformi alle regolarit natu-rali dellanaptissi osca, e due aberranti. Perlanaptissi anteriore, solidale con le modali-t dellanaptissi osca si mostra il caso dellaforma p.s. urufieis della nuova coppettadella collezione Fluss pubblicata da M. Rus-so (coll.Fluss 1)113; ed infatti losco presentala stessa forma, o. vibis urufiis a Capua(ST Cp 38), filtrata anche in latino, comemostra il caso C. Orofi(us) L. f. e M.Orofi(us) L. f. da Cales di fronte a quelli nonanaptittici di Orbius ed Orfius114. Nel testo sorrentino rimane invero unincer-tezza relativa proprio al primo grafo(0), di forma diffe-rente dal terzo, che porta parte degli esegetia preferire una lettura |rufieis evidente-mente denegante la presenza dellanaptissi.Ma va riconosciuto, con Maras, che tale gra-fo formalmente ben pi lontano dagli stan-dard dei segni interpuntivi nucerini anchecontestualmente presenti cos come pigeneralmente paleoitalici ( 3) che da una, e la soluzione di |rufieis non pu es-sere preferibile a quella di urufieis115; lapossibilit di una segmentazione u ru-fieis||pafieis|| semplicemente pi costo-sa, per la mancanza dellinterpunzione tragli eventuali primi due elementi della for-mula onomastica, e perch si tratterebbedellunico caso di abbreviazione di onoma-stico in tutta la documentazione presannita. Molto aberrante invece la forma p.s. pera-cis (ST Ps 3), per linsorgenza di una vocalediversa dalla /e/ attesa nel quadro dei mec-canismi naturali dellanaptissi. Linterpre-tazione come anaptittica di tale forma, che gentilizio al Nom.sg.m. nella peculiarestruttura onomastica presannita (vinusveneliis peracis), poggia sul raffronto con ilnon troppo sicuro o. perkium, pure essogentilizio capuano, al Gen.pl. (Cp 41, tess.hosp.: perkium. 2piieh sm), ma anchecon il gentilizio perk{e}en[ Po 40 ed ipraenomina perkens Cm 6, prk Cm 47Nom.sg., che occorrono sempre senza

    113 Russo 2005.114 CIL I2 3118a-b. Russo 2005, p. 49; Meiser 2010, p. 50.115 Maras 2010.116 Rix 1997.

  • to con tratto leggero dopo la cottura allin-terno della vasca, il cui carattere latino enon sabellico aveva determinato linizialeipotesi che, tra i due, fosse il titolo da attri-buire allaurunco, nella prospettiva di unaconferma documentaria del legame miti-storico tradizionale degli Ausoni/Auruncicon i Latini119. Prese di posizione immedia-tamente successive hanno ben posto lac-cento sullinadeguatezza di tale conclusio-ne, e riattribuito alla variet locale il titolosullesterno, che anche dal punto di vistamateriale quello dei due inciso a crudo,perci pi strutturalmente legato al va-setto, pi ancorato cio allarea di fabbrica-zione del vaso120. Ma tutto il plesso delledue iscrizioni comunque del massimo in-teresse in tema di contatto linguistico coin-volgente le variet locali, e naturalmenteanche quale documento della presenza nelluogo di una variet latina alla fine del VIsec. a.C., che segnala se non altro la fre-quentazione di parlanti latino nellarea chefu tra i primi obiettivi dellespansione ro-mana. Liscrizione latina presenta una congerie diproblemi ecdotici ed ermeneutici di cui sipu qui offrire solo minimo ragguaglio in-quadrati in particolare dai ripetuti inter-venti di Mancini e Vine121, a cui si deve ilfondamentale aggiustamento della prospet-tiva rispetto alle iniziali ipotesi di Cristofanie De Simone122. Le incertezze fondamental-mente dipendono dallambiguit di alcunigrafi e soprattutto dalla presenza di una la-cuna (accidentale e non dovuta a rotturarituale) proprio nel settore cruciale dellabiforcazione del testo circolare in due li-nee. Il tutto pu essere rappresentato comesegue:

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    tr/dr, e soprattutto per loccorrenza del fe-nomeno in presenza di sillaba iniziale pe-sante, dato che lonomastico va rapportatoa lat. ter / trius (gentilizio ben attestatoin area sabellica117). Almeno per questulti-ma caratteristica, tuttavia, come rimarcaMeiser, adaries si avvicinerebbe ancorauna volta al sudpiceno, che com noto regi-stra s.p. matereh (contestuale a pate-reh in ST Sp AP 2), Dat.sg. del nome della*mter-, mai anaptittico in osco (cfr. maa-tres ST Sa 30), che appunto un caso dianaptissi dopo vocale lunga, pur passibile,invero, di spiegazioni alternative. Tuttoconsiderato, anche il caso di s.p. adaries in definitiva non poco critico; lipotesiestrema che la forma () vadaletta come aradies invece che come ada-ries, cio secondo il valore di tipo diretta-mente greco e non di tipo osco del segno ,le restituirebbe regolarit anche nella pro-spettiva di una anaptissi, e troverebbe ilconforto della presenza in latino del gentili-zio Aradius, raro e tardo ma attestato anchein area a sostrato sabellico118, nonch di = in area aurunca((ST Ps 10); per siscontra con tutte le altre occorrenze di in nucerino ( coll.Fluss 1, ST Ps 4). Da no-tare, per, che lipotesi risulterebbe appli-cabile anche alliscrizione coll.Fluss 2(,), di cui potrebbe rivoluzio-nare la lettura, allestremo anche come r-fes.

    10. Liscrizione presannita darea auruncaahuidies (ST Ps 10) sullesterno della sco-della dimpasto recuperata nel santuariodella dea Marica alla foce del Garigliano,presso Minturnae, si accompagna, comben noto, ad un testo ben pi lungo, graffi-

    117 Ad es. a Pompei (CIL IV 3340,37), o in area sabina (CIL IX 4437, 4912, AE 2002, 68, etc.), o in Umbria (AE2005, 465).118 CIL X 6439 Priuernum; AE 1996, 510 Turrivalignani (PE).119 Cristofani 1996a.120 Mancini 1997, 1999.121 Mancini 1997, 1999, 2004; Vine 1998, 2002. Resoconto della questione in Baldi 2002, pp. 200-202, Hartmann2005, pp. 147-153, Mancini 2008, pp. 251-256.122 Cristofani 1996a; de Simone 1996, cfr. 2006.

  • lacuna. Il digamma come (= [w]) e non a questa cronologia sarebbe piuttostoun dato molto interessante che una difficol-t, ma certamente andrebbe inquadrato en-tro un alveo di latino marginale. La difficol-t sta invece sul piano delletimo per il no-me della via, che in questa prospettiva ri-chiede evidentemente la ricostruzione diuna protoforma a grado forte difficile daammettere sulla base delle forme sabelli-che: la formazione, intesa tanto come*woh-yeh2 dalla radice PIE *weh- viag-giare (su ruote), quanto come *woyH-eh2dalla radice PIE *wiH- andare diritti, sa-rebbe s giustificabile in rapporto a lat.cl.uia, perch il dittongo *oy interno (secon-dariamente insorto nellipotesi *woh-yeh2) in latino nella posizione dopo /w/confluirebbe con *ey (donde > > anteuocalem); ma in osco e in sudpiceno sareb-be stato conservato, e mutato in / / in um-bro, mentre le occorrenze mostrano o. v,vam, s.p. viam, u. vea, via, uia (e lat.dial. ueha), in tutti i casi con scritture com-patibili con la rappresentazione di una for-ma continuante invece PIE *wiH-eh2, in unetimo confortato da comparanda indiani125.Il punto di maggior forza dellinterpretazio-ne come esom kom meois sokiois tribos Au-deom duo[m] sta nel fatto che individuanelliscrizione allinterno del vaso lo stessogentilizio graffito allesterno, nella formalatina versus presannita. Il che farebbe diquesto documento una quasi-bilingue, eaprirebbe la strada a tutta una analisi cheavrebbe numerosi spunti di interesse inter-linguistico e sociolinguistico. Audeom, in-nanzitutto, presenterebbe la sincope a fron-te della conservazione di nella versionepresannita, che si confermerebbe piuttostocome legata al conservatorismo di normegrafiche ( 5); inoltre presenterebbe ancheil fenomeno *yo > eo, che un particolaredialettismo che percorre, tra variet sabelli-che e latine marginali, tutti gli ambiti traambienti umbro meridionale, falisco, sabi-no e prenestino, e che sarebbe documentato

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    Linizio delliscrizione individuato non apartire da , ma tra med ed esomper evidenze di natura testuale, sulla basedel riconoscimento di pari med come se-quenza di verbo e pronome med Acc.sg.,che scollega sintatticamente questo bloccoda esom e permette invece di riunirlo connei, ultima forma della riga sovrastante,nella prospettiva di una espressione di di-vieto. Su questo c ora generale consenso,malgrado la soluzione di un testo originanteda sarebbe pi soddisfacentesul piano puramente scrittorio per il troppoperfetto raccordo della porzione di scritturaritenuta redatta per ultima, cio parimed,con linizio delliscrizione (e malgrado lostesso parimed potrebbe ricevere una in-terpretazione alternativa come Abl. avver-biale di una forma variante di superlativo).Al di l di questo problema, la sequenzaesom kom meois sokiois non pone incogni-te e vale sto con i miei compagni (e peral-tro restituisce lunico esempio di Abl.pl. in in tutto il latino arcaico). La crux in-terpretativa si incentra sulla porzione di te-sto successiva, che Mancini (modificandoparzialmente la propria precedente erme-neusi, infine) legge Triuoia(s) udeomduo[nom] ed intende sono assieme ai mieicompagni, la coppa bella di Trivia123, men-tre Vine legge tribos Audeom duo[m] ed in-tende sono assieme ai miei tre compagni,dei due Audii, con tribos Abl.pl. del nume-rale 3 (< *tribhos, lat.cl. tribus) accordato asokiois, ed Audeom duo[m] Gen.pl. rispet-tivamente di gentilizio e del numerale 2124.C accordo generale, invece, sulla chiosanei pari med come non impossessarti dime.Entrambe tali soluzioni presentano punti diforza e criticit. Laspetto pi attrattivodellipotesi di Triuoia consiste nellindivi-duazione in tale forma dellepiclesi divinaTriuia del trivio, noto per Diana che cul-tualmente contigua e assimilata a Marca;inoltre ha dalla sua la possibilit di restitui-re il giusto numero di lettere richiesto dalla

    123 Mancini 2004, 2008, pp. 251-256.124 Vine 1998, 2002.125 Cfr. Vine 1998. Cfr. WOU 860 per le attestazioni sabelliche di via. Lat. ueha in Varr. r.r. 1, 2, 14: rustici etiamnunc quoque viam veham appellant propter vecturas, e CIL I2 5905 Iguuium.

  • duo[m] nei: questa lettura nel caso devecolmare una sequenza come Audeomduo[m ]nei o Audeom duo[m ] nei. Rile-va anche la presenza di un segnetto vertica-le dopo , per il quale pensa ad unafunzione di segno divisorio, che potrebbeconfermare la ripartenza delliscrizione inquel settore, dove sarebbe stata rimarcatacon un diacritico per avvertire della separa-zione delle due righe riuscite parzialmentesovrascritte. Ma quel segnetto sarebbecompatibile anche con il tratto verticale diun grafo, adattandosi in particolare tanto a che a : si confronti nella Fig.1. co-me la di poco precedente presenti lastessa maggiore profondit di tratto nellaparte pi bassa. Dalla stessa immagine, al-lora, si pu scorgere anche quello che pareun segno diagonale che termina in frattura,che se fosse, come pare inevitabile, il trattodello stesso grafo, orienterebbe decisamen-te per .Unosservazione che si pu apportare alladiscussione inerisce il sintagma pari med,che mostra notevole simmetria con il verbos-parre, il cui significato sarebbe essostesso contestualmente molto adeguato. Il

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    ora anche in questo testo latino da Mintur-nae alla stessa quota di fine VI sec. a.C. incui ricorre nel latino di Tivoli, manifestan-do un ulteriore motivo di collegamento conlarea sabellica centrale126. Per la stessa for-ma tribos , Vine postula cautamente una in verit per nulla necessaria, perchuna forma trifos sarebbe accettabilissimaed anzi significativa in tema di interferenzae tratti dialettali di questo latino attestatoa Minturno, quale resa o grafia di tipo sa-bellico per il suono continuante *bh delladesinenza *-bhos. Invece, tra gli aspetti dicriticit vi proprio la lettura forzata di nella stessa sequenza, che molto rettilineaanche come a serpentina dovuta ma-gari ad aggiunta successiva tra due grafi girealizzati per riparare ad una erronea omis-sione nella scrittura. Inoltre in questa pro-spettiva rimane il problema di dover colma-re la lacuna con ulteriori due lettere.Sul testo intervenuto anche Daniele Ma-ras127, che rileva in primo luogo la presenzadi frustuli di grafi a ridosso del margine del-la rottura, che appunto il dato che escludelipotesi della rottura rituale, ed anche chesi possa avere semplicemente Audeom

    126 pro fileod CIL I2 2658 Tibur, filea 52, 60, Oueus 234 Praeneste, Feronea 1834 Trebula Mutuesca, [Fer]oneae2869c Capena, Feronea 2868, 2869a-b, Feroneae AE 1985, 378a Lucus Feroniae, Amerea LSU 82 Cascia, Tibur,Varea ST Um 38. Cfr. Calderini in stampa (a-b).127 Maras 2005.

    Fig. 1

  • plicato, e nei pari med significare non se-pararmi. Un ulteriore possibilit che pa-ri abbia gi di per s componenti di signi-ficato contigue alla nozione di separare,come suggerito dalla probabile parentelacol termine lat. pars -tis parte, e dallacce-zione di partorire (partum, parentes; for-se anche in fal.arc. pepara[i] AF 1), se nonsi relaziona a procurare nel senso di pro-curer un enfant au mari (DLL 483). Separi contenesse autonomamente un se-mema vicino a separare, per nei pari medsarebbe ammessa una soluzione come med= da me (Abl.) senza vincoli di coreferen-za, con un valore della proposizione di nonseparar(li) da me; oppure ancora la solu-zione pi lineare di una costruzione conlAcc. dal valore di non separarmi (da lo-ro), piuttosto prescindente dalla questionedel s(d)- separativo. In ogni caso, un talevalore della proposizione inciderebbe sul-lermeneusi complessiva adattandosi soload un testo come: sono insieme ai miei trecompagni (vasetti), dei due Audi [] nonsepararmi (da loro) / non separar(li) dame; e la perfetta congruenza con lesplicita-zione del numero dei vasi nel testo costitui-sce lelemento di maggior conforto a tuttalipotesi. Lo scenario sarebbe quello del do-no votivo di una serie di quattro vasetti,operato da due fratelli o sim., ed il divietosottenderebbe una qualche particolare di-sposizione e/o collocazione dei vasetti a finirituali128.

    11. Non superfluo rivolgere lo sguardo pia nord, allarea storicamente volsca, soprat-tutto in considerazione delle incertezze re-lative alleffettiva cronologia e alle modalitdelloccupazione da parte dei Volsci, verosi-milmente fuoriusciti dallUmbria meridio-nale a seguito dellespansione etrusca versoest, stanti le affinit del volsco storico conlumbro, e letnico che pare relazionarli aVolsini129. Lidea di una possibile continui-t tra ambiente aurunco e pre-volsco nonderiva tanto dalla particolare condizione

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    differente tema del verbo sarebbe giustifi-cabile, perch parre uno dei verbi in -resviluppati in composizione da verbi in -re(sternere:costernre, capere:occupre,pellere:compellre, etc.), originato dunqueda parere, che difatti non ha composti; ilsimplex parre decomposizionale, comead es. dcere:dcre:ddicre (e certamen-te come fodre:fodere, laure:lauere).Quindi il verbo atteso in unipotetica co-struzione sintagmatica precomposizionalesarebbe appunto parere. Il s- di sparre il c.d. s(d)- separativo, la preposizioneche realizza composti con valore separati-vo (sdcere, scernere, spnere, scde-re, sditi -nis), e privativo, col valore disenza (scrus, sdol CIL I2 200,40). una delle forme con tali valori tratte dal te-ma del riflessivo nelle lingue indoeuropee,che in latino, per, quale specifica forma(cos come il connettivo sd ma), potrebbederivare dallablativo del pronome, in ac-cordo con il fatto che una funzione origina-ria di localizzazione di una figura rispettoallo sfondo di tipo abessivo risulterebberavvisabile in pi casi (ad es. sdc porta-re (qualcosa) in modo che stia a s, separa-re da s, donde avocare a s). La questio-ne, allora, se nella genesi del s(d)- sepa-rativo il valore sia dipeso solo da proprietsemantiche intrinseche del riflessivo, o sepossa aver contribuito la supposta sintassidellablativo, in combinazione con la deissipersonale (cfr. it. a s, da s). La secondapossibilit ammette che, nellipotetica co-struzione sintagmatica precedente/soggia-cente, il pronome personale possa esserestato esposto a variazione nella dimensionedella persona; senza restrizioni in condizio-ne di coreferenza di pronome e soggetto (it.sto da me), e potenzialmente nei casi di co-referenza del pronome ed un oggetto costi-tuito da me o te. Se lorigine del s(d)-separativo riposasse in qualche misura en-tro le risorse sintattiche, allora parere +md (Abl.) potrebbe valere mettere (me) ame stante, con loggetto omesso perch im-

    128 Sui composti in -re dei verbi della 3a coniugazione cfr. Leumann 1963, p. 317. Sul s(d)- separativo cfr. larecente disamina di Mazzoli 2006 (pur da prospettiva letteraria). Sul riflessivo IE cfr. in generale Petit 1999, Me-yer 1997, Puddu 2005. Per fal.arc. pepara[i] = ho partorito cfr. Giacomelli 1963, pp. 42-43.129 Rix 2009, p. 262. Cfr. Meiser 2009 per lespansione etrusca verso est che possibile rilevare sulla base delladistribuzione quantitativa e cronologica degli onomastici dorigine sabellica in etrusco.

  • re vocalico, distinto da perch compre-sente, e dunque ; pertanto ik fu lalettura interpretativa. La restante parte del-liscrizione una sequenza di lettere inter-vallate da segni a molteplici punti sovrap-posti, in un caso a 3 punti (), in due casi a 4punti (), e in un altro caso a 5 punti (); lapresenza della puntiforme, che in sud-piceno risponde ad una logica di riduzionea punto dei segni con tracciato rotondo checoinvolge anche la notazione di come quale risultato della riduzione a due puntisovrapposti del segno ad 8, sugger che, nel-la cornice di tale rappresentazione di mar-che di puntuazione sovrabbondante per fre-quenza, tipo e quantit di punti, il segno atre punti non avesse funzione interpuntiva,ma fosse la variante locale ipercaratterizza-ta del grafo per , consentita dalla realiz-zazione non confliggente del segno inter-puntivo con un numero ancora maggiore dipunti. Sulla base di questa agnizione alfabetica,messa in discussione finora solo da Maggia-ni132, ikkoeiei fu perci interpreta-to e segmentato come ik: ko: efiei:.Lasse portante di tale interpretazione fuaccolto da Rix133, che, modificando in parti-colare come anzich il valore daattribuire al segno a finestrella, propose lalettura ikh: ko: efies e linterpretazio-ne ad lcum Aedi tanto fortunata quan-to non troppo opportuna in considerazionedella natura e della provenienza dellogget-to giustificando la sequenza ikh kocome resa di p.it. *lowk d + *kom, Abl.sg. +posposizione, con palatalizzazione di *l ini-ziale alternativa alla velarizzazione, comeattestato in sudpiceno nel caso di s.p. iepe-ten in lapide accanto alle forme con pinormale velarizzazione quali vepetenetc.134. In seguito, cogliendo quello che undato importante, ovvero che i due digammahanno un aspetto diverso tra loro, la Roccarivede il primo dei due come una lacu-nosa dellasta inferiore, ristabilisce =

    245

    che caratterizza lethnos Ausone, che appa-re quasi come una sorta di sovra-etnico ched, peraltro, limpressione di una realt so-stanzialmente omogenea tra centro e meri-dione con fulcro irradiante tra Lazio e Cam-pania130. Invece, si ricava da dati pi tangi-bili di livello aurunco ed ugualmente resti-tuiti dallinsieme delle fonti indirette, che,tra filone storiografico e documentazionetoponomastica, costituiscono laltro canaleper laccesso alla dimensione etnolinguisti-ca; e restituiscono specificamente una nontrascurabile isoglossa toponomastica tra icasi di Suessa Pmtia e Suessa Aurunca. Tuttavia, lunico documento epigrafico ar-caico a disposizione per larea volsca, datatoalla met del V sec. a.C. e perci propriodellepoca in cui va verosimilmente colloca-to larrivo dei Volsci, sembra guardare anord, allambiente sabino ma anche sudpi-ceno; eppure non manca di offrire interes-santi spunti in tema di contatti tra gli ethnesabellici, ed anzi ricopre un ruolo determi-nante, ancorch da chiarire in tutti gliaspetti, nella prospettiva della possibile ge-nerale continuit tra lambiente sabellicocentro-settentrionale e le emergenze pre-sannite.Si tratta della nota ascetta miniaturisticaplumbea proveniente da una necropoli ar-caica di Satricum, che reca una breve iscri-zione di fondamentale rilievo in tema di cir-colazione degli alfabeti, perch presentauna scrittura che si ricollega al tempo stessoalla tradizione sabina e a quella sudpicena,come in particolare mostrano da un lato ilsegno a finestrella per ( secondoRix), dallaltro la fattura puntiforme della. Il testo, assai oscuro, stato via via oggettodi riesami e ripensamenti, tutti fondatisullanalisi princeps dovuta a Colonna131. Lalettura come della sequenza inizia-le port allipotesi, in s soddisfacente, che,data la posizione fonotattica dei due digam-ma, tale segno fosse qui utilizzato con valo-130 Cfr. ad es. Pagliara 2000.131 Colonna 1984, pp. 104-106132 Maggiani 1999.133 Rix 1992, pp. 38-39.134 S.p. iepeten ST Sp CH 1 versus vepet MC 1, uepetn MC 2, uv[e]pet [n] AP 1, vepeten TE 2, uepet[n RI1; per la velarizzazione in sudpiceno di *l iniziale come in umbro cfr. da ultimo Rix 2009, p. 260. Linadeguatezzadellintepretazione secondo lcus ben rilevata da Rocca 1995.

  • 246 Fig. 2

  • Il progresso che da ci consegue conside-revole e si dispiega su molteplici livelli. In-nanzitutto, sul piano alfabetico, risulta cosattestata, in questa scrittura di matrice sa-bino-sudpicena ma dambito laziale quan-tomeno contiguo alle variet presannite, lapresenza di entrambi i segni per le vocaliintermedie della tradizione paleoitalica,compresa la diacriticata che di l a po-co comparir nellidentica forma nelle iscri-zioni preannitiche/paleoosche, ed ancheetrusco-campane. Si delinea cio un precisotrait dunion tra le tradizioni sabine e quellecampane, che sposta peraltro sulla fascia la-ziale lasse del contatto, che sulla base dellacondivisione del digamma diacriticato trasudpiceno e nucerino, sembrava inveceaver percorso itinerari pi interni. Non sarun caso, oltretutto, che una diacritica-ta dovrebbe trovarsi anche nel contiguoambiente ernico, nelliscrizione paleoernicada Anagnia ST He 2: -?-]matas udmom ni hvidas ni kait[sis -?-(F), do-ve la prima del testo presenta un trattoorizzontale, , che non sar pi peregrino,a questo punto, interpretare come un dia-critico per realizzare (dmom); an-che a dimostrazione definitiva, oltretutto,della genesi di questo segno appunto da modificato invece che dal segno a tri-dente etrusco per . Il quadro della distribuzione dei segni per, ed diventa pertanto come ri-portato nella Fig. 3.Il riconoscimento di incide evidente-mente anche sul piano ermeneutico. Dalmomento che la forma ivk, decadono i

    247

    , e legge iek: ko: efiei prospettandola soluzione decisamente pi consona diuna formula onomastica trimembre, peral-tro di tipo umbro135. Sostanzialmente sullascia delluna o dellaltra delle soluzioni giformulate si collocano Triantafillis e Ma-ras136, al quale in realt si deve la revisionedella problematica parte finale gravata daguasti sulla superficie plumbea, e il ripristi-no della lettura del primo digamma, che co-me sarebbe effettivamente molto di-verso dalle due presenti nel testo, perfattura generale, angolo di incidenza, di-stanziamento e lunghezza delle aste.In realt, i due digamma sono diversi, manon, appunto, perch il primo una ,bens perch il secondo non un digamma.Come si pu apprezzare dalla Fig. 2, il trattoalto del grafo pi lungo di come sia statosempre inteso e rappresentato nei vari apo-grafi, ma stato tracciato con una minorepressione sulla superficie e pertanto risultapoco evidente; meglio evidente per sullaparte finale, in corrispondenza della mag-giore pressione esercitata sul punto dellostacco dello stilo. Perci presente, e nonpu trattarsi di un tratto casuale, visto chein lunghezza esso si mostra in questo modouguale a quello di sinistra, rendendo un se-gno dal tracciato perfettamente regolare. Inaltre parole, il grafo non ma , vale a di-re , capovolto come di norma in paleoi-talico ed in sudpiceno in particolare, e conun diacritico non perpendicolare accettabi-le quale variante ed attestato nei graffiti ca-penati del 300 a.C. (2 k. sares.es CIL I2 2496,9 = LSU 11); ed il testo iv-kkoeiei.

    135 Rocca 1995.136 Triantafillis 2008, pp. 41-44; Maras 2009, pp. 431-439 (cfr. LSU 85).

    Fig. 3

  • nx giovenca; si tratta peraltro di una for-mazione sicuramente det indo-europea,gi con il valore di giovane mucca, come ri-velano comparanda in altre lingue (cfr.a.sl.eccl. junica giovane mucca). Tuttaviatale valore ristretto allambito animale prerogativa della sola forma sostantivata alfemminile: il corrispondente aggettivo almaschile continuato in germanico ad es.da ted. jung ed ingl. young, riferibili sia aumani che ad animali, ed in latino iuuencusvale giovane, specialmente di animali manon solo, e sostantivato pu riferirsi sia adanimali che a persone; anche per il femmi-nile, il derivato iuuencula indica senzaltrola fanciulla, e iuuenculascere vale cresce-re, entrare nelladolescenza139. Pertanto, sipu certamente ipotizzare anche per lam-bito sabellico un uso applicato agli esseriumani della forma *yuwenko- al maschile;peraltro, un parallelo italico dato dallusoin ambito umano del termine f lius in lati-no e falisco, che vale lattante, poppante, edil cui corrispondente umbro flio- designa imaialini da latte140. Diviene perci possibi-le ravvisare proprio questa forma nel testodelliscrizione sullascetta, che sembra dun-que contenere una dedica ad un giovane ,al Dat.sg.m. in -; il conforto viene dal fat-to che nella necropoli da cui loggetto pro-viene in pi casi si trovano armi miniaturi-stiche proprio nel corredo funerario di tom-be di bambini141. Se si considera, peraltro, la natura simboli-ca dellascetta quale strumento bellico,lipotesi pare avvalorata anche dalla possi-bilit di una valenza pi tecnica del termi-ne, che potrebbe designare senzaltro gliiuuenes appartenenti ad un qualche tipo disodalizio, vale a dire una Iuuentus paleo-volsca dello stesso tipo della vereia osca.Da questa angolatura, pertanto, il possibilechiarimento di questo testo oscuro sembraanche aprire uno scorcio sullambito delleassociazioni giovanili det arcaica nelmondo italico. Il resto del testo potrebbe chiarirsi come

    248

    presupposti per lattribuzione al digammadi un valore vocalico; ivk va spiegata al-trimenti, secondo un valore pienamenteconsonantico di , e lunico modo am-mettere una scrittura con un qualche tipo diabbreviazione, ben concepibile in uniscri-zione redatta su una superficie cos minuta.In una grafia difettiva, allora, un segno qua-le pu stare per la sequenza , pergrafia economica, od anche per , pergrafia devocalizzata, che quella per cuisingoli grafi rappresentano il nome dellalettera, cio il valore del segno con vocaledappoggio nella pronuncia delle letterenella sequenza dellalfabeto (cfr. it. ABiCi, ola pronuncia di acronimi quali ad es. PD,UDC, etc.). La sequenza che si pu com-plessivamente reintegrare pertanto; ed in considerazione della pre-senza di una occlusiva seguente, avanti allaquale poteva essere opzionale la scritturadelle nasali per lazione del fenomeno dellanasalizzazione vocalica, quello che si puarrivare a restituire una forma dal valoredi [juwe nko ] (od al limite anche con sinco-pe di [e] interna), che sul piano delle reinte-grazioni di livello grafico potrebbe essererappresentata come i(u)v(en)k. Da no-tare che la forma sarebbe scritta in una mo-dalit davvero di pochissimo pi difettiva inparticolare di u. iveka < *iuwenk- gio-venca, che appare ben due volte nelle Tavo-le Iguvine (TI Ib 40, 42), insieme alla formapiena iuenga- nella grafia latina137. Questultima forma peraltro un confrontomolto calzante da prospettiva pi generale.Si tratta dellaggettivo sostantivato *yu-wenko-/- < p.it. *yuwko-/- < PIE*h2yu-h3-ko-/-eh2, derivato dalla forma-zione individualizzante PIE *h2yu-h3-giovane uomo, che il termine continuatoin latino da iuuenis, giovane, aggettivo esostantiv(at)o138. La specifica formazionep.it. *yuwenk- presenta il medesimo si-gnificato specializzato a giovenca anche inlatino, che ha iuuenca giovenca ed altreforme ulteriormente derivate, iuuenx/i-

    137 U. iveka Acc.pl. in TI Ib 40, 42, iuengar Nom.pl. in TI VIIb 2; iuenga Acc.pl. in TI VIIa 51.138 Per letimo cfr. Rix 1981, p. 108, WOU 354.139 Cfr. OLD, s.v.140 WOU 270.141 Gnade 1992, p. 73-74.

  • dellonomastico (troncato? celtico?) elAbl.sg. del poleonimo, da Nocera (p.it.*now-okr-d), come normalmente riporta-to sulle iscrizioni su oggetti del corredo mi-litare (votati in santuari);

    6) tit : vi pi es [-?-] LSU 32apparentemente unico caso di interpunzio-ne nelliscrizione, forse tra Pr. e Pa.

    Come si vede, la situazione mostrata in um-bro appare del tutto parallela a quella sup-posta per i(u)v(en)k ko e iei( ), do-ve, da questa prospettiva, il punto norma-le sarebbe quello quadruplice, e quellimarcati e tra loro differenziati sarebbero ilpunto triplice e quello a 5 punti, rispettiva-mente indicanti il confine tra il bloccoPr.+Pa. e Ge. ed il confine terminale (quinotato come nei casi umbri 1 e 6). Percilumbro potrebbe conservare e continuareuna specifica norma grafica relativa alla no-tazione della formula onomastica dalle ra-dici antiche, di cui proprio lascetta di Satri-cum potrebbe fornire la testimonianza. Questi molteplici collegamenti con lam-biente umbro che si profilano per lascettadi Satricum (struttura della formula ono-mastica, particolarit nella puntuazione), eche si aggiungono a tutta la serie di elemen-ti sabini gi considerata, risultano tanto pisignificativi nella misura in cui pertengonoallambiente che pare funzionare da testa diponte con lambito presannita, che, come si visto, con la realt sabellica settentrionalenellinsieme intrattiene una vasta serie dirapporti privilegiati; il che rimarca la valen-za dellascetta quale documento di fonda-mentale rilievo in tema di relazioni lingui-stiche e culturali tra ethne sabellici. Tutta-via, va osservato che una cos profondaomologia con lambiente specificamenteumbro sembrerebbe piuttosto costituire unfondato argomento per lattribuzione deldocumento al volsco e accreditare lipotesidella provenienza dei Volsci dallarea um-bra meridionale, a contatto con la Sabina.

    249

    formula onomastica abbreviata (seppur ati-pica per lepoca), con i tre elementi separatida segni interpuntivi: vale a dire con kopraenomen abbreviato, e con la sequenzaeiei possibilmente segmentabile in eiei, cio con indicazione di patronimico ine, e del gentilizio in quella che la formapi lunga, seppur verosimilmente tronca-ta (perch, a fronte di , si giu-stifica male come terminazione di Dat.sg., eperch i segni rotondeggianti in quel set-tore delliscrizione non sembrano altro cheimperfezioni sulla superficie plumbea daimputare alla lavorazione stessa del manu-fatto). Va da s che una formula onomasticasiffatta sarebbe di tipo umbro. Ci che sup-porta questa interpretazione e segmenta-zione, che offre se non altro una alternativaallingombrante presenza di una a trepunti, proprio il confronto con luso parti-colare della puntuazione allinterno delleformule onomastiche nella documentazio-ne umbra. In tale ambito, infatti, la puntua-zione inerente ai confini interni della for-mula onomastica si presenta tipicamentediversificata e/o realizzata in modo marca-to rispetto al restante testo142:

    1) la ma tvplei ST Um 27segnati solo uno dei due confini interni, trail Pr(aenomen) ed il blocco Pa(tronimi-co)+Ge(ntilizio), ed il confine terminale;

    2) v(ipi) ia(ntes). kaltini ST Um 26segnato solo uno dei due confini interni, trail blocco Pr.+Pa. ed il Ge.;

    3) t: t. kastruiie: TI Va 3segnato in modo marcato il confine tra ilblocco Pr.+Pa. ed il Ge.;

    4) uhtretie: k. t. kluviier: TI Va 16segnati in modo marcato entrambi i confiniinterni;

    5) ?]reh: nuvkri. ST Um 34 = LSU 58puntuazione sul confine terminale e confinimarcati diversamente tra i due elementi,che sono verosimilmente la parte terminale

    142 Cfr. Calderini, Giannecchini 2006, pp. 232-233.

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