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AUTO AIUTO BAMBINI DIMENTICATI Figli di genitori con un disturbo psichico GIORNATA MONDIALE DELLA SALUTE MENTALE “La normalità è sopravvalutata” 10 ottobre 2009 Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici Poste Italiane Spa - Spedizione in abbo- namento postale - D.L. 353/2003 (Conv: in L. 27/02/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Bolzano Reg. 3.7.1995, n. 17/95, Nr. 3/2009

Auto-Aiuto_03-2009

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Giornale dell'Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici - Bolzano (Italia)

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AUTO AIUTO

BAMBINIDIMENTICATI Figlidigenitoriconundisturbopsichico

GIORNATAMONDIALE DELLASALUTEMENTALE “Lanormalitàèsopravvalutata” 10ottobre2009

Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici

Poste Italiane Spa - Spedizione in abbo-namento postale - D.L. 353/2003 (Conv: in L. 27/02/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Bolzano Reg. 3.7.1995, n. 17/95, Nr. 3/2009

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AUTO AIUTO

IMPRESSUM

Opuscolo informativo quadrime-strale dell‘Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici

Registrato al tribunale di Bolza-no: Nr. 17/95 R.St. del 3.7.1995

Editore:Associazione Parenti ed Amici di Malati PsichiciVia G. Galilei, 4/a39100 BolzanoTel. 0471 260 303 Fax 0471 408 [email protected]

Responsabile:Prof.ssa Carla Leverato

Redazione:Martin Achmüller, Margot Gojer, Lorena Gavillucci, Laura Kob, Carla Leverato Traduzione:Martin Achmüller, Margot Gojer, Carla Leverato, Alessandro Svettini, Carmen Premstaller,

Foto:Archivio, Martin Achmüller, Margot Gojer, Carmen Premstaller

Impostazione e veste grafica:Carmen Premstaller

Stampa:Karo Druck, Frangarto

La redazione ringrazia per la preziosa collaborazione tutti co-loro che hanno contribuito alla pubblicazione di quest‘edizione. Si riserva il diritto di effettuare abbreviazioni ai testi.

Indicepagina 3

pagina 4

pagina 7

pagina 8

pagina 10

pagina 12

pagina 13

pagina 14

pagina 15

pagina 15

pagina 16

Con il sostegno della Provincia Autonoma di Bolzano-Alto Adige Ripartizione alle Politiche Sociali

Con il sostegnodella Città di Bolzano

La povertà

Passoe ricordo i rigogliosi campi ove fui immensamente feliceperché ero sola

non vedevo alcun muro né alcuna prigionema una terra da lavorareQuesta terra fu il mio pensiero

un giorno guardando attraverso il silenziovidi una strana messeavevo seminato un campo senza paroleed ero diventato un grande poeta

m’interpretarono tutti capirono il mio silenzioe nacque una fede stranache aveva nome Dio

a un certo puntodiventammo tutti ricchitalmente ricchifino a rimanere soli

Alda Merini si è spenta il 1 novembre 2009.

Era una delle maggiori poetesse del XX secolo,

più volte segnalata per il premio Nobel della letteratura.

L‘artista, che soffriva lei stessa di problemi psichici,

aveva composto la poesia qui accanto appositamente

per il Concerto di Beneficenza „Parole e musica per il recovery“

orgnizzato dalla nostra Associazione nell‘anno 2008.

Alda Merini continuerà a vivere nel ricordo di chi la ha

conosciuta ed apprezzata.

Editoriale

I figli di malati psichici

Due donne, due sofferenze

Figli di malati psichici raccontano...

Iniziative di sostegno per figli di genitori con disturbi psichici

Esperienze dalla comunità socioterapeutica „Villa Winter“

L’angolo dell’ascolto Lapauradelsilenzio

Parliamone insieme... Parlareaibambinidimalatipsichicidi depressioneodipsicosichesensopuòavere?

The forgotten Children I figli dimenticati

Giornata Mondiale della Salute Mentale

Mostra interregionale a Fortezza Landesausstellung in Franzensfeste

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Cari lettori!Carla Leverato

EDITORIALE

Q uest‘estate una mia amica caris-sima mi ha raccontato la storia

di una sua parente sofferente di un grave disturbo mentale che improv-visamente, dopo anni di cure efficaci che le garantivano una buona quali-tà di vita, aveva smesso di assumere i farmaci necessari, piombando in una grave crisi, della quale lei stessa non era minimamente consapevole. Ne erano purtroppo consapevoli inve-ce i familiari precipitati senza alcun preavviso nello sgomento, nel senso di impotenza e nella grande sofferen-za molto vicina alla disperazione per la situazione che si era creata.

Indubbiamente i più sgomenti era-no i figli. Che cosa si poteva fare per loro, anello più fragile della catena?

La domanda continuava a risuo-narmi nella mente. Poi è arrivato in Associazione l‘opuscolo dell‘Asso-ciazione austriaca ”HPE“ (Aiuto per familiari di malati psichici) dedica-to proprio ai figli delle persone con disturbi mentali, nel quale con un linguaggio semplice adatto proprio ai bambini, partendo dal loro vis-suto emozionale si danno informa-zioni sui principali disturbi mentali e soprattutto indicazioni sugli aiuti esistenti.

Così ha preso forma nel comitato di redazione l‘idea di dedicare questa edizione della nostra rivista al tema: “Figli di malati psichici” o esprimendo-ci più correttamente, “Figli di genitori che soffrono di un disturbo mentale”.

L‘immediata nostra preoccupazione è stata: non contribuiremo a colpevo-lizzare i malati stessi, che del resto già stanno soffrendo abbastanza?

Ed anche: troveremo persone dispo-ste a raccontare la loro storia? Riusci-remo ad avere in tempo utile informa-zioni dalle varie strutture su quanto si sta realizzando in favore delle fami-glie? Sapremo presentare l‘argomen-to in modo utile e costruttivo?

Ci abbiamo provato: a voi tutti va-lutare i risultati, per i quali ringrazia-mo di cuore chi ci ha regalato la sua commovente testimonianza, chi ci ha fornito utili informazioni.

Grazie a Tanja, Christian e Markus per la bellissima immagine che ci hanno

dato del loro papà, che è si malato, ma non è diverso dagli altri papà, e certa-mente non lo è nell‘affetto profondo che essi hanno per lui.

Grazie alla signora che è riuscita a su-perare sia il pudore che la sofferenza che le suscitavano il ricordare la storia sua e di sua madre, una storia di soffe-renza reciproca non ancora superata. Forse, se come possiamo leggere nel-la rubrica “Parliamone insieme...” en-trambe le persone fossero state capa-ci di esprimere il loro disagio ed i loro desideri si sarebbe potuto ricostruire una relazione soddisfacente. Ma già si sa quanto sia difficile comunicare e quanto manchi ancora ad una cultura dell‘ascolto di sé e dell‘altro.

E grazie anche a coloro che (molto pochi per la verità) hanno risposto alla nostra richiesta di informazioni su quali iniziative le strutture pubbliche e private stanno realizzando in favore dei bambini, dei giovani e delle loro famiglie che si trovano in situazione di disagio, soprattutto di disagio psi-chico. Ci hanno aiutato ad indicare una strada percorribile (e quanto mai indispensabile!)

E grazie infine a tutti coloro che an-che quest‘anno hanno collaborato per una buona riuscita della rivista in-viando articoli, informazioni, suggeri-menti, apprezzamenti.

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Disturbo compulsivo.“Negli ultimi tempi la mamma è molto cambiata. Non fa altro che pulire la casa, tre volte al giorno da cima a fondo e dice che la col-pa è nostra che portiamo in casa sporcizia, batteri e virus. Dobbia-mo spogliarci prima di entrare in casa e fare la doccia tre volte al giorno, altrimenti diventa una furia. Non posso più portare a casa i miei amici perché finché ci sono sembra andare tutto bene, ma quando se ne vanno succedono tragedie. Mi viene sempre da piangere.” (Florian, 13 anni)

Chi soffre di sindrome compulsiva, in questo caso di mania di pulizia, si sente costretto sempre e continuamente, a tenere tutto pulito. Sente che è un comportamento faticoso ed esagerato, ma la paura che succeda qualcosa di grave è maggiore. Si rilassa per breve tempo solo quando ha la sensazione di aver fatto tutto il possibile per tenere lontane le orribili malattie causate dallo sporco. Ci sono anche delle altre manie, come quella di controllare continuamente il fornello o che le porte siano chiuse, o l‘impulso di toccare continuamente certe cose, o di non toccarle o di metterle in un certo ordine, o di ripetere senza sosta certe parole o frasi o melodie.

L‘Associazione austriaca “HPE” (Aiuto per familiari di malati psichici), ha pubblicato recentemente un in-teressante opuscolo dedicato ai figli, che vivono con un genitore sofferen-te di un disturbo psichico.

Con un linguaggio semplice e chia-ro il libretto si rivolge soprattutto agli adolescenti per cercare, con molta partecipazione, di renderli consape-voli della loro situazione e dei loro sentimenti e riuscendo molto bene a dare le più importanti informazio-ni sulle principali malattie psichiche,

indicando anche la strada per non essere sopraffatti dalla difficile situa-zione in cui sono costretti a vivere.

Si trovano nell‘opuscolo parole rassi-curanti e di speranza insieme all‘invito a cercare e chiedere aiuto e a non con-siderarsi in nessun modo responsabili di quanto succede.

Viene qui presentato un riassun-to dei contenuti più importanti del libricino, che per ora esiste soltanto in lingua tedesca, dove si cerca di dare una risposta alle domande, per la maggior parte inespresse, ed un chia-

rimento ai sentimenti ed ai pensieri di solito confusi e repressi, con i quali si confronta continuamente un adole-scente che vive con un genitore con disturbi psichici.

I figli di malati psichiciRiassunto di Carla Leverato

Disturbo bipolare.“Mio papà è molto cambiato negli ultimi tempi. Non smette mai di parlare, non è mai stanco e lavora anche in casa quasi tutta la notte, ci fa continua-mente regali, si è comprato perfino una lussuosa macchina nuova, anche se la mamma lo aveva pregato di stare attento con le spese perché di soldi non ce ne erano più. Poi, dopo un periodo relativamente normale c‘è stato un nuovo cambiamento: non parla, non ride, mangia pochissimo, ha paura di tutto, passa la maggior parte del tempo a letto, dice che non vale più la pena di vivere, non si lava nemmeno più. La mamma è riuscita a portarlo dal medico, ma lui si rifiuta di prendere qualsiasi medicina, perché ha paura degli effetti secondari”. (Sara,16 anni)

Il disturbo bipolare o sindrome maniaco depressiva si caratterizza appunto dall‘alternarsi di eccessiva eccitazione, durante la quale il malato ha un‘enor-me energia e si sente grande e in grado di dominare il mondo.Nella fase seguente, quella depressiva, sente invece di non valere niente e di non avere più le forze e la voglia di fare alcunchè, qualche volta nemmeno di lavarsi, fare la spesa o mangiare. Prova paura, senso di impotenza e sensi di colpa.

QUALI SONO LE PIù DIFFUSE MALATTIE MENTALI?

Certamente non è possibile de-scrivere in poche righe malattie così complicate come ad esempio la schi-zofrenia, anche perché le sue mani-festazioni sono diverse da persona a persona, ed anche perché ogni fami-glia è diversa dall‘altra.

Però alcune informazioni sulle più diffuse malattie mentali si possono dare, per capirne di più, per averne meno paura, per uscire dai sensi di colpa.

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AUTO AIUTO

A nche se alla malattia di un geni-tore ognuno reagisce in modo

diverso, ci sono tuttavia sentimenti e atteggiamenti nei quali ogni ragazzo si può riconoscere:

Soffri perché il tuo genitore non è più quello di prima e tu non puoi più avere con loro il comporta-mento che hanno invece i tuoi amici.Ti mancano le sue attenzioni e non ti senti più protetto.Provi grandi sensi di colpa perché pensi di aver causato tu stesso la malattia col tuo comportamento.Hai paura e ti senti confuso per-ché non riconosci più il modo di agire del tuo genitore.Ti vergogni per come agisce e del suo comportamento.Non riesci a parlarne con nessu-no perché te lo hanno proibito, perché ti vergogni e perché nei riguardi della malattia psichica l‘atteggiamento delle persone che conosci è negativo e perciò ti

senti solo e abbandonato.Senti di aver bisogno del tuo ge-nitore, del suo amore e della sua attenzione, ma ti accorgi che non solo non ne è più capace, ma che invece ti trasmette sentimenti ne-gativi quali paura e aggressione. Siccome non te ne puoi sempli-cemente andare, sei costretto a sopportare.Le faccende di casa adesso tocca-no a te. Spesso ti trovi a consolare o tranquillizzare il tuo genitore. In pratica piano piano avviene uno scambio di ruoli. Incominci a sentirti responsabile per il tuo papà o la tua mamma.I tuoi genitori litigano più di pri-ma e tu non sai da che parte sta-re. Come nel caso di separazione, solo che adesso invece uno dei due è ammalato.

CHE COSA è UNA MALATTIA PSICHICA?

Una malattia psichica non ha mani-

festazioni fisiche visibili, non si può riferire ad un determinato organo.

Un malato psichico ha un comporta-mento diverso dagli altri, perché pen-sa, sente e agisce diversamente dagli altri, ed è questo che ci meraviglia, ci spaventa, ci preoccupa, ci fa arrabbia-re.

I suoi sentimenti e sensazioni estre-mi, i suoi pensieri bizzarri lo possono portare a non avere più la nozione del tempo, a non curare più né la sua persona né la casa, a rifiutare ogni contatto sociale, a non andare più a lavorare.

Qualcuno di essi si accorge che c‘è in lui qualcosa che non va e ne soffre. Altri invece non ne sono consapevoli e perciò non credono di essere am-malati.

PERCHé IL MIO PAPà, LA MIA MAM-MA SI SONO AMMALATI E DI CHI è LA COLPA?

Non pensare assolutamente che la colpa sia tua se si sono ammalati.

Schizofrenia.“La mia mamma si comporta proprio “come una matta”: ha paura che tutti ci perseguitino e ci spiino, ci fa chiude-re le finestre e le tende perché nessuno ci possa vedere, di notte non dorme perché sente voci minacciose uscire dalla parete, guarda perfino noi con sospetto...Mi fa paura, perché vede, sente e pensa cose che io non vedo, non sento e non penso. Mi ha proibito di parlarne perché altrimenti sarebbe pericoloso. In cucina devo fare tutto io perché lei riesce soltanto a fare confusione.Io non so più che cosa fare.” (Michael, 14 anni)

La schizofrenia ha diverse manifestazioni. In quella della mamma di Michael, che soffre di allucinazioni sono di-sturbate il pensiero, la percezione e il parlare. Quelle che a noi sembrano fantasie per lei sono realtà.Sente voci e vede cose che non ci sono. Anche i sentimenti e l‘umore sono disturbati. Qualche volta le manca la forza per fare qualsiasi cosa, non prova interesse per nessuna attività.

Disturbi di personalità.“Mio papà mi fa paura. Si arrabbia terribilmente per cose da niente, urla e scaraventa in giro tutto quello che capita. Con la mamma, da cui è da anni separato, ha crisi di gelosia e la insulta. Ci ha anche picchiate. Il giorno dopo è tutto gentile e ci porta anche regali. Non abbiamo più amicizie.Vorrebbe tornare a vivere con noi. Lo ha detto a me e alla mamma con un‘aria così spaventata e persa che per la prima volta mi ha fatto pena.” (Tina, 17 anni)

Chi soffre di disturbi di personalità non è capace di instaurare rapporti stabili con le persone, soprattutto perché ha una scarsissima autostima. Inoltre manca del tutto di consapevolezza di sé: può passare senza rendersene conto dal disprezzo degli altri alla paura di essere solo e abbandonato. Può essere molto gen-tile e subito dopo violento. Non sopporta le critiche e le opinioni altrui e giudica gli altri o totalmente buoni o completamente stupidi.

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AUTO AIUTO

Oltretutto non ne saresti stato proprio capace. In teoria potrebbe capitare a tutti di ammalarsi. Fino ad oggi non sono ancora state date spiegazioni chiare sul perché ci si ammala. Pare che le cause siano più di una.

Alcune persone sono estremamente sensibili e quindi più vulnerabili.

Altre hanno sofferto molto durante la loro infanzia per avvenimenti che non hanno rielaborato.

Altri ancora hanno avuto esperienze di violenza o lutti.

Ci sono poi persone che fanno troppe cose in una volta e si sentono sempre più stressate.

Tutti questi aspetti possono (ma non devono necessariamente) far crolla-re l‘equilibrio interno e rendere per breve o lungo tempo ammalati.

SI PUò FARE QUALCHE COSA PER COMBATTERE LA MALATTIA?

Certamente. Ci sono diverse possibi-lità di cura.

Ci sono diverse medicine che lo psichiatra può prescrivere e che fanno star meglio il paziente e stabilizzano il suo comportamen-to. Le medicine hanno purtrop-po anche effetti secondari che

possono disturbare molto, come tremare, o ingrassare. Tuo padre o tua madre possono anche andare regolarmente da uno psicoterapeuta, che tramite il colloquio può aiutarli a sentirsi più forti per affrontare meglio la vita con le sue esigenze.Ci sono poi i gruppi di auto aiu-to, dove persone con la stessa malattia si incontrano e possono parlare dei loro problemi e sentir-si meno soli.Se il tuo genitore si sente tanto male può essere ricoverato per un po‘ di tempo nel reparto psi-chiatrico dell‘ospedale, dove rice-verà tutte le cure per riprendersi e stare meglio.

IL MIO PAPA, LA MIA MAMMA POTRANNO GUARIRE?

Qualcuno si ammala una sola vol-ta nella vita, qualcuno più volte, altri sono ammalati per molto tempo. Ma sempre ci può essere un certo miglio-ramento. Molto dipende da alcuni fat-tori, quali l‘età, da quanto tempo uno è ammalato e quanto grave è la ma-lattia, quali terapie ci sono e se l‘am-malato collabora o no.

MI AMMALERò ANCH‘IO?

Tutti noi ci possiamo ammalare. Pare però che ai figli di malati psichici suc-ceda più spesso, anche se non della malattia dei genitori, come la schizo-frenia o il disturbo bipolare.

Una spiegazione può essere che i figli sono altrettanto ipersensibili come i propri genitori e che perciò sono più facilmente aggredibili dallo stress. Oppure che essi hanno trop-po sofferto per le conseguenze della malattia dei genitori.

Però la maggior parte dei figli non si ammala e molto si può fare per preve-nire la malattia e renderli più forti.

CHE COSA POSSO FARE PER STARE MEGLIO?

Per il tuo genitore fai già tantissi-mo. Che cosa puoi fare tu invece per essere aiutato?

Parlane. E‘ importante avere qual-cuno di cui ti fidi con cui parlare. Ti farà bene.Non fare troppo. Non puoi voler fare tutto quello che il tuo geni-tore non può più fare. Ci sono an-che altri aiuti, ad esempio i servizi sociali.Prenditi il tempo per le cose che ti piacciono, non rinunciare a tutto. E‘ proprio nei periodi difficili che si ha più bisogno di distrazioni.Ascolta anche i tuoi sentimenti, ed esprimili. Quando succede qualcosa che ti fa male, che non capisci, qualcosa che ti è troppo, prova a dirlo. Se anche questo non cambia la situazione, vai via, nella tua stanza o fuori. Non dimenticare i tuoi bisogni.Cerca aiuto e sostegno insieme agli altri membri della famiglia, o almeno per te. Nessuno può sostenere da solo tutte le difficol-tà che presentano la malattia psi-chica e le sue conseguenze.

E ricorda che non è successo solo a te di avere un genitore malato psichico. Ce ne sono tanti altri.

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U na cosa è certa: la malattia men-tale porta con sé sofferenza, e

non solo per chi ne è colpito.Questa è appunto la storia della sof-

ferenza, anzi di due sofferenze, diver-se nei modi ma probabilmente non nell‘intensità.

LA MADRE

S offre di depressione da sempre, non si è curata mai. Le succede

spesso di cadere in preda all‘ansia. Si sente vittima e cerca in questo una conferma da parte degli altri. La sua comunicazione è a una via: mi dove-te ascoltare e aiutare perché io sono infelice, ma eroicamente coraggiosa per tutto quello che ho sempre sop-portato e tuttora sopporto. E‘ comun-que convinta che nessuno la ascolti, che nessuno sia in grado di capirla, che non ci sia un rimedio per la sua sofferenza.

LA FIGLIA

D elicata e sensibile di natura è cre-sciuta senza punti di riferimento,

senza sicurezza.Nel rapporto con la madre c‘è sta-

to da subito un capovolgimento dei ruoli. “Tu mi devi proteggere” è stato il messaggio chiaramente e ripetuta-mente espresso alla figlia.

Invece della protezione di cui lei stessa aveva bisogno le è stata impo-sta l‘angoscia di essere incapace, la paura di non essere accettata. Il suo vissuto?

“Mi sentivo minacciata e avevo paura, tanta paura. Come poteva reagire in al-tro modo una bambina alla quale veni-va negato il diritto di avere protezione, sicurezza, amore?

Col tempo non è cambiato molto, se non i sensi di colpa che sono diventati sempre più giganteschi. Mia era la colpa se la mamma stava male, mia la colpa perché non ero capace di aiutarla, mia la colpa perché non ero forte abbastan-za, mia la colpa perché ero nata.

Adesso che sono grande (!) mi sento in colpa perché non ho abbastanza tem-po per tutti (e in fondo in fondo alla lista c‘è anche la mia famiglia!), perché non ce la faccio più, perché reagisco con aggressività verbale quando sono do-minata dalla stanchezza morale e fisica e non controllo la rabbia per il compor-tamento illogico e iperprotettivo della mia mamma nei riguardi degli altri componenti della famiglia che avreb-bero invece anche loro bisogno di cre-scere nell‘autostima. Tutto ciò aumenta continuamente, perché il messaggio della mia mamma è sempre lo stesso:

Due donne, due sofferenzeCarla Leverato

tu sei sbagliata, anche quando hai cura di me o degli altri, perché comunque lo fai nel modo sbagliato. Solo io che sono TUA MAMMA sono nel giusto.

Intanto il buco nero pronto ad inghiot-tirmi è sempre lì davanti a me...”

In questa situazione ed in altre simili, può esserci una soluzione soprattutto per uscire dai nefasti sensi di colpa, prima che sia troppo tardi, prima cioè che ciascuno sia invischiato nel ruolo che si è assunto, o che si è dovuto as-sumere, al punto tale da non vederne più una via d‘uscita?

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Figli di malati psichici raccontano...

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D esiderando conoscere quali ini-ziative di sostegno esistessero in

Alto Adige in favore di figli di genitori con disturbi mentali abbiamo contat-tato per iscritto i distretti sociali della Provincia, come pure altre associazio-ni, istituzioni e strutture, chiedendo di darci informazioni in proposito. Il ri-scontro purtroppo è stato deludente.

Dalle pochissime risposte che ab-biamo avuto dobbiamo dedurre che scarse sono le iniziative in aiuto di questi bambini e di questi giovani.

Qui trovate le risposte che abbiamo avuto in seguito alla nostra indagine.

DISTRETTO SOCIALE BRESSANONE E DINTORNI

Offerte pedagogiche per bambini

D all‘estate del 2009 una socio- pedagogista del Comprensorio

Val d‘Isarco, la dott.ssa Veronika Haf-ner, ha sviluppato un progetto per bambini e giovani di clienti dei Servizi Sociali, del Centro di Salute Mentale, del Servizio Psicologico e del Consul-torio Familiare.

La dott.ssa Veronika Hafner è incari-cata dei Servizi Sociali del Compren-sorio Val d‘Isarco e nell‘ambito della sua attività si occupa di progetti di prevenzione.

Si tratta in concreto di offerte peda-gogiche su misura a seconda dell‘età, che cercano soprattutto di essere pia-cevoli, per bambini e giovani. Finora si è trattato di sfogliare insieme libri illustrati, di intrattenersi con giochi di-dattici e di società, con lavori creativi e artistici. Sono stati anche proposti laboratori di scrittura per i più grandi e ritmica per bambini dai 4 ai 7 anni.

Le preferenze si sono concentrate soprattutto sulle prime tre propo-

ste, che sono riuscite molto bene. Si sono iscritti bambini dai 4 ai 14 anni dai paesi intorno a Bressanone e dal-la città stessa. La sociopedagogista si è recata personalmente a casa di ciascun bambino per 5 o 10 setti-mane, portando con sè il materiale occorrente.

Il riscontro e il gradimento da parte di bambini e genitori è stato del tutto soddisfacente. Nei colloqui di valuta-zione tra genitori e assistenti sociali si è riflettuto su quanto i bambini po-tessero continuare a fare in attività di tempo libero, ed anche se qualcuno avesse bisogno di un particolare so-stegno specialistico come logopedia, ergoterapia o musicoterapia.

Se ritenuto necessario sono stati an-che effettuati colloqui con le scuole con l‘obiettivo di una miglior com-prensione del bambino, ma anche per uno scambio di informazioni sullo stato di salute e i bisogni dei bambini. L‘attenzione era rivolta allo stato della situazione psicosociale, dello sviluppo generale, nonché al rilevamento delle funzioni base per l‘apprendimento (concentrazione, capacità di reazione, percezione, motivazione...).

Il progetto estivo si svolge in una forma leggermente modificata. Ven-gono invitati nuovi bambini e genito-ri interessati a venire all‘Ambulatorio Specialistico per la salute psicosociale dei bambini in età dai 4 ai 14 anni. Se abitano molto lontani è la pedagogi-sta che si reca a casa loro.

DISTRETTO SOCIALE VAL PUSTERIA E DINTORNI

Offerta di sostegno da parte dell‘Assistenza di Base Socio- pedagogica per bambini, giovani e le loro famiglie

G li operatori dell‘assistenza di base sociopedagogica sosten-

gono bambini, giovani e le loro fami-glie in situazioni di difficoltà. In accor-do con i genitori e in collaborazione con altri servizi specialistici e scuole

Iniziative di sostegno per figli di genitori con disturbi psichici

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mirano a ottenere per le famiglie un concreto miglio-ramento della loro situazione.

Loro forniscono informazioni e consulenza, c h i a r i s co n o la situazione nel suo complesso e elaborano insieme alla famiglia strategie di cambiamento. Sostengono e accompagnano nelle fasi del cambiamento. Su richiesta offrono anche aiuto con-creto in caso di necessità, con-formemente alla loro offerta di sostegno socio-pedagogico.

Il sostegno socio- pedagogico comprende gruppi sociopedagogici, assistenza e sostegno a singoli bambini e a giovani, visite accompagnate, programmi sociopedagogici occupazionali du-rante le vacanze estive, accoglienze extrafamiliari in sistemazioni a carat-tere familiare o famiglie affidatarie.

KINDERDORF (VILLAGGIO DEL FANCIULLO) – CENTRO DI TERAPIA

Bambini e giovani con bisogni particolari

I l Centro di terapia del Kinderdorf è rivolto a bambini e giovani figli

di malati psichici come pure a quelli che soffrono essi stessi di un disturbo psichico.

Tra le diverse proposte di terapia, le più adatte ai figli di malati psichici sono la terapia della Gestalt, la ritmi-ca, la musicoterapia e il gioco.

Terapia della Gestalt: comprende

l‘ascolto attivo, esercizi di rilassamen-to, giochi di fantasia, giochi di ruolo, espressione di sé, giochi di rappresen-tazione di situazioni della vita quoti-diana e di problemi personali con ri-cerca della soluzione, giochi creativi.

Terapia ritmica e musicoterapia:comprende giochi con musica, movi-mento, oggetti e voce (rappresenta-zione di una storia), esercizi corporei e di percezione con la musica (musica e movimento), libera improvvisazione musicale con strumenti (espressione dello stato d‘animo momentaneo) ed esercizi per l‘apprendimento sociale nella musicoterapia di gruppo (affer-marsi o adattarsi).

Giocoterapeutico: durante il gioco terapeutico i bambini possono espri-mere in modo simbolico esperienze ed emozioni, possono esplorare se stessi e le proprie possibilità e costrui-re relazioni sociali. Il gioco terapeutico offre al bambino uno spazio protetto nel quale poter esprimere le proprie emozioni.

Possono così essere rivissute giocan-do situazioni traumatiche senza sen-tirsi in pericolo. La forza terapeutica del gioco può esercitare così tutta la sua efficacia.

Conoscete altre iniziative? Ci farà piacere riceverle.

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AUTO AIUTO

P er i malati psichici l’essere genitori rappresenta una particolare sfida.

Essi, che come genitori sono respon-sabili della vita dei loro figli, devono anche confrontarsi con la malattia e le conseguenti difficoltà.

Condizionati da fattori di rischio ge-netici e da comportamenti educativi pregiudicanti perché influenzati dalla malattia, questi bambini sono esposti essi stessi ad un alto fattore di rischio nei riguardi della malattia psichica.

Per permettere ai bambini uno svi-luppo quanto più normale possibi-le si rende necessario un adeguato accompagnamento specialistico dei genitori, e ciò presuppone una gran-de cooperazione e regolari contatti delle istituzioni fra di loro.

Tuttavia essi hanno bisogno di un particolare sostegno ed aiuto che li renda consapevoli della loro re-

sponsabilità. Nella collaborazione fra il team pedagogico e i genitori che hanno problemi psichici ci sono alcuni punti fondamentali che de-vono essere considerati insieme, per riuscire a creare uno spazio sano e si-curo per i figli, nel quale essi possano crescere in modo sano.

Anche se non tutti i bambini hanno bisogno di assistenza psichiatrica, essi però sicuramente necessitano di una persona sana affidabile di riferimen-to.

Infatti si è dimostrato che i genito-ri, a causa della loro malattia hanno spesso difficoltà a stabilire e rispettare delle precise regole di comportamen-to, e ciò significa che non rispettano gli appuntamenti e non sanno tradur-re adeguatamente in atto accordi con istituzioni o con il figlio. Il mantenere gli impegni e l’affidabilità hanno biso-gno di molto tempo e molto impegno per essere assimilati ed elaborati.

La malattia dei genitori ha spes-so conseguenze e ripercussioni sul benessere e sul comportamento dei figli. I problemi dei genitori vengono spesso passati ai figli, di modo che

questi si devono assumere in fami-glia il ruolo degli adulti rimanendone conseguentemente stressati.

A questi ragazzi risulta spesso molto difficile adeguarsi alla struttura pre-stabilita di una comunità alloggio, poiché essi hanno un’altra idea e un’altra immagine di quello che signi-fichino ruolo e struttura. Per ottene-re effettivi progressi anche i genitori devono essere avvicinati alle struttu-re della comunità alloggio, così che i ragazzi possano poi ritrovare anche a casa un ambiente consono ai loro bisogni.

Una grossa difficoltà nell’opera di rielaborazione è rappresentata dai modelli familiari abituali e occorre molto tempo e molto lavoro per libe-rarsi da essi e appropriarsi di nuovi.

Si verificano spesso „ricadute“ e spe-cialmente in situazioni di crisi manca-no la forza e la motivazione per rispet-tare il „training“ concordato e si ritorna ai vecchi modi di comportamento fino alla completa rassegnazione.

Per i genitori è spesso difficile accet-tare aiuti esterni; essi accantonano i problemi fintantochè il comporta-

Esperienze dalla comunità socioterapeutica „Villa Winter“Cooperativa Sociale EOS - elaborato da Dott.ssa Lisa Steger e Michaela Mair

In linea di massima si può affer- mare che i malati psichici non sono genitori peggiori di quelli che malati non sono.

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Se ho bisogno di parlarti...

Ascoltami in silenzio: credi proprio che abbia bisogno di buoni consigli? Non voglio che tu mi dica quello che devo fare o quello che è bene per me. Sei pro-prio sicuro di essere tu a saperlo?

Ascoltami in silenzio: non metter-ti subito a raccontarmi quello che è

successo a te. Vorrei che tu ti interes-sassi di me, dei miei sentimenti.

Ascoltami in silenzio: non ti chiedo di far qualcosa per risolvere il mio pro-blema. Lo voglio risolvere io, anche se non vedo ancora come. Perché mi cre-di un incapace?

Ascoltami in silenzio: non cercare subito di dare spiegazioni per quello che mi succede. In questo momento le spiegazioni non mi servono.

Ascoltami in silenzio: non trovare giu-stificazioni, scusanti o frasi di consola-zione. Mi sentirei in colpa e non capito.

Ascoltami in silenzio: non dirmi quello che tu vuoi fare per me. Perché pensi che non lo potrò fare da solo? Non aumentare la mia paura o il mio senso di impotenza.

Ascoltami in silenzio: accetta con rispetto quello che io dico e sento, anche se ti sembra assurdo. Non farmi fare anche la fatica di doverti convin-cere. Lascia invece che sia io a capire che cosa c‘è dietro i miei sentimenti.

Ascoltami in silenzio: anche Dio è muto. Quando lo preghi non ti da buoni consigli, non interviene per mettere ordine nella tua vita. Lascia che sia tu a trovare la tua strada, la tua soluzione, la tua risposta.

Ascoltami in silenzio: perché il silen-zio ti fa tanta paura, da doverlo per forza riempire con le tue parole?

Se mi ascolti in silenzio, poi anch‘io ascolterò te.

Carla Leverato

L’angolo dell’ascoltoLa paura del silenzio

mento del ragazzo è tale che questi risultano così evidenti da non potersi più ignorare.

I ragazzi attraversano un periodo che è ben diverso da quello che cor-risponde alla realtà dei loro coetanei. Poichè essi hanno bisogno di con-frontarsi, capire e conoscere il mondo degli adulti, il pericolo è che essi ven-gano invischiati nel sistema „malato“ dei genitori.

Il compito del team pedagogico è quello di creare nuovi angoli visua-li sulla realtà. E’ un difficile percorso, poiché si lavora sul sistema di valori dei genitori, cioè in un campo mol-to personale, di modo che è sempre facile che si creino incomprensioni e disaccordi, specialmente da parte dei

genitori. Questi devono essere deli-catamente indirizzati ad essere con-sapevoli che la loro funzione è quella di fornire un modello, ed essere ad esempio invitati ad usare un linguag-gio adeguato all’età dei figli, a non usare parole grosse, a curare l’igiene ecc., e tutto questo viene spesso vis-suto come un attacco personale.

Bambini e giovani che vengono ospitati al di fuori dalla famiglia, rag-giungono col tempo un certo distac-co da questa: si accorgono e ricono-scono a quali penose situazioni ed estreme condizioni erano esposti.

Più tardi reagiscono con rimproveri e rabbia verso i genitori, e di conse-guenza la relazione con essi può cam-biare e deve essere ristrutturata.

Ai rimproveri dei propri figli i ge-nitori spesso reagiscono con il rifiu-to e l’offesa. Occorre poi un grande impegno del team pedagogico per ristabilire la relazione.

Gli educatori devono essere infor-mati sui disturbi psichici dei genitori, perché possano tenerlo presente nel rapportarsi con essi. Di ciò fa parte fin dall’inizio la scelta di parole adatte quando si devono chiarire ai genitori le regole e i contenuti ai quali devo-no attenersi, per arrivare a concorda-re con loro attività quotidiane, come ad esempio un programma di tempo libero appropriato. Essi infatti quan-do sono in crisi hanno bisogno di un sostegno pedagogico anche nell’ese-guire i più piccoli compiti.

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Ci sono diversi motivi per farlo. I bam-bini possono venire informati delle diffi-coltà dei loro genitori, ed anche dei loro problemi di salute, proprio come si può parlare di una ferita, di un’operazione o della pressione alta.

Ma non di problemi psichici!

E invece si. E‘ proprio quando non se ne parla che si rafforza il tabù, e questo fa aumentare i pregiudizi e di conse-guenza anche la sofferenza di tutte le persone con disturbi mentali.

Ma non potrò mica parlare delle mie variazioni di umore, delle mie paure, della mia disperazione!

Se Lei sta effettuando una buona tera-pia sarà proprio Lei che ne vorrà e potrà parlare. Si accorgerà che ne deriva un miglior contatto con se stesso, con la propria anima. Parlarne facilita il vivere la malattia.

Ma i bambini non sono psicologi! Per-ché li devo stressare se comunque non possono togliermi le mie difficoltà?

Può star sicura che perfino i bambini piccoli capiscono molto di più di quello che Lei pensi. E più Lei ne parla più Lei stessa ne viene a capo. Le cose si capi-scono meglio se cerchiamo di spiegarle agli altri. Se non se ne parla ciò non suc-cede. E il discorso vale anche per tutti gli altri familiari.

Figuriamoci se quelli mi capiscono!Ha mai veramente e seriamente

provato a parlare dei suoi sentimenti, delle sue preoccupazioni, del suo vis-suto? Ne avete mai riflettuto insieme? Senza rimproverarsi a vicenda, senza attribuirsi colpe, senza lamentarsi, ma dialogando onestamente?

Ma non suonerà come un dare la colpa ai bambini?

Proprio con i bambini è importante sottolineare che essi non hanno nes-suna colpa nei riguardi della malattia. Può essere di aiuto a questo proposito parlare con loro, e con gli altri familiari naturalmente, delle situazioni che per Lei sono stressanti, di che cosa invece La fa star bene, come ad esempio ricevere attenzioni, ma anche essere lasciato in pace. Un discorso sincero sui propri desideri e bisogni aiuta entrambe le parti, malato e familiari.

Ma questo è anche con gli altri quasi impossibile. Sempre gli stessi discorsi, gli stessi ragionamenti, le stesse vuote parole...

Vuol solo dire che c‘è bisogno da par-te di tutti di imparare a comunicare, soprattutto ad esporre chiaramente le proprie sensazioni, i propri senti-menti, le proprie emozioni. Certo ciò può richiedere molto tempo, e magari

occorre anche una persona estranea che faccia da intermediario.

Qualche volta si può provare a scrive-re alcuni pensieri su come ci si sente, su quello che si vorrebbe...

E se i bambini sono ancora piccoli?

Anche a loro si può spiegare che spes-so siamo tristi, che non abbiamo voglia di niente, che abbiamo paura, che non ce la facciamo più... I bambini han-no fiducia nei propri genitori e perciò capiranno molto facilmente... a patto che ne parliate! Soltanto allora i bam-bini, ed anche gli altri, potranno cerca-re di confrontarsi con la situazione per poterla capire. Ma quando le cose non si sanno, ma si suppongono soltanto, allora si prova paura e poi dolore fino alla disperazione.

E i ragazzi? Già sono in crisi per conto loro.

La crisi non sparisce certo perché si evita di parlarne. Se si parla di una problematica ci si accompagna nella difficoltà. Di una cosa potete essere sicuri: se i genitori parlano con i figli della loro debolezza, della loro vulnera-bilità, della loro ipersensibilità, questo rafforzerà la relazione. Ci provi e se ne convincerà Lei stessa.

Martin Achmüller

Parliamone insieme...Parlare ai bambini di malati psichici di depressione o di psicosi che senso può mai avere?

Mar e Gio, ore 10.00 - 11.00

0471 262 262

Punto di Sostegnonei momenti difficili della vita

Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici,Bolzano - www.auto-aiuto.it

consulenza & informazioni

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E ra una comune iniziativa delle isti-tuzioni pubbliche e delle associa-

zioni private che operano nel campo sanitario e sociale.

A prima vista tutto in qualche modo „normale“. Ma „normale“ non era pro-prio. Come non è „normale“ che servi-zi pubblici attirino l‘attenzione su di sé con proposte culturali, che debbano propagandare i propri servizi e inter-venti in favore delle persone „malate“.

Importante è stato certamente che i cittadini, attraverso una eccezional-mente forte presenza di rappresen-tanti dei media, abbiano potuto avere informazioni. Informazioni sui servizi, sulle associazioni, sulle persone cui rivolgersi in caso di bisogno. Infor-mazioni sul fatto che la sofferenza psichica esiste, che è parte della nostra umana esistenza.

Ha contribuito tutto ciò ad abbattere

lo stigma, a diminuire l‘atteggiamen-to negativo nei riguardi della persona con disturbi mentali? Sono diminuiti emarginazione e isolamento di que-ste persone? Oppure essi continuano a nascondere la loro sofferenza per paura di essere allontanati e respinti dagli altri e per vergogna di essere se-gnati con il „marchio“?

Insieme con spiegazioni e informa-zioni è di fondamentale importanza il contatto personale. La sofferenza psi-chica è strettamente congiunta con le storie personali di vita. E‘ proprio nel-la giornata mondiale che si dovrebbe lasciare spazio e voce ai familiari e ai pazienti. Sarebbe importante saperne di più su queste storie, per accorgersi che si possono avere altri punti di vi-sta, per aprire la strada verso le perso-ne, quelle „normali“ incluse.

La normalità è sopravvalutata

I delegati provenienti da 25 paesi europei partecipanti alla Conferen-za EUFAMI tenuta a Vilnius, Litua-nia, i giorni 26 e 27 Novembre 2009 confermano il loro supporto alla seguente Dichiarazione.

Ifigli di genitori con malattia men-tale sopportano dei carichi pesanti,

che non ci si può aspettare portino da soli. Essi sono suscettibili, nel lungo termine, a problemi emotivi e com-portamentali e di solito non hanno la possibilità di esprimere la propria opi-nione su come vengono trattati. Essi e le loro famiglie necessitano quindi di un regolare supporto da parte di professionisti sanitari, sociali e scola-stici; necessitano inoltre di una com-prensione e considerazione della loro situazione all’interno delle loro comunità locali.

I servizi forniti dovrebbero focaliz-zarsi sull’intera famiglia, includendo non solo i genitori ed i figli, ma anche altre figure, come i nonni, che potreb-bero assumere un ruolo genitoriale.

E’ necessario che il sostegno inizi il prima possibile, già nello stadio pre-natale e focalizzandosi particolarmen-te sul primo anno dopo la nascita, an-dando quindi avanti nell’adolescenza. Gli obiettivi devono essere quelli di aiutare i genitori a sviluppare le pro-prie capacità genitoriali nonostante la loro malattia mentale, al fine di tene-re le famiglie unite e prevenire così la necessità di dover portar via i bambini dalla loro casa e contesto naturali.

Fare qualitativamente bene il geni-tore da parte di persone con malattia mentale è pienamente possibile se il giusto supporto viene fornito in ma-niera continuativa. Questo può inclu-dere un servizio specialistico diurno o un aiuto concreto nell’assolvere i compiti domestici.

Gli stessi genitori con malattia men-tale hanno tutti i normali diritti di cit-tadinanza che generalmente vengo-no dati per scontati. In particolare essi non dovrebbero permettere di venire stigmatizzati da altri e venire indotti

a colpevolizzarsi come genitori. Ciò dovrebbe essere sostenuto da parte di una iniziativa pubblica per aumen-tare la consapevolezza e la compren-sione dei problemi di salute mentale e incrementare la sensibilità della società nei confronti di coloro che ne sono colpiti.

Tale approccio più ampio implica la cooperazione da parte di una gamma di persone ed agenzie - scuole, servizi di assistenza all’infanzia, organizza-zioni di familiari e professionisti della salute – per dare ai figli di genitori con malattia mentale il supporto ed aiuto di cui hanno bisogno per fiorire alla vita come bambini e andare avanti, sviluppando appieno il loro poten-ziale come individui .Tale approccio dovrebbe quindi essere condotto e so-stenuto dai governi a livello nazionale e dagli enti locali a livello territoriale.

Impegniamoci dunque tutti nelle no-stre realtà per affrontare i problemi che incontrano questi figli dimenticati.

Conferenza: The Forgotten Children - I figli dimenticatiEUFAMI

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Mostra interregionale “Labirinto : : Libertà” a FortezzaLandesausstellung „Labyrinth : : Freiheit” in der Festung Franzensfeste20 settembre 2009 - 20. September 2009